Utente:Stonewall/Sandbox4 e San Leucio (Caserta): differenze tra le pagine

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{{Divisione amministrativa
{{Doppia immagine|centro|Tensions ran high at Checkpoint Charlie in 1961 as Easterners fled to West, Berlin Wall went up.jpg|545|Soviet tanks in Berlin 1961.jpg|515|Carri M48 del 40° Reggimento corazzato americano al Checkpoint Charlie il 28 ottobre 1961 |Carri T-55 del 68° Reggimento carri della Guardia sovietico al Checkpoint Charlie il 28 ottobre 1961}}
|Nome=San Leucio
<gallery>
|Nome ufficiale=
T34 tanks.jpg
|Panorama=Caserta San Leucio.jpg
Carri armati KV1.jpg
|Didascalia=San Leucio
Soviet tanks in Berlin 1961.jpg
|Stemma=
Settimana di sangue.jpg
|Stato=ITA
</gallery>
|Grado amministrativo=4
== Guerra fredda ==
|Divisione amm grado 1=Campania
== Antefatti ==
|Divisione amm grado 2=Caserta
Stabilire il punto di inizio effettivo della Guerra fredda rimane un argomento ampiamente discusso tra gli storici tra i quali persistono valutazioni ampiamente discordanti. Mentre la maggior parte degli autori identificano la sua origine dagli avvenimenti verificatesi subito dopo la fine della [[Seconda guerra mondiale]], altri studiosi affermano che in realtà la Guerra fredda ebbe virtualmente inizio fin dalla Rivoluzione d'ottobre in Russia del 1917 con la conseguente presa del potere sulla maggior parte del vecchio [[Impero zarista|Impero degli Zar]], di [[Lenin]] e del [[bolscevismo|partito bolscevico]]<ref>J. L. Gaddis, ''Russia, the Soviet Union and the United States '', p. 57.</ref>
|Divisione amm grado 3=Caserta
 
|Latitudine gradi=41
Alcuni studiosi ritengono addirittura che il contrasto tra gli Stati Uniti e la Russia fosse inevitabile indipendentemente dal tipo di organizzazione politica istituita sui territori dell'Impero degli Zar; secondo questa interpretazione fin dall'inizio del 1900 teorici anglosassoni, in particolare [[Halford Mackinder]], avevano individuato il pericolo del predominio della ''[[Heartland (geopolitica)|Heartland]]'' ("cuore della terra" o "regione perno") slavo-orientale che avrebbe potuto, in alleanza o dopo la sottomissione della regione centrale tedesca, assumere il predominio della ''Worldland'' (l'[[Eurasia|isola euro-asiatica]]) e quindi del mondo intero<ref>J. L. Harper, ''La Guerra fredda'', pp. 35-36.</ref>. Era quindi essenziale per le potenze della cosiddetta ''Outer crescent'' ("mezzaluna esterna": Gran Bretagna, Stati Uniti, Sudafrica, Australia, Giappone) costituire linee di sbarramento esterne per impedire la costituzione dell'isola euroasiatica<ref>J. L. Harper, ''La Guerra fredda'', p. 36.</ref>.
|Latitudine minuti=05
 
|Latitudine secondi=55
== Note ==
|Latitudine NS=N
<references />
|Longitudine gradi=14
 
|Longitudine minuti=18
 
|Longitudine secondi=57
{{Infobox unità militare
|Longitudine EW=E
|Categoria = esercito
|Superficie=
|Nome = 16ª Divisione della Vojvodina<br/>''Šesnaesta vojvođanska divizija''
|Note superficie=
|Immagine =16. Vojvodina.jpg
|Abitanti=1000
|Didascalia = Partigiani della 16ª Divisione della Vojvodina entrano a [[Voćin]], nell'aprile 1945
|Note abitanti=
|Attiva = 1943-1945
|Aggiornamento abitanti=
|Nazione = [[File:Yugoslav Partisans flag 1945.svg|20px]] [[Jugoslavia]]
|Codice catastale=
|Alleanza = [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]
|Nome abitanti=leuciani
|Servizio= [[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia]]
|Tipo = [[divisione (unità militare)|divisione]]
|Ruolo =
|Dimensione =
|Guarnigione = [[Bosnia]] orientale (area di costituzione iniziale)
|Equipaggiamento =
|Soprannome =
|Patrono =
|Motto =
|Colori =
|Marcia =
|Battaglie = [[Prima battaglia di Tuzla]]<br/>[[Operazione Rübezahl]]<br/>[[Offensiva di Belgrado]]<br/>[[Fronte dello Srem]]<br/>[[Operazioni finali di liberazione della Jugoslavia]]
|Comandanti_degni_di_nota = [[Danilo Lekić]]
|Decorazioni =
|Onori_di_battaglia =
|Note =
|Ref = fonti citate nel corpo del testo
}}
 
La '''16ª Divisione della Vojvodina''', in [[lingua serbo-croata|serbo-croato]] '''Šesnaesta vojvođanska divizija''', in [[cirillico]] ''Шеснаеста војвођанска дивизија'', è stata una formazione militare dell'[[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia]] che venne costituita il 2 luglio 1943 in [[Bosnia]] orientale con partigiani serbi provenienti principalmente dalla [[Vojvodina]] e dalla [[Bačka]].
 
La grande unità si distinse in molti combattimenti sul [[Fronte jugoslavo (1941-1945)|Fronte jugoslavo]] della [[seconda guerra mondiale]]; prese parte alle violente battaglie in Bosnia e Serbia del 1944 e partecipò alla campagna finale di liberazione della Jugoslavia della primavera 1945.
 
== Storia ==
La divisione venne formata su ordine del Comando supremo partigiano il 2 luglio 1943, nella [[Bosnia]] orientale dove erano riparate le forze superstiti del Gruppo operativo principale dell'Esercito popolare dopo la tragica [[battaglia della Sutjeska]]. La nuova formazione, comandanta dall'esperto partigiano montenegrino [[Danilo Lekić]], venne costituita originariamente con la [[1ª Brigata della Vojvodina|1ª Brigata]], la [[2ª Brigata della Vojvodina|2ª Brigata]] e la [[3ª Brigata della Vojvodina]], mentre in ottobre entrò a far parte del reparto la [[4ª Brigata della Vojvodina|4ª Brigata]] e a novembre anche la [[5ª Brigata della Vojvodina]]. Nel marzo 1944 la composizione della 16ª Divisione cambiò e la 3ª e la 5ª Brigata furono rimosse dall'ordine di battaglia; nell'ultimo periodo della guerra la divisione venne invece rinforzata con l'aggiunta di una brigata d'artiglieria il 18 novembre 1944 e della [[15ª Brigata della Vojvodina]] dal 1 gennaio 1945. Gli effettivi partigiani aumentarono da 1.550 combattenti iniziali, a 6.123 a fine novembre 1943, fino a 8.598 partigiani nel febbraio 1945.
 
La 16ª Divisione della Vojvodina, rimase fino al 1 luglio 1944 sotto il comando del Quartier generale partigiano della Vojvodina, mentre da luglio 1944 al 1 gennaio 1945 venne messa a disposizione del [[XII Korpus]]; dopo questo periodo e fino alla fine della guerra di liberazione combattè agli ordini della [[3ª Armata jugoslava]].
 
La nuova unità entrò in combattimento fin dalle fasi finali della [[battaglia della Sutjeska|Quinta offensiva anti-partigiana]] che aveva costretto il nucleo principale delle forze di [[Josip Broz Tito|Tito]] alla ritirata in Bosnia orientale; la 16ª Divisione attaccò per supportare la [[1ª Divisione proletaria]] che guidava le formazioni partigiane sfuggire all'accerchiamento nemico e pesanti combattimenti infuriarono contro le truppe tedesche, [[ustaša]] e [[Hrvatsko domobranstvo|domobrane]] lungo la via di comunicazione [[Zvornik]]-[[Tuzla]]. Il 5 luglio 1943 le unità della 16ª Divisione raggiunse il primo successo sconfiggendo insieme alla [[1ª Brigata proletaria]], un battaglione della [[369. (kroatische) Infanterie-Division|369ª Divisione tedesco-croata]] e alcuni reparti ustaša; i partigiani liberarono Zvornik.
 
I combattimenti continuarono durante tutta l'estate: la notte del 30-31 luglio la 1ª Brigata della divisione della Vojvodina insieme al distaccamento di Majevica, distrussero un gruppo di [[cetnici]], mentre la notte del 7-8 agosto occuparono [[Janja (Bosnia-Erzegovina)|Janja]]; il 9 agosto la 16ª Divisione conquistò di sorpresa [[Bijeljina]] dove rimase fino al 16 agosto prima di lasciare la città. Durante la notte del 10-11 settembre due brigate della divisione sconfissero dopo un aspro combattimento alcuni reparti ustaša ed entrarono a [[Vlasenica]]. La guerra partigiana continuava con esiti alterni nelle stesse regioni; la 16ª Divisione della Vojvodina il 14-15 settembre entrò a [[Caparde]], il 24 settembre rientrò temporaneamente a Bijeljina e il 29 settembre di nuovo a Zvornik.
 
Ai primi di ottobre 1943 la 16ª Divisione partecipò alla liberazione delle cittadine di Puračići e Lukavca, respinse il nemico proveniente dalla direzione di Doboj e lo inseguì verso Gracanica; subito dopo i partigiani tornarono a Semberija e Posavina, mentre il 19 ottobre si concluse con un fallimento l'attacco al presidio ustaša di [[Brčko]]. Nel mese di novembre due brigate della divisione respinsero con successo una serie di attacchi della 187ª Divisione tedesca da Brčko, Gracanica, Tuzla e Bijeljina. Il 15 novembre i partigiani, dopo pesanti combattimenti, costirnsero il nemico a ripeigare su Brcko, quindi rastrellarono la Majevica eliminando le bande di [[cetnici]]; nella notte del 20-21 novembre la 1ª brigata della Vojvodina raggiunse la regione dello [[Srem]] e attaccò Grgurevci prima di ritornare in Bosnia.
 
Nel dicembre del 1943 la divisione continuò a combattere nella zona di Gracanica; il 15-16 dicembre attaccò la guarnigione croata e occupò temporaneamente la posizione, quindi affrontò duri scontri contro potenti forze tedesche a Majevica e Semberija. Dal 17 a 20 gennaio 1944 prese parte, insieme alle unità partigiane del [[III Korpus]] bosniaco, all'attacco a [[Tuzla]] accanitamente difesa da forze croate, rafforzate da truppe tedesche; dopo l'arrivo di rinforzi nemici, il 20 gennaio 1944 i partigiani dovettero interrompere gli assalti e battere in ritirata. Nonostante l'insuccesso, la 16ª Divisione riprese le operazioni e sconfisse i cetnici presenti a Majevica e nella valle del fiume Spreca, quindi attaccò la linea di comunicazione Tuzla-Doboj. La notte del 16-17 febbraio i partigiani assaltarono di nuovo Gracanica e conquistarono la piazzaforte; il 18 la divisione abbandonò la città e si ritirò dopo aver distrutto il ponte sul fiume Spreca, nei pressi del villaggio di Karanovac.
 
La 16ª Divisione della Vojvodina fu impegnata in combattimenti particolarmente pesanti nel mese di aprile 1944 contro la 7. Divisione SS, la 13. Divisione SS e il 3° Corpo d'armata croato nell'area di Gajece, Čelića, Koraja, Zabrđe, poi nel territorio di Sekovici e Vlasenica; il 4 maggio la divisione partigiana partecipò alla liberazione di Kladanj, e l'11 maggio, avendo rinunciato ad attraversare la Drina per passare in Serbia, ritornò nel settore di Tuzla e Olovo. Nella seconda metà del mese di maggio, la divisione fu in azione a Majevica e Lopara, sulla montagna Konjuh, mentre nel mese di giugno fu di nuovo in combattimento a Lopara e occupò le roccaforti nemiche lungo la via di comunicazione Olovo-Zavidovici. In seguito i partigiani sconfissero i cetnici sul monte Ozren, e nella seconda metà del mese di luglio durante l'offensiva tedesca in Bosnia orientale, parteciparno alla difesa del territorio libero di Brcko e Šehovića. Dopo una lunga marcia dalla Bosnia orientale alla Bosnia centrale, la 16ª Divisione entrò in collegamento il 28-29 luglio 1944 con la 6ª Divisione della Lika che aveva attraversato il fiume Bosna.
 
Dall'inizio del mese di agosto 1944 ebbe inizio il nuovo tentativo del XII Korpus di entrare in [[Serbia]] che provocò la violenta reazione delle truppe tedesche; la 16ª Divisione partecipò all'operazione e marciò in direzione di [[Foča]]; pesanti scontri furono combattuti lungo le strade di Han Pijesak-Sokolac, Sokolac-Rogatica, Visegrad-Sarajevo e Foča-Kalinovik. La divisione fu costretta a deviare verso sud attraverso le montagne di Zelengora, Maglic e Vučevo ed entrò in [[Montenegro]] raggiungendo la regione del [[Durmitor]] dove le formazioni partigiane rischiarono di essere accerchiate e totalmente distrutte durante l'[[operazione Rübezahl]] aferrata dai tedeschi. La 16ª Divisione della Vojvodina riuscì, insieme agli altri reparti del XII Korpus, a sfuggire e all'inizio di settembre ripiegò prima in Erzegovina e poi in Bosnia orientale, da dove il 5-6 settembre 1944 raggiunse la Serbia dopo aver attraversato il fiume Drina.
 
== Voci correlate ==
* [[Fronte jugoslavo (1941-1945)]]
* [[Offensiva di Belgrado]]
* [[Fronte dello Srem]]
{{portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
<nowiki>[[Categoria:Resistenza jugoslava]]</nowiki>
 
{{Infobox conflitto
|Tipo = Battaglia
|Nome del conflitto= "Naso" di Marinovka
|Parte_di=della [[battaglia di Stalingrado]] sul [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine=The panorama in the Volgograd Panorama Museum 007.jpg
|Didascalia= Combattimenti ravvicinati durante l'[[operazione Anello]]
|Luogo= Territorio compreso tra [[Marinovka]], [[Karpovka]] e il fiume [[Rossoška]]
|Data=24 novembre [[1942]] - 12 gennaio [[1943]]
|Esito= vittoria sovietica
|Schieramento1={{DEU 1933-1945}}
|Schieramento2={{SUN 1923-1955}}
|Comandante1={{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Hans Hube]]
|Comandante2={{Bandiera|SUN 1923-1955}} [[Ivan Čistyakov]] <br/>[[Pavel Batov]]
|Effettivi1=
|Effettivi2= dati non disponibili
|Perdite1=
|Perdite2=
}}
{{Campagnabox battaglia di Stalingrado}}
 
Con il termine '''Naso di Marinovka''' si identifica nella storiografia della [[battaglia di Stalingrado]] il [[Saliente (militare)|saliente]] difeso dalle truppe tedesche all'interno della grande [[Sacca (militare)|sacca di accerchiamento]] dove si era schierata in difesa circolare la [[6. Armee (Wehrmacht)|6. Armee]] del generale [[Friedrich Paulus]] dopo l'[[operazione Urano]] sferrara dall'[[Armata Rossa]] a partire dal 19 novembre 1942. Questo settore si protrendeva dalla sacca verso occidente con una forma rassomigliante appunto ad un [[naso]].
 
Il "naso di Marinovka" fu durante tutto il lungo assedio della 6. Armee, continuato per oltre due mesi, il luogo più esposto e pericoloso della sacca e anche quello più vicino al fronte principale tedesco. In questo territorio il generale Paulus si attendeva ansiosamente di entrare in contatto con le colonne di soccorso che avrebbero dovuto liberare la sua armata; egli schierò nel "naso" le sue divisioni ancora relativamente più efficienti, in un primo momento per coprire le spalle della 6. Armee, poi per preparare una sortita in direzione dei soccorsi, infine, dopo il fallimento dei piani tedeschi, per sbarrare a tutti i costi il passo all'attesa offensiva finale sovietica.
 
Il 10 gennaio 1943 l'Armata Rossa diede inizio all'[[operazione Anello]] e attaccò il "naso di Marinovka" da nord-ovest, da ovest e da sud e, nonostante la disperata resistenza dei tedeschi, travolse le difese e conquistò il saliente entro il 12 gennaio, aprendo la strada per l'inarrestabile avanzata finale da occidente verso le rovine di Stalingrado.
 
== La sacca di Stalingrado ==
=== Chiusura dell'accerchiamento e formazione della sacca ===
Nel pomeriggio del 23 novembre 1943 le colonne corazzate del [[5º Corpo carri della Guardia|4° Corpo carri]] del generale [[Andrej Grigor'evič Kravčenko]], provenienti da nord, e del [[3º Corpo meccanizzato della Guardia|4° Corpo meccanizzato]] del generale [[Vasilij Timofeevič Volskij]], in avanzata da sud, si incontrarono nel villaggio di Sovetskij, alcuni chilometri a sud-est di [[Kalač-na-Donu]]. Questo evento di straordinaria importanza segnava la vittoriosa conclusione della clamorosa [[operazione Urano]] iniziata dall'Armata Rossa il 19 novembre e chiudeva la gigantesca manovra a tenaglia d'accerchiamento intorno all'enorme raggruppamento di forze tedesche schierato tra il [[Don (fiume russo)|Don]] e il [[Volga]] nel settore di [[Stalingrado]]<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, pp. 364-365.</ref>.
 
[[File:Chiusura della sacca.jpg|thumb|left|180px|I comandanti delle brigate carri sovietiche si abbracciano dopo il congiungimento a Sovetskij, pochi chilometri a est di [[Kalač-na-Donu]], il 23 novembre 1942, durante l'[[operazione Urano]].]]
 
Il comandante della 6. Armee tedesca, responsabile della direzione di tutte le truppe tedesche, il generale [[Friedrich Paulus]], aveva cercato di impedire questa disastrosa conclusione dell'offensiva sovietica e aveva inviato ad intercettare le colonne mobili nemiche alcuni improvvisati ''kampfgruppe'' delle sue insufficienti forze mobili. La frettolosa manovra di rischieramento a nord del Don delle tre [[Panzer-Division]] del XIV Panzerkorps del generale [[Hans Hube]] non ebbe successo e i tedeschi vennero respinti in pochi giorni a sud-est del fiume. Di conseguenza i corpi corazzati e meccanizzati sovietici avevano potuto chiudere la tenaglia a sud-est di [[Kalač-na-Donu]] senza incontrare molta resistenza; l'importantissima linea ferroviaria che collegava Stalingrado con [[Rostov sul Don]] era stata intercettata alla stazione di Krivomužinskaja]]. L'unica forza organizzata tedesca presente sul posto il 23 novembre era il ''kampfgruppe'' von Hanstein della [[3. Infanterie-Division (mot)|3. Divisione motorizzata]] che stava cercando di formare una posizione difensiva a copertura del villaggio di [[Marinovka]], alcuni chilometri a nord-est di Sovetskij<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, p. 364.</ref>. Piu a est, tra i villaggi di [[Karpovka]] e [[Novij Rogalcik]], invece erano schierate le truppe della esperta e ben equipaggiata [[29. Infanterie-Division (mot.)|29. Divisione motorizzata]] che, dopo aver rallentato il 20 novembre l'avanzata del [[4º Corpo meccanizzato della Guardia|13° Corpo meccanizzato]] del "Fronte di Stalingrado" sovietico, aveva preso posizione a sud del fiume Cervlenaja per coprire il lato meridionale della sacca in formazione della 6. Armee. Il 23 novembre 1942 questo settore venne attaccato da due brigate meccanizzate e due divisioni di fucilieri della 57ª Armata sovietica che furono però respinte dai reparti della 29. motorizzata che inoltre cercarono anche di contrattaccare e riconquistarono la sera dello stesso giorno il villaggio di Karpovka e la stazione ferroviaria vicina<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, pp. 362 e 364.</ref>. Una divisione di fucilieri sovietica dovette ripiegare, ma l'intervento di una brigata meccanizzata del 4° Corpo meccanizzato bloccò i contrattacchi tedeschi verso Sovetskij<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, p. 364.</ref>.
 
Nella notte del 23-24 novembre il generale Paulus riuscì a costituire uno schieramento coerente lungo il lato meridionale per coprire le spalle dell'armata; mentre la 29. motorizzata sbarrava solidamente il terreno tra Karpovka e [[Tsybenko]], il ''Kampfgruppe Korfes'' prese il comando delle forze tedesche tra Marinovka e Karpovka con elementi della 3. motorizzata, della [[60. Infanterie-Division (Wehrmacht)|60. Divisione motorizzata]] e della [[14. Panzer-Division]], suddivisi a loro volta nei tre kampfgruppe Seidel, von Hanstein e Willig<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, p. 368.</ref>.
 
=== Le difese nel "naso di Marinovka" ===
== Operazione Anello ==
=== Distruzione del "naso di Marinovka" ===
=== La ritirata verso est ===
 
== Note ==
<references />
 
{{portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
 
<nowiki>[[Categoria:Battaglie del fronte orientale della seconda guerra mondiale]]</nowiki>
<nowiki>[[Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono la Germania]]</nowiki>
<nowiki>[[Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Unione Sovietica]]</nowiki>
{{Infobox unità militare
|Categoria=esercito
|Nome= 13ª Divisione fucilieri della Guardia<br/>13-я гвардейская стрелковая дивизия
|Immagine=RIAN archive 44732 Soviet soldiers attack house.jpg
|Didascalia= I soldati della 13ª Divisioni fucilieri della Guardia contrattaccano a Stalingrado
|Attiva=dicembre [[1929]]-[[1988]]
|Nazione= [[Unione Sovietica]]
|Alleanza= [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]
|Servizio =
|Tipo= [[fanteria]]
|Ruolo=guerra sul [[Fronte orientale (1941-1945)]]
|Descrizione_ruolo=
|Dimensione= 10.000 uomini (battaglia di Stalingrado)
|Struttura_di_comando=:::::[[Armata Rossa]]
|Reparti_dipendenti=
|Descrizione_reparti_dipendenti=
|Descrizione_guarnigione=
|Equipaggiamento=
|Descrizione_equipaggiamento=
|Soprannome=
|Patrono=
|MottoFestivo=
|Colori=
|Descrizione_colori=
|Marcia=
|Mascotte=
|Battaglie=[[Guerra d'inverno]]<br/>[[Operazione Barbarossa]]<br/>[[Seconda battaglia di Char'kov]]<br/>[[Operazione Blu]]<br/>[[Battaglia di Stalingrado]]<br/>[[Combattimenti nella città di Stalingrado]]<br/>[[Battaglia di Kursk]]<br/>[[Operazione Bagration]]<br/>[[Battaglia di Berlino]]
|Anniversari=
|Decorazioni=
|Onori_di_battaglia=
<!-- Comandanti -->
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|Descrizione_comandante_corrente=
|Capo_cerimoniale=
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|Descrizione_Colonel_in_Chief=
|Comandanti_degni_di_nota= [[Aleksandr Rodimcev]]<br/>[[Gleb Baklanov]]
<!-- Simboli -->
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|Descrizione_simbolo=
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|Descrizione_simbolo2=
<!-- Varie ed eventuali -->
|Titolo_vario=
|Descrizione_vario=
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}}
[[File:San Leucio panorama.jpg|miniatura|276x276px|Panorama di San Leucio]]
'''San Leucio''' è una frazione del comune di [[Caserta]] nota per ragioni sia storiche sia artistiche, posta a 3,5&nbsp;km a nord ovest della città. Il sito reale, insieme alla [[Reggia di Caserta]], è stato riconosciuto come [[Patrimonio dell'Umanità]] dall'[[UNESCO]].
 
==Storia==
La '''13ª Divisione fucilieri della Guardia''' (in [[lingua russa|russo]]: '''13-я гвардейская стрелковая дивизия''') fu un'unità dell'[[Armata Rossa]] che faceva parte fin dal 1929 dei reparti organici dell'esercito con la denominazione di '''87ª Divisione fucilieri'''. Ricevette la nuova denominazione con il titolo onorifico di unità "della Guardia" nel gennaio 1942 per il valore dimostrato nella prima fase dei combattimenti sul [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] durante la [[seconda guerra mondiale]].
[[File:Palazzobelvedere.JPG|thumb|Facciata del Palazzo Belvedere]]
Prima ancora che prendesse il nome attuale, vi era un feudo dei conti [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]] di Caserta noto come ''[[Palazzo del Belvedere]]'' o ''Palagio Imperiale'' descritto nel [[1667]] da [[Celestino Guicciardini]]. Annesso vi era anche un casino da caccia che fu restaurato poco più tardi da [[Francesco Collecini]]. Nel [[1750]], i possedimenti già Acquaviva, poi divenuti [[Caetani]], passarono ai [[Borbone]] di [[Napoli]], e il feudo divenne un romitorio per i reali<ref name="romano">Romano A.M. (1999) ''San Leucio, una pagina di storia europea'', in “Leuciana festival”, inserto speciale de “Il Mattino”, giugno, p. 3</ref>.
 
Stanco del caos e degli intrighi della corte reale casertana, tuttavia, nel [[1773]] [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] volle costruirsi un ritiro solitario dove poter trascorrere del tempo spensierato. Scelse le colline che fiancheggiavano il Parco di Caserta dove già sorgeva un rudere di una cappella dedicata a San Leucio, il martire brindisino, dal quale prese il nome{{anchor|11}}<ref name=stefani>Stefani S (1907) ''Una colonia socialista nel Regno dei Borboni, Roma, Edizioni Poligrafica, p. [[#11|11]], [[#13|13]], [[#31|30]], [[#32|32]], [[#34|34]], [[#36|36]], [[#38|38]], [[#40|40]], [[#43|43]], [[#61|61]], [[#84|84]], {{NoISBN}}</ref>.
La divisione divenne famosa e dimostrò soprattutto il suo valore durante i drammatici [[combattimenti nella città di Stalingrado]] nel 1942; entrati in azione il 13 settembre 1942, i soldati difesero con successo, sotto l'abile guida del comandante, il generale [[Aleksandr Rodimcev]], il centro di Stalingrado e l'approdo sul [[Volga]] combattendo per settimane con estrema violenza contro le truppe tedesche.
Dopo la vittoria finale nella [[battaglia di Stalingrado]], la 13ª Divisione fucilieri della Guardia prese parte alla maggior parte delle grandi offensive dell'Armata Rossa e concluse il suo impegno di guerra partecipando alla [[battaglia di Berlino]].
 
Il romitorio comprensivo di una vigna e di un boschetto, era frequentato dal re per brevi periodi, dopodiché era custodito da alcuni guardiani di stanza con le proprie famiglie. Il 17 dicembre [[1778]], tuttavia, accadde un fatto inusitato che determinò il destino della colonia. Il primogenito del re ed erede al trono, [[Carlo Tito di Borbone-Napoli|Carlo Tito]], morì di [[vaiolo]]. Il re, scosso dall'evento, decise di erigere un ospizio per i poveri della provincia presso il quale assegnò un opificio per non tenerli in ozio, all'uopo fece giungere sul posto delle imprese dal nord Italia tra le quali la Brunetti di Torino{{anchor|13}}<ref name=stefani/>. La colonia crebbe rapidamente così che si decise di costruire ulteriori edifizi per migliorarne le funzionalità tra i quali una [[parrocchia]], degli alloggi per gli educatori e dei padiglioni per i macchinari. L'organizzazione era affidata a un Direttore generale affiancato da un Direttore tecnico che monitorava la condizione degli impianti. L'istruzione tecnica degli operai era affidata al Direttore dei Mestieri ciascuno per ogni genere. Si voleva in tal modo riprendere l'idea dell'organizzazione “colbertina” francese<ref>Tescione G. (1932) ''Significato civile e politico della nostra arte della seta'', Napoli, Russo, p. 17, {{NoISBN}}</ref>.
== Storia ==
 
Le commesse di [[seta]] provenivano da tutta l'Europa: ancor oggi, le produzioni di San Leucio si possono ritrovare in [[Vaticano]], al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], nello [[Studio Ovale]] della [[Casa Bianca]]: le bandiere di quest'ultima e quelle di [[Buckingham Palace]] sono fatte con tale materiale. Si ritrovano testimonianze dell'arte anche nelle celebrazioni e nelle festività popolari, specialmente nel capoluogo partenopeo, come ad es. la festa di Sant'Anna a Porta Capuana e la Madonna del Carmine nell'omonima Basilica al Mercato<ref>Aa.Vv., (1972) ''Storia di Napoli'', Napoli, Società editrice storia di Napoli, vol. X, p. 818</ref>.
 
Il re [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], consigliato dal ministro [[Bernardo Tanucci]], pensò di inviare i giovani in Francia ad apprendere l'arte della [[tessitura]], per poi lavorare negli stabilimenti reali. Licenziato Tanucci nel [[1776]], gli subentrò Domenico Caracciolo che diede grande impulso alla colonia. Fu così costituita nel [[1778]], su progetto dell'architetto [[Francesco Collecini]], una comunità nota come [[Belvedere di San Leucio|Real Colonia di San Leucio]], basata su norme proprie. Alle maestranze locali si aggiunsero subito anche artigiani francesi, genovesi, piemontesi e messinesi che si stabilirono a San Leucio richiamati dai molti benefici di cui usufruivano gli operai delle seterie.
{{Forze Armate Sovietiche}}
 
Ai lavoratori delle seterie era, infatti, assegnata una casa all'interno della colonia, ed era, inoltre, prevista per i figli l'istruzione gratuita potendo beneficiare, difatti, della prima scuola dell'obbligo d'Italia che iniziava fin da 6 anni e che comprendeva le materie tradizionali quali la [[matematica]], la [[letteratura]], il [[catechismo]], la [[geografia]], l'[[economia domestica]] per le donne e gli esercizi ginnici per i maschi{{anchor|34}}<ref name=stefani/>. I figli erano ammessi al lavoro a 15 anni, con turni regolari per tutti, ma con un orario ridotto rispetto al resto d'[[Europa]]. Le abitazioni furono progettate tenendo presente tutte le regole urbanistiche dell'epoca, per far sì che durassero nel tempo (abitate tuttora) e fin dall'inizio furono dotate di acqua corrente e servizi igienici.
{{Portale|guerra|Russia|seconda guerra mondiale}}
 
Per contrarre matrimonio gli uomini e le donne, compiuti rispettivamente almeno 20 e 16 anni, dovevano dimostrare di aver conseguito uno speciale “diploma al merito” concesso dai Direttori dei Mestieri{{anchor|30}}<ref name=stefani/>. I matrimoni si svolgevano il giorno di [[Pentecoste]] con una celebrazione particolare: a ogni coppia era assegnato un mazzo di [[Rosa (fiore)|rose]], bianche per gli uomini e rosa per le donne, fuori la chiesa li aspettavano gli anziani del villaggio, di fronte ai quali le coppie si scambiavano i mazzi di fiori come [[promessa di matrimonio]]{{anchor|32}}<ref name=stefani/>. Ciascuno era libero di lasciare la colonia quando voleva, ma, data la natura produttiva del luogo, si cercava di inibire tali eventualità, ad es., facendo divieto di ritorno in colonia oppure riducendo al minimo le liquidazioni{{anchor|32}}<ref name=stefani/>.
<nowiki>[[Categoria:Armata Rossa]]</nowiki>
 
La produttività era garantita da un ''bonus'' in danaro che gli operai ricevevano in base al livello di perizia che avevano raggiunto{{anchor|36}}<ref name=stefani/>. La proprietà privata era tutelata, ma erano abolite le doti e i testamenti{{anchor|38}}<ref name=stefani/>. I beni del marito deceduto passavano alla vedova e da questa al “Monte degli orfani”, cioè la cassa comune gestita da un prelato che serviva al mantenimento dei meno fortunati. Le questioni personali erano giudicate dall'Assise degli Anziani, cd. ''seniores'', che avevano raggiunto i massimi livelli di benemerenza ed erano di nomina elettiva{{anchor|40}}<ref name=stefani/>. I ''seniores'' monitoravano anche la qualità igienica delle abitazioni e potevano deliberare sanzioni disciplinari nonché espulsioni dalla colonia.
{{Infobox unità militare
|Categoria=esercito
|Nome= 295. Infanterie-Division
|Immagine=Bundesarchiv Bild 183-B26922, Russland, Kampf um Stalingrad, Infanterie.jpg
|Didascalia= Soldati tedeschi in movimento sulle pendici del Mamaev Kurgan
|Attiva=febbraio [[1940]]-gennaio [[1943]]<br/>marzo 1943-maggio 1945
|Nazione= {{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Germania nazista]]
|Alleanza= [[Potenze dell'Asse]]
|Servizio = [[Heer (Wehrmacht)|Heer]]
|Tipo= [[fanteria]]
|Ruolo=guerra sul [[Fronte orientale (1941-1945)]] e sul [[Teatro scandinavo della seconda guerra mondiale|Teatro scandinavo]]
|Descrizione_ruolo=
|Dimensione= 15.000 uomini
|Struttura_di_comando=:::::[[Wehrmacht]]
|Reparti_dipendenti=
|Descrizione_reparti_dipendenti=
|Descrizione_guarnigione=
|Equipaggiamento=
|Descrizione_equipaggiamento=
|Soprannome=''Doppelkopf-Division'' e ''Pferdekopf''
|Patrono=
|Motto=
|Colori=
|Descrizione_colori=
|Marcia=
|Mascotte=
|Battaglie=[[Campagna di Francia]]<br/>[[Operazione Barbarossa]]<br>[[Operazione Blu]]<br/>[[Battaglia di Stalingrado]]<br/>[[Combattimenti nella città di Stalingrado]]<br/>[[Operazione Anello]]
|Anniversari=
|Decorazioni=
|Onori_di_battaglia=
<!-- Comandanti -->
|Comandante_corrente=
|Descrizione_comandante_corrente=
|Capo_cerimoniale=
|Descrizione_capo_cerimoniale=
|Colonel_in_Chief=
|Descrizione_Colonel_in_Chief=
|Comandanti_degni_di_nota= [[Rolf Wuthmann]]<br/>[[Otto Korfes]]
<!-- Simboli -->
|Simbolo=[[File:295th Infanterie Division Logo.svg|70px]]
|Descrizione_simbolo=
|Simbolo2=
|Descrizione_simbolo2=
<!-- Varie ed eventuali -->
|Titolo_vario=
|Descrizione_vario=
|Testo_vario1=
}}
 
Per contrastare la concorrenza straniera, i leuciani si aprirono al mercato dell'abbigliamento con la produzione di maglie, calze, broccati e velluti. Così, seguendo la moda francese, si passò dai ''pekins'' ai ''tulle'', dai ''chines'' ai ''reps''<ref name="romano"/>. La fortuna delle produzioni leuciane è ampiamente documentata fino alla prima metà dell'[[XIX secolo|800]] quando l'impianto ebbe l'esclusiva sullo straordinario tessuto “fili di vetro” scoperto da Gio. U. Ruforf<ref name=romano/>
 
{{UNESCO
La '''295. Infanterie-Division''' fu un'unità della [[Wehrmacht]] che venne costituita nel febbraio 1940 durante la [[Seconda guerra mondiale]] con soldati provenienti dalla [[Bassa Sassonia]].
|tipoBene = patrimonio
 
|nome = [[Reggia di Caserta|Palazzo Reale di Caserta con il Parco]], [[Acquedotto Carolino|Acquedotto di Vanvitelli]] e complesso di San Leucio
La nuova divisione prese parte prima alla [[campagna di Francia]] e quindi alla guerra sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] assegnata al [[Gruppo d'armate Sud]]. Nell'estate 1942 entrò a far parte della [[6. Armee (Wehrmacht)|6. Armee]], e fu una delle unità di punta tedesche nella drammatica [[battaglia di Stalingrado]]. Impegnata nei cruciali combattimenti per la conquista della collina strategica del [[Mamaev Kurgan]], subì fortissime perdite durante i cruenti scontri contro i sovietici; ormai esausta, venne accerchiata insieme a tutte le altre divisioni della 6. Armee nella grande sacca di Stalingrado, i superstiti si arresero alla fine di gennaio 1943.
|nomeInglese = 18th-Century Royal Palace at Caserta with the Park, the Aqueduct of Vanvitelli, and the San Leucio Complex
 
|immagine = Der bourbonische Königspalast in Caserta.jpg
La 295. Infanterie-Division venne rapidamente ricostituita e trasferita con compiti di occupazione in [[Norvegia]] dove rimase fino al termine della guerra.
|anno = 1997
 
|tipologia = Architettonico, paesaggistico
== Storia ==
|criterio = C (i) (ii) (iii) (iv)
 
|pericolo = Nessuna indicazione
La 295. Infanterie-Division venne costituita ufficialmente il 10 febbraio 1940 con soldati provenienti dal settore di [[Magdeburgo]], all'interno del ''[[Wehrkreis XI]]'', la "regione militare n. 11" comprendente principalmente la [[Bassa Sassonia]] con sede a [[Hannover]]; la nuova unità faceva parte della ottava ''welle'', l'ottava ondata di mobilitazione dell'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale<ref name="DL167">F. de Lannoy, ''La bataille de Stalingrad'', p. 167.</ref>. La 295. divisione venne impiegata nella [[campagna di Francia]] del 1940 e, dopo essere stata concentrata ad [[Aquisgrana]], avanzò in [[Belgio]] e in [[Francia]] durante il [[Fall Gelb]] e il [[Fall Rot]] lungo la direttrice [[Givet]], [[Reims]], [[Epernay]], [[Nevers]]<ref name="DL167"/>.
|link = 549
 
La divisione venne schierata anche all'inizio dell'[[operazione Barbarossa]], la grande offensiva generale contro l'[[Unione Sovietica]] che ebbe inizio il 22 giugno 1941; il reparto entrò a far parte della [[17. Armee (Wehrmacht)|17. Armee]] del [[Gruppo d'armate Sud]] incaricato dell'invasione dell'[[Ucraina]]<ref name="DL167"/>. La 295. Infanterie-Divisione combattè nella maggior parte delle grandi battaglia affrontate dal gruppo d'armate del feldmaresciallo [[Gerd von Rundstedt]]; i suoi soldati quindi furono impegnati sulla direttrice [[Leopoli]]-[[Tarnopol]]-[[Vinnica]]; quindi parteciparono alla [[battaglia di Uman'|grande battaglia della sacca di Uman']] e quindi raggiunsero il fiume [[Dniepr]] nella zona della testa di ponte di Kremencug<ref name="DL167"/>.
 
== Teatri d'operazione ==
* [[Germania]] : febbraio-maggio 1940
* [[Campagna di Francia]] : maggio-giugno 1940
* [[Fronte orientale (1941-1945)|Fronte orientale]] : giugno 1941-gennaio 1943
* [[Teatro scandinavo della seconda guerra mondiale|Teatro scandinavo]] : marzo 1943-maggio 1945
 
== Ordini di battaglia ==
; 1940
*Infanterie-Regiment 516
*Infanterie-Regiment 517
*Infanterie-Regiment 518
*Artillerie-Regiment 295
*Panzerjäger-Abteilung 295
*Pionier-Bataillon 295
*Infanterie-Divisions-Nachrichten-Abteilung 295
*Infanterie-Divisions-Nachschubführer 295
 
; 1944
*Grenadier-Regiment 516
*Grenadier-Regiment 517
*Artillerie-Regiment 295
*Pionier-Bataillon 295
*Panzerjäger-Bataillon 295
*Infanterie-Divisions-Nachrichten-Abteilung 295
*Kommandeur der Infanterie-Divisions-Nachschubtruppen 295
 
== Decorazioni ==
Alcuni soldati della divisione ricevettero decorazioni per atti di valore in guerra:
 
* [[Ordine militare della Croce Tedesca|Croce tedesca]]
** in oro: 49
 
*[[Croce di Ferro|Croce di cavaliere della Croce di ferro]]
** 14
 
== Note ==
<references />
== Voci correlate ==
* [[Battaglia di Stalingrado]]
* [[Fronte orientale (1941-1945)]]
* [[6. Armee (Wehrmacht)|6. Armee]]
 
{{Divisioni Heer}}
{{Portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
 
<nowiki>[[Categoria:Divisioni di fanteria della Wehrmacht]]</nowiki>
 
{{Infobox conflitto
|Tipo=Battaglia
|Nome del conflitto = Battaglia di Rostov (1942)
|Parte_di = del [[Fronte orientale (1941-1945)|Fronte orientale]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine = Rostov luglio 1942.jpg
|Didascalia = Truppe tedesche in combattimento nel centro di Rostov
|Data = 15 luglio-25 luglio [[1942]]
|Luogo = [[Rostov sul Don]], [[Unione Sovietica]]
|Casus =
|Mutamenti_territoriali =
|Esito = Vittoria tedesca non decisiva
|Schieramento1 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{ROU}}
|Schieramento2 = {{SUN 1923-1955}}
|Comandante1 = {{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Wilhelm List]]<br />[[Ewald von Kleist]]<br/>[[Richard Ruoff]]
|Comandante2 = {{Bandiera|SUN 1923-1955}} [[Rodion Jakovlevič Malinovskij]]<br />
|Effettivi1 = 300.000 soldati, 1.130 mezzi corazzati, 2.840 cannoni, 1.000 aerei<ref>Dati riferiti al mese di luglio, comprendenti anche la [[4. Panzerarmee]] del generale [[Hermann Hoth]]; in: A. M. Samsonov, ''Stalingrado, fronte russo'', p. 220.</ref>
|Effettivi2 = 522.500 soldati<ref>Effettivi dell'intero "Fronte meridionale" all'inizio dell'offensiva tedesca; in: D. Glantz-J. House, ''La grande guerra patriottica dell'Armata Rossa. 1941-1945'', p. 186.</ref>
|Perdite1 = dati non disponibili
|Perdite2 = 128.460 soldati, tra cui 54.000 prigionieri<ref>D. Glantz-J. House, ''La grande guerra patriottica dell'Armata Rossa. 1941-1945'', p. 186.</ref>
|Perdite3 =
|Note =
}}
{{Campagnabox Guerra Asse-Unione Sovietica}}
La '''battaglia di Rostov del 1942''' si svolse nella fase iniziale dell'[[operazione Blu]], la seconda grande offensiva sferrata il 28 giugno 1942 dalla [[Wehrmacht]] tedesca sul Fronte orientale durante la seconda guerra mondiale, dalla quale [[Adolf Hitler]] si attendeva la vittoria decisiva e il crollo definitivo dell'[[Unione Sovietica]].
 
Il re [[Ferdinando IV di Borbone]] progettò di allargare la colonia anche per le nuove esigenze industriali dovute all'introduzione della “trattura” della seta e della manifattura dei veli, quindi per costruirvi una nuova città, da chiamare ''[[Ferdinandopoli]]'', concepita su una pianta completamente circolare con un sistema stradale radiale e una piazza al centro per farne anche una sede reale. Non vi riuscì, ma nei quartieri annessi al Belvedere mise in atto un codice di leggi sociali particolarmente avanzate, ispirate all'insegnamento di [[Gaetano Filangieri]] e trasformate in leggi da [[Bernardo Tanucci]].
Dopo l'esito deludente dell'avanzata iniziale, Hitler il 13 luglio 1942 decise di improvvisare una grande manovra di accerchiamento intorno all'importante centro strategico di [[Rostov sul Don]] con l'obiettivo di distruggere un gran numero di armate sovietiche; la manovra non raggiunse il successo sperato dal Fuhrer: Rostov venne occupata entro il 25 luglio 1942 e i tedeschi conquistarono preziose teste di ponte sul Don da dove nelle settimane seguenti poterono avanzare verso il [[Caucaso]], ma i sovietici riuscirono a sfuggire all'accerchiamento e ripiegarono in salvo verso sud. La manovra di Rostov in conclusione fece perdere tempo ai tedeschi e frammentò le loro forze che furono disperse su un fronte troppo vasto contrariamente ai piani originari studiati dall'alto comando della Wehrmacht.
 
Ferdinando IV preferiva San Leucio in modo particolare e vi organizzava spesso battute di caccia e feste condivise con la stessa popolazione della colonia. Il sovrano firmò nel [[1789]] un'opera esemplare che conteneva i principi fondanti della nuova comunità di San Leucio: ''Origine della popolazione di San Leucio e suoi progressi fino al giorno d'oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa di Ferdinando IV Re delle Sicilie'' conosciuti più comunemente come gli ''Statuti di San Leucio''. Tale codice, voluto dalla consorte [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]], fu scritto dal massone Planelli su ispirazione di [[Mario Pagano]] e di altri illuministi{{anchor|61}}<ref name=stefani/> e fu pubblicato dalla [[Stamperia Reale del Regno di Napoli]] in 150 esemplari. Il testo, in cinque capitoli e ventidue paragrafi, rispecchia le aspirazioni del [[dispotismo illuminato]] dell'epoca ad interpretare gli ideali di uguaglianza sociale ed economica e pone grande attenzione al ruolo della donna.
== Storia ==
=== L'operazione Blu ===
A partire dal 28 giugno 1942 le forze della Wehrmacht schierate nel settore meridionale del [[fronte orientale (1941-1945)|Fronte orientale]] avevano dato inizio all'[[operazione Blu]], la grande offensiva generale da cui [[Adolf Hitler]] si attendeva una decisiva vittoria militare e la conquista delle regioni strategiche del [[Caucaso]] e di [[Stalingrado]], ritenute essenziali anche per ottennere importanti risorse economiche indispensabili per la macchina bellica della [[Germania nazista]]<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 533-538.</ref>. Nonostante impressionanti vittorie iniziali sul [[Donec]] e sull'[[Oskol]] da parte dell'ala settentrionale del [[Gruppo d'armate Sud]] del [[feldmaresciallo]] [[Fedor von Bock]], le prime settimane dell'offensiva tedesca non raggiunsero i risultati attesi; [[Stalin]] e il comando supremo dell'[[Armata Rossa]] riuscirono a rafforzare il settore di [[Voronež]] che bloccò per molti giorni i reparti meccanizzati tedeschi, e furono anche in grado di ritirata il grosso delle truppe del "Fronte Sud-occidentale" del [[maresciallo dell'Unione Sovietica|maresciallo]] [[Semën Konstantinovič Timošenko|Semën Timošenko]] verso est, evitando accerchiamenti catastrofici<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 581-587.</ref><ref>J. Erickson, ''The road to Stalingrad'', pp. 356-359.</ref>.
 
Diverse opportunità erano offerte anche agli invalidi del lavoro che potevano rimanere ''in loco'' dopo l'infortunio; per questi fu progettato un ospizio apposito, la “Casa degli infermi”, che però non fu possibile portare a compimento a causa della discesa di [[Napoleone Buonaparte]] in Italia e della nascita della [[Repubblica Partenopea]] nel [[1799]]{{anchor|43}}<ref name=stefani/>. Pertanto, gli invalidi continuarono a sopravvivere grazie a delle donazioni spontanee dei lavoratori diplomati al merito, raccolti in un'apposita cassa dai ''seniores''. Gli operai addetti alla coltivazione dei campi, invece, potevano vendere una parte del raccolto al mercato in base ai prezzi stabiliti dal sovrano.
Deluso dai risultati raggiunti e irritato dall'atteggiamento ritenuto ostruzionistico del feldmaresciallo von Bock, Adolf Hitler decise il 13 luglio 1942 di cambiare completamente la pianificazione strategica prevista per la seconda fase dell'operazione Blu; ritenendo che la ritirata sovietica evidenziasse soprattutto un cedimento del morale del nemico e fosse un segno di dissoluzione della capacità di resistenza sovietica, il [[Führer]] decise di accelerare le operazioni e riorganizzare il suo schieramento per avanzare contemporaneamente verso il medio corso del [[Don (fiume russo)|Don]] e Stalingrado, e il basso corso del Don a [[Rostov sul Don|Rostov]] e il Caucaso<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 590-591.</ref>. Egli inoltre sciolse il Gruppo d'armate Sud e rimosse il feldmaresciallo von Bock che venne sostituito dal generale [[Maximilian von Weichs]] che prese il comando dell'ala settetrionale del vecchio Gruppo d'armate Sud, con la denominazione di [[Gruppo d'armate B]]; l'ala meridionale prese invece la denominazione di [[Gruppo d'armate A]] al comando del feldmaresciallo [[Wilhelm List]]<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 591-592.</ref>.
 
Nel [[1789]] Lady Elisabeth Craven, moglie di Lord Craven, magravio di Anspanich, soggiornò per qualche settimana a Caserta scrivendo le sue memorie nel ''Portrait du Roi Ferdinand'' che fu pubblicato a Londra nel [[1826]]: «mi fornì spiegazioni non pure su tutte le regole dello stabilimento ma fin più intricati congegni meccanismi che rendevano quel lavoro più agevole». Tra il [[1790]] e il [[1796]] anche Giuseppe Galanti, allievo di Antonio Genovesi, si soffermo sul posto: «il più lodevole in questa costituzione è che nulla si fa per forza. L'onore ed altri piccioli problemi debbono bastare a far osservare le leggi»<ref>Zuccaro E. (1999) ''Il mondo perfetto di re Ferdinando'', in “Leuciana festival”, inserto speciale de “Il Mattino”, giugno, pp. 4-5</ref>.
Le armate del feldmaresciallo List in realtà erano passate all'offensiva fin dal 9 luglio 1942 e il 12 luglio avevano agevolmente sfondato a [[Krasnyj Luč]] le linee del "Fronte meridionale" sovietico del generale [[Rodion Malinovskij]]; anche in questo settore i sovietici non opposero molta resistenza e iniziarono a ripiegare verso sud-est in direzione dei ponti sul Don a Rostov<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. IV, p 152.</ref>. La disastrosa ritirata del "Fronte Sud-occidentale" verso est aveva scoperto completamente l'ala destra delle armate del generale Malinovskij che rischiavano di essere tagliate fuori da una possibile manovra tedesca sulle linee di comunicazione; la pericolosa situazione strategica rendeva quindi inevitabile il ripiegamento verso il basso corso del Don per cercare di coprire di accessi ai ponti di Rostov che avrebbero aperto al nemico la direzione del Caucaso. In questa fase in realtà nonostante la delusione dei generali tedeschi, la situazione generale dell'Unione Sovietica era veramente critica; Stalin non aveva perso la sua determinazione e incitava continuamente i suoi generali a rafforzare la resistenza e mantenere il controllo delle truppe; fin dal 12 luglio l'alto comando sovietico sciolse il vecchio "Fronte Sud-occidentale" e costituì il nuovo "Fronte di Stalingrado", al momento lasciando al comando il maresciallo Timošenko, per sbarrare a tutti i costi la strada per Stalingrado<ref>J. Erickson, ''The road to Stalingrad'', pp. 358-360.</ref>.
 
In seguito alla [[Restaurazione]] il progetto della neo-città fu accantonato, anche se si continuarono ad ampliare industrie ed edifici, tra cui il Palazzo del Belvedere. Nel [[1824]] il governatore Antonio Sancio fece erigere una statua del Re che oggi è visibile al [[Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa]]. Nel [[1826]] su ordine del ministro card. [[Fabrizio Ruffo]] si decise di aprire una manifattura di pellame che però non riscosse il successo desiderato tanto da rischiare di far andare in malora l'intera colonia. Nel [[1834]] i Borbone decisero di costituire una società insieme a dei privati, tale fu la configurazione organizzativa fino all'Unità d'Italia. Nel [[1862]], nonostante lo sviluppo della produzione e il perfezionamento del nuovo tessuto “Jacquard”, i [[Casa Savoia|Savoia]] ne decisero la chiusura, riaprendola poi appena quattro anni dopo, ma concessa ancora in locazione ad imprese private{{anchor|84}}<ref name=stefani/>.
=== La manovra di Rostov ===
=== Battaglia nella città ===
=== Sviluppi strategici ===
 
Nel [[1866]] la Colonia di San Leucio venne elevata a comune amministrativo con il nome di San Leucio, fino alla sua definitiva aggregazione nel [[1928]] al comune di Caserta.<ref>{{cita web|url=http://www.elesh.it/storiacomuni/storia_comune.asp?istat=061808|titolo=Storia ISTAT del Comune 061808 San Leucio}}</ref>
== Bilancio e conclusione ==
 
Nel [[1976]], in occasione del bicentenario della fondazione, si iniziò a guardare a San Leucio con maggiore attenzione, grazie al lavoro di ricerca compiuto dal Politecnico di Milano in collaborazione con la Pennsylvania University. Nel [[1981]] il luogo entrò nell'orbita del finanziamento della legge Scotti-Signorile sugli itinerari turistici ma solo tre anni dopo fu possibile aprire il cantiere grazie anche ad un concorso di idee sponsorizzato dalla [[Fiat]]. Dopo 15 anni di lavori e la spesa di 55 miliardi di lire, è stato possibile nel [[1999]] recuperare gli spazi funzionali con l'inaugurazione del [[Leuciana festival]]<ref>Carotenuto M. (1999) ''Dall'utopia leuciana alla ricerca dello splendore perduto'', in “Leuciana festival”, inserto speciale de “Il Mattino”, giugno, p. 21</ref><ref>I motivi del ritardo del cantiere sono da ricondurre alle vertenze giudiziarie sorte in seguito al sequestro dell'area da parte della magistratura per abusi edilizi, cfr. “Il Mattino”, 4 maggio 1992, ''Ruspe a San Leucio'', p. 18.</ref>.
== Note ==
<references />
 
==Architettura==
=== Elenco delle nazioni citate in un documento del 1947 del Comitato degli stati maggiori riuniti ([[Joint Chiefs of Staff]]) in ordine di importanza per la sicurezza degli Stati Uniti ===
{{vedi anche|Belvedere di San Leucio}}
* 1 - Gran Bretagna
Il Complesso di San Leucio nella sua veste attuale si estende su una superficie di 16871&nbsp;m² e ha una facciata lunga 354&nbsp;m intervallata da un doppio ordine di [[lesena|lesene]], caratterizzata inoltre da due ordini di finestre e due marcapiani con [[timpano (architettura)|timpano]] centrale: monumentale è la [[Scala (architettura)|scalinata]] a doppia rampa che segna l'ingresso principale alla struttura.
* 2 - Francia
* 3 - Germania
* 4 - Belgio
* 5 - Paesi Bassi
* 6 - Austria
* 7 - Italia
* 8 - Canada
* 9 - Turchia
* 10 - Grecia
* 11 - America latina
* 12 - Spagna
* 13 - Giappone
* 14 - Cina
* 15 - Corea
* 16 - Filippine
{{Infobox unità militare
|Nome= Avispas Negras
|Immagine=
|Didascalia= sfilata delle truppe speciali delle Avispas Negras
|Attiva= [[anni 1980|anni 80]] - oggi
|Categoria= esercito
|Nazione= {{Bandiera|CUB}}[[Cuba]]
|Alleanza=
|Servizio= [[File:FAR emblem.png|22px]] [[Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba]]
|Tipo= [[forze speciali]]
|Ruolo= [[Guerriglia]]<br /><br />[[Guerra non convenzionale]]<br />[[Azione diretta (militare)|Azione diretta]]
|Dimensione=
|Struttura_di_comando=
|Guarnigione= El Mariel, [[Provincia de La Habana]]
|Descrizione_guarnigione=
|Equipaggiamento=
|Descrizione_equipaggiamento=
|Soprannome= "Vespe nere"
|Patrono=
|Motto=
|Colori=
|Descrizione_colori=
|Marcia=
|Mascotte=
|Battaglie= [[Guerra civile in Angola]]<br />[[Guerra fredda]]
|Anniversari=
|Decorazioni=
|Onori_di_battaglia=
<!-- Comandanti -->
|Comandante_corrente=
|Descrizione_comandante_corrente=
|Capo_cerimoniale=
|Descrizione_capo_cerimoniale=
|Colonel_in_Chief=
|Descrizione_Colonel_in_Chief=
|Comandanti_degni_di_nota=
<!-- Simboli -->
|Simbolo=
|Descrizione_simbolo=
|Simbolo2=
|Descrizione_simbolo2=
}}
 
'''Avispas Negras''' (in [[lingua italiana|italiano]]: '''Vespe Nere''') è il nome con cui sono conosciuti comunemente i reparti di forze speciali d'elite delle [[Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba]] (FAR).
 
Addestrate intensamente per i compiti specifici tipici dei corpi speciali, queste truppe, preparate e determinate, sarebbero incaricate di affrontare una possibile offensiva nemica sull'isola di [[Cuba]]. Sono state costituite alla fine degli anni 80, ampliando e riorganizzando i reparti già esistenti impegnati in missioni specili in Angola, "Tigres" e "Leones", insieme alle formazioni speciali del Ministero dell'interno incaricate della sicurezza interna.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1992-0518-304, Tomas Borge Martinez.jpg|thumb|Tomás Borge]]
{{Bio
|Nome = Tomás
|Cognome = Borge Martínez
|Sesso = M
|LuogoNascita = Matagalpa
|GiornoMeseNascita = 13 agosto
|AnnoNascita = 1939
|LuogoMorte = Managua
|GiornoMeseMorte = 20 aprile
|AnnoMorte = 2012
|Attività = rivoluzionario
|Attività2 = politico
|Attività3 = scrittore
|Nazionalità = nicaraguense
|PostNazionalità =
}}
Tomás Borge fu uno dei membri fondatori del [[Frente Sandinista de Liberación Nacional]] (FSLN), e uno dei ribelli storici che lottarono per decenni contro la dittatura nicaraguense della famiglia Somoza. Vicino alle correnti estremiste del movimento sandinista, profondamente legato ai movimenti riviluzionari marxisti dell'America latina e in particolare alla Cuba di Fidel Castro, dopo aver passato anni in carcere ed essere stato torturato, fu uno dei principali dirigenti della vittoriosa rivoluzione sandinista.
 
Dopo la presa del potere, divenne vicesegretario e presidente onorario del FSLN, membro del Congreso nacional e soprattutto ministro degli interni, esercitando un ruolo decisivo nella resistenza contro il movimento controrivoluzionario dei Contras e sostenendo posizioni di intransigente resistenza alla minacciosa e ostile politica degli Stati Uniti della presidenza di [[Ronald Reagan]].
 
Dopo la sconfitta elettorale del 1990, Borge rimase nel movimento sandinista e potè partecipare alla vittoria del 2006. Tomás Borge, che era anche uno apprezzato scrittore e poeta, mantenne per tutta la sua vita una rigorosa coerenza ideologica, senza compromessi nè ripensamenti.
 
'''Settimana di sangue''' (in lingua francese: ''semaine sanglante'') è la denominazione presente nella storiografia del periodo della Comune di Parigi dal 21 maggio al 28 maggio 1871 in cui si svolse la fase di più accanita e sanguinosa dei combattimenti all'interno dell'area urbana della capitale francese tra gli insorti rivoluzionari della Guardia nazionale (noti anche come "comunardi" o "federati") e le truppe regolari dell'esercito francesi fedeli all'Assemblea nazionale rifugiatasi a [[Versailles]] (noti anche come "versagliesi").
 
I combattimenti, estremamente violenti e accaniti, si prolungarono per sette giorni lungo le vie di Parigi e si conclusero con la caduta della Comune e con la vittoria totale delle truppe regolari "versagliesi" che procedettero ad una brutale repressione contro gli insorti con esecuzioni di massa e deportazioni. Durante i combattimenti della "settimana di sangue", la città di Parigi subì notevoli devastazioni, a causa dei vasti incendi e delle distruzioni provocate dai combattimenti.
 
== La Comune di Parigi ==
L'andamento rapidamente catastrofico della guerra franco-prussiana aveva avuto conseguenze tragiche per Parigi costretta a subire un lungo e duro assedio da parte dell'esercito prussiano che dopo aver catturato o distrutto gran parte dell'esercito regolare di Napoleone III aveva potuto manovrare liberamente e accerchiare la capitale francese<ref>I. Montanelli/M. Cervi, ''Due secoli di guerre'', vol. V, pp. 24-25.</ref>. I cittadini di Parigi tuttavia non avevano ceduto le armi e al contrario avevano costituito un gran numero di battaglioni della cosiddetta Guardia Nazionale e avevano resistito validamente agli attacchi e ai bombardamenti degli eserciti prussiani assedianti<ref>I. Montanelli/M. Cervi, ''Due secoli di guerre'', vol. V, pp. 25-33.</ref>. Mentre l'assedio di prolungava, cresceva l'animosità, l'atmosfera rivoluzionaria e l'esasperazione delle masse popolari parigine provate dalle ristrettezze materiali e morali dell'assedio e convinte di essere state abbandonate dal governo della difesa nazionale trasferitosi fuori Parigi<ref>D. Barjot/J-P. Chaline/A. Encrevé, ''Storia della Francia nell'Ottocento'', pp. 347-348.</ref>.
 
Le notizie del gennaio e febbraio 1871, con la conclusione dell'armistizio ufficiale tra Francia e Prussia e con l'elezione di una Assemblea nazionale conservatrice e monarchica, quindi furono accolte con insofferenza e proteste dagli strati popolari parigini, convinti di essere stati traditi e sacrificati al nemico, e soprattutto dai battaglioni della Guardia Nazionale che il 10 marzo 1871 decisero di "federarsi" insieme ed elessero un Comitato centrale della Guardia Nazionale<ref>D. Barjot/J-P. Chaline/A. Encrevé, ''Storia della Francia nell'Ottocento'', pp. 345-348.</ref>.
 
Il 18 marzo 1871 la situazione a Parigi ebbe una svolta decisiva: il governo dell'Assemblea nazionale, guidato dal conservatore e intransigente Thiers, fece il tentativo di impadronirsi con la forza dei cannoni della Guardia nazionale ammassati sulla collina di Montmatre. L'assalto venne respinto e innescò violente proteste popolari che degenerarono in insurrezione; i generali Lecomte e Thomas vennero catturati e fucilati dai rivoltosi<ref name="SF348">D. Barjot/J-P. Chaline/A. Encrevé, ''Storia della Francia nell'Ottocento'', p. 348.</ref>. Thiers decise per il momento di abbandonare la città e il governo si trasferì a Versailles mentre anche le truppe regolari evacuavano temporaneamente Parigi<ref name="SF348"/>.
 
Nella capitale quindi assunsero il potere gli elementi radicali del Comitato centrale della Guardia nazionale; il 26 marzo 1871 si svolsero a Parigi le elezioni generali per il consiglio municipale della città che, sotto il nome di "Comune di Parigi", esercitò da quel momento la funzione legislativa ed esecutiva nella capitale, cercando di attuare un programma avanzato di riforma sociale ed economica radicale a favore delle classe popolari<ref>D. Barjot/J-P. Chaline/A. Encrevé, ''Storia della Francia nell'Ottocento'', pp. 348-349.</ref>.
 
== Note ==
<references/>
 
{{Infobox conflitto
|Tipo=Operazione militare
|Nome del conflitto=Operazione Chrome Dome
|Parte_di=della [[Guerra fredda]]
|Immagine=Boeing B-52D-1-BW (SN 55-0049) 061127-F-1234S-018.jpg
|Didascalia=Un bombardiere strategico B-52D in volo durante gli anni più critici della Guerra fredda
|Luogo= [[Emisfero Boreale]]
|Data=1960-22 gennaio 1968
|Esito= interruzione delle missioni
|Schieramento1=
|Schieramento2=
|Comandante1= [[Curtis LeMay]]<br/>[[Thomas S. Power]]
|Comandante2=
|Effettivi1= Almeno dodici bombardieri B-52 armati con bombe nucleari permamentemente in volo
|Effettivi2=
|Perdite1=cinque B-52 perduti in incidenti
|Perdite2=
}}
 
'''Operazione Chrome Dome''' era il nome in codice assegnato dalla [[United States Air Force]] al programma di impiego di bombardieri strategici [[Boeing B-52 Stratofortress]] armati con bombe nucleari, in missioni di '''Allerta in volo''' (in inglese '''Airborne alert''') permamente. Il programma, sviluppato tra il 1958 e il 1968, in uno dei periodi più drammatici della [[Guerra fredda]] con continue tensioni tra le due [[superpotenze]] e minacce di guerra nucleare improvvisa, prevedeva che un certo numero di bombardieri B-52 fossero tenuti in volo costantemente 24 ore su 24 tutti i giorni dell'anno su rotte studiate per essere in posizioni idonee a sferrare rapidamente un attacco nucleare di rappresaglia contro l'[[Unione Sovietica]].
 
L'operazione Chrome Dome, promossa soprattutto dal capo di stato maggiore dell'USAF, il generale [[Curtis LeMay]], e dal comandante in capo del [[Strategic Air Command|SAC]], generale [[Thomas S. Power]], avrebbe dovuto consentire agli [[Stati Uniti]] di sferrare in ogni caso un devastante [[secondo colpo nucleare]] in caso di attacco improvviso della superpotenza nemica. Il programma venne interrotto nel 1968 dopo una serie di gravi incidenti di bombardieri equipaggiati con bombe nucleari.
 
Le missioni dell'Operazione Chrome Dome vennero descritte con ironia macabra nel famoso film satirico di [[Stanley Kubrick]], Il Dottor Stranamore.
 
== Storia ==
{{Doppia immagine|left|Curtis LeMay (USAF).jpg|167|Thomas S Power.jpg|155|Il generale Curtis LeMay, capo di stato maggiore dell'USAF|Il generale Thomas S. Power, comandante in capo del SAC}}
Dal novembre 1948 il comandante in capo del [[Strategic Air Command|SAC]] era il bellicoso generale [[Curtis LeMay]]. Personaggio eccentrico e popolare, il generale era un comandante estremamente aggressivo, rigido ed esigente che in poco tempo aveva trasformato il SAC in una formidabile macchina da guerra, addestrata e motivata per sferrare, se necessario, un micidiale attacco nucleare contro l'[[Unione Sovietica]]. LeMay preferiva senza dubbio strategie offensive e sembrava pronto anche a rischiare una guerra nucleare, convinto che gli Stati Uniti avessero la possibilità di vincere. Il generale intendeva avere l'assoluto controllo dei suoi uomini e dei suoi aerei e riteneva essenziale disporre autonomamente anche delle armi nucleari di cui egli avrebbe potuto avere bisogno rapidamente in caso di necessità di contrattaccare.
 
La strategia dell'amministrazione Eisenhower del cosiddetto ''[[New Look (guerra fredda)|New Look]]'' aveva dato una grande potere politico e militare all'USAF e in particolare aveva enfatizzato il ruolo decisivo del SAC guidato dal generale LeMay come strumento fondamentale per la [[rappresaglia massiccia]] nucleare che era la nuova base teorica della difesa degli Stati Uniti. LeMay nonostante le sue esuberanti manifestazioni di energia e intransigenza, non mancava di prudenza e previdenza; egli dalla metà degli anni 50 temeva un attacco improvviso sovietico contro le sue basi dei bombardieri del SAC che avrebbe potuto annullare le capacità di rappresaglia; la minaccia sembrava essere ulteriormente cresciuta dopo le notizie sullo sviluppo di missili balistici nemici che avrebbero potuto colpire le basi del SAC in pochi decine di minuti.
 
Per neutralizzare la minaccia costituita teoricamente dai nuovi missili sovietici che sembravano in fase di sviluppo e produzione accelerata e che sembravano assicurare una superiorità strategia almeno temporanea all'Unione Sovietica (cosiddetto ''missile gap''), il generale LeMay aveva in un primo tempo attivato nel 1956 il sistema dell'[[Allerta a terra]] (''Ground alert'') che prevedeva che almeno un terzo di tutti i bombardieri strategici Boeing B-52 Stratofortress del SAC fossero sempre pronti a decollare in caso di allarme entro un tempo massimo di trenta minuti, partendo dalle varie basi aeree dislocate negli Stati Uniti, nella Gran Bretagna e nel Marocco. Questi bombardieri sarebbero rimasti sulle piste pronti al decollo riforniti di carburante e armati con bombe nucleari attive Mark 39 o Mark 28, mentre gli equipaggi sarebbero rimasti in un edificio della base pronti a salire a bordo ed entrare in azione con la massima velocità. Nonostante le critiche dell AEC che aveva messo in dubbio la sicurezza di procedure che prevedevano la presenza a bordo dei bombardieri in allerta a terra di bombe nucleari assemblate e attive, il sistema del ''Ground alert'' venne approvato dagli stati maggiori riuniti e dal presidente Eisenhower.
 
[[File:B53-1 nuclear bomb drop from B-52.jpg|thumb|Un B-52 sgancia una bomba termonucleare Mark 53.]]
 
Il generale LeMay tuttavia riteneva non sufficiente questa procedura di decollo rapido su allarme entro 15-30 minuti; la minaccia dei missili sovietici sembrava sempre più concreta dopo il lancio del satellite ''Sputnik'' e si nutrivano dubbi sulla possibilità di avere il tempo sufficiente per far partire un numero suffiiciente di B-52. Dal 1957 il generale LeMay era divenuto vice capo di stato maggiore dell'USAF e il suo posto al SAC era stato preso dal generale [[Thomas S. Power]] che era ancora più aggressivo e bellicoso del suo predecessore. Anche il generale Power riteneva insufficiente il programma di "Allerta in volo" e proponeva di mantenere un certo numero di bombardieri strategici armati di bombe nucleari, costantemente in volo su rotte prestabilite; in questo modo un eventuale attacco di sorpresa ''counterforce'' da parte dell'Unione Sovietica non avrebbe distrutto a terra tutti gli elementi della rappresaglia americana e i bombardieri già in aria avrebbero sferrato un micidiale contrattacco atomico.
 
Il programma di cosiddetta "Allerta in volo" (''Airborne alert'') prevedeva, secondo i piani proposti energicamente dal generale Power e supportati dal generale LeMay, che i bombardieri impegnati in questa missione avrebbero volato per 24 ore al giorno e tutti i giorni dell'anno su percorsi circolari con rotte di avvicinamento al territorio sovietico. I B-52 in "allerta in volo", armati con armi nucleari attive e riforniti in aria da aerei cisterna, avrebbero continuato il loro volo per i tempi previsti e quindi sarebbero rientrati alle basi e sostituiti regolarmente da altri aerei. Se invece avessero ricevuto durante la missione un codice segreto proveniente dal comando del SAC, il cosiddetto ''Go code'' ("codice di via"), avrebbero attaccato con bombe nucleari gli obiettivi previsti dal SIOP, il piano integrato di guerra nucleare degli Stati Uniti. Il sistema, definito ''fail-safe'' ("a prova di errore"), sembrava relativamente sicuro e garantiva che i bombardieri armati con bombe nucleari non sarebbero entrati in azione a meno che non avessero ricevuto il ''Go code''. Il sistema inverso di programmare "allerta in volo" con ordini preventivi di attaccare che sarebbero stati annullati solo alla ricezione di un codice del SAC di "non andare", appariva troppo rischioso. Errori nell'invio del codice o la sua mancata ricezione avrebbero potuto innescare una "guerra nucleare per sbaglio".
 
In un primo momento questo rischioso programma apparve molto pericoloso e il presidente Eisenhower non autorizzò l'attivazione dei piani del generale Power; l'Atomic Energy Commission che legalmente era ancora la responsabile ultima del possesso e dell'impiego delle armi nucleari americane, aveva grandi dubbi anche riguardo il sistema dell'allerta a terra e riteneva troppo rischioso tenere in volo sopra i cieli degli Stati Uniti bombardieri armati di bombe nucleari completamente attive e funzionanti. Nonostante le assicurazioni minacciose del generale Power che, subito dopo il lancio sovietico del satellite ''Sputnik'', affermò che i suoi bombardieri erano sempre in aria armati di bombe nucleari, nella realtà in questa fase non era ancora funzionante alcun programma di ''Airborne alert'' e anche l'allerta a terra era attivo con alcune limitazioni operative.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografi ==
* E. Schlosser, ''Comando e controllo'', Mondadori, Milano, 2015, ISBN 978-88-04-65512-1
 
== Voci correlate ==
* [[Guerra fredda]]
* [[Guerra nucleare]]
* [[Allerta a terra]]
* [[Strategic Air Command]]
* [[Boeing B-52 Stratofortress]]
 
{{Infobox conflitto
|Tipo = missione aerea in alto mare
|Nome del conflitto = Intercettazione del Rex
|Immagine =B-17s flyby Rex.jpg
|Didascalia = Bombardieri B-17 sorvolano il transatlantico italiano Rex a 800 miglia ad est di New York
|Parte_di =
|Casus =
|Data = 12 maggio 1938
|Luogo = [[Oceano Atlantico]]
|Esito = Riuscita intercettazione del transatlantico italiano ''Rex'' da parte di bombardieri a lungo raggio B-17
}}
 
==Scultura e pittura==
L'''intercettazione del Rex''' fu un'operazione dimostrativa d'addestramento in tempo di pace portata a termine con successo dal [[United States Army Air Corps]] nel maggio 1938, prima della [[seconda guerra mondiale]]. L'individuazione e la precisa localizzazione di una nave in alto mare nell'oceano (il famoso transatlantico italiano [[Rex (transatlantico)|Rex]]) da parte di bombardieri a lungo raggio [[Boeing B-17 Flying Fortress]] il 12 maggio 1938 fu un evento di grande importanza per lo sviluppo di una dottrina strategica autonoma da parte delle forze aeree americane istituzionalmente ancora dipendenti dal [[United States Army]]<ref>Shiner, ''Winged Shield, Winged Sword: A History of the United States Air Force'', p. 133.</ref>. La missione era ufficialmente catalogata come operazione di addestramento per verificare le capacità delle difere costiere degli Stati Uniti, ma fu in realtà concepita dai pianificatori del ''Army Air Corps'' come una dimostrazione propagandistica, ampiamente pubblicizzata per dimostrare in modo spettacolare le capacità dei nuovi bombardieri pesanti come strumenti di proiezione di potenza a lungo raggio<ref>Correll, ''Rendezvous with the Rex'', p. 57.</ref>.
Nel casino da caccia si annoverano gli affreschi di [[Fedele Fischetti]] sul mito di Bacco ed Arianna e la grande vasca in marmo di Mondragone al centro di una sala decorata con soggetti dell'antichità classica. La fontana con tritoni e delfini è opera di Solari nel [[1794]]. Occasionalmente sono esposti in mostra tele di [[Salvatore Fergola|Fergola]], Veronesi e [[Jakob Philipp Hackert|Hackert]], il pittore prussiano della ''Campania felix''<ref name=romano/>.
 
==Arco Borbonico==
La missione aerea si svolse durante le manovre di difesa costiera condotte dall'Air Corps senza la partecipazione della [[United States Navy]], e apparentemente senza che lo stato maggiore dell'Esercito avesse compreso le implicazioni e gli scopi reali dell'operazione<ref>Correll, ''Rendezvous with the Rex'', p. 55.</ref>. Gli stati maggiori di esercito e marina erano continuamente in disaccordo con i capi del Air Corps riguardo al ruolo e alle missioni da assegnare alle forze aeree; la Navy metteva in discussione i compiti marittimi dele forze aeree, mentre l'sercito cercava di limitare il suo ruolo a quello di forze di supporto per le truppe di terra<ref>Shiner, ''Winged Shield, Winged Sword: A History of the United States Air Force'', p. 116.</ref>.
[[File:Arcoborbonicoretro.JPG|thumb|left|Vista posteriore dell'arco]]
L'Arco Borbonico è il portale d'accesso al Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio e rappresenta una testimonianza di preesistenza alle seterie realizzate nel settecento. Risale infatti al [[1600]] quando era il varco d'accesso alla proprietà feudale dei Principi Acquaviva, signori di Caserta. Ancora oggi l'Arco rimane il passaggio migliore per raggiungere il Belvedere. L'Arco, sulla cui sommità è presente lo stemma borbonico con due leoni in pietra ai lati realizzati dallo scultore [[Angelo Brunelli]], è alto quasi 13&nbsp;m, largo 9 ed è formato da un unico [[fornice]] con un [[bugnato]] rettangolare e due [[Parasta|paraste]].
 
==Chiesa di Santa Maria delle Grazie==
Con notevole abilità propagandistica, il quartier generale dell'Air Corps non solo riuscì a portare a termine con successo l'intercettazione in alto mare, ma diffuse ampiamente la notizia dell'evento con un vasta copertura fotografica e per mezzo di notiziari radiofonici<ref>Shiner, ''Winged Shield, Winged Sword: A History of the United States Air Force'', p. 147.</ref>. Anche se il clamore pubblicitario inizialmente ebbe un influenza negativa sulle ambizioni di indipendenza dell'Air Corps, entro un anno il presidente [[Franklin D. Roosevelt]] e il futuro capo di stato maggiore dell'esercito, generale [[George C. Marshall]], divennero forti propugnatori del potere aereo a lungo raggio e furono particolarmente impressionati dalle capacità del B-17.
Voluta dal re Ferdinando IV e costruita da [[Francesco Collecini]], allievo del Vanvitelli, fu completata in due anni e consacrata il 30 giugno [[1803]] insieme all'inaugurazione della “Fiera ferdinandea di arte sacra”. All'occasione il papa concesse al devotissimo re uno speciale Giubileo di otto giorni per ciascun anno in perpetuo nella ricorrenza della festività della Santissima Vergine delle Grazie. I materiali da costruzione sono di tufo giallo del Monte Fiorillo per gli esterni, marmo di Mondragone e legno di cipresso per gli interni, argento, bronzo, porcellane per gli arredi e le suppellettili. Nella chiesa lavorarono artisti quali Cosimo de Focatiis, Raffaele Mattioli e Pietro Saja<ref>Pastore A. (1999) ''Chiesa della Vaccheria, alla fiera del re'', in “Leuciana festival”, inserto speciale de “Il Mattino”, giugno, p. 23</ref>. Dal primo all'8 luglio di ogni anno, grazie all'associazione “Arte nell'arte”, si svolge una mostra d'artigianato di arredi sacri.
 
==Prospettive su San Leucio==
=== Nuovi compiti per le forze armate degli Stati Uniti===
[[File:san leucio.jpg|thumb|left|Ingresso del Palazzo del Belvedere]]
Quando il ''United States Army Air Service'' divenne nel 1926 il ''United States Army Air Corps'', il Comitato congiunto Esercito-Marina (''Joint Army-Navy Board'') stava riconsiderando le responsabilità operative delle due forze armate nei compiti di difesa costiera; sia il capo dell'Air Corps, il [[maggior generale]] [[Mason Patrick]] che il capo dell'ufficio aereonautico della [[United States Navy]], contrammiraglio [[William A. Moffett]] si opponevano ad ogni restrizione sul raggio d'azione o le missioni dei loro rispettivi reparti. Di conseguenza il documento finale di "Azione congiunta" era piuttosto vago riguardo le missioni operative assegnate all'Air Corps in mare, ma "lasciava la porta aperta" all'interpretazione classica della marina sulla sua autorità; in particolare la Navy riteneva che le missioni di pattugliamento costiero basate a terra erano sua esclusiva prerogativa. I tentativi del Ministero della Guerra di chiarire questi aspetti furono respinti dalla marina in modo talmente brusco che il segretario alla Guerra avvertì il presidente [[Herbert Hoover]] nel 1930 che la situazione metteva in pericolo la difesa nazionale<ref>Greer (1985), p. 68</ref>.
L'eredità della Colonia di San Leucio è sopravvissuta per decenni grazie alla presenza di diverse aziende seriche che però, ultimamente, hanno cessato l'attività per de-localizzare le industrie. Questa operazione, di natura meramente economica, ha conferito un duro colpo all'immagine della frazione casertana e soprattutto all'occupazione locale che oggi annovera centinaia di operaie specializzate in cassa integrazione o in mobilità.
 
A San Leucio, all'interno della fabbrica originaria del re Ferdinando, il Palazzo del Belvedere, ha oggi sede il "Museo della seta" che conserva alcuni macchinari originali, ancora funzionanti, per la lavorazione della seta che mostrano tutte le fasi della produzione con gli antichi telai restaurati ed azionati da una ruota idraulica posta nei sotterranei del palazzo. La visita al Complesso Monumentale prevede anche il passaggio negli appartamenti storici, arredati con suppellettili provenienti dalla [[Reggia di Caserta]] (tra le stanze di notevole interesse è il Bagno di Carolina, con la vasca in marmo di Carrara) e ai Giardini all'italiana, costituiti da una serie di terrazzamenti con piante identiche a quelle sistemate dal Re sul finire del '[[XVIII secolo|700]]. È inoltre possibile visitare su richiesta anche la “Casa del tessitore”, esempio di abitazione coloniale d'epoca.
Il 7 gennaio 1931 il capo di stato maggiore dell'esercito generale [[Douglas MacArthur]] e il capo delle operazioni navali della U.S. Navy, ammiraglio [[William V. Pratt]], raggiunsero un accordo che modificava il documento di "Azione congiunta" e assegnava agli aerei basati a terra dell'Air Corps il ruolo di difesa costiera <ref>Greer (1985), p. 69</ref><ref>Tate (1998), p. 78.</ref>. Questo accordo giunse nel momento in cui l'Air Corps era alla ricerca di una missione operativa che potesse giustificare lo sviluppo e la produzione di bombardieri monoplani interamente metallici e le teorie della Scuola Tattica dell'Air Corps a favore dell'impiego di bombardieri pesanti a lungo raggio. Il primo tentativo dell'Air Corps di dimostrare le sue capacità nei compiti di difesa costiera peraltro si concluse con un imbarazzante fallimento che riaccese le polemiche e provocò pesanti critiche al corpo aereo americano. L'11 agosto 1931 il tentativo di intercettazione della nave mercantile ''USS Mount Shasta'' da parte di bombardieri B-3 e B-5 non ebbe successo e per una serie di circostanze avverse gli aerei non individuarono il cargo; si parlò di ''Shasta disaster'' e di ''bombing flop''.
 
Dal [[1999]], nei mesi estivi, si svolge a San Leucio il "[[Leuciana Festival]]", manifestazione artistica e culturale che in pochi anni si è ritagliata un ruolo di primo piano in Italia con un successo di pubblico sempre crescente. Tra gli ospiti più famosi che si sono esibiti al Leuciana, da ricordare [[Michael Bublé]], [[Claudio Baglioni]], [[Franco Battiato]], [[Giovanni Allevi]], i [[Pooh]], [[Fiorella Mannoia]], l'[[Orchestra Scarlatti]] del Teatro San Carlo di Napoli e ancora [[Pino Daniele]], il musical [[Cats (musical)|Cats]], [[Pat Metheny]] e tanti altri artisti di livello internazionale.
La U.S. Navy nel frattempo aveva prestato scarsa attenzione ai termini dell'accordo MacArthur-Pratt e aveva continuato a sviluppare aerei basati a terra, espandendo contemporaneamente le sue stazione aero-navali (''naval air staion''); nel 1933, dopo il ritiro dell'ammiraglio Pratt, la marina decise di annullare anche formalmente gli accordi e l'11 settembre 1935 il ''Joint Board'' emise un nuovo documento in cui si affermava esplicitamente che tutte le missioni dell'Air Corps, compresa la difesa costiera, erano da considerare "ausiliarie" all'azione dell'esercito campale.
 
== Note ==
<references/>
 
==Bibliografia==
=== Secondo colpo nucleare ===
*Aa.Vv. (1998) ''Lo Bello Vedere di San Leucio e le Manifatture Reali'', Napoli, ESI.
Il '''secondo colpo nucleare''' (in inglese ''second strike'') è nella strategia della [[guerra nucleare]] la capacità di una nazione di rispondere ad un attacco nucleare con una potente rappresaglia nucleare contro l'avversario (''second-strike capability'').
*Aa.Vv., (1973) ''San Leucio: vitalità di una tradizione'', Milano, Facoltà di Architettura.
*Aa.Vv., (1977) ''San Leucio: archeologia, storia, progetto'', Milano.
*Alisio G., (1976) ''Siti reali dei Borbone'', Napoli.
*Amari E., (1857) ''Critica di una scienza delle legislazioni comparate'', Genova.
*Archivio di Stato di Caserta, (1973) ''Donazione dei disegni e studi su San Leucio dell'architetto Richard Plunz'', Mostra San Leucio, Vitalità di una tradizione.
*Battaglini M., (1983) ''La manifattura reale di San Leucio tra assolutismo e Illuminismo'', Roma.
*Battisti E., (1973) ''San Leucio come utopia e Vicende del programma italiano'', Facoltà di architettura, Politecnico di Milano, Milano.
*Bologna L., (2004) ''L'architetto, il consigliere, la regina santa'', Caserta.
*Bulferetti L., (1944) ''L'assolutismo illuminato in Italia (1700-1789)'', Milano.
*Caprio L. (1993) ''San Leucio, memorie storiche ed immagini'', Laurenziana, Napoli.
*{{Cita libro|autore=Pietro Colletta|titolo=Storia del reame di Napoli|editore=Hauman|anno=1847|url=http://books.google.com/books?id=gwhbAAAAQAAJ|pp=77-78}}
*De Fusco R., Sbandi F., (1971) ''Un centro comunitario del ‘700 in Campania'', in “Comunità”, XV, n. 86.
*Galdi M., (1790) ''Analisi ragionata del Codice ferdinandino per la popolazione di San Leucio'', Napoli.
*Kruft H.W., (1990) ''Le città utopiche. La [[città ideale]] dal XV al XVIII secolo tra utopia e realtà'', Bari.
*Libertini A., (1980) ''Una giornata a San Leucio nell'anno di grazia 1789'', Caserta.
*Patturelli F., (1826) ''Caserta e San Leucio'', Napoli.
*{{Cita libro|autore=Piero Pierotti|titolo=Imparare l'ecostoria|editore=FrancoAngeli|anno=1999|ISBN=978-88-464-1334-5|url=http://books.google.com/books?id=jzvqV2RW96gC|pp=146-148}}
*Plunz R., (1973) ''San Leucio. Vitalità di una tradizione - Traditions in Transition'', George Wittenborn & Co., New York.
*{{Cita libro|titolo=Prospetto per la formazione di una compagnia industriale per San Leucio|editore=|anno=1827|url=http://books.google.com/books?id=7VfYPoBC9EgC}}
*Schiavo A., (1986) ''Riflessi degli statuti leuciani nell'urbanistica di Ferdinandopoli'', Caserta.
*{{Cita libro|autore=Maria Rosaria D'Uggento|titolo=Un popolo di lazzaroni|editore=Editrice UNI Service|anno=2011|ISBN=978-88-6178-676-9|url=http://books.google.com/books?id=V84eqnYGZmMC}}
*Valcastelli C., ''Un'utopia positiva dell'illuminismo napoletano,'' in " Il Contributo" 1987 - Anno XI , n. 4
*Verdile N. (2007), "L'utopia di Carolina. Il Codice delle leggi leuciane", Napoli, Regione Campania, Stamperia Digitale.
*Verdile N. (2009), ''Utopia sociale, utopia economica. Le esperienze di San Leucio e di New Lanark'', Roma, Danape.
 
==Voci correlate==
Avere questa capacità e convincere l'avversario della sua efficacia, è considerato di importanza vitale nel sistema della [[deterrenza nucleare]]; in caso contrario l'altra parte potrebbe essere indotta a tentare di vincere una guerra nucleare attraverso un massiccio [[primo colpo nucleare]] (''first strike'') contro le forze nucleari dell'avversario (cosiddetta strategia nucleare ''counterforce'', [[controforza]]).
*[[Antico Opificio Serico De Negri]]
*[[Belvedere di San Leucio]]
*[[Caserta]]
*[[Statuto di San Leucio]]
 
==== TeoriaAltri progetti ====
{{interprogetto|commons_oggetto=immagini}}
 
==Collegamenti esterni==
Nel complesso quadro della strategia della guerra nucleare, il possesso di una capacità di secondo colpo può contrastare efficacemente la minaccia di un primo colpo nucleare e può supportare una strategia di ''no first use nuclear'' ("non uso per primo di armi nucleari"). La capacità reciproca di secondo colpo generalmente conduce alla strategia della MAD ("Distruzione reciproca assicurata"), anche se una delle due parti avesse un livello inferiore di risposta deterrente residua. La capacità di secondo colpo nucleare può essere ulteriormente rafforzata dall'attivazione di meccanismi di tipo [[fail deadly]].
*{{cita web|http://www.sanleucionline.it|Il Real Sito di San Leucio}}
*{{cita web |1=http://www.leuciana.org |2=Leuciana festival official Home Page |accesso=8 novembre 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170513143900/http://www.leuciana.org/# |dataarchivio=13 maggio 2017 |urlmorto=sì }}
 
{{Luigi Vanvitelli}}
L'obiettivo cruciale di una capacità di "secondo colpo nucleare" consiste nella capacità di preveniere attacchi di primo colpo che potrebbero mettere fuori uso l'arsenale nucleare della nazione, mantenendo la possibilità di sferrare una rappresaglia nucleare. La presenza di una Triade nucleare è un elemento importante per diversificare gli arsenali nucleari in modo da assicurare una migliore capacità di ''second-strike''.
{{Patrimoni Unesco|Italia}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|architettura|Due Sicilie|patrimoni dell'umanità|storia}}
 
[[Categoria:San Leucio (Caserta)| ]]
Van Tien Dung, Le Trong Tan, Viktor Krulak, Taylor-Rostow, Krulak-Mendenhall, Taylor-McNamara.