Ḫattuša e Carlo Crivelli: differenze tra le pagine

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[[File:Crivelli Madonna and Child Enthroned with Donor.jpg|thumb|''[[Madonna Cook]]'', 1470, Washington, National Gallery]]
{{coord|40.019694|N|34.615302|E|format=dms|display=title}}
{{Bio
{{Vetrina inserimento|arg=archeologia|arg2=storia}}
|Nome = Carlo
{{Sito archeologico
|Cognome = Crivelli
| Nome = Ḫattuša
|Sesso = M
| Immagine = Hattusa.liongate.jpg
|LuogoNascita = Venezia
| LarghezzaImmagine =
|GiornoMeseNascita =
| Didascalia = La Porta dei Leoni di Ḫattuša a sud-ovest della città.
|AnnoNascita = [[1430]]?
| Civiltà = Hatti
|LuogoMorte = Ascoli Piceno
| Utilizzo = Capitale di regno
|GiornoMeseMorte =
| Stile =
|AnnoMorte = 1495
| Epoca =
|Epoca = 1400
<!-- Localizzazione -->
|Attività = pittore
| Stato = TUR
|Nazionalità = italiano
| Suddivisione1 = [[Regione del Mar Nero|Mar Nero]]
| Suddivisione2 = [[Provincia di Çorum|Çorum]]
| Suddivisione3 =
| Latitudine= 40.019694
| LatNS = N
| Longitudine= 34.615302
| LongEW = E
| Altitudine = 1&nbsp;100
<!-- Dimensioni -->
| Superficie = 2&nbsp;684&nbsp;600
| Altezza =
| Larghezza =
| Volume =
| Inclinazione =
<!-- Scavi -->
| Data_scoperta =
| Date_scavi =
| Organizzazione_scavi =
| Archeologo =
<!-- Amministrazione -->
| Parte di =
| Ente =
| Responsabile =
| Visitabile =
| Sito_web =
}}
{{UNESCO
| tipoBene = patrimonio
| nome = Ḫattuša: Capitale degli Ittiti
| nomeInglese = Hattusha: the Hittite Capital
| immagine =
| anno = 1986
| annoEliminazione =
| tipologia = Culturali
| criterio = (i)(ii)(iii)(iv)
| pericolo =
| link = 377
| linkMappa =
}}
'''Ḫattuša''' (''Hattusha'')<ref group="nota">Con la translitterazione fonetica della lingua ittita nella grafia moderna il suono rappresentato dalla lettera š corrisponde a sh, per cui la stessa parola può trovarsi scritta in testi diversi in modo diverso: Hattuša o Hattusha o anche semplicemente ma in modo meno corretto Hattusa. Il simbolo ''Ḫ'' a sua volta indica, nella translitterazione una lettera H laringea, un suono che può essere rappresentato anche come ''KH'' , da qui la possibilità di trovare il nome della città scritto come Khattuša o Kattuša.</ref> fu la capitale dell'[[Ittiti|impero ittita]], oltre che un centro religioso di primo ordine e un importante centro culturale<ref name= DAI>{{cita web|lingua= en |url= http://www.hattuscha.de/English/cityhistory1.htm|titolo= A Brief History of Hattusha/Boğazköynel|sito= The Excavations at Hattusha - A project of the German ArchaeoIogical Institute DAI|accesso= 28 agosto 2014}}</ref>. Oggi è un [[sito archeologico]] in [[Turchia]], nei pressi dell'attuale villaggio di [[Boğazkale]], nella [[provincia di Çorum]], all'interno di un'ansa del fiume [[Kızılırmak]] (''Marashantiya'' nelle fonti ittite e ''Halys'' in quelle greche) nell'[[Anatolia]] centrale, a circa 145&nbsp;km a nord-est di [[Ankara]], a una quota media di 1&nbsp;100 metri sul livello del mare. Il sito è stato inserito tra i [[Patrimonio dell'umanità|Patrimoni dell'Umanità]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]] nel [[1986]]<ref name= UNESCO>{{Cita web|url= http://whc.unesco.org/fr/list/377|titolo= Pagina del sito dell'UNESCO}}</ref>.
 
Originario di Venezia, si formò a [[Padova]] e in seguito lavorò soprattutto nel sud delle [[Marche]], diventando di fatto il più importante artista attivo sul bacino dell'Adriatico, esclusa la Laguna veneta. Influenzato in gioventù da [[Donatello]], la sua arte restò sempre in bilico da un lato con le novità prospettiche, l'intenso espressionismo e il disegno incisivo e nervoso, dall'altro con un sontuoso decorativismo di matrice [[tardogotica]], fatto di marmi screziati, tessuti preziosi, frutti e animali, arabeschi dorati e spesso applicazioni in pastiglia<ref>[[Stefano Zuffi]], Il Quattrocento, Electa, Milano 2004, p. 260. ISBN 88-370-2315-4</ref>.
La parte più estesa del sito è costituita dalla ''Città Bassa'' che si estende a sud per circa 1&nbsp;km²<ref>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/english1.htm|titolo= Descrizione del sito|sito= The Excavations at Hattusha - A project of the German ArchaeoIogical Institute DAI|accesso= 28 agosto 2014}}</ref>, ed è cinta da mura con porte decorate con rilievi raffiguranti guerrieri, leoni e sfingi<ref name= DAI />. All'esterno delle mura si trova la necropoli, contenente vari sepolcri. Le stime attuali indicano una popolazione tra i 20&nbsp;000 e i 40&nbsp;000 abitanti nel periodo d'oro. Le case comuni erano costruite in legno e [[mattoni di fango]], e per questo motivo non restano altre testimonianze che le mura in pietra dei templi e dei palazzi.
 
Pur rimanendo, per scelta, isolato dalle grandi correnti dell'arte rinascimentale che attraversavano la penisola, Crivelli si rinnovò continuamente con originalità e una ricerca formale mai interrotta: «Non se ne sta quieto, né mostra di essere pago di una creatività scontata e ripetuta; si arrovella invece nel cercare non composizioni nuove, ma nuove soluzioni formali, quasi soggiogato dalla esigenza di un'impossibile perfezione» (Zampetti, 1986<ref>cit., p. 42.</ref>). La sua ricerca fu diversa da quella dei contemporanei, ma non meno complessa: non cercava il respiro atmosferico del conterraneo [[Giovanni Bellini]], ma si sforzava di inserire momenti di spiccata verità in uno schema arcaizzante e astratto<ref name=Z43>Zampetti, 1986, cit., p. 43.</ref>.
Con più di 30&nbsp;000 tavolette cuneiformi riportate alla luce ininterrottamente dall'inizio degli scavi, Hattusa rappresenta il sito dal quale provengono la maggior parte delle nostra conoscenze sulla civiltà ittita oltre che notevoli testimonianze, grazie all'importanza del regno, sulla situazione di tutto il Medio Oriente. Una tavoletta riporta i dettagli del [[Trattato di Qadeš|trattato di pace fra Ittiti ed Egizi]], ai tempi del faraone [[Ramesse II]], dopo la [[Battaglia di Qadeš]] attorno al 1283 a.C. Una copia è esposta presso le [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] a [[New York]] quale esempio di uno dei primi trattati di pace internazionali.
 
== Biografia ==
La città venne distrutta intorno al 1200 a.C., alla caduta dell'impero ittita, durante quel periodo storico definito come il [[Collasso dell'età del bronzo]]. Anche dopo la caduta del regno ittita il sito fu regolarmente occupato nel corso dei secoli successivi, fino all'attuale villaggio turco, senza però mai più avvicinarsi allo splendore della antica città.
La conoscenza della vita di Carlo Crivelli è legata a scarsi documenti che lo riguardano e a molte firme da lui apposte sulle sue opere che, sebbene spesso smembrate e disperse, permettono di ricostruire i suoi spostamenti<ref name=Z11>Zampetti, 1986, cit., p. 11.</ref>.
 
=== Origini e formazione ===
== Territorio ==
[[File:Carlo Crivelli 065.jpg|thumb|left|upright|''[[Madonna della Passione]]'' (1460 circa)]]
Il territorio che circonda la città includeva ricchi [[agricoltura|campi agricoli]], colline per la [[pastorizia]] e boschi. Si possono ancora osservare piccoli boschi all'esterno della città, residuo delle foreste dell'antichità, e questo significa che gli abitanti avevano a disposizione molto legname per la costruzione degli edifici<ref name= DAI2 />. I campi fornivano frumento, orzo e lenticchie mentre i boschi permettevano la caccia a vari tipi di [[cervidi|cervi]], ma probabilmente la cacciagione non costituiva una fonte alimentare primaria ma solo un'integrazione. La carne consumata proveniva principalmente dagli animali domestici<ref>{{Cita web|url= http://www.okpedia.it/economia_ittiti|titolo= Economia ittiti|sito= Okpedia: enciclopedia online di economia e tecnologia|accesso= 27 dicembre 2014}}</ref><ref>{{Cita web|url= http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/7/le-grandi-civilta-antiche-hittiti-mitanni-hurriti|titolo= Hittiti|sito= Zanichelli dizionario più, storia digitale|accesso= 27 dicembre 2014}}</ref><ref name= Hitomi>{{Cita pubblicazione|titolo= Continuity or Changes: Faunal Remains from Stratum IId at Kaman-Kalehoiuk|autore= Hitomi Hongo|rivista= Identifying Changes: The Transition from Bronze to Iron Ages in Anatolia and its Neighbouring Regions|volume= Session 6: Natural Sciences|editore= Türk Eskiçag Bilimleri Enstitüsü Yayinlari|città= Istanbul|anno= 2003|pp= 257-259|lingua= en|ISSN= 9758070630-9789758070633|citazione= in general, faunal assemblage from anatolian sites, consist of about 50 to 70% sheep and goats and about 15-20% each of cattle and pigs, and 5% or less in wild animals (in generale, i resti animali ritrovati presso i siti anatolici sono costituiti per circa il 50-70% da pecore e capre e per circa il 15-20% ciascuno da altro bestiame e maiali, solo per il 5% o meno da selvaggina)}}</ref><ref name= Pollath>{{Cita pubblicazione|titolo= Changes from Late Bronze Age to Early Iron Age Animal Husbandry as Reflected in the Faunal Remains from Buyukkaya/Bogazkoy-Hattusa|autore1= Angela von den Driesch|autore2= Nadja POLLATH|rivista= Identifying Changes: The Transition from Bronze to Iron Ages in Anatolia and its Neighbouring Regions|volume= Session 6: Natural Sciences|editore= Türk Eskiçag Bilimleri Enstitüsü Yayinlari|città= Istanbul|anno= 2003|pp= 257-259|lingua= en|ISSN= 9758070630-9789758070633}}</ref>. C'erano molti altri insediamenti nelle vicinanze, come ad esempio il santuario di roccia di Yazılıkaya e la città di [[Alaca Höyük]] (il centro religioso ittita corrispondente alla città di [[Arinna]]). Dal momento che i fiumi non erano navigabili, tutti i trasporti da e verso Hattusa erano effettuati via terra<ref>{{Cita|Bryce|pp. 29-30}}.</ref>.
Un documento del 13 ottobre [[1444]] attesta che Carlo Crivelli è figlio del pittore ''Iachobus de Chriveris'', abitante a Venezia nella parrocchia [[chiesa di San Moisè|di San Moisè]] e ha un fratello minore di nome [[Vittore Crivelli|Vittore]]<ref name=Z11/>. Un terzo fratello, chiamato Ridolfo dal Ricci nel 1834, è probabile non sia mai esistito<ref name=Z15/>. Dell'attività del padre non si conosce nessuna opera: probabilmente fu tra i seguaci di [[Jacobello del Fiore]] o [[Michele Giambono]]. Nessun documento noto ci trasmette la data di nascita di Carlo, che viene dedotta agli anni [[1430]]-[[1435]], perché doveva essere già maggiorenne quando, il 7 marzo [[1457]], fu condannato a sei mesi di [[carcere]] e a duecento [[lira veneziana|lire]] di multa, «perché, innamorato di Tarsia, moglie del marinaio veneziano Francesco Cortese, la rapì dalla casa del fratello di Francesco e la tenne nascosta per molti mesi, avendo con lei rapporti carnali con disprezzo di Dio e dei sacri vincoli del matrimonio»<ref name=Z11/>. La vicenda del concubinato con la moglie di un marinaio, evidentemente assente da lungo periodo, destò scandalo e fu in tutta probabilità il motivo per cui l'artista si allontanò, senza fare mai ritorno, dalla sua città natale<ref name=Z11/>.
 
Pur in mancanza di documentazione, si pensa che Carlo sia stato apprendista di [[Antonio Vivarini]], [[Giovanni d'Alemagna]] e [[Bartolomeo Vivarini]], quest'ultimo ben informato della contemporanea [[rinascimento padovano|cultura pittorica padovana]], fondata sulla scuola di [[Francesco Squarcione]]; a questa dovette guardare il giovane Crivelli, in particolare al coetaneo dalmata Giorgio Čulinovič, detto [[Giorgio Schiavone]], ad [[Andrea Mantegna]], a [[Marco Zoppo]], nonché ai fiorentini di passaggio in tale città quali [[Filippo Lippi]] e [[Donatello]]. Non è chiaro se l'artista ebbe, già prima della condanna, un contatto diretto con la scuola padovana, o soltanto mediato dai Vivarini<ref name=Z11/>.
== Archeologia ==
=== Il sito archeologico ===
[[File:Hattuscha Overview Map-it.svg|thumb|Mappa del sito: 1) le [[Ḫattuša#Le fortificazioni|mura di cinta a ovest della ''Città bassa'']] 2) il [[Ḫattuša#Il Grande Tempio (Tempio 1)|grande tempio della ''Città bassa'']] 3) la cosiddetta ''casa sulla discesa'' (edificio amministrativo ricostruito) 4) [[Ḫattuša#La cittadella di Büyükkale|Büyükkale]] 5) le mura interne 6) Sarikale 7) la porta dei leoni 8) la porta delle sfingi 9) il [[Ḫattuša#Le fortificazioni|bastione di Yerkapi]] 10) la zona dei templi della ''Città alta'' 11) la porta del re 12) [[Ḫattuša#I luoghi di culto della Città Alta|Nisantepe]] 13) la ''camera 2'' 14) Büyükkaya.]]
 
Relativamente ai primi anni a Venezia, nessuna opera è sicuramente riferibile all'artista. Le opere ricordate dallo storico veneziano [[Carlo Ridolfi]] ([[1648]]) nella sua città di origine sono tutte perdute, ovvero un ''San Fabiano'' e le ''Nozze mistiche di santa Caterina'' nella [[chiesa di San Sebastiano (Venezia)|chiesa di San Sebastiano]] e le ''Storie di san Leone Bembo'' nella cappella di San Sebastiano presso [[Chiesa di San Lorenzo (Venezia)|San Lorenzo]]; stessa sorte è toccata a quelle citate dal Boschini nel [[1664]]<ref name=Z12/>. Un paio di Madonne firmate (''[[Madonna Huldschinsky (Carlo Crivelli)|Madonna Huldschinsky]]'' a [[San Diego]], ''[[Madonna della Passione|Madonna col Bambino e putti]]'' a Verona), già in monasteri veneziani, sono riferite ai primi anni sessanta<ref name=Z12/> e rivelano influssi padovani anche se il Bottari ha voluto riconoscervi collegamenti con [[Domenico Veneziano]]. Più antica ancora, secondo l'ipotesi dello Zampetti, sarebbe la ''[[Madonna Speyer]]'' nella [[Fondazione Giorgio Cini]], in cui si respira una cultura più protorinascimentale, legata a [[Jacopo Bellini]]<ref name=Z12/>.
Il sito si trova presso la cittadina di [[Boğazkale]] nel nord dell'[[Anatolia]] centrale, 150&nbsp;km a est di Ankara. Si tratta di una regione montuosa caratterizzata da un clima relativamente rigido e oggi molto secco, anche se probabilmente era più umido durante il periodo ittita{{#tag:ref|Un'indicazione di questa evoluzione climatica della regione ci è fornita da un testo risalente a un periodo leggermente posteriore. Si tratta di un'iscrizione che vanta i vantaggi del sito della città frigia di [[Orcisus]] (corrispondente al sito turco [[Alikel Yaila]], chiamato anche [[Alekian]]), contenuta nella [[tavola di Peutinger]], dove si afferma che questa possedeva, grazie alla pendenza e ai ruscelli che l'attraversavano, un gran numero di mulini ad acqua. Fonte:{{Cita libro|lingua= fr|autore= Marie-Claire Amouretti|titolo= Le pain et l'huile dans la Grèce antique. De l'araire au moulin|città= Besançon|editore= Les Belles Lettres, ALUB, (328)|anno= 1986|ISBN= 2-251-60328-X}}.|group="nota"}}. Gli inverni sono lunghi e freddi, le estati brevi e calde. Oggi c'è poca vegetazione intorno al sito, l'ambiente è roccioso e la vegetazione tipica della steppa<ref name= DAI2>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/cityhistory2.htm|titolo= The Hittites, their forerunners and their followers|sito= The Excavations at Hattusha - A project of the German ArchaeoIogical Institute DAI|accesso= 28 agosto 2014}}</ref>. Gli altopiani circostanti sono fertili e, se ben coltivati, sono in grado di sostentare anche una popolazione numerosa, come però non accadeva nei tempi antichi per mancanza di moderni attrezzi agricoli e di una forza lavoro adeguata. Le aree a nord di Boğazkale sono via via più umide mano a mano che ci si avvicina al [[Mar Nero]] e la copertura forestale è più densa.
[[File:Hattusa.rampart.jpg|thumb|left|Bastioni di Yerkapi a sud.]]
 
=== A Zara ===
Boğazköy/Boğazkale è una vasta area di oltre 160 ettari, divisa in più parti. Ci sono due grandi promontori rocciosi, Büyükkale ("Grande Fortezza") nella parte centro-orientale e Büyükkaya ("Grande Roccia"), 500 metri più a nord. A ovest di Buyukkale sorge la ''Città Bassa'', il sito ove si sviluppò il primo agglomerato di Hattusa, su una superficie relativamente piatta. A sud di Buyukkale sorge invece la ''Città Alta'', la parte di più recente costruzione della capitale<ref name= DAI3>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/citytour.htm|titolo= Hattusa City Tour|sito= The Excavations at Hattusha - A project of the German ArchaeoIogical Institute DAI|accesso= 28 agosto 2014}}</ref>. Ci sono poi tre piccoli promontori rocciosi: Yenicekale, Nişantepe e Sarıkale<ref name= DAI3 />. Quello più a sud è Yerkapı, una collina artificiale elevata durante l'ultimo secolo della capitale ittita per sviluppare i bastioni<ref name= DAI3 />; il sito è ben fornito di acqua, in quanto vi sono ben sette [[Sorgente (idrologia)|sorgenti]] naturali<ref name= DAI2 />. Diverse creste e promontori rocciosi furono utilizzati come utili punti di aggancio e rinforzo del sistema di difesa murario, mentre precipizi inaccessibili proteggono il sito dai lati nord ed est; questo presentava quindi notevoli vantaggi per la sicurezza dei suoi abitanti<ref name= DAI3 />.
Dopo l'arresto del '57 l'artista era probabilmente finito proprio a Padova, dove doveva aver legato particolarmente con [[Giorgio Schiavone]], seguendolo poi a [[Zara]], città allora sotto il dominio veneziano, in cui lo Schiavone si trovava almeno dal [[1461]]<ref name=Z15>Zampetti, 1986, cit., p. 15.</ref>. Qui Crivelli è citato in due atti notarili del 23 giugno [[1463]] e dell'11 settembre [[1465]], come ''maestro pittore, cittadino e abitante'' della città dalmata, ovvero residente da almeno qualche anno<ref name=Z12/>.
Su una scala più piccola, Boğazkale si trova all'interno di una grande ansa tracciata dal corso del fiume Kizilirmak nel punto d'incontro di due valli percorse da due suoi affluenti<ref name= DAI3 />. Nei tempi antichi, nei pressi del sito passavano importanti vie commerciali, tra cui una che collegava la [[Cappadocia]] centrale alle rive del Mar Nero in direzione sud-nord e altre che si sviluppavano in direzione est-ovest<ref name= trade>{{cita web|lingua= en|url= http://tectonic-culture.blogspot.it/2013/11/tectonic-environments-of-trade-routes.html|titolo= Tectonic environments of trade routes in antiquity|sito= Tectonic Environments of Ancient Cultures|anno= 2013|accesso= 28 agosto 2014|urlarchivio= https://archive.today/GvVPA |dataarchivio= 28 agosto 2014}}</ref>. La città di Hattusa, tuttavia, è sempre rimasta eccentrica rispetto all'antica civiltà ittita, che si sviluppò più a sud, e anche in relazione al territorio dell'impero, che si estendeva soprattutto a sud-est e successivamente a sud-ovest; essa inoltre fu sempre esposta agli attacchi delle popolazioni che abitavano le montagne più a nord e che non furono mai assoggettate dagli Ittiti: i [[Kaska]]<ref name= DAI2 />.
 
Nessuna opera si conosce del periodo zaratino. Due ''Madonne col Bambino e due angeli'', ora a [[Zagabria]] e a [[New York]], che furono accostate al pittore da Prijatelj, mostrano una certa debolezza del segno, che è da riferire all'attività del fratello [[Vittore Crivelli|Vittore]], che pure in quegli anni si trovava nella città dalmata (fino al [[1476]]), piuttosto che a un profilo più basso tenuto da Carlo per "adeguarsi alla scuola locale". Tutt'al più si possono assegnare a questo periodo le stesse Madonne di Verona e San Diego, in cui l'artista si qualifica come "veneto", e quindi verosimilmente al di fuori della sua zona d'origine<ref name=Z12/>.
Gli scavi archeologici hanno evidenziato almeno cinque livelli, corrispondenti a diverse epoche del sito. Il V strato (il più antico) risale a un insediamento antecedente il 2000 a.C., il IV strato corrisponde ai primi tempi dell'epoca ittita, lo strato IIIa corrisponde alla prima ristrutturazione della capitale ed è nascosto dallo strato IIIb che corrisponde al tardo nuovo impero<ref>{{cita|LaMoine|p.100}}</ref>. Questo strato è separato da segni di un vasto incendio dallo strato II, che corrisponde all'epoca frigia, e infine lo strato I corrisponde alla città ellenistica<ref>{{cita libro|lingua= de|autore= [[Kurt Wilhelm Marek|C.W. Ceram]]|titolo= Il libro delle rupi. Alla scoperta dell'impero degli Ittiti (Enge Schlucht und schwarzer Berg. Die Entdeckung des Hethiterreiches)|editore= Einaudi}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore= Sebastiano Soldi|titolo= Arte del Vicino Oriente antico|rivista= Storia dell'arte|volume= 1}}</ref>.
 
=== LaArrivo scopertanelle di HattusaMarche ===
[[File:Carlo Crivelli 023.jpg|thumb|upright=1.4|Il ''[[Polittico di Massa Fermana]]'', 1468]]
==== I primi esploratori ====
Si ignorano le ragioni della partenza da Zara e quando l'artista attraversò l'Adriatico. In ogni caso, nel [[1468]], firmò il ''[[Polittico di Massa Fermana]]'' e nel [[1469]] si trovava già ad [[Ascoli Piceno]], dove aveva già avuto modo di entrare in conflitto con un cittadino per una questione di carattere amministrativo di cui restano tracce documentarie. Il 16 febbraio [[1469]] era infatti in causa giudiziaria contro un tale Savino di mastro Giovanni d'Ascoli, ed elesse suoi procuratori Ulisse di ser Antonio da Venezia e Corradino Pasqualucci di Ascoli. A parte questa menzione però le prime opere dell'artista nelle Marche gravitano tutte attorno a [[Fermo]]<ref name=Z12/>, come il ''[[Polittico di Porto San Giorgio]]'' (1470), eseguito per la [[chiesa di San Giorgio (Porto San Giorgio)|chiesa di San Giorgio]] di quella città su commissione di un tale Giorgio, albanese qui emigrato a seguito della conquista turca<ref name=Z15/>.
Il sito di Boğazköy fu riscoperto nel 1834 dall'architetto francese [[Charles Félix Marie Texier]], esperto esploratore di rovine classiche che si era recato anche a Yazılıkaya<ref>{{Cita web|lingua= fr|url= http://y.deliyannis.free.fr/hatti/articles.php?id=hlk_0_3 P.|autore= Clancier et A. Gaulon|titolo= La redécouverte de la civilisation hittite|sito= Haluka|data= 1997}}</ref>: Texier identificò l'antica città con [[Galazia#Vicende militari|Tavio]] (o Tavion), capitale dei [[Galati]] citata da vari autori classici come [[Erodoto]] e [[Strabone]], per la cui ricerca si era appositamente recato in Anatolia<ref name= DAI4>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/discovery.htm|titolo= The Discovery and Excavation of Boğazköy/Hattusha|sito= The Excavations at Hattusha - A project of the German ArchaeoIogical Institute DAI|accesso= 28 agosto 2014}}</ref>. Nel 1848 pubblicò un resoconto del suo lavoro con disegni e dettagliate descrizioni delle sue scoperte, che fu una guida per gli esploratori successivi. Due anni più tardi, un inglese, [[William John Hamilton]], visitò a sua volta Boğazköy e, anche lui, confermò l'identificazione con la città di Tavio<ref name= DAI4 />. Nel 1861, un altro archeologo francese [[Georges Perrot]], eseguì nuove indagini sul luogo con un gruppo di archeologi e mise in dubbio le ipotesi di Texier, preferendo identificare in quelle rovine la città di [[Battaglia di Pteria|Pteria]], citata da Erodoto durante il conflitto tra [[Creso]] di [[Lidia]] e [[Ciro II]] di [[Persia]]<ref name= DAI4 />.
Fino a quell'epoca, gli Ittiti erano sconosciuti a tutti, dal momento che solo la Bibbia ne citava brevemente il nome in alcuni passi del libro della [[Genesi]] {{passo biblico|Genesi|23:3}} e del libro dei [[Numeri]] {{passo biblico|Numeri|13:29}}. Quando però furono scoperte le [[Lettere di Amarna]] nel 1887, diventò chiaro che doveva essere esistito uno sconosciuto ma importante regno nell'Anatolia del secondo millennio a.C. anche perché tra queste tavolette d'argilla furono rinvenuti i primi testi in [[lingua ittita]]. Dal 1880 i tedeschi ebbero il ruolo più importante nella ricerca archeologica in Anatolia: Karl Humman, ingegnere ferroviario, realizzò un primo rilievo topografico del sito Boğazköy e alcuni scavi esplorativi a Yazilikaya nel 1882<ref name= DAI4 />. Nel 1894, il francese [[Ernest Chantre]] diresse i primi scavi a Yazilikaya e Boğazköy (Buyukkale e Grande Tempio), dove scoprì le prime tavolette degli archivi reali che poterono essere confrontate con quelle scoperte a [[Tell el-Amarna]]<ref name= DAI4 />.
 
==== UnResidente secoload diAscoli scavi tedeschi ====
[[File:Carlo crivelli, polittico di sant'emidio.jpg|thumb|left|''[[Polittico di Sant'Emidio]]'']]
[[File:B. Hrozný 1915.jpg|thumb|left|upright=0.5|Bedrich Hrozný, lo studioso che decifrò la lingua ittita, nel 1915]]
In ogni caso è dal [[1473]] che i documenti indicano la residenza stabile dell'artista ad Ascoli, quando esegue il ''[[Polittico di Sant'Emidio]]'' per il [[Duomo di Ascoli Piceno|Duomo]]. La permanenza in città viene infine suffragata dall'acquisto di una casa il 17 giugno [[1478]], per 10 ducati, nel sestiere di San Biagio<ref name=Z12/>.
 
Si sposò in una data imprecisata con una certa Iolanda, forse abruzzese di [[Atri]], dalla quale ebbe i figli Diana e un maschio che morì nell'agosto [[1487]]; i due adottarono anche una bambina, Biasiola<ref name=Z14/>.
A partire dal [[1906]], la ''Deutsche Orientgesellschaft'' (Società Tedesca dell'Oriente) assunse il controllo degli [[scavo (archeologia)|scavi]] ad Hattusa, e nello stesso anno l'archeologo tedesco [[Hugo Winckler]] e l'archeologo turco [[Theodore Makridi Bey]] si recarono sul sito per i primi scavi in grande stile<ref name= DAI4 /><ref>{{cita|Benoit|pp. 546-547}}.</ref>. Winckler era già un famoso [[assiriologo]] e ricercava tra le rovine di Boğazköy quelle della capitale ittita: egli condusse campagne di scavo nel 1906, nel 1907 e dal 1911 al 1913, anno della sua morte, le quali confermarono la sua intuizione<ref name= DAI4 />. L'esplorazione degli edifici fu lasciata in secondo piano, dal momento che una delle scoperte più importanti, che sancì il successo delle spedizioni, fu rappresentata dal ritrovamento degli archivi reali di tavolette d'argilla scritti in [[scrittura cuneiforme|caratteri cuneiformi]], contenenti la corrispondenza ufficiale, i contratti, i codici di leggi, procedure e riti religiosi, profezie degli [[oracolo|oracoli]] e letteratura del [[Vicino Oriente]]<ref name= DAI4 />. Purtroppo gli scavi non furono condotti con metodiche rigorose e precise (non vennero registrati i luoghi dei ritrovamenti e molte tavolette furono danneggiate) e questo rese difficile agli archeologi successivi ricostruire il sistema di archiviazione e di conservazione dei documenti da parte degli scribi ittiti<ref>{{cita|Collins 2007}}.</ref>. Comunque è grazie alle tavolette ritrovate da Winckler che l'assiriologo ceco [[Bedrich Hrozný]], tra il 1914 e il 1917, riuscì a decifrare e tradurre la lingua ittita che risultò essere una [[Lingue indoeuropee|lingua indoeuropea]]<ref>{{cita web|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/bedrich-hrozny/|titolo= Hrozný, Bedřich|sito= enciclopedia Treccani|accesso= 28 agosto 2014}}</ref><ref>{{cita|Hrozný}}.</ref>.
 
Si è ipotizzato che in questi anni l'artista avesse visitato [[Ferrara]], dove esistevano opere di [[Rogier van der Weyden]], o magari la Toscana, ma nessuna traccia documentaria suffraga queste proposte: la vita del Crivelli anzi sembra svolgersi senza interruzione e fino alla morte nel Piceno<ref name=Z12/>. La sua fama, o forse il suo spirito imprenditoriale, lo portarono a spingersi in numerosi centri del circondario, dove firmò numerose pale d'altare<ref name=Z12/>.
Gli scavi a Boğazköy, interrotti dalla [[prima guerra mondiale]] e poi dalla [[grande depressione]], ripresero nel 1931, sotto la direzione di [[Kurt Bittel]]<ref name= DAI4 /> e s'interruppero nuovamente nel 1939 a causa dello scoppio della [[seconda guerra mondiale]]<ref>{{cita|Benoit|pp. 578-612}}.</ref>. Da quel momento passarono sotto la direzione dell'[[Istituto archeologico germanico|Istituto Archeologico Tedesco]] (DAI, ''Deutsches Archäologisches Institut''), e Bittel ritornò a dirigerli nel 1952, prima di consegnare gradualmente la direzione a uno dei suoi studenti, [[Peter Neve]]<ref name= DAI4 />, che ne prese la gestione effettiva nel 1978. Le prime campagne furono dedicate a portare alla luce i principali edifici della capitale: la cittadella Buyukkale, il Grande Tempio e le sue dipendenze, le mura e le porte della città, con i più grandi templi di quest'ultima. Molte altre tavolette furono ritrovate, in particolare durante gli scavi del 1930. Il sito di Yazılıkaya fu ugualmente oggetto degli scavi, allo scopo di spiegare la sua esatta funzione nel culto ittita.
 
=== Soggiorni a Camerino ===
Peter Neve diresse gli scavi presso il sito fino al 1994<ref>{{Cita news|lingua= en|autore= J. Seeher|titolo= Forty Years in the Capital of the Hittites: Peter Neve Retires from His Position as Director of the Ḫattuša-Boğazköy Excavations|pubblicazione= The Biblical Archaeologist 58/2, Anatolian Archaeology: A Tribute to Peter Neve|data= 1995|pp= 63-67}}</ref> concentrandoli nella zona della ''Città Alta'', dove furono messi alla luce un gruppo di una trentina di templi e altri monumenti, in particolare intorno a Nişantepe<ref name= DAI4 />. Le misure di protezione del sito e la sua organizzazione per il turismo furono attivate in quegli anni, e il sito fu classificato come Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO nel 1986<ref name= UNESCO/>.
Appaiono particolarmente significativi alcuni soggiorni a [[Camerino]], città retta dai [[Varano (famiglia)|Varano]] e viva dal punto di vista culturale, dove operavano diversi pittori, tra cui anche [[Girolamo di Giovanni di Camerino|Girolamo di Giovanni]] e [[Giovanni Boccati]], che Crivelli doveva conoscere già dal comune alunnato presso lo [[Squarcione]] a Padova<ref name=Z12/>. Erano attivi inoltre alcuni maestri forestieri, come [[Niccolò Alunno]], che dovette avere un certo ascendente sul collega veneziano, pur non essendogli artisticamente inferiore<ref name=Z13/>.
 
Nel [[1482]] firmò il ''[[Polittico di San Domenico di Camerino]]'', al quale dovettero procedere e seguire altri incarichi più o meno impegnativi, per cui si ritiene che per tutti gli anni ottanta l'artista dovette alternare soggiorni ad Ascoli e a Camerino, con la tendenza ad allungare le soste nella seconda, come si evince anche da un documento del [[1488]] in cui è ricordato come "commorante" nella città dei Varano, ovvero abitante con una dimora fissa<ref name=Z12/>. In quegli anni veniva decorato il [[palazzo Ducale (Camerino)|palazzo Ducale]] e non è inverosimile che anche il Crivelli vi avesse messo mano, sebbene non è possibile trovarne traccia negli scarsi frammenti noti.
[[File:Hattusa reconstructed wall.JPG|thumb|right|Il tratto di muro ricostruito a Hattusa]]
 
Nella tarda maturità accolse alcune novità esterne, come la nuova struttura della [[pala d'altare]] a fronte del più ripetitivo [[polittico]]: ne è un esempio straordinario l<nowiki>'</nowiki>''[[Annunciazione di Ascoli]]'', del [[1486]]<ref name=Z43/>. La peculiarità dell'opera - originariamente collocata nella [[chiesa della Santissima Annunziata (Ascoli Piceno)|chiesa della Santissima Annunziata]] ad [[Ascoli Piceno]] - sta nella testimonianza della piena padronanza da parte del Maestro delle innovazioni rinascimentali. Se è vero infatti che il Crivelli caratterizza la sua produzione in termini antichizzanti, in linea con la [[pittura veneta|tradizione veneziana]] antecedente al [[Giovanni Bellini|Bellini]], ciò non è affatto dovuto alla mancata conoscenza dei valori pittorici rinascimentali. L'arcaismo di Crivelli appare quindi come una scelta voluta e consapevole.
Nel 1994 la direzione degli scavi passò a [[Jürgen Seeher]]<ref name= DAI4 />, che proseguì la ricerca avviata da Neve sulla collina Büyükkaya ma si dedicò anche a scavare nella parte occidentale della ''Città Alta''. Un originale programma di ricostruzione di un tratto del muro situato nei pressi del Grande Tempio fu attuato tra il 2003 e il 2005<ref>{{cita|Seeher}}.</ref>. Dal 2006, gli scavi continuano sotto la direzione di [[Andreas Schachner]]<ref name= DAI4 />.
 
[[File:Crivelli Carlo, Annunciation.jpg|thumb|''[[Annunciazione di Ascoli]]'']]
==== La pubblicazione delle scoperte ====
Diverse collane e riviste tedesche pubblicarono la maggior parte delle scoperte fatte a Boğazköy, dai primi scavi di Winckler e dei suoi collaboratori fino ai giorni nostri. Le tavolette ritrovate fino al 1939, prima della seconda guerra mondiale, furono portate in un primo tempo in Germania per poi essere restituite alla Turchia dopo il 1945 e depositate nei musei di Istanbul e Ankara; in questi musei sono conservate anche le tavolette ritrovate successivamente e classificate in varie serie{{#tag:ref|Quella che segue è la classificazione dei testi in base al luogo di ritrovamento (quindi con criteri archeologici). La classificazione CTH, ''Catalogue des Textes Hittites'', suddivide invece i testi in base all'argomento (quindi con criteri di tipo storiografico). In entrambe le classificazioni ogni singola tavoletta è identificata da una sigla univoca. Per esempio il più volte citato "Proclama di Anitta" è individuato con la sigla CTH 1.A-B (i testi dal CTH 1 al 220 sono di argomento politico), il proclama è stato ritrovato inciso in tre diverse copie di epoche diverse: la copia più antica è individuata dalla sigla KBo III 22=BoTU 7 (quindi appartenente alla serie ritrovata a Boğazköy e pubblicata dal 1952 in poi), un'altra è la KUB XXVI 71=BoTU 30 che contiene un frammento del proclama di Anitta e parte degli annali di Ammuna, la terza è la KUB XXXVI 98(+)98a(+)98b (quindi ritrovate a Boğazköy prima del 1921)(fonte:{{Cita|Laroche}}), per approfondimento vedi [[Lingua ittita]].|group="nota"}}:
* la serie ''Keilschrifttexte aus Boğazköy'' (KBO), pubblicata a Lipsia e Berlino, contenente la maggior parte delle tavolette ritrovate a Boğazköy sin dai primi scavi. In origine comprendeva le tavolette inviate in Germania, ma fu poi utilizzata anche per la pubblicazione delle tavolette restituite alla Turchia o scoperte dopo il 1952<ref>{{cita|Keilschrifttexte}}</ref>;
* la serie ''Keilschrifturkunden aus Boghazkoi'' (KUB), pubblicata nel 1921 a Berlino, comprendente le tavolette inviate al museo di Pergamo e in seguito restituite alla Turchia<ref>{{cita|Keilschrifturkunden}}</ref>;
* la serie ''Istanbul Arkeoloji Müzelerinde bulunan Boğazköy Tabletleri'' (IBOT), servita per pubblicare le tavolette restituite alla Turchia a Istanbul e Ankara<ref>{{cita|Arkeoloji}}</ref>;
* la serie ''Studien zur Boğazköy-Texten'' (StBoT), pubblicata a Wiesbaden, che include studi su tavolette trovate a Boğazköy, tra cui trascrizioni e traduzioni raramente incluse nelle altre edizioni delle tavolette<ref>{{cita web|url=http://opac.sub.uni-goettingen.de/DB=1/SET=31/TTL=50/FAM?PPN=130172154|lingua=de | titolo=Studien zu den Boǧazköy-Texten}}</ref>;
* dal 1978, i rapporti degli scavi sono pubblicati ogni anno dalla rivista dell'Istituto Archeologico Germanico, ''Archäologischer Anzeiger'', e dalla rivista turca ''Kazi Sonuçlan Toplantisi'';
* le serie ''Boğazköy-Hattusa'', ''Ergebnisse der Ausgrabungen''<ref>{{Cita web|lingua= de|url=http://www.fabernett.com/cgi-bin/fab455/47042.html|titolo= Boğazköy-Hattusa. Ergebnisse der Ausgrabungen dal sito del DAI: Deutsches Archäologisches Institut (Istituto Tedesco di Archeologia)}}</ref>, e ''Boğazköy-Berichte''<ref>{{Cita web|lingua= de|urlmorto= http://www.dainst.org/index_3159_de.html| urlarchivio =http://web.archive.org/web/20110307091546/http://www.dainst.org/index_3159_de.html|dataarchivio = 7 marzo 2011|titolo =Boğazköy-Berichte dal sito del DAI: Deutsches Archäologisches Institut (Istituto Tedesco di Archeologia)}}</ref> dell'Istituto archeologico tedesco contengono studi recenti sull'archeologia e l'arte di Hattusa.
 
=== StoriaUltimi anni ===
Nel [[1488]] è registrata ad [[Ascoli Piceno|Ascoli]] la morte dell'unico figlio maschio, di cui non sono ricordati né nome né età, ma che comunque doveva essere piuttosto giovane: per i funerali, nel libro delle entrate del [[Duomo di Ascoli Piceno|duomo]], è registrata la donazione di due libbre di cera da parte dell'artista<ref name=Z12>Zampetti, 1986, cit., p. 12.</ref>. Si tratta dell'ultima traccia della presenza dell'artista ad Ascoli, mentre si infittiscono le commissioni fuori dalla città. Il 10 maggio [[1488]] gli viene allogato il ''[[Polittico del Duomo di Camerino]]'', opera di prestigio, destinata all'altare maggiore della cattedrale di [[Camerino]]<ref name=Z13/>.
=== I primi millenni (dal VI al III millennio) ===
Le prime fasi di occupazione del sito di Boğazkale risalgono al VI millennio a.C. ([[Calcolitico]]), ed è già fin d'allora l'altopiano di Büyükkaya un luogo privilegiato di insediamento<ref name= DAI2 />. Un altro sito coevo a questo è stato ritrovato nelle vicinanze, a Yarikkayai<ref name= DAI2 />. Per tutti i primi tre secoli di occupazione del sito, tuttavia, si sono rinvenute solo scarse tracce di insediamenti umani, perché le popolazioni autoctone erano costituite da [[caccia e raccolta|cacciatori-raccoglitori]] seminomadi, che praticavano un'agricoltura molto primitiva e si spostavano una volta esaurite le risorse del territorio<ref>{{cita|Schachner|p. 109}}.</ref>. Il sito cominciò il suo sviluppo solo alla fine del terzo millennio, durante l'[[età del bronzo]] antico<ref name= DAI2 />. L'agglomerato principale della regione in questo periodo storico era [[Alaca Höyük]], a 25&nbsp;km da Boğazkale<ref name= DAI2 />; i punti principali di insediamento si trovano, anche in questo periodo, a Buyukkale, dove si è ritrovata una prima fortificazione, ma anche a Büyükkaya<ref>{{Cita libro|lingua= en|autore= Jurgen Seeher|titolo= Hattusha Guide: A Day in the Hittite Capital|editore= Ege Yayinlari|anno= 2006|ISBN= 979-9758071455}}</ref>. Le tracce degli edifici di questo periodo sono scarse e coperte da quelle dei periodi successivi<ref name= DAI2 />. Gli abitanti erano probabilmente quelli che saranno denominati [[Hatti (popolo)|Hatti]]<ref name= DAI2 /> nei testi del millennio seguente, un popolo che parlava una lingua isolata e che sembra correlato a gruppi etnici dell'attuale [[Caucaso]].
 
Con l'avvicinarsi della vecchiaia, l'artista risulta in continuo movimento, tra Camerino, [[Matelica]], [[Fabriano]] e [[Pergola (Italia)|Pergola]]. In questo contesto si inserisce un episodio singolare, la concessione nel [[1490]] del titolo di ''[[Cavalleria medievale|miles]]'' da parte di [[Ferdinando II di Napoli|Ferdinando d'Aragona]], principe di Capua e futuro re di Napoli. Ferdinando, in un periodo difficile per il suo Stato, teneva buoni rapporti con Ascoli, ma era in conflitto latente con lo [[Stato della Chiesa]], tanto che nel settembre del [[1491]] sconfinò il [[Tronto]] occupando vaste zone del fermano e dell'ascolano sotto la giurisdizione pontificia. Fin dall'agosto del 1491 Ascoli, troppo amica del giovane condottiero, era stata scomunicata dal [[Jean la Balue|cardinale Balue]], e le sue chiese colpite dall'interdizione. Mentre [[papa Sisto IV]] si muoveva per raccogliere alleanze per bloccare l'avversario, egli ritirò le proprie truppe, lasciando nei guai gli ascolani «che dovettero subire molte umiliazioni»<ref>Fabiani, cit. in Zampetti, 1986, p. 13.</ref>. Ecco che allora il titolo ricevuto dal pittore si inserisce in maniera ambigua nel contesto della relazioni con gli stati vicini dell'epoca<ref name=Z13/>.
=== Hattush, capitale di Hatti (ca. 2000 - 1740 a.C.) ===
Dunque Boğazkale, prima di essere un sito ittita, fu una città del popolo Hatti<ref name= DAI2 />, a cui deve il suo nome. La città infatti è citata, nei testi storici antichi, fin dagli inizi del secondo millennio, con il nome di ''Hattush'', soprattutto nella vasta documentazione dei mercanti assiri che commerciavano in Anatolia<ref name= DAI2 />. La maggior parte di tali documenti sono stati trovati nel sito archeologico di [[Kültepe]]<ref name= DAI2 />, in Cappadocia, l'antica città di [[Kanesh]]/Nesha, centro della civiltà ittita e principale punto di controllo dei commerci assiro-anatolici, 160&nbsp;km a sud est di Boğazkale<ref>{{Cita|Michel}}.</ref>. È con l'arrivo di questi mercanti che la scrittura viene introdotta a Boğazkale, come altrove in Anatolia<ref name= DAI2 />. In questa regione i mercanti assiri acquistavano essenzialmente metalli (rame, argento, oro), scambiandoli con lo stagno e i tessuti che importavano dall'[[Assiria]] (vedi anche la pagina dedicata a [[Kanesh]]). Sono stati trovati vari insediamenti di questi commercianti assiri, denominati [[Karum]] (letteralmente "porto"), presso le principali città anatoliche. Quello di Hattusa sorgeva presso la ''Città Bassa'', al V e IV livello, corrispondenti rispettivamente al XIX secolo e all'inizio del XVIII secolo. Il Karum di Hattusa veniva indicato, nella corrispondenza commerciale, con il simbolo sumero per l'argento, probabilmente a indicare il tipo di merce che qui principalmente si poteva acquistare<ref>{{Cita|Schachner|p. 112}}.</ref>. È a quest'ultimo livello che risalgono le tavolette assire trovate in loco<ref name = Dercksen39>{{Cita|Dercksen|pp. 39-66}}.</ref>. Diciotto di queste documentano le attività del mercante Daya che, stabilitosi a Hattush, vendeva i tessuti d'Assiria inviati da sua moglie rimasta in patria<ref name = Dercksen39/><ref>{{cita web|url= http://chroniquesassyriologiques.wordpress.com/paleo-assyrien/|titolo= Paléo-assyrien|sito= Chroniques assyriologiques|accesso= 28 agosto 2014|citazione= Gli archivi del mercante Daya (18 testi, 12 lettere, 2 protocolli, 3 accordi di prestito, 1 ordine), che era in rapporti di affari con Nabi-Enlil, sono stati trovati in Hattusa e dimostrano l'importanza commerciale dei tessuti provenienti da Assur}}</ref>. La città di Hattush costituiva un nodo importante nella rete commerciale degli Assiri in [[Anatolia]], dato che si trovava sulla strada che conduceva da Kanesh a [[Zalpa]] sul Mar Nero, attraverso [[Ankuwa]] (probabilmente l'odierna [[Alishar]]), un'altra città importante della regione. I testi commerciali ritrovati a Hattusa sono contemporanei a quelli ritrovati al livello Ib di Kanesh, che corrisponde agli ultimi anni del periodo in cui operarono i mercanti assiri<ref name= trade /><ref name=Gabrielli>{{Cita web|url= http://venus.unive.it/matdid.php?utente=l_milano&base=Corso+2009%2FArchivio+kanish+-+Silvia+Gabrieli.pdf&cmd=file|titolo= Università Ca' Foscari; Corso di Storia del Vicino Oriente Antico (sp.), a.a. 2009/2010; tesi di laurea: Gli archivi nel Vicino Oriente Antico:KANIŠ|autore2= DOCENTE:Prof. Lucio Milano|autore= Silvia Gabrieli}}</ref>.
 
In tale documento il Crivelli è ammesso tra i famigli del principe e non è ricordato né come veneziano né come pittore, ricordandovi la fedeltà della cittadinanza ascolana alla monarchia napoletana: Ferdinando dopotutto era nipote di [[Francesco Sforza]] che a lungo aveva tenuto la signoria della città. Tale accento alla "fedeltà" cittadina fa inquadrare la concessione del titolo al pittore come una mossa per ingraziarsi le simpatie degli ascolani, altrimenti difficilmente spiegabile<ref name=Z13/>. Da allora il Crivelli si fregiò sempre del titolo nella firma delle sue opere<ref name=Z13/>.
Hattush era la capitale di un regno relativamente grande, che apparentemente era il centro politico di Hatti e dominava il bacino del Kızılırmak. Il palazzo reale era situato sulla collina di Büyükkaya, circondato dal principale nucleo della città. I re Hatti di Hattush dovettero affrontare l'espansione dei re "ittiti" (che ancora non erano uniti in un solo regno) provenienti da sud. Durante la prima metà del XVIII secolo, il re [[Anitta]] di [[Kussara]] fondò il primo grande regno anatolico precursore del futuro regno ittita<ref>{{Cita|Bryce|pp. 35-40}}.</ref>. Sulla base di un testo ittita risalente al XVI secolo che riferisce i fatti di quel tempo, il [[Proclama di Anitta]], questo re ittita sconfisse il re di Hattush (forse [[Piyushti]] o un suo successore), distrusse la città, e maledisse il suolo della città stessa affinché non fosse più ricostruita se non con il rischio di incorrere nelle ire del Dio della Tempesta.
Dal [[Proclama di Anitta]]: {{Citazione|Di notte presi la città con la forza; al suo posto ho seminato erbacce. Se un re dopo di me tentasse di ricolonizzare Hattush, possa il dio della tempesta colpirlo.<ref>sa-an is-pa-an-di na-ak-ki-it da-a-ah-hu-un / pe-e-di-is-si-ma ZÀ.AH-LI-an a-ne-e-nu-un / ku-is am-me-el a-ap-pa-an LUGAL-us ki-i-sa-ri nu <sup>URU</sup>Ha-at-tu-sa-an a-ap-pa a-sa-a-si na-an ne-pi-sa-as <sup>D</sup>ISHKUR-as ha-az-zi-e-et-tu ([http://www.utexas.edu/cola/centers/lrc/eieol/hitol-1-R.html Testo in ittita con traduzione in inglese del proclama di Anitta], Università del Texas)</ref>}}
Reperti archeologici che testimoniano un vasto incendio della città, risalenti al XVIII secolo a.C., corrispondenti, negli scavi, alla fine del livello IVd, 8a sul pendio, e la fine del livello 4 nella ''Città Bassa'' (quindi non solo della zona mercato, il Karum, ma di tutta la città), confermano la distruzione della città in quegli anni<ref>{{Cita|Bryce|pp. 33-42}}.</ref>.
Da quel momento, gli Hatti passarono sotto il dominio del popolo indo-europeo che conosciamo con il nome di [[Ittiti]]<ref>{{Cita|Bryce|p. 43}}.</ref>.
 
Sicuramente dopo la partenza del condottiero l'onorificenza metteva il pittore in una luce non proprio serena e forse fu all'origine del suo allontanamento dalla città<ref name=Z13/>. Negli ultimi anni si infittiscono quindi gli spostamenti. Un ultimo documento lo ricorda a [[Fabriano]], dove il 7 agosto [[1494]] consegnò una pala<ref name=Z13/>.
=== Alti e bassi durante l'Antico e Medio Regno (ca. 1750-1350 a.C.) ===
[[File:Museum of Anatolian Civilizations052 kopie1.jpg|thumb|left|Vasi da cerimonia in terracotta [[Rhyton]] raffiguranti dei tori, ritrovati a Hattusa, risalenti all'antico impero ittita.]]
 
=== La morte ===
Come abbiamo visto, durante la prima metà del XVIII secolo, il re [[Anitta]] di [[Kussara]] fondò il primo grande regno anatolico precursore del futuro regno ittita conquistando il regno di Hatti e distruggendo la sua capitale Hattush, maledicendone il suolo<ref>{{Cita|Bryce|pp. 68-69}}.</ref>. La capitale di questo primo regno ittita sarà [[Kanes]], ma il regno fondato da Anitta avrà vita breve e dopo la sua morte la capitale verrà riportata a [[Kussara]]. Un secolo dopo circa sarà un altro re di Kussara, [[Hattusili I|Labarna II]], a riuscire finalmente a conquistare un regno più stabile ed esteso a gran parte dell'Anatolia, spingendo i suoi attacchi fino alla Siria del nord<ref name= Bryce0>{{Cita|Bryce}}.</ref>. Questi ebbe poco riguardo per la maledizione pronunciata da Anitta contro il suolo di Hattush, e spostò qui la sua capitale, ricostruendo la città e chiamandola Hattusa, lo stesso re Labarna II cambierà il suo nome in [[Hattusili I]] (cioè: ''di Hattusa'') per sottolineare l'importanza dell'evento<ref name= Bryce0/><ref name= Schachner114>{{Cita|Schachner|p.114}}.</ref>. Dei particolari di questo programma di ricostruzione non sappiamo nulla, dal momento che non vi sono fonti scritte che lo riguardano, e che i monumenti del periodo non possono essere riportati alla luce perché sono stati distrutti o coperti dalle costruzioni dei secoli successivi. La città si estendeva sopra Buyukkale, che rimase il luogo del palazzo reale, sulla ''Città Bassa'', ma anche su parti della ''Città Alta'' ove sono state recentemente portate alla luce costruzioni di quell'epoca<ref name=Schachner>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= A. Schachner et al.|titolo =Die Ausgrabungen in Boğazköy-Ḫattuša 2008|rivista= Archäologischer Anzeiger|anno= 2009|numero= 1|pp= 23-40}}</ref>. La città dunque mantenne la struttura urbanistica dei tempi del regno Hatti<ref name= Schachner114/>. Il nipote, figlio adottivo e successore di Hattusili, [[Mursili I]] rese il regno ancora più esteso e potente arrivando a saccheggiare le capitali di due dei più potenti regni della [[mezzaluna fertile]], [[Aleppo]]<ref>KBo III 57 (CTH 11) 10-15: "Egli (Mursili I) uscì contro Aleppo per vendicare il sangue di suo padre. Hattušili aveva assegnato Aleppo a suo figlio (perché lo affrontasse). A lui il re di Aleppo fece ammenda"</ref> e [[Babilonia]]<ref>Proclama di Telepinu §§9-10, i 29-31: "Poi andò contro Babilonia e distrusse Babilonia sbaragliando gli Hurriti e portando a Hattuša i prigionieri e i beni di Babilonia."</ref><ref>Cronache di Babilonia, 20 riga 11: "Al tempo di Samsuditana gli Ittiti marciarono contro Akkad".</ref>, all'inizio del XVI secolo. Il successivo re [[Hantili I]] fece costruire o ricostruire la cinta muraria, la cui precisa collocazione è discussa: c'è generale accordo che comprendesse la parte che proteggeva la ''Città Bassa'' e la zona dei palazzi (inclusa nelle mura successive), ma probabilmente comprendeva anche parte delle mura a difesa della ''Città Alta''<ref name=mura>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= Z. Simon|titolo= When were the fortifications of the Upper City of Hattuša built? »|rivista= Anatolica|numero= XXXVII|anno= 2011|pp= 239-249}}</ref>. La costruzione di questo primo tratto di mura sarà eseguita secondo criteri nuovi, diversi da quelli precedenti e da quelli dei popoli vicini (vedi più avanti)<ref>{{Cita|Schachner|p.116}}.</ref>.
[[File:Carlo crivelli, montefiore, pietà di londra.jpg|thumb|''[[Pietà di Montefiore]]'']]
Non sappiamo molto di Hattusa negli anni successivi, tranne gli echi delle lotte e delle usurpazioni che scossero la corte ittita e indebolirono il regno, compresi quelli che precedettero la presa del potere da parte di [[Telepinu]] ultimo re dell'antico impero che tenterà una riforma politica.
La morte del pittore è collocata tra il completamento del ''[[Pala di San Francesco a Fabriano]]'' e la richiesta, datata 7 settembre [[1495]], di esserne dichiarato erede universale da parte del fratello [[Vittore Crivelli|Vittore]], residente a [[Fermo]]<ref name=Z13>Zampetti, 1986, cit., p. 13.</ref>. Il fratello dimostrò di non conoscere la situazione familiare di Carlo, dichiarando come egli non avesse figli e ignorando evidentemente anche il suo matrimonio: se ne deduce la totale assenza di contatti tra i due da molti anni: nello stesso documento Vittore ammise, in parte, di aver trascurato in vita il fratello e di esserne debitore, intendendo probabilmente in campo artistico<ref name=Z14>Zampetti, 1986, cit., p. 14.</ref>. Una tradizione di storiografia locale indicava come Carlo fosse morto a Fermo e sepolto nella [[chiesa di San Francesco (Fermo)|chiesa di San Francesco]], ma la lettera di Vittore al magistrato ascolano smentisce la notizia; non è detto nemmeno che sia morto ad Ascoli, piuttosto che in uno dei suoi soggiorni a [[Pergola (Italia)|Pergola]], [[Matelica]] o [[Fabriano]]<ref name=Z14/>.
[[File:Hatti.JPG|thumb|upright=2.0|Hattusa e i principali regni de l'[[Anatolia]] ittita.]]
 
La situazione familiare del pittore emerge solo da documenti successivi alla sua morte, legati alla complicata questione ereditaria. Il nome della moglie Iolanda compare per la prima volta in un documento dell'anno [[1500]], quando Carlo era ormai scomparso da cinque anni; essa doveva essere molto più giovane del marito se, dopo la fine della causa ereditaria nel [[1511]], è ricordata ancora viva nel [[1524]]. Essa ebbe controversie col genero, marito di Diana, dopo la morte della figlia, cercando di non includerlo come suo erede; non incluse nemmeno Carlo, figlio della Biasola, che aveva il nome del nonno adottivo<ref name=Z14/>.
Se pur favorito dall'indebolimento del potere centrale a causa delle dispute dinastiche, il pericolo maggiore per il regno proveniva dall'esterno; furono le incursioni delle popolazioni [[Kaska]] (o Gasga, Gasgas nella illustrazione a fianco)<ref>{{cita pubblicazione|lingua= en|titolo= Kaska (ancient Anatolian people)|rivista= Enciclopedia Britannica online|url= http://www.britannica.com/EBchecked/topic/312997/Kaska|citazione= Kaska, also spelled Kashku, or Gasga, member of an ancient Anatolian people who inhabited the remote valleys between the northern border of the Hittite kingdom and the Black Sea.}}</ref><ref>{{Cita|Who were the KAŠKA?}}.</ref> che vivevano nelle montagne del nord dell'Anatolia e che non furono mai conquistate dagli Ittiti, a causare la distruzione e il sacco della città in almeno due occasioni durante la storia dell'impero ittita, costringendo i re a spostarsi in un'altra città. La città di Hattusa era infatti relativamente protetta verso sud ma più facilmente raggiungibile da nord risalendo il corso del fiume [[Kızılırmak]]<ref>{{Cita|Bryce|p. 35}}.</ref>. Verso il 1400 a.C. durante il regno di [[Tudhaliya III]], in seguito al sacco della città, il potere centrale risultava notevolmente indebolito, prossimo al collasso<ref>{{Citazione|O almeno questa era la convinzione del faraone [[Amenhotep III]] ... che fece aperture diplomatiche al re di [[Arzawa]], [[Tarhundaradu]], (avversario dell'impero ittita) ... «Ho saputo che tutto è finito e che il paese di Hattusa è paralizzato» (da una delle [[Amarna#Le lettere di Amarna|lettere di Amarna]]).|Bryce, opera citata, pp. 145-146}}</ref>, potenti regni vassalli (come [[Arzawa]]) si ribellarono e il re fu costretto a spostare la capitale più a est nella città di [[Samuha]], più facile da difendere e da dove si poteva riorganizzare l'esercito<ref>{{Cita|Bryce|pp. 145-148}}.</ref>.
 
== La fortuna critica ==
=== Dall'apogeo alla caduta del nuovo impero (1350 - 1200 a.C.) ===
Analogamente a un altro veneziano trapiantato nelle Marche, [[Lorenzo Lotto]], anche Crivelli subì una certa eclisse nella storiografia artistica. Ignorato da [[Vasari]], menzionato frettolosamente dagli storici veneziani del Seicento, si dovette aspettare la fine del Settecento per avere un lucido giudizio sulla sua opera, non a caso da parte di un personaggio originario proprio delle terre in cui lavorò Crivelli, l'abate [[Luigi Lanzi]]<ref>Zampetti, 1986, cit., p. 19.</ref>. Egli scrisse: «È pittor degno che si conosca per la forza del colorito più che pel disegno; e il suo maggior merito sta nelle piccole istorie, ove mette vaghi paesetti, e dà alle figure grazia, movenza, espressione [...] . Per il succo delle tinte e per un nerbo di disegno questo pittore può a buon diritto chiamarsi pregevolissimo tra gli antichi. Si compiacque d'introdurre in tutti i suoi quadri delle frutta e delle verdure, dando la preferenza alla pesca ed al citriolo; quantunque trattasse tutti gli accessorj con bravura tale che in finitezza ed amore non cedono al confronto de' fiamminghi. Non sarà inutile accennare che i suoi quadri sono condotti a tempera e perciò a tratti, e sono impastati di gomme sì tenaci che reggono a qualunque corrosivo; motivo per cui si mantennero lucidissimi».
[[File:Yazilikaya.12gods.jpg|thumb|left|Dodici dei ittiti dei sotterranei nelle vicinanze di Yazılıkaya, santuario di Hattusa.]]
 
[[File:Crivelli, madonna di corridonia.jpg|thumb|left|La ''[[Madonna di Corridonia]]'']]
Il regno ittita fu salvato dal disastro dal re [[Suppiluliuma I]], i cui successi militari riposizionarono il regno tra le grandi potenze del Medio Oriente. Non sappiamo se è a lui (o sempre a suo padre [[Tudhaliya III]]) che si deve il ripristino di Hattusa come capitale del regno; certo è però che, Suppiluliuma I non ebbe il tempo di avviare i lavori di ricostruzione della città e delle sue mura, per le numerose campagne militari in cui fu impegnato perché, non riuscendo a proteggere il confine settentrionale del suo regno dalle incursioni dei [[Kaska]], dovette recarsi ripetutamente a combatterli. La fine del suo regno fu segnata da una terribile pestilenza che devastò tutto l'impero e la sua capitale, provocando anche la morte del re<ref>{{Cita|Bryce|pp. 205-207}}.</ref>. Questi eventi drammatici sono noti dai testi delle preghiere di [[Mursili II]] (il figlio e successore di Suppiluliuma) invocante la guarigione<ref>{{Cita libro|titolo= ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA ITTITA|autore= Giuseppe Del Monte|curatore= UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA Dipartimento di Scienze storiche del mondo antico|editore= Servizio editoriale universitario di Pisa|url= http://omero.humnet.unipi.it/matdid/95/Antolog.pdf|anno= 2003|città= Pisa|pp= 134-141|capitolo= 2a preghiera per la peste di Mursili II (CTH 378 II)| citazione= C I 1-18
Il ritardo di questo primo riconoscimento risiede essenzialmente nella dislocazione periferica delle sue opere, che non furono viste per forza di cose neanche da un indagatore scrupoloso come Vasari. Nel Settecento l'interesse per l'artista dovette rinascere, all'interno del vivace quanto sciagurato mercato antiquario delle opere d'arte: lo testimoniano l'aggiunta di firme false ad opere della sua scuola, così come le prime asportazioni di suoi polittici dalle Marche, ad opera di intenditori avveduti come il cardinale [[Francesco Saverio de Zelada|Zelada]]<ref name=Z20>Zampetti, 1986, cit., p. 20.</ref>.
Tarhunta di Hattusa, mio signore, [e voi, divinità di Hattusa], miei signori!
Mi ha inviato Mursili, [il re], vostro servo, dicendo: «Va e dì così a Tarhunta di Hattusa, mio signore, e agli dèi miei signori: (Cosa è) questo che avete fatto? Avete lasciato entrare nella terra di Hattusa la pestilenza!
La terra di Hattusa è stata oppressa con grande violenza dalla pestilenza: si moriva in massa al tempo di mio padre e di mio fratello e tuttora, dacché io son diventato sacerdote degli dèi, ai miei giorni si muore in massa». Questo è il ventesimo anno che si muore nella terra di Hattusa e la pestilenza non si raccoglie affatto via dalla terra di Hattusa! E io non supero l’angoscia del cuore, non supero più la prostrazione del corpo.}}</ref>.
Il nuovo re non ebbe maggiori possibilità del suo predecessore di intraprendere lavori di ricostruzione e ripristino.
[[File:Tudhaliya IV.jpg|100px|thumb|Bassorilievo a Yazılıkaya con l'immagine dell'imperatore [[Tudhaliya IV]].]]
 
Dopo il Lanzi, fu [[Amico Ricci (storico)|Amico Ricci]] a esaminare a fondo la sua opera, dedicandogli un intero capitolo nelle sue ''Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona'' (1834). Comprendendo già l'importanza degli scambi tra Venezia e le Marche<ref name=Z20/>, scrisse: «Se la pittura ebbe incremento in Venezia da un nostro marchianno (alludendo a [[Gentile da Fabriano]]) non l'ebbe minore fra noi per un veneto, che in questi luoghi si condusse e vi sparse moltissima luce». Ricci iniziò anche la ricostruzione della biografia e del catalogo dell'artista che, sebbene non priva di errori, fornì una base per gli studi successivi<ref>Zampetti, 1986, cit., p. 21.</ref>.
Durante il regno del successivo sovrano, [[Muwatalli II]], la capitale fu trasferita in una nuova città, [[Tarhuntassa]], probabilmente situata vicino al lago salato nell'Anatolia centrale<ref>{{Cita|Bryce|pp. 220-223}}.</ref>. Questo trasferimento fu probabilmente motivato da ragioni religiose: il nuovo re era devoto al dio della pioggia [[Pihaššašši]] e quindi avrebbe preferito la città dove sorgeva il santuario del suo dio personale, appunto Tarhuntassa. Ma la città sorgeva anche in una regione meno vulnerabile agli attacchi nemici rispetto a Hattusa. L'amministrazione di Hattusa fu affidata al capo degli scribi [[Mittannamuwa]], che assunse il titolo di ''Grande Scriba'' (GAL DUB.SAR), sotto il controllo del fratello del re, Hattusili, (futuro [[Hattusili III]]), che ebbe anche il compito di dirigere le operazioni militari verso i confini settentrionali del regno<ref>{{Cita|Bryce|pp. 231-232}}.</ref>. Il fatto che Muwatalli II abbia corso il rischio di affidare compiti così importanti e il comando di forze così ingenti al suo ambizioso fratello (e vedremo in seguito le conseguenze di questa scelta imprudente), per difendere la città di Hattusa, dimostra l'importanza che conservava questa città nel regno ittita, anche solo come centro religioso<ref>{{Cita|Bryce|pp. 232-233}}.</ref>. La città infatti aveva nel corso degli anni gradualmente assunto un assetto diverso, che rifletteva il concetto di regalità e di divinità della cultura ittita; questo sia per la precisa distribuzione urbanistica dei templi e dei palazzi nelle città ''Alta'' e ''Bassa'' (che rivela una precisa pianificazione architettonica), sia per il gran numero di templi (gli ittiti definivano se stessi anche come ''il popolo dei mille dei''), che per la loro struttura (erano dedicati a due divinità e dotati di una finestra nella camera sacra cosa che li distingueva dai templi di altre civiltà vicine), che nella disposizione delle mura interne alla città, che nella disposizione e struttura dei palazzi (dotati di cortile interno ed esterno)<ref>{{Cita|Schachner|pp. 116-117}}.</ref>.
[[File:Hattusa.temple1.jpg|thumb|left|upright=1.4|Il Grande Tempio della città bassa.]]
 
Nel frattempo, dalla fine del Settecento alla prima metà dell'Ottocento, fino alla rimozione forzata nel [[1862]] della ''[[Pala Ottoni]]'' da [[Matelica]], si era consumato il cosiddetto "caso Crivelli", ovvero la vicenda pressoché unica nella storiografia artistica con cui un autore veniva riscoperto e valutato criticamente mentre contemporaneamente il suo lavoro ne usciva umiliato da rimozioni e selvaggi smembramenti, che rendevano l'opera sua irriconoscibile e talora irrecuperabile<ref>Zampetti, 1986, cit., p. 22.</ref>.
Alla morte di Muwatalli II divenne re suo figlio Urhi-Teshub/[[Mursili III]] che riportò la capitale dell'impero a Hattusa<ref>{{Cita|Bryce|pp. 253-254}}.</ref>, ma fu ben presto spodestato dallo zio [[Hattusili III]]. È a lui e a suo figlio[[Tudhaliya IV]], con la partecipazione della regina [[Puduhepa]], che si deve l'avvio delle grandi opere in Hattusa. La Cittadella di Buyukkale e il Grande Tempio della città bassa vennero ripristinati e ampliati. Le mura esistenti vennero riparate e ne vennero costruite di nuove che ampliarono in modo significativo l'area della città verso sud, inglobando quello spazio che comprende l'area chiamata dagli archeologi ''Città Alta'', se questa non risale a un periodo più antico<ref name=mura />. Questo settore divenne in ogni caso un importante complesso religioso con la costruzione di ulteriori templi (se ne contano ben trenta). Anche il santuario a cielo aperto di Yazilikaya venne sostanzialmente rimaneggiato in quel periodo e divenne il simbolo dell'introduzione degli dèi hurriti (prima [[Teshub]] poi [[Hebat]] e il loro figlio [[Sharruma]]) nel cuore del paese di Hatti. Il tempio contiene raffigurazioni di processioni divine (sono rappresentate numerose immagini di dei, come abbiamo detto il pantheon ittita era numerosissimo), una femminile e una maschile; i due cortei convergono verso un pannello centrale raffigurante gli dei [[Teshub]] e [[Hebat]]<ref>{{Cita|Schachner|pp. 117-118}}.</ref><ref name=archeologia>{{cita|D'Amore|p. 264}}.</ref>. Questo periodo rappresenta il culmine dello splendore di Hattusa che diviene una capitale ricoperta da monumenti<ref>{{Cita|Bryce|pp. 324-325}}.</ref>.
 
Per cui, dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, la critica oltre a dover ridare il giusto peso all'artista e ricostruirne la biografia, si è trovata costretta al lungo a faticoso compito, tuttora non concluso, di ricostruire i frammenti dei grandi polittici d'altare<ref name=Z23>Zampetti, 1986, cit., p. 23.</ref>.
=== La fine della capitale e del regno ittita ===
Durante i regni di [[Hattusili III]] e [[Tudhaliya IV]] vennero dunque intrapresi e completati grandi lavori di ristrutturazione e di abbellimento di Hattusa. Tutta questa energia profusa nell'edilizia imperiale e sacra non era però indice di una prosperità dell'impero che era anzi in crisi. Tudhaliya si trovò costantemente impegnato a guerreggiare contro regni limitrofi (subì anche una pesante sconfitta per opera degli [[Assiri]]) e a fronteggiare la ribellione di importanti regni vassalli<ref name= last>{{Cita pubblicazione|autore= Trevor Bryce|titolo= The Last Days of Hattusa (The Mysterious Collapse of the Hittite Empire)|pubblicazione= Archaeology Odyssey|numero= 8:01|anno= 2005}}</ref>. Anche la situazione politica interna era grave con il costante rischio di insurrezioni e tentativi di usurpazione del trono, come lo stesso Tudhaliya scrive in una preoccupata missiva alla moglie<ref name= last />. Suo cugino [[Kurunta]], fratello del detronizzato [[Mursili III]], reclamava i diritti al trono della sua famiglia e controllava una parte del regno; comunque la situazione politica interna era frammentata e fragile anche a causa della lunga serie di usurpazioni, sempre nell'ambito della stessa famiglia reale (caratteristica della storia reale ittita), che aveva riempito il regno di legittimi pretendenti al trono, figli o nipoti di re spodestati<ref name= last />. Un terzo problema che affliggeva il regno ittita, dipendente in parte dai precedenti, era il costante rischio di carestia. La continua sottrazione di forza lavoro dai campi per il reclutamento di soldati aveva ridotto notevolmente la produzione di cereali e il regno dipendeva sempre di più dalle importazioni dalla [[Siria]] e dall'[[Egitto]]<ref name= last />. Questo comportava anche la necessità di mantenere sicure le vie percorse da questi rifornimenti, da qui il motivo delle operazioni navali condotte sia durante il regno di Tudhalia IV sia in quello di Suppiluliuma II culminate con l'invasione del regno di [[Alashiya]] nell'isola di [[Cipro]], base da cui partivano incursioni di pirati<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= H.G. Güterbock|titolo= The Hittite Conquest of Cyprus Reconsidered; traduzione di KBo 12 38 (CTH 121)|pubblicazione= Journal of Near Eastern Studies JNES|numero= 26|anno= 1967|pp= 73-81}}</ref>.
<br>Allora perché impegnare tante risorse nella ristrutturazione di Hattusa? Questo è uno dei misteri che avvolgono la storia di questa città, che raggiunse l'apice del suo splendore nel periodo di massima crisi dell'impero, poco prima del suo definitivo tracollo<ref name= last />. Si possono ipotizzare due motivi. Uno interno, Hattusili e Tudhaliya erano usurpatori, avevano sottratto il regno ai legittimi discendenti del grande Suppiluliuma I, e volevano farsi accettare dai maggiorenti del paese come i restauratori delle antiche tradizioni, coloro che avevano riportato la capitale del regno in Hattusa, rendendola più bella e sfarzosa<ref name= last />. Il secondo motivo era probabilmente legato alla necessità di mostrare agli alleati (dai cui rifornimenti il regno era sempre più dipendente) uno splendore e una forza che in realtà non c'erano<ref name= last />. Comunque, in definitiva, una risposta sicura ancora non l'abbiamo.
<br>[[Suppiluliuma II]], figlio e successore di Tudhaliya IV completò i lavori di costruzione dei suoi predecessori, e lasciò molte iscrizioni nella capitale<ref name= sopp />. Ma fu nel periodo del suo regno che lo splendore di cui era stata ornata Hattusa dimostrò tutta la sua fragilità. In pochi anni, all'inizio del XII secolo a.C. caratterizzato delle invasione dei cosiddetti [[popoli del mare]], il regno ittita collassò in un contesto internazionale caotico ancora mal compreso dagli storici, in cui vari potenti regni del [[Vicino Oriente antico]] scomparvero o vennero ridimensionati (vedi anche storia dell'[[antico Egitto]]), definito come il [[Collasso dell'età del bronzo]]. La maggior parte dei regni vassalli degli Ittiti in Anatolia e Siria scomparvero assieme al potere centrale<ref name= sopp />.
Recenti scoperte hanno modificato l'idea che si aveva del destino di Hattusa durante gli ultimi anni del regno ittita. Le tracce di distruzione nella struttura dei principali monumenti nei livelli archeologici corrispondenti ai primi anni del XII secolo a.C. dimostrano che la città fu presa e saccheggiata. Si pensava che questo evento avesse segnato la caduta del regno ittita<ref name= sopp />. In realtà ricerche successive confermano che Hattusa venne abbandonata prima della fine del regno ittita: la corte reale si era probabilmente trasferita di nuovo in un'altra capitale di cui cui non conosciamo la localizzazione per mancanza di fonti, questa volta senza ritornare più a Hattusa. Si è infatti scoperto che alcuni templi della città furono svuotati delle loro suppellettili e della loro mobilia più preziosa prima della furia finale<ref name= sopp />, come probabilmente il resto della città. Non è chiara invece l'identità degli invasori. La soluzione più semplice sarebbe quella di indicare ancora i [[Kaska]] o, tra i nuovi arrivati​​, i [[Frigi]], che saranno i nuovi dominatori di parte dell'antica terra di Hatti nei secoli successivi. L'impero ittita alla fine scompare, ma non sappiamo ancora in che modo e in quali circostanze<ref name= sopp>{{Cita|Bryce|pp. 340-346}}.</ref><ref>{{Cita conferenza|lingua= de|autore= J. Seeher|titolo= Die Zerstörung der Stadt Hattuša|conferenza= Akten des IV. Internationalen Kongresses für Hethitologie|curatore= G. Wilhelm|città= Wiesbaden|anno= 2001|pp= 623-634}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore= A.Bemporad|titolo= Considerazioni sulla fine dell’Impero ittita|pubblicazione= KASKAL|numero= 3|anno= 2006|pp= 69-80}}</ref><ref>{{Cita|Itamar Singer|pp. 21-33}}.</ref>.
 
A parte il collezionismo legato ai cardinali romani, piuttosto circoscritto e nato alla fine del Settecento, e a parte le spoliazioni napoleoniche che portarono alla [[pinacoteca di Brera|Brera]] tante opere marchigiane ([[1812]]), furono soprattutto gli inglesi a dimostrare il maggiore interesse collezionistico su Crivelli, acquistando opere che poi sono in larga parte confluite alla [[National Gallery di Londra]], dove si trova la maggiore raccolta museale di opere del pittore, che già occupava la prima sala del museo e oggi si trova in un intero ambiente dell'Ala Sainsbury<ref name=Z23/>. Un tale risalto di Crivelli nel mondo anglosassone si spiega con l'onda crescente del gusto [[preraffaellita]]: più ancora dei fiorentini, Crivelli riassumeva in sé, per il gruppo di [[William Morris]] e i suoi seguaci, tutte le componenti gradite al movimento, quali l'abilità artigianale, il gusto decorativo, la nostalgia gotica e il tipo delle figure, sempre in bilico tra distacco ideale e umana prossimità allo spettatore<ref name=Z23/>. È facile capire come la decadenza economica e culturale dell'Italia preunitaria facilitasse il campo ai collezionisti inglesi, che non si fecero sfuggire l<nowiki>'</nowiki>''[[Annunciazione di Ascoli]]'' scartata da Brera per acquistare un (falso) [[Caravaggio]], né ebbero difficoltà nell'accaparrarsi la ''[[Pala Ottoni]]'' di Matelica nonostante [[Giovanni Battista Cavalcaselle|Cavalcaselle]] l'avesse segnalata tra le opere da salvare per il patrimonio artistico del nuovo Stato<ref name=Z23/>.
=== L'età del ferro (1200 - 330 a.C.) ===
[[File:Maria Magdalena Rijksmuseum SK-A-3989.jpeg|thumb|right|[[Santa Maria Maddalena (Carlo Crivelli)]]]]
[[File:Museum of Anatolian Civilizations065.jpg|thumb|left|Statua della dea [[Cybèle]] ritrovata a Boğazkale, periodo [[frigi]]o, VI secolo a.C.]]
Contributi importanti alla critica dell'artista furono quelli dello stesso [[Giovanni Battista Cavalcaselle|Cavalcaselle]] (1871), e la prima monografia di Ruthford (1900), in cui l'artista era finalmente ricondotto all'alveo formativo del [[Rinascimento padovano]]. Trascurabile, per la frequenza di errori, è lo studio di Drey (1927), mentre interessanti ipotesi vennero formulate da [[Lionello Venturi]] (1907). Illuminante un passo di [[Berenson]]<ref name=Z25>Zampetti, 1986, cit., p. 25.</ref>: «Finora manca una formula la quale non deformi la nostra idea della pittura italiana del quindicesimo secolo, e al tempo stesso renda giustizia a un artista come Carlo Crivelli che si colloca tra i più genuini di ogni terra o paese; e non ci stanca mai, anche quando i cosiddetti "grandi maestri" diventano tediosi. [...] Ma il Crivelli avrebbe dovuto essere studiato per sé stesso, e come prodotto di condizioni stazionarie, se non addirittura reazionarie. Passò la maggior parte della vita lungi dalle grandi correnti culturali [...]. Rimase fuori dal movimento della Rinascenza, ch'è movimento di costante sviluppo».
Subito dopo la partenza degli Ittiti da Hattusa e la fine del loro regno, una piccola parte del sito fu occupata da una nuova popolazione appena arrivata nella regione, che si insediò sulla collina Büyükkaya (molto probabilmente una tribù dei più volte citati [[Kaska]]{{#tag:ref|Un indizio indiretto sulla identificazione dei Kaskas come i nuovi occupanti di Hattusa si ricava dai resti alimentari ritrovati negli strati archeologici del sito subito successivi alla caduta della città. Si può infatti notare un aumento nel consumo di carne di maiale dal 2,4% al 5,4%<ref name= Pollath />, poco utilizzata dagli Ittiti<ref name= Hitomi /> e quasi esclusivamente durante particolari cerimonie<ref name= Kaska170>{{Cita|Who were the Kaska?|p. 170}}.</ref>, mentre sappiamo che i Kaskas erano allevatori di maiali<ref name= Kaska170 />.|group="nota"}}). La loro cultura materiale era primitiva, non realizzarono ceramiche con il tornio e non conoscevano la scrittura. Erano verosimilmente legati alle culture del nord dell'Anatolia. A poco a poco, altre parti del sito vennero rioccupate, a partire da Buyukkale fino alla ''Città Bassa''. Durante l'ottavo secolo, la ''Città Bassa'' e Büyükkaya vennero progressivamente abbandonate, mentre Buyukkale venne fortificata e fu costruita una cittadella vicino Nişantepe, presumibilmente per contrastare le invasioni di popolazioni nomadi come quelle dei [[Cimmeri]]. Le popolazioni che occuparono il sito durante i secoli successivi ebbero una cultura materiale tipica dei Frigi, il cui centro d'irradiazione era [[Gordio (città)|Gordio]] in Anatolia occidentale. Sotto la porta sud-est dell'acropoli è stata ritrovata una statua di notevole fattura della dea [[Cibele]], molto venerata da quella popolazione. Successivamente la regione passò sotto il dominio della Lidia, poi dei Persiani Achemenidi nel VI secolo. In questo periodo la densità abitativa di Boğazkale si ridusse notevolmente e le dimensioni dell'abitato rimasero modeste<ref name= storia>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/cityhistory2.htm|titolo= storia di Hattusa nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
 
Importanti anche le brevi ma significative righe dedicate al Crivelli da [[Roberto Longhi (storico dell'arte)|Roberto Longhi]] nel ''Viatico'' (1946), ma fu con la mostra del [[1952]] ad [[Ancona]], in cui avvenne di fatto la riscoperta del [[trittico di Montefiore|"Trittico" di Montefiore]] (in realtà una sezione di un [[polittico di Montefiore dell'Aso|polittico]]), che presero avvio gli studi di Zampetti, con una più accurata ricostruzione del catalogo del pittore, aggiornata via via negli anni successivi<ref name=Z27>Zampetti, 1986, cit., p. 27.</ref>. La mostra ridestò l'interesse critico sull'artista, con nuovi contributi. Nel [[1961]] il nuovo catalogo della National Gallery, con aggiornatissime schede di [[Martin Davies]], ricostruiva il ''[[Polittico di Montefiore dell'Aso]]'' e chiariva la doppia provenienza del cosiddetto "Polittico Demidoff", con l'aiuto di [[Federico Zeri|Zeri]], il quale d'altronde quello stesso anno pubblicava un importante saggio sull'artista<ref name=Z29>Zampetti, 1986, cit., p. 29.</ref>.
=== Dal periodo ellenistico all'impero bizantino (330 a.C. - 1071 d.C.) ===
L'Anatolia passò sotto la dominazione greco-macedone dopo le conquiste di Alessandro Magno nel 330 a.C. circa. Questo evento segnò l'inizio del periodo ellenistico<ref name= storia />. Nei primi anni del terzo secolo a.C., il predominio greco-ellenistico terminò per opera di tribù celtiche migrate in Anatolia attraverso i Balcani​​, i [[Galati]]. La regione Boğazkale passò probabilmente sotto il controllo dei [[Trocmi]], una tribù di Galati, la cui capitale era la succitata Tavio, circa 20 chilometri più a sud<ref name= storia />. Risalenti a questo periodo sono state ritrovate ceramiche decorate sia con caratteristiche tipiche della cultura di Galati sia ellenistica<ref name= storia />. Durante questo periodo Hattusa tornò a essere una cittadella fortificata e abitata solo nella zona della ''Città Bassa''<ref name= storia />. Verso il 25 a.C., i Galati furono a loro volta conquistati dai [[Roma antica|Romani]] (i Galati sono ricordati anche nel Nuovo Testamento, nella [[Lettera ai Galati]] di san [[Paolo di Tarso]]). Qualche oggetto e tracce di monumenti di questo periodo sono stati ritrovati sul sito. Dopo il 395 d.C., l'Anatolia divenne parte dell'[[Impero Romano d'Oriente]]. Di questo periodo restano poche tracce a Boğazkale<ref name= storia />.
 
Le indicazioni dello Zeri vennero confermate e sviluppate dalle due monografie di Anna Maria Bovero (1961 e 1975). Nel [[1961]] la mostra monografica a Venezia chiarì alcuni aspetti dell'opera del pittore. Seguirono, tra i numerosi studi, quelli di Gioia Mori (1983) e di Teresa Zanobini Leoni (1984)<ref name=Z29/>.
Sarà solo nel decimo e undicesimo secolo dopo Cristo che il sito rifiorirà durante il periodo di crescita economica e demografica dell'[[Impero bizantino]]<ref>{{Cita conferenza|lingua= de|autore= P. Neve|titolo= Bogazköy-Hattusa in byzantinischer Zeit|curatore= V. Kravari, J. Lefort et C. Morrisson|conferenza= Hommes et richesses dans l'Empire byzantin|città= Paris|anno= 1991|pp= 91-111}}</ref>.
L'insediamento di questo periodo si trova per lo più nella ''Città Alta'' e, in misura minore, nella ''Città Bassa''<ref name= storia />. La collina di Sarikale verrà protetta da mura, e probabilmente diverrà residenza di un governatore locale<ref name= storia />. Sono state ritrovate una chiesa e alcune tombe risalenti a questo periodo. A giudicare dalle monete ritrovate sul posto, l'occupazione bizantina si interruppe intorno al 1071 d.C., dopo che i [[Bizantini]] furono sconfitti dai turchi [[selgiuchidi]] a [[Battaglia di Manzicerta|Manzikert]]<ref name= storia />.
 
== Retaggio ==
=== Un villaggio turco ===
L'influenza di Carlo Crivelli fu molto radicata nell'area marchigiana, e investì innanzitutto il fratello [[Vittore Crivelli|Vittore]], a cui si aggiunsero pittori come [[Pietro Alemanno]], il giovane [[Cola dell'Amatrice]] e molti altri, tra cui [[Lorenzo d'Alessandro]] e [[Stefano Folchetti]]. [[Vincenzo Pagani]] passò dall'influenza del Crivelli a quella di [[Lorenzo Lotto]], quasi a testimoniare il passaggio del testimone tra i due grandi veneti nell'arte marchigiana<ref name=Z46>Zampetti, 1986, cit., p. 46.</ref>.
[[File:Tempel1 EL.JPG|thumb|Vista del grande tempio della città bassa e della città di Boğazkale.]]
 
Sebbene non si possa stabilire una relazione diretta, spunti del pungente realismo di Crivelli, legati agli oggetti, agli stati d'animo dei personaggi, alla quotidianità, vennero sviluppati, per altre strade, solo nel Seicento, a partire dalla scuola lombarda e [[Caravaggio]]<ref name=Z46/>.
Dalla fine dell'XI secolo d.C. l'Anatolia centrale passò sotto il dominio turco. Boğazkale rimane scarsamente abitata per la maggior parte di questo periodo.
Una popolazione di origini turkmene si stabilì nella regione nel XVI secolo d.C., insediandosi ai piedi dell'antica capitale ittita, con un villaggio chiamato Boğazköy ("villaggio della gola"), e che recentemente ha preso il suo nome attuale Boğazkale ("fortezza della gola ")<ref name= storia />.
 
== Opere ==
== Organizzazione, struttura e funzionamento della capitale ittita ==
{{div col|2}}
La maggior parte degli edifici trovati negli scavi di Hattusa risulta costruita nel XIII secolo a.C.: le sue mura, estese più di sei chilometri, delimitano una superficie di oltre 165 ettari<ref name= Bittel />. Questo era il centro di governo di un impero militare, con una cittadella, dei bastioni e grandi riserve, raccolte all'interno del piano terra degli edifici.
* ''[[Madonna Speyer]]'', 1455 circa, tempera su tavola, 28x18 cm, [[Venezia]], [[Fondazione Giorgio Cini]]
 
* ''[[Madonna Huldschinsky (Carlo Crivelli)|Madonna Huldschinsky]]'', 1460 circa, tempera su tavola, 62x40 cm, [[San Diego]], [[San Diego Museum of Art|Museum of Art]]
La ''Città Bassa'' a nord e la più recente ''Città Alta'', situata più a sud, erano circondate da possenti mura<ref name= Bittel />. Esse erano suddivise in quartieri anch'essi protetti da mura, caratteristica che rafforza il carattere militare della città<ref name= ARCHITECTURE />. La Cittadella (Buyukkale) era arroccata in cima a uno sperone roccioso di 250 m per 150 m e comprendeva il palazzo, la residenza reale e il centro amministrativo dell'impero<ref name= ARCHITECTURE />. Essa era attraversata da quattro viali di larghezza variabile, spesso fiancheggiati da portici, che erano distribuiti attorno ai principali monumenti dell'amministrazione, gli archivi, la sala di ricevimento a colonne, e la residenza reale, ai piani più alti<ref name= Bittel3 />.
* ''[[Madonna della Passione]]'', 1460 circa, tempera su tavola, 71x48 cm, [[Verona]], [[Museo di Castelvecchio]]
Il centro storico comprendeva un enorme tempio dedicato al dio della tempesta e alla dea del Sole, organizzato attorno a un cortile centrale rettangolare, dotato di due celle molto appartate, magazzini e annessi<ref name= Bittel4 />. Tutto ciò che rimane di questo monumento di questa antica città dell'Anatolia centrale non sono che alcune colossali pietre come la Porta dei Leoni, scavata nelle mura<ref name= leoni />. Altri santuari minori si trovavano nella città nuova. Tutto questo faceva di Hattusa una città sacra.
* ''Madonna col Bambino e due angeli'' (attr.), 1465 circa, tempera su tavola, 68x47 cm, [[Zagabria]], collezione Cata Dujšin-Ribar
 
* ''Madonna col Bambino e due angeli'' (attr.), 1465 circa, tempera su tavola, 41x35 cm, [[New York]], collezione Bayer
=== Una città da rendere sicura ===
* ''[[Polittico di Massa Fermana]]'', 1468, 184x179 cm, [[Massa Fermana]], [[chiesa dei Santi Lorenzo, Silvestro e Rufino]]
==== Le fortificazioni ====
* ''[[Polittico di Porto San Giorgio]]'', 1470, tempera su tavola, smembrato
Le mura che circondavano la città di Hattusa, al massimo del suo splendore, erano lunghe circa sei chilometri<ref name= Bittel>{{cita|Bittel|pp. 107-112}}.</ref>. [[File:Hattusa - Hittite city wall 02.jpg|thumb|left|Hattusa - le mura ricostruite viste dall'interno.]]
** ''[[Madonna Cook]]'', 129,5x54,4&nbsp;cm, [[Washington]], [[National Gallery of Art]]
Erano dotate di tre porte: dei Leoni, della Sfinge e del Re.
** ''[[Santi Pietro e Paolo]]'', 87x44 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
[[File:Mauer Hattusha.JPG|thumb|tratto del muro ricostruito che mostra l'incastro fra le torri e le mura.]]
** ''[[San Giorgio che uccide il drago]]'', 90x46 cm, [[Boston]], [[Isabella Stewart Gardner Museum]]
I suoi costruttori approfittarono il più possibile delle asperità del terreno del sito sul quale innalzarono le fortificazioni. Approfittarono anche dei lunghi picchi rocciosi per agganciarvi le mura e dei burroni per rendere più difficile l'assalto. Nei luoghi dove l'[[orografia]] naturale del terreno non forniva alcun vantaggio, costruirono un ampio terreno rialzato e scavarono fossati<ref name= ARCHITECTURE>{{Cita web|lingua= fr|url= http://y.deliyannis.free.fr/hatti/articles.php?id=hlk_2_3|autore= Vincent Dargery|titolo =L'ARCHITECTURE MILITAIRE A HATTUŠA AU NOUVEL EMPIRE|sito = association des amis de la civilisation hittite|citazione= Le site de Hattuša, en pleine Anatolie centrale, est extrêmement accidenté, et les Hittites ne se sont pas privés d’exploiter au maximum ce relief si particulier. Les six kilomètres de la muraille utilisent au mieux les pitons rocheux et les profonds ravins pour que le tracé soit en lui-même un barrage. Lorsque les obstacles naturels font défaut (en particulier tout le long de la boucle sud), les Hittites élèvent alors une gigantesque levée de terre qui peut avoir une largeur de soixante quatre mètres à la base et qui s’amincit avec la hauteur, sept à huit mètres plus haut. Ce glacis est précédé l’un long fossé et recouvert d’un dallage (Il sito di Hattusa, nell'Anatolia centrale, è estremamente accidentato, e gli Ittiti non si sono trattenuti dall'approfittare al massimo di questi rilievi così particolari. I sei chilometri di mura utilizzano al meglio i picchi rocciosi e i profondi anfratti tanto che lo stesso loro tracciato costituisce già di per sé una barriera. Nelle zone dove mancavano ostacoli naturali (in particolare lungo tutta l'anello meridionale), gli Ittiti costruirono un enorme terrapieno che poteva avere una larghezza di sessantaquattro metri alla base che si assottigliava in altezza fino a sette a otto metri più in alto. Questa superficie debolmente inclinata (spalto o [[Glacis (architettura)|glacis]]) è preceduta da un lungo fossato ed è ricoperta da pavimentazione).|data= 1997|urlarchivio= https://archive.today/xyhXY|dataarchivio= 28 dicembre 2014|accesso= 28 dicembre 2014}}</ref>.
** ''Santi Caterina d'Alessandria e Girolamo'', 35x48,9&nbsp;cm, [[Tulsa]], [[Philbrook Art Center]]
[[File:Hattusa.yenicekale.jpg|thumb|left|Yenicekale con i resti del fortino.]]
** ''Santi Antonio abate e Lucia'', 34,5x47,5&nbsp;cm, [[Cracovia]], [[Museo nazionale di Cracovia|Museo Nazionale]]
Lo sviluppo più impressionante si trovava all'estremità meridionale della città, a Yerkapı, nei pressi della porta della Sfinge. Qui il bastione di terra era largo circa 80 metri alla sua base rettangolare, lungo 250 metri e si assottigliava verso l'alto, sovrastando il fossato che lo circondava di oltre 30 metri. La superficie inclinata dei bastioni era pavimentata in modo da risultare liscia. Due strette scale si trovano sui due lati più corti, all'esterno della parete. Durante un assalto, gli assalitori dovevano affrontare una salita difficile per l'inclinazione, la mancanza di appigli e inoltre si trovavano allo scoperto rispetto ai difensori della città. La funzione dei bastioni di Yerkapi non era strettamente difensiva, anche perché subito a est e a ovest del bastione esistevamo punti della mura più bassi e più facilmente attaccabili, sicuramente questa imponente costruzione aveva anche lo scopo di impressionare i visitatori e gli ambasciatori che entravano da lì in città<ref name= sfingi />. Le mura dunque s'innalzavano sopra a punti alti naturali o artificiali.
** ''[[Pietà di Porto San Giorgio|Pietà]]'', 45x117 cm, [[Detroit]], [[Detroit Institute of Arts]]
Le fondamenta delle mura interne ed esterne erano costituite da pietre di enormi dimensioni ([[Mura poligonali|mura ciclopiche]]), che erano collegate anche a muri interni a intervalli regolari. Lo spazio all'interno del muro tra queste pareti (interne ed esterne) era riempito di macerie, in modo da rallentare ulteriormente l'assalitore che fosse riuscito ad arrivare fino a quel punto. Questo muro inferiore era alto 9 metri. La parte superiore era costruita con mattoni di fango, con una impalcatura di grandi travi di legno. Nel 2003 un tratto delle mura è stato ricostruito tramite un progetto sperimentale, utilizzando le tecniche di allora e miniature di tratti di mura in terracotta ritrovate a Hattusa<ref name= ricostruite>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/citywall.htm|titolo= Reconstruction of one stretch of the Hittite city walls nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
* ''[[Madonna di Macerata|Madonna col Bambino]]'', 1470 circa, tempera su tavola trasportata su tela, 59x40 cm, [[Macerata]], [[Palazzo Buonaccorsi]]
 
* ''Pietà'', 1470 circa, tempera su tavola trasportata su tela, 87,5x73 cm, [[Cambridge (Massachusetts)]], [[Fogg Art Museum]]
Nei punti più critici (le porte principali) le mura erano rinforzate da un muro anteriore posto a 7,50 metri di distanza e largo un metro. altre mura interne, separate dalle principali, proteggevano ulteriormente le diverse parti della città all'interno, soprattutto la cittadella di Buyukkale. Anche queste allo scopo di rallentare e ostacolare ulteriormente gli assalitori che fossero riusciti a superare le mura principali: per conquistare la città avrebbero dovuto assaltare e sopraffare anche le difese interne dei suoi punti nevralgici. Il sistema difensivo era ulteriormente rinforzato da torri collocate ogni 30 metri lungo le pareti e vicino alle porte. Si trovano anche sul muro anteriore, nei punti più elevati. Queste torri erano a base quadrata (10 × 15 metri per quelli che sorgevano a difesa delle porte principali). È possibile che questo sistema difensivo fosse ulteriormente rinforzato all'interno della città da fortini situati su promontori rocciosi (Yenicekale, Nişantepe e Sarıkale)<ref>{{cita|Bittel|pp. 114-115}}.</ref>, ma questi edifici potrebbero anche aver avuto una funzione religiosa.
* ''[[Polittico di Montefiore dell'Aso]]'', 1471 circa, tempera su tavola, smembrato
 
** ''[[Madonna di Montefiore|Madonna in trono col Bambino]]'', 180x65 cm, [[Bruxelles]], [[Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique]]
==== Le Porte e le postierle ====
** ''[[Trittico di Montefiore|Santa Caterina d'Alessandria]]'', 174x54 cm, [[Montefiore dell'Aso]], [[Polo museale di San Francesco]]
Le possenti mura di Hattusa erano attraversabili in tempo di pace grazie a una serie di ingressi con una dislocazione e una struttura architettonica ben pensata. Le porte meglio conservate si trovano nella sezione meridionale del muro<ref name= Bittel2>{{cita|Bittel|pp. 224-225}}.</ref>. Al centro, sul bastione a protezione di Yerkapı, si trova la porta chiamata dagli archeologi "Porta delle [[sfinge|Sfingi]]", perché le quattro statue imponenti scolpite in un [[monolite]] che incorniciano la porta raffigurano creature ibride con la testa di donna, il corpo di leone e le ali di rapace<ref name= sfingi>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/yerkapi.htm|titolo= The Rampart of Yerkapı, Sphinxgate nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
** ''[[Trittico di Montefiore|San Pietro apostolo]]'', 174x54 cm, [[Montefiore dell'Aso]], [[Polo museale di San Francesco]]
[[File:CorumMuseumSchwertKeilschrift.jpg|thumb|Spada micenea ritrovata presso Hattusa conservata nel museo Corum.]]
** ''[[Trittico di Montefiore|Santa Maria Maddalena]]'', 174x54 cm, [[Montefiore dell'Aso]], [[Polo museale di San Francesco]]
Questa è l'unica delle porte della città situata direttamente sotto una torre perché era accessibile solo dalle due strette scale citate sopra ed era riservata ai pedoni. A circa 500 metri a ovest e a est si trovano rispettivamente la "Porta dei Leoni" e la "Porta del Re", le altre due porte principali. Esse sono accessibili da due rampe sulla parete. Entrambe le porte sono protette da due torri. La prima prende il nome da due grandi statue che rappresentano le parti anteriori di leoni (testa, torace e gambe anteriori) che la delimitavano<ref name= leoni>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/liongate.htm|titolo= The Lion Gate nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. Nei pressi di questa porta, nel 1991, fu ritrovata una spada di tipo [[Civiltà micenea|miceneo]] risalente ai tempi del re [[Tudhaliya I/II]] con una iscrizione incisa sulla lama<ref name= luka>{{cita pubblicazione|autore= Luka Baričić|titolo= Tesi di laurea specialistica: Gli Ittiti e l'Anatolia occidentale. Una rivisitazione delle fontiscritte alla luce degli scavi recenti|curatore1= Giampaolo Graziadio|curatore2= Giuseppe F. Del Monte| editore= Università di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea specialistica in archeologia dell'Egitto e Vicino Oriente|anno= 2010| città= Pisa|pp= 44-49|url= https://www.academia.edu/556081/Gli_Ittiti_e_lAnatolia_occidentale._Una_rivisitazione_delle_fonti_scritte_alla_luce_degli_scavi_recenti}}</ref>: {{quote|Quando Tuthalija il Gran Re annientò il paese di Assuwa, queste spade egli dedicò al dio della tempesta, Suo Signore||''i-nu-ma <sup>m</sup>Du-ut-ha-li-ia LUGAL.GAL KUR <sup>URU</sup> A-aš-šu-wa úhal-liq GIR <sup>HI.A</sup> an-nu-tim a-na <sup>d</sup>ISKUR be- lí-šu u-še-li''.|lingua=ittita}}.
** ''[[San Francesco (Carlo Crivelli)|San Francesco]]'', 180x54 cm, [[Bruxelles]], [[Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique]]
La seconda non era decorata al suo ingresso, ma all'interno, con un bassorilievo raffigurante un dio armato di ascia e di spada (originariamente interpretata come la statua di un re guerriero)<ref>{{cita|Bittel|pp. 322-323}}.</ref>, probabilmente si tratta del dio [[Sarruma]] (figlio del dio della tempesta [[Teshub]] e della dea del sole [[Hebat]]), protettore e patrono del re Tudalya IV<ref name= re>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/kingsgate.htm|titolo= the King's Gate nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. Entrambe le porte erano costruite in modo simile coperte da un arco parabolico largo oltre 3 metri e alto circa 5 metri. Le porte che le chiudevano erano di legno, con una armatura di bronzo<ref name= re /><ref name= leoni />. Sul lato ovest della città alta, sono state individuate due porte adiacenti, anche queste erano fiancheggiate da due torri e coperte da un arco parabolico. Queste ultime sono mal conservate, e non sono state ritrovate decorazioni nei loro pressi<ref>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/westgates.htm|titolo= The Lower and Upper West Gates nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
** ''[[Pietà di Montefiore|Pietà]]'', 72,5x55,5&nbsp;cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
 
** ''[[Trittico di Montefiore|Beato Giovanni Duns Scoto]]'', 74x54 cm, [[Montefiore dell'Aso]], [[Polo museale di San Francesco]]
<gallery caption='''Le porte di Hattusa''' mode="packed">
** ''[[Trittico di Montefiore|Santa Chiara]]'', 74x54 cm, [[Montefiore dell'Aso]], [[Polo museale di San Francesco]]
File:Sphinx Gate, Hattusa 01.jpg|La Porta delle Sfingi.
** ''[[Trittico di Montefiore|San Ludovico da Tolosa]]'', 74x54 cm, [[Montefiore dell'Aso]], [[Polo museale di San Francesco]]
File:Hattusa The King gate.JPG|La Porta del Re, con il bassorilievo di un dio guerriero restaurato e con il suo arco parabolico.
** ''[[Redentore benedicente (Carlo Crivelli)|Redentore benedicente]]'', 30,3x21,6, [[Williamstown (Massachusetts)|Williamstown]], [[Clark Art Institute]]
File:Hattusa Lion Gate.JPG|La Porta dei Leoni, scultura di un leone portettore.
** ''[[Sant'Andrea (Carlo Crivelli)|Sant'Andrea]]'', 30x22,5&nbsp;cm, [[Honolulu]], [[Honolulu Academy of Arts]]
</gallery>
** ''[[San Giovanni evangelista di Montefiore|San Giovanni evangelista]]'', 31x23 cm, [[Detroit]], [[Detroit Institute of Arts]]
[[File:OTHattusaYerkapi.jpg|100px|thumb|right|La postierla di Yerkapı]]
** ''[[San Pietro di Montefiore|San Pietro]]'', 31x23 cm, [[Detroit]], [[Detroit Institute of Arts]]
Sotto le mura di Hattusa in alcuni punti strategici erano scavate delle gallerie. Si tratta di lunghi cunicoli sotterranei che mettevano in comunicazione l'interno con l'esterno della città: forse servivano per eseguire sortite offensive durante gli assedi. Ma il fatto che siano e fossero facilmente visibili rende problematica questa interpretazione, poiché gli aggressori potevano identificarle rapidamente. Sono costruiti con pietre di forma grossolana disposte a sbalzo.
** ''[[Apostolo con cartiglio]]'', 30x21 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]]
 
** ''[[Apostolo barbuto]]'', 30x22 cm, [[Honolulu]], [[Honolulu Academy of Arts]]
Una [[postierla]], probabilmente la più antica, si trova nel muro tra la ''Città Bassa'' e la ''Città Alta''<ref name= postierla>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/posternwall.htm|titolo= The Postern Wall nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. La più lunga galleria è invece quella costruita sotto la Porta della Sfinge (oltre 80 metri), proprio sotto il bastione di Yerkapi. È alla sua presenza che si deve il nome moderno del luogo Yerkapı che significa in turco "porta al pavimento"<ref name= sfingi />.
** ''[[San Luca di Montefiore|San Luca]]'', 30x20,5&nbsp;cm, [[Banbury]] ([[Oxfordshire]]), [[Upton House]]
 
** ''[[Apostolo leggente]]'', 30x20,5&nbsp;cm, [[Banbury]] ([[Oxfordshire]]), [[Upton House]]
==== L'organizzazione della sicurezza: il ruolo dell'hazannu ====
* ''San Pietro'', 1471 circa, penna su pergamena, 20x11,5&nbsp;cm, [[Cambridge (Massachusetts)]], [[Fogg Art Museum]]
La sicurezza del capitale ittita era responsabilità quotidiana di un funzionario nominato con il titolo accadico di ''hazannu'', comunemente tradotto come "borgomastro" o "sindaco", anche se il suo ruolo non corrispondeva a questa moderna carica amministrativa<ref name= hazannu>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= I. Singer|titolo= The Mayor of Hattuša and Its Duties|curatore= J. G. Westenholz|rivista= Capital Cities: Urban Planning and Spiritual Dimensions|città= Gerusalemme|anno= 1998|pp= 169-176}}</ref>. Questi era assistito da due funzionari per ciascuno dei due distretti in cui era suddivisa la capitale. Da qui a seguire era un insieme di guardie addette all'ordine interno, alla sorveglianza delle torri e delle fortezze della città. Era compito dell'hazannu controllare che, allo scendere della notte, ciascuna delle porte della città fosse ben chiusa e sorvegliata. Lui o uno dei suoi subalterni aveva il compito di sigillare le porte con il suo timbro personale, e poi di controllare all'alba che i sigilli non fossero stati rotti e le porte aperte<ref>{{Cita libro|autore1= Cinzia Bearzot|autore2= Franca Landucci Gattinoni|autore3= Giuseppe Zecchini|titolo= Gli stati territoriali nel mondo antico|editore= Vita e Pensiero|città= Milano|anno= 2003|pp= 13-14|url= http://books.google.it/books?id=FNIiTnT_FUoC&pg=PA13&lpg=PA13&dq=hazannu&source=bl&ots=HpYBQfzIIi&sig=soerlqCreuvZQAJ1WHPGAKWk3Tc&hl=it&sa=X&ei=3YEeVI-bKInYPIKOgeAM&ved=0CDsQ6AEwBjgK#v=onepage&q=hazannu&f=false|citazione= dal testo delle istruzioni per l'Hazannu (KUB XXXI): ... Ma quando il giorno s[eguente alle porte della città] i chiavistelli alzano [...] un tuo figlio oppure un tuo servo ad aprire manda. E quando alla porta della città il sigillo si volge (si rimuove), poi colui che è signore in Hatti o un capitano di mille oppure un qualsiasi altro signore si è preparato, allora il sigillo alla porta della città insieme guardino e la porta della città insieme aprano}}</ref>. In caso di assedio, il comando delle operazioni passava ai comandanti militari del regno, e la guarnigione della capitale veniva rinforzata. L'hazannu e la sua squadra erano anche responsabili del controllo degli incendi scoppiati in città. Questo era un pericolo frequente e permanente e numerosi incendi sono documentati nella capitale sia dai testi sia dai dati archeologici<ref name= hazannu />.
* ''[[Polittico del 1472]]'', 1472, tempera su tavola, smembrato
 
** ''[[Madonna Linsky]]'', 94x42 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]]
==== L'approvvigionamento ====
** ''[[San Giacomo (Carlo Crivelli)|San Giacomo]]'', 95x39 cm, [[New York]], [[Brooklyn Museum]]
Una città delle dimensioni di Hattusa doveva garantirsi non solo la sicurezza contro attacchi e incidenti gravi, ma anche la [[sicurezza alimentare]]. Il primo problema da risolvere era l'approvvigionamento idrico, essendo Hattusa situata in una zona a [[clima continentale]] secco. Da questo punto di vista il sito era in condizioni ideali poiché dotato di diverse fonti naturali. Questo però non era sufficiente e si dovettero costruire vari [[acquedotti]] che portavano l'acqua da fonti esterne alla città. Gli Ittiti avevano inoltre costruito dei bacini per la raccolta dell'acqua in due punti della città<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= J. Seeher|titolo= Die Ausgrabungen in Boğazköy-Hattusa 2000 »|rivista= Archäologischer Anzeiger|anno= 2001|pp= 341-362}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= J. Seeher|titolo= Die Ausgrabungen in Boğazköy-Hattusa 2001|rivista= Archäologischer Anzeiger 2002/1|pp= 59-70}}</ref>.
** ''[[San Nicola di Bari (Carlo Crivelli)|San Nicola di Bari]]'', 96x32,5&nbsp;cm, [[Cleveland]], [[Cleveland Museum of Art|Museum of Art]]
Due si trovano nella parte orientale della ''Città Alta'', individuati dalle tracce residue dei loro bordi. Quello i cui quattro lati sono meglio conservati misura 60 × 90 metri. Questi bacini erano rivestiti di [[argilla]] impermeabile, e loro bordi erano rinforzati con lastre di [[calcare]]. Erano alimentati da fonti interne ed esterne alla città. Sono stati rinvenuti tubi di argilla per la fornitura di acqua proveniente dall'esterno della città, che passavano sotto la Porta del Re<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.hattuscha.de/English/easternponds.htm|titolo =The Eastern Ponds nel sito della spedizione archeologica tedesca |accesso = 20 settembre 2014}}</ref>. Bisogna però aggiungere che, negli ultimi tempi, gli studiosi hanno avanzato ipotesi alternative sulla funzione di questi bacini osservando che si trovavano nei pressi di luoghi di culto e dunque avrebbero potuto avere una funzione religiosa. Cinque laghetti artificiali sono stati ritrovati a sud della ''Città Alta'', vicino Yerkapı e scavati direttamente nella [[Marna (roccia)|marna]], terreno impermeabile in modo naturale. Questi bacini erano stretti, ma profondi (fino a 8 metri), e si trovavano su un'altura, cosa che a sua volta facilitava la redistribuzione dell'acqua. Ma non si sono trovate tracce di tubazioni nei dintorni: non sappiamo né da dove l'acqua provenisse, né dove fosse diretta<ref>{{cita web|lingua= en|url=http://www.hattuscha.de/English/southernponds.htm|titolo= The Southern Ponds nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
** ''[[San Domenico (Carlo Crivelli)|San Domenico]]'', 94x27 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]]
[[File:Hattusa magazzini per cereali.jpg|thumb|Hattusa magazzini per cereali.]]
** ''[[San Giorgio (Carlo Crivelli)|San Giorgio]]'', 95x33 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]]
 
** ''[[Deposizione (Carlo Crivelli)|Deposizione]]'', 68x45 cm, [[Filadelfia|Philadephia]], [[Philadelphia Museum of Art|Museum of Art]]
Il secondo grande problema era l'approvvigionamento alimentare. Era legato soprattutto alle forniture di grano, alimento base della popolazione. Due importanti gruppi di [[silo]] sono stati trovati sul sito nella ''Città Bassa'', vicino al muro tra il Tempio I e Buyukkale e su Büyükkaya<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= J. Seeher|titolo= Getreidelagerung in unterirdischen Großspeichern: Zur Methode und ihrer Anwendung im 2. Jahrtausend v. Chr. am Beispiel der Befunde in Hattuscha|rivista= Studi Micenei ed Egeo-Anatolici|volume= 42|numero= 2|anno= 2000|pp= 261-301}}</ref>. Il primo era lungo 60 metri e largo 30-40 metri, e comprendeva sedici camere di stoccaggio, disposte in parallelo in due file di otto<ref>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/grainsilo.htm|titolo= Grain Silo at the Postern Wall nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. Undici silos sono stati identificati in Büyükkaya (vedi più avanti). La capacità di stoccaggio complessiva della città, grazie ai due gruppi di silos (supponendo che non ve ne fossero altri) è stata stimata tra i 7&nbsp;000 e 9&nbsp;000 m³, quasi 6&nbsp;000 tonnellate di grano. Una simile quantità era sufficiente a sfamare per anno tra le 20&nbsp;000 e 30&nbsp;000 persone, e sappiamo che le stime di massima sul numero di abitanti di Hattusa variano tra i 10&nbsp;000 e 40&nbsp;000 abitanti a seconda delle epoche e del tipo di analisi, in Hattusa quindi erano conservate riserve alimentari sufficienti a sfamare per un anno l'intera popolazione. Ma questi silos non erano destinati solo ai rifornimenti della capitale, perché probabilmente erano magazzini per la conservazione del grano raccolto dallo Stato sui terreni [[demanio|demaniali]] o proveniente dalle tasse, e che poteva essere ridistribuito in tutto l'impero a seconda delle necessità. Hattusa doveva essere un punto di raccolta speciale a causa della sua importanza politica, strategica e demografica. La gestione dei magazzini alimentari era affidata ad amministratori (identificati nei testi con il termine sumero ''AGRIG'') che venivano inviati nelle principali città<ref>KUB XXVI</ref>; inizialmente erano scelti fra servi fidati o nobili caduti in disgrazia, col tempo acquistarono più prestigio, senza mai entrare nella classe dei nobili, l'AGRIG di Hattusa era il più importante e il più alto di rango<ref name= ISinger>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= I. Singer|titolo= The AGRIG in the Hittite Texts|rivista= Anatolian Studies|volume= 34|anno= 1984|pp= 97-127}}</ref>. Questi aveva anche il compito di fare distribuzioni di grano durante le principali feste religiose. Questo funzionario però non era responsabile della gestione del bestiame e del vino, che era affidata ad altri funzionari che avevano anche l'accesso ai magazzini di Stato (<small>É.<sup>NA<sub>4</sub></sup>KIŠIB</small>, dove erano conservate anche delle armi). Si noti che ogni AGRIG provinciale aveva un magazzino in Hattusa, e questo indica chiaramente il ruolo della città come centro di redistribuzione per tutto il regno. La popolazione della città aveva accesso al grano tramite le razioni di cereali distribuite come compenso dalle grandi organizzazioni per cui lavorava, e che sfruttavano le valli circostanti a Hattusa. Non ci sono informazioni sulla presenza di mercati alimentari<ref name= ISinger />.
** ''[[Cristo benedicente (Carlo Crivelli)|Cristo benedicente]]'', 28,8x26,2&nbsp;cm, [[El Paso]], [[El Paso Museum of Art|Museum of Art]]
 
** ''[[San Pietro (Carlo Crivelli)|San Pietro]]'', 28x15,5&nbsp;cm, [[New Haven]], [[Yale University Art Gallery]]
===== Büyükkaya (la Grande Roccia) e la conservazione del grano =====
** ''[[San Bartolomeo (Carlo Crivelli)|San Bartolomeo]]'', 28x15,5&nbsp;cm, [[Milano]], [[Pinacoteca del Castello Sforzesco]]
Viste dalla ''Città Bassa'', le rocce frastagliate di Büyükkaya (Grande Roccia) sono impressionanti, ergendosi improvvisamente fino a circa 100 metri dal fondovalle. Già dal [[calcolitico]] esisteva piccolo insediamento sulla sua vetta, circa 4000 anni prima dell'arrivo degli Ittiti. Nell'[[età del Bronzo]] qui residettero popolazioni Hatti, successivamente i nuovi abitanti Ittiti costruirono un edificio monumentale proprio sulla sommità di Büyükkaya, di cui sopravvivono solo le fondamenta.
** ''[[San Giovanni Evangelista (Carlo Crivelli)|San Giovanni Evangelista]]'', 28x15,5&nbsp;cm, [[Milano]], [[Pinacoteca del Castello Sforzesco]]
[[File:Hattusa Büyükkaya.JPG|thumb|Büyükkaya.]]
** ''[[San Filippo Apostolo (Carlo Crivelli)|San Filippo Apostolo]]'', 28x15,5&nbsp;cm, [[Amsterdam]], collezione E. Proehl
Il vero aspetto di Büyükkaya è visibile soprattutto raggiungendola da dietro; avvicinandosi da Yazilikaya si potrà notare che la salita è in realtà una lunga cresta alta racchiusa da un muro di fortificazione<ref name= grano>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/buyukkaya.htm|titolo= sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
* ''[[Madonna di Corridonia|Madonna che allatta il Bambino]]'', 1472 circa, tempera su tavola, 127x63 cm, [[Corridonia]], [[Pinacoteca parrocchiale di Corridonia|Pinacoteca parrocchiale]]
In origine, vale a dire circa nel [[XVI secolo a.C.]], le fortificazioni correvano solo lungo il lato sud-est, a partire dal passaggio nella gola a Ambarlikaya. Le mura furono in seguito allungate verso nord, sul crinale di Büyükkaya e oltre, fino a a raggiungere il tratto nord delle mura della città, le quali, con ampio arco, si ricongiungono al muro posteriore della ''Città Bassa''. Più tardi, circa nel XIII secolo a.C., un altro muro di fortificazione fu eretto sul lato nord di Büyükkaya, fino al muro interno della ''Città Bassa''. Così questa ripida collina fu trasformata in una fortezza eccezionalmente ben protetta<ref name= grano />.
* ''[[Madonna di Poggio di Bretta]]'', 1472 circa, tempera su tavola, 71x50 cm, [[Ascoli Piceno]], [[Museo diocesano (Ascoli Piceno)|Museo diocesano]]
Nel XIII secolo a.C. Büyükkaya fu trasformato in un granaio gigante. Le riserve di grano per la città e per tutto il paese erano conservati qui in cantine rettangolari con pavimenti lastricati scavate nella terra. Il più grande di questi contenitori di stoccaggio, dei quali ne sono stati finora scoperti undici ma sono senza dubbio più numerosi, misura 12 x 18 m e aveva più di due metri di profondità quindi con una capacità di almeno 260 tonnellate di grano. Una volta che questi depositi erano pieni di grano, venivano ricoperti con uno spesso strato di terreno. Così sigillato dall'aria, il grano consumava ciò che rimaneva dell'ossigeno e saturava l'ambiente di [[anidride carbonica]]. L'atmosfera così modificata costituiva una protezione da eventuali danni da parassiti; nessun parassita dai ratti ai topi fino agli scarafaggi e neppure i funghi potevano lì sopravvivere. Era un sistema di conservazione ottimale che poteva mantenere il grano per anni. Questo stesso sistema di conservazione viene utilizzato oggi in molti paesi del terzo mondo ed è ancora praticato in alcune parti della Turchia<ref name= grano /><ref>{{cita libro|lingua= en|autore= Joost Blasweiler|titolo= Hattusa: sacred places near Büyükkaya, Ambarlikaya and the Budakŏzŭ|città= Arnhem|anno= 2013|url= http://www.academia.edu/4231302/Hattusa_sacred_places_near_Buyukkaya_Ambarlikaya_and_the_Budakozu}}</ref>.
* ''[[Primo trittico di Valle Castellana]]'', 1472-1473 circa, tempera su tavola, 207x145 cm, [[Ascoli Piceno]], [[Pinacoteca civica (Ascoli Piceno)|Pinacoteca civica]]
 
* ''[[Secondo trittico di Valle Castellana]]'', 1472-1473 circa, tempera su tavola, 133x130 cm, [[Ascoli Piceno]], [[Pinacoteca civica (Ascoli Piceno)|Pinacoteca civica]]
=== Il centro politico del regno ===
* ''[[Madonna Lenti]]'', 1472-1473 circa, 35x23 cm, tempera su tavola, 35x23 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]]
==== La cittadella di Büyükkale ====
* ''[[Polittico di Sant'Emidio]]'', 1473, tempera su tavola, 270x270 cm, [[Ascoli Piceno]], [[cattedrale di Sant'Emidio]]
[[File:OTHattusaBurg.jpg|thumb|La cittadella di Büyükkale.]]
* ''[[Polittico del 1476|Polittico di San Domenico di Ascoli Piceno]]'' o ''[[Polittico del 1476|del 1476]]'', 1476, tempera su tavola, smembrato
 
** ''San Giovanni Battista'', 138x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
Il cuore politico del regno ittita, con il palazzo reale, è costruito su un altopiano relativamente pianeggiante di 250 × 150 metri, conosciuto oggi come Buyukkale (in [[Lingua turca|turco]] "Grande Fortezza")<ref name= Bittel3>{{cita|Bittel|pp. 118-122}}.</ref><ref name= Neve1>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= P. Neve|titolo= Büyükkale, Die Bauwerke|città= Berlino|anno= 1982}}</ref>. Una cittadella era già stata costruita nel terzo millennio a.C., ma le strutture che conosciamo risalgono al tardo regno ittita<ref name= Neve1 />. Il complesso fu ristrutturato durante la seconda metà del XIII secolo a.C., ma l'opera non fu completata fino al regno di Suppiluliuma II poco prima dell'abbandono di Hattusa<ref name= Neve1 />.
** ''San Pietro'', 138x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
Il complesso è protetto da una cinta muraria interna che lo separa dal resto della città, ma è comunque collegato alla rete di fortificazioni interne ed esterne<ref name= Neve1 />. Vi si accede da un ingresso principale che si trova nell'angolo sud-ovest, collegato alla parte alta della città da un ponte lungo 85 metri<ref name = Palace />. Questa porta è simile a quelle del sud della città, fiancheggiata da due torri e custodita da due leoni scolpiti su monoliti<ref name = Palace />. Altre due porte permettono l'accesso al complesso del palazzo: una a sud-est, mal conservata, e un'altra a sud del muro ovest della cittadella, che collega il complesso alla ''Città Bassa'' e le cui piccole dimensioni permettono il passaggio ai soli pedoni<ref name = Palace />.
** ''Madonna col Bambino'', 148x63 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
[[File:Hattusa Wall of the Royal Citadel.JPG|thumb|left|Le mura della cittadella reale.]]
** ''Santa Caterina d'Alessandria'', 138x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
 
** ''San Domenico'', 138x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
La porta sud ovest si apre su una piccola corte attraverso la quale si accede alle diverse parti del complesso del palazzo, organizzato attorno a tre cortili successivi che raggiungono gli appartamenti reali, posti in cima dell'Acropoli, a nord, a strapiombo sulla ''Città Bassa''<ref name = Palace />. Il cortile inferiore è circondato da diversi edifici dotati di portici ed è senza dubbio il più recente del complesso<ref name= Neve1 />. Tra questi edifici, quello denominato M è stato identificato come dedicato all'amministrazione e quello denominato H come magazzino, composto da quattro locali di stoccaggio allungati e paralleli<ref name= Neve1 />. Questo insieme dunque era utilizzato come posto di lavoro e residenza per una parte del personale del palazzo, comprese le Guardie Reali<ref name= Neve1 />. L'edificio denominato C, collocato a ovest, è stato identificato come una cappella<ref name= Neve1 />.
** ''San Francesco'', 61x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
[[File:HattusaBüyükkale.JPG|thumb|left|La cittadella di Büyükkale.]]
** ''Sant'Andrea'', 61x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
[[File:Hattusa Royal citadel from south2.JPG|thumb|La cittadella reale vista da sud.]]
** ''Pietà'', 69x63,5&nbsp;cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]]
È nel palazzo denominato A, situato nella parte est della corte, che è stata trovata la maggior quantità degli "archivi reali" ittiti agli inizi del XX secolo. È costituito da quattro locali di deposito con un tetto sostenuto da colonne, servite da un corridoio laterale di 30 metri di lunghezza. Si presume che le tavolette fossero conservate su scaffalature di legno sostenute dalle file di colonne. Gli altri edifici della cittadella in cui sono state rinvenute le tavolette sono quello denominato K situato vicino alla porta sud-est e gli edifici D ed E in cima alla cittadella (vedi sotto)<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= fr|autore= E. Laroche|titolo= La bibliothèque de Hattusa|rivista= Archiv Orientalni|volume= 17|anno= 1949|pp= 7-23}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= H. Otten|titolo= Archive und Bibliotheken in Hattusa|curatore= K. R. Veenhof|rivista= Cuneiform Archives and Libraries|città= Leida|anno= 1986|pp= 184-190}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= A. Ünal|titolo= The Power of Narrative in Hittite Literature|rivista= The Biblical Archaeologist|volume= 52|numero= 2-3|anno= 1989|pp= 130-143}}</ref>.
** ''Santo Stefano'', 61x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
 
** ''San Tommaso d'Aquino'', 61x40 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
Questi archivi comprendono documenti relativi alla vita del palazzo, alla sua amministrazione, ma anche testi politici e diplomatici (corrispondenza), contratti, testi letterari, testi di rituali religiosi, avendo il re anche la funzione di sacerdote.
* ''[[Polittico minore di San Domenico]]'', 1476, tempera su tavola, smembrato
Una porta monumentale separava la corte inferiore della corte intermedia, la più grande, posta al centro dell'acropoli e circondata da colonne<ref name= Neve1 />. Sul suo lato occidentale, si accedeva, attraverso un portale monumentale, a un palazzo circondato da un colonnato con le colonne disposte in file di cinque, il palazzo denominato D<ref name = Palace />. Questo edificio è stato identificato come una sala per ricevimenti dove il re accoglieva i visitatori provenienti dal suo regno o dall'estero durante i ricevimenti ufficiali<ref name = Palace />. La corte mediana è delimitata sul lato nord dalla corte superiore, anch'essa circondata da colonne, ma di taglia più piccola<ref name = Palace />. Sul suo lato occidentale, sono stati trovati due edifici (E e F), che probabilmente costituivano gli appartamenti reali (denominati nei testi ''halentuwa'')<ref name = Palace>{{Cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/kingspalace.htm|titolo= The Royal Citadel of Büyükkale nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>.
** ''Madonna col Bambino'', 106,5x56 cm, [[Budapest]], [[Szépművészeti Múzeum]]
 
** ''San Michele Arcangelo'', 91x26 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
==== La corte ittita e l'amministrazione centrale del regno ====
** ''San Girolamo'', 91x26 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
L'acropoli di Hattusa era quindi il luogo dove risiedeva il re con la sua famiglia, circondato dai più alti dignitari del regno, nei testi chiamati "figli del re" (''DUMU.LUGAL''), e un'importante e complessa struttura amministrativa. Il re dimorava in cima alla cittadella, nella sua dimora, nella zona chiamata ''halentuwa'' nelle fonti ittite; questa era anche un luogo importante per diverse cerimonie religiose<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= H. G. Güterbock|titolo= The Hittite Palace|curatore= P. Garelli|rivista= Le Palais et la Royauté|città= Paris|anno= 1974|pp= 305-314}}</ref>. Questo luogo potrebbe essere identificato con i palazzi denominati E e F. Al suo fianco dovevano trovarsi tutte le sue molte mogli, che erano ospitate in una sorta di "[[harem]]" con i suoi figli, i fratelli e le sorelle non sposati, e tutti i servitori per i loro servizi giornalieri. Queste persone vivevano nella metà settentrionale dell'Acropoli intorno ai due cortili principali. Il re aveva una sua guardia personale, i ''Mesedi'', guidata dal capitano della guardia (''GAL.MEŠEDI''), spesso un membro della famiglia reale, e uno dei personaggi più importanti del regno. Questi vivevano vicino agli appartamenti reali. Diversi testi elencano le funzioni di alcune di queste persone, tra cui i membri della famiglia reale, gli ufficiali, e soprattutto le guardie reali (nel testo intitolato: le istruzioni al MEŠEDI<ref>CTH 262 e 268</ref>). Il personale di palazzo che descritto in questi documenti è molto eterogeneo: un ciambellano, un maggiordomo e poi sacerdoti, medici, paggi, facchini, addetti alle pulizie, ecc. Una rigida etichetta governava la vita di corte.
** ''San Pietro martire'', 91x26 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
La Cittadella era il centro del regno ittita, da dove il paese veniva governato sia in tempi normali, sia quando il re doveva lasciare il palazzo per obblighi militari o religiosi, cosa che accadeva frequentemente. Questo centro amministrativo era denominato ''Casa del Re''. Esso comprendeva numerosi dignitari, la cui funzione è spesso misconosciuta, ed era il luogo dove venivano gestiti i possedimenti del re<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= G. Beckman|titolo= Royal Ideology and State Administration in Hittite Anatolia|curatore= J. M. Sasson|rivista= Civilisations of the Ancient Near East|anno= 1995|pp= 529-543}}</ref>. Tali funzioni venivano svolte negli edifici che circondavano la corte inferiore.
** ''Santa Lucia'', 91x26 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
Data l'importanza politica del regno, molti dignitari stranieri si recavano in visita alla corte ittita per ragioni diplomatiche; questi venivano ufficialmente ricevuti nelle sala a colonne del palazzo D. Poiché non vi erano ambasciate permanenti, i visitatori ufficiali erano ospiti diretti della corte. La corte ittita era un universo cosmopolita perché il re spesso chiamava al suo servizio specialisti stranieri (architetti, medici, scribi) in particolare dalla [[mesopotamia]] ([[Babilonia]] e [[Assiria]]<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= G. Beckman|titolo= Mesopotamians and Mesopotamian Learning at Hattuša »|rivista= Journal of Cuneiform Studies|volume= 35|anno= 1983|pp= 97-114}}</ref>).
* ''[[San Giacomo della Marca (Carlo Crivelli)|San Giacomo della Marca]]'', 1476, tempera su tavola, 195x61 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
A causa delle dimensioni relativamente ridotte di Buyukkale non tutti i membri dell'amministrazione del palazzo potevano lì risiedere e quindi dovevano alloggiare in altre parti della città a oggi non ancora identificate. In ogni caso le funzioni amministrative debordavano dalla cittadella. Un edificio che può avere avuto una funzione amministrativa è stato identificato nella ''Città Bassa'', la "Casa della collina" fra il Tempio I e Buyukkale, con una base di 32 x 36 metri, con un piano organizzato intorno a un grande spazio centrale<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= W. Schirmer|titolo= Die Bebauung am unteren Büyükkale, Nordwesthang in Boğazköy|città= Berlino|anno= 1969}}</ref>. Vi sono state ritrovate tavolette di argomento letterario ed educativo (potrebbe essere stato utilizzato come scuola). Anche le costruzioni poste sui promontori rocciosi (Yenicekale, Nişantepe et Sarıkale) possono aver avuto funzioni amministrative. Questo è quasi certo per l'edificio sito a Nişantepe, situato a sud dell'Acropoli, dove sono state ritrovate più di 3&nbsp;500 bolle di argilla recanti le impronte dei sigilli di re e funzionari reali, e alcune tavolette recanti donazioni di terra. Risalgono al periodo che va da Suppiluliuma I fino alla fine del regno<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= P. Neve|titolo= Die Ausgrabungen in Boğazköy-Hattusa 1990|rivista= Archäologischer Anzeiger|anno= 1991/3|pp= 322-338}}</ref><ref>({{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= P. Neve|titolo= Die Ausgrabungen in Boğazköy-Hattusa 1991|rivista= Archäologischer Anzeiger|anno= 1992/3|pp= 307-316}}</ref>.
* ''[[Santa Maria Maddalena (Carlo Crivelli)|Santa Maria Maddalena]]'', 1476 circa, tempera su tavola, 152x49 cm, [[Amsterdam]], [[Rijksmuseum (Amsterdam)|Rijksmuseum]]
 
* ''[[Madonna Lochis (Carlo Crivelli)|Madonna Lochis]]'', 1476-1480 circa, tempera su tavola, 33x45 cm, [[Bergamo]], [[Accademia Carrara]]
=== Un centro religioso del regno ittita ===
* ''[[Polittico di Monte San Martino]]'' (con [[Vittore Crivelli]]), 1477-1480 circa, tempera su tavola, 285x227 cm, [[Monte San Martino]], [[chiesa di San Martino (Monte San Martino)|chiesa di San Martino]]
==== Il Grande Tempio (Tempio 1) ====
* ''[[Madonna col Bambino che regge una mela]]'', 1480 circa, tempera su tavola, 43x33 cm, [[Londra]], [[Victoria and Albert Museum]]
[[File:Hattusa.temple1.jpg|thumb|upright=1.5|Rovine del Grande Tempio (o Tempio 1) della città bassa.]]
* ''[[Madonna col Bambino (Carlo Crivelli Ancona)|Madonna col Bambino]]'', 1480 circa, tempera su tavola, 21x15 cm, [[Ancona]], [[Pinacoteca civica Francesco Podesti]]
 
* ''San Sebastiano'', 1480-1485 circa, tempera su tavola, 42x10 cm, [[Milano]], [[Museo Poldi Pezzoli]]
La parte occidentale della ''Città Bassa'' ospita il monumento più vasto della capitale ittita: il Grande Tempio o Tempio 1<ref name= Bittel4>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= K. Bittel|titolo= The Great Temple of Hattusha-Bogazkoy|rivista= American Journal of Archaeology|volume= 80|anno= 1976|pp= 66-73}}</ref><ref>{{cita|Bittel|pp. 124-134}}.</ref>. Questo era dedicato alla coppia di divinità patrone del regno ittita: il dio delle tempeste e la dea del Sole di [[Arinna]], identificate, a partire dal regno di [[Hattusili III]] con gli dei [[hurriti]] [[Teshub]] e [[Hebat]]. Il complesso che circonda il tempio fu ristrutturato durante il regno di quest'ultimo e del suo successore [[Tudhaliya IV]]. Il tempio e le sue dipendenze furono costruiti su una terrazza artificiale composta da massi, che misura 160 metri di lunghezza e 135 di larghezza e copre una superficie di circa 20&nbsp;000 m². Il tempio vero era proprio è situato al centro. Aveva dimensioni di 64 × 42 metri. È orientato lungo l'asse sud-ovest/nord-est<ref name = tempio1>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/temple1.htm|titolo= tempio 1 nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. L'entrata si trova sul lato sud-ovest ed è costituita da una successione di tre piccole sale, ciascuna affiancata da altre due piccole camere. Questa porta è indicata nei testi con il nome ittita di ''hilammar'' (sumero ''KI.LAM''), e aveva un importante funzione simbolica, come si vede nei testi che descrivono le feste religiose<ref name = tempio1 />. Da qui si accedeva nel cortile centrale (a cielo aperto) dell'edificio, di forma rettangolare, dove si svolgevano le cerimonie religiose<ref name = tempio1 />. La zona destinata a fare le [[abluzione|abluzioni]] era situata nella parte est del cortile. Dei magazzini erano disposti sui lati. Il tempio consisteva di due celle collocate alla sua estremità: le cella di sinistra custodiva la statua della dea del Sole, quella di destra quella del dio delle tempeste. Di queste oggi non rimangono che i basamenti. Erano illuminate da finestre alte e strette. Infatti, queste cappelle, erano separate dal cortile da un porticato con colonne e vestiboli che nascondevano le statue divine alle persone presenti nel cortile<ref name = tempio1 />. Gli ittiti ritenevano che nelle statue risiedesse effettivamente lo spirito della divinità per cui tempio era considerato la loro residenza terrena. C'erano probabilmente altre cappelle nel tempio, dedicate a divinità minori, che erano al servizio della coppia divina e che formavano il "cerchio divino" (''kaluti'') attorno a queste<ref name = tempio1 />.
* ''San Rocco'', 1480-1485 circa, tempera su tavola, 43x11 cm, [[Londra]], [[Wallace Collection]]
[[File:Hattusa-Lower City 01.jpg|thumb|Ingresso monumentale del Grande tempio.]]
* ''Cristo crocifisso tra i dolenti'', 1480-1485 circa, tempera su tavola, 65x55 cm, [[Chicago]], [[Chicago Art Institute|Art Institute]]
[[File:Kadesh.jpg|thumb|left|Copia del trattato di pace Egitto Ittita dopo la battaglia di [[Kadesh]] ritrovato nelle dipendenze del Grande tempio (Museo archeologico d'Istanbul).]]
* ''[[Madonna col Bambino e un piccolo frate francescano orante]]'', 1482, tempera su tavola, 135x62 cm, [[Roma]], [[Pinacoteca Vaticana]]
[[File:Hattusa-Lower City 03.jpg|thumb|right|Strada pavimentata presso il Grande Tempio.]]
* ''[[Polittico di San Domenico di Camerino]]'', 1482, tempera su tavola, smembrato
Il tempio era circondato da edifici che formavano una sorta di parete isolandolo dall'esterno e delimitando l'area sacra. Vi si entrava attraverso una porta monumentale costruita nell'angolo sud-est del complesso, ma esistevano altri due ingressi minori comunicanti con l'esterno. Le strade tra il tempio e le sue dipendenze erano pavimentate. Il piano terra era composto da negozi, stretti e lunghi pezzi. Tutti questi edifici avevano almeno un piano superiore perché si sono ritrovati i basamenti delle scale. Al piano terra si trovavano magazzini formati da stanze strette e lunghe. Queste camere erano più di 80. In una ventina di queste stanze, quelle che occupavano il lato sud-est, sono stati ritrovati grandi vasi ([[pithoi]]) sepolti nel terreno, in cui venivano immagazzinati alimenti che potevano essere conservati per un certo tempo (cereali, verdura e frutta secca). Alcuni di questi vasi sono più grandi delle porte d'ingresso dei locali, sembra siano stati messi lì prima della costruzione dell'edificio e quindi non fu possibile portarli via quando il tempio fu abbandonato e saccheggiato<ref name = tempio1 />. Nelle sale a nord erano immagazzinati contenitori destinati a materiale deperibile (gabbie di legno, cestini), di questi rimangono solo le bolle d'argilla usate per sigillarli. Altre stanze contenevano quello che è stato definito l'"archivio" del tempio, anche se il termine è inesatto visto il gran numero di tavolette ritrovate un poco ovunque nella zona del tempio. Queste tavolette contenevano testi per il culto religioso (istruzioni al personale, elenchi di officianti, rituali e canti religiosi, ecc.), ma anche testi diplomatici. I trattati di pace stipulati dai re ittiti venivano depositati nel santuario, sotto gli occhi degli dei che erano i testimoni garanti dell'accordo<ref name = tempio1 />.
** ''Madonna col Bambino che stringe un fringuello'', 190x78 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
Qui è stata portata alla luce la versione ittita del trattato di pace firmato tra [[Hattusili III]] e il faraone [[Ramses II]], la versione egizia si trova incisa in due templi a [[Karnak]]<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= E. Edel|titolo= Der Vertrag zwischen Ramses II. von Ägypten und Ḫattušili III. von Ḫatti|città= Berlino|anno= 1997}}</ref>.
** ''Santi Pietro e Domenico'', 170x60 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
 
** ''Santi Pietro martire e Venanzio'', 170x60 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
A sud ovest una strada separava l'area sacra da un altro gruppo di edifici di forma irregolare (130 × 55 metri), composto da una sessantina di appartamenti. Un solo ingresso, situato sulla via di cui sopra, conduceva a un cortile interno, intorno al quale erano disposti magazzini, laboratori, cucine, birrerie, uffici degli scribi, ecc., dunque edifici in cui lavorava il personale del tempio. Una parte di questo probabilmente alloggiava qui, mentre la maggior parte risiedeva nella zona ritrovata a nord del tempio, fra questo monumento e le mura<ref name = abitazioni>{{cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/lowercity.htm|titolo= The Lower City nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. Un testo trovato nell'area sacra elenca le diverse persone che lavoravano per il tempio. Se ne contavano 205, fra cui sacerdoti e sacerdotesse, alcuni specializzati (in incantesimi, in canzoni hurrite), scribi, ai quali devono essere aggiunti vari cuochi e birrai che fornivano il cibo che veniva offerto giornalmente alle divinità. Un altro testo, dal titolo ''istruzioni per il personale del tempio''<ref>CTH 264</ref> contiene molte prescrizioni per coloro che avevano il diritto di entrare nel santuario: essi non dovevano appropriarsi degli alimenti destinati agli dèi, non dovevano introdurre nella zona sacra persone non autorizzate e dovevano organizzarsi per la sorveglianza del tempio in modo permanente, in particolare contro il rischio di incendi. Probabilmete nella zona esistevano anche altri santuari, non ancora portati alla luce, ma attestati da fonti epigrafiche. Dunque la ''Città Bassa'' conteneva altri templi oltre al Tempio 1, probabilmente a sud di questo<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= en|autore= S. Pierallini|titolo= Observations on the Lower City of Hattuša: a Comparision between the Epigraphic Sources and the Archaeological Documentation|rivista= [[Altorientalische Forschungen]]|volume= 27|numero= 2|anno= 2000|pp= 325-343}}</ref>. Allo stesso modo, sappiamo che c'erano uno o più luoghi di culto nella cittadella di Buyukkale, probabilmente coincidenti con l'edificio C<ref>{{Cita pubblicazione|autore= S. Pierallini|titolo=Luoghi di culto sulla cittadella di Hattuša|curatore= S. de Martino et F. Pecchioli Daddi|rivista= Anatolia Antica, Studi in Memoria di Fiorella Imparati|città= Firenze|anno= 2002|pp= 627-635}}</ref>.
** ''Arcangelo Gabriele'', 54x38 cm, [[Francoforte]], [[Städel]]
 
** ''Vergine annunciata'', 54x38 cm, [[Francoforte]], [[Städel]]
==== I luoghi di culto della Città Alta ====
** ''Resurrezione'', 50x70 cm, [[Zurigo]], collezione Abegg-Stockar
[[File:Hattusa Upper City Temple District2.JPG|thumb|Resti di differenti templi della città alta.]]
** ''Santi Antonio Abate, Girolamo e Andrea'', 25x62 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
 
** ''Santi Giacomo maggiore, Bernardino da Siena e Nicodemo'', 25x60 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
Durante gli ultimi decenni della capitale ittita, il paesaggio religioso della città fu totalmente modificato, con la creazione di una vera e propria città santa a sud del sito, nella ''Città Alta''<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= P. Neve|titolo= Hattusa: Stadt der Götter und Tempel, Neue Ausgrabungen in der Hauptstadt der Hethiter|città= Mainz|anno= 1996}}</ref>. Non si trattò, come si era inizialmente pensato, di un ampliamento della città dato che la zona corrispondente alla ''Città Alta'' era già abitata ai tempi del vecchio impero<ref name=Schachner/>. Almeno trenta templi sono stati individuati e scavati in questa parte di Hattusa, principalmente tra la porta della Sfinge e Buyukkale nella parte centrale della città nuova<ref name= Upper>{{Cita web|lingua= en|url= http://www.hattuscha.de/English/templedistrict.htm|titolo= The Temple District in the Upper City nel sito della spedizione archeologica tedesca|accesso= 20 settembre 2014}}</ref>. Questi santuari hanno dimensioni molto diverse: i più piccoli hanno un'estensione di 400-600 m², mentre i più grandi raggiungono i 1&nbsp;200 o 1&nbsp;500 m² e sono circondati da un recinto che delimita l'area sacra<ref name = Upper/>. La loro struttura è sostanzialmente la stessa: sono quadrati o di forma rettangolare, hanno una porta che si apre su un cortile, e poi, passando sotto un portico a colonne, si accede a dei corridoi che sono costruiti dietro la cella in cui è custodita la statua della divinità residente nell'edificio<ref name = Upper/>. È una disposizione che rimanda a quella del Grande Tempio<ref name = Upper/>. Dei magazzini erano spesso situati nell'edificio o nelle vicinanze, probabilmente nei luoghi di lavoro del personale del tempio, come indicato dai ritrovamenti di tavolette avvenuti in alcuni di questi edifici. È qui che sono stati fatti alcuni tra i più importanti ritrovamenti epigrafici degli scavi recenti, come un testo bilingue ittita-hurrita che ha contribuito a migliorare notevolmente la conoscenza di questa seconda lingua<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= fr|titolo= Des études sur ce texte et les conséquences de sa découverte|curatore= J.-M. Durand|rivista= Amurru 1 : Mari, Ebla et les Hourrites, dix ans de travaux, 1re partie|città= Parigi|anno= 1996}}</ref>. I templi sono tutti identificati da un numero; il numero 1 è riservato al Grande Tempio. I più importanti templi della ''Città Alta'' si trovano nella parte sud-est, nei pressi delle mura della città, tra la Porta delle Sfingi e la Porta del Re<ref name = Upper/>. Sono, da ovest verso est, i templi 2, 3 e 5<ref name = Upper/>. Quest'ultimo è il più grande (3&nbsp;000 m²) nella Città Alta, è dotato di due celle come il tempio 1, e dispone di importanti annessi<ref name = Upper/>. Qui è stato ritrovato un bassorilievo di circa un metro di altezza raffigurante un re di nome Tudhaliya (come indicato da un'iscrizione in geroglifici) nelle sembianze di un dio-guerriero, quindi probabilmente un re divinizzato dopo la sua morte<ref name = Upper/>. Il tempio 5 si trova proprio vicino alla Porta del Re, probabilmente un percorso processionale collegava i due luoghi durante certe feste religiose. Al lato opposto della Città Alta, un altro tempio (numero 30) è costruito a uguale distanza dalla Porta dei Leoni, ed era probabilmente legato a questa durante altre cerimonie religiose<ref name= Collins />. Tuttavia, questo edificio, sembra aver perso la sua funzione sacra prima della fine di Hattusa e probabilmente era stato trasformato in abitazioni o laboratori. Lo studio dei resti di pitture murarie rinvenuti nel tempio numero 8 porterà nuove informazioni sull'arte ittita e sulla eventuale presenza di artisti micenei operanti in Hattusa<ref name = Collins>{{cita|Collins 2007|p. 18}}.</ref>.
* ''[[Pietà Panciatichi]]'', 1485, tempera su tavola, 87x52 cm, [[Boston]], [[Museum of Fine Arts (Boston)|Museum of Fine Arts]]
La ''Città Alta'' probabilmente comprendeva altri templi o luoghi di culto a cielo aperto, gli Ittiti infatti adoravano alcune aree boschive, [[Betilo|betili]] (delle pietre divinizzate), così come alcuni promontori naturali e montagne<ref name = Upper/>. Anche alcuni altri edifici in questa parte della città probabilmente erano luoghi di culto, in particolare i tre già citati promontori rocciosi situati nell'allineamento tra la Porta del Leone e Buyukkale: rispettivamente Yenicekale, Sarıkale e Nişantepe<ref name = Upper/>. Gli Ittiti avevano costruito degli edifici che si affacciavano sul resto della città, la cui funzione rimane enigmatica: religiosa, militare, amministrativa? Nelle rovine di Nişantepe, sono stati ritrovati i resti di una porta sorvegliata da due sfingi<ref name = Upper/>.
* ''Cristo morto sorretto da due angeli'', 1485 circa, tempera su tavola, 15x12 cm, [[Parigi]], [[Louvre]]
[[File:Hattusa Nisantas Luvian inscription.JPG|thumb|left|Nişantepe: iscrizione in geroglifico Luvio/ittita.]]
* ''[[Beato Gabriele Ferretti in estasi]]'', 1485-1489 circa, tempera su tavola, 141x87 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
Qui è stata anche identificata una iscrizione rupestre di 11 linee di [[Geroglifico anatolico|geroglifici ittiti]]<ref>{{Cita web|url= http://lila.sns.it/mnamon/index.php?page=Scrittura&id=46&cont=214&PHPSESSID=fpxoeogttmuhz|titolo= Luvio geroglifico 1300 a.C. (ca.) - 600 a.C.|autore= Giulia Torri|accesso= 8 agosto 2014}}</ref>{{#tag:ref|È qui importante ricordare che il termine ''luvio geroglifico'' fu coniato dal linguista italiano [[Piero Meriggi]] che, con i suoi studi, contribuì alla loro decifrazione (fonte:{{Cita pubblicazione|autore= Piero Meriggi|titolo= Contributi allo studio delle iscrizioni in luvio geroglifico|rivista= Orentalia|volume= 49|numero= 3|città= Roma|editore= Gregorian and Biblical Press|anno= 1980|pp= 252-257}} e {{Cita pubblicazione|titolo= Sur le dechiffrement et la langue des hieroglyphes hittites|autore =Piero Meriggi|rivista= Revue Hittite et Asianique|volume= 2|editore= Société des études hittites et asianiques|città= Parigi|anno= 1932|pp= 1-57|lingua= fr}}).|group="nota"}} molto mal conservata, scritta a nome di [[Suppiluliuma II]], durante gli ultimi anni della capitale. Qui nei pressi si trovano altri due edifici legati a questo imperatore scoperti di recente: la Camera 1 e la Camera 2. Si tratta di due camere con volte monumentali. Nella parte inferiore della seconda si trova un bassorilievo raffigurante il dio del sole, e sulla parete di sinistra una rappresentazione del re Suppiluliuma II armato di arco e lancia. In questa camera si trova anche una iscrizione in geroglifici che descrive le buone azioni del sovrano e le sue imprese militari, tra cui la conquista del regno Alashiya (la moderna Cipro)<ref>{{cita pubblicazione|lingua= en|autore= J. D. Hawkins|titolo= The Hieroglyph Inscription of the Sacred Pool Complex at Hattusa (SÜDBURG)|città= Wiesbaden|anno= 1995}}</ref>. Queste camere erano probabilmente legate al culto delle [[divinità ctonie]]<ref group="nota"> dall<nowiki>'</nowiki>[[aggettivo]] [[Lingua greca antica|greco]] {{polytonic|χθόνιος}} traslitterato in ''chthónios'', che significa ''sotterraneo''.</ref> e servivano come punti di contatto tra il mondo dei vivi e dei morti, situato sottoterra. Le due vasche di raccolta dell'acqua, situate nelle vicinanze e citate sopra, possono aver avuto una funzione religiosa in relazione a tali edifici.
* ''[[Crocifissione (Carlo Crivelli)|Crocifissione]]'', 1485 circa, tempera su tavola, 218x75 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
<div style="text-align:center;">'''La camera 2 di Nişantepe'''</div>
* ''[[Annunciazione di Ascoli]]'', 1486, tempera su tavola, 207x146 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
 
* ''[[Polittico di San Lorenzo in Castel San Pietro]]'', 1486-1488, tempera su tavola
<gallery caption='''La camera 2 di Nişantepe''' mode="packed" heights=157>
** ''San Giovanni Battista'' (frammento), 73x35 cm, [[Oxford]], [[Ashmolean Museum]]
File:Hieroglyphen.jpg|panoramica
** ''Sant'Agostino'', 132x35 cm, [[Tokyo]], [[Museo nazionale d'arte occidentale]]
File:Hattusa.king.jpg|Il basso-rilievo raffigurante Suppiluliuma II sul muro sinistro.
** ''San Lorenzo'' (frammento), 58x38 cm, collezione privata
File:Suppiluliuma_II%27s_chamber_at_Hattusa.jpg|Il basso-rilievo raffigurante il Dio-sole nel fondo della camera.
** ''Santo vescovo'' (frammento), 57x38 cm, [[Utrecht]], [[Museo arcivescovile (Utrecht)|Museo arcivescovile]]
File:Hattusa reliefs1.jpg|Inscrizione in geroglifici sul muro destro.
* ''[[Pala di San Pietro di Muralto]]'', 1488-1489, tempera su tavola, smembrata
</gallery>
** ''Madonna in trono col Bambino che consegna a san Pietro le chiavi del Paradiso tra santi'', 191x196 cm, [[Berlino]], [[Gemäldegalerie (Berlino)|Gemäldegalerie]]
[[File:Yazilikaya B Thudalija.jpg|100 px|thumb|Camera B: l'imperatore Tudhaliya IV sotto la protezione del dio Sharruma]]
** ''Pietà'', 106x203 cm, [[Roma]], [[Pinacoteca Vaticana]]
 
** ''San Bonaventura'', 58x30 cm, [[Berlino]], [[Gemäldegalerie (Berlino)|Gemäldegalerie]]
==== Yazılıkaya ====
** ''San Bernardo'', 58x30 cm, [[Berlino]], [[Gemäldegalerie (Berlino)|Gemäldegalerie]]
 
** ''San Domenico'', 58,5x30,5&nbsp;cm, [[Maastricht]], [[Bonnefantenmuseum]]
 
** ''Sant'Agostino'', 58x30 cm, [[Roma]], Casa Colonna
Situata 2&nbsp;km a nord est di Hattusa, la roccia santuario a cielo aperto Yazilikaya fa giustamente parte dell'insieme degli edifici religiosi della capitale<ref>{{Cita pubblicazione|lingua= de|autore= K. Bittel et al.|titolo= Das Hethitische Felsheiligtum Yazilikaya|città= Berlino|anno= 1975}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|lingua= fr|autore= E. Laroche|titolo= Les dieux de Yazilikaya|rivista= Revue hittite et asianique|numero= 27|anno= 1969|pp= 61-109}}</ref>. In uso almeno dal XVI secolo a.C., fu ristrutturata con gli altri templi della città sotto i regni di [[Hattusili III]] e [[Tudhaliya IV]], che vi costruirà alcuni edifici, vi farà scolpire alcuni bassorilievi e vi introdurrà il culto delle divinità hurrite come nella capitale. Si compone di due parti principali, organizzate secondo la disposizione del terreno della montagna dove si trova il sito, che è ricco di gallerie naturali: la Camera A e la Camera B. I bassorilievi della Camera A rappresentano una processione delle principali divinità del regno, guidata dal dio della tempesta/[[Teshub]] e dalla dea Sole/[[Hebat]]. Nella Camera B, piccoli bassorilievi rappresentano divinità ctonie (i "Dodici Dei" e il "Dio-spada"), un altro bassorilievo rappresenta l'imperatore [[Tudhaliya IV]] con il dio [[Sharruma]]. Le funzioni di questo santuario sono fonte di discussione: la Camera B è apparentemente legata a un culto funerario, forse uno dei re ittiti (Tudhaliya IV). È chiaro in ogni caso che questo tempio era legato al santuario della capitale e doveva essere a questo integrato nelle feste religiose che si svolgevano contemporaneamente in Hattusa. Ricorda i templi esterni alla città che servivano durante la celebrazione del nuovo anno in Mesopotamia, e potrebbe quindi anche essere legato alla festa del Capodanno ittita (''purulli'')<ref>Si può trovare un utile riassunto delle differenti ipotesi sulla funzione di questo santuario in {{cita pubblicazione|lingua= en|autore= T. Bryce|titolo= Life and Society in the Hittite World|città= Oxford|anno= 2004|pp= 95-199}}</ref>.
** ''San'Antonio da Padova'', 58,5x30,5&nbsp;cm, [[Maastricht]], [[Bonnefantenmuseum]]
 
** ''Santi Bernardino e Caterina da Siena'', 58x30 cm, [[Worcester (Massachusetts)|Worcester]], [[Worcester Art Museum|Art Museum]]
<gallery caption='''Yazılıkaya''' perrow="3" widths=47 heights=94 mode="packed">
* ''[[Polittico del Duomo di Camerino]]'', 1490 circa, tempera su tavola, 340x474 cm, smembrato
File:Yazilikaya Kammer A.jpg|Vista della camera A.
** ''[[Madonna della Candeletta]]'', 218x75 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
File:Yazilikaya1-16.jpg|Camera A Processione degli dei, primi sedici
** ''[[Santi Pietro e Paolo (Carlo Crivelli)|Santi Pietro e Paolo]]'', 217x47 cm, [[Venezia]], [[Gallerie dell'Accademia]]
File:YazilikayaTexier.jpg|Camera A riproduzione del bassorilievo degli dei Teshub e Hebat.
** ''[[Santi Ansovino e Girolamo]]'', 187x71 cm, [[Venezia]], [[Gallerie dell'Accademia]]
File:Yazilikaya Eingang_Kammer_B.jpg|Entrata della camera B.
** ''Sant'Agostino'', 51x15 cm, [[Avignone]], [[Musée du Petit Palais]]
File:Yazilikaya B 12erGruppe.jpg|Camera B: la processione dei "Dodici Dei", divinità [[ctonie]].
** ''San Nicola'', 51x15 cm, [[Avignone]], [[Musée du Petit Palais]]
</gallery>
** ''Santa Caterina da Siena'', 51x15 cm, [[Avignone]], [[Musée du Petit Palais]]
 
** ''Santa Lucia'', 51x15 cm, [[Avignone]], [[Musée du Petit Palais]]
==== La vita religiosa in Hattusa ====
** ''Sant'Antonio Abate'', 51x15 cm, [[Denver]], [[Denver Art Museum|Art Museum]]
L'attività religiosa in Hattusa era molto intensa durante tutto l'anno. Ogni giorno, il personale dei numerosi templi della città offriva sacrifici agli dei, che si ritenevano vivere nei santuari. Era perciò necessario che i magazzini fossero sempre pieni del necessario per le offerte (alimenti, bevande, ma anche abbigliamento, gioielli, ecc.) e dunque i macelli, le birrerie e le cucine del tempio erano sempre al lavoro, mentre i laboratori artigiani producevano e riparavano tutti gli oggetti necessari al culto divino<ref group="nota">Sulla religione ittita, documentata essenzialmente tramite i testi ritrovati in Hattusa, uno dei testi più completi è:{{cita libro|lingua= de|autore= V. Haas|titolo= Geschichte der hethitischen Religion|città= Leyde-New York-Cologne|anno= 1994}}</ref>. Questa grande attività impegnava un gran numero di persone che dovevano collaborare e coordinarsi fra loro e che quindi dovevano seguire regole ferree come dimostrano i regolamenti contenuti nelle ''istruzioni al personale del tempio''. Queste prescrivevano frequentemente la pena di morte per reati gravi commessi dal personale che aveva accesso all'interno dei templi, mentre per contro la pena capitale era rara nel comune diritto ittita<ref>{{Cita libro|titolo= Studi sulla società e sulla religione degli Ittiti|autore= Fiorella Imparati|editore= LoGisma|anno= 2004|volume= 2}}</ref>.
** ''San Cristoforo'', 51x15 cm, [[Denver]], [[Denver Art Museum|Art Museum]]
I templi dovevano disporre di notevoli risorse per potere funzionare. Possedevano infatti terreni, frutto di donazioni private o del re, da cui potevano ricavare prodotti o affitti, in mancanza di ciò erano le offerte dei fedeli e del re che consentivano il funzionamento del tempio.
** ''San Sebastiano'', 51x15 cm, [[Denver]], [[Denver Art Museum|Art Museum]]
 
** ''San Tommaso d'Aquino'', 51x15 cm, [[Denver]], [[Denver Art Museum|Art Museum]]
In molti periodi dell'anno, il ritmo quotidiano del culto veniva interrotto dalle feste. Queste si svolgevano in giorni precisi regolati da un calendario religioso ancora poco compreso che veniva rinnovato regolarmente. Le feste potevano avere cadenza mensile o annuale o oltre. Molte di queste feste prevedevano la partecipazione del re e della regina, così come di alti funzionari del regno e costituivano l'occasione per la corte di stupire, impressionare e intrattenere gli ambasciatori e dignitari stranieri presenti nella capitale. In queste occasioni i magazzini reali erano fortemente impegnati a non far mancare i rifornimenti per le offerte nel tempio. Alcune di queste feste attiravano un gran numero di pellegrini nella città. Si trattava dunque di periodi molto importanti dell'anno. La maggior parte delle grandi e lunghe feste religiose gestite dagli altri importanti centri religiosi del regno, passavano per Hattusa e lì rimanevano alcuni giorni, durante i quali si svolgevano riti fastosi e anche giochi spesso accompagnati da danze e musica. Questo era il caso della festa di ''purulli'' che segnava l'inizio del nuovo anno (al principio della primavera) e che cominciava nella capitale<ref>{{cita pubblicazione|lingua= de|autore= H. Otten|titolo= Ein Text zum Neujahrsfest aus Boğazköy|rivista= Orientalistische Literaturzeitung|numero= 51|anno= 1956|pp= 101-05}}</ref> e della festa ''AN.TAH.ŠUM'', anche questa in primavera, che passava dalla capitale più volte<ref>{{cita pubblicazione|lingua= en|autore= H. G. Güterbock|titolo= An Outline of the Hittite AN.TAḪ.ŠUM Festival|rivista= Dans Journal of Near Eastern Studies|numero=19/2|anno=1960|pp=80-89}}</ref>. La festa ''KI.LAM'' (probabilmente in autunno), era un'altra delle più importanti feste del regno, durava tre giorni e si svolgeva sia nella capitale sia nelle campagne<ref>{{cita pubblicazione|lingua= en|autore= I. Singer|titolo= The Hittite KI.LAM Festival, 2 t.|città= Wiesbaden|anno= 1983 et 1984}}</ref>. Come indicato dal suo nome sumero che significa ''porta'' (in ittita ''hilammar'')<ref>{{Cita libro|titolo= Cities and the Shaping of Memory in the Ancient Near East|autore= Ömür Harmanşah|url= https://books.google.it/books?id=-IlxLDJ5SpQC&pg=PA150&lpg=PA150&dq=hilammar&source=bl&ots=yZXIEFk4VQ&sig=dzMFARgKZzsGoZvvgu0KjsfgDts&hl=it&sa=X&ei=ALWgVP6aFInsO9P0gMgM&ved=0CEMQ6AEwBg#v=onepage&q=hilammar&f=false|editore = Cambridge University Press|città = Cambridge|anno = 2013|lingua = en |ISBN = 978-1-107-02794-7|citazione = The Hittite hilammar refers to a monumental gate—house associated with particular ceremonial activities (La parola ittita hilammar si riferisce a una monumentale porta associata con particolari attività cerimoniali).|accesso = 28 dicembre 2014}}</ref>, questa si svolgeva come una lunga processione che passava per le porte dei principali templi della città partendo dalla porta del palazzo reale<ref>{{Cita libro|titolo= Pax Hethitica: Studies on the Hittites and Their Neighbours in Honour of Itamar Singer|autore= Franca Pecchioli Daddi|curatore= Yoram Cohen, Amir Gilan, Jared L. Miller Otto Harrassowitz Verlag|editore= Otto Harrassowitz Verlag|anno= 2010|capitolo= Connection between KI.LAM and Teteshapi festival|pp= 268-269|ISBN= 3-447-06119-7}}</ref>.
** ''Santa Caterina di Alessandria'', 48x13 cm, [[Firenze]], [[Museo Stibbert]]
 
** ''San Domenico'', 48x13 cm, [[Firenze]], [[Museo Stibbert]]
== Alcuni particolari oggetti ritrovati nel sito di Hattusa ==
** ''San Francesco che riceve le stigmate'', 51x15 cm, [[Portland]], [[Portland Art Museum|Art Museum]]
=== La spada micenea ===
** ''Beato Beato Ugolino Magalotti da Fiegni'' (?), 51x15 cm, [[Portland]], [[Portland Art Museum|Art Museum]]
Della spada micenea si è già scritto sopra. Fu scoperta nel 1991, per puro caso, durante i lavori stradali a circa 750 metri a sud ovest dalla Porta dei leoni di Hattusa<ref name= luka />. Era priva di altri reperti accompagnatori cosa che fa pensare a una giacitura secondaria<ref name= spada>{{Cita pubblicazione|titolo= Una Spada di tipo egeo da Boğazköy|autore1= M. Salvini|autore2= L. Vagnetti|rivista= La parola del passato. Rivista di studi antichi|volume= 49|anno= 1994|pp= 215-236}}</ref>. È lunga 79 cm e si tratta di una [[Spade dell'età del bronzo|spada di foggia micenea]]<ref name= spada /><ref name= Shalev>{{cita|Shalev}}.</ref><ref name= Sandars1961>{{cita|Sandars 1961}}.</ref> e questo ha fatto sorgere una serie di ipotesi sul coinvolgimento dei micenei nelle vicende del regno ittita e di quest'ultimo nella guerra di [[Troia]]{{#tag:ref|Hansen, 1994: Finally it should, I think, be allowable to argue-at least tentatively that the reason why the king of Ahhiyawa withdrew from the territory of Arzawa on the arrival of Tuthaliyas was none other than that he was assembling as many troops as possible for his campaign against Wilusa-Ilios (Infine, a mio avviso, potrebbe essere ipotizzabile, almeno provvisoriamente, che il motivo per cui il re di [[Ahhiyawa]] si ritirò dal territorio di [[Arzawa]] all'arrivo di [[Tudhaliya I/II|Tudhaliya]] poi altro non era che egli stava ammassando il maggior numero di truppe possibili per la sua campagna contro Wilusa-Ilios)<ref>{{cita|Hansen 1997}}.</ref><ref name= luka />.|group="nota"}}<ref>{{cita|Hansen 1994}}.</ref>. Da quanto si può leggere dall'iscrizione incisa lungo uno dei tagli della lama in accadico cuneiforme, questa spada, assieme ad altre, faceva parte del bottino di guerra di un re Tudhaliya, offerto in voto al dio delle tempeste<ref name= luka />. Il nome Tudhaliya è scritto con la DU come si usava durante l'Antico Regno e non la TU e questa è un'ulteriore conferma che si tratta del re [[Tudhaliya I/II]]<ref name= luka />. Il ritrovamento di questa spada presso Hattusa conferma il racconto di una campagna militare condotta da Tudhaliya contro il regno di [[Arzawa]] presente negli annali di questo re, mentre, secondo dati più recenti, poco può dire sulla possibilità di uno scontro militare miceneo - ittita, visto che già in quell'epoca spade di foggia micenea venivano prodotte anche a [[Canaan]] da fabbri locali<ref name= luka /><ref name= Shalev/><ref name= Sandars1961/>.
* ''[[Madonna col Bambino tra i santi Francesco e Bernardino con piccolo donatore orante]]'', 1490 circa, tempera su tavola, 97,9x83,3&nbsp;cm, [[Baltimora]], [[Walters Art Museum]]
 
* ''[[Madonna Castiglioni]]'', 1490 circa, tempera su tavola, 39x31 cm, [[Washington]], [[National Gallery of Art]]
=== La vasca da bagno ===
* ''[[Madonna della Rondine]]'' (''[[Pala Ottoni]]''), 1490-1492 circa, tempera su tavola, 105,5x107 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
Nel 2003, durante la campagna di scavi condotta dal professor Seeher per conto dell'Istituto Archeologico Tedesco, fu trovato un oggetto particolare a cui in un primo tempo venne data poca importanza e che poi si è rivelato essere una parte di una vasca da bagno<ref name= DAINEWS>{{cita web|lingua= de|url= http://www.hattuscha.de/English/forschwestoberst.htm|titolo= Research Report del progetto di scavo occidentale nella Città Alta|sito= Forschungsbericht Grabungsprojekt Westliche Oberstadt|accesso= 13 gennaio 2015}}</ref>. La vasca è di argilla cotta rosso chiaro e si trovava in un'abitazione della città bassa di Hattusa, poco sotto il muro che la divideva dalla città alta<ref name= luka />. La parte ritrovata ha un dimensione di 80 x 49 cm ed è dotata di un sedile interno di 29 x 14 cm e alto 21 cm.<ref name= DAINEWS />, proprio l'esistenza di questo sedile sembra escludere che si tratti di una vasca per immersioni rituali ma di un vero accessorio per il bagno<ref name= luka />. Se queste ipotesi venissero confermate si tratterebbe di un manufatto unico nel suo genere e molto antecedente alle vasche da bagno che successivamente si ritroveranno a Cipro<ref name= luka />.
** ''Santa Caterina d'Alessandria'', 29x21 cm
[[File:Hattusa Bronze Tablet Cuneiform.JPG|80px|thumb|La tavoletta in bronzo ritrovata a Hattusa.]]
** ''San Girolamo in penitenza'', 29x33 cm
 
** ''Natività'', 29x37 cm
=== La tavoletta di bronzo ===
** ''Martirio di san Sebastiano'', 29x32,5&nbsp;cm
Nel 1986 sotto a un pavimento nei pressi della porta delle sfingi fu ritrovata una tavoletta di bronzo intatta, con incise 350 linee di testo in cuneiforme ittita, registrazione di un trattato fra il re [[Tudhaliya IV]] e suo cugino [[Kurunta]], reggente del regno vassallo ittita di [[Tarhuntassa]] nel sud anatolico<ref name= last /><ref>{{Cita pubblicazione|titolo= The Hittites – Discoveries and Ongoing. Research|autore= Trevor R. Bryce|rivista= History Compass|volume= 2|numero= 1|anno= 2004}}</ref>. Oltre al contenuto del trattato, si tratta di un reperto importante perché fornisce informazioni sulla organizzazione dell'impero ittita negli ultimi secoli della sua esistenza e perché è la prima tavoletta ittita in bronzo mai ritrovata<ref name= last />. Il reperto è ora conservato presso il Museo delle Civiltà Anatoliche (in turco: Anadolu Medeniyetleri Müzesi) ad [[Ankara]].
** ''San Giorgio e il drago'', 29x21 cm
* ''[[Adorazione dei pastori (Carlo Crivelli)|Adorazione dei pastori]]'', 1490-1492 circa, tempera su tavola, 37x51 cm, [[Strasburgo]], [[Musée des Beaux-Arts (Strasburgo)|Musée des Beaux-Arts]]
* ''[[Sangue di Cristo raccolto da san Francesco]]'', 1490-1500 circa, tempera su tavola, 19x13 cm, [[Milano]], [[Museo Poldi Pezzoli]]
* ''[[Madonna col Bambino in trono tra i santi Francesco e Sebastiano]]'', 1491, tempera su tavola, 173x145 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
* ''Madonna col Bambino'', 1491 circa, tempera su tavola, 60x44,5&nbsp;cm, [[New York]], collezione Duveen (?)
* ''Annunciazione'' (attr.), 1491 circa, tempera su tavola, [[Amatrice]], [[Chiesa di Sant'Agostino (Amatrice)|chiesa di Sant'Agostino]]<ref>Attribuzione proposta da Cesare Verani, ''Rieti e il suo territorio'', Milano, 1976, pp. 239-276</ref>
* ''Santa Caterina d'Alessandria'' (attr.), 1491-1494 circa, tempera su tavola, 38x19 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
* ''Santa Maria Maddalena'' (attr.), 1491-1494 circa, tempera su tavola, 37,5x18,5&nbsp;cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
* ''[[Immacolata Concezione (Carlo Crivelli)|Immacolata Concezione]]'', 1492, tempera su tavola, 189x90 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]
* ''[[Pala di San Francesco a Fabriano]]'', 1493 circa, tempera su tavola
** ''Incoronazione della Vergine'', 255x225 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
** ''Pieta'', 128x225 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]]
** ''Cristo benedicente'', 25x25 cm, [[Roma]], [[Museo di Castel Sant'Angelo]]
** ''Sant'Onofrio'', 28x25 cm, [[Roma]], [[Museo di Castel Sant'Angelo]]
** ''Santi Ludovico di Tolosa, Girolamo e Pietro'', 28x76 cm, [[Parigi]], [[Museo Jacquemart-André]]
** ''Santi Paolo, Giovanni Crisostomo e Basilio'', 28x76 cm, [[Parigi]], [[Museo Jacquemart-André]]
** ''San Bernardino da Siena'', 28x25 cm, [[Esztergom]], [[Museo Cristiano (Esztergom)|Museo Cristiano]]
** ''Sant'Antonio da Padova'', 28x22 cm, [[Esztergom]], [[Museo Cristiano (Esztergom)|Museo Cristiano]]
** ''San Domenico'', 28x22 cm, [[Esztergom]], [[Museo Cristiano (Esztergom)|Museo Cristiano]]
{{div col end}}
 
== Note ==
{{Note strette}}
;Annotazioni
<references group="nota"/>
 
;Fonti
{{references}}
 
== Bibliografia ==
* [[Carlo Ridolfi]], ''Le maraviglie dell'arte, overo le vite de gl'illustri pittori veneti, e dello Stato. Ove sono raccolte le opere insigni, i costumi & i ritratti loro'', Venezia 1648.
* {{Cita libro|lingua = fr|autore =A. Benoit|titolo =Art et archéologie : les civilisations du Proche-Orient ancien|città =Paris|anno =2003|cid = Benoit}}
* [[Marco Boschini]], ''Le miniere della pittura veneziana'', Venezia 1664.
* {{Cita libro|lingua = en|autore =K. Bittel|titolo =Les Hittites|città =Parigi|anno =1976|cid = Bittel}}
* [[Luigi Lanzi]], ''Storia pittorica dell'Italia'', Bassano 1789; edizione critica, Firenze 1968.
* {{Cita libro|lingua=en|autore =Trevor Bryce|titolo = The Kingdom of the Hittites|editore =Oxford University Press|città= Oxford|anno =2005|url = https://www.academia.edu/5018455/Bryce_The_Kingdom_Of_The_Hittites| ISBN=978-0-19-927908-1 |cid =Bryce}}
* [[Amico Ricci (storico)|Amico Ricci]], ''Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona'', Macerata 1834.
* {{Cita libro|lingua = tr|autore1 = Muazzez Çiğ|autore2 =Hatice Kizilyay|titolo =Istanbul Arkeoloji Müzelerinde Bulunan Boǧazköy Tabletleri : III.|città =Istambul|editore =Istambul |annooriginale =1954| anno=1954|cid = Arkeoloji}}
* [[Bernard Berenson]], ''The Venetian Painters of the Renaissance'', Londra 1906.
* {{Cita libro|autore =Eric H. Cline|titolo =1177 a.C. (Il collasso della civiltà)|editore = Bollati Boringhieri|città =Torino|anno =2014|ISBN = 978-88-339-2579-0|cid = Cline}}
* [[Lionello Venturi]], ''A traverso le Marche'', in "L'Arte", XVIII, 1915.
* {{Cita libro|lingua = en|autore =Billie Jean Collins|titolo =The Hittites and Their World|editore = Society of Biblical Lit.|anno =2007 |ISBN = 978-1-589-83672-3|cid = Collins 2007}}
* [[Bernard Berenson]], ''I pittori italiani del Rinascimento'', Milano 1936.
* {{Cita libro |autore = Paola D'Amore |titolo = Atlante di archeologia |editore = [[Utet]] |anno = 1998 |città = Torino |isbn = 88-02-05021-X |cid = D'Amore}}
* Pietro Zampetti, ''Il polittico di Carlo Crivelli nel Duomo di Ascoli Piceno'', in "Emporium", 1951.
* {{Cita libro|lingua = en|autore =J. G. Dercksen|titolo =When we met in Hattuš|editore = W. H. van Soldt|volume =Veenhof Anniversary Volume|città =Leyde|anno =2001|cid = Dercksen}}
* Pietro Zampetti, ''Carlo Crivelli'', Milano 1961.
* {{Cita pubblicazione|lingua = de|autore =W. Dörfler|titolo =Untersuchungen zur Kulturgeschichte und Agrarökonomie im Einzugsbereich hethitischer Städte|rivista = Mitteilungen der Deutschen Orient-Gesellschaft zu Berlin|numero = 132|anno = 2000|pp = 367-381}}
* Pietro Zampetti, ''Crivelli e Crivelleschi'', catalogo della Mostra di Venezia I e II ediz, 1961.
* {{Cita pubblicazione|lingua = en|autore =O. Hansen|titolo =A Mycean Sword from Bogazkoy-Hattusa found in 1961|rivista = AnnualBSA|numero = 89|anno = 1994|pp = 213-215|cid = Hansen 1994}}
* [[Stefano Bottari]], ''Le mostre del Mantegna e del Crivelli'', in "Arte Veneta", 1961.
* {{Cita pubblicazione|lingua = en|autore =O. Hansen|titolo =KUB XXIII.13: a possible contemporary bronze age source for the sack of Troy/Hisarlik|rivista = AnnualBSA|numero = 92|anno = 1997|pp = 165-167|cid = Hansen 1997}}
* Pietro Zampetti, ''Carlo Crivelli'', Nardini Editore, Firenze 1986. {{noISBN}}
* {{Cita libro|lingua = de|autore =Bedřich Hrozný|titolo =Die Sprache der Hethiter, ihr Bau und ihre Zugehörigkeit zum indogermanischen Sprachstamm|città =Lipsia|editore =J.C. Hinrichs|annooriginale =1917| anno=2002|ISBN = 3-86005-319-1 |cid = Hrozný}}
* Ronald Lightbown, ''Carlo Crivelli'', Yale University Press, New Haven - London 2004. ISBN 0-300-10286-0
* {{Cita libro|lingua = de|autore1 =Bedřich Hrozný|autore2 =Forrer Emilio O.|titolo =Keilschrifttexte aus Boghazköi.|città =Lipsia|editore =J.C. Hinrichs'sche Buchhandlung |annooriginale =1921| anno=1921|URL=http://hdl.handle.net/2186/ksl:hrokei00/hrokei00.pdf|cid = Keilschrifttexte}}
* Emanuela Daffra (a cura di), ''Crivelli e Brera'', Catalogo della mostra (Milano, Pinacoteca di Brera, 2009-10) Electa, Milano 2009. ISBN 978-88-370-7297-1.
* {{Cita libro|lingua = de|autore =Horst Klengel|titolo =Keilschrifturkunden aus Boghazköi. Heft XL (Heft 40) Hethitische Texte verschiedenen Inhalts.|città =Berlino|editore =Akademie|annooriginale =1968| anno=1968|cid = Keilschrifturkunden}}
* {{DBI
* {{Cita libro|lingua = en|autore =F.DeVries LaMoine|titolo =Cities of the Biblical World: An Introduction to the Archaeology, Geography, and History of Biblical Sites |editore = Wipf and Stock Publishers|città =Missouri|anno =2006 |ISBN = 978-1-55635-120-4 |cid = LaMoine}}
|nome = CRIVELLI, Carlo
* {{cita pubblicazione|lingua =fr|autore =Laroche Emmanuel|anno = 1971|titolo =Catalogue des textes hittites|rivista =Études et commentaires|numero = 75|città =Parigi|annooriginale =1956|cid = Laroche}}
|nomeurl = carlo-crivelli
* {{cita pubblicazione|lingua =fr|autore =Laroche Emmanuel|anno =1972|titolo =Catalogue des Textes Hittites, premier supplément|rivista =Revue hittite et asianique|volume =XXX|pp =94–133}}
|autore = Pietro Zampetti
* {{Cita libro|lingua = fr|autore = C. Michel|titolo =Correspondance des marchands de Kaniš, au début du IIe millénaire avant J.-C.|città =Paris|anno =2001|cid = Michel}}
|cid=DBI
* {{Cita libro|lingua = de|autore =P. Neve|titolo =Hattusa. Stadt der Götter und Tempel|città = Magonza |anno =1996}}
|anno = 1985
* {{Cita pubblicazione|titolo = The First Aegean Swords and their Ancestry|autore = N. K. Sandars|rivista = American Journal of Archaeology |numero = 65|anno = 1961|pp = 17-29|lingua = en|cid = Sandars 1961}}
|pagine =
* {{Cita pubblicazione|titolo = Later Aegean Bronze Swords|autore = N. K. Sandars|rivista = American Journal of Archaeology |numero = 67|anno = 1963|pp = 117-153|lingua = en}}
|volume = 31
* {{Cita pubblicazione|lingua = en|autore =Andreas Schachner|titolo =Hattusha the_Hittite Capital| rivista=UNESCO World Heritage in Turkey| città=Ankara| anno=2013| pp= 109-127| url=http://www.academia.edu/4018572/A._Schachner_Hattusha_the_Hittite_Capital_in_UNESCO_World_Heritage_in_Turkey_Ankara_2013_109-127|cid = Schachner}}
|accesso = 8 novembre 2015
* {{Cita libro|lingua = de|autore = J. Seeher|titolo =Die Lehmziegel-Stadtmauer von Hattusa. Bericht über eine Rekonstruktion (anche in lingua turca e inglese, ndr)|città =Istanbul|anno =2007|cid = Seeher}}
}}
* {{Cita libro|lingua = en|autore =Sariel Shalev|titolo =Swords and Daggers in Late Bronze Age Canaan|editore = Franz Steiner Verlag|anno =2004 |ISBN = 978-3-515-08198-6|cid = Shalev}}
* Pierluigi Rossi Iommetti, ''Tutte le opere di Carlo Crivelli'', Roma 2013.
* {{Cita libro|lingua = en|curatore = Eliezer D. Oren|autore =Itamar Singer|titolo =The Sea Peoples and Their World: A Reassessment|capitolo = New evidence on the end of the Hittite Empire|pp = 21-34 |editore = University of Pennsylvania Press|città =Pennsylvania|anno =2000 |ISBN = 0-924171-80-4|cid = Itamar Singer}}
* Pierluigi Rossi Iommetti, ''Raffronto tra il polittico di Porto San Giorgio e gli altri polittici di Carlo Crivell''i, Roma 2011. SBN SIP0405015
* {{Cita libro|lingua = en|autore =Itamar Singer|titolo =The calm before the storm : selected writings of itamar Singer on the late Bronze Age in Anatolia and the Levant |editore = Billie Jean Collins|città =Atlanta|anno =2011 |ISBN = 978-1-58983-558-0 |cid = Itamar Singer2}}
* {{Cita pubblicazione|lingua = en|autore =Itamar Singer|titolo = Who were the KAŠKA?| rivista=PHASIS Greek and Roman Studies|volume = 10 (II)| città= Tbilisi| anno=2007| pp= 166-181| url=https://www.academia.edu/260363/Who_were_the_Kashka_Phasis_2_2007 |cid = Who were the KAŠKA?}}
 
== Voci correlate ==
* [[Ittiti]]
* [[Cronologia della storia antica (2000 a.C. - 1501 a.C.)]]
* [[Cronologia della storia antica (1500 a.C. - 1001 a.C.)]]
* [[Re ittiti]]
* [[Pithana]]
* [[Anitta]]
* [[Hattušili I]]
* [[Muršili I]]
* [[Hantili I]]
* [[Telipinu]]
* [[Šuppiluliuma I]]
* [[Muršili II]]
* [[Hattušili III]]
* [[Kurunta]]
* [[Tudhaliya IV]]
* [[Šuppiluliuma II]]
* [[Proclama di Anitta]]
* [[Lingua ittita]]
* [[Arinna]]
* [[Teshub]]
* [[Hebat]]
* [[Sarruma]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Hattusa}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |1=http://www.museionline.it/percorsi/marche/crivelli/default.htm |2=Vita e opere di Carlo Crivelli |urlmorto=sì |accesso=20 luglio 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060523185040/http://www.museionline.it/percorsi/marche/crivelli/default.htm |dataarchivio=23 maggio 2006 }}
* {{en}} [http://whc.unesco.org/en/list/377 Scheda UNESCO]
* {{cita web|url=http://mostreemusei.sns.it/index.php?page=_layout_mostra&id=651&lang=it|titolo=Recensione della mostra "Crivelli e Brera" (Milano, 2009-2010)}}
* {{en}} [http://www.hattuscha.de Sito ufficiale della missione archeologica a Ḫattuša]
* http://barbarainwonderlart.com/2014/07/22/carlo-crivelli-leretico-del-rinascimento/
 
* www.crivelliportosangiorgio.com
{{Patrimoni Unesco|Turchia}}
{{Portale|archeologia|patrimoni dell'umanità|Turchia}}
 
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Siti archeologici ittiti]]
{{Portale|biografie|pittura}}
[[Categoria:Patrimoni dell'umanità della Turchia]]
[[Categoria:Siti archeologici della provincia di Çorum]]
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[[Categoria:Carlo Crivelli| ]]
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[[Categoria:Pittori di scuola veneta]]
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[[Categoria:Fratelli Crivelli]]