Privatizzazione e Cratere Adrastus: differenze tra le pagine

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{{P|La pagina si limita a riportare informazioni usando una definizione formale di privatizzazione dimenticando che il controllo di molti degli enti "privatizzati" rimane a carico dello stato - vedere riferimenti nella cartella discussioni|economia|Novembre 2011}}
{{S|esogeologia}}
{{Esogeologia
|nome = Cratere Adrastus
|categoria = Crater
|nome_corpo = Dione
|lat_dec = -61.66
|long_dec = -46.57
}}
'''Adrastus''' è un [[cratere meteoritico|cratere]] presente sulla superficie di [[Dione (astronomia)|Dione]], uno dei [[satellite naturale|satelliti]] di [[Saturno (astronomia)|Saturno]]; deve il nome ad [[Adrasto]], re di [[Argo (città)|Argo]], uno dei [[sette contro Tebe]] e l'unico ad essere tornato vivo dall'impresa.
 
== Collegamenti esterni ==
{{L|economia|maggio 2011}}
* {{Collegamenti esterni}}
La '''privatizzazione''' è quel processo [[economia|economico]] che sposta la proprietà di un ente o di un'azienda dal controllo [[stato|statale]] a quello privato. Il procedimento opposto è la [[nazionalizzazione]] o la [[municipalizzazione]].
 
{{Portale|Sistema solare}}
==Descrizione==
Più in particolare si distingue tra "''privatizzazione formale''" e "''privatizzazione sostanziale''" o "''materiale''": la prima è la semplice trasformazione dello ''status'' giuridico di un ente o di una impresa di proprietà pubblica, nelle svariate forme che può assumere, in una società di [[diritto privato]], alle regole di questo assoggettata, la seconda è il vero e proprio passaggio della titolarità della proprietà e di conseguenza del potere di controllo dalla mano pubblica a quella privata.
Su scala diversa e facendo riferimento ad altre fonti normative, si può parlare di privatizzazione su scala locale quando le medesime attività vengono messe in atto dalle autonomie locali ([[Regione amministrativa|regioni]], [[Provincia|province]], [[Comune|comuni]], [[Consorzio|consorzi]], [[Ente locale|enti locali]] vari, ecc.) riguardo proprie attività produttive ed erogative. Spesso la privatizzazione non è totale, ma lo Stato mantiene la maggioranza delle azioni oppure rimane tra gli azionisti di maggioranza.
 
Altri significati più ampi del termine privatizzazione si ritrovano nei concetti di [[liberalizzazione]] (la cessazione del [[monopolio]] pubblico in alcuni settori economici e la conseguente apertura al [[mercato]] [[concorrenza (diritto commerciale)|concorrenziale]]) e di ''[[deregulation]]'' (l'eliminazione di vincoli e limiti posti dallo stato all'iniziativa economica privata); oppure la dismissione e l'alienazione da parte dello stato di beni e proprietà, non altrimenti vincolate o inalienabili, in favore di acquirenti privati, e anche, riguardo al cosiddetto ''pubblico impiego'', il passaggio dalla regolamentazione di diritto pubblico (amministrativa) dei dipendenti a quella di diritto privato (contrattualizzazione della fonte).
 
==La privatizzazione dei servizi pubblici locali==
{{S sezione|economia}}
Per privatizzazione dei servizi pubblici locali si intende il passaggio dei servizi quali trasporti, acquedotti, fognature, [[servizio idrico integrato]] ecc. da [[Azienda speciale|Aziende Speciali]] (ex [[Azienda municipalizzata|aziende municipalizzate]]) regolate dal [[diritto pubblico]] e senza scopo di lucro a società regolate dal [[diritto privato]] a scopo di lucro (almeno formalmente). Queste ultime possono essere a capitale interamente pubblico, misto o interamente privato: tale possibilità è stata introdotta dalla legge 142/1990.
 
==Le privatizzazioni industriali in Italia==
Nel periodo dal [[1991]] al [[2001]] molte [[azienda|aziende]] sono state privatizzate:
 
*{{Citazione necessaria|[[ENI]], di cui [[Goldman Sachs]] acquisì l'intero patrimonio immobiliare}}
* le aziende controllate dall'[[IRI]], tra cui la [[SME (azienda)|SME]] (agroalimentare).
 
Le privatizzazioni furono realizzate tramite opportuni decreti che cambiavano la forma societaria delle aziende statali.
In particolare:
 
* sulla base delle disposizioni dettate in materia di trasformazione degli enti pubblici economici contenute nell'art. 1 del D.L. 5 dicembre 1991 n. 386, convertito nella legge 29 gennaio 1992 n. 35, (trasformazione degli enti pubblici economici, dismissione delle partecipazioni statali ed alienazione di beni patrimoniali suscettibili di gestione economica) gli enti di gestione delle partecipazioni statali e gli altri enti pubblici economici, nonché le aziende autonome statali, possono essere trasformati in società per azioni (art. 1, 1° co, d. l. 5.12.1991, n. 386);
 
* con il decreto n. 386/1991 il Governo ha stabilito, per la disciplina degli enti trasformati in società per azioni (enti di gestione delle partecipazioni statali e altri enti pubblici economici, nonché aziende autonome statali), un rinvio di disciplina alla fonte codicistica, fatta eccezione per la revisione del bilancio di esercizio;
 
* il decreto n° 333 del [[1992]] ha trasformato in [[SpA]] le aziende di Stato [[IRI]], [[ENI]], [[Istituto Nazionale Assicurazioni|INA]] ed [[ENEL]];
 
* l'Ente Ferrovie dello Stato (già ente pubblico economico istituito con la legge 17 maggio 1985 n. 210) è stato trasformato in società per azioni in forza della deliberazione C.I.P.E. del 12 agosto 1992, adottata a norma dell'art. 18 del D.L. 11 luglio 1992 n. 333, convertito nella legge 8 agosto 1992 n. 359;
 
* con deliberazioni in data 18 febbraio 1993 e 2 aprile 1993, il C.I.P.E. ha stabilito i criteri per la trasformazione in s.p.a. dell'Azienda autonoma dei monopoli di Stato ed i criteri generali di riassetto del settore delle telecomunicazioni;
 
* in data 30.12.1993 ha trovato conferma con delibera del Consiglio dei ministri, la dismissione totale della quota detenuta dell'Iri nel Credito italiano e di quella detenuta dall'Eni nel Nuovo Pignone. Ulteriore delibera del consiglio dei ministri ha disposto la dismissione da parte dell'Eni delle società controllate Agip e Snam, previa quotazione in borsa delle stesse;
 
* con direttiva del 30.6.1993 il Presidente del consiglio dei ministri ha proceduto alla dismissione delle partecipazioni detenute dal tesoro in Banca commerciale italiana, Credito italiano, Enel, Imi, Stet, Ina ed Agip;
 
* il d.l. n. 332 del 31.5.1994, conv. in l. n. 374 del 30.7.1994, ha unificato la normativa in tema di dismissione di partecipazioni dello Stato e degli enti pubblici in società per azioni;
 
* la legge 8.8.2002, n. 178, ha disposto, all’art. 7, la trasformazione dell’Ente nazionale per le strade ANAS in società per azioni;
 
* il decreto legislativo 18 novembre 1997, n. 426 ha proceduto alla trasformazione dell'ente pubblico “Centro sperimentale di cinematografia” nella fondazione “Scuola nazionale di cinema;
 
* il d.lgs. 29 gennaio 1998, n. 19 ha disposto la trasformazione dell'ente pubblico “La Biennale di Venezia” in persona giuridica privata denominata “Società di cultura La Biennale di Venezia”, a norma dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della L. 15 marzo 1997, n. 59;
 
* il D.lg. 29 ottobre 1999, n. 419, art. 2 co. 1 tab. all. A, ha autorizzato la privatizzazione dell’intero sistema degli enti pubblici seguenti: Giunta centrale per gli studi storici, Deputazioni e società di storia patria, [[Istituto italiano di numismatica]], [[Istituto Storico Italiano per il Medio Evo]], Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, Istituto italiano per la storia antica, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Ente per le ville vesuviane, Fondazione "Il Vittoriale degli Italiani", Ente "Casa di Oriani", Centro nazionale di studi leopardiani, Istituto di studi filosofici "Enrico Castelli", Istituto italiano per la storia della musica, Istituto italiano di studi germanici (Roma), Istituto nazionale di studi verdiani (Parma), Centro nazionale di studi manzoniani (Milano), Ente "Casa Buonarroti", (Firenze), Ente "[[Domus Galileana]]" (Pisa), Istituto "Domus mazziniana" (Pisa), Centro nazionale di studi alfieriani (Asti), Istituto nazionale di studi sul rinascimento (Firenze), Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia (Milano), Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte (Roma), Centro internazionale di studi di architettura "Andrea Palladio" (Vicenza), Istituto internazionale di studi giuridici (Roma), Centro italiano di studi sull'alto medioevo (Roma), Erbario tropicale di Firenze, Ente nazionale della cinofilia italiana.
 
La prospettiva delle privatizzazioni in Italia fu discussa a bordo dello Yacht reale [[HMY Britannia (1953)|''Britannia'']], il 2 giugno [[1992]]<ref name=corriere>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/02/convegno_sul_Britannia_sponsor_Regina_co_0_92060218751.shtml Convegno sul Britannia, 2 giu 1992, Corriere della Sera]</ref>.
L'incontro, avvenuto in acque italiane, divenne famoso, tra l'altro, per quella che sarebbe stata {{Chiarire|secondo alcuni|chi?}} {{Citazione necessaria|la pianificazione della svendita dell'industria italiana}}.
La nave attraccò al [[porto di Civitavecchia]] facendo poi rotta lungo la costa dell'[[Promontorio dell'Argentario|Argentario]]. Alla riunione parteciparono, oltre ad alcuni banchieri inglesi, anche un gruppo di manager ed economisti italiani: [[Herman van der Wyck]], Presidente [[Banca Warburg]], [[Lorenzo Pallesi]], Presidente [[INA Assitalia]], [[Jeremy Seddon]], Direttore Esecutivo [[Barclays de Zoete Wedd]], [[Innocenzo Cipolletta]], Direttore Generale di [[Confindustria]]<ref name=corriere/>, [[Giovanni Bazoli]], Presidente [[Banco Antonveneto]], [[Gabriele Cagliari]], Presidente [[ENI]], [[Luigi Spaventa]]<ref name=repubblica>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/03/quella-reggia-sul-mare-romantica-spartana.html Articolo di Repubblica del 3 giugno 1992]</ref>. Fece anche un breve saluto scendendo prima che la nave salpasse il Direttore Generale del [[Ministro del Tesoro]] [[Mario Draghi]]<ref name=Corriere>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/ottobre/26/SCOMMESSA_DEL_BRITANNIA_co_0_9710261233.shtml La Scommessa Del Britannia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
{{Citazione necessaria|Nel [[1993]] avviene la privatizzazione del gruppo [[SME (azienda)|SME]]}}, azienda pubblica controllata dall'[[IRI]] con una quota del 64%. Nel luglio 1993, con la prima tranche della privatizzazione, relativa al settore surgelati e a quello dolciario del gruppo SME, il gruppo svizzero [[Nestlé]] acquisisce i marchi [[Motta (azienda)|Motta]], [[Alemagna (azienda)|Alemagna]], La Cremeria, [[Antica Gelateria del Corso]], Maxicono, [[Surgela]], Marefresco, La Valle degli Orti, Voglia di pizza, Oggi in Tavola.
 
==Vantaggi e limiti delle privatizzazioni==
In linea teorica il vantaggio di una privatizzazione è duplice: da una parte lo Stato ricava utili e liquidità dalla vendita del bene/servizio rinunciando ad ogni onero amministrativo-gestionale, dall'altra si registra una maggiore efficienza di gestione da parte del privato. Originariamente infatti gran parte delle risorse cosiddette strategiche di una nazione erano sotto il controllo statale, ma la crisi di certi settori dovuti ad una cattiva e difficile gestione statale unita all’esigenza di liquidità ha portato alla nascita e al ricorso sempre più diffuso alla formula della privatizzazione.
 
Con la privatizzazione dunque lo Stato non deve più investire né in gestione/manutenzione né in sviluppo dell'azienda o servizio pubblico; la gestione di questa passa direttamente in mano a un privato che spinto dalla legge del profitto si dimostra generalmente più in grado o capace di un'amministrazione attiva, dinamica ed efficiente, persecutrice di scopi più redditizi per l'azienda incrementandone profitti e diminuendone le perdite, ovvero risanando debiti e bilanci a beneficio dei consumatori sotto forma di qualità di servizio o bene offerto e riduzione dei costi del servizio offerto.
 
Secondo alcuni però il processo di privatizzazione non è esente da limiti e rischi: spesso infatti i vantaggi presunti sopraesposti non si concretizzano nel bene dell'azienda e della collettività con costi imponibili all'utente che rimangono inalterati o addirittura in aumento frutto di [[speculazione|speculazioni]] economiche da parte del gestore. Sotto questo aspetto il concetto di privatizzazione (bene in mano ad un privato) è infatti ben distinto da quello più vasto di [[liberalizzazione]] che invece rimanda alla [[libera concorrenza]] tra molti gestori. Se non è da escludere la possibilità che l'azienda [[fallimento|fallisca]] per un altrettanto cattiva gestione da parte del privato, le problematiche sollevate da tale fallimento risultano meno gravose in presenza di vera [[concorrenza]].
 
===L'analisi della Corte dei Conti===
Con un documento pubblicato il 10 febbraio 2010<ref>[http://www.ilgiornale.it/economia/la_corte_conti_svela_lato_oscuro_privatizzazioni/finanza-azioni-energia-euro-inflazione-privatizzazioni_tariffe_corte_conti/27-02-2010/articolo-id=425552-page=0-comments=1 La Corte dei Conti svela il lato oscuro delle privatizzazioni, 27 gen 2010, Il Giornale]</ref>, ormai ultimata la stagione delle privatizzazioni che prese il via quasi 20 anni prima, la [[Corte dei Conti]] ha reso pubblico uno studio nel quale elabora la propria analisi sull'efficacia dei provvedimenti adottati. Il giudizio, che rimane neutrale, segnala sì un recupero di redditività da parte delle aziende passate sotto il controllo privato; un recupero che, tuttavia, non è dovuto alla ricerca di maggiore efficienza quanto piuttosto all'incremento delle tariffe di energia, autostrade, banche, etc ben al di sopra dei livelli di altri paesi europei. A questo aumento, inoltre, non avrebbe fatto seguito alcun progetto di [[investimento]] volto a migliorare i servizi offerti.<ref>[http://www.tgcom.mediaset.it/economia/articoli/articolo475071.shtml Con privatizzazioni tariffe alte, 26 feb 2010, TgCom]</ref>
Più secco è invece il giudizio sulle procedure di privatizzazione, che:<ref>[http://www.corriere.it/economia/10_febbraio_26/privatizzazioni-corte-conti_220274c6-22e3-11df-8195-00144f02aabe.shtml Corte dei Conti: le ex aziende pubbliche ora fanno i soldi grazie a tariffe più care, 26 feb 2010, Corriere della Sera]</ref>
{{Citazione|evidenzia una serie di importanti criticità, che vanno dall'elevato livello dei costi sostenuti e dal loro incerto monitoraggio, alla scarsa trasparenza connaturata ad alcune delle procedure utilizzate in una serie di operazioni, dalla scarsa chiarezza del quadro della ripartizione delle responsabilità fra amministrazione, contractors ed organismi di consulenza al non sempre immediato impiego dei proventi nella riduzione del debito}}
 
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
 
* [[Pasquale Saraceno]], ''Partecipazioni statali'', in ''Enciclopedia del diritto'', Milano, Giuffrè, 1982 43-66.
* [[Nico Perrone]], ''Il dissesto programmato. Le partecipazioni statali'', Bari, Dedalo Libri, 1991 ISBN 88-220-6115-2
* Giovanni Zanetti e Gianluigi Alzona, ''Capire le privatizzazioni'', Bologna, Il Mulino, 1998.
* Sergio De Nardis, ''Le privatizzazioni italiane'', ricerca del Centro Studi Confindustria, Bologna, 2000
* [[Nico Perrone]], ''Il segno della DC. L’Italia dalla sconfitta al G-7'', Bari, Dedalo Libri, 2002 ISBN 88-220-6253-1
* [[Nico Perrone]], ''Economia pubblica rimossa'', Milano, Giuffrè, 2002 ISBN 88-14-10088-8
* Florian Mayer, ''Vom Niedergang des unternehmerisch tätigen Staates: Privatisierungspolitik in Großbritannien, Frankreich, Italien und Deutschland'', VS Verlag, Wiesbaden, 2006
* Emilio Barucci e Federico Pierobon, ''Le privatizzazioni in Italia'', Roma, Carocci, 2007
 
== Voci correlate ==
* [[Privatizzazione del diritto del lavoro pubblico in Italia]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{DEFAULTSORT:Adrastus}}
[[Categoria:EconomiaCrateri politicadi Dione]]