Cesare Beccaria e Terza Divisione (Libano): differenze tra le pagine

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{{Competizione sportiva
{{Aristocratico
|nome = Terza Divisione libanese
|prefisso onorifico =
|logo =
|nome =Cesare Beccaria
|dimensioni logo =
|immagine = Cesare Beccaria.jpg
|legendaaltri nomi =
|stemmasport = Calcio
|tipologia = Club
|titolo = marchese di Gualdrasco e di Villareggio
|inizio reggenzacategoria =
|confederazione = [[Federazione calcistica del Libano|LFA]]
|fine reggenza = 1794
|investituraparte di =
|nazione = {{LBN}}
|predecessore = Giovanni Saverio Beccaria
|continente =
|successore = Giulio Beccaria
|nome completoluogo =
|altrititoliimpianto =
|superficie =
|data di nascita = 15 marzo 1738
|organizzatore =
|luogo di nascita = [[Milano]]
|direttore =
|data di morte = 28 novembre 1794
|motto =
|luogo di morte = [[Milano]]
|titolo =
|sepoltura = [[Cimitero della Mojazza]]
|cadenza = annuale
|dinastia = [[Beccaria]]-Bonesana
|apertura = ottobre
|padre = Giovanni Saverio Beccaria
|chiusura = aprile
|madre = Maria Visconti di Saliceto
|consortediscipline =
|partecipanti = 24 squadre
|consortedi =
|formula = [[Girone all'italiana]] A/R
|coniuge 1 = Teresa Blasco
|promozione = [[Seconda Divisione libanese]]
|coniuge 2 = Anna Barbò
|retrocessione = [[Quarta Divisione libanese]]
|coniuge 3 =
|coniuge 4sito =
|coniuge 5fondazione = 1950
|soppressione =
|figli = Giulia, Maria, Giovanni Annibale, Margherita, Giulio
|numero edizioni =
|religione = [[cattolicesimo]]<ref>tendente al [[deismo]]</ref>
|detentore = {{Calcio AC Sporting}}
|motto reale =
|firmaultimovincitore =
|maggiori titoli =
}}
|ultima edizione = Terza Divisione libanese 2018-2019
{{Bio
|stagione attuale = Terza Divisione libanese 2019-2020
|Nome = Cesare
|trofeo =
|Cognome = Bonesana-Beccaria, marchese di Gualdrasco e di Villareggio<ref>Il nome di marchese di Beccaria, usato talvolta nella corrispondenza, si trova in molte fonti (tra cui l'Enciclopedia Britannica) ma sembra sbagliato: Maria G. Vitali in ''Cesare Beccaria, 1738-1794. Progresso e discorsi di economia politica'' (Paris, L'Harmattan, 2005, p 9) e Philippe Audegean (''Introduzione'', in ''Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene'', Lione, ENS Editions, 2009, p. 9) affermano che il suo titolo esatto era Marchese di Gualdrasco e di Villareggio. Nella sua biografia di Beccaria, Renzo Zorzi (''Cesare Beccaria. Dramma della Giustizia'', Milano, Mondadori, 1995, p. 53) ha infatti ricordato che, come stabilito da una recente ricerca, il nonno di Beccaria divenne nobile nel 1711 con l'acquisizione di due roccaforti a Gualdrasco e a Villareggio e Cesare è il terzo marchese della dinastia. La rinuncia impostogli dal padre dei diritti di primogenitura non lo privò comunque dei titoli.</ref>
|nome trofeo =
|ForzaOrdinamento = Beccaria ,Cesare
|Sesso = M
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita = 15 marzo
|AnnoNascita = 1738
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 28 novembre
|AnnoMorte = 1794
|Epoca = 1700
|Attività = giurista
|Attività2 = filosofo
|Attività3 = economista
|AttivitàAltre = e [[letterato]]
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , figura di spicco dell'[[Illuminismo]], legato agli ambienti [[Intellettuale|intellettuali]] milanesi
|Immagine =
|Didascalia =
}}
La '''Terza Divisione libanese''' ({{Arabo|الدوري اللبناني - الدرجة الثالثة}}) è la terza divisione del [[campionato libanese di calcio]]. È controllata dalla [[Federazione calcistica del Libano]] (LFA).<ref>{{Cita web|url=https://www.goalzz.com/?c=16034|titolo=Lebanese League Third Division|sito=www.goalzz.com|accesso=2019-06-19}}</ref>
 
Le 24 squadre che vi partecipano sono divise in 3 gruppi di 8 squadre ciascuno. Le squadre si affrontano due volte l'una con l'altra, una volta in casa e l'altra in trasferta, in un girone all'italiana. Le prime due classificate di ogni gruppo nella [[stagione regolare]] si qualificano ai play-off; le due squadre vincitrici di questi play-off si qualificano alla [[Seconda Divisione libanese]] e sostituiscono le squadre retrocesse. D'altra parte, le ultime due classificate nella [[stagione regolare]] disputeranno i play-out, che decideranno quali due di queste quattro squadre saranno retrocesse nella [[Quarta Divisione libanese]].
La sua opera principale, il trattato ''[[Dei delitti e delle pene]]'', un'analisi politica e giuridica contro la [[pena di morte]] e la [[tortura]], condotta sulla base del [[razionalismo]] e del [[pragmatismo]], ispirò, tra l'altro, il nuovo [[codice leopoldino|codice penale]] voluto dal [[Granducato di Toscana|granduca]] [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo di Toscana]], e alcuni tra i [[Padri fondatori degli Stati Uniti d'America]] come [[Thomas Jefferson]], [[Benjamin Franklin]] e [[John Adams]]. Beccaria era inoltre il nonno dello scrittore [[Alessandro Manzoni]].
 
==Le Biografia squadre==
===Organico 2018-2019===
===Origini familiari e matrimonio===
Cesare Beccaria nacque a Milano, figlio di Giovanni Saverio di Francesco e di Maria [[Visconti]] di Saliceto, il 15 marzo 1738. Studiò a [[Parma]], poi a [[Pavia]] dove si laureò nel [[1758]].<br />Il padre sposò la Visconti in seconde nozze nel 1736, dopo essere rimasto vedovo nel 1730 di Cecilia Baldroni.
Nel [[1760]], contro la volontà del padre, rinunciando ai suoi diritti di [[primogenitura]], sposò l'allora sedicenne Teresa Blasco (originariamente De Blasio) nata a [[Rho]] nel [[1744]], dalla quale ebbe quattro figli: [[Giulia Beccaria]] (1762-1841), Maria Beccaria (1766 - 1788), nata con gravi problemi neurologici e morta giovane, Giovanni Annibale nato e morto nel [[1767]] e Margherita anch'essa nata e morta nel [[1772]].<br />
Il padre lo cacciò di casa dopo il matrimonio, e dovette essere ospitato da [[Pietro Verri]], che lo mantenne anche economicamente per un periodo. Beccaria si vergognò molto di questo periodo, e nonostante l'amicizia di Verri, faticava a riconoscere i suoi debiti a quest'ultimo.<ref>[http://www.thefrontpage.it/2010/11/18/beccaria-i-suoi-delitti-e-le-pene-delle-figlie/ Onofrio Pirrotta, Beccaria, i suoi delitti e le pene delle figlie]</ref>
Teresa morì il 14 marzo [[1774]], a causa della [[sifilide]] o della [[tubercolosi]].<ref name="Pirrotta">Pirrotta, ''art. cit''</ref> Beccaria, dopo appena 40 giorni di vedovanza, firmò il contratto di matrimonio con Anna dei Conti Barnaba Barbò, che sposò in seconde nozze il 4 giugno 1774, ad appena 82 giorni dalla morte della prima moglie, suscitando grande scalpore. Da Anna Barbò ebbe un altro figlio, Giulio Beccaria.<ref name="Pirrotta" />
 
====Gruppo A====
===L'Accademia dei Pugni e i primi lavori===
*{{Calcio Amal Maarka}}
Il suo avvicinamento all'[[Illuminismo]] avvenne dopo la lettura delle ''[[Lettere persiane]]'' di [[Montesquieu]]<ref>C.e M. Sambugar, D. Ermini, G. Salà - ''Percorsi modulari di lettura e di lavoro: Dall'Illuminismo al Realismo'', ed. La Nuova Italia</ref>.
*{{Calcio Bint Jbeil}}
*{{Calcio Harouf}}
*{{Calcio Nahda Ain Baal}}
*{{Calcio Reyady Abaseya}}
*{{Calcio Salam Sour}}
*{{Calcio Taqadom Anqoun}}
*{{Calcio Ukhouwa Kharayeb}}
 
====Gruppo B====
Fece parte del cenacolo dei fratelli [[Pietro Verri|Pietro]] e [[Alessandro Verri]], collaborò alla rivista ''[[Il Caffè (Verri)|Il Caffè]]'' e contribuì a creare l'[[Accademia dei Pugni]] nel [[1761]], fondata secondo un suo concetto della educazione dei giovani mirante a rispettare i suoi concetti di legalità. Cesare Beccaria pensava che l'uomo acculturato fosse meno incline a commettere delitti.
*{{Calcio AC Sporting}}
 
*{{Calcio Ahli Sarba}}
Dalle discussioni con gli amici Verri gli venne l'impulso di scrivere un libro che spingesse a una riforma in favore dell'umanità più sofferente<ref>C. e M. Sambugar, D. Ermini, G. Salà, ''Percorsi modulari di lettura e di lavoro: Dall'Illuminismo al Realismo'', Firenze, ed. La Nuova Italia</ref>.
*{{Calcio Ethad Harat Naaema}}
Fu stimolato in particolare da Alessandro Verri, protettore dei carcerati, a interessarsi alla situazione della giustizia<ref>Gianmarco Gasparri (a cura di), ''Viaggio a Parigi e Londra (1766-1767) - Carteggio di Pietro ed Alessandro Verri'', Milano, [[Adelphi]], 1980</ref>.
*{{Calcio Homenmen}}
[[File:Beccaria - Dei delitti e delle pene, 1780.djvu|thumb|160px|page=13|left|Frontespizio dall'edizione del 1780 ({{cita BEIC}}). La copia nella fotografia era proprietà di [[John Adams]], futuro [[Presidente degli Stati Uniti]], di cui si legge il nome scritto a mano, con la data del 1780.]]
*{{Calcio Irshad Shhim}}
 
*{{Calcio Shabab Majdal Anjar}}
===La pubblicazione di ''Dei delitti e delle pene''===
*{{Calcio Sharq}}
Dopo la pubblicazione di alcuni articoli di economia, nel [[1764]] diede alle stampe ''[[Dei delitti e delle pene]]'', inizialmente anonimo, breve scritto contro la [[tortura]] e la [[pena di morte]] che ebbe enorme fortuna in tutta [[Europa]] e nel mondo ([[Thomas Jefferson]] e i padri fondatori degli [[Stati Uniti]], che la lessero direttamente in [[Lingua italiana|italiano]], presero spunto per le nuove leggi americane) e in particolare in [[Francia]], dove incontrò l'apprezzamento entusiastico dei filosofi dell'[[Encyclopédie]], di [[Voltaire]] (che ebbe anche una corrispondenza con Beccaria) e dei ''philosophes'' più prestigiosi che lo tradussero (la versione francese è opera dell'[[abate]] [[filosofo]] [[André Morellet]], con le note di [[Denis Diderot]]) e lo considerarono come un vero e proprio capolavoro<ref>vedi, ad esempio, [[Voltaire]], ''Commento al libro "Dei delitti e delle pene"'', in ''Grande antologia filosofica'', vol. XIV, pp. 570-71</ref>. L'opera fu messa all'[[Indice dei libri proibiti]] nel [[1766]], a causa della distinzione tra peccato e reato.
*{{Calcio Wehda Marj}}
 
Per molti l'opera fu scritta in realtà da Pietro Verri, che riprese temi simili nelle ''Osservazioni sulla tortura'' e pubblicata anonima a [[Livorno]] per non incorrere nelle ire del governo austriaco. Lo stile analitico appare però diverso da quello del Verri, che è più vivace, e non vi sono prove certe a proposito: in realtà si può dire che il trattato germinò dal dibattito che animava la rivista ''Il Caffè'', di cui i fratelli Verri erano gli intellettuali di primo piano.
 
===Il viaggio in Francia e gli ultimi anni===
Beccaria viaggiò poi controvoglia (al momento della partenza ebbe una [[attacco di panico|crisi di panico]], quando dovette lasciare la moglie a Milano) fino a [[Parigi]], e solo dietro l'insistenza dei fratelli Verri e dei filosofi francesi desiderosi di conoscerlo. Fu accolto per breve tempo nella circolo del [[barone d'Holbach]]. La sua giustificata gelosia per la moglie lontana e il suo carattere ombroso e scostante, fecero sì che appena possibile tornò a Milano, lasciando solo il suo accompagnatore Alessandro Verri a proseguire il viaggio verso l'[[Inghilterra]].<ref name="Pirrotta" />
Come [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], Beccaria era a tratti [[paranoia|paranoico]] e aveva spesso sbalzi d'[[umore]], la sua personalità era abbastanza indolente e il carattere debole, poco brillante e non portato alla vita sociale; ciò non gli impediva però di saper esprimere molto bene i concetti che aveva in mente, soprattutto nei suoi scritti.<ref name="Pirrotta" />
Tornato a Milano non si mosse più, divenne professore di Scienze Camerali ([[economia politica]]) e cominciò a progettare una grande opera sulla convivenza umana, mai completata.
[[File:Accademia dei Pugni.jpg|thumb|right|[[Antonio Perego]], ''L'Accademia dei Pugni''. Da sinistra a destra: [[Alfonso Longo]] (di spalle), [[Alessandro Verri]], [[Giambattista Biffi]], Cesare Beccaria, [[Luigi Lambertenghi]], [[Pietro Verri]], [[Giuseppe Visconti di Saliceto]]|433x433px]]
Entrato nell'amministrazione austriaca nel [[1771]], fu nominato membro del Supremo Consiglio dell'Economia, carica che ricoprì per oltre vent'anni, contribuendo alle riforme asburgiche sotto [[Maria Teresa d'Austria|Maria Teresa]] e [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]]. Fu criticato per questo dagli amici (tra cui Pietro Verri), che gli rimproveravano di essere diventato un burocrate<ref>C. e M. Sambugar, D. Ermini, G. Salà, ''op, cit.''.</ref>.
 
La figlia [[Giulia Beccaria|Giulia]], futura madre di [[Alessandro Manzoni]], era stata messa in collegio (nonostante Beccaria avesse spesso deprecato i collegi religiosi) subito dopo la morte della madre e dimenticata per quasi sei anni: suo padre non volle più sapere niente di lei per molto tempo e non la considerò mai sua figlia, bensì il frutto di una relazione extraconiugale delle numerose che la moglie aveva avuto. Beccaria non si sentiva adeguato al ruolo di padre, inoltre negò l'eredità materna alla figlia, avendo contratto dei debiti: ciò gli diede la fama di irriducibile avarizia.<ref name="Pirrotta" /> Giulia uscì dal collegio nel [[1780]], frequentando poi gli ambienti illuministi e libertini. Nel [[1782]] la diede in sposa al conte [[Pietro Manzoni]], più vecchio di vent'anni di lei: il nipote Alessandro nacque nel [[1785]], ma pare fosse in realtà il figlio di [[Giovanni Verri]], fratello minore di Pietro e Alessandro, nonché amante di Giulia. Prima della morte di Cesare, Giulia lasciò, nel 1792, il conte Manzoni e Milano, andando a vivere a Parigi con il conte [[Carlo Imbonati]], rompendo definitivamente i rapporti col padre.<ref name="Pirrotta" />
 
Beccaria morì a Milano il 28 novembre [[1794]], a causa di un [[ictus]], all'età di 56 anni, e trovò sepoltura nel [[Cimitero della Mojazza]], fuori [[Porta Garibaldi (Milano)|Porta Comasina]], in una sepoltura popolare (dove fu sepolto anche [[Giuseppe Parini]]) anziché nella tomba di famiglia. Quando tutti i resti vennero traslati nel [[cimitero monumentale di Milano]], un secolo dopo, si perse traccia della tomba del grande giurista. Pietro Verri, con una riflessione valida ancora oggi, deplorò nei suoi scritti il fatto che i milanesi non avessero onorato abbastanza il nome di Cesare Beccaria, né da vivo né da morto, che tanta gloria aveva portato alla città. Ai funerali di Beccaria era presente anche il giovane nipote Alessandro Manzoni, nonché il figlio superstite ed erede, Giulio.<ref>[http://www.corrierecomo.it/?option=com_content&view=article&id=40112%3Abeccaria-non-riposa-sul-lario&catid=29%3Acultura&Itemid=30 Beccaria non riposa sul Lario]</ref>
 
== Il pensiero ==
Beccaria fu influenzato dalla lettura di [[John Locke|Locke]], [[Claude-Adrien Helvetius|Helvetius]], [[Jean Jacques Rousseau|Rousseau]] (di cui condivideva l'orientamento [[deista]]<ref>[http://unionedeistiitaliani.wordpress.com/2013/03/10/famosi-deisti/ Famosi deisti]</ref><ref>L'affiliazione alla [[massoneria]] di Beccaria, affermata da alcuni, non ha trovato finora riscontro in alcun documento</ref>, sebbene professò sempre il [[cattolicesimo]] per tutta la sua vita) e, come gran parte degli illuministi milanesi, dal [[sensismo]] di [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]. Fu influenzato anche dagli enciclopedisti, in particolare da [[Voltaire]] e [[Diderot]].
Partendo dalla classica [[contratto sociale|teoria contrattualistica]] del diritto, derivata in parte dalla formulazione datane da Rousseau, che sostanzialmente fonda la società su un [[Contratto sociale (saggio)|contratto sociale (nell'omonima opera)]] teso a salvaguardare i diritti degli individui e a garantire in questo modo l'ordine, Beccaria definì in pratica il delitto in maniera laica come una violazione del contratto, e non come offesa alla legge divina, che appartiene alla coscienza della persona e non alla sfera pubblica<ref>F.Venturi, ''Settecento riformatore'', Einaudi, Torino, 1969)</ref>. La società nel suo complesso godeva pertanto di un diritto di autodifesa, da esercitare in misura proporzionata al delitto commesso (principio del proporzionalismo della pena) e secondo il principio contrattualistico per cui nessun uomo può disporre della vita di un altro (Rousseau non considerava moralmente lecito nemmeno il suicidio, in quanto non l'uomo, ma la natura, nella visione del ginevrino, aveva potere sulla propria vita, e quindi tale diritto non poteva certamente andare allo Stato, che comunque avrebbe violato un diritto individuale).
 
=== La natura utilitaristica del pensiero di Beccaria ===
Il punto di vista illuministico del Beccaria si concentra in frasi come «Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa». Ribadisce come è necessario neutralizzare l'«inutile prodigalità di supplizi» ampiamente diffusi nella società del suo tempo.
La tesi [[umanitarismo|umanitaria]], messa in risalto da Voltaire, è parzialmente da lui accantonata, in quanto Beccaria vuole dimostrare pragmaticamente l'inutilità della tortura e della pena di morte, più che la loro ingiustizia.
Egli è infatti consapevole che i legislatori sono mossi più dall'utile pratico di una legge, che da principi assoluti, di ordine religioso o filosofico<ref>Sambugar, Salà, Letteratura modulare, vol. I</ref>.
Beccaria afferma infatti che «se dimostrerò non essere la morte né utile né necessaria, avrò vinto la causa dell'umanità».
Beccaria quindi si inserisce nel filone [[utilitarismo|utilitaristico]]: considera l’utile come movente e metro di valutazione di ogni azione umana.
[[File:DSC02897 - Milano - Piazza Beccaria - Monumento a Cesare Beccaria - Foto di Giovanni Dall'Orto - 29-1-2007.jpg|250|thumb|Monumento a Cesare Beccaria, [[Giuseppe Grandi]], Milano]]
L’ambito della sua dottrina è quello general-preventivo, nel quale si suppone che l’uomo sia condizionabile in base alla promessa di un premio o di un castigo e, nel contempo, si ritiene che sussista fra ogni cittadino e le istituzioni una conflittualità più o meno latente.
Sostiene la [[laicità]] dello Stato.
Adotta come metodo d’indagine quello analitico-deduttivo (tipico della matematica) e per lui l’esperienza è da intendersi in termini fenomenici (approccio sensista).
 
La natura umana si svolge in una dimensione edonistico-pulsionistica, ovvero sia i singoli, sia la moltitudine, agiscono seguendo i loro sensi.
In poche parole l’uomo è caratterizzato dall’edonismo.
Gli individui possono essere paragonati a dei «fluidi» messi in movimento dalla costante ricerca del piacere, intesa come fuga dal dolore.
L’uomo però è una macchina intelligente capace di razionalizzare le pulsioni, in modo da consentire la vita in società; infatti certamente ogni uomo pretende di essere autonomo e insindacabile nelle sue decisioni, ma si rende conto della convenienza della vita sociale.
Ma la conflittualità rimane e quindi bisogna impedire che il cittadino venga sedotto dall’idea di infrangere la legge al fine di perseguire il proprio utile a tutti i costi, pertanto il legislatore, da «abile architetto», deve predisporre sanzioni e premi in funzione preventiva; è necessario tenere sotto controllo i «fluidi», inibendo le pulsioni antisociali.
 
Tuttavia Beccaria sostiene che la sanzione deve essere sì idonea a garantire la difesa sociale, ma al contempo mitigata e rispettosa della persona umana.
 
=== Il rifiuto della pena di morte ===
{{Citazione|Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio|Dei delitti e delle pene, cap. XXVIII}}
[[File:Beccaria - Dei delitti e delle pene - 6043967 A.jpg|thumb|left|180px|Illustrazione allegorica da ''Dei delitti e delle pene'': la [[giustizia]] personificata respinge il [[boia]], con in mano tre teste, e i suoi strumenti.]]
La [[pena di morte]], “''una guerra della nazione contro un cittadino''”, è inaccettabile perché il bene della vita è indisponibile, quindi sottratto alla volontà del singolo e dello Stato. <br />
Inoltre essa:
* non è un vero deterrente
* non è necessaria in tempo di pace
 
Essa non svolge un'adeguata azione intimidatoria poiché lo stesso criminale teme meno la morte di un ergastolo perpetuo o di una miserabile schiavitù, si tratta di una sofferenza definitiva contro una sofferenza reiterata. Nei soggetti osservanti, essa può poi apparire come uno spettacolo o suscitare compassione. Nel primo caso, essa indurisce gli animi, rendendoli più inclini al delitto; nel secondo, non rafforza il senso di obbligatorietà della legge e il senso di fiducia nelle istituzioni, anzi lo diminuisce. Anche se la pena assumesse un aspetto deterrente, essa apparirebbe uno strumento troppo dispendioso in quanto dovrebbe essere irrogata spesso per esercitare la dovuta impressione sugli uomini. Suggerisce invece di sostituirla con i lavori forzati, in modo che il reo, ridotto a “''bestia di servigio''”, fornirà esempio duraturo ed incisivo dell’efficacia della legge, risarcendo la società dai danni provocati; e, così facendo, nel contempo si salvaguarda il valore della vita. Questa condizione è assai più potente dell’idea della morte e spaventa più chi la vede che chi la soffre; è quindi efficace ed intimidatoria, benché tenue. In realtà così facendo viene sostituita alla morte del corpo la morte dell’anima, il condannato viene annichilito interiormente.
 
Beccaria ammette che il ricorso alla pena capitale sia necessario solo quando l’eliminazione del singolo fosse il vero ed unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti, come nel caso di chi fomenta tumulti e tensioni sociali: ma questo caso non sarebbe applicabile se non verso un individuo molto potente e solo in caso di una [[guerra civile]].<br />
Tale motivazione fu usata da [[Robespierre]] per chiedere la condanna di [[Luigi XVI]], che invece diede il via ad un uso spropositato della pena di morte, e poi al [[Regime del Terrore|Terrore]], certamente non ammissibile nel pensiero di Beccaria, che infatti prese le distanze, come molti illuministi moderati, dalla [[Rivoluzione francese]] dopo il [[1793]].
 
=== L'avversione alla tortura ===
 
La [[tortura]], “''l’infame crociuolo della verità''”, viene confutata da Beccaria per vari motivi:
 
* essa viola la presunzione di innocenza, dato che un uomo non può considerarsi reo fino alla sentenza del giudice.
* consiste in un’afflizione e pertanto è inaccettabile; se il delitto è certo porta alla pena stabilita dalle leggi, se è incerto non si deve tormentare un possibile innocente.
* non è operativa in quanto induce a false confessioni, poiché l’uomo, stremato dal dolore, arriverà ad affermare falsità al fine di terminare la sofferenza.
* è da rifiutarsi anche per motivi di umanità: l’innocente è posto in condizioni peggiori del colpevole.
* non porta all’emenda del soggetto, né lo purifica agli occhi della collettività
 
Beccaria ammette razionalmente l’afflizione della tortura nel caso di testimone reticente, cioè a chi durante il processo si ostini a non rispondere alle domande; in questo caso la tortura trova una sua giustificazione, ma egli preferisce comunque chiederne la totale abolizione.
 
=== A proposito delle sanzioni ===
[[File:Beccaria_-_Scritti_e_lettere_inediti,_1910.djvu|page=7|170px|thumb|Frontespizio di ''Scritti e lettere inediti'' del 1910 ({{cita BEIC}})]]
[[File:Cesare_Beccaria_in_Dei_delitti_crop.jpg|thumb|180px|left|Cesare Beccaria, incisione da ''Dei delitti e delle pene'']]
Beccaria indica come la [[sanzione]] deve possedere alcuni requisiti:
* la ''prontezza'' ovvero la vicinanza temporale della pena al delitto
* l’''infallibilità'' ovvero vi deve essere la certezza della risposta sanzionatoria da parte delle autorità
* la ''proporzionalità'' con il reato (difficile da realizzare ma auspicabile)
* la ''durata'', che dev’essere adeguata
* la ''pubblica esemplarità'', infatti la destinataria della sanzione è la collettività, che constata la non convenienza all’infrazione
 
Pertanto il fine della sanzione non è quello di affliggere, ma quello di impedire al reo di compiere altri delitti e di intimidire gli altri dal compierne altri, fino a parlare di "dolcezza della pena", in contrasto alla pena violenta.
 
Secondo Beccaria, per ottenere un'approssimativa proporzionalità pena-delitto, bisogna tener conto:<br />
- del danno subito dalla collettività<br />
- del vantaggio che comporta la commissione di tale reato<br />
- della tendenza dei cittadini a commettere tale reato<br />
Non dev’essere quindi una violenza gratuita, ma dev’essere invece essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata ai delitti, dettata dalle leggi. <br />
La pena è oltretutto una ''extrema ratio'', infatti si dovrebbe evitare di ricorrere ad essa quando si hanno efficaci strumenti di controllo sociale. Per questo è importante attuare degli espedienti di “prevenzione indiretta”, come ad esempio: un sistema ordinato della magistratura, la diffusione dell’istruzione nella società, il diritto premiale, una riforma economico-sociale che migliori le condizioni di vita delle classi sociali disagiate.
 
===Il diritto all'autodifesa: sul porto delle armi da fuoco===
Il pensiero di Beccaria sul porto delle [[armi da fuoco]], che egli riteneva un utile strumento di [[deterrenza]] del crimine, si riassume nelle seguenti citazioni'':"Falsa idea di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di troppa conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco perché incendia e l’acqua perché annega, che non ripara ai mali che col distruggere.
''Le leggi che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura; esse non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti, mentre coloro che hanno il coraggio di poter violare le leggi più sacre della umanità e le più importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le contravvenzioni, e l’esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale, carissima all'uomo, carissima all’illuminato legislatore, e sottopone gl’innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei?
''Queste peggiorano la condizione degli assaliti, migliorando quella degli assalitori, non iscemano gli omicidii, ma gli accrescono, perché è maggiore la confidenza nell’assalire i disarmati che gli armati.''
''Queste si chiamano leggi non prevenitrici ma paurose dei delitti, che nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fatti particolari, non dalla ragionata meditazione degl’inconvenienti ed avantaggi di un decreto universale'".
 
== Influenza ==
[[File:Cesare Beccaria statue Pinacoteca Brera.jpg|thumb|Statua marmorea di Beccaria alla [[pinacoteca di Brera]], Milano]]
Anche [[Ugo Foscolo]] rileverà nelle ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'' che "''le pene crescono coi supplizi''".
 
L'opera ed il pensiero di Beccaria, inoltre, influenzarono la codificazione del [[Granducato di Toscana]],concretizzata nella Riforma della legislazione criminale toscana, promulgata da [[Pietro Leopoldo d'Asburgo]] nel 1787, meglio conosciuta come "[[Codice leopoldino]]" col quale la Toscana divenne il primo stato in Europa ad eliminare integralmente la pena di morte e la tortura dal proprio sistema penale.
 
L'attenzione e la centralità del suo pensiero arrivarono a condizionare persino la codificazione costituzionale di molti stati nordamericani, avviata intorno all'ultimo terzo del secolo XVIII.
 
Il filosofo utilitarista [[Jeremy Bentham]] ne riprenderà alcune idee.
 
Le idee del Beccaria stimolarono un dibattito ancora vivo e attuale oggi.
 
== Dediche ==
* Gli è stato dedicato un [[asteroide]]: ''[[8935 Beccaria]]''.
* Il carcere minorile di Milano è a lui intitolato.
* A lui è intitolato un prestigioso Liceo Classico milanese, il [http://www.liceobeccaria.it/ Ginnasio Liceo Statale Cesare Beccaria].
 
== Opere principali ==
* ''[[Dei delitti e delle pene]]'' ([[1764]])
* ''Ricerche intorno alla natura dello stile'' ([[1770]])
* ''Elementi di economia pubblica'' ([[1804]])
 
== Note ==
<references />
 
==Bibliografia==
*{{Cita libro
|autore = Cesare Beccaria
|titolo = Ricerche intorno alla natura dello stile
|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=5921453&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL6&pds_handle=
|editore = Società tipografica de' classici italiani
|città = Milano
|anno = 1822
}}
*{{Cita libro
|autore = Cesare Beccaria
|titolo = Scritti e lettere inediti
|url = http://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3946208&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL7&pds_handle=
|editore = Hoepli
|città = Milano
|anno = 1910
}}
 
====Gruppo C====
== Voci correlate ==
*{{Calcio Achbal Mina}}
* [[Dei delitti e delle pene]]
*{{Calcio Amal Salam Zgharta}}
* [[Diritti umani]]
*{{Calcio Ansar Howara}}
* [[Ergastolo]]
*{{Calcio Noujoum Beirut}}
* [[Tortura]]
*{{Calcio Majd Tripoli}}
* [[Pena capitale]]
*{{Calcio Riyada Wal Adab}}
*{{Calcio Shabab Tripoli}}
*{{Calcio Zamalek Beirut}}
 
==Note==
== Altri progetti ==
<references/>
{{Interprogetto}}
 
==Voci correlate==
== Collegamenti esterni ==
*[[Lebanese Football League]]
*[http://www.zam.it/biografia_Cesare_Beccaria Vita di C.Beccaria]
*[[Seconda Divisione libanese]]
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-beccaria_(Dizionario_Biografico)/ Dizionario biografico Treccani]
 
{{Terza Divisione libanese}}
{{Coterie holbachiana}}
{{Portale|calcio|libano}}
{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:FilosofiTerza deldivisione libanese| diritto]]
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