Bandiera d'Italia e Terza Divisione (Libano): differenze tra le pagine

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|foto = View of Piazza Venezia in Rome from Vittoriano.jpg
|data = 1946
|stato = [[Italia]]
|didascalia = Il tricolore d'Italia garrisce presso l'[[Vittoriano|Altare della Patria]], [[piazza Venezia]], [[Roma]].
|altre1 titolo = Navale civile
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}}
La '''Terza Divisione libanese''' ({{Arabo|الدوري اللبناني - الدرجة الثالثة}}) è la terza divisione del [[campionato libanese di calcio]]. È controllata dalla [[Federazione calcistica del Libano]] (LFA).<ref>{{Cita web|url=https://www.goalzz.com/?c=16034|titolo=Lebanese League Third Division|sito=www.goalzz.com|accesso=2019-06-19}}</ref>
{{citazione|[...] Raccolgaci un'unica<br>bandiera, una speme:<br>di fonderci insieme,<br>già l'ora suonò [...]<ref group=N name=inno>Questi versi, che si leggono nella seconda strofa, richiamano alla speranza ("la speme") che l'Italia, ancora divisa negli stati preunitari, si fonda finalmente in un'unica nazione raccogliendosi sotto una sola bandiera: il tricolore.</ref>|[[Goffredo Mameli]], ''[[Il Canto degli Italiani]]'', vv. 16-17<ref name="Cita|Bellocchi|p. 9">{{Cita|Bellocchi|p. 9}}.</ref>}}
 
Le 24 squadre che vi partecipano sono divise in 3 gruppi di 8 squadre ciascuno. Le squadre si affrontano due volte l'una con l'altra, una volta in casa e l'altra in trasferta, in un girone all'italiana. Le prime due classificate di ogni gruppo nella [[stagione regolare]] si qualificano ai play-off; le due squadre vincitrici di questi play-off si qualificano alla [[Seconda Divisione libanese]] e sostituiscono le squadre retrocesse. D'altra parte, le ultime due classificate nella [[stagione regolare]] disputeranno i play-out, che decideranno quali due di queste quattro squadre saranno retrocesse nella [[Quarta Divisione libanese]].
La '''bandiera d'Italia''' ([[Alfabeto fonetico internazionale|IPA]]: {{IPA|[banˈdjɛra d'iˈtalja]}}<ref>{{cita web|url=http://www.dipionline.it/dizionario/|titolo=Dizionario di pronuncia italiana online|sito=www.dipionline.it|accesso=5 marzo 2017}}</ref>), conosciuta in [[lingua italiana]] anche come '''il tricolore'''<ref group=N>Il [[Vocabolario Treccani]] utilizza indifferentemente sia la "T" maiuscola che la "t" minuscola. Cfr. la voce [http://www.treccani.it/vocabolario/tricolore/ tricolóre] su "treccani.it".</ref> (IPA: {{IPA|[il trikoˈloːre]}}<ref>{{cita web|url=http://www.vocabolaudio.com/it/tricolore|titolo=Vocabolaudio|sito=www.vocabolaudio.com|accesso=5 marzo 2017}}</ref>), è il [[Bandiera nazionale|vessillo nazionale]] della [[Italia|Repubblica Italiana]]. È una [[tricolore|bandiera a tre colori]] composta da [[verde]], [[bianco]] e [[rosso]] partendo dall'asta, a tre bande verticali di eguali dimensioni<ref group=N>La terminologia utilizzata nel testo originario è araldicamente impropria: la [[Banda (araldica)|banda]] infatti è disposta diagonalmente. La definizione corretta avrebbe dovuto essere "interzata in [[Palo (araldica)|palo]]".</ref>, così definita dall'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], pubblicata sulla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]] nº 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947.
 
==Le squadre==
La legge ne regolamenta l'utilizzo e l'esposizione, ne tutela la difesa prevedendo il [[Diritto penale|reato]] di [[Vilipendio alla bandiera|vilipendio della stessa]] e ne prescrive l'insegnamento nelle scuole insieme agli altri [[simboli patri italiani]].
===Organico 2018-2019===
 
====Gruppo A====
Alla bandiera italiana è dedicata la [[Festa del Tricolore]], istituita dalla legge n° 671 del 31 dicembre 1996, che si tiene ogni anno il 7 gennaio. Questa celebrazione ricorda la prima adozione ufficiale del tricolore come bandiera nazionale da parte di uno Stato italiano sovrano, la [[Repubblica Cispadana]], che avvenne il 7 gennaio 1797.
*{{Calcio Amal Maarka}}
*{{Calcio Bint Jbeil}}
*{{Calcio Harouf}}
*{{Calcio Nahda Ain Baal}}
*{{Calcio Reyady Abaseya}}
*{{Calcio Salam Sour}}
*{{Calcio Taqadom Anqoun}}
*{{Calcio Ukhouwa Kharayeb}}
 
====Gruppo B====
In seguito la bandiera italiana è diventata uno dei simboli più importanti del [[Risorgimento]], che culminò il 17 marzo 1861 con la proclamazione del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], di cui il tricolore divenne vessillo nazionale. La bandiera tricolore ha attraversato più di due secoli di [[storia d'Italia]], salutandone tutti gli avvenimenti più importanti.
*{{Calcio AC Sporting}}
*{{Calcio Ahli Sarba}}
*{{Calcio Ethad Harat Naaema}}
*{{Calcio Homenmen}}
*{{Calcio Irshad Shhim}}
*{{Calcio Shabab Majdal Anjar}}
*{{Calcio Sharq}}
*{{Calcio Wehda Marj}}
 
====Gruppo Storia C====
*{{Calcio Achbal Mina}}
{{Vedi anche|Storia della bandiera d'Italia}}
*{{Calcio Amal Salam Zgharta}}
=== Le premesse: la coccarda italiana tricolore ===
*{{Calcio Ansar Howara}}
{{Vedi anche|Coccarda italiana tricolore}}
*{{Calcio Noujoum Beirut}}
[[File:Flag of France.svg|miniatura|left|{{Codice FIAV|normal}}La bandiera francese]]
*{{Calcio Majd Tripoli}}
*{{Calcio Riyada Wal Adab}}
*{{Calcio Shabab Tripoli}}
*{{Calcio Zamalek Beirut}}
 
==Note==
Anche la bandiera italiana, come altri vessilli nazionali, si ispira a [[bandiera della Francia|quella francese]], introdotta dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] nell'autunno del 1790 sulle [[Unità militari navali|navi da guerra]] transalpine<ref name=elysee>{{fr}} {{cita web|url=http://www.elysee.fr/la-presidence/le-drapeau-francais/|titolo=Le drapeau français - Présidence de la République|accesso=13 febbraio 2013}}</ref> e simbolo di rinnovamento sociale e politico<ref name=Cherasco>{{Cita web|http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/tricolore_nacque.html|Otto mesi prima di Reggio il tricolore era già una realtà|14 gennaio 2016}}</ref><ref name="quirinale-pdf">{{Cita web|http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/tricolore/tricolore.pdf|I simboli della Repubblica|14 gennaio 2016}}</ref><ref name="Cita|Maiorino|p. 156">{{Cita|Maiorino|p. 156}}.</ref>. Il tricolore blu, bianco e rosso debuttò invece in precedenza, il 17 luglio 1789, tre giorni dopo la [[presa della Bastiglia]], su [[Coccarda|coccarde]] appuntante sopra le divise della [[Guardia nazionale francese]]<ref name=elysee />. Il tricolore francese diventò poi ufficialmente bandiera nazionale il 15 febbraio 1794<ref name=elysee />.
<references/>
 
==Voci correlate==
Poco dopo gli eventi rivoluzionari francesi, anche in Italia iniziarono a diffondersi estesamente gli ideali di rinnovamento sociale – sulla scorta della propugnazione della [[dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino]] del 1789 – e successivamente anche politico, con i primi fermenti patriottici indirizzati all'[[Autodeterminazione dei popoli|autodeterminazione nazionale]]: per tale motivo la bandiera francese diventò prima riferimento dei [[Giacobinismo|giacobini]] italiani e in seguito fonte di ispirazione per la creazione di un vessillo identitario italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 156"/>.
*[[Lebanese Football League]]
[[File:Italy cockade.svg|miniatura|La coccarda italiana tricolore]]
*[[Seconda Divisione libanese]]
 
{{Terza Divisione libanese}}
Pare che il verde, il bianco e il rosso del tricolore italiano non abbiano debuttato su una bandiera, bensì su una [[Coccarda italiana tricolore|coccarda tricolore]]. Le prime sporadiche dimostrazioni favorevoli agli ideali della rivoluzione francese, da parte della popolazione italiana, avvennero nell'agosto del 1789 con la comparsa, soprattutto nello [[Stato Pontificio]], di coccarde di fortuna costituite da semplici foglie di alberi, che vennero appuntate sui vestiti dei manifestanti richiamando le analoghe proteste avvenute in Francia poco tempo prima<ref name="Cita|Ferorelli |p. 668">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10517&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |p=668}}</ref>.
{{Portale|calcio|libano}}
 
[[Categoria:Terza divisione libanese| ]]
In seguito la popolazione italiana iniziò a usare coccarde vere e proprie: al verde delle foglie degli alberi già utilizzato in precedenza, vennero aggiunti il bianco e il rosso in modo da richiamare in modo più marcato gli ideali rivoluzionari francesi<ref name="Cita|Ferorelli |p. 666">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10515&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |p=666}}</ref>. All'epoca non era ancora avvenuta una presa di coscienza nazionale vera e propria, tant'è che molti manifestanti italiani credevano erroneamente che la coccarda verde, bianca e rossa simboleggiasse il tricolore francese<ref name="Cita|Ferorelli |p. 668"/>.
 
La prima traccia documentata dell'utilizzo della coccarda tricolore italiana è datata 21 agosto 1789: negli archivi storici della [[Repubblica di Genova]] è riportato che testimoni oculari avessero visto aggirarsi per la città alcuni manifestanti aventi appuntata sui vestiti "[...] la nuova coccarda francese ''bianca, rossa e verde'' introdotta da poco tempo a Parigi [...]"<ref name="Cita|Ferorelli |p. 662">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10511&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera= |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |p=662}}</ref>.
 
Il verde, il bianco e il rosso applicati su una coccarda tricolore ricomparirono durante la fallita sommossa di [[Bologna]] contro lo Stato Pontificio del 13-14 novembre 1794 per opera di [[Luigi Zamboni]] e [[Giovanni Battista De Rolandis]]<ref name=provincia>{{Cita web|url=http://www.150.provincia.asti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=93:mostra-giovan-battista-de-rolandis-e-il-tricolore&catid=13:resoconti&Itemid=30|titolo=Mostra Giovan Battista De Rolandis e il Tricolore|accesso=14 gennaio 2016}}</ref><ref name="Cita|Villa|p. 12">{{Cita|Villa|p. 12}}.</ref>. Questa genesi è però contestata da alcuni studiosi, che sostengono la tesi per la quale le coccarde di Zamboni e De Rolandis fossero in realtà bianche e rosse (i colori dello [[stemma di Bologna]]), con inserti verdi non voluti e aggiunti per errore<ref>{{Cita|De Rolandis|p. 83}}</ref>. Il verde, il bianco e il rosso ricomparvero, sempre nell'autunno del 1794, anche in [[Lombardia]]<ref name="Cita|Ferorelli |p. 654">{{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10503 |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |pp=654}}</ref>.
 
=== Gli stendardi di Cherasco ===
[[File:Cherasco torrecivica.jpg|miniatura|La torre del municipio di Cherasco]]
 
La traccia documentata più antica che cita la bandiera tricolore italiana è legata alla prima discesa di [[Napoleone Bonaparte]] nella [[penisola italiana]]. Con l'avvio della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]], in molti luoghi i giacobini della penisola insorsero, contribuendo, insieme ai soldati italiani inquadrati nell'esercito napoleonico, alle vittorie francesi<ref name="Cita|Tarozzi|p. 66">{{Cita|Tarozzi|p. 66}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 69">{{Cita|Tarozzi|p. 69}}.</ref>.
 
Questo rinnovamento venne accettato dagli italiani nonostante fosse legato alle convenienze della Francia napoleonica, che aveva forti tendenze imperialiste, perché la nuova situazione politica era migliore di quella precedente: il legame a doppio filo con la Francia era infatti molto più accettabile dei secoli passati nell'[[Assolutismo monarchico|assolutismo]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 162">{{Cita|Maiorino|p. 162}}.</ref>.
 
Il primo territorio a venir conquistato da Napoleone fu il [[Piemonte]]; nell'archivio storico del comune piemontese di [[Cherasco]] è conservato un documento che comprova, il 13 maggio 1796, in occasione dell'[[armistizio di Cherasco|omonimo armistizio]] tra Napoleone e le [[Esercito del Sacro Romano Impero|truppe austro]]-[[Regia Armata Sarda|piemontesi]], il primo cenno al tricolore italiano, che è riferito a stendardi comunali issati su tre torri del centro storico<ref name="Cita|Damilano|p. 36">{{Cita|Damilano|p. 36}}.</ref>:
 
{{Citazione|[...] si è elevato uno stendardo, formato con tre tele di diverso colore, cioè Rosso, Bianco, <s>Verde</s> Bleu. [...]|Documento conservato presso il comune di Cherasco}}
 
Sul documento il termine «verde» è stato successivamente barrato e sostituito da «bleu», cioè dal colore che forma – insieme al bianco e al rosso – la bandiera francese<ref name=Cherasco />.
 
=== La bandiera militare della Legione Lombarda ===
{{Vedi anche|Legione Lombarda}}
Inizialmente molte città innalzarono il tricolore francese: il nuovo conquistare non era, come in tempi antichi, "geloso" dei propri colori ma orgoglioso che essi venissero messi in mostra, essendo questi i simboli di un esercito conquistatore e di un popolo vittorioso<ref name="Cita|Fiorini|p. 688">{{Cita|Fiorini|p. 688}}.</ref>. È alla bandiera francese che i documenti, almeno fino all'ottobre 1796, fanno riferimento quando usano il termine "tricolore"<ref name="Cita|Fiorini|p. 688"/>.
 
L'11 ottobre 1796 Napoleone comunicava al [[Direttorio]] la nascita della [[Legione Lombarda]], un'unità militare costituita dall'Amministrazione generale della Lombardia<ref name=Bovio19>{{cita|Bovio|p. 19}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 67">{{Cita|Tarozzi|p. 67}}.</ref>. Su questo documento, in riferimento alla sua [[bandiera di guerra]], che venne proposta a Napoleone dai patrioti milanesi<ref name="Cita|Villa|p. 10"/>, è riportato che<ref name="Cita|Busico|p. 11">{{Cita|Busico|p. 11}}.</ref>:
{{Citazione|[...] i colori nazionali adottati sono il verde, il bianco e il rosso. [...]|Napoleone Bonaparte|[...] les couleurs nationales qu'ils ont adopté sont le vert, le blanc et le rouge. [...]|lingua=fr}}
[[File:Flag of the Lombard Legion.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Lo stendardo dei cacciatori a cavallo della Legione Lombarda, il cui originale è conservato al museo del Risorgimento di Milano]]
 
A tal proposito, uno dei patrioti milanesi filo napoleonici, l'avvocato Giovanni Battista Sacco, dichiarò<ref name="Cita|Villa|p. 10">{{Cita|Villa|p. 10}}.</ref>:
 
{{citazione|[...] Già il tricolore vessillo che da gran tempo ci lusinga di renderci liberi soggiace a riforma: il color nostro nazionale vi ha parte e in certo modo ci si assicura che presso è a spuntare l'aurora apportatrice della nostra rigenerazione [...]|Giovanni Battista Sacco}}
 
Secondo le fonti più autorevoli la scelta perpetrata dai membri della Legione Lombarda di sostituire il blu della bandiera francese con il verde è legata al colore delle divise della [[Milizia cittadina (Milano)|Milizia cittadina milanese]], i cui componenti, fin dal 1782, indossavano un'uniforme di questa tonalità; per tale motivo, in [[dialetto milanese]], i membri di questa guardia comunale erano popolarmente chiamati ''remolazzit'', ovvero "piccoli [[Raphanus sativus|rapanelli]]", richiamando le rigogliose foglie verdi di questo ortaggio<ref name="Cita|Maiorino|p. 158"/>.
 
Anche il bianco e il rosso, oltre a essere peculiari dell'antichissimo [[Stemma di Milano|stemma comunale di Milano]], che è costituito da una croce rossa su campo bianco, erano comuni sulle divise militari lombarde dell'epoca<ref name="quirinale-pdf" /><ref name="Cita|Maiorino|p. 158"/><ref name="Cita|Villa|p. 11"/>. Non fu quindi un caso che il tricolore verde, bianco e rosso sia stato scelto come insegna dalla Legione Lombarda<ref name="quirinale-pdf" />: questi tre colori erano molto diffusi in ambito militare, perlomeno in [[Lombardia]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 158"/>.
 
Il debutto del tricolore, a cui è legata la prima approvazione ufficiale della bandiera italiana da parte delle autorità, fu quindi come insegna militare della Legione Lombarda e non ancora come bandiera nazionale di uno Stato<ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 67-68}}.</ref>. Il 6 novembre 1796 la prima [[coorte]] della Legione Lombarda ricevette il proprio vessillo tricolore nel corso di una solenne cerimonia alle ore cinque pomeridiane in [[Piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] a [[Milano]]<ref name="Cita|Tarozzi|p. 67"/><ref name="Cita|Busico|p. 11"/><ref name="Cita|Villa|p. 11">{{Cita|Villa|p. 11}}.</ref>. La bandiera si presentava divisa in tre fasce verticali; riportava inoltre la scritta "Legione Lombarda" e il numero di coorte, mentre al centro era presente una corona di quercia che racchiudeva un [[berretto frigio]] e una [[Squadra e compasso|squadra massonica]] con pendolo<ref name=Vecchio42 />.
 
Bandiere della stessa foggia furono assegnate anche alle altre cinque coorti costituite<ref name=Bovio19 />. Tutti e sei i vessilli sono ancora esistenti: cinque esposti all'Hures Museum di [[Vienna]] e uno al [[musée de l'Armée]] di [[Parigi]]<ref name="Cita|Busico|p. 11"/>. Una bandiera della Legione Lombarda consegnata solo successivamente alla coorte dei cacciatori a cavallo, risalente al 1797, è conservata al [[Museo del Risorgimento (Milano)|museo del Risorgimento di Milano]]<ref name="Cita|Busico|p. 11"/>.
 
Con il susseguirsi delle vittorie militari di Napoleone e la conseguente nascita delle repubbliche favorevoli agli ideali rivoluzionari, in molte città italiane si assunsero, sugli stendardi militari, il rosso, il bianco e il verde quali simbolo di innovazione sociale e politica<ref name="Cita|Maiorino|p. 156"/>.
 
=== La bandiera militare della Legione Italiana ===
{{vedi anche|Repubblica Cispadana}}
[[File:Bandiera-rep-cispadana.png|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Guardia Civica Modenese della Repubblica Cispadana]]
Dal 16 al 18 ottobre 1796, a [[Modena]], si tenne un congresso a cui parteciparono i delegati di Bologna, [[Ferrara]], Modena e [[Reggio nell'Emilia]], che decretò la nascita della [[Repubblica Cispadana]], con l'avvocato [[Antonio Aldini]] in qualità di presidente.
 
Il congresso deliberò anche la costituzione di una Legione Italiana, poi ridenominata [[Lista dei reggimenti italiani (repubbliche giacobine)#Legione Cispadana (18 ottobre 1796) poi 3a, 4a e 5a Cisalpina|Legione Cispadana]]<ref>{{cita web|cognome=Frasca|nome=Francesco|url=https://books.google.it/books?id=FBINAwAAQBAJ&pg=PA117&lpg=PA117&dq=Legione+Italiana+napoleone&source=bl&ots=g9Yj--fkei&sig=T4_uZHULrw6FUQZhy1B8MDZ1lkk&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj-lYbigNTLAhUEXRQKHbxACEAQ6AEIPjAI#v=onepage&q=Legione%20Italiana%20napoleone&f=false|titolo=Reclutamento e guerra nell'Italia napoleonica
|accesso=22 marzo 2016}}</ref>, che avrebbe dovuto partecipare insieme alla [[Francia]] a una guerra contro gli [[Sacro Romano Impero|austriaci]]; il vessillo militare di questa unità militare era composto da un tricolore rosso, bianco e verde, probabilmente ispirato dall'analoga decisione della Legione Lombarda<ref name="Cita|Busico|p. 11"/><ref name="Cita|Villa|p. 10"/><ref name="Cita|Tarozzi|p. 68">{{Cita|Tarozzi|p. 68}}.</ref>:
 
{{Citazione|[...] Si decreta la costituzione della Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco, rosso e verde adorna degli emblemi della libertà. [...]<br/>
[...] ART.VIII Ogni Coorte avrà la sua bandiera a tre colori Nazionali Italiani, distinte per numero, e adorne degli emblemi della Libertà. I numeri delle Coorti saranno estratti a sorte fra quelle formate delle quattro Provincie. [...]|Decreto di costituzione della Legione Italiana}}
 
Come già accennato, non si trattò ancora di una bandiera nazionale, ma nuovamente di una [[bandiera di guerra]]<ref name=Vecchio42>{{Cita|Vecchio|p. 42}}.</ref>.
 
=== Il vessillo civico della congregazione di Bologna ===
Il 18 ottobre 1796<ref name="Cita|Villa|p. 11"/> la congregazione filo-napoleonica dei magistrati e deputati aggiunti di Bologna (davanti al cittadino De Bianchi, ai cittadini-senatori: Segni, Malvezzi, Isolani, Angeletti, Bargellini, Cospi, Marescalchi, Bentivoglio, con i cittadini legali consiglieri Gavazzi, il sindaco Tacconi e l'avvocato [[Antonio Aldini]]), al terzo punto della discussione, deliberò la creazione di un vessillo civico tricolore, questa volta sganciato dall'uso militare. Su un documento conservato nell'Archivio di Stato di Bologna si può leggere:
 
{{Citazione|[...] Bandiera coi colori Nazionali – Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una Bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso [...]|Delibera della congregazione di Bologna<ref name="Cita|Villa|p. 11"/><ref group=N>Archivio di Stato di Bologna, Archivio napoleonico, I, Senato provvisorio, Atti dell'Assunteria di magistrati, b. 5, c. 542 “Bandiera coi colori nazionali” e sgg., 10 maggio 1796 - 30 ottobre 1796.</ref>}}
 
Dopo l'adozione da parte della congregazione bolognese il tricolore diventò simbolo politico della lotta per l'indipendenza dell'Italia dalle potenze straniere, visto il suo utilizzo anche in ambito civile<ref name="Cita|Villa|p. 11"/>. A questo vessillo bolognese, legato a una realtà comunale e quindi avente ancora respiro prettamente locale, e agli stendardi militari della Legione Lombarda e di quella Italiana, si ispirò poi la successiva adozione della bandiera italiana da parte di un organismo statale, la Repubblica Cispadana, che avvenne il 7 gennaio 1797<ref name="quirinale-pdf" /><ref name="vessillo-bolognese">{{Cita web|http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/documenti.html|Bologna, 28 ottobre 1796: Nascita della Bandiera Nazionale Italiana|14 gennaio 2016}}</ref>.
 
=== La bandiera nazionale della Repubblica Cispadana ===
[[File:Sala tricolore reggio.jpg|miniatura|left|La settecentesca Sala del Tricolore, poi diventata sala consiliare del comune di Reggio nell'Emilia, dove nacque la bandiera italiana]]
A Reggio nell'Emilia, il 27 dicembre 1796, in un'assemblea che avvenne in un salone del [[Palazzo del Comune (Reggio nell'Emilia)|municipio della città]] in seguito ribattezzato [[Sala del Tricolore]], 110 delegati presieduti da Carlo Facci approvarono la [[Costituzione|carta costituzionale]] della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 156-157}}.</ref>. In riunioni successive vennero decretate e ufficializzate molte decisioni, tra cui la scelta dell'emblema della neonata repubblica<ref name="Cita|Maiorino|p. 157">{{Cita|Maiorino|p. 157}}.</ref>.
 
Ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera nazionale verde, bianca e rossa fu [[Giuseppe Compagnoni]] in un'assemblea avvenuta il 7 gennaio, che per questo è ricordato come il "padre del tricolore"<ref name=Vecchio42 /><ref name="Cita|Maiorino|p. 157"/><ref name="Cita|Tarozzi|p. 9">{{Cita|Tarozzi|p. 9}}.</ref>. Il decreto di adozione recita<ref>{{Cita|Fiorini|p. 706}}.</ref>:
 
{{Citazione| [...] [Giuseppe Compagnoni] fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. ''Vien decretato''. [...]|Verbale della riunione del 7 gennaio 1797 del congresso della Repubblica Cispadana}}
 
La decisione del congresso di adottare una bandiera tricolore verde, bianca e rossa fu poi salutata da un'atmosfera giubilante, tanto era l'entusiasmo dei delegati, e da scrosci di applausi<ref name="Cita|Maiorino|p. 158">{{Cita|Maiorino|p. 158}}.</ref>. La storica seduta del congresso non specificò le caratteristiche di questa bandiera con la determinazione della tonalità e della proporzione dei colori, e non precisò neppure la loro collocazione sul vessillo<ref name="Cita|Maiorino|p. 159">{{Cita|Maiorino|p. 159}}.</ref>. Sul verbale della riunione di sabato 7 gennaio 1797<ref name="Cita|Villa|p. 11"/>, avvenuta anch'essa nella futura Sala del Tricolore, si può leggere<ref name="Cita|Busico|p. 13">{{Cita|Busico|p. 13}}.</ref>:
[[File:Flag of Repubblica Cispadana1.jpg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Repubblica Cispadana]]
{{Citazione| [...] Sempre Compagnoni fa mozione che lo stemma della Repubblica sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo Stemma della Sovranità. [...]<br/>
 
[...] Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. [...]<br/>
 
[...] Dietro ad altra mozione di Compagnoni dopo qualche discussione, si decreta che l'Era della Repubblica Cispadana incominci dal primo giorno di gennaio del corrente anno 1797, e che questo si chiami Anno I della Repubblica Cispadana da segnarsi in tutti gli atti pubblici, aggiungendo, se si vuole, l'anno dell'[[Era volgare]]. ''Vien decretato''. [...]|Verbale della riunione del 7 gennaio 1797 del congresso della Repubblica Cispadana<ref name="Cita|Villa|p. 11"/>}}
 
Per la prima volta il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale di uno Stato sovrano, sganciandosi dal significato militare e civico locale: con questa adozione la bandiera italiana assunse pertanto un'importante valenza politica<ref name="Cita|Busico|p. 13"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 155">{{Cita|Maiorino|p. 155}}.</ref>. Nella seduta del 21 gennaio, tenutasi questa volta a Modena, dove nel frattempo erano stati spostati i lavori congressuali, la decisione venne resa esecutiva:
 
{{Citazione| [...] confermando le delibere di precedenti adunanze – decretò vessillo di Stato il Tricolore – per virtù d'uomini e di tempi – fatto simbolo dell'unità indissolubile della Nazione. [...]|Verbale della riunione del 21 gennaio 1797 del congresso della Repubblica Cispadana}}
 
Il vessillo che fu poi utilizzato dalla Repubblica Cispadana si presentava [[interzato in fascia]] con il rosso in alto, con al centro l'emblema della repubblica e ai lati le lettere "R" e "C", ovvero le iniziali delle due parole che formano il nome del neonato organismo statale<ref name=Vecchio42 /><ref name="Cita|Maiorino|p. 159"/>.
 
La bandiera italiana fu esposta per la prima volta in pubblico a Modena il 12 febbraio 1797; per celebrare l'avvenimento venne organizzato un corteo per le vie della città, che passò alla storia con il nome di "passeggiata patriottica"<ref name="lauro-rossi"/>, con esponenti della guardia civica e dell'esercito che le tributavano solennemente onore<ref name="Cita|Maiorino|p. 159"/>. Da questa data il tricolore italiano si diffuse anche al di fuori dei confini emiliani, soprattutto in Lombardia, e iniziò a essere adoperato sempre più spesso come vessillo militare dai soldati napoleonici che combattevano in Italia<ref name="Cita|Maiorino|p. 159"/>.
 
A [[Bergamo]] fu decretato l'obbligo, da parte dei civili, di portare una coccarda tricolore appuntata sui vestiti, coercizione che venne sancita, il 13 maggio 1797, anche a Modena e Reggio nell'Emilia<ref>{{Cita|Villa|pp. 11-12}}.</ref><ref>{{Cita|Maiorino|pp. 159-160}}.</ref>. Anche senza bisogno di obblighi da parte delle autorità, la coccarda si diffuse sempre di più tra la popolazione, che la portava con fierezza, gettando le basi, insieme ad altri fattori, al Risorgimento<ref name="Cita|Maiorino|p. 160">{{Cita|Maiorino|p. 160}}.</ref>.
 
=== La bandiera nazionale della Repubblica Cisalpina ===
{{vedi anche|Repubblica Cisalpina}}
[[File:Flag of the Repubblica Cisalpina.svg|miniatura|right|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera della Repubblica Cisalpina]]
Pochi mesi dopo, il 29 giugno 1797, con l'unione tra le repubbliche Cispadana e [[Repubblica Transpadana|Transpadana]], si costituì la [[Repubblica Cisalpina]], un organismo statale filo napoleonico di vaste dimensioni con capitale Milano<ref name="Cita|Maiorino|p. 162"/><ref>{{Cita|Villa|pp. 13-14}}.</ref>.
 
Alla celebrazione formale della nascita nella neonata repubblica, che avvenne il 9 luglio nel capoluogo meneghino, parteciparono 300.000 persone (considerando altre fonti, molte meno: 25.000 persone<ref name="Cita|Villa|p. 12"/>), tra comuni cittadini, militari francesi e i rappresentanti dei maggiori comuni della repubblica<ref name="Cita|Maiorino|p. 162"/>. La manifestazione, che ebbe luogo al [[Lazzaretto di Milano]], fu caratterizzata da un tripudio di bandiere e coccarde tricolori<ref name="Cita|Maiorino|p. 163">{{Cita|Maiorino|p. 163}}.</ref>. Nell'occasione Napoleone diede solennemente ai reparti militari della neonata repubblica, dopo averli passati in rassegna, i loro vessilli tricolori<ref name="Cita|Villa|p. 12"/>.
 
Originariamente i colori della bandiera della Repubblica Cisalpina erano disposti orizzontalmente, con il verde collocato in alto<ref name="Cita|Maiorino|p. 163"/>, ma l'11 maggio 1798, il Gran Consiglio del neonato Stato scelse, come vessillo nazionale, un tricolore italiano con i colori disposti verticalmente<ref name=Vecchio42 /><ref name="Cita|Villa|p. 13">{{Cita|Villa|p. 13}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 17">{{Cita|Busico|p. 17}}.</ref>:
 
{{Citazione|[...] la Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre bande parallele all'asta, verde, la successiva bianca, la terza rossa. L'Asta è similmente tricolorata a spirale, colla punta bianca [...]|Delibera del Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina}}
 
In questo periodo nacque l'attaccamento della popolazione nei confronti della bandiera italiana, che iniziò a entrare nell'[[immaginario collettivo]] come simbolo del Paese<ref name="Cita|Maiorino|p. 166">{{Cita|Maiorino|p. 166}}.</ref>.
 
Ciò valeva soprattutto nell'esercito, dove il vessillo militare tricolore era difeso a tutti i costi dalla cattura del nemico. Significativo fu un episodio che accadde il 16 gennaio 1801, durante la seconda Repubblica Cisalpina<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=https://books.google.it/books?id=b3v15V9TngQC&pg=PA199&lpg=PA199&dq=Teodoro+Lechi+ponte+sull%27adige&source=bl&ots=0WBxrCaEJb&sig=eq1ypavYi01wXH6PAa5phSt_CII&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjlhPTPwszLAhWFTBQKHVG9Bl4Q6AEIHjAB#v=onepage&q=Teodoro%20Lechi%20ponte%20sull'adige&f=false|titolo=Armi e nazione. Dalla Repubblica Cisalpina al Regno d'Italia (1797-1814)|accesso=19 marzo 2016}}</ref>: l'ufficiale napoleonico [[Teodoro Lechi]], durante uno scontro con gli austriaci dove era conteso un ponte sul fiume [[Adige]] a [[Trento]], ebbe la peggio, ma prima di arrendersi decise di bruciare le bandiere tricolori del reparto militare per evitare che finissero nelle mani del nemico<ref name="Cita|Maiorino|p. 166"/>.
 
=== La bandiera nazionale della Repubblica Italiana e quella del Regno d'Italia ===
{{vedi anche|Repubblica Italiana (1802-1805)|Regno d'Italia (1805-1814)}}
Con la trasformazione della Repubblica Cisalpina in [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]] (1802-1805), anch'essa direttamente dipendente dalla Francia napoleonica, la disposizione dei colori sulla bandiera mutò in una composizione formata da un quadrato verde inserito in un rombo bianco<ref name="Cita|Maiorino|p. 168">{{Cita|Maiorino|p. 168}}.</ref>, a sua volta incluso in un riquadro rosso: da questa bandiera ha tratto ispirazione lo [[stendardo presidenziale italiano]] in uso dal 14 ottobre 2000<ref name="stendardo">{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/simboli/stendardo/stendardo.html |titolo=Lo Stendardo presidenziale |sito=www.quirinale.it |accesso=4 marzo 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=msW2h-R4GVcC&pg=PA360&lpg=PA360&dq=n.+241+del+14+ottobre+2000+stendardo+presidenziale&source=bl&ots=XvYU4NhPdL&sig=DuvgAO6El3VUADqjinuW_5phKR4&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjZpPr5kL_SAhXCiSwKHaMMBrkQ6AEIJjAC#v=onepage&q=n.%20241%20del%2014%20ottobre%202000%20stendardo%20presidenziale&f=false|titolo=Tutte le auto dei presidenti. Storie di ammiraglie, limousine ed esemplari unici utilizzati per scopi «presidenziali» rigorosamente made in Italy|sito=books.google.it |accesso=5 marzo 2017}}</ref>. Il decreto di adozione di questa bandiera, che è datato 20 agosto 1802, recita<ref name="Cita|Villa|p. 16">{{Cita|Villa|p. 16}}.</ref>:
[[File:Flag of the Italian Republic (1802).svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|historical}} Bandiera della Repubblica Italiana (1802-1805)]]
 
{{citazione|[...] [la bandiera della Repubblica Italiana è formata da] un quadrato a fondo rosso, in cui è inserito un rombo a fondo bianco, contenente un altro quadrato a fondo verde [...]|Decreto di adozione della bandiera della Repubblica Italiana napoleonica}}
 
Il Vicepresidente della Repubblica [[Francesco Melzi d'Eril]] avrebbe voluto eliminare il verde dal vessillo ma, a causa dell'opposizione di Napoleone e delle «pressioni di forze morali massoniche democratiche»<ref group=N>Il verde è infatti anche il colore della [[massoneria]].</ref>, il colore venne mantenuto<ref name=autogenerato1>{{cita|Bovio|p. 37}}.</ref>.
 
Con la trasformazione della Repubblica Italiana in [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] (1805-1814) la bandiera non subì modifiche formali<ref name=autogenerato1 />. La spinta rivoluzionaria napoleonica subì nel frattempo un'evoluzione, assumendo tinte più [[Reazione (politica)|reazionarie]]: venne abolito, ad esempio, il [[calendario rivoluzionario francese]], che fu sostituito dall'[[Calendario gregoriano|antico calendario pre-rivoluzionario]], e molti miti della Rivoluzione francese, come la [[presa della Bastiglia]], passarono in secondo piano<ref name="Cita|Maiorino|p. 167">{{Cita|Maiorino|p. 167}}.</ref>.
 
Questo vento di cambiamento si ripercosse anche sull'uso delle bandiere e delle coccarde: il tricolore italiano fu sempre più sostituito da quello francese, con il blu della bandiera d'oltralpe che prese il posto del verde del vessillo italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 168"/>. Questo cambiamento fu anche ufficiale: le fasce dei [[Sindaco|sindaci]] ora richiamavano il tricolore francese e non più quello italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 168"/>.
 
Nonostante queste limitazioni il tricolore verde, bianco e rosso continuò a entrare sempre di più nell'immaginario collettivo degli italiani diventando, a tutti gli effetti, un simbolo inequivocabile di italianità<ref name="Cita|Maiorino|p. 169">{{Cita|Maiorino|p. 169}}.</ref><ref name="Cita|Villa|p. 15">{{Cita|Villa|p. 15}}.</ref>. In poco meno di vent'anni, la bandiera italiana, da semplice vessillo derivato da quello francese, aveva acquisito una sua peculiarità, divenendo assai celebre e conosciuta<ref name="Cita|Maiorino|p. 169"/>.
 
=== Il Risorgimento e l'Unità d'Italia ===
{{vedi anche|Risorgimento}}
==== Dai moti del 1821 alle rivolte del 1848 ====
Con la caduta di Napoleone e la [[Restaurazione]] dei regimi monarchici assolutistici, il tricolore italiano entrò in clandestinità, diventando simbolo dei fermenti patriottici che iniziarono a percorrere l'Italia, la cui stagione è conosciuta come [[Risorgimento]]<ref name="Cita|Villa|p. 10"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 169"/>.
 
L'11 marzo 1821, durante i [[Moti del 1820-1821|moti piemontesi]], il tricolore italiano sventolò per la prima volta nella storia risorgimentale alla [[Cittadella di Alessandria]] dopo l'oblio causato dalla Restaurazione<ref name="Cita|Villa|p. 18">{{Cita|Villa|p. 18}}.</ref><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/07/31/il-tricolore-sventola-la-notte-sulla-cittadella.html|titolo=Il tricolore sventola la notte sulla cittadella di Alessandria|accesso=16 febbraio 2016|editore=repubblica.it}}</ref>. All'episodio [[Giosuè Carducci]] dedicò questi versi<ref>{{cita web|cognome=Quondam|nome=Amedeo |url=https://books.google.it/books?id=EMugjkgJNLAC&pg=PA334&lpg=PA334&dq=moti+1821+alessandria+tricolore&source=bl&ots=dhszXwAXXq&sig=eLi4xtxyKdelKtaC7x9zU2Qjk78&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiL7qOj3vzKAhXI83IKHSRPCzwQ6AEIOzAG#v=onepage&q=moti%201821%20alessandria%20tricolore&f=false|titolo=Risorgimento a memoria: le poesie degli italiani
|accesso=16 febbraio 2016|sito=books.google.it}}</ref>:
 
{{citazione|Innanzi a tutti, o nobile Piemonte,<br />quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria<br />diè a l'aure per primo il tricolore, [[Santorre di Santa Rosa|Santorre<br />di Santarosa]]|''Piemonte'', Giosuè Carducci}}
 
Non tutte le fonti sono però concordi; alcune di esse documentano che la bandiera che garriva ad Alessandria sia stata in realtà costituita da altri colori: il vessillo del [[Regno di Sardegna]] oppure il tricolore nero, rosso e blu della [[carboneria]]<ref name="Cita|Tarozzi|p. 147">{{Cita|Tarozzi|p. 147}}.</ref>.
[[File:Banner of Giovine Italia.png|miniatura|left|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della Giovine Italia]]
 
La bandiera verde, bianca e rossa riapparve nel corso dei [[moti del 1830-1831]]<ref name="Cita|Villa|p. 18"/>, soprattutto grazie a [[Ciro Menotti]], il patriota che diede inizio alla ribellione in Italia<ref name="Cita|Maiorino|p. 170">{{Cita|Maiorino|p. 170}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 25-27}}.</ref>. Nel 1831 [[Giuseppe Mazzini]] lo scelse come emblema della [[Giovine Italia]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 172">{{Cita|Maiorino|p. 172}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 73">{{Cita|Tarozzi|p. 73}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 27">{{Cita|Busico|p. 27}}.</ref>; a partire dal 1833-1834, grazie all'opera di Mazzini, il simbolismo del tricolore si diffuse sempre di più<ref name="Cita|Tarozzi|p. 74">{{Cita|Tarozzi|p. 74}}.</ref> ad iniziare dall'Italia settentrionale e centrale<ref name="Cita|Villa|p. 18"/>.
 
Nel 1834 venne adottato dai rivoltosi che tentarono di invadere la [[Savoia (regione storica)|Savoia]]<ref name="Cita|Busico|p. 27"/><ref name="Cita|Villa|p. 19">{{Cita|Villa|p. 19}}.</ref>, mentre un vessillo tricolore della Giovane Italia fu portato nel 1835 in [[America meridionale]] da [[Giuseppe Garibaldi]] durante il suo esilio<ref name="Cita|Maiorino|p. 173">{{Cita|Maiorino|p. 173}}.</ref>. La bandiera italiana si diffuse anche tra gli esiliati politici, diventando il simbolo della lotta per l'indipendenza e della pretesa di avere costituzioni più liberali<ref name="Cita|Maiorino|p. 173"/>.
 
Il tricolore italiano fu sventolato anche durante le insurrezioni del 1837 in [[Sicilia]], del 1841 in [[Abruzzo]] e del 1843 in [[Romagna]]<ref name="Cita|Villa|p. 18"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 174">{{Cita|Maiorino|p. 174}}.</ref>. Nel 1844 un tricolore della Giovine Italia accompagnò i [[fratelli Bandiera]] nel fallito tentativo di sollevare le popolazioni del [[Regno delle Due Sicilie]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 174"/><ref name="Cita|Tarozzi|p. 74"/><ref name="Cita|Villa|p. 19"/>.
 
Tricolori italiani sventolarono, sfidando le autorità, che ne avevano decretato il divieto, anche in occasione della [[Oregina#La manifestazione patriottica del 10 dicembre 1847|commemorazione della rivolta]] del quartiere genovese di [[Portoria]] contro gli occupanti [[Monarchia asburgica|asburgici]] durante la [[guerra di successione austriaca]]. Nel corso di tale manifestazione, che avvenne il 10 dicembre 1847 a [[Genova]] sul piazzale del [[Santuario di Nostra Signora di Loreto (Genova)|santuario della Nostra Signora di Loreto]] del quartiere di [[Oregina]], debuttò, eseguito dalla [[Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo|Filarmonica Sestrese]], ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], [[inno nazionale]] italiano dal 1946<ref name="Cita|Villa|p. 19"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 175">{{Cita|Maiorino|p. 175}}.</ref>. ''Il Canto degli Italiani'', in una strofa, cita la bandiera italiana:
 
{{citazione|[...] Raccolgaci un'unica<br />Bandiera, una speme:<br />di fonderci insieme,<br />già l'ora suonò [...]|''Il Canto degli Italiani'', Goffredo Mameli, vv. 16-17<ref name="Cita|Bellocchi|p. 9"/>}}
 
Questo passaggio, che si legge nella seconda strofa, richiama alla speranza ("la speme") che l'Italia, ancora divisa negli [[Antichi Stati italiani|stati preunitari]], si fonda finalmente in un'unica nazione raccogliendosi sotto una sola bandiera: il tricolore<ref name="Cita|Maiorino|p. 175"/>.
 
==== I moti del 1848 e la prima guerra d'indipendenza ====
La bandiera italiana fu poi protagonista della [[primavera dei popoli]], ovvero dell'ondata di [[moti rivoluzionari]] che sconvolsero l'[[Europa]] nel 1848 e nel 1849.
 
Nel marzo del 1848 le [[cinque giornate di Milano]] furono caratterizzate da una profusione di bandiere e coccarde tricolori<ref name="Cita|Bellocchi|p. 38">{{Cita|Bellocchi|p. 38}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 33">{{Cita|Busico|p. 33}}.</ref>. Il 22 marzo nacque il [[Governo provvisorio di Milano]] presieduto dal podestà [[Gabrio Casati]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 39">{{Cita|Bellocchi|p. 39}}.</ref>. Alla notizia dell'abbandono della città da parte delle truppe austriache del [[feldmaresciallo]] [[Josef Radetzky]], che avvenne lo stesso giorno e che significò la liberazione di Milano, il Governo provvisorio emise un proclama che recitava:
 
{{citazione|[...] Facciamola finita una volta con qualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che pel valor vostro sventola sul Paese e giurate di non lasciarvela strappare mai più [...]|Proclama del Governo provvisorio di Milano<ref name="Cita|Bellocchi|p. 40">{{Cita|Bellocchi|p. 39}}.</ref>}}
 
Il processo di trasformazione della bandiera d'Italia in uno dei [[simboli patri italiani]] venne completato, consolidandosi definitivamente, durante i moti milanesi<ref name="Cita|Villa|p. 19"/>. Un tricolore di fortuna formato da [[camicie rosse]], mostre verdi e un lenzuolo bianco, fu issato sul pennone della nave che riportava Giuseppe Garibaldi in Italia dall'[[America meridionale]] poco dopo lo scoppio della prima guerra d'indipendenza<ref name="Cita|Maiorino|p. 184"/>.
[[File:Flag of the Kingdom of Sardinia (1848-1851).svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera adottata da Carlo Alberto di Savoia nel 1848]]
 
Il re di Sardegna [[Carlo Alberto di Savoia]], quando scoppiò la [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra d'indipendenza]] (23 marzo 1848, ovvero all'indomani della cacciata degli austriaci da Milano), assicurò al governo provvisorio della città lombarda che le sue truppe, pronte a venirgli in aiuto, avrebbero utilizzato come bandiera militare un tricolore con lo stemma sabaudo sovrapposto sul bianco<ref name="Cita|Bellocchi|p. 49">{{Cita|Bellocchi|p. 49}}.</ref><ref name="Cita|Maiorino|p. 179">{{Cita|Maiorino|p. 179}}.</ref>. In particolare, il proclama del re del 23 marzo 1848 ai lombardi e ai veneti recitava:
 
{{citazione|[...] e per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana [...] |Carlo Alberto di Savoia<ref name="Cita|Viola|p. II">{{Cita|Viola|p. II}}.</ref>}}
 
L'11 aprile 1848 il tricolore italiano divenne ufficialmente, tramite regio decreto, unica bandiera utilizzata sulle navi da guerra e sulla flotta mercantile del Regno di Sardegna, mentre il 28 aprile 1848, con analogo provvedimento, il vessillo verde, bianco e rosso diventò insegna ufficiale delle milizie comunali dello Stato sardo<ref name="Cita|Viola|p. III">{{Cita|Viola|p. III}}.</ref>. L'8 maggio 1848 il vessillo tricolore completò l'iter istituzionale, diventando [[Bandiera del Regno di Sardegna sabaudo|bandiera nazionale ufficiale del Regno di Sardegna]], quando fu innalzato per la prima volta su [[Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja|Palazzo Madama]] a Torino, sede del [[Senato Subalpino]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 54">{{Cita|Bellocchi|p. 54}}.</ref>. In un discorso pronunciato davanti al [[Parlamento del Regno di Sardegna]] il 9 giugno 1848, re Carlo Alberto dichiarò:
 
{{citazione|[...] La bandiera tricolore fu e sarà benedetta da Dio, perché simbolo di una nazionalità dalla sua potenza creatrice stabilita [...]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="Cita|Viola|p. II"/>}}
 
[[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II d'Asburgo-Lorena]], [[Sovrani di Toscana|Granduca di Toscana]], nell'atto di concessione della costituzione (17 febbraio 1848), non cambiò il vessillo nazionale ("[...] Lo Stato conserva la sua bandiera e i suoi colori [...]"), ma accordò in seguito alle milizie toscane, tramite decreto, l'utilizzo di una sciarpa tricolore accanto ai simboli del Granducato (25 marzo 1848)<ref name="Cita|Bellocchi|p. 27">{{Cita|Bellocchi|p. 27}}.</ref>. Il Granduca, in seguito alle pressioni dei patrioti toscani, adottò poi la bandiera italiana anche come vessillo di Stato e come stendardo militare anche per le truppe mandate in aiuto a Carlo Alberto di Savoia<ref name="Cita|Bellocchi|pp. 27-28">{{Cita|Bellocchi|pp. 27-28}}.</ref><ref name="Cita|Maiorino|p. 184">{{Cita|Maiorino|p. 184}}.</ref>. Analoghi provvedimenti vennero adottati dal [[Ducato di Parma e Piacenza]] e dal [[Ducato di Modena e Reggio]]<ref name="Cita|Bellocchi|pp. 28-33">{{Cita|Bellocchi|pp. 28-33}}.</ref>.
 
Questa svolta durò però fino alla fine della prima guerra d'indipendenza (1849), che causò la sconfitta dell'esercito di Carlo Alberto di Savoia, dopo la quale vennero ripristinate le antiche bandiere<ref name="Cita|Bellocchi|p. 81">{{Cita|Bellocchi|p. 81}}.</ref>. Solo il Regno di Sardegna confermò il tricolore italiano come bandiera nazionale di Stato anche a conflitto risorgimentale terminato<ref name="Cita|Bellocchi|p. 81"/>.
 
La prima fase del pontificato di [[papa Pio IX]] fu caratterizzata da una progressiva apertura alle richieste liberali della popolazione<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 20-21}}.</ref>: all'inizio del 1848, in questo contesto, il [[Papa|Sommo Pontefice]] concesse l'utilizzo di cravatte tricolori annodate sui vessilli militari dell'[[Esercito dello Stato della Chiesa|esercito pontificio]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 176">{{Cita|Maiorino|p. 176}}.</ref><ref name="Cita|Bellocchi|p. 34">{{Cita|Bellocchi|p. 34}}.</ref>. Successivamente, a causa delle proteste dei cattolici di [[lingua tedesca]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 35">{{Cita|Bellocchi|p. 35}}.</ref>, cambiò atteggiamento, mettendosi contro i fermenti patriottici che pervadevano la penisola italiana<ref>{{cita|Tornielli|p. 258}}</ref>. La [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]], costituitasi il 9 febbraio 1849 in seguito alla rivolta contro lo [[Stato Pontificio]] che detronizzò il papa, il 12 febbraio adottò come vessillo nazionale una bandiera verde, bianca e rossa con un'aquila repubblicana sulla punta dell'asta<ref name="Cita|Tarozzi|p. 75"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 188">{{Cita|Maiorino|p. 188}}.</ref><ref name="Cita|Bellocchi|p. 72">{{Cita|Bellocchi|p. 72}}.</ref>.
[[File:Bandiera dello Stato della Sicilia (28.04.1848 - 15.05.1849).PNG|miniatura|left|{{Codice FIAV|historical}}La bandiera adottata dal Regno di Sicilia dal 1848 al 1849]]
 
[[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II di Borbone]], re delle Due Sicilie, poco dopo lo scoppio delle rivolte, concesse prima la costituzione (10 febbraio 1848) e poi accordò (23 febbraio) l'utilizzo di sciarpe tricolore come ornamento della bandiera nazionale<ref name="Cita|Busico|p. 29">{{Cita|Busico|p. 29}}.</ref>. Il tricolore, nel Regno delle Due Sicilie, iniziò a sventolare il 12 gennaio nel corso della rivolta di Palermo contro il regno borbonico, che diede poi origine all'auto-proclamatosi [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]], durante la quale i patrioti solevano cantare, in [[lingua siciliana]], il brano popolare ''Lu dudici jnnaru 1848'' (it. "Il dodici gennaio 1848")<ref name="Cita|Maiorino|p. 176"/><ref name="Cita|Bellocchi|p. 22">{{Cita|Bellocchi|p. 22}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 75">{{Cita|Tarozzi|p. 75}}.</ref>. Le rivolte però non si placarono<ref name="Cita|Bellocchi|p. 25">{{Cita|Bellocchi|p. 25}}.</ref>, tant'è che il Regno di Sicilia decretò come bandiera nazionale un vessillo verde, bianco e rosso con una [[Trinacria (araldica)|trinacria]] al centro<ref name="Cita|Villa|p. 23">{{Cita|Villa|p. 23}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 28">{{Cita|Busico|p. 28}}.</ref>. In seguito ai tumulti scoppiati fuori dal neo insediato [[Parlamento napoletano]] (15 maggio), Ferdinando II di Borbone decise di spedire le truppe a sedare le rivolte in tutto il Regno delle Due Sicilie, ritrattando nel contempo tutte le concessione fatte poco tempo prima, costituzione e istituzione del parlamento compresi<ref name="Cita|Bellocchi|p. 25"/>.
 
Il tricolore della [[Repubblica di San Marco]], proclamatasi indipendente il 22 marzo del 1848 dall'[[Impero austriaco]], era invece caratterizzato da un [[Leone di San Marco|Leone Alato]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 43">{{Cita|Bellocchi|p. 43}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 32">{{Cita|Busico|p. 32}}.</ref> collocato in alto a sinistra<ref name="Cita|Villa|p. 23"/>. Il tricolore sventolò anche sulle barricate delle [[dieci giornate di Brescia]]<ref>{{Cita|Villa|pp. 23-24}}.</ref> e in molti altri centri come [[Varese]], [[Gallarate]], [[Como]], [[Melegnano]], [[Cremona]], [[Monza]], [[Udine]], [[Trento]], [[Verona]], [[Rovigo]], [[Vicenza]], [[Belluno]] e [[Padova]]<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 40 e 42}}.</ref>.
 
Questa diffusione lungo tutta la Penisola fu la dimostrazione che la bandiera italiana aveva ormai assunto un simbolismo consolidato e valido su tutto il territorio nazionale<ref name="Cita|Villa|p. 24">{{Cita|Villa|p. 24}}.</ref>. In precedenza erano comuni, tra i patrioti, anche i colori della carboneria, ovvero il rosso, l'azzurro e il nero, ma dal 1848 il ruolo di simbolo identificativo della lotta per l'indipendenza fu assunto univocamente dal tricolore verde, bianco e rosso<ref name="Cita|Tarozzi|p. 11">{{Cita|Tarozzi|p. 11}}.</ref>. L'iconografia del tricolore iniziò poi a diffondersi, oltre che in ambito vessillologico e militare, anche in alcuni oggetti quotidiani come sciarpe e tessuti per abiti<ref name="Cita|Tarozzi|p. 156">{{Cita|Tarozzi|p. 156}}.</ref>.
 
==== Dalla guerra di Crimea all'Unità d'Italia ====
Il 14 aprile 1855, prima della partenza per la [[guerra di Crimea]], le bandiere tricolori italiane vennero affidate solennemente ai soldati da re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], succeduto nel 1849 al padre Carlo Alberto, con la seguente frase di commiato "[...] Difendetele e riportatele coronate di nuova gloria [...]"<ref name="Cita|Maiorino|p. 193">{{Cita|Maiorino|p. 193}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 82 e 84}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 39">{{Cita|Busico|p. 39}}.</ref>. Nel 1857 una bandiera italiana con l'asta sormontata da un berretto frigio e con [[Archipenzolo|archipendolo]], simbolo di equilibrio sociale, fu protagonista del fallito tentativo di rivolta perpetrato da [[Carlo Pisacane]] ai danni del Regno delle Due Sicilie, la cosiddetta [[spedizione di Sapri]]<ref name="Cita|Villa|p. 23"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 191">{{Cita|Maiorino|p. 191}}.</ref>; Pisacane, per non farsi catturare, si suicidò – secondo la leggenda – fasciato con una bandiera tricolore<ref name="Cita|Maiorino|p. 192">{{Cita|Maiorino|p. 192}}.</ref><ref name="Cita|Bellocchi|p. 85">{{Cita|Bellocchi|p. 85}}.</ref>.
 
Durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] le città che man mano venivano conquistate dal "[[Re d'Italia|re eletto]]"<ref group=N>"Re eletto", ovvero in procinto di diventare re d'Italia. Il termine "eletto" ha infatti, tra suoi i [[Sinonimia|sinonimi]] "designato", "investito", "prescelto" e "acclamato".</ref> Vittorio Emanuele II di Savoia e da [[Napoleone III di Francia]] salutavano i due sovrani come liberatori in un tripudio di bandiere e coccarde tricolori; anche i centri in procinto di chiedere l'annessione al Regno di Sardegna tramite [[Plebisciti del Regno d'Italia|plebisciti]] sottolineavano la loro volontà di far parte di un'Italia unita con lo sventolio del tricolore<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 96-101}}.</ref>. La bandiera italiana garriva infatti in [[Toscana]], in [[Emilia]], nelle [[Marche]] e in [[Umbria]], ma anche in città che avrebbero dovuto aspettare qualche tempo prima di essere annesse, come [[Roma]] e [[Napoli]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 101">{{Cita|Bellocchi|p. 101}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 43">{{Cita|Busico|p. 43}}.</ref>.
 
[[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|miniatura|left|220px|{{Codice FIAV|historical}}Il tricolore con lo stemma sabaudo, vessillo del Regno di Sardegna e poi prima bandiera dell'Italia unita]]
 
È di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza<ref name="Cita|Villa|p. 24"/>, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno dei locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, ecc.<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 196-198}}.</ref>
 
Il tricolore accompagnò, sebbene non ufficialmente<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 202-203}}.</ref>, anche i volontari della [[spedizione dei Mille]] guidata da Giuseppe Garibaldi<ref name="Cita|Villa|p. 25">{{Cita|Villa|p. 25}}.</ref>; l'Eroe dei due Mondi, in particolare, aveva una deferenza e un ossequio assoluto nei confronti della bandiera italiana<ref name="Cita|Maiorino|p. 198">{{Cita|Maiorino|p. 198}}.</ref>. Dopo un'iniziale prudenza<ref name="Cita|Bellocchi|p. 116">{{Cita|Bellocchi|p. 116}}.</ref>, man mano che Garibaldi conquistava le città dell'[[Italia meridionale]] durante la sua risalita lungo la Penisola, l'entusiasmo patriottico cresceva sempre di più, con le bandiere tricolori che sventolavano ovunque<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 205-206}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 47-49}}.</ref>.
 
A Palermo i cantastorie cantavano in lingua siciliana "''Li tri colura spinci pr'ogni via''", ovvero "alza il tricolore in ogni via"<ref name="Cita|Maiorino|p. 205">{{Cita|Maiorino|p. 205}}.</ref>. Poco dopo la perdita della Sicilia, il 25 giugno 1860, re [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II di Borbone]], tentando di limitare i danni vista la crescente partecipazione della popolazione all'impresa di Garibaldi, decretò che la bandiera verde, bianca e rossa fosse anche il [[bandiera del Regno delle Due Sicilie|vessillo ufficiale del suo Regno]], con lo stemma borbonico sovrapposto sul bianco<ref name="Cita|Maiorino|p. 207">{{Cita|Maiorino|p. 207}}.</ref><ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 118-119}}.</ref>. Per ironia della sorte, nella fase finale della spedizione dei Mille, il tricolore del Regno delle Due Sicilie garrì in antagonismo alla bandiera tricolore del Regno di Sardegna<ref name="Cita|Maiorino|p. 208">{{Cita|Maiorino|p. 208}}.</ref>.
 
Il 17 marzo 1861 [[Proclamazione del Regno d'Italia|venne proclamato]] il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]:
 
{{citazione|Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861|Testo della legge n. 4671 del 17 marzo 1861 del Regno di Sardegna<ref>{{cita web|url=http://www.150anni-lanostrastoria.it/index.php/proclamazione-unita|titolo=Torino, 17 marzo 1861: la proclamazione del Regno d’Italia|sito=www.150anni-lanostrastoria.it|accesso=4 marzo 2017}}</ref>}}
 
Il tricolore continuò a essere la bandiera nazionale anche del nuovo Stato, sebbene non ufficialmente riconosciuto da una legge specifica<ref>{{Cita web|http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|Storia della bandiera italiana|14 gennaio 2016}}</ref><ref name="Cita|Villa|p. 26">{{Cita|Villa|p. 26}}.</ref>, ma regolamentato, per quanto riguarda la foggia dei vessilli militari, da un [[Regio decreto-legge|regio decreto]] del 25 marzo 1860 che rimase in vigore fino alla [[nascita della Repubblica Italiana]] (1946)<ref name="Cita|Maiorino|p. 201">{{Cita|Maiorino|p. 201}}.</ref><ref name="Cita|Bellocchi|p. 105">{{Cita|Bellocchi|p. 105}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 45">{{Cita|Busico|p. 45}}.</ref>.
 
Nel periodo del [[brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio postunitario]], Fulco Salvatore Ruffo di Calabria, IX principe di [[Scilla (Italia)|Scilla]], uno dei membri della corte di Francesco II di Borbone in esilio, in una lettera raccomandò al generale spagnolo [[José Borjes]], inviato nell'Italia meridionale per guadagnare alla causa legittimista i briganti, l'uso della bandiera tricolore<ref name="Cita|Cardinali|p. 118">{{Cita|Cardinali|p. 118}}.</ref>.
 
Il tricolore, in questo contesto, aveva un significato universale che era condiviso dai [[Monarchia|monarchici]] come dai [[Repubblicanesimo|repubblicani]], dai [[Progressismo|progressisti]] e dai [[Conservatorismo|conservatori]] e dai [[Guelfi e ghibellini|guelfi]] come dai [[Guelfi e ghibellini|ghibellini]]: fu scelto come bandiera dell'Italia unita per anche tale motivo<ref name="Cita|Maiorino|p. 207"/>.
 
==== Dalla terza guerra d'indipendenza alla presa di Roma ====
[[File:Vicenza bandiera.jpg|miniatura|{{Codice FIAV|normal}}La bandiera della città di Vicenza]]
Durante la [[Battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] (24 giugno 1866), scontro facente parte della [[terza guerra d'indipendenza italiana]], i militari del 44º [[reggimento]] della [[brigata]] "Forlì" salvarono una bandiera tricolore dalla cattura delle [[Imperial regio Esercito|truppe austriache]]. Per non consegnare al nemico il loro stendardo militare, stracciarono il drappo della bandiera tricolore in tredici pezzi, suddivisi tra i presenti, e nascosero quei brandelli di stoffa sotto la giubba. Terminata la guerra fu possibile recuperare undici delle tredici porzioni del drappo e ricostruire così la bandiera, che passò alla storia con il nome di "[[Tricolore di Oliosi]]"<ref name=corriere-cherasco>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.corriere.it/unita-italia-150/11_giugno_03/nese-bandiera-d-italia-fatta-a-pezzi_5c495ada-8dc4-11e0-b332-ace1587d6ad6.shtml|titolo=La bandiera fatta a pezzi (per salvarla dal nemico)|accesso=10 febbraio 2017|formato=|sito=www.corriere.it}}</ref>.
 
Con la terza guerra d'indipendenza il [[Veneto]] fu annesso al Regno d'Italia; l'ingresso delle truppe italiane a [[Venezia]], avvenuto il 19 ottobre 1866, fu salutato da un'invasione di bandiere tricolori<ref name="Cita|Maiorino|p. 212">{{Cita|Maiorino|p. 212}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 53">{{Cita|Busico|p. 53}}.</ref>. Dal momento della promulgazione di una [[Deliberazione|delibera]] del suo [[consiglio comunale]], datata 5 novembre 1866, [[Vicenza]] è l'unica città d'Italia ad aver adottato come proprio vessillo cittadino, al posto del [[Gonfalone|gonfalone civico]], la bandiera tricolore, caricata dello stemma del comune<ref name="vicenza">{{Cita web|http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|Il Giornale di Vicenza.it - Dossier - Vicenza - Italia 150° - 3 - Bandiera invece del gonfalone. Vicenza è l&#39;unica città d&#39;Italia|14 gennaio 2016}}</ref>. La città veneta decise di cambiare patriotticamente la natura della propria insegna poco prima della visita di re Vittorio Emanuele II, giunto in città per il conferimento della [[medaglia d'oro al valor militare]] guadagnata dalla municipalità veneta con la [[battaglia di Monte Berico]], combattuta il 10 giugno 1848 nei dintorni della città: in occasione della visita del Sovrano, Vicenza presentò a Vittorio Emanuele II non il proprio gonfalone ma, decisione dalla quale sarà originata la successiva delibera, il tricolore sabaudo<ref name="vicenza"/>.
 
Bandiere tricolori salutarono poi l'esercito italiano durante la marcia verso Roma, che si concluse con la [[Presa di Roma|breccia di Porta Pia]] del 20 settembre 1870 e con l'annessione del [[Lazio]] al Regno d'Italia<ref name="Cita|Villa|p. 26"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 214">{{Cita|Maiorino|p. 214}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 55">{{Cita|Busico|p. 55}}.</ref>. Roma divenne ufficialmente capitale d'Italia il 1º gennaio 1871, mentre l'insediamento della corte reale e del governo ebbe luogo il 6 luglio dello stesso anno: da questa data il tricolore italiano sventola dal pennone più alto del [[Palazzo del Quirinale]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 216-217}}.</ref>.
 
=== Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale ===
[[File:Cartolina dei Carabinieri Reali spedita dalla Colonia Eritrea dell'Asmara (1907).jpg|miniatura|Cartolina dei [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri Reali]] spedita dalla colonia eritrea nel 1907 e raffigurante un'aquila che porta in volo una bandiera italiana]]
Dopo l'Unità d'Italia l'uso del tricolore si diffuse sempre di più tra la popolazione<ref name="Cita|Maiorino|p. 219">{{Cita|Maiorino|p. 219}}.</ref>: la bandiera, o i suoi colori, cominciarono a essere riportati sulle etichette dei prodotti commerciali, sui quaderni scolastici, sulle prime [[Autovettura|automobili]], sulle confezioni di sigari, ecc.<ref name="Cita|Maiorino|p. 219"/> Anche tra gli aristocratici ebbe successo: le famiglie più importanti facevano sovente installare sulla facciata principale dei loro palazzi signorili un portabandiera dove collocavano il tricolore italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 219"/>. Iniziò poi a comparire fuori dagli edifici pubblici, dalle scuole, dagli uffici giudiziari e dagli uffici postali<ref name="Cita|Maiorino|p. 219"/>. È di questo periodo l'introduzione dell'uso della fascia tricolore per i [[Sindaco (Italia)|sindaci]] e per i giurati delle [[Corte d'assise (Italia)|corti di assise]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 219"/>.
 
L'unica città dove l'attaccamento alla bandiera non era sentito da tutta la popolazione era Roma: nella capitale era infatti presente un buon numero di cittadini ancora fedele al papato<ref name="Cita|Maiorino|p. 220">{{Cita|Maiorino|p. 220}}.</ref>. A Roma il clero era ostile al neonato stato italiano in modo molto marcato, tanto da rifiutarsi di benedire il tricolore e da impedire alle bandiere italiane di entrare nelle chiese anche in occasione di funerali o di cerimonie pubbliche<ref name="Cita|Maiorino|p. 221">{{Cita|Maiorino|p. 221}}.</ref><ref name="Cita|Villa|p. 28">{{Cita|Villa|p. 28}}.</ref>.
 
È di questi anni la fondazione della prima [[Colonialismo italiano|colonia italiana]], la baia di [[Assab]], che diventò il primigenio avamposto della futura [[Colonia eritrea|Eritrea italiana]]: nel 1882, per la prima volta, il tricolore sventolò in un possedimento italiano in [[Africa]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 222">{{Cita|Maiorino|p. 222}}.</ref>. Non tutti erano favorevoli all'avventura coloniale: il deputato [[Socialismo|socialista]] [[Andrea Costa]] dichiarò che il tricolore non doveva garrire in una terra lontana, ma solo in Italia:
 
{{citazione|[...] [Il tricolore deve sventolare] nelle imprese civili che fanno risalire sempre più la nazione verso le altezze dell'ideale [...]"|Andrea Costa<ref name="Cita|Maiorino|p. 223">{{Cita|Maiorino|p. 223}}.</ref>}}
 
I detrattori dell'impresa coloniale sostenevano infatti che non andava fatta confusione tra [[patriottismo]] e [[colonialismo]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 223"/>.
 
Nel 1885 venne introdotta la [[Maglia tricolore (ciclismo)|maglia tricolore]] per il ciclista che si laurea campione d'Italia<ref name="Cita|Tarozzi|p. 320">{{Cita|Tarozzi|p. 320}}.</ref>. Concettualmente, questo riconoscimento tangibile è simile al collocamento di uno [[Scudetto (sport)|scudetto tricolore]] sulle maglie della squadra campione d'Italia nel [[Calcio (sport)|calcio]], nel [[rugby]], nella [[pallavolo]], nella [[pallacanestro]], ecc.<ref name="Cita|Tarozzi|p. 320"/>; l'idea di apporre uno scudetto sulle maglie delle squadre sportive vincitrici dei rispettivi campionati nazionali fu di [[Gabriele D'Annunzio]]<ref name="scudetto">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.fantagazzetta.com/blog/150-anni-di-d-annunzio-l-ideatore-dello-scudetto-sulle-maglie-da-gioco-170340|titolo=150 anni di D'Annunzio, l'ideatore dello scudetto sulle maglie da gioco |accesso=19 febbrai 2016|sito=www.fantagazzetta.com}}</ref>. Nel calcio, primo sport a farne uso, venne introdotto nel 1924<ref name="scudetto"/>.
 
Nel 1889, in ambito culinario, fu inventata la [[pizza Margherita]], chiamata così in onore della regina [[Margherita di Savoia]], i cui ingredienti principali richiamano la bandiera tricolore: verde per il [[Ocimum basilicum|basilico]], bianco per la [[mozzarella]] e rosso per la [[salsa di pomodoro]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 220"/><ref group=N>Quella che oggi è chiamata pizza Margherita era tuttavia già stata preparata nel 1866, prima della dedica alla regina d'Italia, come attesta Francesco De Bourcard in: ''Usi e costumi di Napoli'', riedizione in copia anastatica, tiratura limitata a 999 copie, Napoli, Alberto Marotta, 1965 [1866] p.124.</ref>.
[[File:Littleitaly worldcup.JPG|miniatura|left|Festeggiamenti alla [[Little Italy (Manhattan)|Little Italy di New York]] per la vittoria della Nazionale italiana di calcio ai campionati mondiali del 2006]]
Nel 1897 la bandiera italiana compì cent'anni. La celebrazione fu molto sentita dalla popolazione, tant'è che l'Italia venne invasa da tricolori; la manifestazione più importante avvenne a Reggio nell'Emilia, dove il 7 gennaio di cento anni prima era nato il tricolore<ref name="Cita|Maiorino|p. 226">{{Cita|Maiorino|p. 226}}.</ref>. Nel giorno della celebrazione nella città emiliana [[Giosuè Carducci]] definì la bandiera "benedetta" e la baciò alla fine del discorso<ref name="Cita|Busico|p. 13"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 226"/><ref>{{Cita|Villa|pp. 28-29}}.</ref>.
 
Di questi anni è l'inizio dell'[[emigrazione italiana]], soprattutto verso il continente americano: il tricolore, spesso portato nelle valigie dei migranti, iniziò a sventolare al di fuori dei confini nazionali, soprattutto nelle ''[[Little Italy]]'' che stavano formandosi nel mondo<ref name="Cita|Maiorino|p. 227">{{Cita|Maiorino|p. 227}}.</ref>. Molte altre volte il sentimento di italianità e il legame con i suoi simboli – tricolore compreso – nacque o si rinforzò solo dopo che i migranti ebbero lasciato l'Italia<ref name="Cita|Tarozzi|p. 297">{{Cita|Tarozzi|p. 297}}.</ref>. Questo legame con la terra d'origine non si sbiadiva con il passare delle generazioni: molto spesso era ancora vivo nella terza o quarta generazione<ref name="Cita|Tarozzi|p. 297"/>. Qualche anno prima, nel 1861, il [[Presidente degli Stati Uniti d'America]] [[Abraham Lincoln]] passò in rassegna alcuni reparti militari che stavano partecipando alla [[guerra di secessione americana]]: tra essi c'era una ''Garibaldi Guard'', formata da immigrati italiani, che aveva come vessillo militare la bandiera tricolore della Giovine Italia<ref name="Cita|Maiorino|p. 227"/>.
 
Con le prime [[Diritto sindacale|lotte sindacali]] di fine XIX secolo la bandiera italiana iniziò a sventolare tra le mani dei manifestanti durante gli [[Sciopero|scioperi]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 228">{{Cita|Maiorino|p. 228}}.</ref>. Anche durante le lotte perpetrate dai [[fasci siciliani]] tra il 1892 e il 1894 ci fu una profusione di bandiere italiane<ref name="Cita|Tarozzi|p. 12">{{Cita|Tarozzi|p. 12}}.</ref>: a esse erano contrapposti i tricolori delle forze dell'ordine mandate dal governo a sedare le rivolte sindacali<ref name="Cita|Maiorino|p. 228"/>.
 
Il 25 aprile 1900 il tricolore italiano sventolò nella [[Terra di Francesco Giuseppe]], un arcipelago situato a nord dell'[[Impero russo]] tra il [[mar Glaciale Artico]] e il [[mare di Kara]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 231">{{Cita|Maiorino|p. 231}}.</ref><ref name="Cita|Villa|p. 29">{{Cita|Villa|p. 29}}.</ref>: fu portato in una spedizione organizzata nelle [[Artide|zone artiche]] e capitanata dall'esploratore [[Umberto Cagni di Bu Meliana|Umberto Cagni]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 231"/>.
 
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il patriottismo iniziò gradualmente a trasformarsi in [[nazionalismo]]; dal fervore patriottico ottocentesco che propugnava il voto popolare e la libertà, si passò a un acceso nazionalismo che avrebbe poi portato, qualche decennio dopo, alla nascita di movimenti politici come il [[fascismo]] di [[Benito Mussolini]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 235">{{Cita|Maiorino|p. 235}}.</ref>; quest'ultimo, tuttavia, all'inizio della sua carriera politica nelle file del [[socialismo rivoluzionario]], aveva una forte avversione nei confronti del tricolore, tanto che lo definì, in occasione della [[guerra italo-turca]] del 1911, "uno straccio da piantare su un mucchio di letame"<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=https://books.google.it/books?id=0ny6CAAAQBAJ&pg=PT7&lpg=PT7&dq=bandiera+italiana+criticata&source=bl&ots=Jm3y0o3aX1&sig=igD64xggy9eam-bHeEUIYRkVSRg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjV9P21g97LAhWEzRQKHQhFCkQ4ChDoAQgiMAA#v=onepage&q=bandiera%20italiana%20criticata&f=false|titolo=L'Italia di Mussolini|accesso=26 marzo 2016|sito=books.google.it}}</ref>. Questo indirizzamento verso il nazionalismo si ripercosse anche sui simboli dell'Italia: per quanto riguarda la bandiera, significative sono alcune cartoline illustrate che iniziarono a diffondersi all'epoca e che riportano alcuni versi di [[Francesco Dall'Ongaro]]:
 
{{citazione|[...] E gli dirò che il verde, il rosso e il bianco / gli stanno bene colla spada al fianco [...]|Francesco Dall'Ongaro<ref name="Cita|Maiorino|p. 235"/>}}
 
=== Le due guerre mondiali e il periodo interbellico ===
[[File:Bandiera italiana con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso).jpg|miniatura|Bandiera italiana risalente alla prima guerra mondiale]]
Nel 1915 l'Italia entrò nella [[prima guerra mondiale]]: per gli storiografi questo conflitto corrisponde alla [[quarta guerra d'indipendenza italiana]], dato che lo scopo era quello di completare l'unità nazionale con l'annessione delle ultime [[Irredentismo italiano|terre irredente]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 238">{{Cita|Maiorino|p. 238}}.</ref>. A questo obiettivo mancavano infatti il [[Trentino-Alto Adige]] e la [[Venezia Giulia]], tant'è che lo slogan più diffuso all'epoca era "W Trento e Trieste italiane!"<ref name="Cita|Maiorino|p. 238"/>.
 
Protagonista assoluta, sia nelle trincee e che in ambito civile, fu la bandiera tricolore<ref name="Cita|Tarozzi|p. 235">{{Cita|Tarozzi|p. 235}}.</ref>. I colori verde, bianco e rosso vennero utilizzati diffusamente come stimolo alla mobilitazione generale e al sostentamento morale della popolazione civile, che si stava inerpicando in un percorso che l'avrebbe portata in una situazione assai difficile, caratterizzata da moltissime privazioni<ref name="Cita|Maiorino|p. 238"/>. In altre parole, nelle trincee il tricolore era un simbolo fondamentale per spronare i soldati, mentre nel fronte interno era importantissimo per compattare e corroborare la società civile<ref name="Cita|Maiorino|p. 238"/>. A questo scopo, re Vittorio Emanuele III comparve su una copertina de ''[[La Domenica del Corriere]]'' affacciato dal balcone del Palazzo del Quirinale mentre sventolava il tricolore gridando "Viva l'Italia"<ref name="Cita|Maiorino|p. 238"/>. Il re fece poi un proclama ufficiale, poco prima di partire per il [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte di guerra]], che recitava, nella sua parte finale:
 
{{citazione|[...] A noi la gloria di piantare il tricolore d'Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della patria nostra [...]|Vittorio Emanuele III di Savoia<ref name="Cita|Maiorino|p. 239">{{Cita|Maiorino|p. 239}}.</ref><ref>{{Cita|Villa|pp. 29-30}}.</ref>}}
[[File:Volantinodann.jpg|miniatura|sinistra|Volantino lanciato su Vienna da Gabriele D'Annunzio durante la prima guerra mondiale]]
 
Uno degli episodi più famosi che coinvolsero la bandiera italiana nella prima guerra mondiale fu il [[volo su Vienna]], un volantinaggio aereo che [[Gabriele D'Annunzio]] fece sui cieli della capitale asburgica: il 9 agosto 1918 il [[Poeta vate|Vate]] lanciò su [[Vienna]] dei volantini tricolori con cui esortava il nemico ad arrendersi e a porre fine alla guerra<ref name="Cita|Maiorino|p. 243">{{Cita|Maiorino|p. 243}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 63">{{Cita|Busico|p. 63}}.</ref>. Le truppe italiane entrarono poi a Trieste nel novembre del 1918 in seguito alla vittoria nella [[battaglia di Vittorio Veneto]], che concluse il conflitto con la ritirata e la sconfitta definitiva degli austriaci ponendo fine alla guerra: il tricolore che fu issato sul campanile della [[Cattedrale di San Giusto (Trieste)|cattedrale di San Giusto]] proveniva dal [[cacciatorpediniere]] ''[[Audace (torpediniera)|Audace]]'', che era ancorato nel [[porto di Trieste]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 246">{{Cita|Maiorino|p. 246}}.</ref>. La bandiera italiana fu anche protagonista dell'[[impresa di Fiume]], capitanata sempre da D'Annunzio, al grido: "alzate la bandiera: sventolate il tricolore!"<ref name="Cita|Busico|p. 65">{{Cita|Busico|p. 65}}.</ref>.
 
Con la [[marcia su Roma]] e l'instaurarsi della [[Storia dell'Italia fascista|dittatura fascista]] la bandiera italiana perse la sua unicità simbolica venendo in parte oscurata dall'iconografia di regime<ref name="Cita|Maiorino|p. 247">{{Cita|Maiorino|p. 247}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 257">{{Cita|Tarozzi|p. 257}}.</ref>. Quando veniva utilizzata, come all'interno del simbolo del [[Partito Nazionale Fascista]], ne era snaturata la storia, dato che il tricolore nacque come simbolo di libertà e di diritti civili<ref name="Cita|Maiorino|p. 243"/>, mentre nelle cerimonie ufficiali iniziò a essere accostato ai vessilli neri fascisti, perdendo il ruolo di protagonista assoluto<ref name="Cita|Maiorino|p. 248">{{Cita|Maiorino|p. 248}}.</ref>. Nonostante questo ruolo da comprimario, con regio decreto n° 2072 del 24 settembre 1923 e successivamente con la legge n°2264 del 24 dicembre 1925, il tricolore diventò ufficialmente bandiera nazionale del Regno d'Italia<ref name="Cita|Busico|p. 65"/><ref name="Cita|Villa|p. 31">{{Cita|Villa|p. 31}}.</ref>:
{{citazione|La bandiera nazionale è formata da un drappo di forma rettangolare interzato in palo, di verde, di bianco, di rosso, col bianco coronato dallo stemma Reale bordato di azzurro. [...]|Legge n°2264 del 24 dicembre 1925}}
[[File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale]]
[[File:War_flag_of_the_Italian_Social_Republic.svg|miniatura||{{Codice FIAV|historical}}Bandiera di guerra della Repubblica Sociale Italiana]]
 
Durante questo periodo la bandiera italiana fu anche protagonista di alcuni eventi molto importanti, come le prime due vittorie della [[Nazionale di calcio dell'Italia]] ai campionati mondiali del [[Campionato mondiale di calcio 1934|1934]] e del [[Campionato mondiale di calcio 1938|1938]], che furono celebrate da un tripudio di vessilli tricolori<ref name="Cita|Maiorino|p. 248"/>. Fu anche salutato dallo sventolio di bandiere tricolori l'arrivo a [[New York]], nell'agosto del 1933, del [[transatlantico]] italiano ''[[Rex (transatlantico)|Rex]]'', che aveva appena vinto il [[Nastro Azzurro]] stabilendo il record di traversata oceanica atlantica in minor tempo (quattro giorni)<ref name="Cita|Maiorino|p. 248"/>.
 
Dagli anni venti il tricolore iniziò a comparire sui primi aeroplani civili<ref name="Cita|Maiorino|p. 248"/>. Tricolori salutarono [[Italo Balbo]] nelle sue traversate oceaniche con [[Idrovolante|idrovolanti]], così come una bandiera italiana fu gettata nel 1927 sul [[polo nord]] dal dirigibile ''[[Italia (dirigibile)|Italia]]'' durante la sfortunata spedizione capitanata da [[Umberto Nobile]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 249-251}}.</ref>. Treni rivestiti di bandiere tricolori portarono i coloni nelle nuove città fondate dopo la [[bonifica dell'Agro Pontino]], mentre il 5 maggio 1936 ci fu il solenne alzabandiera ad [[Addis Abeba]], in [[Etiopia]], che salutò la fondazione dell'[[Colonialismo italiano|Impero coloniale italiano]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 252-253}}.</ref>.
 
La bandiera ad Addis Abeba fu poi ammainata nel novembre del 1941 alla fine della [[campagna dell'Africa Orientale Italiana]], che venne combattuta durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 259">{{Cita|Maiorino|p. 259}}.</ref>. L'Italia entrò nel secondo conflitto mondiale il 10 giugno 1940 con il celebre discorso di [[Benito Mussolini]] proferito dal balcone principale di [[Palazzo Venezia]] a Roma; il clima era però molto differente da quello che caratterizzò l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale<ref name="Cita|Maiorino|p. 256">{{Cita|Maiorino|p. 256}}.</ref>: il re non si presentò sul balcone del Palazzo del Quirinale sventolando la bandiera così come avvenne nel 1915; inoltre l'Italia non era attraversata da quel garrire di bandiere tricolori che aveva salutato l'entrata del Paese nella prima guerra mondiale – ancorché opera di una minoranza<ref name="Cita|Maiorino|p. 256"/>.
 
Il tricolore tornò prepotentemente sugli scudi dopo l'[[armistizio di Cassibile]] dell'8 settembre 1943, dove venne preso come simbolo dalle due parti che si affrontarono nella [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile italiana]]<ref name="Cita|Villa|p. 31"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 267">{{Cita|Maiorino|p. 267}}</ref> nel tentativo di richiamare il Risorgimento e il suo bagaglio culturale<ref name="Cita|Tarozzi|p. 337">{{Cita|Tarozzi|p. 337}}.</ref>. In particolare, era utilizzato dai [[Resistenza italiana|partigiani]] in quanto simbolo di lotta contro i tiranni ed emblema del sogno di un'Italia libera<ref name="Cita|Maiorino|p. 267"/>: anche le [[Brigata partigiana|brigate partigiane]] [[Comunismo|comuniste]], che avevano come vessillo ufficiale la [[bandiera rossa]], sventolavano sovente il tricolore italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 268">{{Cita|Maiorino|p. 268}}</ref>.
 
Bandiere tricolori erano anche i vessilli ufficiali delle [[Repubbliche partigiane]] e del [[Comitato di Liberazione Nazionale]], così come dei loro antagonisti, i [[repubblichini]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 268"/>. Il tricolore fu infatti scelto come bandiera nazionale anche dalla [[Repubblica Sociale Italiana]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 271">{{Cita|Maiorino|p. 271}}</ref><ref name="Cita|Villa|p. 32">{{Cita|Villa|p. 32}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 13">{{Cita|Tarozzi|p. 13}}.</ref>: il vessillo civile della repubblica di Benito Mussolini era identico al tricolore dell'odierna Repubblica Italiana, mentre sulla bandiera di guerra era collocata centralmente l'aquila imperiale romana reggente un [[fascio littorio]] con l'aggiunta, in base alla forza armata che la esibiva, di una [[Bomba a mano|granata]] o di un'[[àncora]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.dircost.unito.it/cs/docs/repubblica.htm|titolo=Costituzione della Repubblica Sociale Italiana|accesso=19 marzo 2016}}</ref>.
 
=== La Repubblica Italiana ===
{{Vedi anche|Nascita della Repubblica Italiana|Storia dell'Italia repubblicana}}
[[File:Presidential flag of Italy.svg|miniatura|{{Codice FIAV|normal}}Lo stendardo presidenziale italiano]]
Con la [[nascita della Repubblica Italiana]], grazie al [[Decreto del presidente della Repubblica|decreto presidenziale]] del 19 giugno del 1946, la bandiera italiana venne cambiata; rispetto al vessillo monarchico fu eliminato lo stemma sabaudo<ref name="Cita|Maiorino|p. 273">{{Cita|Maiorino|p. 273}}.</ref><ref name="Cita|Villa|p. 33">{{Cita|Villa|p. 33}}.</ref><ref name="Cita|Tarozzi|p. 333">{{Cita|Tarozzi|p. 333}}.</ref>. Questa decisione fu in seguito confermata nella seduta del 24 marzo del 1947 dall'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]], che decretò l'inserimento dell'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], successivamente ratificato dal [[Parlamento della Repubblica Italiana|Parlamento]], che recita<ref name="Cita|Villa|p. 33"/><ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 337-338}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 71">{{Cita|Busico|p. 71}}.</ref>:
{{citazione|La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.|Art. 12 della Costituzione della Repubblica Italiana<ref>{{cita legge italiana|tipo=costituzione|articolo=12}}</ref>}}
 
L'articolo venne approvato dall'Assemblea Costituente senza discussioni o polemiche di sorta<ref name="Cita|Tarozzi|p. 338">{{Cita|Tarozzi|p. 338}}.</ref>. Il tricolore repubblicano venne poi consegnato ufficialmente e solennemente alle [[forze armate italiane|corpi militari italiani]] il 4 novembre 1947 in occasione della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]<ref name="Cita|Tarozzi|p. 363">{{Cita|Tarozzi|p. 363}}.</ref>.
 
Poco prima dell'ufficializzazione della bandiera nella costituzione, il 7 gennaio 1947, il tricolore compì 150 anni<ref name="Cita|Maiorino|p. 272">{{Cita|Maiorino|p. 272}}.</ref>: il ruolo da cerimoniere che cinquant'anni prima fu di Giosuè Carducci venne preso da [[Luigi Salvatorelli]], il cui discorso, proferito durante i festeggiamenti ufficiali di Reggio nell'Emilia alla presenza di [[Enrico De Nicola]], [[Capo provvisorio dello Stato]], alluse alla fase delicata che stava attraversando l'Italia postbellica<ref name="Cita|Maiorino|p. 272"/> con particolare riferimento alle umiliazioni subite dal Paese nella seconda guerra mondiale<ref name="Cita|Tarozzi|p. 341">{{Cita|Tarozzi|p. 341}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 69">{{Cita|Busico|p. 69}}.</ref>:
{{citazione|[...] Il tricolore non è abbassato, non sarà abbassato. Esso è stato ribenedetto, riconsacrato dalla insurrezione dei patrioti, dal sangue dei partigiani e dei soldati d'Italia combattenti contro il nazi-fascismo nella nuova lotta di liberazione. [...]|Luigi Salvatorelli}}
[[File:Festa del Tricolore, 07-01-2004.jpg|miniatura|sinistra|L'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rende gli onori al primo tricolore durante la Festa del 7 gennaio 2004 a Reggio nell'Emilia]]
 
Dalla bandiera italiana è poi derivato lo [[stendardo presidenziale italiano]], la cui ultima versione richiama, come già accennato, il vessillo della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana del 1802-1805]], con l'aggiunta di una bordatura di colore [[blu Savoia]]<ref name="stendardo"/>.
 
Nell'[[Storia dell'Italia repubblicana|Italia repubblicana]] il tricolore salutò avvenimenti importanti della storia italiana. Venne piantato in vetta al [[K2]] durante la [[Spedizione al K2 del 1954|spedizione italiana del 1954]], fu protagonista dei [[Giochi della XVII Olimpiade]] del 1960 a Roma, salutò le altre due vittorie ai campionati mondiali di calcio del [[Campionato mondiale di calcio 1982|1982]] e del [[Campionato mondiale di calcio 2006|2006]], che vennero festeggiate in tutta Italia con un tripudio di bandiere tricolori, e fu portato sulla [[Stazione Spaziale Internazionale]] dall'astronauta [[Roberto Vittori]] nel 2011 in occasione del [[Anniversario dell'Unità d'Italia|150º anniversario dell'Unità d'Italia]]<ref name="Cita|Villa|p. 33"/><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.asi.it/it/news/vittori-porta-nello-spazio-il-tricolore|titolo=Vittori porta nello Spazio il tricolore|accesso=17 febbraio 2016|sito=www.asi.it}}</ref>. Il tricolore continua a rappresentare l'Italia in tutte le [[Peacekeeping|missioni di pace]] a cui partecipa l'[[Esercito Italiano]]<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 49-63}}.</ref><ref name="Cita|Busico|p. 73">{{Cita|Busico|p. 73}}.</ref>.
 
Il 31 dicembre 1996, con la medesima legge che istituiva la [[Festa del Tricolore]], celebrazione che si tiene il 7 gennaio di ogni anno in ricordo dell'adozione della bandiera rossa, bianca e verde da parte della Repubblica Cispadana (7 gennaio 1797), venne costituito un comitato nazionale di venti membri che avrebbe avuto l'obiettivo di organizzare la prima commemorazione solenne della nascita della bandiera italiana, che l'anno successivo avrebbe compiuto duecento anni<ref name="miolegale">{{Cita legge italiana|tipo =Legge |anno = 1996|mese =12 |giorno =31 |numero = 671 |titolo =Celebrazione nazionale del bicentenario della prima bandiera nazionale |articolo =1 |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref>. Il comitato era composto da personalità istituzionali, tra cui i [[Parlamento della Repubblica Italiana|presidenti delle camere]], e da membri provenienti dalla società civile, particolarmente dall'ambito storico e culturale<ref name="miolegale"/>. All'epoca fu anche proposto di non festeggiare la data, se non addirittura di modificare la bandiera stessa, ipotesi scarsamente accolte dai membri del Parlamento<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/anniversario-tricolore/anniversario-tricolore/anniversario-tricolore.html|titolo=Il Tricolore compie duecentodieci anni|accesso=21 gennaio 2016}}</ref>.
 
Fu l'ex Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]], all'inizio del XXI secolo, a iniziare un'opera di valorizzazione e di rilancio dei [[simboli patri italiani]], tricolore compreso<ref name=raistoria>{{cita web|url=http://www.raistoria.rai.it/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|titolo=Puntata di "Il tempo e la storia" su ''Il Canto degli Italiani''|sito=www.raistoria.rai.it|accesso=1° marzo 2017}}</ref>. Durante i festeggiamenti per i 140 anni di unità nazionale, il 4 novembre 2001, a [[San Martino della Battaglia]], in riferimento al tricolore, Ciampi pronunciò queste parole<ref name="Cita|Busico|p. 71"/>.
 
{{citazione|[...] Adoperiamoci perché ogni famiglia, in ogni casa, ci sia un tricolore a testimoniare i sentimenti che ci uniscono fin dai giorni del glorioso Risorgimento. Il tricolore non è una semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia. Nei valori della propria storia e della propria civiltà. [...]|Carlo Azeglio Ciampi}}
 
La legge n°222 del 23 novembre 2012, avente per oggetto "Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole", prescrive lo studio nelle scuole della bandiera italiana e degli altri [[simboli patri italiani]]<ref name=legge>{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno =2012 |mese =11 |giorno = 23 |numero =222 |titolo = Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole|articolo =1 |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref><ref name=legge2>{{cita web|url=http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/12/18/012G0243/sg|titolo=Legge 23 novembre 2012, n. 222|sito=www.gazzettaufficiale.it|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
 
== Descrizione ==
=== I colori ===
[[File:Flag of Italy (Pantone, 2003).svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Colori Pantone 2002-2004]]
[[File:Flag of Italy (Pantone, 2006).svg|miniatura|{{Codice FIAV|normal}}Colori Pantone dal 2004]]
Come già accennato, i colori della bandiera italiana sono indicati nell'articolo 12<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20150429022320/http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html|titolo=La Costituzione della Repubblica Italiana|accesso=14 gennaio 2016|sito=www.governo.it}}</ref><ref group=N>[...] La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. [...]<br />Articolo nº 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]] del 27 dicembre 1947, pubblicata sulla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]] nº 298, Edizione Straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948.</ref> della Costituzione della Repubblica Italiana del 27 dicembre 1947, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948:
* [[verde]];
* [[bianco]];
* [[rosso]].
 
Se la bandiera è esposta orizzontalmente la parte verde va disposta vicino all'asta, con quella bianca in posizione centrale e quella rossa all'esterno, mentre se il vessillo è esposto verticalmente, la parte verde va collocata superiormente<ref name=tricolore>{{Cita web|http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/tricolore.html|Il tricolore|22 marzo 2016}}</ref>.
 
=== La definizione cromatica ===
Le tonalità del verde, del bianco e del rosso sono state specificate per la prima volta da questi documenti ufficiali<ref name="tonalità">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/|titolo=Dopo 206 anni codificati i toni del nostro simbolo nazionale|accesso=17 febbraio 2016|sito=www.radiomarconi.com}}</ref><ref name="Cita|Villa|p. 35">{{Cita|Villa|p. 35}}.</ref>:
* [[circolare]] del [[sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri]] [[Gianni Letta]] del 18 settembre 2002;
* circolare del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri [[Antonio Catricalà]] del 17 gennaio 2003;
** {{legenda|#009069|border=1px solid black|'''verde''': [[Pantone]] [http://www.pantone.com/pages/pantone/colorfinder.aspx?c_id{{=}}4174 tessile 18-5642TC] (Golf Green), chiamato nel testo "verde prato brillante";}}
** {{legenda|#F0F1F0|border=1px solid black|'''bianco''': [[Pantone]] [http://www.pantone.com/pages/pantone/colorfinder.aspx?c_id{{=}}168 tessile 11-4201TC] (Cloud Dancer), chiamato nel testo "bianco latte";}}
** {{legenda|#CD2A3E|border=1px solid black|'''rosso''': [[Pantone]] [http://www.pantone.com/pages/pantone/colorfinder.aspx?c_id{{=}}3781 tessile 18-1660TC] (Tomato), chiamato nel testo "rosso pomodoro".}}
 
Nuovi documenti hanno poi sostituito i precedenti<ref name="tonalità"/>:
* circolare della [[Presidenza del Consiglio dei ministri]] nº UCE 3.3.1/14545/1 del 2 giugno 2004;
* [[Decreto ministeriale|decreto del Presidente del Consiglio dei ministri]] del 14 aprile 2006, "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche":
** {{legenda|#009246|border=1px solid black|'''verde''': [[Pantone]] [http://www.pantone.com/pages/pantone/colorfinder.aspx?c_id{{=}}3350 tessile 17-6153 TCX] (Fern Green);}}
** {{legenda|#F1F2F1|border=1px solid black|'''bianco''': [[Pantone]] [http://www.pantone.com/pages/pantone/colorfinder.aspx?c_id{{=}}96 tessile 11-0601 TCX] (Bright White);}}
** {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|'''rosso''': [[Pantone]] [http://www.pantone.com/pages/pantone/colorfinder.aspx?c_id{{=}}3785 tessile 18-1662 TCX] (Scarlet Red).}}
 
I toni cromatici dei tre colori succitati, su tessuto [[Stamigna|stamina]] (fiocco) di poliestere, sono sanciti nel comma nº 1, dell'articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica"<ref group=N>1. I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica, indicati dall'art. 12 della Costituzione, sono definiti dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere:<br />{{·}} [[verde]]: [[Pantone]] tessile 17-6153;<br />{{·}} [[bianco]]: [[Pantone]] tessile 11-0601;<br />{{·}} [[rosso]]: [[Pantone]] tessile 18-1662.<br />2. L'utilizzazione di altri tessuti deve produrre lo stesso risultato cromatico ottenuto sull'esemplare custodito presso il dipartimento del cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché presso ogni prefettura e ogni rappresentanza diplomatica italiana all'estero.<br /><br />Articolo nº 31 "Definizione cromatica dei colori della bandiera della Repubblica", della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al [[Decreto ministeriale|decreto del Presidente del Consiglio dei ministri]] del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]] nº 174 del 28 luglio 2006.</ref>, della Sezione V "Bandiera della Repubblica, Inno nazionale, Feste nazionali e Esequie di Stato", del Capo II "Delle disposizioni generali in materia di cerimoniale", dell'Allegato "Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento del Cerimoniale di Stato", al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 174 del 28 luglio 2006.
 
{| class="wikitable"
|-align="center"
!rowspan="2"| [[Pantone|Pantone<br />tessile]]
!colspan="4"| Approssimazione su video<ref name=colors>[http://www.perbang.dk/rgb/009246 per il verde]; [http://www.perbang.dk/rgb/F1F2F1 per il bianco]; [http://www.perbang.dk/rgb/CE2B37 per il rosso]</ref>
!rowspan="2"| [[RAL (scala di colori)|RAL]]<ref name=colors/>
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! [[Esadecimale|HEX]] !! [[RGB]] !! [[CMYK]] !! [[Hue Saturation Brightness|HSV]]
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|| #F1F2F1
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|- valign="top"
| {{legenda|#CE2B37|border=1px solid black|'''18-1662 TCX''' ''Scarlet Red''<br />([[Scarlatto|rosso scarlatto]])}}
|| #CE2B37
|| [[Rosso|R]]:206 [[Verde|G]]:043 [[Blu|B]]:055
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|| {{legenda|#BA3837|border=1px solid black|3020 ''Traffic red''<br />simile al 96%}}
|}
 
== Significato dei colori ==
[[File:Three-coloured Arrows.jpg|miniatura|sinistra|Le [[Frecce Tricolori]] disegnano i colori della bandiera sopra il [[castello Estense]] di [[Ferrara]]]]
Come la somiglianza lascia intendere, il tricolore italiano deriva da [[bandiera della Francia|quello transalpino]], che nacque durante la Rivoluzione francese dall'unione del bianco – colore della monarchia – con il rosso e il blu – colori di [[Parigi]]<ref name="Cita|Busico|p. 9">{{Cita|Busico|p. 9}}.</ref>.
 
Come già accennato, durante la prima campagna d'Italia Napoleone Bonaparte esportò il tricolore francese nella Penisola, dove al blu si sostituì il verde, colore caratteristico, fin dal 1782, delle uniformi della Guardia civica milanese; similmente, anche il bianco e il rosso erano comuni sulle divise militari lombarde dell'epoca<ref name="quirinale-pdf" /><ref name="Cita|Maiorino|p. 158"/><ref name="Cita|Villa|p. 11"/> ed erano i colori dello [[stemma di Milano]]<ref name="lauro-rossi"/>.
 
Non fu quindi un caso che il tricolore italiano abbia debuttato come insegna militare dalla Legione Lombarda; dopo vari avvenimenti si giunse poi al 7 gennaio 1797, data dell'adozione da parte della Repubblica Cispadana<ref name="quirinale-pdf" />. Successivamente i tre colori acquisirono anche un significato più idealistico: il verde la [[speranza]], il bianco la [[fede]] e il rosso l'[[amore]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 158"/><ref name="Cita|Villa|p. 13"/>.
 
Altre congetture meno probabili che spiegano l'adozione del verde ipotizzano un tributo che Napoleone avrebbe voluto dare alla [[Corsica]], dove nacque, oppure un possibile richiamo al verdeggiante paesaggio italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 158"/>.
 
Per l'adozione del verde esiste anche la cosiddetta "ipotesi massonica": anche per la [[massoneria]] il verde era il colore della natura, emblema quindi tanto dei [[Diritti umani|diritti dell'uomo]], che sono infatti naturalmente insiti nell'essere umano<ref name="Cita|Villa|p. 11"/>, quanto del florido paesaggio italiano; tale interpretazione, tuttavia, è osteggiata da chi sostiene che la massoneria, in quanto società segreta, non avesse all'epoca un'influenza tale da ispirare i colori nazionali italiani<ref>{{Cita|Fiorini|pp. 239-267 e 676-710}}.</ref>.
 
Con l'unità d'Italia ai tre colori si aggiunse l'[[Blu Savoia|azzurro Savoia]], colore distintivo della [[Casa Savoia|famiglia regnante italiana]], che venne inserito nella bandiera del Regno d'Italia sul contorno dello stemma reale per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso del vessillo<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/tricolore/tricolore.htm|titolo=Il tricolore|accesso=19 marzo 2016}}</ref>; il colore azzurro, già in uso nelle coccarde militari, nelle cravatte delle bandiere e nelle fasce degli ufficiali savoiardi, continuava quindi ad apparire come uno dei colori di riferimento e di riconoscimento dell'Italia, tant'è che è anche la tonalità delle [[Maglia azzurra (Italia)|maglie sportive nazionali italiane]], della [[sciarpa azzurra]] usata da parte degli [[Ufficiale (forze armate)|ufficiali]] delle [[forze armate italiane]] e della fascia distintiva dei presidenti delle [[province d'Italia]]<ref name="azzurro">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.aserramanna.it/2012/07/azzurri-origine-del-colore-della-nazionale/|titolo=Azzurri – origine del colore della nazionale|accesso=18 marzo 2016|sito=www.aserramanna.it}}</ref>. Il blu Savoia è stato poi recuperato, come già accennato, anche in ambito istituzionale repubblicano: di questa tonalità è infatti il bordo dello stendardo presidenziale italiano e il colore dominante delle bandiere istituzionali di alcune alte cariche pubbliche ([[Presidente del Consiglio dei ministri]], [[Ministero della difesa|Ministro e Sottosegretari della Difesa]], alti gradi della [[Marina Militare]] e dell'[[Aeronautica Militare]]).
 
== L'alzabandiera ==
[[File:Waldfriedhof 3.JPG|miniatura|destra|Bandiera al [[Cimitero di guerra|cimitero militare]] italiano di [[Monaco di Baviera]], in [[Germania]]]]L'[[alzabandiera]] del tricolore avviene alle prime luci dell'alba, con il vessillo che viene fatto scorrere velocemente e con risolutezza<ref name="Cita|Maiorino|p. 278">{{Cita|Maiorino|p. 278}}.</ref> fino al termine del pennone. In ambito militare è preannunciato da squilli di tromba ed è effettuato sulle note de ''[[Il Canto degli Italiani]]'' di [[Goffredo Mameli]] e [[Michele Novaro]], [[inno nazionale]] italiano dal 1946<ref name="Cita|Maiorino|p. 278" />.
 
L'ammainabandiera, che avviene alla sera, è invece più lento e solenne in modo tale da non farlo sembrare un rapido abbassamento<ref name="Cita|Maiorino|p. 278" />. Il tricolore può essere esposto anche durante la notte solo se il luogo dove sventola è convenientemente illuminato<ref name="Cita|Maiorino|p. 280">{{Cita|Maiorino|p. 280}}.</ref>.
 
In presenza di altre bandiere, oltre che ricevere la posizione di più alto onore, va issato per primo e ammainato per ultimo<ref name="Cita|Villa|p. 35" />.
 
== Normativa ==
=== Obbligo di esposizione ===
[[File:Flags ontop Palazzo del Quirinale (Rome).jpg|miniatura|La bandiera garrisce sulla sommità del [[Palazzo del Quirinale]]. Da sinistra a destra, lo stendardo presidenziale italiano, il tricolore e la bandiera dell'Unione europea]]
[[File:Palazzo Malinverni 2.JPG|miniatura|Bandiere esposte all'esterno di [[Palazzo Malinverni]], municipio della città lombarda di [[Legnano]]: da sinistra a destra, la bandiera dell'Unione europea, il tricolore italiano e il vessillo comunale della città]]
 
Ai fini dell'applicazione dell'art. 6 del decreto presidenziale n° 121 del 7 aprile 2000 ("Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici"), che riprende la legge n° 22 del 5 febbraio 1998 ("Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea"), negli edifici pubblici la bandiera della Repubblica Italiana, la [[Bandiera dell'Europa|bandiera dell'Unione europea]] e il ritratto del [[Presidente della Repubblica Italiana|Capo dello Stato]] devono essere esposte negli uffici delle seguenti cariche istituzionali<ref>{{Cita legge italiana|tipo =DPR |anno =2000 |mese =04 |giorno =07 |numero =121 |titolo = Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici|articolo = 6|originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref><ref>{{Cita legge italiana|tipo =legge |anno =1998 |mese = 02|giorno =05 |numero =22 |titolo =Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea |articolo = |originale = |data = |cid = |nolink = }}</ref>:
* a) membri del [[Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Consiglio dei ministri]] e dei sottosegretari di Stato;
* b) dirigenti titolari delle direzioni generali od uffici equiparati nelle amministrazioni centrali dello Stato nonché dei dirigenti preposti a uffici periferici dello Stato aventi una circoscrizione territoriale non inferiore alla provincia;
* c) titolari della massima carica istituzionale degli enti pubblici di dimensione nazionale, e titolari degli uffici dirigenziali corrispondenti a quelli di cui alla lettera b);
* d) titolari della massima carica istituzionale delle autorità indipendenti;
* e) dirigenti degli uffici giudiziari;
* f) capi delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura all'estero. Per i consoli onorari l'esposizione è facoltativa.
 
La bandiera d'Italia va esposta anche all'esterno di tutte le [[Istruzione in Italia|scuole di ogni ordine e grado]], fuori dal [[Università in Italia|plessi universitari]], all'esterno degli edifici che ospitano le [[Ufficio elettorale di sezione|operazioni di voto]], fuori dalle [[Prefettura (Italia)|prefetture]], dalle [[Questura|questure]] e dai [[Tribunale|palazzi di giustizia]] e all'esterno degli [[Posta|uffici postali]] centrali<ref name="Cita|Maiorino|p. 279">{{Cita|Maiorino|p. 279}}.</ref>.
 
Inoltre, la bandiera deve essere obbligatoriamente esposta su tutti gli uffici pubblici nel giorno della Festa del Tricolore (7 gennaio), dell'anniversario dei [[Patti Lateranensi]] (11 febbraio), dell'[[Anniversario della liberazione]] (25 aprile), della [[Festa del lavoro]] (1º maggio), della [[Giorno europeo|giornata d'Europa]] (9 maggio), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno), dell'[[Quattro giornate di Napoli|insurrezione popolare di Napoli]] (28 settembre), della festa del patrono d'Italia ([[Francesco d'Assisi]], 4 ottobre), della [[giornata delle Nazioni Unite]] (24 ottobre; qui il tricolore deve sventolare insieme alla [[bandiera delle Nazioni Unite]]) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre)<ref name="Cita|Maiorino|p. 279" />.
 
=== Modalità di esposizione ===
Il tricolore è spesso accompagnato dalla bandiera dell'Europa e dai vessilli degli enti locali. Nel caso di due bandiere esposte il vessillo verde, bianco e rosso va sulla destra, che è la posizione più importante, mentre se le bandiere sono dispari, il tricolore va al centro sempre per lo stesso motivo<ref name="Cita|Villa|p. 35"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 279"/>.
 
La legge ne regolamenta anche le dimensioni<ref name="Cita|Maiorino|p. 279"/>: fermo restando le proporzioni di 2:3, che devono essere sempre rispettate, le bandiere tricolori esposte internamente agli edifici devono essere grandi 100x150 cm, con l'asta lunga 250&nbsp;cm, mentre quelle che sventolano all'esterno devono essere di 2x3 m oppure di 3x4,5 m, con l'asta alta 4 o 8 m a seconda se sia installata, rispettivamente, su un balcone oppure a terra<ref name=tricolore /><ref>{{Cita|Maiorino|pp. 279-280}}.</ref>. In caso di presenza di bandiere di altri Stati, come in occasione di visite ufficiali di personalità straniere, gli stendardi esteri non devono essere più grandi del tricolore<ref name="Cita|Maiorino|p. 280"/>.
 
I vessilli tricolori esposti devono essere sempre in ottimo stato, interamente distesi e non devono mai toccare acqua o terra<ref name=tricolore /><ref name="Cita|Maiorino|p. 280"/>. In nessun caso, sul drappo, si possono scrivere o stampare figure e scritte<ref name="Cita|Villa|p. 36"/>. Inoltre, la bandiera italiana non può essere mai utilizzata come semplice drappeggio o come tessuto di uso comune (es. per ricoprire tavoli o come tendaggio)<ref name=tricolore />.
 
In caso di [[Lutto nazionale|lutto pubblico]] il vessillo può essere alzato a mezz'asta e sul drappo si possono apporre due strisce di [[velluto]] nero; queste ultime possono essere utilizzate anche quando il tricolore partecipa a cerimonie funebri<ref name="Cita|Villa|p. 36">{{Cita|Villa|p. 36}}.</ref>. Nelle cerimonie pubbliche il tricolore deve sfilare sempre per primo<ref name="Cita|Villa|p. 36"/>.
 
=== Modalità per ripiegare la bandiera ===
[[File:How to bend the Italian Flag.jpg|miniatura|Dall'alto, in senso orario, immagine che spiega come piegare correttamente la bandiera italiana]]
 
Esiste una precisa modalità anche per il ripiegare il Tricolore in modo corretto, con la messa in conto delle tre bande verticali cui il vessillo è composto<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere2.html|titolo=Schemi di esposizione della bandiera italiana - Le "istruzioni per l'uso" sono leggi dello Stato - Come si espone - COME SI ESPONGONO LE BANDIERE. La storia del Tricolore|sito=www.radiomarconi.com|accesso=2017-02-09}}</ref><ref name=":1">{{Cita web|url=http://senexintellectus.blogspot.it/2011/11/come-si-piega-la-bandiera-italiana.html|titolo=Come si piega la bandiera italiana?|sito=senexintellectus.blogspot.it|accesso=2017-02-09}}</ref>.
 
La bandiera deve essere piegata secondo i confini delle bande di colore: prima la banda rossa e poi la banda verde devono essere piegate su quella bianca in modo da lasciare visibili solamente gli ultimi due colori citati. Solo successivamente va piegata ulteriormente in modo da coprire totalmente il rosso e il bianco col verde, unico colore a dover essere visibile al momento della fine della chiusura del drappo<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/unita-italia-150/2011/01/10/pop_bandiera.shtml|titolo=Corriere della Sera - Come si piega la bandiera|sito=www.corriere.it|lingua=it|accesso=2017-02-09}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.associazionelagunari.it/notizia_2011_03_17_piegare_il_tricolore.htm|titolo=come si piega la bandiera tricolore?|sito=www.associazionelagunari.it|accesso=2017-02-09}}</ref><ref name=":1" />.
 
=== Tutela giuridica ===
L'articolo 292 del [[codice penale italiano]] ("Vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato") tutela la bandiera italiana prevedendo il reato di [[Vilipendio alla bandiera|vilipendio della stessa]], o di altri manufatti riportanti i colori nazionali, così disponendo<ref>{{Cita|Villa|pp. 37-38}}.</ref><ref>{{cita web|cognome=Bricchetti |nome=Renato |url=https://books.google.it/books?id=2gnfk9ZSuB0C&pg=PA119&lpg=PA119&dq=Chiunque+vilipende+con+espressioni+ingiuriose+la+bandiera+nazionale+o+un+altro+emblema+dello+Stato+%C3%A8+punito+con+la+multa+da+euro&source=bl&ots=YHiwyhRVwV&sig=hY3Z1ntzIGDFhOn2ygJWNF3UqBM&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjutYL_i__KAhWFeg8KHZY3BUIQ6AEIJDAC#v=onepage&q=Chiunque%20vilipende%20con%20espressioni%20ingiuriose%20la%20bandiera%20nazionale%20o%20un%20altro%20emblema%20dello%20Stato%20%C3%A8%20punito%20con%20la%20multa%20da%20euro&f=false|titolo=Codice penale e leggi complementari. Giurisprudenza, schemi e tabelle|accesso=17 febbraio 2016|sito=books.google.it}}</ref>:
 
{{Citazione|Chiunque vilipende con espressioni ingiuriose la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la multa da euro 1&nbsp;000 a euro 5&nbsp;000. La pena è aumentata da euro 5&nbsp;000 a euro 10&nbsp;000 nel caso in cui il medesimo fatto sia commesso in occasione di una pubblica ricorrenza o di una cerimonia ufficiale.
 
Chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde, deteriora, rende inservibile o imbratta la bandiera nazionale o un altro emblema dello Stato è punito con la reclusione fino a due anni.
 
Agli effetti della legge penale per bandiera nazionale si intende la bandiera ufficiale dello Stato e ogni altra bandiera portante i colori nazionali.|Art. 292 del codice penale italiano}}
 
In riferimento al vilipendio della bandiera italiana, destò scalpore la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione comminata al politico [[Umberto Bossi]] poi convertita, grazie alla modifica di alcune norme sul reato d'opinione e del già citato articolo 292 del codice penale, in una sanzione di 3.000 [[euro]] (in seguito condonata per [[indulto]]) per aver affermato, nel 1997, durante alcuni comizi, "Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo", "Il tricolore lo metta al cesso, signora" e "Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore"<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=nkkVJPNDVbgC&pg=PT486&lpg=PT486&dq=%22Quando+vedo+il+tricolore+mi+incazzo.+Il+tricolore+lo+uso+per+pulirmi+il+culo%22,+%22Il+tricolore+lo+metta+al+cesso,+signora%22+e+%22Ho+ordinato+un+camion+di+carta+igienica+tricolore+personalmente,+visto+che+%C3%A8+un+magistrato+che+dice+che+non+posso+avere+la+carta+igienica+tricolore%22&source=bl&ots=zCFH2QTi4Q&sig=6vTO04008XcupqjMTngr1ZQR408&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi4gPaG1d7LAhWEZg8KHUuoCMsQ6AEIIjAB#v=onepage&q=%22Quando%20vedo%20il%20tricolore%20mi%20incazzo.%20Il%20tricolore%20lo%20uso%20per%20pulirmi%20il%20culo%22%2C%20%22Il%20tricolore%20lo%20metta%20al%20cesso%2C%20signora%22%20e%20%22Ho%20ordinato%20un%20camion%20di%20carta%20igienica%20tricolore%20personalmente%2C%20visto%20che%20%C3%A8%20un%20magistrato%20che%20dice%20che%20non%20posso%20avere%20la%20carta%20igienica%20tricolore%22&f=false|titolo=Torino ed il Piemonte: Quello che non si osa dire|accesso=26 marzo 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilgiornale.it/interni/cassazione_confermata_condanna_bossi_vilipendio/15-06-2007/articolo-id=186069-page=0-comments=1|titolo=Cassazione, confermata la condanna per Bossi: vilipendio|sito=www.ilgiornale.it|accesso=26 marzo 2016}}</ref>.
 
== Altre bandiere ufficiali italiane ==
{{Vedi anche|Bandiere dello Stato italiano}}
=== Stendardi delle alte cariche istituzionali ===
<center><gallery>
File:Presidential flag of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Stendardo del Presidente della Repubblica
File:Standard of Presidents Emeritus of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Stendardo dei Presidenti emeriti
File:Flag of prime minister of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera distintiva del Presidente del Consiglio dei ministri
</gallery></center>
 
Lo [[stendardo presidenziale italiano]] richiama il vessillo della storica [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana del 1802-1805]]; la forma quadrata e la bordatura [[Blu Savoia|azzurra]] [[Bandiere dello Stato italiano|simboleggiano]] le [[forze armate italiane]], di cui il Presidente è il comandante<ref name="stendardo"/>.
 
=== Insegne navali ===
<center><gallery>
File:Civil Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale civile
File:State Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale di Stato
File:Naval Ensign of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera navale militare
Immagine:Merchant Naval Jack of Italy.svg|[[File:FIAV normal.png]][[File:FIAV twosided.png]][[File:FIAV 000110.svg|20px]]<br />Bandiera di bompresso mercantile e di Stato (''recto'')
Immagine:Naval Jack of Italy.svg|[[File:FIAV normal.png]][[File:FIAV twosided.png]][[File:FIAV 000001.svg|20px]]<br />Bandiera di bompresso militare (''recto'')
</gallery></center>
 
Le bandiere navali portano simboli al centro della banda bianca per distinguersi dalla [[bandiera del Messico]]<ref name="messico" />:
*la bandiera militare porta lo [[stemma della Marina Militare]]: uno [[Scudo (araldica)|scudo]], sormontato da una corona [[Corona muraria|turrita]] e [[Corona navale|rostrata]], che riunisce in quattro parti gli stemmi delle [[Repubbliche marinare|repubbliche marinare]] ([[Repubblica di Venezia|Venezia]], [[Repubblica di Genova|Genova]], [[Repubblica di Pisa|Pisa]], [[Ducato di Amalfi|Amalfi]]) – in cui il [[leone di San Marco]] porta la spada;
*la bandiera civile porta uno stemma identico a quello della Marina Militare, ma senza corona e in cui il leone di San Marco porta il libro;
*la bandiera di Stato porta l'[[emblema della Repubblica Italiana]].
 
== La Giornata Nazionale della Bandiera ==
{{Vedi anche|Festa del Tricolore}}
[[File:Cambio della guardia al Palazzo del Quirinale - Festa del tricolore del 7 gennaio 2016.jpg|miniatura|Cambio della [[Guardia d'onore|Guardia]] solenne del [[Reggimento Corazzieri]] al Palazzo del Quirinale a Roma in occasione della Festa del Tricolore del 7 gennaio 2016]]
 
Per ricordare la nascita della bandiera italiana il 31 dicembre 1996 è stata istituita la Giornata Nazionale della Bandiera, che è meglio conosciuta come [[Festa del Tricolore]]. Si festeggia ogni anno il 7 gennaio, con le celebrazioni ufficiali che sono organizzate a [[Reggio nell'Emilia]], città dove decretata la prima adozione ufficiale del tricolore come bandiera nazionale da parte di uno Stato italiano, la [[Repubblica Cispadana]], che avvenne il 7 gennaio 1797.
 
A Reggio nell'Emilia la Festa del Tricolore è celebrata in piazza Prampolini, di fronte al [[Palazzo del Comune (Reggio nell'Emilia)|municipio della città]], alla presenza di una delle più [[Ordine delle cariche della Repubblica Italiana|alte cariche della Repubblica Italiana]] (il Presidente della Repubblica o il presidente di una delle camere), che assiste all'[[alzabandiera]] sulle note de ''Il Canto degli Italiani'' e che rende gli onori militari a una riproduzione della bandiera della Repubblica Cispadana<ref name="municipio">{{cita web|url=http://www.municipio.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/DocumentID/BFEDB3E37338A7E1C1257F23004D3DF5?Opendocument|titolo=7 gennaio, ecco la festa del Tricolore|accesso=11 febbraio 2017}}</ref>.
 
== Il tricolore nei musei ==
[[File:Museo Centrale del Risorgimento din Roma.jpg|miniatura|sinistra|Il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano, situato a Roma]]
Lo spazio espositivo più importante che ospita bandiere tricolori italiane si trova nel complesso architettonico del [[Vittoriano]] a [[Roma]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 285">{{Cita|Maiorino|p. 285}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 153-155}}.</ref>. All'interno del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]], questo il suo nome, si possono trovare circa settecento bandiere storiche appartenenti ai reparti dell'[[Esercito Italiano]], della [[Marina Militare]] e dell'[[Aeronautica Militare]], nonché il vessillo tricolore con cui fu avvolta nel 1921 la bara del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]] durante il suo viaggio verso l'[[Vittoriano|Altare della Patria]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 285"/>. Il tricolore più antico conservato all'interno del Museo centrale del Risorgimento risale al 1860<ref name="Cita|Maiorino|p. 285"/>. Il Vittoriano ospita anche il [[Sacrario delle Bandiere]], il museo che raccoglie e custodisce le [[bandiera di guerra|bandiere di guerra]] italiane dismesse<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano|accesso=19 febbraio 2017|formato=|sito=www.marina.difesa.it}}</ref>.
 
Nella capitale d'Italia sono di notevole interesse anche il [[Museo storico dell'Arma dei carabinieri]], il [[Museo storico dei bersaglieri]], il [[Museo storico della fanteria]], [[Museo storico dei granatieri di Sardegna]], il [[Museo storico dell'Arma del genio]], il [[Museo storico della Guardia di Finanza]] e il [[Museo storico della motorizzazione militare]]; tutti questi spazi espositivi ospitano anche bandiere tricolori storiche<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 286-288}}.</ref>.
[[File:Museo del Risorgimento.JPG|miniatura|Bandiera garibaldina con la scritta "libertà o morte", che è conservata nel Museo del Risorgimento e Istituto Mazziniano di Genova]]
 
Di particolare rilevanza è anche il [[Museo del tricolore]] di [[Reggio nell'Emilia]], città che vide la nascita della bandiera italiana nel 1797. Fondato nel 2004, è situato all'interno del municipio della città emiliana, adiacente alla [[Sala del Tricolore]]: sono conservati documenti e cimeli la cui datazione è ascrivibile a un periodo compreso tra l'arrivo di [[Napoleone Bonaparte]] a Reggio e il 1897, anno del primo centenario della bandiera italiana<ref name="Cita|Busico|p. 207">{{Cita|Busico|p. 207}}.</ref>. In [[Emilia-Romagna]] sono da segnalare<ref name="Cita|Maiorino|p. 294">{{Cita|Maiorino|p. 294}}.</ref> anche il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Ferrara)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Ferrara]], il [[Museo civico del Risorgimento (Modena)|Museo Civico del Risorgimento]] di [[Modena]], il [[Repubblica partigiana di Montefiorino#Il Museo della Resistenza|Museo della Resistenza]] di [[Montefiorino]], il [[Museo civico del Risorgimento (Bologna)|Museo civico del Risorgimento]] di [[Bologna]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 165-167}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Imola)|Museo del Risorgimento]] di [[Imola]]<ref name="Cita|Busico|p. 185">{{Cita|Busico|p. 185}}.</ref> e il [[Museo del Risorgimento (Piacenza)|Museo del Risorgimento]] di [[Piacenza]]<ref name="Cita|Busico|p. 201">{{Cita|Busico|p. 201}}.</ref>.
 
Al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano]] di [[Torino]], l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale", è possibile trovare un ricco corredo di tricolori, tra cui alcuni risalenti ai [[Primavera dei popoli|moti del 1848]]<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 288-289}}.</ref>. Tra i cimeli dell'[[Armeria Reale]] di Torino è conservata una bandiera del 1855 che partecipò alla [[guerra di Crimea]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 289">{{Cita|Maiorino|p. 289}}.</ref>. In Piemonte sono presenti anche altri musei di notevole interesse che ospitano, all'interno delle loro collezioni, bandiere italiane: il [[Museo storico nazionale dell'artiglieria]] di Torino, il [[Museo storico dell'Arma di cavalleria]] di [[Pinerolo]] e il [[Museo storico badogliano]] a [[Grazzano Badoglio]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 289"/>.
[[File:Museo del tricolore 04.JPG|miniatura|sinistra|Bandiere italiane risalenti alla seconda guerra di indipendenza conservate all'interno del museo del tricolore di Reggio nell'Emilia]]
 
In Liguria è situato il [[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano]] di [[Genova]] che conserva, tra l'altro, una bandiera originale della [[Giovine Italia]], mentre a [[La Spezia]] è presente il [[Museo tecnico navale]] della Marina Militare, che è stato fondato nel XV secolo da [[Amedeo VIII di Savoia]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 290">{{Cita|Maiorino|p. 290}}.</ref>.
 
Il [[Museo del Risorgimento (Milano)|Museo del Risorgimento]] di [[Milano]] ospita un buon numero di tricolori di epoca napoleonica, tra cui la già citata bandiera tricolore della [[Legione Lombarda]] del 1797<ref name="Cita|Maiorino|p. 291">{{Cita|Maiorino|p. 291}}.</ref>. Vicino a [[Mantova]], a [[Solferino]], è situato il [[Museo del Risorgimento di Solferino e San Martino]], che celebra l'[[Battaglia di Solferino e San Martino|omonimo scontro militare]] del 1859 e che ospita molti cimeli dell'avvenimento, tra cui diversi vessilli tricolori<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 291-292}}.</ref>. Sempre in Lombardia sono presenti<ref name="Cita|Maiorino|p. 292">{{Cita|Maiorino|p. 292}}.</ref> il [[Museo internazionale della Croce Rossa]] di [[Castiglione delle Stiviere]], il [[Museo storico di Bergamo|Museo del Risorgimento]] di [[Bergamo]], il [[Museo del Risorgimento (Brescia)|Museo del Risorgimento]] di [[Brescia]], il [[Museo storico Giuseppe Garibaldi|Museo del Risorgimento]] di [[Como]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 169-172}}.</ref>, il [[Vittoriale degli italiani]] di [[Gardone Riviera]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 179-181}}.</ref>, il [[Museo della città di palazzo San Sebastiano#Sezione Risorgimentale|Museo del Risorgimento]] di [[Mantova]]<ref>{{Cita|Busico|p. 187}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Pavia)|Museo del Risorgimento]] di [[Pavia]]<ref>{{Cita|Busico|p. 199}}.</ref> e il [[Museo storico (Voghera)|Museo del Risorgimento]] di [[Voghera]]<ref>{{Cita|Busico|p. 229}}.</ref>.
 
A [[Venezia]] è invece situato il [[Museo Correr|Museo del Risorgimento e dell'Ottocento veneziano]] che conserva, tra l'altro, la bandiera tricolore del 1848 che salutò la cacciata degli austriaci dalla città lagunare; Venezia ospita anche il [[Museo storico navale]], che ha un'importanza paragonabile all'omonimo spazio espositivo di La Spezia<ref name="Cita|Maiorino|p. 292"/>. A completare il quadro dei musei del [[Tre Venezie|Triveneto]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 293">{{Cita|Maiorino|p. 293}}.</ref> ci sono il [[Museo storico italiano della guerra]] di [[Rovereto]], che è dedicato alla [[prima guerra mondiale]] e che ospita molti cimeli, tra cui diverse bandiere tricolori, il [[Museo storico del Trentino|Museo storico]] di [[Trento]], che conserva reperti dedicati agli [[Alpini]], il [[Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea (Padova)|Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea]] di [[Padova]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 193-194}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Vicenza)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Vicenza]]<ref>{{Cita|Busico|p. 227}}.</ref>. A [[Trieste]] è invece situato il [[Museo del Risorgimento e sacrario di Oberdan]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 294"/>.
 
Altri spazi espositivi di questo genere che ospitano vessilli tricolori storici, la cui tipologia è diffusa principalmente in [[Italia settentrionale]]<ref name="Cita|Maiorino|pp. 294-295">{{Cita|Maiorino|pp. 294-295}}.</ref>, si trovano anche in altre regioni. Da segnalare sono la [[Domus Mazziniana]] di [[Pisa]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 203-205}}.</ref>, il museo marchigiano del Risorgimento e della Resistenza di [[Macerata]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 294"/>, il [[Museo del Risorgimento (Palermo)|Museo del Risorgimento]] di [[Palermo]]<ref name="Cita|Maiorino|pp. 294-295"/> e il museo dell'[[Archivio di Stato di Napoli]] che conserva, tra l'altro, dodici delle ventuno bandiere tricolori requisite dal generale borbonico [[Carlo Filangieri, principe di Satriano|Carlo Filangieri]] ai patrioti siciliani di [[Caltagirone]], [[Catania]], [[Leonforte]] e [[Siracusa]] durante la [[rivoluzione siciliana del 1848]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 25">{{Cita|Bellocchi|p. 25}}.</ref>
 
In [[Sardegna]], oltre al Museo del Risorgimento dell'Archivio di Stato di [[Cagliari]]<ref>{{Cita web|url=http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|titolo=SIAS - Sistema Informativo degli Archivi di Stato|sito=www.archivi-sias.it|accesso=4 marzo 2017}}</ref>, è presente il Museo del Risorgimento di [[Sanluri]], allestito presso il [[Castello di Sanluri|Castello di Elenonora d'Arborea]], che conserva, tra i numerosi cimeli patriottici, il tricolore che il 3 novembre 1918 garrì per primo nella [[Trieste]] appena riconquistata dall'Italia<ref>{{Cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|titolo=Sardegna Cultura - Luoghi della cultura - Musei|sito=www.sardegnacultura.it|accesso=4 marzo 2017}}</ref>.
 
== Evoluzione storica della bandiera d'Italia ==
{{Vedi anche|Bandiere dello Stato italiano}}
<center><gallery>
Flag of Repubblica Cispadana.jpg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Cispadana]] (1797)
Flag of the Repubblica Cisalpina.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Cisalpina]] (1798-1802)
Flag of the Italian Republic (1802).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]] (1802-1805)
Flag of the Napoleonic Kingdom of Italy.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] (1805-1814)
Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1848).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno delle Due Sicilie]] (1848-1849)
Flag of the Republic of Venice 1848–49.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica di San Marco]] (1848-1849)
Flag of the Kingdom of Sardinia (1848-1851).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno di Sardegna]] (1848-1851)
Bandiera_dello_Stato_della_Sicilia_(28.04.1848_-_15.05.1849).PNG|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera dello [[Regno di Sicilia (1848-1849)|Regno di Sicilia]] (1848-1849)
Flag_of_the_Grand_Duchy_of_Tuscany_(1848).gif|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Granducato di Toscana]] (1848-1849)
Flag of the Roman Republic (19th century).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] (1849)
Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del Regno di Sardegna (1851-1861)
Flag of Italy.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera delle [[Province Unite del Centro Italia]] (1859-1860)
Flag of the Kingdom of the Two Sicilies (1860).svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del Regno delle Due Sicilie (1860-1861)
Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] (1861-1946)
War flag of the Italian Social Republic.svg|{{Codice FIAV|historical}} Bandiera di guerra della [[Repubblica Sociale Italiana]] (1943-1945)
Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|{{Codice FIAV|historical}}Bandiera del [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (1943-1945)
Flag of Italy.svg|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera della [[Italia|Repubblica Italiana]] (1946-in uso)
</gallery></center>
 
== Il tricolore nelle arti ==
[[File:Dettaglio bacio 1859 hayez.jpg|miniatura|right|Dettaglio di ''Il bacio'' di Francesco Hayez (1859): il colore verde traspare dalla manica dell'uomo e sotto la mano della donna, il cui abito azzurro ha guarnizioni bianche. Il tricolore è completato dai pantaloni rossi dell'uomo]]
=== Nelle arti visive ===
Il noto quadro ''[[Il bacio (Hayez)|Il bacio]]'' (1859) del pittore [[Francesco Hayez]] nasconde un riferimento al tricolore italiano: al di là del soggetto [[Romanticismo|romantico]], l'opera ha un significato storico e politico: Hayez, attraverso i colori utilizzati (il bianco della veste, il rosso della calzamaglia, il verde del risvolto del mantello e l'azzurro dell'abito della donna), vuole rappresentare l'alleanza avvenuta tra l'Italia e la Francia attraverso gli [[accordi di Plombières]] (21 luglio 1858), che furono la premessa della [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]]<ref name="restaurars.altervista.org">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://restaurars.altervista.org/il-bacio-di-hayez-tre-versioni-un-unico-significato/|titolo=Il "Bacio" di Hayez: tre versioni, un unico significato|accesso=18 febbraio 2016|sito=restaurars.altervista.org}}</ref>. L'opera di Hayez venne ripresa tre anni dopo da Giuseppe Reina, nel suo dipinto ''Una triste novella'', in cui il pittore compone ben in evidenza un tricolore, accostando una scatola verde, uno scialle rosso e la gonna bianca della figura femminile rappresentata<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.archimagazine.com/mnazionedipinta.htm|titolo=La nazione dipinta. Storia di una famiglia tra Mazzini e Garibaldi|accesso=1º marzo 2016|sito=www.archimagazine.com}}</ref>. In precedenza Hayez aveva già artatamente inserito il tricolore in altri due suoi dipinti, ''I due apostoli Giacomo e Filippo'' (1825-1827) e ''Ciociara'' (1842): in entrambe le opere sono ancora i colori degli indumenti dei soggetti ritratti a richiamare la bandiera italiana<ref name="restaurars.altervista.org"/>.
 
Altri celebri dipinti risorgimentali che richiamano il tricolore sono ''Pasquale Sottocorno all'assalto del Palazzo del Genio durante le Cinque Giornate di Milano'' (1860) di [[Pietro Bouvier]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 38"/>, ''Carlo Alberto di Savoia al balcone di palazzo Greppi'' (1848), di [[Carlo Bossoli]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 55">{{Cita|Bellocchi|p. 55}}.</ref>, ''Piccoli patrioti'' (1862), di [[Gioacchino Toma]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 113">{{Cita|Bellocchi|p. 113}}.</ref>, ''Garibaldi sbarca a Marsala'' (1860-1890)<ref name="Cita|Bellocchi|p. 118">{{Cita|Bellocchi|p. 118}}.</ref>, ''La partenza dei volontari'' (1877-1878)<ref name="Cita|Villa|p. 9">{{Cita|Villa|p. 9}}.</ref>, ''La partenza del Garibaldino'' (1860)<ref name="Cita|Villa|p. 19"/>, ''Il ritorno del soldato ferito'' (1854)<ref name="Cita|Villa|p. 24"/>, tutti di [[Gerolamo Induno]], ''La prima bandiera italiana portata in Firenze'' (1859), di [[Francesco Saverio Altamura]]<ref name="Cita|Bellocchi|p. 128">{{Cita|Bellocchi|p. 128}}.</ref>, ''Il soldato ferito'' (1865-1870), di [[Angelo Trezzini]]<ref name="Cita|Villa|p. 17">{{Cita|Villa|p. 17}}.</ref>, ''Combattimento a Palazzo Litta'' (metà XIX secolo), di [[Baldassare Verazzi]]<ref name="Cita|Villa|p. 20">{{Cita|Villa|p. 20}}.</ref>, ''I fratelli sono al campo! Ricordo di Venezia'' (1869) di [[Mosè Bianchi]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://web.archive.org/web/20110911051550/http://www.brera.beniculturali.it/Page/t01/view_html?idp=516|titolo=Cartoline dal Risorgimento|accesso=14 febbraio 2016|sito=www.brera.beniculturali.it/}} .</ref>, ''La breccia di Porta Pia'' (1880), di [[Carlo Ademollo]]<ref name="Cita|Villa|p. 27">{{Cita|Villa|p. 27}}.</ref> e ''Il 26 aprile 1859'' (1861), di [[Odoardo Borrani]].
 
Il tricolore ricorre spesso nei quadri dei pittori italiani aderenti al [[futurismo]]. In particolare [[Giacomo Balla]] ha sovente utilizzato il simbolo della bandiera italiana in alcune opere di carattere patriotico quali ''Sventolio di bandiere'', ''Dimostrazione interventista'' e ''Dimostrazione XX settembre''<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.arte.it/calendario-arte/gorizia/mostra-giacomo-balla-interventismo-1915-2015-12925|titolo=Giacomo Balla. Interventismo 1915-2015|accesso=18 febbraio 2016|sito=www.arte.it}}</ref>.
 
=== Nella musica ===
I primi brani musicali sul tricolore iniziarono a essere composti poco dopo la sua adozione ufficiale del 7 gennaio 1797<ref name="Cita|Maiorino|p. 160"/>. Il più famoso componimento musicale popolare scritto in questo periodo e dedicato alla bandiera italiana è ''Al tricolore'', che recita<ref name="Cita|Maiorino|p. 161">{{Cita|Maiorino|p. 161}}.</ref>:
 
{{citazione|Tricolor le Insegne e il Vessillo<br />novo foco ci destano in cor!<br />Delle trombe foriero è lo squillo<br />di vittorie, trionfi e valor|''Al tricolore'', autore ignoto}}
 
La maggior parte dei brani musicali dedicati al tricolore italiano sono stati scritti durante il [[Risorgimento]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 181">{{Cita|Maiorino|p. 181}}.</ref>. Il più famoso è ''La bandiera dei tre colori'', cantata in tutte le scuole primarie italiane per decenni<ref name="Cita|Maiorino|p. 181"/><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.amici-lincei.it/italia-unita/la-bandiera-dei-tre-colori.php|titolo=La bandiera dei tre colori (con file audio)|accesso=11 febbraio 2016|sito=www.=amici-lincei.it}}</ref>:
 
{{citazione|La bandiera dei tre colori<br />è sempre stata la più bella,<br />noi vogliamo sempre quella,<br />noi vogliam la libertà.<br />E la bandiera gialla e nera<br />qui ha finito di regnar!<br />La bandiera gialla e nera<br />qui ha finito di regnar!<br />Tutti uniti in un sol patto<br />stretti intorno alla bandiera,<br />griderem mattina e sera:<br />viva, viva i tre color!|''La bandiera dei tre colori'', autore ignoto}}
 
Durante il [[Giornata dell'Aspromonte]] risuonavano la note de ''[[s:La bandiera tricolore (Coro dei volontari italiani)|La bandiera tricolore]]'', di autore ignoto<ref name="Cita|Maiorino|p. 210">{{Cita|Maiorino|p. 210}}.</ref>; la bandiera è anche citata nell<nowiki>'</nowiki>''[[Inno di Garibaldi]]'', brano musicale del 1859 di Luigi Mercantini, che accompagnò la spedizione dei Mille<ref name="Cita|Maiorino|p. 203">{{Cita|Maiorino|p. 203}}.</ref><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://ingeb.org/songs/innodiga.html|titolo=Inno di Garibaldi |accesso=12 febbraio 2016|sito=ingeb.org}}</ref>. Altri brani risorgimentali celebranti il tricolore sono ''Liberazione di Milano'' di [[Giuseppe Bertoldi]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 181"/>, ''O giovani ardenti'' di autore anonimo<ref name="Cita|Maiorino|p. 181"/> e ''Inno di guerra del 1848-49'' di [[Luigi Mercantini]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 181"/>.
 
Il vessillo italiano è poi citato nel componimento musicale ''[[La campana di San Giusto (brano musicale)|La campana di San Giusto]]''<ref name="Cita|Maiorino|p. 246"/> e nel brano ''[[Faccetta nera]]'', scritto da Renato Micheli e musicato da Mario Ruccione nell'aprile 1935 in occasione della [[guerra d'Etiopia]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 253">{{Cita|Maiorino|p. 253}}.</ref>.
 
Al tricolore venne anche dedicata la canzone del 1961 ''[[Tre somari e tre briganti/La bandiera|La bandiera]]'' di [[Domenico Modugno]]<ref name="Cita|Tarozzi|p. 427">{{Cita|Tarozzi|p. 427}}.</ref>. Nel 1965 il cantante [[Ivan Della Mea]] richiamò il tricolore come simbolo dell'unità nazionale nella canzone ''Nove Maggio'': il brano si riferisce alla manifestazione organizzata il 9 maggio 1965 a ricordo del ventesimo anniversario della [[Guerra di liberazione italiana|Liberazione d'Italia]]<ref name="Cita|Tarozzi|p. 407">{{Cita|Tarozzi|p. 407}}.</ref>.
 
Nel marzo 2007 il cantautore reggiano [[Graziano Romani]] ha pubblicato l'album ''[[Tre colori (Graziano Romani)|Tre colori]]'', ispirato alla bandiera italiana e alla circostanza in cui il tricolore venne adottato nella sua città<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.ilpopolodelblues.com/pdb/old/rev/maggio07/recensioni/graziano-romani.html|titolo=Graziano Romani – Tre Colori |accesso=18 febbraio 2016|sito=www.ilpopolodelblues.com}}</ref>.
 
=== Nella letteratura ===
Molti poeti del romanticismo trattarono il tricolore, traendone accostamenti e simbolismi<ref name="Cita|Maiorino|p. 161"/>:
<small>{{Citazione|Dall'Alpi allo Stretto fratelli siam tutti!<br />Su i limiti schiusi, su i troni distrutti<br />piantiamo i comuni tre nostri color!<br />Il verde la speme tant'anni pasciuta,<br />il rosso la gioia d'averla compiuta,<br />il bianco la fede fraterna d'amor.|
[[Giovanni Berchet]], ''All'armi all'armi!'', 1831}}
 
{{Citazione|Il bianco l'é la fé che ci incatena<br />il rosso l'allegria dei nostri cuori<br />ci metterò una foglia di verbena<br />ch'io stesso alimentai di freschi umori.|
[[Francesco Dall'Ongaro]], ''Il Brigidino (In onore al tricolore italiano)'', 1847}}
 
{{Citazione|Noi pure l'abbiamo la nostra bandiera<br />non più come un giorno sì gialla, sì nera;<br />sul candido lino del nostro stendardo<br />ondeggia una verde ghirlanda d'allor:<br />de' nostri tiranni nel sangue codardo<br />è tinta la zona del terzo color.|
[[Arnaldo Fusinato]], ''[http://www.braidense.it/dire/fusi/pages/024.html Il Canto degli Insorti]'', aprile 1848}}
 
{{Citazione|Se una rosa vermiglio o un gelsomino<br />a una foglia d'allor metti vicino<br />i tre colori avrai più cari e belli<br />a noi che in quei ci conosciam fratelli<br />i tre colori avrai che fremer fanno<br />chi ancor s'ostina ad essere tiranno.|
[[Domenico Carbone]], ''[[s:Sono italiano|Sono Italiano]]'', 1848}}
 
{{Citazione|I tre colori della tua bandiera non son tre regni ma l'Italia intera:<br />il bianco l'Alpi,<br />il rosso i due vulcani,<br />il verde l'erba dei lombardi piani.
|[[Francesco Dall'Ongaro]], ''Garibaldi in Sicilia'', maggio 1860}}
 
{{Citazione|Sii benedetta! benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle alpi,l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi. E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch'ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà!|
[[Giosuè Carducci]], [http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/carducci2.html Discorso] tenuto per celebrare il 1º Centenario della nascita del Tricolore, [[Reggio nell'Emilia]], 7 gennaio 1897}}
 
{{Citazione|Il bianco mostra ch'ella è santa e pura<br />il rosso che col sangue è a pugnar presta<br />e quell'altro color che vi si innesta<br />che mai mancò la speme alla sventura.|[[Giovanni Battista Niccolini]]}}
[[File:Corbezzolo.jpg|miniatura|Foglie, fiori e bacche del corbezzolo, i cui colori richiamano la bandiera d'Italia: per tale motivo questo cespuglio è considerato uno dei simboli patri italiani]]
[[Giovanni Pascoli]], nell'[[ode]] ''Il corbezzolo'', vide in [[Pallante (Evandro)|Pallante]] il primo martire della causa nazionale e la [[metafora]] del tricolore nel [[Arbutus unedo|corbezzolo]], sui cui rami fu adagiato il suo corpo esamine<ref name=Perri1>{{Cita|Perri|p. 1}}.</ref>. Il corbezzolo, infatti, [[Corbezzolo (simbolo patrio italiano)|viene considerato un simbolo patrio italiano]] per via delle foglie verdi, dei fiori bianchi e delle bacche rosse, che richiamano i colori della bandiera italiana<ref name="altovastese">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.altovastese.it/cultura/il-corbezzolo-simbolo-unita-italia-specie-che-resiste-agli-incendi/|titolo= Il corbezzolo simbolo dell'Unità d'Italia. Una specie che resiste agli incendi |accesso=25 gennaio 2016|sito=www.altovastese.it }}</ref>.
 
{{Citazione|Il tricolore!… E il vecchio Fauno irsuto<br />del Palatino lo chiamava a nome,<br />alto piangendo, il primo eroe caduto<br />delle tre Rome|[[Giovanni Pascoli]], ''Il corbezzolo''}}</small>
 
Altri componimenti poetici che rievocano il tricolore sono:
{{Citazione|O puro bianco di cime nevose,<br />soave olezzo di vividi fior,<br />rosseggianti su coste selvose,<br />dolce festa di vaghi color.| [[Ernesta Bittanti Battisti]], ripresa dell<nowiki>'</nowiki>''Inno al Trentino'', dove i 'vaghi colori' (i colori cioè grati alla vista del patriota) sono quelli della bandiera nazionale: [[Trento]], 1911}}
 
{{Citazione|Con un'ostia tricolore<br />ognun s'è comunicato.<br />Come piaga incrudelita<br />coce il rosso nel costato,<br />ed il verde disperato<br />rinforzisce il fiele amaro.
|[[Gabriele D'Annunzio]], ''La Canzone del Carnaro''}}
 
In ambito letterario non tutti i richiami alla bandiera italiana celebrano il tricolore in modo positivo. Quello proferito dal principe di Salina ne ''[[Il Gattopardo]]'' di [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]] recita<ref>{{cita libro | autore= [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]]| nome= | titolo= Il Gattopardo| editore= Feltrinelli| città= | anno= 2013|pagine =50 }}</ref>:
{{Citazione|[...] Il tricolore! Bravo, il tricolore! Si riempiono la bocca con questa parola i bricconi. E cosa significa questo segnacolo geometrico, questa scimmiottatura dei francesi, così brutta in confronto alla nostra bandiera candida con l'oro gigliato dello stemma? E che cosa può far loro sperare quest'accozzaglia di colori stridenti? [...]|''Il Gattopardo'', Giuseppe Tomasi di Lampedusa}}
 
==== Le ipotesi dantesche ====
I tre colori della bandiera compaiono in alcuni passi della ''[[Divina Commedia]]'', e ciò ha ha alimentato teorie che collegano la nascita del tricolore a [[Dante Alighieri]]: esse però sono ritenute infondate dagli studiosi<ref>{{cita|Bovio|p. 23}}.</ref>, in quanto Dante non pensava all'Italia unita politicamente, ma alle [[virtù teologali]] o della legge cristiana, cioè la [[carità]], la [[speranza]] e la [[fede]], con le ultime due che si vollero poi simboleggiate nella bandiera italiana<ref>{{cita|Pagano|p. 10}}.</ref>.
 
In particolare [[Roberto Benigni]] ha ricondotto la nascita del tricolore a [[Giuseppe Mazzini]], che si sarebbe ispirato ai seguenti versi del [[Purgatorio - Canto trentesimo|canto XXX del Purgatorio]]:
 
{{Citazione|sovra candido vel cinta d'uliva<br />donna m'apparve, sotto verde manto<br />vestita di color di fiamma viva.|
''[[s:Divina Commedia/Purgatorio/Canto XXX|Divina Commedia, Purgatorio, versi 28/33]]''}}
 
Non vi sono fonti poi storiche che colleghino le origini tricolore al [[Mazzinianesimo|movimento mazziniano]]; anche in questo caso, i tre colori simboleggiano le [[virtù teologali]] cristiane: il verde la speranza, il bianco la fede e il rosso la carità<ref group="N">Questo non esclude tuttavia che, successivamente, la tradizione letteraria non abbia operato un collegamento tra i colori della bandiera nazionale e la nota allegoria dantesca, come dimostra il testo di Carducci riportato più sopra. La figura di Dante, infatti, assurse a simbolo risorgimentale per eccellenza proprio con Mazzini e, sulla sua falsariga, con altri patrioti e letterati, tra i quali Carducci: cfr. Eugenia Querci (a cura di), ''Dante vittorioso'', Allemandi, Torino-Londra-Venezia-New York 2011 ISBN 978-88-422-2040-4. Questo accadde in particolare con la celebrazione a [[Firenze]], ma anche in altre città italiane come [[Verona]] o [[Trento]], del 'Centenario dantesco', vale a dire la commemorazione del sesto centenario di nascita del Poeta (1865), definito da Carducci «poetico centenario».</ref>.
 
Un'altra ipotesi, in voga durante il Risorgimento e respinta anch'essa dagli studiosi per gli stessi motivi sopramenzionati, collegava i colori della bandiera al [[Purgatorio - Canto ventinovesimo|canto XXIX del Purgatorio]]<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.villazzano.com/Alpini/tricolore.htm|titolo=Il Tricolore|accesso=18 febbraio 2016|sito=www.villazzano.com}}</ref>:
 
{{Citazione|Tre donne in giro da la destra rota<br />venian danzando; l'una tanto rossa<br />ch'a pena fora dentro al foco nota;
 
l'altr'era come se le carni e l'ossa<br />fossero state di smeraldo fatte;<br />la terza parea neve testé mossa.|''[[s:Divina Commedia/Purgatorio/Canto XXIX|Divina Commedia, Purgatorio, versi 121/126]]''}}
 
== Bandiere nazionali simili a quella italiana ==
[[File:Mexico Italy flag differences.gif|miniatura|Bandiere italiana e messicana a confronto]]
[[File:Flag of Ireland.svg|miniatura|{{Codice FIAV|normal}}Bandiera irlandese]]
 
Il vessillo nazionale italiano appartiene alla [[Bandiera#Famiglie di bandiere|famiglia delle bandiere]] derivata dal [[Bandiera della Francia|tricolore francese]]<ref name="lauro-rossi">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://elearning.unite.it/pluginfile.php/3091/mod_resource/content/1/Origini%20della%20Bandiera%20tricolore%20italiana.pdf|titolo=Origini della bandiera tricolore italiana|accesso=2 marzo 2017|formato=|sito=elearning.unite.it}}</ref>, con tutti i significati annessi, come accennato, agli ideali della [[rivoluzione francese]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 156"/>.
 
Per via della disposizione comune dei colori, a prima vista, sembra che l'unica differenza tra la bandiera italiana e [[bandiera del Messico|quella messicana]] sia soltanto lo stemma [[Aztechi|azteco]] presente nella seconda; in realtà il tricolore italiano utilizza tonalità più chiare di verde e rosso, e ha proporzioni diverse rispetto alla bandiera messicana: quelle del vessillo italiano sono pari a 2:3, mentre le proporzioni della bandiera messicana sono 4:7<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.bandiere-nazionali.it/bandiera-messico.html|titolo=Bandiera Messico|accesso=17 febbraio 2016|sito=www.bandiere-nazionali.it}}</ref>. La somiglianza fra le due bandiere pose un serio problema nei trasporti marittimi, dato che in origine la bandiera mercantile messicana era priva di stemmi e conseguentemente identica al tricolore repubblicano italiano del 1946; per ovviare all'inconveniente, su richiesta delle autorità marittime internazionali, sia l'Italia che il Messico adottarono bandiere navali con stemmi differenti<ref name="messico">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/|titolo=La bandiera Italiana|accesso=17 febbraio 2016|sito=www.radiomarconi.com}}</ref>.
 
Sempre per via della disposizione tricolore, la bandiera italiana risulta piuttosto simile anche alla [[bandiera dell'Irlanda]], a eccezione dell'[[arancione]] al posto del rosso (sebbene le tonalità impiegate per i due colori si rassomiglino molto<ref name="Cita|Maiorino|p. 151">{{Cita|Maiorino|p. 151}}.</ref>) e delle proporzioni (2:3 contro 1:2)<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.bandiere-nazionali.it/bandiera-irlanda.html|titolo=Bandiera Irlanda|accesso=17 febbraio 2016|sito=www.bandiere-nazionali.it}}</ref>.
 
La [[bandiera dell'Ungheria]] ha gli stessi colori di quella italiana, ma ciò non crea confusione tra i vessilli: sulla bandiera magiara il tricolore rosso, bianco e verde è disposto orizzontalmente<ref name="Cita|Maiorino|p. 151"/>. Altre bandiere che presentano il verde, il bianco e il rosso a fasce orizzontali sono quelle di [[bandiera della Bulgaria|Bulgaria]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 151"/>, [[bandiera dell'Iran|Iran]]<ref name="Cita|Villa|p. 39">{{Cita|Villa|p. 39}}.</ref>, [[bandiera dell'Oman|Oman]]<ref name="Cita|Villa|p. 39"/> e [[bandiera del Tagikistan|Tagikistan]]<ref name="Cita|Villa|p. 39"/>.
 
Presentano infine altre combinazioni dei tre colori i vessilli di [[bandiera del Madagascar|Madagascar]]<ref name="Cita|Villa|p. 39"/>, [[bandiera del Suriname|Suriname]],<ref name="Cita|Villa|p. 39"/> e [[bandiera del Burundi|Burundi]]<ref name="Cita|Villa|p. 39"/>.
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== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
 
=== Bibliografiche ===
{{references|strette}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro |cognome=Bellocchi |nome=Ugo |titolo=Bandiera madre - I tre colori della vita |anno=2008|editore=Scripta Maneant|città=Reggio Emilia|isbn=88-95847-01-6 |cid=Bellocchi}}
* {{cita libro |cognome=Bovio |nome=Oreste |titolo=Due secoli di tricolore |anno=1996 |editore=Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito |città=Roma |sbn=IT\ICCU\BVE\0116837|cid=Bovio}}
* {{cita libro |cognome=Busico|nome=Augusta |titolo=Il tricolore: il simbolo la storia |anno=2005|editore=Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria |città=|sbn=IT\ICCU\UBO\2771748|cid=Busico}}
* {{cita libro |cognome=Cardinali|nome=Emidio|titolo=I briganti e la corte pontificia |anno=1862|editore=Editori Davitti |url=https://books.google.it/books?id=SQHW1ncMjY0C&pg=PA118#v=onepage&q&f=false|città=|sbn=IT\ICCU\UBO\2771748|cid=Cardinali}}
* {{cita libro | nome= Giovanni Francesco | cognome= Damilano | titolo= Libro familiare di me sacerdote ed avvocato Giovanni Francesco Damilano 1775-1802| anno= 1803 | editore= Fondo Adriani, Archivio Storico Città di Cherasco| città= Cherasco |cid=Damilano }}
* {{cita libro |cognome=De Rolandis |nome=Ito |titolo=Origine del tricolore – Da Bologna a Torino capitale d'Italia |anno=1996 |editore=Il Punto - Piemonte in Bancarella |città=Torino |isbn=88-86425-30-9 |cid=De Rolandis}}
* {{cita pubblicazione |cognome=Ferorelli |nome=Nicola |anno=1925 |titolo=La vera origine del tricolore italiano |url=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=10503 |rivista=Rassegna storica del Risorgimento |volume=vol. XII |numero=fasc. III |pp=654-680 |sbn=IT\ICCU\PUV\0630850|cid=Ferorelli}}
* {{cita pubblicazione |cognome=Fiorini |nome=Vittorio |linkautore=Vittorio Fiorini |anno=1897 |titolo=Le origini del tricolore italiano |url=https://archive.org/stream/nuovaantologia151romauoft#page/238/mode/2up |rivista=Nuova Antologia di scienze lettere e arti |volume=vol. LXVII |numero=quarta serie |pp=239-267 e 676-710 |sbn=IT\ICCU\UBO\3928254|cid=Fiorini}}
* {{cita libro |cognome=Maiorino |nome=Tarquinio |coautori=Giuseppe Marchetti Tricamo e Andrea Zagami |titolo=Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera |anno=2002 |editore=Arnoldo Mondadori Editore |città=Milano |isbn=978-88-04-50946-2 |cid=Maiorino}}
* {{cita libro |cognome=Pagano |nome=Emiliano |titolo=Delle origini della bandiera tricolore italiana. Ricordi storici |anno=1895 |editore=Tipografia agostiniana |città=Roma |sbn=IT\ICCU\TO0\0740687|cid=Pagano}}
* {{Cita libro|titolo=Il corbezzolo, pianta italianissima |autore=Pierluigi Perri |editore=Tipografia Superstampa |città=Roma |anno=1942 |sbn=IT\ICCU\RML\0207472|cid=Perri }}
* {{cita libro |cognome=Tarozzi|nome=Fiorenza |coautori= Giorgio Vecchio|titolo=Gli italiani e il tricolore |anno=1999|editore=Il Mulino |città=Bologna|isbn=88-15-07163-6|cid=Tarozzi}}
* {{cita libro |cognome=Vecchio |nome=Giorgio |titolo=Almanacco della Repubblica |anno=2003 |url=http://books.google.com/books?id=MuTF4BEaChYC&lpg=PP1&hl=it&pg=PA42#v=onepage&q&f=false |editore=Bruno Mondadori |città=Milano |pp=42-55 |capitolo=Il tricolore |url_capitolo=http://celebrarelanazione.files.wordpress.com/2011/03/mondadori_repubblica_vecchio.pdf |isbn=88-424-9499-2 |cid=Vecchio}}
* {{cita libro |cognome=Villa|nome=Claudio|titolo=I simboli della Repubblica: la bandiera tricolore, il canto degli italiani, l'emblema |anno=2010|editore=Comune di Vanzago |città=|sbn=IT\ICCU\LO1\1355389|cid=Villa}}
* {{cita libro |cognome=Viola|nome=Orazio|titolo=Il tricolore italiano |anno=1905|url=https://ia800206.us.archive.org/22/items/iltricoloreital00violgoog/iltricoloreital00violgoog.pdf|editore=Libreria Editrice concetto Battiato|città=|isbn=978-11-61-20869-6|cid=Viola}}
 
== Voci correlate ==
* [[Bandiere delle comunità minoritarie d'Italia]]
* [[Bandiere dello Stato italiano]]
* [[Festa del Tricolore]]
* [[Museo del tricolore]]
* [[Sala del Tricolore]]
* [[Simboli delle regioni d'Italia]]
* [[Simboli patri italiani]]
* [[Storia della bandiera d'Italia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Flags of Italy|commons_preposizione=sulle|q_preposizione=sulla|commons_etichetta=bandiere italiane|s=La bandiera tricolore|s_oggetto=un canto|s_preposizione=sulla|s_etichetta=bandiera tricolore}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/tricolore/tricolore.htm|titolo=Il tricolore|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.tricolore.it|titolo=Il museo del tricolore|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.cisv.it/azzurro/tricolore1.html|titolo=Centro italiano studi vessillologici - Storia minima della bandiera italiana - Parte 1|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.cisv.it/blu/bompresso.html|titolo=Centro italiano studi vessillologici - Bandiera di bompresso del Regno d'Italia, 1879-1946|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.rbvex.it/italia.html|titolo=Bandiere italiane del passato e presente|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/cronologia_del_tricolore.html|titolo=Cronologia degli avvenimenti che furono alle origini del tricolore della bandiera nazionale italiana|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/testo_libro.html|titolo=Trascrizione del verbale sulla nascita della bandiera italiana - settembre 1794|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/storiabandiera/significato.html|titolo=Il significato dei tre colori della nostra Bandiera Nazionale|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/carducci/costituzione.html|titolo=Costituzione della Repubblica di Bologna (Approvata il 4 dicembre 1796) + Lo stemma del Comune di Bologna|accesso=26 febbraio 2016}}
* {{FOTW|it}}
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{Simboli patri italiani}}
{{Bandiere Europa}}
{{Portale|storia d'Italia|vessillologia}}
{{Voce di qualità|giorno=8|mese=05|anno=2016|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Bandiera d'Italia|arg=storia}}
 
[[Categoria:Bandiere d'Italia| ]]
[[Categoria:Bandiere nazionali|Italia]]
[[Categoria:Simboli patri italiani]]