Essenzialismo e Selkirkshire: differenze tra le pagine

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{{Divisione amministrativa
Per '''essenzialismo''' s'intende quella speculazione filosofica orientata alla ricerca dei principi [[essenza (filosofia)|essenziali]], intesi come realtà prime e definitive degli oggetti di [[conoscenza]].<ref>Cfr. ''Enciclopedia Treccani'' alla voce corrispondente </ref>
|Nome = contea di Selkirk
|Nome ufficiale =
|Panorama =
|Bandiera =
|Stemma =
|Stato = SCO
|Grado amministrativo = 1
|Tipo = [[Contee tradizionali della Scozia|Contea tradizionale]]
|Divisione amm grado 1 =
|Divisione amm grado 2 =
|Divisione amm grado 3 =
|Capoluogo =
|Amministratore locale =
|Partito =
|Data elezione =
|Data istituzione =
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|Fuso orario =
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|Codice statistico =
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|Nome abitanti =
|Immagine localizzazione = SelkirkshireTraditional.png
|Mappa =
|Sito =
}}
'''Selkirkshire''', o '''contea di Selkirk''', è una [[contea (suddivisione amministrativa)|contea]] di registrazione della [[Scozia]]. Confina con il [[Peeblesshire]] ad ovest, [[Midlothian]] a nord, [[Berwickshire]] a nord-est, [[Roxburghshire]] ad est, e [[Dumfriesshire]] a sud. Deriva il suo nome dalla sua città capoluogo, il [[Lista di Burgh in Scozia|Borgo Reale]] di [[Selkirk (Regno Unito)|Selkirk]].
 
Fino al 1975 fu una delle 33 [[contee tradizionali della Scozia]], con un consiglio di contea costituito con la legge sul governo locale della Scozia del 1889. Con la legge del 1973 fu invece abolito l'utilizzo delle contee come aree di governo locale in tutta la Scozia, e l'area divenne parte del distretto di [[Ettrick e Lauderdale]] nella regione degli [[Scottish Borders]]. Diversamente da molte altre contee, quella di Selkirk non è continuata ad esistere come [[Aree di luogotenenza della Scozia|area di luogotenenza]], ma è divenuta parte di [[Roxburgh, Ettrick and Lauderdale]] a questi fini. Alla [[Camera dei Comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]] del [[Regno Unito]] è rappresentata nel [[Collegio di Berwickshire, Roxburgh and Selkirk]]
==L'essenzialismo nella scienza==
La ricerca dell'essenza o della [[sostanza (filosofia)|sostanza]], che ha caratterizzato dapprima la filosofia naturalista dei filosofi [[presocratici]], convinti che esistesse un principio primo da cui derivassero tutte le cose, si consolidò infine con la filosofia [[Platone|platonica]] ed [[Aristotele|aristotelica]], nell'ambito di un contesto religioso-contemplativo:
{{Quote|Tra nessuno dei poeti di quaggiù vi è, né vi sarà mai, chi abbia cantato degnamente lo spazio iperuranio... Infatti l'essenza reale, che non ha colore, né forma, né si può toccare, che soltanto il nocchiero dell'anima, cioè l'intelletto, può contemplare, e che compete alla vera scienza, occupa questo luogo.|Platone, ''Fedro'', 247 e}}
 
==Storia==
Anche Aristotele, fondatore della logica razionale, in forma meno poetica fa dell'essenza l'oggetto di una contemplazione divina:
Nel [[I secolo]] Selkirk era parte delle terre dei Gadeni, che la utilizzavano come territorio di caccia piuttosto che come luogo per vivere. Né i [[Impero romano|romani]], né gli [[angli]] o i [[sassoni]] riuscirono a ridurre le foreste della zona, e per secoli Selkirk fu conosciuta per l'estensione delle aree boschive, e in effetti l'area fu anche chiamata foresta di Ettrick. Con i [[sovrani di Scozia]] le foreste furono considerate reali, ma nonostante questo fino al regno di [[Giacomo V di Scozia]] gli sceriffi non ebbero il potere di amministrare la contea per conto della Corona. Con [[Edoardo I d'Inghilterra]] la foresta fu concessa al [[conte di Gloucester]], mentre in seguito il [[conte di Pembroke]] ottenne lo sceriffato ereditario. Con il re [[Roberto I di Scozia]], i [[Conte di Douglas|conti di Douglas]] e in seguito i [[Conte di Angus|conti di Angus]] amministrarono la contea per conto del sovrano, fino all'[[Unione delle corone]].
{{Quote|L'intelletto, infatti, è il contenitore dell'intellegibile, cioè dell'essenza, e l'intelletto, nel momento in cui ha il possesso del suo oggetto, è in atto, e di conseguenza l'atto, piuttosto che la potenza, è ciò che di divino l'intelletto sembra possedere, e l'atto della contemplazione è cosa piacevole e massimamente buona. Se, pertanto, Dio è sempre in uno stato di beatitudine, che noi conosciamo solo qualche volta, un tale stato è meraviglioso; e se la beatitudine di Dio è ancora maggiore essa deve essere oggetto di meraviglia ancora più grande. Ma Dio, è appunto, in tale stato|''Metafisica'', XII, 7, 1072 b 9-30}}
 
Le ballate folk scritte nella contea commemorano la battaglia di Philiphaugh del 1645, il 'Dowie Dens' dell'[[Achillea millefolium|achillea millefoglie]] e Tibbie Shiels al [[St Mary's Loch]].
Questo atteggiamento, secondo Popper, avrebbe causato nella scienza «scolasticismo, misticismo e sfiducia nella ragione»<ref>K. Popper, ''La società aperta e i suoi nemici'',Armando Editore, Roma, 1996, II 31</ref> fino a quando [[Galileo Galilei|Galilei]] contestò questo modo d'intendere la conoscenza scientifica.
 
== Altri progetti ==
===Galileo Galilei===
{{interprogetto}}
{{Quote|Il tentar le essenze, l'ho per impresa disperata<ref>[portalegalileo.museogalileo.it/igjr.asp?c=17459 La terza lettera - Portale Galileo]‎ </ref>}}
[[File:Galileo.arp.300pix.jpg|150px|thumb|Galileo Galilei]]
Galilei criticò l'essenzialismo. <ref>Galileo Galilei, ''Le lettere copernicane'' a cura di M.Baldini, Armando Editore, 1995 p.15 - p.121 e sgg.; Maurizio Pancaldi, Mario Trombino, Maurizio Villani, ''Atlante della filosofia: gli autori e le scuole, le parole, le opere'', Hoepli editore, 2006 p.217; [http://portalegalileo.museogalileo.it/ G.Galilei, ''La terza lettera a Mark Welser'' in "Opere" - Portale Galilei - Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza]</ref> Che cosa, si domanda Galilei, l'uomo nelle sue ricerca vuole arrivare a conoscere? «O noi vogliamo specolando tentar di penetrar l’essenza vera ed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo contentarci di venir in notizia d’alcune loro affezioni»<ref> Galileo Galilei, ''Lette­re al Welser: terza lettera'' (V. 186-239)</ref>. Per conoscenza intendiamo arrivare a cogliere i principi primi dei fenomeni o come essi si sviluppano? Risponde Galilei:
{{Quote| Il tentar l’essenza, l’ho per impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari che nelle remotissime e celesti: e a me pare essere egualmente ignaro della sustanza della Terra che della Luna, delle nubi elementari che delle macchie del Sole; né veggo che nell’intender queste sostanze vicine aviamo altro vantaggio che la copia de’ particolari, ma tutti egualmente ignoti, per i quali andiamo vagando, trapassando con pochissimo o niuno acquisto dall’uno all’altro.<ref>G. Galilei, ''Op.cit. ibidem''</ref>}}
La ricerca infatti dei principi primi essenziali comporta una serie infinita di domande poiché ogni risposta fa nascere una nuova domanda: se noi ci chiedessimo quale sia la sostanza delle nuvole, una prima risposta sarebbe che è il vapore acqueo ma poi dovremo chiederci che cos'è questo fenomeno e dovremo rispondere che è acqua, per chiederci subito dopo che cos'è l'acqua, rispondendo che è quel fluido che scorre nei fiumi ma questa «notizia dell’acqua» è soltanto «più vicina e dependente da più sensi», più ricca di informazioni particolari diverse, ma non ci porta certo la conoscenza della sostanza delle nuvole, della quale sappiamo esattamente quanto prima. Ma se invece vogliamo capire le «affezioni», le caratteristiche particolari dei corpi potremo conoscerle sia in quei corpi che sono da noi distanti, come le nuvole, sia in quelli più vicini, come l'acqua.<ref>G. Galilei, ''Op. cit.''V, 187-188</ref>
 
===La critica di Popper===
[[File:Karl Popper.jpg|150px|thumb|Karl Popper]]
Sebbene Popper non si pronunci sull'esistenza o meno delle essenze,<ref>«La mia critica dell'essenzialismo non mira a stabilire l'inesistenza delle essenze, ma solo a mostrare il ruolo oscurantistico svolto da questa concezione nella filosofia della scienza galileiana, e fino a Maxwell» (Popper, ''op. cit.'', pag. 52).</ref>
un aspetto negativo della permanenza nella storia della filosofia di quest'atteggiamento, consisterebbe secondo lo stesso [[Karl Popper]] nell<nowiki>'</nowiki>"essenzialismo metodologico", un metodo cioè che, sulla linea della concezione platonica, vorrebbe risolvere problemi scientifici riconducendoli ad un'unica e fondamentale spiegazione che non può essere ulteriormente spiegata, mentre invece «ogni spiegazione può venire ulteriormente chiarita mediante una teoria di universalità superiore.»<ref>Karl R. Popper, ''La mia filosofia. Dizionario filosofico'', Armando Editore, 1997, p.51</ref>
 
All'opposto è la soluzione degli [[strumentalismo|strumentalisti]] i quali cercano di evitare il problema negando che vi sia la necessità di spiegare i fenomeni scientifici in quanto essi hanno un carattere di strumento predittivo senza alcun valore esplicativo.
 
Vi è infine un "essenzialismo modificato", <ref>Espressione usata in una recensione di ''Tre punti di vista a proposito della conoscenza umana'', comparsa nel ''Times Literary Supplement'' nel [[1959]]. Fu accolta da Popper non senza condizioni. (Cfr. nota 2 a pag. 55 di ''Scienza e Filosofia'', Edizione CDE spa, su licenza di Giulio Einaudi Editore, 1998)</ref> definizione ripresa da Popper, dove alligna una concezione [[animismo|animistica]] che fa credere di poter rispondere alla domande del tipo «che cos'è?», avanzando la tesi che in ogni singola cosa ci sia un principio intrinseco che la fa essere ed agire così com'è portando gli essenzialisti «(come Newton) a rifuggire dalle proprietà relazionali, come la gravità, e a credere...che una spiegazione soddisfacente debba essere formulata in termini di proprietà intrinseche (anziché di proprietà relazionali)» <ref>K. Popper, ''Op.cit.'', p.53</ref>
 
Popper, per il quale la vita non ha un significato religioso ma consiste piuttosto nel perenne tentativo di risolvere problemi,<ref>Popper, ''Tutta la vita è un risolvere problemi'', 1999.</ref> contrappone all’essenzialismo il cosiddetto «nominalismo metodologico» sostituendo alla domanda «che cosa è?» il quesito «come accade che?».
Il nominalismo metodologico è l'opposto dell’essenzialismo, che si limita a descrivere le cose e gli eventi che noi sperimentiamo sevendosi delle parole come strumenti contingenti poiché la scienza non dipende dalle definizioni ma dalla verità delle sue teorie: «Nella scienza tutti i termini che sono realmente necessari devono essere termini indefiniti.»<ref>K. R. Popper, ''La società aperta e i suoi nemici'', Roma 1974, vol. II, p. 30</ref>
 
===L'essenzialismo nelle scienze sociali===
Se l'essenzialismo è da rifuggire come filosofia oscurantista nella scienza esso invece sembra necessario nelle scienze sociali: «La società muta, ma prima e dopo il mutamento noi dobbiamo essere capaci di dire ancora cosa sia il ''governo'', cosa sia lo ''stato o la moneta''. E ciò vuol dire cogliere l'essenza delle cose, delle istituzioni, dei fenomeni.»<ref>Dario Antiseri, ''Didattica della storia: epistemologia contemporanea'', Armando Editore, 1999, p.117</ref>
 
Sembrerebbe allora che l'analisi [[sociologia|sociologica]] potesse fare a meno di utilizzare nella sua ricerca lo stesso metodo sperimentale alla base della scienza: ma le cosiddette "essenze sociali" se sono osservabili lo sono «per l'effettivo lavoro dei sociologi i quali, al pari dei fisici o dei biologi, fanno progredire la loro disciplina» ipotizzando teorie che mettono alla prova utilizzando il criterio della falsicabilità, «primo requisito delle teorie scientifiche».<ref>D. Antiseri, ''Op. cit. ibidem'' </ref>
 
La credenza di una conoscenza essenzialistica dei fenomeni sociali deriva dal fatto che
{{Quote|la maggior parte degli oggetti della scienza sociale, se non tutti, sono astratti <ref>J. A. Passmore, ''The Objectivity of History'' in ''Philosophical Analysis and History'' di AA.VV. New York-London, 1966 p.92</ref>, sono costruzioni teoretiche (...perfino la "guerra" o l<nowiki>'</nowiki>"esercito" sono concetti astratti. Uomini ammazzati, uomini in divisa ecc. -ecco ciò che è concreto). Queste costruzioni teoretiche... risultano dalla costruzione di certi ''modelli''...[illudendoci] che i nostri modelli teorici siano delle cose...e [il modello] noi crediamo di vederlo in mezzo al mutare degli eventi osservabili o dietro di esse come una specie di spettro permanente o di essenza.<ref>K. R. Popper, ''Op.cit.'' p.110-111</ref> }}
 
==Note==
<references/>
 
== Collegamenti esterni ==
* {{ThesaurusCollegamenti BNCFesterni}}
*{{SEP|essential-accidental}}
 
{{Contee tradizionali scozzesi}}
{{Portale|filosofiaScozia}}
 
[[Categoria:ScuoleContee etradizionali correntidella filosoficheScozia]]