Marcia di Garibaldi dopo la caduta di Roma e Peppino Mazzotta: differenze tra le pagine

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La salvezza in Liguria ed il nuovo esilio: A seguito della sua storia in sud America pare utile la precisazione
 
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{{Bio
{{Torna a|Repubblica Romana (1849)}}
|Nome = Peppino
{{Campagnabox Prima guerra d'indipendenza italiana}}
|Cognome = Mazzotta
[[File:Gaetano Gallino G.Garibaldi nel 1848.jpg|thumb|upright=1.4|Garibaldi nel 1848]]
|Sesso = M
La '''marcia di Garibaldi dopo la caduta di Roma''', compiuta dal [[Giuseppe Garibaldi|generale nizzardo]], rappresentò il fallito tentativo di rinfocolare i moti patriottici ed insurrezionali in Italia centrale, dopo la caduta della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]. Rappresenta il penultimo episodio delle rivoluzioni italiane del [[1848]]-[[1849|49]].
|LuogoNascita = Domanico
 
|GiornoMeseNascita = 20 maggio
==Antefatti==
|AnnoNascita = 1971
===La Prima guerra di indipendenza===
|LuogoMorte =
{{vedi anche|Prima guerra d'indipendenza italiana}}
|GiornoMeseMorte =
Il 18-23 marzo [[1848]], con le [[cinque giornate di Milano]], ebbe inizio la [[Prima guerra di indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]], che coinvolse, oltre al grande esercito [[Regno di Sardegna|sardo]], le più piccole armate [[Granducato di Toscana|toscana]] e [[Stato della Chiesa|romana]], nonostante le resistenze del [[Papa Pio IX|Pontefice]].
|AnnoMorte =
 
|Attività = attore
[[Prima guerra di indipendenza italiana|Essa]] ebbe fine il 9 agosto, con la firma dell'[[Armistizio di Salasco]]. Che, però, entrambe i contendenti principali ([[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] e [[Josef Radetzky|Radetzky]]) sapevano temporaneo.
|Nazionalità = italiano
 
|Immagine = Il ladro di merendine (1999) - Luca Zingaretti e Peppino Mazzotta.jpg
===La lunga tregua armata dell'armistizio di Salasco===
|Didascalia = Peppino Mazzotta (a destra) e [[Luca Zingaretti]] nel 1998 sul set de ''[[Il commissario Montalbano]]''
{{vedi anche|Invasione austriaca della Toscana|Repubblica Romana (1849)}}
[[File:Rossetti - Proclamazione della Repubblica Romana, nel 1849, in Piazza del Popolo - 1861.jpg|left|thumb|upright=1.8|Proclamazione della Repubblica Romana]]
Si aprì, quindi, un complesso periodo in cui l'intera politica italiana venne dominata alla prossima ripresa delle ostilità con l'[[Impero Austriaco]]: il governo [[Regno di Sardegna|sardo]] e i patrioti democratici cercavano di profittare della tregua per allineare quante più forze possibili. Persa ogni illusione rispetto a [[Ferdinando II delle Due Sicilie]], la questione fondamentale riguardava l'atteggiamento di [[Firenze]] e [[Roma]].
* Nel [[Granducato di Toscana|Granducato]] le cose si erano ormai chiarite a favore della [[Risorgimento italiano|causa nazionale]] quando [[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II]] aveva, il 27 ottobre, conferito l'incarico al democratico [[Giuseppe Montanelli|Montanelli]], che inaugurò una politica ultrademocratica, ovvero, nella terminologia politica dell'epoca, volta all'unione con gli altri stati italiani ed alla ripresa congiunta della guerra all'[[Impero Austriaco|Austria]].
* Nello [[Stato della Chiesa]], la questione si chiarì solo con l'assassinio di [[Pellegrino Rossi]], il 15 novembre, e la successiva fuga di [[Papa Pio IX|Pio IX]] nella fortezza [[Regno delle Due Sicilie|napoletana]] di [[Gaeta]], il 24 novembre. Lo raggiunse, di lì a poco, [[Leopoldo II di Toscana]], fuggito da [[Firenze]] il 30 gennaio, per salpare, il 21 anch'egli per [[Gaeta]].
:A Roma venne costituito un governo provvisorio, che convocò nuove elezioni per il 21-22 gennaio [[1849]]: la nuova assemblea venne inaugurata il 5 febbraio e, il 9 febbraio votò il "decreto fondamentale" di proclamazione della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]]. In questo clima, il 12 dicembre entrava in [[Roma]] [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], con una legione di volontari.
 
===Le invasioni straniere===
{{vedi anche|Repubblica Romana (1849)}}
 
Giunti a [[Gaeta]], [[Papa Pio IX|Pio IX]] e [[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II]] accettarono le offerte di protezione delle grandi potenze straniere. Essa fu possibile solo dopo che la sconfitta di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] a [[battaglia di Novara (1849)|Novara]] il 22-23 marzo decise, definitivamente, della supremazia in [[Lombardia]] e costrinse il nuovo sovrano [[Regno di Sardegna|sardo]], [[Vittorio Emanuele II d'Italia|Vittorio Emanuele II]], a concentrarsi sulla caotica situazione politica interna.
 
Il primo a muovere fu [[Napoleone II di Francia|Luigi Napoleone]], che il 24 aprile fece sbarcare a [[Civitavecchia]] un corpo di spedizione [[Seconda Repubblica francese|francese]], guidato dal generale [[Nicolas Charles Victor Oudinot|Oudinot]]. Questi tentò l'assalto a [[Roma]] il 30 aprile, ma venne malamente sconfitto. Ripiegò a [[Civitavecchia]] e chiese rinforzi.
 
Seguì un corpo di spedizione [[Regno delle Due Sicilie|napoletano]], fermato da [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] a [[battaglia di Palestrina|Palestrina]], il 9 maggio. Poi una prima armata [[Impero Austriaco|austriaca]], che saccheggiò [[Livorno]], l'11 maggio, occupò [[Firenze]] il 25 maggio, seguita da una seconda, che assediò e prese [[Bologna]], il 15, ed [[Ancona]], il 21.<br />
Venne, infine, un corpo di spedizione [[Spagna|spagnolo]], che giunse a [[Gaeta]] solo verso la fine di maggio, e venne inviato ad occupare l'[[Umbria]], senza scontri memorabili.
 
==La resa di Roma==
===I francesi assediano Roma===
{{vedi anche|Assedio di Roma (1849)}}
La necessità di riscattare la sconfitta del 30 aprile, e il desiderio di compensare i successi del [[Josef Radetzky|Radetzky]] in [[Toscana]], [[Emilia]], [[Marche]], indussero [[Napoleone III di Francia|Luigi Buonaparte]], non ancora [[Secondo Impero francese|Imperatore]], ad inviare contro [[Roma]] complessivamente oltre 30&nbsp;000 soldati e un possente parco d'assedio.
 
Il 31 maggio, il generale [[Seconda Repubblica francese|francese]] [[Nicolas Charles Victor Oudinot|Oudinot]] rinnegò un trattato di alleanza negoziato dal [[Ferdinando di Lesseps|Lesseps]] e annunciò la ripresa delle ostilità.
 
[[Roma]] venne assaltata all'alba del 3 giugno. La resistenza si protrasse sino al 1º luglio, quando fu stipulata una tregua. [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]] e [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] dichiararono all'Assemblea Costituente che l'alternativa era tra capitolazione totale e la battaglia all'interno della [[Roma|città]], con conseguenti distruzioni e saccheggi.
 
===Condizioni di resa: l'uscita dei volontari di [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]===
[[File:Roma.JPG|left|thumb|upright=1.8|Garibaldi a Roma]]
Stabilito che ormai Roma era indifendibile, occorreva valutare se esistessero alternative alla pura e semplice capitolazione. Mazzini, spalleggiato da Garibaldi, si disse sicuro che, tenuto conto delle forti perdite subite dall'Oudinot e del fatto che la resa non era scontata, si poteva trattare per ottenere dignitose condizioni. Si giunse a definire l'azione come "uscita dalla città" di tutti i combattenti che condividevano la decisione; obiettivo era quello di "portare l'insurrezione nelle province" di quella parte degli [[Stato della Chiesa|Stati pontifici]] non occupati dalle truppe [[Seconda Repubblica francese|francesi]].
 
La mattina del 2 luglio Garibaldi tenne in [[piazza San Pietro]] il famosissimo discorso: ''"io esco da Roma: chi vuol continuare la guerra contro lo straniero, venga con me... non prometto paghe, non ozi molli. Acqua e pane quando se ne avrà"''. Diede appuntamento per le 18 in [[piazza San Giovanni (Roma)|piazza San Giovanni]], dove trovò circa 4&nbsp;000 armati, ottocento cavalli e un cannone: alle 20 uscì dalla [[Roma|città]] seguito dalle truppe.
 
===Ragioni francesi per permettere l'esodo dei volontari===
L'Oudinot aveva ottime ragioni per permettere tale esodo armato: anzitutto liberava la città da tutti gli ‘esagitati', la cui reazione alla prossima occupazione militare era imprevedibile; esonerava la Francia da ogni incombenza sulla gestione dei prigionieri; le truppe di Garibaldi si sarebbero trasferite verso i territori appena rioccupati dagli [[Impero Austriaco|Austriaci]] di [[Costantino d'Aspre]], che restavano, dopotutto, dei nemici "ereditari" della [[Seconda Repubblica francese|Francia]].
 
È perfino possibile immaginare che Luigi Buonaparte ed il suo sottoposto Oudinot, nella grande ipocrisia che caratterizzò l'intera loro azione in quei mesi, abbiano realmente sperato che il massacro dei volontari da parte dell'Aspre avrebbe fatto dimenticare le gravi colpe della [[Seconda Repubblica francese|Francia]] verso la [[Risorgimento|causa nazionale italiana]]. Un calcolo che non deve apparire del tutto mal riuscito, se si considera il generale favore con cui nel [[1859]] venne accolta, ''faute de mieux'', l'alleanza del [[Camillo Benso Conte di Cavour|Cavour]] con l'ormai [[Secondo Impero francese|imperatore]] Napoleone III.
 
==La marcia da Roma ad Arezzo==
[[File:Giuseppe e Anita Garibaldi trovano rifugio a San Marino.JPG|thumb|upright=1.8|[[Giuseppe Garibaldi|Giuseppe]] ed [[Anita Garibaldi]] in marcia da Roma all'Adriatico]]
 
===Il passaggio in Umbria===
Uscito dalla città la sera del 2 luglio, [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] si diresse verso sud-est, sulla [[Via Casilina|Casilina]], dicendo di recarsi a [[Valmontone]] per combattere gli spagnoli, a [[Zagarolo]] a nord, verso [[Tivoli]], dove entrò la mattina, alle ore 7, del 3 dopo una silenziosa marcia durata tutta la notte. Nel frattempo il Oudinot incaricava il generale Molière e il pari grado Morris di inseguire la colonna garildina; il primo prese la direzione per [[Albano Laziale|Albano]] e [[Frascati]], il secondo per [[Civita Castellana]]<ref>{{Cita|Tosti|p. 109}}</ref>.
 
La prima azione di Garibaldi fu di organizzare le truppe, dividendo la fanteria in due legioni, composte a loro volta da tre coorti. La cavalleria contava circa 400 uomini ed era comandata dai maggiori Müller e Migliazzo (in seguito fu posta sotto gli ordini del colonnello Bueno). Un solo pezzo d'artiglieria completava il quadro delle forze del generale nizzardo<ref>Gustav von Hoffstetter, ''Storia della repubblica di Roma del 1849'', Torino, 1855, pp.334-336</ref>.
 
Uscito da Tivoli al tramonto del 3 seguì per un tratto il corso dell'[[Aniene]], facendo dapprima credere di voler andare verso gli [[Abruzzi]], marciando in quella direzione ma, poi, giunto a [[San Polo dei Cavalieri]] si diresse verso [[Mentana (Italia)|Mentana]] e [[Monterotondo]], in quest'ultima località la colonna principale si accampò alle 10 del 4 luglio, mentre la retroguardia restò a Mentana<ref>{{Cita|Tosti|pp. 109-110}}</ref>. Monterotondo era la porta d'accesso al [[Lazio]] ([[Rieti]] era considerata parte dell'[[Umbria]]).
 
Giunse, con un largo giro, a [[Terni]] l'8 luglio. Qui raccolse altri due pezzi d'artiglieria e circa 900 volontari guidati dal colonnello [[Hugh Forbes]], un inglese sposato con una nobile senese, che viaggiava assieme al figlio adolescente.
 
===Il passaggio in Toscana===
Da Terni mosse verso nord, sulla strada di [[Perugia]], ma si fermò a mezza strada, al Palazzaccio di [[Todi]] dove pernottarono, da li svoltò a sinistra, su [[Orvieto]]. Di lì, prese la vecchia strada per [[Chiusi]] e, ancora una volta, si fermò a mezza strada, a [[Città della Pieve]], ai confini fra [[Stato della Chiesa]] e [[Granducato di Toscana]]. Il 17 luglio era a [[Cetona]] e di lì entrò in [[Val di Chiana]]. Prese a percorrerla sul lato occidentale, portandosi a [[Montepulciano]], il 20 luglio, dove su sua richiesta ricevette dalla magistratura cittadina razioni per la truppa, foraggi per gli animali e un contributo di lire seimila (cfr Atti magistrali Comune di Montepulciano, deliberazione n°153. carte 131 verso 134 retto). Passò poi sul lato orientale e ricevette buona accoglienza a [[Castiglion Fiorentino]], il 21 luglio.
 
===L'arrivo ad Arezzo===
Dopo quasi tre settimane di marce forzate, la colonna si era ridotta a circa 2000 uomini, causa le molte diserzioni, del tutto normali, d'altronde, in un esercito volontario, così lontano dalla base di partenza ed in territorio ostile: oltre al Forbes, infatti, nessun gruppo di volontari si era unito alla marcia. La controprova definitiva venne la sera di domenica 22 luglio quando Garibaldi si presentò davanti ad [[Arezzo]], che trovò chiusa e decisa a tentare una difesa.
 
La [[Arezzo|città]] era, in realtà, difesa da una guarnigione assai minuta, limitata com'era a 90 [[Impero Austriaco|austriaci]] e 260 borghesi della guardia nazionale. Ma Garibaldi non aveva nessun'intenzione di assaltare una città: la sua era una spedizione di guerriglia ed intendeva sollevare le popolazioni, non certo combatterle. Si limitò, quindi, ad accamparsi sotto le mura, sulla collina di Santa Maria, ed a condurre, lunedì 23, un'oziosa trattativa con il Guadagnoli, rappresentante degli aretini.
 
==La ritirata da Arezzo a San Marino==
===Fallimento della ipotesi guerrigliera===
A questo punto le intenzioni di Garibaldi dovettero farsi un poco più chiare. Egli era uscito da Roma dichiarando di voler "portare l'insurrezione nelle province" dello [[Stato della Chiesa]]. Ma, a questo punto del tragitto, dovette apparirgli ormai chiara la velleitarietà della speranza di sollevare le popolazioni. Opposto a forze tanto imponenti, e di fronte all'evidente fallimento dell'ipotesi ''guerrigliera'', Garibaldi passò ad un piano alternativo e stabilì di raggiungere un porto dell'[[Adriatico]], per imbarcarsi e raggiungere [[Venezia]] [[assedio di Venezia (1849)|assediata]].
 
===Decisa reazione austriaca===
Ciò non toglie che i suoi avversari l'avessero preso molto sul serio: la sua marcia in [[Toscana]] metteva direttamente in causa il tenente-feldmaresciallo [[Costantino d'Aspre|d'Aspre]], che si trovava comandante delle truppe di occupazione in [[Granducato di Toscana|Toscana]] e dell'esercito toscano, in via di riorganizzazione. L'anno precedente, nelle brughiere della allora [[provincia di Como]], egli aveva imparato a temere il guerrigliero e, avvertito della marcia in corso, scriveva:
{{Citazione|tutta l'[[Italia centrale]] sarebbe caduta nelle mani di un avventuriero militare, al quale il proprio nome e l'influenza avrebbe dato i mezzi per una nuova insurrezione nel disgraziato paese.
}}
Non risparmiò, quindi, le forze, e dedicò alla caccia dei forse 2000 superstiti della colonna uscita da Roma, le attenzioni di un'intera armata, che, al completo, contava almeno 25000 fanti, 30 cannoni e 500 cavalli.
 
===Sosta a Citerna===
Lo stesso 23 il generale venne avvisato dell'avvicinarsi di una colonna inviata dal d'Aspre da Firenze, comandata da un Poumgarten, e comandò un'immediata ripartenza, al tramonto.
 
Bivaccò la notte sulla piccola sella della [[Valico dello Scopetone|Scopetone]], sopra [[Arezzo]]. Di lì si mosse veloce, arrivando, già il 24 a [[Citerna]] dove passarono la notte. Qui venne informato che anche [[Città di Castello]] aveva chiuso le porte e, in soprannumero, una colonna di circa 1200 [[Impero Austriaco|austriaci]] proveniente da [[Perugia]] aveva già raggiunto [[Umbertide]] (allora Fratta), circa 20&nbsp;km più a sud. Il 25, con la colonna dei volontari sempre ferma a Citerna, giunse notizia di una seconda colonna di 2000 [[Impero Austriaco|austriaci]], in marcia da Arezzo. Il 26 questi occupano [[Monterchi]], giusto di fronte a Citerna, e si registrò un piccolo scontro fra le avanguardie.
 
=== Dalla Toscana a San Marino ===
Il comandante austriaco, tuttavia, non cercò ulteriori contatti e, la sera del 26, i volontari scesero verso il [[Tevere]], per passare oltre verso il passo di [[Bocca Trabaria]], imboccando la strada di [[Urbino]], verso l'[[Adriatico]]. La popolazione, comunque, li accolse festosamente, prima [[Ciceruacchio]] a [[Sansepolcro]], eppoi lo stesso Garibaldi nel vicino villaggio di [[San Giustino]], ove la colonna giunse il 27, poté rifocillarsi e riposare prima di aggredire il passo. Da notare che Sansepolcro faceva parte del [[Granducato di Toscana]], San Giustino dello [[Stato della Chiesa]].
 
A sera, avvicinandosi il contingente austriaco che da Monterchi aveva fatto il giro per Sansepolcro, i volontari cominciarono la risalita del passo, raggiunto verso la mezzanotte, ove bivaccarono.
 
Poi proseguirono oltre, sulla strada di Urbino. Il 29 erano a [[Sant'Angelo in Vado]]. Lì dovettero affrontare un combattimento e, ancora una volta, Garibaldi cambiò percorso: non raggiunse Urbino e girò verso nord, raggiungendo [[Macerata Feltria]]. Di lì tentò di passare l'[[Appennino]], ma trovò ancora resistenza e si rifugiò, il 31 luglio, nel territorio neutrale [[Repubblica di San Marino]], che concesse loro asilo.
 
===Proposta di resa ricevuta a San Marino===
Il locale governo trattò con gli Austriaci un'amnistia per i volontari, contro il disarmo.
 
Ma non v'era molto da fidarsi degli ordini del d'Aspre e del [[Josef Radetzky|Radetzky]], come dimostrava il comportamento dei comandanti le colonne lanciate all'inseguimento, i quali, a più riprese, avevano fatto fucilare i volontari catturati o dispersi (avvenne sicuramente sulla salita dello Scopetone e della Bocca Trabaria). Soprattutto, gli ufficiali presenti dovevano ottenere, prima, la ratifica del [[Karl von Gorzkowski|Gorzkowski]], rimasto governatore militare di [[Bologna]]. Né offrirono alcuna preliminare garanzia.
 
==La fuga da San Marino verso Venezia==
[[File:Anonimo - Ugo Bassi condotto al patibolo - litografia - da. 1860.jpg|left|thumb|upright=1.8|Ugo Bassi e Giovanni Livraghi condotti al patibolo]]
Garibaldi, probabilmente a ragione, non si fidò e, con circa un quarto dei mille volontari con i quali era giunto a San Marino, dopo la mezzanotte del 31 luglio, uscì verso la foce del [[Rubicone]]. Qui, giunto verso le 20.30 in località [[Gatteo]], entrò in [[Cesenatico]], dove disarmò i gendarmi di un piccolo presidio austriaco e si impossessò di tredici barche da pesca, sulle quali, la mattina del 2 agosto, si imbarcò alla volta di [[Venezia]].
 
La flottiglia navigò lungo tutta la [[Romagna]], sino a poco sopra [[Comacchio]]. Qui, alle quattro del pomeriggio del 2, venne intercettato da una squadra austriaca, composta dal [[brigantino]] Oreste, e due golette. Il cannoneggiamento durò sino alle 7 del mattino successivo, costringendo alla resa otto barche, con 151 volontari e 11 ufficiali, mentre la barca di Garibaldi si arenava, tra [[Lido di Volano|Volano]] e [[Porto Garibaldi|Magnavacca]], seguita dalle superstiti quattro. Da lì i superstiti si divisero in piccoli gruppi.
 
Gli uomini del d'Aspre, a cominciare da Gorzkowski, non si risparmiarono neppure in quest'ultima fase e presero a far fucilare tutti i fuggiaschi che riuscivano a catturare, come già avevano fatto, ad esempio, al capitano romagnolo [[Basilio Bellotti]] e ad altri cinque, il 29 luglio. Accadde così che venissero fucilati [[Angelo Brunetti|Ciceruacchio]] con il figlio Lorenzo, appena tredicenne e il [[prete|sacerdote]] [[Stefano Ramorino|Ramorino]] (insieme ad altri cinque) il 10 agosto, nonché ad [[Ugo Bassi]] e [[Giovanni Livraghi]], catturati a Comacchio, portati prigionieri a [[Bologna]] e lì fucilati l'8 agosto. Nel complesso è possibile affermare che il [[Costantino d'Aspre|luogotenente-feldmaresciallo]] diede un contributo determinante alla composizione del più nobile [[martirologio]] del [[risorgimento italiano]].
 
==La "trafila"==
[[File:Rossetti - Annita portata al suo ultimo riposo- litografia - 1861.jpg|thumb|upright=1.8|[[Anita Garibaldi]] trasportata all'ultimo rifugio]]
===Primo ricovero===
Il [[Giuseppe Garibaldi|generale]], invece, si attardò nelle zone paludose, rallentato dalla moglie [[Anita Garibaldi|Anita]], incinta (al sesto mese) ed ammalata. Insieme al capitano Giovanni Battista Culiolo, vennero soccorsi da un paesano, che li ricoverò in una capanna. Culiolo ebbe poi la incredibile fortuna di incontrare, nei pressi, [[Giovanni Nino Bonnet]], fratello di [[Gaetano Bonnet|Gaetano]], un volontario di [[Comacchio]] che aveva combattuto a Villa Corsini e lui stesso già conoscente del Garibaldi.
 
===Fuga per le Valli di Comacchio===
Cominciò, così, la "trafila"<ref>Vedi mappa: [http://www.capannogaribaldi.ra.it/trafila/trafilagraf.htm capannogaribaldi.ra.it]</ref>: la fuga, durata 14 giorni, che permise ai patrioti [[Romagna|romagnoli]] di porre in salvo il generale, sottraendolo alla caccia degli [[Impero Austriaco|Austriaci]].
 
Per prima cosa il Bonnet convinse i fuggitivi a muoversi dalla capanna. Partirono alle 11, trascinandosi [[Anita Garibaldi|Anita]] assai affaticata. Raggiunti da [[Filippo Patrignani]], essi giunsero alla casa colonica del Podere Cavallina, dove la puerpera venne soccorsa. Di lì mossero alle 15, giungendo, verso le 17, al Podere Zanetto, proprietà della [[famiglia Patrignani]], dove [[Teresa De Carli]], consorte di [[Antonio Patrignani]] (Colonnello della Guardia Nazionale e Gonfaloniere di Comacchio), si occupò delle condizioni assai precarie della povera Anita, ormai morente.
 
Il servo fedele Cinti Zeffirillo, che era di vedetta all'approdo della laguna, diede l'allarme; aveva avvistato imbarcazioni dirigersi verso il Podere Zanetto.
 
Verso le 20:30 si imbarcarono su due battelli da pesca, verso le [[Valli di Comacchio]], che attraversarono sino al limite meridionale. Erano assistiti dai capi e sottocapi delle Valli, ovvero i funzionari pubblici incaricati della tutela delle acque e del controllo di caccia e pesca: pur essendo tutti funzionari [[Stato della Chiesa|papalini]], da buoni romagnoli erano tutti patrioti e sostenitori della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica]].
 
===Morte di Anita===
[[File:Garbaldieanita.jpg|left|thumb|upright=1.6]]
Verso le 13 del 4 agosto, i fuggiaschi giunsero a ridosso dell'argine sinistro del [[Reno (Italia)|Reno]], in un luogo chiamato "Chiavica Bedoni". Di lì Anita venne trasportata alla vicina fattoria Guiccioli, ove i "partigiani" avevano fatto accorrere il medico locale Dott. Nannini. Era, tuttavia, troppo tardi e Anita, la sera stessa, spirò.
 
Nel colmo della sventura, Garibaldi ed il fedele Culiolo non erano, comunque, soli. La stessa sera vennero raggiunti da due uomini di fiducia dell'ing. [[Giovanni Montanari]] di [[Ravenna]], che li pregarono di affidarsi a loro. Tutti erano reduci della campagna del [[Giovanni Durando|Durando]] e del [[Andrea Ferrari (generale)|Ferrari]] in [[Veneto]] ed avevano combattuto a [[battaglia di Vicenza (1849)|Vicenza]]; Montanari aveva partecipato anche alla [[rivoluzione delle Romagne (1831)|insurrezione]] del [[1831]].
 
===Passaggio per Ravenna a Forlì===
Il generale abbandonò la salma della moglie, senza neppure poterla seppellire. E seguì i suoi salvatori, prima nel borgo di [[Sant'Alberto]], poi nei campi, nei pressi degli argini del Reno. Il 6 giunse al [[capanno Garibaldi|capanno]], ancora conservato, che da allora porta il suo nome.
 
Garibaldi poté indossare l'abito di un contadino e prese a girovagare di cascinale in cascinale. Non gli mancò, però, mai l'aiuto di patrioti ed ammiratori: amministratori delle fattorie, mezzadri e fittavoli. Essi lo fecero passare, sempre accompagnato dal Culiolo, il 9, a [[Ravenna]]. Di lì a [[Cervia]] e poi [[Forlì]], lasciata il 16.
 
=== Da Forlì alla Toscana ===
Da Forlì prese a risalire l'[[Appennino]]: il 19 agosto era a [[Modigliana]], rifugiato presso il [[prete|sacerdote]] [[Giovanni Verità|don Giovanni Verità]]: questi lo ricoverò, e lo condusse per tre giorni lungo i sentieri dell'[[Appennino tosco-romagnolo]].
 
==Biografia==
'''L'arrivo in Val di Bisenzio.'''<br />
Nato a [[Domanico]] comune dell'immediato hinterland di [[Cosenza]] è stato studente di architettura all'università di [[Reggio Calabria]]; per caso si iscrive ad una scuola di recitazione a [[Palmi]], segnando di fatto la sua vita con una delle passioni più grandi che abbia mai conosciuto: l'arte drammatica. In seguito, a [[Napoli]], forma la compagnia ''Rosso Tiziano'' insieme ad altri cinque colleghi dell'Accademia di Palmi, con i quali ha lavorato in ben 10 anni di attività<ref>[http://cinema-tv.corriere.it/personaggi/peppino-mazzotta/03_68_50.shtml biografia da ''Il Corriere della Sera'']</ref>.
[[File:Bellandi.jpg|thumb|upright=1.4|Montecuccoli in una foto del 1895]]
Nel 2003 fonda, insieme al drammaturgo e sceneggiatore Francesco Suriano, e Elisabetta Nepitelli Alegiani, organizzatrice, la compagnia teatrale ''Teatri del Sud''.<ref>La compagnia metteva in scena testi scritti nel dialetto reggino da Francesco Suriano e calati nella cultura calabrese, come strumento per incrementare la conoscenza della regione. La compagnia era autonoma e senza finanziamenti esterni; si è mantenuta in attività per tre anni. Cf. [http://www.linkingcalabria.it/incontro-con-peppino-mazzotta-a-pdt-2011/ "Incontro con Peppino Mazzotta a PdT 2011"] {{webarchive|url=https://archive.is/20130218105209/http://www.linkingcalabria.it/incontro-con-peppino-mazzotta-a-pdt-2011/ |data=18 febbraio 2013 }}.</ref>
Grazie all'aiuto di altri patrioti [[Garibaldi]] riesce a raggiungere [[Mangona]]. Da lì il contadino Cavicchi li guida fino a [[Montecuccoli]], da dove ripartono nella notte. Alle 7 di mattina del 26 agosto 1849 guidati da un altro contadino, arrivarono, bagnati fradici, al Mulino di [[Cerbaia]].
 
Peppino Mazzotta è comunque conosciuto soprattutto per aver interpretato, in tutti i film per la TV della serie ''[[Il commissario Montalbano]]'' realizzati fino ad oggi, l'ispettore Giuseppe Fazio, uno dei protagonisti della serie dei libri di [[Andrea Camilleri]] sul commissario [[Salvo Montalbano]].
'''Il passaggio di Garibaldi in [[Val di Bisenzio]] e a [[Prato]]'''
 
Nell'estate [[2012]], nella rassegna teatrale, "Positano Teatro Festival - Premio [[Annibale Ruccello]]", riceve il premio Annibale Ruccello con lo spettacolo teatrale Radio Argo. Nel novembre 2014 ha ottenuto un riconoscimento dal premio nazionale Vincenzo Padula ad [[Acri (Italia)|Acri]].
Arrivati al Mulino, salutarono la loro guida, Ferdinando Maccelli, dandogli,<br />
per ricompensa, cinque [[Lira italiana|lire]] d'argento. Il mugnaio accolse volentieri questi forestieri e li fece accomodare, nella stanza dove spesso i cacciatori si fermavano a far colazione. Poco dopo entrarono, appunto, due persone che tornavano da caccia: Enrico Sequi, con il suo cane Tamigi, e Michelangiolo Barni di Colle. Incuriositi guardarono [[Garibaldi]] e il suo compagno. Enrico Sequi era il giovane figlio dell'impresario che in quei mesi riaccomodava la strada principale in vallata, era un patriota, sapeva leggere e scrivere e aveva con sé un giornale. Lo aprì, facendo in modo che si vedesse bene un titolo, nel quale si diceva che [[Garibaldi]] era stato arrestato. Subito i due forestieri si avvicinarono e chiesero di vedere il giornale.
Enrico Sequi capì che si trattava di patrioti e volle farsi conoscere come loro amico. Alla fine esclamò: "Voi non potete che essere il generale Garibaldi!" - "Si sono Garibaldi" rispose l'uomo che aveva davanti - e ora mi metto nelle vostre mani!
Allora il Sequi, dopo aver dissuaso i fuggiaschi dalla loro idea di attraversare l'Appennino,<br />
perché un reggimento austriaco era acquarteriato all'[[Abetone]],<br />
si mise in cerca di altri patrioti per organizzare la fuga di Garibaldi.
La sera stessa una carrozza trasportò i due fuggiaschi a [[Vaiano]], prima alla trattoria "La Mamma" poi alla casa dei pastai Bardazzi, dove attese due ore la carrozza per andare a [[Prato]].
Garibaldi e il suo compagno, il maggiore Coliola, proseguirono verso [[Prato]], e si fermarono alla Madonna della Tosse (verso le 23), in attesa di un'altra vettura.
 
Nel 2014 è nel ruolo di un imprenditore colluso con la criminalità calabrese nel film ''[[Anime nere (film 2014)|Anime nere]]'' di [[Francesco Munzi]] presente alla [[71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]]. Per questo film viene candidato, assieme ai coprotagonisti [[Fabrizio Ferracane]] e [[Marco Leonardi]], al [[Nastro d'argento al migliore attore protagonista]].
'''La sosta a Prato'''<br />
[[File:Staz Prato fine 800.jpg|thumb|upright=1.4|La [[stazione di Prato Porta al Serraglio]] a fine '800]]
[[Garibaldi]] e il suo compagno furono portati, intorno a mezzanotte alla [[Stazione di Prato Porta al Serraglio|stazione del Serraglio]], che sorgeva, allora come ora sulle antiche mura della città, ed era stata inaugurata poco tempo prima (2 febbraio 1848). Era allora capostazione, Tommaso Fontani, un patriota. Il Generale e il suo compagno vengono nascosti nella stazione, nell'attesa di un treno.
L'idea era quella, i due fuggiaschi rimasero per circa due ore in attesa, poi i patrioti pratesi cambiarono piano, per timore che il generale potesse essere riconosciuto da qualcuno sul treno, e decisero di far loro proseguire il viaggio in carrozza verso la [[maremma]] e quindi al [[mare]]. Alle due di notte arriva la carrozza e i due partono per [[Poggibonsi]]. In questo frangente il Sequi si congedò da Garibaldi e da lui ricevette oltreché ringraziamenti sinceri anche l'anello di Anita. Il viaggio proseguì con cambi continui di vettura, per una settimana, [[Poggibonsi]], [[Colle Val d'Elsa]], [[Volterra]], [[Pomarance]]. A [[San Dalmazio]] sostarono quattro giorni, poi, attraverso [[Scarlino]], giunsero in [[Maremma]].
 
In vista delle [[elezioni europee del 2019]] manifesta il proprio sostegno a “''la Sinistra”'', lista che comprende [[Sinistra Italiana]], [[Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea|Rifondazione Comunista]], [[L'Altra Europa con Tsipras]], Convergenza Socialista, Partito del Sud e Transform! Italia.<ref>{{Cita web|url=https://www.huffingtonpost.it/2019/04/14/la-sinistra-apre-la-sua-campagna-per-le-europee-fratoianni-ecco-la-nostra-proposta-il-sostegno-di-murgia-e-mazzotta_a_23711501/|titolo=La Sinistra apre la sua campagna per le Europee, Fratoianni: "Ecco la nostra proposta". Il sostegno di Murgia e Mazzotta|sito=L’Huffington Post|data=2019-04-14|lingua=it|accesso=2019-04-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ilmanifesto.it/la-confluenza-della-sinistra-una-lista-aperta-alle-mobilitazioni-civili-e-sociali/|titolo=La «Confluenza della sinistra», una lista aperta alle mobilitazioni civili e sociali |sito=Il Manifesto|data=2019-03-26|lingua=it|accesso=2019-04-18}}</ref>
Il 2 settembre arrivarono, infine, in località [[Cala Martina]], nel [[golfo di Follonica]], ove si imbarcarono su un battello da pesca, guidato da [[Paolo Azzarini]]. Questi li trasbordò a [[Cavo]], il paese situato all'estremità nord-orientale dell'[[Isola d'Elba]], ove ottennero la [[patente di sanità]], il documento necessario ad entrare in altri porti. Passarono in vista di [[Livorno]] e, il 5 sbarcarono a [[Portovenere]], nel [[Regno di Sardegna]].
 
==Carriera==
== La salvezza in Liguria ed il nuovo esilio ==
La sua carriera si divide tra teatro, cinema e televisione<ref>[http://www.film.it/peppino-mazzotta/ Scheda su ''film.it'']</ref>.
 
===Teatro===
Lì era finalmente in salvo: il governo di [[Torino]] non lo avrebbe certamente consegnato agli [[Impero Austriaco|Austriaci]], ma nemmeno, nel clima pesantemente compromesso dalle ripetute sconfitte della [[Risorgimento italiano|causa nazionale]], volle accoglierlo esule.
*''La Torre D'Avorio''
* ''[[Radio Argo]]''
*''[[Requiescat]]''
*''[[L'arrobbafumu]]''
*''[[Alè Alè Cita]]''
*''[[A cascia 'nfernali]]''
*''[[Tomba di cani]]''
*''[[Illuminato a morte]]''
*''[[Il Tartuffo]]''
*''[[Il decimo anno]]''
*''[[La bisbetica domata]]''
*''[[La Celestina]]''
*''[[L' agnello del povero]]''
*''[[Molto rumore per nulla]]''
*''Giulio Cesare''
 
===Cinema===
Lo fermarono, quindi, a [[Chiavari]], lo tradussero a [[Genova]] il 7 e lo espulsero dagli [[Regno di Sardegna|Stati sardi]]. Garibaldi si recò a [[Tunisi]], passò alla [[La Maddalena|Maddalena]], e giunse a [[Tangeri]]. Lì ricevette l'aiuto del console sardo, che lo assistette sino al giugno [[1850]], quando il generale si imbarcò per gli Stati Uniti.
*''[[Domenica (film 2001)|Domenica]]'', regia di [[Wilma Labate]] ([[2001]])
*''[[Prima del tramonto]]'', regia di [[Stefano Incerti]] ([[2004]])
*''[[Certi bambini (film)|Certi bambini]]'', regia di [[Andrea Frazzi|Andrea]] e [[Antonio Frazzi]] (2004)
*''[[Il pugile e la ballerina]]'', regia di [[Francesco Suriano (regista)|Francesco Suriano]] ([[2006]])
*''[[La velocità della luce]]'', regia di [[Andrea Papini (regista)|Andrea Papini]] ([[2008]])
*''[[Cado dalle nubi]]'', regia di [[Gennaro Nunziante]] ([[2009]])
*''[[Noi credevamo]]'', regia di [[Mario Martone]] ([[2010]])
*''[[Tienimi stretto]]'', regia di Luca Fortino ([[2011]])
*''[[La misura del confine]]'', regia di Andrea Papini ([[2011]])
*''[[Piacere... Io sono Piero!]]'', regia di [[Enzo Carone]] ([[2012]])
*''[[Anime nere (film 2014)|Anime nere]]'', regia di [[Francesco Munzi]] ([[2014]])
*''[[Gramsci 44]]'', regia di [[Emiliano Barbucci]] (2016)
*''[[Rimetti a noi i nostri debiti]]'', regia di [[Antonio Morabito]] (2018)
*''[[Aspettando la Bardot]]'', regia di [[Marco Cervelli]] (2018)
 
==Note=Televisione===
*''[[Il commissario Montalbano]]'' - serie TV (1999 - in produzione)
<references />
*''[[Sant'Antonio di Padova (serie televisiva)|Sant'Antonio di Padova]]'' - serie TV (2002)
*''[[Paolo Borsellino (miniserie televisiva)|Paolo Borsellino]]'' - miniserie TV (2004)
*''[[Distretto di Polizia]]'' - serie TV (2005)
*''[[R.I.S. - Delitti imperfetti]]'' - serie TV, episodio ''A presto, capitano'' (2007)
*''[[Il capitano (serie televisiva)|Il capitano]]'' - serie TV, 8 episodi (2007)
*''[[Per una notte d'amore]]'' - film TV (2008)
*''[[Crimini (serie televisiva)|Crimini 2]]'' - serie TV, episodio ''Niente di personale'' (2010)
*''[[Squadra antimafia - Palermo oggi|Squadra antimafia - Palermo oggi 2]]'' - serie TV, 5 episodi (2010)
*''[[La mia bella famiglia italiana]]'' (2014)
*''[[Un mondo nuovo (film 2014)|Un mondo nuovo]]'', regia di [[Alberto Negrin]] (2014)
*''[[Lampedusa - Dall'orizzonte in poi]]'' - fiction - regia di [[Marco Pontecorvo]] (2016)
*''[[Solo (miniserie televisiva 2016)|Solo]]'' - serie TV (2016-2018)
* ''[[Liberi sognatori|Liberi sognatori - Una donna contro tutti]]'', regia di [[Fabio Mollo]] - film TV (2018)
 
== BibliografiaNote ==
<references/>
*Mario Marzari; ''Dodici bragozzi e una tartana verso la libertà: lo sfortunato tentativo di Garibaldi di raggiungere Venezia nel 1849'', pp.&nbsp;62–72, in Rivista marittima, luglio 1985.
*Franz Pesendorfer; ''La marcia di Giuseppe Garibaldi da Roma a Comacchio (3 luglio-3 agosto 1849). Dalla documentazione militare austriaca''. Cesena, Società di studi romagnoli, 2007.
*E. Prantoni, G. Magnani, Da Coniale a Filigare, ''Momenti e situazioni particolari della "trafila"garibaldina"'', Nuova Grafica, Imola, 2001
*Mario Laurini, [http://www.studirisorgimentali.org/MAGGIO%20CAMICIA%20ROSSA.pdf ''Garibaldi in marcia da Roma a Venezia''], «La camicia rossa», 2008, 6
* {{cita libro |cognome=Tosti |nome=Amedeo |titolo=Il Generale Giuseppe Garibaldi |anno=2007 |editore=Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico |città=Roma |pp=75-118 |capitolo=La campagna del 1849 |cid=Tosti}}
Per quanto riguarda la sezione "Trafila Toscana"
*''Garibaldi in Val di Bisenzio'', CDSE della Val di Bisenzio.
*''Garibaldi a Prato nel 1849'', Biblioteca Roncioniana, 2007 Prato
*Asso, ''Itinerari Garibaldini in Toscana e dintorni'', 1847-1867, Firenze 2003
*E. Bertini, ''Guida alla val di Bisenzio'', Prato 1881.
*Guelfo Guelfi, ''Dal Molino di Cerbaia a Cala Martina'', Firenze 1889
 
== Collegamenti esterni ==
*{{collegamenti esterni}}
*{{cita web|http://www.capannogaribaldi.ra.it/index.htm|Società Conservatrice del Capanno Garibaldi di Ravenna}}
*{{cita web | 1 = http://www.teatro.org/rubriche/interviste/il_talento_vulcanico_di_peppino_mazzotta_interprete_di_nzularchia_14518 | 2 = Da "Le Interviste di Teatro.Org": ''Il talento vulcanico di Peppino Mazzotta, interprete di “Nzularchia”'' | accesso = 8 agosto 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100714143155/http://www.teatro.org/rubriche/interviste/il_talento_vulcanico_di_peppino_mazzotta_interprete_di_nzularchia_14518 | dataarchivio = 14 luglio 2010 | urlmorto = sì }}
*[http://www.linkingcalabria.it/incontro-con-peppino-mazzotta-a-pdt-2011/ Intervista con Mazzotta] {{webarchive|url=https://archive.is/20130218105209/http://www.linkingcalabria.it/incontro-con-peppino-mazzotta-a-pdt-2011/ |data=18 febbraio 2013 }}, su ''Linking Calabria'' del 9/6/2011.
*[https://web.archive.org/web/20121115132931/http://www.arteven.it/index.php/le-stagioni-citta-per-citta/provincia-di-padova/padova/arti-inferiori-rassegna-teatrale-al-teatro-mpx/2697 ''Radio Argo''], articolo su ''Arteven''. <small>Consultato 28/11/2012</small>
 
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