Palmiro Togliatti e Syracuse (Missouri): differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 97972351 di 5.169.180.111 (discussione)
Etichetta: Annulla
 
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: aggiungo template {{Collegamenti esterni}} (ref)
 
Riga 1:
{{Divisione amministrativa
{{Carica pubblica
|Nome = Syracuse
|nome = Palmiro Togliatti
|Nome ufficiale = {{en}} Syracuse, Missouri
|immagine = Palmiro Togliatti Official.jpg
|Panorama =
|carica = [[Segretario generale]] del<br />[[Partito Comunista Italiano]]
|Didascalia =
|mandatoinizio = [[1927]]
|mandatofineBandiera = 1934
|Stemma =
|predecessore = [[Antonio Gramsci]]
|Stato = USA
|successore = [[Ruggero Grieco]]
|Grado amministrativo = 3
|mandatoinizio2 = 1938
|Tipo = ''[[Comuni degli Stati Uniti d'America|city]]''
|mandatofine2 = 21 agosto 1964
|Divisione amm grado 1 = Missouri
|predecessore2 = [[Ruggero Grieco]]
|Divisione amm grado 2 = Morgan
|successore2 = [[Luigi Longo]]
|Voce divisione amm grado 2 = contea di Morgan (Missouri)
|carica3 = [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Amministratore locale =
|mandatoinizio3 = 21 giugno [[1945]]
|Partito =
|mandatofine3 = 1º luglio [[1946]]
|Data elezione =
|predecessore3 = [[Umberto Tupini]]
|Data istituzione =
|successore3 = [[Fausto Gullo]] (Ministro di grazia e giustizia della Repubblica Italiana)
|Superficie = 0.98
|carica4 = [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Note superficie =
|predecessore4 = [[Giuseppe Spataro]]
|Abitanti = 172
|mandatoinizio4 = 12 dicembre [[1944]]
|Note abitanti =
|mandatofine4 = 21 giugno [[1945]]
|Aggiornamento abitanti = 2010
|successore4 = [[Pietro Nenni]]
|Divisioni confinanti =
|partito = [[Partito Socialista Italiano]] <small>([[1914]]-[[1921|1921]])</small>,<br />[[Partito Comunista Italiano]] <small>([[1921]]-[[1964|1964]])</small><!-- [[Partito Comunista Italiano]] !--><!-- [[Partito Comunista Italiano]] !-->
|Fuso orario = -6
 
|Targa =
|alma mater=[[Università degli Studi di Torino]]
|Nome abitanti =
|titolo di studio = Laurea in [[giurisprudenza]]<!-- laurea in giurisprudenza !--><!-- laurea in giurisprudenza !-->
|Patrono =
 
|Festivo =
|professione = giornalista, dirigente politico<!-- giornalista !--><!-- [[giornalista]], funzionario di partito !-->
|Mappa = Morgan_County_Missouri_Incorporated_and_Unincorporated_areas_Syracuse_Highlighted.svg
 
|Didascalia mappa =
|firma=Togliatti Signature.jpg
|Sito =
|carica5= [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Deputato dell'Assemblea Costituente]]
|mandatoinizio5=
|mandatofine5=
|legislatura5=
|gruppo parlamentare5= comunista
|coalizione5=
|circoscrizione5= [[collegio unico nazionale]]
|collegio5=
|tipo nomina5=
|incarichi5=
|sito5= http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d14140
|carica6= [[Camera dei deputati|Deputato della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio6=
|mandatofine6=
|legislatura6= [[I legislatura della Repubblica Italiana|I]], [[II legislatura della Repubblica Italiana|II]], [[III legislatura della Repubblica Italiana|III]], [[IV legislatura della Repubblica Italiana|IV]]
|gruppo parlamentare6= comunista
|coalizione6= col [[Partito Socialista Italiano]] fino al [[1963]]
|circoscrizione6=
|collegio6= Torino, Roma
|tipo nomina6=
|incarichi6=
|sito6= http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=IV%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg04/framedeputato.asp?Deputato=1d14140
}}
{{Bio
|Nome = Palmiro Michele Nicola
|Cognome = Togliatti
|ForzaOrdinamento = Togliatti ,Palmiro
|Sesso = M
|LuogoNascita = Genova
|GiornoMeseNascita = 26 marzo
|AnnoNascita = 1893
|LuogoMorte = Jalta
|GiornoMeseMorte = 21 agosto
|AnnoMorte = 1964
|Attività = politico
|Attività2 = antifascista
|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , guida storica del [[Partito Comunista Italiano]]. Nel [[1930]] prese la [[unione Sovietica|cittadinanza sovietica]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/novembre/17/rapporti_fra_Togliatti_Stalin_co_0_9911178019.shtml ''I rapporti fra Togliatti e Stalin'']</ref><ref>[[Francesco Perfetti]], ''[http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2014/05/27/togliatti-il-cinismo-di-un-mito-1.1254330 Togliatti, il cinismo di un «mito»]'', ne Il Tempo, 27/05/2014 06:06</ref>
}}
 
'''Syracuse''' è un centro abitato (''city'') degli [[Stati Uniti d'America]] della [[Contea di Morgan (Missouri)|contea di Morgan]] nello Stato del [[Missouri]]. La popolazione era di 172 persone al censimento del 2010. A metà del diciannovesimo secolo, la città era il capolinea occidentale della Pacific Railway che ha raggiunto 108 miglia da [[Saint Louis (Missouri)|St. Louis]].<ref>Richards, Thomas Addison, ''Appletons’ Companion Hand-Book of Travel: Containing a full description of the principal cities, towns, and places of interest together with hotels and routes of travel through the United States and the Canadas'' (D.Appleton & Company, New York, 1865), pp 270-271.</ref>
Fu uno dei membri fondatori del [[Partito Comunista d'Italia]] e, dal [[1927]] fino alla morte, [[Segretario generale|segretario]] e capo indiscusso del [[Partito Comunista Italiano]] (con un'interruzione dal 1934 al 1938), del quale era stato il rappresentante all'interno del [[Internazionale Comunista|Comintern]] (di qui, per le sue capacità di mediatore fra le varie anime del partito, lo pseudonimo di «giurista del Comintern» attribuitogli da [[Lev Trockij|Lev Trotskij]]<ref>{{cita libro|autore=Giorgio Bocca|wkautore=Giorgio Bocca|titolo=Togliatti|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2005|p=133|citazione=Togliatti si muove bene: non è e non sarà mai un trascinatore, ma sa mediare fra posizioni contrapposte, sa redigere documenti accettabili dalle parti, conosce le forme, le regole, è, come dice Trotskij, il ‘giurista del Comintern’|isbn=no}}</ref>), l'organizzazione internazionale dei partiti comunisti. Anche di questo organismo Togliatti fu uno degli esponenti più rappresentativi e, dopo che esso fu sciolto nel [[1943]] e sostituito dal [[Cominform]] nel [[1947]], rifiutò la carica di segretario generale, offertagli direttamente da [[Iosif Stalin|Stalin]] nel [[1951]], preferendo restare alla testa del partito in Italia e cominciando a nutrire dei dubbi sulla politica del leader sovietico, fatto che gli farà approvare in pieno la linea di [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Nikita Chruščëv]] al [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX congresso del PCUS]] ([[1956]]).<ref name=mosca>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/24/Togliatti_Mosca_disse_compagno_Stalin_co_0_030824070.shtml ''E Togliatti a Mosca disse: «No, compagno Stalin»'']</ref>
 
== Storia ==
Dal [[1944]] al [[1945]] ricoprì la carica di [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|vicepresidente del Consiglio]] e dal 1945 al [[1946]] quella di [[Ministero della giustizia|ministro di grazia e giustizia]] nei governi che ressero l'Italia dopo la [[ordine del giorno Grandi|caduta del fascismo]]. Membro dell'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]], dopo le [[elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche del 1948]] guidò il partito all'opposizione rispetto ai vari governi che si succedettero sotto la guida della [[Democrazia Cristiana]], proponendo la "via italiana al [[socialismo]]", cioè la realizzazione del progetto [[comunismo|comunista]] tramite la [[democrazia]], ripudiando l'uso della violenza e applicando la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione italiana]] in ogni sua parte.<ref>«Caduto il fascismo, si pose il problema di costruire una società nuova e, per la parte stessa che in quella caduta ebbero la classe operaia e le forze democratiche, poterono essere conquistate alcune posizioni di valore fondamentale, punti di arrivo di un grande processo di rinnovamento che ad un certo momento venne arrestato, ma punti di partenza per la nostra azione successiva. Queste posizioni sono, essenzialmente, la Costituzione democratica e repubblicana dello Stato, i principi in essa affermati e quindi l'organizzazione di una democrazia la quale, se dovesse effettivamente corrispondere a ciò che la Costituzione dice, già sarebbe una democrazia di tipo nuovo, diverso [...] dalle democrazie capitalistiche di tipo tradizionale. Di qui noi abbiamo derivato l'orientamento generale della nostra lotta politica, che è stata una lotta democratica per l'applicazione della Costituzione repubblicana nei suoi principi politici e nei suoi principi economici, per l'attuazione, cioè, di quelle riforme che, in modo più o meno esplicito, essa indica. Linea politica, quindi, di conseguente sviluppo democratico e di sviluppo nella direzione del socialismo attraverso l'attuazione di riforme di struttura previste dalla Costituzione stessa» (Palmiro Togliatti, ''La via italiana al socialismo'', rapporto al CC del PCI, 24 giugno 1956, in preparazione dell'VIII Congresso. Il testo è presente sia nel citato vol. VI delle Opere di Togliatti a cura di L. Gruppi, sia nel volume di Opere scelte, a cura di G. Santomassimo.</ref>
Syracuse venne fondata nel 1867. Prende il nome dalla città di [[Syracuse (New York)|Syracuse]], nello [[New York (stato)|Stato di New York]].<ref>{{Cita libro|url=http://books.google.com/books?id=YbyjamQWtScC&lpg=PA1&pg=PA25#v=onepage&q&f=false |titolo=Our Storehouse of Missouri Place Names |editore=University of Missouri Press |autore=Ramsay, Robert L. |anno=1952 |pp=25}}</ref>
 
== Geografia fisica ==
Sopravvissuto ad un attentato nel [[1948]], Togliatti morì nel [[1964]], durante un periodo di vacanza che stava trascorrendo in [[Penisola di Crimea|Crimea]] sul [[Mar Nero]], nell'allora [[Unione Sovietica]].
Syracuse è situata a {{coord|38|40|12|N|92|52|30|W}} (38.669904, -92.874911).<ref name="GR1">{{cita web|url=https://www.census.gov/geo/www/gazetteer/gazette.html|editore=[[United States Census Bureau]]|accesso=17 settembre 2016|data=12 febbraio 2011|titolo=US Gazetteer files: 2010, 2000, and 1990}}</ref>
 
Secondo lo [[United States Census Bureau]], ha un'area totale di 0,38 miglia quadrate (0,98&nbsp;km²).
== Biografia ==
=== Le origini familiari e gli studi ===
Palmiro Togliatti vide la luce da una famiglia di origini [[piemonte]]si; il padre, Antonio, nacque nel [[1852]] a [[Coassolo Torinese|Coassolo]], in [[provincia di Torino]]. La famiglia avrebbe voluto destinarlo alla carriera ecclesiastica ma Antonio, dopo il [[seminario]] a [[Giaveno]], non volle prendere i voti e si trasferì a [[Torino]], si diplomò maestro e dopo un periodo d'insegnamento si impiegò dapprima come istitutore e poi come contabile nell'amministrazione dei [[convitto|Convitti]] nazionali del Regno, sposando una maestra elementare torinese, Teresa Viale, che divenne «la figura centrale della famiglia».<ref>P. Togliatti, intervista a «Noi donne», 20 agosto 1964.</ref>
 
== Società ==
Il lavoro del padre costrinse i Togliatti a frequenti spostamenti in diverse città. La madre dovette lasciare l'insegnamento per occuparsi esclusivamente della famiglia che intanto andava crescendo: il primogenito [[Eugenio Giuseppe Togliatti|Eugenio]] nacque a [[Orbassano]] nel [[1890]], Maria Cristina e Palmiro a [[Genova]], nella casa di via Albergo dei Poveri 9, rispettivamente nel [[1892]] e nel [[1893]], mentre l'ultimo figlio Enrico nacque a Torino nel [[1900]]. Il nome Palmiro gli venne dato perché nato nel giorno della [[Domenica delle palme|Domenica delle Palme]]. I genitori erano infatti religiosi senza che questo fosse vissuto dal giovane Togliatti come un'imposizione: «Per abitudine si andava a messa tutte le domeniche, ma non sentii mai il problema religioso con troppa intensità».<ref>P. Togliatti, intervista a «Noi donne», cit.</ref>
=== Evoluzione demografica ===
Secondo il [[censimento]]<ref name="FactFinder">{{cita web|titolo=American FactFinder|url=http://factfinder2.census.gov/faces/nav/jsf/pages/index.xhtml|editore=[[United States Census Bureau]]|accesso=17 settembre 2016}}</ref> del 2010, c'erano 172 persone.
 
=== Etnie e minoranze straniere ===
Nel [[1897]], a [[Novara]], dove intanto la famiglia si era trasferita, Palmiro frequentò insieme con la sorella<ref>Avendo anticipato di un anno l'inizio degli studi.</ref> la prima elementare, ma proseguì gli studi a Torino; poi, dal [[1902]] fu a [[Sondrio]], dove conseguì la licenza ginnasiale, e dal [[1908]] frequentò il [[Liceo classico Domenico Alberto Azuni|Liceo classico Azuni]] di [[Sassari]], dove risultò con la sorella il migliore dell'Istituto, ottenendo così entrambi la "licenza d'onore", che li esonerava dall'obbligo di sostenere l'esame finale di [[Esame di maturità|maturità]].<ref>Giovanni Maria Cherchi, ''Togliatti a Sassari 1908-1911''; ''Togliatti inedito'', in «Rinascita sarda», 1-15 aprile 1971 e [[Aldo Agosti|A. Agosti]], ''Togliatti'', 2003, p. 6.</ref>
Secondo il [[censimento]] del 2010, la composizione etnica della città era formata dal 98,8% di [[bianchi americani|bianchi]] e l'1,2% di due o più etnie. Ispanici o [[latinos]] di qualunque razza erano il 3,5% della popolazione.
 
Il padre Antonio, malato di [[Neoplasia|cancro]], si era intanto dovuto ricoverare in [[ospedale]] a Torino, morendovi il 21 gennaio [[1911]]: la famiglia, già di condizioni modeste, cadde in serie ristrettezze economiche. Trasferita la famiglia nell'estate del 1911 nella casa torinese di Lungodora Firenze 55, la madre Teresa si diede a lavorare di cucito mentre Eugenio, studente dell'ultimo anno di [[matematica]], dava lezioni private, unitamente a Palmiro e Maria Cristina, che pure studiavano per superare il concorso con il quale il Collegio Carlo Alberto metteva a disposizione 65 [[borsa di studio|borse di studio]] di 70 lire mensili per frequentare l'[[Università degli Studi di Torino|Università di Torino]]. Nell'ottobre [[1911]] entrambi superarono gli esami: Palmiro si classificò secondo e Maria Cristina undicesima: al nono posto figurò un giovane venuto dalla [[Sardegna]], [[Antonio Gramsci]], futuro compagno di Togliatti nelle lotte politiche. Gramsci s'iscrisse, come Maria Cristina, alla facoltà di [[discipline umanistiche|lettere]], mentre Palmiro, che avrebbe voluto seguire i corsi di [[filosofia]], per decisione dei familiari dovette iscriversi alla Facoltà di [[giurisprudenza]].
 
[[File:Il giovane Togliatti.jpg|thumb|left|Togliatti negli anni venti]]
Non è chiaro il preciso percorso intellettuale del giovane Togliatti: nel clima culturale di quegli anni stavano ormai prevalendo sul vecchio [[positivismo]] le correnti neo-idealistiche che andavano dal magistero di [[Benedetto Croce]] fino alle espressioni più esasperate di [[nazionalismo]] e di [[spiritualismo]]. Se a queste ultime Togliatti dichiarerà sempre di essere rimasto estraneo, è certo che Benedetto Croce soprattutto, e poi ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'' di [[Giuseppe Prezzolini]], [[Gaetano Salvemini]] e [[Romain Rolland]] ebbero non poca parte sulla sua formazione giovanile, mentre il primo accostamento al [[marxismo]] sarebbe avvenuto soprattutto tramite gli scritti del [[Antonio Labriola|Labriola]]. Ma due furono gli elementi decisivi che portarono Togliatti al socialismo marxista: l'amicizia di Gramsci e la concreta realtà sociale torinese, che vedeva allora lo sviluppo di un forte e organizzato [[movimento operaio]].<ref>A. Agosti, cit., pp. 10-11.</ref>
 
Togliatti s'iscrisse al [[Partito Socialista Italiano|Partito socialista]] nel [[1914]], anche se non frequentò la vita di partito per diversi anni, e allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] si dichiarò favorevole all'intervento dell'Italia a fianco dell'[[Triplice intesa|Intesa]],<ref>Il fratello Eugenio affermò che Togliatti e Gramsci «erano entrambi ipercritici nei confronti dell'atteggiamento neutralista del governo e duramente antigiolittiani», in G. Bocca, ''Palmiro Togliatti'', p. 32.</ref> secondo una considerazione politica, presente anche se minoritaria fra gli stessi socialisti, che portava a distinguere «fra la guerra imperialista e le giuste rivendicazioni nazionali contro i vecchi [[Imperialismo|imperialismi]]. Non ritenevano giusto che alcune province italiane rimanessero sotto il dominio di uno Stato straniero, per di più reazionario».<ref>Battista Santhià, militante socialista e poi comunista, in G. Bocca, cit., p. 34.</ref>
 
Dopo una brillante serie di studi conclusa con la media del 30, Togliatti si [[laurea|laureò]] nel novembre [[1915]] con la tesi ''Il regime [[dogana]]le delle [[colonia (territorio)|colonie]]'', discussa con [[Luigi Einaudi]]. Seguendo la sua primitiva inclinazione, s'iscrisse anche alla facoltà di Lettere e Filosofia, ma la guerra prima e l'attività politica poi gli impedirono di conseguire la seconda laurea. Infatti, pur riformato per la forte [[miopia]], nel [[1915]] si arruolò volontario nella [[Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale|Croce Rossa]], prestando servizio in diversi ospedali, anche al fronte. Nel frattempo, le necessità belliche indussero i Comandi militari a rivedere i criteri di arruolamento, così che nel [[1916]] Togliatti fu dichiarato "abile e arruolato"<ref>Dizione formale allora in uso per l'esito positivo della visita di leva.</ref>; fu così assegnato in forza al 54º Reggimento Fanteria per poi passare, su sua richiesta, al [[2º Reggimento alpini|2º Reggimento Alpini]]. Nel [[1917]] fu ammesso al corso allievi ufficiali di [[Caserta]] che superò senza però ottenere la nomina a ufficiale a causa di una grave [[pleurite]] intervenuta nel frattempo: [[caporal maggiore]] alla [[sanità militare|sanità]], nel dicembre del [[1918]], allo scadere di una lunga licenza, fu congedato.<ref>G. Bocca, cit., pp. 37-40.</ref>
 
=== L'inizio dell'attività politica ===
==== ''L'Ordine Nuovo'' ====
[[File:L'Ordine Nuovo.jpg|thumb|Il primo numero de ''L'Ordine Nuovo'']]
A Torino, Togliatti insegnò [[diritto]] ed [[economia]] in un Istituto privato e collaborò come [[giornalista|cronista]] nel [[quotidiano]] socialista ''[[Avanti!]]'': s'impegnò anche nell'attività politica delle sezioni del Partito e tenne il suo primo comizio a [[Savigliano]].
 
Nel [[1919]] il Partito socialista era in piena espansione di consensi elettorali, particolarmente nel capoluogo piemontese, dove lo sviluppo [[industria]]le aveva creato un forte nucleo operaio. Dopo il successo della [[Rivoluzione russa]] i giovani socialisti torinesi, Gramsci in testa, avevano avvertito che, di fronte all'inerzia dei dirigenti socialisti nazionali – parte dei quali ritenevano che la rivoluzione socialista sarebbe avvenuta ineluttabilmente per forza propria, mentre altri consideravano strategica una politica esclusivamente [[riformismo|riformista]] - quello torinese poteva essere un laboratorio politico dove sviluppare le premesse di una [[rivoluzione]] italiana, per conseguire la quale occorreva però un'azione diretta allo scopo. Per dare voce a tali esigenze, per comprendere i nuovi, enormi problemi creati dalla guerra e dalle rivoluzioni che si sviluppavano in Europa e per fare i conti con la cultura italiana contemporanea, [[Antonio Gramsci|Gramsci]], [[Angelo Tasca|Tasca]], [[Umberto Terracini|Terracini]] e Togliatti fondarono il settimanale ''[[L'Ordine Nuovo]]'', il cui primo numero uscì il 1º maggio 1919.
 
Togliatti vi tenne la rubrica culturale «La battaglia delle idee», con articoli spesso polemici: ne fecero le spese il già ammirato [[Giuseppe Prezzolini|Prezzolini]], ora giudicato un [[moralista]], un «maestro di scuola, predestinato alla sterilità», lo scrittore [[Piero Jahier]], cui rimproverò il dilettantismo politico e [[Piero Gobetti]], un «predicatore del rinnovamento morale del mondo», un «ragazzo d'ingegno» sì, ma dal «frasario nuvoloso che dovrebbe dare l'illusione della profondità».<ref>P. Togliatti, ''Opere'', I, pp. 28-72.</ref> La recensione al libro ''Polemica liberale'' del noto giornalista [[Mario Missiroli (giornalista)|Missiroli]] gli diede occasione, dopo aver riconosciuto i meriti storici dei principi liberali, di denunciare i limiti del liberalismo politico italiano, «movimento di un'[[aristocrazia]] intellettuale e non riscossa di sane e forti energie sociali», rispetto al quale «il socialismo può diventare il vero liberatore del paese nostro».<ref>P. Togliatti, ''Opere'', I, pp. 63-67.</ref>
 
[[File:Bordiga.gif|thumb|left|upright|Amadeo Bordiga]]
Da giugno, sotto l'impulso di Gramsci, il settimanale mutò interessi e contenuti: meno rassegne culturali e più attenzione alle forme di organizzazione che il movimento operaio italiano si stava dando, sulla scorta dell'esperienza russa dei ''[[Soviet]]'' come di quella tedesca dei ''[[Revolutionäre Obleute]]'' e degli ''[[Arbeiterräte]]'' austriaci: la creazione dei Consigli operai. La commissione di fabbrica è giudicata da ''L'Ordine Nuovo'' non solo un organo di democrazia operaia ma anche il nucleo di un futuro potere [[proletariato|proletario]], l'«ordinatrice di fatto e di diritto di tutto il regime di produzione e di scambio».<ref>P. Togliatti, ''Opere'', I, p. 108.</ref>
 
Le valutazioni positive de ''L'Ordine Nuovo'' contrastavano con le posizioni critiche, per diversi motivi svolte al riguardo tanto dai sindacalisti della Camera del Lavoro&nbsp;– che rimproverano di [[anarchismo]] quegli operai&nbsp;– quanto da [[Amadeo Bordiga]], che dalla rivista ''Soviet'' accusava l'iniziativa di «economicismo»: il proletariato non può emanciparsi sul terreno dei rapporti economici «mentre il capitalismo detiene, con lo Stato, il potere politico».<ref>A. Agosti, cit., p. 22; sul problema generale cfr. F. De Felice, ''Serrati, Bordiga, Gramsci e il problema della rivoluzione in Italia. 1919-1920'', 1971.</ref>
[[File:Togliatti giovane.jpg|thumb|Togliatti nel periodo della collaborazione a [[L'Ordine Nuovo]]]]
Il movimento dei Consigli continuò a svilupparsi, insieme all'estensione dei conflitti sindacali, delle [[serrata|serrate]] e delle occupazioni delle fabbriche, e gli ordinovisti, come del resto la [[Federazione Impiegati Operai Metallurgici|FIOM]], appoggiarono l'occupazione della [[FIAT]], avvenuta il 1º settembre [[1920]] a seguito della serrata industriale, che fu imitata da quasi tutte le fabbriche della città, e la gestione della produzione attivata dai Consigli operai in assenza dei tecnici e dei dirigenti della fabbrica. Togliatti, che in luglio aveva assunto la carica di segretario della Sezione socialista torinese, era convinto che la [[dittatura]] proletaria fosse attuabile «perché era realizzata la sua fondamentale premessa storica: il prevalere del proletariato industriale e rivoluzionario nella vita del paese, e l'imporsi della sua ideologia di conquista a tutte le categorie di lavoratori».<ref>P. Togliatti, ''Opere'', I, p. 273</ref>
 
==== La fondazione del Partito comunista ====
L'occupazione ebbe termine il 26 settembre 1920 con un compromesso tra la proprietà e gli operai favorito da [[Giovanni Giolitti|Giolitti]]. Di fronte all'inerzia del Partito socialista gli ordinovisti si convinsero che «il destino della rivoluzione socialista dipende soprattutto dall'esistenza di un partito che sia veramente un partito comunista»,<ref>P. Togliatti, ''Avanti!'', 10 ottobre 1920.</ref> e la Sezione torinese decise a grande maggioranza di costituirsi in frazione comunista, partecipando con Gramsci al Convegno di [[Imola]] che il 29 novembre sancì ufficialmente la frazione comunista del Partito socialista, che vedeva in Amadeo Bordiga il suo leader più prestigioso. Il 15 gennaio [[1921]] si aprì a [[Livorno]] il [[XVII Congresso del Partito Socialista Italiano|XVII Congresso socialista]] e il giorno 21 la minoranza comunista si costituiva in partito, il [[Partito Comunista d'Italia|Partito comunista d'Italia]]: degli ordinovisti, erano presenti a Livorno Gramsci e [[Umberto Terracini|Terracini]], mentre Togliatti era rimasto a Torino a dirigere ''L'Ordine Nuovo'', già divenuto quotidiano.
 
Da tempo erano iniziate le violenze delle [[squadrismo|squadre fasciste]] nell'indifferenza delle [[polizia|forze dell'ordine]], che privilegiavano la sorveglianza dei comunisti. Il fascismo è giudicato «la parte peggiore della [[borghesia]] italiana, quella che non ha mai fatto l'abitudine a una scuola di pensiero, quella che è classe dominante unicamente per una specie di diritto di [[ereditarietà genetica|ereditarietà]]; ma non possiede alcuna delle qualità che occorrono ai dirigenti di uno Stato».<ref>P. Togliatti, ''Opere'', I, pp. 279-280.</ref>
 
Saluta l'opposizione alle violenze fasciste di [[Firenze]] del marzo 1921 scrivendo che «il proletariato non deve mai dare esempio di viltà [...] meglio, cento volte meglio, lasciare cinquanta morti sul lastrico di una città che tollerare senza reazione la violenza e l'offesa», e di fronte all'incendio della [[Camera del Lavoro di Torino]], avvenuto senza incontrare opposizione, scrive il 4 maggio 1921: «Quando ti pentirai, o popolo, di quello che non hai fatto, di quello che non hai ancora saputo fare, di quello di cui gli avversari tuoi hanno dovuto farti la scuola? [...] Ma non rallegratevi, borghesi: nell'animo del popolo d'Italia maturano propositi. E non parole, non canti, ma fuoco e cenere d'incendi, e secco scoppiettare di fucilate li fan maturare».<ref>A. Agosti, ''Palmiro Togliatti'', cit., p. 37.</ref>
Mentre Gramsci rimase a Torino a dirigere ''L'Ordine Nuovo'', alla fine dell'estate del 1921 Togliatti venne mandato a [[Roma]], «città dei trafficanti e dei burocrati, città del popolo eroico e generoso e della borghesia vile e parassita»,<ref>P. Togliatti, Opere, I, p. 303.</ref> come redattore-capo del quotidiano «Il Comunista», diretto dal [[deputato]] [[Luigi Repossi]], che iniziò le pubblicazioni l'11 ottobre: percepiva 1.500 lire al mese e alloggiava in una pensione di via Giovanni Lanza 152; continuò tuttavia a collaborare anche al quotidiano torinese, telefonando alla sera le proprie corrispondenze. A Roma si stampava anche «Compagna», diretta da [[Giuseppe Berti]]: fra le redattrici vi era la torinese [[Rita Montagnana]], sorella di [[Mario Montagnana|Mario]], un altro redattore de ''L'Ordine Nuovo'', e tra Rita e Togliatti nacque qualche tempo dopo una relazione che sfocerà nel [[matrimonio]], celebrato nel Municipio di Torino il 27 aprile [[1924]].
[[File:Tesserapcd21.jpg|thumb|upright|Tessera del PCd'I del 1921]]
[[File:Mario Montagnana.jpg|thumb|left|upright|Mario Montagnana]]
Il III Congresso dell'[[Internazionale Comunista]], nel giugno del [[1921]], di fronte all'esaurirsi della spinta rivoluzionaria in Europa, aveva stabilito la nuova [[tattica]] che i partiti comunisti nazionali avrebbero dovuto seguire: quella di un fronte unico con i partiti socialisti per opporsi alla montante reazione della [[destra (politica)|destra]]. Tuttavia il Partito comunista d'Italia si oppose a quell'indirizzo e nel suo II Congresso, tenuto a Roma nel marzo del [[1922]], Bordiga e Terracini, per la maggioranza dei congressisti, ribadirono nelle loro tesi il rifiuto a ogni accordo con i socialisti, sottovalutarono il pericolo fascista e previdero uno sbocco [[socialdemocrazia|socialdemocratico]] alla crisi italiana: restava operante solo l'intesa con i socialisti sul piano sindacale.<ref>P. Spriano, ''Storia del Partito comunista italiano'', 1990, I, 10, pp. 178-183.</ref> Gramsci e Togliatti, che entrò a far parte del Comitato Centrale, si allinearono con la maggioranza di Bordiga, pur non condividendo l'opposizione alle direttive del Comintern, perché temevano una frattura, se non una scissione nel partito.<ref>«Al Congresso di Roma, votando, sia pure a titolo consultivo, le tesi che l'Internazionale comunista ha disapprovate, abbiamo aperto una crisi internazionale per evitare una crisi interna che avrebbe avuto conseguenze ben più gravi»: Togliatti al V Congresso dell'Internazionale comunista, 25 giugno 1924, in P. Spriano, cit., p. 189.</ref>
 
Il 5 ottobre, commentando la conclusione del XIX Congresso socialista, Togliatti scrisse su ''L'Ordine Nuovo'' che l'espulsione dal PSI dei riformisti di [[Filippo Turati|Turati]] rappresentava un segnale positivo per il riavvicinamento dei due partiti,<ref>P. Togliatti, ''Dopo la scissione'', in ''L'Ordine Nuovo'', 5 ottobre 1922.</ref> un concetto ribadito il 12 ottobre, in un discorso tenuto al Comitato centrale del Partito.<ref>P. Spriano, cit., p. 217.</ref>
 
=== L'avvento del fascismo ===
Il 28 ottobre [[1922]], in coincidenza con la [[marcia su Roma]], una squadra fascista penetrò nella [[tipografia]] dove si stampava «Il Comunista»: vi era anche Togliatti, che riuscì a fuggire. Il quotidiano cessò le pubblicazioni il 31 ottobre, con un ultimo appello all'attività illegale. A Torino, ci aveva pensato il 29 ottobre il [[Questore (ordinamento italiano)|questore]] Benedetto Norcia a chiudere provvisoriamente ''L'Ordine Nuovo'', imitato dal collega di [[Trieste]] che aveva sospeso le pubblicazioni dell'altro quotidiano comunista «Il Lavoratore».
 
Minimizzava intanto, come la maggioranza del gruppo dirigente del Partito, il significato politico dell'avvento dei fascisti al governo: «non hanno profondamente modificato la situazione interna italiana [...] il governo fascista, che è la dittatura della borghesia, non avrà interesse di liberarsi di alcuno dei tradizionali pregiudizi democratici».<ref>A. Agosti, 1996, p. 44.</ref>
 
Togliatti ritornò a Torino, dove il 7 novembre tenne un [[comizio]] in celebrazione dell'anniversario della [[Rivoluzione russa]]; nel dicembre successivo Torino fu sconvolta dalla [[Strage di Torino (1922)|strage del 18 dicembre]], quando gli squadristi, comandati dal console della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|Milizia]] [[Piero Brandimarte]] devastarono la [[Camere del Lavoro|Camera del Lavoro]] e la sede de ''L'Ordine Nuovo'', uccidendo 22 persone. Dopo questo avvenimento Togliatti si distaccò dall'attività politica, per motivi non chiariti: per una [[malattia]],<ref>P. Togliatti, ''La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924'', 1974, p. 52.</ref> per una crisi sentimentale,<ref>Con la fidanzata di allora, Elda Banchetti: cfr. T. Noce, ''Rivoluzionaria professionale'', 1974, p. 53.</ref> per [[paura]] delle [[rappresaglia|rappresaglie]] fasciste o forse perché «per Togliatti la politica era arte di governo, non milizia rivoluzionaria. Forse gli si presentò in quella e in altre occasioni il problema se dovesse veramente abbandonare i suoi studi per dedicarsi unicamente alla politica».<ref>Così Camilla Ravera, in G. Bocca, cit., p. 86. Anche Maria Cristina Togliatti testimonia la volontà del fratello di riprendere gli studi di filosofia all'Università, ivi, p. 78, mentre Andrea Viglongo, dopo la sua espulsione dal Partito, insinuò una sua mancanza di coraggio, ivi, p. 79.</ref> Non fu nemmeno coinvolto dall'ondata di arresti ordinati nel febbraio del [[1923]] da [[Benito Mussolini|Mussolini]]: oltre ai delegati comunisti di ritorno dal IV Congresso dell'Internazionale, che aveva imposto la fusione dei partiti socialista e comunista, furono arrestati più di 5.000 dirigenti comunisti di vario livello;<ref>Lettera di Terracini alla Federazione italiana comunista negli Stati Uniti, 13 febbraio 1923, in Paolo Spriano, cit., I, 18, p. 262.</ref> tra le maggiori personalità, sfuggirono all'arresto, a parte Gramsci, rimasto a Mosca, e [[Angelo Tasca|Tasca]], che si trovava in [[Svizzera]], soltanto Terracini, [[Camilla Ravera]] e lo stesso Togliatti.
[[File:Camilla Ravera.jpg|thumb|upright=0.7|Camilla Ravera]]
L'operazione [[polizia|poliziesca]] coordinata da [[Emilio De Bono|De Bono]] era del tutto illegale e infatti tutti furono prosciolti in istruttoria o assolti alla fine dell'anno nel processo, ma raggiunse lo scopo di allontanare dal Partito i militanti meno decisi e di sconvolgere l'organizzazione, costringendola all'illegalità. In aprile Togliatti riprese i contatti con il Partito, entrando a far parte del Comitato esecutivo: assunto lo pseudonimo di '''Paolo Palmi''', si trasferì nella nuova sede clandestina costituita ad [[Angera]], sul [[Lago Maggiore]].
 
[[File:Mauro Scoccimarro.jpg|thumb|left|upright|Mauro Scoccimarro]]
Erano i giorni in cui l'Internazionale, con un atto d'imperio, aveva imposto al Partito italiano la formazione di un nuovo esecutivo costituito da tre esponenti della maggioranza di sinistra, Togliatti, [[Mauro Scoccimarro|Scoccimarro]] e [[Bruno Fortichiari|Fortichiari]],<ref>Togliatti a Scoccimarro accetteranno la carica, non Fortichiari, che sarà sostituito da [[Egidio Gennari]]: cfr. P. Spriano, cit., I, 19, p. 287.</ref> e da due della minoranza di destra, [[Angelo Tasca]] e [[Giuseppe Vota]], con il compito di portare ad effetto la fusione con la frazione del Partito socialista aderente all'Internazionale,<ref>Per questo motivo chiamata «terzina»</ref> guidata da [[Giacinto Menotti Serrati]]. Togliatti, ancora legato a Bordiga, il quale era nettamente contrario all'operazione, esitava, dichiarandosi disposto ad accettare la carica a condizione di sviluppare «una polemica aperta con l'Internazionale e con la minoranza del partito» e denunciando a Gramsci quello che riteneva essere il tentativo, da parte della minoranza, di liquidare l'«esperienza del movimento politico proletario che ha portato alla creazione del partito comunista».<ref>Lettera a Gramsci e a Scoccimarro, 16 luglio 1923.</ref>
 
Una posizione, questa, giudicata un grave errore da Gramsci, il quale considerava una iattura la contrapposizione del debole Partito italiano con l'Internazionale. L'operazione della fusione non andò in porto. La frazione socialista favorevole all'unificazione con i comunisti fu radiata dal PSI nell'agosto del [[1923]]. Allo stesso tempo Gramsci s'impegnava a costituire nel Partito una maggioranza di centro, cercando di attrarre a sé gli elementi dell'attuale maggioranza di sinistra per isolare tanto Bordiga (considerato un dottrinario che condannava il Partito all'immobilismo) che la destra di Tasca (che intendeva, secondo Gramsci, liquidare nel Partito ogni prospettiva rivoluzionaria e arrivare ad un accordo con altre forze politiche antifasciste) in modo da mantenere la fisionomia del Partito nato a Livorno senza rompere con l'Internazionale comunista. Togliatti finì con l'allinearsi alla strategia di Gramsci, pur con quelle esitazioni che sembravano essere una tipica espressione del suo carattere.<ref>«Togliatti non sa decidersi, com'era un po' sempre nelle sue abitudini: la personalità vigorosa di Amadeo lo ha fortemente colpito»: lettera di Gramsci a Leonetti, 28 gennaio 1924, e Piero Gobetti scrive della «sua inquietudine, che pare cinismo inesorabile e tirannico ed è indecisione, che fu giudicato equivoco e forse è soltanto un ipercriticismo invano combattuto», in ''La Rivoluzione liberale'' (1924), 1998, p. 136.</ref>
 
In Italia la stampa comunista era bersagliata da sequestri motivati dai [[prefetto|prefetti]] con la sua «attività antinazionale» o per l'«istigazione all'odio di classe»: nell'agosto del [[1923]] Togliatti fondò il settimanale «''[[lo Stato Operaio]]''» a [[Milano]], dove si trovava quando, il 21 settembre, venne arrestato insieme con Tasca, Vota, [[Alfonso Leonetti|Leonetti]], [[Egidio Gennari|Gennari]], Mario Montagnana, [[Teresa Noce]] e [[Caterina Piccolato]].<ref>Curiosa la nota informativa su Togliatti dell'anonimo delatore della polizia: «È il despota del Part. Com. d'Italia. Unico e assoluto Membro del Comitato Esecutivo [...] Tutto era nelle sue mani. Denaro, ordini, cifrari, ecc. Lo segnalai ripetutamente ma sempre riuscì a sfuggire [...] Degli arrestati odierni è il più scaltro e il più agguerrito. Lo conosco perfettamente da molti anni e posso affermare e fargli l'onore di riconoscerlo come ''il più furbo dei comunisti italiani''»: in Archivio Centrale dello Stato, ''Ministero dell'Interno, Direzione Generale di PS'', 1923, K 1 b 68.</ref> Denunciati per «complotto contro la sicurezza dello Stato», furono assolti in istruttoria dopo tre mesi di [[Misure cautelari personali coercitive|carcere preventivo]] passati a [[Carcere di San Vittore|San Vittore]].
 
Nell'agosto del 1923 [[Benito Mussolini|Mussolini]] fece approvare dal Parlamento una nuova [[sistema elettorale|legge elettorale]], la [[legge Acerbo]], che assegnava i due terzi dei seggi alla lista che avesse superato il 25% dei voti. Togliatti scrisse che «il fascismo vuole, conquistato il potere, disperdere gli aggregati proletari, impedire una loro unificazione su qualsiasi terreno e provocare invece una unificazione attorno a sé dei gruppi politici borghesi»<ref>P. Togliatti, ''Dopo la riforma elettorale'', in «''lo Stato Operaio''», 16 agosto 1923.</ref>: il 6 aprile [[1924]], le [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni]] confermarono il blocco borghese intorno al «listone» mussoliniano che raccolse il 66,2% dei voti e 375 seggi. L'«Alleanza per l'unità proletaria», la lista unitaria di comunisti e socialisti «terzini», ottenne il 3,8% e 19 deputati, tra i quali Gramsci che così, apparentemente protetto dall'[[immunità (diritto)#Immunità parlamentare|immunità parlamentare]], poté rientrare in Italia: Togliatti non era candidato, mentre Bordiga, benché sollecitato, aveva rifiutato di presentarsi alle elezioni. Il risultato elettorale ottenuto, benché oggettivamente modesto, fu accolto dal Partito con soddisfazione, essendo stato superiore al previsto e vicino a quello ottenuto dagli altri due partiti socialisti.
 
==== La conferenza di Como ====
Il chiarimento interno al Partito si tenne nella conferenza clandestina convocata nella metà di maggio presso [[Como]], nella quale le tre correnti presentarono ciascuna una propria relazione. Togliatti, per il «centro», criticando la concezione bordighiana del partito come un'organizzazione di quadri rivoluzionari isolata dalle masse,<ref>Già Gramsci aveva giudicato il Partito comunista di Bordiga «qualcosa di campato in aria che si sviluppa in sé e per sé e che le masse raggiungeranno quando la situazione sarà propizia», Lettera a Togliatti e Terracini, 9 febbraio 1924, in P. Togliatti, ''La formazione'', cit., p. 195.</ref> sostenne che quello comunista doveva essere sì «il Partito della [[dittatura del proletariato]], ma la dittatura del proletariato sarà una [[password|parola d'ordine]] solo nel momento in cui saremo riusciti a trascinare dietro di noi, a porre sul terreno della lotta per la conquista del potere le grandi masse della popolazione lavoratrice e non solo l'[[avanguardia]] che oggi è raccolta nei nostri Partiti. Per giungere a quel momento bisogna saper costruire tutta una catena storica attraverso i suoi successivi anelli e quindi saper lanciare delle parole d'ordine adattate alla situazione in cui ci troviamo e ai rapporti di forze reali che troviamo dinnanzi a noi».<ref>Paolo Spriano, cit., I, 19, p. 359</ref> Tuttavia i delegati del convegno si espressero ancora in larga maggioranza a favore della sinistra di Bordiga.
 
Alla fine del mese Togliatti, Bordiga, Grieco, Tasca e altri quattordici delegati italiani, partirono per [[Mosca (Russia)|Mosca]] per partecipare al V Congresso dell'Internazionale, il primo tenuto dopo la morte di [[Lenin]], convocato per il 17 giugno [[1924]]. Il tema della relazione svolta da [[Grigorij Evseevič Zinov'ev|Zinov'ev]] era incentrato sulla necessità di combattere tanto le «deviazioni» di sinistra quanto soprattutto di destra presenti in diversi Partiti comunisti. Ritenendo che vi fossero prospettive rivoluzionarie a medio termine, la risoluzione finale dell'Internazionale dichiarava che era necessario non farsi irretire da alleanze con i partiti socialdemocratici: per l'Italia, attraversata da una grave crisi politica a seguito del [[giacomo Matteotti#Il rapimento e l'omicidio|delitto Matteotti]], il compito del Partito comunista era: «1) abbattere il fascismo; 2) scartare dalla scena politica [...] i partiti d'opposizione costituzionale e riformista; 3) riunire dietro di sé le masse operaie e contadine per un'azione di classe mirante alla conquista del potere».<ref>lo Stato Operaio, ''Il programma d'azione del PCI'', 21 agosto 1924.</ref>
 
Nel suo intervento sulla situazione politica italiana, Togliatti, che aveva assunto lo [[pseudonimo]] di «Ercoli», rilevata l'impossibilità dei partiti di sinistra di condurre da soli la lotta contro il [[fascismo]], aveva invece sostenuto la necessità di isolare i fascisti dai loro «temporanei alleati, facendone per un periodo transitorio [...] degli alleati della classe operaia, e di utilizzare tutte le fessure esistenti nell'insieme dei raggruppamenti borghesi e semiborghesi, per favorire contemporaneamente il processo di disgregazione di questo blocco».<ref>Citato in A. Agosti, ''Togliatti'', pp. 65-66.</ref> Stante il rifiuto della sinistra di assumere cariche, vennero eletti al Comitato esecutivo del PCd'I Gramsci (il quale dall'agosto fu investito anche della nuova carica di segretario generale del Partito),<ref>P. Spriano, cit., I, 24, p. 401.</ref>, Togliatti (dallo stesso periodo responsabile anche del settore agitazione e propaganda), Scoccimarro, [[Gaetano Mersù|Mersù]] e [[Fabrizio Maffi|Maffi]].
 
Durante la crisi del [[Storia dell'Italia fascista|regime fascista]] nella seconda metà del 1924, il Partito comunista aumentò il numero dei suoi iscritti e la diffusione della sua stampa, ma non riuscì a incidere sulla crisi: la proposta della creazione di un "antiparlamento" fu respinta sia dai socialisti che dalle altre forze [[secessione dell'Aventino|aventiniane]] che temevano il [[radicalismo]] rivoluzionario dell'iniziativa. Il «nullismo»<ref>Così definito da Gramsci su ''[[L'Unità]]'' del 12 novembre 1924.</ref> dell'Aventino si concretò nel [[Manifesto (programma)|manifesto]] dell'11 novembre che chiedeva l'intervento di un [[vittorio Emanuele III di Savoia|re]] il quale era in realtà solidale con lo stesso Regime: i comunisti decisero allora di rientrare in [[parlamento]] e, dopo il discorso di Mussolini del 3 gennaio [[1925]], la repressione, mai cessata nei confronti dei comunisti, si estese anche alle altre opposizioni. Il 3 aprile Togliatti venne arrestato con cinque capi d'[[imputato|imputazione]], tra i quali quello di «far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i poteri dello Stato». Anche questa volta, essendo intervenuta un'[[amnistia]], non si arrivò al processo e il 29 luglio venne scarcerato: poté così conoscere il figlio Aldo, nato durante la detenzione. Un successivo mandato di cattura, emesso in settembre, non ebbe effetto perché Togliatti, rientrato nella clandestinità, riuscì a far perdere le proprie tracce.
[[File:Komintern (Historia str.240).jpg|thumb|Togliatti e altri dirigenti comunisti alla riunione del Comintern]]
 
==== Il congresso di Lione ====
Nell'autunno si tennero clandestinamente i congressi provinciali di partito: Gramsci, appoggiato da Togliatti e dagli altri esponenti del centro e della destra, vi svolse un'intensa attività allo scopo di strappare alla sinistra il controllo delle Federazioni in vista del III Congresso nazionale da tenersi a [[Lione]]. Qui, dal 20 gennaio [[1926]] vennero presentate e discusse le [[Tesi di Lione|tesi congressuali]], che secondo [[Paolo Spriano]] «sono il prodotto più maturo dello sviluppo teorico leninista di Gramsci e di Togliatti».<ref>P. Spriano, cit., I, 29, p. 497.</ref>
 
Il fascismo viene visto in queste tesi come un'espressione della politica tradizionale delle classi dirigenti italiane, e della lotta del capitalismo contro la classe operaia che ha la sua base sociale «nella piccola borghesia urbana e in una nuova borghesia agraria». Rispetto al tradizionale programma di conservazione e di reazione della classe politica italiana, fatta di accordi e di compromessi, il fascismo ha inteso «realizzare una unità organica di tutte le forze della borghesia in un solo organismo politico sotto il controllo di una unica centrale che dovrebbe dirigere insieme il partito, il governo e lo Stato». Destinato, per le sue stesse premesse, a svolgere un'aggressiva politica imperialistica, «nel campo economico agisce come strumento di una [[oligarchia]] industriale e agraria per accentrare nelle mani del [[capitalismo]] il controllo di tutte le ricchezze del paese. Ciò non può fare a meno di provocare un malcontento nella piccola borghesia la quale, con l'avvento del fascismo, credeva giunta l'era del suo dominio».
 
Era questo un primo elemento di contraddizione nel blocco [[reazione (politica)|reazionario]] creato dal fascismo, al di fuori del quale restavano altri centri di opposizione borghese, come il gruppo [[giovanni Giolitti|giolittiano]]. «Questo gruppo si collega a una sezione della borghesia industriale e, con un programma di riformismo [[laburismo|laburista]], esercita influenza sopra strati di operai e piccoli borghesi».
 
Inserire il [[proletariato]] come terzo elemento della lotta politica italiana e l'alleanza tra la classe operaia del Nord e il proletariato agricolo del Sud, sempre per le tesi congressuali, era la condizione per la creazione di prospettive rivoluzionarie nel paese. Occorreva però che il Partito fosse in costante contatto con la classe operaia e per questo doveva «[[bolscevismo|bolscevizzarsi]]», ossia organizzarsi sullo stesso luogo di lavoro, creandovi cellule comuniste, senza per questo essere un partito di soli operai: «la classe operaia e il suo partito non possono fare a meno degli intellettuali e devono essere in grado di raccogliere e guidare tutti gli elementi che per una via o per un'altra sono spinti alla rivolta contro il capitalismo», come i contadini, possibile tramite politico tra il proletariato e le classi rurali. Si trattava della conferma della necessità di sviluppare un partito di massa.
 
Il Congresso si concluse il 26 gennaio: le ''Tesi'' di Gramsci e Togliatti raccolsero più del 90% dei consensi dei delegati e la sinistra di Bordiga perdette il controllo del Partito. Gramsci fu confermato segretario generale, mentre Togliatti fu confermato all'Esecutivo, all'Ufficio di segreteria e al Comitato centrale.<ref>Sul Congresso di Lione, cfr. P. Spriano, cit., I, 30, pp. 498-513.</ref> Contro l'esito del Congresso la corrente di sinistra presentò ricorso che fu respinto dall'Internazionale.<ref>Partito Comunista d'Italia, Ufficio Politico, da 'L'Unità' del 30 aprile 1926, [http://www.avantibarbari.it/news.php?sez_id=5&news_id=76 Avanti Barbari!]</ref>
 
=== A Mosca, in Svizzera e a Parigi ===
Il 10 febbraio [[1926]] Togliatti lasciò l'Italia con la moglie e il figlio per Mosca, essendo stato nominato capo della delegazione<ref>Comprendente Grieco, Gennari, Roveda, Berti e altri cinque. Bordiga era giunto a Mosca direttamente da Lione: cfr. P. Spriano, II, 1, p. 9.</ref> del Partito italiano per il VI Plenum dell'[[Internazionale Comunista|Internazionale comunista]]: certamente non immaginava che sarebbe rientrato in Italia soltanto diciotto anni dopo. Nel precedente dicembre, nel Partito russo era avvenuto uno scontro interno tra i maggiori dirigenti: quasi emarginato [[Lev Trockij|Trotskij]], erano stati [[Grigorij Evseevič Zinov'ev|Zinov'ev]] e [[Lev Borisovič Kamenev|Kamenev]] ad attaccare [[Nikolaj Ivanovič Bucharin|Bucharin]] e [[Iosif Stalin|Stalin]], contestando loro l'impossibilità di costruire il socialismo nella sola [[Russia]], ma erano rimasti in minoranza. L'Internazionale aveva concordato di non affrontare i problemi interni del Partito russo, ma Bordiga aveva insistito e, dopo uno scontro con Stalin, nella seduta del Plenum criticò il predominio esercitato dal Partito russo e la politica di bolscevizzazione dei Partiti comunisti.
 
Nel suo discorso del 25 febbraio, Togliatti attaccò Bordiga, accusandolo di aver portato il Partito italiano sull'orlo della distruzione, difese l'attuale politica del gruppo dirigente italiano, volta a individuare e approfondire gli eventuali contrasti del blocco reazionario al potere in Italia e manifestò dubbi sulle possibilità - avanzate dalla relazione di Zinov'ev - di svolte rivoluzionarie in [[Europa]]. Togliatti, al termine del Plenum, venne eletto all'Esecutivo dell'Internazionale con Stalin, Zinov'ev, Bucharin, Trotskij, [[Ernst Thälmann|Thälmann]], [[Otto Wille Kuusinen|Kuusinen]], [[Dmitrij Zacharovič Manuil'skij|Manuil'skij]] e altri.<ref>P. Spriano, cit., II, pp. 10-17</ref>
 
==== La lettera di Gramsci ====
Dall'estate del [[1926]] Trotskij, Zinov'ev, Kamenev, [[Karl Radek|Radek]], [[Vladimir Aleksandrovič Antonov-Ovseenko|Antonov-Ovseenko]] e altri dirigenti bolscevichi tentarono un'ultima opposizione contro la maggioranza capeggiata da Stalin, vista come una pericolosa [[autocrazia]], costituendosi apertamente in frazione comunista di sinistra. Conducendo un'agitazione tra gli stessi operai, criticarono il burocratismo e la mancanza di [[democrazia]] interna nel Partito, la persistenza di gravi sperequazioni sociali a favore dei contadini proprietari, avvantaggiati dalla [[Nuova politica economica|NEP]] a danno degli operai, la rinuncia a una politica rivoluzionaria all'esterno (ne era un esempio la recente collaborazione con le laburiste [[Sindacato#Storia|Trade Unions]] in [[Inghilterra]]) e l'intenzione di costruire il [[socialismo]] nella sola Russia, da loro giudicata fonte di degenerazione di tutto il processo rivoluzionario.
[[File:Gramsci.png|thumb|upright=0.8|Antonio Gramsci]]
Il dibattito nel [[Comitato Centrale del PCUS|Comitato centrale russo]] portò alla riaffermazione della politica seguita da Stalin e alla condanna della frazione trotskista e all'esclusione di Zinov'ev dall'Ufficio politico. L'eco del conflitto tra i maggiori dirigenti comunisti russi giunse anche in Italia, dibattuto dagli stessi giornali<ref>Sia quelli fascisti che i superstiti quotidiani liberali</ref> i quali, elogiando la «prudenza» di Stalin, videro nella sua politica la fine della rivoluzione comunista e la sua trasformazione in rivoluzione borghese, insieme con lo sviluppo di un [[capitalismo di Stato|capitalismo di stato]].
 
Gramsci, dalle colonne de ''[[L'Unità]]'', difese la [[politica economica]] seguita in [[Unione Sovietica|URSS]] che, se pur creava privilegi tra le classi, era necessaria alla creazione di quell'accumulazione primitiva che doveva essere la premessa dell'industrializzazione del Paese. A nome del Partito, Gramsci scrisse - probabilmente il 14 ottobre - anche una lettera indirizzata al Comitato Centrale del Partito sovietico; in essa lamentava il pericoloso scontro politico in corso, che rischiava di produrre una scissione nel gruppo dirigente leninista dagli effetti gravi e imprevedibili, elogiava i meriti rivoluzionari di Zinov'ev, Trotskij e Kamenev, ma appoggiava la linea politica della maggioranza, che però veniva invitata, nel condurre la sua lotta, a non oltrepassare «certi limiti che sono superiori a tutte le democrazie formali». Nella lettera si indicava anche «il rischio di annullare la funzione dirigente che il Partito comunista dell'URSS aveva conquistato per impulso di Lenin».
 
La lettera giunse a Mosca il 16 ottobre, quando l'opposizione aveva dichiarato di rinunciare a ogni attività frazionistica, anche se il 18 ottobre la pubblicazione sul [[The New York Times|New York Times]] del cosiddetto ''[[Testamento di Lenin]]'' (contenente serie critiche a Stalin), provocò a partire dal 23 ottobre un nuovo durissimo scontro nel Partito sovietico. Per intanto Togliatti, d'accordo con Bucharin e Manuil'skij, decise di non inoltrare la lettera al Comitato Centrale, spiegando i motivi all'Ufficio politico del Partito italiano e, più diffusamente, in una lettera a Gramsci del 18 ottobre, in cui affermava che «quando si è d'accordo con la linea del CC, il miglior modo di contribuire a superare la crisi è di esprimere la propria adesione a questa linea»; ricordava inoltre che «probabilmente d'ora in poi l'unità della vecchia guardia leninista non sarà più o sarà assai difficilmente realizzata in modo continuo», ma che «non è tanto l'unità del gruppo dirigente (che poi non è mai stata così assoluta) che ha fatto del partito russo l'organizzatore e il propulsore del movimento rivoluzionario mondiale del dopoguerra, quanto piuttosto il fatto che il partito russo ha portato la classe operaia a conquistare il potere». La lettera di Gramsci, nel giudizio di Togliatti, avrebbe fornito argomenti e giustificazioni alla polemica della sinistra.
 
L'Ufficio politico del Partito italiano accettò la decisione di Togliatti, ma Gramsci, risentito, replicò con una lettera personale a Togliatti il 26 ottobre, accusandolo di «burocratismo» e dispiacendosi «sinceramente che la nostra lettera non sia stata capita da te [...] la nostra lettera era ''tutta'' una requisitoria contro le opposizioni». L'arresto di Gramsci, avvenuto l'8 novembre e la successiva detenzione prolungatasi tutta la vita, posero forzosamente fine alla discussione.<ref>Sulla questione della lettera di Gramsci, cfr. P. Spriano, ''Storia'', cit., II, 3, pp. 51-56; A. Agosti, ''Togliatti'', pp. 86-90.</ref>
 
=== Alla guida del Partito comunista ===
Dopo l'[[Anteo Zamboni|attentato di Bologna del 31 ottobre]] [[1926]], Mussolini decise di eliminare le ultime parvenze di democrazia e la sera dell'8 novembre [[1926]], in violazione dell'immunità parlamentare<ref>Spettante a norma dell'art. 45 dello [[Statuto Albertino]]</ref>, furono arrestati tutti i deputati comunisti, tranne [[Ruggero Grieco|Grieco]], [[Arturo Bendini|Bendini]] e [[Egidio Gennari|Gennari]], che sfuggirono alla cattura; la repressione poliziesca, estesa alle altre forze di opposizione, proseguì per due giorni facendo un migliaio di arresti, accompagnata dalle violenze delle squadre fasciste che provocarono una dozzina di morti.<ref>P. Spriano, ''Storia'', cit., II, 4, pp. 65-70.</ref>
[[File:CroppedStalin1943.jpg|thumb|left|upright|Iosif Stalin]]
 
L'organizzazione del Partito fu così sconvolta e tutti i suoi militanti entrarono in clandestinità: [[Camilla Ravera]] dirigeva il Centro interno clandestino del Partito, operante a [[Genova]], a Mosca si decise la costituzione di un Centro estero a [[Parigi]] (dove si sarebbe stampata la rivista teorica «''lo Stato Operaio''»), guidato da Togliatti, mentre a [[Luigi Longo]] veniva affidata la Federazione giovanile. Formalmente Gramsci rimaneva il segretario, ma di fatto la guida del Partito veniva affidata a Togliatti, che pure rimaneva membro dell'Esecutivo del Comintern: come ricordò in seguito [[Ignazio Silone]], «la successione di Togliatti a Gramsci è naturale, la sua preminenza è un dato di fatto [...] nessuno poteva stargli alla pari. Aveva un suo modo di ascoltare a lungo, ma quando prendeva la parola era come se leggesse, veniva fuori la lunga riflessione, sapeva collegare fatti apparentemente secondari a cui nessuno di noi aveva pensato».<ref>Ignazio Silone in G. Bocca, cit., 7, p. 136.</ref>
 
Togliatti e Silone dovettero recarsi nel maggio del [[1927]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], dove era convocato l'VIII Plenum dell'Internazionale: la svolta a destra del Comintern, rappresentata dalla politica del fronte unico con le socialdemocrazie non aveva dato alcun frutto e la frazione di Trotskij aveva buoni motivi per alimentare la polemica anti-staliniana, specie dopo l'esito disastroso dell'alleanza dei comunisti cinesi con il [[Kuomintang]], voluta da Stalin, lo scioglimento dell'accordo sindacale tra sindacati comunisti e [[Sindacato#Storia|Trade Unions]] in Inghilterra, paese che aveva rotto le relazioni diplomatiche con l'URSS e dove una parte dei conservatori, guidati [[Winston Churchill|Churchill]], voleva giungere alla guerra. La maggioranza dell'Esecutivo aveva preparato una risoluzione di condanna di Trotskij sulla base di un documento di quest'ultimo, del quale non si dava tuttavia conto, e pretendeva che i delegati l'approvassero senza venirne a conoscenza. L'opposizione italiana, alla quale si unirono i rappresentanti francesi e svizzeri, fece ritirare la risoluzione.<ref>G. Bocca, cit., pp. 138-144.</ref>
 
Pur opponendosi a sanzioni contro la frazione di Trotskij, Togliatti ne rigettava la linea politica e quando Trotskij e Zinov'ev, avendo manifestato pubblicamente il loro dissenso tra la popolazione, il 14 novembre vennero espulsi dal Partito russo come controrivoluzionari, appoggiò la decisione come inevitabile, scrivendo che essi, avendo negato la possibilità della costruzione del socialismo in Russia, si erano messi contro tutta la storia politica scaturita dalla Rivoluzione.<ref>«lo Stato Operaio», ''Rottura necessaria'', I, 9-10, novembre-dicembre 1927.</ref>
 
Il fallimento della strategia delle intese con le socialdemocrazie produsse una nuova svolta «a sinistra» dell'Internazionale, solo parzialmente accolta da Togliatti, che nel suo ''Rapporto sulla situazione internazionale'' tenuto nel gennaio del [[1928]] alla II Conferenza organizzativa del PCI qualificò la socialdemocrazia «un partito della borghesia il quale conserva una base tra gli operai, difende in seno alla classe operaia l'ideologia della borghesia e si sforza di arrestare gli sviluppi dell'ideologia rivoluzionaria»,<ref>P. Togliatti, ''Opere'', II, pp. 287-328.</ref> ma si oppose al fatto che la [[Confederazione Generale Italiana del Lavoro|CGL]], ricostituita illegalmente in Italia dai comunisti dopo il suo scioglimento decretato dai dirigenti riformisti, rompesse i legami con la Federazione sindacale internazionale di [[Amsterdam]], controllata dai socialisti.
[[File:Gastone sozzi.jpg|thumb|upright=0.7|Gastone Sozzi]]
Rifiutata l'assunzione della direzione dell'Ufficio dell'Internazionale aperto a [[Berlino]], Togliatti diresse il Centro estero del Partito, già costituito a Parigi e trasferito nel [[1927]] a [[Lugano]] e poi, nel [[1928]], a [[Basilea]]. Contrastò l'insofferenza dei giovani comunisti, come [[Luigi Longo|Longo]], [[Pietro Secchia|Secchia]] e [[Edoardo D'Onofrio|D'Onofrio]], che ritenevano che la lotta al fascismo, con la scomparsa delle altre opposizioni democratiche italiane, dovesse essere radicalizzata proponendo, contro il fascismo, l'obiettivo dell'immediato passaggio al socialismo. Togliatti spiegava che per abbattere il fascismo con un'azione rivoluzionaria occorreva una saldatura tra operai e contadini che nella situazione italiana non esisteva affatto, e che se non esistevano più organizzazioni antifasciste borghesi, continuava a esistere una piccola borghesia che poteva essere conquistata all'antifascismo con una politica di rivendicazioni democratiche. Di qui, la necessità di indicare obiettivi politici intermedi, come il ripristino delle libertà civili soppresse dal fascismo: assumere queste iniziative non voleva dire rinunciare al socialismo, ma significava conquistare l'egemonia nella lotta antifascista.<ref>A. Agosti, ''Togliatti'', pp. 104-108.</ref>
[[File:Trotsky Portrait.jpg|thumb|left|upright|Lev Trotskij]]
Si preoccupò anche di rendere più "facili" gli articoli della rivista teorica «''lo Stato Operaio''», e curò l'istruzione teorica e pratica dei giovani militanti, da mandare in Italia per l'azione clandestina: uno di essi, [[Gastone Sozzi]], che doveva costituire un nucleo comunista all'interno delle [[forza armata|forze armate]], venne subito arrestato a [[Milano]] nel novembre del 1928 e morì in [[prigione|carcere]] a seguito delle torture subite.
 
Il 17 luglio [[1928]] si aprì a Mosca il VI Congresso del Comintern, preceduto dalla consueta lotta interna fra i dirigenti del PCUS: ora i dissidenti comprendevano, oltre Kamenev e Zinov'ev, anche il "destro" [[Nikolaj Ivanovič Bucharin|Bucharin]], che accusava Stalin di mettere a rischio la Rivoluzione e di essere «un intrigante senza principi, capace di tutto pur di conservare il potere».<ref>Secondo una relazione di Tasca: cfr. P. Spriano, ''Storia'', cit., II, 9, p. 169.</ref> Da parte sua, Stalin intendeva attuare una svolta a sinistra per mettere in difficoltà la destra del Partito sovietico dove, già indebolita la corrente di sinistra, avrebbe potuto così assumere il ruolo di dominatore unico: il tema del Congresso divenne la lotta che i Partiti comunisti avrebbero dovuto condurre contro la socialdemocrazia e le analogie esistenti tra questa e il fascismo.
 
Nel suo discorso, Togliatti rifiutò tale assimilazione: il fascismo è «''come movimento di massa, un movimento di piccola e media borghesia, dominato dalla grande borghesia e dagli agrari, che non ha basi in un'organizzazione tradizionale della classe operaia''», mentre la socialdemocrazia «''è un movimento che ha una base operaia e piccolo-borghese e trae la sua forza principalmente da un'organizzazione che è riconosciuta da grandi masse operaie come l'organizzazione tradizionale della loro classe''». Ciò non toglie che la socialdemocrazia possa attuare metodi fascisti - come era avvenuto in [[Germania]] - e perseguire una cosciente politica imperialistica, come dimostrava il recente Congresso socialista di [[Bruxelles]] che, favorevole al «''buon [[colonialismo]]''», visto come presunta fonte di [[Storia economica|progresso]] per i paesi sfruttati, dava una copertura ideologica all'imperialismo.
 
Togliatti attaccò anche il sistema in vigore in altri Partiti comunisti, nei quali il dibattito politico si svolgeva spesso in oscure lotte intestine e le discussioni si concludevano con condanne, misure disciplinari ed espulsioni: un sano centro dirigente, sostenne, si forma attraverso il dibattito aperto e il lavoro comune, e non con il metodo della «lotta senza princìpi e dei compromessi tra gruppi diversi [...] non possiamo chiudere gli occhi che fenomeni simili si presentano oggi».<ref>Sul VI Congresso dell'Internazionale, cfr. P. Spriano, ''Storia'', cit., II, 9; G. Bocca, ''Togliatti'', 8, pp. 152-160; A. Agosti, ''Togliatti'', pp. 111-117.</ref>
 
Ma la lotta interna al PCUS continuava: in settembre Bucharin criticò, nelle sue ''Note di un economista'', l'accelerazione dell'industrializzazione, voluta dalla maggioranza staliniana, che comprometteva, a suo dire, il necessario equilibrio tra industria ed economia. Lo scontro proseguì in dicembre in seno all'Internazionale, dove il delegato italiano [[Angelo Tasca|Tasca]] difese apertamente Bucharin, arrivando a una violenta polemica con Stalin, malgrado le raccomandazioni di Togliatti di «non lasciarsi trascinare, in alcun modo, sopra il terreno ardente e malsicuro della lotta di un gruppo contro l'altro».<ref>Lettera del 6 ottobre 1928: cfr. A. Agosti, ''Togliatti'', p. 119.</ref> Nelle riunioni del Comitato Centrale del PCI, che si tennero dal 23 febbraio al 2 marzo del [[1929]] a [[Parigi]], a motivo dell'espulsione dei comunisti italiani decretata dalle autorità svizzere, Tasca condusse una critica a fondo dei dirigenti russi, della loro politica interna ed estera, e della funzione dell'Internazionale, senza indicare tuttavia «alcun tipo di prospettiva alternativa» per il Partito italiano.<ref>A. Agosti, ''Togliatti'', cit., p. 122.</ref> Le posizioni di Tasca furono considerate «opportunistiche», ma le sue dimissioni dall'Ufficio politico furono respinte. I riflessi della lotta intestina nell'Internazionale portarono, nel marzo [[1930]], all'espulsione di Bordiga dal P.C.d'I., evento in cui Togliatti recitò un ruolo di primo piano.<ref>Risoluzione per la espulsione di Amadeo Bordiga, da ''lo Stato Operaio'', anno IV, n. 3, marzo 1930, [http://www.avantibarbari.it/news.php?sez_id=5&news_id=33 Avanti Barbari!]</ref><ref>Appunti per una critica del bordighismo, da ''lo Stato Operaio'', anno IV, n. 4, aprile 1930, [http://www.avantibarbari.it/news.php?sez_id=5&news_id=122 Avanti Barbari!]</ref>
 
=== Gli anni trenta e la guerra civile spagnola ===
Dal 1934 Togliatti si stabilì definitivamente a Mosca dove, ospitato con moglie e figlio in un palazzo governativo - la [[Lubjanka]] - insieme ad altri fuoriusciti, riuscì in breve tempo a distinguersi per capacità organizzative e fedeltà al partito. Altri comunisti italiani stabilitisi a Mosca dopo il 1926 conobbero una situazione particolarmente difficile. Su segnalazione dei propri dirigenti vennero inviati nei gulag o alla immediata fucilazione in quanto considerati inaffidabili<ref>{{Cita libro|titolo=G. Bocca, Togliatti|data=1991|editore=Mondadori|p=}}</ref> Nel 1935 (anno delle prime [[Grandi purghe|purghe staliniane]]) divenne uno dei massimi dirigenti dell'[[Internazionale Comunista]], tanto che nel 1936 venne inviato come massimo rappresentate dell'Internazionale stessa in Spagna allo scoppio della [[guerra civile spagnola]], dove rimase sino al 1939, coordinando la lotta contro il franchismo e gli altri partiti non stalinisti che furono oggetto di arresti e uccisioni (vedasi tra gli altri ''[[Omaggio alla Catalogna]]'' di [[George Orwell]])<ref>[http://www.memoriedispagna.org/page.asp?ID=3198&Class_ID=10025 Memorie di Spagna] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070624224712/http://www.memoriedispagna.org/page.asp?ID=3198&Class_ID=10025 |data=24 giugno 2007 }}</ref><ref>[http://italian.ruvr.ru/2009/06/24/412568.html Palmiro Togliatti: ''La Voce della Russia'']</ref><ref>[http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=16751 ''"Io, segretario di Togliatti, vi dico che fu il Peggiore"''. Intervista all'ex-segretario di Togliatti, Stefano Lorenzetto]</ref>. Nel [[1936]] Palmiro Togliatti, insieme ad altri 60 esponenti del PCI, nel celebre ''appello ai fratelli in Camicia nera'' si rivolse al "fascismo della prima ora", in contrapposizione al fascismo reazionario al potere:
{{citazione|Popolo Italiano! Fascisti della vecchia guardia! Giovani fascisti! Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori, e vi diciamo: Lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma|Togliatti, ''Stato Operaio''}}
Nel [[1939]] scappò dalla Spagna ormai persa e si rifugiò nuovamente in Unione Sovietica.
 
=== Il ritorno in Italia ===
{{citazione|Convocata domani un'Assemblea nazionale costituente, proporremo al popolo di fare dell'Italia una repubblica democratica, con una Costituzione la quale garantisca a tutti gli italiani tutte le libertà: la libertà di pensiero e quella di parola; la libertà di stampa, di associazione e di riunione; la libertà di religione e di culto; e la libertà della piccola e media proprietà di svilupparsi senza essere schiacciata dai gruppi [...] del capitale monopolistico. Questo vuol dire - prosegue - che non proporremo affatto un regime il quale si basi sulla esistenza o sul dominio di un solo partito. In un'Italia democratica e progressiva vi dovranno essere e vi saranno diversi partiti [...]; noi proporremo però che questi partiti, o almeno quelli che [...] hanno un programma democratico e nazionale, mantengano la loro unità per far fronte a ogni tentativo di rinascita del fascismo.|Palmiro Togliatti, Discorso di Napoli dell'11 aprile 1944}}
Togliatti rientrò in Italia dall'[[Unione Sovietica|URSS]], dopo lo [[Sbarco in Sicilia|sbarco degli Alleati in Sicilia]] e l'[[armistizio di Cassibile]], ricomparendo a Napoli ancora sotto il falso nome di "compagno Ercoli". Immediatamente attuò quella che rimase famosa come la "[[svolta di Salerno]]", con la quale il PCI antepose la lotta antifascista alla deposizione della Monarchia, entrando con gli altri partiti del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] nel secondo [[governo]] guidato da Pietro Badoglio.
Pare assodato che la svolta fosse stata presa in accordo coi voleri di Stalin, così come risultò in seguito dall'analisi degli archivi di Mosca<ref>[http://umanesimo.wordpress.com/2008/04/20/la-resistenza-e-la-svolta-di-salerno-togliatti-e-stalin/ La resistenza e la “svolta” di Salerno. Togliatti e Stalin «MAGISTRA VITAE<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/03/28/togliatti-decise-con-stalin-la-svolta-di.html Togliatti decise con Stalin la 'svolta di Salerno' - Repubblica.it» Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/settembre/17/Salerno_1944_svolta_Stalin_co_0_94091713668.shtml Salerno 1944. la svolta di Stalin<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Dopo la [[liberazione di Roma]] (giugno [[1944]]) Togliatti è Ministro senza portafoglio di quello presieduto dal socialista riformista [[Ivanoe Bonomi]]. Nel secondo governo Bonomi è invece Vice Presidente del Consiglio; in quello successivo, presieduto da [[Ferruccio Parri]] (21 giugno [[1945]]) è Ministro di Grazia e Giustizia, così come lo sarà nel primo Governo guidato da [[Alcide De Gasperi]] (10 dicembre 1945).
Fu Togliatti, a seguito di una decisione collegiale del Governo Italiano presa in nome della riconciliazione tra italiani, ad emanare l'amnistia per tutti coloro che dopo l'8 settembre si erano macchiati di reati politici (cosiddetta "[[amnistia Togliatti]]"). Nel secondo Governo De Gasperi, [[1946]], Togliatti non ricoprì più alcun incarico, pur restando il PCI sostenitore del governo con tre ministri. Nel terzo Governo De Gasperi, [[1947]], il Partito Comunista fu escluso da ogni carica. Togliatti, nell'immediato dopoguerra, fu eletto all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] e successivamente a deputato fin dalla prima legislatura.
 
Già nel dopoguerra Togliatti cominciò un lento distacco dall'URSS [[stalinismo|stalinista]], che pure in pubblico difendeva senza esitazioni, tanto da rifiutare personalmente l'offerta di Stalin di assumere la guida del Cominform nel 1951: come riferito da Nilde Iotti, dopo un incontro caratterizzato da freddezza e irritazione del politico georgiano nei confronti dell'italiano, Togliatti lasciò definitivamente Mosca: ''«Arrivando a Vienna, di ritorno dall'Unione Sovietica, si lasciò andare: Finalmente liberi!»''.<ref name=mosca/>
 
=== Le elezioni del 1948 e l'attentato ===
[[File:Pietro Valdoni e Palmiro Togliatti.jpg|thumb|Togliatti in ospedale con il chirurgo Valdoni]]
Il 18 aprile [[1948]], le prime elezioni politiche della storia della [[repubblica]] sancirono la vittoria della [[Democrazia Cristiana]] e dei suoi alleati e la sconfitta del fronte delle sinistre ([[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]] e [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]]), dopo una campagna elettorale molto combattuta.<ref name=luglio/>
 
Alle 11.30 del 14 luglio [[1948]] Togliatti subì un attentato: fu colpito da tre<ref>Secondo AA.VV., ''Storia d<nowiki>'</nowiki>Italia'', DeAgostini 1991, Pallante esplose due colpi di rivoltella contro il segretario del PCI. L'episodio è rivissuto anche nel film ''[[Una vita difficile]]'' di Dino Risi.</ref> colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre usciva da [[Palazzo Montecitorio|Montecitorio]] in compagnia di [[Nilde Iotti]] (giovane membro del Pci eletta alla [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Costituente]], con la quale aveva intrecciato una relazione nel 1946, quando la Iotti aveva 26 anni).<ref name=luglio>[http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/1947-1960/1948attentato/ ''L'attentato a Togliatti''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140103082936/http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/1947-1960/1948attentato/ |data=3 gennaio 2014 }}</ref>
 
L'autore dell'attentato era [[Antonio Pallante]], un giovane esaltato<ref name=pallante>[http://www.corriere.it/politica/09_dicembre_16/sciacca-intervista-pallante_78d3c89e-ea22-11de-8d37-00144f02aabc.shtml ''Sparò a Togliatti: «In quegli anni era diverso, ora serve calma»'']</ref>, studente di [[giurisprudenza]]<ref name=pallante/>, fortemente [[anticomunismo|anticomunista]] e simpatizzante del ''[[Fronte dell'Uomo Qualunque|qualunquismo]]'', spaventato dagli effetti che la politica filo-sovietica del "Migliore" (come ormai Togliatti iniziava ad esser soprannominato ironicamente dai suoi avversari) avrebbe potuto avere sul Paese.<ref name=luglio/><ref name=pallante/> I proiettili di tipo scadente e con capacità limitata di penetrazione (a ciò si deve la sopravvivenza di Togliatti<ref name=difetto/>), sparati da una vecchia pistola [[calibro (armi)|calibro]] 38 (ancora in buono stato, a differenza di quanto detto da molti storici che ne parlarono come di un ferrovecchio<ref name=difetto/>), secondo i resoconti colpirono il leader del PCI alla [[nuca]] e alla [[schiena]], mentre una terza pallottola, si disse all'epoca, sfiorò la [[testa]] del politico; in realtà, come risulta dalla perizia balistica e medica resa nota dopo 60 anni, nel 2008, un proiettile colpì Togliatti alla nuca, ma non sfondò la calotta cranica, schiacciandosi sull'apofisi occipitale e rimbalzando sul selciato, poiché non era incamiciata con l'usuale lega di rame e zinco e perché in essa non era presente antimonio, utilizzato per indurire il piombo.<ref name=difetto/> In tal caso il proiettile avrebbe potuto ferire mortalmente Togliatti.<ref name=difetto/> Gli altri due colpi esplosi da Pallante invece non furono letali poiché colpirono l'emitorace sinistro, scheggiando una costola del leader comunista e provocando lacerazioni nei polmoni, facilmente guaribili in un paio di mesi, come avverrà; il pericolo per il capo del PCI fu il possibile dissanguamento, nei minuti successivi.<ref name=difetto>[http://www.ilgiornale.it/news/difetto-nel-proiettile-cos-togliatti-si-salv.html ''Un difetto nel proiettile: così Togliatti si salvò'']</ref> Ricoverato d'urgenza, Togliatti fu operato con successo dal [[chirurgia|chirurgo]] [[Pietro Valdoni]].<ref name=luglio/> Pallante fu arrestato subito dai carabinieri di Montecitorio, ai quali non oppose resistenza, e condannato poi a 13 anni e 8 mesi di carcere, poi ridotti e 10 anni e 8 mesi e infine amnistiati per la metà (uscì nel 1953 dopo cinque anni di reclusione).
 
Poche ore dopo il ferimento si verificarono incidenti in diverse località fra le quali [[Roma]], [[La Spezia]], [[Abbadia San Salvatore]]; nel corso di violentissime manifestazioni di protesta si registrarono alcuni morti a [[Napoli]], [[Genova]], [[Livorno]] e [[Taranto]]. Genova reagì con forse maggiore tempestività e impegno, sia per la forte presenza comunista fra la sua popolazione, sia perché a molti non era sfuggito il ricordo sentimentale di un Togliatti genovese (anche se emigrato subito dopo la nascita in Sardegna e poi vissuto a Torino e in gran parte in Russia)<ref>[Traversaro E.F., Una rivoluzione mancata: Genova 14 luglio 1948, The Boopen, Pozzuoli, 2010, pp.&nbsp;44–45]</ref>.
 
Gli operai della [[FIAT]] di [[Torino]] sequestrarono nel suo ufficio l'[[amministratore delegato]] [[Vittorio Valletta]]. Buona parte dei [[Telefono|telefoni]] pubblici smisero di funzionare e si bloccò la [[ferrovia|circolazione ferroviaria]]. Il [[Democrazia Cristiana|democristiano]] [[Mario Scelba]], ministro dell'interno, impartì disposizioni ai [[Prefetto|prefetti]] per vietare ogni forma di manifestazione, e l'intero paese sembrò sull'orlo della [[guerra civile]]. Gli [[Conferenza di Jalta|accordi di Yalta]] e la presenza di truppe [[statunitensi]] sul [[territorio]] italiano sconsigliavano un'[[insurrezione]] armata.<ref name=luglio/> Nelle ore in cui si attendeva l'esito dell'intervento chirurgico, si diffusero le più diverse voci sullo stato di salute di Togliatti: circolò anche la notizia della morte del segretario comunista<ref name=luglio/>, e si disse che Togliatti era rimasto vittima della "reazione fascista" come [[Giacomo Matteotti]] nel 1924.<ref>[http://www.bibliotecamarxista.org/antoniello%20donato/lattentato%20a%20togliatti.pdf Antonello Donato, ''L'attentato a Togliatti'']</ref>
 
Il clima politico del paese era caldissimo: soltanto due mesi prima, si era consumata la sconfitta del Fronte.<ref name=luglio/> Il bilancio, nella sola giornata del 14 luglio, fu di 14 morti e centinaia di feriti. Negli scontri perirono dieci manifestanti e quattro agenti di Pubblica Sicurezza<ref>[http://www.polizianellastoria.it/index.php?option=com_content&view=article&id=124:quella-sottile-linea-rossa-lattentato-a-palmiro-togliatti&catid=1:home1&Itemid=74 Quella sottile linea rossa - l'attentato a Palmiro Togliatti<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.leftcom.org/it/articles/2011-04-25/il-fascismo-e-la-%E2%80%9Cdemocrazia%E2%80%9D-contro-i-lavoratori Il fascismo e la “democrazia” contro i lavoratori | Leftcom<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nei due giorni successivi all'attentato, si conteranno altri 16 morti e circa 600 feriti<ref>A. Ciaralli, ''"Liberare le carceri, arrestare treni e tram". Il "Piano K", un documento dell'attività insurrezionale del PCI?'', in ''Segni per Armando Petrucci'', Roma 2002, pp. 60-119; Insurrezione. 14 luglio 1948: l'attentato a Togliatti e la tentazione rivoluzionaria di Carlo Maria Lomartire</ref>. Il Paese tornerà lentamente alla normalità<ref>[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2008/07/Storia-storie-togliatti-14-luglio.shtml?uuid=ffa605fe-4db5-11dd-a728-37a811b9dd49 Da un inserto del Sole 24 Ore]</ref>. L'operazione, infatti, riuscì a salvare Togliatti. Fu proprio il dirigente del Partito Comunista Italiano ad imporre ai membri più importanti della direzione del PCI, [[Pietro Secchia|Secchia]] e [[Luigi Longo|Longo]], di sedare gli animi e fermare la rivolta. Secondo alcuni, se Togliatti fosse morto si sarebbe rischiata una nuova [[guerra civile]], come [[Guerra civile greca|quella greca]] (dove i comunisti uscirono sconfitti).<ref name=difetto/>
 
La possibile insurrezione di massa dei militanti comunisti si arrestò davanti all'ordine di Togliatti di "stare calmi" e di "non fare pazzie".<ref name=luglio/> A detta di alcuni giornali si ritenne che avesse contribuito a moderare gli animi anche l'inaspettata vittoria di [[Gino Bartali]] al [[Tour de France 1948|Tour de France]]. Intervistato anni dopo da "Epoca", in realtà Bartali smentì decisamente la connessione tra i due eventi, rammentando di essere stato raggiunto da una comunicazione telefonica del Presidente del Consiglio, De Gasperi, il quale aveva voluto molto più modestamente sincerarsi se il corridore sarebbe stato in grado di aggiudicarsi la tappa dell'indomani (15 luglio 1948).<ref name=luglio/>
 
=== Dopo la sconfitta del Fronte ===
[[File:Togliatti comizio.jpg|thumb|Togliatti a comizio]]
Sotto la sua segreteria, il PCI divenne il più grande partito comunista [[Europa|europeo]] tra quelli non al potere, il più importante politicamente del [[Civiltà occidentale|mondo occidentale]] anche se non raggiunse mai un consenso elettorale tale da conquistare il primato tra le forze politiche nazionali<ref>I due maggiori successi elettorali vennero raggiunti soltanto anni dopo, sotto la segreteria di [[Enrico Berlinguer]]: il picco massimo di consensi in occasione delle [[elezioni politiche]] del [[1976]] (34,4% alla [[Camera dei deputati]]) e il sorpasso ai danni della DC (33,3% contro 33,0%) alle elezioni del [[Parlamento europeo]] del [[1984]], attribuibile in larga misura alla generale commozione per la recente scomparsa del segretario generale del PCI.</ref>. Ideologicamente, la sua posizione fu di rigetto della via socialdemocratica di ''miglioramento'' della società capitalistica: reagì "con durezza alle affermazioni di [[Piero Calamandrei]], il quale nel ’52, su un numero della rivista [[Il Ponte]]
per intero dedicato ai successi della politica dei laburisti, spiegava
ammirato come essi fossero riusciti a cambiare il volto
della società inglese. Togliatti rispondeva polemicamente che
quella [[Laburismo|laburista]] non era una vera rivoluzione, bensì un modo
ipocrita di conservare l’esistente attraverso modesti cambiamenti
nel sistema capitalistico: insomma un tentativo blando
di modernizzazione che non poteva essere preso a modello,
perché ben altre conquiste attendevano il movimento operaio
italiano, e in primo luogo una riforma radicale dei meccanismi
di accumulazione capitalistica".<ref>Salvo Andò, La discontinuità e il continuiamo, [[Mondoperaio]], n. 5/2014, p. 88.</ref>
 
La sua azione, decisiva per il radicamento del PCI nella società italiana ma altrettanto risoluta nel difendere l'URSS ad ogni costo, divenne più autonoma dopo la morte di Stalin nel [[1953]], commemorato da Togliatti con le seguenti parole: ''«Giuseppe [[Iosif Stalin|Stalin]] è un gigante del pensiero, è un gigante dell'azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano»''.<ref>Citato in Camera dei deputati, Discussioni in Assemblea (resoconti stenografici), ''[http://legislature.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed1098/sed1098.pdf Seduta di Venerdì 6 marzo 1953]'', p. 46858.</ref>
 
Alle elezioni di quell'anno il PCI ottenne il 22,6% dei voti. Man mano che in URSS il nuovo segretario del partito promuoveva la sua linea innovatrice, facendo pace con Tito e denunciando i crimini di Stalin, secondo un'opinione diffusa negli ultimi anni Togliatti assunse una linea a lui ostile, che sarebbe stata abilmente camuffata come ricerca di una "via nazionale" al socialismo. Allo scoppio della [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]] (ottobre 1956), Togliatti tenne a bada il dissenso ed emarginò gli [[Stalinismo|stalinisti]] più irriducibili, incalzando al tempo stesso i dirigenti del PCUS affinché schiacciassero il "fascismo" che secondo lui era risorto in terra [[Ungheria|ungherese]]. In quell'occasione, Togliatti, convinto che fosse in corso una "reazione fascista-clericale" in Ungheria, votò a favore della decisione presa dal regime fantoccio di [[Budapest]], sottoposta alla consultazione dei principali partiti comunisti al potere, di mettere a morte [[Imre Nagy]], il comunista che aveva guidato la [[rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione dell'anno prima]] e il cui carattere democratico e pluralista nessuno studioso mette in dubbio<ref>Federigo Argentieri, ''Ungheria 1956. La rivoluzione calunniata'', op. cit., pp. 142-46</ref>.
 
[[File:Palmiro Togliatti, comizio (a colori).jpg|thumb|Togliatti in una rara immagine a colori]]
Al contempo, l'azione di rinnovamento svolta da Togliatti in Italia dal marzo 1956 in avanti prese le mosse dal XX Congresso del PCUS e dalle riforme avviate da Chruscev, di cui Togliatti dichiarò ripetutamente di condividere l'impostazione, critica nei confronti di Stalin:{{citazione|Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva quasi disperata di persecuzione senza fine, di una diffidenza generale e continua, del sospetto in tutte le direzioni.|Togliatti sul "rapporto Kruscev"<ref>Da ''L'Unità'', 15 marzo 1956.</ref>}}
 
=== La "via italiana al socialismo" ===
{{citazione|Noi siamo democratici in quanto siamo non soltanto antifascisti, ma socialisti e comunisti. Tra democrazia e socialismo non c'è contraddizione.|Palmiro Togliatti<ref>[http://www.liberazione.it/rubrica-file/gia_presente_23112_41_Togliatti-e-la-Costituzione.htm?fontsize=big ''Togliatti e la Costituzione''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402092430/http://www.liberazione.it/rubrica-file/gia_presente_23112_41_Togliatti-e-la-Costituzione.htm?fontsize=big |data=2 aprile 2015 }}</ref>}}
 
Togliatti lanciò quindi la "via italiana al socialismo", che consisteva in una presenza convinta nelle istituzioni rappresentative, abbandonando ogni scorciatoia rivoluzionaria, e al tempo stesso mirava ad accompagnare l'azione istituzionale con l'estensione delle lotte sociali e sindacali. La proposta togliattiana, già elaborata dal 1943 in poi, prevedeva una lunga marcia nelle istituzioni parlamentari per trasformarle progressivamente in senso socialista, accettando però i principi costituzionali votati anche dai comunisti e conquistando pacificamente il consenso degli elettori. Si trattava di una profonda modifica del [[leninismo]], affine al [[revisionismo del marxismo]], che suscitò molte resistenze nei paesi socialisti e anche in URSS.
[[File:Togliatti Iotti.jpg|thumb|Togliatti e Nilde Iotti]]
Citando anche lo stesso [[Karl Marx]]<ref>Marx sostenne, in un discorso ad Amsterdam nel 1872 che gli operai dovessero sì prendere il potere politico per fondare la nuova organizzazione del lavoro», altrimenti mai avrebbero visto «l'avvento del regno dei cieli in questo mondo». Ma, aggiungeva, «non abbiamo affatto preteso che per arrivare a questo scopo i mezzi fossero dappertutto identici. Conosciamo quale importanza abbiano le istituzioni, i costumi, le tradizioni di vari Paesi», e perciò riteneva che nei Paesi più avanzati «i lavoratori possono raggiungere il loro scopo pacificamente»</ref>, Togliatti cercò anche di persuadere i sovietici ad adottare una visione più flessibile del leninismo, ma la sua proposta fu respinta alla Conferenza di Mosca del novembre-dicembre 1957.
 
Nel frattempo Togliatti ordinava l'estromissione dal partito delle componenti rivoluzionarie e oltranziste che non si adeguavano agli ordini della [[Partito Comunista Italiano|Direzione]] del partito, facenti capo alla figura di [[Pietro Secchia]]. Sempre nell'ottica di attuare un deciso repulisti del partito dagli elementi indesiderati, scomodi o ipercritici l'VIII congresso segna la liquidazione dell'ala "di destra" del partito, nelle persone di [[Fabrizio Onofri]] e [[Antonio Giolitti]]. Se l'eliminazione politica di Onofri è poca cosa, per Giolitti il "Migliore" deve attuare una tattica più cauta. Molti comunisti lasceranno il PCI per aderire al PSI ([[Loris Fortuna]], lo stesso Giolitti).
 
Spalleggiato da [[Luigi Longo]], Togliatti controbatte affannosamente alle richieste di effettiva libertà di opinione e discussione nel partito e alla solidarietà espressa nei confronti della rivolta popolare in Ungheria da parte di Giolitti. Quest'ultimo è costretto comunque a lasciare il partito non trovando eco alle sue parole nel blocco granitico del PCI, che perde così una personalità politica e un intellettuale di primissimo piano tra la generazione dei politici "nuovi". Segna inoltre l'incrinarsi di una lunghissima fase che aveva visto gli intellettuali e la cultura italiana identificarsi nel PCI, in una sua identificazione con le forze più dinamiche e innovative del Paese (ruolo guida che sarà assunto di lì a poco dal centro-sinistra dei primi anni '60).
 
Sarà solo nei suoi ultimi anni che Togliatti, coerentemente col suo percorso, esprimerà critiche anche severe all'esperienza sovietica, ad esempio nel ''[[Il memoriale di Yalta|Memoriale di Yalta]]'', uno scritto pubblicato dal partito poco dopo la morte di Togliatti che non contiene alcuna critica all'idea di dittatura del proletariato, e affermando così definitivamente il diritto all'autonomia da Mosca del comunismo italiano.<ref>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/135000/130412.xml?key=Adriano+Guerra&first=71&orderby=1&f=fir ''Il Memoriale di Yalta, l'ultima battaglia''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402093122/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/135000/130412.xml?key=Adriano+Guerra&first=71&orderby=1&f=fir |data=2 aprile 2015 }}</ref>
 
=== La morte ===
Alle elezioni del [[1963]] il PCI ottenne il 25,3% dei voti in entrambe le Camere, fallendo tuttavia l'assalto alla maggioranza relativa.
 
Togliatti, che considerava l'allievo [[Enrico Berlinguer]] come il suo "delfino" (ossia il suo erede politico), nell'estate del [[1964]] si recò a [[Jalta]], località della [[Penisola di Crimea|Crimea]], in [[Unione Sovietica|URSS]], sul [[mar Nero]] per trascorrere una breve vacanza con la compagna [[Nilde Iotti]]<ref name=Jalta/>, subito dopo un viaggio a Mosca dove aveva discusso con [[Leonid Il'ič Brežnev|Brežnev]] (allora numero due del Cremlino, ma che stava per deporre Chruščёv, che Togliatti cercava inutilmente, in quei giorni, di incontrare personalmente) circa l'opportunità di una conferenza internazionale comunista per ricucire i rapporti con la [[Cina]] di [[Mao Zedong]], deteriorati da [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Chruščёv]]. Mentre si trovava nella cittadina sovietica, Togliatti venne colpito da un grave [[ictus]] e da una successiva [[emorragia cerebrale]], non riprendendo più conoscenza: morì alcuni giorni dopo nello stesso luogo. Aveva 71 anni.<ref name=Jalta>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerGiorno.php?year=1964&month=08&day=21 ''La morte di Palmiro Togliatti. Il leader del partito comunista si spegne a Yalta'']</ref>
 
Il 25 agosto 1964, a Roma, si tennero i funerali, con una presenza stimata di un milione di persone.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/Rubriche/Infografiche/flash/funerali.swf|titolo=Funerale di Togliatti|sito=[[Corriere della Sera]] |accesso=15 dicembre 2009}}</ref>.
 
In suo onore, la città russa di Stavropol-sul-Volga venne, su ordine del [[Comitato centrale|Comitato Centrale]] sovietico, rinominata [[Togliatti (Russia)|Togliatti]]. Togliatti è sepolto nel [[cimitero del Verano]], a [[Roma]], accanto ad altri dirigenti del PCI e dove verrà tumulata anche Nilde Iotti, morta nel [[1999]].<ref>[http://ilmanifesto.info/sulla-tomba-di-togliatti/ ''Sulla tomba di Togliatti''], il Manifesto</ref>
 
== I rapporti Cina-URSS ==
Le ricerche condotte sugli archivi del PCI dimostrano che Togliatti stava da alcuni mesi combattendo coi sovietici per impedire la conferenza internazionale che avrebbe dovuto condannare la Cina. Togliatti temeva fortemente la rottura del movimento comunista in due tronconi e fece di tutto per ottenere la cancellazione della conferenza. La documentazione e le testimonianze di Nilde Iotti e di Boffa, il corrispondente de ''L'Unità'' a Mosca, sono concordi nel dire che Togliatti polemizzò con Brežnev e Ponomariov, che invece volevano la condanna dei cinesi. Il ''[[Il memoriale di Yalta|Memoriale di Yalta]]'', il documento che Togliatti aveva appena finito di scrivere quando fu colto dall'emorragia cerebrale, criticava la politica estera sovietica e il modo di impostare i rapporti coi cinesi, ma al tempo stesso ribadiva la fede del PCI nel socialismo.
 
== Aspetti controversi ==
=== L'Unione Sovietica e il PCUS ===
[[File:Palmiro Togliatti.jpg|thumb|Palmiro Togliatti]]
Togliatti insieme ad altri dirigenti comunisti italiani fu responsabile della delazione ai danni di vari comunisti non allineati allo stalinismo, tra cui Rodolfo Bernetich, Renato Cerquetti, Luigi Calligaris, Otello Gaggi e Emilio Guarnaschelli. Le vittime delle delazioni di Togliatti e degli altri dirigenti stalinisti furono condannate a morte o a dure pene detentive durante le purghe di Stalin.<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/04/09/quegli-italiani-vittime-di-stalin-con-la.html?refresh_ce</ref>
 
Alla morte di [[Iosif Stalin|Stalin]], Togliatti lo commemorò alla [[Camera dei deputati]] il 6 marzo [[1953]] affermando che: {{Citazione|Giuseppe Stalin è un gigante del pensiero, è un gigante dell'azione. Col suo nome verrà chiamato un secolo intero, il più drammatico forse, certo il più denso di eventi decisivi della storia faticosa e gloriosa del genere umano [...]|Camera dei deputati, Discussioni in Assemblea (resoconti stenografici), ''[http://legislature.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed1098/sed1098.pdf Seduta di Venerdì 6 marzo 1953]'', p. 46858.}} per poi adeguarsi alle conclusioni del [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX Congresso del PCUS]] che sancì la [[destalinizzazione]], dichiarando: {{Citazione|Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva quasi disperata di persecuzione senza fine, di una diffidenza generale e continua, del sospetto in tutte le direzioni.|[[L'Unità]], 15 marzo [[1956]]}}
 
Nel corso del XVI Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, tenutosi a Mosca nel 1930, dalla pag. 185 del resoconto stenografico emerge questa dichiarazione di Palmiro Togliatti: {{Citazione|È per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano|Citato in: Paolo Granzotto, tratto da «[[Il Giornale]]» del 1º maggio 2002. Riportato il 21 febbraio 2007.}}
 
=== Le esecuzioni e le tensioni post-conflitto e il tentativo di riconciliazione del dopoguerra ===
Nel clima dell'insurrezione e con spinte rivoluzionarie tra la base partigiana comunista, si verificarono numerosi eccessi ed [[Triangolo della morte (Emilia)|esecuzioni sommarie]] principalmente di fascisti o collaborazionisti<ref>[[Claudio Pavone]], ''Una guerra civile'', pp. 505-514.</ref>, ma anche di appartenenti a brigate partigiane di diverso colore politico, [[Uccisione di ecclesiastici in Italia nel secondo dopoguerra|preti]] e semplici esponenti delle classi sociali conservatrici e anticomuniste. Una forte componente di "[[lotta di classe]]" fu presente durante tutta la [[Resistenza italiana|Resistenza]], soprattutto nelle formazioni garibaldine comuniste<ref>Claudio Pavone, ''Una guerra civile'', pp. 316-403.</ref> e nei mesi seguenti la [[Guerra di liberazione italiana|liberazione]] si ebbero fatti sanguinosi, che con intensità calante proseguirono per alcuni anni.
 
Talvolta i responsabili o gli accusati di questi omicidi trovarono rifugio in paesi filosovietici come la [[Cecoslovacchia]] o la [[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia|Iugoslavia]] e quelli fascisti in paesi latinoamericani come [[Argentina]] e [[Brasile]] mentre altri continuarono la loro vita normale in Italia, tuttavia, per diversi motivi, molti procedimenti giudiziari a carico dei responsabili relativi a queste stragi, e a quelle compiute dai nazifascisti prima e durante la guerra non furono mai portati avanti, in parte a causa di tre successive [[amnistia|amnistie]], la prima delle quali, intervenuta il 22 giugno [[1946]] detta appunto "''[[amnistia Togliatti]]''"<ref>Tale amnistia promulgata con il D.P.R. 22 giugno 1946, n. 4, comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni. I reati commessi al Sud dopo l'[[8 settembre 1943]] e l'inizio dell'occupazione militare [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleata]] al Centro e al Nord. [http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/018/pdf006.pdf] {{collegamento interrotto|1=[http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1946&AANNO=1947 Cipriani] |date=ottobre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>; Cui seguirono una seconda approvata il 18 settembre [[1953]] dal [[governo Pella]] che approvò l'[[indulto]] e l'[[amnistia]] proposta dal [[Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana|guardasigilli]] [[Antonio Azara]] per tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno [[1948]]<ref>D.P.R 19 dicembre 1953, n. 922</ref>; e una terza approvata il 4 giugno [[1966]]<ref>D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332</ref>.
 
=== Le rivolte di Poznan e di Budapest ===
Nel corso del [[1956]], dopo il XX Congresso del PCUS, Togliatti criticò il modo in cui Chruščёv condusse la critica al "culto della personalità" di Stalin. In un'intervista sulla rivista ''Nuovi argomenti'' propose in modo molto cauto e per certi versi ambiguo una revisione più profonda della storia dell'URSS, secondo cui andavano cercate nel PCUS degli anni venti le radici di squilibri manifestatisi con la pianificazione guidata da Stalin. Al tempo stesso rimase nell'alveo dei fedeli di Mosca e condannò la [[rivolta di Poznań]] e [[Rivoluzione ungherese del 1956|quella di Budapest]] nel [[1956]], ritenendole pericolose per la stabilità e le prospettive del socialismo. Vide però negli errori dei partiti al potere le cause delle rivolte, criticando la tesi secondo cui esse avessero matrici "esterne" al socialismo.
 
A partire dalla sollecitazione lanciata nell'ottobre 1986 dallo storico magiaro-francese François Fejto, sono stati trovati i documenti inediti che comprovano al di là di ogni ragionevole dubbio l'accusa che egli abbia sollecitato l'intervento armato sovietico contro la rivoluzione ungherese<ref>Lettera di Togliatti del 30 ottobre 1956 al CC del PCUS pubblicata su ''La Stampa'' l'11 settembre 1996. Riportata anche in: Csaba Bekes, Malcom Byrne, Janos M. Rainer (eds.), ''The 1956 Hungarian Revolution: A History in Documents'', Central European University Press, Budapest-New York 2002, p. 294; [[Adriano Guerra]], ''Comunismi e Comunisti'', Dedalo, Bari 2005, pp. 190-91;
Federigo Argentieri ''Ungheria 1956. La rivoluzione calunniata'', Marsilio, Venezia 2006, pp. 135-36. La più recente e documentata biografia togliattiana, quella di Agosti citata in Bibliografia, riedita nel 2003, quindi '''dopo''' la pubblicazione della citata lettera, nelle pagine 450-56 dedicate agli avvenimenti ungheresi, la ignora, riportando però un brano di una lettera pensosa e dubitativa, quanto inefficace sul piano pratico, del 29 ottobre all'editore Giulio Einaudi. Quindi è molto significativo che la sera del 30 ottobre, quando nella direzione del PCI Togliatti enuncia il celebre principio: "Si sta con la propria parte anche quando questa sbaglia", egli '''ha già scritto''' ai sovietici, all'insaputa di tutti gli altri dirigenti.</ref>. Inoltre nel 1957 alla I Conferenza mondiale dei partiti comunisti tenuta a Mosca egli votò, insieme agli altri leader comunisti a favore della condanna a morte dell'ex presidente del Consiglio ungherese [[Imre Nagy]] e del generale [[Pál Maléter|Pal Maleter]], ministro della Difesa, arrestati con due diverse imboscate l'anno prima dalle truppe sovietiche d'occupazione, rispettivamente il 3-11 nel quartier generale sovietico di Tokol e il 22-11 appena uscito dall'ambasciata jugoslava con il salvacondotto del governo Kadàr, con l'accusa di aver aperto «la strada alla controrivoluzione fascista»<ref>La condanna a morte sarebbe stata sancita l'anno successivo, alla Conferenza mondiale dei partiti comunisti, e non è certo solo colpa di Togliatti, ma soprattutto di pressioni della Cina. Ma ciò che è affermato dallo stesso Kadàr in un verbale di riunione del CC del POSU, il partito comunista ungherese, del 29 novembre 1957, pubblicato dall'Archivio Nazionale Ungherese di Budapest nel 1997 in volume coi verbali del CC del POSU del biennio 1957-58, tradotto da Argentieri in Federigo Argentieri''Ungheria 1956'', op. cit., pp. 142-46, testimonia ampiamente l'accusa secondo cui Togliatti avrebbe ottenuto di spostare quelle ingombranti esecuzioni capitali a dopo le elezioni politiche italiane del 25 maggio 1958, perché il PCI non ne fosse troppo danneggiato, come già riportato sopra. Infatti esse furono eseguite il 16 giugno 1958.</ref>. Un comunista insospettabile come Pietro Ingrao ha recentemente testimoniato<ref>''la Repubblica'', 15 febbraio 1996</ref> la soddisfazione di Togliatti per l'avvenuta invasione della ribelle Ungheria. Di fronte ad un addolorato Ingrao, che gli confidava di non dormire la notte, il segretario gli confidò invece di "aver bevuto un bicchiere di vino rosso in più" quella sera del 4 novembre 1956.
 
=== La lettera sui prigionieri dell'ARMIR ===
{{P|cuneense.it non è più raggiungibile mentre va valutata la rilevanza e il peso della fonte Maggioni|storia|settembre 2016}}
 
Nel febbraio 1992, durante la [[campagna elettorale]] per le [[elezioni politiche italiane del 1992|imminenti elezioni politiche]], lo storico Franco Andreucci pubblicò una versione incompleta e manipolata sul settimanale ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]'', lo stralcio di una lettera olografa di Togliatti (alias “Ercoli” cittadino sovietico dal 1930, membro della Commissione militare del comitato esecutivo del Comintern<ref>{{cita libro|autore=Marco Clementi|titolo=L'alleato Stalin: L'ombra sovietica sull'Italia di Togliatti e De Gasperi|ISBN= 9788858616413}}</ref>) proveniente dagli archivi di Mosca, corrispondenza inviata da [[Ufa (Russia)|Ufa]] il 15 febbraio [[1943]]<ref name=EnigmaPT/> e scritta in risposta a una missiva del dirigente comunista [[Vincenzo Bianco]] che chiedeva d'intercedere presso le autorità sovietiche per evitare la morte dei [[prigioniero di guerra|prigionieri italiani]] dell'[[ARMIR]] in Russia,
 
Ma la manipolazione della lettera riportata sul settimanale di alcune parole e frasi del testo, fu scoperta dieci giorni dopo: Andreucci aveva corretto una fotocopia venuta male e in parte incompleta fornitagli dallo storico Friedrich Firsov<ref name=EnigmaPT/>, dettandola via telefono al direttore di ''Panorama'' dalla casa del giornalista [[Francesco Bigazzi]], [[corrispondente]] a Mosca per il quotidiano ''[[il Giorno]]''<ref name=EnigmaPT/>, in conseguenza di ciò si dovette dimettere dall'incarico di consulente rivestito presso la casa editrice «Il Ponte alle Grazie» che, a causa della perdita di credibilità subita<ref>{{Cita news|autore=Paolo Vagheggi|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/24/spagnol-conquista-firenze.html|titolo=Spagnol conquista Firenze|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |giorno=24|mese=giugno|anno=1993|pagina=38|accesso=15 dicembre 2009}}</ref>, in breve subì un crollo di vendite e fu assorbita nel [[1993]] dalle «Edizioni Salani». Il risultato politico dell'operazione era comunque in parte raggiunto: l'attacco a Togliatti, oltre ad influire sul risultato delle elezioni, servì anche a mettere fuori gioco [[Nilde Iotti]] da una possibile elezione alla Presidenza della Repubblica.<ref>Luciano Canfora, ''Togliatti e i critici tardi'', 1997, p. 24.</ref>
 
In un passo della lettera, che constava di numerose altre pagine<ref name=TestoLetteraOriginale>{{Cita testo|autore=Palmiro Togliatti (alias “Ercoli”)|url=http://www.alpini-cuneense.it/lettera_togliatti.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160203025624/http://www.alpini-cuneense.it/lettera_togliatti.htm|titolo=Lettera a Vincenzo Bianco|città=[[Ufa (Russia)|Ufa]]|dataarchivio=3 febbraio 2016|data=15 febbraio 1943|pp=1-14|accesso=19 settembre 2016|urlmorto=sì}}</ref> (dove tra le altre cose si parlava anche della [[questione triestina]]), Togliatti aveva scritto: {{citazione|[...] 3. - L'altra questione sulla quale sono in disaccordo con te, è quella del trattamento dei prigionieri. Non sono per niente feroce, come tu sai. Sono umanitario quanto te, o quanto può esserlo una dama della Croce Rossa. La nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso la Unione Sovietica, è stata definita da Stalin, e non vi è più niente da dire. Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi e ti spiego il perché. Non c'è dubbio che il popolo italiano è stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantista del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno è penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali. È penetrato nel popolo, insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il migliore, è il più efficace degli antidoti. Quanto più largamente penetrerà nel popolo la convinzione che aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni cittadino individualmente preso, tanto meglio sarà per l'avvenire d'Italia. I massacri di Dogali e Adua furono uno dei freni più potenti allo sviluppo dell'imperialismo italiano e uno dei più potenti stimoli allo sviluppo del movimento socialista. Dobbiamo ottenere che la distruzione dell'Armata italiana in Russia abbia la stessa funzione oggi. [...]|Lettera originale a Vincenzo Bianco<ref name=EnigmaPT>{{Cita web|autore=Marco Maggioni|url=http://www.larchivio.org/xoom/togliatti.htm|titolo=L'enigma Palmiro Togliatti|accesso=18 settembre 2016}}</ref><ref name=Cuneense>{{Cita web|autore=IVª Divisione alpina cuneense|url=http://www.alpini-cuneense.it/lettera_togliatti.htm|titolo=La lettera di Palmiro Togliatti a Vincenzo Bianco|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160203025624/http://www.alpini-cuneense.it/lettera_togliatti.htm|dataarchivio=3 febbraio 2016}}</ref>}}
il passo in cui sosteneva che l'Italia, fatta consapevole della rovina rappresentata da una politica d'imperialismo guerresco, dovesse scegliere per l'avvenire una politica di pace e non di aggressione, diveniva nella manipolazione di Andreucci che non cambia il senso del discorso: {{citazione|Quanto più largamente penetrerà nel popolo la convinzione che aggressione e il destino individualmente preso di tante famiglie è tragico, tanto meglio sarà per l'avvenire d'Italia|Modifica della lettera interpolata da Andreucci per l'articolo su ''Panorama''}}
 
dove il passo completamente inventato {{citazione|il destino individualmente preso di tante famiglie è tragico|Modifica della lettera interpolata da Andreucci per l'articolo su ''Panorama''}}
sopprimeva ogni riferimento alla politica imperialista fin lì seguita dall'Italia fascista per alludere a un generico e inevitabile destino di morte riservato agli Italiani.
 
Inoltre Togliatti aveva continuato a scrivere: {{citazione|[...] In fondo, coloro che dicono ai prigionieri, come tu mi riferivi: "Nessuno vi ha chiesto di venire qui; dunque non avete niente da lamentarvi", dicono una cosa che è profondamente giusta, anche se è vero che molti dei prigionieri sono venuti qui solo perché mandati. È difficile, anzi impossibile, distinguere in un popolo chi è responsabile di una politica, da chi non lo è, soprattutto quando non si vede nel popolo una lotta aperta contro la politica delle classi dirigenti. T'ho già detto: io non sostengo affatto che i prigionieri si debbano sopprimere, tanto più che possiamo servircene per ottenere certi risultati in un altro modo; ma nelle durezze oggettive che possono provocare la fine di molti di loro, non riesco a vedere altro che la concreta espressione di quella giustizia che il vecchio Hegel diceva essere immanente in tutta la storia.|Lettera originale a Vincenzo Bianco<ref>{{cita web|url=http://www.cuneense.it/lettera_togliatti10.htm|titolo=La lettera di Togliatti|sito=cuneense.it|accesso=15 dicembre 2009}}</ref>}}
 
alludendo ad una colpevolezza intrinseca di tutto il popolo italiano e al possibile ruolo dei sopravvissuti come testimoni della [[Ritirata di Russia|disfatta]] dell'[[operazione Barbarossa|aggressione fascista all'URSS]] o come acquisiti alla militanza comunista.
 
Nella versione manipolata da Andreucci il passo diventava: {{citazione|[...] Io non sostengo affatto che i prigionieri si debbano assassinare, tanto più che possiamo ottenere certi risultati in altro modo [...]|Modifica della lettera interpolata da Andreucci su ''Panorama''}}
dove si fa apparire che per Togliatti fosse un bene far morire, qualunque fosse il modo, i soldati spediti dal fascismo in Russia<ref>{{Cita news|autore=Gianna Fregonara|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/febbraio/02/Togliatti_servivano_morti_Russia_co_0_9202028212.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100714054532/http://archiviostorico.corriere.it/1992/febbraio/02/Togliatti_servivano_morti_Russia_co_0_9202028212.shtml|titolo=a Togliatti servivano i morti in Russia|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|giorno=02|mese=febbraio|anno=1992|pagina=2|accesso=15 dicembre 2009|urlmorto=sì|dataarchivio=14 luglio 2010}}</ref>.
 
Altre parole della lettera erano equivocate, tra i quali un «vecchio Hegel»
divenuto un grottesco «divino Hegel»<ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/14/manipolata-la-lettera-di-togliatti.html|titolo=Manipolata la lettera di Togliatti|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |giorno=14|mese=febbraio|anno=1992|pagina=13|accesso=15 dicembre 2009}}</ref>}}
 
=== Il rapporto con Tito e la Jugoslavia ===
Significativo è anche il rapporto con [[Josip Broz Tito|Tito]] e la gestione della [[questione triestina]], che mostra un atteggiamento ondivago nei confronti del capo di Stato jugoslavo e invece una completa sintonia con Mosca<ref>{{cita libro| Diego | De Castro| La questione di Trieste: l'azione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954, Volume 2| 1981| LINT| | pagine=58}}</ref><ref>{{cita libro| Sandro| Fontana| La grande menzogna: come una minoranza è arrivata al potere| 2001| Marsilio| | pagine=62}}</ref><ref>{{cita libro| Pietro| Neglie| La stagione del disgelo: il Vaticano, l'Unione Sovietica e la politica di centro sinistra in Italia, 1958-1963 | 2009| Cantagalli| | pagine=18 e 34}}</ref>: tra il [[1945]] e il [[1948]] il PCI esalta Tito, che definisce il ''nuovo [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]'', e solidarizza con lui fino ad appoggiare le sue pretese sulla [[Venezia Giulia]]. Il 7 novembre [[1946]] Palmiro Togliatti va a [[Belgrado]] e rilascia a ''[[L'Unità]]'' la seguente dichiarazione: {{citazione|Desideravo da tempo recarmi dal Maresciallo Tito per esprimergli la nostra schietta e profonda ammirazione |[[L'Unità]], 7 novembre 1946, citato anche in {{cita libro| Aldo G.| Ricci | Verbali del Consiglio dei ministri: Governo de Gasperi, 13 luglio 1946-2 febbraio 1947| | Archivio Centrale dello Stato| | pagine=661}}}}
 
Tra il [[1948]] e il [[1956]], dopo la condanna del [[Cominform]], il PCI si allinea immediatamente<ref>Patrick Karlsen, ''Il Pci, il confine orientale e il contesto internazionale (1945-1954)'', Ventunesimo Secolo, Vol. 9, No. 21, L'Europa dei confini (Febbraio 2010), pp. 11-37.</ref> e ''L'Unità'' del 29 giugno [[1948]] pubblica: {{citazione|La direzione del Partito Comunista Italiano, udito il rapporto dei compagni Togliatti e [[Pietro Secchia|Secchia]], esprime all'unanimità la propria approvazione completa e senza riserve delle decisioni del [[Cominform]]|{{cita libro| Diego | De Castro| La questione di Trieste: l'azione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954| 1981| LINT| | pagine=780}}.}}
 
Durante questo periodo Tito viene criticato in modo assai veemente dal PCI, e i seguaci del maresciallo chiamati spregiativamente ''titini''<ref>Treccani, Vocabolario OnLine, voce ''titino'', [http://www.treccani.it/vocabolario/titino/ Titino in Vocabolario – Treccani]</ref>; nel [[1956]], Chruščёv si reca a Belgrado, e riabilita Tito affermando: {{citazione|deploriamo ciò che è avvenuto e respingiamo tutti gli errori accumulati in questo periodo [...]}}
Il PCI si adegua nuovamente e in occasione di un nuovo viaggio di Palmiro Togliatti a [[Belgrado]], ''L'Unità'' del 28 maggio [[1956]] pubblica un'intervista in cui il segretario afferma: {{citazione|[...] Scopo della mia visita a Belgrado è di riannodare relazioni regolari con i comunisti jugoslavi dopo la grave frattura provocata dall'erronea decisione del Cominform [...]|''L'Unità'' del 28 maggio [[1956]]}}
 
== Vita privata ==
Togliatti si sposò nel 1924 con [[Rita Montagnana]], collega di partito. Nel 1925 nacque il figlio Aldo (29 luglio 1925-9 luglio 2011), sofferente di schizofrenia con spunti autistici<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/12/addio-ad-aldo-togliatti-figlio-infelice-del.html Addio ad Aldo Togliatti figlio infelice del Migliore] su repubblica.it</ref>; dopo la morte della madre (1979) venne rinchiuso in un [[ospedale psichiatrico]], dove visse per il resto della vita.<ref>[http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/07/11/news/morto_il_figlio_di_togliatti_e_di_rita_montagnana-18960256/ ''Morto il figlio di Togliatti e Rita Montagnana'']</ref>
 
Togliatti lasciò la moglie nel [[1948]] per [[Nilde Iotti]], giovane deputata del PCI, e questo fatto suscitò scalpore, anche nel partito (all'epoca alquanto conservatore in fatto di morale); Togliatti era sposato solo civilmente e, allora, il [[divorzio]] non era possibile in Italia. {{cn|Avrebbe potuto ottenerlo all'estero, magari in URSS, e registrarlo in Italia}}, ma non lo fece.
 
Negli anni cinquanta, Togliatti affiliò<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/affiliazione/ L'affiliazione sul Dizionario enciclopedico Treccani]</ref> e dette il proprio cognome alla bambina orfana ''Marisa Malagoli'', sorella minore di uno dei sei operai rimasti uccisi in [[Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena|scontri con le forze dell'ordine]] il 9 gennaio [[1950]], a Modena, nel corso di una manifestazione operaia. Marisa Malagoli Togliatti diverrà poi una [[psichiatria|psichiatra]]<ref>[http://www.sitocomunista.it/italia/archiviostorico/modena1950.html ''Sei morti e cinquanta feriti'']</ref>.
 
{{sf|Successivamente, Nilde Iotti chiese e ottenne - grazie ad un regolamento particolare della Camera dei deputati per i conviventi ''[[more uxorio]]'' - l'adozione di Marisa Malagoli}}.
 
== Togliatti nella cultura di massa ==
[[File:Palmiro Togliatti (timbre soviétique).jpg|thumb|upright=0.7|Francobollo sovietico commemorativo di Togliatti]]
=== Intitolazioni ===
* In [[Russia]] esiste una città chiamata [[Togliatti (Russia)|Togliatti]] (Тольятти). Insieme a [[Torez]] in [[Ucraina]] (dal nome del segretario del [[Partito Comunista Francese|PCF]], [[Maurice Thorez]]) è l'unica città dell'URSS che sia stata battezzata con il nome di un dirigente comunista dell'[[civiltà occidentale|occidente]] (quello precedente era ''Stavropol'-na-Volge''). Ha resistito ai cambiamenti [[Toponomastica|toponomastici]] avvenuti negli [[anni 1990|anni novanta]] e ancora oggi mantiene il nome attribuitole nel [[1964]] in onore del politico italiano. In Italia è erroneamente nota come ''Togliattigrad''.
 
=== Musica ===
* I [[CCCP Fedeli alla linea]], band [[punk rock]] italiana, hanno citato Togliatti nel titolo del loro album d'esordio [[1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età]]. Il titolo è una citazione del libro ''Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi'', opera di alcuni membri del [[Comitato Centrale]] del [[Partito Comunista Cinese]].
* ''L'attentato a Togliatti'' (1948), canzone popolare nota anche come ''Le ore undici il 14 luglio'', il cui testo è probabilmente opera del [[cantastorie]] [[Marino Piazza]]<ref>[http://www.ildeposito.org/archivio/canti/lattentato-togliatti L'attentato a Togliatti - Il Deposito]</ref> che la inciderà nel [[1963]]<ref>[http://books.google.it/books?id=ICq93FGgF6IC&pg=PA159&dq=%22Marino+Piazza%22&hl=it&ei=yyRUTr-1KIbu-ga5g-mhBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDEQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22Marino%20Piazza%22&f=false googlrbooks.it]</ref>; verrà ripresa anche da [[Francesco De Gregori]] e [[Giovanna Marini]], nell'album ''[[Il fischio del vapore]]'' ([[2002]])
* ''Albana per Togliatti'', canzone di [[Claudio Lolli]]
 
=== Cinema e televisione ===
* ''L'Italia con Togliatti'' ([[1964]]), documentario di Francesco Maselli
* ''[[I sovversivi]]'' ([[1967]]) di [[Paolo e Vittorio Taviani]], si apre con la scena dei funerali di Togliatti
* ''[[De Gasperi, l'uomo della speranza]]'' ([[2005]]) di [[Liliana Cavani]]; interpretato da [[Andrea Tidona]]
* ''[[Pane e libertà]] - Giuseppe Di Vittorio'' ([[2008]]) di [[Alberto Negrin]]; interpretato da [[Massimo Wertmüller|Massimo Wertmuller]]
* Nel film "Uccellacci e Uccellini" di Pasolini si vede il funerale di Togliatti e il corvo parlante è definito «Un intellettuale di sinistra - diciamo così - di prima della morte di Palmiro Togliatti».
 
=== Arte ===
Il quadro ''[[I funerali di Togliatti]]'' (1972) di [[Renato Guttuso]] è una rappresentazione in parte reale e in parte allegorica delle esequie del leader comunista: accanto e intorno alla bara di Togliatti sono presenti operai con bandiere rosse e varie figure della storia del comunismo, come [[Lenin]] (raffigurato ben cinque volte), [[Iosif Stalin|Stalin]], [[Lev Trockij|Lev Trotskij]], [[Jean-Paul Sartre]], [[Simone de Beauvoir]], [[Karl Marx]], [[Elio Vittorini]], [[Enrico Berlinguer]], Guttuso stesso, [[Pier Paolo Pasolini]], [[Luigi Longo]], [[Giancarlo Pajetta]], [[Antonio Gramsci]], [[Angela Davis]] e [[Nilde Iotti]].
 
== Opere ==
{{div col}}
* ''Gramsci, capo della classe operaia italiana'', Parigi, Edizioni italiane di coltura, 1938.
* ''Discorsi agli italiani'', come Mario Correnti, Mosca, Edizioni in lingue straniere, 1943.
* ''Avanti, verso la democrazia! Discorso pronunciato alla Conferenza provinciale della Federazione romana del Partito comunista italiano il 24 settembre 1944'', Roma, l'Unità, 1944.
* ''L'Italia e la guerra contro la Germania hitleriana'', come Mario Ercoli, Mosca, Edizioni in lingue estere, 1944.
* ''I compiti del Partito nella situazione attuale'', Roma, l'Unità, 1945.
* ''La pace per l'Italia'', Roma, l'Unita, 1945.
* ''Politica comunista. (discorsi dall'aprile 1944 all'agosto 1945)'', Roma, l'Unita, 1945.
* ''Rinnovare l'Italia'', Roma, l'Unità, 1946.
* ''Tre minacce alla democrazia italiana'', Roma, Rinascita, 1948.
* ''Linea d'una politica'', Milano, Milano-Sera, 1948.
* ''Pace o guerra'', Milano, Milano-Sera, 1949.
* ''Gramsci'', Milano, Milano-Sera, 1949.
* ''Discorsi ai giovani italiani'', Roma, Gioventù nuova, 1953.
* ''La lotta dei comunisti per la libertà, la pace, il socialismo'', Roma, Edizioni di cultura sociale, 1955.
* ''Il XX Congresso del P.C.U.S.'', Roma, Editori Riuniti, 1956.
* ''La via italiana al socialismo'', Roma, Editori Riuniti, 1956; 1964.
* ''Il Partito comunista italiano'', Milano, Nuova Accademia, 1958.
* ''Discorsi alla Costituente'', Roma, Editori Riuniti, 1958.
* ''Il governo di Salerno'', in ''Trent'anni di storia italiana, 1915-1945. Dall'antifascismo alla Resistenza'', Torino, Einaudi, 1961.
* ''La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924'', Roma, Editori Riuniti, 1962.
* ''Problemi del movimento operaio internazionale (1956-1961)'', Roma, Editori Riuniti, 1962.
* ''Momenti della storia d'Italia'', Roma, Editori Riuniti, 1963.
* ''Sul movimento operaio internazionale'', Roma, Editori Riuniti, 1964.
* ''La via italiana al socialismo'', Roma, Editori Riuniti, 1964.
* ''Il partito'', Roma, Editori Riuniti, 1964.
* ''L'emancipazione femminile'', Roma, Editori Riuniti, 1965.
* ''Comunisti e cattolici'', Roma, Editori Riuniti, 1966.
* ''Opere''
:1: ''1917-1926'', a cura di [[Ernesto Ragionieri]], Roma, Editori Riuniti, 1967.
:2: ''1926-1929'', a cura di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1972.
:3: ''1929-1935'', 2 tomi, a cura di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1973.
:4: ''1935-1944'', 2 tomi, a cura di [[Franco Andreucci]] e [[Paolo Spriano]], Roma, Editori Riuniti, 1979.
:5: ''1944-1955'', a cura di [[Luciano Gruppi]], Roma, Editori Riuniti, 1984. ISBN 88-359-2736-6.
:6: ''1956-1964'', a cura di Luciano Gruppi, Roma, Editori Riuniti, 1984. ISBN 88-359-2778-1.
* ''Lezioni sul fascismo'', Roma, Editori Riuniti, 1970.
* ''Discorsi ai giovani'', Roma, Editori Riuniti, 1971.
* ''Togliatti editorialista. 1962-1964'', Roma, Editori Riuniti, 1971.
* ''Il Partito. Scritti e discorsi'', Edizioni Stampa e Propaganda del PCI, 1973.
* ''La questione dei ceti medi'', Roma, Editori Riuniti, 1973.
* ''La politica culturale'', Roma, Editori Riuniti, 1974.
* ''Comunisti, socialisti, cattolici'', Roma, Editori Riuniti, 1974.
* ''Politica nazionale e Emilia rossa'', Roma, Editori Riuniti, 1974.
* ''Opere scelte'', Roma, Editori Riuniti, 1974.
* ''Da radio Milano-libertà'', Roma, Editori Riuniti, 1974.
* ''Scritti sul centrosinistra 1958-1961'', Firenze, CLUSF, 1975.
* ''Scritti sul centrosinistra 1962-1964'', Firenze, CLUSF, 1975.
* ''I corsivi di Roderigo. Interventi politico-culturali dal 1944 al 1964'', scelti da [[Ottavio Cecchi]], [[Giovanni Leone]], [[Giuseppe Vacca (1939)|Giuseppe Vacca]], Bari, De Donato, 1976.
* ''Discorsi parlamentari''
:1, ''1946-1951'', Roma, Camera dei Deputati, 1984.
:2, ''1952-1964'', Roma, Camera dei Deputati, 1984.
* ''Per la Sicilia. Scritti e discorsi'', Verona, Edizioni del Paniere/P. Milani, 1985.
* ''[[Il memoriale di Yalta]]'', Palermo, Sellerio, 1988.
* ''Rapporto sul fascismo'', Roma, Datanews, 1995. ISBN 88-7981-054-5.
* ''Scritti su Gramsci'', Roma, Editori Riuniti, 2001. ISBN 88-359-5018-X.
* ''Sul fascismo'', Roma-Bari, Laterza, 2004. ISBN 88-420-7379-2.
* ''Il mistero dell'universo'', lettera a [[Salvatore Collura]], marzo 1954, in [http://www.olschki.it/riviste/belfagor/2006n1.htm "Belfagor", n. 361, 31 gennaio 2006].
* ''Corso sugli avversari. Le lezioni sul fascismo'', Torino, Einaudi, 2010. ISBN 978-88-06-20085-5.
* ''La guerra di posizione in Italia. Epistolario 1944-1964'', Torino, Einaudi, 2014. ISBN 978-88-06-22049-5.
* ''La politica nel pensiero e nell'azione. Scritti e discorsi 1917-1964'', Milano, Bompiani Il pensiero occidentale, 2014. ISBN 978-88-452-7750-4.
* ''Il rinnovamento democratico del paese'', Roma, Castelvecchi, 2014. ISBN 978-88-6826-212-9.
* ''Scritti scelti (1944-1964)'', Milano, Edizioni Punto Rosso, 2014. ISBN 978-88-8351-182-0.
* ''Togliatti internazionalista. Antologia degli scritti 1926-1944'', Roma, Bordeaux, 2014. ISBN 978-88-97236-53-5.
* ''Togliatti e la democrazia. Scritti scelti'', Roma, Bordeaux, 2014. ISBN 978-88-97236-54-2.
{{div col end}}
=== Curatele e traduzioni ===
* [[Iosif Stalin|Stalin]], ''[[Questioni del leninismo]]'', 2 tomi, Roma, l'Unità, 1945.
* [[Karl Marx|Carlo Marx]] e [[Friedrich Engels|Federico Engels]], ''Il 1848 in Germania e in Francia'', Roma, l'Unità, 1946.
* Karl Marx e Friedrich Engels, ''Manifesto del Partito comunista'', Roma, Rinascita, 1947.
* Karl Marx, ''Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte'', Roma, Rinascita, 1947.
* Karl Marx, ''La guerra civile in Francia'', Roma, Rinascita, 1947.
* [[Lenin]], ''Carlo Marx'', Roma, Rinascita, 1947.
* Karl Marx e Friedrich Engels, ''Il partito e l'Internazionale'', Roma, Rinascita, 1948.
* Karl Marx e Friedrich Engels, ''Rivoluzione e controrivoluzione in Germania'', Roma, Rinascita, 1949.
* [[Voltaire]], ''[[Trattato sulla tolleranza]]'', Milano, Cooperativa del Libro Popolare, 1949.
* Karl Marx, ''Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850'', Roma, Rinascita, 1950.
* Friedrich Engels, ''Ludovico Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca'', Roma, Rinascita, 1950.
* Stalin, ''Sul progetto di Costituzione dell'URSS'', Roma, Rinascita, 1951.
* Stalin, ''Il marxismo e la linguistica'', Roma, Rinascita, 1952.
* ''Trenta anni di vita e lotte del P.C.I.'', Roma, Rinascita, 1952.
* Karl Marx, ''Lavoro salariato e capitale'', Roma, Rinascita, 1955.
* Karl Marx, ''Salario, prezzo e profitto'', Roma, Rinascita, 1955.
==== La supervisione delle opere di [[Antonio Gramsci|Gramsci]]<ref>i testi furono conservati da Togliatti a Mosca dopo la morte di Gramsci nel 1937; nel Dopoguerra fu lui a scegliere Giulio Einaudi come editore dell'opera gramsciana</ref> ====
* [[Quaderni del carcere]]
** ''Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce'', Torino, Einaudi, 1948.
** ''Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura'', Torino, Einaudi, 1948.
** ''Il Risorgimento'', Torino, Einaudi, 1949.
** ''Note sul Machiavelli sulla politica e sullo stato moderno'', Torino, Einaudi, 1949.
** ''Letteratura e vita nazionale'', Torino, Einaudi, 1950.
** ''Passato e presente'', Torino, Einaudi, 1951.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
<!-- Inserire i libri in ordine alfabetico per COGNOME dell'autore, grazie! -->
* Elena Aga Rossi e [[Viktor Zaslavskij|Victor Zaslavsky]], ''Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca''. Bologna, Il Mulino 1997 (2007 sec. ed.) ISBN 88-15-06199-1
* [[Aldo Agosti]], ''Palmiro Togliatti''. Torino, UTET 1996 ISBN 88-02-04930-0
* Aldo Agosti, ''Togliatti negli anni del Comintern 1926-1943: documenti inediti dagli archivi russi''. Roma, Carocci 2000 ISBN 88-430-1661-X
* [[Giorgio Bocca]], ''Palmiro Togliatti''. Milano, Mondadori 1997, ristampa [[Giangiacomo Feltrinelli Editore]] 2014 col titolo ''Togliatti'' ISBN 978-88-07-17281-6
* [[Massimo Caprara]], ''L'inchiostro verde di Togliatti''. Milano, Simonelli 1996 ISBN 88-86792-00-X
* Massimo Caprara, ''Togliatti, il Komintern e il gatto selvatico''. Milano, Bietti 1999 ISBN 88-8248-101-8
* Franco De Felice, ''Serrati, Bordiga, Gramsci e il problema della rivoluzione in Italia. 1919-1920'', Bari, De Donato 1971
* Pietro Di Loreto, ''Alle origini della crisi del PCI: Togliatti e il legame di ferro'', Roma, EUROMA 1988
* Pietro Di Loreto. ''Togliatti e la doppiezza: il PCI tra democrazia e insurrezione, 1944-49''. Bologna, Il Mulino, 1991 ISBN 88-15-02928-1.
* Mimmo Franzinelli, ''L'Amnistia Togliatti. 22 giugno 1946: colpo di spugna sui crimini fascisti'', Milano, Mondadori 2006 ISBN 88-04-55334-0
* [[Giuseppe Galasso]], ''Seguendo il P.C.I.: da Togliatti a D'Alema (1955-1996)'', Lungro, C. Marco 1998 ISBN 88-85350-57-7
* [[Giorgio Galli]], ''Storia del PCI''. Milano, Bompiani, 1976.
* Giancarlo Lehner, ''Palmiro Togliatti Biografia di un vero stalinista''. Milano, SugarCo, 1991. ISBN 88-7198-042-5.
* Carlo Maria Lomartire, ''Insurrezione 14 luglio 1948: l'attentato a Togliatti e la tentazione rivoluzionaria'', Milano, Mondadori 2006 ISBN 88-04-55803-2
* [[Renato Mieli]], ''Togliatti 1937'', Milano, Rizzoli 1964
* [[Jean-Paul Sartre]], ''Il mio amico Togliatti'', l'Unità, 1964
* [[Paolo Spriano]], ''Storia del Partito comunista italiano'', Torino, Einaudi 1990
* Emanuela Francesca Traversaro, ''Una rivoluzione mancata: Genova 14 luglio 1948'', Pozzuoli, The Boopen, 2010. ISBN 978-88-6581-055-2
* [[Lanfranco Palazzolo]], ''5 anni di governo Togliatti'' in ''Allarme rosso'' (Stampa Alternativa), settembre 2011.
 
== Voci correlate ==
* [[KMOS-TV]]
* [[Partito Comunista Italiano]]
* [[ComunismoTorre della KMOS-TV]]
* [[Togliatti (Russia)]]
* [[Amnistia Togliatti]]
* [[Svolta di Salerno]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Palmiro Togliatti|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{Box successione
* {{Collegamenti esterni}}
| tipologia = incarico di partito
 
|carica = [[Partito Comunista Italiano#Segretari|Segretario del PCI]]
{{portale|Stati Uniti d'America}}
|immagine =Partito Comunista Italiano.svg
|periodo = [[1927]] - [[1964]]
|precedente = [[Antonio Gramsci]]
|successivo = [[Luigi Longo]]
}}
{{Box successione
| tipologia = incarico governativo
|carica= [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 12 dicembre [[1944]] - 21 giugno [[1945]]
|precedente = [[Giuseppe Spataro]]
|successivo = [[Pietro Nenni]]
}}
{{Box successione
| tipologia = incarico governativo
| carica = [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro della giustizia]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 21 giugno [[1945]] - 1º luglio [[1946]]
|precedente = [[Umberto Tupini]]
|successivo = [[Fausto Gullo]] (Ministro della giustizia della Repubblica italiana)
}}
{{Segretari del PCI}}
{{Antifascismo}}
{{Resistenza italiana}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|comunismo|politica}}
 
[[Categoria:PalmiroComuni Togliatti|del Missouri]]