Benito Mussolini e Diana Spencer: differenze tra le pagine

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{{Protettanota disambigua}}
{{Aristocratico
{{nota disambigua||Mussolini (disambigua)|Mussolini}}
|nome = Diana
{{Carica pubblica
|immagine = Diana, Princess of Wales 1997 (2).jpg
|nome=Benito Mussolini
|legenda = La principessa Diana nel 1997
|immagine=Mussolini mezzobusto.jpg
|stemma = Coat of Arms of Diana, Princess of Wales (1996-1997).svg
|carica=[[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia]]<br /><small>dal 24 dicembre 1925 "[[Capo del governo primo ministro segretario di Stato]]"</small>
|titolo = [[Principessa di Galles]]
|monarca=[[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]]
|predecessore1 = [[Maria di Teck]]<br /><small>poi ''[[regina consorte]] del Regno Unito.''</small>
|mandatoinizio=31 ottobre [[1922]]
|successore = [[Camilla Shand]] (''[[de iure]]'')
|mandatofine=25 luglio [[1943]]
|titolo1 =
|predecessore=[[Luigi Facta]]
|inizio reggenza = 29 luglio [[1981]]
|successore=[[Pietro Badoglio]]
|fine reggenza = 31 agosto [[1997]]
|carica2=[[Primo maresciallo dell'Impero]]<br /><small>titolo condiviso con il [[re d'Italia]]<br />[[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]]</small>
|titolo2 = [[Duchessa di Cornovaglia]]
|mandatoinizio2=30 marzo [[1938]]
|predecessore2 = [[Mary di Teck]]
|mandatofine2=25 luglio [[1943]]
|successore2 = [[Camilla Shand]]
|predecessore2=''carica creata''
|inizio reggenza2 = 29 luglio [[1981]]
|successore2=''carica abolita''
|fine reggenza2 = 28 agosto [[1996]]
|carica3=[[Ministri dell'interno della Repubblica Italiana|Ministro dell'Interno]]
|titolo3 = [[Duca di Rothesay|Duchessa di Rothesay]]<br><small>(in [[Scozia]])</small>
|presidente3=Benito Mussolini
|predecessore3 = [[Mary di Teck]]
|mandatoinizio3=31 ottobre [[1922]]
|successore3 = [[Camilla Shand]]
|mandatofine3=17 giugno [[1924]]
|titolo4 = [[Lady|Lady Spencer]]
|predecessore3=[[Paolino Taddei]]
|predecessore4 = carica istituita
|successore3=[[Luigi Federzoni]]
|successore4 = carica abolita
|presidente4=Benito Mussolini
|mandatoinizio4inizio reggenza4=6 novembre29 luglio [[19261981]]
|mandatofine4fine reggenza4 =25 luglio28 agosto [[19431996]]
|titolo5 =
|predecessore4=[[Luigi Federzoni]]
|inizio reggenza3 = 1º luglio [[1961]]
|successore4=[[Bruno Fornaciari]]
|fine reggenza3 = 31 agosto [[1997]]
|carica5=[[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Duce e capo del governo]] della [[Repubblica Sociale Italiana]]
|trattamento = [[Sua Altezza Reale|Altezza Reale]] ( dal [[1981]] fino al [[1996]])
|mandatoinizio5=23 settembre [[1943]]
|altrititoli = Principessa del Regno Unito <small>(per matrimonio)</small>
|mandatofine5=28 aprile [[1945]]
|titolo6 =
|predecessore5=''carica creata''
|nome completo = ''Diana Frances Spencer''
|successore5=''carica abolita''
|data di nascita = 1º luglio [[1961]]
|carica6=[[Ministro degli esteri|Ministro degli Esteri]] della Repubblica Sociale Italiana
|luogo di nascita = [[Sandringham]], [[Norfolk]], [[Regno Unito]]
|mandatoinizio6=23 settembre [[1943]]
|mandatofine6data di morte =28 aprile31 agosto [[19451997]]
|luogo di morte = [[Salpêtrière|Ospedale di la Pitié-Salpêtrière]], [[Parigi]], [[Francia]]
|predecessore6=''carica creata''
|luogo di sepoltura = [[Althorp]], [[Northamptonshire]], [[Regno Unito]]
|successore6=''carica abolita''
|dinastia = [[Spencer]] (dalla nascita)<br />[[Casa reale di Windsor|Windsor]] (per [[matrimonio]] dal [[1981]] fino al [[1996]])
|carica7=[[Duce]] del [[Fascismo]]<br /><small>dal 1936 "Duce Fondatore dell'Impero"</small>
|padre = [[Edward Spencer, VIII conte Spencer|John Spencer, VIII conte Spencer]]
|mandatoinizio7=23 marzo [[1919]]
|madre = [[Frances Shand Kydd|Frances Ruth Burke-Roche]]
|mandatofine7=28 aprile [[1945]]
|consortedi = [[Carlo, principe di Galles]] (1981-1996, div.)
|predecessore7=''carica creata''
|figli = [[William, duca di Cambridge]]<br />[[Henry del Galles|Henry, duca di Sussex]]
|successore7=''carica abolita''
|religione = [[Anglicanesimo|Anglicana]]
|partito=[[Partito Socialista Italiano]] (1912-1919)<br />[[Fasci italiani di combattimento]] (1919-1921)<br />[[Partito Nazionale Fascista]] (1921-1943)<br />[[Partito Fascista Repubblicano]] (1943-1945)
|firma =Benito MussoliniLady Diana Signaturesignature.svgpng
|professione=insegnante, giornalista pubblicista
|carica8= [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio8= 11 giugno 1921
|mandatofine8= 2 marzo 1939
|legislatura8= [[XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]], [[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]], [[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]], [[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]
|gruppo parlamentare8=
|coalizione8=
|circoscrizione8=
|collegio8=
|tipo nomina8=
|incarichi8=
|sito8= http://storia.camera.it/deputato/benito-mussolini-18830729
|carica9= [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni|Consigliere nazionale del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio9= 23 marzo 1939
|mandatofine9= 2 agosto 1943
|legislatura9= [[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX]]
|gruppo parlamentare9= Membri del Governo nazionale<br />Membri del Gran Consiglio del Fascismo
|coalizione9=
|circoscrizione9=
|collegio9=
|tipo nomina9=
|incarichi9=
}}
{{Bio
|Nome = BenitoDiana Amilcare AndreaFrances
|Cognome = MussoliniSpencer
|PostCognomeVirgola = conosciuta anche come '''Lady Diana''', '''Lady D''' (in [[Italia]]) e '''Lady Di''' (nel [[Regno Unito]])
|Sesso = M
|Sesso = F
|LuogoNascita = Dovia di Predappio
|LuogoNascita = Sandringham
|LuogoNascitaLink = Predappio
|GiornoMeseNascita = 29 luglio
|AnnoNascita = 18831961
|LuogoMorte = Giulino di MezzegraParigi
|GiornoMeseMorte = 31 agosto
|LuogoMorteLink= Mezzegra
|AnnoMorte = 1997
|GiornoMeseMorte = 28 aprile
|AnnoMorteAttività = 1945
|Nazionalità =
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Attività2 = dittatore
|Attività3 = giornalista
|Nazionalità = italiano
|Categorie = no
|FineIncipit = è stata dal [[1981]] al [[1996]] consorte di [[Carlo, principe di Galles]], erede al trono del [[Regno Unito]]
}}
Dopo il divorzio dal coniuge, mantenne il titolo di [[Principessa di Galles]], ma senza il trattamento di [[Altezza reale|Altezza Reale]]<ref>[http://www.gazettes-online.co.uk/ViewPDF.aspx?pdf=54510&geotype=London&gpn=11603&type=ArchivedIssuePage&all=&exact=&atleast=&similar= London Gazette, n. 54510] (p. 11603) 30 agosto 1996</ref>, pur rimanendo membro ufficiale della famiglia reale come madre del futuro re, fatto verificatosi per la prima volta nella storia della [[famiglia reale britannica]].
 
[[File:Coat of Arms of Diana, Princess of Wales (1981-1996).svg|thumb|Stemma di Diana, principessa di Galles (1981-1996): a destra quello dei conti Spencer, a sinistra quello del principe di Galles.]][[File:Coat of Arms of Diana, Princess of Wales (1996-1997).svg|thumb|Stemma di Diana, principessa di Galles, dopo il divorzio (1996-1997).]]
Fondatore del [[fascismo]], fu [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] dal 31 ottobre [[1922]] al 25 luglio [[1943]]. Nel gennaio [[1925]] assunse ''[[de facto]]'' poteri [[dittatura|dittatoriali]] e dal dicembre dello stesso anno acquisì il titolo di [[capo del governo primo ministro segretario di Stato]]. Dopo la [[guerra d'Etiopia]], aggiunse al titolo di [[duce]] quello di "Fondatore dell'Impero" e divenne [[Primo maresciallo dell'Impero|Primo Maresciallo dell'Impero]] il 30 marzo [[1938]]. Fu capo della [[Repubblica Sociale Italiana]] dal settembre [[1943]] al 27 aprile [[1945]].
 
Fu esponente di spicco del [[Partito Socialista Italiano]] e direttore del quotidiano socialista ''[[Avanti!]]'' dal [[1912]]. Convinto anti-interventista negli anni della [[guerra italo-turca]] e in quelli precedenti la [[prima guerra mondiale]], nel [[1914]] cambiò opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Trovatosi in netto contrasto con la linea del partito, si dimise dalla direzione dell'''Avanti!'' e fondò ''[[Il Popolo d'Italia]]'',<ref>{{Cita libro|cognome=Bertoni|nome=E.|titolo=Aurelio Saffi. L'ultimo "vescovo" di Mazzini|anno=2010|editore=Cartacanta|città=Forlì|ISBN=88-96629-28-4|pp=109-112}}</ref> schierato su posizioni interventiste, venendo quindi espulso dal PSI. Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la "[[vittoria mutilata]]", fondò i [[Fasci italiani di combattimento]] ([[1919]]), poi divenuti [[Partito Nazionale Fascista]] nel [[1921]], e si presentò al Paese con un programma politico [[Nazionalismo|nazionalista]] e radicale.
 
Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, puntò alla presa del potere; forzando la mano alle istituzioni, con l'aiuto di atti di [[squadrismo]] e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre 1922 con la [[marcia su Roma]], Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre). Dopo il contestato successo alle [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni politiche]] del [[1924]], instaurò nel gennaio 1925 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di [[Giacomo Matteotti]]. Negli anni successivi consolidò il regime, affermando la supremazia del potere esecutivo, trasformando il sistema amministrativo e inquadrando le masse nelle organizzazioni di partito.
 
Nel [[1935]], Mussolini decise di occupare l'[[Etiopia]], provocando l'isolamento internazionale dell'Italia. Appoggiò quindi i [[Franchismo|franchisti]] nella [[guerra civile spagnola]] e si avvicinò alla [[Germania nazista|Germania nazionalsocialista]] di [[Adolf Hitler]], con il quale stabilì un legame che culminò con il [[Patto d'Acciaio]] nel [[1939]]. È in questo periodo che furono approvate in Italia le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]].
 
Nel [[1940]], ritenendo ormai prossima la vittoria della Germania, decise per l'ingresso dell'Italia nella [[seconda guerra mondiale]]. In seguito alle disfatte subite dalle Forze Armate italiane e alla messa in minoranza durante il [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]] ([[Caduta del fascismo|ordine del giorno Grandi]] del 24 luglio 1943), fu arrestato per ordine del [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Re]] (25 luglio) e successivamente tradotto a [[Campo Imperatore]]. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la [[Repubblica Sociale Italiana]]. In seguito alla definitiva sconfitta delle forze italotedesche, abbandonò Milano la sera del 25 aprile 1945, dopo aver invano cercato di trattare la resa. Il tentativo di fuga si concluse il 27 aprile con la cattura da parte dei [[Resistenza italiana|partigiani]] a [[Dongo (Italia)|Dongo]], sul [[lago di Como]].<ref>Sulla questione della meta finale di Mussolini la comunità scientifica è tuttora divisa fra sostenitori di una possibile "fuga in Svizzera" e coloro che invece ritengono che Mussolini avesse altri scopi immediati.</ref><ref>Per la tesi a favore di una fuga, vedi, per esempio {{Cita libro|cognome=Lepre|nome=Aurelio|anno=1999|titolo=La storia della repubblica di Mussolini; Salò: il tempo dell'odio e della violenza|edizione=1ª|editore=Mondadori|pagina=300|citazione=Svanita ogni speranza di trattare, cercò la salvezza personale nella fuga. In questo non si comportò diversamente da come si erano comportati Vittorio Emanuele III e Badoglio l'8 settembre, perché lasciò gli uomini che gli erano rimasti fedeli senza ordini e senza guida. Visto, infatti, dall'interno, con gli occhi degli uomini che gli erano più vicini, il comportamento di Mussolini non appare dissimile da quello di Vittorio Emanuele III così come è stato descritto da Paolo Puntoni|ISBN=88-04-45898-4}}</ref><ref>Per la tesi a favore di una fuga, vedi anche {{Cita libro|cognome=Bandini|nome=Franco|anno=1978|titolo=Vita e morte segreta di Mussolini|edizione= 3ª, 1981|editore=Mondadori|pagina=318|citazione=(Dal capitolo "Il tiranno è morto", premettendo i seguenti fatti all'epilogo) Occorre cominciare appena un poco più indietro, nel momento in cui Mussolini – spinto da un cupo demone – si avvia con passi esitanti e già guidati da una sottile paura, a quella fuga che sarà, prima dell'altra, la sua vera morte. Dimentico di se stesso, di una vita pur sempre cominciata nelle battaglie e nel rischio, incurante dell'ancor possibile rispetto e dei suoi e della Storia, che non assolve, ma pesa ogni atto dell'uomo potente su bilance inesorabili, Mussolini sceglie di cadere da vile, ingannando, moralmente uccidendo coloro che gli sono ancora rimasti fedeli, pur nella certezza della fine imminente. Va stancamente, miserabilmente verso il nord, mezzo inclinato alla fuga in Svizzera, mezzo turbato dai fieri propositi che ode attorno a sé, per "l'ultima battaglia" in Valtellina: e rivolge nel pensiero non la forte accettazione del fato che si compie, ma i cavillosi punti della sua difesa di domani, quando – come spera – potrà ancora allineare fiumi di logore parole e giocare su vecchi e nuovi equivoci e forse galleggiare indefinitamente sullo scontro degli opposti giudizi, come il sargasso immobile tra il turbinare delle correnti. È disposto a tutto, anche al cappotto tedesco, anche a tradire chi vorrebbe ancora morire per lui, i vecchi fascisti, i suoi ministri, persino Claretta: e finge irresolutezza fin dal momento della Prefettura di Milano, la sera del 25 aprile, non perché sia davvero incerto tra la morte e la vita, ma perché – ancora una volta – è incapace di dire "andiamo" e preferisce che lo dicano altri, che la cosa "nasca da sola", perché ha forse già in mente altri articoli "del tempo del bastone e della carota", destinati ad illustrare come questi nuovi passi che sta facendo siano colpa di questo e di quello, di cardinali e militari, di traditori e servizi segreti, di tutti, meno che sua}}</ref><ref>Il colonnello statunitense Lada Mocarski, in un rapporto scritto per conto dell'''[[Office of Strategic Services]]'' riguardo un'inchiesta da lui condotta sugli ultimi giorni del dittatore, afferma invece che «nessuna prova circa le intenzioni e i piani di Mussolini è stata raggiunta durante l'indagine e forse non esisteva alcun piano definito. È infatti ovvio che i movimenti del Duce fossero il risultato di improvvisazioni non appena le condizioni di fatto cambiavano». {{Cita news|url=http://www.corriere.it/cultura/09_febbraio_09/ordine_milano_duce_messina_aa69c4c2-f684-11dd-9c7e-00144f02aabc.shtml|titolo=Ordine da Milano: eliminate il Duce|autore=Dino Messina|data=23 febbraio 2009|pubblicazione=Corriere della Sera|accesso=20 ottobre 2011}}</ref><ref>{{Cita libro|cognome=Spinosa|nome=Antonio|wkautore=Antonio Spinosa|titolo=Mussolini. Il fascino di un dittatore|annooriginale=1989|editore=Mondadori|città=Milano|p=367|capitolo="Parte quarta: Il cappotto tedesco. Infauste sponde"|citazione=Imbruniva quando una colonna di automobili lasciava la prefettura e usciva da Milano, la città in cui ormai tutti gli tendevano una trappola, i partigiani, i tedeschi, gli alleati. Doveva fuggirne per evitare il peggio. [...] Già quella sera, a tarda ora, si apprese che le auto fuggitive avevano raggiunto Como [...]}}</ref> Fu [[Fucilazione|fucilato]] il giorno seguente insieme alla sua amante [[Clara Petacci|Claretta Petacci]].
 
== Biografia ==
[[File:Dual Cypher of Charles and Diana, Prince and Princess of Wales.svg|thumb|Il monogramma personale del principe Carlo e della principessa Diana.]]
=== Le origini, la gioventù e la formazione ===
==== La nascita e la famiglia ====
Figlio del [[fabbro]] [[Alessandro Mussolini]] ([[Montemaggiore di Predappio]], 11 novembre [[1854]]- [[Forlì]], 19 novembre [[1910]]) e della maestra elementare [[Rosa Maltoni]] ([[San Martino in Strada (Forlì)|San Martino in Strada]], 22 aprile [[1858]]- [[Predappio]], 19 febbraio [[1905]]), nacque il 29 luglio [[1883]] a Dovia, frazione del comune di [[Predappio]], in una casa tuttora esistente nell'attuale via Varano Costa, ormai inglobata nel paese.
 
Diana nacque nel pomeriggio del 1º luglio 1961 a [[Sandringham]], nel [[Norfolk]],<ref name="Princess Diana Biography">{{Cita web |url= http://www.biography.com/articles/Princess-Diana-9273782 |titolo="Princess Diana Biography"|editore=The Biography Channel|accesso=21 maggio 2011}}</ref><ref name=AE>"Diana: Her True Story" - pag.99, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> quarta di cinque figli del [[Edward Spencer, VIII conte Spencer|Visconte]] e della [[Frances Shand Kydd|Viscontessa Althorp]] (nata Frances Roche, poi Shand Kydd).<ref name="Princess Diana Biography"/><ref name=AE/><ref name="Princess Diana Biography-British royals"/> Quella degli Spencer è una delle più antiche e importanti famiglie britanniche, strettamente connessa con la [[famiglia reale britannica|Famiglia Reale]] da diverse generazioni.<ref name = "matten">Matten, p. 4</ref> Entrambi i genitori speravano in un figlio maschio che portasse avanti il nome della famiglia, per questo alla bambina non venne inizialmente dato un nome, fino a che, una settimana più tardi, non si decise per Diana Frances, in onore di un'antenata degli Spencer, [[Diana Spencer (1710-1735)|Diana Russell, duchessa di Bedford]], e della madre.<ref name=AE/> Diana fu battezzata nella Chiesa di Santa Maria Maddalena.<ref name=AF>"Diana: Her True Story" - pag.100, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
Il nome "Benito Amilcare Andrea" fu deciso dal padre,<ref>Fra i molti, da [[Renzo De Felice]], in diverse opere, e [[Denis Mack Smith]] in ''Mussolini''.</ref> socialista, desideroso di rendere omaggio alla memoria di [[Benito Juárez]], leader rivoluzionario ed ex-presidente del [[Messico]], di [[Amilcare Cipriani]], patriota italiano e socialista, e di [[Andrea Costa]], imolese, leader del [[socialismo]] italiano (nell'agosto 1881 aveva fondato a Rimini il «Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna»). Contrariamente al marito, la madre Rosa era credente e fece [[Battesimo|battezzare]] il figlio.<ref>{{Cita|Palla|p. 15}}.</ref>
<gallery>
File:Alessandro mussolini.jpg|Alessandro, padre di Benito Mussolini
File:Rosa maltoni mussolini.jpg|Rosa Maltoni, madre di Benito Mussolini
</gallery>
 
Diana aveva due sorelle e due fratelli: [[Lady Sarah McCorquodale|Sarah]], [[Jane Fellowes, baronessa Fellowes|Jane]], John e [[Charles Spencer, IX conte Spencer|Charles]];<ref name="Princess Diana Biography"/><ref name="Princess Diana Biography-British royals"/> John morì dopo solo 10 ore dalla nascita.<ref name=AE/><ref name="Princess Diana Biography-British royals"/> La morte del bambino, e il desiderio di un ulteriore erede, sconvolse il matrimonio degli Spencer e Lady Althorp fu, secondo testimonianze, mandata nella clinica di Harley Street a Londra per determinare la causa del "problema".<ref name=AE/> L'esperienza è descritta come "umiliante" da Charles Spencer, l'attuale conte: "È stato un momento terribile per i miei genitori e, probabilmente, la radice del loro divorzio poiché non credo che se ne siano fatti una ragione".<ref name=AF/>
==== L'istruzione e l'adolescenza ====
[[File:Mussolini 1897.JPG|upright=0.75|miniatura|destra|Mussolini in una fotografia del [[1897]], all'età di 14 anni, all'epoca studente delle scuole magistrali di Forlimpopoli]]
Mussolini frequentò le prime due classi elementari prima a [[Predappio|Dovia]] e poi a [[Predappio]] ([[1889]]-[[1891]]); entrò quindi per volontà della madre nel collegio [[Società Salesiana di San Giovanni Bosco|salesiano]] di [[Faenza]] ([[1892]]-ottobre [[1894]]), ma venne trasferito in seguito a una punizione (comprensiva della retrocessione dalla classe quarta alla seconda) per una rissa nella quale ferì un suo compagno più anziano con un coltello.<ref>cit. D. Mack Smith, ''Storia d'Italia'', Laterza, 1973, ''rectius'' Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', Einaudi, pp. 12 e 13.</ref> A Faenza, Benito passò un periodo infelice: oltre alle punizioni corporali subite dai salesiani per la sua scarsa osservanza delle regole del collegio, visse con rabbia e frustrazione la sua condizione sociale.<ref>{{Cita|De Giorgi|p. 22}}.</ref> La famiglia era di modeste condizioni: il padre, pur avendo una propria attività, viveva ai margini della comunità locale a causa delle sue idee politiche; la madre, che insegnava ai bambini delle elementari presso [[Palazzo Varano]], guadagnava uno stipendio insufficiente a compensare le mancate entrate del marito.<ref>{{Cita|De Giorgi|p. 21}}.</ref>
 
Diana crebbe a Park House, nei pressi della residenza reale di [[Sandringham House|Sandringham]], della quale la sua famiglia era abituale affittuaria.<ref name="Princess Diana Biography"/><ref name="Princess Diana Biography-British royals"/><ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/news/special/politics97/diana/ob-child.html|titolo="The Life of Diana, Princess of Wales"|autore=|anno=1 settembre 1997|editore=BBC|lingua=en|accesso=11 settembre 2012}}</ref> La bambina aveva solo sette anni quando i suoi genitori si separarono.<ref>"Diana: Her True Story" - pag.98, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Sua madre aveva infatti una relazione con [[Peter Shand Kydd]], e decise di lasciare il marito per seguire l'amante.<ref name="Princess Diana Biography-British royals">{{Cita web |url= http://www.britishroyals.info/diana/biography.html |titolo="Princess Diana: The Early Years"|sito=British Royals|accesso=21 maggio 2011}}</ref> Nel suo libro, il giornalista [[Andrew Morton]] descrive il ricordo di Diana di quel momento: suo padre, Lord Althorp, che caricava diverse valigie in macchina, e lo scricchiolio della ghiaia del piazzale mentre Frances, a bordo dell'auto, oltrepassava i cancelli di Park House.<ref name=AE/> Durante la separazione dei genitori, Diana visse con la madre a [[Londra]], ma qualche mese dopo, durante le vacanze di Natale, Lord Althorp impedì alla ex-moglie di tornare in città con la figlia. L'uomo vinse infine la custodia di Diana con il supporto della suocera, [[Ruth Roche, baronessa Fermoy]].<ref name="Princess Diana Biography"/>
Aiutato dalla madre, proseguì gli studi nella laica Regia Scuola Magistrale maschile Carducci di [[Forlimpopoli]], diretta da Valfredo Carducci, fratello di [[Giosuè Carducci]], dove conseguì nel settembre [[1898]] la licenza tecnica inferiore. A partire dall'ottobre di quell'anno, per via di uno scontro con un altro alunno, venne costretto a frequentare come esterno (solo nel [[1901]] fu riammesso come convittore).<ref>{{Cita|De Giorgi|p. 24}}.</ref> A [[Forlimpopoli]], anche per l'influsso paterno, Mussolini si avvicinò al socialismo militante facendosi notare in comizi serali nei paesi limitrofi e nel [[1900]] si iscrisse al [[Partito Socialista Italiano]], dove fece amicizia con [[Olindo Vernocchi]].<ref>{{Cita|De Giorgi|p. 25}}.</ref> Dopo aver ottenuto sempre nello stesso istituto di Forlimpopoli il diploma di Maestro elementare l'8 luglio [[1901]], avanzò domanda d'insegnamento per concorso o per incarico in diversi comuni: [[Predappio]], [[Legnano]], [[Tolentino]], [[Ancona]], [[Castelnuovo Scrivia]].
Nel [[1973]], Lord Althorp cominciò una relazione con [[Raine Spencer, contessa Spencer|Raine, contessa di Dartmouth]], l'unica figlia femmina di Alexander McCorquodale e [[Barbara Cartland]].<ref name="Rain Spencer">{{Cita news |url= https://www.independent.co.uk/news/people/profiles/raine-spencer-friend-not-foe-765302.html |titolo="Raine Spencer: Friend not foe"|pubblicazione=The Independent|città=Londra| [[The Independent]]|accesso=21 maggio 2011 |data=15 dicembre 2007}}</ref> Il 9 giugno [[1975]], in seguito alla morte del nonno, [[Albert Spencer, VII conte Spencer|Albert Spencer]], Diana ricevette il titolo di ''Lady'' e suo padre ereditò quello di [[conte Spencer]]. Lord Spencer e Lady Dartmouth si sposarono quindi a Caxton Hall, a Londra, il 14 luglio [[1976]]. Ora contessa Spencer, Raine era però mal sopportata dai figli del marito, che non le risparmiavano gli scherzi che per anni avevano inflitto alle governanti.<ref name="Princess Diana Biography-British royals"/>
 
Diana fu prima educata a Riddlesworth Hall, nei pressi di [[Diss]], nel [[Norfolk]], e in seguito alla [[The New School at West Heath|New School di West Heath]],<ref name="Princess Diana Biography"/> a [[Sevenoaks]], nel [[Kent]]. Durante l'infanzia era particolarmente nota per la sua timidezza, ma questo non le impedì di appassionarsi alla musica e alla danza, oltre che allo sport, soprattutto il nuoto. Aveva anche un grande amore per i bambini. Infatti, dopo aver frequentato l'[[Institut Alpin Videmanette]], una scuola di perfezionamento situata in Svizzera, la giovane si trasferì a Londra e incominciò a lavorare come bambinaia, accettando infine il posto di assistente presso l'asilo nido Young England.<ref name="Princess Diana Biography"/>
Non riuscendo ad ottenere la cattedra e non avendo nemmeno avuto il posto di "sostituto aiutante" del segretario comunale di Predappio (la sua domanda fu respinta dal gruppo clerico-moderato con 10 voti su 14),<ref>Storia Illustrata n. 271 giugno 1980 p. 6 "La Cattedra che Mussolini non ebbe" di U. Alfassio Grimaldi.</ref> dopo una supplenza di pochi mesi nella [[scuola primaria in Italia|scuola elementare]] di Pieve Saliceto (frazione di [[Gualtieri]]), emigrò il 9 luglio [[1902]] in [[Svizzera]] per sfuggire al [[servizio militare]] obbligatorio,<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Mussolini, Benito|pubblicazione=The Columbia Encyclopedia|editore=Columbia University Press|città=New York|anno=2008}}</ref> stabilendosi a [[Losanna]]. Lì si iscrisse al [[sindacato]] muratori e manovali, di cui poi divenne segretario, e il 2 agosto 1902 pubblicò il suo primo articolo su ''L'Avvenire del lavoratore'', il giornale dei socialisti svizzeri;<ref>B. Mussolini, Opera Omnia, vol. 1, pagg. 9-10.</ref> l'attività giornalistica vera e propria cominciò nel [[1904]].
 
=== Istruzione ===
==== La Svizzera e la prima militanza ====
Nel [[1968]], dopo aver frequentato la scuola pubblica, Diana venne iscritta al collegio Riddlesworth Hall.<ref name=B>{{cita web|url=http://www.guardian.co.uk/news/1997/sep/01/guardianobituaries.monarchy/|titolo="Obituary: Haunted by the image of fame"|autore=|anno=1 settembre 1997|editore=The Guardian|lingua=en|accesso=11 settembre 2012}}</ref> Non era tuttavia particolarmente brillante nello studio, così si trasferì alla West Heath Girls' School (in seguito ribattezzata ''The New School at West Heath'') a [[Sevenoaks]], nel [[Kent]], dove rimase però una studentessa mediocre, che tentò e fallì per ben due volte i suoi esami di maturità.<ref name=B/> Dimostrò invece un talento particolare per la musica, soprattutto per il pianoforte,<ref>{{cita web|url=http://www.royal.gov.uk/HistoryoftheMonarchy/The%20House%20of%20Windsor%20from%201952/DianaPrincessofWales/Childhood.aspx/|titolo="Princess Diana – Childhood and teenage years"|autore=|editore=The Guardian|lingua=en|accesso=11 settembre 2012}}</ref> e il suo spirito altruistico venne riconosciuto e premiato dalla scuola.
[[File:Benito Mussolini mugshot 1903.jpg|miniatura|sinistra|Foto segnaletica di Mussolini nel periodo svizzero (1903), quando fu arrestato dalla polizia elvetica perché sprovvisto di documento d'identità: Il cartello riporta l'erronea dicitura ''Mussolini Benedetto'']]
Fino a novembre visse in [[Svizzera]], spostandosi di città in città e svolgendo lavori occasionali, tra cui il garzone di una bottega di vini a [[Losanna]]. Venne espulso due volte dal paese: il 18 giugno [[1903]] fu arrestato a [[Berna]] come agitatore socialista, trattenuto in carcere per 12 giorni e poi espulso il 30 giugno dal [[Canton Berna]], mentre il 9 aprile [[1904]] venne incarcerato per 7 giorni a [[Ginevra]] a causa del permesso di soggiorno falsificato, per poi essere espulso una settimana dopo dal [[Canton Ginevra]].<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 31 e 36.</ref> Nel frattempo ricevette anche una condanna a un anno di carcere per renitenza alla [[Servizio militare|leva militare]]. Venne protetto da alcuni socialisti e anarchici del [[Canton Ticino]], tra cui [[Giacinto Menotti Serrati]] e [[Angelica Balabanoff]], con la quale avviò una relazione sentimentale.<ref>L'esistenza di una relazione sentimentale non trova riscontri univoci. È invece accertata presso la maggior parte delle fonti la sua influenza nell'avvicinamento di Mussolini al [[marxismo]].</ref> Nel periodo in cui Mussolini risiedette in Svizzera, abitò a [[Savosa]], comune periferico a nord di [[Lugano]], e partecipò al consolidamento dei muri sulla strada di [[Uggiate-Trevano|Trevano]], sulla [[Castagnola-Cassarate|Cassarate]]-[[Monte Brè]] e soprattutto alla costruzione della [[ferrovia Lugano-Tesserete]].
 
Nel [[1977]] lasciò l'istituto e frequentò per tre mesi l'Institut Alpin Videmanette, una scuola di buone maniere a [[Rougemont (Svizzera)|Rougemont]], in [[Svizzera]], dove alle studentesse venivano impartite lezioni di etichetta e venivano fatte svolgere attività sociali quali [[gastronomia]] e [[galateo (costume)|galateo]]. Diana era inoltre un'ottima nuotatrice, la sua specialità erano i tuffi, e sognava di diventare una [[ballerina]] per il [[Royal Ballet]]. Studiò infatti danza classica, ma divenne troppo alta per poter realizzare il suo sogno.
In Svizzera Mussolini ebbe la possibilità di avvicinarsi a [[Vilfredo Pareto]], frequentandone le lezioni all'[[Università di Losanna]], dove l'economista italo-francese insegnò per alcuni anni. Pareto (che definirà Mussolini "un grande statista")<ref>{{Citanews|url=http://www.ztlamacerata.it/studenti/Pareto/cap2.html#n3|titolo=La teoria dell'equilibrio economico in Vilfredo Pareto|pubblicazione=[http://www.ztlamacerata.it/index.html Ztl Macerata]|accesso=19 luglio 2013|urlarchivio=https://archive.is/20130719101347/http://www.ztlamacerata.it/studenti/Pareto/cap2.html%23n3#n3|dataarchivio=19 luglio 2013|deadurl=no|urlmorto=sì}}</ref> inciterà il suo allievo a prendere il potere e organizzare la [[Marcia su Roma]] (inviando un telegramma dalla Svizzera in cui si diceva «ora o mai più»).<ref>{{Cita web|autore=Raffaello Uboldi|url=http://books.google.it/books?id=0J19DKqf-n0C&pg=PT202&lpg=PT202&dq=Pareto+mussolini+ora+o+mai+pi%C3%B9&source=bl&ots=O8luvqS0Nl&sig=E8sbjtszvZ8ln0D68j965aZ64Yk&hl=it&sa=X&ei=_g7pUdmCCOGL4gTuo4CABQ&ved=0CDoQ6AEwAg|titolo=La presa del potere di Benito Mussolini|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore]]|data=2010|accesso=19 luglio 2013}}</ref><ref>{{senza fonte|Mussolini più tardi dirà}} di essersi iscritto alla Facoltà di Scienze sociali di [[Losanna]], ma non vi è riscontro materiale.</ref> Mussolini utilizzò le idee di Pareto per rivedere la sua adesione al socialismo.
 
Diana fece ritorno a Londra nel [[1978]], andando a vivere nell'appartamento della madre, la quale trascorreva la maggior parte dell'anno in Scozia. In seguito, per il suo diciottesimo compleanno, le venne regalato dai genitori un appartamento a [[Coleherne Court]], nell'[[Earls Court]]. Visse lì fino al [[1981]] con tre coinquiline sue amiche. Su suggerimento della madre, si iscrisse a un corso avanzato di [[cucina]], non diventando una cuoca provetta, e poi lavorò come insegnante di danza all'accademia di [[Madame Vacani]], come guida per i bambini alle prime armi. Ma in seguito a un incidente di sci, che le immobilizzò una caviglia per diversi mesi, fu costretta a lasciare il lavoro. Trovò un impiego [[part-time]] come assistente all'asilo Young England, a [[Knightsbridge]], continuando però a fare la governante per la sorella Sarah e l'hostess alle feste. Per diverso tempo fece anche la tata per una famiglia americana che viveva a Londra.<ref name=D>"Diana: Her True Story - Commemorative Edition", by Andrew Morton, 1997, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
Sempre in Svizzera Mussolini collaborò con periodici locali d'ispirazione socialista (tra cui il ''Proletario'') e inviò corrispondenze al giornale milanese l'''Avanguardia socialista''. L'attività di giornalista rese evidente sin dai suoi primi scritti l'avversione ideologica al [[positivismo]], allora predominante nel socialismo italiano; Mussolini prese subito posizione contro questo orientamento e si schierò con l'ala rivoluzionaria del partito socialista, capeggiata da [[Arturo Labriola]]. Con il passare degli anni Mussolini sviluppa una sempre più aspra avversione verso i riformisti, tentando di diffondere e di imporre all'intero movimento socialista la propria concezione rivoluzionaria.<ref>{{Cita libro|cognome=Gentile|nome=Emilio|titolo=Le origini dell'ideologia fascista 1918-1925|anno=1996|editore=Il Mulino|città=Bologna|ISBN=88-15-08365-0|pagine=67}}</ref> È in questo periodo che mostrò le maggiori affinità ideologiche con il sindacalismo rivoluzionario. Dalle discussioni con il pastore [[evangelicalismo|evangelico]] Alfredo Taglialatela, Mussolini trasse una conclusione negativa sul problema dell'[[esistenza di Dio]], sul quale tornò a riflettere molti anni dopo. Le sue opinioni saranno in seguito raccolte nell'opuscolo ''L'uomo e la divinità'', una breve dissertazione sui motivi per i quali bisognerebbe negare l'esistenza di Dio.
 
=== Fidanzamento con il principe Carlo ===
Mussolini in questo periodo studiò assiduamente il [[Lingua francese|francese]] e cercò di imparare il [[Lingua tedesca|tedesco]], avvalendosi in quest'ultimo caso dell'aiuto della Balabanoff.<ref>Furono diffuse notizie inattendibili sul suo frequentare le [[università di Zurigo]] e di [[Ginevra]] (quest'ultima falsa notizia è riportata nella biografia ufficiale della Sarfatti), mentre è vero che nell'estate trascorse due mesi all'[[università di Losanna]].</ref>
Nel 1977, ancora giovanissima, durante una battuta di [[caccia]] Diana conobbe [[Carlo, principe del Galles|Carlo]], che allora frequentava sua sorella maggiore, Lady Sarah. L'erede al trono era quasi trentenne e già da tempo si trovava sotto pressione perché trovasse una giovane di buona famiglia e si sposasse. Nel febbraio del 1978, in seguito ad alcune indiscrezioni rilasciate da Sarah ai due giornalisti [[James Whittaker]] e [[Nigel Nelson]], i due si lasciarono,<ref>{{cita web|url=http://www.whosdatedwho.com/tpx_1732285/prince-charles-and-lady-sarah-spencer/|titolo="Prince Charles and Lady Sarah Spencer"|autore=|editore=Who's Date Who|lingua=en|accesso=11 settembre 2012}}</ref> ma Carlo la invitò ugualmente, nel novembre dello stesso anno, per la festa dei suoi trent'anni a [[Buckingham Palace]], e con lei le due sorelle. Diana e Sarah vennero successivamente invitate dalla Regina a una settimana di caccia a Sandringham, nel gennaio del [[1979]].
 
Lady Diana incontrò nuovamente il principe nell'estate del [[1980]], a una festa organizzata nella tenuta di campagna dall'amico [[Philip de Pass]]. Diana era tra il pubblico alla partita di [[polo (sport)|polo]] di Carlo, e durante il [[barbecue]] che seguì cercò di consolarlo per la recente perdita dello zio, [[Louis Mountbatten|Lord Mountbatten]], ucciso nell'agosto del 1979 dall'[[Provisional Irish Republican Army|IRA]]. La sincera compassione di Diana colpì molto il principe che, qualche settimana più tardi, la invitò alla [[Royal Albert Hall]] per assistere al ''[[Requiem (Verdi)|Requiem]]'' di [[Giuseppe Verdi|Verdi]]. La nonna di Diana, Lady Fermoy, la accompagnò come ''chaperon''.<ref name=C>"Princess Diana Biography", by Joanne Mattern, 2006, DK Publishing, Inc.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
==== Mussolini giornalista e agitatore politico ====
Nel novembre 1904, caduta la condanna per renitenza alla leva in seguito all'[[amnistia]] concessa in occasione della nascita dell'erede al trono [[Umberto II di Savoia|Umberto]], Mussolini tornò in Italia. Dovette tuttavia presentarsi al Distretto militare di [[Forlì]] e adempì ai suoi doveri di leva venendo assegnato il 30 dicembre [[1904]] al 10º Reggimento bersaglieri di [[Verona]]. Poté tornare a casa con una licenza per assistere la madre morente (19 gennaio [[1905]]). Poi riprese il servizio militare, ottenendo al termine una dichiarazione di buona condotta per il contegno disciplinato.<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 23}}.</ref> In Svizzera lasciò libero il posto di corrispondente dalla Confederazione elvetica del giornale italiano ''Avanguardia Socialista'', e tale incarico venne assegnato al giovane socialista [[Luigi Zappelli]], che già aveva conosciuto<ref>{{Cita web|url =http://www.verbanensia.org/mono_monografiedetails.asp?monID=10509 |titolo =Monografie verbanensi |autore = |wkautore = |sito = |editore = |data = |lingua = |formato = |pagina = |pagine = |cid = |citazione =Nel giugno del 1904 ottiene il permesso di lavoro annuale, e in quello stesso anno succede a Mussolini come corrispondente dalla Svizzera del giornale italiano «Avanguardia Socialista» |accesso =20 aprile 2016}}</ref>.
 
Altri inviti seguirono quello a teatro: Diana fu ospite a bordo del [[panfilo]] reale [[HMY Britannia (1953)|Britannia]], il più antico della [[Royal Navy|marina inglese]], per le regate della [[Settimana di Cowes]], per poi essere invitata a [[Castello di Balmoral|Balmoral]], la residenza scozzese della Famiglia Reale, qualche tempo dopo. La giovane venne accolta positivamente dalla [[Elisabetta II del Regno Unito|Regina]], dal [[Filippo di Edimburgo|Duca di Edimburgo]] e dalla [[Elizabeth Bowes-Lyon|Regina Madre]]. Durante il soggiorno, alcuni fotografi nascosti sulle rive del fiume [[Dee (Aberdeenshire)|Dee]], ansiosi di scoprire la nuova fiamma del principe, fotografarono Carlo mentre pescava accompagnato da una misteriosa ragazza che, scorgendo i loro obbiettivi, si nascose. I giornalisti tuttavia non impiegarono molto tempo a scoprire la sua identità, e al suo ritorno a Londra, Diana si trovò letteralmente perseguitata dalla stampa.<ref name=C/> Una sua fotografia, scattata durante l'orario di lavoro all'asilo Young England, che mostrava il profilo delle gambe attraverso il tessuto leggero della gonna, fece scalpore ma contribuì ad accrescere la sua popolarità.<ref>{{cita web|url=http://www.princess-diana.com/diana/engagement.htm|titolo="Princess Diana's engagement"|autore=|editore=Princess Diana.com|lingua=en|accesso=11 settembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120828091729/http://www.princess-diana.com/diana/engagement.htm|dataarchivio=28 agosto 2012|urlmorto=sì}}</ref>
Congedato, Mussolini rientrò a Dovia di Predappio il 4 settembre [[1906]]. Poco dopo si recò a insegnare a [[Tolmezzo]], dove ottenne un posto da supplente dal 15 novembre sino al termine dell'anno scolastico. Il periodo nel comune friulano fu difficile: con gli studenti si dimostrò incapace di mantenere l'ordine e l'anticlericalismo e il linguaggio sboccato gli attirarono le antipatie della popolazione locale, tanto che le ragazze del paese lo chiamavano "tiranno".<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 24}}.</ref><ref>B. Mussolini, ''La mia vita'', p. 136.</ref>
 
[[File:Replica of Lady Diana Spencer's engagement ring (5920661699).jpg|thumb|sinistra|upright=0.6|Una replica dell'anello di fidanzamento.]]
Nel novembre del [[1907]] ottenne l'abilitazione all'insegnamento della [[lingua francese]] e nel marzo [[1908]] gli venne assegnato un incarico come professore di francese presso il Collegio Civico di [[Oneglia]], dove insegnò anche Italiano, Storia e Geografia. A Oneglia ottenne la sua prima direzione di un giornale, il settimanale socialista ''La Lima''. Nei suoi articoli il neo direttore attaccò le istituzioni sia politiche sia religiose, accusando il governo [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] e la Chiesa di difendere gli interessi del capitalismo ai danni del proletariato. Per evitare problemi si firma con lo pseudonimo di "Vero Eretico". Il giornale suscitò grande interesse e Mussolini comprese che il giornalismo d'eversione poteva essere uno strumento politico.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 49 n. 5 e 52.</ref>
Intanto gli incontri con Carlo proseguivano, e nelle settimane a seguire Diana fu ospite della Famiglia Reale nelle diverse residenze sparse in tutta la [[Gran Bretagna]]. Con il passare dei mesi, la stampa e il popolo si convinsero sempre più che sarebbe stata lei la futura sposa del principe di Galles. Finalmente, il 6 febbraio 1981, Carlo invitò Diana al [[castello di Windsor]] e le chiese di sposarlo. Lei accettò immediatamente, ma la notizia venne mantenuta segreta per le successive quattro settimane.<ref name=D/>
 
Il 24 febbraio 1981 Buckingham Palace annunciò ufficialmente il loro fidanzamento. Dal catalogo della gioielleria [[Garrard]], Lady Diana scelse un anello in oro bianco con 14 diamanti elegantemente disposti attorno a un grosso zaffiro di 12 carati, molto simile all'anello di fidanzamento della madre.<ref name=AD/> Dal [[2010]] il gioiello è al dito della [[Catherine Middleton|duchessa di Cambridge]],<ref>{{cita web|1=http://www.ringenvy.com/engagement-rings/princess-dianas-engagement-ring/|titolo="Princess Diana's engagement ring"|autore=|anno=2009|mese=settembre|editore=Ringenvy.com|lingua=en|accesso=12 novembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110104164354/http://www.ringenvy.com/engagement-rings/princess-dianas-engagement-ring|dataarchivio=4 gennaio 2011|urlmorto=sì}}</ref> moglie del primogenito di Diana, il [[William, duca di Cambridge|principe William]].
Tornato a Predappio, si mise a capo dello sciopero dei braccianti agricoli. Il 18 luglio [[1908]] fu arrestato per minacce a un dirigente delle organizzazioni padronali. Processato per direttissima fu condannato a tre mesi di carcere, ma il 30 luglio venne rilasciato in libertà provvisoria su cauzione.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pag. 57.</ref> Nel settembre dello stesso anno fu di nuovo incarcerato per dieci giorni per aver tenuto a [[Meldola]] un comizio non autorizzato.
 
Dopo l'annuncio del fidanzamento, Diana volò in [[Australia]] insieme alla madre e al patrigno per una vacanza di 10 giorni, ben sapendo che sarebbe stato il suo ultimo periodo di pace. Tornata a Londra, abbandonò definitivamente il suo appartamento di Coleherne Court per trasferirsi in una suite all'interno di Buckingham Palace, dove studiò il [[protocollo (cerimoniale)|protocollo]] reale - come parlare in pubblico, salutare e trattare con la servitù. Fu anche ospite a [[Clarence House]], residenza della Regina Madre, che le insegnò il corretto comportamento richiesto a un membro della Famiglia Reale.<ref>"Princess Diana Biography", by Joanne Mattern, 2006, DK Publishing, Inc<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
In novembre si trasferì a Forlì, dove visse in una stanza affittata, assieme al padre vedovo che nel frattempo aveva aperto la trattoria ''Il bersagliere'' con la compagna Anna Lombardi. In questo periodo, Mussolini pubblicò su ''Pagine libere'' (rivista del sindacalismo rivoluzionario edita a Lugano e diretta da [[Angelo Oliviero Olivetti]]) l'articolo ''La filosofia della forza'', in cui faceva riferimento al pensiero di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]]. Il 6 febbraio [[1909]] si trasferì a [[Trento]], capitale dell'[[irredentismo]] italiano,<ref>Trento, italiana, si trovava nel territorio dell'[[Impero austro-ungarico]].</ref> dove venne eletto segretario della Camera del Lavoro e diresse il suo primo quotidiano, ''L'avvenire del lavoratore''.
 
Nonostante i rudimenti di protocollo che le vennero impartiti, Diana diede subito prova, seppur involontariamente, del suo [[anticonformismo]] il 9 marzo 1981, quando presenziò con Carlo a un ricevimento alla [[Goldsmiths Hall]] di Londra indossando un provocante abito in [[chiffon]] nero.<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=w5gdU6-_NuM|titolo="Princess Diana Meets Princess Grace of Monaco"|autore=|anno=9 marzo 1981|editore=Youtube|lingua=en|accesso=29 maggio 2013}}</ref> Di due taglie più piccolo e scelto come ripiego, il vestito, oltre che per il colore funesto, scandalizzò per il taglio, più maturo rispetto alle precedenti mise della ragazza, ma soprattutto per la profonda e vertiginosa [[scollatura]].<ref name=AJ>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/femail/article-2038995/Princess-Diana-fretted-dress-Princess-Grace-told-Itll-worse.html|titolo="The day a young Diana fretted about her dress before Princess Grace told her, 'Don't worry, it'll only get worse'"|autore=|anno=19 settembre 2011|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=11 agosto 2013}}</ref> La principessa [[Grace Kelly|Grace di Monaco]], ospite d'onore all'evento e alla cena che seguì a Buckingham Palace, prese da parte Lady Diana e la accompagnò alla toilette, dove la confortò per quel primo, banale errore.<ref name=AJ/> Le diede anche alcuni consigli su come affrontare e sopportare l'enorme pressione mediatica, perché “sarebbe andata sempre peggio”.<ref name=AJ/>
Il 7 marzo di quell'anno si rese protagonista di un breve scontro giornalistico con [[Alcide De Gasperi]], direttore del periodico cattolico ''Il Trentino''. Mussolini collaborò anche con il quotidiano ''Il Popolo'', diretto da [[Cesare Battisti]], sulle cui pagine scrisse della "santa di Susà", una contadina di nome Rosa Broll che era stata adescata da un sacerdote del luogo.<ref>{{Cita news|url=http://www.lavalsugana.it/valsugana-story/ottocento-alla-prima-guerra-mondiale/2202/rosa-broll-la-santa-di-sus%C3%A0-intervista-di-mussolini.html|titolo=Rosa Broll, la «santa di Susà». Intervista di Mussolini.|pubblicazione=LaValsugana.it}}</ref> L'articolo ebbe un tale successo che la direzione del Partito Socialista trentino decise di farne una pubblicazione a sé stante, al prezzo di 6 centesimi.
 
=== Matrimonio ===
Il 10 settembre dello stesso anno Mussolini venne incarcerato a [[Rovereto]] con l'accusa, da cui poi fu assolto, di diffusione di giornali già sequestrati e istigazione alla violenza verso l'[[Monarchia asburgica|Impero asburgico]]. Il giorno 26 fu comunque espulso dall'Austria e fece ritorno a Forlì.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 74-5.</ref> Il caso del "professor Mussolini" divenne di interesse nazionale tanto che durante un'interrogazione parlamentare alla Camera (presentata dal deputato socialista [[Elia Musatti]]), fu interpellato il ministro degli Esteri [[Francesco Guicciardini (politico)|Francesco Guicciardini]] il quale rispose che "per quanto possa essere dispiacevole che l'espulsione di cittadini italiani dall'Austria si rinnovi con una certa frequenza, pure io non credo in nessun modo di intervenire nella faccenda trattandosi di questione interna dell'Austria".<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0001/articleid,1198_01_1910_0062_0001_17854020/|titolo=Lo sfratto di un italiano dall'Austria|data=3 marzo 1910|pubblicazione=La Stampa|accesso=27 dicembre 2012}}</ref> I fatti trentini comunque procurarono a Mussolini una notevole notorietà in Italia, lo spinsero ulteriormente verso l'azione politica e segnarono l'inizio del passaggio da una concezione socialista e internazionalista a posizioni marcatamente nazionaliste.<ref>Questa l'interpretazione di {{de}} Hans Woller, ''Ante portas. Mussolini in Trient 1909'', in ''Regionale Zivilgeselllschaft in Bewegung - Cittadini innanzi tutto. Scritti in onore di Hans Heiss'', a cura di [[Hannes Obermair]], Stephanie Risse, [[Carlo Romeo]], Vienna-Bolzano, Folio 2012, pp. 483-500, cfr. soprattutto p. 497. ISBN 978-3-85256-618-4.</ref>
{{vedi anche|Abito nuziale di Lady Diana Spencer}}
 
Il matrimonio si svolse mercoledì 29 luglio 1981 nella [[Cattedrale di San Paolo (Londra)|Cattedrale di San Paolo]] a Londra, scelta perché offriva più posti a sedere rispetto all'[[Abbazia di Westminster]], tradizionalmente usata per i matrimoni reali. Alla cerimonia parteciparono infatti oltre 2.000 invitati tra cui esponenti delle famiglie reali straniere e numerosi politici e diplomatici. Le nozze da favola furono trasmesse in [[mondovisione]] e seguite da oltre 750 milioni di persone, mentre furono 600.000 quelle che inondarono le strade di Londra per vedere la sposa durante il tragitto che l'avrebbe portata alla cattedrale.<ref name=AD>{{cita web|https://www.washingtonpost.com/wp-srv/inatl/longterm/diana/stories/glamor0901.htm|titolo="International Special Report: Princess Diana, 1961–1997"|autore=|anno=30 gennaio 1999|editore=The Washington Post|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref><ref name=E>{{cita web|http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/july/29/newsid_2494000/2494949.stm|titolo="Charles and Diana marry"|autore=|anno=29 July 1981|editore=BBC|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref> Lady Diana indossava un [[abito nuziale|abito]] in [[taffetà]] e [[seta]] color avorio, adornato da pizzi antichi e con uno [[strascico]] lungo ben sette metri.<ref>{{cita web|url=http://www.princess-diana.com/diana/marriage.htm|titolo="Diana, Princess of Wales: Diana`s wedding – marriage"|autore=|editore=PrincessDiana.com|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080828092419/http://www.princess-diana.com/diana/marriage.htm|dataarchivio=28 agosto 2008}}</ref> All'altare, la giovane invertì per errore i primi due nomi di Carlo, pronunciando "Philip Charles" invece che "Charles Philip",<ref name=E/> e non espresse voto di obbedienza al marito, una scelta voluta da entrambi.<ref>"How We Got bare: The '70s" - pag.98, by David Frum, 2000, New York Basic Books.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
==== Nel Partito Socialista ====
===== A Forlì =====
A partire dal gennaio [[1910]], divenne segretario della [[Partito Socialista Italiano|Federazione socialista]] forlivese e diresse il suo periodico ufficiale ''L'idea socialista'', settimanale di quattro pagine (ribattezzato da Mussolini stesso ''Lotta di classe''). Il 17 gennaio Mussolini iniziò a convivere con [[Rachele Guidi]], sua futura moglie, in un appartamento ammobiliato di Via Merenda nº 1. Cominciò inoltre a collaborare con la rivista socialista ''Soffitta''. In questi anni forlivesi, decise anche di prendere lezioni di [[violino]] dal Maestro Archimede Montanelli.<ref>Antonio Mambelli, ''Archimede Montanelli nella vita e nell'arte. Un maestro del Duce'', Valbonesi, Forlì 1938.</ref> Fra le opere preferite di Mussolini si ricordano: ''[[Follia (tema musicale)|La Follia]]'' di [[Arcangelo Corelli|Corelli]], le sonate di [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]], le composizioni di [[Antonio Veracini|Veracini]], [[Antonio Vivaldi|Vivaldi]], [[Johann Sebastian Bach|Bach]], [[Enrique Granados|Granados]], [[Gabriel Fauré|Fauré]] e [[Virgilio Ranzato|Ranzato]].<ref>[http://news.bbc.co.uk/hi/spanish/misc/newsid_2159000/2159645.stm ''El violín de Mussolini'' (in spagnolo)].</ref>
 
Il principe e la nuova principessa di Galles trascorsero parte della loro luna di miele nella villa di proprietà della famiglia [[Mountbatten]], situata a [[Broadlands]], nell'[[Hampshire]], prima di volare a [[Gibilterra]] e imbarcarsi sul panfilo reale ''Britannia'' per una crociera attraverso il Mediterraneo. Visitarono l'[[Egitto]], la [[Tunisia]], la [[Sardegna]] e la [[Grecia]] e terminarono il viaggio di nozze con un soggiorno nella tenuta di Balmoral, insieme con il resto della Famiglia Reale,<ref name=F>{{cita web|url=http://www.royal.gov.uk/HistoryoftheMonarchy/The%20House%20of%20Windsor%20from%201952/DianaPrincessofWales/Marriageandfamily.aspx|titolo="Diana, Princess of Wales - Marriage and family"|autore=|editore=The British Monarchy|lingua=en|accesso=23 maggio 2012}}</ref> prima di trasferirsi definitivamente nel loro appartamento di [[Kensington Palace]] e nella proprietà di Carlo vicino a [[Tetbury]], [[Highgrove]].
Dal punto di vista giornalistico, continuò anche il rapporto con ''Il popolo'' di Trento. [[Cesare Battisti]] gli chiese di scrivere un romanzo a puntate. Il compenso era di 15 lire a puntata. Mussolini scelse uno dei suoi argomenti preferiti, la critica sociale anticlericale. Ispirandosi a una storia realmente avvenuta a Trento nel Seicento (lo scandaloso amore tra il vescovo-principe di Trento, [[Carlo Emanuele Madruzzo]], e una cortigiana) scrisse ''L'amante del cardinale. Claudia Particella.''<ref>Benito Mussolini, ''L'amante del cardinale. Claudia Particella'', Salerno Editrice, 2009, ISBN 978-88-8402-673-6.</ref> Il romanzo uscì a puntate, dal 20 gennaio all'11 maggio [[1910]].
 
=== Figli ===
Come rappresentante della federazione di [[Forlì]], Mussolini partecipò all'XI congresso socialista di Milano (1910).
[[File:Prince Charles, Lady Di, 19860723.jpg|thumb|left|La principessa Diana insieme con il marito Carlo durante il matrimonio del [[Andrea, duca di York|principe Andrea]] con [[Sarah Ferguson]] nel 1986.]]
Il 5 novembre 1981 venne ufficialmente annunciato che la principessa di Galles era in attesa del primo figlio.<ref>"Diana: Her True Story" - pag.108, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Nel gennaio [[1982]], a Sandringham, dove la Famiglia Reale trascorreva abitualmente il Natale, Diana cadde dallo scalone principale, costringendo il [[ginecologo]] reale, [[Sir George Pinker]], ad accorrere da Londra per prestare soccorso alla principessa, che era incinta di 12 settimane. Nonostante diverse contusioni, il feto non aveva riportato danni.<ref>{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/1550160/Sir-George-Pinker.html|titolo="Obituary: Sir George Pinker"|autore=|anno=1 maggio 2007|editore=Daily Telegraph|lingua=en|accesso=22 dicembre 2012}}</ref> La caduta, che inizialmente venne considerata accidentale, in realtà fu il primo, disperato tentativo di Diana di attirare l'attenzione del marito, che ancora una volta la lasciava sola per recarsi a caccia.<ref>"Diana: Her True Story" - pag.87, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
 
Il 21 giugno 1982, in un'ala riservata del [[St Mary's Hospital]], nel quartiere di [[Paddington]], a Londra, Diana diede alla luce l'[[erede]] al trono, [[William, duca di Cambridge|William Arthur Philip Louis]], con l'assistenza del dottor Pinker.<ref>"Diana: Her True Story" - pag.112-113, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Il bambino, battezzato nella sala da musica di Buckingham Palace il 4 agosto,<ref>{{cita web|url=http://dianaforever.com/sonbirth.htm|titolo="Princess Diana's Pregnancy: Never Before Revealed Details of Her Sons' Birth"|autore=|editore=Diana Forever|lingua=en|accesso=22 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130509091840/http://www.dianaforever.com/sonbirth.htm|dataarchivio=9 maggio 2013}}</ref> fu il primo erede a nascere in un ospedale pubblico anziché a palazzo, com'era tradizione, e come anche la Famiglia Reale pretendeva<ref>{{cita web|url=http://www.britishroyals.info/diana/biography5.html|titolo="Princess Diana: William and Harry"|autore=|editore=British Royals|lingua=en|accesso=22 maggio 2013}}</ref>, ma Diana fu irremovibile al riguardo. Nel marzo [[1983]], nonostante il palazzo l'avesse nuovamente sconsigliata, la principessa decise di portare con sé il piccolo William, di appena 9 mesi, durante il tour ufficiale dell'[[Australia]] e della [[Nuova Zelanda]]. Una decisione suggeritale, come lei stessa ammise, dal [[Primo ministro dell'Australia|primo ministro australiano]] [[Malcolm Fraser]], che riscontrò però l'approvazione del pubblico.<ref>"Diana: Her True Story" - pag.119-120, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
L'11 aprile [[1911]] la sezione socialista di [[Forlì]] guidata da Mussolini votò l'autonomia dal [[Partito Socialista Italiano|PSI]]. Nel maggio dello stesso anno la prestigiosa rivista letteraria ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', diretta da [[Giuseppe Prezzolini]], pubblicò il suo saggio ''Il Trentino veduto da un socialista'', costituito dagli appunti stesi da Mussolini durante il 1909.<ref>{{Cita libro|nome=Benito|cognome=Mussolini|curatore=Giuseppe Prezzolini|titolo=Il Trentino veduto da un socialista - note e notizie|editore=Casa Editrice Italiana|città=Firenze|anno=1911|mese=febbraio|giorno=28| url=http://archive.org/stream/iltrentinoveduto00mussuoft#page/n1/mode/2up|formato=PDF|accesso=26 marzo 2013|pagine=104}}</ref>
[[File:1912 - NENNI giovane.jpg|thumb|[[Pietro Nenni]], all'epoca della contestazione alla [[Guerra italo-turca|guerra di Libia]] giovane esponente repubblicano]]
A Forlì Mussolini conobbe [[Pietro Nenni]], all'epoca segretario della nuova Camera del Lavoro repubblicana, nata dopo la frattura tra [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicani]] e [[Partito Socialista Italiano|socialisti]].
All'inizio i due, pur essendo vicini di casa, furono avversari (spesso tra repubblicani e socialisti finiva a botte), in seguito divennero amici.<ref name=":1">Sul rapporto Nenni-Mussolini si veda: Duilio Susmel, ''Nenni e Mussolini mezzo secolo di fronte'', Rizzoli, Milano, 1969; Nicholas Farrell, Giancarlo Mazzuca, ''Il compagno Mussolini'', Rubettino,Catanzaro, 2013; Alberto Mazzuca, Luciano Foglietta, ''Mussolini e Nenni amici nemici'', Minerva Edizioni, Bologna, 2015.</ref>
 
Un secondo figlio, [[Henry del Galles|Harry Charles Albert David]], nacque due anni dopo William, il 15 settembre [[1984]].<ref>"Diana: Her True Story" - pag.126-127, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> La principessa rivelò che durante la seconda gravidanza lei e Carlo erano molto uniti. Diana sapeva di aspettare un maschio sin dall'[[ecografia]], ma non ne parlò con nessuno, nemmeno con il marito, che sperava invece in una bambina.<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/2273498.stm|titolo="Hewitt denies Prince Harry link"|autore=|anno=21 settembre 2002|editore=BBC|lingua=en|accesso=11 settembre 2012}}</ref>
Il 27 settembre 1911, assieme all'amico repubblicano Pietro Nenni, Mussolini partecipò a una manifestazione contro la [[Guerra italo-turca|guerra]] con l'[[impero ottomano]] per il possesso di [[Cirenaica]] e [[Tripolitania]], che si concluse con scontri violenti con la [[polizia]]. Mussolini aveva definito l'impresa coloniale africana di [[Giovanni Giolitti]] un "atto di brigantaggio internazionale"; aveva inoltre definito il tricolore "uno straccio da piantare su un mucchio di letame".<ref>A. Spinosa, ''Mussolini. Il fascino di un dittatore'', Mondadori, Milano, 1989, pag. 33.</ref><ref>cit. D. Mack Smith, ''Storia d'Italia'', Laterza, 1973 [manca numero pag].</ref> Arrestato il 14 ottobre, venne processato e condannato a un anno di reclusione (23 novembre).
 
Anche i critici più accaniti concordano che la principessa di Galles fu una madre esemplare, devota e affettuosa.<ref name=G>"Diana: Her True Story" - pag.180, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Raramente chiedeva l'approvazione del principe o della Famiglia Reale, ed era spesso intransigente quando si trattava di figli. Scelse lei i loro nomi di battesimo, licenziò la governante reale e ne assunse una di sua scelta, si occupò di selezionare la scuola che avrebbero frequentato e il loro abbigliamento, nonché le uscite ufficiali. Li accompagnava a scuola, come una madre normale, ogni volta che i suoi impegni le permettevano di farlo, e spesso organizzava il suo programma di visite e apparizioni pubbliche in base alle esigenze dei bambini.<ref name=G/>
Nenni durante le manifestazioni a Forlì fu ferito da tre sciabolate; anch'egli il 14 ottobre fu arrestato e condannato a un anno e quindici giorni.
Venne recluso nel carcere di [[Bologna]], nella stessa cella di Mussolini.<ref name=autogenerato23>[http://archiviostorico.corriere.it/2009/agosto/28/Quello_scatolone_sabbia_che_uni_co_9_090828022.shtml Quello scatolone di sabbia che unì Mussolini e Nenni<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.<ref>[[Renzo De Felice]], ''Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920'', Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino, 1965. Sull'argomento vedasi anche: Maurizio Degl'Innocenti, ''Il socialismo italiano e la guerra di Libia'', Roma, Editori Riuniti, 1976.</ref> Questi in carcere terrà sulle ginocchia la piccola figlia di Mussolini, [[Edda Ciano|Edda]], nata poche settimane prima, il 1º settembre 1910: lei gli farà la pipì sui pantaloni. Con gli anni, quando Mussolini e Nenni continueranno a vedersi a [[Milano]], lei lo chiamerà "zio".<ref name=":1" />
 
=== Doveri reali ===
Il 19 febbraio [[1912]] la Corte d'Appello di [[Bologna]] ridusse la pena di Mussolini a cinque mesi e mezzo e il successivo 12 marzo venne rilasciato.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 108-110.</ref>
Dopo il [[matrimonio]] con il principe di Galles, Diana venne ben presto assorbita dalla moltitudine di doveri ufficiali che, come principessa, era costretta a soddisfare per conto della Famiglia Reale.<ref name=A>{{cita web|url=http://www.royal.gov.uk/HistoryoftheMonarchy/The%20House%20of%20Windsor%20from%201952/DianaPrincessofWales/PublicRole.aspx|titolo="Diana, Princess of Wales - Public role"|autore=|editore=The British Monarchy|lingua=en|accesso=11 settembre 2012}}</ref> Il suo primo viaggio con Carlo fu una visita in [[Galles]] di tre giorni nell'ottobre 1981,<ref name=A/> dove tenne il suo primo discorso in pubblico, in parte pronunciato in gallese. Nel 1982, Diana accompagnò il marito nei [[Paesi Bassi]], e l'anno successivo in Australia e Nuova Zelanda, insieme con il piccolo William, dove incontrarono le popolazioni native dell'isola, i [[Māori]], che resero omaggio alla coppia con una tradizionale gita in barca e doni che rappresentavano la loro civiltà.<ref name=A/><ref name=J>{{cita web|url=http://www.dianaforever.com/travels.htm|titolo="Travels with Princess Diana"|autore=|editore=Diana Forever|lingua=en|accesso=22 dicembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141122051112/http://dianaforever.com/travels.htm|dataarchivio=22 novembre 2014}}</ref> Dal giugno al luglio 1983, il principe e la principessa presero parte a una visita ufficiale in [[Canada]] per l'apertura dei World Universities Games, e per celebrare il 400º anniversario della conquista di [[Terranova]] da parte di [[Sir Humphrey Gilbert|Humphrey Gilbert]].<ref name=M>{{cita web|url=http://canadiancrown.gc.ca/eng/1331832099895#a4|titolo="Royal Tours of Canada"|autore=|editore=Canadian Crown|lingua=en|accesso=19 dicembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120605024805/http://canadiancrown.gc.ca/eng/1331832099895#a4|dataarchivio=5 giugno 2012|urlmorto=sì}}</ref>
[[File:Sandro Pertini con i Principi di Galles.jpg|thumb|La principessa Diana con il marito Carlo e il presidente della Repubblica Italiana [[Sandro Pertini]] nel 1985.]]
 
Nell'aprile [[1985]] i principi di Galles visitarono l'Italia con i due figli, il principe William e il principe Harry, e incontrarono l'allora presidente [[Sandro Pertini]].<ref name=A/> Il viaggio di due settimane era stato programmato per l'autunno 1984, ma venne rinviato a causa della seconda gravidanza di Diana. Il tour incominciò il 19 aprile in [[Sardegna]], proseguendo a [[La Spezia]], per visitare l'[[Arsenale militare marittimo di La Spezia|arsenale militare]],<ref name=L/> e a [[Milano]], dove la coppia assistette alla ''[[Turandot]]'' di [[Giacomo Puccini|Puccini]] al [[Teatro alla Scala]] e si recò nella [[chiesa anglicana]] locale.<ref name=ST>{{cita web|url=https://www.people.com/people/archive/article/0,,20090741,00.html|titolo="Doing Europe Right"|autore=|anno=20 maggio 1985|editore=People|lingua=en|accesso=14 ottobre 2014}}</ref> Il 23 aprile Carlo e Diana partirono per [[San Miniato]] e poi per [[Firenze]], dove visitarono la [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore]], la [[Basilica di Santa Croce|Chiesa di Santa Croce]], [[Palazzo Vecchio]] e infine gli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]].<ref name=L>{{cita web|url=http://www.dianaforever.com/italy85.htm|titolo="When In Rome: The Italian Tour"|autore=|editore=Diana Forever|lingua=en|accesso=24 dicembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116182002/http://www.dianaforever.com/italy85.htm|dataarchivio=16 gennaio 2013}}</ref> Dopo una breve sosta a [[Livorno]], il 26 aprile arrivarono a [[Roma]], dove cenarono alla [[Casina Valadier]], per poi separarsi: mentre Carlo si incontrò con i [[Presidente del Senato della Repubblica|presidenti del Senato]] e della [[Presidente della Camera dei deputati|Camera]] [[Francesco Cossiga]] e [[Nilde Iotti]], Diana visitò alcuni reparti dell'[[Ospedale pediatrico Bambino Gesù]], interessandosi alle terapie, al decorso delle malattie e alle storie dei piccoli degenti.<ref name=OB>{{cita web|url=http://circologiovanniruffini.myblog.it/media/00/01/1581853561.pdf|titolo="Lady Diana al 'Bambin Gesù' in visita ai piccoli malati"|autore=|anno=27 aprile 1985|editore=L'Eco di Bergamo|accesso=14 ottobre 2014}}</ref><ref name=DF>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/04/27/al-bambin-gesu-la-principessa-una.html|titolo="Al 'Bambin Gesù' la Principessa è una fata"|autore=|anno=27 aprile 1985|editore=La Repubblica|accesso=14 ottobre 2014}}</ref> Nel pomeriggio si recarono insieme a [[Palazzo FAO]], dove discussero con il direttore generale [[Edouard Saouma]] sulla situazione alimentare mondiale.<ref name=OB/> Il 27 aprile visitarono i [[Fori Imperiali]] e il [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], e la sera presenziarono a una cena esclusiva al [[Circolo della Caccia (Roma)|Circolo della Caccia]]. Il giorno successivo visitarono il cimitero monumentale di [[Anzio]], dove assistettero a una celebrazione in memoria dei caduti, e il 29 aprile la coppia si recò nella [[Santa Sede]], dove visitò la [[Basilica di San Pietro in Vaticano]] ed ebbe un'udienza privata con [[Papa Giovanni Paolo II]].<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/news/article-1173911/24-years-Charles-takes-veiled-lady-pope.html|titolo="24 years on, Charles takes another veiled lady to see the pope"|autore=|anno=28 aprile 2009|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=19 dicembre 2012}}</ref> Il 30 aprile Carlo e Diana raggiunsero la [[Sicilia]], visitando [[Catania]], [[Siracusa]] e [[Taormina]], dove sedettero insieme sulle gradinate del [[Teatro antico di Taormina|Teatro antico]]. Il 2 maggio, a [[Bari]], visitarono la [[Cattedrale di San Sabino]], accolti dall'arcivescovo [[Andrea Mariano Magrassi]], per poi recarsi a [[Trani]] e a [[Molfetta]].<ref name=DS>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/05/01/per-carlo-lady-diana-impazzisce-mezza.html|titolo="E per Carlo e Lady Diana impazzisce tutta la Sicilia"|autore=|anno=1 maggio 1985|editore=La Repubblica|accesso=14 ottobre 2014}}</ref> Il 4 maggio partirono verso l'ultima tappa del tour, [[Venezia]], dove pranzarono alla [[Locanda Cipriani]] di [[Torcello]], ospiti del [[Ministri delle finanze della Repubblica Italiana|Ministro delle finanze]] [[Bruno Visentini]]. Proseguirono visitando l'isola di [[Murano]] e passeggiando in [[Piazza San Marco]]. La domenica del 5 maggio, dopo la funzione religiosa, si ricongiunsero con i figli a bordo dello yacht reale ''Britannia'' e fecero ritorno in Inghilterra.
L'8 luglio [[1912]], al XIII congresso del PSI di [[Reggio nell'Emilia|Reggio Emilia]], avanzò una mozione di espulsione (definita da lui anche ''lista di proscrizione'') nei confronti dei riformisti [[Leonida Bissolati]], [[Ivanoe Bonomi]], [[Angiolo Cabrini]] e [[Guido Podrecca]],<ref>I quattro avrebbero poi dato vita al [[Partito Socialista Riformista Italiano]].</ref> che venne accolta. L'accusa era di "gravissima offesa allo spirito della dottrina e alla tradizione socialista".<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 126-7.</ref> Quindi entrò nella direzione nazionale del partito. Collaborò poi con ''Folla'', giornale di Paolo Valera, firmandosi con lo pseudonimo "''L'homme qui cherche''".
 
Nel novembre 1985, Diana fece il suo primo viaggio inaugurale oltreoceano per raggiungere gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].<ref name=A/> Il 9 novembre, durante il tour, lei e il marito incontrarono il 40º [[presidente degli Stati Uniti d'America|presidente]] [[Ronald Reagan]] e la moglie, la [[first lady]] [[Nancy Reagan|Nancy]], alla [[Casa Bianca]]. Durante la festa organizzata per l'occasione, Diana ballò con [[John Travolta]] indossando un sensualissimo abito di velluto blu notte, da allora conosciuto come “Travolta dress”, venduto all'asta nel [[2011]] per oltre 500.000 dollari.<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/femail/article-2007766/Dress-Princess-Diana-wore-dance-John-Travolta-sold-510k.html|titolo="Dress Princess Diana wore to dance with John Travolta sold for £510,000"|autore=|anno=24 giugno 2011|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=22 maggio 2013}}</ref> Nel 1986, Diana e il principe di Galles si imbarcarono per un viaggio attraverso il [[Giappone]], l'[[Indonesia]], la [[Spagna]]<ref name=J/> e il Canada.
===== Direttore dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' =====
[[File:John Travolta and Princess Diana.jpg|thumb|left|La principessa Diana mentre danza con [[John Travolta]] durante una cena alla Casa Bianca nel 1985.]]
[[File:Mussolini direttore dell'Avanti!.jpg|miniatura|Mussolini nella veste di direttore dell'''Avanti!'' (1912-1914), quotidiano del [[Partito Socialista Italiano]]]]
In Giappone, Diana ricevette in dono come segno di rispetto un antico [[kimono]] di seta del valore di 40.000 dollari e visitò la Red Cross Infants Home for Disabled Children a Tokyo come parte del suo impegno umanitario. Uno dei luoghi che la coppia visitò fu il [[palazzo Imperiale di Tokyo]], dove l'[[Hirohito|Imperatore Hirohito]] diede un banchetto in loro onore. In Spagna, i principi di Galles vennero accolti dagli studenti di arte e musica dell'[[Università di Salamanca]]. Carlo e Diana erano amici intimi di [[Juan Carlos I di Spagna|re Juan Carlos]] e della sua famiglia: la coppia era infatti solita trascorrere le vacanze estive a [[Maiorca]].<ref name=J/> In Canada visitarono l'[[Expo 1986]], dove Diana svenne qualche minuto dopo il suo ingresso, crollando a terra mentre si avvicinava al marito. Trasportata in una stanza privata, la principessa ne uscì mezz'ora dopo, apparentemente ripresa.<ref>{{cita web|url=http://www.apnewsarchive.com/1986/Princess-Diana-Faints-During-Expo-Tour/id-343a2e15c89e38e78d43244b20e50c95|titolo="Princess Diana Faints during Expo Tour"|autore=|anno=6 maggio 1986|editore=AP News Archive|lingua=en|accesso=22 maggio 2013}}</ref> Un portavoce della Famiglia Reale annunciò che il [[malore]] era dovuto al caldo e alla fatica del viaggio.<ref>{{cita web|url=http://articles.latimes.com/1986-05-07/news/mn-3572_1_princess-diana|titolo="Princess Diana Faints on Visit to California Expo Pavilion"|autore=|anno=7 maggio 1986|editore=Los Angeles Times|lingua=en|accesso=22 maggio 2013}}</ref> Ma Diana in seguito chiarì che lo [[sincope (medicina)|svenimento]] fu causato dai suoi [[disturbi alimentari]], non avendo mangiato e trattenuto niente per giorni. Riportò anche che il marito, invece di offrirle appoggio, la rimproverò per non aver avuto il buongusto di svenire in privato anziché davanti a tutti.<ref>"Diana: Her True Story" - pag.106, by Andrew Morton, 1992, Simon & Schuster.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref>
Grazie agli eventi del 1912 e alle sue qualità di brillante oratore, nel novembre [[1912]] divenne esponente di spicco dell'ala [[massimalismo (politica)|massimalista]] del socialismo italiano e giunse alla direzione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'', organo ufficiale del partito, succedendo a [[Giovanni Bacci]] ([[Angelica Balabanoff]] venne scelta per il ruolo di viceredattore capo).<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 136-9.</ref>
 
Nel febbraio [[1987]], il principe e la principessa di Galles visitarono il [[Portogallo]]. Il viaggio venne organizzato per coincidere con l'anniversario della firma del [[Trattato di Windsor (1386)|Trattato di Windsor del 1386]], che aveva legato in “perpetua amicizia” l'Inghilterra e il Portogallo.<ref>{{cita web|url=http://www.dianaforever.com/portugal87.htm|titolo="The Royal Dazzler: Diana Takes The Portuguese By Storm"|autore=|editore=Diana Forever|lingua=en|accesso=24 dicembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116181308/http://www.dianaforever.com/portugal87.htm|dataarchivio=16 gennaio 2013}}</ref> La coppia partecipò a un banchetto organizzato in loro onore dal Presidente [[Mário Soares]] al [[Palazzo Nazionale Ajuda]]. Nello stesso anno, Carlo e Diana vennero invitati a visitare la [[Germania]] e la [[Francia]] per partecipare al [[Festival di Cannes]].<ref name=J/><ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=vPKUZ3T2IBs|titolo="Princess Diana visiting Berlin, Germany (1987)"|autore=|editore=Youtube|lingua=en|accesso=22 maggio 2013}}</ref> Nel [[1988]], i principi di Galles si recarono nuovamente in Australia per le celebrazioni del bicentenario.<ref>{{cita web|url=http://business.highbeam.com/3825/article-1G1-6984788/charles-and-diana-portrait-marriage|titolo="Charles and Diana: portrait of a marriage"|autore=|anno=1 febbraio 1989|editore=Highbeam Business|lingua=en|accesso=27 dicembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116181319/http://business.highbeam.com/3825/article-1G1-6984788/charles-and-diana-portrait-marriage|dataarchivio=16 gennaio 2013|urlmorto=sì}}</ref> L'anno successivo visitarono il [[Golfo Persico]], dove incontrarono i cittadini britannici, fecero visita alle sedi della British Scots School sparse per la regione e si unirono ai membri di altre famiglie reali per cene di stato e [[picnic]] nel deserto.<ref name=J/> Il tour ebbe inizio nel [[Kuwait]], dove Carlo e Diana furono ospiti del locale governo nel [[Palazzo Salam]] a [[Shuwaikh Port]].<ref name=H>{{cita web|url=http://www.dianaforever.com/arabiangulftour.htm|titolo="Diana of Arabia: The Gulf States Tour"|autore=|editore=Diana Forever|lingua=en|accesso=27 dicembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116181454/http://www.dianaforever.com/arabiangulftour.htm|dataarchivio=16 gennaio 2013}}</ref> Durante il viaggio, la coppia ebbe un'udienza con l'[[Jabir III al-Ahmad al-Jabir Al Sabah|Emiro del Kuwait]], seguita dal pranzo.<ref name=H/> Incontrarono anche il [[Sa'd I al-'Abd Allah al-Salim Al Sabah|primo ministro]], che diede una cena in loro onore.<ref name=H/> Diana ricevette in dono un cofanetto di preziosi gioielli, un servizio da tè in argento e una tunica ricamata in oro.<ref name=H/> Durante la visita del Kuwait, Diana si recò anche alla Kuwait Handicapped Society, mostrando il suo crescente interesse per i bambini bisognosi.<ref name=H/> Nell'[[Arabia Saudita]], la principessa venne invitata al palazzo di [[Fahd dell'Arabia Saudita|Re Fahd]], un onore raramente concesso a una donna, mentre in [[Oman]], il [[Qabus dell'Oman|Sultano]] le regalò una parure di gioielli degna di una regina. Il viaggio terminò negli [[Emirati Arabi Uniti]].<ref name=H/>
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1913|Elezioni politiche del 1913]] (il primo turno si svolse il 26 ottobre) Mussolini si presentò, nel collegio di Forlì, come candidato socialista per la Camera dei Deputati, ma venne sconfitto da [[Giuseppe Gaudenzi]], [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]] (tradizionalmente, i repubblicani erano molto forti nel forlivese). Il mese successivo (novembre [[1913]]) fondò un proprio giornale, ''Utopia'', che diresse fino allo scoppio della prima guerra mondiale e sul quale poté esprimere tutte le proprie opinioni, anche quelle in contrasto con la linea ufficiale del partito.
 
[[File:Princess diana bristol 1987 02.jpg|thumb|La principessa Diana in visita a Bristol nel maggio 1987.]]
Al XIV congresso del Partito Socialista di [[Ancona]] del 26, 27 e 28 aprile [[1914]], presentò con [[Giovanni Zibordi]] una mozione, che venne accolta, con la quale si riconobbe esser incompatibile l'appartenenza alla [[massoneria]] per un socialista.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit., pagg. 190 sgg. In realtà il pensiero anti-massonico era già stato portato innanzi nel XIII congresso del 1912 a [[Reggio nell'Emilia|Reggio Emilia]] (cfr. ''ibid''. pag. 125), nel congresso regionale socialista romagnolo di Forlì, 16 giugno 1912, (''ibid.'', pag. 674) e in vari altri ambienti fin dal 1904, compreso un attacco mussoliniano del 2 luglio 1910 (''ibid.'', pagg. 89-91).</ref>
Nel marzo [[1990]], Diana accompagnò il principe di Galles nel tour della [[Nigeria]] e del [[Camerun]].<ref>{{cita web|url=http://bbc.adactio.com/politics97/diana/blunt.html|titolo="Elizabeth Blunt Remembers Diana"|autore=|editore=BBC|lingua=en|accesso=24 dicembre 2012}}</ref> Il presidente del Camerun organizzò una cena ufficiale per accoglierli a [[Yaoundé]]; durante la visita, la principessa visitò gli ospedali pediatrici e le leghe di supporto alle donne. Nel maggio dello stesso anno, Carlo e Diana si recarono in visita ufficiale in [[Ungheria]]. All'arrivo in aeroporto, la coppia incontrò il suo ospite, il presidente appena eletto [[Árpád Göncz]], che li invitò a cena per dare loro il benvenuto.<ref name=K>{{cita web|url=http://www.apnewsarchive.com/1990/Prince-Charles-Princess-Diana-Visit-Hungary/id-3c5315df8b5559d7983fa2ee8edd563b|titolo="Prince Charles and Princess Diana visit Hungary"|autore=|anno=7 maggio 1990|editore=AP News Archive|lingua=en|accesso=27 dicembre 2012}}</ref> Durante il viaggio di quattro giorni, la coppia incontrò funzionari governativi e commerciali, oltre che vari artisti, e la principessa visitò con interesse la [[mostra]] sulla moda britannica organizzata al [[Museo d'arte applicata]].<ref name=K/> A novembre, i principi di Galles si recarono nuovamente in Giappone per assistere all'incoronazione dell'[[Akihito|Imperatore Akihito]].<ref name=AB/> Nel [[1991]], accompagnati dai figli, Carlo e Diana si imbarcarono per una visita ufficiale in Canada, dove presentarono una copia del decreto reale della [[Vittoria del Regno Unito|Regina Vittoria]] alla [[Queen's University]], durante i festeggiamenti per il 150º anniversario della sua fondazione.<ref name=M/> Nello stesso anno visitarono il [[Brasile]].<ref name=J/> Durante il tour del Brasile, Diana visitò l'orfanotrofio e un centro infantile di cure per l'AIDS. Incontrò anche il presidente brasiliano [[Fernando Collor de Mello]], e la first lady [[Rosane Collor]], a [[Brasilia]]. L'ultimo viaggio ufficiale che la coppia fece insieme fu quello in [[India]] e [[Corea del Sud]] nel [[1992]].<ref name=A/><ref name=J/>
Al Congresso colse inoltre un grande successo personale, con una mozione di plauso per i successi di diffusione e di vendite del giornale del Partito, tributatagli personalmente dai congressisti.<ref>cfr. [http://www.avantionline.it/2014/04/ancona-1914-la-sconfitta-del-riformismo-italiano/#.V12VYtex16A Alfonso Maria Capriolo, ''Ancona 1914: la sconfitta del riformismo italiano'', in ''Avanti! online'', 25 aprile 2014]</ref>
Infatti, nel periodo di direzione Mussolini, l<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' era salito da 30-45.000 copie nel [[1913]] a 60-75.000 copie nei primi mesi del [[1914]].<ref>Valerio Castronovo ''et alii'', ''La stampa italiana nell'età liberale'', Laterza, 1979, p. 212. Vd. anche Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pag. 188.</ref>
 
Il primo viaggio ufficiale oltremare della principessa, senza la compagnia del marito, avvenne nel settembre 1982, quando rappresentò la suocera al funerale di stato della principessa [[Grace Kelly|Grace di Monaco]], deceduta in seguito a un incidente stradale.<ref name=A/> Il suo primo tour ufficiale, invece, ci fu nel febbraio 1984, quando raggiunse la [[Norvegia]] per partecipare a una performance del London City Ballet, del quale era madrina.<ref name=A/> All'aeroporto di [[Fornebu]], Diana venne accolta dal re [[Olav V di Norvegia]]. Nel settembre 1991, Diana visitò il Pakistan: durante la visita, la principessa aiutò le famiglie bisognose di [[Lahore]] e incontrò insegnanti e studenti delle scuole islamiche.<ref name=J/> Nel 1992 fece un breve viaggio in [[Egitto]], dove visitò le scuole e i centri per bambini disabili al [[Il Cairo|Cairo]].<ref name=J/> Venne invitata ad alloggiare nella villa dell'ambasciatore britannico, dove incontrò il presidente [[Hosni Mubarak]].<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/news/article-1356243/Hosni-Mubarak-How-survived-30-years-crisis-ousted-people.html|titolo="Fall of the Pharoah: How Mubarak survived 30 years to crisis to be ousted by the people"|autore=|anno=12 febbraio 2011|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=5 gennaio 2012}}</ref> Diana approfittò del viaggio per visitare siti storici come le [[piramidi egizie|piramidi]] e i templi di [[Luxor]] e [[Karnak]],<ref name=J/> accompagnata dal famoso archeologo egiziano Zaki Hawas.
Il 9 giugno venne eletto consigliere comunale a [[Milano]].
 
Nel febbraio [[1995]], la principessa visitò nuovamente il Giappone e fu ospite dell'[[Imperatrice Michiko]].<ref name=AB>{{cita web|url=http://www.kunaicho.go.jp/e-about/shinzen/hinkyaku-89-98.html|titolo="Distinguished guests from overseas such as State Guests, official guests (1989 – 1998)"|autore=|editore=The Imperial Household Agency|lingua=en|accesso=19 dicembre 2002}}</ref> Nel giugno dello stesso anno, Diana volò a Venezia per presenziare alla [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale]].<ref>{{cita web|url=http://www.princess-diana-remembered.com/1/post/2012/12/hello-magazine-june-1995-diana-visits-venice.html|titolo="Diana Visits Venice"|autore=|anno=17 giugno 1995|editore=Hello Magazine|lingua=en|accesso=9 gennaio 2013}}</ref> Nel novembre 1995, la principessa intraprese un viaggio di quattro giorni per l'[[Argentina]] e incontrò a pranzo il presidente [[Carlos Menem]] e sua figlia, Zulemita.<ref>{{cita web|url=http://articles.latimes.com/1995-11-24/news/mn-6719_1_tough-audience|titolo="Diana Visits Argentina as 'Ambassador'"|autore=|anno=24 novembre 1995|editore=Los Angeles Times|lingua=en|accesso=7 gennaio 2012}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=hLEsbacOIJ4|titolo="Diana in Argentina"|autore=|editore=Youtube|lingua=en|accesso=7 gennaio 2012}}</ref> Diana visitò molti altri paesi, tra cui la [[Svizzera]], il [[Belgio]], il [[Sud Africa]], lo [[Zimbabwe]] e il [[Nepal]].<ref name=A/>
===== Mussolini e la Settimana Rossa =====
{{vedi anche|Settimana rossa}}
Fu protagonista della campagna politica e di stampa in sostegno dell'ondata rivoluzionaria della [[Settimana rossa|Settimana Rossa]], insurrezione popolare spontanea a seguito dell'uccisione di tre manifestanti contro le [[Compagnie di Disciplina nell'Esercito]], avvenuta ad [[Ancona]] il 7 giugno [[1914]] ad opera della forza pubblica.
Dalle pagine dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' infiammò gli animi con appelli alle masse popolari:
{{Citazione|''Proletari d'Italia! Accogliete il nostro grido: W lo sciopero generale. Nelle città e nelle campagne verrà su spontanea la risposta alla provocazione. Noi non precorriamo gli avvenimenti, né ci sentiamo autorizzati a tracciarne il corso, ma certamente quali questi possano essere, noi avremo il dovere di secondarli e di fiancheggiarli. Speriamo che con la loro azione i lavoratori italiani sappiano dire che è veramente l'ora di farla finita''.|''[[Avanti!]]'' del 10 giugno 1914}}
Con quest'articolo Mussolini, facendo leva sulla popolarità di cui godeva nel movimento socialista e sulla grande diffusione del giornale, di fatto costrinse la [[Confederazione Generale del Lavoro]] a dichiarare lo sciopero generale, strumento di lotta che determinava il blocco di ogni attività nel Paese, di cui il sindacato riteneva di dover fare uso solo in circostanze eccezionali.
 
Diana era nota per il suo stile e la sua eleganza, ed era molto affascinata dal mondo della moda. Negli anni, attraverso il suo ruolo di principessa di Galles, contribuì ad accrescere la visibilità dei giovani stilisti britannici ai quali si rivolgeva, ma era senza dubbio più famosa per il suo impegno umanitario e la sua grande compassione.<ref name=A/> Nel dicembre [[1993]], la principessa di Galles annunciò che avrebbe ridotto le sue apparizioni pubbliche al fine di coniugare “il suo significativo ruolo pubblico con una vita più riservata”.<ref name=A/>
Mussolini strumentalizzò i moti popolari anche a fini politici interni al mondo socialista: la direzione del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] uscita dal XIV Congresso di Ancona era in mano ai massimalisti rivoluzionari, ma i riformisti erano ancora maggioritari nel gruppo parlamentare e nella CGdL.
 
Dopo la separazione da Carlo, Diana continuò ad apparire con gli altri membri della Famiglia Reale in diverse occasioni d'importanza nazionale, come le commemorazioni per il 50º anniversario della [[Giornata della Vittoria (Paesi dell'Europa occidentale)|Giornata della Vittoria sulla Germania]] e sul [[Giornata della Vittoria sul Giappone|Giappone]] nel 1995.<ref name=A/> Diana trascorse il suo 36º e ultimo compleanno, il 1º luglio [[1997]], partecipando alle celebrazioni per il 100º anniversario della [[Tate Gallery]].<ref name=A/> Il suo ultimo impegno ufficiale in Inghilterra fu il 21 luglio, quando visitò il reparto d'emergenza infantile del Northwick Park Hospital, a Londra.<ref name=A/>
Il 10 giugno si tenne un comizio all'[[Arena Civica|Arena]] di Milano di fronte a 60.000 manifestanti, mentre il resto dell'Italia era in lotta e paralizzata, la Romagna e le Marche insorte e i ferrovieri avevano finalmente annunciato di aderire allo sciopero generale.
Dopo che gli oratori riformisti di tutti i partiti avevano gettato acqua sul fuoco dicendo che questa non era la rivoluzione, ma solo protesta contro l'eccidio di Ancona, e che non ci si sarebbe fatti trascinare in un'inutile carneficina, intervennero [[Filippo Corridoni|Corridoni]] e Mussolini.
Quest'ultimo esaltò la rivolta. Ecco il resoconto del suo infuocato discorso, pubblicato il giorno dopo sull'''Avanti!'':
{{Citazione|''A Firenze, a Torino, a Fabriano vi sono altri morti e altri feriti, occorre lavorare nell'esercito perché non si spari sui lavoratori, occorre far sì che il soldo del soldato sia presto un fatto compiuto. .... Lo sciopero generale è stato dal 1870 ad oggi il moto più grave che abbia scosso la terza Italia .... Non è stato uno sciopero di difesa, ma di offesa. Lo sciopero ha avuto un carattere aggressivo. Le folle che un tempo non osavano nemmeno venire a contatto della forza pubblica, stavolta hanno saputo resistere e battersi con un impeto non sperato. Qua e là la moltitudine scioperante si è raccolta attorno a quelle barricate che i rimasticatori di una frase di Engels avevano, con una fretta che tradiva preoccupazioni oblique, se non la paura, relegato fra i cimeli delle romanticherie quarantottesche. Qua a là, sempre a denotare la tendenza del movimento, si sono assaltati i negozi dagli armaioli; qua e là hanno fiammeggiato degli incendi e non già delle gabelle come nelle prime rivolte del Mezzogiorno, qua e là sono state invase le chiese. ... Se – puta caso – invece dell’on. Salandra, ci fosse stato l’on. Bissolati alla Presidenza del Consiglio, noi avremmo cercato che lo sciopero generale di protesta fosse stato ancora più violento e decisamente insurrezionale. .... Soprattutto un grido è stato lanciato seguito da un tentativo, il grido di: "Al Quirinale".''
|''[[Avanti!]]'' dell'11 giugno 1914}}
 
=== Impegno sociale ===
Proprio per scongiurare il rischio che la [[Vittorio Emanuele III|monarchia]] potesse sentirsi minacciata e dichiarare lo stato d'assedio e il passaggio dei poteri pubblici ai militari, la Confederazione generale del lavoro dichiarò concluso lo sciopero dopo solo 48 ore, invitando i lavoratori a riprendere la loro attività.
[[File:Princess Diana Cannes.jpg|thumb|La principessa Diana al festival di Cannes nel 1987.]]
Nonostante nel 1983 avesse confidato all'allora primo ministro di [[Terranova e Labrador]], [[Brian Peckford]], ''Trovo davvero difficile affrontare le pressioni dovute al mio ruolo di principessa di Galles, ma sto imparando come gestirle'',<ref>{{cita web|url=http://www.theroyalist.net/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=767|titolo="Charles and Diana in Australia" (1983)|autore=|anno=26 maggio 2006|editore=The Royalist|lingua=en|accesso=4 luglio 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110721151412/http://www.theroyalist.net/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=767|dataarchivio=21 luglio 2011}}</ref> a partire dalla metà degli [[anni 1980|anni ottanta]] Diana divenne madrina di un numero sempre maggiore di enti di beneficenza. Come principessa di Galles, e secondo il protocollo reale, era tenuta a fare regolari apparizioni pubbliche in ospedali, scuole e altre strutture, partecipando a innumerabili eventi per raccogliere fondi, ben 191 nel 1988 e 397 nel solo 1991.<ref>{{cita web|url=http://articles.philly.com/1989-01-07/news/26123490_1_latoya-jackson-zsa-zsa-gabor-shih-tzu-dogs|titolo="The Royal Watch"|autore=|anno=7 gennaio 1989|editore=Philadelphia Daily News|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.people.com/people/archive/article/0,,20111946,00.html|titolo=" Royal Watch"|autore=|anno=27 gennaio 1992|editore=People|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref> La principessa sviluppò un forte interesse per alcune cause tradizionalmente ignorate dal resto della Famiglia Reale, tra cui l'[[AIDS]] e la [[lebbra]].
 
Fu un'instancabile operatrice benefica, visitando malati in tutto il mondo, appoggiando campagne per la difesa degli animali, sulla prevenzione dell'AIDS e contro l'uso delle armi.<ref name=BITT>{{cita web|url=https://sputniknews.com/voiceofrussia/2011/07/01/52613543/|titolo="The bitter aftertaste of Princess Diana's 50th birthday"|autore=|data=1º luglio 2011|editore=The Voice of Russia|lingua=en|accesso=15 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304211201/http://sputniknews.com/voiceofrussia/2011/07/01/52613543/|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=sì}}</ref> Ricoprì il ruolo di madrina e portavoce per numerose associazioni benefiche che lavoravano con i senza tetto, i giovani, i tossicodipendenti e gli anziani, e fu presidente, dal 1989, del [[Great Ormond Street Hospital for Children]] di Londra.<ref>{{cita web|url=http://www.princess-diana.com/diana/curriculumvitae.htm|titolo=Princess Diana - Curriculum vitae|autore=|lingua=en|accesso=22 dicembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130115104211/http://www.princess-diana.com/diana/curriculumvitae.htm|dataarchivio=15 gennaio 2013|urlmorto=sì}}</ref> Dal 1991 al 1996 fu rappresentante di Headway, un'associazione per il supporto alle vittime di danni cerebrali,<ref>{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/uknews/prince-harry/9988405/Prince-Harry-to-follow-in-his-mothers-footsteps-in-support-of-Headway-charity.html|titolo="Prince Harry to follow in his mother's footsteps in support of Headway charity"|autore=|anno=12 aprile 2013|editore=The Telegraph|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref> oltre che madrina del [[Museo di storia naturale (Londra)|Museo di storia naturale]] di Londra e presidente della [[Royal Academy of Music]]. Dal 1984 al 1996 appoggiò l'associazione di carità [[Barnardo's]], fondata dal dott. [[Thomas Barnardo]] nel 1986 per garantire aiuto ai giovani e ai minori, e partecipò a oltre 110 dei loro eventi benefici, 16 dei quali in un solo anno e 3 in una sola settimana.<ref>{{cita web|url= |titolo="Barnardo's and royalty"|autore=|editore=Barnardo's|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref> L'enfasi e la dedizione verso le associazioni che coinvolgevano i bambini, e sulle quali si era sin da subito concentrata, rimasero uno degli elementi più importanti del suo impegno sociale. Nel 1988 divenne madrina della sezione giovani della [[British Red Cross|Croce Rossa britannica]], estendendo il suo coinvolgimento alle stesse organizzazioni in Australia e Canada.<ref name=PAT>{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/5871774/Diana-Princess-of-Wales.html|titolo="Obituaries: Diana, Princess of Wales"|autore=|anno=31 agosto 1997|editore=The Telegraph |lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref> La Principessa di Galles era inoltre una sostenitrice della [[Chester]] Childbirth Appeal, uno dei primi enti di beneficenza del paese a sostenere i servizi di maternità negli ospedali del servizio sanitario nazionale (NHS).<ref name=CHE>{{cita web|url=http://chesterchildbirthappeal.org.uk/aboutus.php|titolo="About the Chester Childbirth Appeal"|autore=|editore=Chester Childbirth Appeal|lingua=en|accesso=15 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160106062203/http://chesterchildbirthappeal.org.uk/aboutus.php|dataarchivio=6 gennaio 2016}}</ref> L'ospedale generale venne inaugurato proprio da Diana nel 1984 e prese il nome de ''La Contessa di Chester'', dal suo titolo come moglie del [[conte di Chester]].<ref name=CHE/> Diana divenne la madrina principale dell'associazione nel 1992, e da allora contribuì aiutando a raccogliere oltre un milione di sterline.<ref name=CHE/>
Ciò frustrò gli intenti bellicosi ed insurrezionali di Mussolini che, sull<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' del 12 giugno 1914, non si paventò dall'accusare di fellonia i capi sindacali confederali, che facevano riferimento alla componente riformista del PSI, accusando: "La Confederazione del Lavoro, nel far cessare lo sciopero, ha tradito il movimento rivoluzionario". <ref>Cfr. [[Renzo De Felice]], "''Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920''", Collana Biblioteca di cultura storica, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], [[Torino]], [[1965]].</ref>
 
Tra gli enti benefici ai quali la principessa di Galles offriva appoggio c'erano anche [[Survivor Corps|Landmine Survivors Network]], [[Help the Aged]], il Trust for Sick Children in Wales, il [[National Hospital for Neurology and Neurosurgery]], la [[British Lung Foundation]], il [[National AIDS Trust]], il museo Eureka!, la [[National Children's Orchestra of Great Britain]], il [[Royal Brompton Hospital]], Relate, il Guinness Trust, il [[Meningitis Trust]], Dove House, il Malcolm Sargent Cancer Fund for Children, la Royal School for the Blind, la [[Welsh National Opera]], la Pre-School Playgroups Association, il Variety Club of New Zealand, Birthright e la [[British Deaf Association]], per la quale Diana imparò l'uso del [[lingua dei segni britannica]].<ref name=CHE/><ref name=ADC>{{cita web|url=http://www.dianaprincessofwalesmemorialfund.org/humanitarian-work|titolo="Humanitarian work played an important part in the Princess' life, both at home and abroad."|autore=|editore=The Diana, Princess of Wales Memorial Fund|lingua=en|accesso=15 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160203183101/http://www.dianaprincessofwalesmemorialfund.org/humanitarian-work|dataarchivio=3 febbraio 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.hulldailymail.co.uk/pictures/Princess-Diana-Dove-House-Hospice-Hull-Flashback/pictures-26729258-detail/pictures.html|titolo=Princess Diana visiting Dove House Hospice, Hull, in 1992|autore=|anno=19 giugno 2015|editore=Dove House|lingua=en|accesso=15 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150715211905/http://www.hulldailymail.co.uk/pictures/Princess-Diana-Dove-House-Hospice-Hull-Flashback/pictures-26729258-detail/pictures.html|dataarchivio=15 luglio 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.dovehouse.org.uk/hospice-history|titolo=Dove House - Our history|autore=|editore=Dove House|lingua=en|accesso=15 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150715204348/https://www.dovehouse.org.uk/hospice-history|dataarchivio=15 luglio 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://wellbeingofwomen.org.uk/about-us/what-we-do/our-history/?menu=2c|titolo=Wellbeing of Women – Our history|autore=|editore=Wellbeing of Women|lingua=en|accesso=15 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150626151200/http://wellbeingofwomen.org.uk/about-us/what-we-do/our-history/?menu=2c|dataarchivio=26 giugno 2015}}</ref>
Mussolini venne fermato insieme a Corridoni durante una manifestazione, duramente percosso dalla polizia, cui si unirono gli insulti e la gogna della folla borghese nei pressi della [[Galleria Vittorio Emanuele II]]. Saranno entrambi arrestati<ref>{{cita web|autore=Luciano Lucci|url=http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/mussolini_settimana_rossa.htm|titolo=Mussolini partecipa alla "Settimana rossa”, ma senza convinzione 10 giugno 1914}}</ref>.
 
Nel febbraio 1992, la principessa visitò l'ospizio per i malati e i morenti di [[Madre Teresa]] a [[Calcutta]], in [[India]], e si intrattenne con ognuno dei 50 pazienti prossimi alla morte.<ref name=ADC/> Qualche tempo dopo, prima a Roma e poi a Londra, Diana incontrò nuovamente Madre Teresa e le due instaurarono un forte legame personale: la piccola suora divenne la guida spirituale della principessa.<ref>{{cita web|url=https://mapeel.blogspot.it/2007/09/two-women-for-ages.html|titolo="Two Women for the Ages: Princess Diana & Mother Teresa, 15 Years in Heaven"|autore=|anno=31 agosto 2012|editore=M.a.peel|lingua=en|accesso=22 luglio 2013}}</ref>
===== Contro l'intervento in guerra dell'Italia =====
Allo scoppio della [[prima guerra mondiale]] interpretò con fermezza la linea non interventista dell'[[Internazionale Socialista]]. Mussolini era del parere che il conflitto non potesse giovare agli interessi dei proletari italiani, bensì solo a quelli dei capitalisti.<ref>Mussolini propose il 27 luglio 1914 uno sciopero generale insurrezionale nel caso dell'entrata italiana nel conflitto, v. [[Leo Valiani]], ''Il partito socialista italiano nel periodo della neutralità 1914-1915'', Milano, 1963, pag. 8.</ref> Nello stesso periodo, all'insaputa dell'opinione pubblica, il [[Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano|Ministero degli Esteri]] stava avviando un'operazione di persuasione negli ambienti socialisti e cattolici per ottenere un atteggiamento favorevole verso un possibile intervento dell'Italia in guerra<ref>Stando alle confessioni di [[Filippo Naldi]] del [[1960]], citate in Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 274-75 e 286-87.</ref>. Ci fu anche chi avviò contatti diretti con il direttore dell'«Avanti!» per portarlo sul fronte interventista: [[Filippo Naldi]], "faccendiere" con numerosi agganci tra gli ambienti finanziari e il giornalismo, e direttore del bolognese «[[Il Resto del Carlino]]<ref>Claudio Mussolini, ''Grande guerra, la verità su Mussolini interventista'', «Corriere della Sera», 2 luglio 2002, p. 35.</ref>.
 
Nel giugno 1995, la principessa fece una breve visita a [[Mosca (Russia)|Mosca]], dove visitò un ospedale per bambini che aveva in precedenza sostenuto attraverso il suo lavoro sociale, e al quale fornì nuove attrezzature mediche. Durante la sua permanenza nella capitale russa, Diana ricevette l'International Leonardo Prize, premio assegnato alle persone e ai lavoratori più attivi nel campo delle arti, della medicina e dello sport.<ref name=BITT/> Nel dicembre 1995 si unì in un albo d'onore insieme con gli ex presidenti degli Stati Uniti, i governatori di New York e altre figure di spicco, nel ricevere lo United Cerebral Palsy Humanitarian of the Year Award a New York direttamente dalle mani dall'ex segretario di Stato [[Henry Kissinger]], in cambio del suo continuo sostegno a numerose organizzazioni filantropiche.<ref>{{cita web|url=http://us.hellomagazine.com/royalty/201108316031/prince-harry-presents-child-bravery-awards/|titolo="Harry honours his mother's legacy on the anniversary of her death"|autore=|anno=31 agosto 2011|editore=Hello Magazine|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref><ref name=MAN>{{cita web|url=https://news.google.com/newspapers?nid=1370&dat=19951211&id=kI0mAAAAIBAJ&sjid=1AoEAAAAIBAJ&pg=3637,2108112&hl=en|titolo="Diana receives 'Humanitarian Award'"|autore=|anno=11 dicembre 1995|editore=Manila Standard|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref> Durante l'evento, la Principessa condivise il palco con il generale [[Colin Powell]], ex [[Capo dello stato maggiore congiunto]] e futuro segretario di Stato.<ref name=MAN/> Nell'ottobre 1996, Diana ricevette un premio umanitario per il suo impegno con gli anziani dal [[Centro Pio Manzù]], un organismo in status consultivo generale con le [[Nazioni Unite]] che opera dal [[1969]] come Istituto di studi per l'approfondimento dei temi economici e scientifici di interesse cruciale per il futuro dell'umanità.<ref name=MANZ>{{cita web|url=http://www.heraldscotland.com/news/12126347.Diana_appeals_for_the_elderly_after_dropping_their_charity/|titolo=”Diana appeals for the elderly after dropping their charity”|autore=|anno=14 ottobre 1996|editore=The Herald Scotland|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref><ref name=RIM>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/13/Lady_incanta_Rimini_Principessa_come_co_0_9610133944.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151129172019/http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/13/Lady_incanta_Rimini_Principessa_come_co_0_9610133944.shtml|titolo=”Lady D incanta Rimini - Principessa, è come il sole della Riviera|autore=|anno=13 ottobre 1996|editore=Corriere della Sera|accesso=15 novembre 2015|urlmorto=sì|dataarchivio=29 novembre 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.piomanzu.org/it/chi-siamo/|titolo=Centro Pio Manzù – Chi siamo|autore=|editore=Centro Pio Manzù|accesso=15 novembre 2015}}</ref> La medaglia d'oro venne assegnata alla principessa durante la conferenza ''Il nomos della salute'', tenutasi presso il Centro Pio Manzù a [[Rimini]], in Italia,<ref name=MANZ/> e consegnata dal vicepresidente del centro, il professor [[Giandomenico Picco]].<ref name=MANZ/>
Il 26 luglio Mussolini pubblicò un editoriale intitolato ''Abbasso la guerra'', a favore della scelta antibellicista; {{citazione necessaria|ma negli stessi giorni compaiono altri articoli, a firme di noti esponenti del partito, che pur mantenendo fermo l'atteggiamento di fondo contro la guerra cominciavano a discutere sull'alleato che avrebbe potuto giovare alla causa italiana.}} Già nei primi mesi del conflitto appariva quindi tutta l'incertezza del Partito Socialista, che non sapeva risolversi tra la sua inclinazione antimilitarista e la propensione verso la guerra come mezzo per rinnovare la lotta politica e smuovere gli equilibri consolidati nel Paese.<ref>Valerio Castronovo ''et alii'', ''La stampa italiana nell'età liberale'', Laterza, 1979, p. 248.</ref>
[[File:Международная Леонардо-премия 2.1.jpg|thumb|La principessa Diana con [[Aleksandr Nikolaevič Jakovlev]] all'International Leonardo Prize nel 1995.]]
 
Il giorno dopo il suo divorzio, Diana annunciò il ritiro da oltre 100 associazioni umanitarie per concentrare il suo supporto sulle restanti sei.<ref>{{cita web|url=https://www.independent.co.uk/news/charities-devastated-after-diana-quits-as-patron-1329108.html|titolo="Charities devastated after Diana quits as patron"|autore=|anno=17 luglio 1996|editore=The Indipendent|lingua=en|accesso=5 settembre 2011}}</ref> Rimase madrina di [[Centrepoint]], dell'[[English National Ballet]], della Leprosy Mission e del National AIDS Trust, oltre che presidente dell'Hospital for Sick Children, del Great Ormond Street Hospital e del Royal Marsden Hospital.<ref>{{cita web|url=http://www.royal.gov.uk/HistoryoftheMonarchy/The%20House%20of%20Windsor%20from%201952/DianaPrincessofWales/CharitiesandPatronage.aspx|titolo="Diana, Princess of Wales - Charities and patronage"|autore=|editore=The British Monarchy|lingua=en|accesso=25 maggio 2012}}</ref>
Tra i primi a porre dubbi sulla neutralità assoluta vi furono [[Leonida Bissolati]] e [[Gaetano Salvemini]], cui seguirono i socialisti riformisti e i sindacalisti rivoluzionari.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 229-236.</ref> I primi attacchi a Mussolini relativi a un suo possibile cambio d'opinione si ebbero il 28 agosto 1914 in un articolo del «[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d'Italia]]» e continuarono in settembre e ottobre su altri quotidiani. Fu in questo contesto che Naldi pubblicò un polemico articolo su «Il Resto del Carlino» (7 ottobre 1914, scritto da [[Libero Tancredi]]), in cui accusava Mussolini di doppiogiochismo, ottenendo l'irata reazione del direttore dell'«Avanti!». {{citazione necessaria|Cogliendo l'occasione per un chiarimento, Naldi si recò a Milano nella sede del quotidiano e conobbe personalmente Mussolini.}} {{citazione necessaria|Sfruttando forse la sua insofferenza per la posizione ambigua del partito, ottenne da Mussolini una prima "conversione", da posizioni antibelliciste a un neutralismo condizionato.}}
 
Durante il suo ultimo anno, Diana offrì un tangibile sostegno alla [[Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo]], un sostegno che fu decisivo per l'approvazione di una legislazione ad hoc nel Regno Unito.<ref>''Dichiarazione dell'allora Ministro degli Esteri del Regno Unito, Mr. Robin Cook, durante il dibattito alla Camera dei Comuni del 10 luglio 1998'': <blockquote type="cite">All hon. Members will be aware from their postbags of the immense contribution made by Diana, Princess of Wales to bringing home to many of our constituents the human costs of landmines. The best way in which to record our appreciation of her work, and the work of NGOs that have campaigned against landmines, is to pass the Bill, and to pave the way towards a global ban on landmines.</blockquote> (dalla [http://www.parliament.the-stationery-office.co.uk/pa/cm199798/cmhansrd/vo980710/debtext/80710-01.htm#80710-01_head0 trascrizione della discussione])</ref> Su invito della leader americana del movimento, [[Jody Williams]], Diana si fece fotografare dalla stampa mentre ispezionava un campo minato in [[Angola]]: le sue immagini, con elmetto e giubbotto protettivo, fecero il giro del mondo. La campagna vinse il [[premio Nobel per la pace]] nel 1997, pochi mesi dopo la sua morte.<ref>{{cita web|url=https://edition.cnn.com/WORLD/9710/10/nobel.peace/|titolo="CNN – The 1997 Nobel Prizes"|autore=|editore=CNN|lingua=en|accesso=12 marzo 2010}}</ref> La sua collaborazione terminò nel 1996, ma il suo appoggio alla Croce Rossa rimane ancora una delle cause più importanti del suo ultimo anno di vita.<ref>{{cita web|url=http://www.philanthropyroundtable.org/topic/excellence_in_philanthropy/face_of_charity|titolo=”Face of Charity: The philanthropic legacy of Princess Diana"|autore=|editore=Face of Charity – PhilanthropyRoundtable|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref>
===== Mussolini diviene interventista e viene espulso dal PSI =====
{{Vedi anche|Fascio rivoluzionario d'azione internazionalista}}
Il 18 ottobre, mutando esplicitamente la propria originaria posizione, Mussolini pubblicò sulla [[Terza pagina]] dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' un lungo articolo intitolato «Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante», in cui rivolse un appello ai socialisti sul pericolo che una neutralità avrebbe comportato per il partito, cioè la condanna all'isolamento politico. Secondo Mussolini, le organizzazioni socialiste avrebbero dovuto appoggiare la guerra fra le nazioni, con la conseguente distribuzione delle armi al popolo, per poi trasformarla in una [[rivoluzione]] armata contro il potere borghese.<ref>{{chiarire|Cfr. Antonio Spinola, ''Mussolini. Il fascino di un dittatore'', Mondadori, Milano, 1989.|manca il numero della pagina}}.</ref>
 
Nel maggio 1997, la principessa inaugurò il Richard Attenborough Centre for Disability and the Arts a [[Leicester]], voluto dal suo amico [[Richard Attenborough]].<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/femail/article-1051173/The-photo-breaks-Richard-Attenboroughs-heart-Diana-granddaughter-adored--cut-prime.html|titolo=”The photo that breaks Richard Attenborough's heart: Diana and the granddaughter he adored... both cut down in their prime"|autore=|anno=1 settembre 2008|editore=The Daily Mail|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www2.le.ac.uk/news/blog/documents-2/princess-of-wales-visit-1997|titolo=”Centre of Attraction: Princess Speaks of Joy and Sense of Purpose in Richard Attenborough Centre"|autore=|editore=Leicester University|lingua=en|accesso=15 novembre 2015}}</ref> A giugno, Diana partecipò, prima a Londra e poi a New York, alle anteprime dell'asta di [[Christie's]] che metteva in vendita numerosi degli abiti e dei completi indossati dal giorno del fidanzamento, e il cui ricavato andò completamente in beneficenza.<ref name=A/>
La nuova linea non venne accettata dal partito e nel giro di due giorni Mussolini rassegnò le dimissioni (20 ottobre).
Grazie all'aiuto finanziario di alcuni gruppi industriali (ancora con la mediazione di Filippo Naldi),<ref>Scrive Renzo De Felice: «Secondo Filippo Naldi, direttore del ''[[Il Resto del Carlino|Resto del Carlino]]'', alle prime spese per il giornale fecero fronte alcuni industriali di orientamento più o meno interventista o, almeno, interessati ad un incremento delle forniture militari: Esterle (Edison), Bruzzone (Unione zuccheri), Agnelli (Fiat), Perrone (Ansaldo), Parodi (armatori)». [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il rivoluzionario'', Einaudi, p. 277.</ref> Mussolini riuscì rapidamente a fondare un suo giornale: ''[[Il Popolo d'Italia]]'', il cui primo numero uscì il 15 novembre [[1914]].<ref>Mussolini resterà alla direzione del ''Popolo d'Italia'' fino al novembre 1922, quando verrà nominato Presidente del Consiglio.</ref> Dalle colonne del suo giornale, Mussolini attaccò senza remore i suoi vecchi compagni. Col partito era rottura: il 29 novembre Mussolini venne espulso dal PSI.
 
=== Separazione ===
[[File:Mussolini arresto comizio 1915.JPG|miniatura|sinistra|Mussolini mentre viene arrestato a Roma l'11 aprile 1915 dopo un comizio a favore dell'intervento dell'Italia nella guerra.]]
Durante gli [[anni 1990|anni novanta]], il matrimonio di Diana e Carlo si ruppe inevitabilmente: un evento prima smentito e poi ammesso e ampiamente trattato dai mass media. Entrambi i principi di Galles rivelarono, attraverso amici intimi, diverse indiscrezioni alla stampa, accusandosi a vicenda del fallimento del matrimonio. I primi sintomi di una difficile convivenza tra i due risalgono al 1985.<ref>{{cita web|url=http://articles.cnn.com/2005-02-10/world/charles.chronology_1_camilla-shand-andrew-parker-bowles-charles-and-diana?_s=PM:WORLD|titolo="Timeline: Long road to the altar"|autore=|anno=25 marzo 2005|editore=CNN|lingua=en|accesso=2 maggio 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116181308/http://articles.cnn.com/2005-02-10/world/charles.chronology_1_camilla-shand-andrew-parker-bowles-charles-and-diana?_s=PM:WORLD|dataarchivio=16 gennaio 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/4410551.stm|titolo="Timeline: Charles and Camilla's romance"|autore=|anno=6 aprile 2005|editore=BBC|lingua=en|accesso=2 maggio 2011}}</ref> La principessa di Galles intraprese una relazione con il suo istruttore di equitazione, il maggiore James Hewitt, e il principe tornò dalla sua vecchia e devota fiamma, [[Camilla Parker-Bowles]]. L'adulterio di Carlo, fino ad allora sconosciuto al pubblico, venne esposto nel maggio 1992 con la pubblicazione di ''Diana - La sua vera storia'', di [[Andrew Morton (giornalista)|Andrew Morton]]. Il libro, che rivelava senza remore l'infelicità di Diana e i suoi disperati tentativi di suicidio a causa dell'indifferenza del marito, causò una vera tempesta mediatica. La sua pubblicazione fu seguita, durante il 1992 e il 1993, da registrazioni illegali delle conversazioni telefoniche tra i principi di Galles e i rispettivi amanti. Nell'agosto 1992, con il titolo ''Squidgygate'', il ''Sun'' pubblicò le trascrizioni complete del colloquio intimo tra la principessa e [[James Gilbey]], suo vecchio amico. Nel novembre dello stesso anno, seguirono sui giornali ''Today'' e ''Mirror'' stralci del ''Camillagate'', lo scandaloso scambio di battute ad alto contenuto erotico tra il principe Carlo e Camilla. Sempre nel 1992 il produttore statunitense [[Martin Poll]] acquistò i diritti del libro di Andrew Morton e girò ''[[La vera storia di Lady D]]'', con [[Serena Scott Thomas]] nel ruolo di Diana e [[David Threlfall]] in quello del principe Carlo. Trasmessa in tutto il mondo, la miniserie in due puntate registrò altissimi indici di ascolto, avvicinando ancora di più il pubblico a Diana.<ref>{{cita web|url=http://dianaslegacy.com/Difilms/?page_id=24|titolo="Diana in Films - Diana: Her True Story"|autore=|editore=Diana's Legacy|lingua=en|accesso=22 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116182200/http://dianaslegacy.com/Difilms/?page_id=24|dataarchivio=16 gennaio 2013}}</ref>
I tempi dell'operazione e la provenienza dei finanziamenti insospettirono gli ex compagni, che accusarono Mussolini di indegnità morale. Secondo il Partito Socialista, egli avrebbe ricevuto fondi occulti da agenti francesi in Italia, che lo avrebbero corrotto per farlo aderire alla causa dell'interventismo pro-Intesa.
 
Nel frattempo, incominciarono a circolare pettegolezzi sulla sua presunta relazione con James Hewitt, fino ad allora segreta, che culminarono nel 1994 con la pubblicazione del libro ''Princess in Love'', di [[Anna Pasternak]], a cui seguì nel 1996 il film di [[David Greene (regista)|David Greene]] ''[[La principessa triste]]''. [[Julie Cox]] venne scelta per interpretare la principessa di Galles, mentre [[Christopher Villiers]] era l'affascinante James Hewitt.
La questione finì davanti alla commissione d'inchiesta del collegio dei probiviri dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, che escludette ogni ipotesi di corruzione giungendo alla conclusione che la nascita del giornale era da collegarsi esclusivamente al rapporto di simpatia personale fra Mussolini e il direttore del ''Carlino'' Naldi.<ref>Vd. la relazione della Commissione d'inchiesta sul <<caso Mussolini>> in Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 684-88.</ref>
<ref>{{cita web|url=http://dianaslegacy.com/Difilms/?page_id=30|titolo="Diana in Films - Princess in Love"|autore=|editore=Diana's Legacy|lingua=en|accesso=22 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130116181310/http://dianaslegacy.com/Difilms/?page_id=30|dataarchivio=16 gennaio 2013}}</ref>
 
Il 9 dicembre 1992, il [[Primi ministri del Regno Unito|primo ministro britannico]] [[John Major]] annunciò alla [[Camera dei comuni]] che il principe e la principessa di Galles avevano deciso di comune accordo di separarsi.<ref>"The Prince of Wales: A Biography" - pag.489, by John Dimbleby, 1994, New York: William Morrow and Company Inc.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Un mese dopo, nel gennaio 1993, venne pubblicato su giornali l'intero ''Camillagate'', e il 3 dicembre dello stesso anno Diana annunciò il suo ritiro dalla scena pubblica.<ref name=I>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/3868403.stm|titolo="Timeline: Diana, Princess of Wales"|autore=|anno=5 luglio 2004|editore=BBC|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref> Il principe di Galles cercò di riacquistare il consenso del pubblico, schierato con Diana, concedendo un'intervista televisiva a [[Jonathan Dimbleby]] il 29 giugno [[1994]]. Nell'intervista, Carlo confessò il suo tradimento con Camilla Parker-Bowles, precisando però che la loro relazione era incominciata solamente nel 1986, quando il suo matrimonio con Diana era ormai "inevitabilmente naufragato".<ref>{{cita web|url=http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/royals/etc/cron.html|titolo="The timeline to Charles and Camilla's marriage"|autore=|editore=Frontline|lingua=en|accesso=2 novembre 2010}}</ref> La stessa sera dell'intervista, Diana si recò alla [[Serpentine Gallery]] per partecipare al party organizzato dalla rivista ''Vanity Fair'': il cortissimo abito di seta nera che indossava, creato dalla stilista [[Christina Stambolian]] e in seguito ribattezzato "Revenge dress", le fece guadagnare le prime pagine di tutti i giornali, a discapito del marito.<ref>{{cita web|url=http://www.princess-diana-remembered.com/1/post/2012/09/hello-magazine-1994-princess-dianas-confident-show-at-the-serpentine-gallery.html|titolo="Princess Diana's Confident Show at the Serpentine Gallery"|autore=|anno=7 settembre 2012|editore=Princess Diana Remembered|lingua=en|accesso=7 settembre 2012}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=-ZykKZ5tG-c|titolo="Princess Diana in the Little Black Dress"|autore=|editore=Youtube|lingua=en|accesso=22 maggio 2013}}</ref> L'abito venne in seguito venduto all'asta nel 1997 per 74.000 dollari.<ref>{{cita web|url=http://marylebonejournal.com/style/christina-stambolian|titolo="Christina Stambolian, the Designer behind Princess Diana's ‘Revenge' Dress"|autore=|editore=Marylebon Journal Style|lingua=en|accesso=8 gennaio 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130715164327/http://marylebonejournal.com/style/christina-stambolian|dataarchivio=15 luglio 2013}}</ref>
Solo negli ultimi anni stanno uscendo documenti che proverebbero invece il diretto intervento del governo francese a favore di Mussolini, che comunque sappiamo aver incontrato in Svizzera rappresentanti dell'Intesa, i quali gli assicurano il loro appoggio.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 276-77 e il "Rapporto Gasti" presentato alle pagg. 723-37, in particolare pagg. 732-33.</ref>
 
Nonostante la principessa incolpasse dei suoi problemi coniugali la sola Camilla Parker-Bowles, a causa della sua precedente relazione con Carlo, Diana arrivò a pensare che il marito avesse relazioni anche con altre donne. Nell'ottobre 1993, scrisse a un'amica rivelandole che credeva che Carlo fosse ora innamorato di [[Tiggy Legge-Bourke]], la governante da lui stesso assunta per occuparsi dei figli, e volesse sposarla. La principessa era molto diffidente verso la donna, soprattutto per il rapporto che aveva con i due principini.<ref>{{cita web|url=http://www.guardian.co.uk/world/2008/jan/07/france.monarchy|titolo="Diana affair over before crash, inquest told"|autore=|anno=7 gennaio 2008|editore=The Guardian|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref>
In particolare, secondo una nota scritta nel novembre 1922 dai servizi segreti francesi a Roma, Mussolini (che venne dichiarato in un'altra nota degli stessi servizi «un agente del Ministero francese a Roma») avrebbe incassato nel 1914 dal deputato francese [[Charles Dumas]], capo di gabinetto del ministro francese [[Jules Guesde]], socialista, dieci milioni di franchi "per caldeggiare sul suo Popolo d'Italia l'entrata in guerra dell'Italia al fianco delle potenze alleate".<ref>Massimo Novelli, ''Il giovane Mussolini al soldo della Francia'', La Domenica di Repubblica, ''La Repubblica'', 14 dicembre 2008, p. 31; http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2008/14122008.pdf (consultato 15/8/2011).</ref>
 
=== Divorzio ===
Nel mese di dicembre prese parte a Milano alla fondazione dei "Fasci di azione rivoluzionaria" di [[Filippo Corridoni]], partecipando poi al loro primo congresso il 24 e il 25 gennaio [[1915]].
Il 20 novembre 1995, a oltre un anno dall'intervista di Carlo, la [[BBC]] trasmise, all'interno del programma d'attualità ''Panorama'', l'intervista di [[Martin Bashir]] alla principessa di Galles.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/politics97/diana/panorama.html|titolo="The Panorama Interview"|autore=|anno=1995|mese=novembre|editore=BBC|lingua=en|accesso=2 novembre 2010}}</ref> Durante l'incontro, Diana rivelò la sua relazione con Hewitt dicendo: “Si, lo adoravo”. Riguardo a Camilla ribadì la sua posizione con la ormai storica frase “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato”. Pensando al suo futuro, invece, la principessa disse: “Mi piacerebbe essere la regina nei cuori delle persone”. E riguardo al futuro del principe di Galles come re, ammise: “Conoscendo il suo carattere, penso che la massima carica, come la chiamo io, gli porterebbe enormi limitazioni, e non so se saprebbe adattarsi”.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/news/special/politics97/diana/panorama.html|titolo=Transcript of the BBC Panorama interview|autore=|anno=1995|editore=BBC|lingua=en|accesso=8 gennaio 2010}}</ref>
 
Il giorno successivo, il 21 novembre, l'intervista venne trasmessa in Italia in prima serata su [[Canale 5]] all'interno dello speciale ''Diana - Scacco al Re'', presentato da [[Cristina Parodi]] e da [[Paolo Filo Della Torre]], allora corrispondente a Londra del quotidiano ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]''.<ref>{{cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,27/articleid,0684_01_1995_0314_0031_9261175/|titolo=Diana - Scacco al Re|autore=|anno=21 novembre 1995|editore=La Stampa|accesso=26 febbraio 2014}}</ref> La voce di Lady Diana era della doppiatrice [[Emanuela Rossi]], quella di Martin Bashir di [[Alberto Lori]].
===== Il duello con Claudio Treves =====
[[File:CLAUDIO TREVES.jpg|thumb|[[Claudio Treves]], direttore dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' dal 1910 al 1912, della componente riformista del PSI]]
Nel marzo 1915, dopo una lunga serie di reciproci articoli durissimi, giunti all'insulto personale, nonostante lo Statuto del [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] lo vietasse, [[Claudio Treves]] sfidò Mussolini a [[duello]].
 
Il 20 dicembre 1995, in seguito all'intervista di Diana su ''Panorama'', Buckingham Palace annunciò pubblicamente che la Regina aveva spedito al principe e alla principessa di Galles una lettera dove esigeva il [[divorzio]]. La decisione della Regina venne presa in accordo con il primo ministro e il suo [[consiglio privato di sua maestà|consiglio privato]] dopo, secondo la BBC, due settimane di discussioni.<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/20/newsid_2538000/2538985.stm|titolo="Divorce: Queen to Charles and Diana"|autore=|anno=20 dicembre 1995|editore=BBC|lingua=en|accesso=2 novembre 2010}}</ref> Il principe Carlo accettò formalmente il divorzio attraverso una dichiarazione scritta diffusa poco dopo.<ref>{{cita web|url=http://articles.latimes.com/1995-12-21/news/mn-16515_1_queen-orders|titolo="Queen Orders Charles, Diana to Divorce"|autore=|anno=21 dicembre 1995|editore=Los Angeles Times|lingua=en|accesso=26 febbraio 2014}}</ref> La principessa confermò la definitiva separazione, accettata dopo un incontro con il marito e i rappresentanti della Regina, nel febbraio [[1996]], scatenando un'onda di irritazione a Buckingham Palace quando emise un proprio annuncio sugli accordi e le condizioni del divorzio.<ref>{{cita web|url=https://news.google.com/newspapers?nid=1891&dat=19960228&id=LrgfAAAAIBAJ&sjid=q9cEAAAAIBAJ&pg=1484,3038265|titolo="Princess Diana agrees to divorce"|autore=|anno=28 febbraio 1996|editore=Gadsden Times|lingua=en|accesso=26 febbraio 2014}}</ref>
La sfida venne accolta e il duello si svolse a [[Bicocca (Milano)|Bicocca di Niguarda]] (nord di Milano) nel pomeriggio del 29 marzo 1915. Fu un combattimento alla [[sciabola]] tesissimo, durato 25 minuti, suddivisi in otto assalti consecutivi, nei quali i duellanti infersero, l'un l'altro, varie ferite e contusioni. Al termine dell'ottavo assalto, su consiglio dei medici, i padrini decisero di porre termine allo scontro, comunque constatando l'univoco rifiuto dei duellanti alla riconciliazione.
 
Il divorzio venne ufficializzato il 28 agosto 1996.<ref name=I/> Diana ricevette una buonuscita di 17 milioni di sterline, con la clausola standard nei divorzi reali di non parlare con nessuno degli accordi presi.<ref>"The Diana Chronicles" - pag.410, by Tina Brown, 2007, Doubleday.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Non essendo più legata al principe di Galles, in accordo con le [[lettere patenti]] che regolano i titoli reali dopo il divorzio, Diana perse il titolo di ''Altezza Reale'' assumendo invece quello di ''Diana, Principessa di Galles''. Ma in quanto madre del secondo e terzo in linea di successione al [[trono]], rimase un membro della Famiglia Reale, come ribadito da Buckingham Palace, continuando quindi a godere dei privilegi ottenuti con il matrimonio.<ref>{{cita web|url=http://www.scottbaker-inquests.gov.uk/directions_decs/decision_08012007.htm|titolo="Inquests into the deaths of Diana, Princess of Wales and Mr Dodi Al Fayed"|autore=|anno=8 gennaio 2007|editore=Internet Archive|lingua=en|accesso=2 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071030152352/http://www.scottbaker-inquests.gov.uk/directions_decs/decision_08012007.htm|dataarchivio=30 ottobre 2007}}</ref>
Pur restando ferito all'avambraccio, alla fronte e all'ascella, Treves riuscì a colpire all'orecchio il futuro [[Duce]], che era uscito indenne da sei precedenti duelli.<ref>Nel fascicolo "Corrispondenza, b. 1, fascc. 17, fotografie 1 (1895-1933)" del fondo "Treves" conservato presso la Fondazione di studi storici "Filippo Turati", è presente una ricca corrispondenza sull'episodio.</ref>
 
=== Vita privata dopo il divorzio ===
Secondo il ricordo del figlio di Treves, [[Piero Treves|Piero]]: "Non credo vi siano mai state due persone più antitetiche. Mio padre era fondamentalmente un uomo di cultura, odiava la demagogia, la retorica vana, il gonfiarsi le gote, insomma tutto ciò che caratterizza il cosiddetto 'villan rifatto'. Questo era precisamente Mussolini, il quale si faceva bello di una cultura che non aveva...".<ref>[[Piero Treves]], ''Ma perché quel giorno non infilzò Mussolini?'', [[La Stampa]], 30 giugno [[1992]], pag. 19. Anche in: Piero Treves, ''Scritti novecenteschi'', Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184.</ref>
Dopo il divorzio, Diana mantenne il suo appartamento nel lato nord di [[Kensington Palace]], dove aveva vissuto con il principe di Galles sin dal primo anno di matrimonio, e che rimase sua dimora fino alla tragica scomparsa.
 
Diana frequentò uno stimato cardiochirurgo di origine pakistana, [[Hasnat Khan]], identificato da molti dei suoi amici più cari come "l'amore della sua vita",<ref>Today Programme, BBC, 15 dicembre 2007.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> per quasi due anni, prima che Khan mettesse bruscamente fine al rapporto.<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/debate/columnists/article-487152/Its-farewell-Dianas-loyal-lover.html|titolo="It's farewell from Diana's loyal lover"|autore=|anno=12 ottobre 2007|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref><ref>{{cita web|url=http://news.smh.com.au/world/diana-longed-for-muslim-heart-surgeon-20071217-1hj6.html|titolo="Diana 'longed for' Muslim heart surgeon"|autore=|anno=17 dicembre 2007|editore=Sydney Morning Herald|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref> Khan era molto riservato e la relazione con Diana venne mantenuta segreta, soprattutto con la stampa. Secondo la testimonianza rilasciata da Hasnat Khan durante l'inchiesta per la morte di Diana, fu Diana stessa a troncare la loro relazione nel giugno [[1997]], durante un incontro a Hyde Park, che confina con i giardini di Kensington Palace.
==== L'antiparlamentarismo di Mussolini ====
L'interventismo di Mussolini si fece via via sempre più acceso, accompagnato dalla veemenza contro le istituzioni parlamentari, che nella sua idea di guerra come anticamera della rivoluzione avrebbero dovuto essere spazzate via dalla novità della guerra mondiale, grazie alla quale le masse rivoluzionarie si sarebbero affacciate armate sul palcoscenico della storia:<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', cit.</ref>
{{Citazione|Questi deputati che minacciano pronunciamenti alla maniera delle republichette sud-americane, questi deputati che diffondono – con le più inverosimili esagerazioni – il panico nella fedele mandria elettorale; questi deputati pusillanimi, ciarlatani… questi deputati andrebbero consegnati ai tribunali di guerra! La disciplina deve cominciare dall'alto se si vuole che sia rispettata in basso. Quanto a me, sono sempre più fermamente convinto che per la salute dell'Italia bisognerebbe fucilare, dico fucilare, nella schiena, qualche dozzina di deputati, e mandare all'ergastolo un paio almeno di ex ministri. Non solo, ma io credo con fede sempre più profonda, che il Parlamento in Italia sia un bubbone pestifero. Occorre estirparlo.|discorso interventista del 15 maggio 1915.<ref>{{senza fonte|Si noti che questa frase è stata utilizzata in seguito dal giornalista Enzo Biagi nel suo ''Storia del fascismo'' (Mondadori), che la riporta erroneamente come pronunciata in occasione del discorso di denuncia di Giacomo Matteotti alla Camera}}</ref>}}
 
Nel giro di un mese, Diana aveva incominciato a vedere [[Dodi Al-Fayed]], figlio di [[Mohamed Al-Fayed]], che aveva invitato la principessa a trascorrere l'estate con lui come sua ospite. Diana aveva progettato di trascorrere le vacanze con i figli a [[Long Island]], New York, ma i funzionari di sicurezza l'avevano sconsigliata. Così, dopo aver annullato una visita in [[Thailandia]], la principessa accettò l'invito di Al-Fayed e fu ospite, insieme con i figli, nella sua villa nel sud della [[Francia]], protetta dal sistema di sicurezza privata dell'imprenditore egiziano. Mohamed Al-Fayed comprò per l'occasione uno [[panfilo|yacht]] di 60 metri da diversi milioni di sterline, il ''Jonikal'', su cui far divertire Diana e i suoi figli.
==== La partecipazione nella ''Grande Guerra'' ====
[[File:Princess Diana Sri Chinmoy.jpg|thumb|La principessa Diana con [[Sri Chinmoy]] durante un incontro a Kensington Palace nel maggio 1997.|alt=]]
{{Infobox militare
|Nome = Benito Amilcare Andrea Mussolini
|Immagine = Mussolini bersagliere guerra 1915.JPG
|Didascalia = Mussolini con l'uniforme dei [[Bersaglieri]] nel 1915 durante la [[prima guerra mondiale]]
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 29 luglio [[1883]]
|Nato_a = [[Predappio|Dovia di Predappio]]
|Data_di_morte = 28 aprile [[1945]] (61 anni)
|Morto_a = [[Giulino di Mezzegra]]
|Cause_della_morte = giustiziato
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia =
|Religione =
|Nazione_servita = [[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|21px]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Forza_armata = [[File:Flag of Italy (1860).svg|21px]] [[Regio Esercito]]
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|Corpo = [[Bersaglieri]]
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|Unità = [[12º Reggimento bersaglieri]] <br> [[11º Reggimento bersaglieri]]
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|Anni_di_servizio = [[1915]]-[[1918]]
|Grado = [[Caporal maggiore]]
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|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]
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|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
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|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref = <small>''Fonti nel corpo del testo''</small>
}}
Alla dichiarazione di guerra all'[[Impero austro-ungarico|Austria-Ungheria]] (23 maggio [[1915]]), Mussolini fece domanda per arruolarsi volontario, e questa come nella maggioranza dei casi venne respinta dagli uffici di leva.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il Rivoluzionario'' cit., pagg. 321-22.</ref> Venne chiamato come coscritto il 31 agosto [[1915]], e fu assegnato come soldato semplice al [[12º Reggimento bersaglieri]]; il 13 settembre partì per il fronte con l'[[11º Reggimento bersaglieri]]. Tenne un diario di guerra, pubblicato sul ''Popolo d'Italia'' (fine dicembre 1915 - 13 febbraio 1917), nel quale raccontò la vita in [[trincea]] e prefigurò se stesso come eroe carismatico di una comunità nazionale, socialmente gerarchica e obbediente.<ref>Da cui sarà tratto il libro ''[[:s:Il mio diario di guerra|Il mio diario di guerra]]''.</ref>
 
=== Mine antiuomo ===
[[File:Mussolini ospedale militare 1917.jpg|miniatura|Mussolini convalescente all'ospedale militare dopo un incidente occorso durante un'esercitazione (1917)]]
Nel gennaio 1997, le immagini di Diana mentre percorreva un campo minato dell'[[Angola]] con un casco balistico e un giubbotto antiproiettile vennero trasmesse in tutto il mondo. Fu durante questa campagna antimine che alcuni l'accusarono di ingerenza politica chiamandola una 'mina vagante'.<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/january/15/newsid_2530000/2530603.stm|titolo="Princess Diana sparks landmines row"|autore=|anno=15 gennaio 1997|editore=BBC|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref> Nel giugno 1997, la principessa tenne un discorso alla conferenza antimine alla [[Royal Geographical Society]] di Londra, seguito da un visita a [[Washington]], negli Stati Uniti, il 17 e 18 giugno per promuovere la campagna della [[Croce Rossa Americana]] contro l'utilizzo delle mine. Diana approfittò del viaggio per incontrarsi con la sua guida spirituale, [[Madre Teresa di Calcutta|Madre Teresa]], nel [[The Bronx|Bronx]].<ref name=A/>
Il 1º marzo [[1916]] fu promosso [[caporale]] per meriti di guerra. Nel "Rapporto Gasti" si legge, tra l'altro, «Attività esemplare, qualità battagliere, serenità di mente, incuranza ai disagi, zelo, regolarità nell'adempimento dei suoi doveri, primo in ogni impresa di lavoro e ardimento». Il 31 agosto successivo venne nominato [[caporal maggiore]].
 
Nell'agosto 1997, pochi giorni prima della sua morte, visitò la [[Bosnia ed Erzegovina]] con Jerry Bianco e Ken Rutherford del Landmine Survivors Network. Il suo interesse per le mine era totalmente focalizzato sui danni che, dopo anni dal conflitto, queste ancora creavano, spesso su bambini innocenti. Si presume che con il suo impegno abbia influenzato e permesso, seppur dopo la sua morte, la firma del [[Trattato di Ottawa]], che impone un divieto internazionale all'uso delle mine antiuomo.<ref>{{cita web|url=http://www.icrc.org/eng/resources/documents/misc/57jpjn.htm|titolo="An international ban on anti-personnel mines"|autore=|anno=31 dicembre 1998|editore=ICRC|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref> Nel 1998, alla [[Camera dei comuni]], il ministro degli esteri [[Robin Cook (politico)|Robin Cook]] ha reso omaggio al lavoro di Diana nell'abolire le mine antiuomo:
[[File:Mussolini sul Carso.jpg|sinistra|miniatura|Mussolini [[caporale (Italia)|caporale]] in una trincea sul [[Carso]]]]
Il 23 febbraio [[1917]] fu ferito gravemente dallo scoppio di un lanciabombe durante un'esercitazione sul [[Carso]].<ref>a causa di ciò ricevette un anno di licenza di convalescenza, seguito da altri sei mesi al suo rientro in ospedale allo scadere del primo permesso. Cfr. Foglio matricolare di Mussolini Benito di Alessandro, matricola 12467 D.M. di Forlì in ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 665-67.</ref> Fu operato nell'ospedaletto da campo di Ronchi di Soleschiano dal clinico chirurgo Giuseppe Tusini, fondatore e preside dell'Università Castrense di San Giorgio di Nogaro<ref>Il 22 maggio del 1940, alla morte del Senatore Giuseppe Tusini, il Duce inviò un telegramma di condoglianze alla famiglia dove citava con riconoscenza il suo intervento chirurgico risolutivo all'Ospedale di Ronchi di Soleschiano. Cfr. P. Marogna, ''Giuseppe Tusini'', Archivio italiano di chirurgia, Vol. LIX - fasc. V Vedi anche: AA. VV., ''Studenti al fronte'', LEG (GO), 2010, p. 177- 182.</ref>. Durante la convalescenza venne visitato nel sanatorio da [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]].<ref>{{chiarire|Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Mondadori|manca la pagina}}.</ref> In questo periodo fece circolare due leggende: che aveva rifiutato l'anestetico mentre gli estraevano le schegge dal corpo<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 54}}.</ref> e che gli austriaci, considerandolo il nemico più potente, bombardarono l'ospedale in cui si trovava allo scopo di ucciderlo.<ref>Ludwig, ''Colloqui'' (1932), pag. 50.</ref><ref>M. Sarfatti, ''Dux'', pag. 158.</ref><ref>Pini, ''Mussolini'' (1939), pp. 80-81.</ref> Dopo la prima convalescenza in ospedale militare e le due successive licenze venne congedato illimitatamente nel 1919.<ref>Sebbene alcuni abbiano recentemente sostenuto ipotesi differenti sulle cause del congedo, attribuendolo a condizioni generali di salute non buone legate a malattie infettive, la presenza di tali patologie è stata negata dal referto autoptico relativo al cadavere di Mussolini.</ref>
 
"Tutti i parlamentari sanno dell'immenso contributo di Diana, principessa di Galles, per mettere a conoscenza i nostri elettori dei costi umani reclamati dalle mine antiuomo. Il modo migliore in cui manifestare il nostro apprezzamento per il suo incredibile lavoro, e il lavoro delle ONG che si sono battute contro le mine, è quello di approvare un disegno di legge e spianare la strada a un divieto globale all'utilizzo delle mine antiuomo".<ref>{{cita web|url=http://www.parliament.the-stationery-office.co.uk/pa/cm199798/cmhansrd/vo980710/debtext/80710-01.htm#80710-01_head0|titolo="House of Commons Hansard Debates for 10 July 1998 (pt 1)"|autore=|anno=10 luglio 1998|editore=Parliament.uk|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref>
Mussolini tornò alla direzione de ''[[Il Popolo d'Italia]]'' nel giugno 1917.<ref>Renzo de Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pag. 353.</ref> Il 1º agosto [[1918]] modificò il sottotitolo da "Quotidiano socialista" a "Quotidiano dei combattenti e dei produttori", indicando chiaramente la strada da intraprendere.<ref>In una lettera dal fronte ad [[Ottavio Dinale]] dell'11 settembre 1916 Mussolini mostrava già di aver voglia di modificare il sottotitolo del giornale. Vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 405-6, 687 e 734. La spiegazione del cambiamento venne data comunque in breve fondo del 1º agosto 1918 dal titolo ''Novità..''.</ref> In dicembre pubblicò sul giornale l'articolo ''Trincerocrazia'', in cui rivendicò per i reduci dalle trincee il diritto di governare l'Italia post-bellica e prefigurò i combattenti della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] come l'aristocrazia di domani e il nucleo centrale di una nuova classe dirigente.<ref>Grandi, ''Le origini'', pag. 52.</ref>
 
Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ai paesi che hanno prodotto e accumulato il maggior numero di mine antiuomo (Stati Uniti, Cina, India, Corea del Nord, Pakistan e Russia) perché firmino il Trattato di Ottawa che vieta la produzione e l'uso di queste armi micidiali, contro le quali Diana ha fatto una campagna. Carol Bellamy, direttore esecutivo del [[Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia]] (UNICEF), ha detto che le mine sono ancora "un'attrazione letale per i bambini, spinti tra le braccia della morte dalla loro curiosità e ricerca di nuovi giochi".<ref>{{cita web|url=https://www.unicef.org/media/media_24360.html|titolo="UNICEF – Press centre – Landmines pose gravest risk for children"|autore=|anno=2 dicembre 2004|editore=Unicef.org|lingua=en|accesso=13 ottobre 2008}}</ref>
Stando a documenti resi pubblici nel 2009, fu in questo periodo che l'allora [[tenente colonnello]] del servizio segreto militare britannico [[Samuel Hoare]] (futuro [[Segretario di Stato per gli affari esteri e del Commonwealth|Segretario per gli Affari Esteri]] e successivamente [[Segretari di Stato per gli affari interni del Regno Unito|Segretario degli Interni]]) prese accordi con Mussolini, fornendogli una retribuzione settimanale di 100 [[Sterlina britannica|sterline]] in cambio dell'impegno a sostenere la linea bellica anche dopo la sconfitta di Caporetto.<ref>[http://chelseamia.corriere.it/2009/10/le_cento_sterline_che_mussolin.html Alessio Altichieri, ''Le cento sterline che Mussolini intascava dalla "perfida Albione"'', 6 ottobre 2009]. Il tenente colonnello Hoare, nelle sue memorie, riportò le parole che Mussolini gli fece pervenire nonché le proprie conclusioni: «"Mobiliterò i mutilati di Milano, che spaccheranno la testa a ogni pacifista che tentasse di tenere una manifestazione di strada contro la guerra". E fu di parola, i fasci neutralizzarono davvero i pacifisti milanesi».</ref><ref>{{en}}[http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article6873834.ece Benito Mussolini was MI5's man in Italy], articolo del [[The Times]], del 14 ottobre 2009.</ref> Mussolini in questo periodo ricevette per il suo giornale anche, secondo una relazione della Polizia del 10 aprile 1917, finanziamenti da parte di ricchi industriali milanesi, da Banche per la pubblicità dei prestiti di guerra, da singoli sovvenzionatori come Cesare Goldmann e probabilmente Filippo Naldi, dalla [[Banca Italiana di Sconto]] e dalla [[massoneria]].<ref>Renzo de Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 353-56.</ref> Ci furono probabilmente anche legami con i gruppi industriali [[Ansaldo]] e [[Jósef Leopold Toeplitz|Toeplitz]] (e legata a quest'ultimo la [[Banca Commerciale Italiana]]).<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 414-15.</ref>
 
=== Morte ===
=== Il Fascismo e la rivoluzione fascista ===
{{vedi anche|Morte di Diana Spencer}}
[[File:Mussolini e d'annunzio.jpg|miniatura|Mussolini e D'Annunzio]]
[[File:MussoliniFlowers andfor DPrincess Diana'Annunzios Funeral.jpg|miniaturathumb|sinistraleft|upright=1.2|IncontroFiori trae Mussoliniomaggi edavanti D'Annunzioa Kensington Palace.]]
Il 31 agosto 1997 Diana, a 36 anni, un mese e 29 giorni, rimane vittima di un incidente automobilistico sotto il tunnel del [[Pont de l'Alma]] a [[Parigi]], insieme con il suo compagno [[Dodi Al-Fayed]], quando la loro [[Mercedes]], guidata dall'autista Henri Paul, si infrange contro il tredicesimo pilastro della galleria.
La fondazione dei [[Fasci italiani di combattimento]] avvenne a [[Milano]] il 23 marzo [[1919]] in [[Piazza San Sepolcro]]; stando allo stesso Mussolini non erano presenti che una cinquantina di aderenti,<ref name = "Smith63">{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 63}}.</ref><ref>Un rapporto della stessa sera della Polizia di Milano indicava circa 300 presenti, compresi giornalisti e curiosi. Vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pag. 504.</ref> ma negli anni successivi, quando la qualifica di sansepolcrista dava automaticamente diritto a vantaggi cospicui in termini economici e di prestigio sociale, furono centinaia coloro che riuscirono a far aggiungere alla lista il loro nome.<ref name="Smith63" />
 
Sabato 30 agosto, a fine serata, Diana e Dodi partono dall'[[Hôtel Ritz (Parigi)|Hôtel Ritz]] di Parigi, in [[Place Vendôme]], sulla loro Mercedes S 280, seguendo la riva destra della [[Senna]] per raggiungere l'appartamento privato di Dodi. Poco dopo mezzanotte imboccano la galleria de l'Alma, seguiti da fotografi e da un cronista.
Tra marzo e giugno i [[futurismo|futuristi]] di [[Filippo Tommaso Marinetti]] divennero la componente principale del Fascio milanese e fecero sentire la loro influenza ideologica;<ref>Chiurco, vol. I, pag. 22.</ref> tuttavia Mussolini ebbe modo di affermare: "Noi siamo, soprattutto, dei libertari cioè della gente che ama la libertà per tutti, anche per avversari. (...) Faremo tutto il possibile per impedire la censura e preservare la libertà di pensiero di parola, la quale costituisce una delle più alte conquiste ed espressioni della civiltà umana".<ref>O.O., vol. XIV, pp. 88, 102-133.</ref>
 
Nello schianto, [[Dodi Al-Fayed]] e l'autista Henri Paul muoiono sul colpo. [[Trevor Rees-Jones]], guardia del corpo di Dodi, seduto sul sedile anteriore e il solo ad avere la cintura di sicurezza allacciata, è gravemente ferito ma sopravviverà. Lady D, liberata dal groviglio di lamiere, è ancora viva e dopo i primi soccorsi prestati dal dottor Maillez, per caso sul posto, viene trasportata da un'ambulanza all'[[Salpêtrière|ospedale Pitié-Salpêtrière]], dove arriva alle 2 circa. A causa delle gravi [[lesioni]] interne, viene dichiarata morta due ore più tardi.
Dall'esperienza dei [[Freikorps]] tedeschi trasse la conclusione che squadre di uomini armati potevano essere utilissime per intimidire l'opposizione: il 15 aprile 1919, subito dopo un comizio della [[Camere del Lavoro|Camera del Lavoro]] all'[[Arena Civica]], fascisti, [[arditi]], nazionalisti e allievi ufficiali, guidati da [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]] e [[Ferruccio Vecchi]] si lanciarono contro la sede dell'''Avanti!'', [[Assalto all'Avanti!|attaccandola e devastandola]], dopo una serie di colluttazioni stradali con gruppi socialisti e dopo che dalla sede del giornale venne sparato un colpo di pistola che uccise un soldato, Martino Speroni.<ref>Vd. la relazione di [[Giovanni Gasti]] in Renzo de Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pag. 520-21.</ref> Mussolini si tenne in disparte, credendo che i suoi uomini non fossero ancora pronti per combattere una "battaglia di strada", ma difese il fatto compiuto.<ref>O.O., vol. XVIII, pag. 201. In un fondo dal titolo ''Non subiamo violenze!'' del 18 aprile 1919 dice ''noi dei Fasci non abbiamo preparato l'attacco al giornale socialista, ma accettiamo tutta la responsabilità morale dell'episodio''.</ref> Procedette quindi a reclutare un esercito di arditi pronti a vari assalti frontali e trasportò nella sede del ''Popolo d'Italia'' una grande quantità di materiali bellici, per prevenire un possibile "contrattacco rosso".<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 65}}.</ref>
 
La conferenza stampa per l'annuncio ufficiale della morte viene fatta alle 5:30 da un medico dell'ospedale, dal [[Ministri dell'interno della Francia|Ministro dell'interno]] [[Jean-Pierre Chevènement]] e da [[Michael Jay]], [[ambasciatore]] del [[Regno Unito]] in Francia.
In giugno Mussolini si schierò contro il governo guidato da [[Francesco Saverio Nitti]]; per i fascisti il neopresidente del consiglio era il rappresentante di quella vecchia classe politica che essi intendevano soppiantare.<ref>O.O., vol. XIII, pag. 231.</ref> Dalla debolezza dell'esecutivo Mussolini voleva trarre la forza per attuare una rivoluzione,<ref>O.O., vol. XIII, pag. 26 e 252.</ref> e per tutta l'estate il suo nome fu associato a complotti volti a realizzare un colpo di Stato.<ref>{{chiarire|De Felice, pag. 727|Non è chiaro di che libro si parli}}.</ref>
 
Verso le 14, il principe Carlo e le due sorelle di Diana, Lady Sarah McCorquodale e Lady Jane Fellowes, arrivano a Parigi per l'identificazione e ripartono con la salma della principessa 90 minuti dopo.
Il 12 settembre, Mussolini promosse davanti alla sede de ''Il Popolo d'Italia'' una sottoscrizione a favore dell'[[Impresa di Fiume|impresa fiumana]] di [[Gabriele D'Annunzio]], dopo aver incontrato quest'ultimo per la prima volta a [[Roma]] il 23 giugno.<ref>La questione fiumana era già dibattuta da tempo. Erano stati deliberati, nelle riunioni dei Fasci di combattimento, gli invii di diverse centinaia di volontari. Vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 531 n. 1 e 533 n. 1.</ref> Il 7 ottobre era a [[Fiume (Croazia)|Fiume]], dove ebbe colloqui con D'Annunzio. I rapporti con il Vate furono comunque estremamente fugaci, e condizionati da reciproca diffidenza e rivalità: Mussolini mal sopportava l'idea che D'Annunzio potesse relegarlo in secondo piano; D'Annunzio gli scrisse una lettera tacciandolo di codardia, ma quando la missiva venne pubblicata dal ''Popolo d'Italia'' questo passaggio fu censurato.<ref>Carteggio Arnaldo-Benito Mussolini, pp. 223-224 (16 settembre 1919).</ref>
 
Ci sono ancora dubbi sulle cause dell’incidente, tanto che per molto tempo si è parlato di complotti e verità nascoste, parlando della possibilità che la madre del principe William e del principe Harry possa esser stata vittima di un assassinio organizzato dai servizi segreti britannici in quanto con la sua figura e il divorzio dal principe Carlo (secondo alcune rivelazioni sul matrimonio, lui non l’avrebbe mai amata) avrebbe messo in pericolo la stabilità della corona britannica<ref>http://www.diredonna.it/6-verita-e-rivelazioni-sulla-morte-di-lady-diana-3167117.html</ref>.
Il 9 ottobre si tenne a [[Firenze]] il primo Congresso dei Fasci di Combattimento: venne deciso di presentarsi alle imminenti elezioni politiche senza aderire a nessuna alleanza. Alle elezioni politiche del 16 novembre [[1919]] i fascisti, nonostante le candidature "eccellenti" dello stesso Mussolini, di [[Filippo Tommaso Marinetti]] e di [[Arturo Toscanini]], non ottennero neanche un seggio, e nella [[provincia di Milano]] presero soltanto 4675 voti.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pag. 572.</ref> Inoltre, il 18 novembre Mussolini fu tratto in arresto per alcune ore con l'accusa di detenzione di armi ed esplosivi; venne rilasciato grazie anche all'intervento del senatore liberale [[Luigi Albertini]].<ref>Per tutta la vicenda vedi Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 573-77.</ref>
 
==== Funerale ====
Dall'infelice esperienza Mussolini trasse la conclusione che il fascismo era guardato con diffidenza dall'elettorato conservatore ed era troppo simile ai socialisti per l'elettorato progressista; pertanto, avendo il fascismo fallito come movimento di sinistra, esso avrebbe potuto trovare un suo spazio come aggregazione di destra.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pag. 544, pag. 590 e sgg.</ref> All'inizio del [[1920]] Mussolini s'impegnò per aumentare i propri consensi nel nord-est, e in particolare a [[Trieste]], città di frontiera dove convivevano non senza attriti italiani e slavi.<ref>O.O., vol. XV, pagg. 197-8.</ref>
[[File:Princess Diana Funeral St James Park 1997.jpg|thumb|Il funerale.]]
 
Nonostante la prima scelta di un funerale privato, poiché Diana non era più un'''Altezza Reale'', l'improvvisa e inaspettata reazione del popolo britannico, disorientato e in lacrime per la perdita dell'amata principessa, spinse la casa reale ad accettare le pubbliche [[Rito funebre|esequie]]. Elisabetta, che con tutta la famiglia era rimasta a [[Castello di Balmoral|Balmoral]], in Scozia, indifferente al lutto pubblico, dopo i ripetuti attacchi da parte della stampa e del popolo, che la accusavano di non mostrare rimorso per la morte di Diana, acconsentì a issare a mezz'asta la bandiera sul palazzo reale e a tornare immediatamente a Londra. Il 5 settembre apparve in una diretta televisiva dove rendeva omaggio alla nuora scomparsa, definendola "un essere umano straordinario", che "nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà".<ref>{{cita web|url=http://www.royal.gov.uk/HistoryoftheMonarchy/The%20House%20of%20Windsor%20from%201952/DianaPrincessofWales/TheQueensmessage.aspx|titolo="The Queen's message"|autore=|editore=The British Monarchy|lingua=en|accesso=27 giugno 2011}}</ref>
Il 24 e il 25 maggio [[1920]] Mussolini partecipò al secondo Congresso dei Fasci di combattimento, che si teneva al teatro lirico di [[Milano]]. I Fasci di combattimento, grazie alla progressiva svolta a destra, iniziarono ad avere finanziamenti da parte di industriali, i quali venivano in cambio protetti da squadre di arditi.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit., pagg. 592 e 658-59, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'', Einaudi, Torino, 1995, pag. 29. A volte le richieste di denaro erano quasi esplicitamente ricattatorie, vd. ''Mussolini il rivoluzionario'' cit. pag. 354 e ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 45.</ref> In giugno si schierò a favore di [[Giovanni Giolitti|Giolitti]], {{senza fonte|con il quale in ottobre s'incontrò per la risoluzione della questione di Fiume: pur biasimandolo per aver ritirato le truppe dall'[[Albania]], gli fece capire che un accordo con i liberalconservatori era possibile.}} Il 12 novembre, con l'articolo di fondo ''L'accordo di Rapallo'', commentò abbastanza favorevolmente il [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato italo-jugoslavo]] firmato da Giolitti, con cui veniva creato lo [[Stato libero di Fiume|Stato Libero di Fiume]] e la città di [[Zara]] veniva annessa all'Italia in cambio dell'abbandono di ogni rivendicazione sui territori dalmati.<ref>{{Cita libro|autore=|nome=M.|cognome=Drago|titolo=Allievi marescialli nelle forze armate. Teoria ed esercizi per la preparazione alla prova di preselezione dei concorsi|url=https://books.google.it/books?id=yO2GHlMIv80C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=2017-02-03|data=2012-01-01|anno=|editore=Alpha Test|città=|lingua=it|p=124|pp=|ISBN=9788848314695}}</ref> Successivamente ad una discussione del Comitato Centrale dei Fasci del 15 novembre Mussolini modificò la propria opinione sulla bontà del trattato<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'' cit. pagg. 645-47.</ref> e successivamente solo a parole si pronunciò contro gli avvenimenti del [[Natale di sangue]] quando Giolitti pose fine all'impresa dannunazina a colpi di cannone<ref>{{Cita libro|nome=Emilio|cognome=Gentile|titolo=E fu subito regime: Il fascismo e la marcia su Roma|url=https://books.google.it/books?id=TMOODAAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=2017-02-03|data=2014-09-01|editore=Gius.Laterza & Figli Spa|lingua=it|ISBN=9788858116425}}</ref>; avendo promesso che i fascisti non sarebbero intervenuti.<ref>{{Cita libro|autore=|nome=Andrea|cognome=Leccese|titolo=Inciucio forever: La costante del trasfmormismo nella politica italiana|url=https://books.google.it/books?id=1lmjAwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=2017-02-03|data=2014-01-01|anno=|editore=Armando Editore|città=|lingua=it|p=61|pp=|ISBN=9788866777267}}</ref>
[[File:The Lake at Althorp with the Diana memorial beyond - geograph.org.uk - 1174863.jpg|thumb|left|Il laghetto di Althorp con la tomba di Diana sullo sfondo.]]
Il giorno successivo, 6 settembre, giorno del funerale, per le strade di Londra si riversarono circa 3 milioni di persone. Il feretro di Diana fu posto su un [[affusto]] di cannone e da [[Kensington Palace]], dove aveva trascorso la notte, attraversò [[Hyde Park]] fino a St. James's, dove il principe Carlo, insieme con i figli William e Harry, il padre Filippo, il [[Charles Spencer, IX conte Spencer|IX Conte Spencer]], fratello di Diana, e 500 rappresentanti delle organizzazioni patrocinate dalla principessa si unirono al corteo dietro la bara.
 
Le migliaia di persone presenti al funerale, piangendo e accalcandosi intorno alle transenne, gettarono fiori al passaggio del feretro e lungo tutto il percorso. Davanti a [[Buckingham Palace]], la famiglia reale al completo aspettava, vestita a lutto, il passaggio della bara: di fronte al feretro, Elisabetta piegò il capo in segno di rispetto.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/news/special/politics97/diana/procession.html|titolo="The Last Journey Begins"|autore=|editore=BBC|lingua=en|accesso=8 giugno 2012}}</ref>
Nel gennaio del [[1921]] la minoranza comunista usciva dal PSI per fondare il [[Partito Comunista d'Italia]]; ciò mise in allarme Mussolini perché i socialisti, ricollocatisi su posizioni più moderate, avrebbero potuto essere interpellati da Giolitti per una collaborazione governativa, escludendo in questo modo i fascisti dagli scenari politici principali. Il 2 aprile, {{senza fonte|dopo aver sfilato con gli squadristi in camicia nera in occasione dei solenni funerali delle vittime del terrorismo anarchico del [[Strage del Diana|teatro Diana]]}}, Mussolini accettò la richiesta di [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] di far parte dei [[Blocchi Nazionali]],<ref>Giolitti aveva esplicitato la sua intenzione di avere con sé i "patrioti" e i "partiti nazionali" il 1º aprile 1921. Vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 64.</ref> contando di poter addomesticare i fascisti alle sue posizioni politiche e utilizzarli per indebolire le opposizioni.
 
Le esequie proseguirono nell'[[abbazia di Westminster]]: durante la cerimonia, [[Elton John]] cantò ''[[Candle in the Wind 1997|Candle in the Wind]]'', una versione modificata per l'occasione della celebre canzone dedicata alla morte di [[Marilyn Monroe]]. Il fratello di Diana pronunciò il suo discorso, dicendo che "Diana era l'essenza stessa della compassione, del dovere, dello stile, della bellezza. In tutto il mondo era considerata simbolo di umanità e altruismo, portabandiera dei diritti degli oppressi. Una ragazza tipicamente inglese, che trascendeva la nazionalità; una donna dalla nobiltà innata, che andava oltre le classi sociali, e che ha dimostrato negli ultimi anni di non aver bisogno di un titolo reale per continuare a generare il suo particolare tipo di magia".<ref>{{cita web|url=http://www.guardian.co.uk/theguardian/2007/may/04/greatspeeches|titolo="The most hunted person of the modern age"|autore=|anno=4 maggio 2007|editore=The Guardian|lingua=en|accesso=27 giugno 2011}}</ref>
Il futuro Duce si presentò quindi come alleato dello [[Giovanni Giolitti|statista di Mondovì]], dei nazionalisti e di una serie di altre associazioni e partiti,<ref>La lista di associazioni che aderirono al blocco è consultabile in Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 82 n. 4.</ref> alle elezioni del 15 maggio [[1921]], nelle liste dei "[[Blocchi Nazionali]]" antisocialisti: la lista ottenne 105 seggi, di cui 35 per i fascisti e anche Mussolini fu eletto deputato. Grazie all'immunità parlamentare poté quindi evitare il processo relativo ai fatti del 1919 (cospirazione e detenzione illegale di armi).<ref>Dal ''Corriere della Sera'' del 1º gennaio 1922.</ref> Le consultazioni si svolsero in un clima di violenza: i morti furono un centinaio<ref>Dall'8 aprile al 14 maggio risultano 105 morti e 431 feriti. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 87.</ref> e in molte zone, {{chiarire|approfittando del tacito favore della Polizia, i fascisti impedirono ai partiti di sinistra di tenere comizi.|fonte non chiara}}<ref>Camera, 11 marzo 1925, pag. 2438.</ref>
 
Il funerale venne trasmesso in diretta dalle televisioni di tutto il mondo e seguito da oltre due miliardi di persone,<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/Rubriche/Infografiche/flash/funerali.swf|titolo="Il funerale di Lady Diana"|autore=|editore=Corriere della Sera|accesso=}}</ref> rendendolo uno degli eventi televisivi più visti della storia.
==== Verso il potere ====
A partire da questo momento le camicie nere moltiplicarono i numerosi episodi di violenza e aggressione fisica e verbale contro gli avversari politici del fascismo; bersagli preferiti erano soprattutto socialisti, comunisti e popolari: il fenomeno prese il nome di [[squadrismo]]. Il 2 luglio, con un articolo (''In tema di pace'') sul ''Popolo d'Italia'', invitò i socialisti e i popolari ad aderire a un patto di pacificazione per la cessazione delle violenze squadriste. L'[[Patto di pacificazione|accordo]] venne siglato il 2 agosto e firmato il giorno successivo grazie alla mediazione del presidente della Camera [[Enrico De Nicola]]; tuttavia, le violenze non cessarono perché l'esecuzione dell'accordo venne contestata dai singoli ''[[Ras (titolo)|ras]]'' e perché ne vennero esclusi i comunisti, che non aderirono per estraneità del patto ai loro principii politici<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 111, 138.</ref>: fra costoro e gli squadristi le violenze continuarono rendendo vuoto di significato il patto; d'altro canto a Mussolini non conveniva recitare più di tanto la parte del pacificatore perché i ''ras'' minacciavano di scavalcarlo e destituirne l'autorità sui Fasci.
 
==== Sepoltura ====
A proposito della notevole autonomia di cui godevano i singoli gruppi squadristi, [[Renzo De Felice]] riporta che il futuro duce entrò in contrasto con alcuni esponenti che mettevano in dubbio la sua posizione di guida del movimento (su tutti, [[Dino Grandi]]) e che non accettavano la volontà mussoliniana di presentare quest'ultimo come "normalizzatore" dell'ordine sociale. Emblematico da questo punto di vista, sempre secondo De Felice, quanto scrisse Mussolini: «Il fascismo può fare a meno di me? Certo, ma anch'io posso fare a meno del fascismo».<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 151.</ref>
Diana venne tumulata nella proprietà di famiglia, ad Althorp, in [[Northamptonshire]], su un'isola in mezzo a un laghetto chiamata ''Round Oval''. La cerimonia, in forma strettamente privata, ebbe luogo subito dopo il funerale e vi presero parte l'ex-marito Carlo, i figli, la madre e i fratelli di Diana. La principessa venne vestita da un [[Tanatoprassi|tanatoprattore]], con un abito nero a maniche lunghe, disegnato da [[Catherine Walker]] e acquistato solo alcune settimane prima dell'incidente. Tra le sue mani venne posto un [[rosario]], un dono che Diana aveva ricevuto da [[Madre Teresa di Calcutta]], morta pochi giorni dopo di lei.
 
=== Memoriali ===
Tuttavia, le divergenze vennero superate, e il 7 novembre si tenne a Roma il terzo congresso dei Fasci di Combattimento, che vennero trasformati nel [[Partito Nazionale Fascista]], con [[Michele Bianchi]] primo segretario. Il 1º gennaio [[1922]] Mussolini fondò il mensile ''[[Gerarchia]]'', con cui collaborò l'intellettuale (e amante di Mussolini) [[Margherita Sarfatti]], ma già nell'agosto precedente si era affrettato a creare una scuola di cultura fascista che aveva il compito di esporre la dottrina.<ref>O.O., vol. XVI, pagg. 241 e 297.</ref>
[[File:112407-Harrods-DiannaDodiMemorial2.jpg|thumb|left|Il primo dei due memoriali di Diana e Dodi Al-Fayed all'interno di Harrods.]]
Subito dopo la morte di Diana, in tutto il mondo diversi luoghi divennero in brevissimo tempo meta di pellegrinaggio e di tributo, invasi da centinaia di mazzi di fiori. Il più grande, ancora nell'immaginario del pubblico, fu fuori dai cancelli dorati di Kensington Palace, dimora di Diana, dove le persone continuarono a lasciare fiori e omaggi per lei fino a dopo il funerale. Memoriali permanenti includono:
* Diana, Princess of Wales Memorial Gardens - Regent Centre Gardens, [[Kirkintilloch]];
* [[Fontana in memoria di Diana, principessa di Galles|Diana, Princess of Wales Memorial Fountain]] – fontana situata a [[Hyde Park]], Londra, e inaugurata da Elisabetta II nel 2004;
* Diana, Princess of Wales Memorial Playground – [[Kensington Gardens]], Londra;
* Diana, Princess of Wales Memorial Walk - percorso circolare tra Kensington Gardens, [[Green Park]], Hyde Park e [[St. James's Park]], Londra.
 
[[File:112407-Harrods-DiannaDodiMemorial1.jpg|thumb|upright|"Vittime Innocenti", il secondo memoriale all'interno di Harrods.]]
Nel febbraio del [[1922]] divenne primo ministro [[Luigi Facta]], l'ultimo liberale prima di Mussolini, personaggio di modesto spessore. La sua nomina fece il gioco dei fascisti poiché dava l'ennesima dimostrazione dell'incapacità del sistema parlamentare democratico di produrre un governo stabile e di mantenere l'ordine. Sotto il suo governo le incursioni delle squadre fasciste si moltiplicarono, soprattutto nelle province di [[provincia di Ferrara|Ferrara]] e [[provincia di Ravenna|Ravenna]] (si distinse in questi attacchi [[Italo Balbo]]).
 
In aggiunta, ci sono due monumenti commemorativi all'interno dei grandi magazzini [[Harrods]], a Londra, all'epoca di proprietà di Mohammed Al-Fayed, padre di Dodi. Il primo memoriale si trova al piano seminterrato dell'edificio, ed è composto dai ritratti della coppia dietro a una teca piramidale che custodisce il bicchiere di vino, ancora sporco di rossetto, usato durante la loro ultima cena al Ritz, e il presunto anello di fidanzamento che Dodi acquistò per Diana il giorno prima della loro morte.<ref>{{cita web|url=http://www.ricksteves.com/plan/destinations/britain/london.htm|titolo="Getting Up To Snuff In London"|autore=|editore=Rick Steves' Europe|lingua=en|accesso=27 giugno 2011}}</ref> Il secondo memoriale, presentato nel 2005 e intitolato "Vittime Innocenti", è una statua in bronzo della coppia che balla su una spiaggia sotto le ali di un albatro.<ref>{{cita web|url=https://edition.cnn.com/2005/WORLD/europe/09/01/diana.dodi.statue/index.html|titolo="Harrods unveils Diana, Dodi statue"|autore=|anno=1 settembre 2005|editore=CNN|lingua=en|accesso=27 giugno 2011}}</ref> "La Fiamma della Libertà", eretta nel 1989 sulla Place de l'Alma a Parigi, sopra l'ingresso al tunnel in cui ebbe luogo l'incidente mortale, è diventato un memoriale non ufficiale di Diana.<ref>{{cita web|url=https://www.nytimes.com/2007/08/31/world/europe/31iht-flame.5.7338753.html?_r=0|titolo="In Paris, 'pilgrims of the flame' remember Diana"|autore=|anno=31 agosto 2007|editore=International Herald Tribune|lingua=en|accesso=22 dicembre 2012}}</ref>
Il 2 agosto le [[Alleanza del Lavoro|sinistre]] indissero uno sciopero, definito da [[Filippo Turati|Turati]] "[[Sciopero legalitario|legalitario]]" ed organizzato fin dal 28 luglio,<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 222.</ref> contro le violenze delle camicie nere, che intervennero determinandone il fallimento<ref>''Se i treni, se le poste hanno funzionato non lo si deve alle misure preventive prese dal Governo, ma al concorso spontaneo, disinteressato, entusiasta degli elementi nazionali.'' in Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 273. Per i pareri negativi riguardo allo sciopero vedi ''ibidem'' pagg. 222-24: ''Lo sciopero generale proclamato ed ordinato dall'Alleanza del Lavoro è stato la nostra Caporetto. Usciamo da questa prova clamorosamente battuti''.</ref>: {{chiarire|a Milano, per esempio, gli squadristi dispersero i picchetti degli scioperanti e conquistarono i depositi dei tram, facendo circolare regolarmente i mezzi pubblici con la scritta "gratis - offerto dal Fascio".|Fonte non chiara.}}<ref>Enzo Biagi, ''Storia del Fascismo'' cit.</ref> Nel frattempo, tra il 31 agosto e il 5 settembre, le squadre fasciste occuparono i municipi di [[Ancona]], [[Milano]], [[Genova]], [[Livorno]], [[Parma]], [[Bolzano]] e [[Trento]], acquisendone il controllo, dopo violenti scontri armati.
 
== Ruolo iconico ==
Si trattava del ''crescendo'' della "[[rivoluzione fascista]]", con cui Mussolini tentò un ambizioso colpo di mano per impadronirsi del potere, sfruttando il consenso acquisito presso gli ambienti sociali più influenti del regno. Il 24 ottobre egli passò in rassegna a [[Napoli]] le 40.000 camicie nere lì radunate, affermando il diritto del Fascismo a governare l'Italia.
Dal suo fidanzamento con il principe di Galles, nel 1981, e fino alla sua morte, nel 1997, Lady Diana è stata un'importante presenza sulla scena mondiale, ed è spesso stata descritta come "la donna più fotografata del mondo" (altre fonti sono invece solite dividere l'appellativo tra lei e [[Grace Kelly]]). Diana è conosciuta ovunque per la sua compassione,<ref>"Diana" - pag.307-308, by Sarah Bradford, 2006, Penguin Group.</ref> il suo stile, il suo carisma, nonché per le numerose opere di beneficenza a favore dei più sfortunati e per il suo turbolento matrimonio con il principe Carlo.
 
La biografa reale [[Sarah Bradford]] ha commentato: "L'unica cura per la sua sofferenza (di Diana), sarebbe stata l'amore del principe di Galles, un qualcosa che lei desiderava ardentemente ma che invece le è sempre stato negato. L'incomprensione del marito è stata la bocciatura finale: il modo in cui Carlo la denigrava costantemente l'ha ridotta alla disperazione".<ref name=W>"Diana" - pag.189, by Sarah Bradford, 2006, Penguin Group.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> Diana stessa ha commentato: "Mio marito mi ha fatto sentire inadeguata in ogni modo possibile, e ogni volta che riuscivo a sollevarmi il suo atteggiamento mi spingeva nuovamente verso il baratro".<ref name=W/>
==== La marcia su Roma ====
{{Vedi anche|Marcia su Roma}}
[[File:March on Rome 1922 - Mussolini.jpg|thumb|24 ottobre [[1922]], Congresso di Napoli, Mussolini e i Quadrumviri]]
In molti si convinsero che ormai dialogare con Mussolini fosse diventato inevitabile: [[Giovanni Amendola]] e [[Vittorio Emanuele Orlando]] teorizzarono una coalizione di governo che includesse anche i fascisti<ref>Amendola, ''Una battaglia'', pag. 186.</ref> e Nitti, che sperava nella presidenza del Consiglio, riteneva ora un'alleanza con Mussolini il mezzo migliore per scalzare il suo avversario Giolitti.<ref>Nitti, ''Rivelazioni'', pagg. 346-7.</ref>
 
Diana dichiarò di aver sofferto di [[disturbo depressivo|depressione]], arrivando anche all'[[autolesionismo]]. A causa dell'enorme pressione mediatica, e alla difficile convivenza con un marito distante, soffrì di [[bulimia|bulimia nervosa]] sin dai primi mesi del fidanzamento nel 1981.<ref>{{cita web|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/3531997.stm|titolo="US TV airs Princess Diana tapes"|autore=|anno=5 marzo 2004|editore=BBC|lingua=en|accesso=22 dicembre 2012}}</ref>
Proprio Giolitti, secondo lo stesso Mussolini, era l'unico uomo che poteva evitare il successo del fascismo: Facta lo sollecitò più volte a intervenire ma il grande vecchio della politica italiana comunicò che non si sarebbe scomodato se non per prendere direttamente in mano le redini del governo (fu questo un errore di cui si sarebbe pentito).<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 87}}.</ref> I fascisti lo blandirono promettendogli la presidenza del Consiglio ed egli li accreditò presso il mondo industriale milanese.<ref>[[Antonino Repaci]], vol. II, pagg. 125 e 132.</ref>
 
[[File:Reagans have tea with Prince Charles and Princess Diana.jpg|thumb|left|La principessa Diana con il marito Carlo e i coniugi Reagan alla Casa Bianca nel 1985.|alt=]]
Tra il 27 e il 31 ottobre 1922, la "[[rivoluzione fascista]]" ebbe il suo culmine con la "[[marcia su Roma]]", opera di gruppi di camicie nere provenienti da diverse zone d'Italia e guidate dai "quadrumviri" ([[Italo Balbo]], [[Cesare Maria De Vecchi]], [[Emilio De Bono]] e [[Michele Bianchi]]). Il loro numero non è mai stato stabilito con certezza; tuttavia, {{senza fonte|a seconda della fonte di riferimento, la cifra considerata oscilla tra le 30.000 e le 300.000 persone.}}<ref>Mussolini stesso asserisce, nel [[Discorso del bivacco|discorso di insediamento in Parlamento]], che le camicie nere sarebbero state ben 300.000.</ref>
Nel [[1999]] il ''[[Time]]'' ha inserito il nome di Diana tra le 100 persone più importanti del XX secolo.<ref>{{cita web|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,26473,00.html|titolo="Princess Diana—Time 100 People of the Century"|autore=|anno=14 giugno 1999|editore=Time Magazine|lingua=en|accesso=22 dicembre 2007}}</ref> Nel [[2002]], la principessa di Galles si è invece classificata al 3º posto nel sondaggio della BBC sui [[100 Greatest Britons|100 britannici più importanti]], scalzando la Regina e altri monarchi inglesi.<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.co.uk/history/programmes/greatbritons.shtml/|titolo="Great Britons 1–10"|autore=|anno=14 giugno 1999|editore=BBC|lingua=en|accesso=22 dicembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20040204074057/http://www.bbc.co.uk/history/programmes/greatbritons.shtml/|dataarchivio=4 febbraio 2004}}</ref>
 
Nel [[2007]], con il libro ''Lady Diana Chronicles'', [[Tina Brown]] ha scritto una biografia di Diana descrivendola come "inquieta ed esigente ... ossessionata dalla sua immagine pubblica" oltre che "dispettosa, manipolativa e nevrotica." Nella biografia, Tina Brown sostiene anche che Diana sposò Carlo per il suo potere e che incominciò una relazione sentimentale con Dodi Al-Fayed solamente per scatenare la rabbia della famiglia reale, ma senza avere alcuna intenzione di sposarlo.<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/femail/article-449912/The-savage-attack-Diana-EVER.html|titolo="The most savage attack on Diana EVER"|autore=|anno=24 aprile 2007|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=24 aprile 2007}}</ref>
Mussolini non prese parte direttamente alla marcia, temendo un intervento repressivo dell'esercito che ne avrebbe determinato l'insuccesso.<ref>{{senza fonte|Secondo Badoglio sarebbe bastato arrestare al massimo una dozzina di persone e i fascisti avrebbero perso al primo scontro}}, asserì, inoltre che "al primo fuoco, tutto il fascismo crollerà". Renzo de Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 325.</ref> Rimase a Milano (dove una telefonata del [[prefetto]] lo avrebbe informato dell'esito positivo) in attesa di sviluppi e si recò a Roma solo in seguito, quando venne a sapere del buon esito dell'azione. A Milano, la sera del 26 ottobre, Mussolini ostentò tranquillità nei confronti dell'[[opinione pubblica]] assistendo al ''Cigno'' di [[Ferenc Molnár|Molnár]] al Teatro Manzoni.<ref>Renzo de Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 358.</ref> In quei giorni, stava in realtà trattando direttamente col governo di Roma sulle concessioni che questo era disposto a fare al Fascismo, e il futuro Duce nutriva incertezza sul risultato che la manovra avrebbe avuto.
 
Nel gennaio [[2013]], una fotografia inedita di Lady Diana, allora già ufficialmente fidanzata con Carlo, è stata messa all'asta.<ref>{{cita web|url=http://newsinfo.inquirer.net/334315/do-not-publish-diana-photo-up-for-auction-in-us|titolo="‘Do-not-publish' Diana photo up for auction in US"|autore=|anno=3 gennaio 2013|editore=Inquirer News|lingua=en|accesso=4 gennaio 2013}}</ref> Lo scatto, che apparteneva al quotidiano ''Daily Mirror'' e che riportava la frase "Da non pubblicare" scritta a mano sopra, ritrae una giovane Diana durante una vacanza in montagna nel 1979, comodamente appoggiata sul petto del giovane amico Adam Russell.<ref>{{cita web|url=http://www.itv.com/news/2013-01-04/mystery-man-revealed-in-princess-diana-photograph-could-have-changed-the-course-of-the-british-monarchy/|titolo="Revealed: The mystery man in Diana photograph who 'could have changed the course of the British monarchy"|autore=|anno=4 gennaio 2013|editore=ITV|lingua=en|accesso=4 gennaio 2013}}</ref>
Il [[Vittorio Emanuele III di Savoia|re]], per l'opposizione di Mussolini a qualsiasi compromesso (il 28 ottobre rifiutò il Ministero degli Esteri) e per il sostegno di cui il fascismo godeva presso gli alti ufficiali e gli industriali, che vedevano in Mussolini l'uomo forte che poteva riportare ordine nel paese "normalizzando" la situazione sociale italiana, non proclamò lo Stato d'assedio proposto dal presidente del Consiglio Facta e dal generale [[Pietro Badoglio]], e diede invece l'incarico a Mussolini di formare un nuovo governo di coalizione (29 ottobre). Se il re avesse accettato il consiglio dei due uomini, non ci sarebbero state speranze per le camicie nere: lo stesso [[Cesare Maria De Vecchi]] e la destra fascista di ispirazione monarchica<ref>Secondo [[Renzo De Felice]] la parte destrorsa del fascismo era di tendenza o monarchica e conservatrice di ispirazione nazionalista, oppure revisionista, normalizzatrice e moderatamente parlamentarista. Vd. ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 365-66.</ref> avrebbero optato per la fedeltà al Re.<ref>Paolucci, pag. 240.</ref>
 
Il 19 marzo 2013, dieci vestiti del guardaroba di Diana, incluso l'abito da sera in velluto blu notte indossato dalla principessa nel 1985, durante la cena alla Casa Bianca dove danzò con John Travolta, sono stati messi all'asta a Londra, raggiungendo la cifra di {{formatnum:800000}} sterline.<ref>{{cita web|url=http://fashion.telegraph.co.uk/article/TMG9941199/Princess-Dianas-dresses-raise-over-800000-at-auction.html|titolo="Princess Diana's dresses raise over £800,000 at auction"|autore=|anno=19 marzo 2013|editore=The Telegraph|lingua=en|accesso=20 marzo 2013}}</ref> Due degli abiti, acquistati dall'associazione [[Historic Royal Palaces]], sono in esposizione a Londra insieme con altri capi appartenuti a Diana, alla Regina Elisabetta e alla [[Margaret, contessa di Snowdon|principessa Margaret]], come parte dell'esposizione ''Fashion Rules: Dress from the collections of HM The Queen, Princess Margaret, and Diana, Princess of Wales'' inaugurata a Kensington Palace il 4 luglio 2013.<ref>{{cita web|url=http://www.itv.com/news/update/2013-03-20/princess-diana-gowns-to-be-displayed-to-the-public/|titolo="Princess Diana gowns to be displayed to the public"|autore=|anno=20 marzo 2013|editore=ITV|lingua=en|accesso=20 marzo 2013}}</ref>
=== Mussolini Presidente del Consiglio ===
Il 16 novembre Mussolini si presentò alla [[Camera dei deputati|Camera]] e tenne il suo primo discorso come presidente del consiglio (il "[[discorso del bivacco]]"), nel quale dichiarò:
{{Citazione|Signori! Quello che io compio oggi, in quest'aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza. Da molti anni, anzi, da troppi anni, le crisi di governo erano poste e risolte dalla camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata un assalto ed il ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. Ora è accaduto per la seconda volta nel breve volgere di un decennio che il popolo italiano - nella sua parte migliore- ha scavalcato un ministero e si è dato un governo al di fuori, al di sopra e contro ogni designazione del parlamento. Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922. Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle "camicie nere", inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della nazione. Mi sono rifiutato di stravincere e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ti abbandona dopo la vittoria. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.}}
[[File:Benito Mussolini.gif|miniatura|Mussolini fotografato nel [[1923]]]]
Nella Camera dei deputati Mussolini ottenne la fiducia con 306 voti a favore, 116 contrari (socialisti, comunisti e qualche isolato) e 7 astenuti (rappresentanti delle minoranze nazionali), nel [[Senato]] con 19 voti contrari.<ref>Rendo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit. pag. 479.</ref> Tra i favorevoli risultarono [[Giovanni Giolitti]], [[Vittorio Emanuele Orlando]], [[Luigi Facta]] e [[Antonio Salandra]] mentre [[Francesco Saverio Nitti]] abbandonò l'aula per protesta.<ref>[[Gianfranco Bianchi]], ''Da Piazza San Sepolcro a Piazzale Loreto'', Vita e Pensiero, Roma, 1978, p.264.</ref>
Il 25 novembre ottenne dalla [[Camera dei deputati|Camera]] i pieni poteri in ambito tributario e amministrativo<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 481 n. 4. La legge sarà la n. 1601 del 3 dicembre 1922 (G. U. 15 dicembre, num. 293), vd. [http://dm.unife.it/matematicainsieme/riforma_gentile/pdf/Gentile01.pdf qui].</ref> sino al 31 dicembre [[1923]], al fine di "ristabilire l'ordine".
Il 15 dicembre [[1922]] si istituì il [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]]. Il 14 gennaio [[1923]] le camicie nere vennero istituzionalizzate attraverso la creazione della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]].
 
Il 15 luglio 2013, dall'archivio fotografico della Casa Bianca sono emersi numerosi scatti inediti di Lady Diana, realizzati dal fotografo [[Pete Souza]] durante il ricevimento che [[Ronald Reagan]] diede nel 1985 per rendere omaggio ai principi di Galles, in visita negli Stati Uniti. Oltre alle già famose foto di Diana insieme con John Travolta, altre la vedono danzare con il presidente Reagan e, non senza imbarazzo e soggezione, con [[Tom Selleck]], stella del telefilm ''[[Magnum, P.I.]]'', e [[Clint Eastwood]].<ref>{{cita web|url=https://www.dailymail.co.uk/news/article-2363867/New-photographs-Princess-Wales-dancing-Tom-Selleck-Clint-Eastwood-White-House-party.html|titolo="Dancing with Dirty Harry: Unseen pictures of 24-year-old Diana at White House gala show"|autore=|anno=15 luglio 2013|editore=Daily Mail|lingua=en|accesso=15 luglio 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.oggi.it/attualita/personaggi/2013/07/18/omaggio-a-lady-diana-in-attesa-del-royal-baby-ecco-la-nonna-che-avrebbe-dovuto-avere/|titolo="Omaggio a Lady Diana: in attesa del Royal Baby, ecco la nonna che avrebbe dovuto avere"|autore=|anno=15 luglio 2013|editore=Oggi|accesso=15 luglio 2013}}</ref>
Il 9 giugno, dopo esser riuscito, con minacce, a far dimettere il principale antagonista parlamentare, [[Luigi Sturzo|Don Sturzo]], e a far frazionare il gruppo dei [[partito Popolare Italiano (1919)|popolari]] con il suo pacato discorso del 15 luglio,<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 528-534.</ref> presentò alla Camera la nuova [[legge Acerbo]] in materia elettorale, approvata dalla stessa il 21 luglio e il 13 novembre dal [[Senato]],<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 524 e 535.</ref> divenendo poi la legge 18 novembre 1923, n. 2444.<ref>Italo Scotti, Bollettino di informazioni costituzionali e parlamentari 1 (1984): ''Il fascismo e la Camera dei deputati: I - La Costituente fascista (1922-1928)'', [http://documenti.camera.it/bpr/14426_testo.pdf pag. 109].</ref>
Mussolini ebbe un successivo voto di fiducia il 15 luglio con 303 voti a favore, 140 contro e 7 astensioni.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 534.</ref> Sempre in luglio, grazie all'appoggio britannico, nella [[conferenza di Losanna (1922-1923)|conferenza di Losanna]] fu riconosciuto il dominio italiano sul [[Dodecaneso]], occupato dal [[1912]].
 
== Antenati di Diana ==
Il 27 agosto si verificò l'[[Crisi di Corfù#L'eccidio di Giannina|eccidio di Giannina]]: la spedizione militare ''Tellini'', col compito di definire la linea di confine tra [[Grecia]] e [[Albania]] venne massacrata.
Diana era nata in una famiglia [[aristocrazia|aristocratica]] con origini reali. Da sua madre Frances traeva origini [[irlandesi]], [[Scozia|scozzesi]], [[Inghilterra|inglesi]] e americana (la sua bisnonna era Frances Ellen Work, [[ereditiera]] americana). Il padre discendeva dal re [[Carlo II d'Inghilterra]] della famiglia Stuart, tramite quattro figli illegittimi:
Mussolini inviò un [[ultimatum]] alla Grecia per chiedere riparazioni, scuse e onori ai morti e, in seguito al parziale rifiuto del governo greco<ref>"The Italo-Greek Crisis." Economist [London, England] 8 Sept. 1923: 356+. The Economist Historical Archive, 1843-2012. .</ref>, ordinò alla marina italiana di occupare [[Corfù]].<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 561-62.</ref> Con questa azione, il nuovo presidente del consiglio voleva dimostrare di voler perseguire una politica estera forte e ottenne, grazie alla [[Società delle Nazioni]], le riparazioni richieste (dietro l'abbandono dell'isola occupata).
* [[Henry FitzRoy, I duca di Grafton|Henry Fitzroy]], I Duca di Grafton, figlio di [[Barbara Palmer|Barbara Villiers]], Duchessa di Cleveland;
* [[Charles Lennox]], Duca di Richmond e Lennox, figlio di [[Louise de Kérouaille]], Duchessa di Portsmouth;
* [[Charles Beauclerk, I duca di St. Albans]], figlio di [[Nell Gwyn]];
* [[James Crofts]] Duca di Monmouth, figlio di [[Lucy Walter]].
 
Diana discende anche da [[Giacomo II d'Inghilterra|Giacomo II Stuart]] attraverso [[Henrietta FitzJames]], figlia di Arabella Churchill, sorella di [[John Churchill]] Duca di Marlbourgh.
Il 19 dicembre presiedette alla firma dell'accordo tra [[Confederazione generale dell'industria italiana|Confindustria]] e la Confederazione delle [[Corporativismo|Corporazioni]] fasciste (il cosiddetto "patto di [[Palazzo Chigi]]").<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 557-570.</ref> Il [http://www.edizionieuropee.it/data/html/0/zn10_02_001.html regio decreto 30 dicembre 1923 n. 2841] {{chiarire|stabilì la creazione degli [[Ente comunale di assistenza|Enti Comunali di Assistenza]] (ECA) con compito di «coordinamento di tutte le attività, pubbliche o private, volte al soccorso degli indigenti, provvedendo, se necessario, alle loro cure, o promuovendo ove possibile l'educazione, l'istruzione e l'avviamento alle professioni, arti e mestieri». Essi furono unificati in due enti territoriali deputati all'assistenza sanitaria e materiale dei poveri e dell'infanzia abbandonata col regio decreto del 3 marzo 1933 n. 383.|Il R.D. non parla di ECA, che sono nati nel '37.}}
 
Altri antenati di Diana sono: [[Roberto I di Scozia]], [[Maria Stuarda]], [[Maria Bolena]], Lady [[Catherine Grey]], [[Maria di Salinas]], [[John Egerton II]] duca di Bridgewater, [[James Stanley VII]] duca di Derby, [[Georgiana Spencer]], duchessa del Devonshire.
Il 27 gennaio [[1924]] venne firmato il [[trattato di Roma (1924)|trattato di Roma]] tra Italia e [[Jugoslavia]], col quale quest'ultima riconobbe all'Italia Fiume,<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 563.</ref> annessa il 22 febbraio.<ref>[[s:R.D.L. 22 febbraio 1924, n. 213 - Istituzione della provincia del Carnaro con capoluogo Fiume|Regio Decreto Legge 22 febbraio 1924, n. 213]].</ref> In seguito a questo, il 26 marzo il re conferì a Mussolini l'onorificenza dell'[[Ordine supremo della Santissima Annunziata]].
Diana vantava anche origini italiane discendendo tra gli altri da [[Caterina Sforza]] e [[Cosimo I de' Medici]].
 
La nonna materna di Lady Diana, [[Ruth Roche, baronessa Fermoy|Lady Ruth Fermoy]], fu per molto tempo dama di compagnia e amica intima della [[Elizabeth Bowes-Lyon|Regina Madre]].
A partire dalla marcia su Roma il governo italiano stabilì rapporti diplomatici con l'[[Unione Sovietica]], che vennero migliorati nel corso del febbraio 1923, giungendo al riconoscimento dell'URSS e alla stipulazione di un trattato di commercio e navigazione il 7 febbraio 1924.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 564, n. 3. Cfr. anche ''Prassi italiana di diritto internazionale'' - [http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=1291 I casi della prassi - Parte V - Cap. I - C. - a - 411/3].</ref> Un accordo con il [[Regno Unito]] permise all'Italia di acquisire l'[[Oltregiuba]], regione keniota che venne annessa alla [[Somalia]] italiana. Il 24 marzo si ebbe il primo tentativo di radiotrasmissione di un discorso politico.
 
== Albero genealogico ==
=== Le elezioni politiche del 1924 ===
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{{vedi anche|Elezioni politiche italiane del 1924}}
{| class="wikitable"
Alle elezioni del 6 aprile 1924, la "[[Lista Nazionale]]" (nota con il nome di "Listone") ottenne il 60,1% dei voti e 356 deputati (poi ridotti a 355 per la morte di [[Giuseppe De Nava]], non sostituito); ad essi si aggiunsero il 4,8% di voti e i 19 seggi conseguiti dalla "lista bis". Nel complesso le due liste governative raccolsero il 64,9% dei voti validi, eleggendo 375 parlamentari, di cui 275 iscritti al [[Partito Nazionale Fascista]]. Oltre al PNF erano entrati nel "Listone" la maggioranza degli esponenti liberali e democratici (tra cui [[Vittorio Emanuele Orlando]], [[Antonio Salandra]], ed [[Enrico De Nicola]], che però ritirò la sua candidatura prima delle elezioni), ex popolari espulsi dal [[partito Popolare Italiano (1919)|partito]], demosociali e [[Partito Sardo d'Azione|sardisti]] filofascisti, e numerose personalità della destra italiana.
|-
|-
| rowspan="16" align="center"| '''Lady Diana Spencer'''
| rowspan="8" align="center"| '''Padre:'''<br />[[Edward Spencer, VIII conte Spencer]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno paterno:'''<br />[[Albert Spencer, VII conte Spencer]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Charles Spencer, VI conte Spencer]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Frederick Spencer, IV conte Spencer]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />Adelaide Seymour
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />Lady Margaret Baring
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />Edward Baring, I Barone Revelstoke
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />Louisa Bulteel
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Cynthia Hamilton|Lady Cynthia Hamilton]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[James Hamilton, III duca di Abercorn]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[James Hamilton, II duca di Abercorn]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />Lady Maria Anna Hamilton Curzon-Howe
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Rosalind Bingham|Lady Rosalind Cecilia Caroline Bingham]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Charles Bingham, IV conte di Lucan]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />Lady Cecilia Catherine Gordon-Lennox
|-
| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Frances Shand Kydd|Hon. Frances Ruth Roche]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Maurice Roche, IV barone Fermoy]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />James Burke Roche, III barone Fermoy
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />Edmond Roche, I Barone Fermoy
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />Elizabeth Boothby
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />Frances Ellen Work
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />Franklin Work
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />Ellen Wood
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Ruth Roche, baronessa Fermoy|Ruth Sylvia Gill]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />William Smith Gill
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />Alexander Ogston Gill
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />Barbara Smith Marr
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />Ruth Littlejohn
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />David Littlejohn
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />Jane Crombie
|}
</div>
 
== Onorificenze ==
Le consultazioni si svolsero in un clima generale di violenza e intimidazioni,<ref>Alessandro Visani, ''La conquista della maggioranza, Mussolini, il PNF e le elezioni del 1924'', Fratelli Frilli Editori, 2004, in particolare nel cap. 4 l'elenco dei fatti di cronaca riguardanti risse, aggressioni, provocazioni raccolte dall'A. nelle carte dell'ACS provenienti da prefetture, questure, stazioni di RRCC e dalla stampa coeva, da p. 134 a p. 143.</ref><ref>Nella fattispecie i fascisti uccisi durante la campagna elettorale furono 18 e i feriti 147: cfr. Fabio Andriola, ''Mussolini prassi politica e rivoluzione sociale'', e.f.c. Le vittime della violenza fascista, invece, secondo Renzo De Felice, furono "centinaia di feriti e non pochi morti" (fra questi anche il deputato Antonio Piccinini), quasi tutti appartenenti a partiti d'opposizione, ma anche alle frange dissidenti del fascismo (come nel caso di Cesare Forni e Raimondo Sala) cfr. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 583.</ref> nonostante Mussolini avesse inviato reiterati appelli all'ordine ai fascisti e telegrammi ai prefetti affinché impedissero a chiunque intimidazioni, provocazioni e aggressioni,<ref>Fin dalla presa del potere nell'ottobre 1922 Mussolini e il Governo tentarono di arginare la violenza squadristica non più necessaria, vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 406-07, 440-44, 481, 584.</ref> che avrebbero potuto portare le forze di minoranza a chiedere l'annullamento delle elezioni (che vedevano comunque favorito il "Listone").<ref>Cfr. soprattutto Alessandro Visani, ''La conquista della maggioranza, Mussolini, il PNF e le elezioni del 1924'', Fratelli Frilli Editori, 2004, in particolare il capitolo 4 e 5 e la prefazione di Giovanni Sabatucci.</ref> Allo stesso tempo, Mussolini aveva impegnato telegraficamente i prefetti<ref>{{chiarire|Renzo De Felice, op. cit. nonché Alessandro Visani, op. cit.|Manca numero di pagina}}.</ref> affinché ogni sforzo fosse effettuato per assicurare la vittoria alla Lista Nazionale, attraverso l'opera di convincimento degli incerti e la lotta all'astensionismo, l'opera di propaganda sulla corretta compilazione della scheda elettorale,<ref>Riferisce infatti A. Visani (''op. cit.''), p. 146, come particolare cura dovesse essere tenuta nell'esporre bene che sulla scheda elettorale non andasse apposto altro segno che la croce sul partito scelto, e soprattutto si dovessero evitare slogan e frasi d'ogni genere. Ci si riferiva infatti alla possibilità riferita dalle prefetture che agenti in incognito dei partiti di minoranza avessero volontariamente spinto i più ingenui elettori del blocco nazionale a scrivere sulle schede "Viva Mussolini!", una pratica che avrebbe portato all'annullamento della scheda stessa.</ref> e soprattutto attraverso manifestazioni e celebrazioni pubbliche patriottiche e religiose, nelle quali i Fasci locali avrebbero potuto presentarsi come gli unici detentori della legittimità a rappresentare la nazione.
[[File:Royal Monogram of Princess Diana of Wales.svg|thumb|Il monogramma personale di Diana, principessa di Galles.]]
 
=== Onorificenze britanniche ===
Le elezioni si conclusero con una schiacciante vittoria della Lista Nazionale, tale da superare le aspettative dello stesso Mussolini, che sulla base delle informative ricevute dai prefetti si aspettava una percentuale di consensi di poco superiore al 50%.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 563 n. 2.</ref> Il "Listone" ottenne invece il 64,9% su base nazionale, tale da raggiungere da solo il premio di maggioranza del 65% previsto dalla Legge Acerbo per il partito di maggioranza relativa.
 
La sconfitta delle opposizioni portò la stampa antifascista e anche quella afascista ad un serrato attacco contro le violenze e le illegalità commesse dai fascisti e dagli organi dello Stato allineati al fascismo.<ref>ibidem.</ref> Solo pochi giornali riconobbero la vittoria elettorale del blocco nazionale.
{{vedi anche|s:Italia - 30 maggio 1924, Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali}}
Il 30 maggio gli abusi, le violenze e i brogli perpetrati dai fascisti durante la campagna elettorale e nel corso delle votazioni vennero denunciate dal deputato [[Partito Socialista Unitario|socialista unitario]] [[Giacomo Matteotti]] con un duro ma circostanziato discorso alla Camera, col quale chiese di annullare il risultato delle elezioni. L'intervento provocò una seduta concitata, in cui Matteotti venne interrotto a più riprese, in particolare da [[Roberto Farinacci|Farinacci]], il quale a sua volta rinfacciò all'opposizione le illegalità commesse dai movimenti antifascisti, mentre maggioranza e opposizione si scambiavano accuse reciproche. Alcuni esponenti della Lista Nazionale abbandonarono l'Aula per protesta contro le accuse lanciate da Matteotti.<ref>Si veda il resoconto stenografico della seduta del 30 maggio 1924, Camera dei Deputati.</ref>
 
=== Il delitto Matteotti e le sue ripercussioni sul governo ===
[[File:Gabriele Galantara, Mussolini sulla bara di Matteotti, Becco Giallo, 1925.jpg|thumb|[[Gabriele Galantara]], Mussolini sulla bara di [[Giacomo Matteotti]], ''[[Becco Giallo]]'', [[1925]].]]
Il 10 giugno [[1924]] Matteotti venne sequestrato per mano di squadristi fascisti e di lui, per settimane, non ci fu più traccia. L'evento provocò grande turbamento in tutta la nazione e numerosi furono gli iscritti del partito nazionale fascista che stracciarono la tessera; la reazione più clamorosa fu tuttavia quella passata alla storia come «[[secessione dell'Aventino]]»,<ref>Così chiamata in richiamo alla secessione della [[plebei|plebe]] ai tempi della ''res publica'' romana i quali si riunirono sull'[[Aventino]].</ref> ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione per protesta nei confronti del rapimento. Indicato dalla stampa e dall'opposizione ma anche da alcuni suoi alleati come mandante,<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 620 sgg.</ref> Mussolini non venne però imputato nel processo, che portò alla condanna a sei anni per [[Omicidio preterintenzionale (ordinamento penale italiano)|omicidio preterintenzionale]]<ref>La morte di Matteotti infatti sarebbe stata causata accidentalmente, durante la colluttazione seguita al prelevamento da parte degli squadristi.</ref> di tre militanti fascisti ([[Amerigo Dumini]], Albino Volpi e Amleto Poveromo) che secondo la sentenza avrebbero agito di propria iniziativa nell'assassinare Matteotti (il quale risulterà essere stato accoltellato a morte pochi istanti dopo essere stato rapito).
 
Nonostante la responsabilità politica, se non fattiva, fosse con tutta evidenza di Mussolini e del PNF<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-matteotti/ Scheda biografica di Matteotti] su treccani.it.</ref>, anche il processo all'Alta Corte Senato del Regno contro [[Emilio De Bono]] non coinvolse Mussolini. La responsabilità di Mussolini come mandante dell'omicidio Matteotti è stata contestata da [[Renzo De Felice]], che ha opinato come egli in quel periodo fosse il più danneggiato nella sua politica e nella sua persona da quel delitto.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., p. 622.</ref> Lo [[ira (psicologia)|stress]] dovuto ai fatti produsse in Mussolini i primi sintomi di un'[[ulcera duodenale]] che lo accompagnò per tutto il resto della sua vita.<ref>Ibidem, pag. 646; Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista'', Einaudi, 1995, pagg. 55, 158 n. 2.</ref>
 
L'autunno 1924 fu denso di tensioni per Mussolini: alcuni fascisti presero le distanze da lui, e molti chiesero le sue dimissioni, affinché il "fascismo" potesse "ritemprarsi libero dalle responsabilità dei supremi poteri" (così il ministro delle Finanze De Stefani, presentò il 5 gennaio [[1925]] le proprie dimissioni – respinte – a Mussolini).<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag 703.</ref> La pubblicazione del "[[Cesare Rossi|memoriale Rossi]]"<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 686-87.</ref> (forse voluta dallo stesso Mussolini)<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 701.</ref> portò altre accuse, ma per le sue incoerenze interne Mussolini riuscì con un'abile campagna di stampa a ritorcerle a suo vantaggio. Mussolini si limitò a cedere l'interim degli Interni a Federzoni, il quale venne incaricato di reprimere innanzitutto ogni moto spontaneo sia delle opposizioni che degli squadristi<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 650-51, 707-08 e 722-23.</ref> (i quali, soprattutto dopo l'assassinio come vendetta per Matteotti dell'onorevole [[Armando Casalini]] che tornava a casa con la figlia, il 12 settembre 1924 ricostituirono alcune "squadracce" e ripresero le violenze arbitrarie, anche verbali nei confronti di Federzoni stesso).<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 673-74, 676, 681, 707-08, 715.</ref>
 
Mentre la situazione si faceva sempre più tesa si agitarono anche voci che sostennero che Mussolini pensasse ad un colpo di Stato per risolvere la questione: una tesi che De Felice ha smentito:<ref>Renzo De Felice, 'Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 705''.</ref> proprio l'iniziale volontà di Mussolini di risolvere politicamente e nei limiti della legalità costituzionale la crisi<ref>Indignatissimo il settimanale della sinistra fascista ''Impero'' scriverà un pezzo (dicembre 1924) intitolato ''Rivoluzione, non criminalità'' nel quale si accusava Mussolini di far "di tutto per portarsi sul terreno della non-rivoluzione". Vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 714.</ref> spinse invece i ras a metterlo spalle al muro. Dopo una durissima campagna di stampa portata avanti dalle testate dell'estremismo fascista, la sera del 31 dicembre un gruppo di consoli della Milizia capitanato da [[Aldo Tarabella]] ed Enzo Galbiati si recò a Palazzo Chigi.<ref>Per i varii articoli giornalistici del fascismo intransigente contrario al moderatismo mussoliniano vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 711-15 e 723-26.</ref> Lo scontro verbale fu violentissimo: gli squadristi accusarono Mussolini di volersi disfare della Milizia e del partito e lo minacciarono di un "[[Colpo di Stato|pronunciamiento]]". A [[Firenze]], nel frattempo, si erano radunati oltre diecimila squadristi, pronti all'azione violenta: fu incendiata la sede del ''Giornale nuovo'' e altre sedi antifasciste, e dato l'assalto alle carceri delle Murate, dalle quali furono tratti i fascisti ivi detenuti.<ref>Ibidem, pag. 715.</ref> In tutta questa situazione, il re taceva e l'Esercito non si muoveva. Mussolini, a questo punto "decise di giocare grosso: approfittare dell'atteggiamento del re per mettere fuori giuoco le opposizioni, rassodando così il proprio traballante potere e dando soddisfazione agli intransigenti, ma al tempo stesso tirare anche a questi un colpo mortale".<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 717-18.</ref>
 
Forte dell'indecisione delle opposizioni e premuto dai suoi compagni più radicali (Balbo, Farinacci e Bianchi soprattutto), il 3 gennaio [[1925]] Mussolini tenne alla [[Camera dei deputati]] un discorso sul delitto Matteotti<ref>[[s:Italia - 3 gennaio 1925, Discorso sul delitto Matteotti|Discorso alla Camera dei Deputati sul delitto Matteotti]], testo integrale di Benito Mussolini del 3 gennaio [[1925]] su [[Wikisource]].</ref> col quale sfidò chiunque a trascinarlo davanti ad una corte speciale per giudicarlo,<ref>Dopo il delitto Matteotti, infatti, alcuni esponenti liberali e fascisti propendevano per l'idea secondo cui Mussolini dovesse "mettersi a disposizione della giustizia". Vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 701 e 704.</ref> se davvero lo si fosse ritenuto correo al crimine commesso contro Matteotti. Inoltre, dopo aver respinto ogni addebito e ogni accusa in merito all'omicidio di Matteotti, espose le vicende della rivoluzione fascista, delle lotte interne e dell'ascesa al potere del fascismo, arrivando a sfidare l'aula sostenendo che se il fascismo non fosse stato altro che "un'associazione a delinquere", si procedesse immediatamente a preparare "il palo e la corda" per impiccarlo seduta stante e quindi concludendo, per riaffermare il proprio potere anche sul fascismo, Mussolini proclamò di volersi assumere "la responsabilità politica, morale, storica" del clima nel quale l'assassinio si era verificato, e dunque anche il comando delle frange più estreme del movimento e del partito che proprio in quei giorni l'avevano brutalmente spinto verso la svolta dittatoriale.<ref>Col discorso del 3 gennaio ebbe inizio il regime dittatoriale fascista, data confermata dallo stesso Mussolini nel libro "Storia di un anno: Il tempo del bastone e della carota", Mondadori, 1944, pag. 175 (in ''Opera Omnia'', vol. XXXIV, pag. 411).</ref>
 
Il giorno dopo Mussolini fece diramare a Federzoni una serie di telegrammi ai prefetti coi quali chiedeva la repressione più stringente di ogni sommossa o tumulto di ogni fazione in particolare però sui "comunisti e sovversivi", il controllo della stampa (quella dell'opposizione tramite la censura, quella fascista tramite un richiamo all'ordine perentorio) e poi - direttamente ai dirigenti delle federazioni fasciste un richiamo all'ordine con minaccia diretta nei confronti dei dirigenti che avessero permesso disordini da parte dei propri gregari.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 722-23.</ref>
 
Nel gennaio iniziarono le azioni poliziesche di sequestro di giornali (il primo dei quali fu ''[[Curzio Malaparte|La conquista dello Stato]]'', della sinistra fascista) di chiusura di sedi e circoli dell'opposizione (95 sedi e 150 esercizi pubblici di ritrovo, in particolare contro i comunisti e i circoli di "Italia libera") e di arresto di elementi "sospetti" (111 "pericolosi sovversivi" erano stati arrestati).<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 726.</ref>
 
Alle dimissioni di alcuni elementi liberal moderati dal governo Mussolini, questi rispose con un rapido "giro di poltrone", portando all'interno dei ministeri personalità fondamentali per il fascismo come il giurista [[Alfredo Rocco|Rocco]] e [[Giovanni Giuriati]]. Questi uomini - diretti da Mussolini - avrebbero nel giro di un anno costruito l'intelaiatura giuridica e funzionale dello Stato dittatoriale fascista.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 729.</ref>
 
=== Attentati a Mussolini ===
{{vedi anche|attentati a Benito Mussolini}}
[[File:Benito Mussolini.jpg|miniatura|upright|sinistra|Benito Mussolini durante un discorso]]
Dopo essere divenuto capo del governo Mussolini divenne oggetto di una serie di attentati, dai quali uscì sempre illeso.
 
Il primo fu ideato il 4 novembre [[1925]] dal deputato socialista e [[Tito Zaniboni]], appostatosi con un fucile alla finestra di una stanza dell'albergo Dragoni, di fronte al balcone di [[palazzo Chigi]] dove era previsto che Mussolini si affacciasse per il settimo anniversario della vittoria alle ore 10. La [[Polizia di Stato|Polizia]], che lo sorvegliava da più di un anno, fece però irruzione nella stanza di Zaniboni, alle ore 9.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista'' cit., pagg. 139-40.</ref> Il processo fu celebrato nell'aprile 1927 e Zaniboni fu condannato a 30 anni di reclusione, che, grazie ad amnistie, scontò per minor tempo.<ref>Ibidem, pag. 145.</ref> L'attentato creò notevole agitazione nel Paese: molti deputati aventiniani tornarono filo-fascisti - anche opportunisticamente - in Parlamento e la stampa liberale e cattolica, così come la [[Confederazione generale dell'industria italiana|Confindustria]], iniziò a sostenere implicitamente o esplicitamente il Governo.<ref>Ibidem, pagg. 149-157.</ref> Infine, oltre alle molte violenze fasciste vendicatrici,<ref>Ibidem, pagg. 142 e 148 n. 2.</ref> furono messe a soqquadro sedi di giornali e alcune testate furono soppresse.<ref>In particolare "[http://digilib.netribe.it/bdr01/Sezione.jsp?idSezione=70 La Giustizia]", cfr. ibidem, pag. 142, "[[La Rivoluzione liberale]]" e "[[Il Popolo]]", cfr. ibidem, pag. 150.</ref>
 
La mattina del 7 aprile [[1926]] Mussolini uscì dal palazzo del Campidoglio, dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia; [[Violet Gibson]], una [[Nobiltà|nobildonna]] inglese, gli sparò da distanza ravvicinata, ferendolo lievemente al naso. Non appena medicato Mussolini fu già in grado di presenziare alla cerimonia d'insediamento del nuovo direttorio fascista e, il giorno dopo, prima di recarsi in Libia, commentò: «Le pallottole passano e Mussolini resta»<ref>Simonetta Falasca Zamponi, ''Lo spettacolo del fascismo'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, p. 124.</ref>.
 
Il terzo attentato fu opera di [[Gino Lucetti]], un giovane marmista anarchico di [[Carrara]] che aveva combattuto negli [[Arditi]] e che poi, aggredito dai fascisti, era emigrato a [[Marsiglia]]. L'11 settembre [[1926]] egli attese che Mussolini uscisse dalla sua abitazione e gli lanciò una bomba a mano che colpì il tetto dell'auto del duce e scoppiò a terra ferendo otto persone. {{senza fonte|Nell'interrogatorio disse di aver voluto vendicare i massacri effettuati dagli squadristi a [[Torino]] nel dicembre del [[1922]]}}.
 
Il quarto attentato è il più misterioso. La sera del 31 ottobre [[1926]] a [[Bologna]], il "duce" aveva appena inaugurato il nuovo stadio sportivo ''il Littoriale'' nell'ambito della commemorazione della "marcia su Roma"; su una macchina scoperta stava andando alla stazione quando un colpo di pistola gli lacerò la sciarpa dell'ordine mauriziano. Dietro alla macchina di Mussolini, che proseguì, un gruppo di squadristi di [[Leandro Arpinati]] (tra cui anche Balbo) si buttò sul presunto attentatore e lo linciò: il cadavere mostrerà 14 pugnalate, un colpo di rivoltella e tracce di strangolamento.<ref>Marco Cesarini Sforza, ''Gli attentati a Mussolini, Per pochi centimetri fu sempre salvo'', in La storia illustrata nº 8, Anno 1965, pag. 244: "Un gruppo di squadristi si lanciò sull'attentatore: più tardi sul suo cadavere furono contate quattordici pugnalate profonde, un colpo di pistola e tracce di strangolamento".</ref> Si trattava di [[Anteo Zamboni]], un ragazzo quindicenne di famiglia anarchica. Secondo alcune recenti ricostruzioni, da alcuni storici ritenute poco documentate e probanti, l'attentato sarebbe stato il risultato di una cospirazione maturata all'interno degli ambienti fascisti emiliani (si sospettano a turno Farinacci, Balbo, Arpinati e Federzoni), contrari alla «normalizzazione» inaugurata da Mussolini, ostile ad ulteriori eccessi rivoluzionari e allo strapotere delle formazioni squadriste.
 
I rapporti di polizia dell'epoca dimostrano come si svolsero inizialmente delle indagini negli ambienti squadristi bolognesi ipotizzando in un primo tempo un coinvolgimento di ras locali come Farinacci e Arpinati, ma che non diedero alcun risultato. A quel punto si concluse che l'attentato non poteva che essere opera di un elemento isolato.<ref>Marco Cesarini Sforza, ''Gli attentati a Mussolini, Per pochi centimetri fu sempre salvo'', in La storia illustrata nº8 Anno 1965, pag. 244: "Lasciamo la parola all'ex capo dei servizi politici presso la Direzione generale della PS, Guido Leto. "Furono sospettati a turno" egli scrive "Farinacci, Balbo, Arpinati, quest'ultimo perché proveniente dalle file anarchiche e amico della famiglia Zamboni, e lo stesso Federzoni, ma le indagini accurate che furono eseguite dalla questura di Bologna, diretta allora da un eccellente funzionario, il questore Alcide Luciani, e da un altro espertissimo funzionario, perfetto conoscitore dell'ambiente bolognese, Michelangelo Di Stefano, giunsero alla conclusione che non v'era alcun elemento apprezzabile per sostenere la tesi di un complotto organizzato nei ranghi fascisti. Ve n'erano, invece moltissimi per convalidare quella di un gesto di un isolato".</ref> Un'ulteriore indagine sollecitata dal Ministero degli Interni fu svolta ancora dai magistrati del Tribunale Speciale ma anch'essa approdò alle medesime conclusioni conseguite dalla polizia.<ref>Marco Cesarini Sforza, ''Gli attentati a Mussolini, Per pochi centimetri fu sempre salvo'', in La storia illustrata nº8 Anno 1965, pag. 244: "Un'inchiesta segreta fu anche compiuta, in seguito, per iniziativa del Sottosegretario all'Interno, conte Giacomo Suardo, dal magistrato Noseda del Tribunale Speciale; ma i risultati non differirono da quelli stabiliti dalle indagini della polizia".</ref>
 
L'attentato di Bologna fornì il pretesto per le leggi ''fascistissime'' del novembre [[1926]]. Il 5 novembre si registrarono: l'annullamento dei passaporti; sanzioni contro gli espatri clandestini; soppressione dei giornali antifascisti; scioglimento dei partiti; istituzione del confino e la creazione di una polizia politica segreta (che affidata a [[Arturo Bocchini]] assumerà poi il nome di OVRA); il 9 vi fu la dichiarazione di decadenza dal mandato parlamentare di 120 deputati; il 25 venne istituita la pena di morte per chiunque avesse commesso un fatto diretto contro la vita, l'integrità o la libertà personale del re, della regina, del principe ereditario e del capo del governo, nonché per gli altri delitti contro lo Stato; nella stessa data venne inoltre creato il Tribunale speciale, che entrò subito in azione contro la "centrale comunista" ([[Antonio Gramsci|Gramsci]], [[Umberto Terracini|Terracini]] e altri).<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista'' cit., pagg. 211-14.</ref>
 
=== Mussolini primo ministro: la dittatura fascista ===
{{citazione|Dopo la Roma dei Cesari, dopo quella dei Papi, c'è oggi una Roma, quella fascista, la quale con la simultaneità dell'antico e del moderno si impone all'ammirazione del mondo.|Dal discorso del 18 aprile [[1934]]; citato in [[Francesco Saverio Nitti]], ''La disgregazione dell'Europa'', Faro, Roma 1946}}
[[File:Benito Mussolini (primo piano).jpg|miniatura|Un ritratto di Benito Mussolini]]
Con la legge 17 aprile 1925 n. 473 vennero sancite le nuove norme igieniche per le imprese, con l'obbligo di provvedere al servizio sanitario nell'azienda, di non gravare donne e minorenni con carichi eccessivi e di segnalare come tali e custodire le sostanze nocive. I contratti nazionali di lavoro assumevano forza di legge e i «padroni» («datori di lavoro») potevano stipulare contratti individuali difformi dai collettivi di categoria solo se erano previste condizioni migliori per i lavoratori. Sull'osservanza dell'atto vigilava il neo-costituito Ispettorato Corporativo. Col regio decreto 1º maggio 1925 n. 582 nacque l'[[Opera nazionale del dopolavoro|Opera Nazionale Dopolavoro]] ("OND") allo scopo di "promuovere il sano e proficuo impiego delle ore libere dei lavoratori intellettuali e manuali con istituzioni dirette a sviluppare le loro capacità fisiche, intellettuali e morali".
 
Il 14 giugno [[1925]] il Presidente del Consiglio annunciò l'inizio della [[battaglia del grano]]. La campagna aveva lo scopo di far raggiungere l'autosufficienza dell'Italia dall'estero per quanto riguardava la produzione del frumento (la cui importazione era causa diretta del 50% del deficit della bilancia dei pagamenti) e, più in generale, di tutti i prodotti agricoli. Benché l'obiettivo della completa autosufficienza non venisse raggiunto, in termini d'incremento della produzione il successo fu cospicuo. L'agricoltura tuttavia perse redditività e si registrò una perdita di mercati d'esportazione per i prodotti agricoli più pregiati, dovuta al fatto che molte superfici destinate ad altre colture furono coltivate a cereali.<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 199}}.</ref>
 
Maggior fortuna ebbe il progetto della bonifica dei territori paludosi ancora presenti nella penisola italiana (tra cui l'[[Agro Pontino]]) realizzato tra il [[1928]] e il [[1932]]. I nuovi comuni nacquero spesso in connessione con una particolare destinazione economica prestabilita ([[Carbonia]], ad esempio, fu fondata per lo sfruttamento dei limitrofi giacimenti di carbone). Le bonifiche permisero anche l'attuazione di un'efficace programma sanitario che consentì di debellare la [[malaria]], con risultati significativi anche contro la [[tubercolosi]], il [[vaiolo]], la [[pellagra]] e la [[rabbia]].
 
Il 21 giugno del [[1925]] si tenne il quarto e ultimo congresso del PNF, in cui Mussolini invitò le camicie nere ad abbandonare definitivamente la violenza.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista'' cit., pag. 130.</ref> Molti elementi squadristi furono resi impotenti entro la fine dell'anno grazie alla riforma del sistema di polizia (e ciò permise il rafforzamento del potere dell'esecutivo) ma le vicende di Giovanni Amendola e [[Piero Gobetti]], conclusesi tragicamente nel principio del [[1926]], dimostrarono che le squadracce erano ancora attive.<ref>Sebbene Federzoni avesse intimato lo scioglimento dopo la presa del Ministero e dopo il 3 gennaio [[1925]], molte squadre vennero ricreate dall'ambiente [[Roberto Farinacci|farinacciano]] provinciale e rimasero attive per diversi anni, pur con le minacce di ritorsioni da parte di Federzoni e dello stesso Mussolini. Cfr. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista'' cit., pagg. 63-65, 68, 123 n. 1, 170-171, 184 n. 3, 209 n. 3, 210. In occasione delle violenze di Firenze dell'ottobre [[1925]] Mussolini, riunendo il [[Gran consiglio del fascismo]] il giorno 5, fece approvare un ordine del giorno in cui si ''ordina lo scioglimento immediato di qualsiasi formazione squadristica di qualsiasi specie'' perché esse non hanno più, ''a tre anni di distanza dalla Marcia su Roma, alcuna giustificazione storica e politica''. Ibidem, pag. 134.</ref><ref>Aniante, pag. 71.</ref>
 
Il 18 luglio Italia e Jugoslavia firmarono il trattato di Nettuno per la definizione dei rispettivi confini in area dalmata; nello stesso periodo, a seguito della decisione di "italianizzare" l'Alto Adige, attuata spesso in maniera brutale (lo stesso Mussolini parlò di deportazione di massa delle minoranze linguistiche),<ref>Arpinati, pag. 256-7.</ref> il governo italiano pregiudicò per qualche tempo i rapporti diplomatici con l'Austria. Dopo una serie di alti contrasti fra il sindacato fascista e gli industriali, Mussolini giunse il 2 ottobre [[1925]] al [[Patto di Palazzo Vidoni]], che rese la [[Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali]] l'unico organo riconosciuto dalla [[Confederazione generale dell'industria italiana|Confindustria]].<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista'' cit., pagg. 91-98.</ref>
 
Il 20 ottobre Mussolini nominò [[Cesare Mori]] prefetto di [[Palermo]], con poteri straordinari e con competenza estesa a tutta la [[Sicilia]], al fine di porre un freno al [[Mafia|fenomeno mafioso]] nell'isola. Il «prefetto di ferro», anche attraverso metodi extralegali (fra cui la tortura, la cattura di ostaggi fra i civili e il ricatto), con l'esplicito appoggio di Mussolini, ottenne significativi risultati, continuando la sua azione per tutto il biennio 1926-27. Fra le "vittime eccellenti" iniziarono a figurare anche personalità del calibro del generale di corpo d'armata Antonio di Giorgio, il quale riuscì ad ottenere un colloquio riservato con Mussolini, cosa che non impedì né il processo né il pensionamento anticipato dell'alto ufficiale.<ref>Alfio Caruso, ''Arrivano i nostri'', Longanesi &C.</ref> Ben presto però circoli politico-affaristici di area fascista collusi con la mafia<ref>Matteo di Figlia ''Alfredo Cucco'', Quaderni Mediterranea 1979.</ref><ref>G. Tricoli, ''Alfredo Cucco. Un Siciliano per la Nuova Italia'', ISSPE, 1987.</ref> riuscirono a indirizzare, tramite attività di dossieraggio, le indagini di Mori e del procuratore generale [[Luigi Giampietro]] sull'ala radicale del fascismo siciliano, coinvolgendo anche il federale [[Alfredo Cucco]], uno dei massimi esponenti del fascio dell'isola. Cucco nel 1927 venne espulso dal PNF "per indegnità morale" e sottoposto a processo con l'accusa di aver ricevuto denaro e favori dalla mafia,<ref>[http://www.instoria.it/home/mafia_fascismo.htm InStoria - Mafia e Fascismo<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref><ref>Non è da escludersi tuttavia che Cucco fosse stato trascinato in una vera e propria trappola politica, poiché egli - essendo dell'area farinacciana - era notevolmente inviso a Mussolini, che proprio in quel periodo stava "epurando" i vertici del partito degli elementi vicini a Farinacci. Cfr. Matteo di Figlia ''Alfredo Cucco'', Quaderni Mediterranea 1979.</ref> venendo assolto in appello quattro anni dopo,<ref>Sospetti di affiliazione mafiosa restarono, tuttavia, come fa notare il biografo Matteo di Figlia in op. cit.</ref> ma nel frattempo il fascio siciliano era stato decapitato dei suoi elementi radicali. L'eliminazione di Cucco dalla vita politica dell'isola favorì l'insediamento nel PNF siciliano dei latifondisti dell'Isola, essi stessi affiliati, collusi o quantomeno contigui alla mafia.
 
A questa azione si aggiunse quella delle "lettere anonime"<ref>Ibidem, nonché cfr. Alfio Caruso, ''op. cit''.</ref> le quali tempestarono le scrivanie di Mussolini e del ministro della Giustizia [[Alfredo Rocco]], avvisando dell'esasperazione dei palermitani e minacciando rivolte se l'operato eccessivamente moralistico di Giampietro<ref>Ibidem. Giampietro aveva iniziato perfino una campagna contro le... gonne sopra al ginocchio, tanto da essere invano richiamato alla moderazione dallo stesso ministro Rocco. Cfr. Alfio Caruso, op. cit.</ref> non si fosse moderato. Contestualmente il processo a Cucco si rivelò uno scandalo, nel quale Mori veniva dipinto dagli avvocati di Cucco come un persecutore politico<ref>Ibidem.</ref> e nel 1929 Mussolini decise di porre a riposo il prefetto Mori facendolo cooptare dal Senato del Regno. La propaganda fascista dichiarò orgogliosa che la mafia era stata sconfitta: tuttavia l'attività di Mori e Giampietro aveva avuto drastici effetti soltanto su figure di secondo piano, lasciando in parte intatta la cosiddetta "cupola" (composta da notabili, latifondisti e politici), la quale riuscì a reagire attraverso l'eliminazione di Cucco, e così addirittura installarsi all'interno delle federazioni del fascio siciliane.
 
[[File:Mussolini aviatore.jpg|miniatura|Nell'iconografia ufficiale, il Duce era spesso ritratto alla guida di velivoli o veicoli. Mussolini conseguì il [[brevetto di volo]] nel 1920 e la [[patente di guida]] nel 1922.]]
Alcuni autori sostengono che Mussolini avesse rimosso Mori perché nelle sue indagini si sarebbe spinto eccessivamente in alto, andando a colpire interessi e collusioni fra Stato e mafia.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/12/mafia_crociata_del_prefetto_Mori_co_0_0105127257.shtml La mafia e la crociata del prefetto Mori<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref> Questa tesi viene recisamente respinta da altri, come Alfio Caruso.<ref>''op. cit.'' "Non è vero che la mafia dei salotti impone a Mussolini l'allontanamento di Mori. È vero viceversa che i suoi modi hanno allarmato Roma; che Mussolini ritiene il problema liquidato e che può ora liquidare il liquidatore".</ref>
 
Tra il [[1925]] e il [[1926]] furono varate le [[leggi fascistissime]], ispirate dal giurista [[Alfredo Rocco]]. La [[legge]] 26 novembre 1925, n. 2029, sanciva che i corpi collettivi operanti in Italia (associazioni, istituti ed enti) erano tenuti, su richiesta dell'[[autorità di pubblica sicurezza]], a dichiarare statuti, atti costitutivi, regolamenti interni ed elenchi di soci e di dirigenti, pena, in caso di dichiarazione omessa o infedele, lo scioglimento del corpo medesimo, sanzioni detentive indeterminate e sanzioni pecuniarie da un minimo di 2.000 ad un massimo di 30.000 lire. In tal modo, il governo arrivò a disporre di una chiara mappa del tipo e del numero di associazioni non governative presenti.
 
La legge 24 dicembre 1925, n. 2300, stabiliva che tutti i funzionari pubblici che avessero rifiutato di giurare fedeltà allo Stato italiano sarebbero dovuti essere destituiti. La legge 24 dicembre 1925, n. 2263, prevedeva che la dizione «presidente del consiglio» venisse mutata in «[[Capo del governo primo ministro segretario di Stato]]»; il «capo del governo» era nominato e revocato solo dal re ed era responsabile solo nei suoi confronti. I ministri diventavano responsabili sia verso il monarca che Mussolini. La legge sulla stampa del 31 dicembre [[1925]] riconosceva come illegali tutti i giornali privi di un responsabile riconosciuto dal prefetto (e, quindi, indirettamente da Mussolini). La legge 31 gennaio 1926, n. 100, attribuiva a Mussolini, in quanto capo del governo, la facoltà di emanare norme giuridiche.
 
Con la legge 4 febbraio 1926, n. 237, vennero eliminati dall'ordinamento municipale il consiglio comunale e il [[sindaco]], quest'ultimo sostituito dalla figura del [[podestà (fascismo)|podestà]], che esercitava le funzioni del sindaco, della giunta e del consiglio comunale ed era nominato con decreto reale dal potere esecutivo. Il 3 aprile 1926 venne abolito il diritto di [[sciopero]] e si stabiliva che i contratti collettivi potessero essere stipulati solo dai [[Sindacato|sindacati]] legalmente riconosciuti dallo Stato; in tale contesto, l'8 luglio [[1926]] venne costituito il Ministero delle Corporazioni, di cui Mussolini assunse la direzione.
 
Nel frattempo, Mussolini impose all'[[Albania]] di [[Zog I di Albania|Ahmet Zogu]] una forma non ufficiale di [[protettorato]]. Inoltre, l'Italia aderì al [[Patto di Locarno]] per la garanzia delle frontiere e la sicurezza generale. Nell'aprile 1926, con un discorso a [[Tripoli]], Mussolini avanzò l'idea del ''[[mare nostrum]]'' (ovvero di una [[talassocrazia]] italiana sul [[mar Mediterraneo]]) e contrappose, per la prima volta, fascismo e [[democrazia]]. Sempre nel 1926, i confini della Libia vennero ridefiniti a favore dell'Italia, che acquistò, tra l'altro, il [[Fezzan]].
[[File:Mussolini al volante di un'Alfa Romeo da competizione.JPG|miniatura|sinistra|Mussolini al volante dell'[[Alfa Romeo P3]] di [[Tazio Nuvolari]] nel 1932]]
Sempre il 3 aprile venne fondata l'[[opera nazionale balilla]] (ONB), col compito di «riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico», ovvero all'educazione spirituale e culturale e all'istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica dei giovani italiani tra gli 8 e i 18 anni. Nel 1927 tutte le altre organizzazioni giovanili furono sciolte per legge, ad eccezione della Gioventù Italiana Cattolica. Nel 1937 la ONB sarà sostituita dalla [[gioventù italiana del littorio]] (GIL).
 
Il 18 agosto il duce tenne a [[Pesaro]] un discorso in cui proclamò che, per combattere la [[svalutazione]], il cambio [[Lira italiana|lira]]-[[Sterlina britannica|sterlina]] sarebbe stato fissato alla fatidica «[[quota 90]]»: nel periodo conseguente a questa sua dichiarazione la lira continuò a cadere toccando quota 150 lire per una sterlina ma egli insisté che il cambio a 90 doveva essere conquistato a qualsiasi costo, per il prestigio personale e politico che ne avrebbero tratto lui, il fascismo e l'Italia; le conseguenze economiche per i cittadini non gli importavano.<ref>DDI, VII Serie, vol. IV, pagg. 294-5.</ref><ref>Graziotti, pagg. 77-8.</ref> Il ministro delle Finanze [[Giuseppe Volpi]] era conscio che ci si era spinti troppo in là (e in effetti i titoli borsistici caddero mentre i costi di produzione e i costi della vita aumentarono) ma Mussolini tenne duro e non volle ammettere di essersi sbagliato. Qualche anno dopo fu costretto ad accettare una massiccia svalutazione, ma a nessuno fu permesso di dire in pubblico che "quota 90" fu un errore.<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981|p. 201}}.</ref>
Intanto Mussolini rinunciò a qualsiasi forma di remunerazione pubblica per l'incarico di governo svolto. Giornali internazionali si contesero la sua firma e furono pronti a pagare in maniera rilevante i suoi articoli che, particolarmente negli Stati Uniti d'America, erano considerati di sommo interesse. Nel dopoguerra la vedova Mussolini provò a chiedere la reversibilità della pensione per l'attività svolta dal marito come capo del governo; gli enti previdenziali del dopoguerra risposero a Rachele Mussolini che non le spettava alcuna pensione di reversibilità: non a causa di un giudizio morale sull'azione dittatoriale svolta dal marito, ma per la semplice questione tecnica che Mussolini non aveva mai accettato alcuno stipendio pubblico.
 
L'8 ottobre il Gran Consiglio varò il nuovo statuto del PNF, col quale furono abolite le elezioni interne dei membri del partito. Inoltre, il 12 ottobre Mussolini assunse il comando della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]]. Il 5 novembre furono sciolti tutti i partiti al di fuori del PNF e si stabilì che la stampa era sottoponibile a [[censura]]. Furono introdotti il [[confino]] di polizia<ref>[[Regio decreto-legge|Regio decreto]] 6 novembre 1926, n. 1848.</ref> e la [[pena di morte]]<ref>Legge 25 novembre 1926, n. 2008.</ref> per attentati perpetrati od organizzati a danno delle massime figure dello Stato<ref>Re, regina, reggente, principe ereditario e primo ministro.</ref> e venne istituito il [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale per la difesa dello Stato]]. Il 30 dicembre il fascio littorio venne dichiarato simbolo dello Stato.
 
Il 15 gennaio [[1927]] [[Winston Churchill]], allora [[Cancelliere dello Scacchiere]], fu accolto a Roma da Mussolini, che nel frattempo lanciò la campagna a sostegno della crescita demografica: gli scapoli furono tenuti a pagare una tassa speciale, in occasione dei matrimoni lo Stato elargì un premio in danaro agli sposi, e furono previsti prestiti, agevolazioni economiche (anche nel campo dell'educazione scolastica dei figli) ed esenzioni dalle tasse per le famiglie numerose (premi di natalità).
 
Furono istituiti i [[Gruppo universitario fascista|gruppi universitari fascisti]] (GUF), per la formazione della futura classe dirigente. Il 21 aprile il Gran Consiglio approvò la [[Carta del Lavoro]] per la riforma dell'economia italiana in senso corporativo. Il 5 giugno, parlando al [[Senato]], Mussolini affermò la linea del [[revisionismo]] in politica estera, dichiarando che i trattati stipulati dopo la [[prima guerra mondiale]] rimanevano validi, ma non erano da considerarsi eterni e immutabili.
 
Con la legge 9 dicembre [[1928]], n. 2693, venne l'istituzionalizzato il Gran Consiglio del Fascismo, ovvero il massimo organo del PNF (presieduto dal duce in persona), che fu riconosciuto come organo costituzionale supremo dello Stato. Il 15 gennaio [[1928]] venne fondato l'[[Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche]] (EIAR) ente statale cui competeva in esclusiva la gestione del servizio pubblico radiofonico sul territorio nazionale. Nel 1944 verrà ribattezzato [[Rai|RAI]] (Radio Audizioni Italiane).
 
Il 14 marzo Mussolini presentò alla Camera un disegno di legge di riforma (poi approvato), col quale propose la riduzione a 400 del numero complessivo dei deputati, i quali sarebbero stati eletti in un unico collegio nazionale; la confederazione nazionale dei sindacati fascisti e le associazioni culturali abilitate si sarebbero occupate della presentazione delle candidature.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 102-09844, Mussolini in Mailand.jpg|miniatura|Mussolini durante un discorso]]
L'11 febbraio [[1929]] Mussolini pose termine alla decennale [[questione romana]], firmando col cardinale [[Pietro Gasparri]] i [[patti Lateranensi|patti lateranensi]], ratificati alla Camera in maggio.
 
Le [[Elezioni politiche italiane del 1929|elezioni del 24 marzo 1929]], per il rinnovo della Camera dei Deputati, si risolsero in un plebiscito a favore di Mussolini. Gli elettori vennero chiamati a votare "sì" o "no" per approvare un "listone" di deputati deciso dal [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]]. La consultazione si tenne in un clima intimidatorio; la scheda con il "sì" è tricolore, e quella con il "no" semplicemente bianca, rendendo così riconoscibile il voto espresso. La partecipazione al voto fu del 90% e i voti favorevoli al "listone" furono pari al 98,4%.
 
Il 2 aprile il duce incontrò il ministro degli esteri inglese [[Neville Chamberlain]] e, verso la fine dell'anno, la sede del Governo venne trasferita da [[Palazzo Chigi]] a [[Palazzo Venezia]]. Nel [[1930]] l'Italia siglò un [[Trattato internazionale|trattato]] di amicizia con l'[[Austria]]. Nel gennaio [[1931]] Mussolini, in un'intervista al ''[[Daily Mail]]'', affermò la necessità di una revisione dei trattati di pace della [[Prima guerra mondiale|grande guerra]]. Il 9 luglio ricevette il segretario di Stato statunitense [[Henry L. Stimson|Henry Lewis Stimson]], mentre in dicembre accolse il [[Mahatma Gandhi]] a Palazzo Venezia.<ref>[[Sergio Romano]], ''Vademecum di storia dell'Italia unita'', Rizzoli, Milano, 2009, [http://books.google.it/books?id=WFN_EWg4MWIC&pg=PT86#v=onepage&q&f=false p. 86]. ISBN 978-88-586-0165-5.</ref>
 
Tra il 23 marzo e il 4 aprile [[1932]], il duce incontrò più volte [[Emil Ludwig]], che ne scriverà in ''Colloqui con Mussolini''. Dopo tredici ore di faccia a faccia (un'ora per ogni sera) Ludwig, che l'anno precedente aveva intervistato [[Iosif Stalin|Stalin]], definisce Mussolini «un grande uomo, molto più grande di Stalin».<ref>[[Enzo Biagi]], ''Amori'', Rizzoli, 1988, p. 138. ISBN 88-17-85139-6.</ref>
 
In questo periodo iniziarono ad allentarsi i suoi rapporti amorosi con [[Margherita Sarfatti]], cui tuttavia continuò ad essere legato. D'altra parte, agli inizi del [[1932]], aveva incontrato per la prima volta [[Clara Petacci|Claretta Petacci]].
 
Il 12 aprile venne presentata, al salone internazionale dell'automobile di Milano, la nuova [[FIAT]] Balilla, che nelle intenzioni di Mussolini avrebbe dovuto essere l'automobile di tutti gli Italiani; a partire da quell'anno ne fu infatti favorita la diffusione, che tuttavia non raggiunse mai i risultati sperati (una simile iniziativa venne poi adottata anche da [[Adolf Hitler]] con la [[Volkswagen]]).
 
In giugno, sull'[[Enciclopedia Treccani]] venne pubblicata la voce ''Fascismo'', firmata da Mussolini e scritta con la collaborazione di [[Giovanni Gentile]]; vi si spiegava la dottrina propria del partito fascista. In occasione del decennale della ''rivoluzione fascista'', fu inaugurata 28 ottobre la via dell'Impero (attuale via dei Fori Imperiali) e furono riaperte le iscrizioni al PNF, chiuse dal 1928. Il 18 dicembre Mussolini inaugurò Littoria (futura [[Latina]]), la prima delle "città nuove" costruite nell'[[Agro Pontino]], bonificato negli anni precedenti.
 
Il 29 marzo [[1933]] Mussolini incontrò a Roma il Ministro della Propaganda tedesco [[Joseph Goebbels]]. Per iniziativa di Mussolini il 7 giugno venne firmato a Roma il [[patto a quattro]] tra Italia, [[Francia]], [[Regno Unito]] e [[Germania]], col quale questi stati si assunsero la responsabilità del mantenimento della [[pace]] e della riorganizzazione dell'[[Europa]] nel rispetto dei principi e delle procedure previste dallo statuto della SdN.
 
Sempre nel 1933 venne creato l'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale (INFPS), che assunse dal [[1943]] la denominazione di [[Istituto nazionale della previdenza sociale|INPS]], un ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e a gestione autonoma con lo scopo di garantire la previdenza sociale ai lavoratori. In quegli anni ebbe origine del primo vero sistema pensionistico italiano: a carico dell'INFPS fu l'assicurazione (obbligatoria) contro la vecchiaia, estesa dai soli dipendenti pubblici (per i quali aveva il nome di [[pensione]]) a quelli privati. Nel medesimo anno la pluralità di Casse infortuni cui era deputata la tutela dei lavoratori contro gli infortuni sul lavoro (obbligatoria a partire dal [[1898]], seppur limitatamente ad alcuni settori) vennero unificate nell'Istituto Nazionale Fascista per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro ("INFAIL"), ribattezzato [[Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro|INAIL]] nel [[1943]]. Scopo dell'ente statale era quello di «esercitare l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (parte delle quali vennero equiparate giuridicamente agli infortuni sul lavoro), la riassicurazione di altri Enti autorizzati e assumere particolari funzioni e servizi per conto di essi».
 
Il 5 febbraio [[1934]] vennero istituite le 22 corporazioni. Nel 1934 si tennero inoltre i primi [[Littoriali|littoriali della cultura e dell'arte]] e venne istituita, nell'ambito della terza edizione della [[Mostra internazionale d'arte cinematografica|Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia]], la [[Coppa Mussolini (cinema)|Coppa Mussolini]], premio antesignano del [[Leone d'oro]].
 
Il 14 marzo Mussolini incontrò a Roma il cancelliere austriaco [[Engelbert Dollfuss|Dollfuss]] e il Capo del Governo ungherese [[Gyula Gömbös]] per discutere una revisione degli assetti territoriali nei [[Penisola balcanica|Balcani]]. Il 17 marzo venne concluso un "patto a tre" con Ungheria e Austria in funzione anti-tedesca e anti-francese (Protocolli di Roma).
 
Le [[Elezioni politiche italiane del 1934|elezioni del 25 marzo 1934]], per il rinnovo della Camera dei Deputati – tenute con lo stesso schema del "listone" unico già adottato nel 1924, con scheda tricolore per il "sì" e bianca per il "no" – si risolsero in un nuovo plebiscito: aumentò il numero dei partecipanti e i voti contrari risultarono 15.201 (lo 0,15%).
 
La legge 22 marzo 1934 n. 654 per la tutela della maternità delle lavoratrici e la legge 26 aprile 1934 n. 653 per la tutela del lavoro della donna e del fanciullo stabilirono il diritto alla conservazione del posto di lavoro per le lavoratrici incinte, un periodo di licenza prima e dopo il parto, e permessi obbligatori per l'allattamento (per le aziende con più di 50 operaie vi era l'obbligo di predisporre un locale per tale scopo).
 
La legge 24 dicembre 1934 n. 2316 stabiliva la creazione dell'ONMI (Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell'Infanzia); l'ente poteva anche finanziare istituzioni private operanti nei medesimi campi. Nel 1935 si ha l'istituzione del [[sabato fascista]].
 
Il 14 e 15 giugno Mussolini e Hitler si incontrarono a [[Stra]] e a [[Venezia]], i colloqui verterono principalmente sulla questione austriaca (il cancelliere tedesco puntava all'[[Anschluss|annessione]] dell'Austria). Tuttavia, i rapporti tra i due restarono tesi, anche in seguito al fallito colpo di Stato in Austria (col quale la Germania nazionalsocialista intendeva procedere all'annessione del paese) che portò alla morte di Dollfuss.<ref>Nel momento dell'uccisione di Dollfuss, la moglie e i figli erano ospiti di Mussolini presso una sua residenza balneare.</ref> La situazione si risolse dopo che Hitler desistette dal suo proposito. Il 21 agosto Mussolini incontrò [[Kurt Alois von Schuschnigg]], successore di Dollfuss. Il 6 settembre, a [[Bari]], prese posizione nei confronti della politica estera nazionalsocialista e dalle dottrina razzista hitleriana, proclamando che «trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'Oltralpe, sostenute da progenie di gente che ignorava la scrittura, con la quale tramandare i documenti della propria vita, nel tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio e Augusto».
 
=== La guerra di Etiopia e l'avvicinamento alla Germania nazionalsocialista ===
{{vedi anche|guerra d'Etiopia}}
[[File:Mussolini In helmet benito39.png|miniatura|sinistra|upright|Benito Mussolini in un'immagine tipica della propaganda fascista]]
{{citazione|L'Italia ha finalmente il suo impero!|dalla costituzione della colonia dell'[[Africa Orientale Italiana]]}}
Il trattato tra [[Italia]] ed [[Etiopia]] del 1928, sottoscritto con il placet della Gran Bretagna, aveva fissato la frontiera tra la Somalia italiana e l'Etiopia lungo una linea distante 21 miglia dalla costa del [[Benadir]] e parallela alla stessa. Pretendendo di agire sulla base di detto accordo (mentre gli etiopi ritenevano che nell'accordo si intendessero "miglia imperiali", più corte delle miglia nautiche),<ref>''All'origine dell'incidente di Ual Ual'', Salvatore Minardi, 1990, S. Sciascia (Caltanissetta).</ref> gli italiani costruirono nel 1930 un forte nell'oasi di Ual-Ual, nel deserto di Ogaden, e lo fecero presidiare da truppe somale, comandate da ufficiali italiani. L'oasi fu scelta dai militari italiani quale luogo da presidiare in mancanza di altre posizioni idonee in pieno deserto. Nel novembre 1934 truppe regolari etiopi, di scorta a una commissione mista inglese-etiope per la delimitazione delle frontiere, contestarono alle truppe italiane lo sconfinamento. I britannici, per evitare incidenti internazionali, abbandonarono la commissione e le truppe italiane ed etiopi rimasero accampate a poca distanza le une dalle altre. Nei primi giorni di dicembre, in circostanze mai chiarite, [[Incidente di Ual Ual|un combattimento tra italiani ed etiopi]] costò la vita a 150 soldati etiopi e a 50 soldati italiani ([[Àscari|somali]]).
 
Mussolini chiese delle scuse ufficiali nonché il pagamento di un'indennità da parte del governo etiope, conformemente a quanto stabilito in un trattato siglato tra Italia ed Etiopia nel 1928. Il [[negus]] [[Hailé Selassié]], avendone la possibilità in virtù del medesimo accordo, decise di rimettersi alla [[Società delle Nazioni|Società delle nazioni]] (2 gennaio). Per far luce sulla vicenda, questa si impegnò in un arbitrato, temporeggiando; tuttavia, i rapporti italo-etiopi ne risultarono irrimediabilmente compromessi e Mussolini si appellò all'episodio [[Casus belli|come motivo]] per minacciare la guerra e con questo far pressione su francesi e britannici.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il Duce'', tomo 1º pp. 526 e ss.</ref> Sconfinamenti di reparti militari abissini si erano già verificati precedentemente: ad esempio, il 4 novembre [[1934]] quando il consolato italiano a [[Gondar]] era stato attaccato da gruppi armati etiopici. Del pari erano stati frequenti i deliberati sconfinamenti di truppe italiane. Le tensioni italo-etiopiche erano dovute al disegno italiano di unificare territorialmente [[Eritrea]] e Somalia, a spese dell'Etiopia, e al desiderio etiopico di conquistare uno sbocco sul mare. Deve inoltre tenersi presente che l'Etiopia era uno dei pochissimi stati africani indipendenti, ossia non controllato da una delle potenze coloniali europee: uno Stato ideale per le mire espansionistiche di Mussolini.
 
Tra il 4 e il 7 gennaio [[1935]], Mussolini incontrò a Roma il ministro degli esteri francese [[Pierre Laval]]: vennero firmati accordi in virtù dei quali la Francia si impegnava a cedere all'Italia la [[Gibuti|Somalia francese]] (attuale [[Gibuti]]), a riconoscere le consistenti minoranze italiane presenti in Tunisia (che era stata oggetto di rivendicazione da parte italiana) e ad appoggiare diplomaticamente l'Italia in caso di una guerra contro l'Etiopia.<ref>A tale accordo si fa riferimento in Langer, William L. (a cura di) ''An Encyclopaedia of World History'', Houghton Mifflin Company, Boston, 1948, p. 990.</ref> Laval e Mussolini speravano così in un reciproco avvicinamento fra Italia e Francia, al fine di dar vita ad un'alleanza in funzione anti-nazista.<ref>R. De Felice, ''Mussolini il duce'', cit. pp. 395 e ss.</ref>
 
Il 16 gennaio Mussolini assunse la direzione del Ministero delle Colonie. Il 19 gennaio la Società delle Nazioni riconobbe «la buona fede» di Italia ed Etiopia nell'incidente di Ual Ual e decise che il caso dovesse essere trattato tra le due parti interessate; tuttavia, il 17 marzo gli abissini presentarono un altro ricorso, appellandosi all'articolo XV dell'organizzazione. Nella conferenza di Stresa (vedi [[Fronte di Stresa]]), svoltasi tra l'11 e il 14 aprile, Italia, Regno Unito e Francia condannarono congiuntamente le violazioni del [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles]] da parte della Germania. L'8 giugno a [[Cagliari]], di fronte all'ostilità mostrata in tal senso dalla Gran Bretagna, Mussolini rivendicò il diritto dell'Italia ad attuare una propria politica coloniale. Il 18 settembre, in un articolo pubblicato sul ''Morning Post'', egli garantì che non sarebbero stati colpiti gli interessi francesi e inglesi nell'Africa orientale.
 
[[File:Mussolini a Guidonia.jpg|miniatura|Benito Mussolini durante il discorso di inaugurazione della città di Guidonia (1937)]]
Il 2 ottobre annunciò la dichiarazione di guerra all'Etiopia dal balcone di [[Palazzo Venezia]].
Attaccando il paese africano, membro della Società delle Nazioni, Mussolini aveva violato l'articolo XVI dell'organizzazione medesima: «se un membro della Lega ricorre alla guerra, infrangendo quanto stipulato negli articoli XII, XIII e XV, sarà giudicato ipso facto come se avesse commesso un atto di guerra contro tutti i membri della Lega, che qui prendono impegno di sottoporlo alla rottura immediata di tutte le relazioni commerciali e finanziarie, alle proibizioni di relazioni tra i cittadini propri e quelli della nazione che infrange il patto, e all'astensione di ogni relazione finanziaria, commerciale o personale tra i cittadini della nazione violatrice del patto e i cittadini di qualsiasi altro paese, membro della Lega o no». Per questo motivo, la Società delle Nazioni, espressione principalmente della volontà della Francia e del Regno Unito (i due stati più forti e influenti), condannò l'attacco italiano il 7 ottobre. Gli Stati Uniti d'America invece, pur condannando l'operazione italiana condannarono anche che le sanzioni imposte fossero state votate anche da Francia e Gran Bretagna, a loro volta possessori di imperi coloniali.
 
Il 31 ottobre [[1937]] inaugurò la nuova città di [[Guidonia Montecelio|Guidonia]], importante polo strategico di ricerche aeronautiche con il [[Direzione superiore studi ed esperienze|DSSE]], e [[Pontinia]] il 13 novembre.
 
Il 18 novembre l'Italia venne colpita dalle [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni economiche]] (nonostante queste non fossero state applicate contro il Giappone nel 1931 in occasione dell'invasione della Manciuria e contro la Germania nel 1934 per la tentata annessione dell'Austria) imposte dalla Società delle Nazioni - approvate da 52 stati con i soli voti contrari di Austria, Ungheria e Albania - in risposta alle quali vennero promossi i programmi economici [[Autarchia|autarchici]]. Le sanzioni risultarono comunque inefficaci, poiché numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantennero comunque buoni rapporti con l'Italia rifornendola di materie prime. La Germania nazista è uno di questi e la guerra d'Etiopia rappresenta l'inizio dell'avvicinamento tra Mussolini e Hitler. Già del 1935 le sanzioni non vennero applicate completamente da tutti gli stati membri della società delle nazioni, il 15 luglio 1936 furono abolite.
 
La guerra in Etiopia sarebbe stata ostacolata nel caso in cui la Gran Bretagna avesse avuto un atteggiamento più risoluto, atteggiamento che non ebbe poiché consapevole di avere concesso all'Italia fascista, con l'[[Accordo navale anglo-tedesco]], il pretesto per la guerra stessa, e perché forse avrebbe voluto salvaguardare il [[fronte di Stresa]]. Le linee di rifornimento italiane passavano di fatti per Suez, e un blocco del Canale da parte britannica avrebbe reso proibitiva la logistica italiana attraverso il periplo dell'Africa.
 
==== La conduzione del conflitto e i crimini di guerra ====
{{vedi anche|crimini di guerra italiani}}
 
Memore della bruciante sconfitta subita ad [[Battaglia di Adua|Adua]] dalle truppe italiane, e consapevole della forza e degli armamenti (forniti per anni anche dalla Germania) a disposizione degli abissini, Mussolini seguì in prima persona sia la preparazione, sia lo svolgimento delle operazioni militari, che in soli sette mesi condurranno alla distruzione delle forze armate di uno degli ultimi Stati indipendenti d'Africa, erede dell'antico Impero etiopico.<ref>{{Cita|Del Boca|p. 192}}.</ref>
 
Per assicurarsi una rapida vittoria, Mussolini, esaminate le richieste dei vertici militari, arrivò a triplicare l'entità di uomini e mezzi: nel maggio del 1936 si trovarono così schierati sul teatro di guerra quasi mezzo milione di uomini (inclusi 87.000 [[àscari]]), 492 carri armati, 18.932 automezzi e 350 aerei. Dell'arsenale a disposizione degli italiani facevano parte anche ingenti quantità di armi chimiche, proibite dalla [[Convenzioni di Ginevra|Convenzione di Ginevra]] e sbarcate in gran segreto a [[Massaua]]: 60.000 granate all'[[arsina]] per artiglieria, 1.000 tonnellate di bombe all'[[iprite]] per aeronautica, e 270 tonnellate di aggressivi chimici per impiego tattico.<ref>Ministero per la Guerra, ''Relazione dell'attività svolta per l'esigenza A.O., Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1936, allegato n. 76''.</ref>
 
Sin dall'inizio dei combattimenti, il 3 ottobre, Mussolini assunse la direzione delle operazioni e inviò frequenti ordini radiotelegrafati ai suoi generali impegnati sul campo ([[Rodolfo Graziani]] sul fronte Sud, [[Emilio De Bono]] e poi [[Pietro Badoglio]] su quello Nord), dettando loro linee e ordini operativi, fra cui quelli relativi all'uso delle armi chimiche, sul cui impiego egli aveva avocato a sé ogni decisione.<ref>{{Cita|Del Boca|p. 193}}.</ref><ref>Per un quadro completo quadro sull'uso sistematico delle armi chimiche durante il periodo 1935-1940 sul fronte Etiopico si veda Angelo Del Boca, ''I gas di Mussolini, Il fascismo e la guerra d'Etiopia, Editori Riuniti, Roma, 1996''.</ref>
 
Il primo ordine che contemplava l'impiego delle armi chimiche giunse da Mussolini a Graziani il 27 ottobre 1935, per preparare l'assalto alla piazzaforte abissina di Gorrahei, tuttavia furono sufficienti sei tonnellate di granate convenzionali per avere ragione dei suoi difensori il successivo 29. Graziani richiese poi a Mussolini l'autorizzazione all'uso delle armi chimiche per "operazioni difensive" (volte a fermare l'assalto dell'armata di ras [[Destà Damtù]] alle linee italiane a Dolo, a fine dicembre 1935) e l'ottenne prontamente e con ampio mandato, sino all'eliminazione dell'intera formazione nemica.<ref>{{Cita|Del Boca|p. 194}}.</ref>
 
Nello stesso periodo (tra il 22 dicembre 1935 e i primi di gennaio 1936), Badoglio ricevette l'ordine di impiegare sul fronte Nord le bombe d'aviazione contro gli abissini, passati all'offensiva nello Scirè. L'ordine, già in corso d'esecuzione (furono sottoposti alla micidiale pioggia di gas vescicanti anche i civili, il bestiame e i raccolti), venne sospeso per motivi politici in vista di una riunione della Società delle Nazioni prevista a Ginevra il 5 gennaio. Badoglio tuttavia ignorò l'ordine di sospensione e proseguì nei bombardamenti chimici sino al 7, e poi nuovamente il 12 e 18 gennaio.<ref>{{Cita|Del Boca|pp. 194-195}}.</ref>
 
Il 19 gennaio Mussolini tornò ad autorizzare la guerra chimica, con queste parole:
{{Citazione|Autorizzo Vostra Eccellenza a impiegare tutti i mezzi di guerra, dico tutti, sia dall'alto, come da terra. Massima decisione.|Telegramma segreto di Benito Mussolini a Pietro Badoglio<ref>{{Cita|Del Boca|p. 196}}.</ref>}}
 
I bombardamenti chimici d'artiglieria e aerei proseguirono sia sul fronte Nord (sino al 29 marzo 1936) che su quello Sud (sino al 27 aprile), arrivando ad impiegare in totale circa 350 tonnellate di armi chimiche. In questo contesto, a fine gennaio, quando nonostante il largo impiego di armi e mezzi le armate italiane del fronte Nord erano in grave difficoltà (tanto che Badoglio, premuto dalle forze di [[Cassa Darghiè|ras Cassa Darghiè]] era sul punto di ordinare l'evacuazione di [[Macallè]]), Mussolini non esitò a prospettare al suo generale l'impiego di ulteriori armi chimiche. Badoglio espresse la propria netta contrarietà, facendo presente a Mussolini le reazioni internazionali che questa scelta avrebbe provocato e il proprio timore circa le conseguenze incontrollabili dell'uso di un'arma mai sperimentata prima; il "duce" recepì tali obiezioni e il 20 febbraio ritirò la proposta.<ref>{{Cita|Del Boca|pp. 196-197}}.</ref>
 
L'uso delle armi chimiche venne nascosto all'opinione pubblica italiana, e Mussolini ordinò di smentire come animate da sentimenti "anti-italiani" le poche denunce sul loro impiego che apparvero sulla stampa internazionale.<ref>{{Cita|Del Boca|p. 197}}.</ref> Il crimine verrà a lungo negato con decisione, anche dopo la fine del fascismo, persino da partecipanti alla guerra come [[Indro Montanelli]], restando ai margini dell'immensa storiografia prodotta sulla figura di Mussolini. Il 7 febbraio [[1996]] l'allora Ministro della Difesa, generale [[Domenico Corcione]], sostenne davanti al Parlamento l'uso delle armi chimiche da parte italiana durante la guerra d'Etiopia.<ref>{{Cita|Del Boca|pp. 197-198}}.</ref>
 
La conduzione della guerra nei confronti degli etiopici non si limitò all'impiego delle armi chimiche, ma fu condotta anche con altri strumenti, come l'ordine di non rispettare i contrassegni della [[Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale|Croce Rossa]] del nemico, fatto che portò alla distruzione di almeno 17 tra ospedali da campo (tra i quali uno [[Svezia|svedese]], ciò che causò il disappunto del duce per il danno politico che ne conseguì) e installazioni mediche abissine, o l'impiego di truppe di ascari libici di fede musulmana contro le armate e la popolazione cristiano-copta abissina. Le truppe libiche - appartenenti a tribù memori delle violenze subite dagli [[Àscari]] eritrei utilizzate contro i ribelli libici durante la guerra di Libia - si resero colpevoli di massacri sia nei confronti dei civili, sia dei prigionieri, tanto da spingere il generale [[Guglielmo Nasi]] ad istituire un premio di cento lire per ogni prigioniero vivo che gli fosse stato consegnato.<ref>{{Cita|Del Boca|pp. 198-200}}.</ref>
 
I crimini proseguirono anche a guerra finita e almeno sino al 1940 nei confronti dei ribelli, contro la popolazione e anche contro i monaci abissini nei santuari cristiano-copti, che furono trucidati a centinaia a [[Debra Libanos]] e altrove.<ref>{{Cita|Del Boca|pp. 200-201 e 205-224}}.</ref>
 
==== La vittoria in Etiopia, l'apogeo di Mussolini e del fascismo ====
[[File:Mussolini spada islam.jpg|miniatura|sinistra|Benito Mussolini alle porte di [[Tripoli]] ([[Libia]]), il 20 marzo [[1937]], innalza la "spada dell'[[Islam]]", la cui elsa è in oro massiccio, e si proclama "protettore dell'Islam", prima di entrare in città alla testa di 2.600 cavalieri]]
Il 7 maggio [[1936]] Mussolini ricevette da [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] la Gran Croce dell'[[Ordine militare di Savoia]]. Il sovrano, nell'insignire il duce della massima decorazione militare del regno, riconobbe con parole altisonanti il ruolo diretto di guida svolto da Mussolini: «Ministro delle Forze armate, preparò, condusse e vinse la più grande guerra coloniale che la storia ricordi.».
 
Il 6 maggio, sempre dal balcone di Palazzo Venezia, annunciò la fine della guerra d'Etiopia e proclamò la rinascita dell'[[Impero coloniale italiano|impero]] (il re d'Italia assunse il titolo di imperatore d'Etiopia). Nel suo discorso proclamò: «il popolo italiano ha creato col suo sangue l'impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi». {{CN|Contestualmente in [[Etiopia]], che nel [[1935]] era indicata dalla Società delle Nazioni come uno degli stati in cui ancora si trovavano schiavi in gran numero, venne abolita ufficialmente la schiavitù.}}
 
La campagna abissina rappresentò il momento di massimo consenso del popolo italiano verso il fascismo. Mussolini stabilì che, nell'indicare la data sui documenti ufficiali e sui giornali, occorresse scrivere l'anno a cominciare dal 28 ottobre [[1922]] (tale disposizione era già in uso dal 31 dicembre [[1926]]) affiancato da quello dalla fondazione dell'impero (ad esempio, il '36 era indicato come «anno 1936, XIV dell'Era Fascista, I dell'Impero»).
 
Il 4 luglio la Società delle Nazioni decretò terminata l'applicazione dell'articolo XVI e le sanzioni caddero il 15 dello stesso mese (l'unico stato che si oppose fu il [[Sudafrica]]); Mussolini ottenne, per la guerra vittoriosa, il titolo di [[Primo maresciallo dell'Impero]] (30 marzo [[1938]]).
 
Il 9 giugno affidò al genero [[Galeazzo Ciano]] il Ministero degli Esteri.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1969-065-24, Münchener Abkommen, Ankunft Mussolini.jpg|miniatura|Hitler ha appena accolto Mussolini a Monaco il 28 settembre 1938 in occasione dell'[[Conferenza e accordo di Monaco|omonima conferenza]]]]
Il 24 luglio [[1936]] si accordò con Hitler per l'invio di contingenti militari in Spagna a sostegno di [[Francisco Franco]], il cui colpo di Stato del 18 luglio aveva scatenato la [[guerra civile spagnola]]. Il figlio di Mussolini, [[Bruno Mussolini|Bruno]], partecipò alla guerra come capo di una squadriglia aerea. Il 1º novembre annunciò con un discorso la creazione (sancita il 24 ottobre) dell'[[Potenze dell'Asse|Asse Roma-Berlino]] (non si trattava ancora di una vera alleanza militare, che venne stipulata solo col patto d'acciaio).
 
Il 2 gennaio [[1937]] venne siglato il cosiddetto ''gentlemen's agreement'' tra Italia e Regno Unito, col quale si definirono i diritti di entrata, uscita e transito nel Mediterraneo e si stabilì di evitare la modifica dello «status quo relativo alla sovranità nazionale dei territori del bacino del Mediterraneo», Spagna inclusa. Tale accordo fu confermato dal [[Accordi di Pasqua|Patto di Pasqua]] del 16 aprile [[1938]].
 
Il 20 marzo, nell'oasi di Bugàra vicino a Tripoli, ricevette dal capo berbero Iusuf Kerbisc la "spada dell'islam", un manufatto dorato, simbolo dell'approvazione di una parte della società libica verso il regime mussoliniano. Il 21 aprile inaugurò [[Cinecittà]], concepita come sede dell'industria cinematografica italiana, consistentemente finanziata dal governo in quegli anni (risale al 1937 il primo [[colossal]] italiano: ''[[Scipione l'Africano (film)|Scipione l'Africano]]'').
 
Il 22 aprile incontrò a Venezia il cancelliere austriaco [[Kurt Alois von Schuschnigg|Schuschnigg]] e si dichiarò non contrario all'Anschluss dell'Austria con la Germania. Sempre in aprile incontrò il ministro dell'aeronautica tedesco [[Hermann Göring]] e il ministro degli esteri tedesco [[Konstantin von Neurath|Von Neurath]]. Il 25 e il 29 settembre incontrò Hitler, prima a Monaco e poi a Berlino.
 
Il 6 novembre l'Italia aderì al [[Patto anticomintern|Patto Anticomintern]], siglato precedentemente tra Germania e Giappone in funzione anti-sovietica. Il 3 dicembre 1937 venne stipulato a [[Bangkok]] un trattato di amicizia, commercio e navigazione col [[Thailandia|Siam]] (attuale Thailandia). L'11 dicembre annunciò l'uscita dell'Italia dalla Società delle Nazioni. Accolse, tra il 3 e il 9 maggio [[1938]], Hitler, il quale era venuto in visita in Italia.
 
Grazie alla mediazione mussoliniana, di fronte all'eventualità dello scoppio di un conflitto tra il blocco anglo-francese e la Germania, il 29 e 30 settembre si tenne la [[Conferenza e accordo di Monaco|Conferenza di Monaco]]. Ad essa erano presenti Mussolini, Hitler, [[Édouard Daladier|Daladier]] per la Francia e [[Neville Chamberlain|Chamberlain]] per la Gran Bretagna; venne riconosciuta alla Germania la legittimità della sua politica in [[Cecoslovacchia]]. Mussolini venne festeggiato come «il salvatore della pace» per aver scongiurato il conflitto.
 
Tra l'11 e il 14 gennaio [[1939]], a Roma, incontrò Chamberlain e il ministro degli esteri inglese Frederik Halifax. Il 19 gennaio [[1939]] la Camera dei deputati venne soppressa e sostituita dalla [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]. In aprile il duce ordinò l'occupazione e l'annessione dell'Albania; l'Italia già godeva di una forma non ufficiale di protettorato sul paese da molti anni, e l'«invasione» fu presumibilmente dovuta alla volontà mussoliniana di dimostrare all'alleato tedesco la propria forza.
 
=== L'edificazione del consenso ===
[[File:Mussolini Catepillar.png|miniatura|sinistra|upright|Mussolini durante la battaglia del grano]]
[[File:Bundesarchiv Bild 102-09843, Mussolini in Mailand.jpg|miniatura|sinistra|upright|Attorniato dai gerarchi fascisti, in visita a Milano nel maggio 1930]]
La stabilità della dittatura fascista è in gran parte da ascriversi alla capacità di Mussolini di generare attorno alla propria figura un forte consenso. L'abilità mostrata nel rendere la sua personalità oggetto di vero e proprio culto si rifletté non solo nell'approvazione che la società italiana a lungo gli mostrò, ma anche nell'ammirazione che riuscì a guadagnarsi presso numerosi capi di Stato stranieri, intellettuali e, più in generale, presso l'opinione pubblica internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da questo punto di vista Mussolini divenne un modello di ispirazione per molti futuri dittatori, soprattutto [[Adolf Hitler|Hitler]], ma anche per molti politici di spicco di importanti stati democratici.
 
La popolarità di Mussolini trova probabilmente la sua origine nell'insoddisfazione del popolo italiano nei confronti delle classi dirigenti liberali per via dei trattati di pace, ritenute dai più sfavorevoli, che l'Italia aveva dovuto accettare alla fine della [[prima guerra mondiale]], nonostante gli oltre 650.000 morti e i sacrifici enormi sopportati dal Paese. Non a caso, Gabriele D'Annunzio parlò di «[[vittoria mutilata]]». L'Italia guadagnò territorialmente solo parte di ciò che le era stato promesso col [[patto di Londra]] e ciò, unito al generale malcontento post-bellico e alla terribile crisi economica dell'immediato dopoguerra, fece crescere il desiderio di un governo forte.
 
Mussolini fu abile a sfruttare tale situazione nonché la paura del cosiddetto "pericolo rosso", accresciutasi durante il [[Biennio rosso in Italia|biennio rosso]]: si presentò come il restauratore dell'ordine e della pace sociale, teso alla «normalizzazione» della situazione politica. Da questo punto di vista, molti squadristi fascisti intransigenti criticarono la collaborazione (nel 1922-1924) del PNF a livello governativo con i vecchi partiti, nonché il fatto che fossero rimasti in carica molti dei questori e dei prefetti che erano stati estranei, se non ostili,<ref>È il caso per esempio del prefetto Cesare Mori.</ref> al fascismo. A partire dal 1925, con la promulgazione delle cosiddette [[leggi fascistissime]] e l'inizio della dittatura, ogni forma di collaborazione coi vecchi partiti fu abbandonata e gli stessi sciolti.
 
Il consenso fu poi alimentato grazie al controllo sulla stampa e sul mondo culturale italiano. Mussolini, in quanto giornalista, conosceva bene il potere della stampa, e di conseguenza fece in modo di poterlo controllare. Nei suoi ''Colloqui'' con Emil Ludwig giustificò la censura imposta ai giornali con il fatto che nelle liberaldemocrazie i giornali non sarebbero più liberi, ma obbedirebbero solo ad un'oligarchia di padroni, differenti dallo Stato: partiti e finanziatori plutocratici.
 
Inoltre, ogni forma di dissenso sgradita a Mussolini venne repressa attraverso l'OVRA, il [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato]], e l'uso massiccio del [[confino]] politico. Tuttavia, Mussolini tollerò – e costrinse i suoi a tollerare – alcune "voci fuori dal coro" (come ad esempio Salvemini, Croce, Bombacci) tanto per alimentare la propria immagine di uomo forte ma non di tiranno, quanto per mantenere aperti canali di dialogo anche con l'antifascismo militante.
 
Mussolini dimostrò di avere una personalità carismatica, come testimoniano i discorsi tenuti di fronte a «folle oceaniche», e una notevole abilità oratoria, che attinse in parte dall'esempio dannunziano. Egli incrementò la sua popolarità presentandosi come «il figlio del popolo», ricorrendo all'organizzazione e all'irreggimentazione delle masse, chiamate di continuo a partecipare ad iniziative di varia natura, ma anche grazie all'appoggio di molteplici intellettuali di spicco ([[Gabriele D'Annunzio]], [[Mario Sironi]], [[Ezra Pound]], i [[futurismo|futuristi]], [[Giovanni Gentile]]) e di uomini di grandi capacità di governo.
 
[[File:Mussolini- naval commander too 214.png|miniatura|Mussolini in [[Feluca (copricapo)|feluca]]]]
Mussolini seppe sfruttare abilmente, come mai prima era stato fatto in Italia, i nuovi mezzi di comunicazione (la radio, il cinema e i cinegiornali) nonché i successi sportivi conseguiti dall'Italia fascista (come i [[Campionato mondiale di calcio 1934|Mondiali di calcio del 1934]] e del [[Campionato mondiale di calcio 1938|1938]], oltre al titolo mondiale dei pesi massimi conquistato da [[Primo Carnera]]), che furono entrambi ampiamente utilizzati in funzione propagandistica. A questi Mussolini unì i primati aeronautici conquistati dall'Italia (le [[Crociera aerea del Decennale|trasvolate atlantiche]], la conquista del Polo Nord, i [[Coppa Schneider|primati di velocità per idrocorsa]]) e quelli navali (il transatlantico [[Rex (transatlantico)|Rex]]).
 
Mussolini riuscì spesso a interpretare correttamente la volontà della maggioranza del popolo italiano, attuando importanti interventi di tipo sociale, sanitario, previdenziale, economico e culturale.
 
Occorre inoltre sottolineare come la ''politica di potenza'' inaugurata dall'Italia fascista fosse vista con favore da gran parte della popolazione. Mussolini mirava a fare dell'Italia un paese temuto e rispettato, restaurando i fasti dell'Impero romano, recuperando i territori irredenti e realizzando il controllo italiano sul mediterraneo (''il mare nostro''). Questa politica – troncata dallo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] – non produsse i risultati sperati, e ottenne solo di isolare l'Italia dai suoi ex alleati dell'Intesa, spingendola ad una sempre più stretta – e definitiva – alleanza con la Germania.
 
Hitler considerò Mussolini suo maestro:
{{citazione|[...] concepii profonda ammirazione per il grand'uomo a sud delle Alpi che, pieno di fervido amore per il suo popolo, non venne a patti col nemico interno dell'Italia ma volle annientarlo con ogni mezzo. Ciò che farà annoverare Mussolini fra i grandi di questa Terra è la decisione di non spartirsi l'Italia col marxismo ma di salvare dal marxismo, distruggendolo, la sua patria. A petto di lui, quanto appaiono meschini i nostri statisti tedeschi! E da quale nausea si è colti al vedere queste nullità osar criticare chi è mille volte più grande di loro!|[[Adolf Hitler]], ''[[Mein Kampf]]'', cap. XV. trad. Andrea Irace}}
 
Churchill, nel [[1933]], lo definì «il più grande legislatore vivente»<ref name = "laltraverita.it">http://www.laltraverita.it/pagina_principale_43.htm.</ref> (soprattutto in relazione alla promulgazione del nuovo [[codice penale italiano|codice penale]], varato nel [[1930]] dal ministro [[Alfredo Rocco]] e tuttora vigente) e «un grande uomo» ancora nel [[1940]].
 
Il 13 febbraio 1929, [[Papa Pio XI|Pio XI]], a due giorni dai [[Patti Lateranensi]], tenne un discorso a Milano ad un'udienza concessa a professori e studenti dell'[[Università Cattolica del Sacro Cuore]], che fece passare alla storia la definizione di Benito Mussolini come «uomo della Provvidenza» (mentre invece il Pontefice aveva indicato nel Capo del governo italiano un più neutrale "l'uomo che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare") :
 
{{Citazione|Le condizioni dunque della religione in Italia non si potevano regolare senza un previo accordo dei due poteri, previo accordo a cui si opponeva la condizione della Chiesa in Italia. Dunque per far luogo al Trattato dovevano risanarsi le condizioni, mentre per risanare le condizioni stesse occorreva il Concordato. E allora? La soluzione non era facile, ma dobbiamo ringraziare il Signore di averCela fatta vedere e di aver potuto farla vedere anche agli altri. La soluzione era di far camminare le due cose di pari passo. E così, insieme al Trattato, si è studiato un Concordato propriamente detto e si è potuto rivedere e rimaneggiare e, fino ai limiti del possibile, riordinare e regolare tutta quella immensa farragine di leggi tutte direttamente o indirettamente contrarie ai diritti e alle prerogative della Chiesa, delle persone e delle cose della Chiesa; tutto un viluppo di cose, una massa veramente così vasta, così complicata, così difficile, da dare qualche volta addirittura le vertigini. E qualche volta siamo stati tentati di pensare, come lo diciamo con lieta confidenza a voi, sì buoni figliuoli, che forse a risolvere la questione ci voleva proprio un Papa alpinista, un alpinista immune da vertigini ed abituato ad affrontare le ascensioni più ardue; come qualche volta abbiamo pensato che forse ci voleva pure un Papa bibliotecario, abituato ad andare in fondo alle ricerche storiche e documentarie, perché di libri e documenti, è evidente, si è dovuto consultarne molti. Dobbiamo dire che siamo stati anche dall'altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. E con la grazia di Dio, con molta pazienza, con molto lavoro, con l'incontro di molti e nobili assecondamenti, siamo riusciti « tamquam per medium profundam eundo » a conchiudere un Concordato che, se non è il migliore di quanti se ne possono fare, è certo tra i migliori che si sono fin qua fatti; ed è con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio all'Italia e l'Italia a Dio.|[[Papa Pio XI|Pio XI]], allocuzione ''Vogliamo anzitutto''<ref>[http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/speeches/documents/hf_p-xi_spe_19290213_vogliamo-anzitutto_it.html Allocuzione "Vogliamo anzitutto"<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref>}}
Pio XI gli conferì l'[[Ordine dello Speron d'oro]] nel 1932;<ref>[http://www.storiain.net/arret/num126/artic2.asp Mussolini e il papa (2)<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref><ref>http://www.anpi.it/cronol/1932.htm.</ref> molti in Europa, nel 1933, lo chiamarono «il salvatore della pace»;<ref>http://www.ilmanifesto.it/25aprile/02_25Aprile/9502rs14.01.htm
.</ref><ref>[http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/novecento/par13.htm Cap 3<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref> lo stesso [[Franklin Delano Roosevelt]] gli riservò commenti lusinghieri;<ref name="laltraverita.it" /> [[Papa Pio XII|Pio XII]] lo definì «il più grande uomo da me conosciuto e tra i più profondamente buoni».<ref>Arrigo Petacco, ''L'uomo della provvidenza. Mussolini, ascesa e caduta di un mito'', Mondadori, Milano, 2004, p. 4; http://www.romacivica.net/ANPIROMA/fascismo/fascismo4.htm.</ref> Lo scrittore americano [[Ezra Pound]], che incontrò di persona Mussolini nel 1933, lo celebrò nel libro "Jefferson and/or Mussolini".
 
A proposito della capacità del duce di edificare attorno a sé un notevole consenso, significativa tra le altre è l'opinione espressa dal giornalista [[Enzo Biagi]] in "Lui, Mussolini": «Mussolini è stato un gigante; considero la sua carriera politica un capolavoro. Se non si fosse avventurato nella guerra al fianco di Hitler, sarebbe morto osannato nel suo letto. Il popolo italiano era soddisfatto di essere governato da lui: un consenso sincero».
 
=== Le leggi razziali ===
{{vedi anche|leggi razziali fasciste}}
Mussolini inizialmente aveva espresso disapprovazione nei confronti della politica razzista espressa dal [[nazionalsocialismo]]. Tuttavia, a partire dal [[1938]], in concomitanza dell'alleanza con la [[Germania]], il regime fascista promulgò una serie di decreti il cui insieme è noto come [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]], che introducevano provvedimenti segregazionisti nei confronti degli [[ebrei]] italiani e dei sudditi di colore dell'Impero.
 
Furono letti per la prima volta il 18 settembre [[1938]] a [[Trieste]] da Mussolini dal balcone del [[Piazza Unità d'Italia#Il municipio|Municipio]] in occasione della sua visita alla città.
 
Fra i diversi documenti e provvedimenti legislativi che costituiscono il ''corpus'' delle cosiddette leggi razziali figura il ''[[Leggi razziali fasciste#Il "Manifesto della Razza"|manifesto della razza]]'', o più esattamente il ''manifesto degli scienziati razzisti'', pubblicato una prima volta in forma anonima sul ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d'Italia]]'' il 15 luglio [[1938]] con il titolo ''Il Fascismo e i problemi della razza'' e ripubblicato sul numero 1 de ''[[La difesa della razza]]'' il 5 agosto 1938.
 
Il 25 luglio, dopo un incontro tra i dieci redattori della tesi, il ministro della cultura popolare [[Dino Alfieri]] e il segretario del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] [[Achille Starace]] - dalla segreteria politica del partito viene comunicato il testo definitivo del lavoro, completo dell'elenco dei firmatari e delle adesioni, aderenti e simpatizzanti del PNF.
 
Al regio decreto legge del 5 settembre 1938 – che fissava «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista» – e a quello del 7 settembre – che fissava «Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri» – fece seguito (6 ottobre) una «dichiarazione sulla razza» emessa dal [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]]; tale dichiarazione venne successivamente adottata dallo stato sempre con un regio decreto legge che porta la data del 17 novembre.
 
Fra il [[1943]] e il [[1945]], il governo della [[Repubblica Sociale Italiana]] dichiarò gli ebrei «stranieri appartenenti per la durata della guerra a nazionalità ostile» e procedette al concentramento di numerose persone di religione ebraica, in particolare nel [[Campo di Fossoli|campo di prigionia di Fossoli]]. In territorio italiano sotto controllo tedesco, nella [[Risiera di San Sabba]], vicino Trieste, sorse un campo prigionia che funse anche da luogo di raccolta per il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento tedeschi. Nel campo le autorità tedesche compirono uccisioni di antifascisti locali e al suo interno fu anche installato un forno crematorio per eliminare i corpi dei prigionieri deceduti o giustiziati.<ref>A Trieste operarono alcuni dei principali responsabili della cosiddetta "Aktion Reinhardt", l'operazione che aveva portato allo sterminio di milioni di ebrei deportati nei campi della Polonia Orientale. Comandante delle SS e della SD nel settore adriatico (e quindi anche incaricato della caccia agli ebrei) era il generale delle SS Odilo Globocnik, già comandante del settore di Lublino e quindi responsabile dei campi di Belzec, Majdanek, Sobibor e Treblinka; a Trieste operavano con lui Franz Stangl, già comandante di Treblinka, e Christian Wirth uno degli ideatori delle camere a gas, poi ucciso dai partigiani.</ref>
 
=== Il secondo conflitto mondiale ===
==== Dalla «non belligeranza» alla «guerra parallela» ====
{{citazione|Combattenti di terra, di mare, e dell'aria! Camicie Nere della Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno di Albania. Ascoltate! [...] La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di [[Regno Unito|Gran Bretagna]] e di [[Francia]] [...] La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.|Dall'annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno [[1940]]}}
[[File:Francobollo2.jpg|miniatura|''Due popoli, una guerra''. Francobollo da 10 c. in celebrazione dell'Asse italo-tedesco (1941)]]
Il 22 maggio [[1939]] [[Galeazzo Ciano]], [[ministro degli esteri]] italiano, firma il [[Patto d'Acciaio]] con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di un'alleanza vincolante italo-tedesca.
 
In merito alla guerra scriveva, il 31 marzo 1940:
{{Citazione|... è solo l'alleanza colla Germania, cioè con uno Stato che non ha ancora bisogno del nostro concorso militare e si contenta dei nostri aiuti economici e della nostra solidarietà morale, che ci permette il nostro attuale stato di non-belligeranza.<br />
... L'Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guerra, senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una Svizzera moltiplicata per dieci. Il problema non è quindi di sapere se l'Italia entrerà o non entrerà in guerra perché l'Italia non potrà fare a meno di entrare in guerra, si tratta soltanto di sapere quando e come: si tratta di ritardare il più a lungo possibile, compatibilmente con l'onore e la dignità, la nostra entrata in guerra...<br />
Ma circa il quando, cioè la data, nel convegno del Brennero si è nettamente stabilito che ciò riguarda l'Italia e soltanto l'Italia.
|Benito Mussolini, Roma, 31 marzo XVIII<ref name = "urlMEMORIA SEGRETA DI MUSSOLINI SULLA CONDOTTA DELLA GUERRA, Schede tecniche aerei militari italiani e storia degli aviatori">{{Cita web|url=http://www.alieuomini.it/pagine/dettaglio/documenti,11/memoria_segreta_di_mussolini_sulla_condotta_della_guerra,102.html|titolo=MEMORIA SEGRETA DI MUSSOLINI SULLA CONDOTTA DELLA GUERRA, Schede tecniche aerei militari italiani e storia degli aviatori |autore= Benito Mussolini|data= 31 marzo 1940|editore=alieuomini.it}}</ref>}}
 
Il 30 maggio Mussolini incarica il generale [[Ugo Cavallero]] di recapitare ad Hitler un memoriale, in cui afferma che la guerra è inevitabile, ma che l'Italia non sarà pronta ad intraprenderla prima di 3 anni. Nonostante le iniziali rassicurazioni in merito, la Germania invade la [[Polonia]] il 1º settembre, determinando l'inizio del conflitto. Mussolini dichiara la «non belligeranza», grazie alla quale lo Stato italiano si manterrà momentaneamente fuori dalla guerra.
[[File:Mussolini DOW 10 June 1940.jpg|miniatura|Mussolini annuncia la dichiarazione di guerra il 10 giugno 1940]]
Il 10 marzo [[1940]] Mussolini accoglie a Roma il ministro degli esteri tedesco [[Joachim von Ribbentrop]] e il successivo 18 marzo incontra Hitler al [[Brennero]], ricevendo da entrambi forti pressioni ad entrare in guerra al fianco della Germania. Il 16, il 22, il 24 e il 26 aprile riceve messaggi da [[Winston Churchill]], da [[Paul Reynaud]], da [[Papa Pio XII|Pio XII]] e da [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]], i quali gli chiedono di rimanere neutrale. {{cn|Addirittura Churchill, rimasto grande ammiratore di Mussolini, gli garantisce che, in caso avesse mantenuto l'Italia neutrale, la Gran Bretagna avrebbe sostenuto al termine del conflitto tutte le aspirazioni territoriali italiane, come la [[Tunisia]] e [[Nizza]].}}
 
Di fronte agli straordinari e inaspettati successi della Germania nazista tra l'aprile e il maggio del 1940, Mussolini ritiene che gli esiti della guerra siano oramai decisi, e, sia per poter ottenere eventuali compensi territoriali, sia per timore di un'eventuale invasione nazista dell'Italia se quest'ultima non si fosse schierata apertamente al fianco della Germania (come ebbe poi a spiegare lo stesso Mussolini),<ref name="urlMEMORIA SEGRETA DI MUSSOLINI SULLA CONDOTTA DELLA GUERRA, Schede tecniche aerei militari italiani e storia degli aviatori"/> il 10 giugno [[Dichiarazione di guerra|dichiara guerra]] alla Francia e alla Gran Bretagna. Alla contrarietà e alle rimostranze di alcuni importanti collaboratori e militari (fra cui [[Pietro Badoglio]], [[Dino Grandi]], [[Galeazzo Ciano]] e il generale [[Enrico Caviglia]]) Mussolini avrebbe risposto:
{{Citazione|Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative.<ref>Si veda Pietro Badoglio (''L'Italia nella seconda guerra mondiale'', p. 37), che riporta questa affermazione come ricevuta direttamente da Mussolini durante un loro colloquio avvenuto il 26 maggio 1940.</ref>}}
Sul fronte con la Francia, le truppe italiane assunsero inizialmente un atteggiamento difensivo, sia per la mancanza di un'adeguata artiglieria e contraerea (non vi era stato il tempo di mobilitare tutti i reparti necessari all'avanzata), sia per la riluttanza ad attaccare i cugini d'oltralpe. Conseguentemente, i primi a prendere l'iniziativa furono gli avversari: aerei britannici, decollati da aeroporti francesi, bombardano [[Torino]] nella notte tra l'11 e il 12 giugno. Come ritorsione, aerei italiani bombardano le basi militari francese di [[Hyères]] e [[Tolone]]. Il 14 la zona industriale di [[Genova]] venne bombardata e, di conseguenza, l'esercito italiano ricevette l'ordine di passare decisamente alla contro-offensiva, programmata per il 18. Gli Italiani attaccano quindi [[Biserta]], [[Bastia]] e [[Calvi (Francia)|Calvi]].
 
[[File:Newsweek May 13 1940 Mussolini.jpg|miniatura|Copertina di un numero del 13 maggio 1940 di ''[[Newsweek]]'' (3 settimane prima dell'entrata in guerra dell'Italia), che ritrae Mussolini con il titolo: "Il Duce: uomo-chiave del Mediterraneo"]]
Il 22 giugno la Francia firma l'[[armistizio]] con la Germania. Il 18, dopo che in territorio alpino si erano avuti solo marginali scontri tra truppe anglo-francesi e italiane, Mussolini partecipa ad un vertice a [[Monaco di Baviera]] con Hitler per discutere dell'inaspettata e improvvisa resa: le condizioni di pace richieste dal duce (ossia l'occupazione e amministrazione di [[Corsica]], [[Tunisia]], Somalia francese e del territorio francese sino al [[Rodano (fiume)|Rodano]], la concessione di basi militari a [[Orano]], [[Algeri]] e [[Casablanca]], la consegna della flotta e dell'armata aerea e la denuncia dell'alleanza col Regno Unito) vengono solo parzialmente accolte, in quanto furono riconosciute all'Italia solo le richieste di occupazione.
 
Il 24 giugno la Francia firma l'armistizio con l'Italia, riconoscendole, oltre alla richieste di occupazione, anche la cessione di una porzione di territorio francese di confine e la smilitarizzazione di una fascia larga 50 miglia lungo il confine franco-italiano e libico-tunisino.
 
Di fronte alla notizia di un imminente sbarco in Inghilterra dei tedeschi ([[Operazione Leone marino|Operazione Leone Marino]]), [[Italo Balbo]], governatore della Libia, riceve l'ordine di avanzare verso l'Egitto, protettorato inglese (25 giugno). Ma il 28, mentre sorvola [[Tobruch]] bombardata dagli inglesi, venne abbattuto dalle batterie antiaeree italiane, che lo avevano scambiato per un nemico.
 
Le iniziali parziali vittorie si rivelano tuttavia effimere, poiché la guerra si prolunga oltre il previsto, rivelando l'impreparazione, la disorganizzazione e le deficienze dell'esercito italiano. In Africa, nel dicembre [[1940]] gli inglesi danno vita ad una vigorosa contro-offensiva che porterà, tra l'altro, alla conquista dell'Africa Orientale Italiana entro il giugno 1941. Le ultime truppe italiane si arrenderanno a [[Gondar]] il 21 novembre. La superiorità numerica e tecnologica degli inglesi<ref>Dalle colonie inglesi, e in particolar modo dall'[[India]], giungono migliaia di soldati, che non era stato possibile mobilitare precedentemente.</ref> e la progressiva perdita d'iniziativa della marina italiana<ref>Già a Capo Spada viene affondato un incrociatore italiano (19 luglio) e l'11 novembre [[1940]] alcune navi italiane sono affondate da un attacco aereo nel porto di Taranto. L'ultimo scontro di rilievo si ha a Capo Matapan, il 28 marzo [[1941]], una delle più gravi sconfitte nella storia della Marina.</ref> non possono che condurre alla disfatta.
 
In seguito, gli scontri tra le due marine nemiche si limiteranno, da parte italiana, alla guerra sottomarina, alla protezione delle rotte di rifornimento tra la [[Sicilia]] e la [[Libia]], a sporadici tentativi di intercettazione di convogli inglesi sulla rotta [[Gibilterra]]-[[Alessandria d'Egitto]] e ad operazioni temerarie compiute da mezzi d'assalto (quali i [[Motoscafo armato silurante|MAS]], i «barchini» - piccole barche dotate di siluri e mitragliatrice che causarono l'affondamento di molte navi inglesi- e i «[[Siluro a lenta corsa|maiali]]» ossia piccoli sommergibili).
 
Il 27 settembre [[1940]] Italia, Germania e [[Giappone]] si uniscono nel [[Patto tripartito|Patto Tripartito]], cui aderiranno anche nell'ordine, nel corso della guerra, [[Ungheria]] (20 novembre 1940), [[Romania]] (23 novembre), [[Slovacchia]] (24 novembre), [[Bulgaria]] (1º marzo 1941) e [[Jugoslavia]] (27 marzo).
 
Il 4 ottobre 1940 Mussolini incontra Hitler al Brennero per stabilire di comune accordo una strategia militare; tuttavia, il 12 ottobre i tedeschi prendono controllo della Romania, sita nella zona di influenza italiana e ricca di giacimenti petroliferi, senza avvisare gli Italiani. Conseguentemente, Mussolini decide di imbarcarsi in una «guerra parallela» a fianco dell'alleato tedesco, al fine di non dipendere troppo dall'iniziativa militare e politica di Hitler; sempre convinto che la Gran Bretagna sarebbe scesa presto a patti col ''führer'' e che il principale fronte di guerra sarebbe così stato chiuso. Il 19 ottobre il duce gli invia una lettera in cui comunica la sua intenzione di attaccare la [[Grecia]]. Hitler si reca a [[Firenze]] il 28 ottobre, per dissuadere Mussolini dall'impresa, ma questi lo avvertirà, assumendo un atteggiamento simile a quello avuto dall'alleato con l'aggressione alla Romania, che l'attacco era già iniziato da alcune ore.
 
L'attacco alla Grecia si conclude in un disastro: la stagione invernale e il territorio montuoso ostacolano ogni tentativo d'avanzata, anche a causa dell'equipaggiamento del tutto inadeguato in dotazione alle truppe italiane. L'esercito greco, rafforzato dall'arrivo di oltre 70.000 militari inglesi, si rivela inoltre più agguerrito e organizzato del previsto; anche l'appoggio di numerose squadriglie aeree e navali britanniche risulta determinante. Gli Italiani sono costretti a ripiegare in territorio albanese, dove solo nel dicembre 1940 riescono a bloccare la contro-offensiva degli avversari, trasformando così il conflitto in una guerra di posizione.
 
==== La guerra «tedesca» ====
[[File:Benito Mussolini colored.jpg|miniatura|upright=0.9|Mussolini con la divisa {{senza fonte|da [[Comandante in capo]] e le insegne di [[Primo maresciallo dell'Impero|Primo Maresciallo dell'Impero]] sul berretto}}]]
Il 19 e il 20 gennaio [[1941]], a [[Berchtesgaden]], Mussolini incontra Hitler, il quale gli promette l'invio di contingenti tedeschi in Grecia e in Africa del Nord a sostegno delle truppe italiane lì presenti, che d'ora in poi dipenderanno sempre più dall'aiuto del potente alleato. L'incontro rappresenta il definitivo abbandono da parte italiana della strategia della «guerra parallela» (rivelatasi insostenibile e fallimentare), e si traduce in una conduzione del conflitto sempre più conforme alle direttive e agli interessi nazionalsocialisti, ovvero in una sorta di «guerra tedesca».
 
Il 9 febbraio la marina britannica bombarda [[Genova]]. L'11 febbraio il duce incontra [[Francisco Franco]] a [[Bordighera]] per convincerlo ad entrare in guerra a fianco delle forze dell'Asse, ma fallisce nel suo intento. A partire dal 12 febbraio giungono in Libia gli aiuti militari promessi dal Führer: i ''Deutsche Afrikakorps'', composti principalmente di mezzi corazzati ("panzer") e da rinforzi aerei, sotto il comando di [[Erwin Rommel]].
 
Rivestendo ''de facto'' il ruolo di comandante supremo delle truppe italiane nella regione (seppur ufficialmente fosse un sottoposto del comandante superiore delle Forze Armate in Africa generale [[Italo Gariboldi]]), la «volpe del deserto» riesce rapidamente a riorganizzarle e a guidare un'efficace offensiva (cominciata il 24 marzo) contro le armate britanniche del generale maggiore [[Richard O'Connor]], che nel frattempo avevano conquistato la [[Cirenaica]] (Operazione Compass). Entro maggio le truppe dell'Asse riacquisiscono il controllo della Libia (eccettuata [[Tobruch]], che resiste al lungo assedio – cominciato il 10 aprile – grazie alla presenza di una forza di occupazione inglese), respingono un tentativo di contro-offensiva (l'Operazione Brevity) e conquistano una porzione di territorio egiziano di confine. In conseguenza delle sconfitte subite, il comando delle truppe del Regno Unito verrà affidato al generale [[Claude Auchinleck]]; questi comanderà, nel novembre e nel dicembre, una grande offensiva (l'[[Operazione Battleaxe]]) con lo scopo di alleviare l'assedio di Tobruch, ma fallirà nel suo intento.
 
Il 27 marzo in [[Jugoslavia]], che solo due giorni prima aveva aderito al Patto Tripartito, gli inglesi organizzano con successo il [[colpo di Stato]] del generale nazionalista serbo [[Dušan Simović]] (il reggente Paolo viene esiliato e il Ministro degli Esteri e il Primo Ministro vengono destituiti). Il nuovo governo jugoslavo firma un trattato di amicizia con l'Unione Sovietica (5 aprile). Di fronte al rischio portato dall'eccessivo rafforzamento della presenza inglese nei [[Penisola balcanica|Balcani]] e da un'eventuale alleanza in funzione anti-Asse della Jugoslavia con l'[[Unione Sovietica]], la Germania, l'Ungheria e la Bulgaria attaccano la Jugoslavia. Nel medesimo giorno anche l'Italia le dichiara guerra. L'avanzata italiana si rivela un successo in area slovena e in Dalmazia e la Jugoslavia capitola rapidamente (17 aprile). [[Pietro II di Jugoslavia|Pietro II]] fugge a Londra.
L'Italia ottiene la maggior parte della costa dalmata e la [[provincia di Lubiana]], mentre il [[Kosovo]] viene annesso all'Albania italiana.
 
Nel frattempo, le truppe italiane, dopo mesi di stallo, riprendono ad avanzare in Albania (13 aprile), che viene totalmente riconquistata in pochi giorni, e in [[Epiro]]. Sempre nel mese di aprile, le armate italiane e tedesche sferrano congiuntamente un nuovo attacco alla Grecia, che ben presto firma la resa con la Germania (21 aprile). Mussolini, che si sente umiliato a causa dell'esclusione dell'Italia dal trattato di pace, pretende di essere rispettato. Per ordine di Hitler, la cerimonia della firma viene quindi ripetuta due giorni dopo anche in presenza di autorità italiane (23 aprile). Il 3 maggio, truppe italo-tedesche sfilano ad [[Atene]] e il 1º giugno cade [[Creta]], ultimo avamposto nemico rimasto nella regione. Nonostante la conquista dei Balcani fosse dovuta esclusivamente all'intervento delle forze germaniche, Mussolini ottenne il diritto di occupare le isole Ionie e la maggior parte della Grecia, che non rientravano nella zona d'influenza tedesca.
 
Il 2 giugno del [[1941]] Mussolini incontra nuovamente Hitler, che il 22 ordina l'attacco all'Unione Sovietica ([[operazione Barbarossa]]). In luglio viene inviato in Russia il [[Reparti italiani al fronte orientale|CSIR]] (composto di 58.800 soldati al comando del [[generale di corpo d'armata]] [[Giovanni Messe]]), come sostegno dell'alleato tedesco. Il 25 agosto, nel Quartier generale tedesco a [[Kętrzyn|Rastenburg]], nella [[Prussia orientale]], il Duce passa in rassegna le truppe accanto a Hitler.
 
Il 7 dicembre la flotta giapponese attacca [[Pearl Harbor]], base militare statunitense, determinando l'entrata in guerra degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]. Il 12 dicembre l'Italia dichiara guerra agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], seguendo l'iniziativa dell'alleato tedesco che aveva assunto lo stesso provvedimento il giorno precedente. Il 18 dicembre un'incursione italiana nel porto di [[Alessandria d'Egitto]] causa ingenti danni alla marina britannica.
 
==== L'inversione di tendenza nella guerra: l'inizio della fine ====
A partire dal 15 febbraio [[1942]] giungono in [[Russia]] numerosi rinforzi italiani a sostegno dell'avanzata tedesca: entro 5 mesi vengono inviati oltre 160.000 soldati.
Il 9 luglio il [[Reparti italiani al fronte orientale|CSIR]] viene affidato alla guida del generale [[Italo Gariboldi]] (che sostituisce il precedente comandante, il generale [[Giovanni Messe]]) e muta il proprio nome in [[Reparti italiani al fronte orientale|ARMIR]] ("ARMata Italiana in Russia"), che arriverà a contare più di 200.000 uomini. L'esercito italiano si distingue per coraggio sul fronte sovietico, in particolar modo a [[Donec'k|Stalino]], tuttavia appare in tutta la sua evidenza l'inadeguatezza e l'arretratezza dell'equipaggiamento in dotazione alle truppe. La [[battaglia di Stalingrado]] si rivela decisiva per il destino della campagna di Russia e, più in generale, per le sorti della guerra: il 2 febbraio [[1943]] le forze tedesche accerchiate nella città sul [[Volga]] si arrendono. Il corpo di spedizione italiano viene sconfitto a partire dal 16 dicembre 1942 nella [[seconda battaglia difensiva del Don]]; costretto ad una sfibrante ritirata nella neve subisce perdite ingenti di uomini e materiali costringendo i comandi italo-tedeschi a ordinarne il ritiro dal fronte. I superstiti faranno rientro in patria tra l'aprile e il maggio [[1943]]: oltre 60.000 saranno i soldati ufficialmente dispersi, in gran parte prigionieri che moriranno negli anni seguenti nei campi di detenzione sovietici.
 
Il 29 aprile [[1942]] Mussolini incontra Hitler a [[Salisburgo]]: durante questo colloquio i due capi di governo si accordano per scatenare a breve una grande offensiva in Africa settentrionale.
Tra il 26 maggio e il 21 giugno le truppe dell'Asse si rendono protagoniste di una vittoriosa avanzata in Libia ([[battaglia di Ain el-Gazala]]), che porta, tra l'altro, alla caduta di [[Tobruch]] (20 giugno), assediata da oltre un anno. Le armate di [[Erwin Rommel]] si trovano a soli 100 chilometri circa da [[Alessandria d'Egitto]], che, secondo le previsioni dei plenipotenziari italiani e tedeschi, avrebbe dovuto esser raggiunta in poco tempo.
Il 29 giugno Mussolini parte per la Libia, dove si trattiene sino al 20 luglio. Tra l'1 e il 29 luglio si combatte la [[Prima battaglia di El Alamein]]: le truppe italo-tedesche tentano invano di sfondare le linee difensive inglesi. Fra il 31 agosto e il 5 settembre fallisce, nella [[battaglia di Alam Halfa]], l'ultimo tentativo di sfondamento delle armate del Patto Tripartito. Nella [[seconda battaglia di El Alamein]] (combattuta tra il 23 ottobre e il 3 novembre) le truppe del Commonwealth del generale [[Bernard Law Montgomery]] (che in agosto aveva sostituito al comando il generale [[Claude Auchinleck]]) sconfiggono gli avversari, costringendoli a un disastroso ripiegamento.
 
L'avanzata inglese si rivela incontenibile: l'8 novembre 1942 con l'[[operazione Torch]] le truppe anglo-americane sbarcano in Marocco e in Algeria (amministrate fino ad allora dalla [[Governo di Vichy|Francia di Vichy]], stato teoricamente neutrale), la Libia viene rapidamente perduta (il 23 gennaio [[1943]] cade Tripoli), e tra il 19 e il 25 febbraio [[1943]] le forze italo-tedesche vengono nuovamente sconfitte nella [[battaglia del passo di Kasserine]], combattuta in [[Tunisia]] (che l'Asse aveva fatto occupare in gennaio). Il 13 maggio le ultime truppe dell'Asse, al comando del generale Messe, si arrendono. Mussolini stesso dà l'ordine a Messe di accettare la resa, e contestualmente nomina Messe maresciallo.
 
Nel novembre e nel dicembre [[1942]], Mussolini, abbattuto e depresso, si lascia sostituire da [[Galeazzo Ciano|Ciano]] in due colloqui con Hitler. Il 2 dicembre, dopo 18 mesi di silenzio e conscio dei recenti rivolgimenti, torna a parlare al popolo italiano da [[Palazzo Venezia]].
 
Dal 7 al 10 aprile [[1943]] Mussolini incontra Hitler a Klessheim (nei dintorni di Salisburgo). Sempre più pessimista sull'esito della guerra, gli propone di giungere ad un armistizio coi sovietici, al fine di concentrare gli sforzi sugli altri fronti di guerra. Il Führer rimane irremovibile sulle sue posizioni. Hitler ha capito che Mussolini vuole tirare fuori l'Italia dal conflitto, ma se acconsentisse creerebbe un precedente cui si appellerebbero tutte le nazioni dell'Asse.<ref>{{Cita|Ciabattini|p. 69}}.</ref>
 
Intanto in Italia si diffondono pressioni sul re affinché licenzi Mussolini e si rivolga agli anglo-americani, anche attraverso la mediazione della Santa Sede. Tali richieste provengono soprattutto da ambienti militari, per i quali la guerra è ormai perduta. Sta maturando anche nelle alte sfere del regime il convincimento che se il re allontanasse Mussolini dal governo, al popolo italiano sarebbe risparmiata una catastrofe maggiore. Berlino viene messa a conoscenza di questi tentativi di fronda dagli informatori dislocati sulla penisola.<ref>{{Cita|Ciabattini|p. 68}}.</ref>
 
La notte tra il 9 luglio e il 10 luglio gli anglo-americani sbarcano in [[Sicilia]], avanzando nell'isola.<ref>La conquista fu completata in poco più di un mese (17 agosto).</ref> Gli eserciti alleati sviluppano una doppia azione: cominciano a risalire il Paese dal sud e lo bombardano al nord.
 
Il 13 luglio un gruppo di gerarchi guidato da [[Roberto Farinacci]] si riunisce per decidere il da farsi. In una seconda riunione il 16 luglio, essi chiedono la convocazione del Gran Consiglio del Fascismo, non più riunitosi dal [[1939]].<ref>[[Renzo de Felice]], ''Mussolini l'alleato'', Einaudi, 1996, p. 1221-1228.</ref>
 
=== La caduta, l'arresto e la liberazione ad opera dei tedeschi ===
{{vedi anche|caduta del fascismo|operazione Quercia}}
L'Italia è stata da poco invasa dalle truppe alleate e Mussolini decide di scrivere a Hitler per manifestare all'alleato l'impossibilità per l'Italia di continuare il conflitto. Ma il Führer lo prende in contropiede annunciandogli la sua venuta in Italia per incontrarlo di persona.<ref>{{Cita|Ciabattini|p. 101}}.</ref> Il vertice è previsto dal 19 luglio al 21 luglio [[1943]] nei pressi di [[Feltre]] (BL), nella villa del senatore [[Achille Gaggia]]. L'intenzione di Mussolini è dire a Hitler che l'Italia è «costretta a cercare una via d'uscita dall'alleanza e dalla guerra». Tuttavia, di fronte al Führer, che mette chiaramente le carte in tavola e lo inchioda alle sue responsabilità, rimane in silenzio. Il vertice, che doveva durare tre giorni, si risolve in tre ore e mezzo.<ref>{{Cita|Ciabattini|p. 102}}.</ref>
 
Mussolini spiega così il suo stato d'animo dopo il fallimento del vertice di Villa Gaggia, replicando alle voci che lo sollecitavano a portare l'Italia fuori dal conflitto:
{{Citazione|Credete forse che questo problema io non lo senta agitarsi da tempo nel mio spirito travagliato? Ammetto l'ipotesi di sganciarsi dalla Germania: la cosa è semplice, si lancia un [messaggio via] radio al nemico. Quali saranno le conseguenze? Eppoi, si fa presto a dire sganciarsi dalla Germania. Credete forse che Hitler ci lascerebbe libertà d'azione?<ref>{{Cita|Ciabattini|p. 105}}.</ref>}}
 
Di ritorno dall'incontro con Hitler, è sconvolto dal [[Bombardamento di Roma|bombardamento su Roma]], avvenuto proprio durante l'incontro e di cui è stato informato immediatamente assieme ad Hitler. La capitale è stata attaccata da una flotta di circa 200 aeroplani, che ha colpito soprattutto la zona di [[San Lorenzo (zona di Roma)|San Lorenzo]].
 
Il 21 luglio Mussolini concede la convocazione del Gran Consiglio per sabato 24, e ordina di non divulgare la notizia agli organi di stampa. Il 22 (giovedì) si reca in mattinata dal Re per il consueto colloquio,<ref>Mussolini e il re avevano un colloquio privato due volte alla settimana, il lunedì e il giovedì. L'unica persona ammessa era il Ministro della Real Casa. Iniziati nel 1922, gli incontri proseguirono ininterrottamente fino al 1943, per ventuno anni.</ref> durante il quale gli riferisce dell'incontro con Hitler e della convocazione del G.C. Si esaminano i pro e i contro di un eventuale mutamento di alleanze. Viene paventata l'ipotesi che la Germania voglia annettersi i territori conquistati dall'Italia in seguito alla [[prima guerra mondiale]] ([[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]], [[Istria]], [[Fiume (Croazia)|Fiume]] e [[Dalmazia]]).<ref name = "cita|Ciabattini">{{Cita|Ciabattini|}}.</ref>
 
I due convergono sulla decisione di trarre l'Italia fuori dal conflitto, lasciando l'Asse alla sua sorte, ma il presupposto indispensabile è che il Duce lasci il potere. Il Re ricorda infatti a Mussolini che dopo la [[conferenza di Casablanca]] la sua presenza al governo è considerata un ostacolo a qualsiasi trattativa con gli anglo-americani.<ref>{{Cita|Ciabattini|p. 110}}.</ref> Nel primo pomeriggio dello stesso giorno riceve e prende in esame l'[[Ordine del giorno Grandi|ordine del giorno]] (corredato dalle firme dei gerarchi che lo sostengono) che [[Dino Grandi]] intende presentare alla seduta del Gran Consiglio. Lo definisce "inammissibile e vile".<ref name="cita|Ciabattini" /> Poi riceve in udienza Grandi in persona. I due discutono gli ultimi avvenimenti politici, poi l'ordine del giorno. Grandi esorta Mussolini a rassegnare volontariamente le dimissioni. Il Duce lo ascolta senza lasciar trasparire nessuna emozione.
 
Nel pomeriggio di sabato 24 luglio, in segreto, si apre una lunga seduta del [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio]] che si concluderà alle prime ore del giorno successivo (25 luglio), con l'approvazione dell'ordine del giorno presentato da Dino Grandi.
 
Viene di fatto approvata l'esautorazione di Mussolini dai suoi incarichi di governo. La votazione, seppur significativa (in quanto votata dai massimi rappresentanti del Partito), non aveva ''de iure'' alcun valore, poiché per legge il Capo del Governo era responsabile del proprio operato solo dinanzi al Sovrano, il quale era l'unico a poterlo destituire.
 
La mattina di domenica 25 luglio, dopo essersi recato regolarmente nel suo studio di [[Palazzo Venezia]] per occuparsi degli affari correnti, Mussolini chiede al sovrano di poter anticipare l'abituale colloquio del lunedì, e accetta di presentarsi da questi, giungendo insieme al suo segretario [[Nicola De Cesare]] alle ore 17 a Villa Savoia (oggi [[Villa Ada (Roma)|Villa Ada]]). Vittorio Emanuele III comunica a Mussolini la sua sostituzione con [[Pietro Badoglio]], garantendogli l'incolumità. Mussolini non era però al corrente delle reali intenzioni del monarca, che aveva posto sotto scorta il Capo del Governo e aveva fatto circondare l'edificio da duecento [[Arma dei Carabinieri|carabinieri]].
 
Il tenente colonnello [[Giovanni Frignani]],<ref>Poi arrestato dai tedeschi e trucidato alle [[Eccidio delle Fosse Ardeatine|Fosse Ardeatine]]).</ref> che coordinava l'operazione, espone telefonicamente ai capitani [[Ordine del giorno Grandi#Le conseguenze|Paolo Vigneri]] e [[Raffaele Aversa]] gli ordini del re. I carabinieri fanno salire Mussolini e De Cesare in un'autoambulanza della [[Croce Rossa Italiana]], senza specificargli la destinazione ma rassicurandolo sulla necessità di tutelare la sua incolumità (pomeriggio del 25 luglio). In realtà, [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] aveva ordinato di arrestare Mussolini. {{Citazione necessaria|Secondo alcuni autori il re fu spinto a questa decisione anche al fine di salvare il destino della propria dinastia, che rischiava di essere considerata definitivamente compromessa col fascismo}}.
 
L'[[Armistizio di Cassibile|armistizio fra l'Italia e gli Alleati]] firmato il 3 settembre e reso noto la sera dell'8 [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|senza delle precise istruzioni]] per le truppe italiane, lascia nella confusione più totale un Paese già allo sbando. L'Italia si spacca, in quella che è stata poi definita una [[guerra civile]], tra coloro che si schierano con gli Alleati (che controllano parte del Meridione e la Sicilia), e coloro che invece accettano di proseguire il conflitto a fianco dei tedeschi (che hanno intanto occupato gran parte della penisola, incontrando una debole resistenza da parte delle truppe italiane dislocate alle frontiere e nei pressi di Roma e di altre località).
 
Frattanto il re, con parte della famiglia, Badoglio e i suoi principali collaboratori, [[fuga di Vittorio Emanuele III|fugge in Puglia]], ponendosi sotto la protezione degli ex nemici: lì costituisce un governo sotto supervisione alleata, che dichiarerà guerra alla Germania il 13 ottobre.
 
Mussolini, subito dopo il suo arresto, è dapprima trattenuto in una caserma dei carabinieri a Roma. Su sua richiesta, Badoglio pensa di trasferirlo alla [[Rocca delle Caminate]] (residenza di Mussolini a Predappio, dal [[1927]]), ma il prefetto di [[Forlì]], [[Marcello Bofondi]], fascista della prima ora, sentito telegraficamente, si oppone recisamente, sostenendo, in un tal caso, di non poter garantire l'ordine pubblico.<ref>Benito Mussolini, ''Memoirs 1942-1943'', Weidenfeld & Nicolson, London 1949, p. 218n (in inglese). Il testo si trova anche qui: {{cita web |url=http://oudl.osmania.ac.in/bitstream/handle/OUDL/12238/216117_Benito_Mussolini_Memoirs_1942-1943.pdf?sequence=2 |titolo=Copia archiviata |accesso=2 marzo 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141213111415/http://oudl.osmania.ac.in/bitstream/handle/OUDL/12238/216117_Benito_Mussolini_Memoirs_1942-1943.pdf?sequence=2 |dataarchivio=13 dicembre 2014 }}.</ref>
 
Così Mussolini viene invece trasportato nell'[[isola di Ponza]] (dal 27 luglio al 7 agosto), dove lo vede il suo amico/avversario di sempre, [[Pietro Nenni]], che scriverà nel suo diario<ref>Cfr. Fabrizio Montanari. ''Nenni-Mussolini, amicizia impossibile'', in [http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Nenni-Mussolini%2C+amicizia+impossibile&idSezione=57497 Quotidiano on line ''24emilia.com'']</ref>:
{{Citazione|Ora vedo col cannocchiale Mussolini: è anch’egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! Trenta anni fa eravamo in carcere assieme, legati da un'amicizia che paresse sfidare le tempeste della vita... Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola: io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie, che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo.}}
Anche Mussolini rievocherà l'episodio, attribuendosi il merito di aver salvato la vita del leader socialista<ref>L'8 febbraio [[1943]], alla vigilia del suo compleanno, [[Pietro Nenni|Nenni]] fu arrestato dalla [[Gestapo]] a [[Saint-Flour (Cantal)|Saint-Flour]], in Rue de la Franze n.13, nella [[Francia di Vichy]] (cfr. {{Cita libro|nome=Mimmo|cognome=Franzinelli|titolo=I tentacoli dell'Ovra: agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista|url=https://books.google.it/books?id=K7rkAAAAMAAJ&q=pietro+nenni+saint+flour&dq=pietro+nenni+saint+flour&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj0u86T3qbSAhXJEywKHb_VCb84ChDoAQgvMAU|accesso=23 febbraio 2017|data=1º gennaio 1999|editore=Bollati Boringhieri|ISBN=978-88-339-1164-9}} e {{Cita libro|nome=Pietro|cognome=Nenni|titolo=Intervista sul socialismo italiano|url=https://books.google.it/books?id=PhwmAAAAMAAJ&q=pietro+nenni+saint+flour&dq=pietro+nenni+saint+flour&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi_qLn_3abSAhWDJJoKHUByA9YQ6AEINTAF|accesso=23 febbraio 2017|data=1º gennaio 1977|editore=Laterza}}). Venne condotto prima a [[Vichy]] e poi fu rinchiuso nel carcere parigino di [[Fresnes (Valle della Marna)|Fresnes]] per circa un mese (cfr. {{Cita libro|nome=Enzo|cognome=Santarelli|titolo=Pietro Nenni|url=https://books.google.it/books?id=sfgbAAAAMAAJ&q=pietro+nenni+brennero+mussolini+deportato&dq=pietro+nenni+brennero+mussolini+deportato&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjzsvbV3abSAhWkPZoKHTAhBaQQ6AEIIDAB|accesso=23 febbraio 2017|data=1º gennaio 1988|editore=UTET|ISBN=978-88-02-04183-4}}). Il 5 aprile venne consegnato dai tedeschi a due carabinieri alla frontiera del [[Brennero]], probabilmente su richiesta di Mussolini, che così lo salvò dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti. Condotto nel [[Carcere di Regina Coeli|carcere romano di Regina Coeli]], Nenni fu poi confinato nell'[[isola di Ponza]].</ref><ref> Cfr. {{Cita libro|autore=|nome=Arrigo|cognome=Petacco|titolo=La Storia ci ha mentito|url=https://books.google.it/books?id=UiY-AwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=23 febbraio 2017|data=8 aprile 2014|anno=|editore=MONDADORI|città=|ISBN=978-88-520-4911-8}}, che riporta degli appunti che il Duce scrisse durante il crepuscolo di Salò.</ref>:
{{Citazione|Quando dopo il 25 luglio mi tradussero a Ponza, vi era confinato anche Nenni. Oggi sarà un uomo libero. Ma se è ancora in vita, lo deve proprio a me. Sono molti anni che non lo vedo, ma non credo sia cambiato molto.}}
 
Tuttavia a Ponza mancavano i requisiti minimi di sicurezza. Per depistare i tedeschi, Mussolini viene trasferito da Ponza a [[La Spezia]], dove un incrociatore lo porta quindi sull'[[La Maddalena (isola)|isola della Maddalena]], presso la costa nord-orientale della [[Sardegna]] (7 agosto-27 agosto 1943).
Ma i tedeschi sono ormai sulle sue tracce: [[Otto Skorzeny]], comandante [[SS]] di un corpo di Kommando, inacaricato direttamente da [[Adolf Hitler|Hitler]] di rintracciare e liberare l'ex-Duce, progetta un assalto della [[Kriegsmarine]] a villa Weber, dove il dittatore deposto era alloggiato. Tuttavia, il 27 agosto, proprio il giorno prima di quello previsto per l'attacco, un [[idrovolante]] della [[Croce Rossa]] lascia le acque della Maddalena con a bordo il prigioniero: la destinazione è [[Campo Imperatore]] sul [[Gran Sasso]] in [[Abruzzo]], luogo ritenuto inattaccabile dall'esterno. Mussolini, che si sente ormai finito, si taglia le vene in quello che appare un tentativo di suicidio, ma si procura solo ferite superficiali e viene medicato.<ref>''[[La grande storia]]'', Rai Tre, 3 settembre 2010.</ref> Alfonso Nisi, inviato del tenente Faiola a Campo Imperatore, nella sua testimonianza notò che non ci fu un vero tentativo di suicidio, ma solo un momento di sconforto.<ref>{{Cita libro|autore=|nome=Di Michele,|cognome=Vincenzo,|titolo=L'ultimo segreto di Mussolini|url=https://www.worldcat.org/oclc/925734586|anno=|editore=|città=|p=|pp=|OCLC=925734586|ISBN=8884744229}}</ref> Il 12 settembre scatta l'[[Operazione Quercia]]: Mussolini viene liberato da un commando di paracadutisti tedeschi (''Fallschirmjäger-Lehrbataillon'') del generale [[Kurt Student]], con la partecipazione del capitano delle SS Otto Skorzeny.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-567-1503A-07, Gran Sasso, Mussolini mit deutschen Fallschirmjägern.jpg|miniatura|Gran Sasso: Mussolini appena liberato, al centro della fotografia, con cappotto e cappello nero]]
Mussolini venne subito tradotto in aereo in [[Germania]], dove il 14 settembre incontra Hitler a [[Kętrzyn|Rastenburg]]. Questi lo invita a formare una [[repubblica]] protetta dai tedeschi. Il 18 settembre, da [[Monaco di Baviera|Monaco]] Mussolini pronuncia alla radio il suo primo discorso dopo l'arresto del 25 luglio:
{{citazione|... Dopo un lungo silenzio ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che voi la riconoscete...}}
 
Dopo aver fatto un'ampia esposizione su ciò che stava avvenendo in Italia, addossa la responsabilità della sua destituzione al Re, ai generali e ai gerarchi fascisti, che accusò di alto tradimento. Alla fine del discorso annuncia la ricostituzione dello Stato, delle sue Forze armate e del partito fascista, con la nuova denominazione di [[Partito Fascista Repubblicano]] ("PFR").
 
Mussolini ritorna in Italia il 23 settembre e costituisce un nuovo governo, che si riunisce per la prima volta il 27 settembre alla Rocca delle Caminate.
 
=== La Repubblica Sociale Italiana ===
{{vedi anche|Repubblica Sociale Italiana}}
Di fatto la neonata [[Repubblica Sociale Italiana]] (RSI) è uno Stato controllato soprattutto dai tedeschi e a Mussolini viene concessa poca libertà di azione. Solo sull'ambito economico e sull'organizzazione militare dei soldati italiani aderenti alla RSI, Mussolini e i suoi gerarchi hanno una certa autonomia. Hitler intanto aveva posto sotto il diretto controllo del [[Germania nazista|Reich]] l'intera area nord-orientale dello stato italiano (ovvero le province di [[Trento]], [[Bolzano]], [[Belluno]], [[Udine]], [[Gorizia]], [[Trieste]], [[Fiume (Croazia)|Fiume]], [[Lubiana]]<ref>La [[Provincia di Lubiana|Provincia Autonoma di Lubiana]] era stata annessa all'Italia nel 1941. De iure continuerà ad essere considerata tale fra paesi dell'Asse fino alla fine del conflitto. Ovviamente tale annessione non era considerata legittima dagli Alleati.</ref> e [[Zara]]) nonché i territori precedentemente italiani o sotto il controllo italiano al di fuori della penisola (le truppe tedesche nei giorni immediatamente successivi all'[[armistizio di Cassibile]] occuparono l'[[Albania]], che essendo unita all'Italia tramite la corona dei Savoia fu dichiarata "indipendente" e gli [[ustascia]] si annessero d'arbitrio alla [[Dalmazia]], esclusa Zara).
 
Tra il 23 e il 27 settembre [[1943]] Mussolini si insedia a [[Gargnano]], sul [[lago di Garda]] (tuttavia la maggior parte degli uffici governativi è distribuita in località limitrofe, fino a [[Brescia]]). L'agenzia di stampa ufficiale si installa a [[Salò]], da cui il nome non ufficiale di "Repubblica di Salò", a causa dell'intestazione dei comunicati radiostampa.
 
Il 14 novembre si tiene a [[Verona]] la prima assemblea nazionale del Partito Fascista Repubblicano, durante la quale viene redatto il [[Manifesto di Verona]], ovvero il programma di governo del PFR. Mussolini (che ricopre la carica di "duce, capo del governo" della repubblica de facto, essendo tale carica prevista nel manifesto ma non essendo stata da lui assunta in forza di elezioni) annuncia che verrà rimandata al termine del conflitto la convocazione di un'assemblea costituzionale per la redazione della costituzione della RSI, della quale si era prefigurata la convocazione il 13 ottobre.
 
L'8 dicembre viene costituita con decreto la [[Guardia Nazionale Repubblicana]] (GNR), posta al comando di [[Renato Ricci]]. In essa confluiscono parte degli effettivi dei Reali Carabinieri (corpo che viene disciolto), della [[Polizia dell'Africa italiana|Polizia dell'Africa Italiana]] e della MSVN (mai ufficialmente disciolta sino a tale data). Inoltre alcune migliaia di reclute italiane sono inviate in Germania per essere addestrate e formare quattro divisioni ([[4ª Divisione alpina "Monterosa"|Divisione Alpina Monterosa]], San Marco, Littorio e Italia).
 
Tra l'8 e il 10 gennaio [[1944]] si tiene il [[processo di Verona]], nel quale vengono giudicati i gerarchi "traditori" che si erano schierati contro Mussolini il 25 luglio [[1943]]: tra questi, viene condannato a morte il genero del duce, [[Galeazzo Ciano]]. Non è noto se Mussolini non avesse voluto salvare la vita al marito di sua figlia (nonché dei suoi ex collaboratori) oppure se non avesse effettivamente potuto influire sui verdetti del tribunale giudicante, data la pesante ingerenza tedesca. È invece quasi certo che le istanze di grazia presentate dai condannati non furono inoltrate direttamente a Mussolini per volontà di [[Alessandro Pavolini]], il quale da un lato voleva impedire un eventuale "cedimento sentimentale" del duce e il conseguente ''placet'' alla grazia, e dall'altro intendeva risparmiare al duce l'angoscia della scelta, per lui "obbligata".<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini l'Alleato'', tomo II, Einaudi.</ref>
 
Il 21 aprile il duce si incontra con Hitler a Klessheim, e il 15 luglio si reca in Germania per ispezionare le quattro divisioni italiane che gli ufficiali tedeschi stanno addestrando. Il 20, giorno dell'[[Attentato a Hitler del 20 luglio 1944|attentato di von Stauffenberg]] rivede Hitler per l'ultima volta.
 
[[File:Mussolini discorso Lirico di milano.jpg|miniatura|sinistra|Mussolini durante il discorso al [[Teatro Lirico di Milano]] del 16 dicembre 1944]]
Il 16 dicembre, al [[Teatro Lirico di Milano]],<ref>Il Teatro Lirico aveva assunta la funzione della [[Teatro alla Scala|Scala]], gravemente colpita dai bombardamenti alleati.</ref> pronuncia il suo primo e ultimo discorso pubblico dalla costituzione della RSI. Parla delle [[Wunderwaffen|"armi segrete" tedesche]], di cui Hitler gli avrebbe dato prova, e della possibilità di mantenere "la valle del Po" con le unghie e coi denti. Inoltre afferma la volontà della RSI di procedere alla socializzazione dell'Italia.
 
Nell'aprile [[1945]], sempre più isolato e impotente, dopo che il fronte della [[Linea Gotica]] ha ceduto e le forze tedesche in Italia sono ormai in rotta, Mussolini si trasferisce a [[Milano]]. Il 25 aprile, ottiene un incontro con il cardinale [[Alfredo Ildefonso Schuster|Ildefonso Schuster]], che sta tentando di mediare con il CLNAI ([[Comitato di Liberazione Nazionale]] Alta Italia) la resa delle forze fasciste, nella speranza di evitare ulteriori spargimenti di sangue. Tuttavia l'indecisione di Mussolini e l'intransigenza delle parti rendono impossibile qualsiasi accordo. I comandi delle SS tedesche (generale Wolff), poco prima dell'arrivo del duce, fanno sapere al cardinale di non aver più bisogno di lui, avendo essi nel frattempo stretto un patto separato con gli Alleati (all'oscuro di Hitler, ovviamente) e con uomini vicini al CLN.<ref>Elena Aga Rossi e Bradley F. Smith ''Operazione Sunrise'', Mondadori.</ref> Appresa da Schuster la notizia, Mussolini si sente tradito e definitivamente abbandonato anche dai tedeschi, interrompe la discussione e lascia precipitosamente l'arcivescovado.<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981}} ''La ragione offerta (in cui è difficile scorgere un qualsiasi senso logico) fu lo shock subito nell'apprendere che i tedeschi erano scesi a patti senza informarlo''.</ref>
 
Nonostante il parere contrario di parte del suo seguito, Mussolini decide quindi di lasciare Milano. I motivi della decisione non sono del tutto chiari (nei giorni precedenti si era parlato di un'ultima resistenza in un possibile "[[ridotto Alpino Repubblicano|ridotto della Valtellina]]"). {{citazione necessaria|Vi è chi ritiene che fosse stato concordato un incontro segreto con emissari alleati provenienti dalla Svizzera, ai quali Mussolini si sarebbe dovuto consegnare portando con sé importanti documenti.}} Alcuni sostengono che se l'intento fosse stato solo quello della fuga, Mussolini avrebbe potuto utilizzare il trimotore [[Savoia-Marchetti S.M.79|SM79]] pronto all'aeroporto di [[Bresso]], con il quale alcuni personaggi minori della RSI e parte della famiglia Petacci ripararono in Spagna il 26 aprile.<ref>Per l'intera vicenda, cfr. Fabio Andriola, ''Appuntamento sul lago'' e ''Carteggio Segreto Churchill Mussolini'', SugarCo.</ref> Si è anche supposto che Mussolini, nell'improbabilità di uscirne indenne, volesse a tutti i costi evitare di cadere nelle mani degli Alleati,<ref>{{Cita|Mack Smith, 1981}}.</ref> pur nella consapevolezza che se fosse finito in mano ai partigiani sarebbe stato certamente giustiziato.<ref>Secondo, fra gli altri, Raffaele Cadorna (''La riscossa: dal 25 luglio alla liberazione'', Milano, 1948), Leo Valiani (''Tutte le strade conducono a Roma'', Firenze, 1947) e Silvio Bertoldi(''La guerra parallela'', Milano 1996), Mussolini avrebbe appreso il 25 aprile della decisione del CLNAI di giustiziarlo. Secondo Silvestri (''Turati l'ha detto: socialismo e democrazia cristiana'', Milano, 1946), che però è fonte isolata, avrebbe proprio confidato questa valutazione.</ref>
[[File:Benito Mussolini a Milano il 25 aprile 1945.jpg|thumb|25 aprile 1945: Mussolini abbandona la prefettura di [[Milano]]. A sinistra il tenente [[Fritz Birzer]], capo scorta delle [[Schutzstaffel|SS]]. Questa è l'ultima foto che ritrae Mussolini vivo]]
Nel tardo pomeriggio del 25 aprile, la colonna di Mussolini parte dalla Prefettura alla volta di [[Como]], per poi proseguire quasi subito verso [[Menaggio]], lungo la sponda occidentale del [[Lago di Como|lago]] (anziché verso la più sicura sponda orientale, come proposto dal capo del Partito Fascista Repubblicano [[Alessandro Pavolini]]).<ref>Fabio Andriola, ''Appuntamento sul lago'' e ''Carteggio Segreto Churchill Mussolini'', entrambi per i tipi della SugarCo.</ref> Mussolini trascorre l'ultima notte da uomo libero pernottando in un albergo del piccolo comune di [[Grandola ed Uniti|Grandola]], a pochi chilometri dal confine svizzero. Il giorno dopo Mussolini, insieme a pochi fedeli e a Claretta Petacci, che lo aveva frattanto raggiunto, ridiscende verso il lago. Sulla [[Strada statale 340 Regina|statale Regina]] si unisce ad una colonna della contraerea tedesca in ritirata e alla colonna di Pavolini, che arrivato a Como in mattinata aveva subito proseguito lungo il lago.
 
La colonna viene fermata a [[Musso]] alle ore 6:30 dai [[partigiano|partigiani]] della [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"]] al comando di [[Pier Luigi Bellini delle Stelle]] "''Pedro''". Dopo lunghe trattative, si giunge all'accordo che i tedeschi possono proseguire dopo una perquisizione, mentre gli italiani devono essere consegnati. Mussolini viene convinto dal tenente SS Birzer, incaricato di custodirlo dal suo comando poco prima della partenza da [[Gargnano]], a nascondersi su un camion tedesco indossando un cappotto da sottufficiale e un elmetto. Dopo pochi chilometri la colonna viene fermata a [[Dongo (Italia)|Dongo]] e, durante l'ispezione, Mussolini viene riconosciuto dal partigiano Giuseppe Negri "''Biondino''" e subito arrestato dal vice commissario [[Urbano Lazzaro]] "''Bill''".<ref>[[Pier Luigi Bellini delle Stelle]], [[Urbano Lazzaro]], ''Dongo: la fine di Mussolini'', ed Mondadori, 1962, pag 117.</ref>
 
Nel municipio di [[Dongo (Italia)|Dongo]] viene interrogato e in serata, per sicurezza, viene trasferito a [[Germasino]], nella caserma della Guardia di Finanza. Durante la notte viene ricongiunto con [[Clara Petacci|Claretta Petacci]] e insieme si pensa di trasferirli a [[Brunate]] per poi condurli in un secondo tempo a [[Milano]], ma durante il percorso numerosi posti di blocco convincono gli accompagnatori [[Luigi Canali (partigiano)|Luigi Canali]] "''Neri''", [[Michele Moretti]] "''Pietro''" e [[Giuseppina Tuissi]] "''Gianna''" a desistere e a trovare una diversa destinazione. Per questo vengono portati a [[Bonzanigo]] e ospitati presso amici.
 
=== La morte di Mussolini ===
{{vedi anche|Morte di Benito Mussolini}}
{{citazione|Qui Radio Milano liberata!|Comunicato di Radio Milano, che in seguito annuncerà la cattura e la successiva esecuzione di Benito Mussolini, [[Clara Petacci|Claretta Petacci]] e altri gerarchi fascisti.}}
[[File:Cross mezzegra.jpg|miniatura|[[Croce]] che marca il luogo, presso [[Giulino|Giulino di Mezzegra]], dove Mussolini venne fucilato]]
[[File:Mussolini e Petacci a Piazzale Loreto, 1945.jpg|miniatura|I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e di Claretta Petacci (riconoscibile dalla gonna) [[Esposizione pubblica della salma|esposti]] a Piazzale Loreto; il primo corpo a sinistra è di [[Nicola Bombacci|Bombacci]]; gli ultimi a destra sono [[Alessandro Pavolini|Pavolini]] e [[Achille Starace|Starace]]]]
Pochi giorni prima era stato emesso un comunicato del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]]<ref>Che a seguito dell'armistizio aveva per decreto luogotenenziale assunto tutti i poteri costituzionali.</ref> nel quale si esprimeva la necessità di una rinascita sociale e politica dell'Italia, attuabile solo attraverso l'uccisione di Mussolini e la distruzione di ogni simbolo del partito fascista. Il documento era a firma di tutti i componenti del CLN ([[Partito Comunista Italiano|Partito comunista]], il [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]], [[Partito Democratico del Lavoro (Italia)|Democrazia del Lavoro]], il [[Partito d'Azione]], la [[Democrazia Cristiana]], il [[Partito Liberale Italiano]]).
 
La decisione di dar corso pratico al comunicato fu presa da coloro che detenevano Mussolini nell'arco di poche ore, in un contesto in cui era molto difficile mettersi in contatto con Roma e far riunire il [[Comitato di Liberazione Nazionale]]. I partigiani che lo avevano catturato informarono (usando il telefono di una centrale idroelettrica) il comando di Milano, che mandò subito un reparto di partigiani appena arrivati dall'Oltrepò Pavese e alcuni emissari politici ([[Aldo Lampredi]], [[Pietro Vergani]] e [[Walter Audisio]]).
 
Secondo [[Raffaele Cadorna (1889-1973)|Raffaele Cadorna]],<ref>Comandante del [[Corpo volontari della libertà|Corpo Volontari della Libertà]].</ref> nell'impossibilità di contattare il CLN venne presa la decisione che facesse il miglior interesse dell'Italia. Cadorna sosteneva che se Mussolini fosse stato consegnato agli Alleati ne sarebbe scaturito un processo a un intero ventennio di politica italiana, nel quale sarebbe stato difficile separare le responsabilità di un popolo da quelle del suo condottiero. Nel conseguente discredito, l'eventuale sopravvivenza di Mussolini non avrebbe avuto nessuna utilità. La mattina del 28 aprile [[Leo Valiani]] portò a Cadorna un ordine di esecuzione a firma del CLNAI, riferendogli che si trattava della decisione raggiunta da Valiani medesimo insieme con [[Luigi Longo]], [[Emilio Sereni]] e [[Sandro Pertini]] la sera precedente: uccidere Mussolini senza processo, data l'urgenza.<ref>Raffaele Cadorna (''La riscossa: dal 25 luglio alla liberazione'', Milano, 1948). Per la sintesi del vasto relato del generale, si è fatto riferimento a Ray Moseley (''Mussolini'', Taylor Trade Publications, 2004).</ref>
 
[[File:Predappio tomba.jpg|miniatura|sinistra|La sua tomba nella cripta della famiglia Mussolini nel cimitero di Predappio]]
L'esecuzione avvenne il 28 aprile [[1945]]. Mussolini fu fucilato assieme a Claretta Petacci a [[Giulino|Giulino di Mezzegra]] in via XXIV maggio, in corrispondenza del muretto del cancello di Villa Belmonte, a 21&nbsp;km da [[Dongo (Italia)|Dongo]].<ref>Walter Audisio, ''In nome del popolo italiano'', Edizioni Teti, 1975).</ref> I tempi e i modi dell'esecuzione furono dettati anche dalla volontà di evitare interferenze da parte degli alleati, che avrebbero preferito catturare Mussolini e processarlo davanti ad una corte internazionale.
 
[[File:Execution of Mussolini (1945).ogg|miniatura|Cinegiornale americano sulla morte di Mussolini nel 1945]]
Nel frattempo a Dongo, un altro gruppo del reparto di partigiani delle [[Brigate Garibaldi]] sopraggiunti dall'Oltrepò Pavese fucilava i gerarchi del seguito di Mussolini, tra i quali il filologo [[Goffredo Coppola]] (allora rettore dell'[[Università di Bologna]]), [[Alessandro Pavolini]] (segretario del [[Partito Fascista Repubblicano|PFR]]), [[Nicola Bombacci]] (che era stato uno dei fondatori del [[Partito Comunista d'Italia]] e aveva successivamente aderito alla [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]]), il Ministro dell'economia [[Paolo Zerbino]], il Ministro della cultura popolare [[Ferdinando Mezzasoma]] e Marcello Petacci (fratello di Claretta) che si era unito alla colonna a Como nel tentativo di dissuadere la sorella dal seguire Mussolini.
 
I corpi di Mussolini e degli altri giustiziati furono poi trasportati a [[Milano]], dove arrivarono in serata. In via Fabio Filzi quando da poco erano superate le 22 [[Walter Audisio]] e i suoi uomini vennero fermati a un posto di blocco da [[squadre di azione patriottica|sappisti]] della [[Pirelli (azienda)|Pirelli Brusada]] appartenenti alla 110ª [[Brigate Garibaldi|Brigata Garibaldi]] che volevano ispezionare l'autofurgone in cui erano contenuti i corpi. Al rifiuto di [[Walter Audisio]] seguirono lunghi momenti di tensione, risolti solo con l'intervento del Comando generale.<ref>[http://www.associazioni.milano.it/isec/ita/cronologia/crono28apr.htm Fondazione ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano 24-30 aprile 1945].</ref> I corpi arrivarono così in [[piazzale Loreto]] verso le 3 della notte.<ref name = "isec">[http://www.associazioni.milano.it/isec/ita/cronologia/crono29apr.htm Fondazione ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano 24-30 aprile 1945].</ref> Vennero scaricati nello stesso luogo in cui il 10 agosto [[1944]] erano stati [[Strage di Piazzale Loreto|fucilati e lasciati esposti al pubblico]] quindici partigiani (come rappresaglia per un attentato non rivendicato).<ref>Vincenzo Costa ''L'ultimo federale'', il Mulino 1999, p. 107. Sempre secondo Costa, nell'attentato partigiano erano morti 5 soldati tedeschi della [[Propaganda Staffel]] e due popolane milanesi. Una trentina fra civili e militari germanici erano i feriti.</ref> [[Squadre di azione patriottica|Sappisti]] della 110ª [[Brigate Garibaldi|Brigata Garibaldi]] montarono la guardia fino alle 7 del mattino.<ref name="isec" />
 
La gente accorsa ben presto in piazza prese ad insultare i cadaveri, infierendo su di loro con sputi, calci, spari e altri oltraggi, accanendosi in particolare sul corpo di Mussolini. Il servizio d'ordine, composto di pochi partigiani e vigili del fuoco, decise quindi di appendere i corpi a testa in giù alla pensilina di un distributore di benzina. Ai cadaveri si aggiunse poco dopo quello di [[Achille Starace]] (già segretario del PNF ma caduto in disgrazia e privo di cariche nella RSI) fermato per le strade di Milano mentre faceva jogging e fucilato alla schiena dopo un processo sommario.<ref>Giorgio Pisanò, ''Storia della guerra civile in Italia'', cfr. fotografie alle pp. 1586 e 1587.</ref><ref>Ibidem, p. 1606.</ref> Passate alcune ore, su pressione delle autorità militari alleate preoccupate per la tutela dell'ordine pubblico, i corpi furono trasportati all'obitorio.<ref>Fra i molti testimoni, era presente anche il giornalista [[Indro Montanelli]].</ref> Il cadavere di Mussolini fu sottoposto ad un'approfondita ricognizione; quello della Petacci fu solo composto in una bara.<ref>[http://www.controstoria.it/documenti/autopsia-mussolini.html L'autopsia effettuata sul corpo di Mussolini], Controstoria, 27 settembre 2010.</ref>
[[File:Tumulazione di Mussolini.jpg|miniatura|Tumulazione di Mussolini nel cimitero di Predappio]]
L'uccisione di Mussolini e della Petacci, e la decisione di esporre i corpi al pubblico ludibrio, ricevettero successivamente numerose critiche anche da parte di esponenti della Resistenza antifascista.<ref>[http://it.youtube.com/watch?v=nmIdT0aCTdA Filmati e foto d'epoca girati a Piazzale Loreto - Milano e all'obitorio].</ref> Lo stesso [[Ferruccio Parri]], capo del CLN, definì la vicenda "uno spettacolo da macelleria messicana" e [[Sandro Pertini|Pertini]] dichiarò: «A Piazzale Loreto l'insurrezione si è disonorata». Ancora oggi alcuni si interrogano sulla legittimità dell'accaduto e sulle motivazioni che vi condussero. Non è tuttavia possibile esprimere una valutazione univoca e oggettiva, che non tenga conto delle circostanze e del contesto storico. Il solo dato di fatto che si può osservare è che in Italia non fu celebrato un processo giudiziario nei confronti dei gerarchi fascisti paragonabile a quello tenutosi a [[Processo di Norimberga|Norimberga]] contro il nazismo.
 
Nell'aprile del [[1946]] la salma di Mussolini fu trafugata dal [[Cimitero Maggiore (Milano)|Cimitero di Musocco]] da un gruppo di fascisti del [[Partito Democratico Fascista]], capitanati da [[Domenico Leccisi]]. Il corpo fu portato a [[Madesimo]] e successivamente alla [[Certosa di Pavia]].<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/18/1946_commando_Musocco_Rubata_salma_co_7_080618036.shtml 1946, commando a Musocco Rubata la salma del duce].</ref> Dopo la restituzione alla famiglia, nel [[1956]], la salma fu traslata nella cappella di [[Predappio]].<ref>Ex multis, recentemente, Pasquale Chessa "Guerra civile 1943-1945-1948.</ref>
 
La caduta di Mussolini e il timore del risorgere nell'immediato dopoguerra di tendenze neofasciste determinò l'introduzione del reato di [[apologia del fascismo]].
 
== Il pensiero politico ==
{{citazione|La libertà senza ordine e disciplina significa dissoluzione e catastrofe.|Da un discorso pronunciato nell'atrio del municipio di Torino da Mussolini, 24 ottobre 1923}}
Nel 1932, presumibilmente insieme a [[Giovanni Gentile]] (o comunque sotto la sua influenza), Mussolini scrisse la voce ''fascismo'' per l'[[enciclopedia Treccani]], in cui precisava la dottrina del suo partito.{{Approfondimento|titolo=L'ultima intervista|contenuto=Il 20 aprile 1945, pochi giorni prima dell'ultimo disperato e vano tentativo di fuga verso la Germania, e tre giorni prima del suo ultimo discorso pubblico tenuto davanti ai fedelissimi raccolti nel cortile della Prefettura di Milano, Mussolini concesse la sua ultima intervista. Interlocutore era il direttore del ''Popolo di Alessandria'', Gian Gaetano Cabella. In realtà, più che di un'intervista si trattò di un monologo del Duce del fascismo, quasi un suo atto testamentario. Di questa intervista dà conto il libro ''Mussolini. Duce si diventa'', pubblicato a firma di Remigio Zizzo.<ref>Gherardo Casini Editore, Santarcangelo di Romagna, 2003 e 2010, collana Frammenti di storia.</ref>
 
L'esordio, lapidario, di Mussolini fu un ''Intervista o testamento?''.
 
''Siamo stati i soli ad opporci ai primi conati espansionistici della Germania; mandai'' – affermava Mussolini – ''le divisioni al Brennero; ma nessun gabinetto europeo mi appoggiò. [...] Una caldaia non scoppia se si fa funzionare a tempo una valvola. Ma se invece la si chiude ermeticamente, esplode''.
 
''Mussolini voleva la pace e questo gli fu impedito'', è la conclusione a cui il capo del fascismo, ormai avviato al declino, giunse.
 
''Lasciate passare questi anni di bufera''. Proseguiva poi Mussolini: ''Un giovane sorgerà. Un puro. Un capo che dovrà immancabilmente agitare le idee del Fascismo. [...] Non so se Churchill è, come me, tranquillo e sereno. Ricordatevi bene: abbiamo spaventato il mondo dei grandi affaristi e degli speculatori. Essi non hanno voluto che ci fosse data la possibilità di vivere. Se le vicende di questa guerra fossero state favorevoli all'Asse, io avrei proposto al Führer, a vittoria ottenuta, la socializzazione mondiale [...] Mi hanno rinfacciato la forma tirannica di disciplina che imponevo agli Italiani. Come la rimpiangeranno. E dovrà tornare se gli Italiani vorranno essere ancora un popolo e non un agglomerato di schiavi''.}}
Mussolini ammise che non vi fu un principio ispiratore preciso che portò alla nascita del movimento, che originò da un ''bisogno d'azione e fu azione''. Proprio per questo motivo, durante tutto il ventennio, il Fascismo si caratterizzò per la coesistenza al suo interno di istanze e correnti di pensiero minoritarie fortemente differenti e apparentemente poco conciliabili tra loro.
 
Emblematico, da questo punto di vista, è il [[sansepolcrismo#Il programma di San Sepolcro|programma di San Sepolcro]], col quale il movimento dei Fasci di Combattimento si presentò alle elezioni del 1919. In esso erano espresse proposte fortemente progressiste, molte delle quali furono poi man mano abbandonate dal movimento entro l'ottobre [[1922]] (tra queste l'originale carattere antimonarchico e anticlericale del fascismo, che avrebbe pregiudicato ogni compromesso con la monarchia italiana e col clero), per essere poi riaffermate, anche se prevalentemente solo a livello propagandistico, dal [[Partito Fascista Repubblicano]]. Il fascismo sansepolcrista chiese la concessione del [[suffragio universale]], una riforma elettorale in senso proporzionale, la riduzione dell'età di voto a 18 anni e dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere, i salari minimi garantiti, la gestione statale (o meglio da parte di cooperative di lavoratori) dei servizi pubblici, la progressività della tassazione, la nazionalizzazione delle fabbriche d'armi, l'eliminazione della nomina regia del Senato e la convocazione di un'assemblea che permettesse ai cittadini di scegliere se l'Italia dovesse essere una [[monarchia]] o una [[repubblica]].
 
Riprendendo quanto accennato sopra, la nota dominante del pensiero mussoliniano fu l'attivismo (questo fu uno dei principali motivi per i quali il fascismo esaltò l'intraprendenza e la vitalità della gioventù - facendo di "[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]" il proprio inno - e l'idea di un uomo agonisticamente attivo e preparato): non conta ciò che si è fatto, ma ciò che vi è ancora da fare.
 
A tal proposito, le principali ambizioni del fascismo furono:
* la rifondazione dell'[[Impero romano]], attraverso una politica aggressiva di potenza (la [[guerra]] è «positiva» perché «imprime un sigillo di nobiltà al popolo che l'affronta»), per mezzo della quale l'Italia avrebbe dovuto assurgere al ruolo di guida e modello per le altre nazioni a livello politico, economico e spirituale. A tale scopo si insistette sulla necessità di un esercito forte e ben strutturato (pur non riuscendo a raggiungere in tal senso un risultato concreto). Emblematica, sotto questo punto di vista, è la volontà mussoliniana, ampiamente propagandata;<ref>Come ravvisabile ad esempio nel discorso pronunciato da Benito Mussolini il 2 aprile 1923 a Milano.</ref><ref>Domenico Venturini con prefazione di Amilcare Rossi. ''Pubblicazioni d'Opere per l'incremento della Letteratura fascista. Dante Alighieri e Benito Mussolini''. Roma, Casa Editrice Nuova Italia, 1932.</ref>
* la creazione di un «italiano nuovo», eroico, dotato di senso di appartenenza alla nazione, in grado con la propria azione di forgiare la storia, inserito in uno Stato che ne riassume le aspirazioni (fu Mussolini a definire gli italiani «un popolo di santi, di eroi e di navigatori»<ref>[[Roberto Gervaso]], ''Il dito nell'occhio'', Rusconi, 1977, p. 25.</ref>). Ciò si sarebbe dovuto realizzare attraverso il completo superamento dell'[[individualismo]] e della connessa concezione individualista della libertà: l'individuo deve esplicare la propria libertà non in modo egoistico, in una prospettiva concorrenziale con gli altri soggetti, ma in modo ordinato e disciplinato, concependosi come parte di una collettività (la nazione italiana incarnata dallo stato fascista) indirizzata verso un fine comune e non divisa dall'odio classista (fu abbandonato il concetto socialista di «lotta di classe»). A tal fine, si affermò la necessità di rinsaldare il sentimento di appartenenza nazionale attraverso l'esaltazione dello spirito patriottico italiano e della storia d'Italia. Dunque, l'interesse dello stato prevale su quello dei singoli in nome del raggiungimento del bene comune; esso ha una propria missione e consapevolezza: esaltare l'essenza nazionale. Il fascismo si doveva esaurire non nello Stato fascista, ma nello Stato di tutti gli italiani. ''Il superuomo, ecco la grande creazione nietzscheana'', scrisse Mussolini su «Il Pensiero Romagnolo» nel 1905. [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] fu l'unico filosofo che Mussolini studiò veramente. Ne fu ammaliato in gioventù e dalla sua dottrina del [[Oltreuomo|superuomo]] trasse il senso da dare alla rivoluzione fascista;<ref>[http://www.centrostudilaruna.it/mussoliniilrivoluzionario.html Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario'', Einaudi 2004].</ref>
[[File:Nietzsche1882.jpg|miniatura|upright|Friedrich Nietzsche]]
* l'unificazione di tutte le terre considerate "italiane" in un'unica nazione italiana, proponendo il movimento fascista come soluzione della questione dell'[[Irredentismo]] e della [[Vittoria mutilata]] (mediante l'annessione anche violenta delle terre irredente) e conseguentemente (essendo l'obiettivo originario del [[Risorgimento]] l'unificazione dei territori italiani in un unico stato) come il "coronamento del risorgimento".<ref>http://www.cssem.org/appuntamento/baioni.htm.</ref><ref>Massimo Baioni. Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia fascista. Roma, Carocci, 2006.</ref>
 
Emerge quindi come il fascismo si sia caratterizzato, nella sua concreta realizzazione storica, come un movimento [[stato autoritario|autoritario]], [[nazionalismo|nazionalista]] e antidemocratico. Nel [[1931]] Mussolini esplicitò il proprio rifiuto della [[democrazia]], definendo la disuguaglianza come «feconda e benefica» e in "Dottrina del Fascismo" scrisse che «regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete».<ref>Brano tratto da "La Dottrina del fascismo", di [[Giovanni Gentile]] e Benito Mussolini, ([http://litgloss.buffalo.edu/mussolini/text2.shtml cfr.]), sviluppata sin dal 1929, inserito nell'edizione de "L'[[Enciclopedia Treccani|Enciclopedia Italiana]]" del 1934, (Volume XIV, p. 849): ''Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno.[...] Il fascismo respinge nella democrazia l'assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico e l'abito della irresponsabilità collettiva e il mito della felicità e del progresso indefinito. Ma, se la democrazia può essere diversamente intesa, cioè se democrazia significa non respingere il popolo ai margini dello stato, il fascismo poté da chi scrive essere definito una 'democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria'"''.</ref>
 
Da ultimo, è importante sottolineare come il fascismo fu sempre considerato dai suoi aderenti un movimento [[Rivoluzione|rivoluzionario]], trasgressivo e ribelle (emblematico in tal senso il motto «me ne frego») in radicale contrasto col [[liberalismo]] dell'Italia pre-fascista. Pur avendo all'inizio tutelato gli interessi della borghesia industriale, Mussolini respinse ogni ipotesi di collusione con essa.
 
I principali discorsi, nei quali esternò le sue idee furono:
* [[Discorso di Udine]] (20 settembre 1922)
* [[Discorso del bivacco]] (16 novembre 1922)
* [[Discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925|Discorso del 3 gennaio 1925]]
* [[Discorso della riscossa]] (16 dicembre 1944)
 
== La famiglia ==
Mussolini aveva due fratelli minori: [[Arnaldo Mussolini|Arnaldo]] ed [[Edvige Mussolini|Edvige]].
 
Nel [[1915]], con rito civile, sposò a [[Treviglio]] [[Rachele Guidi]], figlia della nuova compagna di suo padre. Mussolini e Rachele si unirono successivamente con rito cattolico il 28 dicembre [[1925]].
 
Rachele e Benito Mussolini ebbero cinque figli: [[Edda Ciano|Edda]] (1910-1995), sposatasi con [[Galeazzo Ciano]] il 24 aprile 1930; [[Vittorio Mussolini|Vittorio]] (1916-1997); [[Bruno Mussolini|Bruno]] (1918-1941), ufficiale pilota, morto il 7 agosto 1941 in un incidente aereo; [[Romano Mussolini|Romano]] (1927-2006), noto [[pianista]] [[jazz]]; e [[Anna Maria Mussolini|Anna Maria]] (1929-1968).
 
[[Alessandra Mussolini]], figlia di Anna Maria Villani Scicolone, sorella minore dell'attrice [[Sophia Loren]], e di Romano Mussolini, è una nipote del Duce.
 
=== Asse familiare ===
[[File:Mussolini e figli.jpg|miniatura|Mussolini con i figli Bruno (a sinistra nella foto) e Vittorio, a [[Villa Torlonia (Roma)|Villa Torlonia]]]]
{{Albero genealogico/inizio}}
{{Albero genealogico | | | | AM |~|V|~| RM | | AM = [[Alessandro Mussolini]] | RM = [[Rosa Maltoni]]}}
{{Albero genealogico | | | | | | | |D|~|~|~|V|~|~|~|7}}
{{Albero genealogico | | | RG |V| BM | |EM | | ArM | RG = [[Rachele Guidi]] | BM = Benito Mussolini | EM = [[Edvige Mussolini]] | ArM = [[Arnaldo Mussolini]] }}
{{Albero genealogico | |F|~|~|~|%|~|~|~|V|~|~|~|V|~|~|7}}
{{Albero genealogico | EC | | VM | | BrM | | RoM | | AMM | | | |EC = [[Edda Ciano|Edda Mussolini in Ciano]] | VM = [[Vittorio Mussolini]] | BrM = [[Bruno Mussolini]] | RoM = [[Romano Mussolini]] | AMM = [[Anna Maria Mussolini]]}}
{{Albero genealogico/fine}}
 
=== Le amanti e i figli illegittimi ===
A Mussolini vengono attribuite diverse amanti, particolarmente durante il periodo giovanile.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/18/Mussolini_rubacuori_avuto_amanti_co_0_960418151.shtml Fonte: Corriere della Sera, 18.04.1996, "Mussolini rubacuori. Ha avuto 15 amanti"].</ref>
Tra le amanti accertate, le più conosciute rimangono [[Margherita Sarfatti]], [[scrittrice]] e intellettuale ebrea che nel [[1925]] pubblicò in Inghilterra una famosa biografia di Mussolini,<ref>[http://www.archive.org/details/lifeofbenitomuss013661mbp M. Sarfatti ''The Life Of Benito Mussolini'' (1925) scaricabile].</ref> e, per ultima, [[Clara Petacci|Claretta Petacci]], che volle condividere la sua sorte durante gli ultimi giorni della Repubblica Sociale Italiana e che venne fucilata con lui.
 
Anche se il numero effettivo delle donne con cui intrattenne relazioni non è certo, si ipotizza che ebbe almeno quattro figli illegittimi<ref>Mimmo Franzinelli, ''Il duce e le donne. Avventure e passioni extraconiugali di Mussolini'', 8804630957, 9788804630951 Mondadori 2013.</ref>: un maschio sarebbe nato a Trento nel [[1909]] da una giovane socialista, Fernanda Oss Facchinelli, e il bambino non sarebbe vissuto che pochi mesi. Di lui, col tempo, si sarebbe perso anche il nome. Un secondo figlio illegittimo, di nome [[Benito Albino Dalser|Benito Albino]], lo avrebbe avuto da un'altra ragazza trentina, [[Ida Dalser]], che egli avrebbe sposato, e Mussolini lo avrebbe riconosciuto come figlio naturale dandogli il proprio cognome.<ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/gennaio/14/Cosi_Duce_distrusse_famiglia_segreta_co_9_050114072.shtml|titolo=Così il Duce distrusse la famiglia segreta|autore=[[Sergio Luzzatto]]|editore=Archivio storico del ''[[Corriere della Sera]]''|accesso=23 aprile 2009}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/10/vera_storia_del_bigamo_Benito_co_0_0105106959.shtml|dataarchivio=pre 1/1/2016|titolo=La vera storia del bigamo Benito|autore=Alfredo Pieroni|editore=Archivio storico del ''[[Corriere della Sera]]''|accesso=23 aprile 2009}}</ref><ref>{{Cita libro|cognome=Zeni|nome=Marco|titolo=La moglie di Mussolini|editore=Effe e Erre|città=Trento|anno=2005|ISBN=88-901945-0-2}}</ref> Tuttavia né l'atto del presunto matrimonio né quello del presunto riconoscimento sono noti.
 
Una terza figlia, di nome Elena Curti, sarebbe nata negli anni venti a [[Milano]] da Angela Curti Cucciati. Elena divenne la segretaria di [[Alessandro Pavolini]] e assistette Mussolini [[Morte di Benito Mussolini#Dongo|fino alla sua cattura a Dongo]]. Un quarto figlio, maschio, sarebbe nato nel [[1929]] da Romilda Ruspi, presunta rivale di Claretta Petacci nel ruolo di amante, ma di questo bambino non si sono mai avute notizie precise, così come lui stesso, se è vero che è stato concepito ed è nato, non ha forse mai saputo chi fosse suo padre. Romilda era già coniugata e sono invece note le vicende di suo marito, esiliato in [[Francia]].<ref>Roberto Festorazzi, ''La pianista del duce. Vita, passioni e misteri di Magda Brard, l'artista francese che strego Benito Mussolini'', Milano, Simonelli, 2000, p. 41.</ref><ref>Antonio Spinosa, ''I figli del duce'', Milano, Rizzoli, 1983.</ref>
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze italiane ===
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Most Holy Annunciation BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata
|collegamento_onorificenza=Ordine Supremo della Santissima Annunziata
|motivazione=
|luogo=[[1924]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di gran Croce Regno SSML BAR.svg
|nome_onorificenza =Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione=
|luogo=[[1924]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di Gran Croce OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona d'Italia
|motivazione=
|luogo=[[1924]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere_di_gran_croce_OMS_BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine Militare di Savoia
|collegamento_onorificenza=Ordine militare di Savoia
|motivazione=
|luogo=7 maggio [[1936]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3471 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20161019001556/http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3471 |data=19 ottobre 2016 }}.</ref> R.D. n. 177
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordine_coloniale_della_stella_d'italia_cavaliere_gran_croce.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia
|collegamento_onorificenza=Ordine militare d'Italia
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordine della Besa - gran croce.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce con Placca dell'Ordine della Besa
|collegamento_onorificenza=Ordine della Besa
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Ordine di Skanderbeg - gran croce.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Scanderbeg
|collegamento_onorificenza=Ordine di Skanderberg
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=AquilaRomana3.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Civile e Militare dell'Aquila Romana - classe militare (Regno d'Italia)
|collegamento_onorificenza=Ordine civile e militare dell'Aquila romana
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=MeritoMilitare.png
|nome_onorificenza=Croce al merito di guerra
|collegamento_onorificenza=Croce al merito di guerra
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Commemorative_Italian-Austrian_war_medal_BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Austriaca 1915 – 18
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Vittoria.png
|nome_onorificenza=Medaglia Commemorativa Italiana della Vittoria
|collegamento_onorificenza=Medaglia interalleata della vittoria
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=MarciaSuRoma.png
|nome_onorificenza=Medaglia Commemorativa della Marcia su Roma in oro
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa della Marcia su Roma
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=AnzianitaMVSN20.jpg
|nome_onorificenza=Croce di Anzianità di Servizio nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (20 anni)
|collegamento_onorificenza=Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=AquilaRomana0.png
|nome_onorificenza=Capo e Gran Cancelliere dell'Ordine Civile e Militare dell'Aquila romana (RSI)
|collegamento_onorificenza=Ordine civile e militare dell'Aquila romana
|motivazione=
|luogo=2 marzo [[1944]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=SantiPatroniGBR Family Order Elizabeth II BAR.png
|nome_onorificenza=Capo e Gran CancelliereDama dell'Ordine deiFamiliare SantiReale Patronidella d'ItaliaRegina Elisabetta (RSI)II
|collegamento_onorificenza=Ordine deifamigliare Santireale Patronidella d'Italiaregina Elisabetta II
|motivazione=
|luogodata=11 febbraio [[19451981]]
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine=POLEGY - Order Orłaof the Virtues - Supreme and Białegofirst BARclasses.svg
|nome_onorificenza=CavaliereMembro di Classe Suprema dell'Ordine dell'Aquiladelle biancaVirtù (PoloniaEgitto)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'aquiladelle biancaVirtù
|motivazione=
|luogo=12 agosto [[1981]]<ref>[http://www.upi.com/Archives/1981/08/13/Britains-Prince-Charles-and-Princess-Diana-sailed-through-the/5153366523200/ Upi]</ref><ref>[https://es.pinterest.com/rkodis1981/august-12dinnerport-said-northeast-egypt/ Pinterest]</ref>
|luogo=[[1923]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=NED_Kroonorde_A1_BAR.png
|immagine=<!-- Order of Pope Sylvester BAR.svg -->D-HES-Order Iron Helmet.png
|nome_onorificenza=CavaliereDama di Gran Croce dell'Ordine dellodella Speron d'OroCorona (VaticanoPaesi Bassi)
|collegamento_onorificenza=Ordine dellodella SperonCorona d'Oro(Paesi Bassi)
|motivazione=
|luogo=18 novembre [[1982]]<ref>[https://es.pinterest.com/pin/86412886573827124/ Pinterest]</ref>
|luogo=9 gennaio [[1932]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order Pius Ribbon 1kl.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Piano (Vaticano)
|collegamento_onorificenza=Ordine Piano
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Equestrian_order_of_the_Holy_Sepulcher_of_Jerusalem_BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (sub-collazione Vaticana)
|collegamento_onorificenza=Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=MaltaBali.png
|nome_onorificenza=Balì Gran Croce di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta (Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, detto di Malta)
|collegamento_onorificenza=Sovrano Militare Ordine di Malta
|motivazione=
|luogo=2 aprile [[1923]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Most Refulgent Order of the Star of Nepal.PNG
|nome_onorificenza=Membro di I Classe (Supradipta-Manyabara-Nepal-Tara) dell'Ordine Fulgidissimo della Stella del Nepal (Nepal Taradisha)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Stella del Nepal
|motivazione=
|luogo=17 luglio [[1935]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=DEU Deutsche Adlerorden 1 BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce in oro e diamanti dell'Ordine dell'Aquila Tedesca (Germania)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Aquila Tedesca
|motivazione=
|luogo=25 settembre [[1937]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Croce rossa Aquila Tedesca, nazismo.png
|nome_onorificenza= Gran Croce della Croce Rossa Tedesca (Germania)
|collegamento_onorificenza=
|motivazione=
|luogo=[[1934]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Croce rossa Aquila Tedesca, nazismo.png
|nome_onorificenza= Gran Croce della Croce Rossa Tedesca, Classe Speciale in oro e diamanti (Germania, unico insignito)
|collegamento_onorificenza=
|motivazione=
|luogo=[[1937]]
}}
{{Onorificenze
|immagine=Lacplesis_Military_Order_Ribbon.png
|nome_onorificenza=Ordine di Lāčplēsis (Lettonia)
|collegamento_onorificenza=Ordine di Lāčplēsis
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order_of_the_Bath_(ribbon).svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce del Molto Onorevole Ordine del Bagno (Gran Bretagna)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Bagno
|motivazione=
|luogo=[[1923]] (espulso nel 1940)
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cross_of_Liberty_VR_III-1.png
|nome_onorificenza= [[Croce della Libertà]] (Estonia)
|collegamento_onorificenza=
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=BRA Order of the Southern Cross - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza=Gran Croce dell'Ordine Nazionale della Croce del Sud (Brasile)
|collegamento_onorificenza=Ordine Nazionale della Croce del Sud
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|luogo=12 gennaio [[1934]]/XII
}}
{{Onorificenze
|immagine=Seraphimerorden ribbon.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia)
|collegamento_onorificenza=Ordine dei Serafini
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}}
{{Onorificenze
|immagine=DEN Elefantordenen BAR.png
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca)
|collegamento_onorificenza=Ordine dell'Elefante
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=JPN Daikun'i kikkasho BAR.svg
|nome_onorificenza=Gran Cordone dell'Ordine del Crisantemo (Giappone)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Crisantemo
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Star of Romania Ribbon.PNG
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Stella di Romania (Romania)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Stella di Romania
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=4cdaaoi.png
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Sigillo di Salomone (Etiopia)
|collegamento_onorificenza=Ordine del Sigillo di Salomone
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine= Ordem-Yugo-Flechas.png
|nome_onorificenza= Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine imperiale del giogo e delle frecce (Spagna)
|collegamento_onorificenza=Ordine imperiale del giogo e delle frecce
|motivazione=
|data=[[1937]]
}}
 
== OpereFilmografia ==
Sin dai primi anni di [[matrimonio]], Lady Diana è stata più volte [[protagonista]], insieme con il marito e il resto della Famiglia Reale, di numerose rappresentazioni, soprattutto [[film televisivo|televisive]], della sua vita una volta divenuta principessa di Galles. Segue un elenco cronologico delle [[film biografico|produzioni biografiche]] a lei dedicate, o nelle quali è indirettamente coinvolta:
[[File:MussoliniWorks.jpg|miniatura|Le opere di Mussolini]]
Tra gli [[s:Autore:Benito Mussolini|scritti di Mussolini]] figurano, in ordine di pubblicazione:
* ''Dio e patria nel pensiero dei rinnegati'', New York, s.n., 1904.
* ''L'Uomo e la Divinità. Contraddittorio avuto col pastore evangelista Alfredo Taglialatela la sera del 26 marzo 1904 alla "Maison du peuple" di Losanna'', Lugano, Cooperativa tipografica sociale, 1904.
* ''Pio Battistini, 7 settembre 1891. Discorso commemorativo, pronunciato nel diciannovesimo anniversario dell'assassinio'', Forlì, Lotta di Classe, 1910.
* ''Il Trentino veduto da un socialista. Note e notizie'', Firenze, La rinascita del libro, 1911.
* ''[[Jan Hus|Giovanni Huss]]. Il veridico'', Roma, Podrecca e Galantara, 1913. [pubblicato nella collana de «I martiri del libero pensiero» col dichiarato intento di suscitare nei lettori «l'odio per qualunque forma di tirannia spirituale e profana», fu dall'autore censurato nel 1921 e, dopo la stipula del Concordato del 1929, scomparve dalle biblioteche e dalle librerie]
* ''La guerra per la libertà e per la fine della guerra. Lettera ai socialisti d'Italia di Benito Mussolini con l'aggiunta delle sue ultime dichiarazioni dopo le dimissioni da direttore dell'Avanti'', Firenze, Nerbini, 1914.
* ''[[:s:Il mio diario di guerra|Il mio diario di guerra]] (1915 - 1917)'', Milano, Imperia, 1923.
* ''La mia vita'' (1911-12), Roma, Editrice Faro, 1947.
* ''Vita di Arnaldo'', Milano, Il Popolo d'Italia, 1932.
* ''Scritti e discorsi di Benito Mussolini'', 12 voll., Milano, Hoepli, 1934-1940.
* ''Parlo con [[Bruno Mussolini|Bruno]]'', Milano, Il Popolo d'Italia, 1941.
* ''Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota'', Milano, Mondadori, 1944 ([http://www.adamoli.org/benito-mussolini/storia-di-un-anno/PAGE0001.HTM versione digitalizzata]).
* ''[[Memoriale del nord del duce]]'', (scritto tra il 1944 e il 1945, mai pubblicato)
* ''Opera omnia di Benito Mussolini'', 44 voll., a cura di Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice Firenze 1951-1963, poi Volpe Roma 1978-1980.
 
{|class="wikitable"
== Mussolini nella cultura di massa ==
|-
{{vedi anche|Benito Mussolini nella cultura di massa}}
! Anno
! Film
! Attrice
! Note
|-
|rowspan=2| [[1982]]
| ''[[Carlo e Diana - Una storia d'amore]]'' (''Charles & Diana: A Royal Love Story'')
| [[Caroline Bliss]]
| Film TV
|-
| ''[[Il romanzo di Carlo e Diana]]'' (''The Royal Romance of Charles and Diana'')
| [[Catherine Oxenberg]] <br/> [[Kerry Nix]] (Diana bambina)
| Film TV
|-
|rowspan=3| [[1992]]
| ''[[Sarah e Andrea - Un amore a Buckingham Palace]]'' (''Fergie & Andrew: Behind the Palace Doors'')
| [[Edita Brychta]]
| Film TV
|-
| ''[[Le donne di Windsor]]'' (''The Women of Windsor'')
| [[Nicola Formby]]
| Miniserie TV
|-
| ''[[Carlo e Diana - Scandalo a corte]]'' (''Charles & Diana: Unhappily Ever After'')
| [[Catherine Oxenberg]]
| Film TV
|-
| [[1993]]
| ''[[La vera storia di Lady D]]'' (''Diana: Her True Story'')
| [[Serena Scott Thomas]] <br/> [[Belle Connor]] (Diana bambina)
| Miniserie TV
|-
| [[1995]]
| ''[[Over Exposed: A Royal Scandal]]''
| [[Christina Hance]]
| Film TV
|-
|rowspan=2| [[1996]]
| ''[[La principessa triste]]'' (''Princess in Love'')
| [[Julie Cox]]
| Film TV
|-
| ''[[Diana & Me]]'' (''Diana & Me'')
| [[Christina Hance]]
|
|-
| [[1998]]
| ''[[Diana - La principessa del popolo]]'' (''Diana: A Tribute to the People's Princess'')
| [[Amy Clare Seccombe]]
| Film TV
|-
|rowspan=3| [[2002]]
| ''[[Prince William]]''
| [[Nicky Lilley]]
| Film TV
|-
| ''[[The Biographer: The Secret Life of Princess Di]]''
|
| Film TV
|-
| ''[[Jeffrey Archer: The Truth]]''
| [[Emily Mortimer]]
| Film TV
|-
| [[2005]]
| ''[[Va' dove ti porta il cuore (film 2005)|Va' dove ti porta il cuore]]'' (''Whatever Love Means'')
| [[Michelle Duncan]]
| Film TV
|-
| [[2006]]
| ''[[The Queen - La regina]]'' (''The Queen'')
| [[Laurence Burg]]
|
|-
|rowspan=2| [[2007]]
| ''[[Diana - Gli ultimi giorni di una principessa]]'' (''Diana: Last Days of a Princess'')
| [[Genevieve O'Reilly]]
| Film TV
|-
| ''[[Lady D (film)|Lady D]]'' (''The Murder of Princess Diana'')
| [[Nathalie Brocker]]
| Film TV
|-
| [[2009]]
| ''[[The Queen: The Life of a Monarch]]''
| [[Emily Hamilton]]
| Miniserie TV
|-
| [[2011]]
| ''[[William & Kate - Un amore da favola]]'' (''William & Catherine: A Royal Romance'')
| [[Lesley Harcourt]]
| Film TV
|-
| [[2013]]
| ''[[Diana - La storia segreta di Lady D]]'' (''Diana'')
| [[Naomi Watts]]
|
|-
| [[2017]]
| ''[[King Charles III]]''
| [[Katie Brayben]]
| Film TV
|-
| [[2018]]
| ''[[Harry & Meghan]]'' (''Harry & Meghan: A Royal Romance'')
| [[Bonnie Soper]]
| Film TV
|-
|}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Anderson, Christopher (2001). "Diana's Boys: William and Harry and the Mother they loved". William Morrow; 1st ed edition. ISBN 978-0-688-17204-6.
{{div col}}
* Bradford, Sarah (2006). "Diana". Penguin Group. ISBN 978-0-670-91678-8.
* {{cita libro|cognome=Astorri|nome=Antonella|coautori=Patrizia Salvadori|titolo=Storia Illustrata della prima guerra mondiale|anno=2002|editore=Giunti Editore|ISBN=978-88-09-21701-0}}
* Brennan, Kristine (1998). "Diana, princess of Wales". Chelsea House. ISBN 0-7910-4714-8.
* {{Cita libro|cognome=Badoglio|nome=Pietro|wkautore=Pietro Badoglio|titolo=L'Italia nella seconda guerra mondiale|anno=1946|editore=Mondadori|città=Milano}}
* Brown, Tina (2007). "The Diana Chronicles". Doubleday. ISBN 978-0-385-51708-9.
* {{cita libro|cognome=Baima Bollone|nome=Pierluigi|titolo=Le ultime ore di Mussolini|anno=2005|editore=Mondadori|città=Milano|ISBN=88-04-53487-7}}
* Burrell, Paul (2003). "A Royal Duty". HarperCollins Entertainment. ISBN 978-0-00-725263-3.
* {{cita libro|cognome=Baima Bollone|nome=Pierluigi|titolo=La psicologia di Mussolini|anno=2007|editore=Mondadori|città=Milano|ISBN=978-88-04-56423-2}}
* Burrell, Paul (2007). "The Way We Were: Remembering Diana". HarperCollins Entertainment. ISBN 978-0-06-113895-9.
* {{cita libro|cognome=Bellini delle Stelle|nome=Pier Luigi|wkautore=Pier Luigi Bellini delle Stelle|titolo=Dongo: la fine di Mussolini|anno=1962|editore=Mondadori|città=Milano}}
* Jean-Michel, Caradec'h (2006). "Diana. L'enquête criminelle". Michel Lafon. ISBN 978-2-7499-0479-5.
* [[Giorgio Bocca]], ''Mussolini socialfascista'', Garzanti, Milano, 1983.
* Corby, Tom (1997). "Diana, Princess of Wales: A Tribute". Benford Books. ISBN 978-1-56649-599-8.
* {{cita libro|cognome= Canali|nome=Mauro|wkautore=Mauro Canali|titolo=Il delitto Matteotti|anno=2004|editore=Il Mulino}}
* Coward, Rosalind (2004). "Diana: The Portrait". HarperCollins. ISBN 0-00-718203-1.
* {{cita libro|cognome=Cecini|nome=Giovanni|wkautore=Giovanni Cecini|titolo=I soldati ebrei di Mussolini|anno=2008|editore=Ugo Mursia Editore|città=Milano|ISBN=978-88-425-3603-1}}
* Davies, Jude (2001). "Diana, A Cultural History: Gender, Race, Nation, and the People's Princess". Palgrave. ISBN 0-333-73688-5.
* {{cita libro|Pietro|Ciabattini|Il Duce, il Re e il loro 25 luglio|2005|Lo Scarabeo|Bologna|cid=Ciabattini}}
* Denney, Colleen (2005). "Representing Diana, Princess of Wales: Cultural Memory and Fairy Tales Revisited". Fairleigh Dickinson University Press. ISBN 0-8386-4023-0.
* {{cita libro|cognome=Collier|nome=Richard|titolo=[[Duce! Duce! Ascesa e caduta di Benito Mussolini]]|anno=1983|editore=Ugo Mursia Editore|ISBN=88-425-8658-7}}
* Dimbleby, Jonathan (1994). "The Prince of Wales: A Biography". William Morrow and Company Inc. ISBN 0-688-12996-X.
* {{Cita libro|cognome=De Felice|nome=Renzo|wkautore=Renzo De Felice|titolo=Mussolini il rivoluzionario: 1883-1920|anno=1995|editore=Giulio Einaudi Editore|ISBN=88-06-13990-8}}
* Edwards, Anne (2001). "Ever After: Diana and the Life She Led". St. Martins Press. ISBN 978-0-312-25314-1.
* {{cita libro|cognome=De Felice|nome=Renzo|titolo=Mussolini il fascista|anno=1995|editore=Giulio Einaudi Editore}}
* Rees-Jones, Trevor (2000). "The Bodyguard's Story: Diana, the Crash, and the Sole Survivor". Little, Brown. ISBN 978-0-316-85508-2.
* {{cita libro|cognome=De Felice|nome=Renzo|titolo=Mussolini il duce, 1929-1940|editore=Giulio Einaudi Editore}}
* Morton, Andrew (2004). "Diana: In Pursuit of Love". Michael O'Mara Books. ISBN 978-1-84317-084-6.
* {{cita libro|cognome=De Felice|nome=Renzo|titolo=Mussolini l'alleato, 1940-1945|editore=Giulio Einaudi Editore}}
* Morton, Andrew (1992). "Diana: Her True Story". Simon & Schuster. ISBN 978-0-671-79363-0.
* {{cita libro|cognome=De Felice|nome=Renzo|titolo=Storia del Fascismo|anno=2004|editore=Luce/Libero}}
* Steinberg, Deborah Lynn (1999). "Mourning Diana: Nation, Culture and the Performance of Grief". Routledge. ISBN 0-415-19393-1.
* {{cita libro|cognome=De Giorgi|nome=Valentina|titolo=Mussolini. Glorie e disonori del primo Novecento italiano|anno=2004|editore=Alpha Test|ISBN=978-88-483-0487-0|cid=De Giorgi}}
* Taylor, John A. (2000). "Diana, Self-Interest, and British National Identity". Praeger. ISBN 0-275-96826-X.
* {{cita libro|Lorenzo|Del Boca|wkautore=Lorenzo Del Boca|Italiani, brava gente? Un mito duro a morire|2005|Neri Pozza Editore|Vicenza|ISBN=88-545-0013-5|cid=Del Boca}}
* Thomas, James (2002). "Diana's Mourning: A People's History". University of Wales Press. ISBN 0-7083-1753-7.
* {{cita libro|cognome=Fiorani|nome=Flavio|coautori=Alessandra Minerbi|titolo=Storia Illustrata del Nazismo|anno=2002|editore=Giunti Editore}}
* Turnock, Robert (2000). "Interpreting Diana: Television Audiences and the Death of a Princess". British Film Institute. ISBN 0-85170-788-2.
* {{cita libro|cognome=Fiorani|nome=Flavio|titolo=Storia Illustrata del Ventesimo Secolo|anno=2000|editore=Giunti Editore}}
* {{cita libro|cognome=Fiorani|nome=Flavio|titolo=Storia Illustrata della seconda guerra mondiale|anno=2000|editore=Giunti Editore}}
* {{cita libro|cognome=Franzinelli|nome=Mimmo|wkautore=Mimmo Franzinelli|titolo=Il duce proibito: le fotografie di Mussolini che gli italiani non hanno mai visto|anno=2005|editore=Mondadori|città=Milano|ISBN=88-04-54979-3}}
* {{cita libro|cognome=Gallo|nome=Max|wkautore=Max Gallo|titolo=Vita di Mussolini|anno=1983|editore=Laterza|ISBN=88-420-2109-1}}
* {{Cita libro|cognome=Gentile|nome=Emilio|wkautore=Emilio Gentile|titolo=[[Fascismo. Storia e interpretazione]]|anno=2002-2005|editore=Laterza}}
* {{cita libro|cognome=Kinder|nome=Hermann|coautori=Werner Hilgemann|titolo=Atlante Storico|anno=2003|editore=Garzanti}}
* {{Cita libro|cognome=Lepre|nome=Aurelio|wkautore=Aurelio Lepre|titolo=Mussolini l'italiano: il duce nel mito e nella realtà|ed=2|anno=1997|editore=Laterza|città=Milano|ISBN=88-04-42682-9}}
* {{cita libro|cognome=Mack Smith|nome=Denis|coautori=Denis Mack Smith|titolo=Mussolini|anno=|editore=Rizzoli|ISBN=978-88-17-11537-7|cid=Mack Smith, 1981}}
* {{cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro|wkautore=Indro Montanelli|titolo=Il buonuomo Mussolini|anno=1947|editore=Edizioni riunite|città=Milano}}
* {{cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro|coautori=Mario Cervi|titolo=L'Italia Littoria |editore=Rizzoli}}
* {{Cita libro|cognome=Montanelli|nome=Indro|titolo=L'Italia in Camicia Nera |anno=1977 |editore=Rizzoli |ISBN=88-17-42017-4}}
* {{cita libro|cognome=Mussolini|nome=Benito|titolo=Scritti e Discorsi|anno=1983|editore=La Fenice}}
* {{cita libro|cognome=Mussolini|nome=Romano|wkautore=Romano Mussolini|titolo=Il duce, mio padre|anno=2004|editore=Rizzoli|ISBN=88-17-00848-6}}
* {{Cita libro|cognome=Mussolini|nome=Romano|titolo=Ultimo atto - Le verità nascoste sulla fine del duce|anno=2005|editore=Rizzoli|ISBN=88-17-00745-5}}
* {{cita libro|cognome=O'Brien|nome=Paul|titolo=Mussolini in the First World War. The Journalist, The Soldier, The Fascist|anno=2005|editore=Berg Publishers|città=Oxford|lingua=inglese}}
* {{cita libro|cognome=O'Brien|nome=Paul|titolo=Italia Contemporanea|url=http://www.insmli.it/pubblicazioni/1/obria_226.pdf|formato=PDF|anno=2002|mese=marzo|pp=5-29|capitolo=Al capezzale di Mussolini. Ferite e malattie 1917-1945|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071008205341/http://www.insmli.it/pubblicazioni/1/obria_226.pdf|dataarchivio=8 ottobre 2007}}
* {{cita libro|cognome=Palla|nome=Marco|titolo=Mussolini e il fascismo|anno=1994|editore=Giunti Editore|città=Firenze|ISBN=978-88-09-20272-6|cid=Palla}}
{{div col end}}
* {{cita libro|cognome=Passerini|nome=Luisa|titolo=Mussolini immaginario: storia di un biografia, 1915-1939|ed=2|anno=1991|editore=Laterza|ISBN=88-420-3738-9}}
* {{Cita libro|cognome=Petacci|nome=Claretta|wkautore=Claretta Petacci|titolo=Mussolini segreto. Diari 1932-1938 a cura di [[Mauro Suttora]].|ed=2|anno=2009|editore=Rizzoli|ISBN=978-88-17-03737-2}}
* {{Cita libro|cognome=Petacco|nome=Arrigo|wkautore=Arrigo Petacco|titolo=L'uomo della provvidenza|anno=2004|editore=Mondadori|ISBN=88-04-53466-4}}
* {{cita libro|cognome=Pisanò|nome=Giorgio|wkautore=Giorgio Pisanò|titolo=Gli ultimi cinque secondi di Mussolini|anno=1996|editore=Il saggiatore|città=Milano|ISBN=88-428-0350-2}}
* {{cita pubblicazione|cognome=Salvatori|nome=Paola S.|anno=2006|titolo=La Roma di Mussolini dal socialismo al fascismo (1901-1922)|rivista=Studi Storici|volume=XLVII|numero=3|pp=749-780}}
* {{cita libro|cognome=Spinosa|nome= Antonello|wkautore=Antonio Spinosa|titolo=Mussolini. Il fascino di un dittatore|anno=1989|editore=Mondadori|città=Milano|ISBN=978-88-04-43290-6}}
* {{cita libro|cognome=Staglieno|nome=Marcello|wkautore=Marcello Staglieno (giornalista)|titolo=Arnaldo e Benito, due fratelli|anno=2004|editore=Mondadori}}
* {{cita libro|cognome=Tacchi|nome=Francesca|titolo=Storia Illustrata del Fascismo|anno=2000|editore=Giunti Editore}}
* {{cita libro|cognome=Zizzo|nome=Remigio|titolo=Mussolini. Duce si diventa|anno=2003/2010|editore=Gherardo Casini Editore}}
{{div col end}}
 
== Voci correlate ==
* [[The Queen - La regina]]
* [[Discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925]]
* [[ElezioniLa politichevera italianestoria deldi 1924Lady D]]
* [[Governo della Repubblica Sociale Italiana]]
* [[Governo Mussolini]]
* [[Marcia su Roma]]
* [[Memoriale del nord del duce]]
* [[Repubblica Sociale Italiana]]
* [[Residenza di Mussolini a Villa Torlonia]]
* [[Sansepolcrismo]]
* [[Socializzazione dell'economia]]
* [[Storia dell'Italia fascista]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Dizionario_Biografico_degli_Italiani/Italiani_M_Z/Biografie_-_Edicola_Mussolini.xml Voce su Benito Mussolini] nel ''Dizionario Biografico degli Italiani''
* [http://chelseamia.corriere.it/2009/10/le_cento_sterline_che_mussolin.html ''Le cento sterline che Mussolini intascava dalla 'perfida Albione'''] da [[Corriere della Sera|Corriere.it]]
* {{cita web|http://www.adamoli.org/benito-mussolini/index.htm|Le opere, i discorsi e gli scritti di Benito Mussolini}}
 
{{Presidente del Consiglio Regno d'Italia
|periodo=31 ottobre [[1922]] - 25 luglio [[1943]]
|precedente=[[Luigi Facta]]
|successivo=[[Pietro Badoglio]]
}}
{{Box successione
|tipologia=incarico governativo
|carica=[[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli Esteri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo=30 ottobre [[1922]] - 12 settembre [[1929]]
|precedente=[[Carlo Schanzer]]
|successivo=[[Dino Grandi]]
|periodo2=20 luglio [[1932]] - 9 giugno [[1936]]
|precedente2=[[Dino Grandi]]
|successivo2=[[Galeazzo Ciano]]
|periodo3=6 febbraio [[1943]] - 25 luglio [[1943]]
|precedente3=[[Galeazzo Ciano]]
|successivo3=[[Raffaele Guariglia]]
}}
{{Box successione
|tipologia=incarico governativo
|carica=[[Ministri della guerra del Regno d'Italia|Ministro della Guerra]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />''(ad interim)''
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|precedente=[[Antonino Di Giorgio]]
|periodo=4 aprile [[1925]] - 12 settembre [[1929]]
|successivo=[[Pietro Gazzera]]
|precedente2=[[Pietro Gazzera]]
|periodo2=22 luglio [[1933]] - 25 luglio [[1943]]
|successivo2=[[Antonio Sorice]]
}}
{{Box successione
|tipologia=incarico governativo
|carica=[[Ministri dell'Interno del Regno d'Italia|Ministro dell'Interno]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />''(ad interim)''
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|precedente=[[Paolino Taddei]]
|periodo=30 ottobre [[1922]] - 17 giugno [[1924]]
|successivo=[[Luigi Federzoni]]
|precedente2=[[Luigi Federzoni]]
|periodo2=6 novembre [[1926]] - 25 luglio [[1943]]
|successivo2=[[Umberto Ricci]]
}}
{{Box successione
|tipologia=incarico governativo
|carica=[[Ministri delle Colonie del Regno d'Italia|Ministro dell'Africa Italiana]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />''(ad interim)''
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo=18 dicembre [[1928]] - 12 settembre [[1929]]
|periodo2=17 gennaio [[1935]] - 11 giugno [[1936]]
|periodo3=20 novembre [[1937]] - 31 ottobre [[1939]]
|precedente=[[Luigi Federzoni]]
|precedente2=[[Emilio De Bono]]
|precedente3=[[Alessandro Lessona]]
|successivo=[[Emilio De Bono]]
|successivo2=[[Alessandro Lessona]]
|successivo3=[[Attilio Teruzzi]]
}}
{{Box successione
|carica = Comandante generale della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]
|immagine=
|periodo = 12 ottobre [[1926]] - 25 luglio [[1943]]
|precedente = [[Maurizio Ferrante Gonzaga]]
|successivo = [[Quirino Armellini]]
}}
{{Box successione
|carica=Direttore dell'[[Avanti!]]
|periodo=novembre [[1912]] - 20 ottobre [[1914]]
|precedente=[[Giovanni Bacci]]
|successivo=[[Giacinto Menotti Serrati]]
}}
{{Box successione
|carica=Direttore del [[Il Popolo d'Italia|Popolo d'Italia]]
|periodo=15 novembre [[1914]] - 30 ottobre [[1922]]
|precedente=–
|successivo=[[Arnaldo Mussolini]]
}}
{{Box successione
|carica=Direttore di [[Gerarchia (rivista)|Gerarchia]]
|periodo=[[1922]] - [[1931]]
|precedente=–
|successivo=–
}}
{{Segretari del PNF}}
{{Ministri dell'Italia fascista}}
{{Governo della RSI}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|fascismo|giornalismo|politica|Secondastoria guerra mondiale|storiadi d'Italiafamiglia}}
 
[[Categoria:CavalieriMorti dell'Ordineper supremoincidente della Santissima Annunziatastradale]]
[[Categoria:Benito MussoliniSpencer|Diana]]
[[Categoria:FamigliaAttivisti Mussolini|Benitobritannici]]
[[Categoria:Fascismo]]
[[Categoria:Politici del Partito Socialista Italiano]]
[[Categoria:Politici del Partito Nazionale Fascista]]
[[Categoria:Deputati della XXV legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXVI legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXVII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXVIII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXIX legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXX legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Consiglieri membri del Governo nazionale]]
[[Categoria:Consiglieri membri del Gran Consiglio del Fascismo]]
[[Categoria:Direttori di periodici italiani]]
[[Categoria:Fondatori di quotidiani]]
[[Categoria:Fondatori di riviste italiane]]
[[Categoria:Giornalisti italiani del XX secolo]]
[[Categoria:Persone giustiziate per fucilazione]]
[[Categoria:Politici italiani del XX secolo]]
[[Categoria:Presidenti del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Ministri della Guerra del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Ministri della Marina del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Ministri dell'Interno del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Ministri dei Lavori Pubblici del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Ministri delle Colonie del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine dell'Aquila Bianca]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Decorati con l'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]]
[[Categoria:Persone legate ai bersaglieri]]
[[Categoria:Sottufficiali e graduati del Regio Esercito]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale]]
[[Categoria:Croci di guerra al valor militare]]
[[Categoria:Marescialli d'Italia]]
[[Categoria:Comandanti generali della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]
[[Categoria:Personalità italiane della seconda guerra mondiale]]
[[Categoria:Governo Mussolini]]