Indice insulinico e Michele Basile (politico): differenze tra le pagine

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L''''Indice insulinico (II)''', dall'inglese '''Insulin index''', '''Insulinemic index''', o '''Food insulin index (FII)''', è un parametro che misura la produzione di [[Insulina]] nell'organismo in risposta all'ingestione di un qualsiasi alimento. Esso quindi rappresenta l'effetto di un alimento esclusivamente e direttamente sull'[[insulinemia]], e non sulla [[glicemia]], permettendo una valutazione più precisa della risposta insulinica<ref name="Diabetes">[http://books.google.it/books?id=2aTatu9P_XwC&pg=PT144&dq=insulin+index&hl=it&ei=DBdZTYGSCMLIswblqOWLAg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCkQ6AEwAA#v=onepage&q=insulin%20index&f=false There Is a Cure for Diabetes: The Tree of Life 21-Day+ Program]. Gabriel Cousens, David Rainoshek. North Atlantic Books; 8 gennaio 2008. ISBN 1556436912</ref>. L'indice insulinico è un valore assoluto che stabilisce il diverso potere insulinogenico degli alimenti sulla base della stessa quantità calorica (239 kcal, equivalenti di 1000 kj), e quindi guarda ai diversi tempi di assimilazione e all'intensità di secrezione dell'ormone a parità di valore calorico.
{{Carica pubblica
|nome = Michele Basile
|immagine = Michele Basile.jpg
|carica= [[Senato della Repubblica|Senatore della Repubblica]]
|legislatura= [[IV Legislatura della Repubblica Italiana|IV]]
|gruppo parlamentare= [[Movimento Sociale Italiano|MSI]]
|coalizione=
|circoscrizione= Calabria
|collegio= Vibo Valentia
|tipo nomina=
|incarichi=
|sito= http://www.senato.it/leg/04/BGT/Schede/Attsen/00009633.htm
|partito= [[Movimento Sociale Italiano]]
|professione= avvocato
}}
{{Bio
|Nome = Michele
|Cognome = Basile
|Sesso = M
|LuogoNascita = Vibo Valentia
|GiornoMeseNascita = 1º gennaio
|AnnoNascita = 1915
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 13 maggio
|AnnoMorte = 1974
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
}}
 
Avvocato, già consigliere comunale a [[Vibo Valentia]], è stato eletto senatore della Repubblica subentrato al posto di [[Michele Barbaro]], deceduto nel 1965.
Si tratta di un valore emerso in tempi relativamente più recenti rispetto all'[[indice glicemico]], ma che permette di valutare più precisamente la risposta insulinica di tutti i cibi, dato che l'inidice glicemico tiene conto solo dell'innalzamento della glicemia in relazione all'impatto dei carboidrati, ma non della produzione di insulina totale, o per i cibi estranei agli stessi carboidrati. Il parametro dell'indice glicemico non considera una completa ed accurata valutazione di tutti i cibi ed i loro effetti sul [[metabolismo]] del [[glucosio]]. L'indice insulinico al contrario permette di valutare se un qualsiasi alimento, non necessariamente un [[carboidrato]], sia in grado di provocare una risposta insulinica bassa, elevata o moderata<ref name="Diabetes" />. Effettivamente l'impatto dei macronutrienti sull'insulinemia è, del 90-100% per i carboidrati, del 50% per le [[proteine]] e del 10% per i [[Lipidi|grassi]]<ref name="Miselli">''Il calcolo dei carboidrati nella terapia del diabete di tipo 1'' Valerio Miselli</ref>, e ciò conferma che non sono solo i carboidrati ad incidere sulla produzione insulinica, ma anche proteine in maniera moderata, e grassi in maniera molto blanda, cosa che l'indice glicemico non considera.
 
Tale indice riconosce il potere insulinogenico di tutti i macronutrienti, e quindi sottolinea che alcune classi di cibi riescono a stimolare l'insulina in maniera sproporzionata rispetto al loro indice e carico glicemico, e che il pasto misto determini comunque una produzione dell'ormone ben superiore rispetto al suo contenuto di carboidrati, e quindi ancora al indice e carico glicemico. L'indice insulinico in definitiva sottointende e sottolinea i limiti di questi ultimi parametri, che guardano alla sola valutazione dei carboidrati come fattore di stimolo sull'insulina, ridimensionandone l'efficacia e la predittività. In tempi molto recenti è stato utilizzato in alcuni studi, in analogia con il carico glicemico, anche il [[carico insulinico]], parametro collegato direttamente al indice insulinico e quindi alla quantità di insulina stimolata da un pasto in base al suo II<ref>Nimptsch et al. ''[http://www.ajcn.org/content/94/1/182.abstract Dietary insulin index and insulin load in relation to biomarkers of glycemic control, plasma lipids, and inflammation markers]''. 2011 American Society for Nutrition</ref><ref>Joslowski et al. ''[http://www.nature.com/ijo/journal/vaop/ncurrent/full/ijo2011241a.html Prospective associations of dietary insulin demand, glycemic index, and glycemic load during puberty with body composition in young adulthood]''. 2012, International Journal of Obesity</ref>.
==Definizione e differenze con l'indice glicemico==
Al contrario dell'indice glicemico, l'indice insulinico è una misura che tiene conto dei macronutrienti in termini calorici, e non in termini di quantità in grammi. Nel caso dell'indice glicemico era possibile guardare al peso del macronutriente perché esso tiene conto solo dei glucidi, che hanno tutti la stessa valenza calorica, pertanto l'indice glicemico dei cibi glucidici era stabilito su un contenuto di carboidrati di 50 grammi (che comunque equivalgono a 200 kcal). Visto che l'indice insulinico deve tenere conto del totale dei macronutrienti e non solo dei glucidi, per avere valore come indice, che in quanto tale deve dare un riferimento assoluto, si ritrova costretto a doverli valutare sotto il profilo calorico piuttosto che in grammi. Il motivo per cui tale parametro deve guardare al valore calorico complessivo del cibo piuttosto che al macronutriente, è dato dal fatto che:<br>
1) i macronutrienti hanno generalmente una diversa valenza calorica (4 kcal/1 gr di protidi e glucidi; 9 kcal/1 g di lipidi);
<br>2) i vari cibi hanno una diversa proporzione di macronutrienti.<br>
Quindi per dare un riferimento assoluto e poterli valutare sullo stesso piano, è stata scelta come riferimento una porzione isocalorica standard di 1000 kj, equivalenti di 239 kcal. Ciò significa che l'indice insulinico dei cibi è stabilito sulla base di un'assunzione calorica di un cibo pari a 239 kcal, al quale si attribuisce poi il relativo punteggio medio. Le motivazioni sono chiaramente esplicate da alcune conclusioni degli stessi ricercatori: questi hanno affermato che, "''la produzione di insulina provocata da un pasto misto è meglio prevista da un indice fisiologico basato sull'effettiva risposta insulinica ad una porzione isocalorica di un singolo cibo. Nel contesto di pasti composti dal simile valore calorico, ma dal diverso contenuto di macronutrienti, il conteggio dei carboidrati assume un valore limitato o relativo''"<ref name="composite meals" />.
 
Il [[joule]] è un'unità di misura derivata del [[Sistema internazionale di unità di misura|Sistema internazionale]] (SI) che misura l'[[energia]], il [[Lavoro (fisica)|lavoro]] e il [[calore]] (in quest'ultimo caso può sostituire l'unità di misura della [[Caloria]]). Il kilojoule (kJ) è l'equivalente di 1000 joule, quindi 1000 kj sono equivalenti a 1 milione di joule.
 
*1 cal = 4,184 kj
*1 kj = 0,239 cal
*1000 kj = 239,005 kcal
 
Ricordando che:
 
*I [[lipidi]] contengono 9,4 kcal/g equivalenti di 37 kj.
*L'[[alcol]] contiene 7 kcal/g equivalente di 29 kj/g.
*I [[protidi]] e [[glucidi]] contengono 4,1 kcal/g equivalenti di 17 kj.
 
Nelle varie ricerche l'alimento di riferimento poteva essere, come nel caso dell'indice glicemico, o il pane bianco o il glucosio, pertanto veniva assegnato a questi un valore di 100 a seconda di quale fosse scelto come riferimento. L'indice glicemico valuta solo il contenuto di carboidrati in un alimento, in quanto guarda solo all'impatto glicemico indotto dai carboidrati contenuti al suo interno. Esso viene stabilito misurando una quantità di un cibo tale che il suo contenuto di carbodrati risulti di 50 grammi. Se l'indice glicemico guarda solo ai carboidrati, significa che esso valorizza solo le calorie apportate da quest'unico macronutriente. 50 grammi di carboidrati equivalgono a 200 kcal. In conclusione l'indice glicemico, in termini calorici, viene definito da un contenuto di 200 kcal provenienti dai carboidrati. Al contrario, l'indice insulinico valorizza le calorie complessive di un alimento, apportate da tutti i macronutrienti.
 
*indice glicemico = definito da una quantità di un alimento tale da apportare 50 grammi (200 kcal) di carboidrati.
*indice insulinico = definito da una quantità tale di un alimento da apportare 239 kcal totali (o 1000 kj).
 
==Gli studi==
L'indice insulinico iniziò ad essere riconosciuto alla fine degli [[anni 1980|anni ottanta]] ([[1987]]) da Ross ''et al.'', i quali vollero paragonare la risposta glicemica e insulinica di alcuni prodotti raffinati a base di amido. Notarono che vi era una differenza tra la glicemia e la risposta insulinica, che inizialmente attribuirono ai processi di raffinazione e al grado di gelatinizzazione a cui questi prodotti erano stati sottoposti<ref>Ross ''et al. ''[http://www.ajcn.org/content/46/4/631.short Glycemic index of processed wheat products]''. 1987. American Journal of Clinical Nutrition, Vol 46, 631-635</ref>.
 
Molti altri studi erano stati effettuati utilizzando il parametro dell'indice insulinico a partire dai primi [[anni 1990|anni novanta]]<ref>[http://scholar.google.it/scholar?hl=it&q=insulin+index&btnG=Cerca&lr=&as_ylo=&as_vis=1 Google scholar: alcuni studi che utilizzano il parametro dell'indice insulinico]</ref>. Tuttavia, la ricerca maggiormente citata sull'indice insulinico è stato condotta nel [[1997]] da Holt ''et al.''<ref name="Clinical Nutrition">''[http://www.ajcn.org/content/66/5/1264.short An Insulin Index of Foods: The Insulin Demand Generated by 1000-kJ Portions of Common Foods]'' in the American Journal of Clinical Nutrition 1997, Vol. 66: pages 1264-1276 by Susanne HA Holt, Janette C. Brand Miller, and Peter Petocz</ref>. Questi approfondimenti confermarono ancora una volta che certi cibi, come quelli proteici, causavano un incremento della risposta insulinica nonostante l'assenza di carboidrati<ref name="Diabetes" />. Le proteine, nello specifico gli aminoacidi che le compongono, provocano un moderato stimolo alla produzione dell'ormone. L'assunzione di cibi proteici, amminoacidi misti, e specifici amminoacidi (detti [[amminoacidi insulinogenici]]<ref name="effect of protein">Jessica E. Nyrop. ''[http://books.google.it/books?id=pJJgS7iSivIC&pg=PA10&dq=Aminoacid+insulinogenic&hl=it&ei=A9OxTuCdAcSk4gTz44ioAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CEgQ6AEwAQ#v=onepage&q&f=false The effect of protein source on postprandial glycemia]''. State University of New York at Buffalo. ProQuest, 2006. ISBN 0542775972. p. 10</ref>), oltre ai carboidrati, rappresentano il maggiore stimolo sulla secrezione di insulina. Tra questi, si citano principalmente [[arginina]], [[leucina]], [[lisina]]<ref>''[http://books.google.it/books?id=A4d2NoQ0IQIC&pg=PA104&dq=arginine+insulin&hl=it&ei=-jZkTcm3KIycOt2gxNgN&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDIQ6AEwAQ#v=onepage&q=arginine%20insulin&f=false Physiology and pathophysiology of the islets of Langerhans]''. Bernat Soria. Springer, 1997. ISBN 0306457024. p. 104</ref>, [[valina]]<ref name="Fisiologia energetica">''[http://books.google.it/books?id=4Up6BLDJQmcC&pg=PA374&dq=insulina+valina+lisina&hl=it&ei=DQZsTYv2D4iC5AbLu4nfCQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CDcQ6AEwAg#v=onepage&q&f=false Fisiologia energetica, clinica energetica]''. Ruggero Dujany. Tecniche Nuove, 2001. ISBN 8848111483. p. 374</ref> (leucina, valina, lisina, sono [[aminoacidi essenziali]]).
 
Tra le svariate indagini, alcuni ricercatori svedesi confermarono che l'effetto insulinogenico dei latticini risulta da tre a sei volte superiore rispetto al loro corrispondente indice glicemico<ref name="milk products" />; mentre uno degli studi più recenti risale al [[2009]], ed è stato condotto in parte della stessa equipe dello studio del 1997. In questa ricerca si concludeva che la produzione di insulina provocata da un pasto misto è meglio prevista da un indice fisiologico basato sull'effettiva risposta insulinica ad una porzione isocalorica di un singolo cibo. Nel contesto di pasti composti dal simile valore calorico, ma dal diverso contenuto di macronutrienti, il conteggio dei carboidrati assume un valore limitato o relativo<ref name="composite meals">''[http://www.ajcn.org/content/90/4/986.short#fn-1 Food insulin index: physiologic basis for predicting insulin demand evoked by composite meals]'' American Journal of Clinical Nutrition 2009. Jiansong Bao, Vanessa de Jong, Fiona Atkinson, Peter Petocz, Jennie C Brand-Miller</ref>. Gli stessi studiosi nel 2003 notarono che i prodotti aromatizzati con polvere di cioccolato aumentavano la risposta insulinica in media del 28% in più rispetto a prodotti dolcificati con altri aromi<ref name="Cocoa Powder">Brand-Miller et al. ''[http://jn.nutrition.org/content/133/10/3149.short Cocoa Powder Increases Postprandial Insulinemia in Lean Young Adults]''. 2003. The American Society for Nutritional Sciences J. Nutr. 133:3149-3152</ref>. Ma tali incongruenze erano state notate già diversi anni prima: nel [[1987]], Bornet ''et al.'', concludevano che l'indice glicemico trascurava altri fattori determinanti sulla secrezione di insulina, attribuendo a questo parametro una validità solo parziale<ref name="six starch" />. Lo stesso anno, D'Emden ''et al.'' riscontrarono che gli spaghetti integrali, pur presentando un indice glicemico simile agli spaghetti bianchi, incrementavano la risposta insulinica rispetto a questi ultimi a causa del loro maggiore contenuto proteico<ref name="spaghetti and bread">d'Emden. ''[http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3304910 Post-prandial glucose and insulin responses to different types of spaghetti and bread]''. Diabetes Res Clin Pract. 1987 Jul-Aug;3(4):221-6.</ref>. Qualche anno prima, Gannon ''et al.'' notavano che l'accoppiamento tra glucosio e proteine, se ingeriti assieme causavano una risposta molto più alta rispetto alla loro assunzione singola<ref name="Effect of protein" /><ref>Krezowski et al. ''[http://www.ajcn.org/content/44/6/847.short The effect of protein ingestion on the metabolic response to oral glucose in normal individuals]''. 1986, American Journal of Clinical Nutrition, Vol 44, 847-856</ref>; lo stesso anno Collier e colleghi videro che lipidi assunti assieme a carboidrati potenziavano la secrezione di insulina<ref name="co-ingestion of fat" />, un risultato confermato nel 1991<ref name="Macronutrients">Nuttall. ''[http://care.diabetesjournals.org/content/14/9/824 Plasma Glucose and Insulin Response to Macronutrients in Nondiabetic and NIDDM Subjects]''1991, Diabetes care</ref> e nel 1993 da Gannon<ref name="The effect">Gannon et al. ''[http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8440816 The effect of fat and carbohydrate on plasma glucose, insulin, C-peptide, and triglycerides in normal male subjects]''. 1993, J Am Coll Nutr;12(1):36-41.</ref>. Quattro anni dopo la stessa squadra di Gannon constatò che diverse fonti di proteine accostati ad una quantità di carboidrati, su soggetti diabetici, aumentava l'insulinemia dal 190 al 360%. Il più alto incremento era dato dai fiocchi di latte, non a caso appartenente alla classe dei latticini, in seguito riconosciuti nella lista dei cibi ad alto indice insulinico ma a basso indice glicemico<ref name="glucose plus various proteins">MC Gannon, FQ Nuttall, BJ Neil. Sidney A. Wstphal. ''[http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/0026049588900728 The insulin and glucose responses to meals of glucose plus various proteins in type II diabetic subjects]''. Metabolism 1988; 37:1081-8</ref>. Hoyt et al. nel 2005 capirono che non erano i lipidi del latte a causare una differenza così marcata tra IG e II, in quanto sia il latte intero che scremato non presentavano significative differenze nei loro valori<ref>Hoyt et al. ''[http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15788109 Dissociation of the glycaemic and insulinaemic responses to whole and skimmed milk]''. Br J Nutr. 2005 Feb;93(2):175-7.</ref>. Nilsson el at. notarono che era in particolare la frazione delle [[proteine del siero del latte]] a conferire al latte le maggiori proprietà insulinotropiche<ref name="Glycemia">Nilsson et al. ''[http://www.ajcn.org/content/80/5/1246.short Glycemia and insulinemia in healthy subjects after lactose-equivalent meals of milk and other food proteins: the role of plasma amino acids and incretins]''. 2004, American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 80, No. 5, 1246-1253</ref>. Nello stesso anno Hoppe et al. constatarono che un alto apporto di latte a breve termine nella dieta incrementava il livelli di isulina e la resistenza insulinica al contrario della carne<ref>''[http://www.nature.com/ejcn/journal/v59/n3/abs/1602086a.html High intakes of milk, but not meat, increase s-insulin and insulin resistance in 8-year-old boys]''. European Journal of Clinical Nutrition (2005) 59, 393–398.</ref>.
 
Inoltre, anche altri cibi sembrano causare una sproporzionata reazione insulinica rispetto al carico di carboidrati. I livelli di glucosio e insulina sono altamente correlati, ma un cibo altamente proteico e prodotti di pasticceria (ricchi di grassi e carboidrati raffinati) provocano una risposta insulinica sproporzionalmente più alta rispetto alla risposta glicemica. Altri esperimenti hanno dimostrato che i livelli di Insulina vengono ulteriormente incrementati mescolando carboidrati con proteine (o aminoacidi) e/o grassi<ref name="Diabetes" /><ref name="Fisiologia energetica" />, e in questo senso sarebbe quindi più corretto parlare di indice insulinico, dato che la risposta insulinica in molti casi non è strettamente proporzionale alla risposta glicemica.
 
Anche altri cibi al di fuori dei carboidrati quindi influiscono sulla stimolazione dell'ormone insulina. Per esempio cibi ricchi di proteine, o l'aggiunta di proteine ad un pasto glucidico, possono stimolare un modesto incremento della secrezione di insulina, senza incrementare però la concentrazione di zuccheri nel sangue. Analogamente, aggiungendo grassi ad un pasto altamente glucidico incrementa la risposta insulinica, nonostante i livelli di glucosio plasmatico siano proporzionalmente ridotti<ref name="Diabetes" />.
 
La Holt et al. nel 1997 testarono solamente 38 tipi di cibo, ed hanno dimostrato ad esempio come la carne e il pesce abbiano un ridotto indice glicemico, ma un medio indice insulinico, mentre lo [[Yogurt]] presenti un medio indice glicemico ed un indice insulinico molto elevato<ref name="Diabetes" /><ref name="milk products" />.
 
Si deduce quindi che non sempre esiste uno stretto rapporto tra l'indice glicemico e l'indice insulinico, dato che questi valori non sono sempre proporzionali. Quando un alimento ha un alto indice insulinico, ovvero provoca una forse risposta insulinica, non è detto abbia un indice glicemico altrettanto alto. Si precisa comunque che un'elevata produzione di insulina provocata da sole fonti proteiche, se assunte separatamente dai carboidrati, ha poca probabilità di portare all'accumulo di grasso proprio per l'assenza di glucidi nel pasto. Ma anche non escludendo questa possibilità, l'ipotetico accumulo sarebbe comunque proporzionalmente inferiore se paragonato alla stessa quantità di insulina provocata dai glucidi. Il problema quindi rimane il controllo dell'insulina in stretta correlazione ai glucidi, o dalla mescolanza tra glucidi e/o protidi e/o lipidi (poiché questi ultimi due provocherebbero un'ulteriore produzione di insulina rispetto ai soli glucidi).
 
L'indice insulinico potrebbe comunque rappresentare un valore importante per controllare i livelli di produzione insulinica e per trattare casi di [[Diabete mellito di tipo 2]]<ref name="Brand-Miller" />.
 
Questi studi inoltre mettono fortemente in discussione l'efficacia di alcune diete che si basano solo sull'indice glicemico dei glucidi ([[metodo Montignac]]), o che considerano solo l'indice e carico glicemico dei glucidi per valutare la produzione di insulina ([[Metodo alimentare Zona|Dieta Zona]]), senza tenere conto che la mescolanza tra macronutrienti aumenta ulteriormente l'insulinemia, e non la diminuisce.
 
Qui riportate le parole della prof. Jannie Brand-Miller, una delle ricercatrici che hanno approfondito diversi studi sull'indice insulinico, nell'ultima versione del suo libro "The New Glucose Revolution":
 
{{quote|Mentre è chiaro che la richiesta di insulina esercitata dai cibi è importante per la salute a lungo termine, non sarebbe necessario che utilizziamo l'indice insulinico dei cibi al posto dell'indice glicemico. Quando vengono testati entrambi assieme, l'indice glicemico è estremamente valido nel prevedere l'indice insulinico dei cibi. In altre parole, un cibo a basso indice glicemico ha [solitamente] un basso indice insulinico. Inoltre, i livelli di glucosio nel sangue sono direttamente correlati a reazioni avverse come la [[glicosilazione]] proteica (l'unione tra glucosio e proteine) e molecole ossidative.
 
Ci sono tuttavia alcuni casi, in cui un cibo ha un basso indice glicemico ma un alto indice insulinico. Questo discorso va applicato ai latticini e qualche cibo appetitoso altamente energetico. Alcuni cibi (come carne, pesce e uova) che non contengono carboidrati [in realtà li contengono in quantità minime e irrilevanti<ref>I glucidi sono presenti in piccole percentuali (1 % circa) negli organismi animali: il glucosio in tutte le cellule e nel sangue, il glicogeno nel fegato e nel tessuto muscolare.</ref>], ma solo proteine e grassi (ed hanno praticamente un IG pari a zero), riescono ancora a stimolare significativamente l'Insulina plasmatica.
 
Attualmente, non sappiamo come interpretare questo tipo di risposta (bassa glicemia, alta insulinemia) per la salute a lungo termine. Potrebbe essere una conseguenza positiva perché l'incremento dell'insulina contribuisce ad abbassare i livelli della glicemia. D'altra parte, potrebbe non essere buono, poiché l'incrementata richiesta di insulina contribuisce a provocare l'esaurimento delle [[Cellule β|cellule β del pancreas]] e lo sviluppo del diabete di tipo 2. Fino a quando non verranno condotti studi per rispondere a queste domande, l'indice glicemico rimane uno strumento comprovato per prevenire gli effetti [negativi] del cibo sulla salute.|Jannie Brand-Miller, da "''The New Glucose Revolution''"|While it's clear that the insulin demand exerted by foods is important for long-term health, it doesn't necessarily follow that we need an insulin index of foods instead of a glycemic index. When both have been tested together, the glycemic index is extremely good at predicting the food's insulin index. In other words, a low-GI food has a low insulin index value and a high-GI food has a high insulin index value. Furthermore, the level of glucose in the blood is directly related to adverse reactions such as protein glycosylation (linkages between glucose and protein) and oxidative molecules.
 
There are some instances, however, where a food has a low glycemic value but a high insulin index value. This applies to dairy foods and to some highly palatable energy-dense "indulgence foods." Some foods (such as meat, fish, and eggs) that contain no carbohydrate, just protein and fat (and essentially have a GI value of zero), still stimulate significant rises in blood insulin.
 
At the present time, we don't know how to interpret this type of response (low glycemia, high insulinemia) for long-term health. It may be a good outcome because the rise in insulin has contributed to the low level of glycemia. On the other hand, it may be not-so-good, because the increased demand for insulin contributes to beta-cell "exhaustion" and the development of type 2 diabetes. Until studies are carried out to answer these types of questions, the glycemic index remains a proven tool for predicting the effects of food on health.<ref name="Brand-Miller">"''The New Glucose Revolution: The Authoritative Guide to the Glycemic Index - the Dietary Solution for Lifelong Health''". Jannie Brand-Miller, Thomas M.S. Wolever, Kaye Foster-Powell, Stephen Colagiuri (Author) . Marlowe and Company, 2003, ISBN 1569245061 p. 57-58</ref>|lingua=en}}
 
==L'insulina non è stimolata solo dai glucidi==
Come precedentemente accennato, l'insulina non ha il solo compito di abbassare la glicemia, e non ha dunque una funzione legata solo ai carboidrati. Ciò che normalmente non si sottolinea, è che l'ormone in questione rappresenta un importante molecola deputata alla crescita e al "nutrimento" vero e proprio dei [[tessuti insulino-dipendenti]], cioè [[muscolo scheletrico]], [[muscolo cardiaco]], e [[tessuto adiposo]], ovvero gli unici organi bersaglio che subiscono la sua azione diretta. Essa è responsabile del trasporto di glucosio, amminoacidi, grassi, ed altre molecole minori come gli [[acidi nucleici]], verso questi tessuti favorendo vari processi come la [[proteosintesi]] (sintesi proteica), e lo stoccaggio di riserve di carboidrati ([[glicogenosintesi]]) e lipidi ([[lipogenesi]]). L'insulina quindi non si presenta solo in casi di eccesso di introduzione glucidica, ma nel caso in cui venga introdotto qualsiasi nutriente calorico, col fine di veicolare parte dei derivati della sua scissione verso questi apparati<ref name="Effect of protein">Nuttall FQ, Mooradian AD, Gannon MC, Billington C, Krezowski P. ''[http://care.diabetesjournals.org/content/7/5/465.short Effect of protein ingestion on the glucose and insulin response to a standardized oral glucose load]''. Diabetes care, 1984;7:465-70.</ref>.
 
L'ormone viene secreto in quantità variabile in base al tipo di nutriente, e alla sua quantità. L'impatto dei macronutrienti sull'insulinemia è, del 90-100% per i carboidrati, del 50% per le [[proteine]] e del 10% per i [[Lipidi|grassi]].<ref name="Miselli" />
 
Con la loro diffusione su larga scala, i parametri dell'[[indice glicemico|indice]] e del [[carico glicemico]] sono stati usati sempre come unico riferimento per controllare i livelli di insulina. L'errore grossolano però è stato quello di non considerare come appunto, anche altri nutrienti al di fuori dei carboidrati, riescano a stimolare la produzione dell'ormone.<ref name="ecodieta">''[http://books.google.it/books?id=VMtCid21V2wC&pg=PA76&dq=indice+insulinico&hl=it&ei=EMriTaiSEMf1sgbjuqX_BQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDYQ6AEwAQ#v=onepage&q=indice%20insulinico&f=false Il grande libro dell'ecodieta. Una nuova visione della salute]''. Carlo Guglielmo. Edizioni Mediterranee, 2005. ISBN 8827217509. p. 77-79</ref><ref name="Fisiopatologia clinica">Ludovico A. Scuro. ''[http://books.google.it/books?id=qhVikvwjgTcC&pg=PA793&dq=aminoacidi+insulina&hl=it&ei=WpyxTqHZII6N-wbkqqGiAg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=5&ved=0CEkQ6AEwBA#v=onepage&q=aminoacidi%20insulina&f=false Fisiopatologia clinica]''. PICCIN, 1983. 1983. p. 793. ISBN 8829900443]</ref> E quindi, a parità di carico glicemico dato da una stessa fonte glucidica, un pasto misto influisce su un'incrementata produzione di insulina, rispetto ad un carico glicemico identico se assunto da solo. La combinazione di un alimento o di un pasto influenzano in modo determinante la produzione dell'ormone<ref name="Disease">"''[http://www.ajcn.org/content/76/1/290S.short Glycemic Index and Disease]''". Xavier Pi-Sunyer ''et al''. Am J Clin Nutr, 2002, 76, p. 290S-298S.</ref>.
 
Altri alimenti hanno quindi un effetto analogo sulla sua stimolazione: la carne, il pesce e i formaggi presentano un indice insulinico superiore a quello della pasta<ref name="Clinical Nutrition" /><ref name="six starch">"''[http://www.ajcn.org/content/45/3/588.short Insulinemic e Glycemic Indexes of six starch-rich foods taken alone and in a mixed meal by type 2 diabetics]''", FR Bornet, D Costagliola, SW Rizkalla, A Blayo, AM Fontvieille, MJ Haardt, M Letanoux, G Tchobroutsky and G Slama. AM J Clinl Nutr, 1987, 45, p. 588-595</ref><ref>"''[http://diabetes.diabetesjournals.org/content/25/9/741.short Plasma glucose and insulin responses to orally administered simple and complex carbohydrates]''", P A Crapo, G Reaven, J Olefsky. Diabetes, 1976, 25, p. 741-747.</ref>, poiché anche l'introduzione di proteine o aminoacidi richiede l'intervento dell'Insulina per gestire tali nutrienti. Particolare attenzione meritano anche il latte e lo yogurt, che pur contenendo modeste quantità di glucidi, causano una produzione di insulina altissima, simile a quella provocata da patate e merendine. L'effetto è tale che un'ora dopo la loro ingestione tendono a determinare una condizione di ipoglicemia più marcata che non quella causata dai cereali raffinati<ref name="Clinical Nutrition" /><ref name="milk products" />. L'ipoglicemia, evento che porta alla diminuzione dei livelli di zuccheri nel sangue (glucosio) più bassi rispetto alla norma, si manifesta con facilità quando si consumano alimenti che stimolano l'insulina in grande quantità.
 
Questo aspetto è importante e fondamentale per la valutazione dell'indice insulinico, dal momento che si riesce a comprendere quanto, quale tipo di cibo, e quale combinazione influisca in maniera più o meno intensa sulla produzione di Insulina. Il livello di insulina può influenzare direttamente la salute, quindi comprendendo l'influenza di un dato alimento sulla sua produzione si possono prevenire casi di resistenza insulinica<ref name="ecodieta" />.
 
==Proteine e lipidi sulla stimolazione dell'insulina==
===Proteine===
L'insulina ricopre un importante compito sulla sintesi proteica in sinergia con gli ormoni [[Ormone della crescita|GH]] (o somatotropina) e [[IGF-1]] (o somatomedina c). In seguito all'introduzione di proteine, gli amminoacidi che ne derivano sono in parte utilizzati per la sintesi proteica e in generale l'accrescimento<ref name="Berne & Levy">Matthew N. Levy, Bruce M. Koeppen, Bruce A. Stanton. ''[http://books.google.it/books?id=3j6hJB_rRUsC&pg=PA666&dq=insulina+gh&hl=it&ei=2JG4Tre7KoLd8AOewPTMBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDsQ6AEwAA#v=onepage&q=insulina%20gh&f=false Principi di fisiologia di Berne & Levy]''. Penerbit Buku Kompas, 2007. p. 666 ISBN 8821429520</ref>. Molti degli amminoacidi possono stimolare l'insulina, ma il loro potere insulinogenico varia in base al tipo, ai livelli di glucosio, e alla mescolanza con esso (vedere [[amminoacidi insulinogenici]]). Amminoacidi misti e un pasto puramente proteico causano comunque la produzione di insulina. La secrezione di tale oromone in seguito a un pasto proteico promuove l'uptake e lo stivaggio di amminoacidi sottoforma di proteine muscolari, contrasta la [[proteolisi]] (il catabolismo proteico)<ref name="Ellenberg and Rifkin">Daniel Porte, Robert S. Sherwin, Alain Baron, Max Ellenberg, Harold Rifkin. ''[http://books.google.it/books?id=56D5wArcMLgC&pg=PA49&dq=mixed+meal+insulin&hl=it&ei=_L-7TrfnHZCAhQe7vN3FBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&sqi=2&ved=0CE0Q6AEwBQ#v=onepage&q=mixed%20meal%20insulin&f=false Ellenberg and Rifkin's diabetes mellitus]''. McGraw-Hill Professional, 2003. p. 49 ISBN 0838521789</ref>. Comunque la produzione di insulina in risposta all'assunzione di un cibo puramente proteico senza l'accostamento di glucidi, non causa ingrassamento ([[lipogenesi]]), poiché tale nutriente promuove la produzione di ormoni che favoriscono il dimagrimento, tra cui GH, testosterone e glucagone.<ref name="Ellenberg and Rifkin" /><ref>Ludovico A. Scuro. ''[http://books.google.it/books?id=qhVikvwjgTcC&pg=PA796&dq=aminoacidi+glucagone&hl=it&ei=hRy5Tpe-MoiBhQf3qMSeBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CGIQ6AEwBw#v=onepage&q=aminoacidi%20glucagone&f=false Fisiopatologia clinica]''. PICCIN, 1983. p. 796 ISBN 8829900443</ref><ref name="endocrinologia">Antonino Barbarino, M. Antonietta Satta, Simonetta Colasanti. ''[http://books.google.it/books?id=k633009k5UMC&pg=PA28&dq=insulina+igf-1&hl=it&ei=923FTqnEG7HS4QSc3qWgDQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDUQ6AEwADgK#v=onepage&q=insulina%20igf-1&f=false Elementi di endocrinologia]''. Vita e Pensiero, 2002. p. 28. ISBN 8834308778</ref>. L'insulina in risposta all'ingestione di proteine abbassa i livelli glicemici, ma l'assenza di introduzione glucidica gli impedisce di stivare un eventuale loro eccesso negli adipociti convertendoli in grasso. La fonte aminoacidica viene utilizzata per la sintesi proteica e quindi il turnover dei tessuti proteici, e in parte come substrato energetico glucogenetico venendo convertita a glucosio dal fegato. La condizione di ipoglicemia causata dall'insulina in assenza di introduzione glucidica promuove la produzione di ormoni con il compito di mantenere stabile la glicemia sfruttando le riserve endogene di grassi e glicogeno. Questo a conferma che non è l'insulina di per sé la causa dell'ingrassamento, ma l'insulina prodotta in risposta ad elevate dosi di carboidrati, o di carboidrati ed altri nutrienti (pasto misto). Al contrario il suo intervento può avvenire anche in casi in cui venga avviato il processo di dimagrimento (lipolisi), ovvero in risposta all'ingestione di sole proteine.
 
I cibi proteici come la carne, il pesce, o i formaggi, presentano un indice insulinico analogo o poco inferiore a quello del riso integrale, e superiore a quello della pasta. Mentre i latte e lo yogurt, cioè alimenti dall'alto contenuto di proteine e carboidrati, stimolano una produzione di insulina altissima, simile a quella causata dal consumo di patate e merendine<ref name="Clinical Nutrition" />. L'effetto è talmente marcato che un'ora dopo la loro ingestione, questi alimenti tendono a provocare una condizione di ipoglicemia più marcata che non quella causata dai cereali raffinati<ref name="milk products">Elin M Östman, Helena GM Liljeberg Elmståhl, Inger ME Björck. "''[http://www.ajcn.org/content/74/1/96.short Incostistency between glycemic and insulinemic responses to regular and fermented milk products]''". Department of Applied Nutrition and Food Chemistry, Center for Chemistry and Chemical Engineering, Lund University, Sweden. Am J Clin Nutr, 2001, 74, p. 96-100.</ref>.
 
===Lipidi===
I principali studi sul effetto metabolico dell'ingestione di lipidi hanno suggerito che un aumento acuto di [[trigliceridi]], [[acidi grassi liberi]] (FFA), e [[chetoni]] hanno effetti trascurabili sul rilascio di insulina sul uomo. I lipidi dasoli non hanno una proprietà indipendente sullo stimolo dell'ormone<ref name="Macronutrients" />. Paradossalmente, in risposta ai sostenitori delle diete ipolipidiche e del conteggio calorico a prescindere dalla loro provenienza, il macronutriente più calorico, i lipidi, sono anche quelli che hanno effetti notevolmente meno stimolanti sull'insulina (al massimo al 90 % in meno rispetto ai glucidi<ref name="Miselli" />), ovvero l'ormone responsabile dell'ingrassamento (lipogenesi). Infatti in assenza di insulina non può avvenire la sintesi di trigliceridi nel tessuto adiposo<ref name="Fisiopatologia clinica" />; quindi a parità di quantità, o a parità di apporto calorico, i glucidi causano un fenomeno di ingrassamento molto maggiore rispetto ai lipidi, poiché hanno forti proprietà di stimolo sull'insulina al contrario di quest'ultimo nutriente<ref name="Miselli" /><ref name="Macronutrients" />. Diversamente, i lipidi accostati ad un forte stimolo insulinico indotto da glucidi e/o protidi, causano un effettivo maggiore evento di lipogenesi<ref name="Diabetes mellitus" />. Le proteine e carboidrati come componenti di un pasto misto, sono i principali nutrienti che stimolano il rilascio di insulina, la quale, ad eccezione della sola ingestione di proteine, sopprime sia lipolisi che la mobilitazione di acidi grassi liberi, favorendo lo stivaggio dei trigliceridi ingeriti per il prossimo periodo di digiuno<ref name="Ellenberg and Rifkin" />. Molti prefessionisti si sono basati sul fatto che i grassi ingeriti rallentino l'assorbimento di altri nutrienti che stimolano direttamente le [[cellule β]] del [[pancreas]]<ref>Welch IML, Bruce C, Hill SE, Read NW. ''[http://ukpmc.ac.uk/abstract/MED/3545642 Duodenal e ileal lipid suppresses postprandial blood glucose and insulin responses in man: possible implications for the dietary management of diabetes mellitus]''. Clin Sci 1987; 72:209-18.</ref>, come le proteine e i carboidrati; realmente, un pasto misto dal contenuto di grassi variabile non è l'ideale per valutare il livello di attività delle cellule β<ref name="Ellenberg and Rifkin" /> e quindi per prevenire od evitare una maggiore secrezione di insulina. Infatti diversi studi, tra cui quelli sull'indice insulinico, hanno rivelato che in generale l'accostamento di grassi ad una fonte di carboidrati aumenta la secrezione di insulina. Quando i grassi sono ingeriti con i carboidrati, possono avere effetti sul glucosio plasmatico e la risposta insulinica a quella quantità di carboidrati<ref name="Macronutrients" />. Per la precisione, i valori glicemici sono ridotti a seguito dell'assunzione di una stessa quantità glucidica contenente lipidi, ma la risposta insulinica è maggiore rispetto all'assunzione della stessa quota glucidica dasola<ref name="The effect" />. Il potenziamento della risposta insulinica ai carboidrati quando questi sono assunti con una quantità di grasso è coerente con la documentata resistenza all'insulina associata alle diete ricche di grassi<ref name="co-ingestion of fat">G. Collier, A. McLean and K. O'Dea. ''[http://www.springerlink.com/content/u8v38071364t6tmm/ Effect of co-ingestion of fat on the metabolic responses to slowly and rapidly absorbed carbohydrates]''. Diabetologia, 1984;26:50-4</ref>. Ad esempio, molti prodotti di pasticceria e dolciumi ricchi di grassi e carboidrati raffinati, hanno causato un incremento spropositato delle produzione di insulina rispetto al loro [[carico glicemico]]<ref name="Clinical Nutrition" />.
 
===Il pasto misto===
Il pasto misto contenente glucidi risulta quindi in assoluto il maggiore stimolo sulla secrezione di insulina, e quindi sull'iperinsulinemia<ref name="Disease" />. Si è visto infatti che un pasto misto contenente carboidrati provoca un aumento dell'insulinemia di 5-7 volte rispetto all'ingestione di soli glucidi<ref>Mauro Panteghini. ''[http://books.google.it/books?id=oe2gFJj3nZ8C&pg=PA91&dq=pasto+misto+insulina&hl=it&ei=Ore7Tt2-MMS1hAe6jsnUBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CEMQ6AEwAw#v=onepage&q=pasto%20misto%20insulina&f=false Interpretazione degli esami di laboratorio]''. PICCIN, 2008. p. 91. ISBN 8829918962</ref>.
 
A seguito di un pasto misto, l'incremento dei livelli plasmatici di glucosio e insulina sopprimono altamente la [[lipolisi]] e la disponibilità di [[acidi grassi]] liberi (FFA o NEFA) nel sangue. In aggiunta, l'attivazione dell'enzima [[Lipoproteina lipasi|lipoprotein lipasi (LPL)]] nel tessuto adiposo da parte dell'insulina stimola la liberazione dei [[chilomicroni]] e il conseguente deposito degli acidi grassi derivanti dal pasto all'interno del tessuto adiposo sotto forma di trigliceridi. L'incremento dell'insulina e degli amminoacidi nel plasma a seguito di un pasto misto stimolano lo stivaggio degli [[amminoacidi ramificati|amminoacidi ramificati (BCAA)]] nel muscolo scheletrico e la proteosintesi, inibendo la proteolisi<ref name="Diabetes mellitus">Jerrold M. Olefsky. ''[http://books.google.it/books?id=hgiuDHVUuT4C&pg=PA177&dq=mixed+meal+insulin&hl=it&sa=X&ei=oeEKT6GpEYOM-wa4uqjvDw&ved=0CDMQ6AEwATgK#v=onepage&q=mixed%20meal%20insulin&f=false Diabetes mellitus: a fundamental and clinical text]''. Lippincott Williams & Wilkins, 2004. p. 177. ISBN 0781740975</ref>.
 
Cibi industriali composti da diversi nutrienti, specie raffinati (come zuccheri semplici e grassi idrogenati) stimolano l'insulina in maniera sproporzionata rispetto al loro indice glicemico. Infatti, tra i cibi che più innalzano l'insulina spiccano i prodotti di pasticceria, i croissant, i biscotti, le merendine, le barrette dolci, i gelati, ed anche il pane bianco. In questi casi, considerare l'indice e il carico glicemico non è predittivo della conseguente produzione dell'ormone, che risulterà in ogni caso maggiore<ref name="ecodieta" />.
 
Nel caso di una classica colazione composta da cornetto e cappuccino, si assiste ad un effetto iperinsulinizzante e ipoglicemizzante per opera dell'insulina, stimolata sinergicamente da farina raffinata, zucchero e grassi idrogenati contenuti nel cornetto, assieme al latte e zucchero del cappuccino. Effetti analoghi possono essere riscontrati nelle colazioni dolci a base di biscotti, pane bianco, burro, marmellata, latte zuccherato<ref name="ecodieta" />. Poco probabile è la possibilità che lo zucchero venga ingerito da solo; solitamente è aggiunto a farine raffinate e/o grassi, come in un dolce, un biscotto, un cornetto o un gelato. Lo si consuma spesso in un dessert a fine pasto, dopo aver già mangiato alimenti ricchi di proteine, grassi e carboidrati, andando ad incrementare ulteriormente la produzione dell'ormone insulinico<ref name="ecodieta" />.
==Tabelle dell'indice insulinico<ref name="Clinical Nutrition" />==
===Cibo vario===
Nello studio più celebre sull'indice insulinico (Holt, 1997) vengono confrontati 38 tipi di cibo in riferimento il pane bianco. Nella tabella sotto rappresentata, il valori del "punteggio glicemico" e quello "insulinico" sono calcolati sulla base dell’apporto energetico di 1000kj di un determinato cibo, cioè 239 Kcal.
 
{| class="wikitable sortable"
|-
! Cibo
! Punteggio glicemico (pane bianco 100)
! Punteggio insulinico (pane bianco 100)
|-
| '''Cereali per la prima colazione'''
|colspan=3|
|-
| All-Bran
| 40 ± 7
| 32 ± 4
|-
| Porridge
| 60 ± 12
| 40 ± 4
|-
| Muesli
| 43 ± 7
| 46 ± 5
|-
| Special K
| 70 ± 9
| 66 ± 5
|-
| Honeysmacks
| 60 ± 7
| 67 ± 6
|-
| Sustain
| 66 ± 6
| 71 ± 6
|-
| Cornflakes
| 76 ± 11
| 75 ± 8
|-
| Media:
| 59 ± 3
| 57 ± 3
|-
| '''Cibi ricchi di carboidrati'''
|colspan=3|
|-
| Pane bianco
| 100 ± 0
| 100 ± 0
|-
| Pasta raffinata
| 46 ± 10
| 40 ± 5
|-
| Pasta integrale
| 68 ± 10
| 40 ± 5
|-
| Pane di segale
| 60 ± 12
| 56 ± 6
|-
| Riso integrale
| 104 ± 18
| 62 ± 11
|-
| Patatine fritte
| 71 ± 16
| 74 ± 12
|-
| Riso bianco
| 110 ± 15
| 79 ± 12
|-
| Pane integrale
| 97 ± 17
| 96 ± 12
|-
| Patate
| 141 ± 35
| 121 ± 11
|-
| Media:
| 88 ± 6
| 74 ± 8
|
|-
| '''Cibi ricchi di proteine'''
|colspan=3|
|-
| Uova
| 42 ± 16
| 31 ± 6
|-
| Formaggio
| 55 ± 18
| 45 ± 13
|-
| Carne
| 21 ± 8
| 51 ± 16
|-
| Lenticchie
| 62 ± 22
| 58 ± 12
|-
| Pesce
| 28 ±
| 59 ± 18
|-
| Fagioli al forno
| 114 ± 18
| 120 ± 19
|-
| Media:
| 54 ± 7
| 61 ± 7
|
|-
| '''Frutta'''
|colspan=3|
|-
| Mele
| 50 ± 6
| 59 ± 4
|-
| Arance
| 39 ± 7
| 60 ± 3
|-
| Banane
| 79 ± 10
| 81 ± 5
|-
| Uva
| 74 ± 9
| 82 ± 6
|-
| Media:
| 61 ± 5
| 71 ± 3
|-
| '''Snack e prodotti confezionati'''
|colspan=3|
|-
| Arachidi
| 12 ± 4
| 20 ± 5
|-
| Popcorn
| 62 ± 16
| 54 ± 9
|-
| Patatine
| 52 ± 9
| 61 ± 14
|-
| Gelato
| 70 ± 19
| 89 ± 13
| 96
|-
| Yogurt
| 62 ± 15
| 115 ± 13
|-
| Mars
| 79 ± 13
| 122 ± 15
|-
| Jellybeans
| 118 ± 18
| 160 ± 16
|-
| Media:
| 62 ± 6
| 89 ± 7
|-
| '''Prodotti da forno'''
|colspan=3|
|-
| Ciambelle
| 63 ± 12
| 74 ± 9
|-
| Croissant
| 74 ± 9
| 79 ± 14
|-
| Dolci
| 56 ± 14
| 82 ± 12
|-
| Cracker
| 118 ± 24
| 87 ± 12
|-
| Biscotti
| 74 ± 11
| 92 ± 15
|-
| Media:
| 77 ± 7
| 83 ± 5
|}
 
===Qualità di riso===
In questa tabella, sono presenti l'indice insulinico e glicemico dei cibi in riferimento al glucosio. Questa è tratta da uno studio precedente, risalente al 1992 (Brand-Miller et al. 1992), in cui si volle stabilire l'indice glicemico e l'indice insulinico di 12 qualità di riso, testandoli su 8 soggetti sani. In questa ricerca l'indice insulinico era stabilito, come l'indice glicemico, in riferimento al glucosio, che dunque assume un valore di 100. Si concluse che IG e II del riso sono circa proporzionali, e che gran parte delle qualità di riso possono essere classificate ad alto indice glicemico e insulinico. Solamente le qualità ad alto contenuto di amilosio potevano essere potenzialmente introdotte in una dieta a basso indice glicemico<ref>Brand-Miller et al. ''[http://www.ajcn.org/content/56/6/1034.abstract Rice: a high or low glycemic index food?]''. Am J Clin Nutr. 1992 Dec;56(6):1034-6.</ref>.
 
{| class="wikitable sortable"
|-
! Cibo
! Indice glicemico (glucosio 100)
! Indice insulinico (glucosio 100)
|-
| riso calrose
| 83 ± 13
| 67 ± 15
|-
| riso calrose integrale
| 87 ± 8
| 51 ± 7
|-
| riso pelde
| 93 ± 11
| 67 ± 11
|-
| riso pelde integrale
| 76 ± 6
| 55 ± 10
|-
| riso pelde (parboiled)
| 87 ± 7
| 57 ± 6
|-
| riso doongara
| 64 ± 9
| 40 ± 10
|-
| riso doongara integrale
| 66 ± 7
| 39 ± 6
|-
| riso sunbrown rapido
| 80 ± 7
| 54 ± 6
|-
| riso waxy
| 88 ± 11
| 89 ± 19
|-
| rice cake
| 82 ± 11
| 73 ± 12
|-
| crusca di riso
| 19 ± 3
| 23 ± 4
|-
| pasta di riso integrale
| 92 ± 8
| 72 ± 18
|-
| pasta di grano
| 58 ± 7
| 52 ± 9
|-
| fiocchi di avena
| 58 ± 4
| 54 ± 12
|-
| fiocchi d'orzo
| 66 ± 5
| 64 ± 11
|}
 
===Latticini===
La tabella mostra le differenze tra indice glicemico e insulinico tra alcuni latticini, in riferimento al pane bianco. L'obiettivo di questo studio (Östman et al. 2001) era di definire la risposta glicemica e insulinemica dopo il consumo di latte o prodotti derivati dal latte fermentato (yougurt o simili). Oltre al latte, sono stati testati due prodotti derivati dalla fermentazione del latte simili allo yogurt commercializzati in Svezia: långfil (ropy milk) e filmjölk, entrambi con il 3% di lipidi. In aggiunta venne testata una soluzione di lattosio e acqua. L'acido lattico presente nei prodotti derivati dalla fermentazione del latte non abbassavano l'indice glicemico e insulinico. Nonostante il loro basso indice glicemico di 15-30, tutti questi latticini producevano un alto indice insulinico di 90-98, non molto differente dall'indice insulinico del pane bianco, usato come alimento di riferimento. Gli studiosi conclusero che i latticini presentavano un indice insulinico tra le 3 e le 6 volte più elevato di quanto stimato dal loro corrispondente basso indice glicemico<ref name="milk products" />.
 
{| class="wikitable sortable"
|-
! Cibo
! Indice glicemico (pane bianco 100)
! Indice insulinico (pane bianco 100)
|-
| lattosio
| 68 ± 8
| 50 ± 6
|-
| latte normale
| 30 ± 4
| 90 ± 8
|-
| filmjölk
| 15 ± 3
| 98 ± 11
|-
| ropy milk
| 15 ± 3
| 97 ± 13
|}
===Aroma al cacao===
Anche questa tabella presenta indice glicemico e insulinico in riferimento al glucosio. Questa è stata tratta da uno studio del 2003 (Brand-Miller, 2003) in cui si avanzava l'ipotesi che i prodotti a base di cioccolato inducessero una risposta insulinica maggiore rispetto a dolci insaporiti con altri aromi. In questa ricerca vennero usati 6 paia di cibi, e in ogni coppia, solo uno dei due era a base di cioccolato (polvere di cacao). Sebbene l'indice glicemico non differisse per ogni coppia, l'indice insulinico dei dolci a base di cioccolato era sempre più elevato, in media del 28%, rispetto ai dolci senza polvere di cacao. La più grande differenza era ritrovata nel latte, la cui variante al cioccolato aumentava l'insulinemia del 45% se comparato al latte alla fragola. Si concluse che la presenza di polvere di cacao nei cibi porta ad una maggiore insulinemia post-prandiale<ref name="Cocoa Powder" />.
 
{| class="wikitable sortable"
|-
! Cibo
! Indice glicemico (glucosio 100)
! Indice insulinico (glucosio 100)
|-
| cereali di riso per l'infanzia
| 84 ± 4
| 64 ± 6
|-
| cereali di riso al cioccolato
| 87 ± 11
| 79 ± 10
|-
| torta di vaniglia
| 41 ± 4
| 67 ± 12
|-
| torta di cioccolato
| 41 ± 4
| 88 ± 14
|-
| torta bianca
| 43 ± 6
| 63 ± 13
|-
| cioccolato al latte
| 42 ± 7
| 71 ± 13
|-
| gelato alla vaniglia
| 38 ± 3
| 54 ± 4
|-
| gelato al cioccolato
| 37 ± 3
| 71 ± 3
|-
| budino alla vaniglia
| 43 ± 5
| 62 ± 5
|-
| budino al cioccolato
| 47 ± 4
| 80 ± 5
|-
| latte alla fragola
| 35 ± 3
| 59 ± 5
|-
| latte al cioccolato
| 41 ± 4
| 86 ± 11
|}
 
==Voci correlate==
*[[Carico insulinico]]
*[[Indice glicemico]]
*[[Carico glicemico]]
*[[Insulina]]
*[[Insulinemia]]
*[[Iperinsulinemia]]
*[[Glicemia]]
*[[Iperglicemia]]
*[[Glucagone]]
*[[Glucosio]]
*[[Diabete]]
*[[Diabete mellito di tipo 2]]
*[[Iperlipidemia]]
*[[Aminoacidi insulinogenici]]
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*[http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/indice-insulinico.html Indice insulinico su my-personaltrainer.it]
*[http://www.albanesi.it/Dietologia/indice_insulinico.htm Indice insulinico su albanesi.it]
*[http://www.cibo360.it/alimentazione/dietologia/indici_tabelle/indice_insulinico.htm Indice insulinico su cibo360.it]
 
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{{Portale|biografie|politica}}
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