Storia di Firenze e Marysville (Kansas): differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati del Kansas}}
{{torna a|Firenze}}
{{Divisione amministrativa
[[File:Florence-Détail façade-dôme.jpg|thumb|upright|Firenze - [[Santa Reparata]], particolare della facciata del Duomo]]
|Nome = Marysville
La '''storia di Firenze''' riguarda le [[storia|vicende storiche]] relative a [[Firenze]], [[città italiane|città dell'Italia]] [[Italia Centrale|centrale]].
|Nome ufficiale = {{en}} Marysville, Kansas
 
|Panorama = Marshall Co KS Courthouse.JPG
== Preistoria e primi insediamenti ==
|Didascalia = Il tribunale
[[File:Necropoli di Palastreto 02.JPG|thumb|La [[necropoli di Palastreto|necropoli etrusca di Palastreto]] sui colli di [[Sesto Fiorentino]]]]
|Bandiera =
 
|Stemma =
Nell'età [[quaternario|quaternaria]] la piana di [[Firenze-Prato-Pistoia]] era un lago che stagnava tra le linee dei rilevi del [[Monte Albano]] a ovest, del [[Monte Giovi]] a nord e delle prime [[colline del Chianti]] a sud. Con il ritirarsi delle acque la pianura, situata a una cinquantina di metri sul livello del mare, rimase costellata di tanti stagni ed acquitrini che, soprattutto nella zona di [[Campi Bisenzio]], [[Signa]] e [[Bagno a Ripoli]], furono una costante del territorio almeno fino alle bonifiche realizzate a partire dal [[Settecento]]. Una sezione del [[Museo di storia naturale sezione di geologia e paleontologia|Museo di Geologia e Paleontologia]] illustra egregiamente questo periodo della preistoria toscana, con schede e reperti.
|Stato = USA
 
|Grado amministrativo = 3
Si ritiene che alla confluenza del [[Mugnone]] con l'[[Arno]] vi fosse un insediamento [[civiltà villanoviana|villanoviano]] già tra il [[X secolo a.C.|X]] e l'[[VIII secolo a.C.]] Tra il [[VII secolo a.C.|VII]] e il [[VI secolo a.C.]] gli [[etruschi]] dovevano aver scoperto e usato il facile guado del fiume Arno presso la suddetta confluenza, dove anche la pianura era più stretta per la vicinanza dei colli da nord e da sud. In quel punto avevano costruito probabilmente una passerella o un servizio di traghetto, che doveva trovarsi una decina di metri dall'attuale [[Ponte Vecchio]], nel guado più stretto. Gli etruschi comunque preferivano non fondare città in pianura per ragioni di difesa (da eserciti stranieri e dalle inondazioni) e si stabilirono a circa sei chilometri dal guado su una collina, dove nacque il centro fortificato di ''Vipsul'', l'odierna [[Fiesole]], ben collegato con una strada che univa tutti i principali centri etruschi dall'[[Emilia]] al nord del [[Lazio]].
|Tipo = ''[[Comuni degli Stati Uniti d'America|city]]''
 
|Divisione amm grado 1 = Kansas
== I Romani ==
|Divisione amm grado 2 = Marshall
{{vedi anche|Florentia|Etruschi}}
|Voce divisione amm grado 2 = Contea di Marshall (Kansas)
{{Approfondimento
|Amministratore locale =
|allineamento=destra
|Partito =
|larghezza=200px
|Data elezione =
|titolo="Florentia, città del fiore"
|Data istituzione =
|contenuto=
|Latitudine gradi = 39
[[File:Fleur de lis of Florence.svg|65px|right]]<br />
|Latitudine minuti = 50
Il villaggio di ''Florentia'' fu fondato a [[primavera]], durante i ''[[Ludi Florales]]'', in onore della dea [[Flora (divinità)|Flora]] o, secondo altre ipotesi, il nome fu scelto per l'abbondanza di [[lilium|gigli]] fioriti nella zona.
|Latitudine secondi = 41
 
|Latitudine NS = N
I romani erano infatti particolarmente sensibili agli oroscopi e la scelta del periodo che dà inizio all'anno astrologico e astronomico era considerata particolarmente favorevole. Echi di queste credenze si trovano anche in [[Dante]] (che immaginò il suo viaggio della [[Divina commedia]] nel [[1300]] sotto la costellazione dell'[[Ariete (astronomia)|Ariete]]) ed in [[Francesco Petrarca]] (che nelle ''Rime'' (CCXI) entra nel labirinto "il dì sesto d'aprile"). La costellazione, la primavera, il fiore quindi ricorrono continuamente nelle vicende fiorentine.
|Longitudine gradi = 96
 
|Longitudine minuti = 38
Quando fu deciso di scegliere il nome per la moneta fu scelto il [[fiorino]] e sui gonfaloni fu messo il [[Iris (botanica)|giaggiolo]] ovvero l'iris. Quando poi si dovette dedicare la [[Duomo di Firenze|cattedrale]], la scelta cadde su [[Maria, madre di Gesù|Maria]] e come appellativo di distinzione venne scelto proprio ''del Fiore'', cioè di Firenze stessa. Ci si può veramente chiedere cosa sarebbe successo se il suo fondatore non avesse scelto quel fortunato nome.
|Longitudine secondi = 33
|Longitudine EW = W
|Altitudine =
|Superficie = 11.97
|Note superficie =
|Abitanti = 3294
|Note abitanti =
|Aggiornamento abitanti = 2010
|Divisioni confinanti =
|Fuso orario = -6
|Targa =
|Nome abitanti =
|Patrono =
|Festivo =
|Mappa = Marshall_County_Kansas_Incorporated_and_Unincorporated_areas_Marysville_Highlighted.svg
|Didascalia mappa =
}}
'''Marysville''' è un comune degli [[Stati Uniti d'America]], situato nello Stato del [[Kansas]], nella [[contea di Marshall (Kansas)|contea di Marshall]], della quale è il capoluogo.
 
Qui è nato il cestista [[Kendra Wecker]].
Alcuni storici ancora si dibattono circa l'esistenza di un insediamento protoromano, arrivando anche a sostenere la possibilità che fosse esistito un ''municipium'' che sarebbe stato distrutto da [[Lucio Cornelio Silla|Silla]].
 
Tuttavia, la storia conosciuta di [[Firenze]] comincia tradizionalmente nel [[59 a.C.]], con la fondazione da parte dei [[Antica Roma|Romani]] di un villaggio chiamato ''"[[Florentia]]"'', e destinato ai veterani dell'esercito.
Secondo alcuni storici la città sarebbe stata fondata per precise ragioni politiche e strategiche: nel [[62 a.C.]], Fiesole era stata un covo di [[catilina]]ri e Cesare volle un avamposto a solo 6&nbsp;km per controllare le vie di comunicazione. Nel [[70 a.C.]] la struttura della città era già abbastanza definita nelle sue componenti strutturali classiche del [[castrum]] cioè due vie che s'intersecavano e dividevano in due parti distinte l'antico accampamento militare.
[[File:Museo Firenze com'era, plastico Florentia 1.JPG|thumb|left|Plastico di Florentia, [[Museo di Firenze com'era]].]]
 
La città cesariana aveva il disegno classico previsto dagli agrimensori romani: quadrangolare e suddivisa al suo interno da sette strade sull'asse nord - sud intersecate ortogonalmente da cinque strade sull'asse est - ovest.
 
I Romani costruirono gli argini all'[[Arno]] ed al [[Mugnone]] e la scelta del sito si rivelò vantaggiosa per i trasporti: l'antica [[Firenze|Florentia]] si trovò infatti sulla via consolare [[Via Cassia|Cassia Nuova]] in un punto strategicamente molto importante perché formava un cuneo che controllava la fine della valle dell'[[Arno]] appenninica e l'inizio della pianura che conduceva al mare in direzione di [[Pisa]]. Nel [[123]] abbiamo le prime notizie precise sull'insediamento, quando fu creato il primo vero ponte sull'[[Arno]].
 
Intorno all'accampamento militare romano cominciavano intanto ad essere costruiti tutti quegli edifici che caratterizzano le città romane: un acquedotto (dal [[Monte Morello]]), un foro (nell'odierna [[Piazza della Repubblica (Firenze)|Piazza della Repubblica]]), terme (almeno due stabilimenti), un [[teatro romano di Firenze|teatro]] e un [[Anfiteatro romano di Firenze|anfiteatro]], mentre il territorio circostante veniva razionalizzato con la [[centuriazione]] delle aree coltivate: nelle carte aeree di zone come quella attorno a [[Peretola]], per esempio, si possono scorgere ancora tracce sicure di questa indelebile attività. Esisteva anche un porto fluviale, che consentiva commerci fino con [[Pisa]].
 
Prese corpo così una vera e propria città e, data la sua origine militare fu dedicata al dio [[Marte (divinità)|Marte]] che fu il primo patrono di Florentia.
[[File:Museo Firenze com'era,scultura.JPG|thumb|left|upright=0.8|Statua romana, recuperata negli scavi delle terme, [[Museo di Firenze com'era]].]]
I contorni della città romana sono ancora riconoscibili nelle piantine della Firenze attuale, dove s'individua a colpo d'occhio il nucleo quadrato del primo centro, con le strade perpendicolari tagliate dal [[Cardine (storia romana)|cardo]] e il [[decumano]] (cioè le due vie principali) oggi individuabili in Via Strozzi, Via del Corso e Via degli Speziali, che tagliano il centro da ovest a est, e le vie Roma e Calimala che lo attraversano da nord a sud fino all'attraversamento dell'Arno. Il quadrangolo, cinto da [[mura di Firenze|mura]] fortificate con numerose torri, misurava circa 1800 metri per lato e ospitava al suo interno, secondo le stime, tra i 10.000 e 15.000 abitanti. Al centro dei quattro lati si aprivano altrettante porte che alcune delle quali furono in uso fino a tutto l'alto medioevo.
 
Nel [[285]] [[Diocleziano]], durante il riordino dell'Impero, stabilì proprio a Firenze la sede del ''Corrector'', cioè del comandante della legione, che era responsabile per tutta la [[Tuscia]], a suggello della maturata importanza strategica dell'insediamento nel panorama regionale. I mercanti orientali (fra i quali una notevole colonia stabilitisi in [[Oltrarno]] appena passato il ponte) portarono il culto di [[Iside]] prima e in seguito, a partire dal [[II secolo]] quello del [[Cristianesimo]].
 
Non sono rimasti monumenti visibili del periodo romano poiché Firenze ebbe un rapido sviluppo durante il periodo successivo e la Firenze medievale costruì e allargò quella romana e vi si sovrappose.
 
Ancora oggi però affiorano dal sottosuolo costruzioni come ad esempio il complesso termale scoperto in [[Piazza della Signoria]] proprio accanto al declivio che scende verso [[Piazza San Firenze]] dove è verosimile che fosse il [[teatro]], oggi inglobato dal [[Palazzo Gondi|palazzo della famiglia Gondi]].
 
Ma il monumento più riconoscibile è quello dell'[[Anfiteatro romano di Firenze|anfiteatro]] che, sebbene invaso da case medievali dalle quali spuntano residui della primigenia costruzione in laterizio (compreso forse qualche arco di accesso), mantiene sempre la sua forma ellittica; non a caso la strada che lo circonda è stata battezzata Via Tòrta (cioè ''storta'').
 
Al [[Museo Archeologico di Firenze|Museo Archeologico]] e al [[Museo topografico di Firenze com'era]] si trovano le più importanti testimonianze di Florentia, con numerosi reperti e sezioni per la didattica.
 
== L'epoca paleocristiana ==
[[File:Santa Reparata mosaique 1.JPG|thumb|Il [[pavimento musivo]] paleocristiano di [[Chiesa di Santa Reparata|Santa Reparata]]]]
[[File:Santa Felicita, materiale romano e paleocristiano.JPG|thumb|Iscrizioni romane e paleocristiane in [[chiesa di Santa Felicita (Firenze)|Santa Felicita]]]]
 
I primi evangelizzatori a Firenze arrivarono probabilmente dall'[[Asia|Oriente]] assieme ai mercanti siriaci, greci e anatolici, che facevano muovere i commerci in tutto l'[[Impero romano]]. Tradizionalmente gli storici due-trecenteschi, come [[Giovanni Villani]], attribuirono l'evangelizzazione ai discepoli di [[san Pietro apostolo]], quali gli oscuri [[san Frontino]] e [[Paolino di Lucca|san Paolino]]. E durante la persecuzione di [[Decio]] del [[250]] viene collocata la decapitazione del martire [[San Miniato protomartire|san Miniato]], santo ''cefaloforo'' perché avrebbe raccolto la sua testa e sarebbe andato a piedi verso il colle dove oggi sorge la [[basilica di San Miniato al Monte|basilica a lui dedicata]].
 
Se queste leggende sono prive di qualsiasi testimonianza storica, è invece documentata dal ritrovamento di antichissime lapidi la presenza di cristiani nella zona della [[chiesa di Santa Felicita (Firenze)|chiesa di Santa Felicita]], dedicata, guarda caso, a una [[Sante Perpetua e Felicita|santa]] il cui culto era diffuso nel Mediterraneo orientale.
 
Nel [[313]] poi è accertata la presenza di un primo [[vescovo di Firenze|vescovo]] [[Felice (Vescovo di Firenze)|Felice]], presente a Roma al raduno indetto da [[Papa Milziade]], mentre nel [[393]] [[sant'Ambrogio]] visitò la città e fondò la [[chiesa di San Lorenzo (Firenze)|chiesa di San Lorenzo]] allora fuori dalle mura (forse sul sito di una necropoli cristiana, come avveniva a quel tempo con le prime basiliche romane).
 
Un decennio dopo Firenze aveva un primo ''pater patriae'' rappresentato dal vescovo [[san Zanobi]], che organizzò la [[diocesi di Firenze|diocesi]] e animò la resistenza dei fiorentini contro l'invasione dei [[Ostrogoti]] di [[Radagaiso]], i quali assediarono la città ma furono provvidenzialmente sconfitti dall'arrivo di [[Stilicone]], il grande generale dell'Imperatore [[Flavio Onorio|Onorio]] ([[405]]-[[406]]). Il giorno della vittoria (secondo la tradizione) si ricordava [[santa Reparata di Cesarea di Palestina]] e proprio a questa santa martire si volle dedicare in segno di riconoscenza una pieve appena fuori dalla Porta Aquilonia, a nord, quella [[chiesa di Santa Reparata]] che alcuni secoli più tardi, con il trasferimento delle spoglie del vescovo Zanobi, diventò cattedrale, al posto del già esistente [[Battistero di San Giovanni (Firenze)|battistero di San Giovanni]], allora semplicemente chiesa, indicata spesso come l'edificio più antico di Firenze che abbia mantenuto la sua struttura originaria.
 
Secondo studiosi come [[Mario Lopes Pegna|Lopes Pegna]] in quel periodo la città si andava anche spopolando: la villa romana trovata sotto [[Piazza del Duomo (Firenze)|Piazza del Duomo]] era già divisa in abitazioni più modeste prima di venire abbattuta per fare spazio alla ''platea episcopis''. L'ipotesi è che i latifondisti preferirono abbandonare Firenze per difendersi da un fisco troppo esoso e per evitare che gli venissero imposte cariche amministrative che comportavano anche l'assunzione di responsabilità personali nella riscossione delle tasse.
[[File:Opera del duomo (FI), sarcofago.JPG|thumb|left|Sarcofago romano nel [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]]]]
 
Si consumava in quel periodo la definitiva conversione di tutta la popolazione al cristianesimo (soprattutto dopo la vittoria su Radagaiso da molti attribuita alle preghiere di Zanobi) ed è significativa la graduale sovrapposizione che sostituì l'antico patrono di Marte, patrono della Firenze romana, con il culto di [[san Giovanni Battista]]. La dedicazione al santo forse è posteriore e alcuni la intendono come un retaggio della più tarda dominazione longobarda, in ogni caso ormai Firenze aveva almeno tre chiese ([[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], [[chiesa di Santa Felicita (Firenze)|Santa Felicita]] e la distrutta [[chiesa di Santa Maria in Campidoglio (Firenze)|chiesa di Santa Maria in Campidoglio]], nel foro) situate però appena fuori le [[mura di Firenze|mura]], segno che comunque resisteva l'impianto urbanistico della città di epoca imperiale. Dagli scavi del [[1971]]–[[1972|72]] è stato chiarito che il tratto nord delle mura (quello verso il Duomo e San Lorenzo) era stato già abbattuto tra il II e il III secolo, per cui dovettero esistere nuove e più ampie fortificazioni che furono realizzate nella seconda metà del IV secolo quando i barbari cominciarono a fare davvero paura, per cui i nuovi edifici di culto non dovevano essere completamente esposti ai pericoli esterni.
 
Il Battistero, il monumento fiorentino dalla datazione più controversa, sebbene creduto in precedenza di epoca paleocristiana, scavi recenti hanno mostrato come le sue fondamenta fossero ben due metri sopra il livello della pavimentazione romana, spostandone la datazione al XII secolo. All'esterno sono riconoscibili alcuni materiali di scarto romani, quali la ''[[Naumachia]]'' vicina alla porta sud e due sarcofagi del [[I secolo]] che fino al [[1966]] erano posti invece all'interno della chiesa stessa, ma oggi rimossi e trasportati al [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]].
 
Se l'invasione di Radagaiso aveva innescato quel processo di regressione che portò al medioevo più oscuro, a Firenze il V secolo non dovette tutto sommato essere ancora terribile e probabilmente fu possibile procedere nella costruzione almeno della chiesa di San Giovanni, che per i suoi caratteri originali viene attribuito come opera costruita quando la memoria dell'architettura romana era ancora viva. Tra l'attacco di Radagaiso e la [[Guerra gotica (535-553)|guerra greco-gotica]] infatti ci fu circa un secolo e mezzo di pace.
 
== L'alto medioevo ==
[[File:Torre della Pagliazza 1.JPG|thumb|upright=0.8|La [[Torre della Pagliazza]], incerto vestigio della presunta seconda cerchia muraria]]
=== Le guerre tra goti e bizantini ===
Firenze, come gran parte dell'Italia, finì in mano ai [[goti]] di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] senza scosse. Durante le due [[guerra gotica (535-553)|guerre gotiche]] venne occupata dai bizantini di [[Belisario]] nel [[541]] e in seguito saccheggiata e devastata da [[Totila]] nel [[550]] prima di venire riconquistata dai greci guidati da [[Narsete]].
[[File:Totila fa dstruggere la città di Firenze.jpg|thumb|left|''Totila fa distruggere la città di Firenze'', miniatura]]
L'esercito di [[Giustiniano]] trovò una città così in rovina e spopolata, che nel restaurarne le difese le avrebbero fatte arretrare di alcune decine di metri. Questa teoria non ha trovato però conferme sul piano archeologico, per cui oggi viene messa in discussione. Forse l'unica vestigia di quel periodo è la [[Torre della Pagliazza]], sorta appoggiandosi sul muro di una piscina termale, per questo dall'insolito disegno a pianta circolare. I bizantini fondarono la [[chiesa di Sant'Apollinare (Firenze)|chiesa di sant'Apollinare]], oggi distrutta, in onore del [[Apollinare di Ravenna|santo]] da essi particolarmente venerato.
 
=== I longobardi ===
Nel [[570]] la città passò in mano ai [[longobardi]], i quali però elessero come centro principale dell'area toscana [[Lucca]]. Essi, per mettere in comunicazione i territori da essi assoggettati dovettero usare strade lontane dalla Cassia e dalle strade romane, ancora controllate dai bizantini, per cui crebbe di importanza il [[Passo della Cisa|passaggio della Cisa]] e la strada che si snodava per Lucca, [[Altopascio]], [[Fucecchio]] e la [[Valdelsa]] fino a dirigersi verso Roma. Era il tracciato di quella che sarà poi chiamata [[Via Francigena]] e che tagliò Firenze fuori dai traffici più importanti, segnandone la decadenza.
 
Forse risale proprio a longobardi la devozione verso [[San Giovanni Battista]], tipica dei popoli di recente conversione.
 
Tra il finire dell'[[VIII secolo|VIII]] e l'inizio del [[IX secolo]], dopo due secoli di buio completo, la città vide l'inizio di una nuova rinascita, con una prima, timida ripresa delle attività economiche e un incremento demografico, forse causato più che altro dall'inurbamento di genti del contado spaventate dalle periodiche scorribande barbariche.
 
=== L'epoca carolingia ===
[[File:Targa santi apostoli 1.JPG|thumb|La targa davanti a [[Chiesa di Santi Apostoli (Firenze)|Santi Apostoli]] che ricorda la presenza di Carlo Magno, posta nel Quattrocento]]
 
[[Carlo Magno]] si fermò almeno due volte a Firenze: nel [[781]], di ritorno da [[Roma]], e nel [[786]], quando accolse le lamentele di alcuni monaci contro il duca longobardo [[Gudibrando]]. La presunta rifondazione di Firenze da parte del grande imperatore è un'ipotesi azzardata, spesso sostenuta con enfasi dai cronisti antichi, così come la lapide che ricorda la sua presenza alla posa della prima pietra della [[chiesa dei Santi Apostoli (Firenze)|chiesa dei Santi Apostoli]]. Di fatto la nuova dominazione significò solo la sottomissione a un duca franco anziché longobardo, e si dovette aspettare almeno fino all'epoca di [[Lotario I]] per assistere a un segno storicamente provato di ''rinascita''. Nell'[[854]] i comitati di [[Fiesole]] e di Firenze vennero uniti e fu scelta proprio Firenze come residenza del conte.
 
Iniziava così quel processo talvolta assimilato dai fiorentini a quello di "''madre''" e "''figlia''" che portò alla graduale crescita di importanza di Firenze rispetto a Fiesole.
 
In questa ottica di rinascita, e forse a causa della paura verso le invasioni degli ungari, vennero rinforzate le mura ed allargate fino ad arrivare a toccare l'[[Arno]], includendo un lembo triangolare di terreno ormai stabilmente edificato, segno quindi anche di una ripresa della crescita demografica.
 
Nell'[[825]], tuttavia, una banda di pirati [[normanni]] risalì l'[[Arno]] a forza di remi dalla foce fino ad un punto imprecisato per poi saccheggiare tutto il territorio ed assalire [[Fiesole]] che in quel momento era il centro più importante del medio [[Valdarno]], riuscendo a bruciare il palazzo vescovile (dove ora si trova la [[Badia Fiesolana]])<ref>R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze,1956</ref>.
 
Se in città e nei dintorni andavano sorgendo numerose chiese, il monachesimo in città attecchiva solo con piccole istituzioni di scarso rilievo. Fu solo con la fondazione della [[Badia fiorentina]] nel [[978]] da [[Willa di Tuscia|Willa di Toscana]] che Firenze ebbe un'abbazia benedettina che fosse anche un centro d'irradiazione culturale. Il figlio di Willa, [[Ugo di Tuscia]] intanto aveva segnato un altro fondamentale traguardo per Firenze: scelta come residenza del margraviato di Toscana, si prese una rivincita su [[Lucca]] che fino ad allora era stata la capitale politica della regione.
 
== Dopo l'anno Mille ==
[[File:Sanminiato.jpg|thumb|[[San Miniato al Monte]]]]
Il simbolo della rinascita cittadina può essere indicato con la fondazione della [[basilica di San Miniato al Monte]], avvenuta nel [[1013]] alla presenza del vescovo [[Alibrando]] con il beneplacito dell'[[Imperatore Enrico II]]. La chiesa dai leggeri archi a tutto sesto, dai capitelli corinzi e dalla bella facciata in marmo bianco e verde, segnò, con l'annesso [[monastero]], un apice del romanico in Toscana, con i primi accenni a un ''"proto-rinascimento"'' che incoraggiava il recupero di moduli classici, alla base dei futuri sviluppi dell'arte fiorentina.
Nel [[1055]] si tenne a Firenze un concilio alla presenza di [[Papa Vittore II]] e l'[[Imperatore Enrico III]] (in quell'occasione vennero abbellite [[chiesa di Santa Felicita (Firenze)|Santa Felicita]] e [[Chiesa di Santa Reparata|Santa Reparata]]), che condannò la [[simonia]] e il [[concubinato]] del clero, ispirato dal movimento di riforma voluto dal fondatore dei [[vallombrosani]] [[San Giovanni Gualberto]]. I suoi seguaci si scontrarono con quelli del simoniaco vescovo [[Pietro Mezzabarba]] davanti al [[chiesa di San Salvi|monastero di San Salvi]], con la "prova del fuoco" sostenuta dal cosiddetto ''Pietro Igneo'', che costrinse il vescovo alle dimissioni ([[1068]]).
Pochi anni prima il marchese [[Goffredo il Barbuto|Goffredo di Lorena]] sceglieva la città come sua capitale, mentre dal [[1059]] al [[1061]] per la prima volta salì sul [[papato|soglio di San Pietro]] un vescovo fiorentino: Gerardo di Borgogna, che divenne [[Papa Niccolò II]].
 
== Il XII secolo ==
=== La reggenza di Matilde di Canossa ===
[[File:Torre dei Baldovinetti 11.JPG|thumb|La [[Torre dei Baldovinetti]]]]
 
Se l'operato di [[San Giovanni Gualberto]] aveva segnato un primo smacco al clero corrotto, il problema non era ancora risolto, e in tutta la penisola iniziarono a formarsi gruppi di popolani (tradizionalmente provenienti dai ceti bassi, ma non solo) che si ribellavano all'autorità del clero, i cosiddetti [[patarini]]. Gli scontri tra eretici patarini e clero e, per la prima volta, tra l'embrione di [[guelfi e ghibellini]] (sostenitori rispettivamente del papato e del potere imperiale) furono però frenati finché la Contessa [[Matilde di Canossa]] fu in vita: essa resse l'equilibrio della penisola dal [[Piemonte]] al [[Lazio]] e fece da mediatrice tra gli interessi opposti. A Firenze essa aveva un castello poco fuori dalle [[mura di Firenze|mura]] (vicino alla [[chiesa di San Lorenzo (Firenze)|chiesa di San Lorenzo]]) e la sua sola presenza occasionale bastò a sedare le rivalità cittadine, almeno fino alla sua scomparsa, avvenuta nel [[1115]]. In quel periodo fu anche rafforzata la cerchia muraria e venne costruito un avamposto sul fiume, il [[Castello d'Altafronte]].
 
=== La nascita del Comune ===
{{Vedi anche|Repubblica fiorentina}}
Fu dopo l'estinzione del casato del [[Cadolingi]] (signori del Valdarno ovest) e la quasi contemporanea scomparsa di Matilde ([[1113]] e [[1115]]), seguita poco tempo dopo dal lungo interregno dovuto alla morte dell'[[Imperatore Enrico V]], che Firenze si resse a [[Comune medievale|Comune]] autonomo, per il venir meno del ''margraviato'', quale struttura intermedia tra impero e città.
La prima notizia del regime consolare è nella cronaca del Senzanome che riconduce i consoli al 1125. I primi consoli di cui si conosce il nome sono Burellus, Florenzitus, Broccardus, Servolus che compaiono in un atto del 19 marzo [[1138]].
Quindi poco si conosce dei modi di governo di quel primo Comune poiché la documentazione riguardante gli atti amministrativi è praticamente inesistente fino agli anni intorno al [[1170]]<ref>Notizie su i primi consoli possono trovarsi nella Cronaca dello pseudo Latini e in Pietro Santini ''Documenti dell'antica costituzione del Comune di Firenze'' e naturalmente sul Davidsohn nella sua ''Storia di Firenze''. Attualmente gli studi più importanti sul periodo sono stati condotti dal dottor Enrico Faini e dalla dottoressa Daniela De Rosa.</ref>. In un anno i consoli arrivarono a essere dodici (due per bimestre), affiancati da un consiglio di 150 "''Bonomini''" e, quattro volte l'anno, da un'assemblea generale dei cittadini. Non si conoscono i requisiti per ottenere queste cariche né le rispettive funzioni con esattezza. Nella pratica si immagina che fossero comunque le grandi famiglie ad egemonizzare la vita politica comunale.
Secondo la storiografia scientifica moderna, fu in questa fase che si consolidò l'inurbamento delle famiglie della nobiltà signorile e più antica, che vantavano diritti sul contado ed appartenevano alla tradizione feudale. Da qui il germe della futura contrapposizione che generò la guerra civile ed il confronto con la contrapposta e nascente nobiltà mercantile che si andava delineando in Città.
Uno studio di Enrico Faini dell'Università di Firenze, pubblicato nel 2004, che corregge o integra alcune conclusioni precedenti<ref>: "Il gruppo dirigente fiorentino nell'età consolare", in "Archivio Storico", CLXII (2004), pp.210</ref>, tenta di individuare le famiglie del ceto dirigente consolare esaminando non solo i documenti pubblici come già fatto da Pietro Santini ma esaminando anche gli atti privati proponendo tra queste [[Adimari (famiglia)|Adimari]], [[Amidei]], [[Ardinghi]], [[Brunelleschi]], [[Buondelmonti]], [[Caponsacchi]], [[Donati]], [[Fifanti]], [[Gherardini]], [[Nerli]], [[Porcelli]], Scolari, [[Uberti]], come le famiglie feudatarie sicuramente presenti fin dall'inizio in virtù delle cariche pubbliche da loro assunte, a cui a vario titolo si unirebbero in periodi posteriori i [[Giugni]], Rossi/Iacoppi, Sacchetti, Giandonati, [[Cavalcanti]], Chiermontesi, [[Gianfigliazzi]], Pigli, Sizi, Soldanieri, Squarciasacchi, [[Strozzi]], Tedaldini, [[Tornaquinci]], [[Vecchietti]], [[Della Tosa]], Della Bella, Giudi, Giochi, [[Lamberti (famiglia)|Lamberti]], Infangati, Barucci, Cipriani, Avogadi, [[Visdomini]]..
 
=== Economia in espansione ===
Sebbene nel panorama toscano la città fosse ancora di secondaria importanza rispetto a [[Lucca]], [[Pisa]] o [[Siena]], tutto il [[XII secolo]] vide la crescita delle produzioni dell'artigianato e la fortissima crescita del commercio. Il porto fluviale prosperava e via [[Valdarno]] la città si raccordava alla [[via Francigena]]. La prima attestazione delle [[Arti di Firenze|corporazioni delle arti e mestieri]] risale al [[1182]]. I mercanti fiorentini iniziavano già a inserirsi nel circuito degli scambi europei. Panni semilavorati arrivavano dalle [[Fiandre]] e dalla [[Francia]] e l'[[allume]] per la tintura dal Levante: con questi i fiorentini raffinavano e tingevano i tessuti fino a trasformarli in preziose stoffe che rivendevano all'estero a prezzi notevolmente maggiorati. Iniziavano inoltre in quell'epoca le prime attività bancarie che garantivano lauti guadagni, sebbene con alcuni rischi, non ultimo quello di accusa di [[usura]] da parte della Chiesa.
 
=== L'assoggettamento del contado ===
Al pari di altre città Firenze si era dedicata al controllo del suo contado attraverso la distruzione o la conquista dei castelli, assoggettando gradualmente i feudatari che detenevano il controllo sulle terre attraverso le fortificazioni.
La resistenza delle famiglie feudali fu evidentemente ostinata, in modo particolare si distinsero gli [[Alberti (conti di Prato)|Alberti]] (a nord e ovest), i Conti [[Guidi]], (il rapporto con i Conti [[Guidi]] cambiò quando [[Guido Guerra]] sposò la fiorentina "buona [[Gualdrada]]" la figlia di [[Bellincione Uberti]] dei Ravignani per cui si stabili una tregua tra Comune e conti), i Firidolfi, gli Ubaldini ed i Pazzi della Valdarno, i [[Gherardini]] nella Val di Greve (dal loro castello principale di [[Montagliari]]) e Val d'Elsa.
 
Nell'espansione decisiva fu la presa di [[Fiesole]] e la sua distruzione nel [[1125]]. La [[Duomo di Fiesole|Cattedrale]] venne risparmiata ma al [[vescovo di Fiesole|vescovo]] venne intimato di risiedere entro le mura fiorentine. Anche ai membri della aristocrazia feudale sottomessa nel corso dell'espansione di Firenze verso le campagne, venne imposta la cittadinanza e la residenza all'interno delle mura, almeno per un certo numero di mesi.
 
A metà del secolo Firenze dominava già il medio corso del [[Valdarno]] da [[Figline Valdarno|Figline]] a [[Empoli]] e si affacciava sulla scena politica regionale accanto alle altre importanti città vicine.
 
All'interno della cerchia urbana andava nel frattempo acuendosi il conflitto, anche di natura culturale, prima che militare, tra la morente tradizione feudale e la nuova borghesia mercantile, manifatturiera e bancaria. La stessa edilizia cittadina, ormai caratterizzata da altissime [[torre|torri]] (in realtà vere e proprie fortificazioni cittadine) documentava uno stato di perenne conflitto. È la Firenze della ''cerchia antica'' di [[Cacciaguida]], ricordata da [[Dante]].
 
=== L'alleanza con Pisa ===
Nel [[1171]] [[Pisa]], in difficoltà per le lotte contro [[Genova]] e contro l'imperatore [[Federico I Barbarossa]], chiese sostegno militare a Firenze. L'appoggio venne concesso in cambio di alcune vantaggiose condizioni come una percentuale sulle rendite della zecca pisana, alcune concessioni sul trasporto di merci e mercanti fiorentini sui territori e sulle navi pisane, oltre all'uso del porto con magazzini riservati. In cambio però iniziarono anche le lunghe guerre contro i lucchesi e i senesi che erano schierati sul fronte opposto e decisi a frenare l'avanzata di Firenze.
[[File:Arco di San Pierino 1.JPG|thumb|L'[[arco di San Pierino]], già Porta San Piero, resto della cerchia del XII secolo]]
 
=== La nuova cerchia di mura ===
L'anno successivo ([[1172]]), fino al [[1175]], si mise mano alle [[mura di Firenze|mura]], che triplicarono la superficie della città (da 24 a 75 ettari circa) includendo i numerosi "borghi" che si erano formati fuori dalle porte principali di accesso, compreso, per la prima volta, l'[[Oltrarno]]. Si stima che a quell'epoca, grazie alla crescente ricchezza e al continuo flusso di genti dal contado (sia popolani, sia ricchi proprietari terrieri), la popolazione contasse circa 25.000 unità. La crescita della popolazione e della ricchezza portò anche a un primo acuirsi delle differenze sociali e una complicazione della vita politica e sociale.
 
=== Disordini interni e fondazione delle Arti ===
Il tentativo degli [[Uberti]] nel [[1177]] di scardinare il sistema delle alleanze tra "consorterie" (i gruppi di più famiglie) che governavano il Comune si risolse con una sanguinosa guerra civile (che durò per circa tre anni) e con incendi e devastazioni. Da allora essi furono designati come i fautori dell'Impero, nel nome del quale si erano sollevati, e segnò la prima embrionale lotta tra i nascenti gruppi dei [[guelfi e ghibellini]]. Oltre alla fedeltà al papa o all'imperatore, queste due fazioni in lotta erano sicuramente più interessate a guadagnarsi, anche militarmente, la ''leadership'' politica ed economica della città, rifacendosi però agli ideali più nobili e generici sovranazionali.
 
Nel [[1182]] si vide emergere per la prima volta il ceto "borghese" dei commercianti e cittadini, con la fondazione dell'[[Arte di Calimala]], (probabilmente questa data è da anticipare perché il [[Giovanni Villani|Villani]] nella sua "[[Nova Cronica|Cronica]]" dice che sin dall'anno [[1150]] i consoli dell'[[Arte di Calimala]] avevano in guardia la fabbrica dell'Opera di [[battistero di San Giovanni (Firenze)|San Giovanni]]) la prima associazione corporativa di mercanti che fino ad allora erano stati esclusi dal potere politico monopolizzato dalle antiche famiglie aristocratiche.
 
Nel [[1193]] una nuova insurrezione capeggiata dagli Uberti, però questa volta appoggiati anche dai nuovi ceti dei mercanti e degli artigiani, abolì il sistema dei [[Console (storia medievale)|consoli]], col beneplacito dell'[[Imperatore Enrico VI]]. Sebbene istituito di nuovo nel [[1197]] era ormai chiaro come questo sistema di governo fosse ormai in crisi.
 
== Il Duecento ==
=== Il regime podestarile ===
Nel [[1207]] infatti il governo venne riformato e si passò dai consoli a un unico [[podestà (medioevo)|podestà]], un cavaliere preferibilmente forestiero, affinché si tenesse imparziale e al di fuori dalle contese tra le fazioni cittadine. Il primo podestà fu [[Gualfredotto da Milano]]. I requisiti per accedere alla carica erano la dignità cavalleresca, l'abilità militare e la conoscenza giuridica, che di fatto restringevano la scelta ai soli rampolli di famiglie aristocratiche. Nella pratica poi esisteva un consiglio oligarchico ristretto e uno collegiale, del quale facevano parte i capitani delle [[arti di Firenze|Arti]]: entro la prima metà dei Duecento il sistema delle corporazioni era completamente organizzato.
 
=== Vittorie militari ===
Tra il [[1197]] e il [[1203]] la città consolidò il suo controllo nel contado con alcune energiche azioni militari, soprattutto nel basso [[Valdarno]] (strategico per l'accesso fluviale) e nella [[Valdelsa]] (importante per il controllo della [[via Francigena]]). Nel [[1202]], dopo anni di assedio, fu presa la città di [[Semifonte]] che venne completamente rasa al suolo e dove fu imposto il divieto di edificazione. Con la presa di Semifonte, Firenze assestò un duro colpo al potere degli [[Alberti (conti di Prato)|Alberti]], i maggiori nemici all'espansionismo fiorentino che avevano fatto della Valdelsa la loro roccaforte, sostituendosi al potere feudale e controllando gli accessi alla via Francigena
 
=== Crescita demografica ===
Nel corso del Duecento Firenze visse il suo apogeo: già tagliata fuori dalla Francigena vi si collegò, effettuando una vera e propria rivoluzione stradale, grazie all'attrattività del suo mercato economico ed alla sicurezza del contado assoggettato da una serie di azioni militari<ref>Franco Cardini, ''Breve storia di Firenze'', cit., pag. 49.</ref>.
 
Si era formato in quel periodo un nuovo ceto: i ricchi mercanti che avevano iniziato a legarsi con politiche matrimoniali all'antica aristocrazia, univano il lusso e la raffinatezza al grande potere economico delle loro imprese, venendo poi definiti ''grandi'' o ''magnati''.
 
Dal contado inoltre proveniva un flusso sempre maggiore di genti, spesso immigrati di qualità provvisti di capitali e forte spirito d'iniziativa che in breve tempo avrebbero moltiplicato la popolazione e l'economia cittadina. Ma forte era anche la richiesta di manodopera a basso costo, che convogliò in città folle di subalterni, che non trovavano posto nella città antica delle torri, per questo si affollavano in miseri "borghi", cioè zone densamente abitate a ridosso degli accessi entranti nelle mura urbane.
 
=== Arrivo degli ordini mendicanti ===
In sostegno di questi diseredati giunsero presto gli [[ordini mendicanti]], che si distribuirono a raggiera attorno alle mura: i [[francescani]] presso "[[il Prato]] di Ognissanti" e sul sito della futura [[basilica di Santa Croce]], i [[domenicani]] a nord-ovest (dove sorgerà la [[basilica di Santa Maria Novella]]) nel [[1219]], i [[Congregazione Benedettina Silvestrina|silvestrini]] al Cafaggio (futura [[chiesa di San Marco (Firenze)|chiesa di San Marco]]), vicini ai [[serviti]] (dove sorgerà la [[basilica della Santissima Annunziata]]), gli [[umiliati]] presso [[piazza Ognissanti]], mentre l'[[Oltrarno]] ospitava i [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|carmelitani]] ([[chiesa del Carmine (Firenze)|chiesa del Carmine]]) e gli [[agostiniani]] ([[basilica di Santo Spirito]]). Nasceva così una nuova conformazione urbanistica caratterizzata da chiese via via ingrandite e trasformate in basiliche, ciascuna con una piazza antistante, disposte a raggiera attorno cinta muraria.
 
=== Lotta agli eretici ===
Non mancò la diffusione di dottrine ereticali, tra le quali si radicò soprattutto quella dei [[catari]], grazie anche all'appoggio di alcune grandi famiglie ghibelline, come risposta al papato avversario, quali gli [[Uberti]]. La repressione delle eresie non tardò e si servì degli stessi ordini mendicanti: fino al [[1244]] i domenicani, poi i francescani di Santa Croce<ref>Franco Cardini, ''Breve storia di Firenze'', cit., pag. 52.</ref>.
 
=== Guelfi e ghibellini ===
L'inizio delle contese tra [[guelfi e ghibellini]] viene fatto risalire tradizionalmente alla contesa tra [[Amidei e Buondelmonti]] del [[1216]], ma i primi scontri effettivi si ebbero quando [[Federico II di Svevia|Federico II]] decise di inviare in città il proprio figlio naturale [[Federico d'Antiochia]] (podestà dal [[1246]]) per appoggiare il partito ghibellino. Grazie alla propaganda guelfa la lotta agli eretici si fuse con quella ai ghibellini (ve ne sono echi anche nella ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]], nell'episodio dedicato a [[Farinata degli Uberti]], [[Inferno - Canto decimo|Inf. X]]). Nel [[1244]] [[Pietro da Verona]] accese gli animi di una parte della popolazione chiedendo una riforma politica e sociale.
 
Il governo ghibellino rispose istituzionalizzando le Arti e introducendo rappresentanti del ''Popolo'' (la nuova borghesia) accanto al podestà. Federico d'Antiochia governò con metodi duri e nel [[1248]] represse con energia un tentativo di insurrezione guelfa: egli, nei piani del padre, avrebbe dovuto assoggettare la città al controllo imperiale. Dopo l'iniziale resistenza i guelfi vennero scacciati lasciando la città in mano ai ghibellini, in particolare alla famiglia [[Uberti]]. Nel frattempo gli esuli guelfi si erano sparsi nel contado, mantenendo capitali, prestigio e contatti con la curia pontificia.
 
=== Il "Governo del Primo Popolo" ===
[[File:Fiorino 1347.jpg|thumb|upright=1.4|Fiorino del [[1347]]]]
Il 21 settembre [[1250]], l'esercito fiorentino fu sbaragliato in una imboscata guelfa a [[Figline Valdarno]]: un mese dopo un'insurrezione guidata dal "Popolo" scacciava Federico e tutte le grandi famiglie che lo avevano appoggiato. Iniziava così il florido periodo del ''Popolo Vecchio'' o del ''Primo Popolo''. Dal punto di vista politico le istituzioni ricalcarono la situazione creata dai ghibellini nel 1244-46, con un doppio sistema: da una parte il comune col podestà e due consigli; dall'altra il Popolo con un capitano (forestiero come il podestà), affiancato da altri due consigli: quello ''degli Anziani'' di 12 membri eletto dalle 20 compagnie militari, quindi su base territoriale, e quello dei 24 consoli delle Arti. Il potere esecutivo e quello di iniziativa legislativa spettavano al capitano del Popolo e al Consiglio degli Anziani, ma le leggi dovevano essere ratificate prima dai due consigli podestarili.
 
Il crescere di importanza delle Arti segnava una sempre maggiore diffidenza verso il ceto aristocratico, sia esso guelfo o ghibellino, per questo, sebbene fedeli nell'alleanza col papato e distaccati da [[Manfredi di Svevia]], i popolani fiorentini non si guardavano dal dirsi ''guelfi''<ref>Franco Cardini, ''Breve storia di Firenze'', cit., pag. 54.</ref>. Risale a quegli anni lo scapitozzamento delle torri dei nobili, provvedimento sia di ordine pubblico che simbolico e morale. Nel [[1255]] si costruiva il palazzo del Popolo, poi detto il [[Museo nazionale del Bargello|Bargello]].
 
Il decennio del Primo Popolo vide il fiorire straordinario delle attività economiche, sostenute anche dalla propria valuta in [[oro]], il [[fiorino]]: introdotto nel [[1252]], fu la prima moneta aurea dell'Europa occidentale, grazie al valore sia in peso che in lega che rimaneva straordinariamente costante (''San Giovanni 'un vuole inganni'' è un proverbio fiorentino che dice come l'effigie di [[San Giovanni Battista]] sul fiorino fosse garanzia di qualità), assicurando una straordinaria diffusione in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo, quale moneta per le transazioni economiche importanti, i grossi pagamenti e i prestiti internazionali.
 
=== La Battaglia di Montaperti ===
La salita alla ribalta di [[Manfredi di Svevia]] dopo la sconfitta di [[Ezzelino III da Romano|Ezzelino da Romano]] ([[1259]]), la rivalità di [[Siena]] (rivale in campo economico), di [[Pisa]] e l'ostilità dei ghibellini esuli furono le forze che si coalizzarono in una guerra contro Firenze che ebbe il suo momento decisivo il 4 settembre [[1260]] con la [[Battaglia di Montaperti]]: sconfitti disastrosamente i guelfi, i ghibellini ripresero la città, dando il via a una serie di ritorsioni che consisterono nell'esilio, la confisca dei beni e la distruzione delle case per i guelfi. Ma quando il vicario di Manfredi in Toscana propose nel [[1264]] di radere al suolo la città, come [[Federico Barbarossa|Federico I]] aveva fatto con [[Milano]] un secolo prima, la dura opposizione di [[Farinata degli Uberti]] salvò Firenze, come tramandato dai famosi versi di [[Dante Alighieri]].
 
=== L'intervento di Urbano IV ===
Nel [[1263]] [[papa Urbano IV]], deciso ad abbattere Manfredi in favore di [[Carlo I d'Angiò|Carlo d'Angiò]], scomunicò i ghibellini di Firenze e di Siena. Più che le implicazioni religiose di tale provvedimento, preoccupava la conseguenza che ogni buon cristiano era sollevato dal pagare i debiti verso gli scomunicati. Le grandi compagnie commerciali si affrettarono a fare omaggio alla Santa Sede, in cambio di un documento che li metteva in condizione di esigere i propri crediti.
 
=== La Battaglia di Benevento ===
Bastò la notizia che Manfredi era stato sconfitto nella [[battaglia di Benevento (1266)|battaglia di Benevento]] (febbraio [[1266]]) per far insorgere il Popolo contro i ghibellini, che vennero definitivamente scacciati. Si instaurò un governo sempre più a tinte guelfe (sebbene il Popolo e la Parte Guelfa fossero ancora entità distinte), suggellato dalla nomina a podestà di Carlo d'Angiò stesso, dal [[1267]].
 
=== Gli anni '80 ===
Nel [[1280]] grazie ad una pace mediata dal cardinale [[Latino Malabranca Orsini]] molti ghibellini poterono tornare in patria. Presto la sorte in Italia sembrò però sorridere di nuovo ai ghibellini (la salita al potere del nuovo imperatore [[Rodolfo I d'Asburgo|Rodolfo d'Asburgo]], la stabilizzazione del potere ghibellino in Romagna con [[Guido da Montefeltro]] e i [[Vespri siciliani]] contro Carlo d'Angiò in [[Sicilia]]), riaccendendo le tensioni tra le fazioni. A Firenze ne approfittò il Popolo, sempre latentemente in conflitto con l'aristocrazia, che ottenne delle modifiche istituzionali tra il [[1282]] e il [[1284]] senza gravi scosse, quali: l'istituzione del collegio dei sei [[priore delle Arti|priori delle Arti]] (uno per sestiere), di un [[gonfaloniere]] scelto dalle Arti, di un consiglio, di reparti armati e inoltre di far entrare i propri esponenti nel consiglio del podestà. Si rafforzava così ulteriormente la voce delle organizzazioni professionali, non senza l'appoggio di alcune famiglie guelfe, degli imprenditori e dei banchieri.
 
La rivale [[Pisa]] veniva nel frattempo sconfitta da [[Genova]] nel [[1284]], iniziando la sua decadenza che avrebbe portato alla conquista da parte di Firenze nel [[1406]].
 
=== La Battaglia di Campaldino ===
La [[battaglia di Campaldino]] (11 giugno [[1289]]) non fu solo la definitiva sconfitta dei ghibellini, rinvigoriti dalla situazione internazionale, ma era anche un modo dei "magnati" (l'aristocrazia) di sottolineare la propria importanza grazie all'uso che essi avevano delle armi, rispetto alla fascia "popolana" (rappresentata dalla borghesia imprenditoriale).
 
=== Gli ''Ordinamenti di Giustizia'' ===
La risposta a questa ondata di guelfismo aristocratico furono i rivoluzionari ''[[Ordinamenti di Giustizia]]'' promulgati dal podestà [[Giano Della Bella]], varate nel [[1293]] e ammorbidite nel [[1295]], che tagliavano fuori dalla vita politica i "magnati", rendendo necessaria l'iscrizione ad una Arte per accedere ai priorati ed ai consigli di governo, oltre che predisponendo una serie di strumenti per tutelare i cittadini da possibili ritorsioni degli armati dei magnati. Risale a quella riforma l'istituzione del [[gonfaloniere di giustizia]], supremo magistrato eletto dal consiglio dei priori delle Arti, che era garante del nuovo ordinamento.
 
L'ammorbidimento del '95 permise ad alcuni magnati di rientrare nel governo cittadino, mentre il fautore della riforma, Giano, veniva esiliato per sospetti di volersi fare signore di Firenze: uno scotto che dovette pagare nonostante l'appoggio incondizionato di gran parte del Popolo come testimoniato da [[Dino Compagni]]. Il suo esilio fu una sorta di patto tacito tra Popolo e aristocrazia guelfa: il primo aveva infatti bisogno della seconda per le sue alleanza col Papa, il Re di Francia e gli Angioini che permettevano la prosperità dei commerci e delle attività bancarie. La discriminazione tra magnati di antica e nuova ricchezza era ormai sempre più sfumata, come dimostra il sistema di dichiarazione dei magnati, su segnalazione popolare, che talvolta includeva anche esponenti provenienti "dal Popolo". In definitiva la discriminazione non era basata sul profilo sociale o sullo stile di vita, ma più che altro sul piano politico: era un magnate chiunque potesse dar sospetto di attentare alla supremazia del Popolo nel governo della città.
 
=== Guelfi Bianchi e Neri ===
{{vedi anche|Guelfi bianchi e neri}}
Un ulteriore motivo di tensione fu rappresentato dalla scissione del partito guelfo nelle due fazioni dei Donati (i "neri", più legati al papato e sostenuti dall'élite mercantile e finanziaria) e dei Cerchi (i "bianchi", moderati). Il periodo di disordini, che coinvolse anche [[Carlo di Valois]], ingombrante ospite cittadino inviato da [[Papa Bonifacio VIII]], si concluse con la cacciata dei bianchi (tra cui [[Dante Alighieri]] in [[consorteria]] con i [[Gherardini]] di [[Montagliari]]). L'oligarchia mercantile, che però doveva contrastare l'opposizione sia dei nobili sia delle altre Arti, le 5 «mediane» e le 9 «minori», il cui malcontento cresceva, mentre si acuiva il contrasto fra "popolo grasso" e "popolo minuto". Ma le controversie non si conclusero con la cacciata dei Bianchi, in quanto anche la fazione dei Neri si divise in Donateschi (capeggiati da [[Corso Donati]]) e dei [[Tosinghi]] (seguaci di [[Rosso Della Tosa]]). Dopo l'uccisione di Corso Donati e la cacciata dei suoi seguaci la situazione cittadina si tranquillizzò temporaneamente.
 
=== Traguardi artistici ===
In quegli anni iniziò la straordinaria stagione dell'architettura fiorentina: Mentre i cantieri delle chiese in costruzione andavano avanti, il rivestimento del [[Battistero di Firenze|Battistero]] segnava uno sviluppo dell'[[architettura romanica]], grazie alla disposizione degli elementi architettonici improntata all'antico più che altrove, che sarebbe ulteriormente maturata nei secoli successivi.
 
Ma la cosa più stupefacente fu la messa in opera nel giro di pochi anni di opere grandiose come la nuova [[mura di Firenze|cerchia muraria]] ([[1282]]-[[1333]]), la [[cattedrale di Santa Maria del Fiore]] (dal [[1296]]) e il [[Palazzo Vecchio|palazzo dei Priori]] (dal [[1298]]), in una città che stava arrivando a sfiorare i centomila abitanti. Ne fu protagonista [[Arnolfo di Cambio]], che sviluppò anche la scultura su base monumentale, come appreso dal suo maestro [[Nicola Pisano]].
 
In quegli anni i poeti del ''[[dolce stil novo]]'' rinnovavano la letteratura sostenendo l'uso del ''[[volgare]]'', e [[Cimabue]] e il suo allievo [[Giotto]] portavano avanti il rinnovamento della pittura [[arte bizantina|bizantina]] gettando le basi per uno stile artistico nuovo anche in pittura.
 
Ma tutta la città era un fiorire di creatività e di ostentazione di ricchezza attraverso l'arte e lo sfarzo: i grandi palazzi degli [[palazzo Spini-Feroni|Spini]], dei [[palazzo della Missione|Frescobaldi]], [[palazzi Gianfigliazzi|dei Gianfigliazzi]], le nuove chiese ([[chiesa di Santa Trinita|Santa Trinita]], [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]], [[Santa Maria Novella]], [[chiesa di Santa Maria degli Angeli (Firenze)|Santa Maria degli Angeli]], ecc.), i nuovi tre [[ponti di Firenze|ponti sull'Arno]].
 
== Il Trecento ==
=== Il culmine economico ===
[[File:Palazzo Spini Ferroni.JPG|thumb|[[Palazzo Spini Feroni|Palazzo Spini]]]]
 
Il primo Trecento segnò nuovi record per l'economia, l'arte e la cultura fiorentina. In quegli anni si lavorò al completamento dei grandi cantieri aperti nel Duecento (Cattedrale, Palazzo vecchio e mura) e se ne iniziarono di nuovi: il [[Campanile di Giotto]], [[Orsanmichele]], la [[Loggia della Signoria]] e la [[Loggia del Bigallo]], che sono in genere considerati il ''canto del cigno'' dell'[[architettura gotica italiana|architettura gotica]] a Firenze.
 
L'economia era trainata dalle imprese bancarie (degli Spini, dei [[Frescobaldi]], dei [[Bardi (famiglia)|Bardi]], dei [[Peruzzi]], dei [[Mozzi]], degli [[Acciaiuoli]] e dei Bonaccorsi), che prestavano denaro ad alto tasso (e ad alto rischio) ai papi di [[Avignone]] ed ai sovrani di tutta Europa (soprattutto ai re di Francia e di Inghilterra), e dalle industrie manifatturiere, soprattutto laniere: è stato calcolato che a Firenze si raffinassero e si producessero direttamente tra il 7% e il 10% di tutti i panni di lana prodotti in Occidente<ref>Franco Cardini, cit., pag. 72.</ref>, con una grande richiesta di tinture pregiate, di [[allume]] (fissante per i colori) e di manodopera, la quale era impiegata nelle circa trenta fasi della lavorazione dei fiocchi di lana fino alla pregiata stoffa. Il commercio, le attività bancarie e quelle manifatturiere si sostenevano a vicenda generando un circolo virtuoso che macinava straordinarie ricchezze, le quali non toccavano però la gran parte dei malpagati ceti subalterni della città e del contado.
 
=== Debolezza militare ===
La Firenze del Trecento era però debole militarmente, come dimostrarono alcune sconfitte nei primi decenni del Trecento, che compromisero il prestigio cittadino, ma non portarono a rovesciamenti istituzionali: la [[battaglia di Montecatini]] del [[1315]] e la [[battaglia di Altopascio]] del [[1325]], entrambe contro le forze ghibelline.
 
Firenze dopotutto si stava avviando a diventare guida di uno Stato regionale, con un territorio di influenza che andava dal [[Basso Valdarno]], al [[Colline del Chianti|Chianti]], alla [[Valdelsa]] all'[[Alto Valdarno]] fino all'[[Appennino]], con influenza su centri minori e città come [[Prato]], [[Pistoia]] e poi [[Arezzo]].
 
=== Il crack finanziario ===
L'avvio della [[guerra dei Cent'Anni]] portò la notizia dell'insolvenza di Re [[Edoardo III d'Inghilterra]], al quale molti banchieri fiorentini avevano prestato ingenti somme di denaro. Ciò avviò una serie di fallimenti a catena disastrosi per l'economia cittadina.
 
Già nel [[1311]] fallirono i [[Mozzi]] e nel [[1326]] gli [[Scali]]. Il 4 novembre [[1333]] una disastrosa alluvione spazzava via tre dei quattro ponti sull'[[Arno]], trascinando via anche l'antica statua di Marte protettrice della città, che fu interpretato come un triste presagio.
 
Il periodo più nero si ebbe tra il [[1342]] e il [[1346]] quando fallirono a catena i [[Bardi (famiglia)|Bardi]], i [[Peruzzi]], gli [[Acciaiuoli]] e i Bonaccorsi. Ma le famiglie magnatizie riuscirono a salvare parte della ricchezza riconvertendole in feudi e castelli.
 
=== Il Duca di Atene ===
[[File:Palazzo vecchio, porticciola.JPG|thumb|La ''Porta del Duca di Atene'' a [[Palazzo Vecchio]], Firenze, fatta costruire da Gualtieri di Brienne come via di fuga dai suoi appartamenti, che effettivamente utilizzò quando venne cacciato dalla città]]
[[File:Orcagna, la cacciata del duca d'atene, affersco staccato dal carcere delle stinche.JPG|thumb|''[[Cacciata del Duca d'Atene]]'', [[affresco]] nel [[Carcere delle Stinche]], ora in [[Palazzo Vecchio]]]]
 
Per rimediare a una situazione sociale sull'orlo del collasso ed alla conseguente instabilità politica si decise di affidare la balìa (il governo) a un nobile francese già conosciuto a Firenze durante la sua visita al seguito di [[Carlo di Calabria]] nel [[1325]]-[[1327]]: [[Gualtieri VI di Brienne]], duca nominale [[Ducato di Atene|di Atene]].
 
La sua politica fece però presto pentire i fiorentini, poco inclini a sopportare i suoi colpi di testa, le iniziative arroganti e gli atteggiamenti superbamente cavallereschi. Il Duca di Atene, cercando di svincolarsi dal sostegno della classe magnatizia che lo aveva chiamato in città, iniziò a promuovere una politica moderatamente favorevole ai ceti subalterni, probabilmente con l'interesse di costituirsi una base di appoggio indipendente. Il popolo minuto, tra i quali spiccavano per numero i lavoratori subalterni dell'[[Arte della Lana]] (i "Ciompi"), era infatti al di fuori dell'organizzazione delle [[Arti di Firenze|Arti]], quindi anche della vita politica, e riceveva bassi salari che permettevano solo una magra sussistenza contando spesso sul sostegno degli ospedali e delle istituzioni caritatevoli della città.
 
Questa politica fu la goccia che fece traboccare il vaso per i già diffidenti "popolani grassi" che gli avevano affidato la balìa, che iniziarono a congiurare contro di lui, anche con più iniziative indipendenti, rovesciandolo e costringendolo alla fuga il 26 luglio [[1343]], giornata di [[Sant'Anna]] che rimase negli annali cittadini come data da festeggiare per la ritrovata ''libertas''. All'eroica rimozione del Duca d'Atene erano stati dedicati anche cicli di affreschi, come la ''[[Cacciata del Duca d'Atene]]'' dell'[[Orcagna]] in [[Palazzo Vecchio]], oggi quasi completamente perduti.
 
=== Primi tumulti: la sommossa di Ciuto Brandini ===
{{vedi anche|Ciuto Brandini}}
Subito dopo la cacciata di Gualtieri montò il disagio, e i primi tumulti si ebbero nell'autunno dell'[[1344|anno dopo]]<ref name="Treccani"/>, quando furono prontamente soffocati senza sopire però il malcontento.
 
Pochi mesi dopo, nel mese di maggio [[1345]], entra in scena il [[Cardatura|cardatore]] [[Ciuto Brandini]], del quartiere artigianale settentrionale di San Pier Maggiore<ref>Atti del processo: 30 maggio, in [[Niccolò Rodolico]], ''Il popolo minuto'', Documento n. 14.</ref>: Ciuto organizzò uno [[sciopero]] e delle adunanze per le vie della città, in [[Piazza Santa Croce]] e alla [[Loggia dei Servi di Maria]], ma il tentativo di associare i propri compagni di lavoro in una 'fratellanza' che raccogliesse le adesioni di operai e artigiani fallì:<ref name="Treccani"/> arrestato con i figli il 24 maggio 1345, fu giudicato dal [[podestà (medioevo)|podestà]] e in pochi giorni [[condanna a morte|mandato a morte]] per [[decapitazione]]<ref name="Treccani">[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Dizionario_Biografico_degli_Italiani/VOL14/DIZIONARIO_BIOGRAFICO_DEGLI_ITALIANI_vol14_007591.xml Brandini, Ciuto] dal [[Dizionario biografico degli italiani]] dell'[[Enciclopedia italiana|Enciclopedia italiana Treccani]]</ref> L'esperienza di Ciuto può essere considerata l'antesignana di quanto sarebbe successo con il [[tumulto dei Ciompi]] di oltre trent'anni dopo.
 
=== L'oligarchia delle Arti ===
[[File:Madonna bigallo, firenze view.jpg|thumb|La più antica veduta di Firenze nella ''Madonna della Misericordia'' della prima metà del XIV secolo, [[Museo del Bigallo]]]]
 
Il "Popolo Grasso", ormai aperto anche all'ingresso delle famiglie magnatizie che avessero reso particolari servigi alla [[Repubblica di Firenze|Repubblica]], seppe sfruttare la situazione per accentrare definitivamente il potere nelle proprie mani. Ormai le decisioni spettavano al gonfaloniere di giustizia, agli otto priori delle Arti, al Consiglio dei Buonomini ed a quello dei sedici gonfalonieri di Compagnia (quattro per ciascuna nuova circoscrizione dei quartieri, divisi a loro volta in quattro "gonfaloni" per la riscossione erariale e per la leva militare, nonostante in città si facesse ormai ampio uso di truppe mercenarie).
 
=== La "peste nera" ===
L'epidemia della [[peste nera]] del [[1348]] colpì tutta l'Europa, dando il colpo di grazia ad un'economia che stava già subendo un generale ristagno.
 
Alcune quantificazioni parlano di una riduzione della popolazione fiorentina compreso tra il 40% e il 60%, simile a quella di altre grandi città dell'epoca. Comunque le stime variano anche di molto: dai circa 120.000-90.000 abitanti di inizio del Trecento, si calcolano perdite fino ad arrivare ad una popolazione di 50.000 unità o addirittura 30-25.000. In ogni caso i primi dati storicamente accertabili si hanno nel [[1427]] con le [[Catasto fiorentino|stime catastali]], che calcolano una popolazione di circa 70.000 unità<ref>Franco cardini, cit., pag. 76-77.</ref>. Va considerato che molti erano anche scappati dalla città per la paura del contagio, come testimonia nel suo eccezionale resoconto della peste [[Giovanni Boccaccio]], che proprio nel ''[[Decameron]]'' ritrasse quella società cortese ed aurea sull'orlo della scomparsa.
 
La scarsità di manodopera portò alla paralisi delle attività economiche, comprese quelle agricole che aggravarono la situazione con annate di grave [[carestia]]. Infine completano il difficile quadro le frequenti guerre e le razzie delle Compagnie di Ventura.
 
=== Popolo Grasso e Popolo Minuto ===
A Firenze come in altre città del Centro-Italia la gravità della situazione ebbe come conseguenza una serie di agitazioni dei ceti subalterni ridotti alla miseria.
 
Dal [[1343]] l'accesso agli organi governativi venne ridefinito con il sistema delle "imborsazioni", cioè l'estrazione a sorte dei nomi dei candidati inseriti entro "borse". I nomi imborsati erano scelti tra i cittadini del popolo grasso, epurati però dai nomi sgradevoli al ceto dirigente tramite la magistratura speciale della Parte Guelfa, che poteva "ammonire" (cioè epurare dalle liste) i cittadini dichiarandoli "ghibellini".
 
Erano esclusi tutti gli esponenti del popolo minuto, che non solo non avevano alcuna Arte alla quale partecipare, ma non possedevano nemmeno il diritto di riunirsi per qualsiasi scopo, nemmeno in confraternite religiose. Si ebbe una situazione quindi dove da una parte vi erano le famiglie guelfe dirigenti, arroccate sulla loro posizione predominante, e dall'altra i loro opponenti politici, esclusi dalle cariche, assieme ai ceti subalterni. Tra il [[1350]] e il [[1375]] si ebbe sempre più evidente uno schieramento trasversale che si opponeva al Popolo Grasso, comprendente alcune famiglie magnatizie, le famiglie giunte fresche dal contado in cerca di maggiore fortuna colmando i vuoti lasciati entro le mura dalla pestilenza, e il Popolo Minuto, che veniva sempre più spesso accattivato con vari accorgimenti.
 
=== La guerra degli Otto Santi ===
{{vedi anche|guerra degli Otto Santi}}
Nel [[1375]] i [[legato pontificio|legati pontifici]] stavano ri-assoggettando i territori dello [[Stato della Chiesa]] in vista di un imminente ritorno del papa a [[Roma]] da [[Avignone]].
 
I legati, tutti di origine francese e mal visti dalla popolazione locale, erano alle prese con altri problemi in [[Emilia-Romagna]] quando giunse da Firenze la richiesta di grano che il cardinale a [[Bologna]] [[Guglielmo di Noellet]] declinò seccamente. L'azione venne interpretata come un tentativo di indebolire Firenze prima di provare a conquistarla, aggravata dall'ingresso delle truppe di [[Giovanni Acuto]] nel territorio fiorentino (sebbene il legato si affrettasse a smentire che il condottiero inglese fosse ancora al soldo della Chiesa). I fiorentini vennero incitati alla rivolta soprattutto attraverso i ceti subalterni dai semiereticali "[[fraticelli]]" nemici della ricchezza della corte avignonese. Per rivalsa venne quindi dichiarata guerra alla Santa Sede, fomentando la rivolta anche nelle altre città assoggettate al papato.
 
A Firenze venne creata una magistratura apposita degli "Otto di Guerra". Nel [[1376]] si unì alla lega [[Bologna]], fortemente sovvenzionata a ribellarsi da Firenze: a scopo dimostrativo Giovanni Acuto compiva pochi giorni dopo l'eccidio di Forlì. Fu allora (31 marzo [[1376]]) che [[Papa Gregorio XI]] decise di scomunicare i fiorentini dichiarando decaduto qualsiasi credito verso di loro ed iniziando con lo scacciare seicento di loro da Avignone confiscando tutti i loro beni.
 
La contromossa dei fiorentini fu quella di iniziare a chiamare gli otto magistrati della guerra "Otto santi", a sottolineare la legittimità morale delle loro rivendicazioni.
 
Quando [[Caterina da Siena]], grande mediatrice tra gli interessi opposti dei fiorentini e del papato, ottenne il rientro del papa in Italia (in viaggio dal 13 settembre [[1376]] al 17 gennaio [[1377]]), si aprirono nuove trattative, che però non ebbero l'esito sperato. Con la tregua stipulata da [[Bologna]], i fiorentini decisero di arruolare [[Giovanni Acuto]] dalla loro parte (aprile [[1377]]), mentre il clero fiorentino veniva pesantemente tassato ed obbligato a riaprire le chiese e celebrare le funzioni.
 
L'intransigenza degli Otto (la cui mancata deposizione era ormai l'unico motivo di attrito col pontefice) venne mediata dall'intervento di [[Bernabò Visconti]], che convocò una conferenza di trattative a [[Sarzana]] (12 marzo [[1378]]) interrotta pochi giorni dopo (il 27) per la morte di [[Gregorio XI]]. Con l'elezione di [[Urbano VI]] si riuscì a trovare la pace, firmata il 28 luglio [[1378]] a [[Tivoli]]. I fiorentini si impegnarono a pagare, in cambio della cancellazione dell'interdizione, la somma di 250.000 fiorini che vennero poi pagati solo in parte.
 
=== Il Tumulto dei Ciompi ===
{{vedi anche|Tumulto dei Ciompi}}
Dopo il peso avuto nella guerra degli Otto Santi, il "Popolo Minuto" non tardò ad alzare di nuovo la propria voce, questa volta con una serie di rivendicazioni che segnarono una notevole scossa nelle istituzioni della Repubblica: nel luglio [[1378]] scoppiava il [[Tumulto dei Ciompi]], con il quale i sottoposti dell'[[Arte della Lana]] (chiamati appunto "Ciompi") rivendicavano salari più alti, condizioni di vita migliori e il riconoscimento giuridico della loro professione in un'Arte. Per la prima volta (o ''quasi''<ref>Anche [[Siena]] rivendica una più antica rivolta "proletaria", quella della [[Contrada del Bruco]] del [[1371]].</ref>) in Europa una classe lavoratrice "proletaria" rivendicava maggiori diritti e la loro protesta, forse anche grazie ad un effetto sorpresa, fu coronata da un rapido successo. Tuttavia le divisioni interne, acuminate volutamente dal "Popolo Grasso", portarono anche a una veloce sconfitta dei "Ciompi" e l'annullamento delle riforme ottenute entro il [[1382]].
 
=== L'ascesa degli Albizi ===
Dopo la repressione dei Ciompi, il potere politico tornò in mano ad un ristretto numero di famiglie di banchieri, tra cui la famiglia [[Albizzi]] (governo oligarchico [[1382]]-[[1434]]) che cercarono di evitare che Firenze si trasformasse in una [[Signoria cittadina|signoria]]. I tempi erano maturi per il tramonto della forma più propriamente comunale e per il passaggio alla forma signorile. Gli [[Albizzi]] o Albizi non disdegnavano di usare la violenza e, grazie al controllo delle liste dei cittadini da eleggere, si era creata un solido schieramento di famiglie alleate, che seppe debellare i rivali: prima i [[Ricci (famiglia)|Ricci]], poi gli [[Alberti]], i quali avevano cercato appoggio anche nel ceto subalterno. Ma se gli Albizi rappresentavano la vecchia oligarchia, le famiglie inurbate ed arricchitesi di recente si coalizzarono attorno alla famiglia dei [[Medici]] (che riceveva anche le simpatie delle Arti "mediane" e "minori"), creando le premesse per uno scontro frontale.
 
=== Politica estera ===
Durante il periodo del governo oligarchico Firenze sviluppò nuovamente una fiorente economia ed in politica estera appoggiò [[Venezia]] contro i [[Visconti]]. Nel [[1406]] occupò [[Pisa]].
 
Sempre nei primi anni del Quattrocento, Firenze estese il proprio dominio anche a nord dell'[[Appennino]], giungendo ad acquistare [[Castrocaro]], a pochi chilometri da [[Forlì]], allora governata dagli [[Ordelaffi]] ([[1403]])<ref>[[Francesco Guicciardini]], ''Storie fiorentine'', cap. I.</ref>.
 
=== La ''libertas'' alle soglie del Quattrocento ===
[[File:Miniatore fiorentino, pianta di firenze da poggio bracciolini historia florentina, bibl ap vaticana, ms. urb lat 491 f 4v.jpg|thumb|Miniatore fiorentino, pianta di Firenze nell'''Historia Florentina'' di [[Poggio Bracciolini]], [[Biblioteca Apostolica Vaticana]] ms. Urb. Lat. 491 f. 4v]]
 
L'eloquente prosa ciceroniana di [[Coluccio Salutati]] celebrava lo scontro tra la ''libertas'' fiorentina e la "tirannia" di [[Giangaleazzo Visconti]] desideroso di ampliare il suo dominio sull'Italia centrale. È opportuno sottolineare che il concetto di ''libertas'' tanto caro alla tradizione politica fiorentina non può essere assimilato al moderno concetto di libertà: la libertà riguardava la città nei confronti di enti superiori come l'Impero o signorie estranee alla città, ma da un punto di vista interno l'oligarchia al potere non concedeva se non limitate forme di riconoscimento politico ai ceti subalterni e ai singoli individui: la "tirannia" viscontea per certi aspetti si era dimostrata nel complesso meno dura e rapace, più rispettosa delle autonomie locali di quanto non avesse fatto l'affermazione della ''libertas'' fiorentina in Toscana<ref>Franco Cardini, cit., pag. 82.</ref>.
 
== Il Rinascimento ==
{{vedi anche|rinascimento a Firenze}}
[[File:Francesco granacci, entrata di Carlo VIII a Firenze.jpg|thumb|left|Le truppe francesi entrano a [[Firenze]], 17 novembre 1494, di [[Francesco Granacci]].]]
 
Mentre a Firenze era in atto uno straordinario rinnovamento artistico, architettonico e letterario che passò alla storia come [[Rinascimento]], le vicende politiche e militari non erano delle migliori. Nel [[1424]] la città aveva subito una dura sconfitta nella [[battaglia di Zagarolo|battaglia di Zagonara]] e il peso della guerra, sommato alla febbrile attività edilizia per completare la straordinaria [[cupola di Santa Maria del Fiore|cupola del Duomo]], rese necessaria l'imposizione di nuove tasse. Nel [[1427]] la Signoria impose il "[[Catasto fiorentino|catasto]]" (ampliato con l'introduzione del [[valsente]] nel [[1432]], per far fronte a improvvise difficoltà di cassa nelle [[finanze pubbliche|pubbliche finanze]]<ref name="E. Conti, pag. 160">{{cita libro | titolo = L'imposta diretta a Firenze nel Quattrocento (1427-1494) | nome = Elio | cognome = Conti | anno = 1984 | p = 160 }}</ref><ref name="Dizionario Treccani">{{treccani|valsente|v=s}}</ref>), il primo tentativo moderno di equità fiscale, che tassava le famiglie in base alle stime della loro ricchezza, attingendo per la prima volta dove il denaro era veramente concentrato, cioè nelle mani di quelle famiglie di mercanti e banchieri che padroneggiavano anche l'attività politica. I registri del catasto sono una straordinaria fotografia della Firenze dell'epoca (benché l'imposta sia stata presto soppressa, in quanto avrebbe danneggiato i ceti più abbienti). La famiglia più ricca era quella degli [[Strozzi]], ma, molto più defilato, stava sorgendo un nuovo astro, quello dei [[Medici]], che, venuti dalle terre del [[Mugello]] alla fine del [[XII secolo]], già si erano guadagnati una solida fama di famiglia favorevole alle rivendicazioni popolari.
 
Il popolo, escluso dal governo, tentò varie volte di abbattere l'oligarchia, finché si alleò alla famiglia [[Medici]]. Nel [[1433]] [[Cosimo de' Medici|Cosimo]], capo della famiglia, dopo esser stato arrestato, fu esiliato; l'anno seguente, però, i suoi sostenitori ottennero il priorato e Cosimo fu richiamato a Firenze. Il suo ritorno segnò la fine del governo oligarchico e l'inizio della Signoria dei Medici. La città si arricchì notevolmente, nonostante i danni subiti da numerosi edifici cittadini a causa del [[terremoto di Firenze del 1453|terremoto del 28 settembre 1453]] che in città raggiunse il VII grado della [[Scala Mercalli]].
 
[[Cosimo de' Medici]] ([[1434]]-[[1464]]) conservò le forme esteriori della repubblica, però ottenne dal popolo la "balìa degli squittìni", vale a dire il potere di decidere i nomi dei candidati agli uffici del Comune. In tal modo, pur essendo da un punto di vista formale nulla di più di un privato cittadino, Cosimo mantenne il governo della città diventando "signore" di fatto. Stipulando alcune alleanze, Cosimo riuscì ad evitare che Milano o Venezia assumessero il predominio nell'[[Italia settentrionale]] e a consolidare il dominio di Firenze in Toscana.
 
La [[Repubblica di Lucca]] fu l'unico [[comune medievale|Comune]]-[[città stato|Città-Stato]] a non venir soggiogato e assorbito dalla [[Signoria di Firenze]], rimanendo formalmente indipendente e sovrana sino al decreto di scioglimento imposto da [[Napoleone Bonaparte]]. Venne quindi annessa al [[Granducato di Toscana]] nel 1847 e poi al [[Regno d'Italia]].
[[File:Florence1493.png|thumb|upright=1.4|Firenze 1493]]
 
Il primo periodo del dominio dei Medici finì con il ritorno di un governo repubblicano, influenzato dagli insegnamenti del radicale priore Domenicano [[Girolamo Savonarola]] (che fu giustiziato nel [[1498]] e che prima di morire lasciò un [http://www.liberliber.it/biblioteca/s/savonarola/ trattato] sul governo di Firenze), nelle cui parole si ritrovano spesso argomenti che saranno oggetto di controversie religiose dei secoli seguenti.
 
Un altro personaggio fu [[Niccolò Machiavelli]], le cui indicazioni per l'affidamento del governo di Firenze a una figura forte sono spesso lette come una legittimazione delle tortuosità e anche degli abusi dei politici. Il 16 maggio [[1527]] i fiorentini estromisero nuovamente i Medici - riportati al potere dagli spagnoli nel [[1512]] - e ristabilirono una [[Repubblica (forma statuale)|repubblica]].
 
== Il granducato ==
{{vedi anche|Ducato di Firenze|Granducato di Toscana}}
[[File:Aquila Lorena da arco piazza della libertà.JPG|thumb|Il blasone dei [[Lorena (dinastia)|Lorena]], nell'[[arco di Trionfo (Firenze)|arco di Trionfo]] in piazza della Libertà che celebrò il loro arrivo in città]]
 
Rimessi al loro posto per due volte, con il sostegno sia dell'[[Imperatore Carlo V]] che di [[papa Clemente VII]] (Giulio de'Medici), i Medici diventarono nel [[1532]] [[duca|duchi]] ereditari di Firenze, e nel [[1569]] [[granduca di Toscana|granduchi di Toscana]], regnando per due secoli. Nel frattempo, Firenze aveva vinto la secolare opposizione di Siena, conquistando quest'ultima nel [[1555]] al termine della [[Guerra di Siena]]. La [[pace di Cateau-Cambrésis]] nel [[1559]] sancì l'annessione della [[Repubblica di Siena]] al dominio dei Medici, sebbene fossero formalmente immutate le strutture politiche antecedenti, anche se svuotate di potere.
 
L'estinzione della dinastia dei Medici e l'ascensione nel [[1737]] di [[Francesco I di Lorena|Francesco Stefano]], [[duca di Lorena]] e marito di [[Maria Teresa d'Austria]], portò all'inclusione della Toscana nei territori satellite della corona austriaca, rimanendone però di fatto separata. La dinastia granducale Lorena regnò tranquillamente nella città, distinguendosi per la sua liberalità: mentre [[Livorno]] diveniva un [[porto franco (economia)|porto franco]] (dove cioè chiunque poteva stabilirsi senza persecuzioni di tipo religioso o "legale") fra i più attivi del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], il granduca [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo]] avviò la [[riforma agraria]] e, il 30 novembre del [[1786]], promulgò il nuovo [[Diritto penale|codice criminale]], grazie al quale, per la prima volta nella storia degli [[stato moderno|stati moderni]], furono abolite la [[pena di morte]] e la [[tortura]]. La reputazione di [[monarca illuminato]] gli fece guadagnare la stima degli [[illuminismo|illuministi]].
 
== Ottocento e Novecento ==
[[File:Lapide Strage delle Cascine.JPG|thumb|Una lapide commemora vittime partigiane al [[parco delle Cascine]]]]
 
Con un plebiscito nel [[1861]] fu deposto l'ultimo granduca e la Toscana fu annessa al neocostituito [[Regno d'Italia]].
 
Firenze subentrò a [[Torino]] come capitale d'Italia nel [[1865]], ma l'ambito ruolo fu trasferito a [[Roma]] sei anni dopo, dopo che anche il Lazio fu annesso al Regno. In questo periodo ebbero luogo gli stravolgimenti urbanistici del cosiddetto ''[[Risanamento di Firenze|Risanamento]]''.
 
Il 18 maggio [[1895]] si verificò un [[terremoto di Firenze del 1895|terremoto]] che causò gravi danni a numerosi edifici, soprattutto chiese, sia in città che nei dintorni, dove si contarono anche 3 morti nei pressi di [[Grassina]] e un altro decesso a San Martino a Strada a causa dei crolli dovuti al sisma.
 
Nel [[XIX secolo]] la popolazione di Firenze raddoppiò, e triplicò nel XX con la crescita del turismo, del commercio, dei servizi finanziari e dell'industria. La comunità straniera arrivò a rappresentare un quarto della popolazione nella seconda metà dell'Ottocento ed a questo periodo risale la visione romantica della città immortalata da scrittori come [[James Irving]] e dagli artisti [[preraffaelliti]] e che lasciò in eredità alla città numerose ville di magnati soprattutto inglesi con le loro eclettiche collezioni d'arte, che oggi sono musei, come il [[Museo Horne]], il [[Museo Stibbert]], la [[villa La Pietra]], ecc.
==Seconda guerra mondiale==
Durante la [[seconda guerra mondiale]] la città fu occupata per un anno dai Tedeschi ([[1943]]-[[1944]]). Forte e diffusa fu la [[Resistenza italiana|Resistenza]] all'occupazione nazifascista, culminata nell'insurrezione dell'agosto 1944 e nella successiva battaglia sostenuta dalle forze partigiane per la liberazione della città (11 agosto [[1944]]).
 
Episodi della seconda guerra mondiale a Firenze e nel suo territorio:
* [[villa Triste]];
* [[martiri del Campo di Marte]];
* [[radio CORA]];
* [[eccidio di San Piero a Ponti]];
* [[strage del collegino di Sesto Fiorentino]];
* [[strage di Castello]];
* [[eccidio di Piazza Tasso]].
 
==Seconda metà sec. XX==
Il 12 febbraio [[1951]] la moda ''made in Italy'' ebbe ufficialmente battesimo a Firenze, alla prima sfilata italiana organizzata da [[Giovanni Battista Giorgini (stilista)|Giovanni Battista Giorgini]].
 
Il 27 ottobre [[1954]] furono avvistati per un quarto d'ora 20 [[UFO di Firenze|UFO]] in volo sulla città; in seguito caddero dal cielo per circa mezz'ora dei filamenti appiccicosi, la cosiddetta [[bambagia silicea]]<ref>Boncompagni, S. & altri, UFO in Italia - vol. II - L'ondata 1954, Corrado Tedeschi ed., 1980.</ref>.
 
Il 4 novembre [[1966]], a seguito di un'eccezionale ondata di maltempo che colpì gran parte dell'Italia, si verificò la disastrosa [[alluvione di Firenze]]. L'[[Arno]] invase gran parte del territorio cittadino, provocando 34 vittime e danni incalcolabili. Anche il patrimonio artistico della città fu gravemente colpito. Le immagini di [[Firenze]] sommersa dalle acque e dal fango suscitarono un'enorme solidarietà e migliaia di volontari, i cosiddetti [[angeli del fango]], accorsero da tutto il mondo in aiuto della città.
 
== Terzo millennio ==
Nel [[2002]] Firenze ha ospitato il primo grande [[European Social Forum]].
 
Nel [[2008]] è iniziato il processo di realizzazione della nuova [[Tranvia di Firenze|Tranvia cittadina]], di cui la prima linea è stata completata nel [[2010]], nonostante le numerose contestazioni che ne hanno accompagnato la costruzione. La realizzazione di due nuove linee è prevista nel [[2011]].
 
Nel settembre [[2013]] la città è stata sede de[[Campionati del mondo di ciclismo su strada 2013|l Mondiale di Ciclismo su strada]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Padre Ildefonso di San Luigi, ''Delizie degli eruditi toscani'' 24 volumi, Firenze, 1770-1789
* Pietro Santini, ''Documenti sull'antica costituzione del comune di Firenze'', Documenti di storia italiana pubblicati a cura della R. Deputazione sugli studi di storia patria per le provincie di Toscana e dell'Umbria, X, Firenze, presso Giovan [[Pietro Vieusseux]], 1895, pp.&nbsp;1–174 i trattati, pp.&nbsp;223–236 gli atti di procedura civile.
* Pietro Santini, ''Documenti antica costituzione del Comune di Firenze--Appendice'', Leo S. Olschki, Firenze
* Pietro Santini, ''Nuovi documenti sull'antica costituzione del Comune di Firenze'', "Archivio Storico Italiano", serie V XIX (1897), pp.&nbsp;276–325.
* Robert Davidsohn, ''Storia di Firenze'' volumi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, SBS Sansoni editore, Firenze, 1978
* Robert Davidsohn, ''Forschungen'' 4 volumi
* [[Pasquale Villari]], ''I primi due secoli della storia di Firenze'', Sansoni editore Firenze, 1883
* [[Emanuele Repetti]], ''Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana'' 6 volumi Firenze 1833 -1846 (ristampa anastatica Firenze 1972)
* Daniela De Rosa, ''Alle origini della repubblica fiorentina'', dai consoli al primo popolo, Arnaud editore, Firenze, 1995
* R. Francovich, ''I castelli del contado fiorentino nei secoli XII e XIII'', Firenze, 1973
* A.A.V.V., ''Nobiltà e ceti dirigenti in Toscana nei secoli XI-XIII strutture e concetti''
* Schiapparelli e Baldasseroni, ''Regesto di Camaldoli volume I'', [[Istituto storico italiano]], 1907
* Luciana Mosiici, ''Le carte del monastero di Santa Felicita di Firenze'', Accademia toscana di scienze e lettere "la Colombaria"
* Luciana Mosiici, Le carte del monastero di San Miniato al monte, secoli IX-XII Deputazione di Storia patria per la Toscana
* Anna Maria Enriques, ''Le carte del monastero di S.Maria in Firenze (Badia) secolo XII'', [[Istituto Storico Italiano per il Medio Evo]]
* [[Luigi Schiaparelli]], ''Le carte del monastero di S.Maria in Firenze (Badia) secolo X--XI'', Istituto storico Italiano per il medioevo
* Palmerio di Corbizo da Uglione notaio, ''Imbreviature 1237-1238'', a cura L.Mosiici e F.Sznura, Accademia toscana di scienze e lettere "la Colombaria"
* Renato Piattoli, ''Le carte della canonica della cattedrale di Firenze (723-1149)'', Regesta Chartarum Italiae, Roma, 1938
* Giulia Camerani Marri, ''Le carte del monastero Vallombrosiano di Montescalari'', Leo Olschki editore, Firenze, 1963
* [[Quinto Santoli]], ''Liber censum del comune di Pistoia'', Regesti di documenti inediti sulla storia della Toscana nei secoli XI-XIV
* [[Natale Rauty]], ''Documenti per la Storia dei Conti Guidi in Toscana. Le origini e i primi secoli 887-1164'', Leo Olschki, Firenze, 2003
* [[Franco Cardini]], ''Breve storia di Firenze'', Pacini Editore, Pisa 1990
* G. Lami, ''Sanctae Ecclesiae Florentina e Monumenta'', Firenze 1758
* G. Cecchini, ''Il Caleffo vecchio del comune di Siena'', 3 volumi, Siena, 1931-1940
* L. Pagliai, ''Regesto di Coltibuono''
* Schneider, ''Regestum Volaterranum''
* Pseudo [[Brunetto Latini]], ''Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII'',
* [[Ricordano Malispini]], ''Historia antica di Ricordano Malispini dall'edificazione di Fiorenza per insino all'anno 1281''
* [[Giovanni Villani]], ''[[Nuova Cronica]]''
* [[Dino Compagni]], ''[[Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi]]''
* [[Yves Renouard]], ''Gli uomini d'affari italiani nel medioevo'', Rizzoli
* Yves Renouard, ''Le città italiane dal X al XIV secolo'', Rizzoli
* [[Niccolò Rodolico]], ''Il Popolo minuto: note di storia fiorentina 1343-1378'' Leo Olschki editore
* Niccolo Rodolico, '' La democrazia fiorentina al suo tramonto'' Zanichelli 1905
* Niccolo Rodolico, '' I ciompi: una pagina di storia del proletariato operaio'' Sansoni editore
* Gene Brucker, '' Dal comune alla signoria" Il Mulino
* Gene Brucker, '' Firenze nel rinascimento'' La nuova Italia
* AA.VV., [http://eprints.unifi.it/archive/00001556/02/Annali_SdF_2_2007.pdf Annali di Storia di Firenze], Università di Firenze, 2007.
* [[Furio Diaz]], ''Il granducato di Toscana. I medici'', Torino 1976
 
== Voci correlate ==
* [[Storia amministrativa del comune di Firenze]]
* [[Mura di Firenze]]
* [[Arti di Firenze]]
* [[Stemma di Firenze]]
* [[Nobiltà fiorentina]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogettointerprogetto|commons=Category:HistoryMarysville, of FlorenceKansas}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.storia.unifi.it/SDF/cronologia/secoloxvi.htm|Cronologia su Firenze}}
 
* {{cita web|http://www.liberliber.it/libri/s/savonarola/index.php|Il testo del Trattato sul governo di Firenze di Girolamo Savonarola}}
{{Kansas}}
* {{cita web|http://www.archeofirenze.unisi.it|Archeologia a Firenze, teatro romano, scavi via Castellani, Magliabechiana, Palazzo Vecchio}}
 
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