Lorenzo Milani e Franklin Stahl: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: aggiungo template {{Collegamenti esterni}} (ref)
 
Riga 1:
{{F|biologi|arg2=chimici|gennaio 2017}}
{{S|biologi statunitensi|biochimici}}
{{Bio
|Nome = Franklin William
|Titolo = Don
|NomeCognome = LorenzoStahl
|Cognome = Milani
|PostCognomeVirgola= nome completo: '''Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = FirenzeBoston
|GiornoMeseNascita = 278 maggioottobre
|AnnoNascita = 19231929
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 26 giugno
|AnnoMorte = 1967
|Attività = biochimico
|Epoca = 1900
|Attività2 = genetista
|Attività = presbitero
|Nazionalità = statunitense
|Attività2 = scrittore
}}Insieme a [[Matthew Meselson]], Stahl condusse il famoso [[Esperimento di Meselson-Stahl]], mostrando che la replicazione del [[DNA]] segue un meccanismo di replicazione semiconservativo, cioè ogni filamento di DNA funge da stampo per la produzione di un filamento nuovo. È professore emerito di biologia molecolare presso l'istituito di biologia molecolare facente parte dell'Università dell'Oregon<ref>[http://www.molbio.uoregon.edu/facres/stahl.html http://www.molbio.uoregon.edu/facres/stahl.html] {{webarchive |url=https://web.archive.org/web/20060907031013/http://www.molbio.uoregon.edu/facres/stahl.html |date=September 7, 2006 }}</ref>.
|Attività3 = docente
|AttivitàAltre = ed [[educatore]] [[cattolico]]
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Don lorenzo milani 3.jpg
|Didascalia = Don Lorenzo Milani
}}
 
== Carriera ==
La sua figura di prete è legata all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata [[Scuola di Barbiana]], nella canonica della [[Chiesa di Sant'Andrea a Barbiana|Chiesa di Sant'Andrea]]. I suoi scritti innescarono aspre polemiche, coinvolgendo la [[Chiesa cattolica]], gli intellettuali e politici dell'epoca; Milani fu un sostenitore dell'[[obiezione di coscienza]] opposta al [[servizio militare]] maschile (all'epoca obbligatorio in Italia); per tale motivo fu processato - e poi assolto - per [[apologia di reato]]<ref>Più fonti parlano del reato di [[vilipendio]] delle forze armate, fra questi [[Ignazio Silone]] (Ignazio Silone, ''Don Milani'', in [[Tempo presente]], settembre 1965);</ref>.
Franklin Stahl nacque l'8 ottobre del 1929. Così come le sue due sorelle maggiori, egli si diplomò presso la scuola pubblica di Needham, Boston. Nel 1951 ottenne la laurea in biologia all'[[Harvard University]]. Il suo interesse per la [[genetica]] si sviluppò in seguito ad un corso riguardo ai [[virus (biologia)|virus]] batterici frequentato al Cold Spring Harbor Biological Laboratory. Nel 1956, a causa di uno studio condotto sulla trasmissione genetica del fago T4, ottenne il dottorato di ricerca (Ph.D) da parte dell'università di Rochester. Nel [[1955]] avviò una serie di studi di post-dottorato insieme all'italiano Giuseppe Bertani a Caltech, [[Pasadena (California)|Pasadena]], con lo scopo di ampliare le sue conoscenze del campo della genetica batterica. In seguito, egli conobbe i genetisti Matthew Meselson e [[Charley Steinberg]], coi quali incominciò presto a collaborare. Con Steinberg, egli studiò l'analisi matematica della crescita del fago T4, la mutazione da esso provocata e la sua ricombinazione genetica. Con Meselson, invece, avviò una serie di studi riguardo alla replicazione del DNA nell'[[Escherichia Coli]]. Lo studio dimostrò che la replicazione del DNA avviene con un processo semiconservativo e rinforzò il modello strutturale proposto da [[Jim Watson]] e [[Frank Crick]]<ref name="ref_A">Drake, J W (January 1997). "The 1996 Thomas Hunt Morgan Medal Franklin W. Stahl". Genetics. 145 (1): 1–2. PMC 1207768. PMID 9017382</ref>. Per un anno, Stahl prestò servizio presso la facoltà di [[zoologia]] dell'Università del Missouri a [[Columbia (Missouri)|Columbia]], prima di accettare, nel [[1959]], un ruolo nel nuovo istituto di biologia molecolare nell'università che gli aveva conferito il dottorato. Negli anni successivi, le sue ricerche compresero i fagi T4, Lambda ed il lievito "saccharomyces cerevisiae", con particolare attenzione alla ricombinazione genetica. Nel frattempo, insegnò in diversi corsi di genetica nell'Oregon e presentò una serie di corsi sui fagi in [[America]], [[Italia]] e [[India]]. Inoltre, continuò a condurre studi sabbatici presso le università di [[Cambridge]] (Regno Unito), [[Edimburgo]], [[Gerusalemme]] e Cambridge (Massachusetts). La ricerca di Stahl fu intrapresa in associazione con numerosi colleghi, tra cui Jean Crasemann, Mary M. Stahl e Henriette M Foss. Dal [[2001]], anno del suo ritiro, egli vive con Jette e Eugene, dove continua a compiere studi privati e a partecipare al consiglio dell'università dell'Oregon<ref name="ref_A" />.
 
== Vita Privata ==
Il suo libro ''Esperienze Pastorali'', inizialmente dotato dell<nowiki>'</nowiki>''imprimatur'' ecclesiastico<ref>[https://books.google.it/books?id=g2BJDQAAQBAJ&pg=PT62&dq=Don+Milani+Esperienze+pastorali+imprimatur&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiv8eXas-zUAhWD0RQKHZ8PCfsQ6AEIMzAD#v=onepage&q=Don%20Milani%20Esperienze%20pastorali%20imprimatur&f=false Mario Lancisi, ''Processo all'obbedienza: La vera storia di don Milani'', Gius.Laterza & Figli Spa 2016]</ref>, fu oggetto di un decreto del [[Congregazione per la dottrina della fede|Sant'Uffizio]] del 1958 contenente la proibizione di stampa e di diffusione<ref>Così dichiarato e allo stesso tempo smentito o almeno sminuito da [[Giuseppe Betori]], [[arcivescovo]] di [[Firenze]], in Andrea Fagioli, ''[http://www.toscanaoggi.it/Vita-Chiesa/Il-Vaticano-rivaluta-Esperienze-pastorali Il Vaticano rivaluta «Esperienze pastorali»]'', intervista per Toscana Oggi del 16/04/2014.</ref> e solo nel 2014, dopo 56 anni, la ristampa del libro non ha più avuto proibizione da parte della Chiesa.
F.Stahl e sua moglie Mary si sposarono nel 1955, generando due figli maschi ed una figlia femmina.
== Contributi Sperimentali ==
Sui batteri:
*Con M.Meselson, la dimostrazione della replicazione semiconservativa del DNA<ref>^ Meselson, M., and F.W. Stahl, 1958 The replication of DNA in Escherichia coli. Proc. Natl. Acad. Sci. USA 44: 671-682</ref>.
Sul Fago T4:
*Con H.Foss e altri, la dimostrazione della condivisione genetica e della sua relazione con eterozigosi genetica<ref>^ Stahl, F.W., 1968 Role of recombination in the life cycle of bacteriophage T4. In "Replication and Recombination of Genetic Material," Australian Academy of Science, Canberra, pp. 206-215</ref>.
*Con N.Murray e altri, la determinazione, attraverso metodi genetici, della direzione della sintesi del mRNA sulle coppie di geni cotrascritti<ref>^ Stahl, F.W., J. M. Crasemann, C. Yegian, M. M. Stahl and A. Nakata, 1970 Co-transcribed cistrons in bacteriophage T4. Genetics 64: 157-170</ref>.
Sul Lambda:
*Con M.Stahl e altri, la scoperta e analisi dell'elemento genetico (Chi) che stimola la ricombinazione genetica dei batteri<ref>^ Stahl, F.W., 2005 Chi: a little sequence controls a big enzyme. A Perspective. Genetics 170: 487-493</ref>.
*Con M.Stahl e altri, la mutua dipendenza della replicazione del DNA e della ricombinazione genetica<ref>^ Stahl, F. W., 1998 Recombination in phage : one geneticist's historical perspective. Gene 223: 95-102</ref>.In questi studi utilizzò il metodo della centrifugazione in gradiente di intensità che è stato sviluppato per il test del metodo semiconservativo del DNA.
Sul Lievito:
*Con H. Foss e altri, la dimostrazione dei due percorsi funzionali per ricombinazione genetica del selvaggio tipo in erba<ref>^ Stahl, F. W. and H. M. Foss, 2010 A two-pathway analysis of meiotic crossing over and gene conversion in Saccharomyces cerevisiae. Genetics 186: 515–536</ref>.
 
== BiografiaContributo teorico ==
*Con C.Steinberg, la formulazione della crescita dei fagi<ref>Steinberg, C. and F. Stahl, 1958 The theory of formal phage genetics. Cold Spring Harbor Symp. Quant. Biol. 23, 42-46</ref>.
Nacque da Albano e da Alice Weiss, in una famiglia agiata. Era il secondogenito, preceduto da Adriano e seguito da Elena. Il padre era un [[chimico]] con la passione per la [[letteratura]], e si dedicava alla gestione dei suoi possedimenti di [[Montespertoli]] comprendenti la villa nella frazione Gigliola e il [[castello di Montegufoni]] <ref>Michele Di Sivo,''Milani, Comparetti, Lorenzo'', "Dizionario Biografico degli Italiani" - Volume 74 (2010)</ref>. A sua volta era figlio di [[Luigi Adriano Milani]], [[archeologo]] e [[numismatico]] che aveva sposato Laura Comparetti, figlia del [[filologia|filologo]] [[Domenico Comparetti|Domenico]] e della [[pedagogia|pedagogista]] [[Elena Raffalovich]]. Da queste illustri parentele i Milani avevano ereditato libri, opere d'arte e reperti archeologici.
*Con J.Szostak e altri, l'interpretazione della ricombinazione genetica in termini del riparo dei doppi filamenti rotti<ref>Szostak, J., T. L. Orr-Weaver, R. J. Rothstein and F.W. Stahl, 1983 The double-strand-break repair model for recombination. Cell 33: 25-35</ref>.
*Con R. Lande, E.Housworth e altri, formalizzazione matematica di ricombinazione in organismi più elevati<ref>^ Foss, E., R. Lande, F. W. Stahl, and C.M. Steinberg, 1993 Chiasma interference as a function of genetic distance. Genetics 133: 681-691</ref><ref>Stahl, F. W., and E. A. Housworth, 2009 Methods for analysis of crossover interference in S. cerevisiae. Methods Molec. Biol. 557: 35-53</ref><ref>^ Stahl, F., 2012 Defining and detecting crossover-interference mutants in yeast. PLoS ONE 7(6): e38476. doi:10.1371/journal.pone.0038476</ref>.
 
== Riconoscimenti ==
La madre proveniva da una famiglia di [[ebrei]] [[Boemia|boemi]] che si erano trasferiti a [[Trieste]] per lavoro. Anch'ella poteva vantare un notevole bagaglio culturale: allieva di [[James Joyce]], era cugina di [[Edoardo Weiss]], che la introdusse agli studi di [[Sigmund Freud]]<ref name=dbi/>. I genitori, che si dichiaravano entrambi [[agnosticismo|agnostici]] e [[anticlericalismo|anticlericali]], intesserono rapporti di amicizia con altre famiglie della cultura fiorentina come gli [[Leo Olschki|Olschki]], i [[Aldo Valori|Valori]], i [[Corrado Pavolini|Pavolini]], i [[Mario Castelnuovo-Tedesco|Castelnuovo Tedesco]], i [[Michele Ranchetti|Ranchetti Cappelli]], gli [[Guido Spadolini|Spadolini]]. I tre figli, dunque, vissero in un clima estremamente vivace dal punto di vista intellettuale<ref name=dbi/>.
*1997-Membro della [[American Academy of Microbiology]]
 
*1996-[[Thomas Hunt Morgan Medal]] (dalla [[Genetics Society of America]])
Nel 1930, a causa della [[Grande depressione|crisi economica]], la famiglia si spostò a Milano. Trattandosi di una famiglia comprendente ebrei, il progressivo espandersi in quegli anni dell'[[antisemitismo]] e l'ascesa del [[nazionalsocialismo|nazismo]] in Germania indussero i genitori a contrarre cautelativamente matrimonio con rito cattolico e a [[battesimo|battezzare]] i loro figli <ref>Lorenzo lo chiamò sempre il suo "battesimo fascista" (in Valentino Rubetti, ''Don Milani in controluce'', Armando Editore, 2017 p.46)</ref> a Gigliola (il [[parroco]] li registrò con il secondo cognome Comparetti, non di nascita)<ref name=dbi>{{DBI
*1986-Membro associato [[EMBO]]
|nome = Lorenzo Milani Comparetti
*1985-1990 [[MacArthur Fellow]]
|nomeurl = lorenzo-milani-comparetti
*1981-Membro della [[American Academy of Arts and Sciences]]
|autore = Michele Di Sivo
*1976-Membro della [[National Academy of Science]]
|anno = 2010
*1975-1976, 1985-1986 [[Guggenheim Fellow]]
|pagine =
*1969-1970 [[National Institutes of Health|NIH]] Membro Speciale del corpo docenti per il Post-Dottorato
|volume = 74
*Emerito Dottore di Scienza: [[Oakland University]] e [[University of Rochester]]
|accesso = 28 gennaio 2015
== Note ==
}}</ref>.
 
Ragazzo vivace e intelligente, Lorenzo Milani frequentò con scarso profitto il [[Liceo classico Giovanni Berchet|liceo classico Berchet]] di [[Milano]], diplomandosi nel maggio del [[1941]]. Appena diplomato, rifiutò di iscriversi all'[[università]] - cosa che i genitori avrebbero desiderato - e manifestò l'intenzione di fare il [[pittore]]<ref>{{Cita libro|titolo=N.Fallaci, Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani, p.45}}</ref>.
 
A fine maggio 1941 iniziò a frequentare lo studio del pittore tedesco [[Hans-Joachim Staude]] a [[Firenze]]. Staude si rivelerà figura fondamentale non solo per la crescita artistica di Lorenzo, ma anche per il suo cammino verso la [[conversione religiosa|conversione]]. Secondo una fra i suoi biografi, Neera Fallaci, le regole artistiche apprese dal maestro - ''in un soggetto cercare sempre l'essenziale, vedere sempre i dettagli come parte di un tutto'' - saranno da Lorenzo applicate alla vita, così come più tardi dirà lui stesso al suo maestro.<ref>{{Cita libro|titolo=N.Fallaci, Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani, p.48-49.}}</ref>
 
A settembre 1941 Lorenzo Milani si iscrisse al corso di pittura all<nowiki>'</nowiki>[[Accademia di belle arti di Brera|Accademia di Brera]] a Milano. Qui ebbe come insegnanti [[Achille Funi]] ed [[Eva Tea]]. Quest'ultima ebbe un ruolo importante nel suscitare nel giovane Lorenzo l'interesse per l'arte sacra e la [[liturgia]]<ref>{{Cita libro|titolo=Valentina Alberici, Lorenzo Milani. L'artista che trovò Dio, pp. 49-55.}}</ref>. Parlava inglese, francese, tedesco, spagnolo, latino ed ebraico<ref name=stampa2007>La Stampa, ''[http://www.lastampa.it/2007/05/17/cultura/don-milani-ci-ha-salvato-la-vita-piHq35W1GkcYH2mZpvFZ5J/pagina.html Don Milani ci ha salvato la vita]'', 17/05/2007</ref>.
 
In quel periodo Lorenzo "aveva una infatuazione per una bella ragazza dai capelli rossi conosciuta a Brera. Si chiamava Tiziana. Lorenzo mi mostrò dei ritratti che le aveva fatto", ricorda l'amico [[Saverio Tutino]].<ref>{{Cita libro|titolo=N.Fallaci, Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani, p.59.}}</ref>
 
Tiziana Fantini, compagna di corso di Lorenzo, era già impegnata sentimentalmente, ma i due trascorrevano insieme molto tempo condividendo la passione per l'arte e un atteggiamento di opposizione al regime fascista. Secondo la Alberici, Tiziana sarà testimone privilegiata del cambiamento interiore di Lorenzo: «Io mi farò prete», le confiderà nel 1942 in una chiesa.<ref>{{Cita libro|titolo=Valentina Alberici, Lorenzo Milani. L'artista che trovò Dio, pp. 32-37}}</ref> Mentre Lorenzo frequenterà solo il primo anno di Accademia, Tiziana Fantini concluderà il corso di studi e diventerà pittrice prima a Milano, poi a Trieste.<ref>{{Cita news|titolo=Misteriosa Tiziana la pittrice triestina amata da don Milani|pubblicazione=http://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2017/06/05/news/misteriosa-tiziana-la-pittrice-triestina-amata-da-don-milani-1.15449068}}</ref>
 
Un'altra ''liaison'' di una certa intensità riguardò Carla Sborgi, zia di [[Pietro Ichino]] (i cui genitori sostennero molte delle iniziative di Don Milani)<ref>[[Pietro Ichino]], ''[http://www.pietroichino.it/?p=19483 Come ho conosciuto Don Milani]'', intervista a Agnese Fedeli per il ''[[Messaggero di Sant'Antonio]]'', febbraio 2012</ref>, definita da Neera Fallaci "quasi fidanzata"<ref>Mauro Bortone, ''Tra parola e conflitto. La comunicazione in Don Lorenzo Milani'', GAIA - Edizioni Univ. Romane, 2008 - ISBN 8860220904</ref>. [[Michele Ranchetti]], amico sia della donna che di Don Milani, testimoniò della "ferita" che le cagionò l'abbandono da parte di Lorenzo quando questi entrò in seminario; il rapporto non si interruppe, anzi nella sua agonia il religioso la chiamò al suo capezzale e la presentò ai ragazzi di Barbiana<ref>Roberto Beretta, ''[http://www.sefeditrice.it/uploaded/195.pdf Don Milani e il genio femminile]'', ne ''[[L'Avvenire]]'', 26 agosto 2009</ref>.
 
Il crescente interesse di Lorenzo per la liturgia è testimoniato dal fatto che, nell'estate del [[1942]], durante una vacanza a Gigliola, decise di affrescare una cappella; durante i lavori lesse un vecchio [[messale]] e si appassionò, come scrisse diciottenne all'amico [[Oreste del Buono]] che era stato suo compagno al Liceo Berchet di Milano<ref name=stampa2007 />: «''Ho letto la Messa. Ma sai che è più interessante dei "Sei personaggi in cerca d'autore" ?''» .<ref>[https://books.google.it/books?id=g2BJDQAAQBAJ&pg=PT13&lpg=PT13&dq=Ho+letto+la+Messa.+Ma+sai+che+%C3%A8+pi%C3%B9+interessante&source=bl&ots=ph-Q_T6ku9&sig=IcJDscWbo_f0IUg29a6NHhcxCYI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi98ojYjb_TAhVlLsAKHfoBAPwQ6AEIQzAF#v=onepage&q=Ho%20letto%20la%20Messa.%20Ma%20sai%20che%20%C3%A8%20pi%C3%B9%20interessante&f=false Mario Lancisi, ''Processo all'obbedienza: La vera storia di don Milani'', Gius.Laterza & Figli Spa, 2016]</ref> Successivamente, al ritorno a Milano, si interessò ancora di [[liturgia]]<ref>Sull'arte e le opere di Lorenzo Milani: "Don Milani: 'Volevo dipingere il mondo'", di [[Michele Brancale]], Avvenire, 26 giugno 2012</ref>.
 
Nel 1943, anche a causa della guerra, Lorenzo lasciò Milano e si trasferì di nuovo con la famiglia a Firenze.
 
===Conversione===
Nel 1934 aveva preso la [[prima comunione]] a [[Montespertoli]], nella [[pieve di San Pietro in Mercato]]<ref name="braccinitadd">Fabrizio Braccini, Roberta Taddei, ''La scuola laica del prete: Don Milani'', Armando Editore, 1999 - ISBN 8871449983</ref>; nel [[1943]] si convertì al [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]] e il 13 giugno ricevette la [[confermazione|cresima]] dal [[cardinale]] [[Elia Dalla Costa]]<ref name=braccinitadd />. La svolta ci fu grazie al colloquio con don [[Raffaele Bensi]], che in seguito fu il suo padre spirituale e che così la descrisse:
 
{{q|Perché incontrare Cristo, incaponirsene, derubarlo, mangiarlo, fu tutt'uno. Fino a pigliarsi un'indigestione di Gesù Cristo|Raffaele Bensi<ref>Raffaele Bensi, in Benedetto Calati, ''Bibbia e spiritualità in Don Milani'', in AA.VV., ''Don Lorenzo Milani, vita e pensiero'', Milano 1983</ref>}}
 
Le circostanze della sua conversione sono sempre rimaste piuttosto confuse e oscure, anche per la riservatezza dello stesso Milani sull'argomento. Tuttavia dalle testimonianze di Hans-Joachim Staude e di Tiziana Fantini sembra evidente che Lorenzo fosse in uno stato di ''ricerca spirituale'' da vario tempo.<ref>{{Cita libro|titolo=Valentina Alberici, Lorenzo Milani. L'artista che trovò Dio, p.61.}}</ref>
 
Neera Fallaci riporta tuttavia un passo dello stesso Don Milani:
{{q|E in questa religione c’è fra le tante cose, importantissimo, fondamentale, il Sacramento della confessione dei peccati. Per il quale, quasi solo per quello, sono cattolico. Per avere continuamente il perdono dei peccati. Averlo e darlo.|Lorenzo Milani<ref>Lorenzo Milani in Neera Fallaci, ''Dalla parte dell'ultimo''</ref>}}
 
Il 9 novembre 1943 entrò nel [[seminario]] di Cestello in [[Oltrarno]]. Il periodo del [[seminario]] fu per lui piuttosto duro, poiché Lorenzo Milani cominciò fin dall'inizio a scontrarsi con la mentalità della Chiesa e della curia: non riusciva a comprendere le ragioni di certe regole, prudenze, manierismi che ai suoi occhi erano lontanissimi dall'immediatezza e sincerità del [[Vangelo]]. Fu ordinato sacerdote nel [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|duomo di Firenze]] il 13 luglio [[1947]] dal [[cardinale]] [[Elia Dalla Costa]]. Il suo primo, e breve, incarico fu a Montespertoli come vicario in aiuto del [[parroco]] locale.
 
===Il periodo a San Donato di Calenzano===
Venne inviato come coadiutore a [[San Donato di Calenzano]], vicino a Firenze, dove lavorò per una scuola popolare di operai e strinse amicizia con altri sacerdoti come [[Danilo Cubattoli]], Bruno Borghi e Renzo Rossi.
Gli fu amico e collaboratore il calenzanese [[Agostino Ammannati]], che insegnava lettere nel [[liceo classico Cicognini]] a [[Prato]].
 
Negli anni a Calenzano scrisse ''Esperienze pastorali'', che ebbe una forte eco per i suoi contenuti<ref>[http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=107 Articolo di Rino Cammilleri]</ref>.
 
==La scuola di Barbiana==
[[File:Scuola di barbiana - don lorenzo milani e alunni in aula.jpg|thumb|Don Milani in aula con i suoi allievi]]
{{vedi anche|Scuola di Barbiana}}
[[File:Chiesa di Barbiana (Vicchio) (cropped).png|thumb|La chiesa di Barbiana]]
Nel dicembre del [[1954]], a causa di screzi con la Curia di Firenze, venne mandato a [[Barbiana]]<ref>Un esilio che don Milani disse di aver accettato «''nonostante fosse palese a chiunque che vi ero confinato come finocchio e demagogo ereticheggiante e forse anche confesso visto che non avevo reagito''» (''Lettere alla mamma'', 1973, n. 84).</ref>, minuscola e sperduta frazione di montagna nel comune di [[Vicchio]], in [[Mugello]], dove iniziò il primo tentativo di [[scuola a tempo pieno]], espressamente rivolto alle classi popolari, dove, tra le altre cose, sperimentò il metodo della [[scrittura collettiva]].
Gli ideali della [[Scuola di Barbiana]] erano quelli di costituire un'istituzione inclusiva, democratica, con il fine non di selezionare quanto di far arrivare, tramite un insegnamento personalizzato, tutti gli alunni a un livello minimo d'istruzione garantendo l'eguaglianza con la rimozione di quelle differenze che derivano da censo e condizione sociale.
 
La sua scuola era alloggiata in un paio di stanze della canonica annessa alla piccola chiesa di Barbiana, un paese con un nucleo di poche case intorno alla chiesa e molti casolari sparsi sulle pendici del [[Monte Giovi]]: con il bel tempo si faceva scuola all'aperto sotto il pergolato. La scuola di Barbiana era un vero e proprio collettivo dove si lavorava tutti insieme e la regola principale era che chi sapeva di più aiutava e sosteneva chi sapeva di meno, 365 giorni all'anno.
 
La scuola sollevò immediatamente delle eccezioni e molte critiche, gli attacchi ad essa furono tanti, dal mondo della chiesa e da quello laico.
 
Le risposte a queste critiche vennero date con “''Lettera ad una professoressa''”, (maggio [[1967]]), in cui i ragazzi della scuola (insieme a don Milani) denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l'istruzione delle classi più ricche tra cui il cosiddetto "Pierino del dottore" (cioè Pierino, figlio del dottore, che sa già leggere quando arriva alle elementari), lasciando la piaga dell'analfabetismo in gran parte del paese. La ''Lettera a una professoressa'' fu scritta negli anni della malattia di don Milani. Pubblicata dopo la sua morte è diventata uno dei moniti del [[Movimento Studentesco|movimento studentesco del '68]]. Altre esperienze di scuole popolari sono nate nel corso degli anni basandosi sull'esperienza di don Lorenzo e sulla ''Lettera a una professoressa''.
 
Fu don Milani ad adottare il motto [[Lingua inglese|inglese]] ''"I care"'', letteralmente ''mi importa, mi interessa, ho a cuore'' (in dichiarata contrapposizione al "Me ne frego" [[fascista]]), che sarà in seguito fatto proprio da numerose organizzazioni religiose e politiche. Questa frase scritta su un cartello all'ingresso riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.
 
Don Milani abolì ogni forma di [[Punizione (pedagogia)|punizione corporale]] (canna per bacchettare, sale sulle ginocchia, ecc.) all'epoca ammesse per legge nella scuola pubblica, sostituendole con la perdita della benevolenza o del sorriso del maestro. In questo aspetto imitò l'esempio del "pedagogo" [[Vittorino da Feltre]], sebbene l'attività sportiva rivestisse un'importanza molto limitata nel modello educativo di don Milani.
 
La sua concezione pedagogica è detta del ''professore-amico'' in contrapposizione al modello prevalente di un docente distaccato e autoritario che trovava legittimazione nel primato dell'autorità della cultura, ed era riconosciuto dalle stesse famiglie degli studenti: erano rari gli episodi di cause in tribunale e contestazioni dei voti o del comportamento dei docenti, le famiglie tendevano a dare ragione al maestro piuttosto che ai figli.
 
=== Critiche alla pedagogia di Barbiana ===
 
«''La colpa dell’insegnante, agli occhi dei ragazzi di Barbiana, è di essere la ligia e ben retribuita esecutrice di un complotto scientemente ordito dal Sistema. Un complotto che, come si ripete tante volte nella lettera, mira a ingannare i poveri e i contadini...È l’idea che ci sia uno Stato, una scuola, una società, in una parola, un Sistema di cui si parla in terza persona, il cui preciso fine è quello di fregare, appunto, un noi in cui s’includono tutti coloro che, almeno pro tempore, lottano per il disvelamento del grande inganno (e perciò sono esenti da qualsiasi colpa)'' ...[Ma] ''... nell’arco di pochi anni ricchi e poveri saranno indistinguibili, e finiranno per scambiarsi le parti ... Potenti diverranno gl’incensatori dell’altarino di don Milani, mentre gli odiati laureati, lungi dall’accaparrarsi laticlavi e ministeri...faranno la coda per un posto da lavapiatti... A restare al suo posto sarà solo la professoressa, composta donna d’ordine che ieri bocciava troppo e oggi nemmeno può, anche volendo: ieri come oggi, sotto la gragnuola d’insulti di chi la vuole responsabile di tutti gli analfabetismi, capro espiatorio di ogni delitto''.» <ref>{{cita news|url=http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-02-24/io-sto-la-professoressa-180752.shtml?uuid=AEa7iDY&refresh_ce=1|cid=Tomasin|autore=[[Lorenzo Tomasin]]|titolo=Io sto con la professoressa|pubblicazione=[[Il sole 24 ore]]|data=26 febbraio 2017|accesso=12 agosto 2017}}</ref>
 
È stato osservato come la scuola italiana attuale sia in fondo quella auspicata da don Milani: «''...abbiamo emarginato sempre più la grammatica e la letteratura (dei classici, in primis)... s’invita la professoressa a non fare grammatica perché la lingua è appannaggio dell’élite, e a non fare Foscolo o l’Iliade del Monti perché la difficoltà di quei testi umilia i "poveri"...''» <ref>{{cita news|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=58d7dbda04988|titolo=Uscire dal donmilanismo|pubblicazione=[[Il sole 24 ore]]|data=26 marzo 2017|autore=[[Paola Mastrocola]]|accesso=12 agosto 2017|cid=Mastrocola}}</ref>.
 
Si scrive nella ''Lettera'': «''Bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri (...) I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro (...). Tutti i cittadini sono eguali senza distinzione di lingua, l’ha detto la Costituzione. Ma voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione''»
Concludeva la ''Lettera'': «''A pedagogia vi chiederemo solo di Gianni. A italiano di raccontarci come avete fatto a scrivere questa bella lettera. A latino qualche parola antica che dice il vostro nonno. A geografia la vita dei contadini inglesi. A storia i motivi per cui i montanari scendono al piano. A scienze ci parlerete di sarmenti e ci direte il nome dell’albero che fa le ciliegie''».
 
E in realtà la scuola attuale raccomanda più del "sapere" il "saper fare" ma «''Non dovremmo quindi stupirci se ora i nostri ragazzi non sono capaci di scrivere, non sanno dov'è il Caucaso, non studiano più latino e hanno un lessico ristrettissimo. Ma ... il colpevole non è don Milani, siamo noi, è la pervicacia sconsiderata con cui per cinquant’anni abbiamo continuato quella sua strada, forse giustissima allora, ma oggi?''» <ref name="cita|Mastrocola">{{cita|Mastrocola}}</ref>
 
Al tempo il problema era quello di offrire la scuola anche ai figli dei contadini ma ora la scuola è veramente aperta a tutti:
{{citazione|Certo, abbiamo ancora, e sempre più, i deboli da proteggere: i ragazzi che arrivano dall’estero, che abitano in quartieri socialmente e culturalmente degradati [...] Che l’idea di don Milani avesse allora un senso, non implica che quel senso non fosse sbagliato già allora, e che lo sia probabilmente oggi più che mai. Voglio dire che si potrebbe avere un’idea esattamente contraria, per raggiungere lo stesso nobile fine: cioè, proprio per aiutare i figli dei contadini (tradotto i ragazzi oggi più deboli), si potrebbe rendere più difficile, e non più facile, la scuola. [...] Arriveremo mai a pensare che proprio insegnare ai massimi livelli la nostra lingua, facendo leggere i testi più difficili del nostro patrimonio culturale, aiuterebbe i giovani (tutti i giovani!) ad avere gli strumenti per migliorare la loro sorte, di cittadini e lavoratori, ma prima di tutto di persone? Siamo destinati ancora per quanto a trascinarci appresso vecchi fantasmi e arrugginite catene? <ref name="cita|Mastrocola">{{cita|Mastrocola}}</ref>}}
 
==La morte==
Don Milani morì il 26 giugno del 1967 a causa di un [[linfoma di Hodgkin]]; negli ultimi mesi della malattia volle stare vicino ai suoi ragazzi perché, come sosteneva, "imparassero che cosa è la morte". Tuttavia, nei suoi ultimi giorni di vita fu riportato a [[Firenze]], per morire in casa di sua madre.
 
Fu poi tumulato nel piccolo cimitero poco lontano dalla sua chiesa-scuola di Barbiana, seppellito in abito talare e, su sua espressa richiesta, con gli scarponi da montagna ai piedi <ref>Valentino Rubetti, ''Don Milani in controluce'', Armando Editore, 2017, p.11</ref>.
 
La morte chiuse anche il processo di appello, allora ancora in corso, senza dunque consentire che pervenisse a sentenza.
 
== Gli scritti ==
{{Citazione|Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.<ref>{{Cita |Milani, 1965|p. 51.|Milani, 1965}}</ref>}}
 
Per i suoi scritti (ad esempio ''[[L'obbedienza non è più una virtù]]''), e per affermazioni come «Io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi» venne incluso nel novero dei cosiddetti ''[[Cattocomunismo|cattocomunisti]]'', definizione spesso denigratoria, attribuita allora a un prete scomodo, che al contrario si era sempre opposto con i suoi scritti e con le sue parole a qualsiasi tipo di dittatura e di totalitarismo, incluse le derive [[Comunismo|comuniste]] più note come ne fa testimonianza la ''Lettera a Pipetta'':
{{Citazione|Il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l'unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo, beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.<ref>[http://www.barbiana.it/Lettera%20a%20Pipetta.html Lettera di don Lorenzo Milani, San Donato, 1950]</ref>}}
 
In seguito alla pubblicazione di un documento in cui i cappellani militari della Toscana dichiarano di considerare "un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta ''obiezione di coscienza'' che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà", Lorenzo Milani diffonde un suo scritto in difesa dell'[[obiezione di coscienza]] alle [[Forze armate italiane|Forze Armate]] (pubblicato dal settimanale ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' il 6 marzo [[1965]]). Denunciato da "un gruppo di ex combattenti" viene processato per [[apologia di reato]] e assolto in primo grado il 15 febbraio [[1966]]. Muore prima della sentenza di appello del 28 ottobre [[1967]] che dichiara il reato estinto per morte del reo.<ref>Il direttore di Rinascita, [[Luca Pavolini]], assolto in primo grado, sarà condannato in appello a cinque mesi e dieci giorni di [[reclusione]].</ref>
 
Oltre a ''[[Esperienze pastorali]]'', che fu ritirato pochi mesi dopo la pubblicazione, scrisse nel campo dell'educazione i testi frutto dell'esperienza di Barbiana: ''L'obbedienza non è più una virtù'' (a cura di [[Carlo Galeotti]], contiene documenti sul processo a Don Milani, 1965) e ''[[Lettera a una professoressa]]'' (1967), che sono stati scritti collettivamente insieme a tutti i ragazzi che frequentavano la scuola.
 
Le carte originali di Don Milani sono custodite presso la [[Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII|Fondazione Giovanni XXIII]] (già Istituto per le scienze religiose) di [[Bologna]], presso la [[Fondazione don Lorenzo Milani]] di Firenze e presso l'istituzione culturale "Centro documentazione don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana", a [[Vicchio]].<ref>{{cita web |url=http://www.istituzionedonmilani.org/index.php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=30 |titolo=Centro documentazione don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana |editore=Istituzione don Milani - Comune Vicchio |accesso= 30 luglio 2011 |urlarchivio=http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:cq0T7GzkIBMJ:www.istituzionedonmilani.org/index.php%3Foption%3Dcom_content%26task%3Dview%26id%3D15%26Itemid%3D30+http://www.istituzionedonmilani.org/index.php%3Foption%3Dcom_content%26task%3Dview%26id%3D15%26Itemid%3D30&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google.it |dataarchivio=21 luglio 2011}}</ref>. L'indice cronologico degli scritti di don Milani si può trovare: J.L. Corzo e F. Ruozzi, Cronotassi degli scritti di don Milani, Cristianesimo nella Storia 33 (2012) 143-202.
 
===L'analisi di Montanelli===
[[Indro Montanelli]] scrisse nel dicembre [[1958]], sul ''[[Corriere della Sera]]'', delle appena pubblicate ''Esperienze pastorali'' di Don Milani, e ne trasse lo spunto per osservazioni che riguardano direttamente anche il loro autore, allora parroco di San Donato. Con ampi stralci del testo del religioso, il giornalista riferisce di esserne stato incuriosito dalla diffusione dell'argomento «in certi circoli» e dall'essergli stato presentato il testo come «il nuovo Vangelo di quei giovani radicali della sinistra [[Democrazia Cristiana|democristiana]] che fanno capo a [[Giorgio La Pira|La Pira]]»<ref>Per tutta questa sezione si veda [[Indro Montanelli]], ''L'Apocalisse di Don Milani'', Corriere della Sera, 28 dicembre 1958, raccolto in Mario Gennari, ''L'apocalisse di don Milani'', Libri Scheiwiller, 2008 - ISBN 8876445641</ref>.
 
La prima critica, sviluppata sulla ''Lettera dall'oltretomba ai missionari cinesi'', è che il libro «è stato scritto, e anche stampato, con tale spregio di tutto ciò che può costituire richiamo per il lettore, da disarmare qualunque diffidenza sulle sue intenzioni». Non si sarebbe sorpreso, dice Montanelli, se avesse scoperto che Don Milani davvero credeva che un giorno saranno i religiosi cinesi a ricristianizzare l'Europa, come nella finzione letteraria: «è un di quei preti, si vede benissimo, per i quali ogni giorno è venerdì e che dormono abbracciati con l'Apocalisse. Comunque, è certo che non fa nulla per procurarsi clienti fra noi profani e per attirarsene la simpatia». I commenti di Don Milani, prosegue la recensione, sarebbero «ispirati più dal timor di Dio che dal rispetto per gli uomini. È chiaro, anche troppo, che di costoro a don Milani interessa solo l'anima e la sua salvezza.»
 
Montanelli così sintetizza «all'ingrosso» il pensiero di Don Milani: «la Chiesa ha smarrito il gregge, ed è perciò che questo non trova più la strada di Dio. La Chiesa si occupa di rituale, si occupa di politica, fa della beneficenza materiale, scende a qualunque compromesso con chiunque ha i mezzi per pagarselo e si contenta di puntellare certe abitudini [...]. Ma ha dimenticato che Dio ha eletto il suo domicilio fra i poveri, che sono gli unici ad averne fame e sete». Ciò effonderebbe quindi un certo «puzzo d'eresia», accompagnato da «almeno qualche dozzina di "deviazioni" gianseniste»; e il giornalista aggiunge che Don Milani «dice senza dubbio molte cose assurde: quelle che gli hanno valso appunto la condanna del Sant'Uffizio».
 
Oltre all'articolo, Montanelli scrisse anche una lettera privata al religioso, resa pubblica molto tempo dopo, che principia con «avrei voluto dire di più e meglio. Ma il mio giornale ha delle esigenze», che Montanelli poteva solo in parte forzare e che in parte, afferma, aveva forzato. «Io sono con metà di me stesso (la migliore, temo) dalla sua parte. E con l'altra, col Sant'Uffizio»<ref>Lettera raccolta in Maurizio Di Giacomo, ''Don Milani tra solitudine e Vangelo 1923-1967'', Borla Editore, 2001</ref>. Con questo, bipolarismo dialettico, appare chiara la vera vocazione culturale e politica di Montanelli e dei suoi epigoni. Nei modi e nella mera apparenza liberali/libertari, ma agli effetti affini e devoti a tutte le curie, specialmente quelle future.
 
===L'analisi di Pasolini===
Nell'ottobre del [[1967]], alla [[Casa della Cultura]] di [[Milano]], si tenne un dibattito fra gli studenti di Don Milani e [[Pier Paolo Pasolini]] sulla figura del prete, da non molto deceduto. L'intervento del poeta era incentrato sulla sua analisi di ''Lettera a una professoressa'' (e fu pubblicato nel gennaio successivo dal periodico ''[[Momento (periodico)|Momento]]'')<ref>Per tutta questa sezione si veda [[Pier Paolo Pasolini]], ''La cultura contadina della scuola di Barbiana'', in Momento, IV, 1968; poi ripubblicato in Pier Paolo Pasolini, ''Saggi sulla politica e sulla società'', Mondadori (''I Meridiani''), 1999 - ISBN 9788804456872</ref>.
 
Dopo un'iniziale stroncatura dello stile linguistico («ero infastidito dalla eccessiva facilità delle parole, da un certo "neo-[[Giovanni Pascoli|pascolianesimo]]"»), Pasolini passava ben presto a toni più entusiastici («mi son trovato immerso in uno dei più bei libri che io abbia letto in questi ultimi anni: un libro straordinario, anche per ragioni letterarie») e una volta fatto riferimento ai coevi scritti di [[Papa Giovanni XXIII|Giovanni XXIII]] e di [[papa Paolo VI|Paolo VI]], aprì a ulteriori confronti con culture d'Oltreoceano: «Ciò che in questo libro mi ha entusiasmato è che è l'unico caso in Italia, che almeno mi sia capitato sotto gli occhi, in cui ci si trovi a un punto di calore, a un livello, che nel mondo si ha, per esempio, nella nuova sinistra americana, e specificamente newyorchese, o, dall'altra parte dell'orbe terracqueo, nella rivoluzione culturale cinese: la stessa forza ideale, assoluta, totale, senza compromessi; ed è questo che nel paese del [[qualunquismo]] mi ha riempito di gioia». Tuttavia questo accostamento non è - nella visione pasoliniana - un'identità e una coincidenza, residuano differenze e distinzioni; anzi, il rischio di qualunquismo riappare nel «sempre ricondurre il lettore a dei momenti, fatti, situazioni, atti, che siano rigorosamente concreti e pratici; e questo è un certo riduttivismo tipico di quella famosa moralità contadina, diventata poi piccolo-borghese nella fase paleo-industriale, che in Italia dà come prodotto il qualunquismo, parola spaventosa da dire a voi<ref>Pasolini si rivolse nel suo intervento ai ragazzi di Don Milani in rapporto io-voi.</ref>, ma che spero prendiate con intelligenza, con la coscienza completamente aperta».
Una delle critiche che Pasolini porgeva è infatti che il «contenuto ideale violentissimo, addirittura, in certi momenti, meravigliosamente terroristico, dei ragazzi di Barbiana, si immerge però, prende forma, dentro uno schema, che è lo stesso schema della moralità contadina diventata piccolo-borghese della professoressa», e i ragazzi peraltro non si son domandati «in che cosa consista la cultura della professoressa a cui essi si rivolgono», una cultura piccolo-borghese che nasce dal mondo contadino. Occorreva dunque, per il poeta, «rendervi conto che il mondo contadino da cui provenite è circoscritto, parziale, particolaristico, e voi dovete superarlo in tutti i suoi fenomeni».
 
=== La polemica del venticinquennale ===
Nel 1992, a 25 anni dalla morte di Don Milani, si dipanò sui giornali dell'epoca, principalmente [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]], un'accesa polemica sulla figura del presbitero, resa infuocata da un intervento di [[Sebastiano Vassalli]] che già dal titolo (''Don Milani, che mascalzone''<ref name=vassalli>Sebastiano Vassalli, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/30/don-milani-che-mascalzone.html?ref=search Don Milani, che mascalzone]'', ne [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]], 30 giugno 1992</ref>) prometteva di provocare dibattito; e mantenne.
 
Vassalli, scrittore del [[Gruppo 63]], definì la scuola di Barbiana, presa a simbolo dai contestatori sessantottini, come «una sorta di pre-scuola (o di dopo-scuola) parrocchiale, dove un prete di buona volontà aiutava come poteva i figli dei contadini a conseguire un titolo di studio, e se non ci riusciva, incolpava i ricchi...»; precisò infatti che «ciò che spinse don Milani a prendere carta e penna e a scrivere il [[pamphlet]] contro la professoressa fu l'insuccesso di tre suoi allievi di Barbiana, presentatisi come privatisti ad un esame in un istituto magistrale di Firenze: dove l'ignara professoressa li bocciò.» Si sarebbe trattato quindi di una «"vendetta" per quelle bocciature» che lo stesso Don Milani avrebbe "confessato" per tale a pagina 139 della Lettera: "La seconda vendetta è questa lettera". Il risultato, secondo Vassalli, sarebbe stato un "uragano" piovuto non su tutti gli insegnanti italiani, ma sui migliori, sui più lodevoli, danneggiando proprio gli studenti poveri, che non potevano migrare verso la scuola privata. Scrisse Vassalli: «Attribuire [...] tutte le cifre e tutti i mali della scuola dell'epoca all'odio delle classi privilegiate verso i poveri, alla perfidia degli insegnanti della scuola di Stato [...] fu un atto di calcolata falsificazione della realtà e di violenta demagogia che l'eccitazione sociale e politica dei tempi non basta a giustificare. Di più: fu una mascalzonata, per cui migliaia di insegnanti seri e preparati, che avevano quest'unico torto, di voler continuare a fare il loro lavoro nonostante la paga misera, le attrezzature insufficienti, gli edifici scolastici cadenti, i doppi e i tripli turni nelle grandi città, si trovarono da un giorno all'altro segnati al dito e braccati dall'ira delle folle: erano loro, la causa di tutti i mali e di tutti i dissesti della scuola italiana! Loro che si ostinavano a insegnare l'algebra e l'Eneide, e che non capivano che, per eliminare la differenza di classe, bastava promuovere tutti, indiscriminatamente!»<ref name=vassalli />
 
Fra le reazioni a questo scritto, vi fu quella di [[Tullio De Mauro]], il quale segnalava che in ''Esperienze pastorali'' «c'era già, concettualmente, l'essenziale di scritti successivi: là, tra i documenti pazientemente raccolti e annotati, c'era la stupefacente scoperta che lo Stato italiano, dalla [[legge Casati]] del 1859 in poi, poco o nulla aveva fatto per accompagnare, alle proclamazioni sull'obbligo scolastico, una reale politica di sviluppo dell'istruzione elementare»; e se ai dati del [[censimento]] del 1951 due terzi degli italiani non avevano la licenza elementare, e solo alcuni se n'erano allarmati, «Don Milani, i suoi alunni, gli altri molti che collaborarono, denunziarono con una forza e un'efficacia che gli [[Amici del Mondo]], che il grande [[Partito Comunista Italiano|Partito comunista]] non avevano saputo avere, il male antico della scuola di base italiana: che ancora quattro anni dopo la Lettera portava a terminare la scuola dell'obbligo meno del cinquanta per cento dei ragazzi». Convenne con Vassalli, De Mauro, «quando rimprovera ai giovani universitari del '68 l'uso della Lettera. L'avessero letta, avrebbero scoperto che anche loro stavano nel mazzetto esiguo dei "disgraziati privilegiati". La lotta alla selezione di classe nella scuola non andava combattuta in Italia nelle università, ma dove venivano e vengono falciati ragazzi e ragazze degli strati più poveri, anche culturalmente, del paese: nelle elementari, in prima media, al primo anno delle medie superiori.»<ref name=demauro>[[Tullio De Mauro]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/02/vassalli-il-tuo-furore-non-capisco.html Vassalli, il tuo furore non capisco]'', ne [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]], 2 luglio 1992</ref>
 
Vassalli replicò di aver voluto «soltanto rivisitare un mito degli anni Sessanta, con il senno degli anni Novanta», ma rivendicò che «Sì, fu un simbolo del Sessantotto Don Milani invece [...] indipendentemente dalla sua volontà e da quella di chi lo conosceva, e lo fu come autore di un solo libro, quella Lettera a una professoressa, che, a torto o a ragione, venne poi usato negli anni successivi come manifesto dell'antiscuola.»; aggiunse che quella che si poteva trarre dalla lettura della Lettera era «concezione autoritaria ed autocratica del ruolo dell'insegnante; una concezione del tutto coerente con i modelli allora in auge nei paesi del [[socialismo reale]], e con la sua visione classista della società.» Ribadendo che sul presbitero si era costruito un mito, notò che «Nacque il "donmilanismo": che, forse, era lontano dalle intenzioni di don Milani, ma che fa parte integrante del suo mito e non può essere trattato separatamente, come se appartenesse a un'altra persona...». Secondo Vassalli, Don Milani intese tradurre lo scontro fra borghesia e proletariato nello scontro fra docenti e studenti e, non potendo sconfiggere un sistema di potere legislativo dei democristiani e potere esecutivo dei burocrati che scrivono i programmi scolastici, «si scelse come bersaglio di comodo gli insegnanti» che di nessuno di quei poteri fanno parte.<ref>[[Sebastiano Vassalli]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/04/ma-allora-miti-non-muoiono-mai.html?ref=search Ma allora i miti non muoiono mai]'', ne [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]], 4 luglio 1992</ref>
 
== Polemiche e controversie==
 
===Asserita omosessualità===
È stato sostenuto che il presbitero sia stato «''...fin da adolescente, artista bohémien dalla non celata [[omosessualità]] nella Firenze di fine anni Trenta...''»<ref>[[Silvia Ronchey]], ''Le vere parole di Don Milani'', ''La Repubblica'', 21 aprile 2017, p.38</ref>, ma la circostanza, non provata, è negata anche con riferimento al fatto che al tempo non era consentito agli omosessuali di farsi prete<ref>[https://www.radiospada.org/2017/05/la-maledizione-di-don-milani/ ''La maledizione di Don Milani'', Edizioni Radio Spada]</ref>.
 
===Accuse di pedofilia===
La prima accusa di [[pedofilia]] è in un'opera dello storico dell'educazione Antonio Santoni Rugiu, che citava passi del medesimo Don Milani<ref>Antonio Santoni Rugiu, ''Il buio della libertà. Storia di don Milani'', ed. De Donato-Lerici, 2002</ref> non riportando i punti in cui don Lorenzo respingeva le accuse di essere un «''finocchio eretico e demagogo''»<ref>Federico Buozzi, ''Nelle sue lettere nessuna "confessione" ma solo il gusto amaro del paradosso'', ''la Repubblica'', 21 aprile, 2017, p.38</ref>.
 
L'eco di quelle accuse è ritornata nel 2017, dopo la pubblicazione del romanzo ''Bruciare tutto'', di [[Walter Siti]], in cui viene trattato il tema della pedofilia<ref>W. Siti, ''Bruciare tutto'', Rizzoli, 2017</ref>. L'autore, in un'intervista al quotidiano ''[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', riferendosi al personaggio di don Leo, protagonista del libro, ha dichiarato di essersi ispirato a don Lorenzo Milani a cui è riferita la dedica in epigrafe: «''All'ombra ferita e forte di don Milani''». L'autore, di fronte alle polemiche nate per aver accostato don Milani alla pedofilia, ha sostenuto che la sua convinzione è nata da una frase estrapolata da una lettera del 10 novembre 1959 spedita da don Milani all'amico Giorgio Pecorini, giornalista de ''[[L'Europeo]]'':
{{Citazione|...che se un rischio corre per l'anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!... e poi chi potrà mai amare i ragazzi fino all'osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l'[[Inferno]] e desideri il [[Paradiso]]<ref>in Maria Cristina Carratù, ''Giorgio Pecorini. «Ricostruzioni becere. L'amore di Lorenzo era senza secondi fini»'', ''la Repubblica'', 21 aprile, 2017, p.39</ref>}}
Parlano invece di «ricostruzioni becere» studiosi delle opere di don Milani, dalle quali risulta evidente, come lui stesso scriveva, il suo stile espressivo paradossale, peraltro piuttosto confuso:
{{citazione|Se accanto a te ce n'è un altro e ci mettete gli occhi insieme direte di me: "il solito paradossale" e sarete cattivi.<ref>Don Milani, ''Lettera a don Bruno Brandani'' del 9 marzo 1950</ref>.}}
 
[[Alberto Melloni]], direttore dell’[[opera omnia]] del [[priore]] di [[Barbiana]], ha affermato: «''Non riesco a credere che don Milani, che ha fatto una vita sacerdotale di un’innocenza assoluta e sofferente, possa essere accostato a questo. Sono le accuse dei suoi persecutori. Don Milani, che era di un’acutezza intellettuale straordinaria, sapeva bene che nel rapporto educativo c’è un equilibrio di amore e potere e sapeva governarlo''»<ref name="C. Taglietti">Cristina Taglietti, ''«Non infangate don Milani». Biografi e studiosi contro Walter Siti'', ''Corriere della Sera'', 21 aprile 2017</ref>
 
Lo stesso Siti, da cui ha avuto origine la riproposizione dei sospetti di pedofilia di don Milani, ha infine dichiarato:
{{Citazione|Non sono uno studioso ma conosco la sua opera. Anche se la mia interpretazione fosse sbagliata, anche se non ci fosse per niente in lui quell'attrazione verso i ragazzi che mi sembra di aver intravisto nelle lettere, in certe risonanze linguistiche, e do per scontato che non abbia mai messo in pratica nulla, credo che questo non screditi affatto la figura di don Milani, anzi ai miei occhi la eleva. Un uomo capace di trasformare qualunque pensiero di tipo fisico in questo importante impulso pedagogico ne fa, secondo me, una figura ancora più grande<ref name="C. Taglietti"/>}}
 
== La lettura di papa Francesco ==
 
Della missione sacerdotale di don Milani, [[papa Francesco]] ha così delineato l'impegno educativo:
{{citazione|La sua inquietudine, però, non era frutto di ribellione ma di amore e di tenerezza per i suoi ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva, per donargli la dignità che talvolta veniva negata. La sua era un'inquietudine spirituale alimentata dall'amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come un "ospedale da campo" per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati <ref>Trascrizione del brano pronunciato da Bergoglio nel [http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2017/4/23/videomessaggio-donmilani.html messaggio video inviato dal Papa il 23 aprile 2017] in occasione della presentazione dell'opera omnia di don Milani.</ref>}}
 
== Opere ==
{{div col}}
* ''Esperienze pastorali'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1958.
* ''L'obbedienza non è più una virtù. Documenti del processo di Don Milani'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1965.
* ''Obiezione di coscienza'', Vicenza, La Locusta, 1965.
* ''I Care'', Roma, Libreria Internazionale Paesi Nuovi, 1965. [Contiene: ''I cappellani militari e l'obiezione di coscienza'' e ''Autodifesa di Don Lorenzo Milani'']
* ''Lettera a una professoressa'', come Scuola di Barbiana, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1967; a cura della Fondazione don Lorenzo Milani, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2007, ISBN 978-88-95421-01-8.
* ''Perché tacere?'', a cura di [[Rienzo Colla]], già pubbl. in "Espresso-colore", 19 maggio 1968; in appendice [[Salvatore Baldassarri]], ''Il caso don Milani'', Vicenza, La Locusta, 1968.
* ''Stupidaggini che vanno di moda'', in ''Vacanze, benedite il Signore'', meditazioni e preghiere per le vacanze a cura di A. e C. Barbero, Torino, Gribaudi, 1969.
* {{Cita libro|titolo=Lettere alla mamma 1943-1967|altri=a cura di [[Alice Comparetti Milani]]|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1970}}
* ''Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana'', a cura di [[Michele Gesualdi]], Milano, A. Mondadori, 1970; I ed. riveduta, Mondadori, 1975; Nuova edizione con lettere inedite a cura di M. Gesualdi, San Paolo, 2007, ISBN 978-88-2156-000-2.
* ''Lettere alla mamma 1943-1967'', a cura di [[Alice Comparetti Milani]], Milano, A. Mondadori, 1973.
* ''Lettere in un'amicizia. 28 inediti a cura del destinatario Gian Carlo Melli'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1976.
* {{Cita libro|titolo=...e allora Don Milani fondò una scuola. Lettere da Barbiana e San Donato|altri=a cura di Mario Lancisi|editore=Coines Edizioni|città=|anno=1977}}
* ''Scritti'', a cura di [[Gianfranco Riccioni]], introduzione di [[Ernesto Balducci]], Firenze, Manzuoli, 1982.
* ''Il catechismo di don Lorenzo Milani. Documenti e lezioni di catechismo secondo uno schema storico'', a cura di [[Michele Gesualdi]], Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1983.
* ''29 lezioni di catechismo secondo un metodo storico. Estratte da Il catechismo di don Lorenzo Milani'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1985.
* ''La carta della Terra santa'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1986.
* ''Alla mamma. Lettere 1943-1967'', edizione integrale annotata a cura di [[Giuseppe Battelli]], Genova, Marietti, 1990. ISBN 88-211-6726-7.
* ''Libertà'', V, ''Un muro di foglio e di incenso. Libertà nella Chiesa'', Viterbo, Stampa Alternativa, 1994.
* ''Anche le oche sanno sgambettare'', Viterbo, Nuovi equilibri/Stampa alternativa, 1995, ISBN 88-7226-257-7.
* ''La ricreazione'', Roma, E/O, 1995, ISBN 88-7641-270-0.
* ''La parola ai poveri. Rilettura di una esperienza e di una testimonianza'', Fossano, Esperienze, 1996, ISBN 88-8102-020-3.
* ''A una giovane sposa'', Vicenza, La locusta, 1997.
* ''Il Vangelo come catechismo'', Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1997.
* ''L'obbedienza non è più una virtù e gli altri scritti pubblici'', a cura di [[Carlo Galeotti]], Roma, Stampa Alternativa, 1998, ISBN 88-7226-406-5.
* ''Don Milani. La ricreazione è finita. [Invettive contro la televisione, il ballo, il divertimento]'', a cura di Carlo Galeotti, Roma, Stampa Alternativa, 1999, ISBN 88-7226-526-6.
* ''I care ancora. Lettere, progetti, appunti e carte varie inedite e/o restaurate'', a cura di [[Giorgio Pecorini]], Bologna, EMI, 2001, ISBN 88-307-0997-2.
* ''Della parrocchia'', con [[Arturo Carlo Jemolo]], Vicenza, La Locusta, 2002.
* ''Lettere al mio prossimo'', a cura di [[Gian Franco Riccioni]], Firenze, Tierre, 2003, ISBN 88-86695-35-7.
* ''Una lezione alla scuola di Barbiana'', a cura di Michele Gesualdi, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2004, ISBN 88-89264-10-1.
* ''La parola fa eguali. Il segreto della Scuola di Barbiana'', a cura di Michele Gesualdi, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2005, ISBN 978-88-89264-58-4.
* ''Lettera a una professoressa edizione speciale 40 anni dopo'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2007.
* ''Ideario. 230 voci'', a cura di [[Maria Laura Ognibene]] e Carlo Galeotti, Viterbo, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 2007, ISBN 978-88-6222-009-5.
* ''Pensieri e parole di Don Milani'', Milano, Paoline, 2007, ISBN 978-88-315-3263-1.
* ''Epistolario. Venti anni di storia italiana'', a cura di Gianfranco Riccioni, Firenze, Pagnini, 2010, ISBN 978-88-8251-325-2.
* ''L'obbedienza nella Chiesa'', a cura della Fondazione don Lorenzo Milani, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2011, ISBN 978-88-6500-051-9.
* ''A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca'', prefazione di [[Roberta De Monticelli]], Milano, Chiarelettere, 2011, ISBN 978-88-6190-194-0.
* ''Cronotassi degli scritti di don Milani (1928-1967)'', a cura di [[Federico Ruozzi]] e [[Josè Luis Corzo]], in "Cristianesimo nella Storia", n. 33, 2012, pp. 143-202.
* ''La parola agli ultimi'', a cura di Josè Luis Corzo, Brescia, La scuola, 2012, ISBN 978-88-350-2957-1.
* ''«Perché mi hai chiamato?» Lettere ai sacerdoti, appunti giovanili e ultime parole'', a cura di Michele Gesualdi, Collana Dimensioni dello Spirito, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2013, ISBN 978-88-215-7927-1.
* ''La scuola della disobbedienza'', premessa di Roberta De Monticelli, con uno scritto di [[Ernesto Balducci]], Milano, Chiarelettere, 2015, ISBN 978-88-6190-729-0.
* ''Lorenzo Milani. Gli ultimi e i primi'', a cura di Giovanna Ceccatelli, Collana Sorbonne, Firenze, Clichy, 2015, ISBN 978-88-6799-119-8.
* ''Tutte le opere'', 2 voll., edizione diretta da [[Alberto Melloni]], a cura di Federico Ruozzi e di [[Anna Carfora]], [[Valentina Oldano]], [[Sergio Tanzarella]], Collana [[I Meridiani]], Milano, Mondadori, 2017, ISBN 978-88-04-65746-0
: Volume I (contiene: ''Esperienze pastorali''; ''Lettera a una professoressa''; ''Franco, perdonaci tutti''; ''Lezioni di catechismo'')
: Volume II (contiene: Lettere (1928-1967)
* ''Lettera ai cappellani militari''; ''Lettera ai giudici'', edizione critica e postfazione a cura di Sergio Tanzarella, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2017, ISBN 978-88-6124-664-5.
{{div col end}}
 
== Filmografia ==
* ''[[Un prete scomodo]]'', regia di [[Pino Tosini]] (1975)
* ''Don Milani'', regia di [[Ivan Angeli]] (1976)
* ''[[Don Lorenzo Milani e la sua scuola]]'', in ''[[Viaggio nella lingua italiana – Scrittori non si nasce]]'' di [[Tullio De Mauro]], [[Giorgio Pecorini]], [[Brunella Toscani]], a cura della [[Radio Televisione Svizzera Italiana]] (1979)
* ''[[Don Milani il priore di Barbiana]]'', regia di [[Andrea Frazzi]] e [[Antonio Frazzi]] (1997)
* ''[[Domani è un altro giorno (film 1997)|Domani è un altro giorno]]'', regia di [[Gabriele Cecconi]] (1997)
* ''Don Lorenzo Milani. Un ribelle ubbidiente'', in ''[[La Storia siamo noi]]'', regia di [[Luca Mancini]], a cura di [[Rai Educational]] (2002)
 
== Programmi televisivi Rai ==
*''Don Milani: il dovere di non obbedire'', in "la Grande Storia", a cura di Paolo Mieli,(2017))
 
== Musical ==
* ''[[Don Milani, il musical - Ultimo anch’io]]'', testi e musiche di A. Barbieri (2016) - compagnia La Fiaba Junior<ref>{{Cita news|lingua=it|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/comunit-|titolo=L’Italia in scena/4. La comunità si racconta sul palco|data=2016-01-09|accesso=2017-05-08}}</ref>
 
==Note==
<references/>
 
== BibliografiaCollegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*[[Eraldo Affinati]], ''L'uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani'', Milano, Mondadori, 2016. ISBN 978-88-04-65896-2.
*Valentina Alberici, Lorenzo Milani. L'artista che trovò Dio, Milano, Edizioni Paoline, 2017, ISBN 978-8831547796.
*Bruno Becchi, ''Lassù a Barbiana ieri e oggi. Studi, interventi, testimonianze su don Lorenzo Milani'', Firenze, Polistampa, 2004. ISBN 88-8304-747-8.
*Antonino Bencivinni, ''Don Milani. Esperienza educativa, lingua, cultura e politica'', con antologia di scritti linguistici, prefazione di Giorgio Pecorini, postfazione di [[Tullio De Mauro]], Roma, Armando, 2004. ISBN 88-8358-577-1.
*Giampiero Bruni, ''Lorenzo Milani, profeta cristiano. Saggio interpretativo'', Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1974.
*Adele Corradi, ''Non so se don Lorenzo'', Milano, Feltrinelli, 2012. ISBN 978-88-07-49121-4; 2017. ISBN 978-88-07-88924-0.
*José Luis Corzo, ''Lorenzo Milani. Analisi spirituale e interpretazione pedagogica'', a cura di Fulvio Cesare Manara, Troina, Servitium, 2008. ISBN 978-88-8166-288-3.
*Pacifico Cristofanelli, ''Pedagogia sociale di don Milani. Una scuola per gli esclusi'', Bologna, EDB, 1975.
*Michele Di Sivo, ''Milani Comparetti, Lorenzo'', in ''Dizionario biografico degli italiani'', LXXIV, ''Messi-Miraglia'', Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2010, pp.&nbsp;448–455.
*[[Nazareno Fabbretti]], ''Don Mazzolari, don Milani. I "disobbedienti"'', Milano, Bompiani, 1972.
*Neera Fallaci, ''Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani'', Milano, Milano libri Edizioni, 1974, IV ed. aumentata, 1977; Prefazione di [[David Maria Turoldo]], Milano, BUR, 1994.
*Renato Francesconi, ''L’esperienza didattica e socio-culturale di Don Lorenzo Milani'', Bomporto, Centro Programmazione Editoriale, 1976.
*[[Michele Gesualdi]], ''Il ponte di Luciano a Barbiana'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2008. ISBN 978-88-95421-30-8.
*Gli allievi di San Donato con la collaborazione di don Sandro Lagomarsini, ''Un libro inopportuno? [Esperienze pastorali di don Milani mezzo secolo dopo]'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2008. ISBN 978-88-95421-29-2.
*Gruppo Don Milani - Calenzano, ''Don Lorenzo Milani. Riflessioni e testimonianze'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1997. ISBN 88-89264-33-0.
*Gruppo Don Milani - Calenzano, ''Linguaggio teologico e profezia in don Lorenzo Milani. Atti del convegno di Calenzano del 21 giugno 1997'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2000.
*Sandro Lagomarsini, ''Lorenzo Milani, maestro cristiano'', Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 2007. ISBN 978-88-95421-04-9.
*Gerlando Lentini, ''Don Lorenzo Milani servo di Dio e di nessun altro'', Torino, Gribaudi, 1973.
*Edoardo Martinelli, ''Don Lorenzo Milani. Dal motivo occasionale al motivo profondo'', Firenze, [[Società Editrice Fiorentina]], 2007. ISBN 978-88-6032-034-6.
*Alessandro Mazzerelli, ''Ho seguito don Lorenzo Milani profeta della terza via'', presentazione di Franco Cardini, Rimini, Il Cerchio, 2007. ISBN 88-8474-143-2.
*Giampaolo Meucci e Alfredo Nesi, ''Testimonianza su Lorenzo Milani'', Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1971.
*Marco Moraccini, ''Don Lorenzo Milani nei mass media. Catalogo bibliografico, 1950-1997'', con un saggio introduttivo di Andrea Spini, Santa Croce sull'Arno-Milano, Il grandevetro-Jaca Book, 1999. ISBN 88-16-28214-2.
*Marco Moraccini (a cura di), ''Scritti su Lorenzo Milani. Una antologia critica'', con CD-ROM, Santa Croce sull'Arno-Milano, Il grandevetro-Jaca Book, 2002. ISBN 88-16-28235-5.
*Rolando Perri, ''Presenze femminili nella vita di don Lorenzo Milani. Tra misoginia e femminismo ante litteram'', Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2009. ISBN 978-88-6032-083-4.
*[[Michele Ranchetti]], ''Discutendo di don Milani'', in ''Scritti diversi'', II, ''Chiesa cattolica ed esperienza religiosa'', Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1999. ISBN 88-87114-54-4.
*Gianfranco Riccioni (a cura di), ''La stampa e don Milani'', Firenze, Libreria editrice fiorentina, 1974.
*Antonio Santoni Rugiu, ''Don Milani. Una lezione di utopia'', Pisa, ETS, 2007. ISBN 978-88-467-1779-5.
*David Maria Turoldo, ''Il mio amico don Milani'', Sotto il Monte, Servitium, 1997. ISBN 88-8166-072-5; 2012. ISBN 978-88-8166-362-0.
 
==Voci correlate==
* [[Scuola di Barbiana]]
* [[Chiesa di Sant'Andrea a Barbiana]]
*[[Reginaldo Santilli]]
*[[Preti di strada]]
 
==Audioletture==
*[https://www.youtube.com/watch?v=R0uR91mwLIw ''Lettera a una professoressa'' - parte prima]
*[https://www.youtube.com/watch?v=Slwdj7KvLqw ''Lettera a una professoressa'' - parte seconda]
*[https://www.youtube.com/watch?v=usMuG0HDxuA da ''Lettera ai cappellani militari'' contro la guerra]
 
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
 
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|http://www.donlorenzomilani.it|Fondazione don Lorenzo Milani}}
*{{cita web|http://www.fhtino.it/MilaniDoc/index.html|L'obbedienza non è più una virtù - Documenti del processo a Don Lorenzo Milani}}
*{{cita web|http://www.barbiana.it/|Centro formazione e ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana}}
*{{cita web|http://www.icareancora.it|Icareancora.it sito della sede di Bologna del Centro Formazione e Ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, documentazione audio-foto video di incontri e convegni, proposte per la scuola, contatti}}
*{{cita web|http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/06/Don_Milani_sessantottino_icona_rossa_co_9_081006023.shtml|Dal Corriere, Don Milani né sessantottino né icona rossa. Solo prete.}}
*[http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/don-lorenzo-milani/644/default.aspx Don Lorenzo Milani - Un ribelle ubbidiente] La Storia siamo noi
* {{cita web|http://www.cesp.co.nf|Centro Studi Pedagogici Don Lorenzo Milani - Genova}}
* {{cita web|http://www.casadonmilani.it|sito del progetto di servizio sociale CASADONMILANI, BOLOGNA}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cattolicesimochimica}}
 
[[Categoria:Ebrei italiani]]
[[Categoria:Antifascisti italiani]]
[[Categoria:Educatori italiani]]
[[Categoria:Nonviolenza]]
[[Categoria:Parroci]]
[[Categoria:Pedagogisti italiani]]
[[Categoria:Religione e politica]]
[[Categoria:Studenti dell'Accademia di belle arti di Brera]]