Triaenodon obesus e Utente:GuroneseDoc/Sandbox23: differenze tra le pagine

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{{Nota disambigua}}
{{Tassobox
{{Personaggio
|nome=Squalo pinna bianca del reef
|medium = mitologia
|statocons=NT
|saga = [[Ciclo troiano]]
|statocons_versione=iucn3.1
|nome italiano = Diòscuri (Càstore e Pollùce)
|statocons_ref=<ref name="iucn">{{IUCN|summ=39384|autore=Smale, M.J.|anno=2005}}</ref>
|nome = Διόσκουροι (Κάστωρ e Πολυδεύκης)
|immagine=[[File:Carcharhinus_albimarginatus-shark.jpg|230px]]
|immagine = Castor et Polux porcelaine de Sèvres.jpg
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|didascalia = I Diòscuri (Càstore e Pollùce)
<!-- CLASSIFICAZIONE -->
|epiteto =
|dominio=[[Eukaryota]]
|sesso = Maschi
|regno=[[Animalia]]
|luogo di nascita = [[Sparta]]
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<!-- PER GLI ALTRI ESSERI VIVENTI -->
|professione = Principi di Sparta
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<!-- PER TUTTI -->
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|genere='''Triaenodon'''
|genereautore=<span style="font-variant: small-caps">[[Johannes Peter Müller|J. P. Müller]] e [[Friedrich Gustav Jakob Henle|Henle]], [[1837]]</span>
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<!-- NOMENCLATURA BINOMIALE -->
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<!-- ALTRO -->
|sinonimi=''Carcharias obesus''<br/><span style="font-variant: small-caps">Rüppell, 1837</span><br/>
''Triaenodon apicalis''<br/><span style="font-variant: small-caps">Whitley, 1939</span>
|nomicomuni=
|suddivisione=[[Areale]]
|suddivisione_testo=[[File:Triaenodon obesus distmap.png|230px]]
}}
I '''Diòscuri''' ({{lang-grc|Διόσκουροι|Dióskouroi}} - {{latino|Dioscuri}}) ovvero '''Càstore''' ({{lang-grc|Κάστωρ, -ορος}} - ''Kástōr'', {{latino|Castōr, -ŏris}}) e '''Pollùce''' o '''Polideuce''' ({{lang-grc|Πολυδεύκης, -ους}} - ''Polydéukēs'', {{latino|Pollūx, -ūcis}}), sono due personaggi della [[mitologia greca]], [[mitologia etrusca|etrusca]] e [[Mitologia romana|romana]].
 
Conosciuti soprattutto come i ''Diòscuri''<ref>Fonti per la pronuncia sdrucciola: [http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=dioscuro ''Garzanti'' online]; [http://www.etimo.it/?term=dioscuri etimo.it]; ''Devoto-Oli'' 2013 s.v. "dioscuri", p. 845; ''loZingarelli'' 2013 s.v. "dioscuri", p. 685.</ref> ossia "''figli di Zeus''", ma anche come '''Càstori''', '''Gemini''' e '''Tindaridi'''<ref name="Inniom17"/>, avevano entrambi una propria specificità: Castore era domatore di cavalli e Polluce era ottimo nel pugilato<ref>{{Treccani|dioscuri||accesso=8 luglio 2018}}</ref>.
Lo '''squalo pinna bianca del reef''' ('''''Triaenodon obesus''''' <span style="font-variant: small-caps">([[Eduard Rüppell|Rüppel]], [[1837]])</span>) è una [[specie]] di [[Selachimorpha|squalo]] della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] dei [[Carcharhinidae|Carcarinidi]], unico membro del suo [[Genere (tassonomia)|genere]]. Di piccole dimensioni (non supera generalmente i 160 cm di lunghezza), è facilmente riconoscibile per il corpo snello e la testa breve ma larga, nonché per i lembi di pelle di forma tubulare vicino alle [[Narice|narici]], gli occhi ovali con pupille verticali e i margini bianchi delle pinne [[Pinna dorsale|dorsale]] e [[Pinna caudale|caudale]]. Lo squalo pinna bianca del reef, una tra le specie di squalo più comuni delle [[Barriera corallina|barriere coralline]] dell'[[Indo-Pacifico]], occupa un areale compreso tra il [[Sudafrica]] ad ovest e l'[[America centrale]] ad est. Vive di solito sul fondale o nelle sue vicinanze in acque costiere, a profondità di 8-40 m.
 
I Diòscuri erano anche considerati come protettori dei naviganti durante le tempeste marine e furono associati alla [[Gemelli (costellazione)|costellazione dei Gemelli]]<ref name="euripide140">[[Euripide]], ''[[Elena (Euripide)|Elena]]'' verso 140</ref> ed alla comparsa della stella [[Sirio]] nel cielo in prossimità dell'[[equinozio]] di primavera, poiché propiziava la semina dei campi e l'inizio della primavera stessa. </br>
Durante il giorno, questi squali trascorrono gran parte del tempo riposando all'interno di cavità. Diversamente dagli altri Carcarinidi, che fanno affidamento su una ventilazione passiva e devono nuotare in continuazione per respirare, sono in grado di pompare acqua nelle [[Branchia|branchie]] e possono rimanere immobili sul fondale. Di notte, i pinna bianca del reef escono allo scoperto muovendosi in gruppo a caccia di [[Osteichthyes|pesci ossei]], [[Crustacea|crostacei]] e [[Octopoda|polpi]], grazie ai corpi allungati che consentono loro di aprirsi la strada tra gli anfratti e le cavità per estrarre le prede nascoste. Certi individui possono trascorrere mesi o anni nella stessa area di barriera corallina, ritornando di frequente negli stessi rifugi. La specie è [[Viviparità|vivipara]], e gli [[Embrione|embrioni]] in sviluppo vengono alimentati grazie ad una connessione [[placenta]]re con la madre. È una delle poche specie di squalo nella quale è stato possibile osservare l'[[Accoppiamento (zoologia)|accoppiamento]] in natura: le femmine ricettive vengono seguite dai potenziali partner, che cercano di afferrare la loro [[pinna pettorale]] e di assumere una posizione adatta alla [[Rapporto sessuale|copulazione]]. Le femmine partoriscono da uno a sei piccoli ogni anno, dopo un periodo di gestazione di 10-13 mesi.
Nell'[[astronomia]] moderna Castore da il nome ad [[Alpha Geminorum]] e Polluce a [[Beta Geminorum]].
 
Vengono talvolta considerati anche patroni dell'arte poetica, della danza e della musica.<ref>[[Teocrito]], ''Idilli'', XXII, 24.</ref>.
Solo raramente gli squali pinna bianca del reef divengono aggressivi nei confronti dell'uomo, anche se, incuriositi, possono spingersi ad esaminare da vicino i nuotatori. Tuttavia, gli appassionati di [[Pesca subacquea in apnea|pesca subacquea]] corrono il rischio di essere morsi da individui che cercano di rubare loro la preda catturata. Questa specie viene catturata per scopi alimentari, anche se sono stati documentati [[Ciguatera|avvelenamenti da ciguatera]] in seguito al consumo delle loro carni. La [[IUCN]] elenca lo squalo pinna bianca del reef come «[[specie prossima alla minaccia]]» (''Near Threatened''), in quanto il numero di esemplari è dominuito in seguito all'aumento di attività di pesca non regolamentata in vari punti del suo areale. Il lento tasso riproduttivo della specie e le sue limitate preferenze di ''habitat'' rendono le popolazioni vulnerabili alla [[sovrapesca]].
 
== TassonomiaGenealogia ==
[[File:Triaenodon obesus drawing.jpg|thumb|left|Antica raffigurazione di uno squalo pinna bianca del reef tratta da ''Systematische Beschreibung der Plagiostomen'' (1841).]]
Lo squalo pinna bianca del reef venne descritto per la prima volta dal naturalista tedesco [[Eduard Rüppell]] nel 1837, con il nome ''Carcharias obesus'', nell'opera ''Fische des Rothen Meere'' (''Pesci del mar Rosso'')<ref name="compagno">{{cita libro|autore=L. J. V. Compagno|anno=1984|titolo=Sharks of the World: An Annotated and Illustrated Catalogue of Shark Species Known to Date|città=Roma|editore=Food and Agricultural Organization|isbn=92-5-101384-5|pp=535-38}}</ref>. Il perché abbia scelto come appellativo scientifico il termine ''obesus'' è un fatto curioso, dal momento che lo squalo presenta in realtà una costituzione particolarmente slanciata<ref>{{cita libro|titolo=Fishes of the Great Barrier Reef and Coral Sea|autore=J. E. Randall, G. R. Allen e R. C. Steene|editore=University of Hawaii Press|anno=1997|isbn=0-8248-1895-4|p=22}}</ref>. Successivamente, nello stesso anno, [[Johannes Peter Müller|Johannes Müller]] e [[Friedrich Gustav Jakob Henle|Friedrich Henle]] trasferirono questa specie nel genere monotipico ''Triaenodon'', dalle parole [[Lingua greca|greche]] ''triaena'', «tridente», e ''odon'', «dente». Poiché Rüppell non aveva designato originariamente un [[olotipo]], nel 1960 un esemplare di 31 cm catturato al largo di [[Gedda|Jeddah]], in [[Arabia Saudita]], venne indicato come [[Tipo nomenclaturale|lectotipo]] della specie<ref name="compagno"/>. Altri [[Nome volgare|nomi comuni]] per questo squalo sono squalo dalla testa smussata, squalo dalle punte chiare, squalo pinna bianca di scogliera e squalo pinna bianca<ref name="fishbase">{{FishBase|907|''Triaenodon obesus''|05 dicembre 2016}}</ref>.
 
Figli di [[Tindaro]]<ref name="Omer11.299"/> e di [[Leda]]<ref name="Omer11.299">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/HomerOdyssey11.html|titolo= Omero, ''Odissea'', XI, 299|lingua=en|accesso= 21 giugno 2019}}</ref> (quando le leggende li considerano nati da un padre mortale) o di [[Zeus]]<ref name="Apo3.10.7"/><ref name="Inniom17"/> e Leda <ref name="Apo3.10.7">{{cita web|url=http://www.theoi.com/Text/Apollodorus3.html#10|titolo= Apollodoro, ''Biblioteca'', III, 10, 7|lingua=en|accesso= 22 giugno 2019}}</ref><ref name="Inniom17">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/HomericHymns3.html#17|titolo= Inni Omerici, Ai Dioscuri, XVII|lingua=en|accesso= 14 giugno 2019}}</ref> (quando gli assegnano una discendenza divina). </br>
Classificato in passato nella famiglia dei [[Triakidae|Triakidi]], lo squalo pinna bianca del reef è ormai riconosciuto dalla maggior parte degli autori come appartenente alla famiglia dei [[Carcharhinidae|Carcarinidi]] sulla base di caratteri [[Morfologia (biologia)|morfologici]], come la presenza di [[Membrana nittitante|membrane nittitanti]] complete, fossetta precaudale ben sviluppata, uno spiccato lobo inferiore della [[pinna caudale]] e valvole [[Intestino|intestinali]] simili a chiocciole<ref name="randall"/>. Analisi morfologiche e [[Filogenesi molecolare|filogenetiche molecolari]] suggeriscono che lo squalo pinna bianca del reef, assieme agli [[Negaprion|squali limone]] (''Negaprion'') e allo [[Loxodon macrorhinus|squalo dagli occhi stretti]] (''Loxodon''), occupi una posizione intermedia nell'[[Albero filogenetico|albero evolutivo]] dei Carcarinidi, tra i generi più basali (''[[Galeocerdo]]'', ''[[Rhizoprionodon]]'' e ''[[Scoliodon]]'') e quelli più [[Sinapomorfia|derivati]] (''[[Carcharhinus]]'' e ''[[Sphyrna]]'')<ref name="carrier et al">{{cita libro|titolo=Biology of Sharks and Their Relatives|autore=J. C. Carrier, J. A. Musick e M. R. Heithaus|editore=CRC Press|anno=2004|isbn=0-8493-1514-X|pp=52, 502}}</ref>.
Esistono inoltre versioni dove Tindaro sia il padre di Castore e Zeus quello di Polluce<ref>[[Pindaro]], ''Nemee'', X, 55.</ref>.
 
Castore sposò [[Ileria (figlia di Leucippo)|Ileria]]<ref name="apol3.11.2"/> e divenne padre di Anogon<ref name="apol3.11.2"/>.
== Distribuzione e habitat ==
[[File:Triaenodon obesus malaysia.jpg|thumb|left|La specie vive quasi esclusivamente nelle barriere coralline.]]
Lo squalo pinna bianca del reef è ampiamente distribuito in tutta la regione [[Indo-Pacifico|indo-pacifica]]. In passato si riteneva che fosse stato presente, in epoche remote, anche nell'oceano Atlantico, in base al ritrovamento, nella [[Carolina del Nord]], di un dente [[fossile]] risalente al [[Miocene]]. Tuttavia, ricerche più recenti hanno indicato che il dente era appartenuto in realtà ad un [[Lamniformes|lamniforme]] e che la specie non abbia mai colonizzato l'Atlantico<ref name="whitney et al">{{cita pubblicazione|autore=N. M. Whitney, W. D. Robbins, J. K. Schultz, B. W. Bowen e K. N. Holland|anno=2012|titolo=Oceanic dispersal in a sedentary reef shark (''Triaenodon obesus''): genetic evidence for extensive connectivity without a pelagic larval stage|pubblicazione=Journal of Biogeography|volume=39|numero=6|pp=1144-1156|doi=10.1111/j.1365-2699.2011.02660.x}}</ref>. Nell'oceano Indiano, lo squalo pinna bianca del reef è diffuso dal [[KwaZulu-Natal]] settentrionale, in [[Sudafrica]], al [[mar Rosso]] e al [[subcontinente indiano]], comprese le acque di [[Madagascar]], [[Mauritius]], [[Comore]], [[Aldabra]], [[Seychelles]], [[Sri Lanka]] e [[isole Chagos]]. Nel Pacifico centrale e occidentale, si trova dalle acque di [[Cina]] meridionale, [[Taiwan]] e [[Ryūkyū|isole Ryukyu]] a quelle di [[Filippine]], [[Sud-est asiatico]] e [[Indonesia]], fino all'[[Australia]] settentrionale, ed è presente anche attorno a numerose isole di [[Melanesia]], [[Micronesia]] e [[Polinesia]], spingendosi fino alle [[Hawaii]] a nord e alle [[isole Pitcairn]] a sud-est. Nel Pacifico orientale, la specie è presente dal [[Costa Rica]] a [[Panama]] e al largo delle [[Galápagos|isole Galápagos]]<ref name="compagno"/>.
 
Polluce sposò [[Febe (figlia di Leucippo)|Febe]]<ref name="apol3.11.2">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/Apollodorus3.html#11|titolo= Apollodoro, Biblioteca, III, 11.2|lingua=en|accesso= 18 giugno 2019}}</ref> e divenne padre di Mnesileo<ref name="apol3.11.2"/> (o Mnasinous<ref name="Pau2.22.5">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/Pausanias2B.html#6|titolo= Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia II, 22.5|lingua=en|accesso= 17 giugno 2019}}</ref>).
Associati quasi esclusivamente ad ''[[habitat]]'' di [[barriera corallina]], gli squali pinna bianca del reef s'incontrano più spesso attorno alle sommità dei coralli e alle sporgenze con alti rilievi verticali, ma talvolta si possono trovare anche su fondali sabbiosi, nelle [[Laguna|lagune]] e nei punti in cui la piattaforma continentale lascia spazio ad acque più profonde<ref name="hobson"/>. Preferiscono acque molto limpide e raramente nuotano lontano dal fondo<ref name="randall"/>. Questa specie è più comune ad una profondità di 8-40 m<ref name="compagno"/>. A volte può entrare in acque profonde meno di 1 m ed abbiamo l'eccezionale testimonianza di uno squalo pinna bianca del reef catturato ad una profondità di 330 m nelle isole Ryukyu<ref name="randall">{{cita pubblicazione|autore=J. E. Randall|titolo=Contribution to the Biology of the Whitetip Reef Shark (''Triaenodon obesus'')|pubblicazione=Pacific Science|anno=1977|volume=31|numero=2|pp=143-164}}</ref>.
 
== DescrizioneMitologia greca ==
[[File:Triaenodon obesus moc.jpg|thumb|right|La «faccia» dello squalo pinna bianca del reef è caratteristica, con il suo muso largo, i lembi nasali tubolari e gli occhi ovali con pupille verticali.]]
È una specie relativamente piccola: sono pochi gli esemplari più lunghi di 160 cm. Spesso viene affermato che questi squali possono raggiungere una lunghezza massima di 210 cm, ma tale affermazione è basata esclusivamente su osservazioni visive e potrebbe essere dubbia<ref name="randall"/>. Il peso massimo registrato è di 18,3 kg<ref name="fishbase"/>. Lo squalo pinna bianca del reef ha un corpo sottile e una breve testa larga. Il muso è appiattito e smussato, con ampi lembi di pelle davanti alle [[Narice|narici]] arrotolati a tubo. Gli occhi sono piccoli e ovali, con [[Pupilla|pupille]] verticali e prominenti creste superiori, e sono spesso seguiti da una piccola tacca. La bocca ha un taglio netto verso il basso (che conferisce allo squalo un'espressione contrariata), con brevi solchi agli angoli. Ci sono 42-50 file di denti nella mascella superiore e 42-48 file in quella inferiore. Ogni dente ha una singola cuspide centrale stretta dal bordo liscio, affiancata da un paio di cuspidi molto più piccole<ref name="compagno"/>.
 
[[File:Dioskouroi Met L.2008.18.1-2 n03.jpg|thumb|300px|right|I Diòscuri in statuette romane del 3° secolo [[a.C.]] conservate al ''[[Metropolitan Museum of Art]]'']]
La prima [[pinna dorsale]] è posizionata piuttosto indietro sul corpo, più vicino alle [[Pinna pelvica|pinne pelviche]] che a quelle [[Pinna pettorale|pettorali]]. La seconda pinna dorsale e la [[pinna anale]] sono grandi, da metà a tre quarti più alte della prima pinna dorsale. Le larghe pinne pettorali triangolari hanno origine sopra o leggermente dietro la quinta [[fessura branchiale]]. Non vi sono creste tra la prima e la seconda pinna dorsale. Il lobo inferiore della caudale è metà della lunghezza del lobo superiore, che presenta una cospicua tacca vicino alla punta<ref name="compagno"/>. I [[dentelli dermici]] sono piccoli e sovrapposti, di solito con 7 creste orizzontali, che conferiscono alla pelle un aspetto liscio. La colorazione è grigiastra o brunastra sul dorso e bianca ventralmente, con piccole macchie scure sparse, uniche per ogni individuo. Le punte della prima pinna dorsale e del lobo superiore della pinna caudale, e talvolta anche la seconda pinna dorsale e il lobo inferiore della pinna caudale, sono di colore bianco brillante<ref name="randall"/>.
 
Principi di [[Sparta]], furono [[Argonauti]]<ref name="Apol1.9.16">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/Apollodorus1.html#9|titolo= Apollodoro, Biblioteca, I, 9.16|lingua=en|accesso= 17 giugno 2019}}</ref> parteciparono alla caccia del [[cinghiale calidonio]]<ref name="Apol1.8.2">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/Apollodorus1.html#8|titolo= Apollodoro, Biblioteca I, 8.2|lingua=en|accesso= 17 giugno 2019}}</ref>, al salvataggio della sorella [[Elena (mitologia)|Elena]] ed al rapimento delle ''Leucippidi''<ref name="igino80">Igino, ''Fabulae'', 80</ref><ref name="teocrito">[[Teocrito]], Idilli, XXII</ref>.
== Biologia ==
[[File:Triaenodon obesus guam.jpg|thumb|left|La specie trascorre gran parte del giorno restando immobile sul fondale.]]
Lo squalo pinna bianca del reef è uno dei tre squali più comuni nelle barriere coralline dell'Indo-Pacifico, assieme allo [[Carcharhinus melanopterus|squalo pinna nera di scogliera]] (''Carcharhinus melanopterus'') e allo [[Carcharhinus amblyrhynchos|squalo grigio di scogliera]] (''Carcharhinus amblyrhynchos''). Le preferenze di ''habitat'' di questa specie si sovrappongono a quelle delle altre due, anche se non tende a frequentare acque molto basse, come lo squalo pinna nera di scogliera, né il reef esterno, come lo squalo grigio di scogliera<ref name="compagno"/>. Lo squalo pinna bianca del reef nuota con forti undulazioni del corpo, e diversamente da altri Carcarinidi è in grado di rimanere immobile sul fondo e pompare attivamente acqua nelle branchie per [[Respirazione|respirare]]<ref name="compagno"/>. Gli esemplari di questa specie sono più attivi di notte e durante i periodi di stanca, e trascorrono gran parte del giorno riposando all'interno di anfratti singolarmente o in piccoli gruppi, disposti in parallelo o sovrapposti l'uno sull'altro. Al largo delle Hawaii, questi squali possono trovare rifugio all'interno di [[tunnel di lava]] sottomarini, mentre al largo del Costa Rica si vedono spesso giacere all’aperto su fondali sabbiosi<ref name="martin">{{cita web|autore=R. A. Martin|titolo=Coral Reefs: Whitetip Reef Shark|url=http://elasmo-research.org/education/ecology/coral-whitetip.htm|editore=ReefQuest Centre for Shark Research|accesso=7 agosto 2009}}</ref>.
 
=== Argonauti ===
Gli squali pinna bianca del reef generalmente rimangono in una zona altamente localizzata; solo raramente compiono lunghi spostamenti, vagando per un po' prima di stabilirsi in un posto nuovo. Durante uno studio effettuato nell'[[atollo Johnston]], gli studiosi hanno accertato che nessuno degli squali esaminati si era spostato per più di 3 km di distanza dalla loro posizione originaria di cattura per un anno<ref name="randall"/>. A seguito di un altro studio nell'atollo di [[Rangiroa]], nella [[Polinesia Francese]], si è scoperto che, dopo più di tre anni, circa il 40% degli squali originariamente etichettati erano ancora presenti nella stessa barriera in cui erano stati catturati. Un singolo squalo può riposare all'interno dello stesso anfratti per mesi o anni. L<nowiki>'</nowiki>''home range'' diurno di uno squalo pinna bianca del reef è si appena 0,05 km² circa; ma di notte questo territorio aumenta fino a 1 km²<ref name="martin"/>. Questi squali non sono [[Territorio (biologia)|territoriali]] e condividono il proprio ''home range'' con altri individui della stessa specie; non assumono mai atteggiamenti intimidatori<ref name="compagno"/><ref name="hobson"/>.
 
Come Argonauti, compirono il viaggio verso la [[Colchide]] nella ricerca del [[Vello d'oro]] ed alla caccia al cinghiale calidonio. Polluce (già celebrato come grande pugile<ref>[[Omero]], ''[[Odissea]]'', libro XI, verso 300.</ref>) sconfisse in un incontro di [[pugilato]] il re dei [[Bebrici]], [[Amico (figlio di Poseidone)|Amico]]<ref>[[Gaio Giulio Igino]], [[Fabulae]], 17</ref><ref>''[[Biblioteca (Pseudo-Apollodoro)|Pseudo-Apollodoro, Biblioteca]],'' 1. 9. 20</ref>. </br>
Predatori degni di nota dello squalo pinna bianca del reef sono lo [[Galeocerdo cuvier|squalo tigre]] (''Galeocerdo cuvier''), lo [[Carcharhinus galapagensis|squalo delle Galápagos]] (''Carcharhinus galapagensis'') e, forse, lo [[Carcharhinus albimarginatus|squalo dalle punte argentee]] (''Carcharhinus albimarginatus''), anche se di solito frequentano acque più profonde di quelle preferite dai pinna bianca. Un esemplare di 80 cm è stato trovato anche nello stomaco di una [[Epinephelus lanceolatus|cernia gigante]] (''Epinephelus lanceolatus''), ma è improbabile che queste cernie siano predatori significativi di questa specie, data la loro rarità<ref name="randall"/>. Tra i [[Parassitismo|parassiti]] conosciuti dello squalo pinna bianca del reef ricordiamo il [[Copepoda|copepode]] ''Paralebion elongatus'' e le [[Larva|larve]] dell'[[Isopoda|isopode]] ''Gnathia grandilaris''<ref name="bester">{{cita web|autore=C. Bester|titolo=Biological Profiles: Whitetip Reef Shark|url=http://www.flmnh.ufl.edu/fish/Gallery/Descript/WTReefShark/WTReefShark.html|editore=Florida Museum of Natural History Ichthyology Department|accesso=7 agosto 2009}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=M. Coetzee, N. J. Smit, A. S. Grutter e A. J. Davies|titolo=A new gnathiid (Crustacea: Isopoda) parasitizing two species of requiem sharks from Lizard Island, Great Barrier Reef, Australia|pubblicazione=The Journal of Parasitology|data=giugno 2008|volume=94|numero=3|pp=608-615|doi=10.1645/ge-1391r.1}}</ref>. Mentre riposano durante il giorno, questi squali sono stati visti godere dei «servizi di pulizia» del [[Labridae|labro]] ''[[Bodianus diplotaenia]]'' e del [[Gobiidae|ghiozzo]] ''[[Elacatinus puncticulatus]]''. In un caso strano e particolare, sette squali pinna bianca sono stati visti assumere una postura di pulizia (con la bocca aperta e le branchie dilatate) in mezzo a uno sciame di [[Amphipoda|anfipodi]] [[Hyperiidea|iperidi]] non pulitori; si ritiene che la stimolazione meccanica degli anfipodi in movimento abbia evocato questo comportamento a causa della loro somiglianza con i veri organismi pulitori<ref>{{cita pubblicazione|autore=N. M. Whitney e P. J. Motta|titolo=Cleaner host posing behavior of whitetip reef sharks (''Triaenodon obesus'') in a swarm of hyperiid amphipods|pubblicazione=Coral Reefs|volume=27|numero=2|data=giugno 2008|p=363|doi=10.1007/s00338-007-0345-4}}</ref>.
Poco tempo dopo fondarono la città eponima di Dioscuria, (sempre collocata in Colchide secondo il mito) e nel viaggio di ritorno aiutarono [[Giasone]] e [[Peleo]] a distruggere la città di [[Iolco]] come ritorsione al tradimento del suo re [[Pelia]].
 
=== AlimentazioneIl salvataggio di Elena ===
[[File:Triaenodon obesus JNC960 Lower jaw and teeth 2.JPG|thumb|La mascella inferiore e i denti dello squalo pinna bianca.]]
Con il suo corpo snello e flessuoso, lo squalo pinna bianca del reef è specializzato nello scivolare nelle strette fenditure e cavità della barriera corallina per estrarre prede inaccessibili agli altri squali. Al contrario, è piuttosto goffo quando cerca di afferrare prede sospese in acqua aperta<ref name="randall"/>. Questa specie si nutre prevalentemente di pesci ossei, come [[Anguilliformes|anguille]], [[Holocentridae|pesci scoiattolo]], [[Lutjanidae|lutianidi]], [[Pomacentridae|pesci damigella]], [[Scaridae|pesci pappagallo]], [[Acanthuridae|pesci chirurgo]], [[Balistidae|pesci balestra]] e [[Mullidae|triglie]], nonché di [[Octopoda|polpi]], [[Palinuridae|aragoste]] e [[Brachyura|granchi]]<ref name="compagno"/>. È molto sensibile ai segnali [[Olfatto|olfattivi]], [[Acustica|acustici]] ed elettrici emessi dalle potenziali prede, mentre il suo sistema visivo è adatto più a percepire i movimenti e/o il contrasto che i dettagli degli oggetti<ref name="hobson"/><ref>{{cita pubblicazione|autore=D. R. Nelson e R. H. Johnson|titolo=Acoustic studies on sharks: Rangiroa Atoll, July 1969|pubblicazione=ONR Technical Report 2|data=1970|volume=94|numeroN00014-68-C-0138}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=K. Yano, H. Mori, K. Minamikawa, S. Ueno, S. Uchida, K. Nagai, M. Toda e M. Masuda|titolo=Behavioral response of sharks to electric stimulation|pubblicazione=Bulletin of Seikai National Fisheries Research Institute|data=giugno 2000|volume=78|pp=13-30}}</ref>. È particolarmente sensibile ai suoni naturali e artificiali a bassa frequenza nella portata di 25-100 Hz, che evocano pesci in difficoltà<ref name="martin"/>.
 
Quando [[Teseo]] rapì Elena per portarla con sé ad [[Afidna]], i Dioscuri invasero il regno dell'[[Attica]] per salvarla e per ritorsione rapirono [[Etra (figlia di Pitteo)|Etra]]<ref name="Plut25e31">{{cita web|url=https://www.theoi.com/Text/PlutarchTheseus.html|titolo= Plutarco, Vita di Teseo, XXV, XXXI|lingua=en|accesso= 14 giugno 2019}}</ref> che fu portata con loro a Sparta dove divenne schiava di Elena.
Gli squali pinna bianca del reef cacciano prevalentemente di notte, quando molti pesci dormono e possono essere catturati facilmente. Dopo il tramonto, gruppi di squali setacciano metodicamente la barriera corallina, spesso rompendo pezzi di corallo nella loro vigorosa ricerca di prede<ref name="ferrari">{{cita libro|autore=A. Ferrari e A. Ferrari|titolo=Sharks|editore=Firefly Books|anno=2002|isbn=1-55209-629-7|pp=186-187}}</ref>. Più squali possono focalizzare l'attenzione sulla stessa preda, bloccando ogni via d'uscita da una particolare struttura di corallo. Ogni squalo caccia per sé ed è in competizione con gli altri membri del suo gruppo<ref name="hobson"/>. A differenza degli squali pinna nera di scogliera e di quelli grigi di scogliera, gli squali pinna bianca del reef non diventano più eccitati quando si nutrono in gruppo ed è improbabile che scatenino una [[frenesia alimentare]]<ref name="hobson">{{cita pubblicazione|autore=E. S. Hobson|anno=1963|titolo=Feeding Behavior in Three Species of Sharks|pubblicazione=Pacific Science|volume=17|pp=171-194}}</ref>. Nonostante le loro abitudini notturne, sono creature opportuniste e all'occasione possono cacciare anche di giorno<ref name="randall"/>. Al largo del [[Borneo]], molti di questi squali si radunano ai margini esterni della barriera corallina per nutrirsi del cibo portato dalle correnti di risalita<ref>{{cita libro|autore=M. Bight|titolo=The Private Life of Sharks: The Truth Behind the Myth|editore=Stackpole Books|anno=2000|isbn=0-8117-2875-7|pp=123-124}}</ref>. Al largo delle [[Hawaii]], seguono le [[Monachus schauinslandi|foche monache delle Hawaii]] (''Monachus schauinslandi'') e tentano di rubare loro le prede<ref name="carrier et al"/>. Uno squalo pinna bianca del reef può sopravvivere sei settimane senza mangiare<ref name="randall"/>.
 
=== La mandria, Leucippidi e la morte ===
=== Riproduzione ===
[[File:Triaenodon obesus group.jpg|thumb|left|Di natura gregaria, gli squali pinna bianca si trovano spesso in gruppo.]]
Come altri membri della sua famiglia, lo squalo pinna bianca del reef è [[Viviparità|viviparo]]; una volta che gli [[Embrione|embrioni]] in via di sviluppo esauriscono la loro riserva di [[tuorlo]], il [[sacco vitellino]] si converte in una connessione [[Placenta|placentare]] attraverso la quale la madre fornisce loro il nutrimento per il resto della gestazione. Le femmine adulte hanno un singolo [[Ovaia|ovaio]] funzionale, sul lato sinistro, e due [[Utero|uteri]] funzionali. Il ciclo riproduttivo è biennale<ref name="robbins"/>.
 
[[File:Dioscuri rape Vatican Inv2796.jpg|thumb|700px|center|Il rapimento della Leucippidi su sarcofago romano dei [[Musei Vaticani]]]]
L'accoppiamento ha inizio quando più maschi, in alcuni casi fino a cinque, seguono da vicino una femmina mordendola sulle pinne e sul corpo, forse spinti dai [[Feromone|feromoni]] che indicano la sua disponibilità<ref>{{cita pubblicazione|autore=R. H. Johnson e Nelson|titolo=Copulation and possible olfaction-mediated pair formation in two species of carcharhinid sharks|pubblicazione=Copeia|volume=1978|numero=3|pp=539-542|anno=1978|doi=10.2307/1443626}}</ref>. Ogni maschio tenta di afferrare la femmina mordendo una delle sue pinne pettorali; a volte due maschi possono trattenere contemporaneamente la stessa femmina su entrambi i lati. Una volta afferrata saldamente la compagna, gli squali si lasciano cadere sul fondo, dopo di che il maschio (o i maschi) ruota uno dei suoi [[Pterigopodio|pterigopodi]] in avanti, gonfiando la sacca del sifone (un organo addominale sottocutaneo che raccoglie acqua di mare che viene utilizzata per trasferire lo [[sperma]] nella femmina) ad asso associato, e tenta di entrare in contatto con la cloaca della femmina. In molti casi, la femmina oppone resistenza premendo il ventre sul fondo e inarcando la coda; tale comportamento potrebbe indicare che in effetti sia la femmina a scegliere il partner adatto. Il maschio ha un tempo limitato per effettuare la [[Rapporto sessuale|copulazione]], poiché, trattenendo con la bocca la pinna pettorale della femmina, non può assumere [[ossigeno]]. D'altra parte, se la femmina è ben disposta, la coppia si sistema fianco a fianco con le teste premute contro il fondo ed i corpi sollevati ad angolo<ref name="whitney et al 2">{{cita pubblicazione|autore=N. M. Whitney, H. L. Pratt Jr. e J. C. Carrier|titolo=Group courtship, mating behaviour and siphon sac function in the whitetip reef shark, ''Triaenodon obesus''|pubblicazione=Animal Behaviour|anno=2004|volume=68|pp=1435-1442|doi=10.1016/j.anbehav.2004.02.018|numero=6}}</ref><ref name="tricas and le feuvre">{{cita pubblicazione|autore=T. C. Tricas e E. M. Le Feuvre|titolo=Mating in the reef white-tip shark ''Triaenodon obesus''|pubblicazione=Marine Biology|volume=84|pp=233-237|anno=1985|doi=10.1007/BF00392492|numero=3}}</ref>.
 
Dopo un periodo di gestazione di 10-13 mesi, le femmine danno alla luce 1-6 (di solito 2-3) piccoli. Il numero dei piccoli non è correlato con le dimensioni della madre; è stato stimato che nel corso della sua vita ogni femmina partorisca in media 12 piccoli<ref name="robbins"/>. Le nascite hanno luogo tra maggio ed agosto (in autunno e in inverno) nella Polinesia Francese, nel mese di luglio (in estate) al largo dell'atollo di [[Enewetak]], e in ottobre (in estate) al largo dell'Australia<ref name="compagno"/><ref name="robbins"/>. Le femmine partoriscono mentre nuotano, girando su sé stesse torcendo violentemente il corpo; ogni piccolo impiega meno di un'ora per emergere completamente<ref>{{cita pubblicazione|autore=F. Schaller|titolo=Husbandry and reproduction of Whitetip reef sharks ''Triaenodon obesus'' at Steinhart Aquarium, San Francisco|pubblicazione=International Zoo Yearbook|volume=40|numero=1|pp=232-240|anno=2006|doi=10.1111/j.1748-1090.2006.00232.x}}</ref>. I neonati misurano 52-60 cm di lunghezza e hanno pinne caudali relativamente più lunghe rispetto agli adulti. Questo squalo si sviluppa più lentamente rispetto ad altri Carcarinidi; i neonati crescono a una velocità di 16 cm all'anno, mentre gli adulti crescono di 2-4 cm all'anno<ref name="randall"/>. La [[maturità sessuale]] viene raggiunta a una lunghezza di circa 110 cm e ad una età di 8-9 anni, anche se alle [[Maldive]] sono stati segnalati maschi maturi più piccoli di 95 cm di lunghezza: ciò lascia ipotizzare che esistano variazioni regionali riguardo al raggiungimento delle dimensioni riproduttive<ref name="fowler et al"/>. Nella [[Grande barriera corallina|Grande Barriera Corallina]], i maschi vivono fino a 14 anni e le femmine fino a 19 anni; la durata massima della vita di questo squalo potrebbe essere di oltre 25 anni<ref name="randall"/><ref name="robbins"/>. Nel 2008, uno squalo pinna bianca del reef ha partorito un unico piccolo in seguito ad un possibile caso di [[riproduzione asessuata]] presso il Nyiregyhaza Centre in [[Ungheria]]; precedenti casi di riproduzione asessuata negli squali erano già stati segnalati nello [[Sphyrna tiburo|squalo martello dal berretto]] (''Sphyrna tiburo'') e nello [[Carcharhinus limbatus|squalo orlato]] (''Carcharhinus limbatus'')<ref>{{cita pubblicazione|autore=W. Holtcamp|titolo=Lone Parents: Parthenogenesis in Sharks|pubblicazione=BioScience|volume=59|numero=7|pp=546–550|data=luglio-agosto 2009|doi=10.1525/bio.2009.59.7.3}}</ref>.
 
Gli episodi della loro morte sono raccontati in due versioni diverse:
== Rapporti con l'uomo ==
A differenza del suo cugino oceanico, lo squalo pinna bianca del reef è più innocuo e solo raramente diventa aggressivo senza essere stato provocato. È anche intrepido e curioso, in quanto può avvicinarsi ai nuotatori per esaminarli meglio. Tuttavia, questi squali tentano facilmente, e piuttosto coraggiosamente, di rubare le prede catturate dai [[Pesca subacquea in apnea|pescatori subacquei]], arrivando a morderli nel frattempo<ref name="randall"/>. In alcuni luoghi essi hanno imparato ad associare il suono di un arpione lanciato da un [[Fucile subacqueo|fucile]] o di un'ancora gettata da un'imbarcazione con il cibo e a reagire in pochi secondi<ref name="martin"/>. Attualmente, l'[[International Shark Attack File]] elenca due attacchi provocati e cinque non provocati da parte di questa specie<ref>{{cita web|titolo=ISAF Statistics on Attacking Species of Shark|url=http://www.flmnh.ufl.edu/fish/sharks/statistics/species2.htm|editore=International Shark Attack File, Florida Museum of Natural History, University of Florida|accesso=6 dicembre 2017}}</ref>. Gli squali pinna bianca del reef sono particolarmente adatti per l'[[ecoturismo]] subacqueo e una volta abituati alla presenza dell'uomo possono anche spingersi ad afferrare prede offerte loro dai subacquei<ref name="compagno"/>. Nella [[mitologia hawaiana]], la fedeltà (cioè l'«attaccamento») degli squali pinna bianca del reef ad alcune zone della barriera corallina per anni potrebbe aver ispirato il culto degli ''[[Aumakua|ʻaumākua]]'', gli spiriti degli antenati della famiglia che assumono forma animale e proteggono i loro discendenti<ref name="taylor">{{cita libro|titolo=Sharks of Hawaii: Their Biology and Cultural Significance|autore=L. R. Taylor|editore=University of Hawaii Press|anno=1993|isbn=0-8248-1562-9|pp=20-21}}</ref>.
 
[[Biblioteca (Pseudo-Apollodoro)|Apollodoro]] racconta che razziarono del bestiame con la complicità dei fratelli [[Ida (argonauta)|Idas]] e [[Linceo (figlio di Afareo)|Linceo]] ma ebbero una lite sulla spartizione del bottino poichè Idas usò nei confronti dei Dioscuri uno stratagemma scorretto ed in seguito si allontanarono con i capi migliori della mandria. </br>
Lo squalo pinna bianca del reef viene catturato dai pescherecci che operano al largo del [[Pakistan]], dell'[[India]], dello [[Sri Lanka]], del [[Madagascar]] e probabilmente altrove, con [[Palamito|palamiti]], [[Rete da posta|tramagli]] e [[Pesca a strascico|reti a strascico]]. La carne e il [[fegato]] vengono consumati, anche se squali di determinate zone presentano un sostanziale rischio di [[Ciguatera|avvelenamento da ciguatera]] (specialmente se viene mangiato il fegato, che contiene una concentrazione molto più elevata della tossina rispetto alla carne)<ref name="compagno"/><ref name="randall"/>. L'[[Unione Internazionale per la Conservazione della Natura]] (IUCN) ha valutato questa specie come «[[Specie prossima alla minaccia|prossima alla minaccia]]» (''Near Threatened''), poiché il numero di esemplari è diminuito negli ultimi decenni a causa dell'aumento della pressione dell'industria della pesca nei tropici, tra l'altro finora poco regolamentata<ref name="fowler et al">{{cita libro|autore=S. L. Fowler, R. D. Cavanagh, M. Camhi, G. H. Burgess, G. M. Cailliet, S. V. Fordham, C. A. Simpfendorfer e J. A. Musick|titolo=Sharks, Rays and Chimaeras: The Status of the Chondrichthyan Fishes|editore=International Union for Conservation of Nature and Natural Resources|anno=2005|isbn=2-8317-0700-5|p=314}}</ref>. Il suo ''habitat'' ristretto, la bassa dispersione e la lenta riproduzione sono fattori che limitano la capacità di questo squalo di riprendersi dal [[Sovrapesca|sovrasfruttamento]]<ref name="iucn"/>. Nella Grande Barriera Corallina, le popolazioni di squalo pinna bianca del reef nelle zone di pesca sono diminuite dell'80% rispetto a zone dove non è consentito l'accesso. Inoltre, le popolazioni che vivono in zone dove è consentito l'accesso alle imbarcazioni ma è proibita la pesca presentano livelli di diminuzione della popolazione paragonabili a quelle delle zone di pesca a causa del [[bracconaggio]]. I modelli demografici indicano che queste popolazioni già impoverite continueranno a scendere del 6,6-8,3% ogni anno se non verranno prese ulteriori misure di conservazione<ref name="robbins">{{cita web|autore=W. D. Robbins|titolo=Abundance, demography and population structure of the grey reef shark (''Carcharhinus amblyrhynchos'') and the white tip reef shark (''Triaenodon obesus'') (Fam. Charcharhinidae)|editore=PhD thesis, James Cook University|data=2006}}</ref>.
Per ritorsione i Dioscuri marciarono contro la città di [[Messene]] e dapprima si ripresero i bestiame e molto altro ancora ed in seguito tesero un'imboscata ad Idas e Linceo, che però fallì poichè Castore, nascostosi per colpire Idas fu scorto da Linceo ed Idas lo uccise. Polluce li inseguì e vendicò il fratello uccidendo Linceo con la sua lancia ma fu da questo colpito alla testa con un sasso e cadde a terra. </br>
Questa versione (che considera Polluce figlio di [[Zeus]]), dice che per vendicare la morte del figlio, Zeus lanciò un fulmine che uccise Idas<ref name="apol3.11.2"/>.
 
[[Igino (astronomo)|Igino]] e [[Teocrito]] invece, scrivono che [[Leucippo (re)|Leucippo]] (il padre di Fere ed Ileria, dette ''Leucippidi''), dopo aver promesso le due figlie ad Idas e Linceo si lasciò tentare dai doni offerti dai Dioscuri ed acconsentì al matrimonio con gli ultimi due che le portarono a sparta e le resero madri. </br>
== Note ==
Idas e Linceo però, presero le armi marciarono contro di loro, così Castore colpì a morte Linceo e si oppose ad Idas impedendogli di seppellire la vittima e sostenendo che quel cadavere ora gli appartenesse ed Idas, usando la spada, reagì trafiggendolo mortalmente alla coscia. </br>
<references/>
Polluce infine, sconfisse Idas e seppelli il proprio fratello (Castore)<ref name="igino80"/><ref name="teocrito"/>.
 
Di questa versione esistono delle varianti che aggiungono che Polluce, implorando Zeus di rendere immortale il fratello Castore, ottenne che vivessero in alternanza un giorno nell'[[Olimpo]] ed uno nell'[[Ade (regno)|Ade]].
== Altri progetti ==
 
{{interprogetto}}
[[Euripide]] scrive invece che Zeus concesse loro di vivere per sempre nel cielo e nella forma della [[costellazione dei Gemelli]]<ref name="euripide140"/> e come emblemi di immortalità e morte, altre leggende raccontano che i Dioscuri, come [[Eracle]], siano stati iniziati ai [[misteri eleusini]].
 
== Mitologia e culto romano ==
 
Nato a [[Sparta]] (la loro patria), dal mito greco il loro culto ebbe anche la divinazione di renderli i protettori dei naviganti (poiché secondo la leggenda [[Poseidone]] affidò loro il potere di dominare il vento ed il mare) e dopo essersi diffuso nella [[Magna Grecia]], dal V secolo [[avanti Cristo]] fu assimilato presso i [[latini]] e divenne oggetto di venerazione da parte dei [[romani]].
 
Nell'[[antica Roma]] era presente anche un secondo tempio di [[età repubblicana]], ubicato in prossimità del [[Circo Flaminio]].
Nella [[Valle dei Templi]], ad [[Agrigento]], sono presenti rovine di un [[Tempio dei Dioscuri|tempio]] a loro dedicato.
 
 
[[File:Dioscuri (Pollux or Castor), Rome, Capitol.jpg|thumb|280px|left|Uno dei Diòscuri, sulla [[Cordonata (Roma)|Cordonata]] del [[Campidoglio]], a [[Roma]].]]
 
[[File: Dioscuri (Castor or Pollux), Rome, Capitol.jpg|thumb|280px|right||Uno dei Diòscuri, sulla [[Cordonata (Roma)|Cordonata]] del [[Campidoglio]], a [[Roma]].]]
 
Probabilmente l'assimilazione del mito greco presso i romani fu la conseguenza della trasmissione culturale avvenuta attraverso le colonie greche della [[Magna Grecia]] del sud Italia e la relativa conquista dal parte di Roma. </br>
Un'iscrizione arcaica latina del sesto o quinto secolo aC trovata a [[Lavinio]] che recita ''"Castorei Podlouqueique qurois"'' ("Per Castore e Polluce, i Dioscuri"), suggerisce una trasmissione diretta dai Greci e la parola "qurois" è praticamente una traslitterazione della parola greca ''"κούροις"'', mentre "Podlouquei" (Poliducei) è effettivamente una traslitterazione del greco ''"Πολυδεύκης"''<ref name ="uffa">Testo tradotto dalla voce di lingua inglese. Le fonti bibliotecarie sono allegate alla medesima voce</ref>.
 
A [[Roma]] (e con il nome di ''Càstori'') venivano ricordati nel [[Tempio dei Dioscuri]] collocato all'interno del [[Foro Romano]] e nelle vicinanze del [[Tempio di Vesta (Roma)|Tempio di Vesta]] che fu costruito per un voto ([[Voto (religione)|votum]]) offerto dal [[dittatore romano|dittatore]] [[Aulo Postumio Albo Regillense|Aulo Postumio]] durante la [[battaglia del Lago Regillo]] avvenuta nel 495 aC e la stessa istituzione del tempio può anche essere una forma di "evocatio", ovvero il trasferimento di una divinità tutelare da una città sconfitta a quella dei vincitori (Roma), dove il culto sarebbe offerto in cambio di favore. </br>
Secondo la leggenda, i Diòscuri combatterono alla testa dell'esercito romano e successivamente riportarono la notizia della vittoria a Roma<ref name="uffa"/>.
 
I Locridi della Magna Grecia avevano attribuito il loro successo a una leggendaria battaglia sulle rive dei Sagras all'intervento dei Diòscuri e la leggenda romana potrebbe avere origine dal racconto locrese e potrebbe fornire ulteriori prove della trasmissione culturale tra Roma e la Magna Grecia<ref name="uffa"/>.
 
[[File:Palazzo Reale.JPG|thumb|Le statue bronzee di Castore (nella foto a sinistra) e Polluce presidiano l'ingresso del [[Palazzo Reale di Torino]].]]
 
Agni anno il 15 luglio i romani dedicavano a loro una festività poiché credevano che li aiutassero sul campo di battaglia e l'emulazione dei dei gemellli li rendeva particolarmente attraenti per gli [[Ordine equestre|equites]] e la cavalleria romana. </br>
Durante i festeggiamenti, 1800 cavalieri sfilavano per le strade di Roma in uno spettacolo elaborato dove ogni cavaliere indossava un completo abbigliamento militare e qualsiasi altra decorazione avesse guadagnato durante la sua carriera<ref name="uffa"/>.
 
Castore e Polluce sono rappresentati anche nel [[Circo Massimo]] grazie all'utilizzo di uova come contagiri<ref name="uffa"/> (questo perché secondo una leggenda greca, Castore, Polluce e due delle loro sorelle ([[Elena (mitologia)|Elena]] e [[Clitennestra]]) nacquero dalla loro madre [[Leda]] dopo che Zeus per possederla si trasformò in un cigno ed invece di un normale parto la madre diede alla luce quattro uova).
 
Rrrr.
 
Il risultato della battaglia, inizialmente sfavorevole ai guerrieri dell'Urbe, si dice sia stato deciso dall'apparizione dei mitologici Dioscuri, Castore e Polluce.
Narra Dionigi d'Alicarnasso: «Nel corso del combattimento apparvero, tanto al dittatore Postumio quanto ai soldati, due cavalieri di età giovanile, assai superiori a chiunque altro per bellezza e per statura. Essi si posero alla testa della cavalleria romana e, respinto l'attacco dei Latini, li misero in fuga. È fama che quella sera stessa furono visti nel Foro romano due giovani di straordinaria bellezza, in abito militare, che sembravano reduci da un combattimento e portavano cavalli madidi di sudore. Essi abbeverarono gli animali e si lavarono alla sorgente che scaturisce presso il tempio di Vesta… e a quanti domandavano notizie, riferirono dell'andamento e dell'esito della battaglia e della piena vittoria dei Romani; quindi, allontanatisi dal Foro, non furono visti mai più». Sempre Dionigi dice che i Romani si resero conto che si trattava di un'apparizione miracolosa e rapidamente identificarono i due giovani con Castore e Polluce.
Tito Livio, invece, scrive che nel momento più drammatico della battaglia Aulo Postumio aveva fatto voto, in caso di vittoria, di erigere un tempio a Castore.
Questo episodio leggendario raccontato da Dionigi è successivo ad un episodio analogo, ugualmente leggendario: nel corso della battaglia del fiume Sagra combattuta intorno al 550 a.C. tra Locri e Crotone i soldati di Locri, meno armati e meno numerosi di quelli di Crotone, vinsero solo dopo il fondamentale intervento di due giovani a cavallo, di straordinaria bellezza e di grande valore, che anche in questo caso, a battaglia conclusa, apparvero a Locri per annunciare la vittoria. Anche loro furono identificati dai Locresi nei Dioscuri.
 
Secondo [[Virgilio]] parteciparono alla fondazione della città di [[Amyclae]] nel Lazio<ref>Virgilio, ''Eneide'', X.</ref>.
 
== Gli Etruschi Kastur e Pultuce ==
[[File:Dedication Dioskouroi Met L.2008.1.1.jpg|thumb|300px|left|Iscrizione Etrusca che li definisce "figli di Zeus" su una [[Ceramica a figure rosse]] (ca. 515–510 a.C.)]]
 
Gli Etruschi venerarono i Diòscuri con i nomi di ''Kastur'' e ''Pultuce'' che consideravano come "figli di [[Tinia]]" (la controparte etrusca di Zeus) ed allo stesso modo dei greci potevano anche raffigurarli simbolicamente come ad esempio nei dipinti della ''Tomba del Triclinio'' ritrovata a [[Tarquinia]] e dove è dipinto un [[lectisternio]] dedicato a loro. </br>
Particolare e la riproduzione dei due [[pileo|pilei]] a punta e coronati di alloro molto simili ai berretti usati dai [[frigi]] e con cui i Diòscuri venivano raffigurati anche nel culto romano<ref name="uffa"/>.
 
== Nel culto cristiano ==
 
Nonostante l'avvento del cristianesimo e l'impoverimento delle libertà di pensiero e di culto, nei riguardi dei Diòscuri continuò comunque una forma di venerazione popolare che assorbì la loro iconografia con quella della nuova religione e tanto che sia nelle ceramiche che nelle sculture del Nord Africa del IV secolo venivano raffigurati accanto ai [[Dodici Apostoli]], la [[Resurrezione di Lazzaro]] o con [[San Pietro]]. </br>
Nel V secolo [[papa Gelasio I]] attestò la presenza di un "culto di Castore" che la gente non voleva abbandonare ed in seguito la chiesa assunse un atteggiamento ambivalente, rifiutando l'immortalità dei Diòscuri ma cercando di sostituirli con coppie cristiane equivalenti per arrivare a mettere [[San Pietro|Pietro]] e [[San Paolo|Paolo]] come [[patroni]] dei viaggi (Castore e Polluce lo erano dei marinai) ed i santi [[Cosma e Damiano]] come '''santi medici'''<ref name="uffa"/>.
 
== Analogie indoeuropee ==
L'incontro di gemelli nella mitologia non è raro poiché, oltre alla presenza dei Dioòscuri nella mitologia greca, romena ed etrusca, altre mitologie [[Indoeuropei|Indoeuropee]] hanno i loro equivalenti.
 
* Nel [[Veda]], il libro sacro degli [[Arii]] sono citati gli [[Ashvin]] che, al pari dei Diòscuri, vengono identificati con la costellazione dei Gemelli
 
* Nella [[mitologia baltica]] esistono gli ''Ašvieniai'' degli antichi [[Lituani]] e che prendono il nome di ''Dieva'' per gli antichi [[Lettoni]]
 
* Nella [[mitologia baltica]] Castore è l'equivalente di ''Autrympus'' e Polluce di ''Potrympus'' che sono considerati divinità come altri dei del loro Pantheon
 
* Nella [[mitologia germanica]] del popolo dei [[Naarvali]] esistono gli [[Alcis]], altrettanto ritenuti divini e da [[Tacito]] direttamente associati ai Diòscuri<ref>[[Tacito]], ''[[De origine et situ Germanorum]]'', XVIII</ref>.
 
== Iconografia ==
 
[[File:Follis-Maxentius-s3776.jpg|thumb|Moneta romana di [[Massenzio]] con i Diòscuri sul retro]]
[[File:Quinarius.jpg|thumb|I Diòscuri nel rovescio di un [[quinario (moneta)|quinario]] [[Repubblica Romana|repubblicano romano]]]]
 
== Note ==
<references />
 
{{Portale|pescimitologia greca}}
 
[[Categoria:CarcharhinidaeRe della mitologia greca]]
[[Categoria:Taxa classificati da Eduard Rüppell]]