Strage di Pietrarsa e Vos Sos Dios: differenze tra le pagine

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{{Album
{{Incidente
|titolo = StrageVos diSos PietrarsaDios
|artista = Brenda Asnicar
|immagine = Pietrarsa.jpg
|tipo album = Studio
|didascalia = Operai all'interno dello stabilimento di Pietrarsa
|giornomese = 20 maggio
|nazione = ITA
|anno = 2019
|luogo = [[Officine di Pietrarsa]], [[Portici]]
|durata =
|data = 6 agosto [[1863]]
|genere = Indie pop
|obiettivo = civili
|oragenere2 = Latin
|ora-inizionota genere = 14
|ora-fineetichetta =
|tipologiaprecedente =
|anno precedente =
|vittime = 4 morti accertati
|successivo =
|feriti = 17 feriti di cui 5 gravi
|anno successivo =
|esecutori = bersaglieri del [[Regio Esercito]]
|sospetti =
|motivazione = sciopero operaio
}}
La '''strage di Pietrarsa''', avvenuta il 6 agosto [[1863]], fu una [[strage]] compiuta dal [[Regio Esercito]] ai danni degli operai delle Officine di Pietrarsa, stabilimento siderurgico posto al confine dei comuni di Portici, [[San Giorgio a Cremano]] ed il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio.
 
Vos Sos Dios è il primo album in studio della cantante argentina [[Brenda Asnicar]], pubblicato il 20 maggio 2019. <ref>[https://music.apple.com/it/album/vos-sos-dios/1467842133?l=en]</ref>
== Storia ==
===I fatti===
Le Officine di Pietrarsa erano il maggiore stabilimento siderurgico del [[Regno delle Due Sicilie]], ed in connessione con le [[Reali ferriere ed Officine di Mongiana]] costituivano il più importante polo industriale dello stato. Esse erano state costituite al fine di supportare la costruzione della rete ferroviaria nazionale, che aveva avuto il suo punto di inizio nella costruzione della [[Ferrovia Napoli-Portici]], primo tratto rotabile in Italia.
 
== StoriaNote ==
L'espansione della fabbrica continuò costantemente fino alla fine del Regno delle Due Sicilie fino ad occupare nel giugno [[1860]] 1125 persone<ref>[http://books.google.it/books?id=eNILMlT-TcIC&pg=PA138&dq=Locomotive,+pietrarsa&hl=it&sa=X&ei=6qBmUqOeD4fS4QTbtoDQDw&ved=0CEgQ6AEwBA#v=onepage&q&f=false Relazioni di cooperazione e reti di impresa. Il caso della Campania, (a cura di) Francesco Izzo e Antonio Ricciardi, 2006, Franco Angeli, p. 138]</ref> (850 operai stabili a cui si aggiungevano 200 operai occasionali e 75 artiglieri per il controllo dell'ordine)<ref>[http://books.google.it/books?id=Q_aRm0c8OigC&pg=PA183&dq=pietrarsa,+75+artiglieri&hl=it&sa=X&ei=eLNmUof_CsLt4gT0ag&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=pietrarsa%2C%2075%20artiglieri&f=false M.T.Iannitto, Guida agli archivi per la storia contemporanea regionale, 1993, Guida editore, Napoli. p. 183]</ref> che la rendevano la maggiore fabbrica metalmeccanica italiana<ref>[http://books.google.it/books?id=dllxekWoOFIC&pg=PA54&dq=Locomotive,+pietrarsa&hl=it&sa=X&ei=6qBmUqOeD4fS4QTbtoDQDw&ved=0CEwQ6AEwBQ#v=onepage&q=Locomotive%2C%20pietrarsa&f=false Piero Bevilacqua, ''Breve storia dell'Italia meridionale'', 1993, Donzelli editore, Roma, p. 54]</ref>. Data la sua natura di stabilimento sotto il controllo statale, Pietrarsa dipendeva completamente dalle commesse nazionali per la propria attività.
 
In conseguenza dell'unificazione italiana, iniziò un processo di riordino delle attività industriali a controllo statale, e nel 1861 il Ministro della Marina [[Luigi Federico Menabrea]] istituì una [[Commissione delle ferriere]]<ref>L'oggetto dei lavori della Commissione, specificato dal presidente della stessa il 12 novembre 1861 scriveva così: ''Il precipuo scopo prefissoci dal Regio Governo nell'istituire una commissione [..] si era di trovare i mezzi di venire in aiuto dell'industria ferriera soprattutto nelle provincie della Lombardia che per l'introdottosi sistema tendente al [[libero scambio]], nelle sue particolari circostanze, viene posta a duro cimento siccome prima avvenne nelle provincie del Piemonte [..] altro scopo [..] quello di rendersi indipendenti dalle ferriere estere nelle evenienze di guerra [..] ''.</ref> la cui minuziosa indagine analizzava lo stato di tutte le attività industriali attinenti site sul [[Regno d'Italia|territorio del Regno]] che venivano infine illustrate nella relazione conclusiva dell'inchiesta triennale pubblicata nel 1864 a cura dell'ingegnere [[Felice Giordano]]. Dal rapporto emerse che la fabbricazione di rotaie effettuata nel 1856 nello stabilimento di Pietrarsa aveva costi doppi rispetto a quelli importati dall'Inghilterra o dal Belgio, mentre più competitiva era la produzione delle locomotive, laddove i due più importanti stabilimenti del tempo (l'Ansaldo di Sampierdarena e la stessa Pietrarsa) avevano costi più o meno equivalenti o di poco superiori a quelli dell'industria estera<ref>[http://books.google.it/books?id=RGRJAAAAYAAJ&pg=PA102&dq=pietrarsa&hl=it&ei=W6tOTs6ZPIeG-wacsqH5Bg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEsQ6AEwBjgK#v=onepage&q=pietrarsa&f=false ''Industria del ferro in Italia: relazione dell'Ing. Felice Giordano'' p. 102. op.cit.]</ref>. L'analisi minuziosa dei costi e delle attività eseguita dal Giordano quantificava dettagliatamente le retribuzioni dei lavoratori specializzati per categoria e i costi delle materie prime dei semilavorati metallici di importazione dipingendo come sostanzialmente equivalenti quelli di Ansaldo e di Pietrarsa, la cui preminenza era finita assieme al regime borbonico e al suo regime protezionistico. Il maggior costo di produzione dei prodotti siderurgici prodotti nel territorio del Regno scaturiva dalla loro provenienza estera nonché dall'alto costo dell'approvvigionamento dell'indispensabile [[carbone|carbone inglese]]<ref name="RGRJAAAAYAAJ pp.364-365">[http://books.google.it/books?id=RGRJAAAAYAAJ&pg=PA102&dq=pietrarsa&hl=it&ei=W6tOTs6ZPIeG-wacsqH5Bg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEsQ6AEwBjgK#v=onepage&q=pietrarsa&f=false ''Industria del ferro in Italia: relazione dell'Ing. Felice Giordano'' pp.364-365, op.cit.]</ref>.
 
Nell'ambito del suddetto processo di riordino, una relazione dell'ingegnere Grandis dipinse negativamente l'attività e la redditività dell'opificio consigliandone addirittura la vendita o la demolizione<ref>[http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=082568ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD Il-museo-nazionale di Pietrarsa.pdf a pag 19] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20091004073734/http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=082568ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD |data=4 ottobre 2009 }}</ref>. Conseguentemente, fu effettuata una scelta di razionalizzazione del settore siderurgico e produttivo<ref>[http://books.google.it/books?id=RGRJAAAAYAAJ&pg=PA102&dq=pietrarsa&hl=it&ei=W6tOTs6ZPIeG-wacsqH5Bg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEsQ6AEwBjgK#v=onepage&q=pietrarsa&f=false ''Industria del ferro in Italia: Cenni sulla commissione delle ferriere'' p. XI]</ref> in favore dell'industria settentrionale<ref>[http://books.google.it/books?id=bGmHMQY_cdgC&pg=PA172&dq=pietrarsa,+militari&hl=it&sa=X&ei=JLJmUuqWM4bn4gS0_oDQAQ&ved=0CF4Q6AEwCA#v=onepage&q=pietrarsa%2C%20militari&f=false Francesco Saverio Nitti, Domenico De Masi, ''1903-2003 Napoli e la questione meridionale'', 2004, Guida editore, Napoli. p. 173]</ref>. Il 10 gennaio [[1863]] lo stabilimento di Pietrarsa con quanto conteneva fu concesso in affitto, per 30 anni alla somma di 45.000 lire dell'epoca, dal Ministro delle Finanze del governo Minghetti alla ditta costituita da Iacopo Bozza; ciò portò alla riduzione progressiva dei posti di lavoro.
 
In conseguenza di quanto sopra, lo stabilimento fu interessato da una serie successiva di scioperi da parte degli operai, che si protrassero fino al 23 giugno 1863. In questa data, Bozza promise il reintegro degli operai licenziati, ma al prezzo di dimezzare lo stipendio a tutti i lavoratori. I 458 operai restanti tuttavia non ricevettero in tempo lo stipendio ed il 6 agosto 1863 entrarono nuovamente in sciopero con maggior decisione. Alle due del pomeriggio il capo contabile Zimmermann contattò il posto di polizia di Portici, chiedendo l'invio di sei agenti per contenere gli operai. La forza pubblica si rivelò tuttavia insufficiente, e fu inviato un contingente di bersaglieri al comando di [[Nicola Amore]], poi divenuto sindaco di Napoli. Gli operai aprirono i cancelli per parlamentare, ma i militari caricarono, non fermandosi neanche alla fuga dei lavoratori.
 
Il risultato della carica fu di 4 morti accertati e 17 feriti<ref name="ReferenceC">[http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=082568ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD Il-museo-nazionale di Pietrarsa.pdf a pag 21] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20091004073734/http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=082568ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD |data=4 ottobre 2009 }}</ref>. I morti accertati sul posto furono Luigi Fabbricini ed Aniello Marino, mentre Domenico Del Grosso ed Aniello Olivieri morirono all'Ospedale dei Pellegrini di Napoli<ref>Archivio di Stato di Napoli, fondo Questura, fascio 16.</ref>. Rimasero invece gravemente feriti e portati anch'essi all'Ospedale dei Pellegrini gli operai Aniello de Luca, Domenico Citale, Mariano Castiglione, Salvatore Calamagni, Antonio Coppola. Meno gravemente feriti e curatisi in famiglia gli operai Alfonso Miranda, Raffaele Pellecchia, Giuseppe Chiariello, Carlo Imparato, Tommaso Cocozza, Giovanni Quatonno, Giuseppe Calibè, Leopoldo Aldi, Francesco Ottaiano, Pasquale de Gaetano, Vincenzo Simonetti, Pasquale Porzio. Nella sua relazione al [[Prefetto]], Nicola Amore parlò poi di ''fatali e irresistibili circostanze''<ref>Archivio di Stato di Napoli, “Fondo Questura”, Fascio 16, inventario 78.</ref><ref>[http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=082568ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD Il-museo-nazionale di Pietrarsa.pdf a pag 21] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20091004073734/http://www.ferroviedellostato.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=082568ae9d50a110VgnVCM10000080a3e90aRCRD |data=4 ottobre 2009 }}</ref>.
 
===Conseguenze e memoria===
 
Nei primi anni 2000 studiosi locali hanno riportato alla luce i fatti del 1863, e ciò ha avuto influenza sulla toponomastica della zona. Il comune di San Giorgio a Cremano ha ridenominato "Via Martiri di Pietrarsa - in memoria degli operai caduti sotto il fuoco sabaudo in difesa del lavoro" la precedente via Ferrovia<ref>[https://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/111127-san-giorgio-a-cremano-prima-citta-a-dedicare-una-strada-ai-martiri-di-pietrarsa/ Domenico Ascione, San Giorgio a Cremano. Prima città a dedicare una strada ai martiri di Pietrarsa. Vesuviolive, 24 settembre 2015. Accesso il 4 maggio 2019.]</ref>. Il 1 maggio 2017, il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio ha ridenominato "Piazza Martiri di Pietrarsa" una delle sue piazze<ref>[https://www.vesuviolive.it/vesuvio-e-dintorni/notizie-di-napoli/193955-piazza-martiri-pietrarsa-napoli/ Napoli onora gli operai trucidati dai bersaglieri: nasce Piazza Martiri di Pietrarsa, Vesuviolive 29 aprile 2017. Accesso il 4 maggio 2019]</ref><ref>[https://video.repubblica.it/edizione/napoli/piazza-martiri-di-pietrarsa-a-san-giovanni-la-memoria-della-strage-per-il-lavoro/274623/275165 "Piazza Martiri di Pietrarsa": a San Giovanni la memoria della strage per il lavoro. Repubblica tv, 1 maggio 2017. Accesso il 4 maggio 2019]</ref>.
 
==Bibliografia==
 
*[https://books.google.it/books?id=uxxeAAAAcAAJ&pg=PA5&dq=sui+luttuosi+fatti+di+pietrarsa&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi6xfnn3oHiAhUJKewKHWo2DLIQ6AEIKTAA#v=onepage&q=sui%20luttuosi%20fatti%20di%20pietrarsa&f=false La Società Operaia Napoletana per i luttuosi fatti di Pietrarsa. F. Ferrante e Company, 1863.]</ref>
 
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
 
 
 
{{Portale|guerra|Risorgimento|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:Meridionalismo|*]]
[[Categoria:Stragi commesse in Italia durante il Risorgimento]]