== Collegamenti esterni modificati ==
{{W|militari|novembre 2009}}
{{Infobox militare
|Nome =
|Immagine =
|Didascalia =
|Soprannome = Gorlino da Ravenna
|Data_di_nascita = XV sec.
|Nato_a = Ravenna
|Data_di_morte = 25 Aprile 1501
|Morto_a = Ravenna
|Cause_della_morte = Ferito in battaglia a Cefalonia
|Luogo_di_sepoltura = Ravenna Chiesa di San Carlino
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita =
|Forza_armata =
|Arma =
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio =
|Grado =
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = 1500 Guerra di [[Morea]] ([[Venezia]] contro i Turchi di [[Bajazet]])
|Campagne =
|Battaglie = 1495 Battaglia di [[Fornovo]] 1495 Liberazione di [[Novara]] 1497 Liberazione di [[Genova]] 1498 Battaglia di [[San Regolo]] 1499 battaglia di [[Montopoli]] 1499 Battaglia di [[Pisa]] contro [[Firenze]]
|Comandante_di =
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Gurlino
|Cognome = Tombesi
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Gorlino da Ravenna'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Ravenna
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = XV secolo
|LuogoMorte = Ravenna
|GiornoMeseMorte = 25 aprile
|AnnoMorte = 1501
|Attività = condottiero
|Epoca = 1400
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , valoroso combattente al servizio di [[Ravenna]] e della [[Serenissima]]
}}
Gentili utenti,
== La famiglia ==
Il padre, il nobile Giacomo Tombesi dall'Ova, fu uno dei quattro senatori di Ravenna della prima metà del Quattrocento, sotto la dominazione dei [[Da Polenta]]. Venne ucciso, forse decapitato, nell'anno 1440 per ordine di [[Ostasio III da Polenta]], insieme a [[Matteo Balbo]] e [[Obizio Monaldini]], per aver congiurato contro questi in favore della Repubblica Veneta<ref>Filippo Mordani, ''Vita di Desiderio Spreti'', p.45</ref>.
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Suo bisnonno, ''Jacobus Tombesiis ab Ovis'', figlio di [[Johannis de Ferraria]], nel [[1352]] acquistò una casa in [[Ravenna]]<ref>''Anno 1352 e. - Cane. 528/95 — Arch. St. Com. — «Jacobus de Tombesiis habet (in guaita ss. Johannis et Pauli) unam domum cum garnariis quam habitat, juxia viam dictum Matheum, Ordinem calzolariorum»''; da ''Odonomastica del Comune di Ravenna'' [http://extraweb.comune.ra.it/odonomastica/scheda.asp?CodTopon=1336]</ref>.
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170601061711/http://www.pcn.minambiente.it/viewer_old/ per http://www.pcn.minambiente.it/viewer_old/
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Gurlino, di sicura fede ''ghibellina'', ebbe un figlio di nome '''Gurlotto''' che, diversamente, fu ''guelfo'', ma seguì le stesse orme del padre quale valente combattente e venne barbaramente ucciso nella [[strage della Camera dei Savi]] di Ravenna, il 4 luglio 1522. Ebbe anche una figlia di nome Lieta che sposò [[Giuliano Rasponi]], patrizio di Ravenna, ed un'altra di cui non si conosce il nome che andò sposa a [[Paolo Aldobrandini]] (o Aldovrandini), capitano di ventura.
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 22:53, 22 giu 2019 (CEST)
Il fratello '''Bartolomeo''' fu capostipite del ramo dei Tombesi trasferitisi, nei secoli successivi, nelle [[Marche]].
== La vita e le gesta ==
Gurlino si diede al mestiere delle armi sin da giovane, prima al servizio del marchese di [[Mantova]] [[Francesco Gonzaga]], poi al servizio della [[Repubblica Veneta]], che già nel [[1441]], con la definitiva cacciata dei Da Polenta a ''[[Candia]]'', ebbe dominio su Ravenna.
Nel [[1492]] fu connestabile (comandante in capo della cavalleria) a [[Rovereto]], nella cui Rocca ospitò gli ambasciatori veneziani [[Giorgio Contarini]] e [[Paolo Pisani]], che si recavano in Austria dall'arciduca [[Sigismondo d'Austria]], conte del Tirolo, tentando soluzioni diplomatiche nel conflitto tra Tirolesi e Veneziani, dopo la disfatta del 1487 che vide cadere la stessa Rocca in mano austriache, dopo 49 giorni di assedio portato dal generale [[Gaudenzio Matsch]].
Nel luglio del [[1495]] partecipò alla [[Battaglia di Fornovo]] di Taro, tra i francesi capitanati da [[Carlo VIII]] ed i veneziani guidati da [[Francesco II Gonzaga]], comandando un colonnello di circa mille fanti, meritando la fama di forte e valoroso guerriero. Durante la battaglia ha con [[Giovanni del Matto]] il comando della terza schiera veneziana composta da circa tremila fanti.
Subito dopo partecipa alla liberazione di [[Novara]] combattendo contro il [[Duca d'Orléans]], respingendo i francesi.
Due anni dopo, nel [[1497]], combatté sempre contro i francesi per la liberazione di [[Genova]].
In quell'anno lascia la città di [[Alessandria]] per stabilirsi a [[Felizzano]] senza il consenso dei provveditori dell'esercito veneziano del Friuli [[Andrea Zancano]] e [[Niccolò Foscarini]]. Si oppone a ripartire da quel paese se prima non gli verranno corrisposte due paghe arretrate. Agli insulti formulatigli dal provveditore Niccolò Foscarini rispose con parolacce e gesti insolenti, sicché venne nuovamente trasferito a [[Rovereto]] e, subito dopo, il [[Consiglio dei Dieci]] della Serenissima ne ordinò, al podestà [[Girolamo Gritti]], la sua cattura e la consegna a [[Venezia]].
Ma il Tombesi non si fece catturare e dopo un combattimento riuscì a fuggire. Si rifugò prima a [[Trento]], poi a [[Mantova]] dai [[Gonzaga]], dove Francesco, suo [[mentore]], era già morto e non trovò ospitalità. Partì per [[Milano]] cercando un salvacondotto che nessuno gli diede e vistosi alle strette contattò i veneziani e con questi concordò la sua costituzione, in cambio della promessa d'avere giustizia. Quindi, venne formalmente imprigionato per una sola notte e ascoltato dal [[Consiglio dei Pregadi]] che lo assolse da ogni accusa.
Nel dicembre di quell'anno venne inviato da Venezia in soccorso dei [[pisa]]ni. Il 20 maggio del 1498, con trecento fanti, partecipò alla [[battaglia di San Regolo]], in [[Garfagnana]], nella località chiamata oggi [[Malacoda]]. Litigò con il provveditore dei pisani [[Tommaso Zeno]] e poco dopo partì, ma nel luglio cadde in un agguato tesogli da [[Paolo Vitelli]], mentre scortava un convoglio di rifornimenti capitanato da [[Marco da Martinengo]]. Nel settembre dello stesso anno [[1498]], unitamente a [[Giacomo Schiavo]] difese [[Vicopisano]] dai fiorentini per poi entrare nel borgo San Marco di [[Pisa]]. Qui si alleò con [[Giacomo di Tarsia]] che comandava una guarnigione di ottocento fanti e occupò l'abbadia di San Michele sulla [[Verrucola]], nei pressi di Vicopisano, e con [[Zecone da Barga]] fece cento prigionieri. Dopodiché si ritirò a [[Verruca]] e con l'appoggio del Tarsia cercò di conquistare il [[Bastione della Dolorosa]], nei pressi di Pisa, ma venne respinto e riparò gettandosi nell'[[Arno]].
Nel successivo mese di novembre, insieme a [[Marco da Martinengo]], [[Ferrante d'Este]] e [[Filippo Albanese]] assale il [[castello di Calci]], conquistandolo dopo sole tre ore di combattimento. Subito dopo il provveditore [[Vincenzo Valier]] lo invia con il Tarsia alla conquista del [[Bastione di Stagno]], nei pressi di [[Livorno]].
Nel gennaio del [[1499]] Gurlino con [[Filippo Albanese]] ''(Filippo Macedone)'', [[Annibale da Doccia]], [[Ferrante d'Este]], [[Massimo Valier]] e [[Giovanni Greco]] assalirono Montopoli ([[Montopoli in Val d'Arno]]) mettendola a ferro e fuoco e, mentre i veneziani si davano al saccheggio, i fiorentini ripararono nella rocca.
Nel febbraio dello stesso anno con [[Piero Gambacorta]], [[Francesco Zofa]] e [[Lattanzio da Bergamo]] arrivò fino sotto [[Volterra]].
L'anno successivo fu inviato in Morea contro [[Bajazet]] che insidiava i possedimenti veneti, ma fu gravemente ferito sotto le mura di Cefalonia. Riportato a Ravenna, vi morì nel gennaio 1501; fu sepolto nella chiesa di San Nicolò. Nei secoli successivi la lapide fu traslata nella chiesa di San Carlino di Ravenna.
== Note ==
<references/>
==Bibliografia==
*[[Girolamo Rossi]], ''Historie di Ravenna'', libro VIII
*[[Filippo Mordani]], ''Vite di ravegnani illustri'', Le Monnier Firenze 1854.
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