Enrico De Nicola e Cadet (metropolitana di Parigi): differenze tra le pagine

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{{F|metropolitana di Parigi|gennaio 2014}}
{{Carica pubblica
{{Infobox stazione della metropolitana
|nome = Enrico De Nicola
|città = Parigi
|immagine = Enrico De Nicola.jpg
|nome = Cadet
|carica = 1º [[Presidente della Repubblica Italiana]]
|nome originale =
|mandatoinizio = 1º gennaio [[1948]]<ref>Entra in carica all'atto dell'elezione e non del giuramento in forza dell'art.2 del d.lgs.lt. n°98 del 16/3/1946 [http://www.parlalex.it/pagina.asp?id=2823 ; fino al 31 dicembre 1947] esercita le sue funzioni istituzionali col titolo di [[capo provvisorio dello Stato]], tale data rappresentando una modifica di ''titolo'' e non di ''carica'', che rimase sempre la medesima escludendo quindi ogni soluzione di continuità.</ref>
|immagine = Station de Cadet Ligne 7 - Entrée 27-02-06.jpg
|mandatofine = 12 maggio [[1948]]
|didascalia =
|primoministro = [[Alcide De Gasperi]]
|gestore =
|predecessore = ''carica istituita''
|inaugurazione = 5 novembre [[1910]]
|successore = [[Luigi Einaudi]]
|stato attuale = in uso
|carica2 = [[Capo provvisorio dello Stato]]
|altre linee =
|mandatoinizio2 = 28 giugno [[1946]]
|localizzazione = [[Parigi]]
|mandatofine2 = 31 dicembre [[1947]]
|tipologia =
|predecessore2 = [[Alcide De Gasperi]]<ref>Le funzioni di capo provvisorio dello Stato attribuite a De Gasperi fino all'elezione di De Nicola, ai sensi del d.lgs.lt. n. 98/1946, furono accessorie alla sua carica che fu e rimase quella di [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio]]: in altre parole, si fu in presenza di una figura giuridica del tutto analoga a quella della supplenza delle funzioni del [[Presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] attribuite al [[Presidente del Senato della Repubblica|presidente del Senato]] dalla Costituzione repubblicana.</ref>
|interscambio =
|successore2 = ''carica abolita''
|vicinanza =
|carica3 = [[Presidente del Senato della Repubblica]]
|latitudine = 48.87540016848
|mandatoinizio3 = 28 aprile [[1951]]
|longitudine = 2.34555569308
|mandatofine3 = 24 giugno [[1952]]
|predecessore3 = [[Ivanoe Bonomi]]
|successore3 = [[Giuseppe Paratore]]
|carica4 = [[Presidente della Camera dei deputati]]
|mandatoinizio4 = 26 giugno [[1920]]
|mandatofine4 = 25 gennaio [[1924]]
|predecessore4 = [[Vittorio Emanuele Orlando]]
|successore4 = [[Alfredo Rocco]]
|carica5 = [[Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte costituzionale]]
|mandatoinizio5 = 23 gennaio [[1956]]
|mandatofine5 = 26 marzo [[1957]]
|predecessore5 = ''carica creata''
|successore5 = [[Gaetano Azzariti]]
|carica6= [[Senatore a vita (ordinamento italiano)|Senatore a vita]]<br>[[Senato della Repubblica|della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio6= 12 maggio [[1948]]
|mandatofine6= 1º ottobre [[1959]]
|legislatura6= [[I legislatura della Repubblica Italiana|I]], [[II legislatura della Repubblica Italiana|II]], [[III legislatura della Repubblica Italiana|III]]
|gruppo parlamentare6= [[Gruppo Misto|Gruppo misto]]<ref>[http://www.senato.it/leg/01/BGT/Schede/Attsen/00009259.htm senato.it - Scheda di attività di Enrico DE NICOLA - I Legislatura<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
|coalizione6=
|circoscrizione6=
|collegio6=
|carica7= [[Senato del Regno d'Italia|Senatore del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio7= 2 marzo [[1929]]
|mandatofine7= 25 luglio [[1943]]
|legislatura7=
|gruppo parlamentare7=
|coalizione7=
|circoscrizione7=
|collegio7=
|carica8= [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio8= 24 marzo [[1919]]
|mandatofine8= 21 gennaio [[1929]]
|legislatura8= [[XXIII legislatura del Regno d'Italia|XXIII]], [[XXIV legislatura del Regno d'Italia|XXIV]], [[XXV legislatura del Regno d'Italia|XXV]], [[XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]]
|gruppo parlamentare8= [[Partito Liberale Democratico (Italia)|Democrazia liberale]]
|coalizione8=
|circoscrizione8= Napoli (XXV, XXVI)
|collegio8= Afragola (XXIII, XXIV)
|partito = [[Partito Liberale Italiano]]
|tendenza= [[Liberalismo sociale]]<br>[[Socialismo liberale]]<br>[[Antifascismo]]
|titolo di studio= [[laurea]] in [[Giurisprudenza|Legge]]
|professione= [[Avvocato]]
|firma = Enrico De Nicola signature.svg
|alma_mater = [[Università degli Studi di Napoli Federico II]]
|Didascalia = Ritratto ufficiale di Enrico de Nicola
|tipo nomina6=
|incarichi6= [[Presidente del Senato della Repubblica|Presidente]], dal 28 aprile [[1951]] al 24 giugno [[1952]]
|sito6= http://www.senato.it/leg/01/BGT/Schede/Attsen/00009259.htm
|tipo nomina7= 2 (Il Presidente della Camera dei deputati)
3 (I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio)
|incarichi7= Commissario agli interni e alla giustizia
|sito7= http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/a04d83b9abb14b3ec125711400382f82/a4df20f1757655404125646f005b041a?OpenDocument
|tipo nomina8=
|incarichi8= [[Presidente della Camera dei deputati|Presidente]], dal 26 giugno [[1920]] al 25 gennaio [[1924]]
|sito8= http://storia.camera.it/deputato/enrico-de-nicola-18771109#nav
}}
{{Bio
|Nome = Enrico
|Cognome = De Nicola<!-- <ref>Cfr. la [http://e-le-stelle-stanno-a-guardare.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/39366/17_DeNicolaDiscorsoApprovCostit1947%20B.jpg sua lettera autografa del 22 dicembre 1947].</ref><ref>Cfr. [http://media.urbanpost.it/wp-content/uploads/2014/12/costituzione-italiana-728x445.png la sua firma apposta sulla Costituzione della Repubblica Italiana] a [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]] il 27 dicembre 1947.</ref><ref>Cfr. in [[Giovanni Artieri]], [https://books.google.it/books?id=_0kcAAAAMAAJ&q=%22Enrico+de+Nicola%22&dq=%22Enrico+de+Nicola%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiwkuCop_3XAhWFwBQKHcicBKoQ6AEIRTAH ''Quarant'anni di Repubblica''], Milano, Mondadori, 1987.</ref><ref>Cfr. Enrico de Nicola in AA.VV., [https://books.google.it/books?id=m19EAQAAIAAJ&q=Enrico+de+Nicola&dq=Enrico+de+Nicola&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiMsK3Xof3XAhUJbhQKHYfABUQQ6AEIQTAG ''Criteri direttivi per una riforma del processo penale''], Giuffrè, 1965.</ref><ref>Cfr. ale p. 238-239 in [[Raffaele Paolucci di Valmaggiore]], ''Il mio piccolo mondo perduto'', Bologna, Licino Cappelli Editore, 1952; l'autore, medico della Regia Marina e medaglia d'oro al valor militare per aver affondato la corazzata ''Viribus Unitis'', andava a scuola con Amedeo Martinelli (tenente artigliere, caduto il 14 settembre 1918 alla Bainsizza), nipote dell'on. Enrico de Nicola, figlio della sorella Anna de Nicola in Martinelli.</ref> -->
|Sesso = M
|LuogoNascita = Napoli
|GiornoMeseNascita = 9 novembre
|AnnoNascita = 1877
|LuogoMorte = Torre del Greco
|GiornoMeseMorte = 1º ottobre
|AnnoMorte = 1959
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , primo [[presidente della Repubblica Italiana]]
}}
Fu eletto [[capo provvisorio dello Stato]] dall'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] il 28 giugno [[1946]] e ricoprì tale carica dal 1º luglio dello stesso anno al 31 dicembre [[1947]]. Il 1º gennaio [[1948]], a norma della prima disposizione transitoria e finale della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], esercitò le ''attribuzioni'' e assunse il ''titolo'' di [[Presidente della Repubblica Italiana]], mantenendoli fino al successivo 12 maggio.
 
'''Cadet''' è una stazione della [[Metropolitana di Parigi]] sulla [[Linea 7 (metropolitana di Parigi)|linea 7]] situata nel [[IX arrondissement di Parigi]].
Da presidente della Repubblica Italiana conferì l'incarico ad un solo [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio]], [[Alcide De Gasperi]]. Data la brevità del suo mandato non nominò alcun senatore a vita e alcun giudice costituzionale.
 
==La stazione==
De Nicola ricoprì, inoltre, numerosi altri incarichi pubblici: in particolare, è l'unico ad aver ricoperto sia la carica di [[presidente del Senato della Repubblica]] sia quella di [[presidente della Camera dei deputati]]. Nella sua vita è stato anche il primo [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana|presidente della Corte costituzionale]], trovandosi così ad aver ricoperto quattro delle cinque [[Ordine delle cariche della Repubblica Italiana|maggiori cariche dello stato]].
 
La stazione è stata aperta nel [[1910]].
== Biografia ==
=== Giovinezza e formazione culturale ===
De Nicola nasce a [[Napoli]] da Angelo e Concetta Capranica. Dopo aver compiuto gli studi secondari al [[liceo classico Antonio Genovesi]], si laurea in [[giurisprudenza]] nel [[1896]] presso l'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università degli Studi di Napoli]] e diviene ben presto avvocato penalista di notorietà nazionale; è anche redattore del quotidiano ''Don Marzio''<ref name=camera>Camera dei deputati. ''Portale Storico: Presidenti. Enrico de Nicola''</ref>.
 
==Corrispondenze==
=== I primi anni in politica ===
[[File:EnricoDeNicola2.jpg|thumb|left|Enrico De Nicola]]
Politicamente di area liberale [[Giovanni Giolitti|giolittiana]], De Nicola ha la sua prima esperienza amministrativa nel [[Consiglio comunale]] di [[Napoli]] ([[1907]]). Nel [[1909]] è eletto per la prima volta deputato, nel collegio di [[Afragola]], per la [[XXIII legislatura del Regno d'Italia|XXIII legislatura]] e, quindi, confermato nelle [[Elezioni politiche italiane del 1913|elezioni politiche del 1913]] ([[XXIV legislatura del Regno d'Italia|XXIV legislatura]]). Ricopre, per brevi periodi, incarichi di governo: è due volte [[sottosegretario di Stato]], al [[Ministero delle Colonie]] nel [[governo Giolitti IV]] ([[1913]]-[[1914]]) e al [[Ministero del Tesoro]] nel [[governo Orlando]] ([[1919]])<ref>{{cita web|url=http://storia.camera.it/deputato/enrico-de-nicola/governi#nav|titolo=Scheda del deputato Enrico de Nicola}}</ref>.
 
* [[Bus RATP]]: 26, 32, 42, 43, 48, 85.
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1919|elezioni del 1919]] è capolista del [[Partito Democratico Costituzionale]] e viene eletto nel collegio di Napoli<ref name=camera />. Il 26 giugno [[1920]] è eletto [[Presidente della Camera dei deputati]], a seguito delle dimissioni di [[Vittorio Emanuele Orlando]]<ref name=camera />. In qualità di presidente della giunta elettorale, promuove la riforma dei regolamenti, con l'inserimento del sistema delle commissioni permanenti (fissate in numero di nove) e la disciplina dei gruppi parlamentari<ref name=camera />.
 
==Galleria d'immagini==
È rieletto nel [[Elezioni politiche italiane del 1921|1921]] e confermato alla Presidenza della Camera. Nel giugno dello stesso anno, è indicato da Giolitti, insieme a [[Ivanoe Bonomi]], per la formazione del nuovo governo che avrebbe dovuto succedergli<ref>Carlo Sforza, ''L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi'', Mondadori, Roma, 1945, p.114</ref>, ma preferì rinunciare. Il 3 agosto 1921, è scelto come garante di un "patto di pacificazione" tra socialisti e fascisti, firmato nel suo ufficio di Presidenza ma poi abortito<ref name=camera />.
<gallery>
File:Paris - Entrée en gare du métro à la station Cadet (ligne 7) - 1.jpg|Treno in avvicinamento
File:Paris - Entrée en gare du métro à la station Cadet (ligne 7) - 2.jpg|Arrivo del treno
File:Paris - Entrée en gare du métro à la station Cadet (ligne 7) - 3.jpg|Treno fermo
</gallery>
 
==Voci correlate==
Anche con la crisi del [[Governo Bonomi I|Governo Bonomi]] (febbraio [[1922]]), De Nicola è in predicato per la Presidenza del Consiglio, che poi è assunta da [[Luigi Facta]]<ref name=camera />.
 
*[[Elenco delle stazioni della metropolitana di Parigi]]
=== Il periodo fascista e la crisi istituzionale ===
[[File:Enrico De Nicola, il re e Mussolini all'uscita di Montecitorio, Roma 1923.jpg|thumb|left|Enrico De Nicola, re [[Vittorio Emanuele III]] e [[Benito Mussolini]] all'uscita da [[Montecitorio]] nel 1923]]
Dopo l'incarico di formare il governo, conferito a [[Mussolini]], il 31 ottobre [[1922]] De Nicola si ritrova a presiedere la Camera il giorno del discorso di insediamento, detto [[Discorso del bivacco|"del bivacco"]]. Appoggia, quale misura eccezionale, la riforma elettorale nota come "[[legge Acerbo]]" (novembre [[1923]]) e mantiene la presidenza della Camera fino al conseguente scioglimento della stessa (25 gennaio [[1924]]).<ref name=camera />
 
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni politiche del maggio 1924]], accetta di candidarsi a Napoli nel [[listone fascista]], ma sebbene rieletto nelle votazioni che decretano la vittoria del fascismo, decide di non prestare giuramento e la sua elezione non viene convalidata. Si ritira quindi dalla vita politica e riprende a tempo pieno l'attività professionale<ref name=camera />.
Nel [[1929]] è però nominato dal Re [[senato]]re del Regno su proposta dell'alto commissario di Napoli, ma non prende mai parte ai lavori assembleari, se non ad alcune [[Commissioni parlamentari|commissioni giuridiche]]. Lo stesso anno, in pieno [[regime fascista]], Ciaramella, [[podestà (fascismo)|podestà]] di [[Afragola]], che era stata il suo primo collegio elettorale, ottiene dall'alto commissario per la provincia di Napoli l'autorizzazione a intitolargli una strada pur essendo ancora in vita. Alla cerimonia inaugurale interviene anche l'interessato, al quale viene conferita la cittadinanza onoraria.
 
Negli anni trenta, ebbe come collaboratori, nel suo studio legale, il futuro Presidente della Repubblica [[Giovanni Leone]] e l'[[Partito d'Azione|azionista]], poi leader socialista, [[Francesco De Martino]].
 
Dopo l'[[armistizio di Cassibile]] e il [[Fuga di Vittorio Emanuele III|trasferimento a Brindisi]] di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], s'incontrò con [[Benedetto Croce]] e [[Carlo Sforza]] per trovare una soluzione finalizzata alla formazione di un governo politico non responsabile verso l'attuale sovrano, troppo compromesso con il [[Fascismo italiano|regime fascista]] e al superamento della crisi istituzionale. De Nicola propose di ricorrere alla figura del [[Luogotenente]] del Regno, da affidare all'erede al trono, il principe [[Umberto II di Savoia|Umberto]] e si assunse la responsabilità di parlarne con il re. L'incontro avvenne a Ravello il 19 febbraio [[1944]] e, dopo un drammatico colloquio, Vittorio Emanuele accettò, a decorrere dalla [[liberazione di Roma]]<ref name=craveri>Piero Craveri, ''De Nicola, Enrico'', in: ''Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38'' (1990)</ref>.
 
Fu chiamato nel [[1945]] nella [[Consulta Nazionale]] presiedendo dal settembre di quell'anno al giugno [[1946]] la commissione giustizia<ref>[http://storia.camera.it/deputato/enrico-de-nicola/leg-transizione-consulta_nazionale/organi#nav Consulta Nazionale. Scheda di Enrico de Nicola]</ref>.
 
=== Elezione a capo provvisorio dello Stato ===
{{Citazione|Per l'Italia si inizia un nuovo periodo storico di decisiva importanza. All'opera immane di ricostruzione politica e sociale dovranno concorrere, con spirito di disciplina e di abnegazione, tutte le energie vive della nazione, non esclusi coloro i quali si siano purificati da fatali errori e da antiche colpe. Dobbiamo avere la coscienza dell'unica forza di cui disponiamo: della nostra infrangibile unione. Con essa potremo superare le gigantesche difficoltà che s'ergono dinanzi a noi; senza di essa precipiteremo nell'abisso per non risollevarci mai più|Messaggio di insediamento di Enrico de Nicola nella carica di capo provvisorio dello Stato, 15 luglio [[1946]]}}
[[File:Enrico De Nicola e Benedetto Croce.jpg|thumb|De Nicola (a destra), con [[Enrico Altavilla]] (al centro) e [[Benedetto Croce]] (a sinistra)|250px]]
L'elezione di De Nicola a capo provvisorio dello Stato fu il frutto di un lungo lavoro "diplomatico" fra i vertici dei principali partiti politici, i quali avevano convenuto che si dovesse eleggere un presidente capace di riscuotere il maggior gradimento possibile presso la popolazione affinché il trapasso al nuovo sistema fosse il meno traumatico possibile. Si convenne perciò che dovesse scegliersi un meridionale, a compensazione della provenienza settentrionale della maggioranza dei ''leader'' politici e che (stante il risicato - e da parte monarchica contestato - scarto dei risultati del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum istituzionale]]) dovesse trattarsi di un monarchico.
 
L'iniziale contrapposizione delle candidature di [[Vittorio Emanuele Orlando]] (proposta da [[Democrazia Cristiana|DC]] e destre) e di Benedetto Croce (proposta dalle sinistre e dai laici) si protrasse sterilmente per lungo tempo e tardò a essere composta, per evolvere infine nella comune indicazione di De Nicola, grazie principalmente all'incessante opera di convincimento condotta da [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]]. Successivamente anche dall'interessato venne un supplemento di ritardo, esasperante per l'alternanza di orientamenti, ora positivi, ora negativi, che pareva esternare. Di fronte alle difficoltà si chiese all'avvocato e senatore napoletano [[Giovanni Porzio]] di convincere De Nicola, essendone amico personale; alla fine, il candidato accettò<ref>Nadia Gallico Spano. Audio originale in [http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0abf751d-6407-4dbc-9df2-2b03793bb950.html Rai Storia - Q verso il Quirinale], Rai, 23 marzo 2013.</ref>.
 
Fu eletto dall'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] capo provvisorio dello Stato al primo scrutinio, il 28 giugno [[1946]], con 396 voti su 501 votanti e 573 aventi diritto (69,1%), e assunse la carica il 1º luglio. Il 15 luglio, inviò all'Assemblea il suo [[Messaggio d’insediamento di Enrico de Nicola|primo messaggio]], che toccò le corde del patriottismo e dell'unione nazionale:
{{Citazione|La grandezza morale di un popolo si misura dal coraggio con cui esso subisce le avversità della sorte, sopporta le sventure, affronta i pericoli, trasforma gli ostacoli in alimento di propositi e di azione, va incontro al suo incerto avvenire. La nostra volontà gareggerà con la nostra fede. E l'Italia – rigenerata dai dolori e fortificata dai sacrifici – riprenderà il suo cammino di ordinato progresso nel mondo, perché il suo genio è immortale. Ogni umiliazione inflitta al suo onore, alla sua indipendenza, alla sua unità provocherebbe non il crollo di una Nazione, ma il tramonto di una civiltà: se ne ricordino coloro che sono oggi gli arbitri dei suoi destini.
Se è vero che il popolo italiano partecipò a una guerra, che – come gli Alleati più volte riconobbero, nel periodo più acuto e più amaro delle ostilità – gli fu imposta contro i suoi sentimenti, le sue aspirazioni e i suoi interessi, non è men vero che esso diede un contributo efficace alla vittoria definitiva, sia con generose iniziative, sia con tutti i mezzi che gli furono richiesti, meritando il solenne riconoscimento – da chi aveva il diritto e l'autorità di tributarlo – dei preziosi servigi resi continuamente e con fermezza alla causa comune, nelle forze armate – in aria, sui mari, in terra e dietro le linee nemiche. La vera pace – disse un saggio – è quella delle anime. Non si costruisce un nuovo ordinamento internazionale, saldo e sicuro, sulle ingiustizie che non si dimenticano e sui rancori che ne sono l'inevitabile retaggio. La Costituzione della Repubblica italiana – che mi auguro sia approvata dall'Assemblea, col più largo suffragio, entro il termine ordinario preveduto dalla legge – sarà certamente degna delle nostre gloriose tradizioni giuridiche, assicurerà alle generazioni future un regime di sana e forte democrazia, nel quale i diritti dei cittadini e i poteri dello Stato siano egualmente garantiti, trarrà dal passato salutari insegnamenti, consacrerà per i rapporti economico-sociali i principi fondamentali, che la legislazione ordinaria – attribuendo al lavoro il posto che gli spetta nella produzione e nella distribuzione della ricchezza nazionale – dovrà in seguito svolgere e disciplinare.}}
 
=== Il primo Capo dello Stato repubblicano ===
[[File:De Nicola ritratto.jpg|thumb|left|Enrico De Nicola]]
Ai sensi dell'art. 2, comma 2, d.l.lgt. n. 98/1946<ref>[http://www.parlalex.it/pagina.asp?id=2823 Decreto legislativo luogotenenziale nº 98 del 16 marzo 1946]</ref>, il [[governo De Gasperi I]] presentò le proprie dimissioni nelle mani del neo eletto capo provvisorio dello Stato. De Nicola, successivamente conferì ad [[Alcide De Gasperi]] l'incarico di formare il primo [[governo della Repubblica Italiana]], che fu composto da esponenti della [[Democrazia Cristiana]], del [[Partito Comunista Italiano]], del [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] e del [[Partito Repubblicano Italiano]], oltre al [[Partito Liberale Italiano|liberale]] [[Epicarmo Corbino]], a titolo personale.
 
Il 20 gennaio [[1947]], in seguito alla scissione socialista di [[Palazzo Barberini]], i ministri socialisti e, successivamente, anche quelli repubblicani dettero le dimissioni, che furono seguite da quelle dell'intero governo. De Nicola conferì nuovamente a De Gasperi l'incarico di formare il governo, che risultò un tripartito DC-PCI-PSIUP, con il repubblicano [[Carlo Sforza]], a titolo "tecnico", agli [[Ministero degli Esteri|affari esteri]].
 
Una delle questioni più scottanti sottoposte all'attenzione del capo provvisorio fu quella relativa alla sorte degli autori della [[strage di Villarbasse]] che avevano ucciso dieci persone a scopo di rapina: i tre autori del massacro catturati, una volta condannati a morte, gli inoltrarono una richiesta di grazia ma De Nicola, considerando l'efferatezza del delitto, la rifiutò. La sentenza, eseguita il 4 marzo [[1947]], fu l'ultima [[pena di morte]] [[pena di morte in Italia|eseguita in Italia]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/03/04/pena-di-morte-quell-ultima-volta-nell.html Pena di morte quell'ultima volta nell'Italia '47]</ref>.
 
Nel maggio del 1947, il presidente del Consiglio De Gasperi constatò l'impossibilità di proseguire con un'unità di indirizzo la collaborazione con i partiti della sinistra social-comunista e rassegnò le dimissioni. De Nicola tentò di salvare l'esperienza governativa derivante dalla lotta antifascista incaricando prima [[Vittorio Emanuele Orlando]] e poi [[Francesco Saverio Nitti]]. Non essendo riusciti i due ex-Presidenti dell'Italia liberale, conferì ancora l'incarico ad Alcide De Gasperi, che risolse la crisi formando un governo centrista sostenuto da DC, [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSLI]], PRI e PLI.
 
Il 25 giugno 1947 De Nicola rassegnò le dimissioni da capo dello Stato, adducendo motivi di salute ma, in realtà, in polemica con le scelte effettuate dal [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglio]]<ref name=craveri />. La rinuncia dell'incarico non poteva essere respinta dalla [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Costituente]], che però [[Elezione del capo provvisorio dello Stato del 1947|lo rielesse il giorno dopo]] con 405 voti a favore su 431 votanti e 556 aventi diritto (72,8%).
 
Un momento di attrito fra capo dello Stato e governo si ebbe all'atto della firma dello strumento di ratifica del [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|Trattato di pace fra l'Italia e le potenze alleate]], approvato dalla Costituente il 31 luglio 1947. De Nicola, che non condivideva il trattato, opponeva la giustificazione che il rappresentante italiano [[Antonio Meli Lupi di Soragna]], aveva espressamente dichiarato che l'efficacia dell'adesione dell'Italia fosse subordinata alla [[ratifica]] da parte dell'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] e non del capo dello Stato<ref name=craveri />. Invano il presidente De Gasperi e il ministro degli esteri Sforza tentarono di spiegare al giurista napoletano che i "quattro grandi" non avrebbero accettato nulla di meno della firma del capo dello Stato per la ratifica dell'accordo<ref>Livio Zeno, ''Ritratto di Carlo Sforza'', Le Monnier, Firenze, 1975, p. 269</ref>: in un accesso d'ira, De Nicola, rosso in faccia, buttò all'aria tutti documenti dalla sua scrivania<ref name=montcerv>Mario Cervi, Indro Montanelli, ''L'Italia della Repubblica'', Rizzoli, Milano, 1985</ref>. Finalmente, il consulente storico del Ministero degli esteri, [[Mario Toscano]], riuscì a convincerlo che la sua firma non avrebbe avuto il valore giuridico della "ratifica" bensì quello di mera "trasmissione" della stessa<ref>Mario Toscano, ''Ricordo della ratifica del Trattato di pace'', in: ''Nuova Antologia'', fasc. 2001, 1967, p. 3 e succ.</ref>. Il capo dello Stato comunque, essendo superstizioso, volle far trascorrere almeno la giornata di venerdì, prima di apporre la sua firma alla ratifica del Trattato di pace, il 4 settembre 1947<ref name=montcerv />.
[[File:Firma della Costituzione.jpg|thumb|Enrico De Nicola firma la Costituzione il 27 dicembre [[1947]]]]
Il 27 dicembre dello stesso anno, De Nicola promulgò la [[Costituzione della Repubblica Italiana]]. Con l'entrata in vigore della Carta costituzionale, il 1º gennaio [[1948]], esercitò le attribuzioni e assunse il titolo di [[presidente della Repubblica Italiana]], a norma della prima disposizione transitoria della stessa.
 
In occasione delle [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1948|prime elezioni parlamentari del presidente della Repubblica]],
nel maggio 1948, De Nicola desiderava di essere confermato nella carica ma era a conoscenza che Alcide De Gasperi avrebbe preferito, al suo posto, una figura maggiormente caratterizzata in senso europeista<ref>Gianni Baget Bozzo, ''Il partito cristiano al potere. La DC di De Gasperi e di Dossetti 1945-1954'', I, Firenze 1974, p. 228</ref>. Comunicò, quindi, ufficialmente di non voler accettare la conferma, e poi si rese irreperibile a ogni contatto. Contemporaneamente, però, il suo segretario Collamarini fece trasportare il letto del Presidente da [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]], dove risiedeva, al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]]<ref>Giulio Andreotti, ''Visti da vicino. Il meglio delle tre serie''. Rizzoli, Milano, 1986, p. 12</ref>. Ciò solleticò una disposizione positiva dei partiti di sinistra e delle correnti democristiane che osteggiavano il candidato ufficiale del governo De Gasperi, Carlo Sforza. In tal modo, riuscì a ottenere, al primo scrutinio, più voti (396) del candidato governativo; anche al secondo turno fu votato da socialisti e comunisti, ottenendo un lusinghiero successo. Al quarto scrutinio, la maggioranza elesse nuovo presidente il liberale [[Luigi Einaudi]] e, di conseguenza, De Nicola cessò formalmente dalle funzioni il 12 maggio 1948.
 
=== Cariche successive ===
Come ex presidente della Repubblica, Enrico de Nicola divenne di diritto [[senatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]] dal 12 maggio 1948. Fu presidente del Senato della Repubblica dal 28 aprile [[1951]] al 24 giugno [[1952]], durante la [[I legislatura della Repubblica Italiana|I Legislatura]]. Si dimise da presidente in occasione delle votazioni per la legge elettorale sul cosiddetto ''[[premio di maggioranza]]'', altrimenti detta [[legge truffa]].
 
Fu sospeso dal Senato il 15 dicembre [[1955]] quando divenne [[giudice costituzionale]], nominato dal Presidente della Repubblica [[Giovanni Gronchi]]. Ricoprì l'incarico di primo [[Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte Costituzionale]] dal 23 gennaio [[1956]] (prima seduta della Corte) al 26 marzo [[1957]], quando si dimise<ref>"In seguito ad un conflitto concernente le attribuzioni in materia di giurisdizione costituzionale attribuita all'[[Alta Corte per la Sicilia]], risolto con sentenza del 9 marzo 1957, n.38", secondo Tito Lucrezio Rizzo, ''Parla il Capo dello Stato'', Gangemi, 2012, pp. 27-28, lo stesso De Nicola respinse l'invito del presidente della Repubblica [[Giovanni Gronchi]] a recedere dalle dimissioni con lettera autografa datata 3 aprile 1957, in cui, "ripetendo quasi ossessivamente la parola ''dovere'', rispose di averlo compiuto nell’aver accettato la nomina alla Corte, con l’averla organizzata e l’averne avviato il funzionamento durante un intenso anno di lavoro. Aveva – del pari – compiuto il suo dovere quando si era convinto che la sua opera era divenuta dannosa per l’Organo costituzionale e poco dignitosa per se stesso, chiudendosi conseguentemente in un dignitoso riserbo ''e di ciò – concluse – la mia coscienza è paga, anche se ho dovuto patire inenarrabili amarezze,... ingratitudini...''" (Ivi, p. 28).</ref> e riassunse le funzioni di senatore.<ref>{{Cita web|url=http://www.cortecostituzionale.it/ActionPagina_210.do|titolo=Giudici costituzionali dal 1956|editore=Corte costituzionale|accesso=20 novembre 2012|urlarchivio=https://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.cortecostituzionale.it%2FActionPagina_210.do&date=2012-11-20|dataarchivio=20 novembre 2012|deadurl=sì}}</ref>
 
Il 1º ottobre [[1959]] morì nella sua casa di [[Torre del Greco]] a 81 anni. Dopo i solenni funerali<ref>"Le sue esequie
furono impressionanti per l’amore che i
suoi concittadini gli dimostrarono. La
salma, esposta nella grande [[Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola|chiesa di San Francesco di Paola]], fu meta di un pellegrinaggio
ininterrotto di migliaia e migliaia di
persone. Al [[funerale]], nel momento in cui il
corteo di folla cominciò a muoversi dietro
il feretro sulla Piazza del Plebiscito, si
rischiò di rimanere schiacciati" ([[Giuliano Vassalli]], ''Testimonianza'', Macerata: EUM-Edizioni Università di Macerata, Giornale di storia costituzionale : 11, 1, 2006, p. 59).</ref>, la salma venne inumata presso il [[Cimitero di Poggioreale]], a [[Napoli]].
 
== De Nicola nella cultura di massa ==
[[File:Enrico De Nicola Epoca.jpg|thumb|Enrico De Nicola]]
* Enrico de Nicola era particolarmente stimato per l'onestà, l'umiltà e l'austerità dei costumi. Giunto discretamente a bordo della sua auto privata a [[Roma]] dalla sua [[Torre del Greco]], per assumere la carica (ponendo in subbuglio il mondo della politica e la polizia fino al suo arrivo), rifiutò lo stipendio previsto per il capo dello Stato (12 milioni di lire) e anzi spese preferibilmente sempre di tasca propria. Divenne famoso il suo cappotto rivoltato, dignitosissimo co-protagonista di numerosissime occasioni ufficiali; fu riparato gratuitamente da un sarto napoletano, anche contro la volontà dell'ex-presidente.<ref>{{cita web|autore= Salvatore Maria Sergio|url= http://videos.orange.es/video/iLyROoaftLOt.html|titolo= Elogio dell'Avvocato|editore= Pironti|data= |accesso= 27 ottobre 2010|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20110720142958/http://videos.orange.es/video/iLyROoaftLOt.html|dataarchivio= 20 luglio 2011}}</ref>
* Considerando la provvisorietà della sua carica, ritenne improprio stabilirsi al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], optando per [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]]; durante la sua presidenza, ostentava un'agendina nella quale, asseriva, andava prendendo appunti sul corretto modo di esercitare la funzione presidenziale, quasi una sorta di [[codice deontologico]] per capi di Stato. Il suo successore, [[Luigi Einaudi]], fra i suoi primi atti da presidente volle dunque ricercare quest'agendina ma, sostiene [[Giulio Andreotti]], la trovò incredibilmente vuota, senza che De Nicola vi avesse scritto alcunché<ref>{{cita web|autore= Cristina Mascheroni|url= http://www.infobergamo.it/bergamo/articoli/2006/14denic4.htm|titolo= Enrico de Nicola|editore= Infobergamo|data= |accesso=5 ottobre 2008}}</ref>.
* Dopo le [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche del 1948]], De Nicola, noto per una prudenza ai limiti dell'indecisione, era contrastato da sentimenti diversi e morso da profondi dubbi, mal tollerati da chi desiderava di conoscere una volta per tutte se fosse favorevole o meno ad essere confermato [[Presidente della Repubblica italiana|Presidente della Repubblica]]. [[Giulio Andreotti|Andreotti]] avrebbe ricordato che in tale occasione [[Manlio Lupinacci]] scrisse sul ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d'Italia]]'' «decida di decidere se accetta di accettare»<ref name=Vespa>Bruno Vespa. ''Storia d'Italia da Mussolini a Berlusconi'', pag. 32.</ref>. In seguito, De Nicola comunicò ufficialmente la sua rinuncia.
* Nel cinquantesimo anniversario della morte, De Nicola è stato commemorato a Napoli presso Castel Capuano da [[Giorgio Napolitano]], [[Gianfranco Fini]] e alcuni esponenti del foro partenopeo tra cui [[Vincenzo Siniscalchi]]. In occasione della ricorrenza, inoltre, la casa editrice Kairòs ha dato alle stampe la prima biografia a lui dedicata, opera del giornalista e scrittore napoletano Andrea Jelardi, presentata a Napoli da Ermanno Corsi e a Roma da Siniscalchi e da [[Antonio Ghirelli]], decano dei giornalisti partenopei. [[Giorgio Napolitano]] ha scritto di suo pugno a Jelardi che il volume "ha il pregio di ricostruire i momenti salienti della vita di un grande giurista ed eminente uomo politico, protagonista della nascita delle istituzioni repubblicane".[[File:2 euro commemorativo italia 2018 costituzione.jpg|thumb|150x150px|Moneta commemorativa da 2 euro raffigurante De Nicola mentre firma l'atto di promulgazione della Costituzione della Repubblica italiana]]
* Portano il nome di Enrico De Nicola numerose strade, piazze e istituzioni pubbliche in tutta Italia. A Napoli un busto che lo ritrae si trova a [[Castel Capuano]] e gli è stata intitolata la piazza antistante il tribunale, mentre a Roma il viale che costeggia [[Piazza dei Cinquecento]]. Un altro busto è stato invece inaugurato nel [[2010]] presso l'atrio dell'Istituto Tecnico che porta il suo nome a [[Sesto San Giovanni]]. A Torre del Greco una scuola, l'Istituto comprensivo De Nicola Sasso, porta il suo nome e, nell'atrio dell'edificio da poco interamente ristrutturato e riqualificato, il giorno 25 settembre 2017, è stata inaugurata una tela, opera del Maestro Salvatore Seme e dono dell’Associazione Culturale “Mons. Michele Sasso”, raffigurante il Presidente Enrico De Nicola insieme a Monsignor Michele Sasso a memoria di due uomini diversi ma entrambi esempi di onestà e umiltà per le future generazioni.
* Enrico De Nicola è rappresentato sulle monete commemorative da 2 euro emesse dalla [[Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato|Zecca dello Stato]] nel 2018; il capo provvisorio dello Stato, firma l’atto di promulgazione della Costituzione della Repubblica italiana il 27 dicembre 1947; alla sua destra, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, alla sua sinistra Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea costituente italiana.
 
== Onorificenze ==
 
=== Onorificenze italiane ===
Nella sua qualità di Presidente della Repubblica italiana è stato, dal 1º gennaio 1948 al 12 maggio 1948:
 
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza = Capo dell'Ordine militare d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare d'Italia
|motivazione =
}}
 
{{Onorificenze
|immagine = OSSIbis3.png
|nome_onorificenza = Presidente dell'Ordine della Stella della solidarietà italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine della Stella della Solidarietà Italiana
}}
Personalmente è stato insignito di:{{Onorificenze
|immagine = Cordone di gran Croce di Gran Cordone OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica italiana
|motivazione =
|data = 5 giugno 1956<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=32369 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine = GER Bundesverdienstkreuz 7 Grosskreuz.svg
|nome_onorificenza = Gran Croce al Merito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania
|collegamento_onorificenza = Ordine al Merito di Germania
|motivazione =
|data = 1956
}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Andrea Jelardi, ''Enrico De Nicola. Il presidente galantuomo'', Kairòs, Napoli 1º ottobre 2009
 
== Voci correlate ==
* [[Nascita della Repubblica Italiana]]
* [[Elezione del capo provvisorio dello Stato del 1946]]
* [[Elezione del capo provvisorio dello Stato del 1947]]
* [[Capi di Stato d'Italia]]
* [[Palazzo del Quirinale]]
* [[Presidenti della Repubblica Italiana]]
* [[Festa della Repubblica Italiana]]
* [[Vittoriano]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{wikilibro|Presidenti della Repubblica italiana}}
 
{{Linea 7 Parigi}}
== Collegamenti esterni ==
{{portale|Parigi|trasporti}}
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url= http://presidenti.quirinale.it/Denicola/den-biografia.htm|titolo= Enrico de Nicola|editore= Presidenza della Repubblica|accesso=11 gennaio 2016}}
 
{{Box successione
|tipologia = incarico politico
|carica = [[Presidente della Repubblica Italiana]]
|immagine = Flag of Italy.svg
|periodo = 1º gennaio [[1948]] – 11 maggio [[1948]]<br /><small>([[Capo provvisorio dello Stato]] dal 18 giugno [[1946]] al 31 dicembre [[1947]])</small>
|precedente = ''carica istituita''
|successivo = [[Luigi Einaudi]]
}}
{{Box successione
|carica = [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte Costituzionale]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 23 gennaio [[1956]] – 26 marzo [[1957]]
|precedente = ''carica istituita''
|successivo = [[Gaetano Azzariti]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico parlamentare
|carica = [[Presidente del Senato della Repubblica]]
|immagine = Logo del Senato della Repubblica Italiana.svg
|periodo = 28 aprile [[1951]] – 24 giugno [[1952]]
|precedente = [[Ivanoe Bonomi]]
|successivo = [[Giuseppe Paratore]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico parlamentare
|carica = [[Presidente della Camera dei deputati]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|del Regno d'Italia]]
|immagine = Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1890).svg
|periodo = 26 giugno [[1920]] – 25 gennaio [[1924]]
|precedente = [[Vittorio Emanuele Orlando]]
|successivo = [[Alfredo Rocco]]
}}
{{Presidenti della Repubblica Italiana}}
{{Presidenti del Senato}}
{{Presidenti della Camera dei deputati}}
{{Presidenti della Corte costituzionale}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|politica|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:PresidentiStazioni della Repubblicametropolitana Italianadi Parigi]]
[[Categoria:Senatori a vita italiani]]
[[Categoria:Senatori della XXVIII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della XXX legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Senatori della I legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Senatori della II legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Senatori della III legislatura della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Presidenti del Senato della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Presidenti della Camera dei deputati]]
[[Categoria:Deputati della XXIII legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXIV legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXV legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Deputati della XXVI legislatura del Regno d'Italia]]
[[Categoria:Politici del Partito Liberale Italiano]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI decorati di gran cordone]]
[[Categoria:Deputati della Consulta Nazionale]]