Storia di Marino e Thanasimus formicarius: differenze tra le pagine

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[[Immagine:Marino (Italia)-Stemma.png|thumb|200px|right|Lo stemma del comune di [[Marino (Italia)|Marino]].]]
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[[File:Ck-thanasimus-482.jpg|thumb|right|Foto dettagliata del Thanasimus Formicarius]]
Il '''Cleride formicario''' ('''''Thanasimus formicarius''''' [[Linnaeus]], 1758), noto anche come cleride europeo dal ventre rosso, è un insetto appartenente alla famiglia dei [[Coleottero|coleotteri]].
 
==Descrizione==
La '''storia della [[città (Italia)|città]] di [[Marino (Italia)|Marino]]''', in [[provincia di Roma]], nell'area dei [[Castelli Romani]], inizia con la comparsa dei primi insediamenti umani nel territorio comunale durante l'[[età del bronzo]]. Nel [[Medioevo]] il castello conosce il suo periodo di maggior splendore, sotto la signoria a turno dei [[Conti di Tuscolo]], dei [[Frangipane]], degli [[Orsini (famiglia)|Orsini]], della [[Camera Apostolica]], dei [[Caetani]], ed infine dei [[Colonna (famiglia)|Colonna]], di cui fu storica roccaforte. I fatti marinesi hanno avuto un'importanza spesso notevole nel contesto storico locale e, a volte, anche internazionale, tanto che diversi studiosi in varie epoche si sono cimentati nel raccogliere le memorie storiche di questa cittadina. Il castello è stato assediato svariate volte, con esiti alterni, subendo almeno quattro saccheggi e due distruzioni ''a fundamentis''. Tuttavia, i feudatari e la Comunità si sono preoccupati in ogni epoca di erigere monumenti ad ornamento pubblico, come l'unico esempio di [[gotico]] nei [[Castelli Romani]], l'[[Museo Civico Umberto Mastroianni|ex-chiesa di Santa Lucia]] ([[XIII secolo]]), il [[Santuario dell'Acquasanta di Marino|santuario di Santa Maria dell'Acquasanta]] ([[XIII secolo]]), le rocche Frangipane ([[XII secolo]]) e Orsini ([[XIV secolo]]), [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] ([[XV secolo|XV]]-[[XVII secolo]]), la [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica collegiata di San Barnaba]] ([[XVII secolo]]), Palazzo Matteotti ([[XIX secolo]]), e molte altre opere pubbliche. A Marino sono nate, hanno vissuto o si sono legate in qualche modo, anche numerose personalità importanti della politica, delle arti, della religione, della finanza.<ref>''Vedi [[Personalità legate a Marino]]''</ref>
Il Cleride formicario è un insetto di taglia media: dai 5,5 ai 9,5 mm. È piuttosto morbido, con forti mandibole che possono lacerare il corpo duro degli scarabei di cui si ciba, come quelli della corteccia.
 
Sfoggia una [[livrea]] variopinta e dai colori brillanti: ha il capo nero mentre l'addome e la parte superiore delle [[Elitra|elitre]] sono bruno-rossastro e rigide per proteggere l'insetto<ref>{{cita pubblicazione |nome=David |cognome=Burnie |titolo=Animali |editore= Dorling Kindersley Limited |città=Londra |volume=Vol 1 |anno=2001 |p= 148 }}</ref>. Le elitre verso la parte anteriore sono rosse e scendendo verso quella posteriore diventano nere con disegni bianchi. Le antenne possono essere dentellate o terminare con una forma clavata piuttosto evidente<ref>{{cita pubblicazione |nome=Emanuela |cognome=Busà |titolo=Grande dizionario degli animali |editore=GiuntiJunior Editore |città=Firenze |anno=2007 |p=122 }}</ref>.
==L'età antica==
Grazie ai suoi colori particolari e alla forma del suo corpo, il Cleride formicario può facilmente mimetizzarsi, così da essere invisibile a prede e predatori, al pari delle [[mutillidae]] che spesso sono avvistate nello stesso [[habitat]].
=== Il periodo pre-romano ===
I primi insediamenti umani individuati nel territorio di [[Marino (Italia)|Marino]] risalgono al [[I millennio a.C.]]: infatti, presso le località ''Riserva del Truglio'' e ''Costa Caselle'', ai margini del territorio comunale verso [[Grottaferrata]] e [[Rocca di Papa]], sono state rinvenute alcune sepolture appartenenti ad una necropoli datata intorno al periodo laziale III ([[770 a.C.]]-[[730 a.C.]]).<ref>{{Cita|Chiarucci|pp. 39-40}}.</ref> Altre necropoli risalenti al periodo pre-romano furono rinvenute nei primi decenni del [[XX secolo|Novecento]] nelle località ''Campofattore'', ''Monte Crescenzo'' e ''Pascolari di Castel Gandolfo''.<ref name="nota1">{{Cita|Tomassetti|vol. IV p. 175}}.</ref>
 
La colorazione di questa specie è molto simile a quella di altri esemplari appartenenti alla stessa famiglia di coleotteri, ma il Cleride formicario presenta delle lievi differenze circa la colorazione del dorso. Infatti la fascia bianca che lo attraversa confina con la parte superiore più scura delle ali, le zampe sono marroni e non nere. Il lato ventrale differisce in maniera notevole poiché in altre specie è arancione e contrasta con le gambe, mentre il Cleride formicario ha il lato inferiore il cui colore vira sul rosso marrone<ref>{{Cita web|url=https://www.researchgate.net/publication/322697276_Ecology_and_distribution_of_Thanasimus_formicarius_Linnaeus_1758_and_the_newly_discovered_Thanasimus_femoralis_Zetterstedt_1828_in_Belgium_Coleoptera_Cleridae|titolo=Ecology and distribution of Thanasimus formicarius}}</ref>.
Alcuni archeologi e storici hanno sostenuto<ref>{{Cita|Nibby|vol. I p. 61}}.</ref><ref>{{Cita|Torquati 1976|vol. I pp. 4-21}}.</ref> che presso il [[Barco Colonna]], ai piedi del centro storico moderno, sarebbe sorto un tempo il ''[[Caput Aquae Ferentinum]]'' con il ''[[Locus Ferentinum]]'', ovvero il luogo in cui si radunavano i delegati della [[Lega Latina]] nelle giornate dei ''Prisci Latini'' -situato presso la leggendaria capitale di [[Alba Longa]]-. Solo recentemente è stata proposta l'ubicazione del ''Locus Ferentinus'' presso la frazione [[Cecchina]] di [[Albano Laziale]].<ref>{{cita web|url=http://www.beniculturali.it/eventi/dettaglio.asp?nd=ec,ri&idevento=49711|titolo=MIBAC - Ministero per i Beni Culturali|accesso=29-10-2009}}</ref> I reperti relativi al ''Locus Ferentinae'', individuati già dallo studioso ed archeologo ottocentesco [[Girolamo Torquati]]<ref>{{Cita|Torquati 1976|vol. I cap. I p. 6}}.</ref>, sono oggi andati in gran parte perduti: gli scavi effettuati in questa zona per la realizzazione di una zona di edilizia economica e popolare da 462 appartamenti, avviati nel corso del [[2008]],<ref>{{cita web|url=http://www.ezoom.it/ezoomnews/post01.asp?id=3046|titolo=Ezoom - ''Marino – Casa, in programma 500 appartamenti'' (01-10-2008)|accesso=29-10-2009}}</ref> potranno forse fornire ulteriori lumi sulla controversa questione.
 
È un coleottero tipicamente predatore, le cui larve, di un colore rosso vivo brillante, vivono sotto la corteccia degli alberi<ref>{{cita pubblicazione |nome=Emanuela |cognome=Busà |titolo=Grande dizionario degli animali |editore=GiuntiJunior Editore |città=Firenze |anno=2007 |p=122, }}</ref>.
Grossomodo presso le attuali frazioni di [[Frattocchie]] e [[Due Santi]] doveva sorgere già dall'età pre-romana la città di ''[[Bovillae]]'': la sua fondazione è avvolta nel mistero, e collocata sicuramente durante il periodo di esistenza della leggendaria capitale latina di ''[[Alba Longa]]'', di cui probabilmente ''Bovillae'' fu colonia.<ref>{{Cita|Torquati 1976|vol. I cap. XX pp. 178-179}}.</ref> La città ad ogni modo raggiungerà la sua prosperità nel primo periodo della dominazione romana, fino al [[I secolo a.C.]] circa.
Gli adulti di Cleride formicario vivono da 4 a 10 mesi.
 
==Biologia==
Poco distante da ''Bovillae'', presso l'attuale frazione di [[Santa Maria delle Mole]], è stata individuata l'ubicazione dell'insediamento pre-romano di ''[[Mugillae]]'', residenza di un ramo della ''gens Papiria'' e in età repubblicana patria di almeno tre consoli<ref>Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', lib. IV v. 7.</ref><ref>{{cita|Tito Livio|lib. IV v. 52}}</ref><ref>{{cita|Tito Livio|lib. VIII v. 23}}</ref>: venne probabilmente distrutta dai [[Volsci]] di [[Gneo Marcio Coriolano]] nel [[490 a.C.]] e da allora non viene mai più menzionata.<ref>{{Cita|Nibby|vol. II pp. 387-388}}.</ref> Oggi l'area archeologica è a rischio urbanizzazione selvaggia.<ref>{{cita web|url=http://www.parcodibovillae.org/salvare-mugilla.htm|titolo=Legambiente Appia: petizione ''Salviamo Mugillae!''|accesso=29-10-2009}}</ref>
 
=== La dominazione romana Comportamento===
Il Cleride formicario predilige i Pini, sia come fonte di cibo che come luogo in cui deporre le loro uova, anche se in genere lo spessore della corteccia di questi alberi ostacola la fuoriuscita delle larve<ref>{{cita pubblicazione |nome=Nathalie |cognome= WARZEE, |nome2=Jean-Claude |cognome2=GREGOIRE |titolo=Why a Large Range of Prey for a Specialized Predator? |rivista=Biological Control and Spatial Ecology,Lab CP 160/12 |editore= Free University of Brussels|città=50 avenue F.D. Roosevelt,B-1050 |lingua=inglese }} </ref>.
==== Il periodo monarchico ====
Le femmine depongono le loro uova alla base, o nella parte centrale, degli alberi che si trovano nelle [[Foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale|foreste di conifere]] e più raramente negli alberi a foglie caduche.
La data convenzionale della distruzione della città di ''[[Alba Longa]]'' da parte dei [[Storia romana|Romani]], regnati dal terzo [[Età regia di Roma|re di Roma]] [[Tullo Ostilio]], è il [[668 a.C.]]: in questo anno il ''Latium vetus'', ovvero le quarantasette città confederate nella [[Lega Latina]], furono di fatto assoggettate a [[Roma]] che strinse con esse un vincolo sempre più forte fino a soffocare completamente ogni loro autonomia politica.
 
Prediligono anche alberi soggetti a malattie o addirittura morti. Questo accade principalmente poiché sono una ricca fonte di cibo, ma soprattutto perché, non producendo più molta resina, hanno una corteccia poco spessa. Ciò si rivela utile perché non costituisce un ostacolo per lo scavo dei tunnel, per penetrare più facilmente la corteccia quando le femmine devono deporre le uova e per quando, in primavera, le larve diventate adulte emergono in superficie senza che vi sia opposta alcuna resistenza, da potersi subito dirigere verso la base degli alberi e cacciare i coleotteri della corteccia e gli altri insetti di cui sono ghiotte.
La popolazione della capitale albana distrutta che non fu deportata a Roma prese a quanto sembra residenza nella ex-colonia di ''[[Bovillae]]''<ref name="nota2">{{Cita|Torquati 1976||vol. I, cap. XX p. 178}}.</ref>, e sempre a ''Bovillae'' rinacquero le antiche istituzioni religiose latine delle ''Virgines Albanae''<ref>{{Cita|Lucarelli|''Bovillae - città dimenticata'', p. 13}}.</ref> o i ''Pontifices Albani'' ed i ''Salii Albani''.<ref>{{Cita|Del Nero 1994|p. 13}}.</ref> Perciò, gli abitanti della città in età monarchica e repubblicana si chiamavano ''Albani Longani Bovillenses'', fregiandosi della discendenza diretta dalla leggendaria capitale albana.<ref name=nota2/>
 
Il legno impilato è particolarmente attraente poiché rilascia sostante biogeniche naturali come i [[Monoterpene|monoterpeni]].
==== Il periodo repubblicano ====
Si distinguono dagli altri coleotteri saproxilici perché non possiedono gli [[Enzima|enzimi]] [[Cellualsi|cellulasi]] ed emicellulasi, che dovrebbero consentire loro di digerire parte della parete cellulare dei tessuti legnosi (Speight 1989)<ref>{{Cita web|url=https://www.researchgate.net/figure/Thanasimus-formicarius-Linnaeus-1758-Cleridae-a-common-saproxylic-species_fig18_289525114}}</ref>.
[[Immagine:Castelletto 02.JPG|thumb|200px|left|Un vicolo del [[rione Castelletto]] nel [[centro storico di Marino]].]]
 
===Alimentazione===
Nel [[490 a.C.]] [[Gneo Marcio Coriolano]], alla testa di una minacciosa armata di [[Volsci]], assedia e saccheggia numerose città dell'[[Agro Romano]] fedeli a [[Roma]], e tra esse ''[[Mugillae]]'', antico insediamento collocato a poca distanza da ''Bovillae'' presso l'attuale [[Santa Maria delle Mole]], e ''[[Bovillae]]'' stessa<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I, cap. XX p. 180.</ref>, che gli oppose una valorosa resistenza ma nonostante ciò venne saccheggiata delle sue ingenti ricchezze.<ref>[[Dionigi d'Alicarnasso]], ''Ρομαικη αρχαιη'', lib. VIII cap. 21.</ref>
[[File:Thanasimus.formicarius.-.lindsey.jpg|thumb|right|Cleride formicario alla ricerca di cibo sulla corteccia di un albero]]
Il Cleride formicario si nutre di 27 specie di scarafaggi della corteccia, appartenenti a 15 generi differenti, che infestano le conifere ([[Pinus|pino]], [[Picea abies|abete rosso]], [[Larix|larice]], abete Douglas e altri) e gli alberi di latifoglie ([[Quercus|quercia]], [[Fraxinus|frassino]], [[Populus|pioppo]] e altri).
 
In particolare il Cleride formicario si può avvistare spesso sui rami infestati da piccoli insetti dal colore scuro che scavano le loro tane e depongono le uova all’interno delle radici degli alberi, motivo per cui li danneggiano.
Nel [[312 a.C.]], quando il censore [[Appio Claudio Cieco]] fece incominciare la costruzione della [[via Appia]] ricalcando l'antico percorso tra [[Roma]] e la [[Campania]] che già passava per ''Bovillae'', la città divenne sede di ''taberna'' a metà strada tra Roma e la ''prima statio'', [[Aricia]].
Curioso il fatto che anche le larve di Cleride formicario si nutrano di quelle di questi insetti.
La tecnica di caccia del Cleride formicario è particolarmente veloce e aggressiva. Questo insetto, infatti, si muove molto rapidamente, al pari di una formica, motivo per cui gli è stato attribuito l’appellativo formicarius.
 
Gli adulti di Cleride formicario servendosi delle loro zampe afferrano velocemente la preda, in modo tale che non possa scappare.
Al termine della travagliata [[guerra civile tra Mario e Silla]] ([[86 a.C.]] - [[82 a.C.]]), dopo la [[battaglia di Porta Collina]] ([[2 novembre]] [[82 a.C.]]) e l'ascesa al potere di [[Lucio Cornelio Silla]], venne emanata la ''lex Sullana'', che ordinò la centuriazione e la distribuzione ai suoi soldati veterani delle terre a sud di [[Roma]] incluse tra ''Bovillae'', ''[[Castrimoenium]]'' -l'attuale [[Marino (Italia)|Marino]], di fondazione appunto sillana- e ''[[Tusculum]]''.<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I cap. XX pp. 180-181.</ref> Queste zone erano state la roccaforte dei seguaci di [[Gaio Mario]] e poi di [[Gaio Mario il giovane]], e la decisione di installarvi dei fedelissimi alla nascente dittatura sillana non fu certo una scelta casuale. Da questo momento storico, inizia il lento declino di ''[[Bovillae]]'': addirittura [[Marco Tullio Cicerone]], nell'orazione ''Pro Plancio'', dichiara che ai suoi tempi a stento un delegato bovillense si presentava alle riunioni religiose della [[Lega Latina]]<ref>''ivi'', vol. I cap. XX p. 181.</ref>
Successivamente mordono la vittima tra il torace e l'addome (o la testa e il torace) poiché sono le parti più morbide ma anche le più nutrienti.
Questo rapido processo di nutrizione richiede pochi minuti, in genere circa 10.
 
Il Cleride formicario arriva ad ingerire anche tre coleotteri della corteccia al giorno e per diversi giorni.
Come già accennato, in età repubblicana nel territorio della prima circoscrizione di [[Marino (Italia)|Marino]] sorse la [[colonia romana]] -poi ''[[Municipio (storia)|municipium]]''<ref name=nota1/>- di ''[[Castrimoenium]]'', come confermano [[Gaio Plinio Secondo]] nella ''[[Naturalis Historia]]''<ref>[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/3*.html Gaio Plinio Secondo, ''Naturalis Historia'', cap. III par. V vv. 63-64.]</ref> e [[Sesto Giulio Frontino]], nel ''De Coloniis''.<ref>[[Antonio Nibby]], ''[http://books.google.it/books?hl=it&id=p4dJAAAAMAAJ&dq=antonio+nibby&printsec=frontcover&source=web&ots=Ly8p-Uets4&sig=CII3y1QF4w0ndFCzQEtSdVw_0p8&sa=X&oi=book_result&resnum=6&ct=result Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma]'', vol. II p. 314.</ref> L'esistenza di ''Castrimoenium'' è comprovata da numerose iscrizioni e lapidi rinvenute in tutto il territorio della prima circoscrizione di Marino, il che porterebbe ad escludere la coincidenza di ''Castrimoenium'' con i ''[[Castra Albana]]'' fondati attorno al [[183]] da [[Settimio Severo]] in luogo dell'odierna città di [[Albano Laziale]], coincidenza ipotizzata da alcuni storici.<ref>Francesco Giorni, ''Storia di Albano'', pp. 98-104.</ref> La controversia archeologica verte dunque sull'ubicazione del ''castrum'' in questione presso la località ''Castel de' Paolis''<ref>{{cita|Girolamo Torquati|vol. I pp. 159-171}}</ref> -ai confini comunali con [[Grottaferrata]] e [[Ciampino]]- o presso il pieno centro storico di Marino, nel [[rione Castelletto]].<ref>Giuseppe Ranghiasci, in ''Album - Giornale letterario e di belle arti'' vol. XVII pp. 348-370-385.</ref> Entrambi i toponimi hanno a che fare con il toponimo antico, ed in entrambi i luoghi sono stati effettuati abbondanti ritrovamenti di materiali romani: tuttavia mentre per ''Castel de' Paolis'' si crede che i resti romani appartengano ad una villa suburbana di età imperiale di proprietà della famiglia patrizia degli ''Scriboni-Libones'',<ref name=nota1/> per il Castelletto è più plausibile che vi sorgesse un abitato di origine militare come ''[[Castrimoenium]]'', visto che buona parte degli attuali vicoli del rione mantengono la caratteristica ortogonalità dei ''castra'' romani.
Una caratteristica interessante è che quando inizia ad alimentarsi con una determinata preda, continua fin quando non ha terminato l’intero pasto, in modo tale da evitare ogni spreco
<ref>{{cita pubblicazione |nome=N.J. |cognome=Mills |titolo=“The natural enemies of scolytids infesting conifer bark in Europe in relation to the biological control of Dendroctonus spp. in Canada,” |rivista= Biocontrol News and Information|volume=Vol. 4 |numero= Issue 4|anno=1983 |pp=305-328 |lingua= inglese }}
{{cita pubblicazione |nome= R. |cognome=Gauss, |titolo= “Der Ameisenbuntkäfer Thanasimus formicarius Latr. als Borkenkäferfeind,” |editore=in G. Wellenstein (ed.), Die grosse Borkenkäferkalamität in Südwest-Deutschland 1944-1951,|anno= 1954.|pp=417-429 |lingua=tedesco }}
{{cita pubblicazione |nome=B.A. |cognome=Tommeras |titolo=“The clerid beetle Thanasimus formicarius is attracted to the pheromone of the ambrosia beetle Trypodendron lineatum,” |rivista=Experientia |volume= Vol. 44 |anno=1988 |pp= 536-537 |lingua=inglese }}</ref>.
 
===Riproduzione===
Il [[20 gennaio]] [[52 a.C.]] [[Publio Clodio Pulcro]], avversario politico per l'ascesa al [[Console (storia romana)|consolato]] di [[Tito Annio Milone]], venne trucidato dai sicari di quest'ultimo in prossimità della ''taberna'' di ''[[Bovillae]]'', poco lontano dalla propria villa identificata oggi presso la villa del Pontificio Collegio Nordamericano nella località ''Ercolano'' di [[Castel Gandolfo]].<ref>Luca Fezzi, ''Il tribuno Clodio'', p. 104.</ref> Il corpo di Clodio venne portato a spalla dai suoi sostenitori presso la ''taberna'' di ''Bovillae'', dove fu esposto alla pietà popolare prima delle esequie pubbliche che si tennero nel [[Foro Romano]].
I maschi e le femmine di Cleride formicario si accoppiano ripetutamente, con molti partner diversi per tutta la stagione degli amori. L'accoppiamento è breve e la [[copula]] è preceduta da un inseguimento e una presa salda della femmina con le mandibole maschili sulla parte dorsale di essa<ref>{{cita pubblicazione |nome=R. |cognome Gauss,|titolo= “Der Ameisenbuntkäfer Thanasimus formicarius Latr. als Borkenkäferfeind,” |editore=in G. Wellenstein (ed.), |città=Die grosse Borkenkäferkalamität in Südwest-Deutschland 1944-1951, |anno=1954. |pp=417-429 |lingua=inglese }}
{{cita pubblicazione |nome=John A. |cognome=Byers. |titolo="Thanasimus formicarius" |lingua=inglese }} </ref>.
 
Le femmine depongono le uova nel periodo che va da aprile a giugno. Solitamente ne vengono prodotte da 20 a 30 che vengono inserite nelle fessure situate sulla corteccia degli alberi e in prossimità delle gallerie che portano alla tana delle larve dei coleotteri della corteccia, le quali costituiranno una sicura fonte di cibo per le larve del Cleride formicario.
==== Il periodo imperiale ====
[[Immagine:Appia antica 2-7-05 048.jpg|thumb|200px|right|La [[via Appia Antica]] presso [[Santa Maria delle Mole]].]]
 
Prima della [[pupa]], le larve di Cleride formicario formano una camera ovale nella quale riposano all’interno della corteccia.
Nei giorni immediatamente successivi alla morte di [[Ottaviano Augusto]], avvenuta a [[Nola]] il [[19 agosto]] [[14]], un imponente corteo funebre partì dalla città campana e percorse tutta la [[via Appia]] verso nord fino a [[Roma]]. La salma venne anche esposta a ''Bovillae'', dove i decurioni -la suprema magistratura del ''municipium''- la consegnarono agli equites giunti da [[Roma]] per portare l'augusto defunto nella Capitale.<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I cap. XX p. 185.</ref> Nel [[17]] il successore di Augusto nel governo dell'[[impero romano]], [[Tiberio Claudio Nerone]], ordinò che la [[dinastia Giulio-Claudia]] e la memoria del suo patrigno venisse celebrata a ''Bovillae'', luogo d'origine supposita della ''[[Gens Iulia]]'', con i solenni ''[[Sodales Augustales]]''. Per questo scopo sorse l'imponente circo, il teatro ed il sacrario della ''Gens Iulia''.<ref>''ivi'', vol. I cap. XX pp. 188-189.</ref><ref>Filippo Coarelli, ''op. cit.'', p. 71.</ref>
Le larve di colore rosa iniziano a schiudersi solo dopo una settimana ma continuano a vivere protette all’interno della corteccia, dove iniziano a cacciare gli stadi immaturi di scarabei di corteccia, uova e pupe, ma si possono nutrire anche degli altri insetti che riescono a trovare sotto la corteccia<ref>{{cita pubblicazione |nome=Bohumil |cognome=Starý |nome2=Pavel |cognome2=Bezdecka |nome3=Miroslav |cognome3=Capek |nome4=Petr |congome4= Starý |nom5=Georg |titolo=Benz |rivista=et al.: Atlas der nützlichen Forstinsekten. |editore= Ferdinand Enke |città= Stuttgart |anno=1990 |lingua=tedesco |isbn=ISBN 3-432-97121-4, |S. 37 u. 76}}</ref>.
 
Le larve nel seguire le loro prede sono anche molto veloci e molto abili poiché sono dotate della capacità di avanzare fin da subito lungo i corridoi degli scarabei di corteccia, procedendo persino all’indietro.
Nel territorio di [[Marino (Italia)|Marino]] sono stati rinvenuti i resti di molte ville patrizie suburbane. La villa forse più monumentale è quella che ha fornito da base alla medioevale struttura del ''Castrum Pauli'', in località Castel de' Paolis, presso il comune di [[Grottaferrata]]: viene attribuita alla famiglia patrizia ''Scriboni-Libones''<ref name=nota1/>. Un'altra grande villa venne rinvenuta nel [[1880]] durante i lavori di costruzione della [[ferrovia Roma-Albano]]: venne scavata nel [[1884]] da Luigi Boccanera e attribuita a Quinto Voconio Pollione: la sua superficie è valutata sui 103 metri x 70<ref>{{cita|[[Giuseppe Tomassetti]]|pp. 176-177}}</ref> e al suo interno sono stati ritrovati alcuni reperti archeologici come l<nowiki>'</nowiki>''Apollo Pythios'' oggi conservato dalla [[Provincia di Roma]].<ref>[http://www.ciampinoincomune.it/archivio_notizie/2003/luglio/ciampino_rivuole_i_suoi_reperti.htm Ciampino in Comune, ''Ciampino rivuole i suoi reperti archeologici e pensa ad un museo'' (30-07-2003)]</ref> Altre due ville di età imperiale sono state individuate da [[Thomas Ashby]] e poi dall'archeologo albanense Giuseppe Lugli presso il ''Torraccio'' di [[Due Santi]].<ref>Giuseppe Lugli, ''Avanzi di antiche ville sui Colli Albani'', in ''Notizie degli scavi [[1921]]'', pp. 269-270.</ref>
Le larve di Cleride formicario crescono molto lentamente, trascorrendo due anni nella fase larvale, ed emergono come coleotteri solo in primavera.
 
==Anatomia==
Una ''possessio Marinas'', identificabile con l'attuale città di [[Marino (Italia)|Marino]], compare nel ''[[Liber Pontificalis]]'', tra i beni inclusi nella donazione fatta da [[Costantino il Grande]] alla [[Cattedrale di San Pancrazio (Albano)|basilica cattedrale di San Giovanni Battista]] in [[Albano Laziale]], risalente al pontificato di [[papa Silvestro I]] ([[314]]-[[335]]).<ref name="Liber Pontificalis, XXIIII, 30">[http://www.thelatinlibrary.com/liberpontificalis1.html ''Liber Pontificalis'', XXIIII, 30.]</ref><ref>Alberto Galletti, ''La Chiesa della Rotonda nella storia'', in AA.VV., ''Il tempio di Santa Maria della Rotonda'', nota 11 pp. 59-60.</ref>
L'anatomia del Cleride formicario è piuttosto uniforme, al pari di quella di qualsiasi altro coleottero<ref>{{Cita web|url=https://www.montagneaperte.it/ambienteebiodiversita/gli-insetti/i-coleotteri/}}</ref>.
*[[Antenna degli insetti|Antenne]]
*[[Apparato boccale degli insetti|Palpo mascellare]]
*[[Apparato boccale degli insetti|Palpo labiale]]
*[[Mandibola]]
*Occhio composto
*[[Labbro superiore]](labrum)
*[[Labbro inferiore]](labium)
*[[Clipeo]]
*[[Torace degli insetti|Pronoto]]
*[[Elitra]]
*[[Scutoide|Scutellum]]
*[[Zampa degli insetti|Femore]]
*[[Zampa degli insetti|Tibia]]
*[[Zampa degli insetti|Tarso]]
*[[Apparato boccale degli insetti|Mento]]
*[[Torace degli insetti|Sternite addominale]]
 
==Distribuzione e habitat==
==Il medioevo==
Il Cleride formicario vive in tutto il mondo prediligendo [[Foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale|foreste di conifere]], di [[latifoglie]] e boschi.
{{Vedi anche|Storia di Marino nel Medioevo}}
In [[Italia]] è una specie comune molto diffusa<ref>{{cita pubblicazione |nome= |cognome= |titolo=Speight |titolo2= Carpaneto |anno=1989 |anno2= 2015 |lingua=inglese }}</ref>.
 
Questi coleotteri, almeno per i primi stadi del loro ciclo vitale, trovano rifugio tra gli alberi morti o senescenti delle foreste e dei boschi. Si stima infatti che circa il 30% della [[biodiversità]] complessiva di un ecosistema forestale dipenda proprio dal legno morto.
[[Immagine:Via Fratelli Giani Marino.jpg|thumb|225px|right|Una vicolo del [[rione Santa Lucia]].]]
Però quando questi alberi vengono abbattuti e il legno morto rimosso dalle foreste, si ha un forte declino dei coleotteri<ref>{{Cita web|url=https://www.minambiente.it/pagina/fauna-saproxilica|titolo=Fauna Saproxilica}}</ref>.
[[Immagine:Museo Civico Marino 01.JPG|thumb|225px|right|La navata centrale dell'[[Museo Civico Umberto Mastroianni|ex-Chiesa di Santa Lucia]], oggi [[Museo Civico Umberto Mastroianni]].]]
Il Cleride formicario risulta perciò tra le specie più minacciate<ref>{{cita pubblicazione |nome= |cognome= |titolo=Carpaneto |anno=2015 |lingua=inglese }}</ref>.
[[Immagine:Marino-Torre Orsini 1944 01.jpg|thumb|225px|right|Una delle tre torri rotonde della Rocca Frangipane in [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]] dopo il bombardamento aereo anglo-americano del [[2 febbraio]] [[1944]].]]
[[Immagine:TorreTondaMarino.JPG|thumb|225px|right|Un'altra delle tre torri rotonde in piazza Giacomo Matteotti.]]
 
===Dall'alto Medioevo al Duecento===
La prima citazione di una ''possessio Marinas'' identificabile con l'attuale città di [[Marino (Italia)|Marino]] compare nel ''[[Liber Pontificalis]]'', tra i beni inclusi nella donazione fatta da [[Costantino il Grande]] alla [[Cattedrale di San Pancrazio (Albano)|basilica cattedrale di San Giovanni Battista]] in [[Albano Laziale]], risalente al pontificato di [[papa Silvestro I]] ([[314]]-[[335]]).<ref name="Liber Pontificalis, XXIIII, 30"/><ref>Alberto Galletti, ''La Chiesa della Rotonda nella storia'', in AA.VV., ''Il tempio di Santa Maria della Rotonda'', nota 11 pp. 59-60.</ref>
 
Il ''castrum Marinei'' tuttavia viene menzionato con certezza in un passo del ''Chronicon Sublacense'' risalente al [[1090]] -ma secondo alcuni studiosi interpolato successivamente<ref name="nota67678">[[Giuseppe Tomassetti]], ''La Campagna Romana antica, medoevale e moderna'', vol. IV p. 190</ref>-, tra i beni concessi da [[Conti di Tuscolo|Agapito I dei Conti di Tuscolo]] in dote ad una figlia sposa di [[Frangipane|Oddone Frangipane]].<ref name="nota67678"/><ref>[[Giuseppe Ciaffei]], ''Profilo storico di Monte Compatri'', cap. 3 p. 31.</ref> In ogni modo, la prima citazione inconfutabile di Marino risale al [[1114]], in un atto di vendita di alcune case in [[Roma]] siglato da un ''"Tedemarius abitatoris in castro qui vocatur Mareni"''.<ref name="nota67678"/>
 
Fin dalle sue origini, dunque, Marino era un luogo fortificato. Il primo nucleo urbano viene tradizionalmente identificato con il [[rione Castelletto]], probabilmente erede dell'antica colonia militare di ''[[Castrimoenium]]'': le strade mantengono infatti una certa ortogonalità ed è possibile anche individuare quelli che sarebbero ''[[cardine (storia romana)|cardo]]'' e ''[[decumano]]'' dell'antico accampamento romano, ovvero via San Giovanni -cavalcata nel tratto finale da un suggestivo archetto- e via Sant'Antonio. La prima parrocchiale fu quella di San Giovanni Battista, sconsacrata nel [[XVII secolo|Seicento]] ed oggi completamente distrutta, ed identificata con esattezza solo recentemente dallo studioso Vincenzo Antonelli grazie ad alcuni elementi presenti in un cortile interno di via San Giovanni.<ref>Vincenzo Antonelli, ''Individuata tra le case l'antica Chiesa di S. Giovanni Battista a Marino'', in Castelli Romani anno XX n° 6.</ref>
 
Nel [[basso Medioevo]] il borgo si espanse progressivamente verso SE lungo l'altura di [[peperino]] sulla cui sommità -373 {{m s.l.m.}}, oggi [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]]- i Frangipane fecero edificare una rocca quadrilatera, abbattuta in un periodo imprecisato e di cui rimangono tre torri rotonde inglobate negli edifici circostanti. La nuova espansione corrisponde agli attuali [[rione Santa Lucia]] e [[rione Coste]], ed era attraversata dall'importante arteria di via Santa Lucia e di via Posta Vecchia: la denominazione di quest'ultima strada denuncia che molto probabilmente per di qui passava in origine la via corriera e postale tra [[Roma]] e [[Napoli]], passante per Marino fino agli [[Anni 1980|anni ottanta]] del [[XVIII secolo|Settecento]].<ref name="Genzano p. VI">[[Nicola Ratti]], ''[[Storia di Genzano, con note e documenti]]'', cap. VI p. 54.</ref> <br> Venne edificata una nuova parrocchiale, la [[Museo Civico Umberto Mastroianni|chiesa di Santa Lucia]], sconsacrata assieme all'altra parrocchiale di San Giovanni nel [[XVII secolo|Seicento]] e riadattata ad uso profano nei secoli successivi, fino a diventare sede del [[Museo Civico Umberto Mastroianni]]. La chiesa sorse nel [[XII secolo]] su una cisterna romana in abbandono, e venne ricostruita nel [[Duecento]] probabilmente su commissione della feudataria [[Giacoma de Settesoli]], in [[gotico italiano]] (è l'unico esempio di gotico cistercense nei [[Castelli Romani]]). </br> La cerchia muraria nel periodo basso-medioevale abbracciava sia il Castelletto che la nuova espansione; a NO correva lungo l'attuale via Massimo d'Azeglio, a E lungo gli attuale via Giuseppe Garibaldi e [[Corso Trieste (Marino)|corso Trieste]], a SE la Rocca Frangipane segnava l'ingresso al castello per chi proveniva da [[Albano Laziale]] o da [[Frascati]], [[Rocca di Papa]] e [[Velletri]], mentre ad O il [[rione Coste]] era delimitato naturalmente dal profondo burrone delle [[Quartiere Cave di Peperino|cave di peperino]]. Nelle mura si aprivano in questa fase almeno due porte: porta Romana, diretta verso N, e la porta esterna della Rocca Frangipane, che accoglieva i tracciati provenienti da O, E e S. <br> Ancora oggi è rimasta una forte traccia della cerchia muraria medioevale nella toponomastica: la moderna espansione urbanistica del [[quartiere Borgo Garibaldi]], fuori porta Romana verso N, è chiamata ''For de porta'', mentre le case situate lungo via Giuseppe Garibaldi e corso Trieste sono ''For de mura''; [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]] infine è ancora ''<nowiki>'</nowiki>a Porta''. </br> Il [[rione Castelletto]] ed il [[rione Santa Lucia]], stretti attorno alle rispettive chiese parrocchiali, avevano ognuno diritto ad un forno e ad un macello, come provato da alcuni toponimi di strade quali via dei Forni di Santa Lucia e via dei Forni di Sant'Antonio.<ref name="nota5312121212">Mara Montagnani, ''Il Palazzo Colonna di Marino'', in ''Castelli Romani'' anno XL n° 2, pp. 40-52.</ref>
 
===Il Trecento===
{{quote|Quasi vorrei dire fortunata quella Città che si ebbe in sorte di essere governata non dal più giusto e pacifico Principe ma dal più forte, e prepotente che valse a risparmiarla dalle devastazioni, e dagli incendi. Quanto è vero che il pochissimo che campò al furore de' Barbari fu irreparabilmente distrutto da' Signorazzi de' secoli XIII, XIV e XV che in opera di distruzione non emularono solamente, ma vinsero i stessi barbari.|[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I cap. XIX p. 174.}}
 
Nel [[Trecento]], il sistema difensivo del centro storico di Marino venne ampliato. Il castello aveva acquistato un'importanza crescente: nel [[1267]] [[Arrigo di Castiglia]], ''senator'' della città di [[Roma]] ed agguerrito [[ghibellino]], assediò il guelfo Rainaldo Orsini a [[Marino (Italia)|Marino]], ma non riuscì ad espugnare la posizione poiché Rainaldo ''"in castro Marini non sine audace promptitudine receptavit"''.<ref>[[Ferdinando Gregorovius]], ''Storia della città di Roma nel Medioevo''.</ref> Nel [[1347]] il tribuno Cola di Rienzo, nel tentativo di debellare i riottosi baroni romani, si spinse a Marino per assediarvi Rainaldo e Giordano Orsini: il castello resistette, tanto che Cola dovette ripiegare sul più abbordabile castello di [[Castelluccia (Marino)|Castelluccia]]; tuttavia, il danno economico causato dal transito dell'esercito di Cola fu enorme per il feudo. Così riferisce dell'assedio di Marino l'[[Anonimo romano|Anonimo Romano]] nella ''[[s:Cronica|Cronica]]''.
 
Il castello di [[Marino (Italia)|Marino]] subì un terzo imponente assedio nel giro dello stesso secolo, durante la guerra tra [[papa Urbano VI]] e l'[[antipapa Clemente VII]] seguita allo [[Scisma d'Occidente]]: il [[29 aprile]] [[1379]] infatti l'esercito papalino comandato da [[Alberico da Barbiano]] e composto da mercenari italiani affrontò l'esercito anti-papalino dei mercenari francesi guidati dal conte di Montjoie si affrontarono nella [[battaglia di Marino]], combattuta nella vallata ad E del paese verso [[Grottaferrata]] -oggi conosciuta come ''Valle dei Morti'', forse a causa di questa sanguinosa battaglia-. La vittoria arrise agli italiani, e l'antipapa Clemente VII fu costretto ad abbandonare l'[[Italia]] e a riparare ad [[Avignone]].<ref>[[Ferdinando Gregorovius]], ''Storia della città di Roma nel Medioevo''.</ref> Il castello di Marino, governato da Giordano Orsini sostenitore dell'antipapa, venne assediato dalle truppe papaline guidate dal figlio stesso di Giordano, Giacomo Orsini, che espugnò il castello paterno il [[2 giugno]] [[1379]].<ref>[[Ferdinando Gregorovius]], ''Storia della città di Roma nel Medioevo''.</ref><ref name="nota44344343443">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 195-206}}</ref> </br> In tutti questi sconvolgimenti militari, la cerchia muraria verrà risistemata, arricchita da un fossato -nel [[1269]] i monaci cistercensi del [[Palazzolo (Rocca di Papa)|convento di Santa Maria ''ad Nives'' di Palazzolo]] risultano possidenti di terreni a Marino in località "Boccafossati"<ref name="nota44344343443"/>- ed ampliata, verso E con le cosiddette "Camere Nuove" e con l'apertura di una nuova porta verso [[Roma]] e verso [[Grottaferrata]], porta Giordana -probabilmente così denominata in onore del feudatario Giordano Orsini-.<ref name="nota5312121212"/> Inoltre, a valle del [[rione Coste]], lungo il corso della [[marana delle Pietrare]] presso le [[Quartiere Cave di Peperino|cave di peperino]], venne edificata la suggestiva torre d'Ammonte<ref name="nota5312121212"/> che non si esclude potesse far parte di un più vasto sistemo difensivo a valle, come ipotizzato dallo studioso Giuseppe Tomassetti.<ref>{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV p. 217}}</ref>
 
[[Immagine:Acquasanta Marino.JPG|thumb|225px|left|Il [[santuario di Santa Maria dell'Acquasanta]].]]
 
Durante tutto il quarantennio dello [[Scisma d'Occidente]] ([[1379]]-[[1417]]) [[Marino (Italia)|Marino]] fu sottoposta a numerosi assedi e contro-assedi da parte delle opposte fazioni in lotta. Come si è detto, nel [[1379]] il castello era stato conquistato da Giacomo Orsini, che scacciò suo padre Giordano: questi riparò presso il nipote Onorato Caetani, antipapalino come lo zio.<ref name="nota44344343443"/> Alla morte di Giordano Orsini nel [[1384]], Giacomo venne dichiarato figlio illegittimo e Onorato proclamato erede universale dei feudi dello zio: pertanto già nel [[1385]] Giacomo Orsini era scacciato da Marino con le armi da Onorato.<ref name="nota44344343443"/> Tuttavia, nel [[1399]] [[papa Bonifacio IX]] indisse una [[crociata]] contro i [[Caetani]] rei di aver tramato contro di lui, e Marino venne occupata dalle truppe pontificie ed annessa ai feudi della [[Camera Apostolica|Reverenda Camera Apostolica]] come castellania.<ref name="nota44344343443"/> Nel [[1404]] il castellano Pietro Passerelli provò a dichiararsi indipendente, ma già nel [[1405]] Marino era stata occupata nuovamente dalle truppe pontificie.<ref name="nota44344343443"/> Nello stesso anno tuttavia il castello viene occupato nientemeno che da Giacomo Orsini<ref name="nota44344343443"/>, la cui sovranità tuttavia non durò a lungo, se nel [[1408]] il [[Regno di Napoli|re di Napoli]] [[Ladislao I di Napoli]], che stava invadendo lo [[Stato della Chiesa]] per impadronirsene, annesse il feudo di [[Marino (Italia)|Marino]] ai beni della corona napoletana<ref name="nota44344343443"/> prima di concederlo ai suoi alleati Giordano e Niccolò Colonna.<ref name="nota44344343443"/> Al termine dell'invasione napoletana, il feudo tornerà sotto il dominio della [[Camera Apostolica]] fino al [[1413]]<ref name="nota44344343443"/>, anno di una nuova invasione napoletana che vide Giacomo Orsini, schierato con i napoletani, impadronirsi del castello. Ma anche stavolta, morto il re [[Ladislao I di Napoli]] il [[6 agosto]] [[1413]], Giacomo perse definitivamente il dominio del castello<ref name="nota44344343443"/> che tornò ai Caetani, sotto il cui dominio rimase fino all'acquisto del feudo da parte dei [[Colonna (famiglia)|Colonna]] nel [[1417]].<ref name="nota44344343443"/> <br> In tutto ciò, il sistema difensivo del centro storico subì notevoli contraccolpi, e si rese necessario costruire una nuova rocca in grado di resistere agli assalti meglio della vecchia rocca duecentesca dei Frangipane. Il capitano d'arme di Santa Romana Chiesa [[Paolo Orsini]], durante uno dei periodi di dominazione ecclesiastica del feudo, ordinò così la costruzione della cosiddetta Rocca Orsini, situata al centro del paese, a metà strada tra il [[rione Santa Lucia]], il [[rione Coste]] ed il [[rione Castelletto]], nello stesso luogo -e sulle stesse fondamenta- dell'attuale [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]].<ref name="nota5312121212"/> Si ipotizza anche che la rocca trecentesca dell'Orsini sia sorta inglobando un'antica fortificazione dell'[[XI secolo]] edificata al tempo della dominazione dei [[Conti di Tuscolo]].<ref name="nota5312121212"/>
 
[[Immagine:Via Roma Marino.JPG|thumb|200px|left|[[Via Roma (Marino)|Via Roma]] dalla scalea di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]].]]
[[Immagine:Porta Romana Marino.JPG|thumb|200px|left|Una lapide commemorativa apposta sul luogo della distrutta porta Romana, principale accesso al castello provenendo da [[Roma]].]]
 
===Dal Quattrocento al Cinquecento===
Nel [[1417]] dunque il feudo di [[Marino (Italia)|Marino]] venne acquistato per 12.000 fiorini da Giordano e Lorenzo Colonna.<ref name="nota503">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 206-216|cidTomassetti}}</ref> Negli anni del pontificato di [[papa Martino V]] ([[1417]] - [[1431]]) il feudo visse un periodo di pace e di ripresa economica. Dopo la morte di Martino V, tuttavia, il suo successore [[papa Eugenio IV]] si schierò a tutto campo contro gli ormai potentissimi [[Colonna (famiglia)|Colonna]]: il [[18 maggio]] [[1431]] essi furono scomunicati e chiamati dal [[Papa]] ''"improba domus sive progenies de Columna"''; perdonati dietro pagamento della modica cifra di 35.000 fiorini, tuttavia Antonio Colonna di Riofreddo si riservò azioni contro il [[Papa]] presso il [[concilio di Basilea]] -che appoggiava qualsiasi azione contro Eugenio IV- e si rifiutò di versare altri 30.000 fiorini nelle casse papali. Ciò fece infuriare Eugenio IV, che scomunica nuovamente i Colonna nel [[1433]] e sequestrò i loro beni, ma fu costretto a fuggire rocambolescamente da [[Roma]] a [[Firenze]] incalzato dall'insurrezione armata delle principali famiglie baronali romane, dai [[Prefetti di Vico]] ai [[Savelli (famiglia)|Savelli]] alleati dei Colonna. Il capitano d'arme di Santa Romana Chiesa Orso Orsini nel [[1434]] si spinse fin sotto le mura di Marino nell'inseguimento del capitano di ventura al soldo dei baroni [[Antonio da Pontedera]].<ref name="nota503"/> Nel [[maggio]] [[1436]] il [[cardinale]] [[Arcidiocesi di Firenze|arcivescovo di Firenze]] [[Giovanni Maria Vitelleschi]], comandante di un potente esercito pontificio, giunse anch'egli ai piedi di Marino ma non volle assediare il castello<ref name="nota503"/>, preferendo saccheggiare e radere al suolo i vicini castelli di [[Borghetto di Grottaferrata]], [[Castel Gandolfo]]<ref>[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. X p. 157.</ref>, [[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]] ed [[Albano Laziale]], tutti feudi della [[Savelli (famiglia)|famiglia Savelli]].<ref>Giovanni Antonio Ricci, [http://books.google.it/books?hl=it&id=t4kHAAAAQAAJ&dq=Memorie+storiche+dell%27antichissima+Alba+Longa+e+dell%27Albano+moderno&printsec=frontcover&source=web&ots=TIlQZz7o_e&sig=8o9sgzsazqVWFAiquTAKtD8ll0I&sa=X&oi=book_result&resnum=3&ct=result Memorie storiche dell'antichissima città di Alba Longa e dell'Albano moderno], libro III capo VII p. 227.</ref> I Colonna furono colpiti duramente e piegati dallo stesso Vitelleschi con la conquista e la leggendaria e selvaggia distruzione dalle fondamenta della loro roccaforte di [[Palestrina]], nell'[[agosto]] [[1436]]. Con la sconfitta dei Colonna, i loro feudi furono annesi dalla [[Camera Apostolica]] e tale rimase la situazione fino alla morte di [[papa Eugenio IV]] avvenuta il [[26 giugno]] [[1448]].<ref name="nota503">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 206-216|cidTomassetti}}</ref>
 
Nel [[1453]] venne sollevata una controversia in merito ai confini orientali dei feudi di [[Marino (Italia)|Marino]] e [[Rocca di Papa]] tra Antonio, Odoardo ed il [[cardinale]] [[Prospero Colonna (cardinale XV secolo)|Prospero Colonna]] da una parte e l'[[Abbazia di San Nilo|abbazia di Santa Maria di Grottaferrata]] dall'altra: [[papa Niccolò V]] il [[26 ottobre]] nominò infatti un commissario pontificio ''ad acta''.<ref name="nota503"/>
 
Il castello di Marino nel [[1482]] fu nuovamente coinvolto in una guerra, questa volta combattuta tra [[papa Sisto IV]] ed il [[Regno di Napoli|re di Napoli]] [[Ferrante d'Aragona]]. I [[Colonna (famiglia)|Colonna]] ed i [[Savelli (famiglia)|Savelli]] si schierarono apertamente con i napoletani, comandati dal [[Ducato di Calabria|duca di Calabria]] [[Alfonso d'Aragona]], che il [[5 giugno]] [[1482]] occupò il [[Borghetto di Grottaferrata]] e minacciò apertamente [[Roma]] con incursioni nell'[[Agro Romano]]: in una di queste incursioni, tredici marinesi saranno catturati e rinchiusi nelle carceri di [[Ponte (rione di Roma)|Tor di Nona]], con promessa di liberazione dietro pagamento di un riscatto di 110 ducati.<ref name="nota503"/> Alfonso d'Aragona decide di "scaricare" l'ingombrante alleato colonnese ed il [[16 luglio]] occupa l'abitato di Marino, imprigionando Lorenzo Colonna: la Rocca Orsini tuttavia resisterà ai napoletani fino al [[25 luglio]].<ref name="nota503"/> Il [[21 aprile]] [[1482]] il capitano d'arme di Santa Romana Chiesa [[Roberto Malatesta]] sconfisse Alfonso d'Aragona nella [[battaglia di Campomorto]]: dopo ciò, i napoletani si ritirarono dallo [[Stato della Chiesa]] e già il [[24 agosto]] il castello di Marino venne riconquistato dall'esercito pontificio.<ref name="nota503"/> <br> Vista l'infedeltà dei Colonna, [[papa Sisto IV]] il [[10 settembre]] [[1482]] incamerò tutti i loro feudi come beni della [[Camera Apostolica|Reverenda Camera Apostolica]], nominando come castellano di Marino suo nipote Innocenzo della Rovere.<ref name="nota503"/> </br> Tuttavia, nella notte di [[Natale]] del [[1483]] Sisto IV perdonò i Colonna reintegrandoli dei loro feudi<ref name="nota503"/>, ad eccezione di Marino: infatti per la cessione di questo feudo Sisto IV richiedeva ai Colonna la cessione dei feudi [[Abruzzo|abruzzesi]] di [[Alba Adriatica]] e [[Celano]] -che facevano gola agli [[Orsini]], alleati del [[Papa]]- e la somma di 14.000 ducati, pertanto i Colonna rifiutarono decisamente.<ref name="nota503"/> Perciò già dal [[gennaio]] [[1484]] infuriò una nuova guerra tra i Colonna da una parte e [[papa Sisto IV]] alleato con gli Orsini dall'altra: il [[30 maggio]] fu dato alle fiamme il quartiere dei Colonna a [[Roma]], alle pendici del [[Quirinale (colle)|Quirinale]], e venne fatto prigioniero Lorenzo Colonna<ref>[[Ferdinando Gregorovius]], ''Storia della città di Roma nel Medioevo''.</ref>; il [[2 giugno]] [[Fabrizio I Colonna]] partì da Marino ed assaltò l'[[Abbazia di San Nilo|abbazia di Santa Maria di Grottaferrata]], all'interno della quale si era accampato l'esercito pontificio, ed imprigionò il legato pontificio Rainolfo Ottieri.<ref name="nota503"/> Fabrizio Colonna si dichiarò disposto, alla fine, ad accondiscendere alla proposta di Sisto IV in cambio di ottenere la liberazione del fratello Lorenzo Colonna: ma questi venne decapitato dopo un sommario processo nel cortile di [[Castel Sant'Angelo]] a Roma il [[30 giugno]] [[1484]].<ref name="nota503"/> La guerra, dunque, proseguì feroce: il [[2 luglio]] i comandanti pontifici [[Virginio Orsini]] e [[Girolamo Riario]] transitarono sotto il castello di Marino senza provare ad assaltarlo, diretti all'assedio di [[Capranica]] e [[Paliano]]<ref name="nota503"/>: la leggenda vuole che la resistenza feroce di quest'ultima cittadina causò la morte di [[papa Sisto IV]], il [[12 agosto]] [[1484]]. Il nuovo [[papa Innocenzo VIII]] siglò dunque una pace con i Colonna, il [[2 gennaio]] [[1485]].<ref name="nota503"/>
 
Proprio nel [[1485]], fu combattuto il secondo atto del conflitto tra [[Stato della Chiesa]] e [[Regno di Napoli]]: Innocenzo VIII infatti aveva rimandato indietro gli ambasciatori di [[Ferrante d'Aragona]]. Gli Orsini stavolta si schierarono a favore dei napoletani, mentre i Colonna abbracciarono la difesa della Chiesa: l'[[11 luglio]] [[Paolo Orsini]] rimase per due ore in ordine di battaglia sotto le mura di Marino, ed il [[14 luglio]] - di ritorno da un'incursione su [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]- tentò nuovamente di assediare il castello.<ref name="nota503"/> La guerra cessò con un nulla di fatto l'[[11 agosto]] [[1486]].
 
[[Immagine:SantaLuciaMarino.JPG|thumb|250px|right|Uno scorcio del [[rione Santa Lucia]].]]
 
Il [[20 gennaio]] [[1489]] [[Agnese di Montefeltro]], figlia di [[Federico da Montefeltro]] e fresca sposina di [[Fabrizio I Colonna]], entrò a [[Marino (Italia)|Marino]] portando un favoloso corredo matrimoniale in dodici casse ed una dote di 12.000 fiorini.<ref name="nota503"/><ref name="nota502">Antonia Lucarelli, ''Agnesina di Montefeltro, castellana di Marino'', in ''Memorie marinesi'', pp. 23-26.</ref> Nel [[1490]] o nel [[1492]] proprio a Marino nacque la primogenita di Agnese e Fabrizio, [[Vittoria Colonna]].<ref name="nota502"/> [[Agnese di Montefeltro]] abitò stabilmente nel feudo fino alla sua morte, avvenuta nel [[1523]], promuovendo forse i primi lavori di ricostruzione di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]]<ref name="nota8hjgfds">Vittorio Rufo, ''L'abitato storico - Palazzo Colonna'', in AA.VV., ''Marino - Immagini di una città'', p. 133-137.</ref> ed esprimendo la volontà di essere sepolta nella chiesa parrocchiale di San Giovanni.<ref name="nota503"/><ref name="nota502"/>
 
Nell'[[ottobre]] [[1492]] salì al pontificato [[papa Alessandro VI]],<ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIII cap. IV pp. 350-351}}.</ref> il quale condusse una politica spregiudicata con conseguenze funeste per la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] e per lo [[Stato Pontificio]]. In occasione della discesa in [[Italia]] di [[Carlo VIII di Francia]] per conquistare il [[Regno di Napoli]], nel [[settembre]] [[1494]] [[Fabrizio I Colonna]] si alleò con i francesi, occupando la fortezza di [[Ostia (Roma)|Ostia]]: il papa, di tendenza filo-napoletana, volle venire ad un compromesso con i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] ed accettò di inviare il figlio [[Cesare Borgia]] come ostaggio a Marino, nel [[novembre]] [[1494]].<ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIII cap. IV p. 394}}.</ref> Il [[31 dicembre]] [[1494]] Carlo VIII entrò a [[Roma]], e proseguì il suo viaggio per [[Napoli]] transitando per Marino, ospite di [[Fabrizio I Colonna]] presso [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]].<ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIII cap. IV p. 414}}.</ref> Nonostante la vittoriosa conquista della capitale, la presenza francese nel [[Mezzogiorno d'Italia]] sarà di breve durata, ed il [[Regno di Napoli]] sarà conteso per alcuni anni tra [[Francia]] e [[Spagna]]. <br> In questa circostanza, i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] si schierarono con la Spagna, stavolta contro il papa, che aveva preso parte filo-francese. Così, quando il nuovo monarca francese [[Luigi XII di Francia]] inviò alla volta di Napoli un esercito comandato dal [[maresciallo di Francia]] [[Robert Stuart d'Aubigny]], [[papa Alessandro VI]] non perse l'occasione e chiese all'esercito francese di radere al suolo Marino ed altri feudi laziali della famiglia Colonna.<ref name="nota503"/><ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIII cap. V p. 488}}.</ref> [[Giuseppe Tomassetti]], grande storiografo dell'[[Agro Romano]], considera questo evento catastrofico il vero inizio dell'[[età moderna]] per il castello di Marino.<ref name="nota503"/>
 
===Il Cinquecento===
[[Immagine:Palazzo Colonna Marino 04.JPG|thumb|200px|left|La facciata settentrionale di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] vista da [[Via Roma (Marino)|via Roma]].]]
[[Immagine:Interno-Palazzo-Colonna anniventi.jpg|thumb|200px|left|La sala dei Papi nel piano nobile di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] negli [[Anni 1920|anni venti]] del [[XX secolo|Novecento]], prima del bombardamento anglo-americano del [[2 febbraio]] [[1944]].]]
[[Immagine:Pal col 1400.jpg|thumb|200px|left|Il progetto per [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] realizzato da [[Antonio da Sangallo il Giovane]] conservato al gabinetto dei disegni e stampe della [[galleria degli Uffizi]] di [[Firenze]] (dis. uff. n° 697).<ref name="nota5xy5">Mara Montagnani, ''Il Palazzo Colonna di Marino'', in ''Castelli Romani'' anno XL n° 2, p. 41.</ref> ]]
 
Dopo la distruzione dei loro feudi più importanti, [[papa Alessandro VI]] decretò il bando e la scomunica degli esponenti della [[Colonna (famiglia)|famiglia Colonna]] ed incamerò i loro beni alla [[Camera Apostolica|Reverenda Camera Apostolica]],<ref name="nota506">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 215-220|cidTomassetti}}</ref> salvo poi concedere tutti questi feudi ai nipoti Rodrigo e Giovanni Borgia, rispettivamente di due e tre anni, con [[Breve apostolico|''Breve'' apostolico]] ''"Coelestis altitudinis potentiae"'' del [[1º ottobre]] [[1501]].<ref name="nota506"/><ref>[[Nicola Ratti]], [[Storia di Genzano, con note e documenti]], Appendice XIV pp. 155-157.</ref> Marino, assieme ad altri 36 feudi di [[Campagna e Marittima]], si trovò in proprietà di Giovanni, probabilmente figlio illegittimo della figlia del papa [[Lucrezia Borgia]] e di un suo amante, tale Pedro Calderon; tuttavia a causa della minore età di questi la cura dei suoi feudi venne affidata al [[cardinale]] [[Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano|arcivescovo di Cosenza]] Francesco Borgia.<ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIII cap. V p. 492}}.</ref>
 
Nel frattempo, il consumo di [[sale]] del castello nel [[novembre]] [[1503]] ammontava a 40 rubbia,<ref name="nota506"/> ovvero circa 80 quintali,<ref>[http://www.dizi.it/search.htm?q=rubbio Dizi.it - ''Rubbio''] <small>URL consultato il 22-03-2009</small></ref> il che calcolando un consumo medio giornaliero a persona di 8 grammi di sale<ref>[http://www.ciclopiemonte.com/sale.php CicloPiemonte - ''Il sale''] <small>URL consultato il 22-03-2009</small></ref> lascia supporre che la popolazione marinese si aggirasse sul migliaio di individui, cifra elevata per l'epoca.
 
Alla morte di [[papa Alessandro VI]], avvenuta il [[18 agosto]] [[1503]] probabilmente per [[avvelenamento]],<ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIII cap. V p. 526}}.</ref> immediatamente i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] rientrarono nello [[Stato Pontificio]], e già il [[22 agosto]] [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]] aveva ripreso il controllo del castello di Marino con l'aiuto di un drappello di soldati spagnoli.<ref name="nota506"/>
 
Il [[19 luglio]] [[1512]] trovò rifugio nel castello [[Alfonso I d'Este]], [[Ducato di Ferrara|duca di Ferrara]] e comandante dell'esercito francese in [[Italia]], ricercato da [[papa Giulio II]] ma nascosto da [[Fabrizio I Colonna]], che era stato a sua volta trattato con tutti i riguardi a [[Ferrara]] quando era caduto prigioniero dei francesi dopo la [[battaglia di Ravenna]] ([[11 aprile]] [[1512]]).<ref name="nota506"/>
 
Successivamente, nella guerra tra l'[[imperatore]] [[Carlo V d'Asburgo]] ed il [[Regno di Francia|re di Francia]] [[Francesco I di Valois]], i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] presero le parti degli imperiali mentre [[papa Clemente VII]] si schierò con i francesi. Ne conseguì un monitorio papale contro i Colonna, del [[7 novembre]] [[1526]],<ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIV cap. VI p. 471}}.</ref> che non bastò a calmare i maneggi dei Colonna: così nel [[dicembre]] [[1526]] Clemente VII ordinò di armare un esercito, comandato dal capitano di ventura Vitellozzo Vitelli e dal [[legato pontificio]] [[Agostino Trivulzio]], che rase al suolo quattordici feudi laziali dei Colonna, tra cui Marino, [[Zagarolo]], [[Gallicano nel Lazio|Gallicano]], [[Artena]], [[Subiaco]] e [[Cave (Italia)|Cave]].<ref name="nota506"/><ref>{{cita|Ferdinando Gregorovius|libro XIV cap. VI p. 488}}.</ref> Durante la distruzione di Marino furono particolarmente attivi i soldati mandati in forza all'esercito pontificio da [[Velletri]], tanto che nacque il detto ''"velletrani, rubba Madonne e rubba campane"'': infatti gli occupanti si appropriarono della miracolosa immagine della [[Madonna del Popolo (Marino)|Madonna del Popolo]], attualmente conservata nella [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica di San Barnaba]], e delle [[Campana|campane]] del [[campanile]] della [[Museo Civico Umberto Mastroianni|chiesa parrocchiale di Santa Lucia]]. La tradizione però vuole che la Madonna del Popolo tornò a Marino il giorno dopo il saccheggio, per [[miracolo]].<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Della prodigiosa figura di Maria Santissima del Rosario che si venera in Marino nella Basilica di San Barnaba'', p. 4.</ref>
 
Negli [[Anni 1530|anni trenta]] del [[Cinquecento]] [[Ascanio I Colonna (di Paliano)|Ascanio I Colonna]], fratello di [[Vittoria Colonna]] e marito della figlia di [[Carlo V d'Asburgo]], [[Giovanna di Castiglia]], avvia il rinnovamento urbanistico del castello, ad imitazione degli interventi contemporanei dei Farnese nel loro feudo di [[Caprarola]], in [[provincia di Viterbo]]<ref>Mara Montagnani, ''Il Palazzo Colonna di Marino'', in ''Castelli Romani'' anno XL n° 2, p. 46.</ref>: viene ordinata così l'apertura dell'attuale [[Via Roma (Marino)|via Roma]] (all'epoca "Strada Nuova"), principale accesso al castello verso [[Roma]],<ref>Carlo Armati, ''Interventi urbanistici a Marino in occasione della visita di Carlo V'', in ''Il Tesoro delle città. Strenna dell'Associazione Storia della Città anno 2004'', pp. 38-44.</ref> e viene commissionato un progetto per la sistemazione di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] affidato ad [[Antonio da Sangallo il Giovane]].<ref name="nota5xy5"/>
 
Nella [[primavera]] [[1539]] [[papa Paolo III]] ed i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] combattono la cosiddetta "guerra del sale":<ref name="nota506"/> Paolo III pretende la concessione del feudo di [[Rocca di Papa]] alla [[Camera Apostolica|Reverenda Camera Apostolica]] come segno di fedeltà dei Colonna, ma Ascanio I Colonna rifiuta decisamente ed anzi proclama un'[[amnistia]] di tutti i delinquenti comuni dei suoi feudi purché combattano per lui contro il papa: ciò nonostante il [[14 marzo]] [[1539]] [[Pier Luigi Farnese]], nipote di Paolo III, occupa [[Marino (Italia)|Marino]] al comando dell'esercito pontificio, conquistando successivamente Rocca di Papa e [[Paliano]].<ref name="nota506"/> I Colonna vengono così scacciati dallo [[Stato Pontificio]] e trentacinque dei loro feudi vengono incamerati dalla Camera Apostolica il [[27 maggio]] [[1539]].<ref name="nota506"/> In tutto ciò, le guerre e le carestie hanno drasticamente ridotto la popolazione marinese rispetto ad inizio secolo: il consumo di [[sale]] al [[1539]] ammonta infatti solo a 20 rubbia,<ref name="nota506"/> corrispondenti presumibilmente ad una popolazione di circa 500 abitanti. Comunque alla morte di [[papa Paolo III]], nel [[novembre]] [[1549]], Ascanio Colonna rientra nello [[Stato Pontificio]] e conquista rapidamente tutti i suoi feudi, arrivando a [[Marino (Italia)|Marino]] il [[22 novembre]]: il nuovo [[papa Giulio III]] si limiterà a concedere tutti i beni e le qualifiche precedentemente loro tolte ai [[Colonna (famiglia)|Colonna]].<ref name="nota506"/>
 
[[Marcantonio Colonna|Marcantonio II Colonna]], figlio primogenito di Ascanio Colonna, si sposò a [[Marino (Italia)|Marino]] il [[1º marzo]] [[1552]] con Felice Orsini.<ref name="nota506"/> Solo due anni dopo, nell'agosto 1554, il figlio usurpò al padre il feudo di Marino.<ref name="nota506"/> Sotto la signoria di Marcantonio Colonna, durata fino alla sua morte avvenuta nel [[1584]],<ref name="nota506"/> si ebbe un forte rinnovamento sia urbanistico che giuridico ed amministrativo. Dopo la parentesi della guerra tra [[papa Paolo IV]] ed i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] ([[1556]]-[[1559]]), che terminò con la cacciata di questi ultimi dai loro feudi e l'assegnazione dei medesimi feudi (radunati nel cosiddetto "[[Ducato di Paliano|Stato di Paliano]]") al nipote del papa Giovanni Carafa, a partire dal rientro di Marcantonio Colonna nei suoi feudi nel [[1559]] inizia un lungo periodo di pace e sviluppo.
 
Nel [[1564]] comparve per la prima volta il sigillo della Comunità marinese, raffigurante un cavaliere portatore di un vessillo (che sostanzialmente è rimasto inalterato nei secoli);<ref name="nota789">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 219-221}}</ref><ref>Maurizio Canestri (a cura di), ''Marino è Città'', p. 9.</ref> nel [[1566]] vennero emanati i nuovi ''"Statuti"'',<ref name="nota506"/> e nel [[1572]] i ''"Bandi, provisioni et ordinationi"'' sul gioco d'azzardo, sulla [[bestemmia]] e sulla rissa<ref name="nota789"/>: purtroppo entrambi i documenti sono andati perduti in seguito ai bombardamenti anglo-americani che durante la [[seconda guerra mondiale]] hanno devastato gli archivi comunali<ref>Ugo Onorati, ''Brevi note sull'antico museo civico di Marino'', in Giovanna Cappelli, ''La raccolta archeologica di Palazzo Colonna a Marino'', p. 8.</ref>; sempre nel 1566, la fabbrica di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] era completata per un quarto, inclusa la scalea d'ingresso in [[peperino]],<ref name="nota789"/> e la nuova arteria di [[Via Roma (Marino)|via Roma]] era completamente abitata.<ref name="nota789"/>
 
Il [[7 ottobre]] [[1571]] [[Marcantonio Colonna|Marcantonio II Colonna]] è l'[[ammiraglio]] della flotta pontificia nella [[Battaglia di Lepanto (1571)|battaglia di Lepanto]]: appena ritornato in patria il [[4 novembre]] [[papa Pio V]] gli ordinò di rimanere a [[Marino (Italia)|Marino]] dove già soggiornavano la moglie, la madre ed i figli finché non fossero pronti i solenni festeggiamenti che lo attendevano a [[Roma]]: sicché solo il [[4 dicembre]] [[1571]] Marcantonio poté entrare a Roma solennemente in [[trionfo]] dalla [[via Appia]], sfilare nel [[Foro Romano]] ed arrivare alla [[basilica di Santa Maria in Ara Coeli]].<ref>Antonia Lucarelli, ''Il trionfo di Marcantonio Colonna'', in ''Memorie marinesi'', pp. 39-48.</ref>
 
[[Immagine:84^ Sagra dell' Uva Marino 02.JPG|thumb|200px|right|La fontana dei Quattro Mori, simbolo della città, commissionata dalla Comunità nel [[1632]] in memoria della vittoria di [[Marcantonio Colonna|Marcantonio II Colonna]] nella [[Battaglia di Lepanto (1571)|battaglia di Lepanto del 1571]].]]
 
Per ripopolare il feudo, Marcantonio Colonna il [[26 dicembre]] [[1574]] emana una patente con la quale promette l'esenzione per quattro anni da ogni servizio reale e personale a chiunque voglia diventare suo vassallo nella terra di Marino, in cambio solo del giuramento di fedeltà ed obbedienza.<ref name="nota789"/> Probabilmente l'appello non cadde a vuoto, poiché la popolazione aumentò notevolmente nel corso del sessantennio seguente, superando anche il migliaio di abitanti e rendendo necessaria la costruzione di una nuova, imponente e capiente chiesa parrocchiale come la [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica di San Barnaba]]. In seguito ad un disastroso incendio che nel [[marzo]] [[1577]] aveva distrutto il centro abitato di [[Rocca di Papa]], i marinesi ospitarono i vicini rocchigiani in attesa della ricostruzione del loro paese.<ref name="nota789"/> Nel frattempo dal punto di vista urbanistico è possibile affermare che si inizia a delineare l'attuale [[Corso Trieste (Marino)|corso Trieste]] (chiamato nel [[XVII secolo|Seicento]] "Strada Larga"), dato che il [[cardinale]] [[Giovanni Battista Castagna]] (amico di [[Marcantonio Colonna]], poi diventato [[papa Urbano VII]]) vi si fece edificare attorno al [[1583]] un palazzo con una notevole facciata arricchita da fregi in [[peperino]]. Nell'[[aprile]] [[1580]] una comunità di [[Agostiniani|religiosi agostiniani]] si installò presso la [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Marino)|chiesa di Santa Maria delle Grazie]], fino ad allora appartenuta alla ricca ed antica [[Confraternita del Gonfalone di Marino]].<ref>Vittorio Rufo, ''L'abitato storico - Chiesa di Santa Maria delle Grazie'', in AA.VV., ''Marino - Immagini di una città'', p. 93.</ref>
 
Alla morte di Marcantonio Colonna venne effettuata una stima del valore dei suoi beni, completata solo nel [[1596]]: su un totale di 1.200.000 [[Scudo pontificio|scudi pontifici]], i feudi di [[Marino (Italia)|Marino]] e [[Rocca di Papa]] valevano insieme 472.727 scudi.<ref name="nota789"/> Il successore del vincitore di Lepanto fu il figlio [[cardinale]] Ascanio II Colonna, il quale non si fece ben volere dalla popolazione (che nel [[1599]] si ribellò al cardinale<ref name="nota789"/>, dando motivo a [[papa Clemente VIII]] di inviare un commissario pontificio ad acta<ref name="nota789"/>): tuttavia, a lui si deve la ripresa dei lavori di risistemazione urbanistica lasciati in sospeso dal padre (che nel [[1577]] era partito per [[Palermo]] come [[Regno di Sicilia|viceré spagnolo di Sicilia]]). In questo periodo infatti vennero poste in opera le mura del cortile interno di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]]<ref>Mara Montagnani, ''Il Palazzo Colonna di Marino'', in ''Castelli Romani'' anno XL n° 2, p. 46.</ref>, e vennero pianificate le aree verdi baronali del [[Barco Colonna]], nel vallone della [[marana delle Pietrare]] presso il [[bosco Ferentano]], e dei [[Giardini Colonna]], a ridosso delle mura settentrionali, proprio nel sito delle terre comunitarie già adibite alla coltivazione di [[Cipolla|cipolle]] per sostentamento dei più poveri, fatto questo che provocò malcontento nei cittadini.<ref name="nota3000">{{cita|Girolamo Torquati|vol. I cap. XVIII p. 162|cidTorquati}}.</ref> Inoltre, il [[3 ottobre]] [[1594]] il cardinale rinunciò al diritto feudale dello ''ius super scadentiis'' sulle terre dei vassalli in cambio di un contributo di 2000 scudi versato dalla Comunità marinese.<ref name="nota789"/>
 
===Il Seicento===
[[Immagine:Basilica San Barnaba Natale 2008.JPG|thumb|200px|right|La facciata della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica di San Barnaba]] su [[Piazza San Barnaba (Marino)|piazza San Barnaba]] durante il [[Natale]] [[2008]].]]
 
[[Papa Paolo V]] il [[1º luglio]] [[1606]] elevò il feudo di [[Marino (Italia)|Marino]] in [[Ducato (feudo)|Ducato]] in favore del [[cardinale]] Ascanio II Colonna e dei suoi successori.<ref name="nota789"/>
 
Il [[1º febbraio]] [[1618]] un'assemblea pubblica dei capifamiglia marinesi decise di assumere come [[Patrono|santo patrono]] del castello [[San Barnaba|san Barnaba apostolo]], perché riguardasse le campagne marinesi dalle frequenti [[Grandine|grandinate]] che si erano abbattute sul feudo negli ultimi tre anni:<ref name="nota510">Ugo Onorati, ''San Barnaba apostolo nella storia e nelle tradizioni di Marino'' (I ed.), pp. 12-13.</ref> l'autorità ecclesiastica nella persona del [[cardinale vescovo]] della [[Sede suburbicaria di Albano|diocesi suburbicaria di Albano]] Francesco Sforza di Santa Fiora approvò il 4 giugno 1619,<ref name="nota510"/> e da allora l'[[11 giugno]], giorno della festa di san Barnaba, a Marino si tiene la [[Festa di San Barnaba (Marino)|festa patronale di San Barnaba]].
 
Il [[24 ottobre]] [[1627]] [[papa Urbano VIII]] celebrò nel nuovo [[Castel Gandolfo (Palazzo Pontificio)|Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo]] le nozze di suo nipote Tabbeo Barberini con Anna Colonna, figlia del duca [[Filippo I Colonna]]; al termine della funzione e del pranzo, gli sposi e gli ospiti di riguardo furono ospitati dal duca Filippo a [[Marino (Italia)|Marino]] per una cena a [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]].<ref>Nello Nobiloni, ''Immagini letterarie'', in AA.VV., ''Marino - Immagini di una città'', pp. 41-42.</ref><ref>Saverio Petrilli, ''I Papi a Castel Gandolfo'', p. 26.</ref> Tra il [[1635]] ed il [[1636]] la [[Chierici Regolari Minori|congregazione dei Chierici Regolari Minori]] edificò la [[Chiesa della Santissima Trinità (Marino)|chiesa della Santissima Trinità]],<ref name="nota511">[[Girolamo Torquati]], ''Cenni storici sulla immagine miracolosa del Santissimo Crocifisso che si onora in Marino nella chiesa della Santissima Trinità'', pp. 4-7.</ref> nella quale venne trasportato solennemente il [[14 giugno]] [[1637]]<ref name="nota511"/> il [[Santissimo Crocifisso di Marino]], un crocifisso miracoloso che aveva iniziato a dispensare grazie in una cappella all'aperto presso il [[santuario di Santa Maria dell'Acquasanta]] nel [[giugno]] [[1635]].<ref name="nota511"/>
 
Nel frattempo, l'aumentare della popolazione ed l'inadeguatezza delle due vecchie chiese parrocchiali di Santa Lucia e di San Giovanni portò il duca [[Filippo I Colonna]] e l'autorità ecclesiastica a desiderare la costruzione di una nuova [[collegiata]] [[parrocchiale]]. Così l'[[11 giugno]] [[1640]] il [[cardinale]] [[Girolamo Colonna]], figlio del duca Filippo, benedì la prima pietra della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica collegiata di San Barnaba]].<ref name="nota510"/> I lavori, costati alla [[Colonna (famiglia)|famiglia Colonna]] poco meno di 24.000 [[Scudo pontificio|scudi pontifici]],<ref name="nota510"/> terminarono nel [[1656]]<ref name="nota510"/> ma, a causa della [[peste]], la chiesa non poté essere celebrata prima del [[1662]]<ref name="nota510"/> e la consacrazione ufficiale avvenne solo nel [[1714]].<ref name="nota510"/> Nel frattempo, [[papa Urbano VIII]] con la bolla ''"Excelsa merita Sanctorum"'' del [[3 dicembre]] [[1643]] aveva istituito canonicamente la [[collegiata]] conferendo all'[[arciprete]] la dignità di [[Abate mitrato|abate parroco mitrato ''nullius diocesios'']].<ref name="nota510"/><ref>{{cita|Gaetano Moroni|vol. XLII p. 41|cidMoroni}}.</ref>
 
La [[peste]] del [[1658]] infierì duramente a [[Marino (Italia)|Marino]] e [[Grottaferrata]], riducendo drammaticamente di più della metà la popolazione marinese,<ref name="nota789"/> tanto che i [[Colonna (famiglia)|Colonna]] per ripopolare il feudo furono costretti ad incentivare l'[[immigrazione]] dai loro feudi [[Abruzzo|abruzzesi]]. Al termine dell'epidemia, i sopravvissuti maturarono una forte devozione per [[san Rocco]], tanto che gli venne edificato un oratorio lungo la [[Strada statale 216 Maremmana III|via Maremmana Inferiore]] nella località che oggi prende nome appunto dal santo, la cui festa il [[16 agosto]] era celebrata almeno fino alla [[seconda guerra mondiale]].<ref>Ugo Onorati, ''La festa di san Rocco tra storia e tradizione'', p. 1.</ref>
 
Il [[6 settembre]] [[1675]] il consiglio dei Quaranta della Comunità di Marino approvò la bozza delle ''"Constituzioni dell'Illustre Comunità di Marino"'', inoltrate il [[31 dicembre]] [[1676]] dai priori marinesi al duca [[Lorenzo Onofrio I Colonna]] ed approvate da questi in via definitiva il [[24 gennaio]] [[1677]].<ref>Comune di Marino, ''"Constituzioni dell'Illustrissima Città di Marino dell'Eccellentissimo Lorenzo Onofrio Colonna Gioeni principe Illustrissimo"'', p. 29.</ref> Il duca Lorenzo Onofrio e sua sorella Antonia patrocinarono anche la fondazione del [[Convento del Santissimo Rosario (Marino)|convento del Santissimo Rosario]] delle [[Domenicani|suore domenicane di stretta osservanza]], presso cui viveva la loro sorella Maria Isabella Colonna, istituito da [[papa Clemente X]] l'[[8 maggio]] [[1675]]<ref>{{cita|Gaetano Moroni|vol. XLIII p. 42|cidMoroni}}.</ref> e la cui chiesa conventuale fu completata nel [[1712]] in un pregiato stile [[rococò]].<ref>Vittorio Rufo, ''L'abitato storico - Chiesa del Santissimo Rosario'', in AA.VV., ''Marino - Immagini di una città'', p. 107.</ref>
 
===Dal Settecento alla Restaurazione===
[[Immagine:Ponte Gregoriano Marino.JPG|thumb|200px|left|Il tratto iniziale del "Ponte Gregoriano" sopra la [[marana delle Pietrare]], nel [[quartiere Acquasanta]].]]
[[Immagine:SS.Trinitàretro Marino.JPG|thumb|200px|left|[[Piazzale degli Eroi (Marino)|Piazzale degli Eroi]], l'[[abside]] della [[Chiesa della Santissima Trinità (Marino)|chiesa della Santissima Trinità]] e l'ex-collegio dei [[Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana|padri Dottrinari]], oggi sede centrale dell'[[Istituto Statale d'Arte Paolo Mercuri]].]]
 
La prima metà del [[XVIII secolo|Settecento]] trascorse senza grossi eventi a Marino, tranne la riapertura della [[via Appia]] come collegamento diretto tra [[Roma]], le [[Agro Pontino|Paludi Pontine]] e [[Napoli]], opera intrapresa da [[papa Pio VI]] a partire dal [[1777]]<ref>Raimondo Del Nero, ''Bovillae - Storia e mito di un grande crocevia'', p. 47.</ref> e completata negli [[Anni 1780|anni ottanta]] del [[XVIII secolo|Settecento]]. Questo evento comportò l'abbandono del vecchio tracciato "rapido" tra Roma e Napoli che era stato in funzione dal [[Medioevo]] fino ad allora, e che seguiva sostanzialmente l'attuale [[strada statale 217 Via dei Laghi]] attraversando Marino, [[Palazzolo (Rocca di Papa)|Palazzolo]] e [[Velletri]], la creazione di un nuovo percorso postale più rapido che attraversava [[Albano Laziale]] e [[Genzano di Roma]],<ref name="Genzano p. VI"/> ed in definitiva la sostituzione di Albano a Marino come grosso centro commerciale e nodo strategico della zona.
 
Con l'instaurazione della [[Repubblica Romana (1798-1799)]] il [[15 febbraio]] [[1798]] quasi tutte le comunità dei [[Castelli Romani]] si schierarono con i francesi: già il [[18 febbraio]] [[Frascati]], [[Albano Laziale]] e [[Velletri]] si auto-proclamarono "repubbliche sorelle" della Repubblica Romana,<ref name="nota56782">Giuseppe Del Pinto, Albano nel 1798, pp. 1-3.</ref> e Marino lo fece ad inizio [[marzo]].<ref name="nota560">Antonia Lucarelli, ''Marino dalla Rivoluzione alla Restaurazione'', in Antonia Lucarelli, ''Memorie marinesi'', pp. 88-96.</ref> Tuttavia, quando Trastevere insorse contro il malgoverno francese il [[25 febbraio]], solo Marino e Frascati rimasero fedeli ai francesi ed aiutarono il contingente comandato dal generale [[Gioacchino Murat]] a riconquistare [[Castel Gandolfo]], Albano e Velletri ribelli: la resistenza dei contro-rivoluzionari venne momentaneamente piegata con la vittoria nella battaglia di [[Frattocchie]] del [[28 febbraio]] [[1799]] e con il saccheggio di Castel Gandolfo ed Albano.<ref name="nota56782"/> Il comandante francese a [[Roma]] [[Jean Étienne Championnet]] si complimentò con il governo repubblicano marinese per la fedeltà dimostrata alla causa repubblicana.<ref name="nota56782"/><ref name="nota560"/> Però, nel momento del crollo francese e dell'avanzata dei [[sanfedisti]] nell'[[estate]] [[1799]], Marino fu saccheggiata dai napoletani.<ref name="nota560"/>
 
I francesi tornarono a [[Roma]] nel [[1807]], ed il [[Lazio]] venne annesso alla [[Francia]]. Marino di conseguenza diventò [[Cantone francese|cantone]] ed inglobò la vicina [[Grottaferrata]], fino ad allora proprietà dei [[monaci basiliani]] retta da un [[abate commendatario]] in regime di [[commenda]].<ref>Luigi Devoti, ''Itinerari nella Campagna Romana - Cryptaferrata-Grottaferrata'', pp. 142-145.</ref> Nello stesso tempo, i beni ecclesiastici furono incamerati dal [[demanio]] ed i religiosi sottoposti all'obbligo di giuramento proprio come nel resto del territorio francese: tuttavia, non tutto il clero marinese fu facile a piegarsi a questa imposizione, dato che in seguito, nel [[1828]], [[papa Leone XII]] insignì i [[canonici regolari]] della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica di San Barnaba]] del privilegio della [[cappa magna]] in considerazione della fedeltà dimostrata alla [[Chiesa cattolica]] nelle recenti vicissitudini.<ref>{{cita|Gaetano Moroni|vol. XLII p. 41|cidMoroni}}.</ref> [[Papa Pio VII]] poté entrare a Roma solo nel [[1814]] dopo la relativamente lunga parentesi napoleonica.
 
==Età contemporanea==
{{Vedi anche|Storia di Marino nell'Età Contemporanea}}
 
=== La prima Restaurazione (1814 - 1849) ===
[[Immagine:Marino tutto 1.jpg|thumb|250px|right|La mappa di [[Marino (Italia)|Marino]] nel [[Catasto Gregoriano]], il primo vero catasto dello [[Stato Pontificio]], completato nel [[1835]] e realizzato dalla Congregazione del Censo.]]
 
Il [[24 maggio]] [[1814]] [[papa Pio VII]] rientrava a [[Roma]] dopo la lunga parentesi della dominazione napoleonica. Immediatamente, le potenze europee restituirono al potere pontificio Roma, il [[Lazio]] e l'[[Umbria]]: questi territori vennero chiamati ''"di prima recupera"''. Nell'[[estate]] [[1815]], il [[segretario di Stato]] [[cardinale]] [[Ercole Consalvi]] ottenne dal [[Congresso di Vienna]] la restituzione della [[Romagna]], delle [[Marche]] e di [[Pontecorvo]], che vennero così chiamati ''"territori di seconda recupera"''.
 
Il [[6 luglio]] [[1816]] Pio VII emana il ''[[motu proprio]]'' ''Quando per ammirabile disposizione'' ''"sulla organizzazione dell'amministrazione pubblica"''.<ref>[http://www.dircost.unito.it/cs/docs/Moto%20proprio%20Pio%20VII%201816.htm Motu proprio della Santità di Nostro Signore Papa Pio Settimo in data de 6 luglio 1816 sulla organizzazione dell'amministrazione pubblica]</ref> Lo [[Stato della Chiesa]] viene ripartito in [[Delegazione (Stato Pontificio)|Delegazioni]], a cui erano sottoposti [[Governo (Stato Pontificio)|Governi]] ''"di primo ordine"'' -anche detti ''"distrettuali"''- e ''"di secondo ordine"''. Nei territori ''"di seconda recupera"'' era confermata l'eversione della feudalità come da quanto stabilito in epoca napoleonica, mentre nei territori ''"di prima"'' -tra cui [[Roma]] ed il [[Lazio]]- la feudalità venne semplicemente scoraggiata: difatti il carico dell'amministrazione di ogni feudo gravava interamente sul suo feudatario, e se il luogo infeudato era di grandi dimensioni diveniva poco conveniente per i feudatari mantenerne il possesso. Fu così che molti feudatari rinunciarono al secolare dominio feudale sui propri feudi, conservandovi tuttavia ogni proprietà. I ''"luoghi baronali"'' in tutto lo [[Stato della Chiesa]] si ridussero in pochi anni da 263 a 72.<ref>Domenico Scacchi, ''Alla ricerca di una regione'', in AA.VV., ''Atlante storico-politico del Lazio'', p. 103.</ref>
 
Anche il principe Filippo III Colonna rinunciò al dominio feudale su [[Marino (Italia)|Marino]], che si costituì in Comune e probabilmente aggregato temporaneamente al Governo ''"di seconda"'' di [[Albano Laziale]]. Alla morte di Filippo Colonna, nel [[1818]], l'eredità venne fidecommissariata al [[cardinale]] [[Agostino Rivarola]], mentre si risolvevano le complicate questioni ereditarie tra le figlie femmine del principe. Gli ingenti beni dei [[Colonna (famiglia)|Colonna]] a Marino alla fine vennero assegnati al principe Aspreno Colonna-Doria-Del Carretto ([[1787]]-[[1847]]), che fu talvolta presente nelle assemblee pubbliche locali. Alla morte di questi, subentrò nella proprietà dei beni il principe Giovanni Andrea ([[1820]]-[[1894]])<ref>[http://pages.prodigy.net/ptheroff/gotha/colonna.html Genealogia recente della famiglia Colonna]</ref>, che iniziò a svendere le proprietà di famiglia; alla morte di questi, subentrò il principe Marcantonio Colonna ([[1844]]-[[1912]]), e infine le due figlie di quest'ultimo Isabella ([[1879]]-[[1957]]) e Vittoria ([[1880]]-[[1954]]) che terminarono l'opera di liquidazione del patrimonio Colonna a Marino, vendendo al Comune [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] e il [[Barco Colonna]] nel [[1916]].<ref>Luigi Devoti, ''Palazzo Matteotti in Marino'', p. 40.</ref>
 
Il [[Santuario dell'Acquasanta di Marino|Santuario di Santa Maria dell'Acquasanta]] venne decorato nel [[1819]] con l'aggiunta del pronao in [[peperino]], opera progettata dall'architetto Matteo Lovatti dietro commissione del canonico Francesco Fumasoni.<ref name="ReferenceA">[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. XLII p. 45.</ref>
 
Tra il [[1821]] ed il [[1822]] [[Massimo D'Azeglio]], nel corso dei suoi lunghi viaggi per l'[[Italia]], giunse a Marino alloggiandosi presso la locanda situata nell'attuale [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]]:
{{quote|Giunsi a Marino e m'alloggiai all'albergo situato al sommo del paese, sul crocicchio delle vie che conducono, l'una in giù verso la chiesa, e l'altre a Frascati, a Castello e ad Albano.|[[Massimo D'Azeglio]], [http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf ''I miei ricordi''], cap. XXIV p. 355.}}
Del periodo marinese, il D'Azeglio ci lascia la bella descrizione del sor Checco Tozzi, singolare personaggio, di sua moglie sora Maria e della loro unica figlia Nina, sposa al sor Virginio Maldura.<ref>[[Massimo D'Azeglio]], [http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf ''I miei ricordi''], cap. XXIV pp. 357-363.</ref> Inoltre, lo scrittore piemontese fornisce anche una vivace descrizione dell'esuberanza dei marinesi:
{{quote|Nei nostri paesi farebbe un certo effetto una schioppettata che salutasse così un gruppo di venti o trenta individui, come semplice ammonizione. A Marino invece parve logica e naturalissima. Ma bisogna sapere che l'umore de' Marinesi non somiglia affatto al nostro, nè a quello di molte altre popolazioni. [...] E con questo non intendo conchiudere che Marino sia una trista e corrotta popolazione. Tutt'altro. La famiglia, il matrimonio, la paternità, vi sono moltissimo rispettate: per quello che sia regolarità di vita, riservatezza delle donne, non ho mai visto il minimo disordine. [...] Di furti non n'intesi mai discorrere. Trovai sempre mirabil prontezza in tutti, ad aiutarsi a vicenda e a far piacere a chi, ben inteso, trattasse con gentilezza, e non volesse alzar arie con loro.|[[Massimo D'Azeglio]], [http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf ''I miei ricordi''], cap. XXIV p. 369.}}
 
L'archeologo Giuseppe Tambroni, avvalendosi dell'aiuto del cavalier Vincenzo Colonna, nel [[1823]] avviò alcuni scavi archeologici presso le frazioni di [[Frattocchie]] e [[Due Santi]], ed individuò i resti dell'area monumentale dell'antica città di ''[[Bovillae]]'': il ritrovamento più clamoroso fu quello del circo, uno dei più vasti di [[Roma]]<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I, cap. XX p. 190.</ref>. Gli scavi andarono avanti con ottimi esiti fino al [[1825]].<ref>Raimondo Del Nero, ''Bovillae - Storia e mito di un grande crocevia'', p. 75.</ref><ref>[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I, cap. XX p. 175.</ref>
 
In un documento del [[1824]] conservato presso l'Archivio di Stato di [[Roma]] compare lo stemma comunale dell'epoca: come nelle raffigurazioni precedenti, compare una figura umana con in mano una bandiera su un cavallo al galoppo. Attorno alla figura, gira la scritta ''"Comunitas Mareni"''.<ref>Maurizio Canestri (a cura di), ''Marino è Città - Il simbolo della comunità marinese nella storia'', p. 13.</ref>
Il [[12 agosto]] [[1828]] [[papa Leone XII]] concesse, tramite [[Breve apostolico|''Breve'' apostolico]], l'uso della [[cappa magna]] ai [[canonici regolari]] della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba]], con le seguenti motivazioni<ref>[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. XLII p. 41.</ref>:
{{quote|A causa della loro provata fedeltà e della devozione nelle avversità dei tempi recentemente trascorsi verso me stesso e verso la Sede Apostolica.|[[Papa Leone XII]], ''[[Breve apostolico]] [[12 agosto]] [[1828]]''.|Ob eorum in adversis retroactorum temporum vicissitudinibus erga ipsum et Sedem Apostolicam probatam fidelitatem ac devotionem.|lingua = la}}
 
[[Immagine:ISAMarino.JPG|thumb|200px|right|L'edificio dell'[[Istituto Statale d'Arte Paolo Mercuri]], anticamente sede del collegio dei [[Dottrinari|Padri Dottrinari]].]]
[[Immagine:Marino Bosco.JPG|thumb|200px|right|La parte finale del ''"Ponte Gregoriano"'' vista dallo [[Stadio Comunale Domenico Fiore]].]]
 
Durante il pontificato di [[papa Gregorio XVI]], Marino venne abbondantemente beneficata da questo pontefice, che molto spesso durante le sue villeggiature estive ed autunnali a [[Castel Gandolfo]] si recava in città per visitare il [[cardinale]] [[Mario Mattei (vescovo)|Mario Mattei]], protettore della città, che risiedeva presso la seicentesca [[Villa Colonna di Belpoggio]]. La prima visita a Marino fatta da [[Papa]] di Gregorio XVI -già vi era stato in precedenza, sia da cardinale che da semplice monaco- avvenne l'[[8 ottobre]] [[1831]]; l'ultima il [[3 ottobre]] [[1844]], due anni prima della morte del pontefice che i marinesi compiansero sentitamente.<ref>[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. XLII pp. 61-65.</ref>
 
Nel [[1831]] fu [[papa Gregorio XVI]] ad elevare nuovamente Marino a sede di [[Governo (Stato Pontificio)|Governo]]<ref>[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. XLII p. 39.</ref>, dietro richiesta della Comune stessa nella persona dell'allora priore in carica Cesareo Paiella.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. I, pp. 32-33.</ref> Il provvedimento più importante preso da Gregorio XVI in favore di Marino è senza dubbio l'elevazione al grado di ''[[Città dell'Italia|Città]]'' avvenuto tramite il [[Breve apostolico|''Breve'' apostolico]] ''In more institutoque Romanorum Pontificum'' dato in [[Roma]] il [[3 luglio]] [[1835]]<ref>[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. XLII p. 40.</ref>: sono concessi tutti i privilegi connessi al titolo di ''Città'', fermo restando l'obbedienza alla [[sede suburbicaria di Albano]].<ref>Maurizio Canestri (a cura di), ''Marino è Città - Il simbolo della comunità marinese nella storia'', pp. 18-19.</ref> Assieme al titolo di città, viene fondato a Marino un collegio di [[Dottrinari|Padri della Dottrina Cristiana]] per l'educazione secondaria della gioventù, con sede presso la [[Chiesa della Santissima Trinità (Marino)|Chiesa della Santissima Trinità]]: tale collegio, sostenuto dalla Comune, rimase attivo fino al [[dicembre]] [[1870]]. Il [[17 novembre]] [[1843]] tramite [[Breve apostolico|''Breve'' apostolico]] Gregorio XVI concesse ai canonici e all'[[Abate mitrato|abate parroco]] della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba]] l'uso del collare di seta paonazza.<ref>[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]]'', vol. XLII p. 41.</ref>
 
Negli anni trenta dell'[[XIX secolo|Ottocento]], per volere di [[papa Gregorio XVI]], la Congregazione del Buono Governo realizzò una nuova strada d'accesso alla città provenendo da Castel Gandolfo, in sostituzione dell'antico tracciato che era in fortissima pendenza. La nuova strada dopo aver superato la [[marana delle Pietrare]] con un basso viadotto saliva verso l'attuale [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]] con un grande terrapieno, addolcendo così il forte dislivello del terreno: venne chiamato dai marinesi ''"Ponte Gregoriano"'' -''<nowiki>'</nowiki>u Ponte'' in [[dialetto marinese]]- in memoria del Papa regnante.
 
Il [[14 luglio]] [[1837]] in seduta di [[Consiglio comunale]] venne stabilita la decisione di vietare il transito, per mezzo di una catena tesa in mezzo alla strada, ai carri provenienti da [[Rocca di Papa]] lungo l'attuale via di Capo d'Acqua, tra le località ''San Rocco'' e ''Capo Croce''.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. I, p. 71.</ref> Questa deliberazione venne presa in seguito alla constatazione che la strada era stata molto rovinata dal continuo transito di carri pesanti provenienti in massima parte dalla confinante Rocca di Papa.
 
Tra il [[1837]] ed il [[1838]] nell'area romana si sviluppò un'epidemia di [[colera]]. Il [[Consiglio comunale]] del [[12 agosto]] [[1838]] prese decisioni urgenti in merito ad un possibile sviluppo dell'epidemia a Marino, secondo quanto suggerito dal Supremo Tribunale di Sanità: vennero stanziati 500 scudi per allestire un ospedale sanitario, ''"non essendo ammessa la requisizione dei letti biancheria e sovvenzioni pecuniarie dei luoghi pii e delle famiglie agiate per antistare alle spese correnti"''<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. I, p. 77.</ref>; inoltre, venne considerato di chiamare un secondo medico in città in caso di sviluppo dell'epidemia; e infine, venne stabilito opportuno individuare un luogo in cui seppellire gli eventuali morti in seguito all'epidemia.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. I, pp. 77-78.</ref> Alla fine dell'epidemia, visto che il [[colera]] non aveva mietuto vittime in città la popolazione marinese dedicò lo scampato pericolo alla [[Madonna del Popolo (Marino)|Madonna del Popolo]], miracolosa immagine conservata presso la [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba]]<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Della prodigiosa figura di Maria Santissima del Rosario che si venera in Marino nella Basilica di San Barnaba'', pp. 9-10.</ref>: in seduta di [[Consiglio comunale]] del [[3 ottobre]] [[1838]] venne decretato il dono di una lampada d'argento che la Confraternita del Santissimo Rosario doveva accendere davanti all'immagine sacra.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. I, pp. 136-137.</ref>
 
Nell'[[autunno]] [[1841]] una tromba d'aria -definita ''"turbine"'' o ''"scirocco"'' negli atti d'epoca- sconquassa alcune zone del territorio comunale: il [[Consiglio comunale]] nella seduta del [[15 novembre]] [[1841]] vota una sovvenzione per ripristinare il tetto del [[convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo]], nella somma di 20 scudi.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. II, pp. 87-88.</ref> Nella stessa seduta consiliare, vennero anche decretati lavori urgenti al tetto del Collegio dei Padri Dottrinari adiacente alla [[Chiesa della Santissima Trinità (Marino)|Chiesa della Santissima Trinità]], per il costo di scudi 19.64.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. II, p. 88.</ref>
 
Nel [[1842]] l'architetto Giacomo Aloisi progettò e realizzò una nuova residenza governativa con carceri, probabilmente ubicata davanti a [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] con affaccio sull'attuale piazza della Repubblica.<ref>''Registro dei Consigli comunali dal 1835 a tutto il 1844'', vol. II, p. 112.</ref> Il [[cardinale]] [[Antonio Pallotta]] in seguito fece costruire davanti all'edificio delle carceri la Chiesa di Sant'Antonio da Padova, a maggior comodo dei detenuti.<ref name="ReferenceA"/>
 
=== La seconda Restaurazione (1849 - 1870) ===
{{S sezione|storia|Lazio}}
 
Nel [[1850]] nella vigna Soldini in località ''Santissimi Apostoli'' vennero rinvenute diverse iscrizioni sepolcrali pagane, situate in un luogo verosimilmente concesso dai decurioni di ''[[Castrimoenium]]'' per la sepoltura.<ref>Giuseppe Tomassetti, ''La Campagna Romana antica, medioevale e moderna'', vol. IV p. 179.</ref>
 
Il [[25 settembre]] [[1852]] il principe Giovanni Andrea Colonna concesse a Giovan Battista Guidi di compiere alcune ricerche archeologiche nei terreni di proprietà della [[Colonna (famiglia)|famiglia Colonna]] situati in località ''Casa Rossa'', presso la frazione di [[Due Santi]]: emersero avanzi di una villa, una statua virile marmorea ed altri reperti.<ref>Giuseppe Tomassetti, ''La Campagna Romana antica, medioevale e moderna'', vol. IV pp. 184-185.</ref>
 
Nel [[1853]], regnante [[papa Pio IX]], un gruppo di storici, archeologi e studiosi composto da [[Ennio Quirino Visconti]], [[Antonio Canova]], [[Carlo Fea]], [[Antonio Nibby]], [[Luigi Canina]] e [[Giovanni Battista De Rossi]] curò la sistemazione archeologica secondo criteri moderni di tutto il tracciato della [[via Appia Antica]] da [[Porta San Sebastiano]] alle [[Frattocchie]], per una lunghezza di quasi undici miglia.<ref>Raimondo Del Nero, ''Bovillae - Storia e mito di un grande crocevia'', p. 65.</ref> Nello stesso anno Domenico Zoffoli, all'interno della propria vigna in località ''Mura dei francesi'', oggi pieno centro abitato di [[Ciampino]], rinvenne un'ara pagana in [[peperino]] appartenente ad un sacello di età imperiale ed una lapide sepolcrale pagana<ref name="Giuseppe Tomassetti p. 178">Giuseppe Tomassetti, ''La Campagna Romana antica, medioevale e moderna'', vol. IV p. 178.</ref>; nel [[1861]], nella stessa vigna ancora Domenico Zoffoli trovò alcuni ruderi riconducibili ad una chiesa medioevale con pavimento formato da iscrizioni sepolcrali pagane e cristiane riconducibili alla famiglia dei ''Valerii Messallae''.<ref name="Giuseppe Tomassetti p. 178"/>
 
==L'Unità d'Italia==
===La fine dell'Ottocento (1870 - 1900)===
[[Immagine:Palazzo Matteotti.JPG|200px|right|thumb|Palazzo Matteotti, sede municipale dal [[1878]] al [[1918]] e dal [[1946]] al [[1964]].]]
 
Nel [[settembre]] [[1870]], per [[Marino (Italia)|Marino]] transitò una colonna di [[bersaglieri]] provenienti da [[Frosinone]] e diretti a [[Roma]] per la [[presa di Porta Pia]] ([[20 settembre]] [[1870]]): vennero accolti festosamente dalla popolazione.
Il [[23 dicembre]] [[1870]] si tenne il primo [[consiglio comunale]] di Marino nel [[Regno d'Italia]]. Essendo maggioritaria la [[repubblicani|corrente repubblicana]], venne deciso di chiudere il Collegio dei [[Padri della Dottrina Cristiana]] e la scuola delle Maestre Pie Venerini, e di abolire l'annuale offerta di ceri che la Comunità faceva al [[Palazzolo (Rocca di Papa)|Convento di Palazzolo]]. Curioso è anche che il [[consiglio comunale|Consiglio]] deliberasse in favore di un'abolizione della [[messa]] delle cinque del [[mattino]], poiché a causa dell'orario notturno ''si creavano incidenti fra uomini e donne, e quest'ultime e li preti stessi''.<ref>[[Giovanni Lovrovich]], Franco Negroni, ''Lo vedi ecco Marino''.</ref>
 
Nonostante da anni si parlasse di un progetto per una [[linea ferroviaria]] dei [[Castelli Romani]], nel [[1880]] il Comune di Marino decise di forzare la mano e di realizzare un collegamento ferroviario diretto tra il centro storico e l'allora frazione di [[Ciampino]], che già era collegata con [[Roma]], con [[Frascati]] e con [[Velletri]] grazie alla [[ferrovia Roma-Frascati]] (inaugurata nel [[1856]]) ed alla [[ferrovia Roma-Velletri]] (inaugurata nel [[1863]]). La linea, inaugurata nel [[1881]], era in realtà una [[Tranvia|tranvia a vapore]] più che una ferrovia vera e propria, collegava l'attuale [[stazione di Roma Tiburtina]] con il [[quartiere Borgo Garibaldi]], seguendo un tracciato abbastanza inadeguato che affrontava una pendenza problematica. Di conseguenza iniziarono immediatamente nuovi lavori per realizzare l'attuale [[ferrovia Roma-Albano]], un collegamento diretto che oltre a Marino raggiungesse anche [[Albano Laziale]] e, nel tratto oggi abbandonato, [[Cecchina]] e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]: i lavori su questa tratta, la più panoramica dei [[Castelli Romani]], durarono dal [[1884]] al [[1889]]. La nuova [[Stazione di Marino Laziale|stazione ferroviaria di Marino Laziale]] venne realizzata nell'attuale [[quartiere Cave di Peperino]], separata dall'abitato da un forte dislivello colmato dalla lunga "scalinata della stazione" ma all'epoca vicina alle importanti cave di [[peperino]]. Durante i lavori di costruzione della [[ferrovia Roma-Albano]] nel [[1880]] in località ''Marcandreola'', oggi ai confini con il comune di [[Ciampino]], vennero individuati ruderi di una villa suburbana di età romana, che nel [[1884]] vennero scavati dall'archeologo Luigi Boccanera. Emerse così una grande fabbrica quadrangolare della vastità di metri 103.40x70.50, chiaramente appartenente ad una villa suburbana di età repubblicana appartenuta a Quinto Voconio Pollione, il cui nome compare in alcune fistole acquarie rinvenute negli scavi.<ref>Giuseppe Tomassetti, ''La Campagna Romana antica, medioevale e moderna'', vol. IV pp. 176-177.</ref> Numerosi materiali artistici rinvenuti presso la villa vennero in seguito portati a Roma: tra tutti, è da menzionare l'Apollo Pythios conservato nel cortile di Palazzo Valentini, sede della provincia di Roma.<ref>[http://www.ciampinoincomune.it/archivio_notizie/2003/luglio/ciampino_rivuole_i_suoi_reperti.htm Ciampino in Comune, ''Ciampino rivuole i suoi reperti archeologici e pensa ad un museo'', 30 luglio 2003]</ref> Altre parti della villa sono state rinvenute nel corso del [[2007]] durante l'escavazione del sottopasso della medesima ferrovia Roma-Albano.<ref>[http://www.ciampinonet.it/articoli1/articolo030308.pdf Ciampino.net, ''Ci riuscirà Voconio''?]</ref>
 
Nel [[1894]] venne istituito il corpo dei [[Vigili del Fuoco]] cittadino<ref>Come testimonia una lapide apposta nel trentennale della costituzione, nel [[1924]], su un pilastro della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba Apostolo]].</ref>.
 
Il Comune di Marino nel [[1896]] decise di far costruire un fontanile pubblico per l'abbeveramento delle bestie lungo l'attuale [[Strada Provinciale 73/a Via Castrimeniense]], anche nota come ''via Romana'' per essere la principale arteria stradale a collegare [[Roma]] e Marino: sorse così il Fontanile Comunale<ref>Vittorio Rufo, ''L'abitato storico'', in Vittorio Rufo e AA.VV., ''Marino - Immagini di una città'', p. 101.</ref>, come testimonia una breve iscrizione appostavi sopra:
<div style="width:100%;">
<div style="float:center; width:40%; padding:1px; background: #f5f8ff; border: 1px solid blue; margin-left:15px; margin-right:15px;margin-bottom:15px; text-align:center; font-size: small">
{{quote|[[SPQM|S.P.Q.M.]] <br> Anno </br> 1896|Iscrizione apposta al centro del Fontanile Comunale di [[Strada Provinciale 73/a Via Castrimeniense|via Cesare Colizza]].|[[SPQM|S.P.Q.M.]] <br> ANNO </br> MDCCCXCVI|lingua= la}}
</div>
 
==Il XX secolo==
===I primi decenni del Novecento (1900 - 1922)===
{{Vedi anche|Storia di Marino nel XX secolo}}
 
[[Immagine:Via Fratti Marino.JPG|thumb|200px|right|Via Cesare Battisti: sullo sfondo, [[Rocca di Papa]].]]
[[Immagine:Stadio Marino.jpg|thumb|200px|right|Lo [[Stadio Comunale Domenico Fiore]] negli [[Anni 1990|anni novanta]].]]
[[Immagine:Museo Civico Marino 01.JPG|thumb|200px|right|Il [[Museo Civico Umberto Mastroianni]].]]
 
Nei primi decenni del Novecento una serie di studi iniziò ad analizzare i reperti individuati nelle necropoli rinvenute nel territorio marinese presso il cratere del Lago Albano: la necropoli del Pascolari di Castel Gandolfo, quella di Monte Crescenzo e di Campofattore, i reperti di Prato della Corte e Capo Croce -ai confini con Rocca di Papa-, e quella della località San Rocco e Riserva Del Truglio, quest'ultima la più sostanziosa.<ref>Giuseppe Tomassetti, ''La Campagna Romana antica, medioevale e moderna'', vol. IV p. 175.</ref> I reperti rinvenuti nell'analisi di queste necropoli vennero in buona parte inviati al [[Museo Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini"]] di [[Roma]], mentre in parte minore rimasero presso le raccolte custodite dal Comune.<ref>Giuseppe Tomassetti, ''La Campagna Romana antica, medioevale e moderna'', vol. IV p. 176.</ref> In seguito ai numerosissimi ritrovamenti archeologici occorso a negli ultimi decenni dell'[[XIX secolo|Ottocento]], nel [[1915]] il Comune si preoccupò di allestire presso i locali di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] un antiquarium comunale. Nel frattempo, nel [[1919]]/[[1920]] il marchese Achille Fumasoni Biondi aprì una "regia scuola professionale", resa pubblica nel [[1921]]/[[1922]] ed aggiornata nel corso dei decenni fino a diventare, negli [[Anni 1960|anni sessanta]], l'attuale [[Istituto Statale d'Arte Paolo Mercuri|istituto statale d'arte "Paolo Mercuri"]].
 
Nel [[1909]] l'abate parroco della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica di San Barnaba]] [[Monsignore|monsignor]] [[Guglielmo Grassi]] patrocinò la fondazione della [[Banca di Credito Cooperativo San Barnaba]],<ref>[http://www.bccmarino.it/template/default.asp?i_menuID=12517 BCC San Barnaba di Marino - La storia] <small>URL consultato il 23-03-2009</small></ref> istituto bancario finalizzato all'assistenza agli agricoltori ed alla piccola imprenditoria artigiana. Monsignor Grassi, coadiuvato dal futuro [[Servo di Dio]] [[Zaccaria Negroni]], fondò l'[[Oratorio Parrocchiale San Barnaba]], un asilo infantile durante la [[prima guerra mondiale]], il teatro e due ordini religiosi locali. In questo periodo, e poi fino all'avvento del [[fascismo]] ([[1922]]), si verificarono scontri tra cattolici e repubblicani anti-clericali.
 
Già dal [[1904]] a Marino nel mese di [[ottobre]] si celebravano le ''Feste Castromenie'', un evento dell'Ottobrata Romana legato alla celebrazione dell'uva e del vino locale,<ref>Ugo Onorati, ''La Sagra dell'Uva di Marino'', p. 2.</ref> e fin dalla fine del [[Cinquecento]] la festa della [[Madonna del Rosario]] era celebrata il [[7 ottobre]] -anniversario della vittoria cristiana nella [[Battaglia di Lepanto (1571)|battaglia di Lepanto del 1571]]-, tuttavia il poeta romanesco di origini marinesi Leone Ciprelli pensò di unire questi due eventi, uno profano e l'altro sacro: nacque così nel [[1925]] la [[Sagra dell'uva (Marino)|sagra dell'Uva di Marino]], primo evento del genere in [[Italia]].<ref>Ugo Onorati, ''op. cit.'', p. 1.</ref> La prima edizione della sagra si tenne domenica [[4 ottobre]] [[1925]], e da allora la prima [[domenica]] di [[ottobre]] è la data fissa per i festeggiamenti della sagra. La principale caratteristica dell'evento è il cosiddetto "miracolo delle fontane che danno vino", ma il programma varia di anno in anno arricchendosi o impoverendosi di attrazioni. Nei primi decenni la sagra, patrocinata dall'[[Opera Nazionale Dopolavoro]] e dal [[Fascismo|regime fascista]], riscosse un grande successo: nel [[1931]] venne calcolato un afflusso di circa 50.000 persone,<ref>Ugo Onorati, ''op. cit.'', p. 151.</ref> nel [[1940]] furono distribuiti oltre 2000 litri di vino dalla fontane.<ref>Ugo Onorati, ''op. cit.'', p. 153.</ref>
 
===La dittatura fascista (1922-1943)===
{{...}}
 
===La seconda guerra mondiale (1943 - 1944)===
{{Vedi anche|Marino durante la seconda guerra mondiale}}
 
[[Immagine:Marino-Torre Orsini 1944 01.jpg|thumb|200px|right|Una delle torri della ''Rocca Frangipane'' scoperta dai bombardamenti del [[2 febbraio]] [[1944]], in [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]].]]
 
Il [[19 luglio]] [[1943]], giorno successivo al [[bombardamento di Roma]], 525 aerei statunitensi colpiscono diverse zone periferiche di [[Roma]], l'[[aeroporto di Roma-Urbe]] e l'[[aeroporto di Roma-Ciampino]], all'epoca situato in comune di Marino: vengono uccisi diciotto civili marinesi.<ref name="ReferenceB">[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), p. 5.</ref> Una seconda incursione aerea su [[Ciampino]] causa alcune vittime civili il [[17 agosto]] [[1943]].<ref name="ReferenceB"/>
 
Nel pomeriggio dell'[[8 settembre]] [[1943]], poche ore prima che il maresciallo [[Pietro Badoglio]] [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|annunciasse la firma dell'armistizio di Cassibile]], alcuni aerei statunitensi colpiscono il nodo stradale di [[Squarciarelli]], in comune di [[Grottaferrata]], tagliando le comunicazioni tramviarie tra [[Frascati]] e Marino e danneggiando gli impianti di sollevamento dell'acquedotto che rifornisce in parte anche Marino.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), p. 6.</ref>
 
Nella notte tra il [[22 gennaio|22]] ed il [[23 gennaio]] [[1944]] alle 02.45 di notte ingenti forze anglo-americane sbarcarono presso [[Anzio]], creando una testa di ponte alle porte di [[Roma]]<ref>[http://www.normandy.it/Anzio2006.htm 62º anniversario dello sbarco ad Anzio e Nettuno]</ref>: da questa data si intensificano notevolmente i bombardamenti sui [[Castelli Romani]].
 
Il [[30 gennaio]] [[1944]], in seguito ad un'azione partigiana nella quale era stato gravemente ferito un ufficiale tedesco, a Marino viene fermato Ferdinando Lanciotti, il quale trovato in possesso di un'arma da fuoco viene fucilato sul posto.<ref>[http://www.tmcrew.org/memoria/spaccatrosi/Storiografia/Provincia_di_Roma%201944.htm Cronologia della Resistenza nel Lazio - Provincia di Roma - 1944]</ref> Il [[1º febbraio]] [[1944]] vengono bombardate [[Ariccia]] ed [[Albano Laziale]]: la [[Strada statale 7 Via Appia|via Appia]] è impraticabile.
 
Mercoledì [[2 febbraio]] [[1944]] alle ore 12.30 circa alcuni bombardieri [[North American B-25 Mitchell]] della 15ª [[United States Army Air Forces]], dal tonnellaggio di 1360 chilogrammi di bombe ciascuno, bombardarono Marino colpendo il centro storico in diagonale: così [[Zaccaria Negroni]], all'epoca capo locale del [[Comitato di Liberazione Nazionale]], descrive il momento forse più tragico delle sue memorie di guerra, ''[[Marino sotto le bombe]]'':
{{quote|''Mercoledì 2 febbraio.'' Tutto è tranquillo, sereno. La gente si avvia verso casa per il pranzo. In chiesa è appena terminata la solenne funzione della Candelora. Alcune donne indugiano tranquille nei negozi per le spese giornaliere.
Le dodici e trenta: rombo di motori. Allarme. Ma pochi si avviano ai ricoveri; i più stanno a guardare, come il solito: ne son passate tante di formazioni, specie negli ultimi giorni! Queste... dove andranno a seminare la morte?... Ecco, una formazione è passata. Se ne sente arrivare una seconda; passerà anche questa come le altre.
Un improvviso boato rompe bruscamente ogni illusione. (Era il crollo di Palazzo Colonna, colpito da grosse bombe a catena). Si corre ai ricoveri. Tardi! Una pioggia di bombe sopraggiunge, preannunciata da sibili laceranti. E poi un'altra e un'altra ancora.
Il paese è sepolto nel fumo e nella polvere dei calcinacci: non si vede a un metro di distanza. Grida. Gemiti. Pianti. Macerie.
Rinuncio a descrivere. Chi ha vissuto quei momenti sa; chi non li ha vissuti... non può capire.|[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'', pp. 15-16.}}
Venne completamente distrutto [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]], dove era stata installata una stadio radio tedesca -e pare che lo stesso feldmaresciallo [[Albert Kesselring]] se ne fosse appena servito-; furono anche completamente distrutte la ''fontana dei Quattro Mori'', travolta dalle macerie della facciata orientale di Palazzo Colonna, e la [[Villa Colonna di Belpoggio]], sede di un autoparco. Nell'attuale [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]] il crollo delle abitazioni scoprì una delle torri della duecentesca ''Rocca Frangipane''. L'unico obiettivo militare veramente sensibile presente nel territorio di Marino, ovvero il quadrivio tra la [[Strada statale 216 Maremmana III|via Maremmana Inferiore]] e la [[Strada statale 217 Via dei Laghi|Via dei Laghi]], venne risparmiato dai bombardamenti anglo-americani.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), pp. 14-16.</ref>
 
Il [[17 febbraio]] [[1944]] il convento delle [[Piccole Sorelle dei Poveri]], presso cui i tedeschi avevano allestito un deposito di armi e munizioni, venne colpito dai bombardamenti statunitensi: morirono diciannove suore.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), pp. 25-27.</ref> Il 23 maggio 1944 un bombardamento a tappeto statunitense colpisce alcuni villini situati nell'attuale [[quartiere Villa Desideri]] e devasta una parte del Cimitero Comunale.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), p. 28.</ref> Altre incursioni aeree effettuate su Marino negli ultimi giorni di [[maggio]] colpirono [[Via Roma (Marino)|via Roma]] -[[27 maggio]], sette vittime civili-, ancora il Cimitero Comunale -[[28 maggio]]-, il [[rione Castelletto]] -[[30 maggio]], numerose vittime civili-, la [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba]] -[[31 maggio]]-.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), pp. 128-30.</ref> Undici morti e numerosi feriti sono il bilancio di un'incursione aerea statunitense nel [[quartiere Borgo Garibaldi]] avvenuta il [[1º giugno]] [[1944]].<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), pp. 30-31.</ref> Durante il periodo bellico, la popolazione civile cercò rifugio presso le grotte delle cantine, dove si considerava al riparo dalle incursioni aeree, e nelle gallerie della disattivata [[ferrovia Roma-Albano]], specialmente nella [[galleria di Marino]].
 
Con l'avvicinarsi della linea di fronte a Marino, il [[Prefetto (ordinamento italiano)|prefetto]] di [[Roma]] consegna al commissario prefettizio l'ordine di sgombero della città: questi a sua volta rimette ogni decisione in mano a [[Zaccaria Negroni]], il quale per evitare la deportazione degli abitanti in qualche campo profughi e il saccheggio delle case abbandonate -come avvenuto ad esempio nella vicina [[Lanuvio]]<ref>[http://www.lanuvionline.eu/pag_WEB/pagine_curioso/1944_bombardamendo/bombardamenti_1944/sfollamento_a_lanuvio.htm 22 gennaio 1944: lo sfollamento di Lanuvio]</ref>- si rifiuta di far eseguire l'ordine di sfollamento.<ref>Tommaso Martella, ''Il sindaco ignorò l'ordine e Marino fu salva dal saccheggio'' - La Tribuna del Popolo - 18 dicembre 1945.</ref><ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), p. 33.</ref>
 
Durante la nottata tra [[3 giugno|3]] e [[4 giugno]] [[1944]] ormai è chiaro che il fronte tedesco, attestato lungo la [[linea Hitler]] tra [[Lanuvio]], [[Velletri]] e [[Valmontone]] sta inesorabilmente crollando: il ritiro dei tedeschi si intensifica, così come il cannoneggiamento alleato. I tedeschi organizzano una debole resistenza all'ingresso di Marino, in località ''San Rocco'': all'arrivo dei primi soldati alleati provenienti da [[Grottaferrata]] si verificheranno scontri di piccola intensità che lasceranno sul terreno alcuni morti.<ref>[[Zaccaria Negroni]], ''[[Marino sotto le bombe]]'' (III edizione), p. 36.</ref> Occupata completamente Marino, gli alleati nominano [[Zaccaria Negroni]] sindaco ''pro tempore'' e partono alla volta di [[Roma]], liberata nella notte tra [[4 giugno|4]] e [[5 giugno]].
 
{{Vedi anche|Caduti di Marino nella seconda guerra mondiale}}
 
<div class="NavFrame" style="clear:both; text-align:center;">
<div class="NavHead" style="background:#2380c1; border:1px solid silver;text-align:left; font-size:100%">[[Immagine:Nuvola apps digikam.png|left|20px]]<center>'''<span style="color:white">Marino: scene di guerra</span>'''</center></div>
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Immagine:Marino-Torre Orsini 1944 01.jpg|Una delle torri della ''Rocca Frangipane'' in [[Piazza Giacomo Matteotti (Marino)|piazza Giacomo Matteotti]] dopo il bombardamento del [[2 febbraio]] [[1944]].
Immagine:Marino Palazzo Colonna 1944-002.jpg|La facciata principale di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] dopo il bombardamento del [[2 febbraio]] [[1944]].
Immagine:Marino Palazzo Colonna 1944-004.jpg|La facciata orientale di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] con la ''fontana dei Quattro Mori'' sepolta dalle macerie dopo il bombardamento del [[2 febbraio]] [[1944]].
Immagine:Marino 1944 Via Mercuri.jpg|Via Paolo Mercuri dopo il bombardamento del [[2 febbraio]] [[1944]].
Immagine:Marino Via S Lucia 1944-011.jpg|Via Santa Lucia dopo il bombardamento del [[2 febbraio]] [[1944]].
Immagine:Marino-Piazza San Barnaba 1944-01.jpg|Edifici in [[Piazza San Barnaba (Marino)|piazza San Barnaba]] dopo il bombardamento del [[2 febbraio]] [[1944]].
Immagine:Marino 1944 Basilica di San Barnaba 0.jpg|La [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba]] dopo l'incursione aerea del [[31 maggio]] [[1944]].
</gallery>
</div></div></div>
 
==Il secondo dopoguerra==
===Gli anni della ricostruzione (1944 - 1960)===
{{S sezione|storia|Lazio}}
 
Dopo la [[liberazione di Roma]], il sindaco ''[[pro tempore]]'' [[Zaccaria Negroni]] e la giunta comunale si trovarono davanti ad un panorama desolante: il dieci per cento delle case erano distrutte o gravemente danneggiate<ref>Tommaso Martella, ''Il sindaco ignorò l'ordine e Marino fu salva dal saccheggio'' - La tribuna del popolo - 13 dicembre 1945.</ref>, ogni collegamento ferroviario e le [[tramvie dei Castelli Romani]] erano disattivate a causa dei bombardamenti, molte strade erano bloccate dai detriti dei bombardamenti. Immediatamente dopo la distruzione di [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]], fino ad allora sede municipale, alcuni uffici comunali si trasferirono presso i locali dell<nowiki>'</nowiki>''Oratorio della Coroncina'', nei sotterranei della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|Basilica di San Barnaba]].
 
===Gli anni del boom economico (1960 - 1990)===
{{S sezione|storia|Lazio}}
 
Nel [[1966]] lo [[Stadio Comunale Domenico Fiore|Stadio Comunale Ferentum]], rinnovato, viene inaugurato dal sindaco Giulio Santarelli e dal [[Elenco dei ministri del Turismo e dello Spettacolo della Repubblica Italiana|ministro al Turismo e Spettacolo]] onorevole [[Achille Corona]], alla presenza dell'abate parroco [[Giovanni Lovrovich]] e con la partecipazione straordinaria di [[Sophia Loren]], proprietaria assieme al marito [[Carlo Ponti]] di una storica villa situata ai piedi del centro storico di Marino, lungo la [[Strada statale 217 Via dei Laghi]].<ref>Ugo Onorati, ''Vita e opere di monsignor Giovanni Eleuterio Lovrovich'', in AA.VV., ''Don Giovanni - A 10 anni dal suo ritorno al padre'', p. 23.</ref>
 
Il [[6 agosto]] [[1970]] il [[Parlamento]] approvò una mozione che dichiarò il [[Marino (vino)|vino di Marino]] prodotto DOC ([[Denominazione di origine controllata]]). La produzione di questo vino è prerogrativa dei territori di [[Marino (Italia)|Marino]], [[Ciampino]], [[Castel Gandolfo]], [[Grottaferrata]] e [[Roma]]. ''(Vedi [[Marino (vino)]], [[Marino spumante]], [[Marino superiore]])''
 
Il [[25 settembre]] [[1974]], dopo due anni di preparazione, la L. R. n°69 concesse alla frazione di [[Ciampino]], la cui crescita urbana esponenziale era iniziata negli [[Anni 1930|anni trenta]] grazie alla [[ferrovia]] e all'[[Aeroporto di Roma-Ciampino|aeroporto]], di staccarsi dal comune di Marino<ref>[http://www.comune.ciampino.roma.it/la_storia.htm].</ref>. L'indipendenza divenne effettiva il [[18 dicembre]] [[1974]]. ''(Vedi [[Ciampino]])''
 
Nel [[1979]] venne varato un nuovo [[Piano Regolatore Generale]] per il comune di Marino, che prevedé l'urbanizzazione pianificata di [[Santa Maria delle Mole]] e [[Frattocchie]], oltre che l'espansione del centro storico.
 
Nel [[1988]] la Regione Lazio istituisce il ''Parco Regionale dell'Appia Antica'', per un totale di 3600 ettari di verde tra i comuni di [[Roma]], [[Ciampino]] e Marino<ref>[Sito ufficiale del Parco http://www.parcoappiaantica.it/it/testi.asp?l1=2&l2=2&l3=0&l4=0].</ref>.
 
===L'ultimo decennio del Novecento (1990 - 2000)===
{{S sezione|storia|Lazio}}
 
Durante i [[Campionato mondiale di calcio 1990|Mondiali di calcio Italia 1990]] la [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale italiana di calcio]] venne ospitata in ritiro a Marino. Per l'occasione, venne restaurato lo Stadio Comunale che ospitò gli allenamenti degli azzurri<ref>Lo Stadio, della capienza di un migliaio di posti, è stato fino al [[2001]] rivestito d'[[erba sintetica]], in seguito smantellata. L'[[8 luglio]] [[2007]] lo Stadio è stato dedicato all'imprenditore marinese Domenico Fiore, presidente del Marino Calcio negli [[Anni 1980|anni ottanta]] ([http://www.comune.marino.rm.it/site.view/fd=news/ff=read/id=281/routine=press.htm]): si prevede per il [[2008]] il ripristino del manto erboso anche nel Campo Comunale di [[Santa Maria delle Mole]].</ref>. Sempre nella circostanza del Mondiale, venne risitemato '' 'u Giardinacciu'', ora piazza Giuseppe Garibaldi<ref>Vittorio Rufo (a cura di), ''Marino-Immagini di una città''.</ref>.
 
{{Vedi anche|Stadio Comunale Domenico Fiore}}
 
Dopo la chiusura delle cave di peperino di Marino, l'interesse per questo materiale non andò scemando, anzi: tra il [[1978]] ed il [[1990]] il Comune di Marino organizzò la ''Biennale della Pietra'', con la partecipazione di artisti come il marinese Paolo Marazzi, lo spagnolo Luis Ramos ed il giapponese Kazuto Kuetani.<ref name="Paolo Marazzi p. 84">Paolo Marazzi, ''La pietra albana'', in Vittorio Rufo e AA.VV., ''Marino - Immagini di una città'', p. 84.</ref> Il [[5 ottobre]] [[1991]] il [[Consiglio comunale]] ha approvato il vincolo storico per una parte della cave abbandonate<ref name="Paolo Marazzi p. 84"/> , attorno a cui è cresciuto il [[quartiere Cave di Peperino]], che rivestono ancora oggi un fascino particolare.
 
{{Vedi anche|Quartiere Cave di Peperino}}
 
Il [[12 gennaio]] [[1992]] si tenne un ''[[referendum]]'' tra i residenti delle frazioni di [[Santa Maria delle Mole]], [[Cava dei Selci]] e [[Frattocchie]], attuali [[Circoscrizioni di Marino|circoscrizioni II e III del comune di Marino]], per ottenere l'autonomia del loro territorio, sotto il nome di ''[[Boville (comune autonomo)|Comune Autonomo di Boville]]'': l'85.5% dei votanti si espresse in favore della separazione<ref>[http://www.sempreboville.org/Cinque%2013%20gennaio%202007.htm Associazione SempreBoville].</ref>. Nel [[1994]] venne costituito il ''Comune Autonomo di Boville'', subito dopo però soppresso e riaccorpato a Marino: il neo-ricostituito comune di Marino fu commissariato fino a nuove elezioni. Il comune autonomo di Boville venne costituito con legge regionale n° 56 del [[21 ottobre]] [[1993]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/ottobre/29/regione_Boville_comune_autonomo_co_10_9310294164.shtml Articolo del ''Corriere della Sera'' 29-10-1993 p. 49]</ref>: all'atto della sua creazione era vasto 16.89&nbsp;km<sup>2</sup> -contro i 26.10&nbsp;km<sup>2</sup> totali del comune di Marino con le frazioni- ed aveva una popolazione di 18.818 abitanti -contro i 32.903 abitanti del comune di Marino con le frazioni-.<ref>[http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/MD/download/vt_Roma.pdf Variazioni territoriali e di nome dei comuni della provincia di Roma 1991 - 2001]</ref> La soppressione del comune fu sancita dalla sentenza della Corte Costituzionale n° 433 del [[6 settembre]] [[1995]]. La Corte Costituzionale, in una successiva sentenza (n° 43/03) riguardo l'autonomia della frazione di [[Baranzate]] dal comune di [[Bollate]], in [[provincia di Milano]], elevò il caso dell'autonomia di Boville quasi ad esempio, asserendo<ref>[http://www.issirfa.cnr.it/1562,1457.html?PHPSESSID=62dae91df5d2469a7ae1228a00dc964c Sentenza della Coprte Costituzionale n° 43 - 10 febbraio 2003]</ref>:
{{quote|Ci sarebbe una differenza fra la vicenda del distacco di Boville da Marino (caso che diede origine alla questione risolta con la sentenza n. 433 del 1995) e la vicenda dell'erezione a Comune autonomo di Baranzate, per distacco da Bollate. Una cosa infatti sarebbe l'erezione a Comune autonomo di una frazione (non piccola ma neppure enorme) di un Comune che resta comunque più grande, come nel caso ora all'esame della Corte, altra cosa sarebbe invece l'erezione a Comune autonomo di una larghissima parte del territorio di un Comune preesistente, come avvenne nel caso di Marino. In quel caso, sarebbe stato assurdo non consultare tutta la popolazione di Marino, proprio perché Marino, dopo la scissione di Boville, sarebbe diventato altro da quel che era.|Sentenza della [[Corte Costituzionale]] n° 43 del [[10 febbraio]] [[2003]].}}
 
{{Vedi anche|Boville (comune autonomo)}}
 
==Il Duemila==
[[Immagine:84^ Sagra dell' Uva Marino.JPG|thumb|200px|right|L'arco trionfale in cartongesso realizzato su [[Corso Trieste (Marino)|corso Trieste]] per la [[Sagra dell'uva (Marino)|Sagra dell'Uva]] [[2008]].]]
 
Domenica [[3 ottobre]] [[2004]], durante i festeggiamenti dell'ottantesima edizione della [[Sagra dell'uva (Marino)|Sagra dell'Uva]], viene siglato un nuovo gemellaggio tra Marino e la città [[Grecia|greca]] di [[Lepanto]] -oggi chiamata ''Nafpaktos''-.<ref>Ugo Onorati, ''La Sagra dell'Uva di Marino'', p. 175.</ref><ref>[http://www.nafpaktos.gr/navma.html Municipalità di Nafpaktos - Η Ναυμαχία της Ναυπάκτου]</ref>
 
Sabato [[12 aprile]] [[2008]] sono state avvertite due piccole scosse di terremoto con epicentro tra Marino, [[Ciampino]] e [[Frascati]] ed ipocentro a circa dieci chilometri nel sottosuolo<ref>[[n:Doppio terremoto a sud di Roma, tanta paura ma nessun danno|Wikinews - ''Doppio terremoto a sud di Roma, tanta paura ma nessun danno'' - 12 aprile 2008]]</ref><ref>[http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_12/roma_terromoto_57fd9266-0857-11dd-883b-00144f486ba6.shtml Corriere della Sera - ''Due scosse di terremoto a Roma'' - 12 aprile 2008]</ref>: la prima scossa, avvertita alle 07.45, è stata di magnitudo 3.8, mentre la seconda scossa delle 07.58 è stata di magnitudo 2.2. I primi a segnalare alla Protezione Civile l'avvenuto sisma sono stati i Vigili Urbani di Marino, che per tutta la mattinata hanno effettuato controlli alla stabilità di scuole ed edifici pubblici.<ref>''Cinque Giorni'' - 15 aprile 2008, p. 5.</ref>
 
In seguito all'ordinanza contro la prostituzione firmata dal [[Sindaci di Roma|sindaco di Roma]] [[Gianni Alemanno]] il [[14 settembre]] [[2008]], i sindaci dei comuni del circondario romano hanno notato un crescente spostamento delle prostitute verso i propri comuni: segnatamente, ciò è stato notato a [[Frascati]] dal sindaco Francesco Posa e a Marino dal sindaco Adriano Palozzi.<ref>''Cinque Giorni'' - 1 ottobre 2008, p. 7.</ref> Il [[Sindaci di Marino|sindaco di Marino]] ha così pensato di emanare un'ordinanza contro la prostituzione sul territorio marinese, in data [[2 ottobre]] [[2008]]<ref>[http://www.comune.marino.rm.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1197&Itemid=45 Comune di Marino - Firmata l'ordinanza antiprostituzione - 2 ottobre 2008]</ref>:
{{quote|[...] é vietato a chiunque, sulla pubblica via e su tutte le aree soggette al pubblico passaggio del territorio della città di Marino [...] di fermarsi e/o sostare al fine di contrattare o comunque intrattenersi con soggetti dediti alla prostituzione ovvero concordare o richiedere prestazioni sessuali a pagamento o per mercede. [...] E' fatto inoltre divieto di assumere atteggiamenti, comportamenti, ovvero indossare abbigliamenti che manifestino in modo non equivoco la finalità di adescamento o esercizio dell’attività di meretricio. [...] Per la violazione della presente ordinanza è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di euro 50.|Ordinanza municipale del Comune di Marino 1 ottobre 2008.}}
Tuttavia, il presidente della [[Provincia di Roma]] [[Nicola Zingaretti]], in un vertice con i sindaci dei comuni del circondario romano tenutosi il [[6 ottobre]] [[2008]], si è espresso sull'inutilità di moltiplicare simili iniziative anti-prostituzione al di fuori del comune di Roma.<ref>''Cinque Giorni'' - 7 ottobre 2008, pp. 2-3.</ref>
 
Il [[9 dicembre]] [[2008]] [[Vladimir Luxuria]] si è recato al [[Museo Civico Umberto Mastroianni]]<ref>[http://www.vladimirluxuria.it/ Vladimir Luxuria - ''Vladimir Luxuria a Marino (RM)'']</ref> per visitarvi la mostra allestita in memoria di [[Massimo Consoli|Luciano Massimo Consoli]]<ref>[http://fondazionemassimoconsoli.com/ Fondazione Luciano Massimo Consoli - ''Massimo Consoli. Un marinese d'affetti speciali'']</ref>, defunto presidente del circolo di cultura omosessuale di Roma. Nel corso della visita, l'ex-onorevole si è recata in visita presso il [[Convento del Santissimo Rosario (Marino)|convento delle suore domenicane di clausura]].<ref>''Cinque Giorni'' - ''Luxuria a Marino'', p. 6 (10-12-2008).</ref>
 
Il [[10 dicembre]] [[2008]] è stata ricevuta presso [[Palazzo Colonna (Marino)|Palazzo Colonna]] una delegazione di autorità della [[Sierra Leone]] formata dal [[Diocesi di Makeni|vescovo di Makeni]] monsignor [[Giorgio Biguzzi]], dal sindaco di [[Makeni]] [[Alhaji Andrew Kanu]] e dal presidente della [[Provincia del Nord (Sierra Leone)|Provincia del Nord]] nonché ministro degli Affari Interni del governo in carica. L'incontro, che ha visto la partecipazione del neo-insediato abate parroco della [[Basilica di San Barnaba (Marino)|basilica di San Barnaba]] monsignor Pietro Massari, responsabile della missione della [[Sede suburbicaria di Albano|Diocesi suburbicaria di Albano]] nel territorio della [[diocesi di Makeni]], è stato seguito l'[[11 dicembre]] da una messa in basilica.<ref>[http://www.comune.marino.rm.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1315&Itemid=45 Comune di Marino - ''Marino per la Sierra Leone: il Sindaco riceve il Ministro degli Interni dello Stato africano.'' (09-12-2008)]</ref>
 
==Note==
{{<references|3}}/>
 
==Bibliografia==
*{{cita libro | Emanuela| Busà| Grande dizionario degli animali| 2007| GiuntiJunior Editore| Firenze}}
{{...}}
 
*{{cita libro| Giovanni Antonio | Ricci | Memorie storiche dell'antichissima città di Alba Longa e dell'Albano moderno | 1787 | Stamperia Giovanni Zempel | Roma | ed= I cid=Ricci}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Emanuele | Lucidi | Memorie storiche dell'antichissimo municipio ora terra dell'Ariccia, e delle sue colonie di Genzano e Nemi | [[1796]] | Tipografia Lazzarini | [[Roma]] | ed= I | cid=Lucidi}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Nicola | Ratti | [[Storia di Genzano, con note e documenti]] | [[1797]] | Stamperia Salomoni | [[Roma]] | wkautore= Nicola Ratti| ed= I | cid=Ratti}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Gaetano | Moroni | [[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]] | [[1840]] | Tipografia Emiliani | [[Venezia]] | wkautore= Gaetano Moroni | ed= I | cid=Moroni}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Antonio | Nibby | Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma | 1848 | Tipografia delle Belle Arti | Roma | wkautore= Antonio Nibby | capitolo= vol. I | ed= II | cid=Nibby}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Ferdinand | Gregorovius | Storia della città di Roma nel Medioevo | 1973 | Einaudi | Torino | wkautore= Ferdinand Gregorovius |id=ISBN 88-06-37689-6 |cid=Gregorovius}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Girolamo | Torquati | Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino | 1974 | Tipografica Renzo Palozzi | Marino | wkautore= Girolamo Torquati | capitolo= vol. I | ed= I | cid=Torquati 1974}} {{NoISBN}}
*{{cita libro|nome=Giuseppe |cognome=Tomassetti |wkautore=Giuseppe Tomassetti |coautori=Francesco Tomassetti |titolo=La Campagna Romana antica, medioevale e moderna IV|anno=1910 |editore=[[Loescher]] |città=Torino |ed=I |id=ISBN 88-271-1612-5|cid=Tomassetti}}
*{{cita libro| nome=Pino | cognome=Chiarucci | capitolo=Gli insediamenti laziali e quelli albani in particolare | cid=Chiarucci| titolo=Il Lazio antico dalla protostoria all'età medio-repubblicana, Atti del corso di archeologia tenutosi presso il Museo Civico di Albano nel 1982-1983|curatore=Pino Chiarucci|editore= Paleani Editrice|anno= 1986 |città=Roma}}
*{{cita libro| Raimondo | Del Nero | La Valle Latina | 1990 | Parco regionale dei Castelli Romani | Frascati | ed= I | cid=Del Nero 1990}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Vittorio | Rufo | Marino - Immagini di una città | 1991 | Banca di Roma | Marino | ed= I | cid=Rufo}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Vincenzo | Antonelli | La chiesa della Madonna dell'Acquasanta in Marino | 1993 | Tipolitografia dell'Abbazia di Casamari | Veroli | ed= I | cid=Antonelli}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Raimondo | Del Nero | Bovillae | 1994 | Tipografia Gianni Palozzi | Marino | ed= I | pagine= pp. 121 | cid=Del Nero 1994}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Luigi | Devoti | Cryptaferrata - Grottaferrata | 1999 | Edizioni tra 8 & 9 | Velletri | wkautore= Luigi Devoti | ed= I | cid=Devoti 1999}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Alessandro | Bedetti | Dall'antiquarium al museo civico | 2000 | Comune di Marino | Marino | ed= I | cid=Bedetti 2000}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Raimondo | Del Nero | La diocesi tuscolana dalla origini al XIII secolo | 2002 | Associazioni "Amici del Tuscolo" | Frascati | ed= I | cid=Del Nero 2002}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Luigi | Devoti | Palazzo Matteotti a Marino | 2002 | Banca di Roma | Marino | ed= I |cid=Devoti 2002}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Luigi | Devoti | Frescati - Frascata - Frascati | 2003 | Edizioni tra 8 & 9 | Velletri | wkautore= Luigi Devoti | ed= I | cid=Devoti 2003}} {{NoISBN}}
*{{cita libro| Luca | Fezzi | Il tribuno Clodio | 2008 | Laterza| Roma-Bari}} {{NoISBN}}
 
==Voci correlate==
* [[Ariccia]]
* [[Rocca di Papa]]
* [[Santuario di Santa Maria dell'Acquasanta]]
* [[Santuario di Santa Maria della Rotonda]]
* [[Centro di Marino]]
 
*{{cita libro | David| Burnie| Animali - Volume 1| 2001| Dorling Kindersley Limited | Londra}}
==Altri progetti==
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== Altri progetti ==
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{{vetrina|13|1|2008|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Storia_di_Marino|arg=storia}}
 
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[[Categoria:Storia del Lazio|Marino]]
[[Categoria:Storia di Marino]]
[[Categoria:Storia dei Castelli Romani]]