Norba latina e Thanasimus formicarius: differenze tra le pagine

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[[File:Ck-thanasimus-482.jpg|thumb|right|Foto dettagliata del Thanasimus Formicarius]]
'''Norba ''latina''''', fu un'antica città sui [[monti Lepini]], in posizione dominante sulla [[Agro Pontino|pianura pontina]] a sud di [[Roma]], presso l'attuale [[Norma (Italia)|Norma]], in [[provincia di Latina]]. {{citazione necessaria|Secondo l'etimologia proposta dal linguista [[Giacomo Devoto]], il toponimo Norba avrebbe il significato di "(città) forte".}} L'appellativo "latina" è usualmente impiegato per distinguere la città dalla coeva [[Norba apula]], che sorgeva in [[Apulia]].<ref>Nonostante l'identico toponimo, le due città si distinguevano per l'antroponimo: gli abitanti di Norba latina erano chiamati ''norbani'', mentre quelli di Norba apula erano detti ''norbanenses''.</ref>
Il '''Cleride formicario''' ('''''Thanasimus formicarius''''' [[Linnaeus]], 1758), noto anche come cleride europeo dal ventre rosso, è un insetto appartenente alla famiglia dei [[Coleottero|coleotteri]].
 
== Storia Descrizione==
Il Cleride formicario è un insetto di taglia media: dai 5,5 ai 9,5 mm. È piuttosto morbido, con forti mandibole che possono lacerare il corpo duro degli scarabei di cui si ciba, come quelli della corteccia.
La storia di Norba inizia circa dopo l’anno 1000 a.C. dove le genti albane fecero sorgere sui monti limitrofi delle fortificazioni chiamate castellieri. Ciò non esclude la possibilità di insediamenti autoctoni precedenti alle genti albane. Gli insediamenti albani possono distinguere tre principali periodi storici della Norba Latinae: trogloditico, albano e romano. Il periodo trogloditico si riferisce alla città fatta di grotte e di capanne riconducibili tra l’età del bronzo e quella del ferro. Il secondo momento fa riferimento alla nascita della Confederazione albana, che racchiude tutti i popoli colonizzati del Lazio. L’ultimo momento della storia di Norba, nel quale la cittadina conobbe il massimo splendore fu quello romano.
 
Sfoggia una [[livrea]] variopinta e dai colori brillanti: ha il capo nero mentre l'addome e la parte superiore delle [[Elitra|elitre]] sono bruno-rossastro e rigide per proteggere l'insetto<ref>{{cita pubblicazione |nome=David |cognome=Burnie |titolo=Animali |editore= Dorling Kindersley Limited |città=Londra |volume=Vol 1 |anno=2001 |p= 148 }}</ref>. Le elitre verso la parte anteriore sono rosse e scendendo verso quella posteriore diventano nere con disegni bianchi. Le antenne possono essere dentellate o terminare con una forma clavata piuttosto evidente<ref>{{cita pubblicazione |nome=Emanuela |cognome=Busà |titolo=Grande dizionario degli animali |editore=GiuntiJunior Editore |città=Firenze |anno=2007 |p=122 }}</ref>.
Roma infatti stava diventando una grandissima potenza e, dopo aver distrutto la città di Alba Longa, si trovò ad incorporare tutti i popoli del Lazio che precedentemente erano assoggettati ad essa. Intanto un altro popolo forte e rude, quello Volsco, si presentava come una minaccia per le città del [[Lazio]] inferiore e della [[pianura pontina]], così i romani videro in Norba un posto strategico per vigilare e contenere il popolo Volsco. Norba nel 492 a.C. divenne una rigogliosa colonia romana, che si dimostrò sempre fedele a Roma, soprattutto nei momenti di estrema difficoltà durante le [[guerre puniche]].
Grazie ai suoi colori particolari e alla forma del suo corpo, il Cleride formicario può facilmente mimetizzarsi, così da essere invisibile a prede e predatori, al pari delle [[mutillidae]] che spesso sono avvistate nello stesso [[habitat]].
 
La colorazione di questa specie è molto simile a quella di altri esemplari appartenenti alla stessa famiglia di coleotteri, ma il Cleride formicario presenta delle lievi differenze circa la colorazione del dorso. Infatti la fascia bianca che lo attraversa confina con la parte superiore più scura delle ali, le zampe sono marroni e non nere. Il lato ventrale differisce in maniera notevole poiché in altre specie è arancione e contrasta con le gambe, mentre il Cleride formicario ha il lato inferiore il cui colore vira sul rosso marrone<ref>{{Cita web|url=https://www.researchgate.net/publication/322697276_Ecology_and_distribution_of_Thanasimus_formicarius_Linnaeus_1758_and_the_newly_discovered_Thanasimus_femoralis_Zetterstedt_1828_in_Belgium_Coleoptera_Cleridae|titolo=Ecology and distribution of Thanasimus formicarius}}</ref>.
Nel periodo di forti tensioni tra [[Gaio Mario|Mario]] e [[Silla]], che poi sfociarono in una guerra civile, gli abitanti di Norba si schierarono al fianco di Mario, nominando console Caio Giunio Norbano, fermo oppositore di Silla. La cittadina pago duramente la sua posizione e venne assediata per lungo tempo dal generale Emilio Lepido. La fine di Norba viene narrata dallo storico greco [[Appiano di Alessandria]]:
{{Quote|Norba un’altra città antisillana resistette ancora aspramente, finché penetrato in essa di notte per tradimento Emilio Lepido, degli abitanti inferociti per il tradimento, alcuni si suicidarono, altri si uccisero tra di loro, altri si impiccarono. Altri ancora, bloccate le porte delle case, vi appiccarono il fuoco…un vento sorto violentissimo a tal punto alimentò le fiamme, che nessun bottino si ricavò dalla città. Costoro dunque, morirono così da forti.|[[Appiano di Alessandria]], ''Bell. Civil.'' I, 94-95.}}
 
È un coleottero tipicamente predatore, le cui larve, di un colore rosso vivo brillante, vivono sotto la corteccia degli alberi<ref>{{cita pubblicazione |nome=Emanuela |cognome=Busà |titolo=Grande dizionario degli animali |editore=GiuntiJunior Editore |città=Firenze |anno=2007 |p=122, }}</ref>.
Sebbene in seguito ricostruita, perse rapidamente importanza e [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]] la cita nel suo elenco delle città del ''[[Latium vetus]]'' ai suoi tempi ([[I secolo]] d.C.) scomparse. Nel [[medioevo]] fu abbandonata e la popolazione si trasferì nella pianura sottostante, dando vita alla città di [[Ninfa (città)|Ninfa]], che divenne piuttosto importante, per poi decadere a sua volta a causa della [[malaria]].
Gli adulti di Cleride formicario vivono da 4 a 10 mesi.
 
==Biologia==
==Sito archeologico==
L'area archeologica conserva notevoli resti della cinta muraria, in [[opera poligonale]], con tre porte risalenti al [[IV secolo a.C.]] La città costituisce uno degli esempi meglio conservati in Italia di urbanistica a pianta regolare risalente a un'epoca piuttosto antica. Il terreno accidentato ha portato alla creazione di terrazzamenti digradanti che conferiscono alla città un aspetto scenografico. Recenti scavi hanno messo in luce significativi resti di vari edifici, suddivisi in isolati irregolari da strade parallele e ortogonali, tra cui spiccano due [[acropoli]] con diversi templi.
 
===Comportamento===
L’acropoli maggiore conteneva il tempio di [[Diana (divinità)|Diana]], gli uffici governativi e di rappresentanza come il Senato e la guarnigione militare. Era difesa da potenti terrazze. Nel centro c’era il castello delle acque, forse lo stabilimento termale col calidarium, il frigidarium e il tepidarium.
Il Cleride formicario predilige i Pini, sia come fonte di cibo che come luogo in cui deporre le loro uova, anche se in genere lo spessore della corteccia di questi alberi ostacola la fuoriuscita delle larve<ref>{{cita pubblicazione |nome=Nathalie |cognome= WARZEE, |nome2=Jean-Claude |cognome2=GREGOIRE |titolo=Why a Large Range of Prey for a Specialized Predator? |rivista=Biological Control and Spatial Ecology,Lab CP 160/12 |editore= Free University of Brussels|città=50 avenue F.D. Roosevelt,B-1050 |lingua=inglese }} </ref>.
L’acropoli minore, la parte più antica, conteneva due templi, tra cui quello di [[Giunone Lucina]], e terrazzamenti. C’erano inoltre le case popolari o [[insulae]] collocate su strade parallele che si intersecavano con la via principale ad angolo retto.
Le femmine depongono le loro uova alla base, o nella parte centrale, degli alberi che si trovano nelle [[Foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale|foreste di conifere]] e più raramente negli alberi a foglie caduche.
 
Prediligono anche alberi soggetti a malattie o addirittura morti. Questo accade principalmente poiché sono una ricca fonte di cibo, ma soprattutto perché, non producendo più molta resina, hanno una corteccia poco spessa. Ciò si rivela utile perché non costituisce un ostacolo per lo scavo dei tunnel, per penetrare più facilmente la corteccia quando le femmine devono deporre le uova e per quando, in primavera, le larve diventate adulte emergono in superficie senza che vi sia opposta alcuna resistenza, da potersi subito dirigere verso la base degli alberi e cacciare i coleotteri della corteccia e gli altri insetti di cui sono ghiotte.
I Norbani costruirono quattro porte alla città: due comode che consentissero facilmente l’accesso alla città, ma da difendere più intensamente, e altre due situate sui pendii difendibili con minime forze. La Porta Maggiore o Porta Setina, perché orientata verso sezze (Setia) e la Porta Segnina, direzione Segni, sono le porte cosiddette comode; mentre la Porta Ninfina e quella Occidentale sono quelle arroccate su precipizi. Forse nessuna delle colonie romane conserva una così bella e intatta porta come è quella Maggiore. Di evidente derivazione greca, aveva alla sua sinistra un torrione rotondo usato per colpire i soldati sul fianco scoperto dallo scudo.
 
Il legno impilato è particolarmente attraente poiché rilascia sostante biogeniche naturali come i [[Monoterpene|monoterpeni]].
Per quanto riguarda l’approvvigionamento di acque, l’unica cosa certa è che Norba era alimentata dall’acqua piovana, conservata in numerosi pozzi o cisterne.
Si distinguono dagli altri coleotteri saproxilici perché non possiedono gli [[Enzima|enzimi]] [[Cellualsi|cellulasi]] ed emicellulasi, che dovrebbero consentire loro di digerire parte della parete cellulare dei tessuti legnosi (Speight 1989)<ref>{{Cita web|url=https://www.researchgate.net/figure/Thanasimus-formicarius-Linnaeus-1758-Cleridae-a-common-saproxylic-species_fig18_289525114}}</ref>.
I luoghi di culto, ovvero i templi, sono situati sulle alture maggiori, luoghi più in vista e dal terreno che doveva essere necessariamente vergine, cioè non edificato in precedenza. La religione dei Norbani era comunque quella dei popoli romani.
 
===Alimentazione===
Oltre a due templi di cui non si sa a chi fossero dedicati, i più fastosi e importanti erano quello di Diana e quello di Giunone Lucina.
[[File:Thanasimus.formicarius.-.lindsey.jpg|thumb|right|Cleride formicario alla ricerca di cibo sulla corteccia di un albero]]
Il Tempio di Diana è quello posto sull’acropoli maggiore, occupando quindi la massima altura della città. Era diviso in pronao e cella e contornato su tre lati da un porticato a pilastri. Questo tempio fu forse distrutto da Silla nella presa della città e poi ricostruito.
Il Cleride formicario si nutre di 27 specie di scarafaggi della corteccia, appartenenti a 15 generi differenti, che infestano le conifere ([[Pinus|pino]], [[Picea abies|abete rosso]], [[Larix|larice]], abete Douglas e altri) e gli alberi di latifoglie ([[Quercus|quercia]], [[Fraxinus|frassino]], [[Populus|pioppo]] e altri).
Il Tempio di Giunone Lucina è situato a sud ovest della città il nucleo primitivo dell’abitato e quindi era probabilmente il più antico. Era diviso in pronao e cella e aveva dinanzi una gradinata ; era ornato da grandi colonne scanalate che terminavano con i capitelli. Aveva accanto una piccola cisterna e una strada, dal tempio scendeva fin verso l’abitato.
Fino ad oggi non è stata rinvenuta la [[necropoli]]. Probabilmente è stata distrutta dall'avvento degli uomini di Silla.
 
In particolare il Cleride formicario si può avvistare spesso sui rami infestati da piccoli insetti dal colore scuro che scavano le loro tane e depongono le uova all’interno delle radici degli alberi, motivo per cui li danneggiano.
Tutti gli oggetti rinvenuti, dalle pietre sacre, alle armi, alle iscrizioni su lamine i bronzo, alle stipi votive, alle statuette ex voto, sono contenuti nel [[Museo Civico (Norma)]].
Curioso il fatto che anche le larve di Cleride formicario si nutrano di quelle di questi insetti.
La tecnica di caccia del Cleride formicario è particolarmente veloce e aggressiva. Questo insetto, infatti, si muove molto rapidamente, al pari di una formica, motivo per cui gli è stato attribuito l’appellativo formicarius.
 
Gli adulti di Cleride formicario servendosi delle loro zampe afferrano velocemente la preda, in modo tale che non possa scappare.
==Tra Storia e Leggenda==
Successivamente mordono la vittima tra il torace e l'addome (o la testa e il torace) poiché sono le parti più morbide ma anche le più nutrienti.
Si racconta che tra i lunghi cunicoli sotterranei ci sia nascosto un tesoro: una chioccia coi pulcini d’oro. Molti raccontano di essersi avventurati tra questi cunicoli, ma sono dovuti tornare precipitosamente indietro.
Questo rapido processo di nutrizione richiede pochi minuti, in genere circa 10.
La storia della chioccia e dei suo pulcini d’oro ci riporta all’epoca delle [[invasioni barbariche]] poiché questa era proprio uno dei soggetti principali dell’oreficeria barbara. Nel Museo della cattedrale di Monza è conservato un piatto d’argento dorato nel quale è proprio raffigurata una chioccia con sette pulcini, risalente all’epoca di [[Teodolinda]]. Probabilmente a Norba in quei luoghi è stato seppellito un capo barbaro insieme ai suoi tesori, tra cui ci potrebbe essere stato un piatto con la chioccia e i suoi pulcini come quello conservato a [[Monza]].
 
Il Cleride formicario arriva ad ingerire anche tre coleotteri della corteccia al giorno e per diversi giorni.
== Note ==
Una caratteristica interessante è che quando inizia ad alimentarsi con una determinata preda, continua fin quando non ha terminato l’intero pasto, in modo tale da evitare ogni spreco
<references/>
<ref>{{cita pubblicazione |nome=N.J. |cognome=Mills |titolo=“The natural enemies of scolytids infesting conifer bark in Europe in relation to the biological control of Dendroctonus spp. in Canada,” |rivista= Biocontrol News and Information|volume=Vol. 4 |numero= Issue 4|anno=1983 |pp=305-328 |lingua= inglese }}
{{cita pubblicazione |nome= R. |cognome=Gauss, |titolo= “Der Ameisenbuntkäfer Thanasimus formicarius Latr. als Borkenkäferfeind,” |editore=in G. Wellenstein (ed.), Die grosse Borkenkäferkalamität in Südwest-Deutschland 1944-1951,|anno= 1954.|pp=417-429 |lingua=tedesco }}
{{cita pubblicazione |nome=B.A. |cognome=Tommeras |titolo=“The clerid beetle Thanasimus formicarius is attracted to the pheromone of the ambrosia beetle Trypodendron lineatum,” |rivista=Experientia |volume= Vol. 44 |anno=1988 |pp= 536-537 |lingua=inglese }}</ref>.
 
== Bibliografia =Riproduzione===
I maschi e le femmine di Cleride formicario si accoppiano ripetutamente, con molti partner diversi per tutta la stagione degli amori. L'accoppiamento è breve e la [[copula]] è preceduta da un inseguimento e una presa salda della femmina con le mandibole maschili sulla parte dorsale di essa<ref>{{cita pubblicazione |nome=R. |cognome Gauss,|titolo= “Der Ameisenbuntkäfer Thanasimus formicarius Latr. als Borkenkäferfeind,” |editore=in G. Wellenstein (ed.), |città=Die grosse Borkenkäferkalamität in Südwest-Deutschland 1944-1951, |anno=1954. |pp=417-429 |lingua=inglese }}
* {{Cita libro |John |Lemprière |Bibliotheca classica |1860 |J.B. Lippincott & co. |Philadephia |ed = 15 |lingua = inglese |url = http://books.google.it/books?id=yOE_AAAAYAAJ&vq=norba&source=gbs_navlinks_s
{{cita pubblicazione |nome=John A. |cognome=Byers. |titolo="Thanasimus formicarius" |lingua=inglese }} </ref>.
|accesso = 7 maggio 2011}}
 
Le femmine depongono le uova nel periodo che va da aprile a giugno. Solitamente ne vengono prodotte da 20 a 30 che vengono inserite nelle fessure situate sulla corteccia degli alberi e in prossimità delle gallerie che portano alla tana delle larve dei coleotteri della corteccia, le quali costituiranno una sicura fonte di cibo per le larve del Cleride formicario.
 
Prima della [[pupa]], le larve di Cleride formicario formano una camera ovale nella quale riposano all’interno della corteccia.
Le larve di colore rosa iniziano a schiudersi solo dopo una settimana ma continuano a vivere protette all’interno della corteccia, dove iniziano a cacciare gli stadi immaturi di scarabei di corteccia, uova e pupe, ma si possono nutrire anche degli altri insetti che riescono a trovare sotto la corteccia<ref>{{cita pubblicazione |nome=Bohumil |cognome=Starý |nome2=Pavel |cognome2=Bezdecka |nome3=Miroslav |cognome3=Capek |nome4=Petr |congome4= Starý |nom5=Georg |titolo=Benz |rivista=et al.: Atlas der nützlichen Forstinsekten. |editore= Ferdinand Enke |città= Stuttgart |anno=1990 |lingua=tedesco |isbn=ISBN 3-432-97121-4, |S. 37 u. 76}}</ref>.
 
Le larve nel seguire le loro prede sono anche molto veloci e molto abili poiché sono dotate della capacità di avanzare fin da subito lungo i corridoi degli scarabei di corteccia, procedendo persino all’indietro.
Le larve di Cleride formicario crescono molto lentamente, trascorrendo due anni nella fase larvale, ed emergono come coleotteri solo in primavera.
 
==Anatomia==
L'anatomia del Cleride formicario è piuttosto uniforme, al pari di quella di qualsiasi altro coleottero<ref>{{Cita web|url=https://www.montagneaperte.it/ambienteebiodiversita/gli-insetti/i-coleotteri/}}</ref>.
*[[Antenna degli insetti|Antenne]]
*[[Apparato boccale degli insetti|Palpo mascellare]]
*[[Apparato boccale degli insetti|Palpo labiale]]
*[[Mandibola]]
*Occhio composto
*[[Labbro superiore]](labrum)
*[[Labbro inferiore]](labium)
*[[Clipeo]]
*[[Torace degli insetti|Pronoto]]
*[[Elitra]]
*[[Scutoide|Scutellum]]
*[[Zampa degli insetti|Femore]]
*[[Zampa degli insetti|Tibia]]
*[[Zampa degli insetti|Tarso]]
*[[Apparato boccale degli insetti|Mento]]
*[[Torace degli insetti|Sternite addominale]]
 
==Distribuzione e habitat==
Il Cleride formicario vive in tutto il mondo prediligendo [[Foreste di conifere, sclerofille e latifoglie del Mediterraneo orientale|foreste di conifere]], di [[latifoglie]] e boschi.
In [[Italia]] è una specie comune molto diffusa<ref>{{cita pubblicazione |nome= |cognome= |titolo=Speight |titolo2= Carpaneto |anno=1989 |anno2= 2015 |lingua=inglese }}</ref>.
 
Questi coleotteri, almeno per i primi stadi del loro ciclo vitale, trovano rifugio tra gli alberi morti o senescenti delle foreste e dei boschi. Si stima infatti che circa il 30% della [[biodiversità]] complessiva di un ecosistema forestale dipenda proprio dal legno morto.
Però quando questi alberi vengono abbattuti e il legno morto rimosso dalle foreste, si ha un forte declino dei coleotteri<ref>{{Cita web|url=https://www.minambiente.it/pagina/fauna-saproxilica|titolo=Fauna Saproxilica}}</ref>.
Il Cleride formicario risulta perciò tra le specie più minacciate<ref>{{cita pubblicazione |nome= |cognome= |titolo=Carpaneto |anno=2015 |lingua=inglese }}</ref>.
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
* Annibale Gabriele Saggi "''Norba documentazione storica e fotografica" 1977 editrice spada Roma
*{{cita libro | Emanuela| Busà| Grande dizionario degli animali| 2007| GiuntiJunior Editore| Firenze}}
''
Stefania Quilici Gigli, NORBA. Per la visita della città antica e del Museo, Roma 1998, ed. Comune di Norma.
Stefania Quilici Gigli, Paola Carfora, Stefania Ferrante, Norba: apporti sull'edilizia privata in epoca medio-repubblicana. Le domus a valle dell'Acropoli Minore dallo scavo alla fruizione, in Atlante tematico di Topografia antica 17, 2008, ed. L'erma di Bretschneider- Roma
 
*{{cita libro | David| Burnie| Animali - Volume 1| 2001| Dorling Kindersley Limited | Londra}}
== Voci correlate ==
* [[Opera poligonale]]
* [[Architettura megalitica del Lazio meridionale]]
 
== CollegamentiAltri esterniprogetti ==
{{interprogetto}}
* [http://www.comunedinorma.it/index.php?option=com_content&task=view&id=20&Itemid=67 L'antica ''Norba'' sul sito del comune di Norma]
 
[[Categoria:Insetti]]
{{portale|Architettura|Lazio|Storia}}
[[Categoria:Siti archeologici della provincia di Latina]]
[[Categoria:Colonie latine]]
[[Categoria:Città romane del Lazio]]
[[Categoria:Colonie romane]]
[[Categoria: Architettura megalitica poligonale]]