== Collegamenti esterni modificati ==
[[Immagine:Archeodrome Beaune 8.jpg|thumb|300px|Ricostruzione delle fortificazioni dell'esercito di Cesare ad [[battaglia di Alesia|Alesia]].]]
L''''[[assedio]] nell'[[antica Roma]]''' fu una delle tecniche utilizzate dall'[[esercito romano]] per ottenere la vittoria finale, sebbene le [[battaglie romane|battaglie campali]] fossero ritenute l'unica vera forma di guerra. Ciò nonostante, non si deve cadere nella tentazione di sottovalutare l'importanza che l'azione d'assedio poteva avere nel quadro bellico di quell'epoca. [[Annibale]] non riuscì a debellare la potenza di Roma perché, pur avendo [[seconda guerra punica|sconfitto]] gli eserciti romani in campo aperto, era risultato incapace di assaltare la città di Roma. Con l'andare del tempo gli eserciti della tarda [[Repubblica romana]] ed [[Impero romano|Imperiale]] divennero particolarmente propensi anche nella guerra d'assedio: la [[conquista della Gallia]] da parte di [[Gaio Giulio Cesare]] fu la combinazione di tutta una serie di battaglie campali e di lunghi assedi, che culminò con [[battaglia di Alesia|quello di Alesia]] del [[52 a.C.]] Impadronirsi del centro principale di un popolo nemico, sembrò essere la soluzione migliore per portare a termine un conflitto, come accadde anche al tempo di [[Traiano]], durante la [[conquista della Dacia]], quando la capitale nemica, [[Sarmizegetusa Regia]], fu cinta d'assedio e occupata.<ref>[[Colonna Traiana]], n.86 [http://commons.wikimedia.org/wiki/File:086_Conrad_Cichorius,_Die_Reliefs_der_Traianss%C3%A4ule,_Tafel_LXXXVI.jpg QUI] e 87 [http://commons.wikimedia.org/wiki/File:087_Conrad_Cichorius,_Die_Reliefs_der_Traianss%C3%A4ule,_Tafel_LXXXVII.jpg QUI].</ref> Allo scopo furono, pertanto, necessarie numerose opere (un ''[[aggere|agger]]'' sormontato da una palizzata, con fossati intorno, oltre a [[rampa d'assedio|rampe]] e trabocchetti di varia natura) e [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]] per varietà e funzionalità, impegnando i soldati nella realizzazione di importanti lavori di [[ingegneria militare romana|ingegneria militare]].
{{Quote|[[Gneo Domizio Corbulone]] usava dire che il nemico si viceva con la zappa, cioè con le opere di costruzione.|[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''Stratagemata'', IV, 7, 2.}}
Gentili utenti,
==Tecniche d'assedio==
{{Vedi anche|Ingegneria militare romana|Macchine d'assedio (storia romana)}}
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I Romani utilizzarono tre principali tecniche d'assedio per impadronirsi delle città nemiche:
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170617021337/https://www.ferrero.it/prodotti/fuori-pasto-dolce/tronky-cacao per https://www.ferrero.it/prodotti/fuori-pasto-dolce/tronky-cacao
#per fame (occorreva più tempo, ma minor perdite di vite umane da parte degli assalitori), creando tutto intorno alla città assediata una serie di fortificazioni (una [[controvallazione]] interna<ref name="ReferenceA">Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 69.</ref> e, a volte, una [[circonvallazione]] esterna,<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 74.</ref> come nel caso di [[battaglia di Alesia|Alesia]]<ref name="Napoleone III 1866">Napoleone III, Histoire de Jules César, Parigi 1865-1866.</ref>) che impedissero al nemico di approviggionarsi (di viveri ed anche di acqua, deviando gli stessi corsi dei fiumi) o peggio di scappare, sottraendosi all'assedio, nella speranza di condurre gli assediati alla resa. Il sito attaccato veniva poi circondato da numerose postazioni, dove la principale ospitava il quartier generale, oltre ad una serie di altri fortini collegati.<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'', III, 7, 4 (146).</ref>
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170926042104/https://www.ferrero.it/notizie-dal-mondo-Ferrero/Una-grande-novita-Tronky-Pistacchio per https://www.ferrero.it/notizie-dal-mondo-Ferrero/Una-grande-novita-Tronky-Pistacchio
#con un massiccio attacco frontale, impiegando una grande quantità di armati, artiglieria, [[rampa d'assedio|rampe]] e [[torri d'assedio]]. L'esito finale era normalmente più veloce ma con un alto prezzo in perdite di armati da parte dell'assalitore romano. In questo caso si effettuava un'azione preparatoria all'assalto, di [[artiglieria (storia romana)|artiglieria]], per provocare danni alle mura, produrre perdite di vite umane tra gli assediati ed indebolire il morale dei sopravvissuti. Subito dopo i legionari si avvicinavano alle mura della città in [[Testuggine romana|formazione a ''testuggine'']], mentre arcieri e frombolieri lanciavano una "pioggia" di dardi (anche infuocati) contro gli assediati, a "copertura" dei fanti romani. [[Scala d'assedio|Scale]], [[torre d'assedio|torri mobili]] e [[ariete (arma)|arieti]] si avvicinavano anch'essi, fino a quando [[legione romana|legioni]] e [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|''auxilia'']], raggiunta la sommità delle mura, ingaggiano una serie di duelli "corpo a corpo". Seguiva il saccheggio della città, ormai in balia delle [[esercito romano|armate romane]].<ref>[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, pp.181-183.</ref>
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170617021208/https://www.ferrero.it/prodotti/fuori-pasto-dolce/tronky-latte-cereali per https://www.ferrero.it/prodotti/fuori-pasto-dolce/tronky-latte-cereali
#con un attacco improvviso ed inatteso, che non desse al nemico assediato il tempo di ragionare.
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170926041127/https://www.ferrero.it/notizie-dal-mondo-Ferrero/Tronky-Cocco-il-nuovo-gusto-dell-estate per https://www.ferrero.it/notizie-dal-mondo-Ferrero/Tronky-Cocco-il-nuovo-gusto-dell-estate
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==Storia degli assedi romani più significativi==
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano|Fasti triumphales|battaglie romane}}
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 20:54, 25 giu 2019 (CEST)
Con il tempo le varie tecniche d'assedio si perfezionarono nell'[[antica Roma]], grazie anche all'apporto della cultura ellenica proveniente dalle città della [[Magna Grecia]], degli [[Etruschi]] e dal confronto con il nemico [[cartaginesi|cartaginese]] nel corso delle tre [[guerre puniche]].<ref>G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', p.265.</ref>
===Epoca repubblicana: primo periodo (509 - 201 a.C.)===
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana}}
;[[504 a.C.]]?<ref>A.Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', Milano 1989, p.91.</ref>: [[Roma]], dopo la cacciata dell'ultimo re, avvenuta nel [[509 a.C.]], fu assediata dal [[lucumone]] [[etruschi|estruco]], [[Porsenna]], che era stato chiamato dallo stesso [[Tarquinio il Superbo]] in suo aiuto, dopo che i Romani avevano istituito la [[Repubblica romana|Repubblica]]. La leggenda racconta che Porsenna, pieno di ammirazione per gli atti di valore di [[Orazio Coclite]], di [[Muzio Scevola]] e di [[Clelia]], desistette dal conquistarla, tornanodsene a Chiusi.<ref>[[Tito Livio]] ''[[Ab Urbe condita libri]]'' II, 12-13; [[Publio Cornelio Tacito]] ''Historiae'' 72; [[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]] ''De viris illustribus urbis Romae'' 11,1; 12, 1-3; [[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', I,11.</ref>
;[[502 a.C.]]: Il primo impiego di macchine da guerra da parte dei [[Repubblica romana|Romani]] risalirebbe a quest'anno secondo [[Tito Livio]], in occasione dell'assedio di [[Suessa Pometia]], condotto con [[vinea]]e ed altre strutture non ben definite.<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', II, 7.</ref> Da ciò se ne deduce che in quella circostanza già vi fossero dei [[genio militare (storia romana)|tecnici militari]] per la costruzioni dei primi strumenti di [[poliorcetica]].
;[[436 a.C.]]: La città di [[Fidene]] venne espugnata dai Romani con una nuova tecnica: mentre gli [[Etruschi]] si barricarono all'interno della città, i Romani con falsi attacchi da quattro diverse direzioni in quattro momenti diversi, coprirono il rumore degli scavi e arrivarono alla rocca attraverso una lunga galleria che passò sotto le mura nemiche.<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', IV, 22.</ref>
;[[396 a.C.]]: Anche la città di [[Veio]] cadde pochi anni più tardi con la stessa tecnica della galleria scavata sotto le mura. La [[caduta di Veio|caduta della città etrusca]] ebbe luogo secondo la leggenda, dopo dieci lunghi anni d'assedio<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', V, 8-25.</ref> (parimenti a quanto era accaduto con la [[guerra di Troia|città di Troia]]).
;[[390 a.C.|390]] o [[386 a.C.]]: La stessa [[Roma]] fu [[Sacco di Roma (390 a.C.)|assediata e saccheggiata]] da un esercito di [[Galli]] [[Senoni]] guidati da un certo [[Brenno]]. Rappresente uno degli episodi più traumatici della [[storia di Roma]], tanto da essere riportata negli annali con il nome di ''Clades Gallica'', ossia sconfitta gallica. Ne danno testimonianza [[Polibio]],<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', II, 18, 2.</ref> [[Tito Livio|Livio]],<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', V, 35-55.</ref> [[Diodoro Siculo]],<ref>[[Diodoro Siculo]], XIV, 113-117.</ref> e [[Plutarco]].<ref>[[Plutarco]], ''Camillo'', 15, 32.</ref>
;[[250 a.C.]]: Nell'[[assedio di Lilibeo]] impiegarono con grande perizia tutte le tecniche d'assedio apprese durante le [[guerre pirriche]] degli anni [[280 a.C.|280]]-[[275 a.C.]], tra cui [[torre d'assedio|torri d'assedio]], [[ariete (arma)|arieti]] e [[vinea]].<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I, 43.</ref> Vi è da aggiungere che un primo utilizzo di [[artiglieria (storia romana)|macchine da lancio]] da parte dell'[[esercito romano]] sembra sia stato introdotto dalla [[prima guerra punica]], dove fu necessario affrontare i [[Cartaginesi]] in lunghi assedi di loro potenti città, difese da imponenti mura e dotate di una sofisticata artiglieria.<ref name="CascarinoII,279">G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - ''Da Augusto ai Severi'', p.279.</ref>
[[File:Specchi di Archimede.svg|thumb|right|250px|[[Archimede]] potrebbe aver usato i suoi [[specchi ustori|specchi]] in modo collettivo per riflettere la luce del sole per bruciare le navi della [[marina militare romana|flotta romana]] durante l'[[assedio di Siracusa (212 a.C.)|assedio di Siracusa]].]]
;[[214 a.C.|214]]-[[212 a.C.]]: Durante il lungo [[assedio di Siracusa (212 a.C.)|assedio di Siracusa]] operato dal console [[Marco Claudio Marcello]], i Romani avevano un sufficiente bagaglio di esperienze negli assedi sia di mare che di terra, sebbene si scontrassero con le tecniche innovative difensive adottate da [[Archimede]].<ref>[[Polibio]], ''Storie'', VIII, 3-7.</ref> Si racconta infatti che, quando:
{{quote|i Siracusani, quando videro i Romani investire la città dai due fronti, di terra e di mare, rimasero storditi e ammutolirono di timore. Pensarono che nulla avrebbe potuto contrastare l'impeto di un attacco in forze di tali proporzioni.|[[Plutarco]], ''Vita di Marcello'', 14.}}
:Ma Archimede preparò la difesa della città, lungo i 27 km di mura difensive, con nuovi mezzi d'artiglieria. Si trattava di [[balista|baliste]], [[catapulta|catapulte]] e [[scorpione (arma)|scorpioni]], oltre ad altri mezzi come la [[manus ferrea]] e gli [[specchi ustori]], con cui mise in seria difficoltà gli attacchi romani per mare e per terra. I romani dal canto loro continuarono i loro assalti dal mare con le [[quinquireme|quinquiremi]] e per terra dando l'assalto con ogni mezzo a loro disposizione (dalle torri d'assedio, agli arieti, alle vinae, fino alle [[Sambuca (macchina da guerra)|sambuche]]).
{{quote|I Romani, allestiti questi mezzi, pensavano di dare l'assalto alle torri, ma Archimede, avendo preparato macchine per lanciare dardi a ogni distanza, mirando agli assalitori con le baliste e con catapulte che colpivano più lontano e sicuro, ferì molti soldati e diffuse grave scompiglio e disordine in tutto l'esercito; quando poi le macchine lanciavano troppo lontano, ricorreva ad altre meno potenti che colpissero alla distanza richiesta. [...] Quando i Romani furono entro il tiro dei dardi, Archimede architettò un'altra macchina contro i soldati imbarcati sulle navi: dalla parte interna del muro fece aprire frequenti feritoie dell'altezza di un uomo, larghe circa un palmo dalla parte esterna: presso di queste fece disporre arcieri e scorpioncini e colpendoli attraverso le feritoie metteva fuori combattimento i soldati imbarcati. [...] Quando essi tentavano di sollevare le sambuche, ricorreva a macchine che aveva fatto preparare lungo il muro e che, di solito invisibili, al momento del bisogno si legavano minacciose al di sopra del muro e sporgevano per gran tratto con le corna fuori dai merli: queste potevano sollevare pietre del peso di dieci talenti e anche blocchi di piombo. Quando le sambuche si avvicinavano, facevano girare con una corda nella direzione richiesta l'estremità della macchina e mediante una molla scagliavano una pietra: ne seguiva che non soltanto la sambuca veniva infranta ma pure la nave che la trasportava e i marinai correvano estremo pericolo.|[[Polibio]], ''Le Storie'', VIII, 5.}}
:Marcello decise allora di mantenere l'assedio, provando a stritolare la città per fame. L'assedio si protrasse per ben 18 mesi, un tempo tanto lungo da far esplodere notevoli contrasti in Siracusa tra il popolo, tanto che la parte filoromana architettò il tradimento, permettendo ai Romani di fare irruzione in piena notte, quando furono aperti i cancelli della zona nord della città. Siracusa cadde e fu saccheggiata, non però la vicina [[isola di Ortigia]], ben protetta da altre mura, che resistette ancora per poco. In quell'occasione trovò la morte anche il grande scienziato siracusano [[Archimede]], che fu ucciso per errore da un soldato.
;[[212 a.C.|212]]-[[211 a.C.]]: Nel corso della [[seconda guerra punica]], [[Annibale]] se riuscì una prima volta a [[prima battaglia di Capua|rompere l'assedio]] alla città di [[Capua]] (nel 212 a.C.), la [[seconda battaglia di Capua|seconda volta]] i Romani nantennero saldo le loro posizioni in Campania. E seppure Annibale avesse minacciato di assediare la stessa Roma:
{{Quote|I Romani che erano assediati da Annibale e a loro volta asediavano Capua, disposero con decreto che l'esercito mantenesse quella posizione, fin quando la città non fosse stata espugnata.|[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''Stratagemata'', III, 18, 3.}}
:E così Annibale, constatato che le difese di Roma erano assai forti e gli assedianti romani di Capua non "rompevano l'assedio", abbandonò la città campana, che cadde poco dopo in mano romana.
;[[209 a.C.]]: Nel mezzo della [[seconda guerra punica]], [[Publio Cornelio Scipione]] riuscì ad [[assedio di Cartagena|espugnare]] la città [[Iberi|ibero]]-[[cartaginesi|cartaginese]] di [[Cartagena (Spagna)|Cartagena]] (poi ribattezzata [[Nova Carthago]]), dove al suo interno fu trovato un arsenale di [[artiglieria (storia romana)|macchine da lancio]] pari a 120 [[catapulta|catapulte]] grandi, 281 piccole, 23 [[balista|baliste]] grandi e 52 piccole, oltre ad un notevole numero di [[scorpione (arma)|scorpioni]].<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', XXVI, 47.</ref>
===Epoca repubblicana: secondo periodo (200 - 30 a.C.)===
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana}}
;[[146 a.C.]]: Durante la [[terza guerra punica]], al termine dell'[[Battaglia di Cartagine (146 a.C.)|assedio di Cartagine]], [[Appiano di Alessandria]] ci racconta che i [[Repubblica romana|Romani]] di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano]], catturanono più di 2.000 [[artiglieria|macchine da lancio]] (tra catapulte, baliste e scorpioni) nella sola capitale cartaginese.<ref>[[Appiano di Alessandria]], ''De rebus punicis et De rebus numidicis'', 80.</ref>
;[[134 a.C.|134]]-[[133 a.C.]]: Fu inviato ad [[assedio di Numanzia|assediare Numanzia]], dopo tanti insuccessi romani, il console [[Publio Cornelio Scipione Emiliano]], eroe della [[terza guerra punica]]. Costui, dopo aver saccheggiato il paese dei ''Vaccei'', cinse d'assedio la città. L'armata comandata da Scipione era integrata da un nutrito contingente di cavalleria [[Numidia|numidica]], fornita dall'alleato [[Micipsa]], al cui comando si trovava il giovane nipote del re, [[Giugurta]]. Per prima cosa, Scipione si adoperò per rincuorare e riorganizzare l'esercito scoraggiato dall'ostinata ed efficace resistenza della città ribelle; poi, nella certezza che la cittadella poteva essere presa solo per [[fame]], fece costruire una circonvallazione (un muro di 10 chilometri tutto intorno) atta a isolare Numanzia e a privarla di qualsiasi aiuto esterno. Il console si adoperò poi a scoraggiare gli [[Iberi]] dal portare aiuto alla città ribelle, presentandosi con l'esercito alle porte della città di Lutia e obbligandola alla sottomissione e alla consegna di ostaggi. Dopo quasi un anno di assedio, i numantini, ormai ridotti alla fame, cercarono un abboccamento con Scipione, ma, saputo che questi non avrebbe accettato altro che una resa incondizionata, i pochi uomini in condizione di combattere preferirono gettarsi in un ultimo, disperato assalto contro le fortificazioni romane. Il fallimento della sortita spinse i superstiti, secondo la leggenda, a bruciare la città e a gettarsi fra le fiamme. I resti dell'[[oppidum]] furono rasi al suolo come [[Cartagine]] pochi anni prima.
;[[87 a.C.|87]]-[[86 a.C.]]: Nel corso della [[prima guerra mitridatica]], [[Lucio Cornelio Silla]] [[Assedio di Atene (87 a.C.)|assediò per lungo tempo Atene]] che il [[1 marzo]] dell'86 a.C. cadde nelle mani del proconsole romano.<ref name="LivioPeriochae81.1">[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 81.1.</ref>
;[[74 a.C.|74]]-[[73 a.C.]]: Nel corso della [[terza guerra mitridatica]], [[Mitridate VI]] [[Battaglia di Cizico (73 a.C.)|assediò inutilmente Cizico]], città romana, che fu liberata dal consolare [[Lucio Licinio Lucullo]].<ref name="AppianoMitridatiche72-76">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 72-76.</ref>
;[[57 a.C.]]: Nel corso della [[conquista della Gallia]], Cesare, prima che i [[Belgi]] si riprendessero dal terrore suscitato dalla recente strage occorsa loro presso il fiume [[Aisne (fiume)|Axona]],<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', II, 11.</ref> condusse l'esercito nelle terre dei Suessioni, giungendo dinanzi al loro principale ''oppidum'', [[Noviodunum]] (presso le odierne [[Soissons]] e [[Pommiers (Aisne)|Pommiers]]). La città fu cinta d'assedio, ma il loro re Galba, spaventato dalla grandezza delle opere d'assedio che il generale romano era riuscito ad approntare in così poco tempo, offrì la resa del suo popolo. La capitolazione, favorita anche dall'intercessione dei vicini Remi, fu sugellata dalla consegna di ostaggi (tra cui due figli dello stesso re Galba) e di tutte le armi che tenevano nella loro capitale.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', II, 12.</ref> E sempre questo stesso anno, dopo aver conseguito una nuova vittoria nella [[battaglia del fiume Sabis]], il proconsole romano, decise di marciare contro gli [[Atuatuci]], che si erano riuniti tutti in un'unica roccaforte la cui notevole fortificazione era aiutata dalla natura stessa dei luoghi.<ref>Si tratta forse dell<nowiki>'</nowiki>''oppidum'' di [[Namur]], oppure dell'altura di Falhize-sur-Meuse, davanti a [[Huy (Belgio)|Huy]], ma sono state proposte dagli studiosi anche altre località.</ref> Così Cesare descrive l'assedio della città (probabilmente [[Namur]]):
{{quote|Avendo questa città tutto intorno altissime rupi [...] restava solo da una parte un accesso in leggera pendenza largo non più di 200 piedi [circa 65 metri]; in questo luogo gli Atuatuci avevano costruito un altissimo muro duplice e vi collocarono massi molto pesanti e travi appuntite [...] e appena l'esercito romano arrivò, gli [[Atuatuci]] fecero frequenti sortite dalla città e si scontavano in piccole battaglie con i nostri. Più oltre quando furono circonvallati da un bastione che girava intorno per 15.000 piedi [circa 4,5 km] e da numerosi fortini, rimasero dentro le mura della loro città. Quando videro che, avvicinate le [[Vinea (macchina d'assedio)|vinee]], innalzato il terrapieno, veniva costruita una torre d'assedio, al principio irridevano i Romani dalle loro mura, perché una macchina tanto grande fosse stata costruita così lontana [...] Ma quando videro che si muoveva e si avvicinava alle loro mura, cosa nuova ed insolita per loro, mandarono a Cesare ambasciatori a trattare la pace [...] Cesare disse loro che avrebbe salvato la loro nazione più per consuetudine che per merito, se si fossero arresi prima che l'ariete toccasse le loro mura, ma che dovevano consegnare le armi [...] gettata dalle mura una grande quantità di armi, tanto che le armi accatastate erano alte quanto la cima delle mura e del terrapieno, ma di una parte fu nascosta nella città la terza parte [...] e per quel giorno rimasero in pace [...] Al calare della notte Cesare ordinò ai suoi soldati di uscire dalla città perché di notte gli abitanti non ricevessero ingiustizie dai soldati. Gli Atuatici, seguendo un piano precedentemente stabilito [...] fecero improvvisamente una sortita dopo la mezzanotte dalla città con tutte le truppe nel punto dove risulta più agevole la salita alle fortificazioni romane [...] ma segnalato il fatto rapidamente per mezzo di fuochi, come Cesare aveva in precedenza ordinato, le truppe romane accorsero dai castelli vicini. I nemici combatterono tanto valorosamente e duramente [...] contro i nostri che dal vallo e dalle torri tiravano i dardi [...] uccisi circa 4.000 nemici, gli altri furono ricacciati nella città. Il giorno seguente, forzate le porte [...] ed introdottisi i nostri soldati, Cesare mise in vendita tutto il bottino della città: [...] 53.000 persone.|Cesare, ''De bello Gallico'', II, 29-33.}}
[[File:Ambiorix.jpg|thumb|150px|Statua del capo degli [[Eburoni]], [[Ambiorige]], posta nella piazza dell'antica città di ''Atuatuca'', oggi [[Tongeren]].]]
;[[54 a.C.]]: Le legioni che erano ancora acquartierate nei loro rispettivi ''hiberna'', furono attaccate dal popolo celtico degli [[Eburoni]] (regione delle [[Ardenne]]). Tale rivolta era guidata da [[Ambiorige]] e [[Catuvolco]]. L'accampamento romano dei legati [[Quinto Titurio Sabino]] e [[Lucio Aurunculeio Cotta]], posto con ogni probabilità presso [[Tongeren|Atuatuca]], fu attaccato e completamente circondato.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', V, 27.</ref> Ambiorige avendo però constatato che l'assedio al ''[[castrum]]'' romano era difficilmente attaccabile e che comunque sarebbe caduto solo a prezzo di ingenti perdite tra i suoi, decise di cambiare tattica, riuscedno a convincere con l'inganno i Romani ad uscire dall'accampamento. Quando le truppe romane si trovarono allo scoperto, al centro di una vallata boscosa,<ref>La vallata dello scontro tra gli [[Eburoni]] ed i Romani guidati da Cotta e Sabino è identificabile con la valle del fiume [[Geer]], 24 km sud-ovest di [[Tongeren]], come sostiene L.A.Constans (in ''Guide Illustré des Campagnes de César en Gaule'', Classical Journal, Vol. 25, No.9, Jun., 1930, p.57).</ref> l'esercito degli Eburoni le attaccò in massa e massacrò quasi completamente una legione,<ref>Lawrence Keppie (''The making of the roman army, from Republic to Empire'', Oklahoma 1998, p.97 e seg.) sostiene che la legione andata perduta, anche se subito dopo riformata era la [[legio XIIII Gemina|''legio'' XIIII]].</ref> cinque coorti romane ed i loro comandanti. Solo pochi superstiti riuscirono a raggiungere il campo di Labieno ed avvertirlo dell'accaduto.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', V, 28-37. Il fatto ricorda ciò che successe sessant'anni più tardi in [[Germania (provincia romana)|Germania]] nella [[battaglia della foresta di Teutoburgo|foresta di Teutoburgo]], quando tre intere legioni ed il suo comandante, [[Publio Quintilio Varo]], furono trucidate barbaramente dai [[Germani]] guidati da [[Arminio]].</ref>
:Dopo questa vittoria, [[Ambiorige]] riuscì ad ottenere l'appoggio degli [[Atuatuci]], dei [[Nervi (popolo)|Nervi]] e di numerosi popoli minori come i [[Ceutroni]], i [[Grudi]], i [[Levaci]], i [[Pleumossi]] ed i [[Geidunni]], per assediare il campo di [[Quinto Cicerone]] e della sua legione (attestati presso l<nowiki>'</nowiki>''oppidum'' di Namur). L'assedio durò un paio di settimane, fino all'arrivo dello stesso [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]. Nel corso di questo assedio, particolarmente difficile per la legione romana, i Galli riuscirono a mettere in atto tecniche e strumenti di assedio simili a quelle dei Romani, dai quali le avevano ormai in parte appresi (anche grazie ai prigionieri romani ed ai disertori). Anche questa volta Ambiorige tentò di convincere il legato ad abbandonare il campo, promettendogli di proteggere la sua ritirata. Ma Quinto Cicerone, a differenza di Sabino, non cadde nel tranello del capo degli Eburoni, pur non sapendo che poco prima ben quindici coorti erano state massacrate, e riuscì a resistere, tra enormi sforzi e numerose perdite umane, fino all'arrivo di Cesare.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', V, 38-45.</ref> Frattanto Cesare, a capo di due legioni che era riuscito a reperire dopo essersi ricongiunto con [[Gaio Fabio]] e [[Marco Licinio Crasso (questore)|Marco Crasso]], giunto in prossimità di Cicerone, seppe dallo stesso Cicerone che la grande massa di assedianti (circa sessantamila Galli) si stava dirigendo contro lo stesso Cesare. Il proconsole, costruito un campo con grande rapidità, riuscì a battere i gli aggressori ed a metterli in fuga, liberando così e definitivamente Cicerone dall'assedio,<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', V, 46-53;</br>[[Cassio Dione Cocceiano]], XL, 5-10;</br>[[Plutarco]], ''[[Vite parallele]]'' ''[[Gaio Giulio Cesare|Vita di Cesare]]'', 24;</br>[[Svetonio]], ''[[Vite dei Cesari]]'', ''[[Gaio Giulio Cesare|Vita di Cesare]]'', 25,2; 67,2</ref> attuando un espediente:
{{Quote|...proprio mentre i nemici Galli gli si favevano incontro, [Cesare] finse di avere paura e trattenne le sue truppe nell'accampamento fatto costruire più piccolo dell'usuale. I Galli che ormai pensavano di avere la vittoria in pugno, mossero per depredare il ''castrum'' romano, e iniziarono a colmare il fossato e a distruggere gli steccati, ma proprio quando non erano pronti a combattere, Cesare fece uscire i legionari da ogni parte del campo e li fece a pezzi.|[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''Stratagemata'', III, 17, 6.}}
[[File:Avaricum westpoint july 2006.jpg|250px|left|thumb|Ricostruzione dell'[[battaglia di Avarico|assedio di Avarico]].]]
;[[52 a.C.]]: Ad [[battaglia di Avarico|Avarico]], poiché la natura del luogo impediva di cingere la città con una linea fortificata continua, come invece fu poi possibile ad Alesia, [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] dovette costruire una gigantesca [[rampa d'assedio]] (larga quasi 100 metri e alta 24 metri), con grande dispendio di energie e perdite di uomini a causa delle continue sortite che gli assediati compivano mentre i Romani erano intenti a costruire, come ci racconta lo stesso Cesare:
{{Quote|Al grandissimo valore dei soldati romani venivano opposti espedienti di ogni genere da parte dei Galli [...] Essi, infatti, con delle corde deviavano le [[falce murale|falci murali]] e dopo averle assicurate le tiravano dentro [...] toglievano la terra sotto il terrapieno con gallerie, con grande abilità poiché nel loro paese esistevano grandi miniere di ferro [...] avevano inoltre costruito delle torri in legno a diversi piani lungo tutte le mura e le avevano coperte di pelli [...] e con frequenti sortite di giorno e di notte davano fuoco al terrapieno o assalivano i [[legione romana|legionari]] impegnati a costruire [...] le loro torri le sopraelevavano per eguagliare le torri dei Romani, tanto quanto il terrapieno era innalzato giornalmente [...] con legni induriti dal fuoco, con pece bollente o sassi pesantissimi ritardavano lo scavo delle gallerie e impedivano di avvicinarle alle [[Murus gallicus|mura]].|Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 22.}}
:Alla fine però i Romani riuscirono a superare le difese nemiche dopo 27 giorni d'assedio, quando Cesare approfittò di un temporale per avvicinare una delle [[torri d'assedio]] alle [[Murus gallicus|mura]] della [[oppidum|città]], nascondendo molti dei soldati all'interno delle [[vinea]]e, ed al segnale convenuto riuscendo ad irrompere con grande velocità sugli spalti della città.<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 27-28.</ref>
[[Immagine:Fortificazioni alesia png.png|thumb|250px|Ricostruzione grafica delle fortificazioni realizzate dal gruppo dei ''genieri'' di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] durante l'[[assedio]] di [[Battaglia di Alesia|Alesia]] ([[52 a.C.]]).]]
;[[52 a.C.]]: Ad [[battaglia di Alesia|Alesia]], [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], per garantire un perfetto blocco degli assediati, ordinò la costruzione di una serie di fortificazioni, chiamate "controvallazione" (interna) e "circonvallazione" (esterna), attorno all'[[oppidum]] [[galli]]co.<ref name="Napoleone III 1866"/> Tali opere furono realizzate a tempo record in tre settimane, la prima "controvallazione" di quindici chilometri tutto intorno all'''oppidum'' nemico (pari a dieci [[Miglio (unità di misura)|miglia romane]]<ref name="ReferenceA"/>) e, all'esterno di questo, per altri quasi ventun chilometri (pari a quattordici miglia).<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 74.</ref> Le opere comprendevano anche due [[vallo|valli]] (uno esterno ed uno interno) sormontati da una palizzata; due fosse, la più vicina delle quali alla fortificazione, fu riempita con l'acqua dei fiumi circostanti;<ref name="de.bello.gallico.VII.72">Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 72.</ref> tutta una serie di trappole e profonde buche (dal "''cervus''" sul fronte del vallo sotto la palizzata, a cinque ordini di "cippi", otto di "gigli" e numerosi "stimoli";<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 73.</ref> quasi un migliaio di torri di guardia presidiate dall'artiglieria romana,<ref name="de.bello.gallico.VII.72"/> ventitré fortini ("''castella''"), quattro grandi campi per le legioni (due per ciascun ''[[castrum]]'') e quattro campi per la cavalleria, legionaria, ausiliaria e [[germani]]ca.<ref>Connolly, ''L'esercito romano'', pp.32-33.</ref>
;[[49 a.C.]]: Sappiamo da [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] che durante l'[[assedio di Marsiglia]] furono impiegati alcuni [[Muscolo (arma)|muscoli]], le cui dimensioni erano di circa 60 [[piede (unità di misura)|piedi]] di lunghezza (pari a circa 18 metri).<ref>[[Gaio Giulio Cesare]], ''[[De Bello Civili]]'', II, 10.</ref>
===Epoca alto imperiale: fase offensiva (30 a.C.-211 d.C.)===
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano in età alto-imperiale}}
;[[69]]: Nel corso della [[Anno dei quattro imperatori|guerra civile]] scoppiata dopo la morte di [[Nerone]] per succedergli, la città di [[Cremona]] fu [[assedio di Cremona (69)|assediata]] per ben due volte: la prima, senza successo, dai [[Vitellio|Vitelliani]] ai danni dei sostenitori di [[Otone]] (mese marzo);<ref>[[Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'', II, 19-23.</ref> la seconda dai [[dinastia dei Flavi|Flaviani]] ai danni dei Vitelliani (fine ottobre), portando le stesse legioni fedeli al futuro imperatore, [[Vespasiano]], ad un saccheggio sfrenato della città per ben quattro giorni.<ref>[[Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'', III, 19-35.</ref>
{{Quote|Quarantamila armati fecero irruzione in [[Cremona]], con un numero di servi e portatori anche maggiore, gente assai portata alla crudeltà ed ai disordini. Nessuno era protetto dall'età o dal grado. Si consumarono stupri e uccisioni. Uomini e donne vecchissimi erano trascinati come oggetto di ludibrio... Se capitava tra le mani qualche giovane fanciulla di particolare bellezza, veniva fatta a pezzi... Qualcuno che portava via denaro o doni votivi d'oro dai templi, fu ucciso da un altro più forte di lui... altri disseppelirono tesori, battendo con verghe e torturando i padroni... soldati provvisti di torce, dopo aver rubato la preda le lanciavano per divertimento dentro le case...|[[Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'', III, 33.}}
[[File:Francesco Hayez 017.jpg|250px|left|thumb|La distruzione del [[Tempio di Gerusalemme|Tempio]], da un dipinto di [[Francesco Hayez]] conservato a Venezia, fu l'ultimo atto del grande [[assedio di Gerusalemme (70)|assedio di Gerusalemme]].]]
;[[70]]: La [[prima guerra giudaica]] ebbe nell'[[assedio di Gerusalemme (70)|assedio di Gerusalemme]] l'operazione "chiave" della vittoria romana. Si racconta che il futuro imperatore [[Tito (imperatore romano)|Tito]], per prima cosa costruì intorno alla città assediata oltre ad un grande campo, utilizzato come quartier generale, tredici forti collegati tra loro<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'', V, 2, 3 (72); V, 3, 5 (133-134); V, 7 2 (203); V, 12, 1 (499).</ref> da una [[controvallazione]] di quasi 8 km<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'', V, 12, 1 (499).</ref> e ben 5 [[rampa d'assedio|rampe d'assedio]].<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'', V, 3, 2 (107); 9, 2 (358); 11, 4 (467); VI, 2, 7 (149); 8, 1 (374).</ref> Egli poi tentò di ridurre le riserve di cibo ed acqua degli assediati, permettendo ai pellegrini di entrare in città per la consueta visita al tempio in occasione di ''[[Pesach]]'', ma impedendo loro di uscire. A metà maggio, Tito riuscì a distruggere la terza cinta muraria con gli [[Ariete (arma)|arieti]] e poi a sfondare anche la seconda cinta. L'obiettivo successivo fu la [[Fortezza Antonia]], posta a nord della [[Monte del Tempio]], costringendo i Romani a combattere strada per strada contro gli [[Zeloti]]. E dopo un iniziale tentativo di negoziare la pace, gli assediati riuscirono a impedire la costruzione di [[torre d'assedio|torri d'assedio]] nei pressi della fortezza Antonia, ma cibo ed acqua iniziarono a scarseggiare. Fu così che piccoli gruppi di rifornitori riuscirono a penetrare tra le linee romane degli assedianti, ed a portare di nascosto in città alcune provviste. Per fermare in modo definitivo i rifornimenti provenienti dall'esterno, Tito decise di erigere un muro tutto intorno alla città e, contemporaneamente, di riprendere la costruzione delle torri d'assedio. Finalmente dopo altri tentativi falliti di scalare e penetrare le mura della Fortezza Antonia, i Romani riuscirono ad irrompere di nascosto, sorprendendo le guardie zelote immerse nel sonno, permettendo loro di conquistare la fortezza, che forniva una piattaforma perfetta per attaccare il tempio stesso. Gli arieti sembra che ebbero poco successo, ma i combattimenti successivi riuscirono ad appiccare il fuoco alle mura. Le fiamme si diffusero rapidamente e presto il Tempio fu distrutto, mentre l'incendio si propagò nei quartieri residenziali vicini, tanto che le legioni romane furono in grado di annientare la residua resistenza ebraica, anche se dopo la costruzione di nuove torri d'assedio. Era il [[7 settembre]] e Gerusalemme era caduta in mano ai [[Impero romano|Romani]].<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'', da V, 2,1 a VI, 10,1.</ref>
[[File:Vista general de Masada.jpg|thumb|250px|l'[[assedio di Masada]], ultima roccaforte della [[Prima guerra giudaica|rivolta giudaica]], caduta in mano romana nel [[74]].]]
;[[74]]: L'[[Masada|assedio di Masada]] si racconta che durò per molto tempo, nel corso del quale furono adottate tutte le tecniche possibili per ottenere la vittoria finale, a partire dalla costruzione di otto forti intorno alla fortezza giudaica (sei piccoli e due grandi<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'', da VII, 8; A.Schulten, ''Zeitschrift der deutsch Palastina Vereins'', LVI, 1933, pp.1-185.</ref>), collegati tra loro da una [[controvallazione]] di 3,6 km,<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]'', VII, 8, 2 (276-277).</ref> oltre ad una gigantesca [[rampa d'assedio|rampa]] (alta 200 [[cubiti]] tra terra e pietre, oltre a 50 cubiti di una piattaforma in legno<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'', da VII, 8, 5, 306-307.</ref>) sormontata da una [[torre d'assedio|torre]] alta 60 cubiti, tutta ricoperta di ferro, dall'alto della quale i Romani posero [[catapulta|catapulte]] e [[balista|baliste]] ed un grande [[Ariete (arma)|ariete]].<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'', da VII, 8, 5, 308-310.</ref> Alla fine il capo zelota [[Eleazar Ben Yair]], parlò alla sua gente inducendola ad un suicidio collettivo, considerata la situazione ormai disperata. I Romani raggiunsero la sommità della fortezza e trovarono gli assediati tutti morti.<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'', da VII, 8,1 a VII, 10,1.</ref>
[[File:087 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LXXXVII.jpg|thumb|left|250px|La scena sembra rappresentare l'assedio di [[Sarmizegetusa Regia]] del [[106]], poco prima della resa definitiva di [[Decebalo]] e della [[conquista della Dacia|conquista romana della Dacia]].<ref>[[Colonna Traiana]], scena LXXXVII.</ref>]]
;[[106]]: Nel corso dell'[[conquista della Dacia|ultimo anno di campagna in Dacia]], da parte dell'imperatore [[Traiano]], il re dace [[Decebalo]], attaccato da due fronti come rappresentato anche sulla [[Colonna di Traiano|Colonna]]<ref>Filippo Coarelli, ''La colonna Traiana'', Roma, 1999, tav. 128-134 (LXXVIII-LXXXII/CVII-CXI) pp. 172-178.</ref> (forse dal versante delle "''Porte di ferro''" e da quello del passo della [[Turnu Roşu (passo)|Torre Rossa]]), oppose una resistenza così disperata che i Romani lasciarono sul campo numerosi morti e feriti, vittime della feroce combattività dei Daci. Alla fine, dopo un lungo e sanguinoso assedio, anche [[Sarmizegetusa Regia]] capitolò sotto i colpi degli eserciti romani riunitisi verso la fine dell'estate di quell'anno. Le fasi salienti di questo assedio sono rappresentate anch'esse sulla [[Colonna di Traiano]], nella quale viene raffigurato anche il suicidio finale che i capi daci si inflissero per evitare di essere fatti prigionieri dai Romani.<ref>Filippo Coarelli, ''La colonna Traiana'', Roma, 1999, tav. 135-150 (LXXII-XCII/CXI-CXXII) pp. 179-194.</ref> Caddero infine, una dopo l'altra, tutte le [[Fortezze dacie dei monti Orăştie|rocche fortificate della zona di Orăştie]]: da [[Popeşti (Argeş)|Popeşti]] a [[Cetăţeni]], [[Piatra Neamţ]], [[Pecica]], [[Piatra Craivii]], [[Căpâlna (Săsciori)|Căpâlna]], [[Costeşti (Argeş)|Costeşti]], [[Băniţa]], [[Bălăneşti (Gorj)|Bălăneşti]] fino a [[Tilişca]].<ref>Giuseppe Ignazio Luzzatto, ''Roma e le province''. (Storia di Roma, 17.2), ''Istituto nazionale di studi romani'', Bologna, 1985, p. 284</ref> Nel corso di queste campagne furono utilizzate, oltre alle solite macchine d'assedio, anche numerose [[testuggine (arma)|testuggini rostrate]]<ref>[[Colonna di Traiano]], scena LXXXV secondo Cichorius.</ref>, [[carrobalista|carrobaliste]] e [[cheiroballistra|cheiroballistre]], come vengono rappresentate sulla [[Colonna di Traiano|Colonna stessa]].<ref>[[Colonna di Traiano]], scene XXXI e XLVII secondo Cichorius.</ref>
;[[116]]: [[Traiano]] nel corso delle sue [[campagne partiche di Traiano|campagne partiche]] riuscì ad [[assedio di Ctesifonte (116)|assediare ed espugnare]] la loro capitale, [[Ctesifonte]], non invece l'importante roccaforte di [[Assedio di Hatra (115)|Hatra]].
;[[165]]: [[Lucio Vero]] nel corso delle sue [[campagne partiche di Lucio Vero|campagne partiche]] riuscì ad [[assedio di Ctesifonte (165)|assediare ed espugnare]] la loro capitale, [[Ctesifonte]].
;[[169]]-[[170]]: Una delle maggiori città dell'[[impero romano]], [[Aquileia]], fu costretta a subire un assedio da parte di una massa di barbari mai vista prima d'allora (soprattutto [[Quadi]], [[Marcomanni]] e [[Vandali]] [[Asdingi]]), che si era riversata in modo devastante nell'Italia settentrionale, nel cuore della ''[[Venetia et Histria|Venetia]]''. Enorme fu l'impressione provocata: era dai tempi di [[Gaio Mario|Mario]] ([[102 a.C.|102]]-[[101 a.C.]]) che una popolazione barbarica non assediava dei centri del nord Italia.<ref>Cassio Dione, ''Storia romana'', LXXII, 3.1.</ref>
[[Immagine:ArcoSettimioSeveroPart.jpg|thumb|250px|Rilievo dell'[[arco di Settimio Severo]] nel [[Foro romano]], dove è rappresentato l'''Assedio e la presa di [[Ctesifonte]]'' (marmo 4,90 x 4 metri).]]
;[[197]]: [[Settimio Severo]] nel corso delle sue [[campagne partiche di Settimio Severo|campagne partiche]] riuscì ad [[assedio di Ctesifonte (197)|assediare ed espugnare]] la loro capitale, [[Ctesifonte]].<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]'', LXXVI, 9.</ref> Le armate di Severo dopo aver varcato l'[[Eufrate]] per la seconda volta, presso [[Zeugma (città)|Zeugma]], si diressero con grandi [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]] alla volta di [[Edessa (Mesopotamia)|Edessa]], che gli spalancò le porte, inviandogli alti dignitari e vessilli quale atto di sottomissione. Severo continuò la sua avanzata con una [[Marina militare romana|grande flotta]] lungo l'Eufrate, dove raggiunse e sottomise prima [[Dura Europos]], poi [[Seleucia al Tigri|Seleucia]], mettendo in fuga la [[Catafratto|cavalleria catafratta]] dei [[Parti]]. L'avanzata proseguì con la cattura di [[Babilonia]] che poco prima era stata abbandonata dalle forze nemiche e, verso la fine dell'anno, anche la stessa capitale dei Parti, [[Ctesifonte]], fu posta sotto assedio. La città ormai circondata, tentò inutilmente di resistere all'impressionante macchina militare che l'imperatore romano era riuscito a mettere insieme (circa 150.000 armati). Quando ormai era prossima alla capitolazione, il re [[Vologase V]] abbandonò i suoi e fuggì verso l'interno dei suoi territori. La città fu saccheggiata come era successo in passato ai tempi di [[campagne partiche di Traiano|Traiano]] (nel [[116]]) e [[campagne partiche di Lucio Vero|Lucio Vero]] (nel [[165]]).<ref>C.Scarre, ''The Penguin atlas of ancient Rome'', London 1995, p.99.</ref>
===Epoca alto imperiale: fase difensiva (211-285 d.C. )===
;[[229]]-[[230]]: Con la [[crisi del III secolo]], cominciarono ad invertirsi le parti tra [[Impero romano|Roma]] ed i [[barbari]]/[[Sasanidi]]: sempre più città dell'[[Impero romano]], furono assediate da forze esterne al [[limes romano|confini imperiali]]. Nel 229, con l'ascesa al trono del primo sovrano [[sasanidi|sasanide]], [[Ardashir I]], le [[esercito sasanide|armate persiane]] assediarono, seppure inutilmente, la città "[[Regno cliente (storia romana)|cliente]]" di [[assedio di Hatra (229)|Hatra]] (per farne una base di attacco contro i Romani).<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', LXXX, 3.1-2.</ref>
;[[238]]: L'imperatore [[Massimino Trace]], giunto ad [[Aquileia]], posta all'incrocio di importanti vie di comunicazione e deposito dei viveri e dell'equipaggiamento necessari ai soldati, fu costretto a porre la città sotto assedio, poiché aveva chiuso le sue porte all'imperatore, dietro volere del Senato di Roma. Ciò permise ai suoi avversari di organizzarsi, come fece [[Pupieno]] raggiungendo la città di [[Ravenna]], da cui diresse la difesa della città assediata. Sebbene il rapporto di forze fosse ancora a vantaggio di Massimino, il prolungato assedio, la penuria di viveri e la rigida disciplina imposta dall'imperatore causarono l'ostilità delle truppe verso l'imperatore, tanto che i soldati della [[Legio II Parthica|Legio II ''Parthica'']], prima strapparono le sue immagini dalle insegne militari, per segnalarne la deposizione, poi lo assassinarono nel suo accampamento, assieme al figlio [[Gaio Giulio Vero Massimo|Massimo]] ([[10 maggio]]).<ref>Erodiano, VIII, 5, 9.</ref>
;[[237]]-[[240]]: Nel corso delle [[campagne mesopotamiche di Ardashir I]] le città della [[provincia romana]] di [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]], [[Nisibi]] e [[Carrhae]], furono assediate e occupate dai [[Sasanidi]] verso la fine del 237/inizi del [[238]].<ref name="ZonaraXII,18">[[Zonara]], ''L'epitome delle storie'', XII, 18.</ref><ref>[[Giorgio Sincello]], ''Selezione di cronografia '', 681.</ref> L'anno successivo<ref>''Supplementum Epigraphicum Graecum'' 7, Berlin 1934, 743b (da [[Dura Europos]]): ''Il tredicesimo giorno del mese di Xandikus dell'anno 550'' [20 aprile del 239] ''i Persiani scesero verso di noi''.</ref> una nuova invasione delle armate [[sasanidi]] pose sotto assedio la città-fortezza di [[Dura Europos]], avamposto romano sull'[[Eufrate]].<ref>[[Historia Augusta]], ''Maximus and Balbinus'', 13.5; {{AE|1948|124}}.</ref><ref name="Millar150">F.Millar, ''The Roman near East (31 BC - AD 337)'', Cambridge Massachusetts & London 1993, p.150.</ref><ref>X.Loriot, ''Les premières années de la grande crise du III siecle: de l'avènement de Maximin Thrace (235) à la mort de Gordian III (244)'', ''Aufstieg Niedergang Römischen Welt'', II.2 (1975), p.657.</ref><ref name="Southern70">Pat Southern, ''The Roman Empire: from Severus to Constantine'', p. 70.</ref> Nel [[240]], [[Ardashir I]] riuscì finalmente nell'impresa di [[assedio di Hatra (240)|occupare]] e distruggere l'importante città-roccaforte di [[Hatra]], alleata dei Romani,<ref name="Southern70"/><ref>[[Codex Manichaicus Coloniensis]], 18, 1-16.</ref> occupando poi buona parte della [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]], arrivando forse anche ad [[assedio di Antiochia|assediare ed occupare]] la stessa [[Antiochia]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]].<ref>[[Historia Augusta]], ''Gordiani tres'', 26, 5-6.</ref>
;[[248]]-[[250]]: Con il [[III secolo]], le continue [[invasioni barbariche del III secolo]], portarono l'[[impero romano]] ad essere ora ora posto, egli stesso, "sotto assoedio". Nel corso del [[248]] una nuova incursione di Goti, ai quali era stato rifiutato il contributo annuale promesso da [[Gordiano III]], e di Carpi loro associati, portò ancora una volta devastazione nella provincia di Mesia inferiore.<ref>[[Giordane]], ''[[De origine actibusque Getarum]]'', XVI, 1-3.</ref> L'invasione fu fermata da un generale di [[Filippo l'Arabo]], [[Decio|Decio Traiano]], futuro imperatore, presso la città di [[Marcianopoli]], che era rimasta sotto assedio per lungo tempo. La resa fu anche possibile grazie all'ignoranza dei Germani in fatto di [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]] e probabilmente, come suggerisce [[Giordane]], «dalla somma versata loro dagli abitanti».<ref>Giordane, ''De origine actibusque Getarum'', XVII, 1; Grant, p. 212.</ref> L'anno successivo (nel [[249]]) una nuova invasione di [[Goti]] si spinse in Tracia fino a [[Filippopoli]] (l'odierna Plovdiv), dove assediarono il governatore [[Tito Giulio Prisco]]<ref>Giordane, ''De origine actibusque Getarum'', XVIII, 1.</ref> Nel [[250]] l'imperatore Decio, riuscì a sorprendere ed a battere i Goti di [[Cniva]] mentre questi stava assediando da alcuni mesi la città mesica di Nicopoli.
[[Immagine:Invasione 253-256 png.png|250px|left|thumb|[[Invasioni barbariche del III secolo|Invasioni barbariche]] di [[Goti]], [[Borani]], [[Carpi (popolo)|Carpi]], contemporanee a [[Campagne siriano-mesopotamiche di Sapore I|quelle dei Sasanidi]] di [[Sapore I]], degli anni [[252]]-[[256]], durante il regno di [[Valeriano]] e [[Gallieno]].]]
;[[252]]-[[257]]: [[Sapore I]], re [[sasanidi|sasanide]], organizzò una [[Campagne siriano-mesopotamiche di Sapore I|violenta offensiva contro le province orientali]] dell'[[impero romano]]. Le truppe persiane occuparono, prima la provincia di [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]],<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8.</ref> e poi, si impossessarono dopo un difficile assedio della stessa [[assedio di Antiochia (252)|Antiochia]], dove razziarono un ingente bottino, trascinando con loro numerosi prigionieri.<ref>Grant, pp. 219-220.</ref><ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I.27.2.</ref> Si racconta che oltre alla [[Antiochia|capitale]] della [[Siria (provincia romana)|Siria]] (nel [[252]]/[[253]]<ref>{{Cita|Grant|p. 226.}}; [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I.27.2.</ref>), altre importanti roccaforti furono sottratte al dominio romano come [[Carre]], [[Assedio di Nisibis (252)|Nisibi]] (nel [[252]]<ref>[[Tabari]]. ''Storia dei profeti e dei re'', p.29-32 dell'edizione tedesca di [[Theodor Nöldeke ]] (del [[1879]]).</ref>) e [[Dura Europos]] (nel [[256]]),<ref>Grant, p. 226.</ref> costringendo l'imperatore [[Valeriano]] ad intervenire.
;[[260]]: Lungo il Limes della [[Germania inferiore]] orde di [[Franchi]] riuscirono ad impadronirsi della fortezza legionaria di [[Castra Vetera]] e assediarono [[Colonia (Germania)|Colonia]], risparmiando invece [[Augusta Treverorum]] (l'odierna Treviri).<ref>Pat Southern, ''The Roman Empire: from Severus to Constantine'', p. 217.</ref> Contemporaneamente lungo il [[limes orientale|fronte orientale]] [[Battaglia di Edessa|Edessa]] fu assediata sembra inutilmente,<ref name="Zonara.XII.23">[[Giovanni Zonara|Zonara]], ''L'epitome delle storie'', XII, 23.</ref> mentre [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]] (in [[Cilicia]]), [[assedio di Antiochia (260)|Antiochia]] (in [[Siria (provincia romana)|Siria]]) e [[assedio di Cesarea in Cappadocia (260)|Cesarea]] (in [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]]) cadddero sotto i colpi delle [[esercito sasanide|armate sasanidi]] di [[Sapore I]].<ref name="Zonara.XII.23"/><ref>[[Giorgio Sincello]], ''Selezione di cronografia '', p.715-716 (dal ''Corpus Scriptorum Historiae Byzantine''); [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]], ''Cronaca'', anni 258-260; ''[[Res Gestae Divi Saporis]]'', riga 25-34 da ''The American journal of Semitic languages and literatures'', University of Chicago, 1940, vol. 57-58, p. 379.</ref> oltre all'intera [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]].<ref>[[Agazia Scolastico]], ''Sul regno di Giustiniano'', IV, 24.3.</ref><ref name=grant231>{{cita|Grant|p. 231.}}</ref>
;[[262]]: I Goti compirono una nuova incursioni via mare lungo le coste del Mar Nero, riuscendo ad assediare e saccheggiare [[Bisanzio]], l'antica [[Ilio]] ed [[Efeso]].<ref>''Historia Augusta'' - ''Due Gallieni'', 6.1 (Efeso, forse databile a campagna successiva del [[267]]/[[268]]) e 7.4 (Bisanzio).</ref>
{{Quote|Poiché gli Sciti [''ovvero i Goti, ndr''] avevano portato grande distruzione all'[[Ellade]] ed assediata la stessa [[Atene]], Gallieno cercò di combattere contro di loro, che ormai avevano occupato la [[Tracia (provincia romana)|Tracia]].|[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 39.1.}}
[[Immagine:Goti 268-270 invasioni png.png|thumb|right|250px|L'invasione delle genti [[goti]]che del [[267]]/[[268]]-[[270]] durante i regni di [[Gallieno]] e [[Claudio il Gotico]]. In colore verde il [[regno di Palmira]] della regina [[Zenobia]] e [[Vaballato]].]]
;fine del [[267]]-inizi del [[268]]<ref>Southern, p. 224.</ref>: Una nuova ed immensa invasione da parte dei Goti, unitamente a [[Peucini]], agli "ultimi arrivati" nella regione dell'attuale [[mar d'Azov]], gli [[Eruli]], ed a numerosi altri popoli prese corpo dalla foce del fiume [[Nistro|Tyras]] (presso l'[[Tyras|omonima città]]) e diede inizio alla più sorprendente invasione di questo terzo secolo, che sconvolse le coste e l'entroterra delle province romane di [[Asia Minore]], [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] e [[Acaia (provincia romana)|Acaia]] affacciate sul [[Ponto Eusino]] e sul [[Mare Egeo]].<ref name="Zosimo42.1">Zosimo, ''Storia nuova'', I, 42.1</ref><ref name="Grant231232">Grant, p. 231-232.</ref> Essi riuscirono a porre sotto assedio numerose città imperiali, cominciando con [[Cizico]], pur senza successo,<ref>''Historia Augusta'' - ''I due Gallieni'', 13.8 e ''Claudio'', 9.7.</ref> ma occupando in seguito la futura città di [[Crisopoli]] (di fronte a Bisanzio), e ponendo nuovi assedi alla città di [[Potidea|Cassandreia]] e di [[Tessalonica]],<ref>''Historia Augusta'' - ''Claudio'', 9.8; Watson, p. 43.</ref> e portando devastazione anche nell'entroterra della [[Macedonia (provincia romana)|provincia di Macedonia]].<ref>''Historia Augusta'' - ''Due Gallieni'', 5.6; Zosimo, ''Storia nuova'', I, 43.1.</ref>.
;[[268]]: L'imperatore [[Gallieno]] fu costretto a tornare in Italia per assediare a [[Milano]] l'usurpatore [[Aureolo]], che aveva tentato di usurpargli il trono.<ref>Watson, p. 215-216.</ref><ref name="Southern225">Southern, p. 225.</ref>
;[[269]]: La morte prematura di [[Claudio il Gotico]], costrinse [[Aureliano]] a concludere rapidamente la guerra contro i Goti in [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] e nelle [[Mesia (provincia romana)|Mesie]], ponendo fine agli assedi di Anchialus (nei pressi della moderna [[Pomorie]], lungo le coste [[Bulgaria|bulgare]] del [[Mar Nero]]), e di [[Nicopoli|Nicopolis ad Istrum]].<ref>''Historia Augusta'' - ''Claudio'', 12.4; ''Historia Augusta'' - ''Aureliano'', 17.5.</ref>
;[[272]]: L'imperatore [[Aureliano]] pose fine al [[regno di Palmira|regno]] di [[Zenobia]], quando dopo aver liberato la città di Antiochia, sconfisse l'esercito palmireno prima ad [[Battaglia di Immae|Immae]] e poi ad [[Battaglia di Emesa|Emesa]], arrivando ad [[assedio di Palmira|assediare la stessa Palmira]], che in breve fu conquistata. La regina fu raggiunta sulle rive dell'[[Eufrate]] e catturata insieme al figlio.<ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 54-56 e 59-61; [[Historia Augusta]], ''Divus Aurelianus'', 26-30.</ref>
;[[278]]: L'imperatore [[Marco Aurelio Probo|Probo]], si recò, al termine di quell'anno, in [[Isauria]] per domare una rivolta di briganti (con assedio finale presso la loro roccaforte di [[Cremna (Turchia)|Cremna]], in [[Pisidia]]).<ref>''Historia Augusta'' - ''Probo'', 16.4-5; Zosimo, ''Storia nuova'', 69-70.</ref>
===Epoca tardo imperiale (286-476 d.C.)===
[[Immagine:Heinrich_Leutemann,_Plünderung_Roms_durch_die_Vandalen_(c._1860–1880).jpg|thumb|200px|left|I [[Vandali]] di [[Genserico]] saccheggiano [[Roma]], come rappresentato nel dipinto qui sopra.]]
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano in età tardo-imperiale|difesa in profondità (esercito romano)}}
L'[[impero romano]] dopo la [[crisi del terzo secolo]] con il periodo dell'[[anarchia militare]], ma soprattutto dopo la [[battaglia di Adrianopoli (378)|disfatta di Adrianopoli]] del [[378]], fu esso stesso posto sotto assedio dalla popolazioni barbariche che premevano lungo i suoi [[limes romano|confini]] da settentrione, e dall'impero [[sasanidi|sasanide]] da Oriente.<ref>[[Yann Le Bohec]], ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero'', Roma 2008, pp.25 e 30.</ref>
;[[338]]: Poco dopo la morte di [[Costantino I]], il re sasanide, [[Sapore II]], riprese le ostilità e assediò inutilmente [[Nisibi]] (cosa che accadde anche nel [[346]] e nel [[350]]). Si racconta che la città riuscì a respingere l'invasore grazie alla popolazione, guidata dal vescovo della città.
;[[360]]: Ancora [[Sapore II]], riuscì dopo un assedio durato settantatré giorni, a [[battaglia di Amida|occupare la città]] di [[Diyarbakır|Amida]], sebbene numerosi attacchi portati con le [[macchine d'assedio (storia romana)|grandi macchine di assedio]], fossero stati ripetutamente respinti, con gravi danni per i Persiani e le macchine stesse. I Romani capitolarono quando si trovarono a combattere oltre al nemico sasanide, anche una [[pestilenza]]. La città ormai stremata, alla fine cadde a seguito di un attacco notturno, portato simultaneamente da Sapore e Grumbates con torri d'assedio e frecce incendiarie.<ref>[[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae libri XXXI'', [http://www.deremilitari.org/resources/sources/ammianus.htm XVIII.8-10, XIX.1-8].</ref>
;[[363]]: Nel corso della [[campagna sasanide di Giuliano]], poiché i Romani mancavano delle necessarie [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]], e non era, pertanto, possibile prendere [[Ctesifonte]] in tempi ragionevoli, [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]], per evitare di essere circondato da Sapore II, decise di "rompere l'assedio" e di muovere verso il nord della [[Mesopotamia]], per riunirsi con il contingente di Procopio.<ref>Ammiano, XXIV,7.</ref>
;[[402]]: il generale dell'[[impero romano d'Occidente]], [[Stilicone]], riuscì a liberare [[Milano]] dall'assedio dei [[Visigoti]] di [[Alarico]], riuscendoli a battere poco dopo [[battaglia di Pollenzo|presso Pollenzo]].<ref>[[Claudio Claudiano]], ''De bello gothico'', 635.</ref>
;[[408]]-[[410]]: Il re [[visigoti|visigoto]] [[Alarico]], pose l'assedio alla città di [[Roma]] per ben tre volte in questi anni, fino a quando non riuscì a [[sacco di Roma (410)|saccheggiarla]] nel 410, dopo circa ottocento anni dal precedente ''[[Sacco di Roma (390 a.C.)|sacco gallico]]'' del [[390 a.C.|390]]/[[386 a.C.]] Si racconta che i [[Visigoti]] bloccarono prima tutte le vie d'accesso, compreso il Tevere e i rifornimenti dal porto di [[Ostia (città antica)|Ostia]], contemporaneamente l'assedio durò senza sosta per cinque mesi, costringendo la popolazione affamata a cibarsi addirittura di gatti, topi, cani. Le malattie infettive mieterono molte vittime (le fonti parlano di [[peste]], ma si trattò più verosimilmente di colera) e sono citati anche episodi di cannibalismo. L'assedio colpì soprattutto le fasce più povere della popolazione, e fu probabilmente di un disperato gruppo di affamati la decisione di far terminare l'assedio. Nella notte del 24 agosto del 410, la [[Porta Salaria]] venne aperta agli assedianti (che evidentemente non avevano [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]] adeguate), e Roma fu saccheggiata.<ref>[[Zosimo]], ''Storia nuova'', V e VI.</ref>
;[[411]]: L'usurpatore [[Costantino III (usurpatore)|Costantino]] fu assediato ad [[Arles]] da [[Geronzio]], dove però giunse anche un altro generale di [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]], l'energico Flavio Costanzo (il futuro imperatore [[Costanzo III]]). Sebbene Geronzio fosse stato sconfitto e messo in fuga, Costanzo proseguì l'assedio fino a quando Costantino fu obbligato ad arrendersi. L'usurpatore sconfitto, però, non giunse vivo alla corte di Onorio.<ref>Olimpiodoro, frammento 19.</ref>
;[[443]]: Le armate [[Unni|unne]] di [[Attila]] volsero la loro attenzione all'[[impero romano d'Oriente]], compiendo razzie lungo il [[Danubio]], fino ad occupare le importanti [[castrum|fortezze romane]] di ''[[Ratiaria]]'' e ''[[Naissus]]'' (oggi [[Niš]]), utilizzando i barbari stessi macchine d'assedio come [[ariete (arma)|arieti]] e alte [[torre d'assedio|torri]]. Si racconta che quando Attila attaccò e devastò ''Naissus'', le rive del fiume della città si coprirono di un numero impressionate di cadaveri.<ref>Shelley Klein – Miranda Twiss, ''I personaggi più malvagi della storia'', Ariccia (Roma), Newton & Compton Editori, 2005, p. 82.</ref>
;[[455]]: Ancora i barbari riuscirono a porre sotto assedio e poi [[sacco di Roma (455)|saccheggiare]] la città di Roma. Si trattava dei [[Vandali]] di [[Genserico]], allora in guerra con l'[[Imperatori romani|Imperatore]] [[Petronio Massimo]]. Si racconta che Genserico salpò con la sua potente flotta da [[Cartagine]], risalì il [[Tevere]], riuscendo poi a saccheggiarla. All'arrivo dei [[Vandali]] [[Papa Leone I]] implorò il re barbaro di non distruggere la città antica o di uccidere i suoi abitanti. Genserico acconsentì. Entrò dalla [[Porta Portuensis|Porta Portuense]] e razziò una grande quantità di oro, argento e molti altri valori con un impeto maggiore di quello dei [[visigoti]] di [[Alarico]] di quarantacinque anni prima.<ref>[[Franco Cardini]] e Marina Montesano, ''Storia medievale'', Firenze 2006, pag. 64.</ref>
==Note==
{{references|2}}
== Bibliografia ==
===Fonti primarie===
*[[Ammiano Marcellino]], ''Le Storie'' (testo latino a fronte), a cura di A. Salem, UTET 2007, ISBN 978-88-02-07712-3
*[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], ''[[De bello Gallico]]''.
*[[Diodoro Siculo]], ''[[Bibliotheca historica]]''.
*[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio'', VIII.
*[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''[[Stratagemata]]'', II.
*[[Historia Augusta]].
*[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', V.
*[[Plinio il Giovane]], ''Lettere'', X. [http://books.google.it/books?id=hQZbAAAAQAAJ&pg=PT281&dq=3#v=onepage&q=3&f=false]
*[[Plutarco]], ''Vita di Romolo''.
*[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', VI, 19-42.
*[[Pseudo-Igino]], ''[[De Munitionibus Castrorum]]''.
*[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''[[Bellum Iugurthinum]]'', LXXXVI.
*[[Tacito]], ''[[Annali (Tacito)|Annales]]''.
*[[Tacito]], ''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]'', II e III.
*[[Flavio Vegezio Renato|Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris|L'arte della guerra (Epitoma rei militaris)]]'', Oscar Mondadori - Classici Greci e Latini (testo a fronte), 2001. ISBN 88-17-10645-3
*[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I-IV.
===Fonti secondarie===
*E.Abranson e J.P. Colbus, ''La vita dei legionari ai tempo della guerra di Gallia'', Milano 1979.
*G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. I - Dalle origini alla fine della repubblica, Rimini 2007.
*G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008. ISBN 978-88-8474-173-4
*P.Connolly, ''L'esercito romano'', Milano 1976.
*P.Connolly, ''Greece and Rome at war'', Londra 1998. ISBN 1-85367-303-X
*A.K.Goldsworthy, ''The Roman Army at War, 100 BC-AD 200'', Oxford - N.Y 1998.
*A.K.Goldsworthy, ''Storia completa dell'esercito romano'', Modena 2007. ISBN 978-88-7940-306-1
*L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', Londra 1998.
*[[Yann Le Bohec|Y.Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008.
*Y.Le Bohec, ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero'', Roma 2008. ISBN 978-88-430-4677-5
*E.Luttwak, ''La grande strategia dell'Impero romano'', Milano 1991.
*A.Milan, ''Le forze armate nella storia di Roma Antica'', Roma 1993.
*{{cita libro | cognome=Southern | nome=Pat | titolo=The Roman Empire: from Severus to Constantine | città=Londra & New York | anno=2001 | id=ISBN 0-415-23944-3 | lingua=inglese }}
*G.Webster, ''The Roman Imperial Army'', Londra - Oklahoma 1998.
==Voci correlate==
*[[Esercito romano]]
*[[Ingegneria militare romana]]
*[[Armi d'assedio (storia romana)]]
**[[Tormenta (storia romana)]] o [[Artiglieria (storia romana)]]
**[[Macchine d'assedio (storia romana)]]
{{Portale|Esercito romano|Guerra}}
[[Categoria:Esercito romano]]
[[Categoria:Assedi]]
[[Categoria:Storia delle tecnologie militari]]
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