Lingua cinese e Ludovico Geymonat: differenze tra le pagine

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{{Bio
{{nota disambigua|la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese,Taiwan e altri stati dell'Asia|Mandarino standard}}
|Nome = Ludovico
{{avvisounicode}}
|Cognome = Geymonat
{{lingua|nome=Cinese
|Sesso = M
|nominativo={{lang|zh-cn|中文}}, ''Zhōngwén''
|LuogoNascita = Torino
|colore=#EFC5AB
|GiornoMeseNascita = 11 maggio
|regione=(maggioranze): [[Cina continentale]] e sud est asiatico;<br />(minoranze): Comunità cinesi nell'[[Asia occidentale]], nelle [[Americhe]], in [[Africa]], [[Europa]] e nel [[Oceano Pacifico|Pacifico]].
|AnnoNascita = 1908
|persone=
|LuogoMorte = Rho
|classifica=1
|GiornoMeseMorte = 29 novembre
|tipologia={{SVO}} [[Lingua tonale|tonale]]
|AnnoMorte = 1991
|fam1=[[Lingue sinotibetane]]
|Epoca = 1900
|fam2=[[lingue sinitiche]]
|Attività = filosofo
|fam3='''''Cinese'''''
|Attività2 = matematico
|sub1=[[lingua mandarina|Mandarino]]
|AttivitàAltre = , [[epistemologia|epistemologo]] e [[accademico]]
|sub2=Jin
|Nazionalità = italiano
|sub3=Wu
|PostNazionalità = , uno tra più importanti del Novecento
|sub4= Huizhou
|Immagine = Geymonat.jpg
|sub5=Gan
}}
|sub6=Xiang
|sub7=Min
|sub8=Hakka
|sub9=Yue
|sub10=Ping
|iso1=zh
|iso2=(B)chi, (T)zho
|iso3=zho
|sil=
|estratto= {{lang|zh-cn|人人生而自由,在尊严和权利上一律平等。他们赋有理性和良心,并应以兄弟关系的精神相对待。}} (mandarino)
|traslitterazione=
Rénrén shēng ér zìyóu, zài zūnyán hé quánlì shàng yīlǜ píngděng. Tāmen fù yǒulǐ xìng hé liángxīn, bìng yīng yǐ xiōngdì guānxì de jīngshén xiāngduì dāi.
|mappa=[[File:New-Map-Sinophone World.PNG|290px]]
|didascalia=Distribuzione geografica del cinese
|codice=zh}}
 
== Biografia ==
La '''lingua cinese''' è una vasta e variegata [[famiglia linguistica]] composta da centinaia di [[Variante linguistica|varianti linguistiche]] distinte e spesso non mutuamente intelligibili, facente parte della famiglia delle lingue sino-tibetane ed evolutesi a partire dal [[III secolo a.C.]] nell'area geografica grossomodo corrispondente alla [[Cina continentale]].
Nacque a Torino da Giovanni Battista, un geometra liberale e [[antifascismo|antifascista]] di [[chiesa evangelica valdese|origini valdesi]], e da Teresa Scarfiotti, una donna cattolica molto devota. Frequentò la scuola privata del ''Divin Cuore'' e poi l'''Istituto Sociale'', un liceo classico torinese gestito dai [[compagnia di Gesù|gesuiti]], dal quale fu espulso l'ultimo anno di corso a causa di un tema su [[Giovanna d'Arco]] non in linea con l'[[chiesa cattolica|ortodossia cattolica]] e così conseguì la maturità nel [[Liceo classico Cavour]] nel [[1926]].
 
Si laureò all'[[Università degli Studi di Torino|Università di Torino]] in filosofia nel [[1930]] con la tesi ''Il problema della conoscenza nel positivismo'', discussa con il professor [[Annibale Pastore]], e in [[matematica]] nel [[1932]], discutendo con [[Guido Fubini]] la tesi ''Sul teorema di Picard per le funzioni trascendenti intere''. La sua scelta di unire, nella sua ricerca, filosofia e scienza, tenute separate in Italia dall'imperante cultura idealistica del tempo, quella [[Giovanni Gentile|gentiliana]] che, con la sua riforma della scuola, aveva privilegiato la cultura umanistica, e quella [[Benedetto Croce|crociana]], con la sua concezione svalutativa della scienza, creatrice, ad avviso del filosofo abruzzese, di [[pseudoconcetto|pseudoconcetti]], {{senza fonte|mostra l'apertura europea delle prospettive di ricerca intravista allora da Geymonat e la sua estraneità al provincialismo culturale italiano.
L'impiego del termine "lingua cinese" per indicare la totalità di tutte le sue forme linguistiche, siano esse antiche, moderne, locali o standard è una consuetudine determinata da diversi fattori storici e culturali<ref name=Norman_intro>Jerry Norman, ''The Chinese dialects: phonology'' in {{Cita|Graham|p. 72}}</ref>, ma dal punto di vista della [[linguistica comparativa]], il cinese (sia antico che moderno) va considerato come un sistema complesso, in cui esistono centinaia di varianti locali mutualmente non intelligibili, che difficilmente si possono ritenere un'unica lingua<ref name=Norman_intro />.
}}
{{senza fonte|Un rifiuto che egli estese anche alla politica del regime allora dominante:}} Assistente di analisi algebrica nell'Università di Torino ma avversario del [[fascismo]], rifiutò l'iscrizione al [[partito Nazionale Fascista|partito fascista]] - cioè di prendere la cosiddetta ''tessera del pane'' - vedendosi così preclusa la possibilità di una carriera accademica o di insegnamento statale. Si avvicinò altresì al filosofo piemontese [[Piero Martinetti]], non tanto per comunanza di prospettive filosofiche quanto per averlo riconosciuto un esempio di impegno civile e morale, essendo stato il Martinetti tra i pochissimi professori universitari a rifiutare il [[giuramento di fedeltà al fascismo|giuramento di fedeltà al Fascismo]]. Nel [[1934]] andò in [[Austria]] per approfondire la filosofia neo-positivista del [[Circolo di Vienna]] diretto da [[Moritz Schlick]], lo stesso anno in cui pubblicava ''La nuova filosofia della natura in Germania'': a quell'esperienza seguì lo scritto del 1935 ''Nuovi indirizzi della filosofia austriaca''.
 
Nel [[1938]] sposò Virginia Lavagna, dalla quale ebbe cinque figli (tra cui [[Mario Geymonat]], filologo e studioso di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], e Giuseppe Geymonat, matematico<ref>Cfr. [https://gw.geneanet.org/annaita?lang=en&n=geymonat&oc=0&p=giuseppe]</ref>), e dal [[1940]], iscritto clandestinamente al [[Partito Comunista Italiano|Partito comunista]], si guadagnò da vivere insegnando matematica nella scuola privata «Giacomo Leopardi» di Torino, dove [[Cesare Pavese]] insegnava italiano. Nel periodo della [[seconda guerra mondiale]], con il nome di battaglia ''Luca'' fu [[partigiano]] in [[Piemonte]] nella 105ª Brigata ''Carlo Pisacane'' e, dopo la Liberazione, assessore comunista al Comune di Torino dal [[1946]] al [[1949]] quando, vinto il concorso a cattedra, Geymonat fu nominato professore straordinario di [[filosofia teoretica]] all'[[Università degli Studi di Cagliari|Università di Cagliari]]. Dal [[1952]] al [[1956]] fu ordinario di [[storia della filosofia occidentale|storia della filosofia]] all'[[Università di Pavia]], successivamente dal [[1956]] al [[1978]] tenne all'[[Università degli Studi di Milano|Università di Milano]] la prima cattedra di [[filosofia della scienza]] istituita in Italia. Partecipò alla fondazione del [[Centro di studi metodologici di Torino]]. Nel [[1963]] iniziò a dirigere la collezione di classici della scienza della casa editrice [[UTET|Utet]] di [[Torino]]. Negli stessi anni fu direttore del [[redazione#Comitato di redazione|comitato di redazione]] dell<nowiki>'</nowiki>''[[Enciclopedia della scienza e della tecnica]]''<ref name="Festschrift, 19">Emanuele Vinassa de Regny, «''Corrado Mangione: breve storia di una lunga amicizia''», in: Edoardo Ballo, Miriam Franchella (a cura di), ''Logic and philosophy in Italy: some trends and perspectives. [[Festschrift|Essays in Honor]] of Corrado Mangione on his 75th Birthday'', Polimetrica s.a.s., 2006 ISBN 9788876990274 (p. 19)</ref>. Morì nel 1991: è sepolto a [[Barge]], in [[provincia di Cuneo]].
Parlando del cinese sarebbe quindi più corretto parlare di una famiglia di '''[[lingue siniche]]''' o '''sinitiche''' le quali, prese insieme alla [[lingua bai]], costituiscono una branca importante della più vasta famiglia delle [[lingue sinotibetane]]<ref name="Norman_conclusione">Jerry Norman, ''The Chinese dialects:phonology'' in {{Cita|Graham|p. 80}}</ref>.
 
==Il pensiero==
Ciascuna [[varietà linguistica|varietà locale]] del cinese è caratterizzata dal fatto di essere una [[lingua tonale]], [[lingua isolante|isolante]], in cui vige l'ordine {{SVO}}, la cui evoluzione è stata influenzata e determinata in maniera importantissima dall'esistenza di un sistema di scrittura basato sui [[caratteri cinesi]], che dopo il III secolo a.C. è divenuto lo standard scritto per tutti i parlanti nativi del cinese.
Geymonat ebbe uno stile di pensiero [[razionalismo|razionalista]] [[ateo]]. La sua opera può essere inquadrata nel filone del [[positivismo logico|neopositivismo]] (ebbe diversi contatti con il [[Circolo di Vienna]]), da lui rielaborato nell'ottica della tradizione [[marxismo|marxista]].
 
Nell'evoluzione del suo pensiero si possono tracciare due fasi: nella prima egli approfondisce temi tipici del [[positivismo logico|neopositivismo]], mentre nella seconda si sforza di analizzare la [[realtà]] oggettiva ed a questo scopo utilizza concetti caratteristici del [[materialismo dialettico]].
All'interno del cinese si possono individuare molti dei cosiddetti "gruppi dialettali": si tratta di famiglie di dialetti e varianti regionali, anch'essi non necessariamente mutualmente intelligibili, che presentano delle caratteristiche comuni in base alle quali si possono raccogliere in famiglie. A seconda delle classificazioni adottate, se ne possono distinguere da 7 a 15. Il più importante gruppo dialettale del cinese moderno è senza dubbio il [[lingua mandarina|mandarino]]: si stima che almeno il 70% di tutti i parlanti nativi del cinese utilizzino una parlata appartenente al gruppo del mandarino<ref>Jerry Norman, ''The Chinese dialects:phonology'' in {{Cita|Graham|p. 78}}</ref>.
 
Interpretò la concezione della matematica di [[Galileo Galilei]] come strumento d'interpretazione della realtà.
Il cinese è parlato da circa 1,4 miliardi di persone.
{{senza fonte|Rimarchevole pure il suo lavoro di alta [[divulgazione scientifica|divulgazione del pensiero scientifico]]. Il suo manuale di storia della filosofia per i licei fu adottato in modo diffuso.}}
Approfondisce alcuni temi teorici come quello della ''causalità'', della ''probabilità'', del ''continuo'', dell'''intuizione'', centrali nell'[[epistemologia]].
Politicamente fu vicino inizialmente al [[Partito Comunista Italiano]], da cui si allontanò poi per aderire a [[Democrazia Proletaria]] e successivamente ai movimenti che diedero vita al [[Partito della Rifondazione Comunista]]. Nel corso di questo viaggio politico ha partecipato, l'11 febbraio 1987, alla Fondazione, a Roma, dell'Associazione Culturale Marxista e collabora nella rivista ''Marxismo Oggi'' (editore Teti)<ref>Vedi «Appendice - L'Associazone Culturale Marxista», in Attualità del Marxismo, p.42.</ref>.
 
Come matematico egli ha compiuto alcune ricerche sul teorema di [[Émile Picard|Picard]] e sul teorema di Carathéodory per le funzioni armoniche. Si occupò inoltre dei fondamenti della probabilità.
Le moderne parlate locali del cinese avrebbero origine nel periodo di affermazione delle dinastie [[Dinastia Qin|Qin]] e [[dinastia Han|Han]], alla fine del III secolo a.C. (sebbene vi siano alcuni linguisti, tra cui [[Bernhard Karlgren]], che hanno ipotizzato che la diversificazione dei vari dialetti sia avvenuta dopo l'VIII secolo d.C.)<ref name="Norman_conclusione" />. L'arco temporale coperto dalla loro evoluzione, il grado di differenziazione e il livello di complessità raggiunti da questa famiglia si possono paragonare a quelli delle [[lingue romanze]] in [[Storia dell'Europa|Europa]]<ref name="Norman_conclusione" />.
 
Fu un costante promotore e divulgatore delle iniziative correlate alla filosofia della scienza, anche per quello che riguarda le ''scienze applicate''.<ref>Vedi ad esempio la prefazione alle [[s:Storia delle scienze agrarie/I/Prefazione|Storia delle scienze agrarie]], ora riedito da [[Museo Galileo]] in coedizione con la Fondazione Nuova Terra Antica ISBN 9788896459096</ref>
Nel corso della storia della Cina sono esistiti dei tentativi di stabilire un qualche tipo di parlata comune, tra le quali va menzionato il ''[[guanhua]]'' o "lingua dei mandarini", una [[lingua franca]] adottata dai funzionari imperiali durante le dinastie [[dinastia Ming|Ming]] e [[dinastia Qing|Qing]], basata sulla pronuncia dei dialetti del gruppo del mandarino.
 
=== Il neoilluminismo ===
Il cinese moderno possiede una pronuncia standard, comunemente nota come ''putonghua'' ({{cinese|普通话}}), stabilita e ufficializzata agli inizi del XX secolo, che è [[lingua ufficiale]] della [[Repubblica Popolare Cinese]], di [[Taiwan]] e di altri stati dell'area asiatica, ed è una delle sei lingue ufficiali dell'[[ONU]].
Nell'opera ''Saggi di filosofia neorazionalistica'' del [[1953]], Geymonat spiegò che un'indagine efficace della realtà, poteva essere svolta solamente tramite lo strumento della [[ragione]] non dogmatica. Per fare questo l'autore propose di scarnificare la razionalità di ogni verità e da ogni sistema di riferimento assoluti.
Il neoilluminismo, capeggiato da [[Nicola Abbagnano]] e coinvolgente numerosi altri intellettuali italiani, rappresentò per Geymonat il nuovo corso del razionalismo, che avrebbe dovuto accogliere i metodi e i risultati delle ultime ricerche scientifiche, perseguendo un duplice obiettivo: da un lato l'umanizzazione della scienza e una concretizzazione della filosofia, dall'altro l'utilizzo di un'impostazione [[storicismo|storicistica]] al posto di quella [[metafisica]], dove per storicistica Geymonat intese l'analisi, priva di pregiudizi e di preconcetti della storia e della struttura dei modelli scientifici.<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.filosofiaedintorni.net/geymonat_file Filosofia e dintorni] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
=== Lo scontro con Popper ===
La pronuncia del ''putonghua'' è basata sul dialetto locale della zona di Pechino, facente parte del gruppo dialettale del mandarino.
[[Immagine:Karl Popper2.jpg|thumb|upright=0.6|il filosofo austriaco Karl Popper]]
Pur condividendo inizialmente l'anti-idealismo di [[Karl Popper]], Geymonat sostenne nel 1983 sulla sulla rivista [[sovietica]] ''Voprosy Filosofii'' che vi era la «più manifesta e totale incompatibilità» tra il proprio marxismo e l'epistemologia popperiana. Alle sue accuse di essere «il filosofo ufficiale dell'[[anticomunismo]]», reo di difendere i [[liberalismo|regimi liberali]], Popper gli rispose:<ref name=filosofico>{{cita web|http://www.filosofico.net/geymonat.htm|Geymonat}}</ref>
{{citazione|I nostri intellettuali [...] dicono ai giovani che vivono in un inferno, mentre di fatto questo mondo non è stato, fin da Babilonia, mai così vicino al paradiso come lo è ora il mondo occidentale. Per contrasto, in [[Unione Sovietica]], si dice alla gente che vivono in paradiso, e tanti lo credono e sono moderatamente contenti; è questo, credo, l'unico aspetto per il quale la società sovietica è migliore della nostra.|[[Karl Popper]], da un messaggio inviato al convegno in onore di Geymonat a Milano del giugno 1985<ref name=filosofico/><ref>Karl Popper, ''Intellettuali non fate ideologia. L'Occidente non è quest'inferno'', a cura di [[Dario Antiseri]], articolo su «Il Mattino di Padova», 22 giugno 1985.</ref>}}
In ogni caso si deve a Geymonat l'introduzione in Italia delle opere dei critici di Popper, come [[Thomas Kuhn]].
 
==Allievi famosi==
Lo standard [[ISO 639#ISO639-3|ISO 639-3]] identifica il cinese come un [[macrolinguaggio]]<ref>[http://www-01.sil.org/iso639-3/documentation.asp?id=zho documentazione relativa alla classificazione del cinese nello standard ISO 639-3]</ref>.
Tra i suoi molti allievi figurano personaggi di fama:
*[[Evandro Agazzi]]
*[[Enrico Bellone]]
*[[Mario Capanna]]
*[[Giulio Giorello]]
*[[Niccolò Guicciardini Corsi Salviati]]
*[[Corrado Mangione]]
*[[Fabio Minazzi]]
*[[Mario Quaranta]]
*[[Franco Sirio]]
*[[Silvano Tagliagambe]]
*[[Salvatore Veca]]
*[[Mario Vegetti]]
 
== Opere ==
== Distribuzione geografica ==
* {{Cita libro|titolo=Il problema della conoscenza nel positivismo. Saggio critico.|anno=1931|editore=Bocca|città=Torino|pp=231}}
È parlata soprattutto nel suo Paese di origine; appunto, la [[Cina]]. Ciononostante, l'alto numero di persone che ne usufruisce (dovuto soprattutto alla vasta estensione geografica dello Stato suddetto) ne fa una lingua particolarmente diffusa.
* {{Cita libro|titolo=La nuova filosofia della natura in Germania|anno=1934|editore=Bocca|città=Torino|pp=111}}
* {{Cita libro|titolo=Studi per un nuovo razionalismo|anno=1945|editore=Chiantore|città=Torino|pp=353}}
* {{Cita libro|titolo=Saggi di filosofia neorazionalistica|anno=1953|editore=Einaudi|città=Torino|pp=176}}
* {{Cita libro|titolo=Galileo Galilei|edizione=Collana Piccola Biblioteca Scientifica n.78|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1957}}
* ''Filosofia e filosofia della scienza'', Feltrinelli, Milano, 1960. ISBN 8807850540
* ''Filosofia e pedagogia nella storia della civiltà'', con Renato Tisato, Garzanti, Milano, 1965, 3 voll. ISBN 8811043204
* ''Storia del pensiero filosofico e scientifico'', Garzanti, Milano, 1970-72, 6 voll.
* ''Attualità del materialismo dialettico'', con Enrico Bellone, Giulio Giorello e Silvano Tagliagambe, Editori Riuniti, Roma, 1974. ISBN 8835906261
* ''Scienza e realismo'', Feltrinelli, Milano, 1977. ISBN 8807650177
* ''Paradossi e rivoluzioni. Intervista su scienza e politica'', a cura di Giulio Giorello e Marco Mondadori, Il Saggiatore, Milano 1979.
* ''Filosofia della probabilità'', con Domenico Costantini, Feltrinelli, Milano 1982. ISBN 8807650231,
* ''Riflessioni critiche su Kuhn e Popper'', Dedalo, Bari 1983. ISBN 8822038010
* ''Lineamenti di filosofia della scienza'', Mondadori, Milano 1985. (Nuova edizione con una postfazione e un aggiornamento della bibliografia di [[Fabio Minazzi]], Utet, Torino 2006. ISBN 8804269715)
* ''Le ragioni della scienza'', con Giorello e Minazzi, Laterza, Roma-Bari 1986. ISBN 8842027677,
* ''La libertà'', Rusconi, Milano 1988. ISBN 8818010360
* ''La società come milizia'', a cura di Fabio Minazzi, Marcos y Marcos 1989. ISBN 8871680022 (Nuova edizione a cura di Fabio Minazzi, La Città del Sole, Napoli 2008)
* ''I sentimenti'', Rusconi, Milano, 1989 ISBN 8818010557
* ''Filosofia, scienza e verità'', con [[Evandro Agazzi]] e Fabio Minazzi, Rusconi, Milano, 1989. ISBN 8818010573,
* ''La Vienna dei paradossi. Controversie filosofiche e scientifiche nel Wiener Kreis'', a cura di Mario Quaranta, Il poligrafo, Padova, 1991. ISBN 8871150171
* ''Dialoghi sulla pace e la libertà'', con Fabio Minazzi, Cuen, Napoli, 1992.
* ''La ragione'', con Fabio Minazzi e [[Carlo Sini]], Piemme, Casale Monferrato, 1994.
* ''Attualità del Marxismo. Conferenza tenuta ad Ancona il 16 Marzo 1987''. Presentazione di [[Ruggiero Giacomini]], Quaderni di Città Futura, Ancona, 2002.
* ''Storia e filosofia dell'analisi infinitesimale'', Bollati Boringhieri, Torino, 2008. ISBN 9788833919478
 
== Onorificenze ==
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{{Onorificenze
 
|immagine=BenemeritiCultura1.png
== Storia ==
|nome_onorificenza=Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte
[[File:Os divinatoire Shang Musée Mariemont 08112015.jpg|Osso oracolare ritrovato ad Anyang, nello Henan, risalente al 1200 a.C.|alt=Ossa oracolari con iscrizioni in caratteri cinesi primitivi, risalenti alla dinastia Shang|thumb]]
|collegamento_onorificenza=Benemeriti della cultura e dell'arte
 
|motivazione=
=== Origini ===
|luogo=9 giugno [[1976]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=7550 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
 
}}
Le più antiche testimonianze di una lingua cinese scritta sono le iscrizioni di carattere divinatorio incise su [[ossa oracolari]] databili al tardo 1200 a.C., nel periodo che la storiografia cinese identifica tradizionalmente come l'ultima fase della [[dinastia Shang]] (XVI-XI secolo a.C.). Queste [[iscrizioni oracolari]] testimoniano come il ruolo della scrittura fosse all'epoca strettamente legato alle pratiche magiche e rituali. Questo carattere strettamente rituale dell'uso della scrittura si mantenne anche durante i secoli iniziali del I millennio a.C. che coincidono con l'avvento della [[dinastia Zhou]] (X-III secolo a.C.). A quest'epoca risalgono infatti moltissimi manufatti in bronzo (vasi, specchi, bracieri, contenitori per il vino, ecc.) recanti iscrizioni rituali, poemi, ed epitaffi.
{{Onorificenze
Questa situazione cambiò soltanto a partire dal IX-VIII secolo a.C., in concomitanza con il declino del potere dei Zhou e l'ascesa dei principati regionali<ref>{{Cita|Vogelsang|pp.45-46}}</ref>. Fu infatti in questo periodo che la scrittura cinese venne impiegata stabilmente al di fuori della sfera rituale: fu proprio presso le corti dei principi e signori regionali che gli scribi di corte iniziarono a redigere le prime genealogie e stendere i primi annali delle casate, gesto con cui i nobili affermarono simbolicamente la loro indipendenza dalla casata centrale.<ref>{{Cita|Vogelsang|p.49}}</ref>
|immagine=Commendatore OMRI BAR.svg
 
|nome_onorificenza=Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
=== Il cinese classico ===
|collegamento_onorificenza=Ordine al Merito della Repubblica Italiana
 
|motivazione=Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Come per il greco antico, anche per il cinese non siamo in possesso di informazioni dirette sulla pronuncia delle lingue parlate nelle epoche antiche. Informazioni sulla pronuncia e sulla fonologia delle parlate antiche si possono ricavare solo indirettamente tramite lo studio dei documenti scritti che sono stati trasmessi o rinvenuti nel corso dei secoli. I testi oggetto di esame possono essere frammenti di testi o poemi, iscrizioni rituali, annali dinastici, testi religiosi, dizionari di rima, ecc. includendo anche i testi dei Classici cinesi tramandati fino ai giorni nostri.
|luogo=27 dicembre [[1983]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=281781 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
 
}}
La scrittura del cinese si è evoluta nel corso del I millennio a.C., stabilizzandosi progressivamente nel corso del V-III secolo a.C., l'epoca degli Stati Combattenti, e venendo infine standardizzata alla fine del III secolo a.C., a seguito dell'unificazione dell'impero cinese a opera del primo imperatore Qin nel 221 a.C. e con il successivo avvento della dinastia Han a partire dal 206 a.C.<ref name="Axel_1">{{Cita|Schuessler|p. 1}}</ref>
 
[[File:Manuscript_from_Shanghai_Museum_1.jpg|Manoscritto su listarelle di bambù risalente al V-III secolo a.C.|alt=Manoscritto su listarelle di bambù dell'epoca del V-III secolo a.C.|thumb]] Questa lingua scritta è il '''cinese classico''' ({{Cinese|古文}} o {{Cinese|文言}}), la lingua letteraria in cui è redatta tutta la letteratura riconducibile al periodo degli Stati Combattenti e gran parte della letteratura prodotta in epoca Han (cioè fino al III secolo d.C.), oltre che lo standard per il cinese scritto formale in auge fino al XX secolo. Si tratta di un sistema di scrittura basato sulle lingue parlate in tarda epoca Zhou, ma che va da esse totalmente distinto.
 
=== Le lingue parlate ===
Gli studiosi contemporanei di lingua cinese individuano i seguenti momenti chiave nella storia del cinese:
* il '''cinese antico''' o cinese arcaico (cinese: {{cinese|上古汉语}}) parlato durante i secoli X-III a.C; ipotetica lingua parlata durante la dinastia Zhou, quella in cui sarebbero stati originariamente composti i grandi testi classici dell'antichità cinese, corrispondente alla pronuncia letteraria del cinese classico stesso.
* il '''cinese medio''' ({{cinese|中古汉语}}), parlato intorno al VI-VII secolo d.C. (epoca della dinastia Tang).
 
La pronuncia ipotetica del cinese medio è modellata sulle informazioni contenute nel [[dizionario di rima]] [[Qièyùn]] del 601 d.C, che contiene informazioni sulla pronuncia di migliaia di caratteri<ref name="Axel_1" />, e su dizionari di rima dei secoli successivi. Per costruire un modello della pronuncia del cinese antico è invece necessario utilizzare metodi più indiretti, come l'analisi delle rime contenute nei testi antichi pervenuti fino a noi (lo [[Shijing]] o lo [[Shujing]]) oppure effettuando proiezioni "all'indietro" delle pronunce del cinese medio.<ref name="Axel_1" />
 
{| style="float:center" title="abcd" class="wikitable"
|+ Principali ricostruzioni del cinese parlato nell'antichità
! Anni
!Nome cinese!! classificazione moderna !! classificazione di Bernhard Karlgren
!Periodi storici
|-
| XI - III a.C.
|{{Cinese|t=上古漢語}}
||cinese antico
(''old chinese'')
|| cinese arcaico
(''archaic chinese'')
|
* [[Dinastia Zhou|Tarda dinastia Zhou]]
* [[Chunqiu|Primavere e Autunni]]
* [[Zhanguo|Stati combattenti]]
|-
| 600 d.C.
|{{Cinese|t=中古漢語}}||cinese medio
(''middle chinese'')
|| cinese antico
(''ancient chinese'')
|
* [[Dinastia Tang]]
|-
|}
 
Esistono svariati studi di linguistica storica che individuano altre forme di cinese legate a particolari periodi storici. Alcuni esempi:
* ''Late Zhou Chinese'' (lett. "Cinese di tarda epoca Zhou"). Espressione riferita alla lingua dei testi dell'epoca dei regni combattenti<ref name="Late Zhou" />.
* ''Middle Han Chinese'' o ''Later Eastern Han Chinese'' (lett. Cinese di epoca media o tarda Han). Espressione riferita al cinese parlato tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.<ref name="Axel_1" />
* ''Common Dialectal Chinese''. Ipotetico antenato comune dei moderni gruppi dialettali del cinese moderno, modellizzato a partire dal confronto tra le moderne varietà locali del cinese, con esclusione dei dialetti del gruppo Mĭn.<ref name="Axel_2" />
 
==== Studi linguistici ====
I primi studi linguistici documentati sulle lingue parlate in Cina nei tempi antichi risalgono all'epoca della dinastia Ming. Un fondamentale contributo allo studio del cinese venne dal lavoro del sinologo [[Bernhard Karlgren]], che nel 1957 propose per la prima volta un modello completo in cui ricostruiva il cinese arcaico e antico (a oggi noti rispettivamente come cinese antico e cinese medio). Un altro studio di capitale importanza è quello pubblicato da William Baxter nel 1992.
 
Bisogna tenere presente i seguenti concetti:
* la lingua in cui sono stati redatti i documenti antichi sino a oggi pervenuti rappresenta con ogni probabilità uno standard letterario in uso durante l'epoca in cui questi stessi sono stati scritti, ma proprio per questo motivo queste forme letterarie vanno trattate come espressione di una koiné, e non come rappresentazioni di una parlata locale in una determinata regione<ref name="Axel_4">{{Cita|Schuessler|p. 4}}</ref>.
* Esistono documenti scritti fin dall'epoca Han (Yáng Xióng, 53 a.C. - 18 d.C.) che testimoniano l'esistenza di dialetti e parlate locali nettamente distinte dalla pronuncia "letteraria" dei caratteri cinesi<ref name="Axel_4">{{Cita|Schuessler|p. 4}}</ref>.
* Il raffronto con l'esistenza di varianti locali e dialetti nel cinese moderno permette di ipotizzare l'esistenza di parlate vernacolari e dialetti anche per l'epoca Zhou, durante la prima e seconda metà del I millennio a.C<ref name="Axel_4">{{Cita|Schuessler|p. 4}}</ref>.
* i documenti contenenti testi riferibili al I millennio a.C. provengono da luoghi e tempi molto lontani tra loro, perciò le informazioni da essi ricavabili difficilmente possono portare alla costruzione di un modello di una vera e propria "lingua"<ref name="Axel_2">{{Cita|Schuessler|p. 2}}</ref>.
 
=== Cinese antico ===
{{Vedi anche|cinese antico}}
Viene chiamato [[cinese antico]] (in cinese {{cinese|t=上古漢語}}, in inglese ''old chinese'') o cinese arcaico (in inglese ''archaic chinese'', secondo la denominazione adottata dal sinologo [[Bernhard Karlgren]]) la forma assunta dalla lingua parlata tra il XIII secolo a.C. e il III secolo d.C. Nonostante l'ampio numeri di ritrovamenti di queste iscrizioni rituali su ossa e bronzo, la loro natura cerimoniale, poetica e fortemente rituale si traduce nell'utilizzo di un limitato repertorio di costrutti sintattici. Per questo motivo, è particolarmente dificile ricostruire, a partire da queste iscrizioni, un profilo accurato della sintassi del cinese parlato all'inizio del I millennio a.C.<ref name="Late Zhou">Derek Herforth, ''Sketch of Late Zhou Chinese Grammar'' in {{Cita|Graham|p. 59}}</ref>
 
Il cinese antico è associato in maniera indissolubile ai classici cinesi come lo [[Shijing]], lo [[Shujing|Shūjīng]], lo [[Yijing]], che videro la luce durante i periodi delle Primavere e Autunni (722 - 481) e degli stati combattenti (475 - 221): durante questi secoli si assistette appunto alla nascita della letteratura cinese, e l'elaborazione dei primi Classici scritti. Opere come il [[Mencio]], il [[Zuo Zhuan|commentario di Zuo]], gli [[Annali delle primavere e degli autunni]] divennero i modelli per il cinese letterario, ed è a questi testi che si fa riferimento quando si parla di "cinese classico".
 
Nello specifico la lingua in cui sono redatti i testi dell'epoca dei regni combattenti è nota in ambito specialistico come ''Late Zhou Chinese'' (cinese di tarda epoca Zhou)<ref name="Late Zhou" />.
 
=== Cinese medio ===
{{C|le informazioni potrebbero non essere corrette|linguistica|gennaio 2016}}
Il [[cinese medio]] (中古漢語) (chiamato anche "cinese medievale") era la lingua usata sotto la [[Dinastia Sui]], la [[Dinastia Tang]] e la [[Dinastia Song]] (VII-X secolo d.C.). Può essere diviso in un primo periodo, a cui si riferisce il dizionario 切韻 ''[[Qieyun]]'' (601 d.C.), ed un periodo tardo nel X secolo, ben rappresentato dal dizionario 廣韻 ''[[Guangyun]]''. Bernhard Karlgren denomina questa fase "cinese antico". I linguisti sono sicuri di avere una buona ricostruzione di come suonasse il cinese medievale. La prova della pronuncia ricostruita viene da parecchie fonti: moderne variazioni dialettali, dizionari e trascrizioni straniere. Proprio come il proto-indoeuropeo poté essere ricostruito dalle lingue indoeuropee moderne, così il cinese medievale è ricostruito sulla base dei moderni dialetti cinesi. In più, i filologi cinesi antichi hanno dedicato una quantità grande di sforzi alla riepilogazione del sistema fonetico cinese in "[[Tavola di rima|tavole di rima]]", che servono da base per il lavoro dei linguisti moderni. Infine, anche le traduzioni fonetiche cinesi delle parole straniere forniscono abbondanza di indizi circa la natura della fonetica del cinese medievale.
 
=== Cinese mandarino ===
{{C|le informazioni potrebbero non essere corrette|linguistica|gennaio 2016}}
{{Vedi anche|lingua mandarina|guanhua}}
 
Molti Cinesi che vivono nel nord della Cina, nel Sichuan e in un vasto arco dal nord-est (Manciuria) al sud-ovest (Yunnan), usano vari dialetti del mandarino come loro lingua (vedere le tre regioni colorate gialle e marroni nella cartina laterale). La prevalenza del mandarino nella Cina del nord è in gran parte il risultato della geografia, vale a dire le pianure della Cina settentrionale che hanno favorito un'ampia diffusione della lingua. Al contrario, le montagne ed i fiumi della Cina del sud hanno promosso la diversità linguistica. La presenza del mandarino nel Sichuan è invece in gran parte dovuta ad una epidemia peste del [[XII secolo]]. Questa epidemia, che può essere collegata con la [[peste nera|morte nera]], spopolò la zona, portando a stanziamenti successivi nella Cina del nord.
 
=== Cinese moderno ===
{{C|le informazioni potrebbero non essere corrette|linguistica|gennaio 2016}}
{{Vedi anche|Lingua cinese standard}}
A partire dal XX secolo, con il termine "lingua cinese", in cinese ''zhongwen'' ({{Cinese|中文|''zhōngwén''||lingua cinese scritta}}) o ''hanyu'' ({{Cinese|汉语|hànyǔ|漢語|lingua cinese parlata}}), ci si riferisce semplicemente al cosiddetto [[mandarino standard]] o ''putonghua'', ({{Cinese|普通话|pǔtōnghuà}}), la [[lingua ufficiale]] adottata nella [[Repubblica popolare cinese]] e a [[Taiwan]], riconosciuta ufficialmente in [[Malesia]] e a [[Singapore]].
 
Fino alla metà del [[XX secolo]], la maggior parte dei Cinesi residenti nella Cina del sud non avevano mai parlato mandarino ed usavano solo la loro varietà nativa locale di cinese. Essendo [[Nanchino]] la capitale dell'Impero durante la prima [[Dinastia Ming]], il mandarino di Nanchino divenne dominante almeno fino agli ultimi anni dell'[[Dinastia Qing|Impero Qing]], che rese il [[manciù]] la lingua ufficiale. Dal [[XVII secolo]], l'Impero aveva fondato accademie di ortoepia (正音書院/正音书院 ''zhèngyīn shūyuàn'') nel tentativo di conformare la pronuncia al modello di Pechino (Pechino era capitale dei Qing), ma questi tentativi ebbero poco successo. Il mandarino di Nanchino, infine, venne sostituito nella corte imperiale con il mandarino di Pechino durante gli ultimi 50 anni della dinastia Qing, verso la fine del [[XIX secolo]]. Per la popolazione in generale, anche se le varietà del mandarino erano già ampiamente parlate in Cina, non c'era però uno standard di questa lingua. I non Mandarini della Cina del sud, inoltre, continuavano a parlare i loro dialetti regionali in ogni aspetto della vita quotidiana. Il nuovo modello di mandarino della corte di Pechino era usato solo dai funzionari e dagli impiegati dello Stato ed aveva quindi una diffusione piuttosto limitata.
 
Questa situazione cambiò a partire dalla metà del XX secolo con la creazione (sia nella Repubblica Popolare Cinese che nella Repubblica di Cina, ma non ad Hong Kong) di un sistema educativo obbligatorio che prevedeva l'insegnamento del mandarino standard. Di conseguenza, il mandarino ora è parlato fluentemente dalla maggior parte dei cittadini giovani e di mezza età nella [[Cina continentale]] e a [[Taiwan]]. A Hong Kong, durante il periodo coloniale britannico si parlava il [[cantonese standard]], che rimane la lingua ufficiale dell'istruzione, dei discorsi formali e della vita quotidiana, ma dopo il passaggio alla Cina del 1997 il mandarino sta diventando sempre più influente.
 
== Classificazione ==
=== Lingua o famiglia di lingue? ===
 
{{C|informazioni da controllare e soprattutto FONTARE|Lingue|ottobre 2015}}Il cinese parlato contiene molte varianti regionali spesso non [[mutua intelligibilità|mutualmente comprensibili]]. In Occidente, molta gente è a conoscenza del fatto che le [[lingue romanze]] derivano dal [[Lingua latina|latino]] e ciò offre aspetti comuni da un lato mentre sono reciprocamente incomprese dall'altro. Lo sviluppo linguistico del cinese è simile, mentre il contesto sociopolitico è stato abbastanza differente. In Europa, la frammentazione politica ha generato stati indipendenti di dimensioni approssimativamente simili a quelle delle province cinesi: ciò ha provocato un desiderio politico di generare modelli culturali e letterari separati fra le nazioni e di standardizzare la lingua all'interno di ogni nazione. In Cina, un campione culturale e letterario unico (il [[cinese classico]] e, successivamente, il [[cinese vernacolare]]) ha continuato ad esistere mentre, allo stesso tempo, la lingua parlata fra le città e le province ha continuato a divergere, un po' come in Europa, come risultato delle dimensioni del paese, della mancanza di comunicazioni, delle montagne e della geografia.
 
Ad esempio, la Cina del sud, montagnosa, mostra una diversità linguistica più accentuata della Cina pianeggiante del nord. C'è persino un detto in cinese: "le barche nel sud e i cavalli nel nord" (南船北馬 pinyin: ''nánchuán-běimǎ''). Le pianure della Cina del nord permettono di essere attraversate con facilità usando un cavallo, ma la vegetazione densa e le montagne ed i fiumi numerosi del sud impediscono lunghi viaggi. Nella Cina meridionale, il mezzo di trasporto più efficiente era la barca. Per esempio, [[Wuzhou]] è una città sita a circa 120 miglia a nord da [[Canton]], capitale del [[Guangdong]] della provincia nel sud. D'altra parte, [[Taishan]] è soltanto 60 miglia a sud-ovest di Canton, ma parecchi fiumi devono essere attraversati per arrivarci. A causa di questo, il dialetto parlato a Taishan, rispetto al dialetto parlato a Wuzhou, è molto diverso dal cantonese standard parlato nei dintorni di Canton (Ramsey, 1987).
 
Questa diversità delle forme parlate e la comunanza della forma scritta ha generato un contesto linguistico che è molto differente da quello europeo. In Europa, la lingua di ogni nazione è stata standardizzata solitamente per essere simile a quella della capitale, rendendo facile, per esempio, classificare una lingua come francese o spagnola. Ciò ha avuto l'effetto di accentuare le differenze linguistiche lungo le divisioni amministrative degli stati. Inoltre, la lingua scritta viene modellata su quella della capitale e l'uso del dialetto locale o di forme ibride viene percepito come socialmente inferiore quando non completamente errato. In Cina, questa normalizzazione non è accaduta. Più simile alla situazione della Cina è quella dell'[[India]]. Benché l'India non sia stata storicamente unificata come la Cina, molte delle lingue multiple, parlate da molto tempo, sono state unificate in vari stati e molte standardizzate solo da qualche decennio. Il [[sanscrito]] ha svolto un ruolo di lingua scritta comune per secoli. In India, tuttavia, la classificazione delle lingue discendenti del sanscrito come lingue separate non è in discussione: 18 sono le lingue ufficiali.
 
Pochi linguisti sostengono seriamente che cantonese e mandarino siano la stessa lingua nel senso letterale del termine, ma per la percezione popolare di una lingua o di un dialetto, le considerazioni linguistiche spesso non sono importanti tanto quanto quelle culturali o nazionalistiche. Nel descrivere la loro lingua, i cinesi considerano il cinese come una singola lingua, in parte a causa della lingua scritta comune. Per descrivere i dialetti, la gente cinese usa tipicamente l'espressione "il dialetto del posto", per esempio "dialetto di Pechino" (北京話/北京话) per la parlata di Pechino o "dialetto di Shang-Hai" (上海話/上海话) per la parlata di Shang-Hai. Spesso non c'è neppure alcuna consapevolezza fra la gente che questi vari "dialetti" sono categorizzati in "lingue" basate su chiarezza reciproca, comunque nelle zone di grande diversità (quale il sud-est) si pensa ai dialetti come raggruppati nelle categorie ''wu'' e ''hakka''. Così, anche se in molte zone della Cina del nord le lingue sono abbastanza omogenee, nelle zone della Cina del sud, le città importanti possono avere dialetti che sono soltanto marginalmente comprensibili persino ai più vicini. Ciononostante, c'è la tendenza a considerare tutti questi idiomi come variazioni di un'unica lingua cinese.
 
Nel concetto di lingua cinese in sé, le divisioni fra i differenti "dialetti" sono principalmente geografiche piuttosto che basate sulla distanza linguistica. Per esempio, il dialetto del [[Sichuan]] è considerato tanto distinto dal dialetto di Pechino quanto il cantonese, malgrado il fatto che linguisticamente sia il dialetto di Sichuan che il dialetto di Pechino siano entrambi dialetti del mandarino per i linguisti ma non per i cantonesi. A causa di questa percezione di unicità della lingua cinese da parte della maggioranza di coloro che la parlano, alcuni linguisti rispettano questa terminologia ed usano la parola "lingua" per il cinese e "dialetto" per il cantonese, ma i più seguono il requisito di chiarezza e considerano il cinese essere un gruppo di lingue, poiché queste lingue appaiono reciprocamente incomprensibili e mostrano una variazione paragonabile alle lingue romanze. Poiché molte zone sono rimaste a lungo linguisticamente distinte, non è sempre chiaro se il parlato di una regione particolare della Cina dovrebbe essere considerato di diritto una lingua o un dialetto di un'altra lingua e molte delle lingue non hanno confini precisi fra loro. Il loro numero varia fra sette e diciassette secondo quanto è rigoroso il criterio di chiarezza.
 
La distinzione fra una singola lingua e una famiglia di lingue ha tratti politici importanti, se non decisivi. Per qualcuno, descrivere il cinese come un insieme di lingue differenti implica che la Cina dovrebbe realmente essere considerata un insieme di nazioni e sfida la nozione dell'unica etnia cinese [[Han (popolo)|Han]]. Qualche cinese trova scomoda l'idea che il cinese non sia una sola lingua, poiché questa percezione potrebbe alimentare secessionismi. I sostenitori dell'indipendenza taiwanese si sono fatti promotori di una formazione con lingua hakka. Per altri descrivere il cinese come lingua multipla porta alla nozione che singola lingua cinese e implicitamente un solo Stato cinese è antica, oppressiva, artificiale e fuor di realtà. Tuttavia, i collegamenti fra origine etnica, politica e lingua possono essere complessi. Per esempio, molti Wu, Min, Hakka e Cantonesi considerano le loro lingue come lingue parlate separate e la [[etnia]] cinese di Han come una singola entità, senza considerare queste due posizioni come contraddittorie; invece considerano la etnia di Han come un'entità caratterizzata da un'enorme diversità interna. Inoltre, il governo della Repubblica popolare cinese dichiara ufficialmente che la Cina è una nazione multietnica e che il termine stesso "cinese" si riferisce ad un più vasto concetto chiamato ''[[Zhonghua minzu]]'' comprendente gruppi che non parlano affatto cinese, come [[Tibet]]ani, [[Uiguri]] e [[Mongolia|Mongoli]] (quelli che parlano cinese e sono considerati "cinesi" dal punto di vista dello straniero sono denominati "cinesi Han", concetto inteso in senso etnico e culturale, non politico). Similmente, in Taiwan si possono trovare i sostenitori dell'unificazione cinese, interessati a promuovere la lingua locale, ed i sostenitori dell'indipendenza di Taiwan che hanno poco interesse per l'argomento. E, in analogia con l'idea cinese del ''Zhonghua minzu'', l'identità taiwanese incorpora [[aborigeni di Taiwan]], per niente considerati cinesi Han perché parlano [[lingue austronesiane]], perché migrati prima dei Cinesi Han a Taiwan e perché geneticamente e culturalmente collegati agli [[Austronesiani]] della [[Polinesia]].
 
=== Varietà e gruppi dialettali ===
{{C|la voce va corretta integrandola con nozioni linguistiche precise. Il testo è da rivedere nel suo complesso|linguistica|ottobre 2015}}
[[File:Map of sinitic languages-en.svg|thumb|upright=1.3|Le varietà di lingue nella Cina orientale]]Le sette varietà linguistiche principali del cinese sono:
* ''[[lingua mandarina|cinese mandarino]]'' (al giorno d'oggi sinonimo di "lingua cinese")'';''
* ''[[Lingua wu|wu]]'' 吳 (include lo ''shanghainese'');
* ''[[Lingua xiang|xiang]]'' 湘;
* ''[[Lingua gan|gan]]'' 贛;
* ''[[Lingua hakka|hakka]]'' 客家;
* ''[[Lingua cantonese|cantonese standard]]'' 粵 (o ''yue'');
* ''[[Lingua min|min]]'' 閩 (che alcuni linguisti dividono ulteriormente in 5-7 suddivisioni, tutte reciprocamente incomprensibili).
 
I linguisti che distinguono dieci anziché sette gruppi importanti separano anche il ''[[Lingua jin|jin]]'' dal mandarino, il ''[[Lingua pinghua|pinghua]]'' dal cantonese e lo ''[[Lingua hui|hui]]'' dal ''wu''. Ci sono inoltre molti gruppi più piccoli che ancora non sono classificati, come: il [[dialetto di Danzhou]], parlato a [[Danzhou]], sull'isola di [[Hainan]]; lo ''[[xianghua]]'' 乡话 (da non confondere con lo ''xiang'' 湘, parlato a occidente nello [[Hunan]]); e lo ''[[Shanzhou Tuhua|shaozhou tuhua]]'', parlato a nord nel [[Guangdong]].
 
Il mandarino standard è basato sul [[dialetto di Pechino]], ovvero il [[lingua mandarina|mandarino]] come è parlato a Pechino, e il governo cerca di imporlo a tutta la nazione come linguaggio nella comunicazione. Quindi è usato dal governo, dai mezzi di comunicazione e nell'istruzione nelle scuole, pur non essendo in molte aree la lingua comunemente parlata dalla gente.
 
C'è polemica intorno alla terminologia usata per descrivere le suddivisioni del cinese, tra chi preferisce denominare il cinese una [[Lingua (linguistica)|lingua]] e le relative suddivisioni [[Dialetto|dialetti]], ed altri che preferiscono denominare il cinese una [[famiglie linguistiche|famiglia linguistica]] e le relative suddivisioni [[Lingua (linguistica)|idiomi]]. Ciò anima più di un dibattito. D'altra parte, anche se il ''[[Dungani|dungano]]'' è collegato strettamente al mandarino, sono in molti a non considerarlo "cinese", perché è scritto in [[cirillico]] ed è parlato dal [[Dungani|popolo dungano]] al di fuori dalla [[Cina]], che non è ritenuto di etnia cinese.
 
È comune per chi parla cinese poter parlare parecchie varietà della lingua. Tipicamente, nella Cina meridionale, una persona potrà parlare col funzionario il mandarino standard, in altri contesti il dialetto locale ed occasionalmente un altro dialetto regionale, come il cantonese. Tali poliglotti alternano frequentemente il mandarino standard con il dialetto locale, secondo la situazione, cosicché il [[bilinguismo]] è un tratto molto comune sia nella [[Cina continentale]] che a [[Taiwan]]. A volte, i vari dialetti sono mescolati ad altri, secondo l'influenza geografica. Una persona che vive a Taiwan, per esempio, mescolerà comunemente le pronunce, le frasi e le parole del mandarino standard e del taiwanese, una mescolanza che è considerata socialmente appropriata in molte circostanze.
 
== Fonologia ==
[[File:4 Toene des Hochchinesischen.svg|riquadrato|destra|I quattro toni del cinese]]
Tutte le varietà del cinese sono [[lingua tonale|lingue tonali]], dove l'altezza (e le variazioni) del tono di voce con cui si pronuncia una sillaba comportano sostanziali modifiche di significato.<br />
Il [[Lingua cinese standard|cinese standard]] distingue quattro diversi [[Tono (linguistica)|toni]]: piano, ascendente, discendente-ascendente e discendente (cinque se si conta anche il tono neutro). {{link audio|Zh-pinyin tones with ma.ogg|Ad esempio, questa è la sillaba ''ma'' pronunciata con quattro diversi toni}}. Nella tabella sono indicate alcune delle possibili trascrizioni corrispondenti al suono pronunciato:
{| class="wikitable" border="1"
|+ Esempio di toni del cinese (sillaba ''ma'')
!Carattere
!Pronuncia (Pinyin)
!Tono
!Significato
|-
| {{lang|zh-tw|媽}}/{{lang|zh-cn|妈}}
| ''{{unicode|mā}}''
| 1º piano
| madre
|-
| {{lang|zh-cn|麻}}
| ''{{unicode|má}}''
| 2° ascendente
| canapa
|-
| {{lang|zh-tw|馬}}/{{lang|zh-cn|马}}
| ''{{unicode|mǎ}}''
| 3º discendente-ascendente
| cavallo
|-
| {{lang|zh-tw|螞}}/{{lang|zh-cn|蚂}}
| ''{{unicode|mà}}''
| 4º discendente
| cavalletta
|-
| {{lang|zh-tw|嗎}}/{{lang|zh-cn|吗}}
| {{unicode|ma}}
| (5°) neutro
| particella interrogativa
|}
 
Il numero (e il tipo) di toni può cambiare al variare della varietà o del dialetto locale considerato: in alcune parlate diffuse nella Cina del sud si arriva anche a 6 o 7 toni diversi.
 
== Sistema di scrittura ==
[[File:Zhongwen.svg|thumb|left|Lingua cinese (scritta), in caratteri cinesi]]
Il rapporto fra le lingue parlate e scritte cinesi è complesso. Questa complessità è dovuta al fatto che le numerose varietà del cinese parlato hanno attraversato secoli di sviluppo almeno a partire dalla [[Dinastia Han]]. Tuttavia lo scritto è cambiato molto meno. Fino al XX secolo, la maggior parte della scrittura cinese convenzionale è stata fatta in ''wényán'' (文言), tradotto come "cinese classico" o "cinese letterario", molto differente dalle varietà parlate di cinese, un po' come il [[latino classico]] lo è dalle moderne lingue romanze. Dal [[movimento del 4 maggio 1919]], il modello convenzionale per il cinese scritto è stato cambiato in ''báihuà'' (白話/白话), o [[cinese vernacolare]], non completamente identico alla grammatica ed al vocabolario del mandarino parlato moderno, anche se basato principalmente su di esso. Il termine "cinese scritto standard" si riferisce ora al cinese vernacolare.
 
I caratteri cinesi sono intesi come [[morfema|morfemi]] che sono indipendenti dal cambiamento fonetico. Quindi, anche se "uno" è ''yī'' in mandarino, ''yat'' in cantonese e ''tsit'' in hokkien, questi termini derivano tutti da una parola cinese antica comune e condividono un carattere identico. Tuttavia, le ortografie dei dialetti cinesi non sono identiche. I vocabolari usati nei vari dialetti divergono. In più, mentre il vocabolario letterario è condiviso fra tutti i dialetti (almeno nell'ortografia; le letture sono differenti), i lessici quotidiani sono spesso differenti. Il cinese colloquiale scritto coinvolge solitamente l'uso di caratteri dialettali che non possono essere capiti in altri dialetti o caratteri che sono considerati arcaici in ''báihuà''.
 
Il cantonese è l'unico fra i linguaggi regionali non mandarini ad avere un modello colloquiale scritto ampiamente usato. In opposizione, le altre lingue regionali non hanno queste forme alternative così diffuse. Il cantonese colloquiale scritto è diventato abbastanza popolare nelle ''chat rooms'' e nelle ''instant messaging''. I Cantonesi, comunque, useranno il cinese scritto standard nella maggior parte delle comunicazioni scritte convenzionali.
 
=== I caratteri cinesi ===
[[File:Shodo su tela.jpg|thumb|Vari stili di [[calligrafia cinese]]]]
{{Vedi anche|Carattere cinese}}
La lingua scritta cinese impiega [[Carattere cinese|caratteri cinesi]] (漢字/汉字; pinyin: ''hànzì''), basati su [[logogramma|logogrammi]], dove ogni simbolo rappresenta un [[morfema]] (un'unità espressiva della lingua). Inizialmente, i caratteri erano immagini dei loro significati, ma col tempo divennero stilizzazioni e misure sempre più complicate furono adottate per esprimere i concetti più astratti. Oggi, la maggior parte dei caratteri contiene un elemento (il ''fonetico'') che dà (o dava una volta) un'indicazione ragionevolmente buona della pronuncia e un altro componente (''il radicale'') che dà un'indicazione del significato. La somiglianza pittorica con gli oggetti è stata persa con la stilizzazione. Molti stili di scrittura calligrafica cinese si sono sviluppati durante i secoli, come 篆書 ''zhuànshū'', "stile dei sigilli", 草書 ''cǎoshū'', "stile corsivo", 隸書 ''lìshū'', "stile amministrativo (o dei cancellieri)", e 楷書 ''kǎishū'', "stile esemplare".
 
In [[Giappone]] e [[Corea]], i caratteri degli [[Han]] sono stati adottati ed integrati nelle lingue e sono diventati, rispettivamente, ''[[kanji]]'' e ''[[hanja]]''. Il Giappone ancora usa il ''kanji'' come parte integrante del proprio sistema di scrittura; invece l'uso in Corea degli ''hanja'' è diminuito (fino alla totale scomparsa in [[Corea del nord]]).
Ci sono attualmente due modelli per lo stampato in cinese. Uno è il [[Caratteri cinesi tradizionali|sistema tradizionale]], usato a Taiwan. In Cina continentale e a Singapore è usato il [[Caratteri cinesi semplificati|sistema semplificato]] (sviluppato dal governo della RPC negli [[Anni 1950|anni cinquanta]]), che usa appunto forme semplificate per molti dei caratteri più complessi. Hong Kong e Macao usano principalmente il sistema tradizionale, ma per alcuni caratteri hanno adottato la forma semplificata. La maggior parte delle versioni semplificate sono state derivate, benché in modo talvolta oscuro, da semplificazioni stabilite. A Taiwan, si usano molte semplificazioni quando i caratteri sono scritti a mano, ma nella stampa i caratteri tradizionali sono la norma. In più, molti Cinesi usano alcune semplificazioni personali.
 
=== La scrittura ===
Il cinese è una delle poche lingue al mondo ad avere una scrittura basata prevalentemente su caratteri. Questi caratteri in cinese sono detti ''hànzì'' 汉字 ([[caratteri cinesi tradizionali|tradizionale]]: 漢字, [[caratteri cinesi semplificati|semplificato]]: 汉字), e sono utilizzati in quello che attualmente viene chiamato "mandarino standard". Durante la seconda metà del secolo scorso si è affermato l'utilizzo di una trascrizione fonetica in caratteri latini: il [[pinyin]]. Questo metodo fa sì che ogni sillaba nel parlato (alla quale corrisponde un carattere nello scritto) rechi un segno grafico (simile ad un accento) che ne definisce il tono. Ad es. la parola "Cina" in cinese semplificato è composta di due caratteri, 中国, nello scritto, e di due sillabe, ''zhōng guó'', nel parlato, ciascuna recante un tono. Gli ideogrammi rappresentano i morfemi e sono tutti portatori di significato. Tuttavia alcune parole di origine straniera sono trascritte con caratteri che, pur essendo portatori di significato, vengono utilizzati in maniera puramente fonetica.
Il dizionario ''Zhongua Zihai'' elenca 85.568 caratteri, ma, nonostante l'enorme mole, ne ignora 1.500. Tuttavia quelli utilizzati di fatto sono molti di meno: per leggere un quotidiano ne bastano 3.000, mentre le persone con una buona cultura superano spesso i 5.000.
 
Le prime testimonianze scritte della lingua cinese risalgono ad alcune incisioni su gusci di tartaruga del [[1400 a.C.]] Da allora i caratteri hanno subito molti cambiamenti l'ultimo dei quali, nel [[1956]], ha ridotto il numero di tratti di quelli più complessi (cinese tradizionale) e ha introdotto la [[scrittura]] in orizzontale. Questa riforma non è stata accettata a [[Taiwan]] dove sono ancora diffusi i [[caratteri cinesi tradizionali|caratteri tradizionali]].
Ad ogni carattere corrisponde una sillaba ed ogni parola può essere mono o plurisillabica.
 
Solo una piccola parte di questi caratteri sono [[pittogramma|pittogrammi]], ovvero la rappresentazione grafica pura di un oggetto (come fossero dei geroglifici), ed il passaggio alla scrittura semplificata li ha resi meno intelleggibili; gli altri sono [[ideogramma|ideogrammi]] o in alternativa [[ideofonogramma|ideofonogrammi]].
 
Gli ideogrammi sono la rappresentazione in immagini di un concetto. In questo modo ad esempio l'ideogramma che esprime il verbo "riposarsi" contiene l'elemento grafico dell<nowiki>'</nowiki>"uomo" associato all'elemento grafico dell<nowiki>'</nowiki>"albero".
 
Gli ideofonogrammi sono invece composti da due elementi, dove il primo avvicina al senso mentre il secondo è fonetico, ovvero fa intendere la pronuncia della sillaba. Così ad esempio la sillaba corrispondente alla parola "anguilla" (鳝 ''shàn'') è formata dall'elemento concettuale del "pesce" insieme all'elemento fonetico ''shàn'', che indica appunto la pronuncia. Questo primo elemento è come una chiave e può ricorrere in più sillabe. Le chiavi, chiamate [[radicali (cinese)|radicali]], sono state classificate e numerate e nel cinese moderno sono ben 214.
 
== Influenza sulle altre lingue ==
Come già detto, il cinese fa parte della famiglia delle [[lingue sino-tibetane]], ed è così collegato con il [[Lingua tibetana|tibetano]] e il [[Lingua burmese|burmese]], ma è geneticamente indipendente dal [[Lingua coreana|coreano]], dal [[Lingua vietnamita|vietnamita]] e dal [[Lingua giapponese|giapponese]]. Tuttavia, queste lingue (e le culture ad esse collegate) sono state influenzate fortemente dal cinese nel corso della storia. Si è già accennato, ad esempio, al fatto che coreano e giapponese hanno sistemi di scrittura che impiegano caratteri cinesi, denominati rispettivamente ''hanja'' e ''kanji''. In Corea del sud è usato generalmente l<nowiki>'</nowiki>''[[hangŭl]]'', ma l<nowiki>'</nowiki>''hanja'' è usato per enfasi (non in Corea del nord, dove invece non è più usato). Il Giappone ha pensato di abbandonare l'uso dei caratteri cinesi dal XX secolo, ma essendo profondamente radicati nella cultura giapponese non sono stati aboliti. Il vietnamita inoltre ha abbandonato l'uso dei caratteri cinesi ma questi possono ancora essere visti facilmente nel moderno alfabeto fonetico vietnamita.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia su Geymonat ==
* Mario Quaranta (a cura di), ''Ludovico Geymonat filosofo della contraddizione'', Sapere, Padova, 1980
* {{Cita libro|titolo=The Sino-Tibetan languages|nome=Graham|cognome=Thurgood|nome2=Randy J.|cognome2=LaPolla|anno=2003|ISBN=0700711295|cid=Graham}}
* Corrado Mangione (a cura di), ''Scienza e filosofia. Saggi in onore di Ludovico Geymonat'', Garzanti, Milano 1985
* {{Cita libro|autore=Kai Vogelsang|titolo = Cina: Una storia millenaria| anno = 2014| editore = Einaudi| città = Torino| ISBN = 978-88-06-21718-1|cid = Vogelsang}}
* Mirella Pasini, Daniele Rolando (a cura di), ''Il neoilluminismo italiano. Cronache di filosofia (1953-1962)'', Il Saggiatore, Milano 1991
* {{Cita libro|titolo=Minimal Old Chinese and Later Han Chinese|nome=Axel|cognome=Schuessler|anno=2009|editore= Honolulu university of hawai'i press|url=http://muse.jhu.edu/books/9780824863623|cid=Schuesserl}}
* Fabio Minazzi, ''Scienza e filosofia in Italia negli anni Trenta: il contributo di [[Enrico Persico]], [[Nicola Abbagnano]] e Ludovico Geymonat'', in F. Minazzi (a cura di), ''Il cono d'ombra. La crisi della cultura agli inizi del '900'', Marcos y Marcos, Milano 1991, pp.&nbsp;117–184
* {{Cita libro|autore = William Baxter|titolo = A handbook of Old Chinese Phonology|anno = 1992|editore = |città = Berlino|p = |pp = |ISBN = |cid = Baxter}}
* [[Norberto Bobbio]], ''Ricordo di Ludovico Geymonat'', "Rivista di Filosofia", LXXXIV, 1, 1993
* {{Cita libro|autore = Bernhard Kalgren|titolo = Sound and Symbol in Chinese|anno = 1990|editore = Hong Kong University Press|città = Hong Kong|p = |pp = |ISBN = |url = http://muse.jhu.edu/books/9789882202795}}
* Silvio Paolini Merlo, ''Consuntivo storico e filosofico sul "Centro di Studi Metodologici" di Torino (1940-1979)'', Pantograf (Cnr), Genova 1998
* Fabio Minazzi, ''La passione della ragione. Studi sul pensiero di Ludovico Geymonat'', Thélema Edizioni-Accademia di architettura, Università della Svizzera italiana, Milano-Mendrisio 2001
* Mario Quaranta, ''Ludovico Geymonat. Una ragione inquieta'', Seam, Formello 2001
* Fabio Minazzi (a cura di), ''Filosofia, scienza e vita civile nel pensiero di Ludovico Geymonat'', La Città del Sole, Napoli 2003
* Fabio Minazzi, ''Contestare e creare. La lezione epistemologico-civile di Ludovico Geymonat'', La Città del Sole, Napoli 2004
* Silvio Paolini Merlo, ''Nuove prospettive sul "Centro di Studi Metodologici" di Torino'', in «Bollettino della Società Filosofica Italiana», n. 182, maggio/agosto 2004
* Bruno Maiorca (a cura di), ''Ludovico Geymonat. Scritti sardi. Saggi, articoli e interviste'', CUEC, Cagliari, 2008
* Fabio Minazzi (a cura di), ''Ludovico Geymonat, un Maestro del Novecento. Il filosofo, il partigiano e il docente'', Edizioni Unicopli, Milano 2009
* [[Pietro Rossi (filosofo)|Pietro Rossi]], ''Avventure e disavventure della filosofia. Saggi sul pensiero italiano del Novecento'', il Mulino, Bologna, 2009
* Fabio Minazzi, ''Ludovico Geymonat epistemologo'', [[Mimesis Edizioni]], Milano 2010
 
== Voci correlate ==
*[[Positivismo logico]]
* [[Lingue sinotibetane]]
* [[CineseCircolo di anticoVienna]]
* [[CineseScuola di medioMilano]]
* [[Lingua mandarina]]
* [[Lingua cinese standard]]
* [[Caratteri cinesi]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* Girolamo De Liguori, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/ludovico-geymonat_(Dizionario-Biografico)/ GEYMONAT, Ludovico]» in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', Volume 53, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000.
* {{cita web|http://www.kuoshu.net/Asp/convertitore_pinyin_wade-gilles.asp|Convertitore Fonetico lingua cinese da Pinyin a Wade-Gilles}}
* Massimo Mugnai, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/scienza-e-filosofia-geymonat-e-preti_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia)/ Scienza e filosofia: Geymonat e Preti]» in ''Il contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia'', Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.
* {{Thesaurus BNCF}}
* [https://web.archive.org/web/20061215091623/http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/geymonat.htm Articoli della stampa italiana su L. Geymonat], dal [[SWIF|Sito Web Italiano per la Filosofia]]
* {{cita web|http://www.kelebekler.com/occ/geymonat01.htm|L'eredità intellettuale di Ludovico Geymonat (C.Preve)}}
* {{cita web | 1 = http://www.prc-pinerolo.it | 2 = Partito della Rifondazione Comunista - Circolo del Pinerolese Ludovico Geymonat | accesso = 9 giugno 2019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090429180327/http://www.prc-pinerolo.it/ | dataarchivio = 29 aprile 2009 | urlmorto = sì }}
 
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