Storia di Terni e Coelorinchus caelorhincus: differenze tra le pagine

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{{Tassobox
{{Avvisounicode}}
|nome=Pesce sorcio
{{torna a|Terni}}
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|immagine=[[File:Coelorinchus caelorhincus 02.JPG|250px]]
[[File:Coelorinchus caelorhincus Sardinia.jpg|250px]]
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<!-- CLASSIFICAZIONE -->
|dominio=[[Eukaryota]]
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|sottoregno=[[Eumetazoa]]
|ramo= [[Bilateria]]
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|phylum=[[Chordata]]
|subphylum=[[Vertebrata]]
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|sottoclasse=[[Neopterygii]]
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|specie=''C. caelorhincus''
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<!-- NOMENCLATURA BINOMIALE: -->
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|bidata=[[1810]]
<!-- NOMENCLATURA TRINOMIALE: -->
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<!-- ALTRO: -->
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Il '''pesce sorcio''' o '''celorinco''' ('''''Coelorinchus caelorhincus''''') è un [[pesce abissale]] della famiglia [[Macrouridae]].
 
== Distribuzione e habitat ==
[[File:Terni - Palazzo Spada.jpg|thumb|upright=1.4|[[Palazzo Spada]]]]
È presente nel [[mar Mediterraneo]] ma non in [[mar Adriatico]] e nell'[[Oceano Atlantico]] tra le [[Isole Britanniche]] e l'[[Africa]] tropicale.<br />
La città di '''Terni''' è oggi il centro abitato principale dell'[[conca Ternana|omonima conca]], nonché una delle città più importanti e popolose dell'[[Italia Centrale]] e dell'area [[appennini]]ca. Si sviluppa su un [[pianura|piano]] alla destra del fiume [[Nera (Italia)|Nera]], in un territorio alla confluenza della valle del [[Velino (fiume)|Velino]] e della [[Valnerina]], dove i fondovalle intersecano gli importanti corridoi naturali appenninici come la valle del [[Naia]], il medio [[Tevere]] e la valle del [[Clitunno]], storicamente attraversati dalle principali vie di comunicazione dell'[[Italia|Italia centrale]].
Vive su fondi fangosi a profondità elevate, tra circa 200 ed oltre 2000 metri.
 
== Descrizione ==
I primi reperti archeologici, che testimoniano la stabile presenza umana nel territorio, sono emersi da alcuni scavi periferici e risalgono all'[[Età del rame]] e all'[[Età del ferro]]. Dopo la prima metà del [[III secolo a.C.]], i [[Roma antica|Romani]] fondarono una [[colonia romana|colonia]] in territorio nequinate, presso [[Narni]], col nome di ''Interamna''. La colonia fu poi inserita in [[Ottaviano Augusto|età augustea]] nella ''[[Regio VI Umbria|Regio VI]]''. ''Interamna'' divenne sede di una [[diocesi]] cristiana dal [[II secolo]] e, dopo aver subito le devastazioni delle [[invasioni barbariche]], nel Medioevo vide dapprima la dominazione dei [[Ducato di Spoleto|Longobardi di Spoleto]], del [[ducato romano]] e di quello del [[Guelfi e ghibellini|partito ghibellino]] cittadino, fino alla definitiva annessione allo [[Stato Pontificio]], avvenuta sotto [[papa Innocenzo III]].
Come tutti i [[Macrouridae|pesci topo]] ha il corpo assottigliato in una lunga coda sottile (da cui il nome di pesce topo), che si ingrossa in quella anteriore in una testa abbastanza grande con un muso appuntito ed un breve [[barbiglio]] sulla [[mandibola]]. Gli occhi sono molto grandi. Le [[pinna dorsale|pinne dorsali]] sono due: la prima breve ed alta, con 10 raggi e la seconda molto lunga e bassa, che raggiunge l'estremità posteriore del corpo (la [[pinna caudale]] è assente). La [[pinna anale]] è simmetrica alla seconda dorsale e più alta;[[pinne pettorali]] e [[pinne ventrali]] piccole. C'è un [[fotoforo]] tra le pinne ventrali. Al tatto appare ruvido a causa delle piccole spine presenti sulle [[squama|squame]].<br />
Il colore è grigio piombo con sfumature violacee, il ventre e le pinne pari hanno colore nero, anche le pinne impari hanno un bordo scuro.<br />
Raggiunge i 35 cm di lunghezza.
 
== Alimentazione ==
Per tutta l'età moderna Terni non fu altro che una città di piccole dimensioni della campagna umbra fino a quando, nel [[XIX secolo]], lo sviluppo industriale e ferroviario prima, e l'istituzione dell'[[provincia di Terni|omonima provincia]] poi, portarono la città, in un periodo di tempo relativamente breve, ad un radicale cambiamento della sua economia e dei suoi equilibri sociali.<ref>Maria Rosaria Porcaro, ''Dalla città preunitaria a quella industriale'', in '' Storia Illustrata delle città dell'Umbria '', a cura di Raffaele Rossi, '' Terni '', a cura di Michele Giorgini, Elio Sellino Editore, Milano 1993, pp. 297-307</ref>
Si ciba di invertebrati [[benthos|bentonici]].
 
== PreistoriaRiproduzione ==
Depone le uova tutto l'anno, queste sono [[pelagico|pelagiche]], la [[larva]] che se ne schiude ha testa gialla ed è macchiettata di nero. Esiste il [[dimorfismo sessuale]] nelle dimensioni, le femmine sono più grandi.
La città, posta in una pianura alluvionale tra il fiume [[Nera (Italia)|Nera]] e il torrente [[Serra (torrente)|Serra]], vide il suo territorio abitato in modo stanziale non prima dell'[[Età del rame]], a cui risalgono un fondo di capanna e materiale ceramico con le caratteristiche tipologiche della cultura di Conelle-Ortucchio, scoperti al di sotto di alcune sepolture della più tarda necropoli delle [[Centro siderurgico|Acciaierie]]. Anche durante la media [[Età del bronzo]] gruppi umani, portatori della cosiddetta Civiltà Appenninica, hanno abitato questa zona, anche se le testimonianze archeologiche più significative sono state rinvenute intorno al [[Lago di Piediluco]], poco distante da Terni.<ref>Laura Bonomi Ponzi, ''L'Età Protostorica'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op. cit., pp. 37-46</ref>
 
===Fase «TerniBiologia I»===
Quando viene estratto dall'acqua può emettere suoni simili al grugnito di un maiale.
La presenza umana più significativa, però, è datata al [[X secolo a.C.]],cioè all'inizio dell'[[Età del ferro|Età del Ferro]]: nel [[1884]], durante i lavori di costruzione dell'acciaieria, fu ritrovata una vasta [[necropoli]], utilizzata fino al [[VI secolo a.C.]] In base alla tipologia dei corredi funerari è possibile distinguere tre fasi: Terni I, Terni II e Terni III.<ref>Seppur criticabile, la classificazione rimane quella formulata da Hermann Muller-Karpe, ''Beitrage zur chronologie der urnenfelderzeit nordlich und sudlich der Alpen'', Berlin 1959. Per una rivisitazione più recente del materiale si veda Valentina Leonelli, ''La necropoli delle Acciaierie'', in Valentina Leonelli, Paolo Renzi, Claudia Andreani, Cristina Ranucci, ''Interamna Nahartium, Materiali per il Museo Archeologico di Terni'', a cura di Vincenzo Pirro, Edizioni Thyrus, Arrone (TR) 1997, pp. 17-58</ref>
 
== Pesca ==
Alla prima fase, la più antica, appartengono le tombe ad incinerazione, formate da un pozzetto per lo più cilindrico, all'interno del quale erano deposti un'olla di tipo [[civiltà villanoviana|villanoviano]] ed un corredo di [[fibula (spilla)|fibule]] ed anelli nelle sepolture femminili, [[rasoio|rasoi]] di [[Età del bronzo|bronzo]] nelle sepolture maschili; in alcune tombe l'urna cineraria era ricoperta da una o due lastre di pietra a cappuccina e tutto il pozzetto era stato riempito con terra e ciottoli, poi delimitato da un circolo di pietre. Le analogie culturali sono con l'area laziale, soprattutto [[Latini|Roma-Colli Albani e Allumiere]]. L'abitato corrispondente alla necropoli di questo periodo era probabilmente situato sul Colle di Pentima, lungo il margine orientale della conca ternana, al di sopra del [[ambiente sedimentario|deposito alluvionale]] fra il Nera e il Serra, in cui fu dedotta la necropoli.
Si cattura solo occasionalmente con [[pesca a strascico|reti a strascico]] e [[palamito|palamiti]], le carni sono buone, simili a quelle del [[Merluccius merluccius|nasello]] o del [[Gadus morhua|merluzzo]] ma non si incontra sui mercati.
 
===Fase «Terni II»===
La seconda fase, databile al [[IX secolo a.C.]], è caratterizzata dalla sostituzione del rito funerario dell'incinerazione con quello dell'inumazione, anche se il primo risulta ancora praticato in una piccola minoranza delle deposizioni. Le [[sepoltura|sepolture]] ad inumazione erano costituite da fosse rettangolari, riempite con terra e pietrame oltre il livello del suolo, a volte delimitate, in superficie, da un circolo di pietre. Ai piedi dell'inumato furono collocate olle ed orciuoli, di produzione locale, ad [[impasto ceramico|impasto]] parzialmente depurato e con scarsa decorazione.
 
In questo periodo le tombe maschili sono dominate dalla presenza delle armi, generalmente di bronzo, fra cui [[spada|spade corte]] con lama ed impugnatura fuse insieme, punte di [[lancia (arma)|lancia]], alcune in ferro, poste ai lati della testa, di forma triangolare. Numerosi sono anche i rasoi, in genere semilunati, con incisioni geometriche. Le sepolture femminili sono caratterizzate dalla presenza di [[armilla (gioiello)|armille]], [[orecchini]], [[collana|collane]] e spirali in [[Età del bronzo]] ornati con [[ambra (resina)|ambra]], [[perle di vetro|pasta vitrea]] o osso. Le [[fibula (spilla)|fibule]] sono numerose e di varia foggia. All'atto della scoperta risultavano deposte un po' dappertutto: dalla più semplice posizione all'altezza del petto, fino ad una lunga serie che dallo [[sterno]] giungeva ai piedi lungo il fianco sinistro.
 
Le evidenze culturali di questa fase ricollegano la necropoli ternana all'area [[Umbri|umbra]], [[Sabini|sabina]] e [[Piceni|picena]], ma con apporti dalla fase laziale di [[Latini|Roma-Colli Albani II]], soprattutto nella ceramica. I gruppi che hanno dedotto la necropoli sembrano organizzati secondo una gerarchica, forse, guerriera, capaci di produrre eccedenze alimentari dalle [[agricoltura|attività agricole]] e di [[allevamento]] e in una minoranza di casi in grado di accumulare ricchezza, scambiando manufatti anche a lunga distanza, da [[Fratta Polesine]], in piena [[Paleoveneti|cultura veneta]] all'[[Civiltà etrusca|Etruria settentrionale e meridionale]].
 
===Fase «Terni III»===
[[File:Terni Museo archeologico.JPG|thumb|Alcuni reperti del Museo Archeologico]]
Alla terza fase, databile fra l'[[VIII secolo a.C.|VIII]] e il [[VI secolo a.C.]], appartengono le tombe di S. Pietro in Campo, poco più ad occidente della necropoli delle Acciaierie. Le sepolture sono tutte ad inumazione, particolarmente ricche: quelle maschili di armi in ferro, fra cui lance a foglia, giavellotti, spade e [[pugnale|pugnali]]; quelle femminili di [[lebete|lebeti]], [[Catino|bacili]], attingitoi, [[anfora|anfore]], oltre alle fibule. Il [[ceramica|materiale ceramico]], molto più fine e lavorato rispetto a quello della fase precedente, è rappresentato in genere da un grosso [[vaso]], e da uno o più piccoli vasi ed altri oggetti, come [[coppa (contenitore)|coppette]] ed ollette, tutti deposti in un'unica tomba. Gli oggetti di metallo e ceramici sono sia di origine straniera, soprattutto [[fenici]]a, [[Civiltà etrusca|etrusca]], [[Falisci|falisca]] e [[Piceni|picena]], sia locale, ma sempre con richiami tipicamente orientalizzanti in quelli databili al [[VII secolo a.C.|VII]] e [[VI secolo a.C.]]
 
Il gruppo sociale che ha utilizzato questa necropoli sembra connotato da una maggiore differenziazione dei suoi componenti, alcuni dei quali dominano per ricchezze e capacità militari di controllo del territorio; la produzione agro-alimentare va ben oltre una semplice economia di sussistenza, con l'accumulo di derrate anche di prestigio; infine, l'ambiente culturale è più incline ad accettare nuovi schemi. L'abitato non sembra più localizzato sul Colle di Pentima ma sulla piccola altura, corrispondente all'attuale piazza Clai, dove sorgerà la città romana e la Terni dei secoli successivi, come risultato di un'opera di urbanizzazione che ha visto lo spopolamento di alcune alture circostanti la conca ternana e la concentrazione della popolazione intorno ad un'area cultuale, in prossimità di un [[guado]] del Nera, alla confluenza col Serra; questa caratteristica geografica giustificherà il [[onomastica|toponimo]] latino.<ref>Paolo Renzi, ''Terni dalla Prima Età del Ferro alla conquista romana (VIII-III secolo a.C.)'', ''ibidem'', pp.61-135</ref>
 
In epoca storica, secondo le [[Tavole eugubine]], il popolo dei Naharti (''Naharkum..Numen'') era considerato nemico dell'arce umbra di Gubbio, al pari degli Etruschi e degli [[Castelliere|Jabusci]]. È probabile che i Naharti abitassero proprio lungo il corso del Nera, la cui radice idronimica ''Nahar-'' è in comune con l'appellativo ''Naharkum''. Quindi, l'etnia localizzata su quella piccola altura potrebbe appartenere al popolo dei Naharti. È molto difficile valutare chi fossero costoro, ma è ragionevole pensare che fossero diversi dagli Umbri e che appartenessero ad un substrato [[Indoeuropei|indoeuropeo]] più antico.<ref>Massimo Pallottino, ''Storia della prima Italia'', Rusconi, Milano 1984, pp. 37-55</ref>
 
Alcune sommità che circondano la piana di Terni continuarono ad essere abitate, come le propaggini meridionali dei [[Monti Martani]], disseminate di piccoli insediamenti, posti fra i 700 e i 1000 metri di altezza, non tutti a scopo abitativo. Il più importante di questi è il sito fortificato di S. Erasmo di [[Cesi (Terni)|Cesi]], databile almeno al [[V secolo a.C.]], provvisto di due piccole necropoli che vanno dal [[IX secolo a.C.|IX]] al [[VI secolo a.C.]], sorto poco più in basso del complesso cultuale di Torre Maggiore, risalente al [[VI secolo a.C.]], ma probabilmente frequentato da molto prima, in cui sono stati rinvenuti una serie di [[offerta votiva|bronzetti votivi]], soprattutto a carattere guerriero; cosa che indica la natura militare dei gruppi preminenti localizzati su queste alture.<ref>Laura Bonomi Ponzi, ''Il territorio di Cesi in età protostorica'', in ''Cesi. Società e cultura di una terra antica'', Todi 1989, pp. 9-30</ref> La notizia non provata che al di sopra di [[Rocca San Zenone]] si trovasse l'[[oppidum]] [[Umbri|umbro]] di ''Vindena'' si riferisce probabilmente alla memoria di questi insediamenti di altura.
 
== La conquista romana ==
 
Le fonti classiche non citano quando Terni entrò a far parte delle strutture amministrative romane. Poco prima che scoppiasse la [[guerre sannitiche|terza guerra sannitica]] Roma intraprese una campagna di guerra contro i Nequinati, gli abitanti dell'odierna [[Narni]], dove, dopo la presa di Nequino, impiantarono una [[colonia romana|colonia latina]], conferendole il nome di ''Narnia''.<ref>[http://www.intratext.com/IXT/LAT0142/_P1S.HTM [[Tito Livio]], ''Ab Urbe condita '', X, 9, 8; 10, 1-5]</ref> Nel [[290 a.C.]], o poco dopo, [[Manio Curio Dentato|M. Curio Dentato]] promosse sia la costruzione della Via Curia, collegando Terni a [[Rieti]],<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''Ρωμαιχή Ἁρχαιολόγια'', I, 14.4. In questo passo Dionigi riferisce l'esistenza, a detta di Varrone, della via che univa ''Reate'' al [[pagus]] di ''Septem Acquae'', che la critica moderna ha individuato in un abitato sorto in prossimità di alcuni specchi d'acqua, residuo dell'antico ''[[Lacus Velinus]]'', alle spalle del costone delle Marmore. Non è quindi certo che la ''Via Curia'' giungesse, originariamente, proprio ad ''Interamna''</ref> sia, nel [[271 a.C.]], il taglio del costone delle [[Marmore]],<ref>[http://www.thelatinlibrary.com/cicero/att4.shtml#15 [[Marco Tullio Cicerone]], ''Epistulae ad Atticum, Liber'' IV, 15, 5]</ref> per facilitare il deflusso delle acque del [[Velino (fiume)|Velino]] nel [[Nera (Italia)|Nera]]; è quindi probabile che, dopo la prima metà del [[III secolo a.C.]], quel nucleo abitato, sorto alla confluenza del Serra nel Nera, fosse stato [[Civiltà romana|romanizzato]] in colonia latina con il nome di ''Interamna''. Non è dato sapere se la deduzione della colonia avvennisse contemporaneamente a quella di ''Narnia'', ma, analogamente ad altre fondazioni coloniche, è presumibile che sia accaduto proprio questo.<ref>In alternativa si potrebbe pensare alla iniziale fondazione o di un ''conciliabulum'' o di una ''praefectura'' e alla successiva trasformazione in colonia latina</ref> Tra l'altro, sembrano risalire a questa epoca le mura che circondarono il perimetro dell'abitato romano.
 
Durante la [[seconda guerra punica]], nel [[214 a.C.]], dodici colonie latine, fra le quali ''Interamna'', per mancanza di uomini e di denaro, non si trovarono nelle condizioni di fornire il loro contingente di armati per formare le due [[legione romana|legioni]] urbane, che i consoli di quell'anno, [[Quinto Fabio Massimo Verrucoso|Quinto Fabio Massimo]] e Quinto Fulvio Flacco, ebbero intenzione di arruolare.<ref>[http://www.intratext.com/IXT/LAT0142/_P34.HTM [[Tito Livio]], ''Ab Urbe condita'', XXVII, 9.] Nell'elenco delle dodici colonie ribelli (''Ardea, Nepete, Sutrium, Alba, Carseoli, Sora, Suessa, Circei, Setia, Cales, Narnia, Interamna''), riportato da Livio, compare anche ''Interamna'', senza ulteriori specificazioni, per cui potrebbe trattarsi anche di altri toponimi, come ''Interamna Praetutiorum'' o ''Interamna Succasina''. Tuttavia, la citazione liviana è costruita in modo che la distribuzione geografica è piuttosto omogenea per gruppi consecutivi: dopo il primo toponimo, che fa eccezione, si trovano due colonie dei [[Falisci]], due degli [[Equi]], due nell'ex area dei [[Volsci]], intercalate dalle due degli [[Aurunci]] ed infine ''Narnia'' ed ''Interamna'', che, pertanto, dovrebbero, da un punto di vista geografico ed etnico, appartenere alla stessa area.</ref>
 
Il rifiuto di consegnare gli armati fu giudicato dal [[Senato romano]] atto di tradimento, cosicché, dopo altri episodi di renitenza verificatisi per altri sei anni, nel [[208 a.C.]] scattò la punizione, che entrò nella giurisdizione romana con il nome di ''jus XII coloniarum'': le dodici colonie, oltre che a fornire un numero di armati fisso, da inviare fuori d'Italia, furono costrette a redigere annualmente le [[Censore|liste censorie]] e a consegnarle ai magistrati romani in carica, in modo che l'arruolamento fosse fatto direttamente da costoro, previa una tassa dell'un per mille sui cespiti dichiarati.<ref>[http://www.intratext.com/IXT/LAT0142/_P3K.HTM [[Tito Livio]], ''Ab Urbe condita'', XXIX, 15.] Per una critica complessiva sull'accaduto e l'importanza della sentenza definitiva del Senato si veda Gaetano De Santis, ''Storia dei Romani'', vol. III, parte II, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1968, pp. 448-449 e vol. IV, parte I, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1969, pp. 553-554.</ref>
 
[[File:Umbria et Picenum.JPG|left|thumb|Mappa della ''[[Regio VI Umbria|regio VI]]''.]]
 
Alla fine del [[II secolo a.C.]] sono databili alcuni lavori di riassetto del ramo orientale della [[via Flaminia]], che collegava, e collega, [[Narni]] a [[Spoleto]], per riallacciarsi all'originario tracciato della consolare all'altezza di ''Forum Flaminii'', poco a nord di [[Foligno]]. Non si sa quando sia stato costruito questo ramo stradale, ma è evidente che con esso si realizzò una più forte presenza di Roma fra la fedelissima [[Otricoli]] e l'altrettanto fedelissima Spoleto, soprattutto dopo la defezione degli ''Interamnates'' durante la seconda guerra punica. Per quanto riguarda ''Interamna'', la Flaminia, che entrava in città da sud-ovest, costituì il ''[[Cardine (storia romana)|cardo]]'', mentre l'ipotetico tracciato della Via Curia, o la strada che con essa si raccordava, all'interno delle mura, formò il ''[[decumano|decumanus]]''.
 
Dopo la [[guerra sociale]] ''Interamna'' divenne ''[[Municipio (storia romana)|municipium]]'', non si sa se con le caratteristiche della piena [[cittadinanza romana|cittadinanza]] o come ''civitas sine suffragio''.<ref>La questione è molto controversa. Per esempio, in Michelle Humbert, ''Municipium et civitas sine suffragio. L'organisation de la conquete jusqu'à la guerre sociale'', Collection de l'École française de Rome, n.36, Paris-Rome 1978, pp. 224-226, si sostiene che il rango di ''civitas sine suffragio'' sia stato raggiunto già nel III secolo a.C.</ref> In seguito alla sconfitta di M. Antonio nella [[guerra di Perugia]] contro [[Augusto|C. G. Cesare Ottaviano]], ''Interamna'' fu salvata dalla confisca delle proprietà private, pur dovendo subire attribuzioni viritane in favore di militari dell'esercito di Ottaviano.<ref>Emilio Gabba, ''Appiani bellorum civilium liber quintus'', Biblioteca di Studi Superiori, vol. XXXVII, Firenze 1970, p. LIV</ref>
 
== L'Impero Romano ==
Con la sistemazione amministrativa dell'Italia, ''Interamna'' fu iscritta alla [[tribù]] ''Clustumina'' e inclusa nella ''Regio VI Umbria''.<ref>[[Plinio il Vecchio]], ''Naturalis Historia'', III, 12, 107</ref> Si colloca nel periodo fra la fine del [[I secolo a.C.]] e la prima metà del [[I secolo|I secolo d.C.]] la strutturazione definitiva della Terni romana. In questo periodo sono edificati i [[Tempio|templi]], il [[Teatro (architettura)|teatro]], due [[Stazione termale|terme]] e l'[[anfiteatro]]. La larga disponibilità di acqua e la fertilità del suolo permisero un fiorente sviluppo dell'agricoltura, le vie di comunicazione quello dei commerci; le colline intorno all'abitato si popolarono di [[villa|ville]] rustiche. Sono attestate le canoniche magistrature municipali come i ''Quattuorviri jure dicundo'', i due ''[[edile (storia romana)|aediles curules]]'', i ''quaestores a decurionibus'', i ''[[decurione]]s'' e gli addetti al culto imperiale, i ''seviri augustales''; fra le cariche religiose, figuravano il ''pontifex'' e il ''praetor sacrorum''.<ref>Tutte queste notizie sono deducibili dal corpo delle iscrizioni del ''CIL'', volume XI e da altre iscrizioni non edite; per una valutazione critica, Claudia Andreani, ''Il municipio romano '', in Valentina Leonelli, Paolo Renzi, Claudia Andreani, Cristina Ranucci, op. cit., pp. 139-168</ref>
 
Nel [[69]] ''Interamna'' fu sede di una scaramuccia fra quattrocento cavalieri delle ultime coorti di [[Vitellio]], attestate a Narni, e le legioni di [[Tito Flavio Vespasiano|T. Flavio Vespasiano]], accampate a ''Carsulae''. Sarebbe stato questo l'unico atto di guerra nella resa finale fra i due contendenti, avvenuta per tradimento degli armati di Vitellio.
 
[[File:SeptimeSévère.jpg|thumb|[[Settimio Severo|Lucio Settimio Severo]]]]
{{citazione|Attraverso costoro si seppe che Interamna, posta nelle campagne vicine, era tenuta da quattrocento cavalieri. Varo, che era stato immediatamente inviato con soldati armati alla leggera, uccise quei pochi che opposero resistenza, mentre la maggior parte, gettate le armi, chiedevano di essere risparmiati | [[Publio Cornelio Tacito]] ''Historiae, Liber III, LXI'', traduzione personale| Per eos cognitum est Interamnam proximis campis praesidio quadringentorum equitum teneri. Missus extemplo Varus cum expedita manu paucos repugnantium interfecit, plures abiectis armis veniam petivere. | lingua = la}}
 
Nel [[193]] [[Settimio Severo|L. Settimio Severo]], in qualità d'Imperatore, nominato dalle legioni d'[[Illiria]], incontrò ad ''Interamna'' la delegazione senatoriale che gli si fece incontro per omaggiarlo della carica e per chiederne il perdono.<ref>[http://www.intratext.com/IXT/LAT0229/_P3K.HTM#74 Elio Sparziano ''[[Historia Augusta]]'', ''Vita Severi'', 6.]</ref>
 
Nel [[253]], nei pressi di ''Interamna'', trovò la morte, ad opera dei suoi stessi soldati, l'imperatore [[Gaio Vibio Treboniano Gallo|V. Treboniano Gallo]] e suo figlio [[Volusiano|G. Vibio Volusiano]], che si apprestavano a combattere contro le legioni dell'usurpatore [[Emiliano (imperatore romano)|M. Emilio Emiliano]], acclamato Imperatore dalle truppe della [[Mesia]].<ref>[http://www.intratext.com/IXT/LAT0210/_PA.HTM ''Epitome De Caesaribus'', XXX]</ref>
 
[[File:AnfiteatroTerni2.JPG|left|thumb|Resti dell'anfiteatro romano]]
Nel [[306]] [[Galeno]], Cesare dell'Illirico, sceso in Italia con le sue legioni per costringere [[Massenzio]] a cedere il titolo di Imperatore, conferitogli soltanto dai [[Guardia pretoriana|Pretoriani]], e la giurisdizione sull'Italia e l'Africa, pose i suoi accampamenti presso ''Interamna'' e da lì tentò di convincere Massenzio, prima di attaccare Roma; il tradimento di molti dei suoi soldati, però, lo indusse a ritornare in Illiria.<ref>[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Excerpta_Valesiana/1*.html [[Annales Valesiani|Anonimo Valesiano]], I, 3, 6-7]</ref>
 
Risale all'inizio del [[III secolo]] la testimonianza della ''[[Tavola Peutingeriana|Tabula Peutingeriana]]'' che il tracciato di riferimento della Via Flaminia non è più quello occidentale, da ''Narnia'' a ''Mevania'', ma quello orientale, che passa per Terni, contrariamente all'''Itinerarium Gaditanum'', di due secoli prima, che indica il primo come percorso preferito.<ref>Questa constatazione sembra appoggiare il passo di [http://www.intratext.com/IXT/LAT0534/_P5K.HTM [[Publio Cornelio Tacito]], ''Historiae'', II, 64], in cui si riporta che Vitellio, nell'intento di far assassinare Dolabella a Terni, invitò lo stesso a prendere il ramo della Flaminia che passa per ''Interamna'', perché quello occidentale è troppo battuto</ref> È probabile che fra il [[I secolo|I]] e il [[III secolo]] sia stato costruito, su un tracciato molto più antico, il ramo della Via Flaminia, chiamato ''via Interamnana'', che collegava ''Interamna'' ad ''Eretum'', l'attuale [[Monterotondo]] e che permetteva di raggiungere Roma attraverso la [[via Salaria]] o la [[via Nomentana]], senza passare per la via Flaminia.<ref>Sulla viabilità romana extra-urbana si veda Paul Fontaine, ''Citès et enceintes de l'Ombrie antique'', Institut Historique Belge de Rome, Bruxelles-Rome 1990, pp. 111-114</ref>
 
Con la riforma dell'Impero, voluta da [[Diocleziano]], ''Interamna'' fu inserita nella provincia di ''Tuscia et Umbria''.<ref>CIL XI, 4181; [[André Chastagnol]], ''L'administration du diocese italien au Bas-Empire'', Historia, 12, 1963, pp. 356-460</ref>
 
La diffusione del [[Cristianesimo]] è attestata dall'area cimiteriale, databile al [[IV secolo]], sorta su una necropoli pagana, alla sommità di un colle poco a sud della città, lungo la ''via Interamnana''. I vescovi sicuramente accertati sono un certo ''Praetextatus'' al [[465]] e un ''Felix'' fra il [[501]] e il [[502]]. Il luogo principale di culto fu costruito probabilmente all'interno delle mura cittadine, a ridosso dell'anfiteatro Fausto, nel luogo dove ora sorge la cattedrale e dedicato inizialmente a S. Maria Assunta e a S. Anastasio.<ref>Cristina Ranucci, ''Interamna Nahars nella tarda antichità: l'avvento del Cristianesimo'', in Valentina Leonelli, Paolo Renzi, Claudia Andreani, Cristina Ranucci, ''Interamna Nahartium, Materiali per il Museo Archeologico di Terni '', op. cit., pp. 171-202</ref>
 
== L'Alto Medioevo ==
[[File:00Zaccaria Papa.jpg|left|thumb|[[Papa Zaccaria]].]]
Data la posizione centrale e le sue vie di comunicazione, ''Interamna'' vide continui movimenti di armati attraversarla da nord a sud e viceversa, per tutto il [[Impero romano|tardo Impero]] e nel corso delle [[invasioni barbariche]], nonostante, in proposito, manchi una documentazione precisa.
 
Nel [[537]], durante la [[guerra gotica (535-553)|Guerra Gotica]], [[Vitige]], dopo aver rinunciato all'assedio di Narni, tenuta dai Bizantini di Bessa, condusse il suo esercito a Roma, attraverso la Sabina, probabilmente percorrendo la ''via Interamnana''. Se Terni rimase in mano a [[Belisario]] non è dato di sapere; ammesso che lo fosse, [[Totila]], nel [[544]], la riconquistò, insieme alla piazzaforte bizantina di Spoleto, procedendo al sistematico recupero del dominio sulla Via Flaminia, itinerario obbligato per gli aiuti di [[Bisanzio]] a [[Roma]], tramite [[Ravenna]] o le Alpi Giulie. Un percorso analogo fu fatto nel [[551]] da [[Narsete]], che riprese la ''Tuscia'' fra [[Perugia]], Spoleto e Narni, compresa Terni.<ref>Per i movimenti degli eserciti, gotico e bizantino, nell'attuale Umbria meridionale vedi [[Procopio di Cesarea]],'' Ὑπὸν τὼν πολεμὼν'', V, 16; VI, 11; VII, 12; VIII, 23</ref>
 
Ma la conquista più significativa fu quella [[Longobardi|longobarda]], avvenuta ad opera dei [[Ducato di Spoleto|Duchi di Spoleto]] alla fine del [[VI secolo]] e compiuta già al tempo di [[Autari]].<ref>Pier Maria Conti, ''Genesi, fisionomia e ordinamento territoriale del Ducato di Spoleto'', in ''[[Spoletium (rivista)|Spoletium]]'', XVII, 1975</ref> Terni assunse il carattere di città di frontiera, trovandosi a poca distanza da [[Narni]] [[Impero bizantino|bizantina]], posta a guardia della [[via Flaminia]]. Sebbene il limite esatto fra le due aree nemiche sia molto difficilmente identificabile, si ritiene che esso fosse compreso fra la consolare Flaminia, nel suo percorso più antico, in mano ai Bizantini e la [[via Interamnana]], in mano ai Longobardi, che la utilizzarono per l'occupazione della [[Sabina]] occidentale, fino a [[Farfa]]. Per questi motivi potrebbe essere giustificabile l'esistenza di un [[gastaldato]] fin dalla prima metà del [[VII secolo]]<ref>[[Achille Sansi]], ''I Duchi di Spoleto'', Stab. Tip. e Lit. di Pietro Sgariglia, Foligno 1870, p. 34</ref>.
 
Proprio come città di frontiera Terni vide nel [[742]] il solenne incontro di [[Liutprando]] con [[Papa Zaccaria]], in seguito al quale il re longobardo fece atto di rinuncia al possesso dei castelli occupati in quell'anno, compreso Narni, e definì un nuovo assetto territoriale del [[Regno longobardo|suo regno]] nell'Italia centrale.<ref>Sull'importanza storica dei contenuti dell'incontro si può vedere un vecchio saggio ancora molto importante come quello di Oreste Bertolini, ''Il problema delle origini del potere temporale dei papi nei suoi presupposti teoretici iniziali: il concetto di 'restitutio' nelle prime cessioni territoriali alla chiesa di Roma'' in ''Scritti scelti di storia medievale'', vol II, 'Il Telegrafo', Livorno 1968, pp. 487-550</ref>
 
{{citazione| Mentre, così, stava giungendo [papa Zaccaria] nella città di Interamna, dove il re si era già attestato con tutto il suo esercito, il re, che era venuto a sapere del suo arrivo, mandò tutti i suoi comandanti di grado più alto fino all'ottavo miglio per accoglierlo. Ma lo stesso re procedette incontro al sommo pontefice Zaccaria e lo accompagnò all'interno della città con grande gioia e massimo rispetto. Dopo essersi assisi ambedue nella chiesa del Beato Valentino.....colpito dalle sante parole persuasive di costui [papa Zaccaria] il re longobardo restituì al pontefice le città che aveva tolto ai Romani |''Pauli Continuationes, III '', 9-18, traduzione personale | Veniens itaque ad civitatem Interamnis, ubi tunc dictus rex cum suis exercitibus erat, cum rex audiret eius adventum, omnes duces exercituum suorum maiores usque ad octo miliaria misit obviam illi. Sed et ipse rex usque ad medium miliare processit obvia Zachariae summo pontifice, illumque cum gaudio magno et summa reverentia intra civitatem suscepit. Cumque in ecclesia beati valentini ambo consedissent.....huius autem sanctis persuasionibus compunctus rex langobardus, ad mandatum pontificis civitates, quas Romanis abstulerat, restituit. | lingua = la}}
 
Durante la prima fase del dominio longobardo la [[diocesi di Terni-Narni-Amelia|diocesi ternana]] fu soppressa da [[Papa Gregorio I|Gregorio Magno]], forse più per mancanza di fedeli che per riduzione della popolazione e fu assorbita da [[Diocesi di Terni-Narni-Amelia|quella di Narni]].<ref>Gregorio Magno, ''Epistulae'', IX, 60</ref>
 
[[File:Italy 1050.jpg|thumb|L'[[Italia]] nel 1050.]]
Il passaggio ai [[Franchi]] non mutò radicalmente la situazione, poiché Terni continuò a dipendere dal Ducato di Spoleto. La diocesi alla fine dell'[[VIII secolo]] fu annessa a [[Arcidiocesi di Spoleto-Norcia|quella di Spoleto]], ristabilendo, così, ma a favore del Regno, un'anomalia istituzionale. Proprio per questo motivo il Papato e la diocesi narnese non smisero mai di rivendicare la sovranità su Terni, facendosi forti della ''[[Promissio Carisiaca]]'' e dei [[capitolare|diplomi]] successivi, che affermavano la volontà dell'Impero di restituire Narni al Papa.<ref>Nonostante i fondati dubbi di autenticità e l'equivoco sull'oggetto della restituzione al Papato, dopo le guerre del re longobardo [[Desiderio (re)|Desiderio]], la documentazione può essere reperita nei vari Diplomi imperiali editi in ''[[Monumenta Germaniae Historica]]'' ([http://www.dmgh.de vedi])</ref>
 
La questione sembrò schiarirsi nel febbraio del [[962]] quando [[Ottone I di Sassonia]] all'interno di un suo notissimo ''[[Privilegium Othonis|privilegium]]'', fra i numerosi provvedimenti, riconobbe al Papa, [[Papa Giovanni XIII|Giovanni XIII]], della Famiglia dei [[Crescenzi]], veri e propri feudatari del narnese, il possesso di ''Teramne'' con tutte le sue pertinenze. La cosa, però, non ebbe seguito, forse per le resistenze dei duchi e dei vescovi di Spoleto.
 
== Il Basso Medioevo ==
 
Nel marzo o aprile del [[1174]] Terni fu distrutta dall'esercito del legato imperiale l'arcivescovo [[Cristiano di Magonza]], il più spietato collaboratore di [[Federico Barbarossa]] nel domare le città filo-papali.<ref>''Die Chronic des Popstes Burchard von Ursberg'' in ''Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum germanicarum in usum scholarum separatim editi'', p. 52. Tuttavia, un documento imperiale sembra giustificare l'azione dei tedeschi come reazione al fatto che i ternani non pagavano le imposte come dovuto ai gabellieri di Narni (Johan Friederich Bohmer, ''[[Regesta Imperii]] IV. Lothar III und åltere Staufer 1125-1197. 2 Abt.: Die Regesten des Kaiserreiches unter Friederich I 1152(1122)-1190. Lief 1168-1180'', Wien 2001, IV, 2,3, n.2070 [http://www.regesta-imperii.de]</ref>
 
Soltanto la decisa opera di annessione dell'intero Ducato di Spoleto, da parte di [[papa Innocenzo III]], nel [[1198]], riuscì a fare di Terni un pezzo del Patrimonio di S. Pietro in ''Tuscia''. Nel [[1218]], [[Papa Onorio III|Onorio III]]<ref>''[[Monumenta Germaniae Historica]], Epistulae saeculi XIII e regestis Pontificum Romanorum selectae'', Tomus I, Weidmannos, Berolini MDCCCLXXXIII, pp. 33-34</ref> ricostituì il Capitolo Cattedrale nella chiesa di S. Maria Assunta, ma dotandola di una competenza territoriale molto esigua, esposta alle rivendicazioni, da una parte di Narni, dall'altra di Spoleto.
 
Quando Terni entrò a far parte del [[potere temporale]] dei Papi era già un [[Comune medievale|Comune]], con la magistratura dei due [[Console (storia medievale)|consoli]] e il [[Parlamento]]. In quella occasione, ebbe anche il [[Podestà (medioevo)|Podestà]] e il [[Capitano del Popolo]], apparentemente in anticipo di qualche decennio rispetto ad altri comuni umbri.
 
Nel giugno del [[1241]] si sottomise spontaneamente a [[Federico II di Svevia|Federico II]], che la individuò, forse per le sue vie di comunicazione con Roma, come base della sua presenza nell'Italia Centrale, allo scopo di tenere sotto controllo la crisi scoppiata con [[Papa Innocenzo IV]].
 
[[File:Confoederatio cum principibus ecclesiasticis.jpg|thumb|''Confoederatio cum principibus ecclesiasticis'']]
Sostò nelle vicinanze di Terni fra l'estate del [[1244]] e il marzo del [[1245]]; attese invano Innocenzo IV, nel frattempo scappato, prima a [[Genova]], poi a [[Lione]], ma condusse con il cardinale Ottone di Porto, attestato a Narni, rimasta fedele al Papa, le trattative sulla sistemazione delle reciproche sfere di influenza in Lombardia. Sempre a Terni ricevette, anche, Alberto, [[patriarca (cristianesimo)|Patriarca]] della [[Patriarcato di Antiochia|chiesa antiochena]], che tentò una mediazione fra Federico e il Cardinale diacono Ranieri, di S. Maria in Cosmedin, il quale conduceva, soprattutto nella Tuscia, un'incessante guerriglia contro le truppe arabe dell'Imperatore.<ref>''[[Monumenta Germaniae Historica]], Constitutiones et acta publica Imperatorum et Regum'', Tomus II, Impensis Bibliopoli Hahniani, Hannoverae MDCCCXCVI, pp. 341, 347 e 354</ref>.
 
Ritornò a Terni nel [[1247]] e sembra che convocò proprio in questa città la [[dieta]] che avrebbe designato a succedergli suo figlio [[Enrico VI di Svevia|Enrico]].<ref>Johan Friedrich Bohmer, ''op.cit.'', RI V 1, 1, 3609a</ref> Ma con la morte del sovrano Terni tornò all'obbedienza papale, anche se lo fece molto tardivamente, nel [[1252]].
 
Nel [[1294]] il Comune si dotò di una nuova carica, i 'quattro di credenza' o difensori del Popolo e nel [[1307]] dei Priori. L'istituzione di queste due magistrature furono indotte dal crescente peso che gli appartenenti alle arti e mestieri, come, ad esempio, i lanaioli, i fabbri, i tintori, i commercianti, avevano acquisito all'interno di una comunità dominata dai proprietari terrieri e dai ''milites''.
 
Durante la [[Cattività avignonese]] continuò la resistenza al potere papale e, schiacciata fra due fortissimi Comuni, come Spoleto e Narni, fu costretta ad allearsi con Todi, che nominò fra il [[1338]] e il [[1354]] sette Podestà su dieci.<ref>Dario Ottaviani, ''Dal Comune all'Albero della Libertà'', Terni 1974, pp. 185-186</ref> Nel [[1354]] si sottomise al legato Papale, il cardinale [[Egidio Albornoz]], dietro pagamento di cinquecento fiorini annui per dieci anni, una condizione molto mite rispetto a quelle riservate ad altri comuni del Patrimonio.<ref>Daniel Waley, '' Lo Stato papale dal periodo feudale a Martino V'', in ''Storia d'Italia'', a cura di Giuseppe Galasso, UTET, Torino 1987, p. 297</ref>
 
All'inizio del [[XV secolo]] cadde sotto la signoria di Andrea Tomacelli, uno dei fratelli di [[Papa Bonifacio IX]], che, come Podestà di Terni, ne fece una rocca di resistenza contro le mire espansionistiche dei [[Visconti]].<ref>Francesco Angeloni, ''Historia di Terni'', Roma 1666, Ristampa Terni 1966, pp. 192-193</ref> Fra il [[1408]] e il [[1415]] fu occupata dalle truppe di [[Ladislao I di Napoli]], che la sfruttò per le sue operazioni contro Spoleto. Nel [[1417]] fu soggetta alla signoria di [[Braccio da Montone]],<ref>Ludovico Silvestri, ''Collezione di Memorie Storiche'', parte I, Edizioni Thyrus, Arrone (TR) 2004, p. 50</ref> ma nel [[1421]] i mercenari al soldo di [[papa Martino V]] la ricondussero sotto il potere papale.<ref>''ibidem'', p. 55</ref> L'occupazione nel [[1434]] da parte delle truppe di [[Francesco Sforza]] fu soltanto uno sporadico episodio nel contesto della guerra per la supremazia fra [[Firenze]] e [[Milano]].<ref>''ibidem'', pp. 69 e 71</ref>
 
Fra il [[1444]] e il [[1448]], prima [[Papa Eugenio IV|Eugenio IV]], poi [[Niccolò V]] modificarono gli statuti comunali ed introdussero a Terni, come in altre parti del Patrimonio, il [[governatore|Governatorato]], dando così un'impronta accentratrice all'amministrazione pontificia.<ref>Sulla figura storica dei governatori pontifici in questo periodo vedi Niccolò Del Re, ''Monsignor Governatore di Roma'', Istituto di Studi Romani, Roma 1972, pp. 11 e sgg; Lodovico Silvestri, op. cit., p. 109</ref>
 
== Il dominio papale ==
[[File:Emblem of the Papacy SE.svg|thumb|left|Stemma dello [[Stato Pontificio]]]]
Nel luglio del [[1527]] i [[Lanzichenecchi]], di ritorno dal [[sacco di Roma (1527)|sacco di Roma]], presero il campo a Terni, che si era schierata dalla parte degli imperiali e dei [[Colonna (famiglia)|Colonna]];<ref>Ludovico Silvestri, op. cit., pp.219-222</ref> da qui diressero le operazioni contro Spoleto e contro [[Todi]], dove si erano accampate le truppe della [[Lega di Cognac]].<ref>Achille Sansi, op. cit., Cap. XXIII, pp. 210-214</ref>
 
L'appoggio alla politica dei Colonna e la benevola accoglienza riservata all'esercito imperiale derivarono da una vecchia insofferenza della città alle mire dominatrici del Papato, che, non solo aveva fermato, spesso con durezza, l'espansionismo comunale, ma aveva anche alterato gli antichi ordinamenti municipali. Infatti, alle vibrate proteste e alle sommosse, nella seconda metà del Quattrocento, contro la figura del Governatore e contro i simboli del potere papale, l'autorità pontificia aveva risposto, nel [[1501]] con la dichiarazione di 'città ribelle' e nel [[1515]] con il notevole ridimensionamento dei poteri del Podestà a favore di quelli del Governatore.<ref>Lodovico Silvestri, op. cit., pp. 145-148, p. 188 e pp. 248-249</ref>
 
{{vedi anche | Banderari}}
Tuttavia, il fatto che portò alla definitiva scomparsa del Comune fu la rivolta dei Banderari, scoppiata il 25 agosto del [[1564]] per vecchie ruggini personali e per l'impossibilità dei Banderari di accedere al Priorato e al Consiglio di Cerna. L'uccisione di alcuni nobili da parte di componenti della fazione dei Banderari scatenò la repressione del [[papa Pio IV]], che inviò, come Governatore e Commissario per Terni, il cardinale Monte dei Valenti, con ampi poteri inquisitori e persecutori. Oltre alle condanne a morte per decapitazione dei colpevoli, Monte dei Valenti riconobbe responsabilità precise anche al Comune, al quale furono addebitate tutte le spese della sua missione, della nuova destinazione d'uso delle aree di proprietà dei condannati e del riadattamento dei palazzi papali. Fu così che la municipalità, non potendo far fronte ai debiti contratti, decise di rinunciare alla sua secolare autonomia.<ref>Lodovico Silvestri, ''op. cit.'', pp. 304-308</ref>
 
== Il XVII e il XVIII secolo ==
[[File:Terni 18.JPG|thumb|Il centro storico cittadino|right]]
Dopo il [[Concilio di Trento]] iniziò un periodo di circa due secoli, in cui Terni, avendo perduto una sua precisa identità, trovò in Roma un punto di riferimento sicuro. Gli [[Aldobrandini]] e i [[Barberini]] furono per molti anni nel corso del [[XVII secolo]] patroni della città; [[Francesco Angeloni]], ternano, fu segretario del cardinale [[Ippolito Aldobrandini (1596-1638)|Ippolito Aldobrandini]]; Francesco Angelo Rapaccioli, anch'egli originario di Terni, fu legatissimo al cardinale Maffeo Barberini, il futuro [[papa Urbano VIII]]; a Roma fu deciso perfino il nuovo patrono, [[San Valentino]]. Così, importanti personaggi dell'arte e della cultura approdarono, da Roma, a Terni: [[Antonio da Sangallo il Giovane]] per dirigere i lavori della ''cava paolina'' alla Cascata delle Marmore e proprio a Terni trovò la morte; [[Jacopo Barozzi da Vignola]] e [[Carlo Fontana]] per la riedificazione del Ponte Romano, [[Carlo Maderno]] per la ''cava clementina'' e Girolamo Troppa come decoratore di ville e palazzi cittadini.<ref>Maria Laura Moroni, ''La città pontificia'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria, op.cit., pp. 125-146</ref>
 
Nel [[1657]], per sei mesi, fra maggio e dicembre, imperversò la [[peste]], proveniente da [[Napoli]], dove l'estate precedente aveva mietuto molte vittime. Nonostante i provvedimenti di sanità pubblica e le suppliche ai Santi protettori della città, si contarono parecchi morti, tanto che il comune fu costretto ad approntare un'area cimiteriale apposita a sud-ovest delle mura cittadine.<ref>Lodovico Silvestri, ''op. cit'', Parte II, pp. 464-466</ref>
 
L'altro flagello, che colpì questa piccola comunità, furono i numerosi passaggi di truppe straniere durante la [[Guerra di successione spagnola]], la [[Guerra di successione polacca]] e, soprattutto, la [[Guerra di successione austriaca]], che comportò la presenza continuativa di armati fra il [[1742]] e il [[1748]]. Oltre agli episodi di diserzione, intolleranza e violenza contro la popolazione locale, si aggiunsero lo spoglio sistematico delle campagne, il dissanguamento delle casse comunali e le carestie.<ref>Aurelia Simonetti, ''Terni e le guerre di successione: 1700-1748'', in 'Memoria Storica', n. 13, 1998, pp. 21-34</ref>
 
Alla vigilia della temperie napoleonica Terni faceva parte della Delegazione di Spoleto, contava poco più di 8000 anime, di cui il 40% era distribuito nelle campagne ed il resto nel contesto cittadino. La diocesi aveva 17 parrocchie con 80 chiese e 10 case religiose. Il [[clero]] rappresentava una consistente porzione del tessuto sociale, aveva in mano le scuole, tutte improntate allo spirito della Controriforma, ed era titolare di gran parte degli enti di pubblica utilità. Le donazioni e le imposte erano quasi tutte distribuite alle fondazioni religiose, che le utilizzavano per mantenersi e per mantenere le opere pie. L'agricoltura, gestita con i contratti a [[mezzadria]], si basava soprattutto sulle colture arboricole, in particolare l'[[Olea europaea|olivo]]. Fra le industrie, che sfruttavano i numerosi corsi d'acqua della città, c'erano una segheria [[idraulica]], aperta dal [[1715]], una ratiera inaugurata nel [[1730]] e la ferriera, la cui concessione alla Famiglia Gazzoli fu rilasciata nel [[1794]].<ref>Giorgio Brighi, ''Terni giacobina (1798-99)'', in 'Memoria Storica', n.13, 1998, pp. 35-52</ref>
 
== Da Napoleone al Risorgimento ==
[[File:Dep-fr-it.jpg|thumb|Dipartimenti francesi in Italia durante l'occupazione napoleonica]]
Il sonno di questa piccola comunità fu bruscamente interrotto il 16 febbraio [[1798]], quando il generale [[Louis Alexandre Berthier]] da Spoleto dettò le condizioni di resa alle avanguardie francesi. Nel marzo dello stesso anno Terni fu dichiarato Municipio cantonale urbano appartenente al [[Dipartimento]] del Clitunno, con capoluogo Spoleto, che risultò, prima della proclamazione della [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]], il centro di una Repubblica autonoma.<ref>Giorgio Brighi, ''Terni giacobina. dalla Repubblica Spoletina alla Repubblica Romana'', in 'Memoria Storica', 18, 2001, pp. 7-16</ref>
 
{{citazione| Cittadini, l'invitta generosa Nazione Francese tolse da vostri occhj la benda, sciolse le vostre mani, ruppe infine quei ceppi che per tanti anni vi opressero: Voi siete liberi: Voi siete uguali.. | ''Proclama al Popolo Ternano, dì 19 marzo 1798, anno 1º della Repubblica Romana una e indivisibile'' in Giorgio Brighi, ''Terni giacobina'', in 'Memoria Storica', 16, 2000, p. 49}}
 
Geograficamente si trovava a poca distanza dal confine fra il territorio della Repubblica Romana, termine con cui fu ridenominato il vecchio [[Stato Pontificio]], in mano ai Francesi, e il [[Regno delle Due Sicilie]], nelle mani dei [[Borbone di Napoli]]. L'occupazione francese non fu facile, né indolore: alla laicizzazione delle scuole e della vita pubblica, nonché ai buoni propositi di sviluppo scientifico e tecnico, si aggiunsero la leva obbligatoria, la tassazione annonaria, gli espropri forzosi, le violenze gratuite degli armati francesi, accampati nella parte ovest della città e le ruberie dei briganti, imboscati a sud e ad est. A tutto questo si aggiunse la presenza di circa seimila armati, provenienti dal [[Regno di Napoli]], accampati fra [[Piediluco]] e le [[Cascata delle Marmore|Marmore]].
 
Una sollevazione popolare contro gli occupanti ed un vano tentativo di reprimerla precedettero soltanto di poche settimane l'arrivo, il 14 agosto del [[1799]], delle truppe austro-russe del generale Gerlanitz, che di fatto pose fine alla breve esperienza giacobina.<ref>Giorgio Brighi, ''Terni giacobina. La Repubblica Romana'', in 'Memoria Storica', 20, 2002, 55-68</ref>
 
{{citazione| ..Concorrete dunque o Ternani a prestare nuovi serviggi alla Patria per assicurare sempre più il Culto della nostra Santa Religione, le vostre sostanze, e la tranquillità delle vostre famiglie, e per dimostrare con effusione di cuore il vostro impegno, e la vostra gratitudine all'invitte Armate Austro-Russe, che anno (sic !) infranto il giogo d'una infame libertà, e d'una sognata eguaglianza. | ''Proclama del Generale Antonio Gerlanitz'', in Vincenzo Pirro, ''Il Comune Repubblicano'', in ''Storia illustrata delle città dell'Umbria, op. cit.'', p. 251}}
 
[[File:Autograph of Napoleon 1815 July.png|thumb|center| Firma autografa di [[Napoleone Bonaparte]]]]
 
Gli anni dell'Impero Napoleonico videro di nuovo Terni attraversata ed occupata dagli eserciti francesi destinati a Roma e a Napoli. Dapprima, nel contesto della guerra contro [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Napoli]], agli inizi del [[1801]], in ottemperanza alle condizioni della pace di Foligno, prese possesso della città e del suo circondario un corpo di spedizione francese, comandato da [[Gioacchino Murat]]. Poi, nel [[1807]] e nel [[1808]], durante la guerra che fece seguito alla [[Terza coalizione]], passarono altri eserciti e furono imposti altri dazi, in beni e prodotti, finché nel luglio del [[1809]]
Terni, come parte del Circondario di Spoleto,<ref>Lodovico Silvestri, ''op.cit.'', p. 618, 633, 635</ref> entrò nel Dipartimento del Trasimeno, non accorpato al Regno d'Italia, ma, insieme al Dipartimento del Tevere, dipendente direttamente dalla corona imperiale.
 
Ma nel maggio del [[1814]] Pio VII, di ritorno dalla Francia, dove era stato condotto da Napoleone, e diretto a Roma, passò per Terni: fu questo l'atto formale del ritorno della città sotto il potere del Papa.
 
Nonostante gli entusiasmi per l'avvenimento ed una sostanziale fedeltà alla Chiesa, rimaneva forte il bisogno di ridimensionare la pervasività del clero nelle vicende civili, sebbene questo atteggiamento fosse ancora molto dimesso. Nel febbraio del [[1831]] Terni accolse con favore, ma non in tutte le sue componenti sociali, le avanguardie dell'esercito del [[Giuseppe Sercognani|generale Sercognani]], che scendeva dalle Legazioni e dalla Marca, deciso a dirigersi su Roma; in quella occasione entrò a far parte del territorio delle Province Unite, con capitale [[Bologna]], formalmente distinto dal resto dello Stato Pontificio. Per circa un mese le truppe raccogliticce dei rivoltosi usarono Terni come retrovia per le iniziative di guerra contro [[Rieti]] e [[Civita Castellana]]; tuttavia, la resistenza papalina, il mancato aiuto della Francia e la reazione dell'Austria, che nel frattempo aveva ripreso le Legazioni, indussero Sercognani ad abbandonare l'impresa.<ref>Vincenzo Pirro, ''Terni e la rivoluzione del 1831'', in 'Memoria Storica', 2, 1992, pp. 5-28</ref>
 
Il nuovo ritorno di Terni al Papa fu immediato. Alla clericizzazione delle istituzioni e all'eccessivo centralismo papale si accompagnarono anni di discreto benessere: la città, in cui sorsero nuove iniziative industriali, come un cotonificio nel [[1846]], un lanificio, e in cui fu realizzato l'ammodernamento della ferriera, non spopolò le campagne, che continuarono ad essere produttive grazie alle colture miste e alla mezzadria. Nel [[1846]] arrivò la [[ferrovia]] che collegava Terni a Roma.<ref>Vincenzo Pirro, ''Cultura e struttura a Terni nell'Ottocento. II parte: Il tramonto dello Stato Pontificio (1831-1846)'', in 'Memoria
Storica', 3, 1993, pp. 5-26</ref>
 
[[File:Popepiusix.jpg|left|thumb|[[Papa Pio IX]].]]
Durante il pontificato di [[Papa Pio IX|Pio IX]] la ventata di [[neoguelfismo]] e di patriottismo italico che contagiò tutto lo Stato Pontificio si fece sentire anche a Terni, dove fu ospitato con i massimi onori [[Angelo Brunetti|Ciceruacchio]], noto agitatore di popolo a favore della politica di Pio IX.<ref>Vincenzo Pirro, ''Terni politica 81846-48)'', in 'Memoria Storica', 4, 1994, pp. 7-16</ref>
 
Nell'Aprile del [[1848]] qualche decina di volontari ternani partecipò alla [[Prima guerra di indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]], sotto il comando del generale [[Andrea Ferrari (generale)|Ferrari]], distinguendosi nel teatro di guerra veneto; ma la sconfitta delle forze pontificie ed il ritiro delle truppe, decretato da Pio IX, determinò anche a Terni un mutamento dei sentimenti patriottici, che si indirizzarono non più verso il neoguelfismo ma verso il [[repubblicanesimo]] democratico di [[Giuseppe Mazzini]].<ref>Vincenzo Pirro, ''Terni politica'' (1848-1849), in 'Memoria Storica', 5, 1994, pp. 5-18</ref>
 
L'esperienza della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] del [[1849]] segnò l'inizio di questa svolta politica: l'adesione popolare fu piuttosto consistente, tanto che Terni divenne sede del 'Corpo di Osservazione degli Appennini'. Nel luglio di quell'anno, però, anche questa breve fase di liberazione dal giogo della monarchia papale si esaurì. Alcuni ternani seguirono [[Giuseppe Garibaldi]] che scappava [[Marcia di Garibaldi dopo la caduta di Roma|verso la Romagna]]; uno di essi, [[Collescipoli|Giovanni Froscianti]], diventerà uno dei suoi più fidati collaboratori.<ref>Vincenzo Pirro, ''Il primo Risorgimento'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria, op.cit., pp. 253-262</ref>
 
== Annessione al Regno d'Italia ==
Il ritorno di Pio IX provocò sia la fuga di chi aveva sostenuto a spada tratta l'esperienza della Repubblica Romana, sia il distacco fra chi conduceva la cosa pubblica, allineato su posizioni quantomeno apolitiche e chi aveva partecipato convintamente ai moti del [[1848]]. Tuttavia, Terni, capeggiata da esponenti rivoluzionari mazziniani, accettò malvolentieri le direttive del Comitato di [[Perugia]], che, schierato a favore della politica del [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], svolgeva un ruolo di assoluta preminenza sul resto delle altre comunità umbre.
 
I sentimenti popolari di chiara insofferenza del potere papale sfociarono in dimostrazioni contro la tassa sul macinato, nel [[1850]] e contro la tassazione delle attività artistiche ed artigiane, nel [[1852]]. Fra il luglio e l'agosto del [[1860]], mentre Garibaldi tentava di penetrare nel territorio pontificio, un contingente di [[zuavi]], al comando del colonnello De Pimodan, si acquartierò nella città e non fu anche questa un'esperienza indolore per Terni.<ref>Andrea Giardi, ''La città nel Risorgimento'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op.cit., pp. 263-267</ref>
 
[[File:Silvestro Lega - Ritorno dei bersaglieri italiani da una ricognizione - GNAM PalPitti.jpg|thumb|[[Bersaglieri]] in ricognizione]]
Richiamati dal sopraggiungere delle truppe piemontesi nella [[Marche|Marca]], i francesi abbandonarono la città diretti a sostenere lo scontro di [[Battaglia di Castelfidardo|Castelfidardo]]. Il 20 settembre di quell'anno i bersaglieri piemontesi del generale Filippo Brignone entrarono a Terni, attraverso la Porta Spoletina e vi rimasero, fino all'anno dopo, poiché Terni diventò sede del comando della XV divisione. Il Plebiscito che seguì e formalizzò l'annessione al Regno d'Italia vide, su 3672 votanti, 1 solo voto contrario a fronte di 3461 voti favorevoli.<ref>Vincenzo Pirro, ''Terni politica. Dalla restaurazione all'annessione (1850-1861)'', in 'Memoria Storica', 8, 1996, pp. 7-26</ref> Il primo sindaco post-unitario fu eletto il 1º dicembre del [[1860]].
 
La sua posizione di città di confine fra il [[Regno d'Italia|Regno]] e lo Stato Pontificio la fece diventare ben presto la base di appoggio per le iniziative politiche e militari tese alla liberazione di Roma. Nel giugno del [[1867]] un centinaio di patriotti ternani tentò di portarsi su Roma, ma furono fermati dalle truppe italiane. Poco dopo, [[Menotti Garibaldi]] partì da Terni e si attestò a [[Nerola]] per attendere rinforzi che giunsero dalla città umbra il 13 ottobre, quando attaccò [[Montelibretti]]. A Terni fu organizzato il Comitato di Soccorso per l'Affrancamento di Roma, che si affiancò al Comitato Nazionale, il quale, sotto la direzione di [[Francesco Crispi]] e [[Giuseppe Guerzoni]], si era da poco insediato in città. Tuttavia, furono i [[Fratelli Cairoli|Enrico e Giovanni Cairoli]] a rompere gli indugi: partendo da Terni con appena 75 volontari, passarono il confine, ma furono fermati dai papalini a [[scontro di Villa Glori|Villa Glori]], dove Enrico trovò la morte. Garibaldi, fuggito da Caprera anche grazie all'aiuto di Froscianti, giunse il 22 ottobre a Terni, già piena di volontari da tutta Italia; partì subito dopo e raggiunse il figlio e gli altri volontari a [[Passo Corese]], ma l'impresa fu vanificata dai fucili francesi del generale [[Pierre Louis Charles de Failly|De Failly]], il 3 novembre, a [[battaglia di Mentana|Mentana]]. Quello che non poterono i volontari garibaldini e mazziniani lo fecero la diplomazia e le truppe del generale [[Raffaele Cadorna (1815-1897)|Raffaele Cadorna]], che il 6 settembre [[1870]] organizzò a Terni il suo quartier generale, mentre i soldati del IV Corpo d'armata piemontese prendevano posizione ai confini; in città si allestì un ospedale militare e il necessario per il vettovagliamento giornaliero delle truppe tramite ferrovia. L'11 settembre [[1870]] Cadorna lanciò il Proclama con cui iniziava la campagna di guerra; il 20 settembre, esattamente dieci anni dopo l'entrata a Terni, i bersaglieri sabaudi varcavano [[Porta Pia]].<ref>Fiorella Bartoccini, ''L'Umbria nella Questione Romana'', in 'Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria', XLVIII, fas. II, 1971, pp. 107-149; Vincenzo Pirro, ''Terni politica: l'ultimo Risorgimento (1860-1870)'', in 'Memoria Storica', 16, 2000, pp. 7-36; per la battaglia di Mentana [http://www.museomentana.it/LA%20BATTAGLIA%20DI%20MONTEROTONDO.htm]</ref>
 
== L'Industrializzazione ==
Dopo l'annessione al Regno d'Italia, l'industria, come motore dell'economia cittadina, fu al centro delle volontà del Commissario per l'Umbria, [[Gioacchino Napoleone Pepoli]] e alle scelte degli amministratori locali, che, pur in presenza di gravi difficoltà finanziarie, vollero favorire gli insediamenti manifatturieri, offrendo lo sfruttamento potenziale di duecentomila [[cavallo vapore|cavalli vapore]], ottenibili dall'ampia disponibilità di risorse idriche. Nel [[1875]], dopo le sconfitte patite nella [[Terza guerra di indipendenza italiana|III Guerra d'Indipendenza]], lo Stato Maggiore premeva per avere un'industria militare nazionale. Il portavoce di questa esigenza fu il capitano Luigi Campofregoso, che ebbe dalla sua parte, sia la fattiva opera del deputato ed ex garibaldino [[Vincenzo Stefano Breda]], il quale era convinto che Terni fosse il luogo strategicamente ideale per l'impiantistica militare, sia la campagna di stampa della Gazzetta d'Italia, che sosteneva le tesi del Breda. L'edificazione della Fabbrica d'Armi fu iniziata nel [[1875]] e lo stabilimento entrò in funzione nel [[1881]].<ref>''L'Umbria, Manuali per il territorio, Terni'', Edindustria, Roma 1980, pp. 642-646</ref>
 
Nel [[1879]] Cassian Bon, un imprenditore belga, acquistò la fonderia 'Giovanni Lucovich e C.', che era stata impiantata qualche anno prima da alcuni industriali milanesi e tedeschi. Nel [[1881]] lo stesso Cassian Bon fondò la 'Società degli Altiforni e Fonderia di Terni' e nel [[1886]], insieme a Vincenzo Stefano Breda, all'epoca Presidente della 'Società Veneta per le Imprese e le Costruzioni Pubbliché, un'azienda che utilizzava capitali dello Stato per le opere di edificazione e di impiantistica, cominciò a realizzare il grande progetto di uno stabilimento per la produzione dell'acciaio.<ref>Franco Bonelli, ''Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962'', Einaudi, Torino 1975, pp. 13-16</ref> Lo scopo dell'impresa, formalizzato da un'apposita Commissione nominata dal Ministro della Marina [[Benedetto Brin]], era quello di produrre corazze e cannoni per le [[nave da battaglia|navi da guerra]].<ref>Renato Covino,''Lo sviluppo industriale'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op.cit., pp 285-296</ref>
 
Nel [[1884]] fu ammodernata ed ampliata la ferriera;<ref>Luigi Lanzi, Virgilio Alterocca,''Guida di Terni e dintorni con indicatore commerciale e industriale umbro e adorna di 30 incisioni'', Terni 1899, pp. 97-102</ref> nel [[1885]] il genovese [[Alessandro Centurini]] iniziò la costruzione di un lanificio e jutificio;<ref>Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Direzione generale della Statistica,'' Notizie sulla condizione industriale della Provincia di Perugia (Umbria). Con una carta stradale e industriale'', in 'Annali di Statistica Industriale', Fascicolo XLVI, Roma 1893, pp. 72-73</ref> nel [[1890]] il torinese Antonio Bosco costruì uno stabilimento per la produzione di attrezzi agricoli;<ref>Luigi Lanzi, Virgilio Alterocca,''Terni industriale'', op. cit., p. 118</ref> nel [[1896]] si costituì la 'Società Italiana del Carburo di Calcio, Acetilene ed altri Gas', che gestiva non solo stabilimenti per la produzione del [[carburo di calcio]] ma anche [[centrale idroelettrica|centrali idroelettriche]];<ref>''ibidem'', pp. 111-115</ref> nel [[1883]] fu inaugurata la [[ferrovia Terni-Sulmona]].<ref>Dario Ottaviani,''La ferrovia Terni-L'Aquila-Sulmona'' in 'Rassegna Economica', VIII, 1972, pp. 17-19</ref> Terni fu la quarta città italiana, in ordine di tempo, ad avere l'illuminazione pubblica ad elettricità.
 
La forza lavoro, nel giro di qualche decennio, quadruplicò, soprattutto per l'arrivo di maestranze dal nord ed operai, quasi sempre di estrazione contadina, dal resto dell'[[Umbria]], dal [[Lazio]], dalle [[Marche]], dalla [[Toscana]] e della [[Romagna]]. L'[[industrializzazione]] creò, tuttavia, dei grossi problemi logistici, per la scarsa disponibilità di case e l'inadeguatezza dei servizi pubblici, a cui si aggiunsero i pregiudizi della gente locale contro gli immigrati e la riottosità dei titolari dei fondi a concedere le aree necessarie e i diritti di sfruttamento delle acque per l'impiantistica e gli edifici; d'altra parte, le iniziative industriali vennero tutte da fuori e nessun ricco borghese locale ne risultò coinvolto. All'inizio del [[XX secolo]] Terni era, comunque, fra le prime città industriali italiane.<ref>Renato Covino, Giampaolo Gallo, ''Terni. Insediamenti industriali e struttura urbana fra Otto e Novecento'', in 'Archeologia Industriale', 2, 1983, pp. 17-24</ref> Con l'industrializzazione della seconda metà dell'Ottocento fu necessario istruire i giovani nelle attività professionali di tecnico. La situazione dell'istruzione a Terni risultava in questo periodo estremamente grave, mancando un qualsiasi tipo di scuola professionale. A tal fine, facendo seguito ad un apposito decreto del Commissario Straordinario per le Province dell'Umbria, nel [[1861]], fu istituito il Regio Istituto Tecnico (in seguito Istituto Industriale e Liceo Scientifico), uno dei primi quattro in Italia, che verso la fine dell'Ottocento, sotto la guida del prof. [[Luigi Corradi (1848-1921)|Luigi Corradi]], divenne rinomato attraendo giovani da ogni parte d'Italia.<ref>Telesforo Nanni, Osvaldo Panfili, ''L'istruzione tecnica'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria, op.cit., pp. 407-415</ref>
 
== Fra i due Conflitti Mondiali ==
[[File:Terni, Italy by Paul Pietzsch, ca. 1948-55 (NARA).jpg|thumb|Lavoratori presso le acciaierie di Terni nel [[secondo dopoguerra italiano|secondo dopoguerra]].]]
Il nuovo secolo iniziò con un progressivo consolidamento della 'Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni' nel campo dell'industria bellica: incentivò la ricerca tecnica di nuove forme di fusione e laminazione dell'acciaio, dismise i vecchi [[decarburazione|convertitori]] ed acquisì i più moderni Martin-Siemens, di cui brevettò una variante denominata 'Martin-Terni', che si diffuse in tutta la siderurgia mondiale dell'epoca.<ref>Gino Papuli,''Le primogeniture industriali '', in''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op. cit., pp. 611-622</ref> Negli stabilimenti di Terni furono costruite con metodo Schneider le corazze delle navi ''Ruggero di Lauria''<ref>{{cita web|url=http://www.marinai.it/navi/navstab/dilauria.pdf|titolo=Ruggiero Lauria|editore=Marinai.it|accesso=2 giugno 2014}}</ref>, con acciaio al nichel le corazze delle navi ''Francesco Ferruccio'', ''[[Benedetto Brin (nave da battaglia)|Benedetto Brin]]'', ''[[Regina Margherita (nave da battaglia)|Regina Margherita]]'' e con un metodo ideato dai suoi ingegneri siderurgici, peraltro simile al sistema [[Krupp]], le corazze delle navi '' Regina Elena '', ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)|Andrea Doria]]'', ''[[Roma (nave da battaglia 1907)|Roma]]'', ''Conte di Cavour'', ''[[Giulio Cesare (nave da battaglia)|Giulio Cesare]]''<ref>{{cita libro|autore= Renato Corvino, Gino Papuli|titolo=Le acciaierie di Terni|anno=1998|editore=Electa|pagina=86}}</ref> e ''[[Vittorio Emanuele (nave da battaglia)|Vittorio Emanuele]]''<ref>{{cita web|url=http://www.marinai.it/navi/navstab/vittemaIII.pdf|titolo=Nave da battaglia pluricalibro|editore=Marinai.it|accesso=2 giugno 2014}}</ref>. Nel [[1905]] fondò, a La Spezia, con l'inglese Vickers, uno stabilimento per la produzione di cannoni navali. Cominciò la produzione, oltre che delle corazze per le navi da battaglia, durante la [[prima guerra mondiale]] anche di componenti dei cannoni e dei proiettili, almeno fino all'apertura degli stabilimenti [[Ansaldo]] di Genova.<ref>''La Società degli Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni ed i cantieri navali F.lli Orlando & C. di Livorno, N. Odero & C. Genova (Foce), N. Odero fu A. & C. Sestri Ponente '', Roma 1914</ref> Nel [[1922]], dopo aver acquisito la 'Società Italiana per il Carburo di Calcio, Acetilene e altri Gas', che controllava anche la STET<ref>Adriano Cioci, La tramvia Terni-Ferentillo, Kronion, Bastia Umbra, 1989.</ref>, società che eserciva il servizio tranviario urbano e quello della [[tranvia Terni-Ferentillo]], si espanse nel settore energetico, con l'acquisizione di tutte le centrali idroelettriche esistenti e in quello chimico, trasformando la sua denominazione in 'Terni Società per l'Industria e l'elettricità' .<ref>''Terni - Società per l'Industria e l'Elettricità. Anonima. Sede in Roma, 1884-1934'', op. cit., pp. 51-58</ref> La 'Fabbrica d'Armi' produceva armi di vario tipo, fra le quali il fucile [[Carcano Mod. 91]], che equipaggiò l'esercito italiano per molti anni: durante il primo conflitto mondiale sfornava oltre 2000 fucili al giorno, tra l'altro uno di questi esemplari, prodotto a Terni nel 1940 finì nelle mani di Lee Harvey Oswald e fu usato dallo stesso nell'omicidio di John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre 1963.<ref>{{cita libro|autore=[[Gerald Ford]]|titolo=President John F Kennedy Assassination Report of the Warren Commission|editore=The FlatSigned Press|anno=2004|pagina=401|isbn=0-9747769-1-2}}</ref><ref>{{cita web|autore=Walter Patalocco|url=http://www.ilmessaggero.it/umbria/terni_kennedy_armi_fucile_attentato_anniversario_lee_oswald/notizie/368855.shtml|titolo=Terni, Il fucile usato per uccidere Kennedy
distrutto come rottame in acciaierie|editore=[[Il Messaggero]]|data=23 novembre 2013|accesso=31 maggio 2014}}</ref><ref>Attilio Iacoboni, ''L'industria meccanica italiana '', Centro di studi e piani tecnico-economici istituito dal CNR e dall'IRI, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1949, p. 150; Mino Valeri,''La Fabbrica d'Armi di Terni ha cento anni '', in 'Rassegna Economica' 1976, XI, 1, pp. 27-33, XII, 2, pp. 31-36, XII, 3-4, 23-29</ref> La 'Bosco' si affermò nelle costruzioni per i rimessaggi aeronautici e nel [[1924]] iniziò la produzione di manufatti metallici, come idroestrattori, [[autoclave|autoclavi]] e bollitori.<ref>Valter Borgami,''La 'Bosco Industrie Meccaniche - SpA' '', in 'Rassegna Economica', 1978, XIV, 6, pp. 31-36</ref> Nel [[1927]] il 'Lanificio e Jutificio Centurini' era, per dipendenti e produzione, il secondo opificio italiano del settore;<ref>Gino Papuli,''L'industria prima e dopo l'Unità'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op.cit., p. 354; Roberto Monicchia,''Lo Jutificio Centurini'',''ibidem'', pp. 587-598</ref> negli [[anni 1920|anni venti]] il 'Tipografico Alterocca' immetteva sul mercato il 30% delle cartoline illustrate che si stampavano in Italia.<ref>Carlo Faina,''L'Umbria ed il suo sviluppo industriale. Studio economico-statistico con prefazione del Conte Eugenio Faina Senatore del Regno'', Il solco, Città di Castello 1922, pp. 129-130; Gino Papuli, ''L'Industria prima e dopo l'Unità'', op. cit., p. 356</ref>
 
La presenza degli operai nel tessuto sociale cittadino fu enorme, se si considera che questa categoria costituiva, all'inizio del secolo, il 70% della popolazione residente. Nel [[1901]], dopo le leggi [[Luigi Pelloux|Pelloux]], fu ricostituita la 'Camera del Lavoro', la prima in Umbria, già fondata fra il 1893 e il 1896.<ref>AA VV,''L'Umbria - Manuali per il territorio, Terni'', op. cit., pp. 698-702</ref> L'emanazione di un duro regolamento di fabbrica da parte della Direzionale Aziendale delle acciaierie il giorno della vigilia di Pasqua del 1907 provocò la reazione degli operai, sotto la guida della Camera del Lavoro e non delle organizzazioni sindacali. La conseguente serrata dei cancelli da parte dell'azienda ridusse alla fame per tre mesi quattromila famiglie, salvate dall'emigrazione e dalla solidarietà dei lavoratori di altre industrie locali e di alcune città, fra cui, soprattutto, [[Genova]].<ref>Marisa Romagnoli,''La Camera del Lavoro'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op. cit., pp. 453-463</ref> Nel [[1927]] la Camera del Lavoro contava quasi tremila iscritti e cinque società di mutuo soccorso, gestiva l'assistenza medica e l'istruzione per i lavoratori. Notevole fu anche il movimento operaio femminile, più volte promotore di scioperi contro i bassi salari e le condizioni di lavoro in fabbrica; Carlotta Orientale, operaia dello 'Jutificio Centurini', fu segretaria nazionale dell'[[Unione Sindacale Italiana]], durante la [[prima guerra mondiale]].<ref>Bruna Antonelli, ''La condizione femminile in fabbrica'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op.cit., pp. 623-634</ref> Nelle elezioni politiche del [[1919]] i [[socialismo|socialisti]] riscossero una maggioranza del 71%. Nonostante nel 1921 vi operassero circa cinquecento [[squadrismo|squadristi]] [[fascismo|fascisti]], Terni rimase l'unico comune umbro ad amministrazione socialista fino al 17 ottobre [[1922]].<ref>Roberto Rago, ''Il Fascismo a Terni. Prima parte'', in 'Memoria Storica', 14/15, 1999, pp. 77-98</ref>
 
Sotto la spinta politica del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] la 'Terni', come era più brevemente chiamata, finanziò la costruzione di alloggi per gli operai, fino ad interi quartieri, perfino di due chiese; oltre al dopolavoro istituì gli spacci aziendali, promosse i circoli associativi, dotò la città di strutture sportive e ricreative.<ref>Renato Covino, ''Il Fascismo'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op. cit., pp. 523-534</ref> La concessione dello sfruttamento dell'intero sistema idrico Nera-Velino e le notevoli commesse militari spinsero la 'Terni' ad essere uno dei maggiori gruppi industriali italiani:<ref>Per una valutazione complessiva delle attività della 'Terni', soprattutto in campo siderurgico ed elettrico, basta consultare il volume ''Terni - Società per l'Industria e l'Elettricità. Anonima. Sede in Roma, 1884-1934'', Genova 1934</ref> entrata nell'[[IRI]] nel [[1933]], oltre a sfornare acciaio, produceva in un anno circa un miliardo di [[wattora|kilowattora]] di energia elettrica dalle [[centrale idroelettrica|centrali]] del sistema dei fiumi [[Salto (fiume)|Salto]] e [[Turano (fiume)|Turano]] nel Lazio, e del [[Vomano]] in Abruzzo; produceva in esclusiva, negli stabilimenti chimici di Nera Montoro, l'[[ammoniaca]] secondo il processo Casale, dopo aver fondato nel [[1925]] la SIRI, 'Società Italiana per le Ricerche Industriali', specializzata nella elaborazione di brevetti per l'industria chimica, soprattutto nella produzione dell'ammoniaca, del [[metanolo]], e nella chimica degli [[idrocarburi]]<ref>Turreno Gemma, ''Le origini dell'Ammoniaca Sintetica a Terni'', in 'Rassegna Economica', 1955, II, 11-12, pp. 3-5</ref> carburo di calcio e composti azotati nel nuovo stabilimento di Papigno.<ref>Franco Bonelli, op. cit., pp. 130-145</ref>
 
Nel [[1927]] la "Società Umbra Prodotti chimici", modificatasi poi in "Viscosa Umbra", iniziò la produzione di [[solfuro di carbonio]].<ref>Elia Rossi Passavanti, ''La città dinamica. Sommario della storia di Terni dalle origini all'Impero Fascista'', Roma 1940, pp. 507-508</ref> Nel [[1939]] fu costruito lo stabilimento della 'Società Anonima Industria Gomma Sintetica' (SAIGS) per iniziativa dell'IRI e della [[Pirelli&C|Pirelli]], per la sintesi del [[butadiene]] dal carburo di calcio.<ref>Pasquale Saraceno, ''L'Istituto per la ricostruzione industriale - I.R.I. - III. Origini, ordinamento e attività svolte'', Ministero dell'Industria e del Commercio, Torino 1956, pp. 46-47</ref>
 
Alla prosperità dell'industria si accompagnarono, però, le difficoltà amministrative, poiché il [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF) oscillò sempre fra chi sosteneva a spada tratta l'industria e chi si appoggiava, invece, al non mai sopito spirito anti-industriale. L'immobilismo dell'amministrazione fu in parte superato dopo il [[1930]], quando l'adozione di un piano regolatore generale permise di attuare i primi sostanziali interventi alle infrastrutture, anche se proprio ad iniziare da quel periodo la grande industria cominciò ad essere la vera promotrice della vita cittadina.<ref>Augusto Ciuffetti, ''La questione dell'abitazione operaia a Terni. L'attività edilizia della Società Terni nel periodo fascista'', in 'Storia Urbana', 47, 1989, pp. 199-223</ref> La parte del PNF favorevole all'industria, capeggiata in prima persona da [[Mussolini]], decise nel [[1926]] di istituire la [[Provincia]] di Terni e il territorio comunale fu ampliato fino a comprendere ben sette comuni precedenti.<ref>Cesare Massoli, Rossella Natalini, ''La Provincia di Terni'', in ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', op.cit., pp. 511-522</ref>
 
[[File:Consolidated Vultee B-24 Liberator USAF.JPG|thumb|Bombardiere [[Consolidated B-24 Liberator]]]]
Nel [[1924]] la propaganda clandestina del [[Partito Comunista Italiano]] cominciò a fare proseliti all'interno delle Acciaierie;<ref>[[Pietro Secchia]], ''L'azione svolta dal Partito Comunista in Italia durante il fascismo 1926-1932. Ricordi, documenti inediti e testimonianze'', Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1969, pp. 467-477</ref> nel [[1931]] risultarono iscritti circa duecento operai.<ref>AA VV, ''L'Umbria - Manuali per il territorio'', op. cit., p. 704</ref> Addirittura nel [[1936]] si stamparono volantini di sostegno alla [[Guerra civile spagnola|Spagna Repubblicana]]. La clandestinità non valse ad evitare l'accusa di ricostituzione del Partito Comunista e di condanne al confino, inflitte a diverse decine di persone. Nel [[1943]], con l'apporto di molti operai, fu costituita la [[Brigata Garibaldina Antonio Gramsci|brigata partigiana 'Antonio Gramsci']], che durante la [[Resistenza italiana|Resistenza]] operò sull'Appennino umbro-marchigiano.<ref>Vincenzo Pirro, ''Il Partito Comunista a Terni: dalla clandestinità al governo della città'', in 'Memoria Storica', 21, 2002, pp. 5-28 e ''idem'', in 'Memoria Storica', 24, 2004, pp. 7-44</ref>
 
Nodo industriale di primaria importanza, Terni fu oggetto di ben centootto bombardamenti da parte degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] durante la loro [[campagna d'Italia (1943-1945)|campagna di guerra in Italia]]: l'11 agosto del [[1943]] un bombardamento aereo, senza che l'[[UNPA]] facesse in tempo a lanciare l'allarme, provocò 350 vittime, quasi tutte civili; al termine della guerra si conteranno poco meno di duemila morti e soltanto il 17% degli edifici rimasti illesi. Grazie all'azione dei lavoratori, i Tedeschi in ritirata non riuscirono nell'intento di sabotare o smantellare gli impianti industriali, ad eccezione della produzione di energia elettrica e dello stabilimento della SAIGS. Gli inglesi del generale [[Harold Alexander|Alexander]] entrarono in città il 13 giugno del [[1944]]. Per i motivi di cui sopra, Terni è stata insignita della [[Croce di guerra al valor militare]].<ref>Angelo Bitti, ''La guerra nella provincia di Terni: sfollamento, bombardamenti, distruzioni e ricostruzione'', in Angelo Bitti e Stefano De Cenzo, ''Distruzioni belliche e ricostruzione economica in Umbria. 1943-1948'', Crace, Perugia 2005, pp. 1-45</ref>
 
== La Ricostruzione ==
[[File:Via Plebiscito.gif|thumb|left|Via Plebiscito verso Piazza della Repubblica]]
Le dismissioni belliche risultarono deleterie per l'acciaio ternano: fra il [[1947]] e il [[1948]] furono licenziati oltre duemila lavoratori e dopo l'elaborazione del piano Sinigaglia, che spostava le produzioni strategiche sul mare, furono licenziati nel [[1952]] settecento e l'anno dopo altri duemila operai ed impiegati.<ref>Renato Covino, ''I licenziati di Terni (1952-1953)'', in 'Annali di Storia dell'Impresa', 15/16, 2004-2005, pp. 119-139</ref> Tuttavia, la capacità produttiva e le competenze delle maestranze sopravvissute alla guerra permisero di recuperare tutto il sistema idroelettrico e di ampliarlo con la costruzione di nuove centrali sul Nera e sul [[Tevere]]; fu costruita una linea diretta con [[Genova]] per l'alimentazione del nuovo stabilimento siderurgico dell'[[Ilva]] di [[Cornigliano]].
 
Ma nel [[1962]], con l'istituzione dell'[[Enel]], tutte le fonti energetiche della società ternana furono nazionalizzate. Seguì, a breve, lo scorporo delle altre attività: l'elettrochimico di Nera Montoro fu ceduto all'[[Anic]], nel [[1967]] lo stabilimento di Papigno passò all'[[Eni]]; le attività siderurgiche furono incorporate nella [[Finsider]].<ref>Francesco Chiapparino, ''La 'Terni' siderurgica dal 1922 ad oggi'', in ''Storia illustrata delle città dell'Umbria'', op. cit., pp. 604-610</ref> La stessa produzione dei manufatti in acciaio rimase di secondo piano, poiché la maggior parte delle iniziative industriali emergenti, come l'elettronucleare, furono boicottate dall'IRI, che dirottò le produzioni su altri impianti, nonostante Terni eccellesse anche nella ricerca siderurgica: basti pensare alla scoperta dell''effetto Terni', cioè al paradosso dell'aumento di temperatura di grossi pezzi fusi, quando sono sottoposti al raffreddamento in acqua.<ref>Gino Papuli, '' Le primogeniture industriali '', op. cit., p. 620</ref> L'iniziativa industriale più importante di questo periodo fu la costruzione della 'Terninoss', uno stabilimento per la produzione di laminati piatti inossidabili, grazie ad una joint-venture fra la Finsider e la Unites States Steel; la domanda di acciaio inossidabile favorì lo sviluppo della fabbrica, che arrivò a produrre circa centocinquantamila tonnellate annue di laminati.<ref>Valter Borgami, ''L'evoluzione produttiva e l'espansione industriale della 'Terninoss' '', in 'Rassegna Economica', 1978, XIV, 1, pp. 15-21</ref>
 
Gli [[anni 1980|anni ottanta]] sono stati particolarmente difficili per l'industria ternana, con una notevole contrazione degli occupati ed un forte ridimensionamento delle produzioni; una via d'uscita fu individuata nel [[1988]], quando i vertici aziendali e l'IRI decisero di orientare le produzioni sugli acciai speciali. Nel [[1994]] l'azienda è stata privatizzata, con l'acquisto qualche anno dopo, dell'intera proprietà da parte della multinazionale tedesca [[ThyssenKrupp]].
 
Degli altri insediamenti produttivi, negli [[anni 1950|anni cinquanta]] fu chiuso lo stabilimento della Viscosa, nel [[1970]] cessò l'attività il 'Lanificio e Jutificio Centurini' e nel giugno del [[1985]] chiuse i battenti la SIRI, nonostante i grandi successi industriali degli anni cinquanta. Nel [[1949]] la SAIGS fu ceduta alla [[Montecatini (azienda)|Montecatini]], che riconvertì gli impianti per la produzione dei polimeri sintetici. Nel [[1960]] iniziò la produzione del [[Polipropilene|'Meraklon']], seguita dal 'Montivel'e dal 'Moplefan', tutto materiale progettato e sintetizzato nei laboratori di ricerca dello stabilimento, dove operò anche [[Giulio Natta]]. Agli inizi degli [[anni 1970|anni settanta]] lo stabilimento fu suddiviso in varie subunità produttive, imperniate sul polipropilene in granuli, fiocco, film, filo; negli anni ottanta e novanta queste produzioni, come quelle dello stabilimento di Nera Montoro, sono state acquisite da varie multinazionali estere.<ref>AA VV, ''L'Umbria - Manuali per il territorio'', op. cit., pp. 489-491</ref> La 'Fabbrica d'Armi', pur subendo un inevitabile ridimensionamento dopo il secondo conflitto mondiale, con la denominazione di 'Stabilimento Militare Armamento Leggero', ha continuato ad essere uno dei siti nazionali per la manutenzione delle armi dell'[[Esercito Italiano]] e della [[NATO]].
 
[[File:Terni Piazza del Popolo.jpg|thumb|Piazza Mario Ridolfi|right]]
Altri stabilimenti sono stati ristrutturati e riconvertiti: quello di Papigno in studios cinematografici, quello delle Officine Bosco nel Centro Multimediale, quello della SIRI in strutture operanti nel terziario e nel sistema museale cittadino.
 
Negli ultimi quindici anni, Terni è diventata una città-cantiere: dai primi anni novanta non si sono fermati i lavori che via via stanno portando ad un radicale cambiamento del centro cittadino, imperniato sui "tre centri storici" del Quartiere Clai come centro della città romana, del Quartiere Duomo come centro della città medioevale e dell'asse Piazza Europa, Piazza della Repubblica, Corso Tacito come centro della città moderna.
 
La città nel secondo dopoguerra ha avuto una forte espansione ben oltre i villaggi operai d'inizio secolo, sviluppandosi su quattro assi a raggiera intorno al nucleo centrale e ponendo al nuovo piano regolatore [[Mario Ridolfi|Ridolfi]],<ref>Aldo Tarquini, ''La città di Mario Ridolfi. Architettura, urbanistica, storia, arte, cinema, fotografia'', De Luca Editori d'Arte, Roma 2006</ref> e sue successive varianti, il problema della vivibilità delle periferie e del loro collegamento con il resto della città. La viabilità ha dovuto superare l'antico schema dell'unico asse preferenziale della Flaminia, contestualizzando i progetti in un ambito interregionale, come la direttrice Rieti-Terni-Civitavecchia ([[Strada statale 675 Umbro-Laziale|SS675]] e [[Strada statale 79 Ternana|SS79 bis]]), la [[Strada statale 3 bis Tiberina]] e la piattaforma logistica, ancora non realizzata, tutte essenziali per le industrie del ternano e il suo terziario.
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== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* TORTONESE E. (1975), ''Osteichthyes'' - Fauna d'Italia vol. XI, Calderini, Bologna
* COSTA F., (1991), ''Atlante dei pesci dei mari italiani'', Mursia, Milano
 
== Altri progetti ==
*Luigi Lanzi, ''Terni, la città e i dintorni''. Edizioni Thyrus, Arrone (TR) 2002
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*Elia Rossi Passavanti,''Sommario della storia di Terni dalle origini all'Impero fascista''. Damasso, Roma 1939, OCLC 162497495
*AAVV, ''Storia Illustrata delle città dell'Umbria'', a cura di Raffaele Rossi, ''Terni'', a cura di Michele Giorgini, 2 vv. Elio Sellino Editore, Milano 1994, ISBN 88-236-0049-9
* ''L'Umbria - Manuali per il territorio, Terni''. Edindustria, Roma 1980
* Franco Bonelli, ''Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962''. Einaudi, Torino 1975, OCLC 3040531
* Valentina Leonelli, Paolo Renzi, Claudia Andreani, Cristina Ranucci, ''Interamna Nahartium - Materiali per il Museo Archeologico di Terni''. A Cura di Vincenzo Pirro - Collana Biblotheca di Memoria Storica Edizioni Thyrus, Terni 1997
* Marcello Gaggiotti, Dorica Manconi, Liliana Mercando, Monika Verzàr, ''Guide Archeologiche Laterza, Umbria Marche''. Laterza, Roma-Bari 1980
* Lodovico Silvestri, ''Collezione di memorie storiche tratte dai protocolli delle antiche riformanze della città di Terni dal 1387 al 1816''. Edizioni Thyrus, Terni 1977, OCLC 29784924
* Francesco Angeloni, ''Historia di Terni''. Roma 1666. III ed. Terni 1966, OCLC 51257254
* Renato Covino (a cura di), ''Le industrie di Terni: schede su aziende, infrastrutture e servizi''. Giada, Narni (TR) 2002, ISBN 88-87288-16-X
* Giancarlo Tarzia, Gabriella Tomassini, ''Terni XVI-XX secolo: bibliografia''. Vecchiarelli, Manziana 1996, ISBN 88-85316-65-4
*'Rassegna Economica', periodico trimestrale della CCIAA di Terni, varie annate
*'Memoria Storica', Rivista del Centro di Studi Storici di Terni, Edizioni Thyrus, Arrone (TR), varie annate, ISSN 1125-3886
* Aldo Tarquini, ''La città di Mario Ridolfi. Architettura, urbanistica, storia, arte, cinema, fotografia''. De Luca editori d'Arte, Roma 2006, ISBN 88-8016-705-7
*Walter Mazzilli, "Da Piazza Maggiore all'Obelisco. Le vie e le piazze di Terni". Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, 2009
 
== Voci correlate ==
 
* [[Storia dell'Umbria]]
* [[Provincia di Terni]]
* [[Umbria]]
 
== Collegamenti esterni ==
*{{FishBase|1726|''Coelorinchus caelorhincus''|30.05.09}}
* {{cita web|url=http://acciaiterni.it/index_1.asp?pgGr=storia_centrale&mnBI=Chi_siamo/|titolo=Sommario di storia dell'industria siderurgica a Terni}}
{{Portale|pesci}}
* {{cita web|http://icsim.it/lettera/index_lettera.htm|Istituto per la Cultura e la Storia d'Impresa "Franco Momigliano", Newsletters}}
[[Categoria:Gadiformes]]
* {{cita web|http://archeologiaindustriale.org|Monografie di archeologia industriale ternana}}
* {{cita web|http://istess.it/SEZIONE_STORICA.htm|Brani di storia di Terni}}
* {{cita web|url=http://diocesi.terni.it/varie.asp?ID=143|titolo=Breve storia della Diocesi di Terni}}
*{{cita web|http://scuole.provincia.terni.it/Ls_donatelli/percorsostorico/storicohome.htm/|Liceo Scientifico 'R. Donatelli', Percorso storico della città di Terni}}
*{{cita web|http://www.terniweb.it/cont/turismo/storia/index.shtml|Terniweb, Storia di Terni}}
*{{cita web|http://www.centrostudistoriciterni.it|Centro Studi Storici TERNI}}
 
{{Portale|Terni|Umbria}}
{{vetrina|13|aprile|2008|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Storia di Terni|arg=storia}}
 
[[Categoria:Terni]]
[[Categoria:Storia della provincia di Terni]]
[[Categoria:Storia d'Italia per città|Terni]]