Lea Garofalo e Museo storico di Budapest: differenze tra le pagine

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{{BioMuseo
|Nome = Lea
|Località = [[Budapest]]
|Cognome = Garofalo
|Indirizzo = Szent György tér 2
|Sesso = F
|Tipologia= [[storia]]
|LuogoNascita = Petilia Policastro
|Immagine= BTM1.jpg
|GiornoMeseNascita =
|Didascalia= L'ingresso del museo
|AnnoNascita = 1974
|Larghezza =
|LuogoMorte = Milano
|Sito= http://www.btm.hu/
|GiornoMeseMorte = 24 novembre
|AnnoMorte = 2009
|Attività = testimone di giustizia
|Nazionalità = italiana
|Categorie = no
|FineIncipit= è stata una [[testimone di giustizia]] vittima della [['Ndrangheta]]
}}
Il '''museo storico di Budapest''' (in [[lingua ungherese|ungherese]] ''Budapesti Történeti Múzeum'') è una raccolta di reperti che, dall'unificazione della città avvenuta nel [[1873]], sono stati raccolti per testimoniare la sua storia. Il museo è anche chiamato ''museo del castello''.
 
Nel corso della ricostruzione successiva ai danni arrecati dalla [[seconda guerra mondiale]], nell'ala sud del palazzo reale sono state rinvenute alcune stanze risalenti al [[Medioevo]] che permettono oggi di comprendere il carattere dell'antico palazzo. Queste stanze, tra cui una piccola prigione e una cappella, si trovano nei sotterranei del palazzo e ospitano una mostra, dedicata al palazzo reale della Buda medievale, che espone armi, sigilli e pavimentazioni dell'epoca.
==Biografia==
 
Al piano terra, la mostra su Budapest nel Medioevo illustra l'evoluzione della città dalle sue origini romane all'insediamento ungherese del [[XIII secolo]]. Anche a questo livello sono state ricostruite le mura di cinta, i guardini, una prigione, le statue gotiche del palazzo reale che risalgono ai secoli [[XIV secolo|XIV]] e [[XV secolo|XV]]. Le statue furono scoperte casualmente durante gli scavi del [[1974]]. Al primo piano, viene tracciata una storia della città dal [[1686]] ai giorni nostri.
Lea Garofalo era una collaboratrice di giustizia sottoposta a protezione dal [[2002]], quando aveva deciso di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco.
L'azione di repressione del clan Garofalo si concretizza il [[7 maggio]] [[1996]], quando i carabinieri di [[Milano]] svolgono un blitz in via Montello 7 e arrestano anche Floriano Garofalo, fratello di Lea, boss di [[Petilia Policastro]] dedito al controllo dell'attività malavitosa nel centro lombardo. <br />
Floriano Garofalo, nove anni dopo l'arresto e dopo l’assoluzione al processo viene assassinato in un agguato nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro l'[[8 giugno]] [[2005]].
In particolare, interrogata dal pm Antimafia Sandro Dolce, riferì dell'attività di spaccio di stupefacenti condotta dai fratelli Cosco grazie al benestare del boss Tommaso Ceraudo.
 
== Bibliografia ==
Lea dichiara al pm inoltre che attribuisce la paternità, fornendo oltretutto anche il movente, all'ex convivente e al cognato, Giuseppe, detto Smith, dal nome di una marca di pistole. «L'ha ucciso Giuseppe Cosco, mio cognato, nel cortile nostro».<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2010/10/18/chi-era-lea-garofalo/|titolo=Chi era Lea Garofalo}}</ref>
* Barbara Olszańska, Tadeusz Olszański, ''Budapest'', Mondadori, Milano, 2011. ISBN 9788837077556
Ammessa già nel 2002 nel programma di protezione insieme alla figlia e trasferita a Campobasso, se lo vede revocare nel 2006 perché l’apporto dato non era stato significativo. La donna si rivolge allora prima al TAR, che le dà torto, e poi al Consiglio di Stato, che le dà ragione. Nel dicembre del 2007 viene riammessa al programma, ma nell’aprile del 2009 – pochi mesi prima della sua scomparsa – decide all’improvviso di rinunciare volontariamente a ogni tutela e di tornare a Petilia Policastro, per poi trasferirsi di nuovo a Campobasso in una casa che le trova proprio l’ex compagno Carlo Cosco.
 
== IlAltri tentativo di rapimentoprogetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Budapest Historical Museum}}
 
Il 5 maggio 2009, Lea Garofalo vive nella città di [[Campobasso]] con la figlia Denise. A causa di un guasto alla lavatrice, la donna decide di chiamare l'ex compagno Carlo Cosco, residente a Milano per metterlo a corrente della situazione e l'uomo, dal suo canto, le invia nell'abitazione Massimo Sabatino.
Si tratta però non di un idraulico ma di un trentasettenne recatosi sul posto per rapire e uccidere Lea Garofalo. La donna riesce a sfuggire all'agguato grazie al tempestivo intervento della figlia Denise e informa i carabinieri dell'accaduto ipotizzando il coinvolgimento dell'ex compagno.
Lea Garofalo conosceva, infatti, molti segreti della faida fra le famiglie Garofalo e Mirabelli di Petilia Policastro e si sarebbe dovuta recare, nel mese di novembre del 2009, a Firenze per depositare la sua testimonianza in un processo. In quella occasione avrebbe potuto svelare situazioni nelle quali il suo ex compagno era direttamente coinvolto.
A pochi giorni dalla scomparsa è il giudice per le indagini preliminari di Campobasso, Teresina Pepe, a dichiarare immediatamente di sospetti a carico di Cosco disponendone, insieme a Massimo Sabatino, l’ordine di custodia cautelare: «È possibile affermare che Cosco avesse un interesse concreto sia a vendicarsi di quanto la Garofalo aveva già detto, sia ad evitare che potesse riferire altro».
 
== L'agguato e l'omicidio ==
Era il novembre del [[2009]] quando Cosco attirava l'ex compagna in via Montello 7 con l'intento di parlare del futuro della loro figlia Denise. Alcune telecamere inquadrarono madre e figlia nelle ore del pomeriggio lungo i viali che costeggiano il cimitero Monumentale: sono gli ultimi fotogrammi prima della scomparsa definitiva di Lea Garofalo.
Il piano per il rapimento era stato organizzato quattro giorni prima: il noleggio del furgone da un cinese di via Paolo Sarpi, i 50 litri di acido, l'arma del delitto, il magazzino dove svolgere l'interrogatorio e l'appezzamento dove la donna è stata successivamente sciolta nell'acido.
[[Sabatino]] e [[Venturino]] rapirono la donna in strada e la consegnarono a Vito e Giuseppe Cosco, i quali la torturarono per ore per farla parlare e poi la uccisero con un colpo di pistola. Il corpo venne portato in un terreno nel Comune di San Fruttuoso (Monza) ed in quel luogo venne sciolto nell'acido.
 
==Le indagini e il processo==
Per la scomparsa e l'omicidio di Lea Garofalo, due mandati di arresto sono stati notificati in cella, nell'ottobre 2010, a Carlo Cosco coinvolto già in inchieste alla fine degli anni Novanta a Milano e a Massimo Sabatino, 37 anni - spacciatore di Quarto Oggiaro. I due erano già stati arrestati a febbraio per il precedente tentativo di sequestro a Campobasso. Il 24 febbraio dello stesso anno erano già state arrestate in Molise altre due persone per aver messo a disposizione alcuni capannoni nel Milanese dove la donna sarebbe stata portata dopo la scomparsa. Gli altri quattro destinatari del provvedimento sono i fratelli Giuseppe «Smith» Cosco e Vito «Sergio» Cosco, Carmine Venturino e Rosarcio Curcio.
<ref>{{cita web|url=http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_ottobre_18/donna-sciolta-nell-acido-1703973850029.shtml|titolo=Sei arresti per la donna che denunciò la ’ndrangheta. Uccisa e sciolta nell'acido}}</ref>
<ref>{{cita web|url=http://www.narcomafie.it/2011/09/21/processo-lea-garofalo-la-figlia-denise-cosco-in-aula/|titolo=Processo Lea Garofalo, la figlia Denise Cosco in aula}}</ref>
<ref>{{cita web|url=http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/crotone_petilia_policastro_milano_processo_morte_lea_garofalo_cosco_ndrangheta_ospedale_456.html|titolo=Milano: processo morte Lea Garofalo padroni anche dell’ex ospedale}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2010/10/19/401656-saluto_alla_figlia.shtml|titolo=Un saluto alla figlia e i killer la portano via}}</ref>
<ref>{{cita web|url=http://www.terrelibere.org/4375-la-donna-sciolta-nell-acido-e-gli-affari-della-ndrangheta-a-milano|titolo=La donna sciolta nell`acido e gli affari della `ndrangheta a Milano}}</ref><br />
Il processo vede come testimone chiave la presenza della figlia della donna che ha deciso di testimoniare contro suo padre.
<ref>{{cita web|url=http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_luglio_6/donna-sciolta-acido-processo-1901029596471.shtml|titolo=Donna sciolta nell'acido, la figlia:«Con orgoglio contro mio padre»}}</ref>
È il 23 novembre 2011 che, con la notizia della nomina del Presidente della Corte Filippo Grisolia come Capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Paola Severino, il processo riparte dall'inizio. I due incarichi risultano incompatibili e così la difesa degli imputati, avendone facoltà, ha chiesto che l'intero processo fosse annullato e ricominciato dal principio, comprese le dichiarazioni dei testimoni.<ref>{{cita web|url=http://www.narcomafie.it/2011/11/23/processo-lea-garofalo-tutto-da-rifare/|titolo=Processo Lea Garofalo: tutto da rifare}}</ref>
 
Il [[30 marzo]] [[2012]] il processo si conclude con la condanna di tutti i 6 imputati riconoscendo le accuse di sequestro di persona, omicidio e distruzione di cadavere: i giudici condannano all'ergastolo con isolamento diurno per due anni Carlo Cosco e suo fratello Vito, all'ergastolo e ad un anno di isolamento Giuseppe Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino, ex fidanzato di Denise.<ref>{{cita web|url=http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/03/30/news/testimone_uccisa_e_sciolta_nell_acido_sei_ergastoli_c_anche_l_ex_compagno-32491711/|accesso=30 marzo 2012|data=30 marzo 2012|titolo=Testimone uccisa e sciolta nell'acido sei ergastoli, c'è anche l'ex compagno}}</ref>
 
== Memoria ==
Lea Garofalo è ricordata ogni anno il [[21 marzo]] nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di [[Libera]], la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi.
 
Con una cerimonia di commemorazione, il primo aprile 2012 il Comune di Monza ha raccolto l'appello di Daw-blog.com e ha posato una targa in ricordo di Lea Garofalo presso il cimitero di San Fruttuoso, a pochi passi dal luogo dove è stata torturata, uccisa e sciolta nell'acido. <ref>[http://www.daw-blog.com/2012/03/05/un-ricordo-per-lea-a-monza/ Appello: un ricordo per Lea, a Monza]</ref><ref>[http://www.daw-blog.com/2012/04/01/quel-luogo-non-e-piu-senza-ricordo-il-comune-di-monza-ricorda-lea-garofalo/ Primo aprile 2012: il Comune di Monza ricorda Lea Garofalo con una cerimonia di commemorazione]</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.serviziopubblico.it/i_fatti/2011/11/26/news/intervista_con_marisa_garofalo.html?cat_id=8.XX Servizio Pubblico. Intervista con Marisa Garofalo. ]
 
== Voci correlate ==
* [[Vittime della 'Ndrangheta]]
 
[[Categoria:Musei di Budapest]]
{{Portale|biografie}}
[[Categoria:Castello di Buda]]
[[Categoria:Musei storici|Budapest]]
 
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Vittime della 'Ndrangheta|Garofalo, Lea]]
{{portale|Musei|Ungheria}}