Repubblica Sociale Italiana e Timrå (comune): differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati della Svezia}}
{{Coord|45|35|54|N|10|32|8|E|type:country|region:IT|display=title}}
{{Divisione amministrativa
{{Stato Storico
|Nome = Timrå
|nomeCorrente = Repubblica Sociale Italiana
|Nome ufficiale = Timrå kommun
|nomeCompleto =
|Panorama =
|nomeUfficiale = Repubblica Sociale Italiana
|portaleDidascalia =
|Bandiera =
|linkStemma = CoA of the RSI.svg
|linkBandieraStemma = FlagTimrå of Italyvapen.svg
|Stato = SWE
|linkLocalizzazione = Locatie RSI.PNG
|Grado amministrativo = 3
|linkMappa =
|Raggruppamento = [[Ångermanland]], [[Medelpad]]
|paginaStemma = Stemma della Repubblica Sociale Italiana
|Divisione amm grado 1 = Norrland
|paginaBandiera = Bandiera italiana#La bandiera della Repubblica Sociale Italiana
|Divisione amm grado 2 = Västernorrland
|inno = ''nessun inno ufficiale''
|Capoluogo = [[Timrå]]
|motto =
|Amministratore locale =
|lingua = [[lingua italiana|Italiano]]
|Partito =
|capitale principale = ''non applicabile''
|Data elezione =
|altre capitali = [[Salò]], [[Gargnano]], [[Verona]] (protettorati de facto del Terzo Reich)
|Lingue ufficiali =
|dipendente da = [[Immagine:Flag of Germany 1933.svg|20px]] [[Terzo Reich]]
|Data istituzione =
|dipendenti da =
|forma di statoAltitudine =
|Acque interne =
|governo = [[Dittatura]] [[fascismo|fascista]]
|Abitanti = 17981
|titolo capi di stato = [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Duce e Capo del Governo]]
|Note abitanti = {{cita web|url=http://www.scb.se/Pages/TableAndChart____252874.aspx|lingua=sv|titolo=Befolkningsstatistik|autore=Statistiska Centralbyrån|data=30 settembre 2010|accesso=22 maggio 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090428234942/http://www.scb.se/Pages/TableAndChart____252874.aspx|dataarchivio=28 aprile 2009}}
|elenco capi di stato = [[Benito Mussolini]]
|Aggiornamento abitanti = 2010
|titolo capi di governo =
|Sottodivisioni =
|elenco capi di governo =
|Divisioni confinanti =
|organi deliberativi =
|Lingue =
|inizio = [[18 settembre]] [[1943]]
|primoCodice capo di statopostale =
|Prefisso =
|stato precedente = [[Immagine:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|20px]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Fuso orario =
|evento iniziale = [[Armistizio di Cassibile|Armistizio]] [[Fuga del re Vittorio Emanuele III|e fuga del re]]<br>[[Liberazione di Mussolini|Proclama di Radio Monaco]]</small>
|Codice ISO =
|fine = [[25 aprile]] [[1945]]
|ultimoCodice capo di statostatistico =
|Targa =
|stato successivo = [[Immagine:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|20px]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Nome abitanti =
|evento finale = [[CLN|Insurrezione partigiana]]<br>[[Resa di Caserta]]
|Immagine localizzazione = Timrå Municipality in Västernorrland County.png
|area geografica = [[Italia settentrionale|Alta Italia]]
|Mappa =
|territorio originale =
|Didascalia mappa =
|province =
|superficie massima =
|periodo massima espansione = [[1943]]
|popolazione =
|periodo popolazione =
|moneta = [[Lira italiana]]
|risorse =
|produzioni =
|commerci con = [[Terzo Reich]]
|esportazioni =
|importazioni =
|religioni preminenti = [[Cattolicesimo]]
|religione di stato =
|altre religioni =
|classi sociali =
}}
'''Timrå''' è un [[Comuni della Svezia|comune]] [[Svezia|svedese]] di 17.981 abitanti, situato nella [[contea di Västernorrland]]. Il suo capoluogo è la città [[Timrå|omonima]].
 
== Località ==
La '''Repubblica Sociale Italiana''' (nata il [[23 settembre]] [[1943]] col nome di '''Stato Nazionale Repubblicano''',<ref>''"Il [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] ha poi deciso che dal [[1 dicembre]] [[1943|p.v.]] lo Stato nazionale repubblicano prenda il nome definitivo di "[[Repubblica Sociale Italiana]]."''|[http://it.wikisource.org/wiki/Verbali_del_Consiglio_dei_Ministri_della_Repubblica_Sociale_Italiana_settembre_1943_-_aprile_1945/24_novembre_1943 Verbale del IV [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] dello [[Repubblica Sociale Italiana|Stato Nazionale Repubblicano]] del [[24 novembre]] [[1943]]] pubblicati come: Anonimo, ''Verbali del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della [[Repubblica Sociale Italiana]] [[settembre]] [[1943]] - [[aprile]] [[1945]]'', [[Archivio di Stato]], [[Roma]] ([[2002]]) - Vol. I, pag. da 76 a 162.</ref>, detta impropriamente anche '''''Repubblica di Salò'''''<ref>la cittadina di [[Salò]] non era, in realtà, né la [[capitale (città)|capitale]] ''[[de facto]]'' né la città-sede del [[capo dello Stato]] e [[capo del governo|del governo]]. Probabilmente, la diffusione della dizione ''Repubblica di Salò'' è data, da un lato, dal fatto che la città ospitasse il [[ministero della Cultura popolare]] e quello degli [[ministero degli Affari esteri|esteri]] e che, quindi, la maggior parte dei dispacci ufficiali partissero con l'intestazione ''Salò comunica...'' e, dall'altro lato, dalla scarsa disponibilità della pubblicistica [[antifascismo|antifascista]], come Radio Londra, ad attribuire alla Repubblica mussoliniana i caratteri di ''Sociale'' e di ''Italiana''.</ref>) fu uno [[Stato fantoccio]] dell'[[Europa centrale|Europa centro]]-[[Europa meridionale|meridionale]] fondato da [[Benito Mussolini]]<ref>Le fonti per la storia della RSI. di Luigi Ganapini, Marco Turchi, Simonetta Bartolini, Aldo Giannulli, Giuseppe Parlato. A cura di Aldo G. Ricci. Editore Marsilio. Pagine 95. Edizione 8ª. Anno 2003</ref> nel [[1943]] dopo che il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] aveva, l'[[8 settembre]] di quell'anno, concluso un [[armistizio]] con le [[Alleati|forze anglo-americane]]. Venne riconosciuta soltanto dal [[Germania_Nazista|Terzo Reich]] - che eserciterà, su di essa, una sorta di invadente [[protettorato]] ''[[de facto]]'' -, dall'[[Impero Giapponese]], e dalla maggioranza degli altri Stati componenti l'[[Asse Roma-Berlino-Tokyo]]: la [[Slovacchia]], l'[[Ungheria]], la [[Croazia]] e la [[Bulgaria]]<ref>Arrigo Petacco, ''"La Seconda Guerra Mondiale"'', Curcio editore.</ref>. Fondamenti [[ideologia|ideologico]]-[[giuridico]]-[[economia|economici]] della Repubblica Sociale Italiana saranno il [[fascismo]], il [[socialismo nazionale]], il [[repubblicanesimo]], la [[Socializzazione dell'economia (fascismo)|socializzazione]], la [[cogestione]], il [[corporativismo]] e l'[[antisemitismo]].
Nel territorio comunale sono comprese le seguenti aree urbane (''[[tätort]]''):
* [[Bergeforsen]]
* [[Söråker]]
* [[Stavreviken]]
* [[Timrå]]
 
== Amministrazione ==
La Repubblica Sociale Italiana non sopravviverà alla [[seconda guerra mondiale]] e finirà, simbolicamente, con l'esposizione del cadavere del suo capo e di altri dirigenti del [[Partito Fascista Repubblicano]] nel [[piazzale Loreto]] di [[Milano]], alla fine di [[aprile]] del [[1945]].
=== Gemellaggi ===
 
* {{gemellaggio|Italia|Zola Predosa}}
La Repubblica Sociale Italiana, proclamata il [[23 settembre]] 1943, inizialmente estesa fino ai confini settentrionali della [[Campania]], si ritirò sempre più a nord, in concomitanza con l'avanzata degli eserciti angloamericani, ma non comprese mai le province di [[provincia di Trento|Trento]], [[provincia di Bolzano|Bolzano]], [[provincia di Belluno|Belluno]], [[Friuli]] e [[Venezia Giulia]], che furono amministrate direttamente dai tedeschi, anche se non annesse formalmente al ''[[Terzo Reich]]''.
 
==Gli antefatti==
{{vedi anche|Fascismo. Storia e interpretazione}}
Durante la [[seconda guerra mondiale]] l'[[Italia]] andava inesorabilmente incontro ad una schiacciante sconfitta [[militare]], mentre per sostenere lo sforzo bellico il [[Paese]] andava sempre più impoverendosi. In calo di consenso ed in pieno dramma, furono a molti livelli cercate soluzioni per uscire dalla crisi.
Il [[25 luglio]] [[1943]] il [[Gran Consiglio del Fascismo]], organismo costituzionale e direttorio politico del [[PNF]], con l'Ordine del giorno Grandi aveva invitato Mussolini
{{quote|a pregare la Maestà del Re [...] affinché Egli voglia, per l'onore e la salvezza della Patria, assumere - con l'effettivo comando delle Forze Armate [...] - quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state [...] il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia.}}
Nell'approvazione dell'ordine del giorno c'era stato il voto, se non decisivo almeno assai significativo, di [[Galeazzo Ciano]], ex-Ministro degli Esteri e genero del Duce, e di [[Dino Grandi]], il raffinato intellettuale e diplomatico che aveva rappresentato nel mondo il prestigio dell'Italia fascista.
 
Nel pomeriggio dello stesso [[25 luglio]] Mussolini era stato ricevuto dal Re nella sua residenza di Villa Ada. Dopo un breve colloquio (il cui contenuto è sempre rimasto misterioso), che si era concluso con la richiesta delle dimissioni da Capo del Governo, Mussolini fu arrestato e condotto alla caserma dei [[carabinieri]] di via Legnano, dove dormì tre notti.
 
Non fu trasferito nella sua residenza di [[Rocca delle Caminate]], come egli stesso sperava, ma dal [[28 luglio]] sull'[[Ponza (isola)|isola di Ponza]], dal [[7 agosto]] sull'[[La Maddalena (isola)|isola della Maddalena]] e infine dal [[28 agosto]] ai piedi del [[Gran Sasso]] per poi salire il [[3 settembre]] a [[Campo Imperatore]] dove restò, controllato da 250 carabinieri e guardie di [[Pubblica Sicurezza]], sino alla liberazione da parte di un reparto di [[paracadutista|paracadutisti]] tedeschi.
 
Al posto di Mussolini il Re aveva nominato [[Pietro Badoglio]] il quale subito aveva sedato l'euforia popolare e spente le speranze di pace, eventualmente connesse alla caduta del capo del fascismo, con il famoso [[s:Proclami del 25 luglio 1943|proclama]] radiofonico caratterizzato dall'impegno: "La guerra continua".
 
Dopo lunghe trattative, l'[[8 settembre]] si giunse alla proclamazione dell'[[armistizio di Cassibile]] con gli [[Alleati]] (già firmato il [[3 settembre]]). Ne seguì un generale sbandamento, durante il quale la famiglia reale fuggì da Roma insieme a Badoglio, rifugiandosi a [[Brindisi]]. Le autorità e i dirigenti dello stato, compresi (e forse soprattutto) gli stati maggiori delle forze armate, si smembrarono, scomparvero, si resero irreperibili, mentre le truppe tedesche prendevano il controllo del paese ([[operazione Achse]])
 
La penisola restava divisa in due, occupata dalle forze alleate al sud e dalle forze tedesche al centro nord, con [[Roma]], che nel 1944 sarà dichiarata «[[città aperta]]», quando repubblichini e tedeschi fuggiranno pressati dagli alleati e il solo Pontefice rimarrà a rappresentarvi una qualche autorità.
 
==Dal Gran Sasso al lago di Garda, passando per la Germania==
La liberazione del duce era stata minuziosamente organizzata dai tedeschi, fortemente voluta da [[Adolf Hitler|Hitler]] (anche per motivi di personale affezione), e venne realizzata il [[12 settembre]] da un plotone di truppe scelte guidate da [[Kurt Student]], [[Harald Otto Mors]] e dal maggiore [[Otto Skorzeny]], che dopo aver preso possesso dei luoghi e scarcerato il prigioniero, lo condusse a [[Monaco di Baviera]]; qui il deposto dittatore discusse della situazione del nord Italia diverse volte con Hitler, accettando le imposizioni di quest'ultimo riguardo alla creazione di un governo fascista al nord. Mussolini in seguito si mise subito al lavoro per riorganizzare il partito fascista, che nel frattempo s'era dissolto sotto il peso degli avvenimenti, e la [[MVSN]].
 
Rimessa mano al programma dei [[Fasci italiani di combattimento]] del [[1919]], enfatizzandone alcuni contenuti affini a quelli dei movimenti [[repubblica]]no e [[socialismo|socialista]], il [[17 settembre]] Mussolini proclamò attraverso Radio Monaco (un'emittente captata in buona parte dell'Italia settentrionale) la prossima costituzione del nuovo stato fascista. Questa sarebbe stata formalizzata il giorno [[23 settembre|23]] ed il [[27 settembre|27]] il neonato governo si insediò a [[Salò]], sul [[Lago di Garda]]. Ecco alcune citazioni da suoi discorsi in merito:
 
{{q|''Lo Stato che noi vogliamo instaurare sarà nazionale e sociale nel senso più lato della parola: sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini''.|Benito Mussolini, dal discorso di Radio Monaco del 18 settembre 1943.}}
 
Qui ebbero sede il ministero degli esteri, il ministero della cultura popolare, la direzione generale della Pubblica Sicurezza e l'[[Agenzia Stefani|Agenzia di stampa Stefani]]. Gli altri uffici governativi, con un necessario decentramento amministrativo furono distribuiti fra le località delle vicinanze.
 
Il circondario non era solo di grande bellezza paesaggistica, ma era anche strategicamente assai importante: oltre alla vicinanza con le fabbriche d'armi (ad esempio a [[Gardone Val Trompia]], ove avevano sede la [[Beretta]] e altre fabbriche minori) e con le industrie siderurgiche (che continuarono a produrre per i nazi-fascisti), vantava prossimità a [[Milano]] tanto quanta ne aveva per la frontiera tedesca ed oltre ad essere riparato dall'arco alpino risultava equidistante dalla [[Francia]] e dall'[[Adriatico]]. Era nel cuore dell'ultima parte dell'Italia ancora in grado di svolgere la produzione e dunque capace di creare merci da poter vendere, ancorché sottoprezzo e soltanto alla Germania.
 
==Il governo della RSI==
{{Vedi anche|Governo della Repubblica Sociale Italiana}}
La Repubblica Sociale Italiana ebbe un governo [[de facto]], ovvero un esecutivo che operava in mancanza di una [[Costituzione della Repubblica Sociale Italiana|Costituzione]] (che pur essendo stata redatta non venne mai discussa e approvata): tale organo, pur sembrando possedere tutte le prerogative essenziali per essere considerato sovrano dalla popolazione: potere legislativo, autorità sul territorio, esclusività della moneta e disponibilità di forze armate, furono esercitate - appunto - ''[[de facto]]'' ma non ''[[de jure]]''.
 
Benito Mussolini fu - sia pure mai proclamato - capo della Repubblica (così il [[Manifesto di Verona]] definiva la figura del capo dello Stato), capo del Governo e ministro degli Esteri. Il [[Partito Fascista Repubblicano]] (PFR) fu retto da [[Alessandro Pavolini]].
 
Erede di ciò che rimaneva al nord della [[MVSN]], dell'Arma dei Carabinieri e della [[Polizia dell'Africa Italiana]], fu creata la [[Guardia Nazionale Repubblicana]] (GNR) con compiti di polizia giudiziaria e di polizia militare e posta sotto il comando di [[Renato Ricci]].
 
Il [[13 ottobre]] [[1943]] fu annunciata l'imminente convocazione di un'Assemblea Costituente che avrebbe dovuto redigere una Carta costituzionale nella quale la sovranità sarebbe stata attribuita al popolo. Dopo la [[Congresso di Verona (1943)|prima assemblea nazionale del PFR]], svoltasi a [[Verona]] il [[14 novembre]] 1943, questo annuncio fu annullato da Mussolini avendo deciso di convocare detta Assemblea Costituente a guerra conclusa.
 
===Le sedi delle istituzioni della RSI===
[[Immagine:Villa Simonini sede Ministero degli Esteri della RSI.jpg|thumb|280px|right|Villa Simonini, sede del Ministero degli Esteri della RSI.]]
* [[Salò]]:
** Ministero degli esteri<ref>La sede del Ministero degli Esteri era Villa Simonini, Sottosegretario facente funzioni era [[Serafino Mazzolini]]</ref>
** [[Ministero della Cultura Popolare]] (MINCULPOP)
** Sede della [[Legione Autonoma Mobile Ettore Muti]] e della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª Flottiglia MAS]]
** Postazioni telefoniche per i corrispondenti giornalistici e radio
** Agenzia Stampa "Stefani"
** Sede del Comando della [[Guardia Nazionale Repubblicana]]
** Comando di Polizia
** [[Brigate Nere]]
** Casa del Fascio
* [[Gargnano]]:
** Consiglio dei Ministri
** Villa Feltrinelli - Residenza di [[Mussolini]]
** Sede della guardia personale del Duce e del Commando tedesco
* [[Toscolano Maderno]]:
** Ministero degli interni
** Commando della Brigate Nere
** Ambasciata tedesca
** Accampamento militare con pista d'atterraggio
* [[Gardone Riviera]]
** Ambasciata Giapponese
** Uffici tedeschi e sede giornalistica nazista.
* [[San Felice del Benaco]]
** Sede dei Fasci all'estero
* [[Soiano del Lago]]:
** Ministero della Difesa nazionale
* [[Cremona]]
** Uffici del ministero della Difesa nazionale
** Ministero della Giustizia
* [[Milano]]:
** Quartier Generale del Duce
* [[Brescia]]:
** Ministero delle Finanze
** Ministero della Giustizia
* [[Bergamo]]
** Ministero dell'Economia corporativa<ref>Trasferitasi definitivamente con l'ultimo ministro Tarchi</ref>
* [[Verona]]
** Ministero delle Comunicazioni
* [[Padova]]
** Ministero dell'Educazione nazionale
** Ministero dell'Economia corporativa (poi trasferito)
* [[Venezia]]
** Ministero dei Lavori Pubblici
* [[Treviso]]
** Ministero dell'Agricoltura (poi trasferito)
* [[Padova#Ponte_di_Brenta|Ponte di Brenta]]
** Ministero dell'Economia corporativa (poi trasferito)
* [[San Pellegrino Terme]]
** Ministero dell'Agricoltura
* [[Iseo]]
** Aeronautica Militare
* [[Vicenza]]
** Marina Repubblicana
*[[Aprica]]:
** Comitato Centrale della Croce Rossa Italiana della R.S.I.
* [[Asolo]] e [[Monza]]
** Uffici della Guerra
* [[Crocetta del Montello]]:
**Corte dei Conti
 
==Lo stato occulto==
La RSI fu in realtà un ente del tutto dipendente dalla Germania nella sua costituzione e durante la sua sopravvivenza, e lo sarebbe stato anche nei suoi destini.
 
Voluto dal [[Terzo Reich]] come apparato per amministrare i territori occupati del Nord Italia, lo stato della RSI era in realtà una struttura burocratica dotata di scarso potere effettivo. Il vero stato si nascondeva fra le sue pieghe, nella forma di quei meccanismi di cui la Germania lo aveva sin dall'origine dotato per non rischiare di perderne il controllo.
 
L'intero apparato della Repubblica di Salò era infatti pesantemente controllato dai militari tedeschi, nel timore di un "tradimento" da parte degli italiani, dopo quello che secondo loro era stato consumato con l'armistizio dell'[[8 settembre]]; alla Repubblica Sociale fu permesso di avere un esercito composto esclusivamente da reclute addestrate in Germania. Il volontariato fascista e la militarizzazione di organizzazioni esistenti dotarono la Rsi di forze armate non insignificanti (circa 600.000 persone sotto le armi), ma queste furono impiegate, a volte anche contro il loro desiderio, soprattutto in operazioni di repressione, sterminio e rappresaglia contro i [[Partigiano|partigiani]] e le popolazioni accusate di offrire loro supporto. Unità della X Mas parteciparono comunque ai combattimenti contro gli Alleati ad Anzio, in Toscana e più tardi sul Senio, e le divisioni alpine addestrate in Germania si batterono sul fronte toscano, mentre qualche minimo contributo alle operazioni militari contro gli Alleati si registrò anche da parte della Marina e dell'Aviazione. L'apporto della Rsi alle operazioni rivolte direttamente contro le forze degli Alleati rimase comunque marginale se non puramente simbolico.
 
L'integrità territoriale della Rsi non fu rispettata dai tedeschi. Il [[10 settembre]] del [[1943]], Hitler concesse ai Gauleiter del Tirolo e della Carinzia di annettersi molte zone del Triveneto mascherando il tutto dietro la "facciata" di due zone di Operazioni [[Zona d'Operazione delle Prealpi|delle Prealpi]] (province di [[provincia di Trento|Trento]], [[provincia di Bolzano|Bolzano]] e [[Provincia di Belluno|Belluno]]) e del [[Zona d'Operazione del Litorale Adriatico|Litorale Adriatico]]. (province di [[provincia di Udine|Udine]], [[provincia di Gorizia|Gorizia]], [[provincia di Trieste|Trieste]], [[provincia di Pola|Pola]], [[provincia di Fiume|Fiume]], [[provincia di Lubiana|Lubiana]], [[provincia di Zara|Zara]]). Questo era dettato dal desiderio di riappropriarsi dei territori storicamente legati all'[[Austria Ungheria|impero Asburgico]], e Hitler decise che i commissari civili in queste zone avrebbero risposto direttamente a lui. Vennero allo scopo nominati dei commissari che secondo Hitler "riceveranno da me le indicazioni fondamentali per la loro attività" <ref> ''Documenti diplomatici tedeschi Serie E VI n.311''</ref>
 
Il 1° ottobre il Gauleiter della [[Carinzia]] prendeva per decreto con valore retroattivo al 29 settembre il controllo militare e civile <ref> ''Gazzetta Ufficiale del Litorale Adriatico n.1 del 15 ottobre 1943''</ref> <ref>[[Franco Filanci]]. ''Trieste, tra alleati e pretendenti, ediz. [[Poste Italiane]] - Museo Postale dicembre 1995"</ref>
 
==La persecuzione degli ebrei==
La situazione degli [[ebrei]] italiani, già resa difficile e precaria dalle [[leggi razziali fasciste]], subì un ulteriore peggioramento con la Repubblica Sociale.
 
Il [[Manifesto di Verona]] stabilì all'articolo 7: «Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica».
 
Eccone un commento:
 
{{quote|Affermazione gravissima ed aberrante moralmente e storicamente, ma che - a ben vedere - non aggiungeva nulla di nuovo alla posizione che, come abbiamo dimostrato, Mussolini e Buffarini-Guidi erano andati prendendo negli anni precedenti (...). L'intenzione di Mussolini e dei "moderati" era senza dubbio di concentrare sino alla fine della guerra tutti gli ebrei (...) e di rinviare la soluzione a guerra finita (...). L'assurdità della soluzione adottata è evidente: per qualsiasi persona di buon senso non poteva infatti esservi dubbio che (...) concentrare gli ebrei volesse in pratica dire permettere ai nazisti di impadronirsene quando volevano e, quindi, di sterminarli. (...) Anche in questo aspetto particolare si rileva dunque la insostenibilità della RSI o meglio di coloro che dandole vita e aderendovi ritennero non solo di salvare l' "onore" italiano, ma di poter così operare per la tutela di alcuni interessi italiani (...). Ciò che in questo senso essi poterono ottenere non giustifica certo, anche nei più onesti, l'essersi messi in pratica al servizio dei nazisti e l'aver in tal modo avallato il loro regime di terrore|[[Renzo De Felice]], ''Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo'', pp.446-447}}
 
L'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana sotto diretta tutela della Germania fu l'inizio della caccia all'ebreo anche in territorio italiano, cui contribuirono attivamente gli apparati della Repubblica Sociale. Secondo Liliana Picciotto Fargion, risulta che del totale degli ebrei italiani deportati, il 35,49% venne catturato da funzionari o militari italiani della Repubblica Sociale Italiana, il 4,44% da tedeschi ed italiani insieme e il 35,49% solo da tedeschi (il dato è ignoto per il 32,99% degli arrestati)<REF>Liliana Picciotto Fargion. ''Il libro della Memoria''</REF>.
 
Fra le retate completamente organizzate ed eseguite da italiani della RSI assume particolare rilievo il rastrellamento di Venezia del 5-6 [[dicembre]] 1943: 150 ebrei furono arrestati in una sola notte. La stessa triste vicenda del rastrellamento e della deportazione degli ebrei romani (effettuata dai tedeschi sotto il comando di [[Herbert Kappler]]) vide l'attiva collaborazione delle autorità della Repubblica Sociale Italiana, in primis nella persona del capo dell'Ufficio Razza presso la [[Questura]] di Roma, Gennaro Cappa.
 
Fu il il segretario di stato [[Giovanni Preziosi]] ad insistere perché venisse approvata una legge della R.S.I. contro gli [[ebrei]]. Preziosi era convinto che ovunque [[massoneria|massoni]] e antifascisti complottassero contro il regime; nei primi anni del fascismo viene fatto allontanare per le sue tendenze "deliranti", ma piace molto ad [[Alfred Rosenberg]], teorico del [[nazismo]]. Così Mussolini, per volontà dei tedeschi, gli conferisce una carica all'interno della Repubblica ([[aprile]] [[1944]])): l'Ispettorato della Razza. Ma [[Alessandro Pavolini]] propone una legge di assai difficile applicazione:
"''sono da considerarsi perseguibili tutti coloro che non riescano a dimostrare, mediante specifici documenti, di avere una discendenza ariana pura a partire dal 1800''". L'evidente difficoltà di documentare in questo modo la propria discendenza avrebbe creato seri problemi agli stessi membri del governo, oltre che a tutte quelle persone che non possedevano documenti sufficienti; tuttavia Mussolini la approva, seppur modificandola in qualche suo punto. Il ministro dell'Interno [[Guido Buffarini-Guidi]] decide allora di avvisare preventivamente gli ebrei italiani pubblicando la legge su un giornale due giorni prima della sua approvazione e messa in pratica. Decide, poi, di far costruire campi di concentramento in Italia, tra i quali quelli presso [[Risiera di San Sabba|la Risiera di San Sabba]] ([[Trieste]]), [[Campo di transito di Fossoli|Fossoli]] e Novara.
 
Non di meno, il sistema concentrazionario italiano si dimostrò tragicamente efficiente. Quasi trecento ebrei trovano la morte tra le mura dei Lager costruiti sulla penisola, e a quasi tutte le famiglie dei deportati furono confiscati i beni.
 
==Finanze e moneta==
[[Immagine:Milano Palazzo Banca d'Italia.jpg|thumb|280px|right|Il Palazzo della Banca d'Italia a Milano.]]
[[Immagine:100Lire RSI.JPG|thumb|280px|right|100 Lire della RSI.]]
[[Immagine:Fratelli Bandiera stamp.jpg|thumb|right|150px|Francobollo da 25 centesimi di lira della Repubblica Sociale Italiana, raffigurante i [[Fratelli Bandiera]].]]
[[Ministro]] delle finanze del nuovo [[governo]] fascista fu nominato il professor [[Domenico Pellegrini Giampietro]], insegnante di [[diritto costituzionale]] presso l'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Ateneo di Napoli]]. Suo compito principale, per l'intera durata del suo incarico, sarebbe stato quello di difendere le casse del nuovo stato dalle pretese tedesche e trovare una soluzione per la situazione che il comportamento delle truppe naziste d'occupazione aveva creato.
 
Armi alla mano, le [[schutzstaffeln|SS]] di [[Herbert Kappler]] avevano [[rapina]]to a Roma le riserve della [[Banca d'Italia]] il [[16 ottobre]] [[1943]], facendo un bottino di circa tre miliardi di [[lira italiana|lire]] (due miliardi in [[oro]] e un miliardo in [[valuta]] pregiata). Il tutto era stato trasferito a [[Milano]]. A questa somma si dovevano sommare molti altri milioni, prelevati dalle altre [[banca|banche]] pubbliche e private. L'[[economia]] rischiava un disastro per motivi legati all'inflazione, a causa della [[moneta]] d'occupazione, una sorta di carta straccia denominata ''Reichskredit Kassenscheine'', controparte delle ''Am-Lire''. A queste manovre si aggiunsero le pretese tedesche di ottenere che la nuova repubblica "pagasse" la guerra che la [[Germania]] conduceva in sua vece da quando era stato firmato l'Armistizio. Fin dai primi giorni dopo la sua costituzione, il governo della RSI si preoccupò di riprendere saldamente il controllo dell'economia, per salvaguardare il potere d'acquisto della moneta ed evitare fenomeni inflazionistici.
 
Il ministro delle Finanze [[Domenico Pellegrini Giampietro]] appena insediato dovette occuparsi di un serio problema. I tedeschi, nei giorni immediatamente successivi all'[[8 settembre]], avevano messo in circolazione dei marchi di occupazione. Ciò avrebbe potuto innescare dei processi inflattivi, per cui il problema andava rapidamente risolto:
il [[25 ottobre]] [[1943]] viene stipulato l'accordo monetario tra Germania e RSI, in forza del quale i marchi di occupazione non avevano più valore e pertanto vennero ritirati.
 
{{citazione necessaria|I provvedimenti a sostegno dell'attività agricola furono numerosi ed efficaci: il raccolto del grano dell'anno 1945 fu uno dei maggiori d'Italia.}}
 
{{citazione necessaria|Il 2 aprile 1944 il Comune di Milano lanciò un prestito da un miliardo. Il prestito fu coperto in pochissimi giorni e il Comune di Milano incassò 1.056.000.000.}}
 
Le spese complessive della Repubblica Sociale, come dichiarato dallo stesso Pellegrini nell'articolo ''L'Oro di Salò''<ref>[[Silvio Bertoldi]]. ''Salò - Vita e morte della Repubblica Sociale Italiana''</ref> si possono suddividere come segue:
{|{{Prettytable}}
!Voce
!Miliardi di lire
|-
|Spese ordinarie e straordinarie della Repubblica
|style="color: red" align="right"|170,6
|-
|Spese di guerra (contributi pagati al [[Terzo reich]])
|style="color: red" align="right"|189,0
|-
!Totale spese
|align="right" bgcolor="#F2F2F2" style="color: red" align="right"|'''359,6'''
|-
|Entrate ordinarie
|align="right"|50,4
|-
!Risultato economico netto
|align="right" bgcolor="#F2F2F2" style="color: red"|'''&minus; 309,2'''
|-
|Operazioni straordinarie
|
|-
|depositi e conti correnti presso enti e istituzioni pubbliche
|align="right"|47,0
|-
|Buoni del tesoro
|align="right"|74,3
|-
|Anticipazioni della [[Banca d'Italia]]
|align="right"|183,0
|-
|Anticipazioni da altri istituti di credito
|align="right"|25,2
|-
!Totale entrate
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!Risultato finanziario netto
|align="right" bgcolor="#F2F2F2"|'''20,9'''
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Come si può vedere, a causa delle ingentissime spese di guerra (contributi pagati all'esercito germanico e spese per le riparazioni dei danni causati dai bombardamenti indiscriminati sulle città) il bilancio (il conto economico) si chiuse con un passivo di circa 300 miliardi di lire compensato da operazioni finanziarie straordinarie che portarono a chiudere il risultato del 1944 con un leggero avanzo di 20,9 miliardi di lire. Nella Repubblica Sociale la direzione delle cose militari era di competenza dell'alto comando tedesco, meno vincolata era l'amministrazione civile essendo formalmente sotto il controllo di Mussolini. Invece, nel regno del sud, tutti i provvedimenti dovevano essere approvato dal governatore militare alleato. Ad esempio la legge sulla [[Socializzazione (fascismo)|socializzazione]] delle imprese non fu gradita all'alto comando tedesco.{{citazione necessaria}} D'altra parte anche in campo militare si sono dati casi in cui i militari della RSI non erano poi così totalmente sottomessi ai comandi germanici. {{citazione necessaria}} L'armata "Liguria", ad esempio, che comprendeva, oltre alle quattro divisioni della RSI (''Monterosa'', ''Littorio'', ''San Marco'', ''Italia'') anche divisioni tedesche, era sotto il comando del generale [[Rodolfo Graziani]]. E un settore della [[linea Gotica]] occidentale (fronte della [[Garfagnana]]) era retto esclusivamente da truppe italiane comandate dal generale [[Mario Carloni]].
 
A nome di [[Ezra Pound]] fu proposto un nuovo tipo di [[imposte|prelievo fiscale]], ovvero la sua abolizione. Sua l' ideazione della "[[fiscalità monetaria]]", basata sulla constatazione che se lo stato crea valore nominale ([[moneta]]) ciò provoca inevitabilmente [[inflazione]], ma eliminando il prelievo fiscale e sostituendolo con l' emissione di "[[moneta di ghiaccio]]" questo surplus si annulla in quanto il mancato peso fiscale sugli scambi compensa la maggiorazione dei prezzi fino ad arrivare ad una stasi monetaria perpetua (variabile solo a causa di fluttuazioni del [[Prodotto interno lordo|PIL]]). Secondo Ezra ciò renderebbe più equa la distribuzione delle ricchezze in quanto non esisterebbe più il concetto stesso di [[evasione fiscale]] e i costi pubblici sarebbero ripartiti sulla base degli scambi monetari e cioè dei consumi personali. Ciò involontariamente realizzerebbe lo slogan [[Karl Marx|marxista]] ''"da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni"''. Inoltre si eliminerebbe tutto l' [[Ministero dell'Economia e delle Finanze|apparato burocratico statale]] finalizzato alla riscossione e gestione delle tasse. Tale misura fu osteggiata dai [[plutocrazia|poteri economici]] durante il periodo del "ventennio", ma fu accolta con entusiasmo durante la "R.S.I." nell' ambito del rivoluzionamento dell' economia assieme a corporativismo e socializzazione, approvando la sua applicazione nel 1943, ma non potendo mai effettivamente applicarlo a causa delle vicende della seconda guerra mondiale.<ref> Articolo pubblicato il 26 febbraio 2004 sul quotidiano “ROMA” di Napoli http://it.muestrarios.org/b/moneta-ed-usura-secondo-ezra-pound-di-antonio-pantano.html</ref>
 
==La [[Socializzazione dell'economia (fascismo)|socializzazione dell'economia]]==
{{quote|I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nella migliore delle ipotesi non sarebbe che un'alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio|Benito Mussolini, Milano, 22 aprile 1945<ref>Il manuale delle guardie nere, Ed. reprint</ref>}}
Già nel [[Manifesto di Verona]] (il cui testo fu elaborato da [[Angelo Tarchi (politico)|Angelo Tarchi]], Alessandro Pavolini, [[Nicola Bombacci]], l'avv. [[Manlio Sargenti]], sotto la supervisione di [[Benito Mussolini]]) erano presenti riferimenti d'ispirazione [[socialismo|socialista]] alla gestione statale delle aziende di rilevanza bellica ed alla ripartizione degli [[utile|utili]] fra gli azionisti e i lavoratori. Questi accenni alla ''socializzazione'' avevano scatenato le proteste di qualcuno, preoccupato che vi si nascondessero tendenze di tipo [[comunismo|collettivistico]].
 
[[Benito Mussolini|Mussolini]], che al congresso era tra quelli che avevano espresso la loro perplessità, era consapevole della portata che poteva avere la socializzazione delle attività economiche, con l'introduzione del lavoro nella gestione dell'impresa, limitando così il potere del capitale, e sperava di riportare il proletariato industriale fra i sostenitori attivi del fascismo.
Inoltre, da una parte sarebbe stata una sapida vendetta nei confronti della borghesia, alla quale aveva lasciato una cospicua libertà di manovra durante il Ventennio trascorso dalla sua ascesa al potere, e dalla quale si sentiva tradito e vilipeso; dall'altra poteva essere anche una rivalsa nei confronti dei tedeschi e della loro economia di rapina, basata sulla requisizione delle materie prime quanto dei prodotti finiti. Non mancava, in questo programma, una componente nostalgica, un desiderio di ritorno al fascismo "delle origini", antiborghese ed antimoderno, ed alle sue teorie sulle società organiche e sulla collaborazione fra capitale e lavoro - teorie, queste, presenti anche in molti movimenti stranieri affini al fascismo.
 
La manovra per applicare la socializzazione ebbe il suo punto di partenza nel decreto di nomina dell'ingegner Angelo Tarchi a ministro dell' economia corporativa. Tarchi avrebbe voluto i suoi uffici a [[Milano]], come li aveva il [[generale]] [[Leyers]] (sovrintendente della produzione [[industria]]le italiana per conto del ministero degli [[arma]]menti del [[Reich]]), avrebbe ambito a che il suo ministero si trovasse nel cuore di quel sistema industriale che era il principale bersaglio della socializzazione. Fu invece mandato a [[Bergamo]].
 
Per l'[[11 gennaio]] [[1944]] il programma sintetico della socializzazione era pronto. Seguirono altri documenti, il più importante dei quali fu un decreto ([[s:Decreto Legislativo 12 febbraio 1944 n. 375|Decreto Legge sulla Socializzazione]]) approvato il 12 febbraio 1944, in quarantacinque articoli, che definì con maggiore precisione la desiderata nuova forma dell'economia di [[Salò]], nella quale sarebbero stati fondamentali i seguenti istituti:
* possibilità, per le aziende che estraevano materie prime, producevano energia o che erano impegnate in altri settori importanti per l'indipendenza dello stato, di essere acquisite alla proprietà di quest'ultimo;
* consigli di gestione che deliberassero sull'organizzazione della produzione e la ripartizione degli utili;
* consigli di amministrazione formati da rappresentanti degli azionisti e dei lavoratori;
* responsabilità personale dei dirigenti d'impresa di fronte allo stato;
* nuove regole sulle nomine dei sindacalisti, dei commissari governativi e sui compiti di un nuovo ente pubblico, l'Istituto di gestione finanziamento.
 
Le reazioni al decreto furono quelle che chiunque avrebbe potuto prevedere: gli industriali italiani erano naturalmente, fisiologicamente ostili a una riforma così vasta e così drastica che avrebbe sensibilmente ridotto il loro enorme potere - ma non lo diedero a vedere ed a parole sostennero invece l'utilità del programma. Le autorità tedesche, civili e militari, videro nella riforma un possibile intralcio alle loro requisizioni (il mutamento di assetto poteva provocare riduzioni nelle quantità prodotte) e protestarono ufficialmente, riservandosi la facoltà di impedire l'applicazione del [[decreto]].
 
La risposta più sincera, ed anche più forte, provenne dal mondo del lavoro: dal [[1 marzo|1° marzo]] gli operai (compresi, al gran completo, quelli della [[Fiat]]) entrarono in [[sciopero]]. Le ragioni della protesta erano molte - gli scarsi salari, le pessime condizioni di vita, l'umiliazione di dover lavorare sotto la minaccia delle armi tedesche - ma lo [[sciopero]] fu anche una reazione a quel programma di socializzazione che gli operai, tra i quali vi erano molti agenti di indottrinamento del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] che tentavano di preparare il campo per quello che sarebbe stato il dopoguerra. Lo [[sciopero]] si esaurì da sé nel giro di una settimana, senza ritorsioni da parte dei tedeschi, anche se [[Adolf Hitler|Hitler]], per [[rappresaglia]], avrebbe voluto far deportare in [[Germania]] il 20% degli operai.
 
Una settimana di produzione industriale ridotta agli sgoccioli rese gli occupanti ancora più ostili al progetto di Mussolini e la socializzazione, rifiutata dai lavoratori quanto dai capitalisti, finì per essere applicata solo da poche aziende di nessuna importanza per la produzione bellica.
 
Per ironia della sorte la realizzazione integrale della socializzazione era prevista per il [[25 aprile]] [[1945]].
 
Il primo atto politico del [[CLNAI]] dopo la ''liberazione'' fu l' abrogazione del decreto legge sulla socializzazione.
 
==Le forze armate==
 
[[Immagine:Milite rsi.jpg|thumb|right|180px|Milite della RSI.]]
 
===L'Esercito Nazionale Repubblicano===
{{citazione necessaria|Secondo rilevamenti dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano}} nel periodo [[1943]]-[[1945]] l'Esercito della Repubblica Sociale contò 558.000 effettivi.
I caduti in Italia di questo esercito furono {{citazione necessaria|circa 12.000 militari e 2.500 civili.
}} I prigionieri di guerra vennero inviati principalmente nel [[campo di concentramento di Hereford]], nel [[Texas]].
 
==== La fondazione====
Il proposito di «continuare la guerra» era sempre stato presente nella natura del nuovo regime fascista. Durante i colloqui svoltisi il 14 e 15 dicembre [[1943]] al [[Quartier Generale]] del [[Führer]], Mussolini e [[Adolf Hitler|Hitler]] concordarono la formazione di un nuovo esercito fascista: Hitler aveva intenzione, inizialmente, di far istituire un'armata di circa 10 o 15 divisioni, ma poi nella sua direttiva per l'attuazione del piano ne furono previste solo 4.
 
Intanto Mussolini tornò in [[Italia]] e ad ottobre partecipò a un convegno, insieme al neo-nominato ministro della difesa [[maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Rodolfo Graziani]] (capo di [[stato maggiore]] fu il generale [[Gastone Gambara]]), sulla ricostituzione dell'esercito: venne considerata realistica la prospettiva di arruolare ben 500.000 militari, con i quali armare 25 divisioni, delle quali 5 corazzate e 10 motorizzate. Il progetto, però, da subito apparve alquanto pretenzioso, poiché nemmeno un massiccio sostegno tedesco - tra l'altro difficile da ottenere in quel momento - avrebbe potuto portare ad un risultato numericamente così imponente.
 
I risultati, come prevedibile e previsto, furono notevolmente inferiori. Le trattative con i tedeschi portarono solo alla costituzione delle 4 divisioni originariamente previste dal piano di Hitler, più altri reparti minori destinati al supporto delle forze armate tedesche, specialmente di [[genio militare|genieri]] e [[artiglieria|artiglieri]].
 
Nell'[[aprile]] del [[1944]] gli arruolati (volontari e coscritti - erano anche state richiamate alcune classi di [[leva]]) erano circa 200.000. Di questi, molti erano destinati ad altre mansioni: lavoratori nelle industrie della [[Germania]] soprattutto, e ausiliari per la [[FlaK]] (l'artiglieria contraerei tedesca). Alla fine dell'anno, anche grazie alla minaccia della [[pena di morte]] per i [[renitenza alla leva|renitenti]], vennero arruolati 250.000 soldati, di cui 50.000 ceduti alla [[Luftwaffe]]. Il personale dell'apparato territoriale, il cui compito principale era quello di assicurare l'arruolamento e i [[Genio militare|servizi logistici]], passò da circa 29.000 unità al momento dell'istituzione a 47.000 a metà del 1944; dopo, a causa dell'avanzata alleata, la riduzione del numero di [[comandi militari regionali]] portò anche alla riduzione del personale, che finì per stabilizzarsi sulle 27.000 unità.
 
====I vertici dell'organizzazione militare====
[[Image:Bundesarchiv Bild 101I-316-1196-05, Italien, italienische Soldaten auf dem Marsch.jpg|thumb|250px|Reparto della RSI in marcia d'addestramento]]
 
Ai vertici dell'organizzazione militare della RSI stava il Ministero della Difesa Nazionale che, dal [[6 gennaio]] [[1944]] si chiamò Ministero delle Forze Armate. Il ministro, che fu il maresciallo d'Italia [[Rodolfo Graziani]], deteneva anche la carica di capo di stato maggiore generale.
Collaboravano col ministro un sottosegretario per l'Esercito, uno per la Marina e uno per l'Aeronautica.
Esisteva, poi, un capo di stato maggiore per l'Esercito, uno per la Marina e uno per l'Aeronautica.
 
====L'organizzazione militare territoriale====
 
Il territorio della RSI effettivamente controllato dal governo fu organizzato, fin dal settembre [[1943]], in Comandi Militari Regionali (CMR) e Comandi Militari Provinciali (CMP) I CMR furono:
* 200° [[Roma]]
* 201° [[Firenze]]
* 202° [[Bologna]]
* 203° [[Padova]]
* 204° [[Trieste]]
* 205° [[Milano]]
* 206° [[Torino]]
* 207° [[Perugia]]
* 208° [[Macerata]]
* 209° [[Chieti]] - [[L'Aquila]]
* 210° [[Alessandria]]
 
Ogni C.M.R. constava di un Comando, un Quartier Generale con una Delegazione di Intendenza e una Compagnia (in alcuni casi un [[Battaglione]]) Regionale.
Ogni [[Provincia]] ebbe un CMP con un proprio Quartier Generale, una compagnia (o un battaglione) provinciale e il distretto militare.
Furono, infine, attivati (e rimasero attivi fino all'aprile 1945) tutti i servizi necessari: le scuole ufficiali, il servizio artiglieria, il servizio automobilistico, il servizio chimico, il servizio di commissariato, il servizio genio, il servizio sanitario, il servizio trasporti, il servizio veterinario.
 
====Le 4 divisioni regolari====
I volontari ed i coscritti (compresi i prigionieri italiani, pochi per la verità, che si offrirono di combattere per il nuovo regime) furono mandati in Germania per l'addestramento. Lì furono anche costituite effettivamente le divisioni: I Divisione ''Italia'', II Divisione ''Littorio'', III Divisione ''San Marco'', IV Divisione ''Monte Rosa''.
 
Ognuna di queste divisioni avrebbe avuto un organico ricalcato su quello delle divisioni ''Jager'' tedesche: 2 reggimenti di [[fanteria]] (o di [[alpini]]) di tre [[battaglione|battaglioni]] ciascuno ed un [[reggimento]] di artiglieria, più i reparti di supporto che comprendevano un'ulteriore forza di fanteria, reparti da ricognizione, [[Compagnia (unità militare)|compagnia]] di [[cannone|cannoni]] contro[[carro armato|carro]], comunicazioni, sanità, genieri etc, per un totale di circa 14.000 uomini.
 
La ''San Marco'' e la ''Monte Rosa'' furono le prime a tornare in Italia, pur con carenze di organico e specialmente di mezzi di trasporto e armi. La realtà italiana, il disprezzo della popolazione, le vicende della guerra portarono presto a [[diserzione|diserzioni]] in massa che raggiunsero picchi del 10% nel settembre del 1944. Le altre due divisioni ebbero una vita più travagliata: per poco non vennero sciolte d'autorità dai tedeschi ed i loro soldati spediti come ausiliari nella FlaK. Tornarono in Italia nell'ottobre del 1944, anch'esse debilitate da gravissime carenze nell'organico quanto nei mezzi.
 
====Impiego al fronte====
La maggior parte delle azioni compiute da queste unità furono dirette contro il movimento [[Resistenza italiana|partigiano]]: i comandanti tedeschi, poco inclini a fidarsi dei militari italiani dopo i fatti dell'[[8 settembre]], preferivano evitare di coinvolgerle nei combattimenti del fronte, e si convinsero ad usarle solo nei momenti e nei settori più tranquilli della [[Linea Gotica]].
 
Questo atteggiamento contribuì a deprimere ulteriormente il morale di quanti, soprattutto giovani coscritti, avevano risposto al [[bando Graziani]] mossi dal sincero desiderio di difendere il suolo patrio, vedendosi invece costretti alle meschine e crudeli azioni della controguerriglia perpetrate contro villaggi e popolazioni italiane.
 
Ad ogni buon conto, specialmente per il rilievo [[propaganda|propagandistico]] che la cosa avrebbe potuto suscitare, Mussolini insisteva perché le divisioni della RSI fossero schierate di fronte agli alleati. Ottenne di più: la partecipazione ad una piccola controffensiva nel settore occidentale della Linea Gotica, con la quale i tedeschi speravano di poter riprendere [[Lucca]] e [[Livorno]] durante l'inverno. L'operazione, denominata ''Wintergewitter'' ("temporale d'inverno"), scattò alla mezzanotte del [[25 dicembre]], con l'obiettivo iniziale di occupare la valle del [[Serchio]].
 
Nonostante le pretese della propaganda fascista, che voleva far passare l'operazione ''Wintergewitter'' come una sorta di [[Offensiva delle Ardenne|controffensiva delle Ardenne]] italiana, la battaglia fu di proporzioni quantomeno limitate, sia per i risultati ottenuti (far ripiegare un gruppo di combattimento reggimentale [[Stati Uniti d'America|statunitense]]) sia per le dimensioni dei reparti impegnati (tre battaglioni tedeschi e tre della RSI, più i supporti d'artiglieria). Entro il [[31 dicembre]] il fronte si sarebbe nuovamente stabilizzato sulle posizioni di partenza, senza alcun mutamento strategico o tattico di rilievo.
 
====Dislocazione delle truppe====
I reparti dell'Esercito Repubblicano furono impiegati:
 
Ad ovest sulle Alpi contro i partigiani francesi e italiani.
#Divisione ''Littorio''
#Divisione Alpina ''Monterosa'' con circa 10.000 uomini
 
Ad est fra [[Gemona]] e [[Cividale del Friuli]] contro i [[partigiani]] [[italia]]ni e [[Jugoslavia|jugoslavi]]
#Reggimento Volontari Friulani ''Tagliamento'' dal [[26 settembre]] [[1943]] (trasferita nel [[1944]] in [[Val Camonica]], [[Provincia di Brescia|BS]])
#Battaglione Bersaglieri ''Mussolini'' dall'[[ottobre]] [[1943]] fino al [[27 aprile]] [[1945]].
#Cinque reggimenti di Milizia Difesa Territoriale per un totale di 10000 uomini.
 
A sud
#Divisione Alpina ''Monterosa'' con circa 8000 uomini sul fronte della [[Garfagnana]] (linea Gotica occidentale)
#Divisione ''San Marco'' sulla Garfagnana con il II Battaglione del 6° Reggimento
#Divisione ''San Marco'' sul fronte appenninico ([[passo dell'Abetone|Abetone]]) col III Battaglione del 5° Reggimento
#La Divisione Bersaglieri ''Italia'' diede il cambio alla Monterosa sul fronte della Garfagnana. Le operazioni su tale fronte erano comandate dal Generale Mario Carloni, comandante prima della Divisione Monterosa poi della Italia.
 
Le quattro divisione addestrate in Germania costituivano, insieme a due divisioni tedesche e a reparti minori, l'"Armata Liguria" sotto il comando del Maresciallo Graziani.
 
La 29^ Divisione SS Italiane fu impiegata con due Btg contro gli anglo-americani a [[Nettuno (RM)|Nettuno]] nel [[marzo]]-[[aprile]] [[1944]].
 
Il Battaglione Bersaglieri ''Mameli'' combatté, con il tenente Dani, prima sul fronte adriatico (linea Gotica orientale) poi partecipò alla Battaglia di [[Lunigiana]] contro i ''Nisei'' che avevano sfondato il fronte [[Tirreno|tirrenico]] e tentavano di scendere in [[Lunigiana]] per tagliare la ritirata alle truppe della Garfagnana.
 
Quattro battaglioni di Bersaglieri volontari furono impiegati sul fronte [[Francia|francese]] e sul fronte [[appennini]]co.
 
Il Gruppo Battaglioni d'Assalto ''Forlì'' combatté fino all'ultimo sul fronte del [[Senio]], a fianco della 278^ Divisione tedesca.
 
La Divisione ''Decima'' (i reparti terrestri della X^ MAS) che arrivò a contare oltre 30000 uomini (6 battaglioni e 2 gruppi di artiglieria) fu presente col Battaglione ''Barbarigo'' sul fronte di Nettuno, sul fronte del [[Senio]] con 3 Btg e sul fronte orientale con altrettanti (Il Battaglione ''Fulmine'' bloccò l'avanzata dei [[partigiani]] jugoslavi a Selva di Tarnova, tenendo Gorizia). Inoltre il Battaglione Nuotatori Paracadutisti fu impiegato in missioni di sabotaggio oltre le linee.
 
Il Battaglione paracadutisti ''Nembo'' fu presente fin dall'[[11 febbraio]] [[1944]] a Nettuno insieme al ''Barbarigo''.
 
Il Battaglione paracadutisti ''Folgore'' combatté per la difesa di Roma. Successivamente, costituito in reggimento, fu impiegato sulle Alpi Occidentali.
 
Vi erano, infine, reparti che combattevano fuori dai confini: in [[Francia di Vichy|Francia]], [[Terzo Reich|Germania]], [[Unione Sovietica]], [[Balcani]], [[Dodecaneso]].
 
===L'Aeronautica Nazionale Repubblicana===
{{Vedi anche|Aeronautica Nazionale Repubblicana}}
[[Immagine:ASD.svg|thumb|right|180px|Insegna alare dei velivoli dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana]]
[[Immagine:ASDF.svg|thumb|right|180px|Emblema distintivo applicato sulle derive e le fusoliere degli aerei della Repubblica Sociale Italiana dall'ottobre 1943 al maggio 1945.]]
[[Immagine:Luftwaffe roundel WW2.png|thumb|180px|Emblema della [[Luftwaffe]], sino al [[1944]] essa comparì simultaneamente per un certo periodo anche sugli aerei dell'ANR come i [[Macchi M.C.205]] poiché alla data dell'[[armistizio di Cassibile]] tutti gli aerei rimasti al Nord furono inizialmente sequestrati dai tedeschi.]]
[[Immagine:Visconti.jpg|thumb|right|180px|[[Adriano Visconti]], asso degli assi sia con la [[Règia Aeronautica]] che con l'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]], ucciso da una raffica di mitra alla schiena nel cortile della caserma "Savoia Cavalleria" a Milano in circostanze mai chiarite. Era di ritorno da un incontro con i rappresentanti del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] con i quali aveva trattato la resa.]]
 
L'istituzione di un'[[aeronautica|aviazione]] per la nascente repubblica fascista si fa in genere risalire alla nomina del tenente colonnello [[Ernesto Botto]] a [[sottosegretario]] per l'[[aeronautica]] il [[23 settembre]] [[1943]], durante la riunione del [[consiglio dei ministri]] della RSI.
 
Botto si insediò nel suo ufficio al [[ministero]] dell'[[aeronautica]] il [[1 ottobre|1° ottobre]] e si trovò di fronte una situazione assai ingarbugliata, le cui cause erano da ricercare nella mancanza di collegamenti e nelle iniziative tedesche: il comandante della [[Luftflotte]] 2, il [[Feldmaresciallo]] [[Wolfram von Richthofen]], aveva già iniziato a radunare il personale della [[Regia Aeronautica]] da arruolare nella [[Luftwaffe]]. Il [[Feldmaresciallo]] [[Albert Kesselring]], a sua volta, aveva nominato il tenente colonnello [[Tito Falconi]] "ispettore della caccia italiana", con il compito di rimettere la suddetta [[Aereo da caccia|caccia]] in condizione di combattere. Per di più Richtofen aveva nominato un comandante per l'aviazione italiana nella persona del generale Müller.
 
Tra reciproche incomprensioni, distanze e differenze di vedute, la costituzione dell'Aeronautica Repubblicana dovette attendere l'autorizzazione personale di [[Adolf Hitler|Hitler]] in [[novembre]], dopo che le proteste ufficiali di Botto avevano risalito l'intera scala [[gerarchia|gerarchica]] tedesca. Nel [[gennaio]] del [[1944]] si iniziava così la formazione dei reparti: un gruppo per ogni specialità ([[Aereo da caccia|caccia]], su [[Macchi M.C.205]] Veltro, [[aerosilurante|aerosiluranti]], su [[Savoia-Marchetti S.M.79]] e trasporto) con una squadriglia complementare. Il tutto, per le operazioni, dipendeva dai comandi tedeschi. In aprile veniva formato un ulteriore gruppo di caccia, su [[Fiat G.55]] Centauro.
 
Nel [[giugno]] dello stesso anno iniziò il passaggio ai velivoli tedeschi [[Messerschmitt Bf 109|Messerschmitt Bf-109G-6]], che avrebbero dovuto armare anche il nuovo 3° Gruppo. Questa espansione della caccia fu dovuta sia al crescente disimpegno della [[Luftwaffe]] dal settore meridionale, sia dai buoni risultati conseguiti inizialmente. Ma questi terminarono ben presto ed il tasso di perdite cominciò a farsi in breve tempo superiore al numero di abbattimenti ottenuto.
 
L'aeronautica della RSI, che comprese anche l'artiglieria contraerea e i paracadutisti era costituita da tre gruppi Caccia (che contrastarono per quanto possibile la superiorità dell'aviazione nemica) il gruppo aerosiluranti ''Faggioni'' (caduto col suo aereo durante la battaglia di [[Anzio]]) e due gruppi di aerotrasporti.
 
Il [[Gruppo Aerosiluranti Buscaglia Faggioni]], comandato da [[Carlo Faggioni]] ottenne risultati ancora peggiori, subendo forti perdite mentre attaccava la flotta alleata che supportava la [[testa di ponte]] di [[Anzio]]. Nonostante le numerose navi colpite (secondo i bollettini ufficiali), la vita operativa del gruppo fu piuttosto avara di riconoscimenti: l'unico [[siluro]] messo a segno dopo tanto impegno, fu quello che danneggiò un [[piroscafo]] britannico, colpito a [[Nord]] di [[Bengasi]], nel periodo in cui il reparto operava da basi ubicate in [[Grecia]], e un [[piroscafo]] al largo di [[Rimini]] il 5 gennaio 1945<ref>[[Giorgio Pisanò]], "Gli ultimi in grigioverde", CDL Edizioni, Milano, pag. 1452 "L'ultima azione del Gruppo venne compiuta al largo di Rimini il 5 gennaio 45 e si concluse con l'affondamento di un piroscafo da carico di 5000 tonnellate."</ref>. Da segnalare dopo la morte di Faggioni il [[raid]], anch'esso senza risultati di sorta, che il gruppo fece contro la piazzaforte di [[Gibilterra]], guidata dal nuovo comandante [[Marino Marini]] per procurare argomenti alla [[propaganda]] mussoliniana.
 
Quanto al gruppo dei trasporti (al quale se ne aggiunse un secondo), fu utilizzato dalla [[Luftwaffe]] sul [[Fronte Orientale (seconda guerra mondiale)|fronte orientale]] e poi sciolto nell'[[estate]] del [[1944]].
 
Anche gli altri reparti, in sostanza, subirono la stessa sorte nello stesso momento: in quei mesi i rapporti fra i vertici militari della RSI e quelli tedeschi erano peggiorati notevolmente, anche a causa dei sempre minori risultati raggiunti dai reparti dell'Aeronautica Repubblicana, i cui mezzi e piloti subivano un eccessivo logorio. Von Richtofen, che doveva ridurre ulteriormente la presenza aerea tedesca in [[Italia]], pensò di risolvere la questione sciogliendo i reparti della RSI e sostituendoli con una sorta di "legione aerea italiana" , strutturata secondo il modello del [[Fliegerkorps]] tedesco, il cui comandante sarebbe stato il generale di brigata aerea Tessari (che avrebbe così lasciato la carica di [[sottosegretario]] che ricopriva dopo l'esonero di Botto), affiancato da uno [[stato maggiore]] germanico che avrebbe permesso alla [[Luftwaffe]] di mantenere il suo controllo sulle attività di guerra aerea in [[Italia]].
 
Le solite rivalità interne e incomprensioni fecero bloccare il piano, lasciando la RSI di fatto senza aviazione fino a [[settembre]], quando si riuscì a rimettere in moto il processo. Da [[ottobre]] fino al [[gennaio]] del [[1945]], quando il 1° gruppo tornò dall'addestramento in [[Germania]], il 2° fu l'unico reparto di caccia disponibile per contrastare l'azione degli [[Alleati]]. Ma l'arrivo della nuova unità mutò di poco la situazione complessiva, che vedeva la caccia della RSI subire perdite sempre maggiori.
 
Le ultime missioni di volo vennero svolte il [[19 aprile]], quando i due gruppi intercettarono dei [[bombardiere|bombardieri]] e dei ricognitori, probabilmente statunitensi: uno dei ricognitori venne abbattuto, a prezzo di un caccia; quanto allo scontro con i bombardieri, questo fu disastroso e gli aerei della RSI, colti di sorpresa dalla reazione della scorta, subirono cinque perdite senza ottenere alcun abbattimento. Nei giorni successivi, impossibilitati a compiere decolli per mancanza di [[carburante]] e sottoposti a continui attacchi da parte dei [[Partigiano|partigiani]], i reparti distrussero il materiale di volo e si arresero.
 
===La Marina di Guerra Nazionale Repubblicana===
La formazione di una nuova marina fu un'operazione assai più lenta e difficoltosa rispetto alla pur travagliata vicenda della costituzione della altre due armi.
 
Il primo e più grosso problema che si poneva sulla via era quello di reperire i mezzi: il naviglio pesante e gran parte del naviglio leggero, in ottemperanza alle clausole armistiziali, si era messo in navigazione alla volta del ''Grand Harbour'' della [[La Valletta|Valletta]] per consegnarsi agli [[Alleati]]; i mezzi che erano stati abbandonati nei porti italiani avevano subito l'ormai usuale operazione di [[sabotaggio]] ad opera degli equipaggi, in modo che le truppe tedesche non se ne potessero impossessare.
 
Si schierarono con la nuova repubblica il comandante Grossi, che aveva autorità sui sottomarini della base di [[Betasom]] ([[Bordeaux]]) ed il principe [[Junio Valerio Borghese]], comandante la [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª MAS]]. Il caso della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª MAS sotto il comando di Borghese]] merita un discorso a parte, in quanto questi aveva preso accordi pressoché privati con gli alti comandi della [[Kriegsmarine]] e, pur appartenendo lui ed il suo reparto a quella che era stata la [[Regia Marina]], non intesero divenire parte dell'organigramma della futura marina della RSI, mantenendosi a sicura distanza, almeno nella fase iniziale, dal coinvolgimento politico.
 
Il [[sottosegretario]] per la marina, [[capitano di fregata]] [[Ferruccio Ferrini]], nominato il [[26]] [[ottobre]], tentò fin da subito di inglobare la "Decima" direttamente nella sua forza armata (come arma subordinata), ma con scarso successo e scatenando pericolosi incidenti che per poco non spinsero i "marò" del principe Borghese all'[[insurrezione]] armata contro il governo (questo fu peraltro uno dei motivi del successo e della popolarità della Flottiglia, che solo contando sull'immagine del comandante e sulla sua "indipendenza" politica, riuscì a raccogliere un numero impressionante di arruolamenti volontari e crebbe, allargandosi anche ad attività di terra, sino a divenire una sorta di esercito autonomo). Questi accadimenti, uniti alla scarsità del materiale navale rimasto in mano ai fascisti, portarono i comandi tedeschi ad arroccarsi su posizioni di diffidenza e di non collaborazione. La sostituzione di Ferrini con [[Giuseppe Sparzani]] (già capo di [[Stato Maggiore]]) dissolse le reticenze tedesche circa l'istituzione della nuova arma navale, che comunque sarebbe avvenuta alla condizione di mettere i reparti della marina della RSI alle dipendenze tedesche.
 
La marina di Salò, oltre ai Comandi di zona servizi della marina (che ne costituivano l'organizzazione territoriale), aveva previsto l'istituzione di Comandi navali per l'impiego delle unità militari: uno per le unità di superficie, uno per i sommergibili, e infine uno per le unità anti-[[sommergibile]]. L'ultimo fu l'unico effettivamente funzionante; i sommergibili per il secondo furono impiegati principalmente per trasportare spie e agenti oltre le linee alleate; il primo non venne mai istituito in quanto non vi sarebbero state navi da assegnargli. Le uniche navi che videro un limitato impiego furono due incrociatori che vennero usati come navi anti-aeree ormeggiate nel porto di [[Trieste]].
 
Da ricordare che l'Italia, quando ormai le sorti del conflitto voltavano al peggio, decise di dotare la [[Regia Marina]] di due portaerei, l'[[Aquila (portaerei)|Aquila]] e lo Sparviero, rimediando così ad una grave carenza strategica. Alla data dell'armistizio le due navi erano ancora in fase di costruzione nei cantieri di [[Muggiano]] ([[Provincia della Spezia|SP]]), quindi in territorio controllato dalle forze dell'Asse, furono ultimate ma non divennero mai operative a causa dell'evolversi degli eventi bellici. Per evitare che venisse affondata dai tedeschi all'ingresso del porto, bloccandolo, l'Aquila venne affondata dagli incursori della Regia Marina prima del termine delle ostilità.
 
===La Guardia Nazionale Repubblicana===
{{Vedi anche|Guardia Nazionale Repubblicana}}
La [[Guardia Nazionale Repubblicana]] fu creata con il Decreto Legislativo del [[Duce]] n° [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/4.htm 913] dell'[[8 dicembre]] [[1943]] - XXII E.F. ''"Istituzione della «Guardia Nazionale Repubblicana»"'', pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale]] d'Italia n° 131 del [[5 giugno]] [[1944]].
 
Con il successivo Decreto del [[Duce]] n° [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/10.htm 921] del [[18 dicembre]] [[1943]] - XXII E.F. ''"Ordinamento e funzionamento della Guardia Nazionale Repubblicana"'', pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale]] d'Italia n° 166 del [[18 luglio]] [[1944]], furono fissati l'ordinamento ed il funzionamento.
 
La [[Guardia Nazionale Repubblicana]] con Decreto Legislativo del [[Duce]] n° [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/5.htm 469] del [[14 agosto]] [[1944]] - XXII E.F. ''"Passaggio della G.N.R. nell'Esercito Nazionale Repubblicano"'' entra a far parte dell'[[Repubblica Sociale Italiana#L'Esercito Nazionale Repubblicano|Esercito Nazionale Repubblicano]].
 
===Le Brigate Nere===
{{Vedi anche|Brigate Nere}}
Le [[Brigate Nere]] furono l'ultima creazione armata della Repubblica.
 
L'idea di un «esercito fascista», politicizzato, di partito, era sempre stata uno dei cavalli di battaglia del segretario Pavolini, che aveva proposto l'istituzione di un corpo con queste caratteristiche sin dai primi del [[1944|'44]], ma aveva ottenuto ben poco: il suo «centro di arruolamento volontario», nel quale si sarebbero dovuti presentare in massa i fascisti non ancora sotto le armi, rimase deserto: in circa tre mesi, solo il 10% degli iscritti rispose alla chiamata, circa 47.000 su 480.000. La [[Guardia Nazionale Repubblicana]] fu sempre a corto sia di uomini che di mezzi.
 
Pavolini riuscì però a sfruttare due opportunità che gli si offrirono una di seguito all'altra: l'occupazione di [[Roma]] da parte degli [[Alleati]] a [[giugno]], e l'attentato a [[Adolf Hitler|Hitler]] a [[luglio]]. Mussolini, scosso da questi avvenimenti, cedette ed emanò il [[decreto]] (pubblicato sulla Gazzetta il [[3 agosto]]) per l'istituzione del Corpo ausiliario delle Camicie Nere. Il nuovo corpo, sottoposto a disciplina militare ed al [[codice penale militare]] del tempo di guerra, fu costituito da tutti gli iscritti al Partito Fascista Repubblicano di età compresa tra i diciotto e sessanta anni non appartenenti alle Forze Armate, organizzati in Squadre d'Azione; il segretario del Partito dovette trasformare la direzione del Partito in un ufficio di Stato Maggiore del Corpo ausiliario delle Squadre d'Azione delle Camicie Nere, le Federazioni si trasformarono in Brigate del Corpo ausiliario, il cui comando fu affidato ai capi politici locali. Il decreto, in poche parole, come recitava il testo, faceva sì che «la struttura politico-militare del Partito si trasformasse in un organismo di tipo esclusivamente militare».
 
Fu Pavolini a coniare l'espressione «Brigate Nere», con la quale voleva esprimere la loro contrapposizione alle «Brigate Rosse», «[[Brigate Garibaldi|Brigata Garibaldi]]», «[[Brigata Matteotti]]», etc, classici nomi da reparto della [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Essendo segretario del Partito, e quindi comandante delle Brigate, spettò a lui compito di scegliere i suoi collaboratori: [[Puccio Pucci]], funzionario del [[CONI]], fu il suo più stretto aiutante, ed il primo capo di [[Stato Maggiore]] fu il [[Agente consolare|console]] [[Giovanni Battista Raggio]]. Il loro tentativo di riesumare lo [[squadrismo]] degli inizi (ma su scala più vasta) non si rivelò molto efficace: dei 100.000 uomini previsti da Pavolini se ne reperirono formalmente circa 20.000, e di questi solo 4.000 furono combattenti, militi cioè realmente operativi. Furono inquadrati nelle cosiddette Brigate Nere mobili, che sarebbero risultati gli unici reparti di questa [[milizia]] a combattere contro i partigiani.
 
Per le armi e i mezzi di trasporto le Brigate mobili dipendevano dai militari tedeschi, inizialmente più che contenti di poter contare sui fascisti repubblicani per le imprese antipartigiane, e specialmente per il "lavoro sporco". Le Brigate avrebbero composto un poco invidiabile e davvero poco commendevole ''curriculum'': paesi incendiati, donne e bambini passati per le armi, deportazioni, sequestri, torture, esecuzioni sommarie. Ai crimini tipici delle azioni di contro-guerriglia, si aggiunsero quelli tipici di reparti che avevano arruolato ogni sorta di elemento, includendo anche più di un criminale: i rapporti della Guardia Nazionale Repubblicana elencano numerosi casi di saccheggio, furto, rapina, arresto illegale, violenze a cose e persone{{citazione necessaria}}.
 
L'indisciplina e la violenza gratuita e scoordinata manifestate dalle Brigate sono dati accertati dagli gli stessi comandanti tedeschi, che persero il loro iniziale - seppur tiepido - entusiasmo verso la loro istituzione registrando come le Brigate fossero incapaci di coordinarsi con i reparti della [[Wehrmacht]] e non obbedissero agli ordini (che generalmente ignoravano); le loro violenze erano tali che, nelle zone in cui operavano, per reazione popolare i partigiani aumentavano di numero. Il comandante in capo delle [[Schutzstaffel|SS]] in [[Italia]], generale [[Karl Wolff]], forse per evitare un ulteriore aggravio del problema (ma anche perché stava per prendere iniziative di colloqui separati con gli [[Alleati]] e voleva operare un gesto di «distensione»), decise di mettere fuori combattimento le Brigate Nere mobili, prosciugando i loro canali di rifornimento{{citazione necessaria}}.
 
=== Servizio ausiliario femminile ===
Il [[Servizio Ausiliario Femminile]] era un corpo militare composto unicamente da donne.
Furono in tutto oltre 6 mila le donne, di ogni ceto sociale e provenienti da ogni parte d'Italia, a presentare domanda di arruolamento.
Il corpo, venne istituito con il decreto ministeriale N. 447 del 18 aprile [[1944]]. Fu lo stesso [[Mussolini]] a ritenere importante la creazione di un corpo speciale come quello delle ausiliarie.
Per le ''ausiliarie'' era previsto uno stipendio oscillante tra le 700 lire per il personale impiegatizio e le 350 lire del personale di fatica.
Al corpo vennero affidati anche compiti importanti e rischiosi, quali vere operazioni di sabotaggio.
Nella ''Corrispondenza repubblicana'' del 15 agosto [[1944]], il duce esaltò l'ardore combattivo di venticinque [[franco tiratore|franche tiratrici]] fasciste di [[Firenze]] contro gli invasori angloamericani, e descrisse la sorpresa dell'agenzia [[Reuters]] e del giornale inglese [[Daily Mirror]] espressi da [[Curzio Malaparte]]<ref>[[Luciano Garibaldi]], "Le soldatesse di Mussolini. Memoriale inedito di Piera Gatteschi Fondelli", Mursia, Milano, 1995</ref>.
 
=== I Servizi Speciali della RSI ===
Furono organizzati diversi organismi che preparavano volontari per missioni di sabotaggio e di informazione nei territori controllati dagli Alleati. Si trattava di missioni naturalmente molto rischiose e diversi volontari furono catturati e fucilati o condannati a pene detentive.
 
;I servizi speciali della Marina: Furono quelli del Battaglione Nuotatori Paracadutisti della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª Flottiglia MAS]].
 
;I servizi speciali dell'aeronautica: Anche l'aeronautica ebbe i suoi servizi speciali (Coordinatore il tenente colonnello Ferruccio Vossilla) che, con personale addestrato all'aviolancio, compì missioni in territorio controllato dagli Alleati.
 
;Il nucleo paracadutisti dalmati: Fu creato per iniziativa del colonnello Giovanni Host Venturi e comandato dal sottotenente paracadutista Ruggero Benussi. Operò nei Balcani con lanci di uomini che compirono azioni contro i partigiani jugoslavi di [[Josip Broz Tito|Tito]] e a sostegno dei cetnici di re Pietro II che collaboravano con le truppe dell'Asse.
 
;I servizi speciali della polizia: Uno di questi servizi fu organizzato dal Comando della [[Legione Autonoma Mobile Ettore Muti|Legione Autonoma Mobile ''Ettore Muti'']] e fu denominato «Squadra servizi speciali». Distaccato presso il comando della [[1. Fallschirm-Panzer-Division Hermann Göring|Divisione ''Hermann Göring'']], operò sul fronte di Bologna compiendo azioni oltre le linee. Furono organizzati anche altri Servizi Speciali di Polizia dal Ministero dell'Interno, per addestrare squadre di sabotatori.
 
==La bandiera della Repubblica Sociale Italiana==
Lo [[Repubblica Sociale Italiana|Stato Nazionale Repubblicano]], nato il [[23 settembre]] [[1943]] ebbe una bandiera ''de facto'' nel [[Tricolore]] italiano, che venne utilizzata fino al [[30 novembre]] [[1943]], quando, il [[1 dicembre]] [[1943]] furono ufficializzate la bandiera nazionale e la bandiera di combattimento per le [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze armate]] del nuovo stato denominato Repubblica Sociale Italiana.
 
La bandiera di combattimento delle [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze armate]] della Repubblica Sociale Italiana fu cambiata il [[6 maggio]] [[1944]].
 
La bandiera nazionale fu ammainata definitivamente il [[25 aprile]] [[1945]], con lo [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|scioglimento dal giuramento]] per militari e civili, quale ultimo atto del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Governo]] di [[Benito Mussolini]], mentre la bandiera di combattimento fu ammainata ufficialmente il [[3 maggio]] [[1945]], con la [[Resa di Caserta]], realmente il [[17 maggio]] [[1945]], quando l'ultimo reparto combattente della Repubblica Sociale Italiana, la Sezione di Artiglieria di Marina, dipendente dalla Compagnia di Artiglieria di Marina dell'[[Betasom|Unità Atlantica di Fanteria di Marina]], a [[:fr:Base_sous-marine_de_Saint-Nazaire|Saint Nazaire]], base navale per [[sottomarini]] tedeschi sull'[[estuario]] della [[Loira]] ([[Francia]]) - altro posizionamento alternativo era la Fortezza del [[Vallo Atlantico]] "Gironde Mündung Süd" a [[:en:Pointe_de_Grave|Pointe de Grave]] sull'[[estuario]] della [[Gironda]] ([[Francia]]), cessò le ostilità arrendendosi<ref>[[Nino Arena]], ''"R.S.I. Forze Armate della Repubblica Sociale - La guerra in Italia 1944 - Volume II"'', [[Ermanno Albertelli Editore]], [[Parma]], [[2000]] - nel Capitolo 10 a pagina 374 menziona la presenza di marinai italiani aggregati alla M.A.A. 280 - Marine Artillerie Abteilung 280 (280° Gruppo di Artiglieria Navale tedesco) a [[:fr:Base_sous-marine_de_Saint-Nazaire|Saint Nazaire]], mentre a pagina 376 menziona la presenza di altri 111 italiani della ex 1° Divisione Fanteria di Marina "Atlantica" di stanza a [[:fr:Base_sous-marine_de_Saint-Nazaire|Saint Nazaire]].</ref> <ref>[[Giuseppe Rocco]], ''"L'organizzazione militare della RSI - Sul inire della Seconda Guerra Mondiale"'', [[Greco & Greco Editori S.r.l.]], [[Milano]], [[1998]] - a pagina 79 menziona menziona la presenza di marinai italiani aggregati alla Fortezza del [[Vallo Atlantico]] "Gironde Mündung Süd" a [[:en:Pointe_de_Grave|Pointe de Grave]].</ref>.
 
L'[[aquila]] argentea fu il tradizionale simbolo dell'antica [[repubblica romana]] mentre l'[[aquila]] aurea lo era dell'[[impero romano]]).
Il [[fascio littorio]] dorato è un antico simbolo romano che fu scelto da [[Benito Mussolini]] ad emblema ufficiale del [[fascismo]]. Esso intendeva rappresentare l'unità degli italiani (il fascio di verghe tenuto assieme), la libertà e l'autorità intesa come potere legale (in origine il [[fascio littorio]] era usato come insegna dai magistrati aventi [[Giurisdizione|iuris dictio]], ovvero aventi potere di presiedere i processi, giudicare i casi e emettere le [[sentenza|sentenze]]).
 
===La bandiera nazionale===
La [[bandiera]] nazionale della Repubblica Sociale Italiana fu ufficializza da tre atti pubblici:
 
{{quote|''"Il [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] ha poi deciso che dal [[1 dicembre]] [[1943|p.v.]] lo Stato nazionale repubblicano prenda il nome definitivo di "Repubblica Sociale Italiana". Ha inoltre stabilito che la bandiera della Repubblica Sociale Italiana è il [[tricolore]], col [[fascio]] repubblicano sulla punta dell'asta..."''|[http://it.wikisource.org/wiki/Verbali_del_Consiglio_dei_Ministri_della_Repubblica_Sociale_Italiana_settembre_1943_-_aprile_1945/24_novembre_1943 Verbale del IV [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] dello [[Repubblica Sociale Italiana|Stato Nazionale Repubblicano]] del [[24 novembre]] [[1943]]] pubblicati come: Anonimo, ''Verbali del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della Repubblica Sociale Italiana [[settembre]] [[1943]] - [[aprile]] [[1945]]'', [[Archivio di Stato]], [[Roma]] ([[2002]]) - Vol. I, pag. da 76 a 162.}}
 
{{quote|''"Schema di [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/25.htm decreto] col quale si stabilisce la foggia della bandiera della Repubblica Sociale Italiana e della bandiera di combattimento delle [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze Armate]]."''|[http://it.wikisource.org/wiki/Verbali_del_Consiglio_dei_Ministri_della_Repubblica_Sociale_Italiana_settembre_1943_-_aprile_1945/11_gennaio_1944 Verbale del VI [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della Repubblica Sociale Italiana dell'[[11 gennaio]] [[1944]]] pubblicati come: Anonimo, ''Verbali del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della Repubblica Sociale Italiana [[settembre]] [[1943]] - [[aprile]] [[1945]]'', [[Archivio di Stato]], [[Roma]] ([[2002]]) - Vol. I, pag. da 223 a 289.}}
 
{{quote|''"La bandiera della Repubblica Sociale Italiana è formata da un drappo di forma rettangolare interzato in palo di verde, di bianco e di rosso con il verde all'asta sormontata dal [[Fascio]] Repubblicano. Il drappo deve essere alto due terzi della sua lunghezza ed i tre colori vanno distribuiti nell'ordine anzidetto ed in parti uguali.''"|[http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/25.htm Articolo n° 1] del [[Decreto legislativo|Decreto Legislativo]] del [[Duce]] della Repubblica Sociale Italiana e [[Capo del governo|Capo del Governo]] n° [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/25.htm 141] del [[28 gennaio]] [[1944]] - XXII E.F. ''"Foggia della bandiera nazionale e della bandiera di combattimento delle Forze Armate"'', pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale]] d'Italia n° 107 del [[6 maggio]] [[1944]] - XXII E.F.}}
 
===La bandiera di combattimento===
Le [[bandiera|bandiere]] di combattimento delle [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze Armate]] della Repubblica Sociale Italiana furono ufficializze da tre atti pubblici:
 
{{quote|''"Il [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] ha poi deciso che dal [[1 dicembre]] [[1943|p.v.]] lo Stato nazionale repubblicano prenda il nome definitivo di "Repubblica Sociale Italiana".'' [omississ] ''la bandiera di combattimento per le [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze armate]] è il [[tricolore]] con frange e un fregio marginale di [[alloro]] e con ai quattro angoli il [[fascio]] repubblicano, una [[granata]], un'[[ancora]], un'aquila."''|[http://it.wikisource.org/wiki/Verbali_del_Consiglio_dei_Ministri_della_Repubblica_Sociale_Italiana_settembre_1943_-_aprile_1945/24_novembre_1943 Verbale del IV [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] dello [[Repubblica Sociale Italiana|Stato Nazionale Repubblicano]] del [[24 novembre]] [[1943]]] pubblicati come: Anonimo, ''Verbali del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della Repubblica Sociale Italiana [[settembre]] [[1943]] - [[aprile]] [[1945]]'', [[Archivio di Stato]], [[Roma]] ([[2002]]) - Vol. I, pag. da 76 a 162.}}
 
{{quote|''"Schema di [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/25.htm decreto] col quale si stabilisce la foggia della bandiera della Repubblica Sociale Italiana e della bandiera di combattimento delle [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze Armate]]."''|[http://it.wikisource.org/wiki/Verbali_del_Consiglio_dei_Ministri_della_Repubblica_Sociale_Italiana_settembre_1943_-_aprile_1945/11_gennaio_1944 Verbale del VI [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della Repubblica Sociale Italiana dell'[[11 gennaio]] [[1944]]] pubblicati come: Anonimo, ''Verbali del [[Governo della Repubblica Sociale Italiana|Consiglio dei Ministri]] della Repubblica Sociale Italiana [[settembre]] [[1943]] - [[aprile]] [[1945]]'', [[Archivio di Stato]], [[Roma]] ([[2002]]) - Vol. I, pag. da 223 a 289.}}
 
{{quote|''"La bandiera di combattimento delle [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze Armate]] è caricata di un'[[aquila]] in nero ad ali spiegate poggiata su un [[Fascio]] Repubblicano posto in senso orizzontale, il tutto come dalla tavola annessa al presente decreto. Il drappo deve essere alto un metro e lungo metri 1,50.''"|[http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/25.htm Articolo n° 2] del [[Decreto legislativo|Decreto Legislativo]] del [[Duce]] della Repubblica Sociale Italiana e [[Capo del governo|Capo del Governo]] n° [http://web.tiscali.it/RSI_ANALISI/25.htm 141] del [[28 gennaio]] [[1944]] - XXII E.F. ''"Foggia della bandiera nazionale e della bandiera di combattimento delle Forze Armate"'', pubblicato sulla [[Gazzetta Ufficiale]] d'Italia n° 107 del [[6 maggio]] [[1944]] - XXII E.F.}}
 
 
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Immagine:Flag of Italy.svg|Bandiera dello [[Repubblica Sociale Italiana|Stato Nazionale Repubblicano]]<br>([[23 settembre]] [[1943]] - [[30 novembre]] [[1943]])<br>[[Immagine:FIAV_defacto.png]] [[Immagine:FIAV_historical.png]] [[Immagine:FIAV_111111.svg|20px]]
Immagine:Flag of Italy.svg|Bandiera nazionale della Repubblica Sociale Italiana<br>([[1 dicembre]] [[1943]] - [[28 aprile]] [[1945]])<br>[[Immagine:FIAV_normal.png]] [[Immagine:FIAV_historical.png]] [[Immagine:FIAV_110110.svg|20px]]
Immagine:Bandiera di combattimento per le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana.jpg|Bandiera di combattimento per le [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze Armate]] della Repubblica Sociale Italiana<br>([[1 dicembre]] [[1943]] - [[5 maggio]] [[1944]])<br>[[Immagine:FIAV_normal.png]] [[Immagine:FIAV_historical.png]] [[Immagine:FIAV_001001.svg|20px]]
Immagine:Flag of RSI.svg|Bandiera di combattimento delle [[Repubblica Sociale Italiana#Le forze armate|Forze Armate]] della Repubblica Sociale Italiana<br>([[6 maggio]] [[1944]] - [[3 maggio]] [[1945]])<br>[[Immagine:FIAV_normal.png]] [[Immagine:FIAV_historical.png]] [[Immagine:FIAV_001001.svg|20px]]
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==La caduta==
{{Vedi anche|Caduta della Repubblica Sociale Italiana}}
La caduta della Repubblica Sociale Italiana ebbe tre tempi:
 
* il [[25 aprile]] [[1945]], con lo scioglimento dal giuramento per militari e civili, quale ultimo atto di governo di Mussolini;
* il [[28 aprile]] [[1945]], con la fucilazione di Mussolini e di gran parte del governo della R.S.I a [[Dongo]];
* il [[29 aprile]] [[1945]], con la [[Resa di Caserta]]. Una resa incondizionata, congiunta ai Comandi tedeschi e relativa al territorio italiano, che impose alle Forze Armate repubblicane la consegna delle armi, oltre il passaggio in prigionia a discrezione dei vincitori della «campagna d'Italia»'', anche se alcuni reparti in [[Venezia Giulia]] e [[Piemonte]] si arrenderanno solo ai primi di maggio del 1945.
 
Nel [[1944]] gli angloamericani erano riusciti a superare le linee di resistenza lungo la penisola e alla conquista del Nord Italia si frapponeva soltanto la [[linea Gotica]]. Quello che restava dello stato repubblicano istituito il [[28 settembre]] [[1943]] a [[Rocca delle Caminate]] di Meldola, trafitto da bombardamenti, guerriglie, razionamenti, requisizioni e sabotaggi, era sempre più in difficoltà.
 
Un ultimo tentativo di simbolica resistenza disperata fu progettato con il "[[Ridotto alpino repubblicano]]", ma la prospettiva di un inutile bagno di sangue fece desistere da tale progetto.
 
La fine politica della RSI avvenne la sera del [[25 aprile]] [[1945]] nella sede della Prefettura milanese. Determinanti furono la disfatta tedesca del [[21 aprile]] a [[Bologna]] e la decisione di Mussolini di non difendere [[Milano]], aggiunte al fallimento di accordi di resa tramite esponenti moderati del [[Partito Socialista]] o, in extremis, tramite l'Arcivescovo Schuster.
[[Immagine:Graziani Proxy German.jpg|thumbnail|Traduzione in tedesco della delega di Graziani a Wolff per una [[Resa di Caserta|resa]] delle Forze Armate della RSI identica a quella dei Comandi tedeschi in Italia.]]
Dopo aver trasferito i poteri governativi al Ministro della Giustizia e aver disimpegnato tutti dalla
fedeltà alla RSI, Mussolini partì per Como, disarmato e con intenti affidati al caso anche se pronto a quell'incontro, da tempo desiderato, con un emissario di Churchill.
 
Giustiziato il [[28 aprile]] a [[Giulino di Mezzegra]] ([[Como]]), l'indomani Mussolini sarà portato a Milano insieme ai fucilati sul Lungolago di [[Dongo]] e appeso a testa in giù alla pensilina di una stazione di servizio nei pressi del luogo nel quale il [[10 agosto]] [[1944]] era stata consumata la [[Strage di Piazzale Loreto]], che aveva visto la fucilazione da parte dei nazifascisti di 15 partigiani ed antifascisti lasciati esposti con ludibrio e per intimidazione per tutto il giorno a seguito di un attentato di dubbia origine a causa del quale avevano perso la vita alcuni cittadini innocenti e nessun tedesco.
 
Alle ore 14.00 dello stesso [[29 aprile]] [[1945]] le Forze Armate della RSI risultarono definitivamente sconfitte secondo le [[Convenzione dell'Aia (1907)|Convezioni dell'Aia]] e [[Convenzioni di Ginevra|di Ginevra]] perché, dopo un impegno firmato da Graziani per una resa militare alle stesse condizioni imposte ai tedeschi, in modo esplicito erano state incluse in un documento a validità internazionale, passato alla Storia come [[Resa di Caserta]].
 
Detto documento era attinente alla capitolazione del Comando tedesco del Sud Ovest e di quello delle SS und Polizei in Italia (per le retrovie) e fissava dopo tre giorni, alle ore 14.00 del [[2 maggio]], la cessazione delle ostilità sull'intero territorio di competenza.
 
Per la guerra dichiarata dall'Italia il [[10 giugno]] [[1940]] alla Francia e alla Gran Bretagna e l'[[11 dicembre]] [[1941]] agli Stati Uniti d'America era l'inizio della fase di armistizio, necessaria premessa per un [[Trattati di Parigi (1947)|Trattato di Pace]], che sarà firmato a Parigi il [[10 febbraio]] [[1947]].
 
[[Giampaolo Pansa]], ne [[Il sangue dei vinti]]<ref>Sperling & Kupfer Editore, Milano, 2006</ref>, stima in circa 20.000 il numero di persone (militari e civili) aventi un ruolo nella RSI assassinate dopo processi sommari per ritorsione dalle [[partigiani|forze partigiane]] nei mesi successivi al [[25 aprile]] [[1945]], a guerra ufficialmente conclusa.
 
=="Repubblicani" o "repubblichini"?==
 
Il termine "repubblichino" é utilizzato per indicare dirigenti, membri dell'esercito, sostenitori e seguaci della [[Repubblica Sociale Italiana]]. <br>
 
Tale termine é stato coniato il [[15 aprile]] [[1793]] da [[Vittorio Alfieri]] in una lettera a Mario Bianchi, per definire con intento spregiativo tutti i repubblicani fautori della [[rivoluzione francese]]:<ref>Nuova enciclopedia universale Rizzoli Larousse; Vol. XVI, pag 689.</ref>
 
{{q|''Che belle fughe che han fatto i nostri repubblichini dal 1° marzo fino al 26!''}}
 
Riesumato nel 1943 da [[Umberto Calosso]] in una trasmissione di [[radio Londra]], dopo la nascita della [[Repubblica Italiana]] l'uso del termine «repubblichino» si radicò ampiamente nella storiografia e nella pubblicistica del nostro Paese, anche per evitare confusione con «repubblicano» in riferimento alla nuova forma statuale dell'Italia post-bellica. Tale termine, per il senso spregiativo in genere attribuitogli, viene però da taluni considerato offensivo.
 
Gli aderenti alla Repubblica Sociale Italiana, proclamata dai fascisti a seguito di quella che essi ritenevano la fuga da Roma del [[Vittorio Emanuele III d'Italia|re Vittorio Emanuele III]] capo supremo delle Forze Armate Italiane<ref>Art. 5 dello [[Statuto Albertino]].</ref><ref><u>'''<big>Il proclama del Sovrano</big>'''</u><br>
Sua Maestà il Re e Imperatore ha rivolto agli italiani<br>
il seguente proclama:<br>
'''<big>Italiani,</big>'''<br>
Assumo da oggi il comando di tutte le Forze<br>
Armate. Nell’ora solenne che incombe sui destini<br>
della Patria ognuno riprenda il suo posto di do-<br>
vere, di fede e di combattimento: nessuna devia-<br>
zione deve essere tollerata, nessuna recriminazione<br>
può essere consentita.<br>
 
Ogni italiano s'inchini dinanzi alle gravi ferite<br>
che hanno lacerato il sacro suolo della Patria.<br>
 
L'Italia, per il valore delle sue Forze Armate,<br>
per la decisa volontà di tutti i cittadini, ritroverà<br>
nel rispetto delle istituzioni che ne hanno sempre<br>
confortata l'ascesa, la via della riscossa.<br>
 
'''<big>Italiani,</big>'''<br>
sono oggi più che mai indissolubilmente unito a voi<br>
dalla incrollabile fede nell'immortalità della Patria.<br>
Firmato: '''VITTORIO EMANUELE'''<br>
Controfirmato: '''BADOGLIO'''
 
<small>(Proclama di re [[Vittorio Emanuele III]] pubblicato sul Corriere della Sera del [[26 luglio]] [[1943]])</small></ref> e di suo figlio [[Umberto II]], utilizzavano, invece, l'aggettivo «repubblicano» (ad esempio nelle denominazioni ufficiali del nuovo partito fascista e dei corpi militari della RSI). <br>
Tuttavia, tale termine non era nuovo nell'ambito politico italiano: anche durante la guerra continuava ad essere utilizzato dal [[Partito Repubblicano Italiano]], un movimento antifascista di origine risorgimentale, all'epoca schierato a sinistra, che puntava ad abolire la monarchia sabauda instaurando in Italia una Repubblica democratica. <br>
 
Gli antifascisti, specie se di posizioni repubblicane (come i [[comunismo|comunisti]], i [[socialismo|socialisti]] e gli [[Partito d'Azione|azionisti]]), che nel frattempo avevano creato il [[Comitato di Liberazione Nazionale]] nel così detto Regno del Sud<ref>Com'è talvolta indicato il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] nel periodo compreso tra il [[10 settembre]] [[1943]] ed il [[4 giugno]] [[1944]] data della [[liberazione di Roma]].</ref>, si rifiutavano di chiamare «repubblicano» il regime politico instaurato al Nord, ritenendo il «governo di Salò» una mera entità collaborazionista con l'invasore nazista.
 
==Note==
{{<references|1}}/>
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
<!-- In ordine alfabetico per cognome dell'autore -->
* Nicola Cospito, Hans Werner Neulen; ''Salò-Berlino: l'alleanza difficile. La Repubblica Sociale Italiana nei documenti segreti del Terzo Reich''. Milano, Mursia, 1992, ISBN 9788842512851
* Riccardo Lazzeri, ''Economia e finanza nella Repubblica Sociale Italiana 1943-1945'', Milano, Terziaria, 1998. ISBN 88-86818-26-2
* Gianni Scipione Rossi, Serafino Mazzolini. ''Mussolini e il diplomatico. La vita e i diari di Serafino Mazzolini, un monarchico a Salò''. Rubbettino, 2005, ISBN 9788849812084
* Marino Viganò. ''Il ministero degli affari esteri e le relazioni internazionali della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945)''. Milano, Jaca Book, 1991, ISBN 9788816950818
 
== Voci correlate ==
* [[Fascismo]]
* [[Armistizio di Cassibile]] (3 settembre 1943)
* [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943]]
* [[Seconda guerra mondiale]]
* [[Stato fantoccio]]
* [[Regno del Sud]]
* [[Governo della Repubblica Sociale Italiana]]
* [[Partito Repubblicano Socialista Italiano]]
* [[Salò]]
* [[Controbanda]]
* [[Operazione Sunrise]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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* [http://digilander.libero.it/secondaguerra/armistizio2.html Testo del Lungo Armistizio]
 
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