Dante Alighieri e Mazerolles (Vienne): differenze tra le pagine

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{{Divisione amministrativa
{{Nota disambigua|altri personaggi con il nome Dante o Durante|[[Durante]]|Dante}}
|Nome = Mazerolles
{{Nota disambigua|enti o altro intitolati a Dante|[[Dante Alighieri (disambigua)]]}}
{{Bio|Nome ufficiale = Dante
|Panorama =
|Cognome = Alighieri
|SessoDidascalia = M
|Bandiera =
|LuogoNascita = Firenze
|Stemma =
|GiornoMeseNascita = tra il [[14 maggio]] ed il [[13 giugno]]
|AnnoNascitaVoce stemma = 1265
|Stato = FRA
|LuogoMorte = Ravenna
|Grado amministrativo = 5
|GiornoMeseMorte = 13 settembre
|Divisione amm grado 1 = Nuova Aquitania
|AnnoMorte = 1321
|Divisione amm grado 2 = Vienne
|Attività = poeta
|Divisione amm grado 3 = Montmorillon
|Epoca = 1200
|Divisione amm grado 4 = Lussac-les-Châteaux
|Attività2 = scrittore
|Amministratore locale =
|Attività3 = politico
|Partito =
|Nazionalità = italiano
|Data elezione =
|Immagine = Portrait de Dante.jpg
|Data istituzione =
|Didascalia = Dante Alighieri (ritratto di [[Sandro Botticelli]]).
|Latitudine decimale = 46.4
|Longitudine decimale = 0.683333
|Altitudine =
|Superficie = 21.12
|Abitanti = 820
|Note abitanti = [http://www.insee.fr/fr/ppp/bases-de-donnees/recensement/populations-legales/commune.asp?annee=2009&depcom=86153 INSEE popolazione legale totale 2009]
|Aggiornamento abitanti = 2009
|Divisioni confinanti =
|Prefisso =
|Codice catastale =
|Targa =
|Nome abitanti =
|Patrono =
|Festivo =
|Mappa =
|Didascalia mappa =
|Sito =
}}
Considerato il "padre" della lingua italiana, è l'autore della celebre [[Divina Commedia|Commedia]].
 
'''Mazerolles''' è un [[comuni della Francia|comune francese]] di 820 abitanti situato nel dipartimento della [[Vienne (dipartimento)|Vienne]] nella regione della [[Nuova Aquitania]].
Il suo nome, secondo la testimonianza di [[Jacopo Alighieri]], era un [[ipocorismo]] di "[[Durante]]";<ref>«Durante, olim vocatus Dante»</ref> nei documenti, era seguito dal [[patronimico]] "Alagherii" o il [[gentilizio]] "de Alagheriis", mentre la variante "Alighieri" si afferma con l'avvento di [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], che fu uno dei maggiori [[esegesi|commentatori]] [[XIV secolo|trecenteschi]] dell'opera di '''Dante'''.
 
== Biografia Società==
===Evoluzione demografica===
 
{{Demografia/Mazerolles (Vienne)}}
La data di nascita di Dante è sconosciuta, anche se viene in genere indicata attorno al [[1265]], da alcune allusioni [[autobiografia|autobiografiche]] fatte nella [[Vita Nuova|Vita Nova]], nell'[[Inferno]] (che comincia ''Nel mezzo del cammin di nostra vita'': poiché in altre sue opere, seguendo una tradizione ben nota, la metà della vita dell'uomo viene considerata di 35 anni, e svolgendosi il viaggio immaginario nel 1300, si risalirebbe al 1265). Alcuni versi del [[Paradiso]] ci dicono poi che egli nacque sotto il [[zodiaco|segno]] dei [[Gemelli (astrologia)|Gemelli]], quindi in un periodo compreso fra il [[21 maggio]] e il [[21 giugno]] (secondo alcuni il 29 maggio 1265). [[Immagine:Dante alighieri, Palazzo dei Giudici.jpg|thumb|200px|Il più antico ritratto documentato di Dante Alighieri conosciuto, [[Palazzo dell'Arte dei Giudici e Notai]], [[Firenze]]]]
 
{{quote|[[L'aiuola che ci fa tanto feroci]],<br />volgendom' io con li etterni Gemelli,<br />tutta m'apparve dà colli a le foci;<br />poscia rivolsi li occhi a li occhi belli.|''[[Paradiso - Canto ventiduesimo|Paradiso, Canto XXII, 151-154]]''}}
 
Nacque comunque nell'importante famiglia fiorentina degli [[Alighieri]], legata alla corrente dei [[Guelfi e Ghibellini|Guelfi]], un'alleanza politica coinvolta in una complessa opposizione ai [[Guelfi e Ghibellini|Ghibellini]]; gli stessi Guelfi si divisero poi in [[Cerchi e Donati|"Guelfi bianchi" e "Guelfi neri"]].
 
Dante credeva che la sua famiglia discendesse dagli [[Impero Romano|antichi Romani]] ([[Inferno - Canto quindicesimo|Inferno Canto XV]], 76), ma il parente più lontano di cui egli fa nome è il trisavolo [[Cacciaguida degli Elisei]] ([[Paradiso - Canto quindicesimo|Paradiso Canto XV]], 135), vissuto intorno al [[1100]].
 
Suo padre, Aleghiero o [[Alaghiero di Bellincione]], era un Guelfo, ma non patì vendette dopo che i [[Ghibellini]] vinsero la [[battaglia di Montaperti]]. Questo perché la sua famiglia non godeva di una particolare popolarità da considerarsi una minaccia.
[[Immagine:Dante Luca.jpg|thumb|left|200px|Dante in un [[affresco]] di [[Luca Signorelli]]]]
La madre di Dante era [[Donna Bella degli Abati]]; "Bella" corrisponde a Gabriella, ma significa anche "bella d'aspetto" mentre [[Abati]] era il nome di un'importante famiglia. Ella morì quando Dante aveva 5 o 6 anni ed Alighiero presto si risposò con [[Lapa di Chiarissimo Cialuffi]]. (È incerto se realmente l'abbia sposata, poiché i vedovi avevano limitazioni sociali in materia). La donna mise al mondo due bambini: il fratello di Dante, [[Francesco Alighieri|Francesco]] e sua sorella [[Gaetana Alighieri|Tana (Gaetana)]].
 
Quando Dante aveva 12 anni, nel [[1277]], fu concordato il suo [[matrimonio]] con [[Gemma Donati|Gemma]], figlia di Messer [[Manetto Donati]], che successivamente sposò all'età di 20 anni. Contrarre matrimoni in età così precoce era abbastanza comune ed era una cerimonia importante, che richiedeva atti formali sottoscritti davanti ad un notaio. La famiglia a cui essa apparteneva (i [[Donati]]) era una delle più importanti nella Firenze tardo-medievale, che in seguito divenne il punto di riferimento per lo schieramento politico opposto a quello del poeta, i [[guelfi neri]]. Politicamente Dante apparteneva alla fazione dei [[guelfi bianchi]], che pur trovandosi nella [[lotta per le investiture]] schierati col Papa, erano contrari ad un eccessivo aumento del potere temporale papale; Dante in particolare nel [[De Monarchia]] auspicava l'indipendenza del potere imperiale dal Papa, pur riconoscendogli una superiore autorità morale.
 
Dante da Gemma ebbe tre figli: [[Jacopo Alighieri|Jacopo]], [[Pietro Alighieri|Pietro]] e Antonia; ma molti bambini finsero di essere suoi figli naturali. Un quarto figlio, Giovanni, è documentato una volta soltanto. Antonia divenne monaca con il nome di Sorella Beatrice sembra nel Convento delle [[Olivetane]] a Ravenna. Si dice fosse figlio suo anche un certo Iohannes filius Dantis Aligherii de Florentia, che compare come testimone in un atto del 21 ottobre del 1308 a [[Lucca]].
 
A Firenze ebbe una carriera politica di discreta importanza: dopo l'entrata in vigore dei regolamenti di [[Giano della Bella]] ([[1295]]), che escludevano l'antica nobiltà dalla politica, permettendo ai ceti intermedi di ottenere ruoli nella [[Repubblica fiorentina|Repubblica]], purché iscritti a un'[[Corporazioni delle arti e mestieri (Firenze)|Arte]], egli si immatricolò all'[[Arte dei Medici e Speziali]].
 
L'esatta serie dei suoi incarichi politici non è conosciuta, perché i verbali delle assemblee sono andati perduti, comunque attraverso altre fonti si è potuta ricostruire buona parte della sua attività: fu nel Consiglio del popolo dal novembre [[1295]] all'aprile [[1296]]; fu nel gruppo dei "Savi", che nel dicembre [[1296]] rinnovarono le norme per l'elezione dei Priori, cioè dei massimi rappresentanti di ciascuna Arte; dal maggio al settembre del [[1296]] fece parte del [[Consiglio dei Cento]]. Fu inviato talvolta come ambasciatore, come nel maggio del [[1300]] a [[San Gimignano]]. Lo stesso anno fu priore dal 15 giugno al 15 agosto.
 
Nonostante l'appartenenza al partito guelfo, egli cercò sempre di osteggiare le ingerenze del suo acerrimo nemico [[papa Bonifacio VIII]]. Con l'arrivo del [[cardinale]] [[Matteo d'Acquasparta]], inviato come paciere, almeno nominale (in realtà spedito dal papa per ridimensionare la potenza della parte dei guelfi bianchi, in quel periodo in piena ascesa sui neri), Dante cercò, con successo, di ostacolare il suo operato ed era in carica durante il difficile momento quando il cardinale mosse un esercito da [[Lucca]] contro Firenze, venendo però bloccato ai confini dello stato fiorentino.
[[Immagine:Dante Doré.jpg|thumb|left|200px|Dante in un ritratto di [[Gustave Doré]]]]
Quale membro del [[Consiglio dei Cento]], fu tra i promotori del discusso provvedimento che spedì ai due estremi della Toscana, i capi e le "teste calde" delle due fazioni. Questo non solo fu una disposizione inutile (presto essi tornarono alla spicciolata), ma fece rischiare un colpo di stato da parte dei Neri che stavano per approfittarsi della situazione quando i Bianchi erano senza leader, ritardando oltre misura l'inizio del loro esilio. Inoltre il provvedimento attirò sui responsabili, compreso Dante, sia l'odio della parte nemica, che la diffidenza degli "amici", e da lui stesso fu definito come l'inizio della sua rovina.
 
Con l'invio di [[Carlo di Valois]] a Firenze, mandato dal papa come teorico "paciere" (ma conquistatore di fatto), la Repubblica spedì a Roma un'ambasceria con Dante stesso, accompagnato da [[Maso Minerbetti]] e il [[Corazza da Signa]].
 
Dante si trovava quindi a Roma, trattenuto oltre misura proprio da Bonifacio, quando [[Carlo di Valois]], al primo pretesto, mise a ferro e fuoco Firenze con un colpo di mano. Il [[9 novembre]] [[1301]], [[Cante Gabrielli]] da [[Gubbio]] fu nominato [[Podestà]] di [[Firenze]], dando inizio ad una politica di sistematica persecuzione degli elementi ostili al [[Papa]], che si risolse nell'uccisione o nell'esilio di tutti i guelfi Bianchi. Con due condanne successive, quella del [[27 gennaio]] e quella del [[10 marzo]] [[1302]], il poeta fu condannato da [[Cante Gabrielli]], in contumacia, al rogo ed alla distruzione delle case. Dante fu raggiunto dal provvedimento di esilio a Roma e non rivide mai più Firenze.
 
Durante l'esilio, Dante fu ospite di varie corti e famiglie dell'Italia centro-settentrionale, fra cui i ghibellini [[Ordelaffi]], signori di [[Forlì]], dove probabilmente si trovava quando [[Enrico VII]] entrò in Italia. Qui è possibile che abbia conosciuto le opere del famoso pensatore ebreo [[Hillel ben Samuel da Verona]], che era da poco morto, dopo aver trascorso a Forlì gli ultimi anni della sua vita.
 
In particolare, falliti i tentati colpi di mano del [[1302]], in qualità di capitano dell'esercito degli esuli, organizzò, insieme a [[Scarpetta degli Ordelaffi]], capo del partito ghibellino e signore di [[Forlì]], un nuovo tentativo di rientrare in Firenze. L'impresa, però, fu sfortunata: il podestà di [[Firenze]], un altro forlivese (nemico degli [[Ordelaffi]]), [[Fulcieri da Calboli]], riuscì ad avere la meglio nella battaglia di Castel Puliciano.
 
Dopo ciò, Dante, deluso, anche se tornò a [[Forlì]] ancora nel [[1310]]-[[1311]] e nel [[1316]] (data incerta, quest'ultima), decise di fare "parte per se stesso" e di non contare più sull'appoggio dei ghibellini per rientrare nella sua città.
 
Morì il [[14 settembre]] del [[1321]] a [[Ravenna]], città nella quale aveva trovato rifugio presso la corte del signore [[Guido Novello]] da [[Polenta]] quando, passando dalle paludose Valli di Comacchio prese la malaria, di ritorno da un'ambasceria a [[Venezia]], allora in attrito con Ravenna ed in alleanza con [[Forlì]]: gli storici pensano che sia stato scelto Dante per quella missione, in quanto amico degli [[Ordelaffi]], signori di [[Forlì]], e quindi in grado di trovare meglio una via per comporre le divergenze. I funerali, in pompa magna, vennero officiati nella [[chiesa di San Francesco]] a [[Ravenna]]. Le sue ossa riposano oggi nella cappella fatta appositamente edificare, sotto un piccolo altare che porta l'[[epigrafe]] in versi latini dettati da [[Bernardo da Canaccio]] nel [[1366]] :
 
{{quote|I diritti della [[monarchia]], i cieli e le acque di [[Flegetonte]] (gli [[inferi]]), visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò [[Firenze]], madre di poco amore.|Epigrafe|IVRA MONARCHIE SVPEROS PHLAEGETONTA LACVSQVE LUSTRANDO CECINI FATA VOLVERVNT QVOVSQVE SED QVIA PARS CESSIT MELIORIBVS HOSPITA CASTRIS ACTOREMQVE SVVM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAVDOR DANTES PATRIS EXTORRIS ABORIS QVIA GENVIT PARVI FLORENTIA MATRIS AMORIS.|lingua=la}}
 
[[Immagine:TombaDante.jpg|thumb|right|La tomba di Dante a Ravenna]]
 
===Gli studi===
Poco si sa circa gli studi di Dante. La cultura dantesca, formatasi in un contesto educativo totalmente diverso da quello attuale, è ricostruibile, in assenza di dati documentari affidabili, innanzitutto a partire dalle opere. Si ottiene così l'immagine di un attento studioso di teologia, filosofia, fisica, astronomia, grammatica e retorica: in breve, di tutte le discipline del [[Trivium]] e del [[Quadrivium]] previste dalle scuole e dalle ''Universitates'' medievali. È tuttavia probabile che abbia frequentato gli ''studia'' religiosi e laici di cui si ha notizia a Firenze. Alcuni ritengono che Dante abbia studiato presso l'[[Università di Bologna]], ma non vi sono prove. In un verso della Divina Commedia (Par., X, 133-138) ''Che, leggendo nel vico de li Strami, silogizzò invidïosi veri'', Dante allude a ''Rue Fouarre'', dove si svolgevano le lezioni della ''[[Sorbona]]''; questo ha fatto pensare a qualche commentatore, in modo puramente congetturale, che Dante possa essersi realmente recato a Parigi. Ovviamente, la cultura ufficiale delle Università era essenzialmente in lingua latina. Di conseguenza, la cultura letteraria di Dante è basata principalmente sugli autori latini; in particolare Virgilio, che ebbe un'influenza determinante sulle opere dantesche. Dante, tuttavia, conobbe certamente un buon numero di poeti volgari, sia italiani che [[provenzali|provenzale]]. Nelle sue opere è evidente il legame con la poesia toscana di [[Guittone d'Arezzo]] e di [[Bonagiunta Orbicciani]] (cfr. [[Purgatorio - Canto ventiquattresimo|Purgatorio, Canto XXIV, 52-62]])di [[Guido Guinizelli]] e della [[Scuola siciliana|Scuola poetica siciliana]], una corrente letteraria attiva alla corte di [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico II]] che si esprimeva in [[lingua volgare|volgare]], la quale proprio allora stava cominciando ad essere conosciuta in Toscana e che aveva in [[Giacomo da Lentini]] (il famoso "Notaro" di cui alla citazione precedente) il suo maggior esponente. La conoscenza del provenzale da parte di Dante è ricostruibile sia dalle citazioni contenute nel [[De vulgari eloquentia]], sia dai versi provenzali inserti nel [[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]] ([[Purgatorio - Canto ventiseiesimo|XXVI]], 140-147).
 
Alla scelta di Dante di utilizzare la lingua volgare per scrivere alcune sue opere, possono avere influito notevolmente le opere di [[Andrea da Grosseto]], letterato del [[XIII secolo|Duecento]] che utilizzava la [[lingua volgare]] da lui parlata, il [[dialetto grossetano]] dell'epoca, per la traduzione di opere prosaiche in [[lingua latina|latino]], come i trattati di [[Albertano da Brescia]].
 
Grazie ai suoi interessi, Dante scoprì i menestrelli ed i poeti provenzali e la cultura latina, professando una devozione particolare per [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]:
{{quote|Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;<br/>tu se' solo colui da cu' io tolsi<br/>lo bello stilo che m'ha fatto onore|[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] [[Inferno - Canto primo|I]], 85-87}}
 
Dovrebbe essere sottolineato che durante il [[Medioevo]] le rovine dell'[[Impero romano]] decaddero definitivamente, lasciando dozzine di piccoli stati, così la [[Sicilia]] era tanto lontana (culturalmente e politicamente) dalla [[Toscana]] quanto lo era la [[Provenza]]: le regioni non condividevano una lingua, una cultura, o collegamenti facili.
È possibile supporre che Dante fosse per il suo periodo un intellettuale aggiornato, acuto e con interessi, come si direbbe oggi, internazionali.
 
=== Lo "Stilnovo" e Beatrice ===
{{Stilnovo}}
A 18 anni egli incontrò [[Lapo Gianni]], [[Cino da Pistoia]] e subito dopo [[Brunetto Latini]]; insieme essi divennero i capiscuola del [[Dolce Stil Novo]]. [[Brunetto Latini]] successivamente fu ricordato nella [[Divina Commedia]] ([[Inferno]], XV, 82), per quello che aveva insegnato a Dante: non come un semplice maestro, ma uno dei più grandi luminari che segnò profondamente la sua carriera letteraria e [[filosofia|filosofica]]: maestro di [[retorica]], abile compilatore di [[enciclopedia|trattati enciclopedici]], dovette iniziarlo alla letteratura cortese [[lingua provenzale|provenzale]] e [[lingua francese|francese]], scrivendo il ''[[Tresor]]'' proprio in [[Francia]]. Brunetto mette in evidenza il rapporto tra gli studi di grammatica (latino) e di [[retorica]] e la [[amor cortese|filosofia amorosa cortese]], gettando le basi degli interessi speculativi del futuro Dante.
 
Altri studi sono segnalati, o sono dedotti dalla ''[[Vita Nuova]]'' o dalla ''[[Divina Commedia]]'', per ciò che riguarda la [[pittura]] e la [[musica]]. Quando aveva 9 anni incontrò [[Beatrice Portinari]], la figlia di [[Folco Portinari]]. Si è detto che Dante la vide soltanto una volta e mai le parlò (ma altre versioni sono da ritenersi ugualmente valide). Più interessante è però, al di là degli scarni dati biografici che ci sono rimasti, è la Beatrice divinizzata, e dunque sublimata della ''Vita Nuova'': l'angelo che opera la conversione spirituale di Dante sulla terra, lo studio psicologico che compie il poeta sul proprio innamoramento. L'[[introspezione]] [[psicologia|psicologica]], l'[[autobiografia|autobiografismo]], ignoto al Medioevo, guardano già al [[Petrarca]] e più lontano ancora, al [[Rinascimento]]. Il nome [[Beatrice]], assumerà soprattutto nella ''[[Divina Commedia]]'' la sua reale importanza, in quanto, etimologicamente parlando significa "Portatrice di Beatitudine", tanto che solo questa figura potrà condurre Dante lungo il percorso del ''[[Paradiso]]''.
 
È difficile riuscire a capire in cosa sia consistito questo [[amore]], ma qualcosa di estremamente importante stava accadendo per la cultura italiana: è nel nome di questo amore che Dante ha dato la sua impronta al [[Dolce stil novo]] e condurrà i poeti e gli scrittori a scoprire i temi dell'amore, in un modo mai così enfatizzato prima.
 
L'amore per Beatrice (come in modo differente [[Francesco Petrarca]] mostrerà per la sua [[Laura (Petrarca)|Laura]]) sarà il punto di partenza per la formulazione della sua concezione del dolce stil novo, nuova concezione dell'amor cortese sublimata dalla sua intensa sensibilità religiosa (il culto [[Maria (madre di Gesù)|mariano]] con le [[lauda|laudi]] arrivato a Dante attraverso le correnti pauperistiche del Duecento, dai [[Ordine francescano|Francescani]] in poi), per poi approdare alla filosofia dopo la morte dell'amata, che segna simbolicamente il distacco dalla tematica amorosa e l'ascesa del Sommo Poeta verso la sapienza, luce abbacinante e impenetrabile che avvolge Dio nel ''[[Paradiso]]'' della ''[[Divina Commedia]]''.
 
=== Filosofia e politica ===
[[Immagine:2 euro Italy.jpg|thumb|xxx px|Moneta da due euro italiana]]
Quando Beatrice morì nel [[1290]], Dante cercò di trovare un rifugio nella [[letteratura latina]]. Dal ''[[Convivio]]'' sappiamo che aveva letto il ''[[De consolatione philosophiae]]'' di [[Anicio Manlio Torquato Severino Boezio|Boezio]] e il ''[[De amicitia]]'' di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]. Egli allora si dedicò agli [[filosofia|studi filosofici]] presso le scuole religiose come quella Domenicana in [[Santa Maria Novella]]. Prese parte alle dispute che i due principali ordini religiosi ([[Ordine francescano|Francescani]] e [[Ordine dei Frati Predicatori|Domenicani]]) pubblicamente o indirettamente tennero in [[Firenze]], gli uni spiegando la dottrina dei mistici e di [[San Bonaventura da Bagnoregio|San Bonvenutura]], gli altri presentando le teorie di [[Tommaso d'Aquino|San Tommaso d'Aquino]]. La sua "eccessiva" passione per la filosofia gli sarebbe stata successivamente rimproverata da [[Beatrice Portinari|Beatrice]] nel ''[[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]]''.
 
Dante fu anche soldato, e l'[[11 giugno]] [[1289]] combatté nella [[battaglia di Campaldino]] che vide contrapposti i cavalieri fiorentini ad [[Arezzo]]; successivamente, nel [[1294]], avrebbe fatto parte della delegazione di cavalieri che scortò [[Carlo Martello d'Angiò]] (figlio di [[Carlo II d'Angiò]]) quando questi si trovava a [[Firenze]]. Dante stesso cita [[Carlo Martello d'Angiò]] nella ''[[Divina Commedia]]'' (''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]'', Ct. VIII, 31 e Ct. IX, 1)
 
== Opere ==
 
=== ''Vita Nova'' ===
{{vedi anche|Vita Nuova}}
La ''Vita nuova'', che può essere considerata il racconto di una vicenda [[autobiografia|autobiografica]] resa come ''exemplum'', narra la vita spirituale di Dante ed è strutturata in quarantadue capitoli in [[prosa]] collegati in una storia omogenea che spiega una serie di [[poesia|poesie]] composte in tempi differenti.
 
L'opera è consacrata all'[[amore]] per Beatrice e fu composta probabilmente tra il [[1293]] e il [[1295]]. La composizione delle [[Rima|rime]] si può far risalire, secondo la [[cronologia]] che Dante fornisce, tra il [[1283]] come risulta dal [[sonetto]] ''A ciascun alma presa'' e dopo il giugno del [[1291]], anniversario della [[morte]] di Beatrice. Per stabilire con una certa sicurezza la data della composizione del [[libro]] nel suo insieme organico, ultimamente la [[Critica letteraria|critica]] è propensa ad avvalersi del [[1300]], data non superabile, che corrisponde alla morte del destinatario [[Guido Cavalcanti]]: "Questo mio primo amico a cui io ciò scrivo" (Vita Nuova, XXX).
 
Quest'opera ha avuto una particolare fortuna negli Stati Uniti, dove fu tradotta dal grande filosofo e letterato [[Ralph Waldo Emerson]].
 
=== ''Rime'' ===
{{Vedi anche|Le Rime}}
La prima esperienza di Dante si deve far risalire alle ''Rime'', una cinquantina di componimenti di attribuzione certa, oltre a quelli contenuti nella "Vita Nuova" e nel "Convivio", che non possiedono una struttura organica e che pertanto non possono essere accolte sotto il nome di Canzoniere. Le rime, che accompagnano la maturazione e la produzione del poeta fino a quando egli si dedicò completamente alla Commedia, furono ordinate a posteriori dagli studiosi secondo un criterio cronologico che si rifà a diversi nuclei tematici.
 
=== La ''Commedia'' ===
{{Vedi anche|Divina Commedia}}
La ''Comedìa'' &mdash; titolo originale dell'opera &mdash; è il capolavoro del poeta fiorentino ed è considerata la più importante testimonianza letteraria della civiltà medievale nonché una delle più grandi opere della letteratura universale. Viene definita "comedia" in quanto scritto in stile "comico" ovvero non aulico. Un'altra interpretazione si fonda sul fatto che il poema inizia da situazioni piene di dolore e paura e finisce con la pace e la sublimità della visione di Dio.
Dante iniziò a lavorare all'opera intorno al [[1300]] (anno [[giubileo|giubilare]], tanto che egli data al [[7 aprile]] di quell'anno il suo viaggio nella ''selva oscura'') e la continuò nel resto della vita, pubblicando le cantiche man mano che le completava. Si hanno notizie di copie manoscritte dell'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] intorno al [[1313]], mentre il [[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]] fu pubblicato nei due anni successivi. Il [[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]], iniziato forse nel [[1316]], fu pubblicato man mano che si completavano i canti negli ultimi anni di vita del poeta.
 
Il poema è diviso in tre libri o ''[[cantica|cantiche]]'', ciascuno formato da 33 [[canto (metrica)|canti]] (tranne l'Inferno che ne presenta 34, poiché il primo funge da [[proemio]] all'intero poema); ogni canto si compone di terzine di endecasillabi. La Commedia tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, ben lontana dalla pedante poesia didattica medievale, ma intrisa di una spiritualità cristiana nuova che si mescola alla passione politica e agli interessi letterari del poeta. Si narra di un viaggio immaginario nei tre regni dell'aldilà, nei quali si proiettano il bene e il male del mondo terreno, compiuto dal poeta stesso, quale "simbolo" dell'umanità, sotto la guida della [[ragione]] e della [[fede]]. Il percorso tortuoso e arduo di Dante, il cui linguaggio diventa sempre più complesso quanto più egli sale verso il Paradiso, rappresenta, sotto metafora, anche il difficile processo di maturazione linguistica del volgare illustre, che si emancipa dai confini angusti entro i quali lo aveva rinchiuso il pregiudizio scolastico medievale. Dante è accompagnato sia nell'inferno che nel purgatorio dal suo maestro Virgilio; in paradiso da Beatrice e da [[San Bernardo]].
 
=== ''Convivio'' ===
[[Immagine:Dante Alighieri uffizi.jpg|right|thumb|170px|Statua di Dante, sita agli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]]]]
{{vedi anche|Convivio}}
 
''Convivio'' (1304-1307), dal latino ''[[Convivium]]'', ovvero banchetto di sapienza. È la prima delle opere di Dante scritta subito dopo il forzato allontanamento di Firenze. È un [[prosimetro]] che si presenta come un'enciclopedia dei saperi più importanti per coloro che vogliano dedicarsi all'attività pubblica e civile senza aver compiuto gli studi superiori. È scritta in volgare per essere appunto capita da chi non ha avuto la possibilità in precedenza di conoscere la scienza. L'[[incipit]] del ''Convivio'' fa capire chiaramente che l'autore è un grande conoscitore e seguace di [[Aristotele]]; questi, infatti, viene citato con il termine "Lo Filosofo". L'incipit in questo caso spiega a chi è rivolta quest'opera e a chi non è rivolta. Coloro che non hanno potuto conoscere la scienza sono stati impediti da due tipi di ragioni:
 
*Interne: Malformazioni fisiche, vizi e malizia
*Esterne: Cura familiare, civile e difetto di luogo di nascita
 
Dante ritiene beati i pochi che possono partecipare alla mensa della scienza, dove si mangia il "pane degli angeli", e miseri coloro che si accontentano di mangiare il cibo delle pecore. Dante non siede alla mensa, ma è fuggito da coloro che mangiano il pastume e ha raccolto quello che cade dalla mensa degli eletti per crearne un altro banchetto. A questo convivio saranno invitati solo coloro che sono stati impediti da ragioni esterne, perché gli altri non avrebbero la capacità di capire. L'autore allestirà un banchetto e servirà una vivanda (i componimenti in versi) accompagnata dal pane (la prosa) necessario per assimilarne l'essenza. Saranno invitati a sedersi solo coloro che erano stati impediti da cura familiare e civile, mentre i pigri sarebbero stati ai loro piedi per raccogliere le briciole.
 
====Lo stile del ''Convivio''====
 
Dante nel ''Convivio'' pronuncia la prima difesa del volgare, ritenuto superiore al latino quanto a bellezza e nobiltà.
La prosa del ''Convivio'' raggiunge una solidità sintattica, un equilibrio compositivo ed una chiarezza espositiva non inferiori a quelle tramandate dal latino. Dunque Dante fonda la prosa filosofica in volgare in cui frequenti sono gli usi di metafore e similitudini, attraverso cui l'autore conferisce concretezza ed evidenza alle proprie rappresentazioni, anche a quelle più squisitamente teoriche. I tre temi fondamentali del ''Convivio'' dunque sono la difesa del volgare, l'esaltazione della filosofia, la discussione intorno all'essenza della nobiltà, cui si riconnette la proposta della monarchia universale rappresentata dall'impero e dalla tradizione romana.
 
==== L’epistola a Cangrande ====
 
Strettamente collegata al ''Convivio'' è anche l’epistola a Cangrande della Scala, che dovrebbe risalire agli anni tra il [[1315]] e [[1317]]. L’epistola contiene la dedica del Paradiso al signore di Verona, che era stato molto generoso col poeta.
Quest'opera è ancora più importante poiché contiene le indicazioni per leggere il poema: il soggetto (la condizione delle anime dopo la morte), la pluralità dei sensi, il titolo (che deriva dal fatto che inizia in modo aspro e triste e si conclude con il lieto fine), la finalità dell’opera che non è solo speculativa, ma pratica poiché mira a rimuovere i viventi dallo stato di miseria per portarli alla felicità.
 
=== ''De vulgari eloquentia'' ===
[[Immagine:Dante Alighieri Santa Croce.jpg|thumb|180px|Monumento a Dante in [[Piazza Santa Croce]] a Firenze (1865)]]
{{vedi anche|De vulgari eloquentia}}
 
Contemporaneo al ''Convivio'' il ''De vulgari eloquentia'' è un [[trattato (opera)|trattato]] di [[linguistica]] in [[lingua latina]] scritto da Dante Alighieri tra il [[1303]] e il [[1304]]. Composto da un primo libro intero e da 14 capitoli del secondo libro, era inizialmente destinato a comprendere quattro libri.
 
Pur affrontando il tema della [[lingua volgare]], fu scritto in latino perché gli interlocutori a cui Dante si rivolse appartenevano all'élite culturale del tempo, che forte della tradizione della letteratura classica riteneva il latino senz'altro superiore a qualsiasi volgare, ma anche per conferire alla lingua volgare una maggior dignità: il latino era infatti usato soltanto per scrivere di legge, religione e trattati internazionali, cioè argomenti della massima importanza.
Dante si lanciò in una appassionata difesa del volgare, dicendo che meritava di diventare una lingua illustre in grado di competere se non uguagliare la lingua di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], sostenendo però che per diventare una lingua in grado di trattare argomenti importanti il volgare doveva essere:
* illustre (in quanto luminoso e quindi capace di dare lustro a chi ne fa uso nello scritto),
* cardinale (tale che intorno ad esso ruotassero come una porta intorno al cardine, i volgari regionali),
* aulico (reso nobile dal suo uso dotto, tale da esser parlata nella reggia),
* curiale (come linguaggio delle corti italiane, e da essere adoperata negli atti politici di un sovrano).
Con tali termini intendeva l'assoluta dignità del volgare anche come lingua letteraria, non più come lingua esclusivamente popolare. Dopo avere ammesso la grande dignità del [[Scuola siciliana|siciliano illustre]], la prima lingua letteraria assunta a dignità nazionale, passa in rassegna tutti gli altri volgari italiani trovando nell'uno alcune, nell'altro altre delle qualità che sommate dovrebbero costituire la lingua italiana. Dante vede nell'italiano la ''panthera redolens'' dei bestiari medievali, animale che attrae la sua preda (qui lo scrittore) con il suo irresistibile profumo, che Dante sente in tutti i volgari regionali, e in particolare nel siciliano, senza però riuscire mai a vederla materializzarsi: manca in effetti ancora una lingua italiana utilizzabile in tutti i suoi registri, da tutti gli strati della popolazione italiana. Per farla riapparire era dunque necessario attingere alle opere dei migliori scrittori italiani, ma molti di quei libri attendevano ancora di essere scritti, e in questo senso il trattato di Dante è un appello ai dotti lettori alla cui penna chiedeva disperatamente aiuto.
 
=== De Monarchia ===
{{vedi anche|De Monarchia}}
[[Immagine:DanteFresco.jpg|thumb|200px|Dante, ritratto di [[Andrea del Castagno]]]]
[[Immagine:Dante tomb.jpg|thumb|right|200px|[[Cenotafio]] di Dante nella [[Basilica di Santa Croce]] a Firenze (scultura di [[Pietro Lombardo (scultore)|Pietro Lombardo]])]]
 
L'opera è divisa in tre libri. Nel primo Dante afferma la necessità di un Impero universale e autonomo, e riconosce questo impero come unica forma di governo capace di garantire unità e pace. Nel secondo riconosce la legittimità del diritto dall'impero da parte dei Romani. Nel terzo libro Dante dimostra che l'autorità del monarca è una volontà divina, e quindi dipende da Dio. Non è soggetta all'autorità del pontefice.<br>
La posizione dantesca è per più aspetti originale. Essa è in contrasto tanto con i sostenitori della concezione teocratica,quanto con i sostenitori dell'autonomia politica e religiosa dei sovrani nazionali rispetto all'imperatore e al papa.
 
== Dante nella cultura moderna ==
*L'attore statunitense [[Johnny Depp]] ha annunciato che intende dirigere un film dedicato a Dante e alla ''[[Divina Commedia]]'', titolato ''The Head of Dante''. <ref>http://spettacolo.alice.it/gallery/johnny_depp_dante.html</ref>.
*Nel [[2008]] due [[consiglio comunale|consiglieri comunali]] fiorentini, appartenenti al [[Popolo della Libertà]], hanno presentato una proposta per riabilitare definitivamente il poeta, con la revoca dell'atto che lo esiliò nel [[XIV secolo]] e la consegna del [[fiorino d'oro]] ai discendenti, con tanto di cerimonia solenne a [[Palazzo Vecchio]]. La proposta ha suscitato polemiche e proteste, spaccando il Consiglio, che alla fine ha approvato la revoca con un solo voto di scarto. Gli eredi, hanno perciò deciso di rifiutare il fiorino d'oro. <ref>http://www.corriere.it/cultura/08_luglio_28/dante_riabilitato_sinistra_9f744482-5cbc-11dd-88a9-00144f02aabc.shtml</ref>
*La ''Divina Commedia'' è tornata popolarmente alla ribalta, grazie alle pubbliche letture di [[Roberto Benigni]], da sempre grande estimatore di Dante. Per queste letture, Benigni è stato anche candidato al [[Premio Nobel per la Letteratura]].
*La figura di Dante è stata spesso impiegata per campagne pubblicitarie; la famiglia ha però protestato per la "banalità sconcertante" di alcuni spot (in particolare, nel mirino dei discendenti, vi era uno spezzato che mostra Dante scrivere la Divina Commedia su un rotolo di carta igenica)<ref>http://www.corriere.it/cultura/08_luglio_28/dante_riabilitato_sinistra_9f744482-5cbc-11dd-88a9-00144f02aabc.shtml</ref>
*Una casa di produzione americana ha realizzato un videogioco in cui Dante scende nell'[[Inferno]] della [[Divina Commedia]]'' e deve affrontare i diavoli e superare i vari gironi. <ref>http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=38790&sez=LEALTRE</ref>
 
== Note ==
 
<references/>
 
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==Altre informazioni==
{{curiosità}}
* Dante aveva i capelli rossi. Difatti [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] lo descrive con dei capelli "rosso del fuoco", e per questo motivo la gente mormorava che il poeta fosse stato veramente all'[[Inferno]], "perché aveva ancora le [[capello|chiome]] bruciate".
* Secondo una tradizione, Dante morì la stessa notte in cui finì di scrivere gli ultimi versi della Commedia.
* Nel [[2005]] è stato ultimato il restauro di un affresco [[Firenze|fiorentino]] nella [[Palazzo dell'Arte dei Giudici e Notai|sede dell'Arte dei Giudici e dei Notai]], vicino al [[Bargello]]. Risalente al [[1375]], è il più antico ritratto di Dante conosciuto e smentisce l'affermazione del Boccaccio circa i tratti aquilini. La lunetta restaurata riporta quattro ritratti: [[Giovanni Boccaccio]], [[Francesco Petrarca]], e [[Zanobi da Strada]], oltre a Dante. L'immagine del poeta è quella di un uomo non bello, scuro di carnagione e dal naso lungo, ma non aquilino.
* Una leggenda popolare narra che Dante avesse una [[memoria]] eccezionale: un signore a lui sconosciuto lo avrebbe fermato in [[piazza del Duomo (Firenze)|Piazza del Duomo]] chiedendogli: «Qual è il cibo più buono del mondo?». «L'[[uovo|ovo]]», avrebbe risposto Dante; e un anno dopo, nella stessa piazza, lo stesso signore rincontrandolo: «Con cosa? (intendendo con quale condimento)». «Col [[cloruro di sodio|sale]]».
* Si dice che [[Cangrande della Scala]] alla lettura dei versi del poeta preferisse le battute e i lazzi di un [[giullare]]; quando chiesero a Dante che ne pensasse in proposito, egli avrebbe esclamato: «Ogni simile ama il suo simile!»
* Papa [[Paolo VI]] gli dedicò nel [[1965]] , per la ricorrenza del VII secolo dalla nascita, il [[motu proprio]] ''Altissimi cantu''.
* Un'altra leggenda vuole che, alla morte del poeta, alla Commedia mancasse la parte del manoscritto con gli ultimi dieci canti: sarebbe stato lo stesso Dante, apparso in [[sogno]] al figlio Iacopo, a rivelare il nascondiglio delle carte mancanti.
* Ci sono pervenute tutte le opere di Dante, ma nessun [[autografo]].
*{{cn|Nel [[2008]], su proposta di due rappresentanti del [[Popolo della Libertà]], era stata proposta al [[Consiglio comunale]] di [[Firenze]] di abrogare ufficialmente il bando che aveva esiliato Dante ed a consegnare agli eredi del Poeta, residenti in [[Veneto]], il "[[fiorino]] d'oro" in segno di riconciliazione fra Dante e la sua [[città]]. La proposta, dopo l'iniziale consenso generale, ha spaccato la politica cittadina con tanto di polemiche e contrapposizioni. Dopo una seduta infuocata, una parte dei consiglieri ha abbandonato l'aula. Al momento della votazione la proposta passava per un voto, ma la famiglia Alighieri ha deciso di rifiutare qualsiasi riconoscimento}}.
-->
 
== Bibliografia ==
*[[Giambattista Salinari]], ''Il comico nella Commedia'', in «Belfagor», 10 (1955), pp. 623-641.
*[[Erich Auerbach]], ''Studi su Dante'', [[Feltrinelli]], Milano 1963 (prima edizione Berlin-Leipzig 1929).
*[[Vittore Branca]], ''Poetica del rinnovamento e tradizione agiografica nella «Vita Nuova»'', in «Studi in onore di Italo Siciliano», I, Firenze, Olschki, 1966, pp. 123-143.
*[[Giuseppe Toffanin]], ''Perché l’Umanesimo comincia con Dante'', Bologna 1967.
*Charles S. Singleton, ''Viaggio a Beatrice'', Il Mulino, Bologna 1968.
*[[Gianfranco Contini]], ''Un' idea di Dante: saggi danteschi'', Torino, Einaudi, 1970 (1), 2001.
*[[Italo Calvino]], ''Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio'', Milano, Garzanti, 1988, (p. 15 su Inf. XIV, 30; p. 16 su Par. III, 123; pp. 81-83 su Purg. XVII, 13-18, 25).
*[[Alessandro Bausani]], ''Il tema del viaggio celeste come legame fra Dante e la cultura orientale'', in «Dantismo russo e cornice europea», II (1989), pp. 241-251.
* Mario Tobino: ''"Biondo era e bello"'', Mondadori, 1998.
*Gabriella Di Paola Dollorenzo, ''Lo stilo puntuto - Percorsi della Commedia di Dante'', Edizioni Studium, 2005.
*Gabriele Carletti, ''Dante Politico - La felicità terrena secondo il pontefice, il filosofo, l'imperatore.'' Pescara, 2006.<br/>
*Horia-Roman Patapievici,''Gli occhi di Beatrice'', Bruno Mondadori, Milano 2006.
in francese:
* [[Claude Fauriel]], ''Dante et les origines de la langue et de la littérature italiennes'', cours fait à la Faculté des lettres de Paris, [[1854]]
* [[Eugène Aroux]], ''Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste, révélations d'un catholique sur le Moyen-Âge'' ([[1854]])
* [[Etienne-Jean Delécluze]], ''Dante et la poésie amoureuse'', [[1854]]
* Étienne Gilson, ''Dante et la philosophie'', Vrin (1939, 4ème éd. 2002)
* Louis Lallement, ''Dante, maître spirituel'' (3 tomes), Maisnie Trédaniel (1984, 1988, 1993)
* [[René Guénon]], ''L’Ésotérisme de Dante'', Charles Bosse (1925), Gallimard (1957, regolarmente rieditata).
*[[Philippe Sollers]], ''La Divine Comédie'', Gallimard, [[2002]]
* [[Didier Ottaviani]], ''La philosophie de la lumière chez Dante'', Honoré Champion, [[2004]]
 
 
in tedesco:<br/>
* Rolf Hellmut Foerster, EUROPA - Nymphenburger Verlagshandlung 1967 - Verlagsnummer 785
* Winfried Wehle: ''Dichtung über Dichtung. Dantes 'Vita Nuova': Die Aufhebung des Minnesangs im Epos'', Fink, München 1986.
* Kurt Leonhard: ''Dante. Mit Selbstzeugnissen und Bilddokumenten'', Rowohlt, Reinbek 1998, (Rowohlts Monographien; Bd. 167) ISBN 3-499-50167-8
* Ulrich Prill: ''Dante'', Metzler, Stuttgart 1999, (Sammlung Metzler; Bd. 318), ISBN 3-476-10318-8
 
== Voci correlate ==
[[File:Trento - Statue of Dante.JPG|thumb|[[Monumento a Dante (Trento)|Monumento a Dante]] a [[Trento]]]]
* [[Dolce Stil Novo]]
* [[Alighieri]]
* [[Battaglia di Campaldino]]
* [[Storia di Firenze#Il Medioevo|Firenze medievale]]
* [[Guido Guinizelli]]
* [[Guido Cavalcanti]]
* [[Francesco Petrarca]]
* [[Giovanni Boccaccio]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{liberliber|www.liberliber.it/biblioteca/a/alighieri/|Dante Alighieri}}
*[http://www.danteonline.it Sito su Dante a cura della Società Dantesca Italiana]
*[http://www.centrodantesco.it Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, Ravenna]
*[http://www.worldofdante.org World of Dante] contiene il testo italiano e la traduzione inglese di Allen Mandelbaum, una galleria, mappe dal Museo Casa di Dante, un timeline, music, e materiali per l'insegnamento della Divina Commedia
* [http://audiolibri.e20x.com/autore.asp?nome=Dante%20Alighieri ''Audiolibri di Dante] in formato MP3
 
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