Andrea Doria e Nazarje: differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati della Slovenia}}
{{nota disambigua}}
{{Divisione amministrativa
{{Aristocratico
|Nome = Nazarje
|nome = Andrea Doria
|Nome ufficiale =
|immagine = Andrea Doria.jpg
|Panorama =
|legenda = Ritratto di Andrea Doria<br />di [[Sebastiano del Piombo]]<br />([[Genova]], [[Villa del Principe]])
|Didascalia =
|titolo = [[File:Corona real abierta.svg|60px|centro]]<br />[[Principe]] di [[Melfi]]
|Bandiera =
|inizio reggenza = [[1531]]-[[1560]]
|Voce bandiera =
|predecessore = Giovanni Caracciolo
|Stemma = Nazarje.png
|successore = Marcantonio Doria Del Carretto
|Voce stemma =
|altrititoli = [[Marchesato di Torriglia|marchese di Torriglia]] ([[1547]]-[[1560]])
|Stato = SVN
|data di nascita = 30 novembre [[1466]]
|Note stato =
|luogo di nascita = [[Oneglia]]
|Grado amministrativo = 2
|data di morte = 25 novembre [[1560]]
|Divisione amm grado 1 = Savinjska
|luogo di morte = [[Genova]]
|Amministratore locale =
|dinastia = [[File:Coat of arms of the House of Doria.svg|30px|sinistra]] [[Doria]]
|Partito =
|padre = Ceva Doria
|Data elezione =
|madre = Caracosa [[Marchesato di Dolceacqua|Doria di Dolceacqua]]
|Lingue ufficiali =
|coniuge 1 = Peretta Usodimare
|Data istituzione =
|figli =
|Data soppressione =
|religione = [[cattolicesimo]]
|Latitudine decimale =
|sepoltura = [[chiesa di San Matteo (Genova)]]
|Longitudine decimale =
}}
|Latitudine gradi = 46
[[File:Leone leoni, andrea doria, 1541.JPG|thumb|[[Leone Leoni (scultore)|Leone Leoni]], medaglia di Andrea Doria, 1541]]
|Latitudine minuti = 19
{{Bio
|Latitudine secondi = 12
|Nome = Andrea
|Latitudine NS = N
|Cognome = Doria
|Longitudine gradi = 14
|PostCognome = o, {{Citazione necessaria|più correttamente, '''D'Oria'''}}
|Longitudine minuti = 57
|Sesso = M
|Longitudine secondi = 11
|LuogoNascita = Oneglia
|Longitudine EW = E
|GiornoMeseNascita = 30 novembre
|AnnoNascitaAbitanti = 14662665
|Note abitanti =
|LuogoMorte = Genova
|Aggiornamento abitanti = 2008
|GiornoMeseMorte = 25 novembre
|Sottodivisioni =
|AnnoMorte = 1560
|Sottosottodivisioni =
|Attività = ammiraglio
|Divisioni confinanti =
|Attività2 = politico
|Lingue =
|Attività3 = nobile
|Prefisso = (+386) 03
|Epoca = 1400
|Codice statistico =
|Epoca2 = 1500
|Codice catastale =
|Nazionalità = italiano
|Zona sismica =
|PostNazionalità = {{sp}}della [[Repubblica di Genova]]
|Gradi giorno =
}}
|Diffusività =
{{Stemma
|Nome abitanti =
|immagine = Coat of arms of the House of Doria.svg
|Patrono =
|nome = Stemma della famiglia Doria
|testoFestivo = Doria
|PIL =
|blasonatura = Spaccato d'oro e d'argento all'aquila spiegata di nero, membrata, imbeccata, linguata e coronata di rosso attraversante sul tutto
|PIL procapite =
}}
|PIL PPA =
|PIL procapite PPA =
|Immagine localizzazione =
|Mappa = Karte Nazarje si.png
|Didascalia mappa =
|Incipit =
|Categoria =
}}
'''Nazarje''' è un comune di 2.665 abitanti della [[Slovenia]] centrale.
 
==Altri Biografia progetti==
{{Interprogetto}}
Nato ad [[Oneglia]], di cui era signore suo padre Ceva Doria che si trovò a un certo punto costretto a vendere i suoi titoli feudali, rimase orfano a diciassette anni. A quei tempi, un giovane nobile che voleva migliorare la sua condizione poteva intraprendere due strade: il mestiere delle armi o la [[Chiesa (istituzione)|carriera ecclesiastica]]. Andrea scelse di diventare un soldato.
 
== Collegamenti esterni ==
Si recò quindi a [[Roma]] nel 1485, città in cui il cugino [[Nicolò Doria]] suo lontano parente e congiunto a sua volta di [[papa Innocenzo VIII]], il genovese Giovanni Battista Cybo, comandava la guardia del papa. Grazie alla parentela ottenne un posto da ufficiale, svolgendo il suo servizio fino alla morte di Innocenzo, avvenuta nel [[1492]].<br />Iniziò quindi una vera e propria carriera da [[soldato di ventura]], a servizio dei [[Da Montefeltro|Montefeltro]], degli [[Aragona|Aragonesi]] e di [[Giovanni della Rovere]], signore di [[Senigallia]], nipote di [[Papa Sisto IV|Sisto IV]] e fratello del futuro [[papa Giulio II]].<ref>Campodonico, p. 10</ref>
* {{Collegamenti esterni}}
 
[[File:Genova-Palazzo San Giorgio-DSCF7710.JPG|thumb|upright|Andrea Doria raffigurato sul prospetto principale del [[Palazzo San Giorgio (Genova)|Palazzo San Giorgio]]]]
Nel [[1503]] ottenne il comando delle truppe genovesi che stavano sedando una rivolta in [[Corsica]]. Dopo una lunga campagna, riuscì a sconfiggere i rivoltosi ed a catturarne il capo, [[Ranuccio della Rocca]].
 
A consacrare definitivamente anche a Genova l'immagine del non più giovane condottiero fu l'episodio della [[Briglia]]. All'epoca, Genova era sotto il controllo dei [[Francia|francesi]], i quali mantenevano in città due guarnigioni, a Castelletto e la Briglia, una fortezza fatta costruire dal re [[Luigi XII di Francia]]. Ubicata sullo stesso colle dove sorgeva la torre del faro, la Briglia insisteva sul [[porto (struttura)|porto]], tenendolo sotto il tiro dei suoi [[cannone|cannoni]].<ref>Campodonico, p. 15</ref>
 
Dopo la [[battaglia di Ravenna]] ([[1512]]), a Genova si affermò il partito antifrancese guidato da [[Giano Fregoso]]. I francesi inviarono alla Briglia, che bloccava il traffico portuale, un vascello da guerra per rifornirla di vettovaglie<ref>Francesco Guicciardini, [[Storia d'Italia]], Lib. XI, cap. 9, pag. 1226, nella edizione curata da Ettore Mazzali, Garzanti Editore, 1988 ISBN 88-11-51950-0</ref>. Il Doria, nominato comandante del porto e della flotta, guidò personalmente un'azione che si concluse con la presa del vascello.
 
I francesi rientrarono a Genova, ripristinando la Briglia, mentre Doria e la flotta ripararono a [[La Spezia]]. Le fortune francesi declinarono nuovamente poco dopo, con la [[Battaglia di Novara (1513)|sconfitta di Novara]] ad opera degli [[Svizzera|svizzeri]], alleati del Papa. Andrea D'Oria ritornò così a Genova, aiutando [[Ottaviano Fregoso]] ad insediarsi come nuovo [[Doge]] e distruggendo definitivamente la Briglia.<ref>Campodonico, p. 30</ref>
 
== Sul mare ==
S'è dunque visto che Andrea Doria diventò marinaio piuttosto tardi, oltre i quarant'anni. S'adattò benissimo: riconfermato a capo della flotta, iniziò nel 1513 con due galee di sua proprietà a pattugliare il [[mar Ligure]] ed il [[Mar Tirreno|Tirreno]], contro i [[corsari barbareschi]] che costituivano una seria minaccia per la navigazione e le coste. Il successo più clamoroso lo colse all'[[isola di Pianosa (Toscana)|isola di Pianosa]], dove, assieme al cugino [[Filippino D'Oria]], distrusse la flotta del corsaro Godoli e nel 1519 con la cattura del corsaro Gad Alì.
 
Intanto la situazione italiana era nuovamente mutata. A Marignano (oggi [[Melegnano]]) i francesi del nuovo re [[Francesco I di Francia|Francesco I]] sconfissero gli svizzeri ([[1515]]). Ottaviano Fregoso accettò allora di consegnare Genova a Francesco, che lo nominò governatore della città. Il mutamento istituzionale lasciò Andrea Doria al comando della flotta, a combattere contro i corsari.<ref>Granata, p. 21</ref>
 
== Le guerre contro l'Impero ==
[[File:Jean Clouet 001.jpg|upright|thumb|Francesco I ritratto da [[Jean Clouet]] [[1525]] circa]]
Francesco I non doveva essere l'unico protagonista di quell'inizio secolo. Il secondo fu [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]. Era questi il figlio di [[Filippo I di Castiglia|Filippo il Bello]] di [[Borgogna]] e [[Giovanna di Castiglia]], detta la Pazza, figlia dei [[Re Cattolici]] e [[regina di Castiglia]].
 
Carlo, nato nel [[1500]], alla morte del padre ([[1506]]) ereditò i domini borgognoni dei [[Paesi Bassi]] e della [[Franca Contea]] (il [[ducato di Borgogna]] vero e proprio era ormai saldamente rientrato in possesso della corona francese). Alla morte del nonno materno, [[Ferdinando II di Aragona]] ([[1516]]), ereditò i regni d'[[Aragona]], [[Napoli]] e [[Sicilia]], e anche, in rappresentanza della madre - che, come indica l'infelice nome con cui è passata alla Storia, era caduta vittima di una grave malattia mentale alla morte del marito - divenne governatore della [[Castiglia]].
 
Alla morte del nonno paterno, l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]] ([[1519]]), Carlo ereditò i suoi domini austriaci e, grazie all'appoggio finanziario dei [[Fugger]], riuscì a farsi eleggere Imperatore, battendo gli altri candidati, tra cui Francesco I.
 
A diciannove anni, dunque, Carlo era diventato il sovrano più importante d'Europa, anche se il complesso territoriale che governava era sparso su tutto il continente, unito solo dalla sua persona, essendo privo di cultura, tradizioni e storia comuni, e con il Regno di Francia proprio nel mezzo: cominciò così la contesa tra Carlo e Francesco per il predominio sul continente.
 
Nel [[1522]], alla [[Battaglia della Bicocca|Bicocca]], gli imperiali sconfissero i francesi e, di conseguenza, di lì a poco le truppe spagnole di [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]] conquistarono Genova e la misero al sacco.<ref>Granata, pp. 40-42</ref>
 
=== Al servizio di Francesco I ===
Doria e la sua flotta riuscirono, ancora una volta, a prendere il mare prima che arrivassero i nemici. Trovato rifugio nella roccaforte dei [[Grimaldi (famiglia)|Grimaldi]] a [[Principato di Monaco|Monaco]], l'ammiraglio iniziò a compiere una serie di colpi di mano contro le coste occupate dagli spagnoli, passando da un successo all'altro e riuscendo pure ad evitare che [[Marsiglia]], accerchiata dagli imperiali, si arrendesse.
 
Le vittorie di Doria furono inutili. Nel [[1525]] Francesco I perse la cruciale [[Battaglia di Pavia (1525)|battaglia di Pavia]], fu catturato e trasportato a [[Madrid]].<ref>Granata, p. 45</ref>
 
=== Al comando della flotta pontificia ===
[[File:Pope Clement VII.JPG|thumb|upright|Papa Clemente VII]]
Doria, in disaccordo con il ministro [[Anne de Montmorency (duca)|Montmorency]], che governava la Francia in assenza del re prigioniero, decise di cambiare committente. Stipulò così un contratto con il nuovo [[papa Clemente VII]], per comandare le navi pontificie.
 
Doria aveva trasferito sul mare il principio delle compagnie di ventura e si era creato una flotta, che metteva a disposizione del miglior offerente. Clemente VII progettava di cacciare spagnoli ed imperiali dall'Italia. La [[Lega di Cognac]], da lui appositamente promossa assieme agli altri stati italiani ed a Francesco I, appena tornato dalla cattività, disponeva di due tra i migliori condottieri del tempo, Doria e [[Giovanni dalle Bande Nere]], ma finì in tragedia. Giovanni dalle Bande Nere morì a causa delle ferite riportate in battaglia e i [[Lanzichenecchi]], comandati da [[Georg von Frundsberg]] e da [[Carlo III di Borbone-Montpensier|Carlo di Borbone]], piombarono sulla Città Eterna.<ref>Lingua, p. 18</ref>
 
Frundsberg era caduto malato ed era stato costretto a rientrare in Germania (dove morirà il 20 agosto [[1528]]) e Carlo di Borbone era stato ucciso nel corso dei combattimenti. Le truppe imperiali, prive di comandanti ed in arretrato con le paghe, conquistata la città il 6 maggio [[1527]], la misero al [[Sacco di Roma (1527)|sacco]]. La soldataglia imperiale, a cui si erano aggiunti i partigiani dalla famiglia [[Colonna (famiglia)|Colonna]], lasciò Roma solo nel febbraio [[1528]], dopo aver compiuto innumerevoli violenze.
 
L'invasione dei Lanzichenecchi ed il conseguente scempio posero termine alle ambizioni del papa, che era riuscito, all'ultimo momento, a rifugiarsi in [[Castel Sant'Angelo (monumento)|Castel Sant'Angelo]]. La Lega di Cognac era stata caratterizzata dalle continue indecisioni del papa e dai dissapori fra gli alleati. Secondo i piani, la flotta della Lega, comandata da Doria, avrebbe dovuto conquistare Genova, ma il proposito svanì, nonostante l'occupazione di [[Portofino]], [[Savona]] e La Spezia e malgrado la vittoria riportata contro una ben più consistente flotta spagnola nelle acque della [[Corsica]]. La tragedia di Roma colse le navi dell'ammiraglio genovese ancorate ad [[Ostia Antica|Ostia]] e tutti i suoi tentativi per portare soccorso alla città fallirono.<ref>Lingua, pp. 20-22</ref>
 
I successi navali di Andrea Doria erano stati, dunque, nuovamente frustrati dalle vittorie terrestri degli eserciti nemici.
 
== Ritorno a Genova ed alleanza con Carlo V ==
[[File:Tizian 066.jpg|thumb|upright|Carlo V ritratto da [[Tiziano]], [[1548]].]]
Alla scadenza del contratto con Clemente VII, Doria ritornò al servizio di Francesco I. Comandante della flotta francese nel Mediterraneo ed appoggiato dalle truppe di Francesco, riuscì finalmente a liberare Genova dagli spagnoli.
 
=== Crisi dell'alleanza con Francesco I ===
Francesco I progettò allora di cacciare gli spagnoli da [[Napoli]], armando una grossa flotta al cui comando non pose Andrea, bensì un nobile francese, [[François de la Rochefoucault]], di cui aveva piena fiducia. Ciò potrebbe essere il sintomo che i rapporti tra l'ammiraglio genovese ed il re di Francia avevano cominciato a deteriorarsi.
 
Dopo la liberazione di Genova, i problemi erano all'ordine del giorno. Innanzitutto, il re rifiutava di restituire Savona, punto su cui i genovesi non intendevano transigere.
 
L'alleanza con la Francia, in realtà, era ingombrante per Genova. Essa, legandosi ad un alleato tanto potente e, per giunta, così vicino, rischiava di trasformarsi in un protettorato. Carlo V, al contrario, offriva diverse garanzie. Prima di tutto, i centri del suo potere erano sufficientemente distanti dalla [[Liguria]]. Si sarebbe così accontentato, differentemente da Francesco I, di una semplice alleanza con Genova, senza pretendere di controllare militarmente parti del suo territorio ed interferire nella sua politica interna.<ref>Spissu, p. 36</ref>
 
Carlo, tra l'altro, per tenere insieme e sviluppare il proprio impero, esteso sia in Europa che nelle Americhe, doveva ricorrere a due fattori, di cui i genovesi avevano grande disponibilità: i capitali e le navi. Francesco I era a capo di un regno più piccolo, ma solo continentale e ben più coeso: a lui i capitali e le navi interessavano, eccome, ma, avendone meno bisogno, era disposto a pagare per essi un prezzo politico inferiore.
 
Alla spedizione contro Napoli, Andrea non prese parte, adducendo la propria età ormai avanzata. Inviò invece Filippino Doria che, il 20 maggio [[1528]] sconfisse la flotta spagnola. I tempi per il rivolgimento delle alleanze erano, in ogni caso, maturi.<ref>Spissu, p. 38</ref>
 
=== Alleanza con Carlo V ===
{{vedi anche|Svolta filospagnola di Andrea Doria (1528)}}
{{nota
|titolo=Un quartiere come fortezza
|allineamento=destra
|larghezza=250px
|contenuto=<br />[[File:GE Piazza S.Matteo.jpg|center|250px|Palazzo Doria in piazza San Matteo]]<br />
Palazzi dei Doria, in [[Piazza San Matteo (Genova)|piazza San Matteo]] a [[Genova]]: palazzo di Lamba Doria a destra e il palazzo donato dalla Repubblica ad Andrea Doria nel 1486 (nell'angolo, con il cornicione merlato). La [[Doria (famiglia)|famiglia del Principe]], oltre alla [[ville di Genova|villa]] personale di Fassolo - vedi [[palazzo del Principe di Genova]] - possedeva numerose case nel cuore della città, tali da costituire un intero quartiere nel quale potevano alloggiare i suoi più stretti parenti e collaboratori ma soprattutto i fedelissimi addetti alla sua sicurezza. Nell'immagine: un gruppo di case di piazza San Matteo, cuore dell'[[enclave]] dei Doria in centro città.}}
Il 4 luglio seguente, Andrea ordinò alle navi comandate dal cugino di abbandonare la spedizione napoletana.<ref>Campodonico, p. 50</ref>
 
Durante l'estate l'accordo con Carlo V venne perfezionato. In cambio dell'alleanza, l'imperatore concesse a Genova la restaurazione della Repubblica, indipendente ed integra nel suo territorio. I genovesi avrebbero goduto gli stessi privilegi dei sudditi spagnoli ed avrebbero avuto rifornimenti di grano siciliano. Dal canto suo, Doria avrebbe messo a disposizione di Carlo dodici galere, comandate da lui, al prezzo annuo di sessantamila scudi.
 
Doria, per evitare problemi da parte della guarnigione francese, lasciò la città con le sue navi, andando a raggiungere la flotta di Filippino alla Spezia.
Pochi giorni dopo, il 9 settembre, si ripresentò davanti al porto, bloccandolo e sbarcando un gruppo di uomini armati. La guarnigione francese non intervenne e seguì passivamente gli eventi. Gli armati di Doria, assieme agli alleati che li stavano attendendo, presero facilmente il controllo. Il 28 ottobre successivo la guarnigione francese in città completò il suo ritiro.<ref>campodonico, p. 53</ref>
 
Il 12 settembre [[1528]] Andrea scese a terra e, stupendo non poche persone, rifiutò la signoria della città che gli veniva offerta. A lui non interessavano i fasti del potere - diceva - bensì solo l'indipendenza, la concordia e la prosperità cittadine. Dietro a questo ''understatment'' probabilmente si celava una grande accortezza, unita ad una notevole conoscenza della politica genovese. Le principali famiglie avrebbero potuto allearsi contro un Signore, causando non pochi problemi. Doria preferiva stare in disparte, abbastanza lontano dalla politica quotidiana per non farsene assorbire e condizionare. Il tutto, naturalmente, seguitando a tenere in mano i fili del potere. Venne quindi delegata a "XII riformatori" la stesura di una nuova costituzione.<ref>Granata, p.53</ref>
 
Nel frattempo, le truppe di Andrea e di [[Sinibaldo Fieschi]], iniziarono a prendere il controllo del territorio genovese, a partire dalle città più gelose della propria autonomia. La prima fu, come ovvio, Savona, che fu conquistata il 21 ottobre [[1528]]. I genovesi decisero di porre fine, una volta per tutte, ai tentativi autonomistici della città. Ne distrussero le mura e ne interrarono il porto, liberandosi così anche di un temuto concorrente nei traffici commerciali.
 
== La Repubblica aristocratica ==
{{vedi anche|Ricostruzione del Dominio genovese (dal 1528 al 1530)}}
[[File:Genova-Palazzo San Giorgio-DSCF7713.JPG|thumb|La [[Croce di San Giorgio]] e [[Giano bifronte]], simboli di Genova]]
Poco più di un mese dopo, la nuova costituzione era pronta. Con essa la città assunse i caratteri di una [[Repubblica aristocratica]], cambiando anche il nome ufficiale. Non più Comune, ma [[Repubblica di Genova]]. Per fare parte del governo, divenne necessario essere iscritti ad un [[Albergo (Genova)|Albergo dei nobili]]. Gli Alberghi erano da secoli un'istituzione basilare nella vita cittadina.
 
Riunivano i componenti di una famiglia con i propri dipendenti, che assumevano spesso anche il cognome dei principali. Queste istituzioni, fino allora esclusivamente private, ricevettero dalla costituzione del [[1528]], una rilevanza pubblicistica. Il loro numero fu ridotto a ventotto e, per esserne ammessi, era necessario possedere "sei case aperte" in Genova. Il significato della locuzione non era molto chiaro, ma i componenti degli alberghi vennero tutti ammessi al rango nobiliare.<ref>Lingua, p. 54</ref>
 
Alcune famiglie importanti, come i [[Fieschi (famiglia)|Fieschi]], gli [[Adorno (famiglia)|Adorno]] o i [[Fregoso (famiglia)|Fregoso]], non ottennero un ''Albergo'' ed i loro componenti furono distribuiti tra gli Alberghi esistenti.
 
Il Doge veniva nominato per due anni ed era assistito da dodici senatori ed otto procuratori. Insieme, Doge e consiglieri (rinnovabili per un quarto ogni semestre) formavano la Signoria.
 
Esistevano poi un [[Maggior e Minor Consiglio della Repubblica di Genova|Consiglio Maggiore ed uno Minore]], con varie competenze legislative ed amministrative.
 
Il centro dello Stato era tuttavia costituito dai cinque [[Sindacatori]], che controllavano l'operato delle altre cariche e decidevano i conflitti tra esse. Andrea Doria venne nominato Priore perpetuo di questo collegio defilato, ma determinante.
 
Andrea, inoltre, venne esentato a vita dal pagamento di imposte e tasse, assieme ai cugini Filippino, Tommaso e Pagano.
 
== Il Palazzo del Principe ==
{{vedi anche|Palazzo del Principe di Genova}}
Cominciò così l'epoca in cui Andrea, pur privo di cariche ufficiali oltre al priorato dei Sindacatori, restò costantemente al centro della politica genovese. Nel [[1531]], oltre al ricevimento del [[Ordine del Toson d'oro|Toson d'oro]], fu nominato dall'imperatore Carlo V [[principe]] di [[Melfi]], feudo che tolse ai [[Caracciolo]]: alla sua morte subentrò Marcantonio Del Carretto (figlio di primo letto della moglie che lui aveva adottato), i cui discendenti lo manterranno fino all'eversione della feudalità.<ref>Lingua, p. 68</ref>
Il principe ebbe anche una reggia e una prestigiosa corte che gestì insieme alla consorte Peretta Usodimare. I Doria, inoltre, avevano sempre fatto riferimento alla [[Chiesa di San Matteo (Genova)|chiesa di San Matteo]], che era stata la loro cappella gentilizia e luogo di sepoltura fin dalla costruzione, iniziata nel [[1125]]. Intorno a san Matteo i Doria avevano eretto le loro dimore e stabilito la propria base di potere in città. Il 12 settembre [[1528]], proprio dalle scalinate della chiesa Andrea Doria aveva tenuto il discorso al popolo dopo la sua presa di potere e sempre in piazza San Matteo la cittadinanza gli aveva donato un palazzo che lui non volle mai abitare.<ref>Campodonico, p. 60</ref>
 
Nel [[1521]] Andrea aveva comprato l'area di Fassolo, vicino a Porta San Tommaso. Fu lì che edificò la sua dimora, che ancora oggi è detta [[Palazzo del Principe di Genova|palazzo del Principe]].
 
== Le mura di Genova ==
In vista del passaggio alla parte spagnola, per la possibilità di nuovi attacchi da parte della Francia, Andrea Doria patrocinò la costruzione di una [[Mura di Genova|nuova cinta muraria]], che fu realizzata nel terzo decennio del XVI secolo, su progettazione dell'ingegnere militare [[Giovanni Maria Olgiati]]. Questa nuova cinta muraria in realtà ricalcava il percorso delle precedenti mura del XIV secolo, ma sostituiva le vecchie torri a pianta quadrata e le cortine con le nuove cortine dal profilo a scarpa e i bastioni triangolari.<ref>Spissu, p. 51</ref>
 
== Di nuovo sul mare ==
[[File:Suleyman I of the Ottoman Empire.jpg|thumb|upright|Solimano il Magnifico]]
La guerra contro i turchi, nel frattempo, continuava. In assenza di grandi battaglie, le flotte ottomane e cristiane compivano continue incursioni contro le coste nemiche, saccheggiando i vari centri marittimi. Al servizio di Carlo V, Doria condusse diverse spedizioni. Nel [[1532]] la flotta ispano genovese da lui condotta mise a ferro e fuoco le coste del [[Mare Egeo]], arrivando fino ai Dardanelli. In seguito spostò il fulcro delle operazioni sul [[Canale di Corinto]], conquistando [[Corone]] e [[Patrasso]].
 
Nel frattempo, nel campo ottomano era sorta una nuova stella, [[Khayr al-Din Barbarossa|Khayr al-Dīn]], detto Barbarossa. Alla guida di una flotta importante, che gli era stata messa a disposizione da [[Solimano il Magnifico]], divenne signore di [[Algeri]] e [[Tunisi]], insidiando le coste cristiane del Mediterraneo occidentale. Nel [[1535]], Carlo V condusse così una grossa [[Conquista di Tunisi (1535)|operazione contro Tunisi]], al fine di liberarsi una volta per tutte del Barbarossa. Con la fattiva partecipazione di Doria e della sua flotta, la città venne conquistata, ma il pirata evitò la cattura e, l'anno dopo, aveva già recuperato le forze sufficienti per devastare le [[Baleari]].<ref>Campodonico, p. 100</ref>
 
L'Impero manteneva un continuo stato di guerra con gli ottomani, ma anche i suoi rapporti con le altre potenze cristiane, prima fra tutte la [[Francia]], non potevano certo definirsi idilliaci. Nel [[1536]] morì [[Francesco Sforza]] e Francesco I avanzò le sue pretese su Milano, facendo riaccendere il conflitto con Carlo, che aveva incorporato i territori sforzeschi (che già controllava di fatto) ai suoi domini. La guerra andò avanti a fasi alterne, con una certa predominanza marittima della flotta imperiale (guidata, naturalmente, dall'ammiraglio genovese) e successi terrestri francesi. Il predominio di Carlo sull'Italia però venne rafforzato, grazie anche all'alleanza con il principe genovese, che riuscì a portare nell'orbita spagnola anche i [[Medici]] di [[Firenze]], favorendo l'ascesa al potere di [[Cosimo I]].<ref>Campodonico, pp. 102-104</ref>
 
Il 28 settembre [[1538]] una flotta cristiana, organizzata dalla [[Lega Santa (1538)|Lega Santa]], alleanza fra [[regno di Spagna]], la [[Repubblica di Genova]], la [[Repubblica di Venezia]] ed i [[Cavalieri ospitalieri|Cavalieri di Malta]], voluta da [[papa Paolo III]] ed istituita nel febbraio di quell'anno per contrastare l'invadenza navale ottomana nel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], era finalmente riuscita a bloccare il Barbarossa nel canale di Corinto presso [[Prevesa]]. La [[battaglia di Prevesa]] avrebbe probabilmente avuto un esito diverso, risolvendo definitivamente i problemi portati da Khayr al-Dīn [[Ariadeno Barbarossa|Barbarossa]], se Doria, ritiratosi dal combattimento, non avesse lasciato campo libero al corsaro ottomano. Lo sganciamento operato dall'Ammiraglio era giustificato dalle difficoltà di manovra, per la mancanza di vento, dei velieri cristiani e in particolare della poderosa [[nave ammiraglia]] ''Galeone di Venezia'', contrapposti all'agile e veloce naviglio avversario.<ref>Lingua, p. 86</ref>
Si creò un "caso"; i Veneziani (che, cordialmente ricambiati, detestavano Doria) e il papa attaccarono pesantemente la condotta del Genovese, che avrebbe compromesso una vittoria decisiva e già còlta. In realtà, a Genova e alla Spagna le sorti dell'Oriente interessavano solo fino ad un certo punto, protese com'erano verso l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]]. Plausibile che non avessero molte intenzioni di rischiare navi, uomini e denari nel [[Levante (geografia)|Levante]] solo per togliere Venezia dai guai.
 
[[File:Andrea Doria as Neptun by Angelo Bronzino.jpg|thumb|upright|[[Ritratto di Andrea Doria nelle vesti di Nettuno]] - [[Agnolo Bronzino|Bronzino]]]]
[[File:Dragut rais.jpg|thumb|left|Ritratto popolare del corsaro Dragut; incatenato per quattro anni ai remi della nave ammiraglia di Andrea Doria fu poi liberato dietro riscatto.]]
 
Andrea Doria diresse ancora nel [[1540]] operazioni navali destinate a frenare le continue scorrerie dei corsari ottomani, nel corso di questa campagna, nella primavera dello stesso anno, il nipote [[Giannettino Doria (nipote di Andrea Doria)|Giannettino]] catturava [[Dragut]], luogotenente del Barbarossa.
Questi fu consegnato all'ammiraglio che lo fece incatenare come galeotto ai remi della sua nave ammiraglia per quattro anni; dopo questo lasso di tempo, ritenutolo ormai innocuo, lo fece vendere come schiavo.<ref>Vedi G.VALENTE, ''Calabria, Calabresi e Turcheschi nei secoli della pirateria'', Ed. Frama's, 1973.</ref> La sua carriera di corsaro sembrava infatti finita ma sarebbe stato liberato poco dopo dietro un ricco riscatto pagato dal Barbarossa, probabilmente in aggiunta alla concessione ai [[Lomellini (famiglia)|Lomellini]], famiglia genovese legata a Doria, dell'isola di [[Tabarka]] per la pesca del corallo. Si ipotizza che Andrea Doria nutrisse un certo rispetto e forse anche dell'affetto nei confronti di [[Dragut]] tanto da dare al proprio gatto il nome del corsaro.<ref>[http://www.bol.it/libri/ms/000846 Intervista ad Anna Spissu], autrice de "Il pirata e il condottiero"</ref>
 
Ben diverso era il discorso nel Mediterraneo occidentale, dove i pirati ottomani minacciavano costantemente le coste e le isole spagnole.
Nel [[1541]] Carlo V decise così di conquistare [[Algeri]], la principale roccaforte del Barbarossa. Doria disapprovava la spedizione, temendo le condizioni del mare (era autunno inoltrato), ma dovette arrendersi davanti alla decisione imperiale. Le operazioni di sbarco erano in corso quando, il 25 ottobre, una tempesta danneggiò pesantemente la flotta. Le truppe spagnole respinsero il contrattacco di Khayr al-Dīn, ma questi riuscì ad asserragliarsi in città e la situazione andò in stallo. Andrea Doria e il nipote Giannettino riuscirono a far reimbarcare le truppe, evitando che la spedizione finisse in una disfatta.<ref>Granata, p. 58</ref>
 
Nei cinque anni successivi, Doria continuò a servire - con una notevole energia, tanto più che aveva ormai superato i settant'anni - l'imperatore nelle diverse guerre, riuscendo quasi sempre a condurre la flotta alla vittoria.
 
== La congiura dei Fieschi ==
{{vedi anche|La congiura dei Fieschi}}
Dopo la [[Pace di Crépy]] tra Francesco e Carlo nel [[1544]], Andrea Doria sperava di finire i suoi giorni nella tranquillità. Al contrario, il grande potere e l'enorme ricchezza, insieme all'arroganza del nipote ed erede [[Giannettino Doria|Giannettino]], gli procurò molti nemici. All'inizio del [[1547]], Doria dovette così affrontare la più grave minaccia al potere sulla città che teneva ormai da un ventennio, la [[Giovanni Luigi Fieschi|congiura dei Fieschi]].
 
[[File:Tizian 083b.jpg|thumb|upright|''[[Ritratto di Paolo III]]'' ([[1543]]), [[Tiziano Vecellio]] - [[Museo di Capodimonte]] (Napoli)]]
 
I [[Fieschi (famiglia)|Fieschi]] costituivano, assieme ai [[Doria (famiglia)|Doria]], ai [[Grimaldi (famiglia)|Grimaldi]] e agli [[Spinola (famiglia)|Spinola]], uno dei quattro gruppi famigliari genovesi di più antica aristocrazia. Il complotto ebbe al centro un giovane membro della consorteria, [[Giovanni Luigi Fieschi]]. Molto si è discusso, circa le cause che spinsero Gian Luigi Fieschi ad organizzare il tentato colpo di Stato. Con ogni probabilità, il "Fiesco" fu appoggiato da molti ambienti della politica italiana ed europea di allora, interessati alle conseguenze che una manovra del genere poteva produrre. I mandanti più o meno occulti del giovane nobile si sono spesso indicati nella corte francese e in quella del papa, [[papa Paolo III|Paolo III]] [[Farnese (famiglia)|Farnese]], interessate entrambe ad eliminare uno dei membri più importanti del partito imperiale in Italia.<ref>Campodonico, pp. 91-93</ref>
 
La congiura scattò il 3 gennaio [[1547]]. Gli uomini di Gian Luigi Fieschi riuscirono a prendere possesso delle porte cittadine, mentre al porto il loro capo cercava di muovere le galee che aveva ottenuto da [[Pier Luigi Farnese]], figlio del papa e duca di [[Parma]] e [[Piacenza]]. Giannettino Doria, uscito da palazzo di Fassolo, fu ucciso. Il buon momento per la congiura, in ogni modo, svanì quasi subito. Gian Luigi Fieschi durante le manovre, cadde in mare e, appesantito dall'armatura, annegò. Soprattutto, la rivolta contro i Doria che i congiurati speravano di suscitare non avvenne.
 
Il giorno seguente, Genova era nel pieno controllo del Principe. La sua vendetta assunse i caratteri cupi del romanzo gotico. Il corpo di Gian Luigi Fieschi fu recuperato dal mare e lasciato a decomporsi sul molo per due mesi. I congiurati vennero messi a morte dopo un processo sommario. I beni dei Fieschi vennero espropriati, le loro roccheforti espugnate una ad una. Ebbe così fine il ruolo nella vita politica genovese di questa famiglia, l'unica delle quattro grandi a non avere grossi interessi nei commerci marittimi e nella finanza e che basava il suo potere sui grossi feudi posseduti nell'entroterra.<ref>Campodonico, pp. 95-97</ref>
 
Nel settembre di quello stesso [[1547]], a [[Piacenza]], una parte della nobiltà locale mise in atto una congiura che si concluse con la morte di [[Pier Luigi Farnese]]. Oltre ai malumori degli aristocratici che vi presero parte, influì sul complotto l'appoggio del partito imperiale. Data l'importanza rivestita dal Doria tra i sostenitori italiani di Carlo V e considerato l'appoggio fornito dal Duca allo sfortunato tentativo insurrezionale di Gian Luigi Fieschi, molti hanno visto nella tragica fine di Pier Luigi una sorta di vendetta del Doria.
 
== La congiura di Giulio Cybo ==
Altre cospirazioni seguirono, tutte fallite. La più importante fu quella di [[Giulio Cybo]] nel [[1548]].<br />
La disgrazia di Gian Luigi Fieschi ebbe come conseguenza le disgrazie di Eleonora Cybo e del fratello Giulio, figli della signora di Massa, [[Ricciarda Malaspina]] (erede della [[Signoria di Carrara|signoria di Massa]] e [[Storia di Carrara|Carrara]]) e di [[Lorenzo Cybo]].
 
La vedova di Gian Luigi Fieschi era [[Eleonora Cybo]], che, dopo la morte del marito allo scoppio dell'insurrezione, venne rinchiusa, per scelta dei parenti, nel convento delle Murate di Firenze. In seguito per lei fu organizzato un matrimonio con il capitano [[Luigi Vitelli]]. Quest'ultimo era un soldato dalla ferrea volontà e di carattere violento. Eleonora rimase vedova anche di questo secondo marito e fu rinchiusa di nuovo nel convento dove rimase sino alla morte nel 1594.<ref>Lingua, p. 103</ref>
 
Il fratello di Eleonora, [[Giulio Cybo]], gravitava nell'entourage di Andrea Doria, ed aveva sposato la sorella di Giannettino, Peretta. Nutriva rancore verso Andrea Doria poiché non gli voleva pagare la dote della moglie, dote della quale necessitava per pagare il [[Ducato di Massa e Carrara|Marchesato di Massa]] che altrimenti la di lui madre, [[Ricciarda Malaspina]], nota per la sua perfidia e per l'odio per il figlio, non intendeva cedergli. In questa contingenza Giulio Cybo si fece coinvolgere da Scipione Fieschi in un ulteriore tentativo di rovesciare il Doria.
 
Il suo tentativo ebbe vita ancor più breve, poiché venne denunciato anzitempo a [[Ferrante I Gonzaga]] da [[Paolino di Castiglione]]. Fu la madre, [[Ricciarda Malaspina]], a consegnarlo agli agenti imperiali. Giulio Cybo fu portato a Milano, giudicato e decapitato nel maggio 1548. Anche alla congiura di Giulio Cybo seguì una serie di persecuzioni degli avversari e tra i giustiziati fu Ottaviano Zino.<ref>lingua, pp. 105-107</ref>
 
== Il ''Garibetto'' ==
 
Il problema, per Doria, non era solo quello di salvaguardare il suo potere e la sua stessa vita, messi a repentaglio dalle congiure. Era anche quello di respingere i sempre più pressanti inviti a porsi sotto la diretta tutela imperiale che gli provenivano dalla Corte di Carlo V, attraverso l'ambasciatore [[Gomez Suarez de Figueroa]].
 
Le proposte imperiali prevedevano lo stanziamento di una guarnigione spagnola al Castelletto, fatto che avrebbe significato la fine dell'indipendenza genovese, anche in politica interna. Nei complicati rapporti con l'Imperatore, le continue congiure facevano ovviamente pendere la bilancia a sfavore di Doria, che decise di varare una nuova riforma costituzionale, col proposito di stabilizzare la Repubblica e il suo potere.
 
Questa riforma è nota con il nome di ''[[Garibetto]]'', espressione di origine dialettale per significare che le modifiche istituzionali erano state apportate con "garbo". La "garbata" riforma, in realtà, aveva il proposito di ridurre il ruolo politico dei "nuovi nobili", riuniti nel [[Portico di San Pietro (Genova)|Portico di San Pietro]], ritenuti favorevoli alle congiure, a favore dei "vecchi nobili", riuniti nel [[Portico di San Luca (Genova)|Portico di San Luca]]. Il Consiglio Maggiore e quello Minore vennero resi elettivi e il diritto di voto era esercitato dalle alte magistrature esecutive, come i Protettori, i Sindacatori, gli Straordinari.<ref>Campodonico, pp. 120-122</ref>
 
== Le ultime imprese ==
I pirati barbareschi continuavano a costituire un problema e, nel [[1550]] l'ormai ottantaquattrenne ammiraglio compì una spedizione nella Sirte, azione bellica che venne ripetuta anche [[1551|l'anno successivo]].
 
La guerra contro la Francia ricominciò. Nel [[1552]] e nel [[1553]] Doria condusse spedizioni contro la flotta nemica. I francesi, assieme agli ottomani, accesero la rivolta antigenovese in Corsica, che trovò un capo in [[Sampiero da Bastelica]]. Per due anni, fino al [[1555]] l'ammiraglio fu impegnato a combattere sull'isola, tornando poi definitivamente a Genova. La rivolta, di fatto posta sotto controllo, sarebbe stata definitivamente domata soltanto dopo l'uccisione di Sampiero da Bastelica, nel [[1567]].<ref>Lingua, p. 120</ref>
 
Dopo il ritorno a Genova, Doria decise di assegnare il comando delle navi a [[Gianandrea Doria]], figlio del defunto Giannettino.
 
Nel [[1556]], Carlo V abdicò, lasciando al figlio [[Filippo II di Spagna|Filippo II]] (cui aveva già assegnato il [[Ducato di Milano]] ed il [[Regno di Napoli]] nel [[1554]] e i [[Paesi Bassi]] nel [[1555]]) la [[Spagna]], la [[Sicilia]] e le colonie americane e candidando all'Impero il fratello minore [[Ferdinando I d'Asburgo|Ferdinando]], già [[re di Boemia]] ed [[Ungheria]]. Si ritirò quindi nel convento di San Jeronimo a [[Yuste]], in [[Estremadura]], dove morì due anni dopo.
 
Nel [[1560]] venne organizzata una nuova spedizione contro gli ottomani. Doria si occupò unicamente dell'organizzazione, facendo partire Gianandrea. La spedizione si concluse disastrosamente a [[Gerba]], il 14 maggio, quando la flotta spagnola e genovese, mal guidata da [[Juan de la Cerda]] duca di [[Medinaceli]] e reduce da una tempesta, venne distrutta da quella ottomana.<ref>Lingua, pp. 125-127</ref>
 
Andrea Doria morì il 25 novembre [[1560]]. Fu sepolto nella [[Chiesa di San Matteo (Genova)|chiesa di San Matteo a Genova]]. Non lasciò figli e la sua eredità venne raccolta da Gianandrea, figlio del nipote prediletto Giannettino (ucciso dal Fieschi nel 1547). Gianandrea, quando Andrea Doria stava morendo, era reduce dalla [[Battaglia di Gerba (1560)|disfatta di Gerba]]: l'ammiraglio genovese poté spegnersi rasserenato almeno dal fatto che il suo erede era salvo. Leggenda vuole che abbia redatto il suo testamento in dialetto genovese.<ref>Campodonico, p. 160</ref>
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=OESSG Cavaliere BAR.jpg
|nome_onorificenza= Cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
|collegamento_onorificenza=Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Golden Fleece Rib.gif
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro
|collegamento_onorificenza=Ordine del Toson d'oro
|motivazione=
|luogo=[[1531]]
}}
 
== Opere artistico-architettoniche patrocinate da Andrea Doria ==
 
Dopo la svolta politica del [[1528]] Andrea Doria chiamò a Genova vari artisti del pieno [[Rinascimento]] per importare con essi le novità stilistiche.
 
=== Artisti chiamati da Andrea Doria ===
 
* [[Perin del Vaga]]
* [[Il Pordenone]]
* il [[Domenico Beccafumi|Beccafumi]]
* [[Giovanni Angelo Montorsoli|Il Montorsoli]]
 
=== Opere d'arte patrocinate da Andrea Doria a Genova ===
 
* [[Palazzo del Principe di Genova|Il Palazzo del Principe]]
* [[Piazza San Matteo (Genova)|Piazza San Matteo]]
 
== Navi che portano il nome di Andrea Doria ==
 
Nel corso del tempo, diverse navi sono state dedicate ad Andrea Doria.
 
* [[Marina mercantile italiana]]:
** Il [[transatlantico]] ''[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]]'', varato nel [[1951]] ed affondato il 26 luglio [[1956]], a seguito di una collisione in mare al largo delle coste [[Stati Uniti d'America|statunitensi]].
* [[Marina Militare Italiana]]:
** La [[corazzata]] ''[[Andrea Doria (1885)|Andrea D'Oria]]'', appartenente alla [[classe Ruggiero di Lauria]], varata nel [[1885]].
** La [[nave da battaglia]] ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)|Andrea Doria]]'', appartenente alla [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|classe Caio Duilio]], varata nel [[1913]], rimodernata tra il [[1937]]-[[1940]] e che prestò servizio fino al [[1956]].
** L'[[incrociatore lanciamissili]]/portaelicotteri [[Andrea Doria (C 553)|''Andrea Doria'' (C 553)]] - appartenente alla [[Classe Andrea Doria (incrociatore)|classe Andrea Doria]], varata nel [[1963]], in servizio fino al [[1992]].
** [[Cacciatorpediniere]] lanciamissili/[[Fregata (nave)|fregata]] [[Andrea Doria (D 553)|''Andrea Doria'' (D 553)]], appartenente alla [[Classe Orizzonte (fregata)|classe Orizzonte]], varata nel [[2005]]. Ha raggiunto la piena operatività nel giugno [[2009]].
* [[US Navy|Marina degli Stati Uniti]]:
** [[USS Andrew Doria (1775)|USS ''Andrew D'Oria'']], [[brigantino]] della marina continentale durante la [[Guerra d'indipendenza americana|Guerra d'indipendenza]].
** [[USS Andrew Doria (IX-132)|USS ''Andrew D'Oria'']], nave cisterna italiana costruita nel [[1908]] e catturata dagli statunitensi nel [[1941]]. Venne modificata ed utilizzata dalla [[US Navy]] dal [[1944]] al [[1946]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{Vedi anche|Bibliografia su Genova}}
* Pierangelo Campodonico, ''Andrea Doria'', Tormena, Genova 1997.
* [[Angelo Luigi Fiorita|A. L. Fiorita]], ''[[s:Andrea Doria|Andrea Doria]]'' (I Grandi Liguri - collana di biografie storiche), Ceretti, 1950
* Philip Gosse, ''Storia della pirateria'', Bologna, Odoya 2008, ISBN 978-88-6288-009-1
* M.Granata, ''L'ammiraglio della Superba'', SAIE 1955
* [[Francesco Domenico Guerrazzi|F.D.Guerrazzi]], ''Vita di Andrea Doria'', Guigoni 1864
* Paolo Lingua, ''Andrea Doria'', Fratelli Frilli, Genova 2006.
* Anna Spissu, ''[[Il pirata e il condottiero]]'', romanzo storico, Corbaccio, Milano, 2008
 
== Voci correlate ==
* [[Marchesato di Dolceacqua]]
* [[Marchesato di Torriglia]]
* [[Repubblica di Genova]]
* [[Svolta filospagnola di Andrea Doria (1528)]].
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|commons=Category:Andrea Doria|s=Andrea D'Oria|s_preposizione=su|s_etichetta=Andrea Doria}}
{{Box successione
|tipologia = precedenza titoli nobiliari
|carica = [[Principe]] di [[Melfi]]
|periodo = [[1531]]-[[1560]]
|precedente = Giovanni Caracciolo
|successivo = Marcantonio Doria Del Carretto
|immagine = Coat of arms of the House of Doria.svg
}}
 
{{Comuni della Slovenia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|Genova|marina|rinascimento|storiaSlovenia}}
 
[[Categoria:DoriaNazarje|Andrea Doria]]
[[Categoria:Cavalieri del Toson d'oro]]