Bosa e Emoscambio: differenze tra le pagine

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<!-- Il testo commentato è SOLO UN ESEMPIO -->
'''Emoscambio''' (dal greco αίμα – aima, [[sangue]]) era un [[meme]] diffuso, mediante [[Graffitismo|scritte murali]], da un gruppo fondato negli [[anni 1970|anni settanta]] da Vito Cosmaj (o Cosmai),<ref name=":0">Alcune opere di Vito Cosmaj sono elencate in ''[http://www.librari.beniculturali.it/opencms/export/sites/dgbid/it/documenti/Servizio_III/Bollettino_Anno_1980.pdf Bollettino del servizio per il diritto d'autore]'', [[Ministero dei beni culturali]], 1980</ref> un guru [[Milano|milanese]] che diffondeva inoltre [[volantino|volantini]] a nome di un autoproclamato "Istituto Italiano di Fisiologia".<ref>Copia del volantino è attualmente pubblicata in [https://fotomomo.blogspot.it/2009/02/emoscambio-mistero-risolto.html fotomomo.blogspot.it] con possibilità di ingrandire le singole pagine per la lettura</ref> Il gruppo era famoso per le [[graffitismo|scritte]] visibili su autostrade italiane, su viadotti e cascine, specie nell'[[Italia settentrionale]]. La E iniziale della parola era tracciata con la maiuscola greca sigma (ΣMOSCAMBIO); accanto alla scritta vi era un numero telefonico di Milano. Cosmaj scrisse tre libri sulle proprie teorie<ref name=":0" />, ma delle sue pubblicazioni adesso non rimane traccia. Pare che non sia mai effettivamente riuscito a mettere in pratica le proprie "teorie fisiologiche".<ref name="tascabile">{{Cita web|url=https://www.iltascabile.com/scienze/emoscambio/|titolo=Il fantasma dell’Emoscambio|sito=il Tascabile|data=2019-06-05|lingua=it-IT|accesso=2019-06-29}}</ref>
{{Comune
|nomeComune = Bosa
|linkStemma = Bosa-Stemma.png
|panorama=Bosa street.jpg
|siglaRegione = SAR
|siglaProvincia = OR
|latitudineGradi = 40
|latitudineMinuti = 18
|latitudineSecondi = 0
|longitudineGradi = 8
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|longitudineSecondi = 0
|mappaX = 50
|mappaY = 224
|altitudine = 5
|superficie = 135,67
|abitanti = 7.972
|anno = 31-12-04
|densita = 58,49
|frazioni = Bosa Marina
|comuniLimitrofi = [[Magomadas]], [[Modolo]], [[Montresta]], [[Padria]] (SS), [[Pozzomaggiore]] (SS), [[Suni]], [[Villanova Monteleone]] (SS)
|cap = 08013
|prefisso = 0785
|istat = 091013
|fiscale = B068
|nome abitanti = bosani
|patrono = [[Sant'Emilio e Priamo]]
|festivo = [[28 maggio]]
|sito = http://www.comune.bosa.nu.it/
}} <!-- fine della tabella - per la compilazione vedi -> Aiuto:Comune -->
 
== Dottrina ==
'''Bosa''' (in [[lingua sarda|sardo]] '''''Bosa''''') è un comune di circa 8.000 abitanti della [[provincia di Oristano]], nella antica regione della [[Planargia]].
Ad un'[[interrogazione parlamentare]] presentata dal deputato [[Mario Gargano]] il 13 novembre 1973, in cui si domandava l'opportunità di indagare il Centro studi emodinamismo per [[vilipendio della religione]], il sottosegretario all'interno [[Ernesto Pucci]] rispose che il centro era nato nel settembre 1971 per diffondere la pratica dello scambio reciproco del sangue, e che Cosmai era già in attesa di processo penale per tale crimine in seguito alla perquisizione nella sua casa e al sequestro di volantini operato dalla questura di Milano nel novembre 1972.<ref>Camera dei Deputati - VI legislatura - seduta del 13 novembre 1973. [http://legislature.camera.it/_dati/leg06/lavori/stenografici/sed0180/rsi0180.pdf Risposte scritte ad interrogazioni] - pagina 14</ref> Nella sua propaganda Cosmai sosteneva che dei periodici scambi di sangue tra persone di sesso opposto avrebbero potuto allungare la vita di entrambi i partecipanti fino a rendere raggiungibile l'immortalità.<ref name="tascabile" />
 
L'unico testo di Cosmaj che ci è giunto finora è un volantino di alcune pagine che illustra una bizzarra teoria sessuale chiamata T.A.F. (Tecnica dell'Amplesso Fisiologico); la tecnica consiste nell'osservare la posizione sessuale che assumono tutti gli animali, in piedi, con l'uomo che prende da dietro la donna piegata in avanti. Nel volantino si pubblicizza un ''Addottorato'', o Laurea, in T.A.F. da conseguire tramite una prova assurda (il conseguimento dell'amplesso in bilico su un letamaio). Il volantino aveva anche altri contenuti provocatori, come una finta pubblicità di una [[cintura di castità]] e varie invettive contro la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] e il [[cristianesimo]].<ref name="tascabile" />
== Geografia ==
Bosa è un esempio pressoché unico per la [[Sardegna]] di città edificata accanto all'[[estuario]] di un fiume, il [[Temo]], che è navigabile con imbarcazioni a basso pescaggio per circa 5-6 chilometri. Si è sviluppata in una frazione marina (Bosa Marina), frequentata stazione balneare con un porto che include l'isola Rossa, prima della foce del fiume.
 
Inoltre nello stesso volantino si fa riferimento a uno dei tre libri di Cosmai: "Il [[Vangelo]] secondo Vito Cosmaj", raccolta di oltre 300 verità (o [[epigrammi]], o [[aforismi]]) che l'I.I.D.F avrebbe inviato a chi offrisse non meno di 10.000 lire, indirizzate al solito indirizzo postale di Milano. In questa opera erano contenute verità come: «La merda diventa concime o letame se la teniamo esposta alla luce del sole ed alle intemperie, se la nascondiamo diventa virus infetto».
==Storia==
===Preistoria e periodo romano===
Narra una leggenda che Calmedia, moglie o figlia di Sardo, giunta nella vallata attraversata dal Temo, colpita dalla bellezza dei luoghi, abbia deciso di fermarsi e di fondare una città che da lei avrebbe preso nome. La città di Calmedia, nella località oggi detta ''Calameda'', sarebbe stata nell'antichità un fiorente centro culturale, e avrebbe per secoli convissuto con la vicina Bosa, con cui si sarebbe infine confusa.
In realtà, già un'epigrafe [[Fenici|fenicia]] (oggi perduta), databile al [[IX secolo AC|IX secolo a.C.]], documenta per la prima volta l'esistenza di un etnico collettivo ''Bs'n'', riferito alla popolazione di questo luogo. Il nome della città fu dunque fin dall'origine Bosa, un toponimo forse mediterraneo, d'incerta etimologia. L'etnico latino ''bosanus'' è attestato ancora in un'iscrizione della prima età imperiale, e il nome di Bosa compare in questa forma in [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] nell'''Itinerario di Antonino'', nella ''Cosmografia'' dell'Anonimo Ravennate, e per tutto il Medioevo.
La zona fu abitata già in epoca [[preistoria|preistorica]] e protostorica, come dimostrano le numerose ''Domus de janas'' (per es. a ''Coroneddu'', ''Ispilluncas'', ''Monte Furru'', ''Silattari'', ''Tentizzos'') e i [[nuraghe|nuraghi]] (per es. a ''Monte Furru'').
Nulla di certo si conosce dello stanziamento fenicio-punico. I Fenici dovettero usare per l'approdo la foce del fiume Temo (allora all'altezza di ''Terrìdi''), riparata dalle mareggiate dall'Isola Rossa, e dal maestrale dal colle di ''Sa Sea''. Forse proprio lì, o secondo l'ipotesi maggiormente accettata nella vallata di ''Messerchimbe'', più all'interno e sulla sponda sinistra del fiume, svilupparono un centro abitato. Qualche studioso (Antonietta Boninu, Marcello Madau), in base alla conformazione del luogo, sostiene che in età cartaginese il sito urbano fosse bensì all'altezza di ''Messerchimbe'', ma sulla riva destra, mentre sull'altra sponda si sarebbero concentrate l'area sacra e la necropoli. In tal caso si potrebbe pensare a uno sdoppiamento e a una progressiva traslazione dell'abitato in età bizantina, simile a quelli osservabili nelle aree archeologiche sarde di ''[[Sulki|Sulci]]'', ''[[Tharros|Tharri]]'' e ''Cornus'', con un nuovo agglomerato formatosi intorno alla cattedrale, sul sito della vecchia necropoli: nel caso di Bosa appunto a ''Messerchimbe'', dove i dati archeologici testimoniano un centro altomedioevale, e dove sarebbe sorta in seguito la cattedrale di S. Pietro.
In età romana la città, che in un primo tempo pare aver mantenuto l'ordinamento punico, con la magistratura dei [[suffeta|suffeti]], divenne, forse dalla prima età imperiale, un municipio con un proprio ordine di decurioni. Attraversata dalla strada costiera occidentale, che superava il Temo a ''Pont'ezzu'', Bosa era collegata direttamente a sud con la già citata ''Cornus'' (presso l'odierna S. Caterina di Pittinuri) ed a nord con ''Carbia'' (N. S. di Calvia). Del porto di ''Terrìdi'' restano ancora tracce di bitte per l’attracco delle barche.
 
Le scritte sui muri hanno garantito ad ''Emoscambio'' una certa popolarità anche letteraria<ref>
===Medioevo===
Viene citato nei seguenti libri:
In età bizantina, come si è detto, l'abitato era posto con sicurezza sulla riva sinistra del [[Temo]], presso il luogo della chiesa di S. Pietro ''extra muros''. La città subì per tutto il [[medioevo]] le scorrerie degli [[Arabi]]. Tuttavia non perse la sua importanza: fu capoluogo della Curatoria di [[Planargia]], nel [[Giudicati sardi|Giudicato di Logudoro]] e sede vescovile. In un periodo compreso tra il sesto e il settimo decennio del Mille ed il 1073 si provvide alla costruzione della chiesa cattedrale dedicata a s. Pietro. Le date vengono fornite da due documenti epigrafici presenti nella chiesa: il primo è rappresentato da un'iscrizione incisa sul concio di una lesena absidale che, secondo una recente rilettura operata dallo studioso Giuseppe Piras, attesta l'atto di consacrazione e posa della prima pietra dell'edificio romanico celebrato dal vescovo Costantino de Castra (in passato il ''titulus'' veniva erroneamente riferito all'attività di un presunto architetto di nome ''Sisinius Etra''); il secondo è costituito da un'epigrafe, collocata nella navata centrale, che ricorda l'anno di ultimazione dei lavori promossi dal vescovo, il 1073 appunto. La decisione di Costantino de Castra (primo vescovo di Bosa di cui si abbia notizia) di intitolare a S. Pietro la cattedrale bosana può essere forse intesa come segno di schieramento dalla parte del pontefice romano dopo lo [[Scisma d'Oriente|scisma ortodosso]] del [[1054]]: infatti Costantino de Castra, come sappiamo da una lettera del [[1073]] del [[Papa Gregorio VII]], fu impegnato personalmente nella propaganda cattolica presso i Giudici della [[Sardegna]] e nello stesso anno ricevette da [[Gregorio VII]] la nomina ad arcivescovo di Torres. Con l'edificazione del castello dei [[Malaspina]] (secondo lo storico G. F. Fara [[1112]] o [[1121]], secondo uno studio recentissimo [[1271]]) sul colle di Serravalle, due chilometri più a valle e sulla riva destra del fiume, si pensa che la popolazione abbia cominciato gradualmente a trasferirsi sulle pendici dell'altura, che garantiva una maggior protezione contro le incursioni arabe, finché nella zona di ''Calameda'' non restò solo la cattedrale di S. Pietro.
*{{Cita libro|autore=[[Valerio Aiolli]]|titolo=Fuori tempo|url=http://books.google.com/books?id=_0McAQAAIAAJ|anno=2004|editore=Rizzoli|id=ISBN 978-88-17-00088-8|pagine=p. 13}}
*{{Cita libro|autore=[[Piero Colaprico]]|titolo=Mala storie. Il giallo e il nero della vita metropolitana|url=http://books.google.com/books?id=X552yxj3f8YC&pg=PA332|anno=2010|editore=Il Saggiatore|id=ISBN 978-88-428-1615-7|pagine=p. 332}}
*{{Cita libro|autore=[[Francesca D'Aloja]]|titolo=Il sogno cattivo|url=http://books.google.com/books?id=4V4B7yEqzKsC&pg=PT65|anno= 2010|editore=Edizioni Mondadori|id=ISBN 978-88-520-1180-1|pagine=p.65}}
*{{Cita libro|autore=[[Giovanni Gandini]]|titolo=Un milione di copie|url=http://books.google.com/books?id=cKQqAQAAIAAJ|anno=2006|editore=Archinto|id=ISBN 978-88-7768-463-9|pagine=p. 32}}
*{{Cita libro|autore=Roberto Maestro|titolo=Sui muri e su altre più serie divisioni: ragionamento fiorentino|url=http://books.google.com/books?id=vpBNAAAAYAAJ|anno=1998|editore=Alinea|pagine=p. 18–}}
*{{Cita libro|autore=[[Edoardo Nesi]]|titolo=Fughe da fermo|url=http://books.google.com/books?id=exH8GOAwvd0C&pg=PT59|data=2 maggio 2012T00:00:00+02:00|editore=Bompiani|id=ISBN 978-88-587-5296-8|pagine=59–}}
*{{Cita libro|autore=[[Mario Rigoni Stern]]|titolo=Amore di confine|url=http://books.google.com/books?id=hiEcAAAAMAAJ|anno=1986|editore=Einaudi|pagine=p. 199}}
</ref> e sembra che Cosmai stesso ebbe modo di protestare contro contro la [[Lega Nord]], colpevole a suo dire di aver plagiato il suo metodo di propaganda con le scritte analoghe "Lega Nord Padania" dipinte a grandi lettere in giro per il nord Italia.<ref name="tascabile" /> Il movimento, se di tale si può parlare, si è esaurito nel corso degli [[anni 1990|anni novanta]] con la morte del Cosmaj, avvenuta il 2 febbraio 1999<ref> Comune di Milano, applicazione di ricerca defunti '”Not2 4get” secondo cui Vito Cosmai, deceduto il 2/2/1999, è sepolto presso il cimitero di [[Greco (Milano)|Greco]]</ref>.
 
== Note ==
===Periodo aragonese e spagnolo===
<references/>
Nel [[1297]] il [[Papa Bonifacio VIII]] istituì un Regno di [[Sardegna]] e [[Corsica]], che concesse al re [[Giacomo II d'Aragona]]. I Malaspina, temendo l'invasione aragonese, potenziarono il castello con una torre maestra che ricorda quelle [[Cagliari|cagliaritane]] dell'elefante e di S. Pancrazio ([[1305]] e [[1307]]), costruite da Giovanni Capula, il quale aveva forse edificato anche quella bosana ([[1300]]). Tuttavia il [[2 novembre]] [[1308]] Moruello, Corrado e Franceschino Malaspina cedettero il castello di Bosa a Giacomo II. Negli anni successivi la famiglia lunense dovette nondimeno mantenere i proprii diritti sul castello, se una cronaca sarda del [[XV secolo|Quattrocento]] sostiene che nel [[1317]] essa lo cedette al [[Giudicati sardi|Giudicato d'Arborea]]. Ad ogni modo, a seguito dell'alleanza tra l'Arborea e l'[[Aragona]], Pietro Ortis prese possesso del castello di Bosa per conto dell'infante [[Alfonso d'Aragona]], col consenso degli Arborensi. I Malaspina uscirono però definitivamente dalla storia bosana solo quando l'[[11 giugno]] [[1326]] Azzo e Giovanni delegarono il fratello Federico nelle trattative col re d'Aragona per la cessione di Bosa e della Curatoria di Planargia.
Passarono solo due anni, e il [[1 maggio]] [[1328]] [[Alfonso IV d'Aragona|Alfonso il Magnanimo]], re d'Aragona, concesse in [[feudo]] il castello al giudice arborense [[Ugone II d'Arborea|Ugone II Cappai de Baux]]: la città e il suo territorio entrarono allora a far parte delle terre ''extra iudicatum'' dell'Arborea. Il figlio di Ugone, [[Mariano IV d'Arborea|Mariano IV]], ruppe però l'alleanza con gli Aragonesi, e nel suo tentativo di unificare la Sardegna sotto di sé fece imprigionare, nel dicembre del [[1349]], il fratello Giovanni, Signore di Bosa dal [[1335]], e fedele alla vecchia alleanza. Il castello di Bosa era una roccaforte di grande importanza strategica per il controllo della Sardegna, e tanto Mariano quanto [[Pietro IV d'Aragona|Pietro IV il Cerimonioso]], desiderosi di impossessarsene, cercarono di farselo cedere dalla moglie di Giovanni, la catalana Sibilla di Moncada; ma ella tirò per le lunghe le trattative, finché il [[20 giugno]] [[1352]] Mariano lo prese con la forza. Bosa fu quindi sotto il controllo dei giudici d'Arborea [[Ugone III de Bas-Serra|Ugone III]] ([[1376]]-[[1383|'83]]), ed [[Eleonora d'Arborea|Eleonora]] [[Cappai de Baux]] ([[1383]]-[[1404]]), che ne fecero la loro roccaforte nella guerra contro gli Aragonesi; alle trattative di pace tra Eleonora e [[Giovanni I d'Aragona]], il [[24 gennaio]] [[1388]], la città inviò il proprio [[podestà]] con centouno rappresentanti che firmarono gli atti, separatamente dal castellano e dai funzionarii e rappresentanti feudali.
L'esistenza a quel tempo di un'organizzazione comunale, oltre che da questo fatto, è dimostrata dai quattro capitoli degli statuti di Bosa citati in un atto notarile seicentesco. La città era dunque divisa tra la parte di pertinenza del castello, e quindi soggetta al feudatario (che si suole oggi identificare, pur senza vere prove, col quartiere di ''Sa Costa'', privo di chiese perché avrebbe fatto capo a quella del castello), e il libero comune (identificato oggi col quartiere di ''Sa Piatta''), retto dagli statuti. La guerra però riprese, e quando gli [[Aragona|Aragonesi]] il [[30 giugno]] [[1409]] sconfissero il nuovo Giudice [[Guglielmo III Cappai di Narbona]] a [[Sanluri]], il Giudicato d'Arborea, ultimo dei regni sardi indipendenti, cessò di esistere, e l'anno successivo Bosa passò definitivamente sotto il controllo della Corona d'Aragona.
Poco dopo la conquista aragonese, il [[15 giugno]] [[1413]], Bosa e la [[Planargia]] furono unite al patrimonio regio, e la città, riconosciuti privilegii e consuetudini, fu organizzata come un comune [[Catalogna|catalano]]. L'organo cittadino era il consiglio generale, col potere di deliberare, dal quale erano scelti i cinque consiglieri, uno per ogni classe di censo, che formavano l'organo esecutivo; il primo consigliere rivestiva la funzione di sindaco, e rappresentava la città. D'altra parte il castello era tenuto da un capitano o castellano, di nomina regia, che curava la difesa; il re nominava anche il doganiere o maggiore del porto, il mostazzaffo (ufficiale incaricato di sorvegliare il commercio), e il [[podestà]], che amministrava la giustizia e controllava per conto della corona l'operato dei consiglieri. Alle dipendenze del consiglio era poi l'ufficiale che governava la Planargia. In teoria tutte le cariche dovevano essere ricoperte da Sardi nativi o residenti a Bosa o nella Planargia; ma sebbene questo diritto fosse stato ribadito più volte, di fatto venne spesso calpestato. Tra la città e il castello la convivenza non fu pacifica, e al parlamento sardo del [[1421]] i sindaci Nicolò de Balbo e Giacomo de Milia ottennero dal re la destituzione del castellano Pietro di San Giovanni.
Sotto il regno di [[Giovanni II d'Aragona]] a Bosa funzionò anche una zecca, che emetteva monete di mistura del valore di un minuto, destinate a una circolazione locale. Qualcuna di esse si conseva tuttora.
Il [[23 settembre]] [[1468]] il castellano di Bosa, Giovanni di Villamarina, capitano generale della flotta reale, ottenne in [[feudo]] perpetuo (''secundum morem Italie'') la città, il castello e la Planargia di Bosa (con le ville di [[Suni]], [[Sagama]], [[Tresnuraghes]], [[Sindia]], [[Magomadas]], [[Tinnura]] e [[Modolo]]), di cui divenne barone. Il Villamarina tuttavia prestò omaggio alla città e ne mantenne sostanzialmente le istituzioni. In questi tempi Bosa si trovò ad avere il singolare privilegio di partecipare a tutti i tre stamenti del parlamento sardo, attraverso il feudatario (braccio militare), il vescovo (braccio ecclesiastico) e i delegati dei cittadini (braccio reale). Nel [[1478]] il castello di Serravalle vide la fine delle ultime speranze di indipendenza dei Sardi, quando il marchese di [[Oristano]], Leonardo Alagòn, vinto a [[Macomer]], trovò in città l'ultimo rifugio, prima di essere catturato da una nave [[Spagna|spagnola]], mentre fuggiva per mare verso [[Genova]].
Ereditata da Bernardo di Villamarina il [[24 dicembre]] [[1479]] alla morte del padre, Bosa ottenne sempre maggiori privilegii commerciali, spesso ai danni della vicina e rivale [[Alghero]], che ne fecero una città prospera. Il [[30 settembre]] [[1499]] una prammatica di [[Ferdinando II d'Aragona|Ferdinando il Cattolico]] la inserì tra le città reali, concedendole i privilegii connessi a tale titolo; essa restò tuttavia infeudata ai Villamarina, di cui anzi il [[18 luglio]] [[1502]] divenne possedimento [[allodio|allodiale]]. La fioritura continuò anche sotto la figlia di Bernardo, Isabella, che la resse tra il [[1515]]/[[1518|18]] e il [[1559]], facendole guadagnare terreno nei mercati dell'isola anche su Oristano. Ma proprio allora l'economia bosana doveva subire un duro colpo. Nel [[1527]], durante la guerra tra la [[Francia]] di [[Francesco I di Francia|Francesco I]] e l'[[Impero]] di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]], mentre i [[lanzichenecchi]] saccheggiavano [[Roma]], i Francesi contesero alla corona di [[Spagna]] il possesso della [[Sardegna]]. Entrati a [[Sassari]] alla fine di dicembre, la saccheggiarono, incutendo terrore nelle altre città sarde. I Bosani, per impedire un assalto della flotta francese comandata da [[Andrea Doria]], reagirono l'anno successivo ostruendo con dei massi la foce del [[Temo]], forse a ''S'Istagnone'', determinando però in questo modo il rapido decadimento del porto, e l'inizio di un lungo periodo di straripamenti del Temo che resero l'ambiente malsano. Da allora le imbarcazioni presero ad attraccare all'Isola Rossa.
Morta senza eredi Isabella di Villamarina, il re [[Filippo II di Spagna]] sequestrò il territorio riunendolo al patrimonio regio. Da allora Bosa divenne a tutti gli effetti una città reale, cessando di essere sotto un'autorità [[feudo|feudale]]. Nel [[1565]], per ordine del re, e su richiesta dello stamento militare, vennero tradotti in lingua catalana gli statuti di Bosa, originariamente in italiano o in sardo.
Probabilmente intorno al [[1580]], nell'ambito del progetto di fortificazione delle coste sarde, fu costruita la torre dell'Isola Rossa, già citata dal Fara nella sua ''Corografia della Sardegna''. Dal [[1583]] l'amministrazione di essa fu demandata ad un [[alcaide]], che vi risiedeva insieme alla sua guarnigione composta da un artigliere e quattro soldati.
Il [[1591]] fu per la cultura bosana un anno straordinario. In quell'anno infatti fu consacrato [[vescovo]] [[Giovanni Francesco Fara]], il padre della storiografia sarda. Egli diresse la chiesa bosana soltanto per sei mesi, durante i quali visitò tutte le parrocchie; ma subito convocò il [[sinodo]] diocesano (10-12 giugno [[1591]]), e con le sue costituzioni riorganizzò la [[diocesi]] secondo i canoni [[Concilio di Trento|tridentini]]. Con tutta probabilità si deve a lui la costituzione dell'archivio diocesano e l'avvio della redazione dei cinque libri, il cui documento più antico conservato oggi è del [[1594]]. All'interessamento del Fara dovette probabilmente la libertà e la possibilità di uscire di prigione il poeta bosano [[Pietro Delitala]], uno tra i primi autori sardi ad usare nella sua opera la lingua italiana. Dal carcere indirizzò alcuni sonetti di supplica al vescovo, e da altre liriche si evince che nel [[1590]] era tornato in libertà. Trascorse i suoi ultimi anni a Bosa, dove prese moglie ed ebbe cinque figli, fu podestà della città e Cavaliere nello Stamento Militare del Parlamento del [[Regno di Sardegna]]. A Bosa operava già dal [[1569]] come canonico della cattedrale anche [[Gerolamo Araolla]], il maggiore poeta in lingua sarda dell'età spagnola, che vi compose le sue opere (''Sa vida, su martiriu et morte dessos gloriosos martires Gavinu, Brothu et Gianuariu'', e ''Rimas diversas spirituales''), e fu forse anche alcaide del castello di Serravalle nella prima decade del [[XVI secolo|Seicento]].
Il periodo postridentino vide anche l'arrivo a Bosa dei [[Ordine francescano|Cappuccini]], che vi edificarono il loro convento ([[1609]]); e la fondazione delle confraternite della S. Croce e del Rosario, e dei gremii dei sarti e calzolai e dei fabbri.
Il nuovo secolo fu però un periodo di grande decadenza, come per tutti i dominii spagnoli, anche per Bosa. Apertosi con la grave inondazione del [[1606]], funestato dalla peste ([[1652]]-[[1656|'56]]), da un violento incendio ([[1663]]), dalla grande carestia del [[1680]], dalle continue incursioni [[Ottomani|ottomane]] e dalla forte recessione economica, vide precipitare la popolazione dai circa 9000 abitanti del [[1609]] ai 4372 del [[1627]], ridotti ancora a 2023 nel [[1688]].
Non dovette giovare molto la concessione dello statuto di porto franco da parte del re [[Filippo IV di Spagna|Filippo IV]], nel [[1626]]. Poco dopo, nel [[1629]], con la concessione della Planargia in [[feudo]] a don Antonio Brondo, Bosa perdeva anche i contributi in grano dell'entroterra. Tuttavia verso la fine del secolo, in seguito a vari passaggi di mano del feudo che, poverissimo e spopolato, era caduto nel disinteresse dei suoi signori, la città ne riprese di fatto il controllo.
 
==Voci correlate==
[[Immagine:Bosa.JPEG|thumb|Vista del paese dal Castello [[Malaspina]]]]
* [[C.T. (writer)]]
 
== Collegamenti esterni ==
===Periodo sabaudo===
* {{cita web|https://web.archive.org/web/20010925093320/http://www.s.snf.it/emoscambio/|Sito dell'istituto internazionale di fisiologia (versione archiviata del 25 settembre 2001)}}
Passata con l'intera [[Sardegna]] agli [[Asburgo]] nel [[1714]], quindi ai [[Casa Savoia|Savoia]] nel [[1718]]-[[1720|'20]], la città riacquistò via via una certa importanza: già nel [[1721]] le barche coralline napoletane furono autorizzate a far quarantena anche nel porto di Bosa, e di conseguenza fu inaugurato un lazzaretto a S. Giusta. La popolazione era andata in quegli anni progressivamente aumentando, tanto che dai 3335 abitanti del [[1698]], si era giunti nel [[1728]] a 3885, e nel [[1751]] a 4609. Nel [[1750]] [[Carlo Emanuele III di Savoia|Carlo Emanuele III]] autorizzò un gruppo di coloni provenienti dalla [[Morea]] a insediarsi su una parte del territorio di Bosa: fu così fondato il paese di S. Cristoforo, in seguito chiamato [[Montresta]]. Gli immigrati, però, furono insediati in territorii fino ad allora usati dai pastori bosani: non ebbero perciò vita facile, e furono oggetto dell'aperta ostilità della città, spesso sfociata in fatti di sangue, cosicché un secolo dopo, secondo l'[[Vittorio Angius|Angius]], delle famiglie greche restavano due soli membri. Interessante per questo periodo è la relazione nel [[1770]] della visita che il Viceré Vittorio Ludovico de Hayes compì anche a Bosa: venne segnalato lo stato d'abbandono degli ufficii ed in particolare degli archivii.
* {{cita web|https://wayback.archive.org/web/20041227235916/http://www.d00r.com/emoscambio/emo00.htm|Sito di sostenitori di Cosmaj sull'emoscambio (versione archiviata del 27 dicembre 2004)}}
Il [[4 maggio]] [[1807]] Bosa divenne capoluogo di provincia per un decreto del re [[Vittorio Emanuele I di Savoia|Vittorio Emanuele I]], che però concedeva al prefetto la facoltà di risiedere a [[Cuglieri]] nei mesi estivi. La città rimase capoluogo fino al [[1821]], quando, a seguito della riorganizzazione delle province, la sede principale divenne Cuglieri, e Bosa rimase centro di distretto. Nel [[1859]], ridiviso il territorio della Sardegna nelle due sole province di [[Cagliari]] e [[Sassari]], la città fu accorpata alla prima, e vi rimase fino all'istituzione della [[Provincia di Nuoro]] nel [[1927]].
* Mattia Salvia, [https://www.vice.com/it/read/storia-emoscambio-scritte-assurde-sesso-945 Il mistero di Emoscambio, la "setta" sessuale più assurda d'Italia], [[Vice (rivista)|Vice]]
* [http://bizzarrobazar.com/en/2015/03/25/emoscambio/ Emoscambio] su Bizzarro Bazar
 
{{portale|sociologia}}
===Dall'unità d'Italia a oggi===
La città conobbe nell'[[XIX secolo|Ottocento]] un incremento demografico progressivo ma lento: la popolazione passò via via dai 5600 abitanti del [[1821]] ai 6260 del [[1844]], ai 6403 del [[1861]], ai 6696 del [[1881]], ai 6846 del [[1901]]. Si sviluppò tuttavia l'attività della concia delle pelli (sulla sinistra del [[Temo]], negli edificii noti come ''sas Conzas''), mentre le vecchie mura vennero abbattute e già alla metà del [[XIX secolo]] la città si ampliò verso il mare, secondo le indicazioni del piano d'ornato di Pietro Cadolini ([[1867]]). Il rinnovamento delle vecchie infrastrutture, come il ponte sul Temo ([[1871]]), e le nuove costruzioni, quali l'acquedotto ([[1877]]) e la rete fognaria, che posero rimedio all'ambiente insalubre della città, o la strada ferrata a scartamento ridotto per [[Macomer]], segnarono un risveglio che soltanto dopo la grande guerra conobbe un sensibile rallentamento. Nel [[1869]], dopo decennii di richieste, si cercò di ridar vita anche al porto, ormai scomparso da più di trecento anni, congiungendo l'Isola Rossa alla terraferma, senza però che si ottenessero risultati apprezzabili. Le opere pubbliche di questi anni diedero al centro un aspetto dignitoso ancora oggi pienamente fruibile; tuttavia per il comune di allora, accanto al miglioramento delle condizioni di vita, significarono anche un forte indebitamento, che con gli anni, sommandosi alla pressione fiscale voluta dal ministero, diede origine a una rivolta popolare ([[14 aprile]] [[1889]]).
La popolazione conobbe un'evoluzione relativamente modesta anche nel corso del [[XX secolo|Novecento]] (8632 abitanti nel [[1971]], ma 7935 nel [[2001]]) ed è proprio grazie a questa sua scarsa vitalità che Bosa ha potuto mantenere una fisionomia storica sconosciuta in molti altri centri della Sardegna. Negli ultimi decenni l'espansione urbana ha portato al congiungimento del centro alla marina, con interventi edilizi come due nuovi ponti, il primo all'altezza di Terrìdi ([[anni 1980|anni '80]]) e il secondo (esclusivamente pedonale) presso il centro storico (anno [[2000]]), che hanno almeno in parte alterato il sapore tradizionale del suo ambiente. Oggi per di più, anche in seguito all'apertura della litoranea per [[Alghero]], la città è avviata verso un rilancio turistico, che se rappresenta un'opportunità economica per gli abitanti, rischia di compromettere definitivamente il suo carattere. Nel maggio [[2005]], in attuazione della Legge Regionale di riforma delle circoscrizioni provinciali della Sardegna, il comune di Bosa è passato dalla [[Provincia di Nuoro]] alla [[Provincia di Oristano]].
 
[[Categoria:Medicina alternativa]]
 
[[Categoria:Meme]]
==Monumenti==
[[Categoria:Costume]]
* La [[Cattedrale dell'Immacolata (Bosa)|Cattedrale]], di origini medievali ma completamente rifatta nel [[XIX secolo]] in stile [[barocco]] e [[neoclassico]].
[[Categoria:Graffiti writing]]
 
== Sport ==
 
Il [[13 maggio]] [[2007]] la cittadina ha ospitato l'arrivo della seconda tappa del 90esimo [[Giro d'Italia]], partita da [[Tempio Pausania]] (206 km) e vinta da [[Robbie McEwen]].
 
* [http://www.youtube.com/watch?v=kXZB3up9kc8 video dell'arrivo della tappa ]
* [http://www.youtube.com/watch?v=qLhAG84xNGw video del passaggio per Bosa a 5 km dall'arrivo ]
 
 
 
Negli incantevoli fondali di Bosa Marina è possibile praticare l'immersione subacquea con autorespiratore. Alcune strutture organizzate dirette da istruttori e guide esperte consentono di disporre di tutte le attrezzature quali apparecchi di respirazione, mute, pinne, maschere, veicoli subacquei e di superficie. Tra le strutture meglio organizzate Bosa Diving Center iscritto all'albo della Regione Sardegna. Tra le immersioni più famose: Secca di Capo Marrargiu, Secca di Cala e Moros, Grotte della Casa del vento, Secca di Corona Niedda, Secca di Su Puntillone, Secca delle Piramidi.
Biologia subacquea: Tra le numerose specie viventi presenti nel mare di Bosa ve ne sono alcune meritevoli di catalogazione tra le specie poco diffuse in mediterraneo. Corinactis virydis di un bel colore lilla colonizza la sommità della secca di Su Puntillone 13 km a sud di Bosa Marina. é una specie endemica atlantica poco diffuso in Mediterraneo.
A proposito degli sport praticabili a Bosa si ricorda il canottaggio, che con il "Circolo Canottieri G.Sannio" ha raggiunto i massimi livelli in Sardegna; sono stati raggiunti ottimi risultati e piazzamenti anche a livello nazionale. Nella stagione agonistica del 2007 i canottieri del Sannio hanno portato a casa tutti i trofei regionali.
 
==Galleria di immagini==
<gallery>
image:TramontoBosa.jpg|tramonto da Turas
image:DalMoloBosaMarina.jpg|la spiaggia di Bosa Marina a fine estate
image:LuciBosaMarina.jpg|luci di Bosa Marina dopo il tramonto
Immagine:Immagine 048bosa marina.png| Torre costiera di Bosa Marina
Immagine:Bosa-vecchia-castello.jpg|Il castello e la città vecchia
Immagine:Bosa street.jpg|Lungofiume
Immagine:Fiume_temo.jpg|Lungofiume
</gallery>
 
==Evoluzione demografica==
{{Demografia/Bosa}}
 
==Amministrazione comunale==
<!-- per inserire i dati amministrativi del Comune bisogna modificare i parametri di questa tabella -->
<!--questa tabella memorizza solo i parametri - la struttura/layout è nel template ComuniAmministrazione-->
<!--se non si sa cosa scrivere in una riga, mettere lo spazio vuoto ( )-->
<!--NON inserire ritorni a capo e NON modificare il numero delle righe-->
{{ComuniAmministrazione|NomeSindaco= Paolo Casula <!--scrivere qui il NOME DEL SINDACO, inserire prima il nome e poi il cognome SENZA titoli-->
|DataElezione= 28/05/2006 <!--DATA DI ELEZIONE, usare il formato GG/MM/AAAA-->
|TelefonoComune= 0785 368000 <!--TELEFONO DEL CENTRALINO, usare il formato 02 12345678 cioè prefisso spazio numero telefonico-->
|EmailComune= <!--E-MAIL del comune-->
}}
 
==Spiagge==
* [http://www.alghero-bosa.com/cala_managu.htm Cala Managu] - Spiaggia di Cala Managu
* [http://www.alghero-bosa.com/cala_cumpoltitu.htm Cala Cumpoltitu] - Spiaggia di Cala Cumpoltitu
* [http://www.alghero-bosa.com/abba_drucche.htm Abba Drucche] - Spiagge in località S'Abba Drucche
* [http://www.alghero-bosa.com/bosa_marina.htm Bosa Marina] - Spiaggia di Bosa Marina
* [http://www.alghero-bosa.com/turas.htm Turas] - Spiaggia di Turas
 
== Voci correlate ==
* [[Agliata]]
 
==Collegamenti esterni==
* [http://www.alghero-bosa.com Bosa e dintorni] - Guida on-line su Bosa
 
==Bibliografia==
* '''Convento dei Cappuccini''' - Caterina Nestoria Solinas, ''Libraria Cappuccina. Per una storia della biblioteca del soppresso Convento di Bosa'', Cargeghe, Biblioteca di Sardegna-Documenta Edizioni, 2007
 
* '''Gruttas e Pelciones''' - Grotte di terra e di mare della Planargia e del Montiferru occidentale - Geologia, Geomorfologia, Biologia. A cura di Vincenzo Piras e del Centro Ricerche Ambientali di Bosa. Pagine 288, oltre 650 fotografie a colori, 120 schede analitiche di grotte.
 
* '''Bosa Spiagge e immersioni''' - Mappa tematica in scala 1/25.000 nella quale l'autore Vincenzo Piras indica l'accesso alle spiagge e calette, il luoghi delle immersioni, i sentieri per il trekking. Le descrizioni, suddivise per categoria, vengono organizzate in 2 lingue (italiano e Inglese). Ogni singolo sito viene descritto nei dettagli con indicazioni geografiche mediante posizione gps.
 
* '''Recensioni sulla città di Bosa''' - Una eccezionale raccolta bibliografica sugli articoli pubblicati sulle riviste periodiche sia nazionali che straniere. www.bosadiving.it
{{Provincia di Oristano}}
 
 
 
{{Portale|Sardegna}}
[[Categoria:Comuni della provincia di Oristano]]
[[Categoria:Comuni della Sardegna]]
[[Categoria:Comuni italiani]]
 
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