Partenope (città antica) e Castello giudiziario di Derby: differenze tra le pagine

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{{Infobox struttura militare
{{Torna a|Storia di Napoli}}
|Nome = Castello giudiziario di Derby
[[Image:Napoli - Monte Echia 100 4001.JPG|thumb|right|300px|Monte Echia da via Santa Lucia: luogo dove nacque la polis]]
|Nome originale =
'''Partenope''' (in [[Lingua greca antica|greco antico]] ''Παρθενωπη'')<ref>Si presume, secondo la pronuncia di Erasmo, che la pronunzia corretta sia Partènope ovvero con l'accento sulla seconda sillaba, cfr. [[Partenone]]</ref> è il nome del primo nucleo urbano della città di [[Napoli]] sorto nell'[[VIII secolo a.C.]] Venne successivamente chiamato Palepolis (città vecchia), in contrapposizione alla nuova zona urbana della Neapolis (città nuova) sorta nel prospiciente pianoro nel [[VI secolo a.C.]]
|Parte di =
|Posizione geografica = Italia settentrionale
|Struttura = Castello
|Immagine = Derby abc4.JPG
|Didascalia =
|Stato =
|Stato attuale = ITA
|Suddivisione = {{IT-VAO}}
|Nomemappa = NordItalia
|Città = Derby, [[La Salle (Italia)|La Salle]]
|LatGradi = 45
|LatPrimi =43
|LatSecondi =31.8
|LatNS = N
|LongGradi = 7
|LongPrimi = 5
|LongSecondi = 20.1
|LongEW = E
|Tipologia = Castello
|Utilizzatore =
|Primo proprietario = canonici di Aosta
|Stile =
|Funzione strategica = Castello ecclesiastico
|Termine funzione strategica =
|Inizio costruzione = XIII
|Termine costruzione =
|Costruttore =
|Materiale = pietra
|Armamento =
|Altezza =
|Demolizione =
|Condizione attuale =
|Proprietario attuale =
|Visitabile = no
|Presidio =
|Comandante attuale =
|Comandanti storici =
|Occupanti =
|Azioni di guerra =
|Eventi =
|Note =
|Sito web =
|Ref =
}}
Il '''castello giudiziario di Derby''', ''castello giudiziale''<ref name=nigra105/> o ''casaforte di Derby''<ref name=nigra105/>, in epoca medievale era il centro giurisdizionale della [[signoria]] [[ecclesia]]stica di Derby, oggi frazione di [[La Salle (Italia)|La Salle]], in [[Valle d'Aosta]]. Era solo uno degli edifici fortificati di Derby, l'unico edificio di un certo rilievo conservatosi insieme al [[Castello notarile di Derby|palazzo notarile]].
 
==Etimologia Storia ==
[[File:Casaforte di derby, fig 233, nigra.tiff|thumb|left|Il Castello giudiziario di Derby in una foto d'epoca.]]
Il nome Partenope, che significa “verginale”, fu scelto per identificare una delle [[Sirena|sirene]] che erano adorate nella [[Magna Grecia]]. La sede principale del culto era situata nel [[golfo di Napoli]], sul promontorio di [[Sorrento]]. Secondo [[Norman Douglas]] il sacello sireneo sarebbe insito nel nome della città di Massa Lubrense delubrum che significa “i beni del tempio”<ref>Douglas N. (1983) Biglietti da visita, Milano, Adelphi, p. 309.</ref>.
Costruito nel [[XIII secolo]]<ref>Per il Nigra risale al [[XV secolo]] Cfr. {{cita|Carlo Nigra|pp. 105-106}}</ref>, il castello giudiziario in origine appartenne ai canonici di Aosta, ma non è certo se fosse sotto il controllo dei canonici di [[Collegiata di Sant'Orso|sant'Orso]] o dei canonici della [[Cattedrale di Aosta|cattedrale]].<ref>Quel che sappiamo è che Derby, insieme a La Thuile, Pré-Saint-Didier, Morgex e La Salle, fece parte della [[castellania]] della [[Valdigne]] e che fu [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] a infeudarvi i canonici di san Giovanni e di sant'Orso nel 1040. Cfr. {{cita|Carlo Nigra|pp. 105-106}}</ref>
 
== Descrizione ==
=Storia=
[[File:Casaforte detta giudiziale, derby, pianta attuale, lug 1936, fig 232, disegno nigra.tiff|thumb|left|La piantina del Castello giudiziario di Derby nel luglio del 1936 ([[Carlo Nigra]]).]]
==Fondazione==
Il castello si presenta con una struttura massiccia a pianta quadrata, di tre piani; è dotato dei resti di una cinta muraria (o un recinto) con torretta angolare a sezione circolare che presenta alcune feritoie: secondo [[Carlo Nigra]], in origine le torrette sospese erano probabilmente due.
[[Strabone]] poneva la fondazione del sito di Partenope da parte dei [[Rodi]]i, in un'epoca anteriore all'istituzione delle Olimpiadi ([[776 a.C.]]).<ref>[http://books.google.it/books?id=spyaXD2bp_EC&pg=PA23&lpg=PA23&dq=magna+grecia+ausoni+e+opici&source=bl&ots=F5rPo9iHZ9&sig=PcErGKwny6KJnKuC7V7aPTZdkks&hl=it&sa=X&ei=aDCUUcz2KYWShgeAsIDgAg&ved=0CEQQ6AEwAw#v=onepage&q=partenope&f=false Books.google.it]</ref>In realtà, si ritiene possibile un primissimo scalo emporico rodio del [[IX secolo a.C.]] sull'[[Castel dell'Ovo|isolotto di Megaride]]. Tale insediamento sarebbe stato in un secondo momento esteso anche al [[Monte Echia]] (ricollegandosi all'altra tradizione che parla, invece, di una fondazione cumana della città). Tuttavia, studi recenti ritengono che la fondazione del sito sia da ricondurre ai cumani e che le fondazioni rodie siano tali solo per tradizione rodia.<ref name=Lombar>Lombardo M. e Frisone F., ''Colonie di colonie. Le fondazioni sub-coloniali greche tra colonizzazione e colonialismo''. Atti del Convegno Internazionale Lecce, 22-24 giugno 2006, Galatina 2010</ref>
L'accesso, non rialzato se non di qualche scalino, è protetto da una [[caditoia]].
Un tempo, i vari piani erano raggiungibili solo tramite una [[scala alla cappuccina]]: la scala a chiocciola fu aggiunta successivamente.<ref name=nigra105>{{cita|Carlo Nigra|pp. 105-106}}.</ref>
 
Nei sotterranei, adibiti a prigione, venivano portati i rei in attesa di giudizio qui lasciati nel caso in cui fossero ritenuti colpevoli. Tra le cause di lite per le quali si poteva essere condotti in giudizio è citato il furto di legname.
I dati archeologici hanno confermato l'insediamento [[cuma]]no.
 
Secondo la tradizione, una galleria sotterranea menerebbe dal castello giudiziario al [[Castello notarile di Derby|palazzo notarile di Derby]], sulla stessa strada.
La presenza dell'insediamento [[cuma]]no, che si estendeva sul Monte Echia ([[Pizzofalcone]]) e sull'isolotto di Megaride (dove oggi sorge [[Castel dell'Ovo]]), è riscontrata dal ritrovamento nel [[1949]] di una [[necropoli]] del [[VII secolo a.C.]] (nei pressi di via Nicotera nel quartiere di [[Chiaia]]) e da un gruppo di materiali di insediamento ritrovati verso la fine del [[XIX secolo]] durante i lavori di riqualificazione urbana al [[borgo Santa Lucia]]. In particolare, lo studio circa i materiali d'abitato ha mostrato una fase iniziale riconducibile alla fine dell'[[VIII]] inizio del [[VII secolo a.C.]] ed una fase tardoarcaica che parrebbe arrestarsi nella prima metà del [[V secolo a.C.]] Ciò andrebbe messo in relazione all'inizio della crescita di Neapolis sul pianoro<ref name=Lombar/><ref name=Daniel/>. Dalla seconda metà del V fino al [[III secolo a.C.]] lo scarico ha dato scarsi materiali.<ref name=Daniel>Daniela Giampaola (Sopraintendenza archeologica di Napoli e Caserta), Bruno D'Agostino, Noctes Campanae, Luciano Editore, Napoli 2005</ref>Il sito visse ad ogni modo fino al [[IV secolo a.C.|IV]]-[[III secolo a.C.]]<ref>[http://books.google.it/books?id=GhB4VDYuJXsC&pg=PA99&lpg=PA99&dq=AFRAGOLA+micenei&source=bl&ots=nyUzlk2xmg&sig=Z_uWuR5IMo3PvXurZ49HLmldBSs&hl=it&sa=X&ei=M7BYUeDPLc3FPKv7gYgK&ved=0CfEgQ6AEwBA#v=onepage&q=AFRAGOLA%20micenei&f=false Books.google.it]</ref><ref name=Daniel/>
 
Oggi la struttura si presenta trasformata in fattoria.
Tuttavia, gli studi archeologici più recenti (2011) avvicinano l'epoca di fondazione di Parthenope a quella di [[Cuma]] e [[Pithecusa]]<ref>5082 frammenti (riguardanti l'epoca di fondazione di Partenope e non solo) rinvenuti nel fossato riempito in epoca vicereale (2011)</ref><ref>[http://www.archemail.it/notizie2011.htm#21/10/2011_Napoli,_Gli_scavi_della_Linea_6_portano_alla_luce_una_novità_clamorosa:_la_Napoli_greca_è_stata_fondata_nell'ottavo_secolo_a._C.,_non_nel_settimo__(Repubblica) Ritrovamenti degli scavi della linea 6] su sito di Archemail.it</ref>.
 
A valle, verso l'attuale piazza del Municipio era situato il porto. Partenope si inserisce nella logica di una creazione di approdi e caposaldi nel golfo. Non si sa molto sulla storia di Partenope. [[Quinto Lutazio Catulo (console 102 a.C.)|Lutazio]], come di seguito, parla di una sua distruzione per mano cumana a causa della sua crescente potenza. Probabilmente Lutazio si riferiva ad una "distruzione" frutto delle staseis, ovvero di quei periodi di instabilità sociale e politica. Può darsi che fin da allora Partenope servisse come rifugio per le fazioni "perdenti" cumane <ref name=Daniel/>.
 
== Neapolis ==
Neapolis (città nuova) venne fondata dai cumani.
Tale responsabilità di fondazione è abbondantemente riscontrata dalla tradizione storica, sia dagli autori che assumono un'ottica cumana, dipendendo da fonti cumane ([[Strabone]], [[Velleio Patercolo]], [[Scimno di Chio]]), sia da quelli che assumo un'ottica neapolitana, dipendendo da fonti neapolitane ([[Quinto Lutazio Catulo (console 102 a.C.)|Lutazio]], [[Tito Livio]]).<ref name=Lombar/> Neapolis nasce dalla dialettica interna ai gruppi sociali Cumani e si colloca nel periodo di [[Aristodemo di Cuma|Aristodemo]].<ref name="Academia.edu">[http://www.academia.edu/2350685/Meta_ton_enchorion_men_enaumachesan._Neapolis_e_la_seconda_battaglia_di_Cuma Academia.edu]</ref>
 
I ritrovamenti archeologici dimostrano che il pianoro prospiciente alla collina di [[Pizzofalcone]] era diffusamente frequentato già dalla metà del [[VI secolo a.C.]] e che la "Città Nuova" sia da ricondurre alla fine dello stesso.<ref>Un tratto di fortificazione messo in luce in vico Soprammuro a Forcella, datato alla fine del VI - inizi V secolo a.C., una testina votiva tardo-arcaica rinvenuta nell'area dell'antica acropoli a Sant'Aniello a Caponapoli, un frammento di coppa attica a figure nere nell'area di San Domenico Maggiore, frammenti di impasto, di bucchero, di una ''kotyle'' corinzia rinvenuti nella zona di San Marcellino, ecc. dimostrano tutti che il pianoro di Neapolis era diffusamente frequentato già nella seconda metà del VI secolo a.C. Questi e altri materiali ancora sono esposti nella sezione "Neapolis" del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (da: Daniela Giampaola, Francesca Longobardo "Napoli greca e romana tra Museo Archeologico e centro antico", Electa Napoli, Napoli 2000)</ref> Neapolis, in base alla [[Ippodamo|pianta ippodamea]], si estendeva nel pianoro compreso tra le attuali chiese di Sant'Aniello a Caponapoli (p.zza Cavour), dei SS. Apostoli (San Lorenzo) e di Santa Maria Egiziaca (Forcella). L'insediamento sorto su Pizzofalcone assunse via via il nome di Palepolis (città vecchia).<ref name=Lombar/>
 
==Partenope nelle fonti storiche==
Di questo primo insediamento non fanno espressa menzione le fonti che fanno riferimento ad un'ottica cumana, eccetto [[Strabone]] che ne dà un'idea.<ref name=Lombar/> Per quanto riguarda l'ottica neapolitana, ne parlano sia [[Quinto Lutazio Catulo (console 102 a.C.)|Lutazio]] che [[Tito Livio|Livio]].<ref name=Lombar/>
 
'''Catulo''' riportò che Partenope nacque per l'iniziativa di alcuni cumani oppositori. Tuttavia, la città madre decise ben presto di distruggerla in quanto cominciò a sentirsi minacciata dalla sua crescente potenza. Per questo atto i cumani subirono una punizione divina e per ordine di un oracolo furono costretti a restituire sia la città che il culto della [[Partenope (mitologia)|Sirena Partenope]]<ref name=Lombar/>. Per questo rinnovamento posero alla città il nome di Neapolis. Gli studi di questa sorgente storica inducono a captare una consolidata tradizione neapolitana che mostra una marcata equivalenza fra il culto della Sirena e l'esistenza del sito. I chiari atteggiamenti polemici ed anticumani sono da riscontrare nel passato dei rapporti tra [[Cuma]] e Neapolis, non nel [[II secolo a.C.]]: come si evince dalla tradizione cumana, le diatribe sono da ricondurre in particolar modo a quel diverso interfacciarsi nei confronti delle popolazioni dell'entroterra, i sanniti e i [[campani]] (periodo che riguarda la fine del [[V secolo a.C.]])<ref name=Lombar/>. A questo lasso di tempo risale quindi quel particolare modo di ripercorrere il passato di Neapolis, ovvero di mostrare Cuma sotto una luce di città invidiosa e astiosa<ref name=Lombar/>. Tuttavia, lo stesso lessico della fonte implicherebbe, come già accennato precedentemente, piuttosto una decifrazione delle vicende in senso politico-istituzionale anziché verso cancellazioni e ripristinamenti fisici.<ref name=Lombar/>
 
'''Strabone''' ne dà un'idea nel passo in cui parla di Neapolis ma la lascia sostanzialmente senza nome. Si distinguono due momenti: la fondazione di Neapolis per mano cumana come fase d'inizio e quello della venuta degli epoikoi ateniesi e pithecusani che demarca il nome del sito. Il racconto continua sottintendendo la polemica cumana nei confronti di Neapolis, per aver accettato all'interno delle sue mura una parte di [[campani]]. I cumani si sentirono traditi da quel sito che avevano loro stesso fondato<ref name=Lombar/>. Da qui si possono quindi riscontrare: la motivazione di una determinata modalità percorsa nel descrivere le vicende passate del sito, il grado temporale della fonte immessa nel geografo in oggetto, le generalità di quest'ultima.<ref name=Lombar/> Sull'occultamento dei rapporti tra Partenope e Cuma, la spiegazione si evince tenendo conto della parentesi distruttiva circa l'accrescimento di Partenope, presente nel racconto Lutaziano<ref name=Lombar/>. Il nome del sito fu dovuto ad un arrivo di nuovi coloni non ad una rifondazione avvenuta in un secondo momento come atto riparativo ad una punizione divina (la [[peste|pestilenza]]), l'oracolo affiancò la seguente ricostituzione e si riferì esclusivamente all'agone ginnico per la Sirena, non alla fondazione in sé per la quale si riporta solamente che si verificò per mano cumana. L'inciso di Strabone lo si decifra dunque col raffronto con quello lutaziano. Se il nome di Partenope non compare in questa sede è solo a causa delle tendenze centrifughe della fonte, a cui Strabone è rimasto semplicemente congruente.<ref name=Lombar/>
 
'''Livio''', rifacendosi ad una tradizione neapolitana di fine [[IV secolo a.C.]], parla di una Palepolis in riferimento alle [[guerre sannitiche]]. Quest'ultima assume l'importanza sia di abitato antico che di centro di rappresentanza per l'intera civitas (Palepolis-Neapolis), ricevendo la dichiarazione di guerra da parte di [[Roma]], le guarnigioni sannite e nolane, su Palepolis si celebrano i fasti trionfali, ecc. Insomma Palepolis costituisce la guida, il centro di potere<ref name=Lombar/>. Dal resoconto si evince in maniera molto limpida<ref>Tito Livio, ''De urbe condita'', VIII, 22, 5</ref> la nascita dei gruppi neapolitani: una zona vecchia ed una nuova inseritasi in un secondo momento<ref name=Lombar/>. Se né Livio né i fasti riportano il nome della Palepolis (Partenope), o ne parlano in maniera approfondita ciò è da ricercare nell'ambito della vicenda bellica che riguarda quest'ultima e Roma (vedi [[storia di Napoli]]).
 
In definitiva Neapolis va considerata come una sorta di "quartiere nuovo": in maniera molto analoga alla [[Neapolis (Siracusa)|Neapolis di Siracusa]].<ref>"La fondazione di Neapolis fu in realtà un aggiungersi di un insediamento ad un altro (lo dimostra Livio e lo conferma l'archeologia), un aggiungersi di nuovi residenti epoikoi a vecchi" (M. Lombardo e F. Frisone, ''Colonie di colonie. Le fondazioni sub-coloniali greche tra colonizzazione e colonialismo''. Atti del Convegno Internazionale Lecce, 22-24 giugno 2006, Galatina 2010)</ref>
 
Nel tempo che ne seguì Palepolis cadde in disuso<ref name=Lombar/>. Nel [[I secolo a.C.]] la collina di [[Pizzofalcone]] e l'[[isolotto di Megaride]] si presentavano occupati dall'enorme [[Villa di Licinio Lucullo]]. Nel [[V secolo d.C.]] tale struttura venne fortificata ed ospitò [[Romolo Augustolo]], ultimo imperatore dell'[[Impero romano d'Occidente]]<ref>[http://cir.campania.beniculturali.it/archeoarpino/glossario/ploneglossarydefinition.2008-06-09.3099932973 Cir.campania.beniculturali.it]</ref>.
 
Con il termine dell'età antica la popolazione di Neapolis si chiuse nella cinta fortificata e l'intera zona in questione cadde in declino, del tutto preda delle invasioni barbariche e dell'incuria.
 
==Miti e leggende su Partenope==
{{Vedi anche|Partenope (mitologia)}}
Nell'[[Alessandra di Licofrone]], Partenope e le sue sorelle (Leucosia e Ligeia) morirono per l'insensibilità di Ulisse alla magia del loro canto essendosi esse gettate nel mare che ne trasportò, in vari luoghi, i corpi. Partenope giunse sul luogo dove sarebbe sorta Neapolis<ref name="Academia.edu"/>.
 
[[Apollonio Rodio]] riferisce che [[Orfeo]], traversando il Mediterraneo, trasse la lira e cantò meglio di loro per impedire ai propri commilitoni di cadere vittime dell'inganno delle sirene che si mutarono in rocce; solo uno dei marinai cercò di seguirle, scampando la morte grazie all'intervento fortuito di Afrodite<ref>Apollonio Rodio, ''Argonautiche'', IV, 890-912.</ref>. L'argonauta, al fine di ringraziare adeguatamente l'eroico atto, decise di fondare un piccolo villaggio laddove fosse sbarcato, chiamandolo col proprio nome “[[Falero]]”. Secondo un'altra versione l'uomo, mentre era in viaggio verso Cuma con la sua famiglia, perse la figlia Partenope in mare, laonde conservarne imperituro ricordo, conferì alla zona il nome proprio della fanciulla<ref>Lazzarini A. (1998) ''Neapolis: civiltà, tradizioni, miti e leggende di Partenope'', Napoli, Tavernier, p. 104 {{NoISBN}}</ref>.
 
Altre tradizioni ricollegano Partenope al rituale di passaggio tra la vita e la morte. [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] racconta che le sirene non furono solo dei mostri ma che in principio erano delle ancelle di [[Persefone]], dea degli inferi e che, in seguito al suo rapimento da parte di [[Plutone (divinità)|Plutone]], ottennero il permesso di cercarla nelle profondità della terra, cioè nella “ctonia” e che da qui furono ricacciate in mare con l'ordine di ricevere i naviganti sfortunati, di incantarli con melodie incantevoli e di introdurli presso di lei<ref>Ovidio, ''Metamorfosi'', V, 51.</ref>.
 
==Note==
{{<references|2}}/>
 
==Bibliografia==
*Insegnanti e alunni delle scuole materne e primarie di La Salle (a cura di), ''Chateau judiciaire'', in ''51° Concours Cerlogne'', La Salle, maggio 2013, p. 25. (fonte)
*M. Lombardo e F. Frisone, ''Colonie di colonie. Le fondazioni sub-coloniali greche tra colonizzazione e colonialismo'', Atti del Convegno Internazionale, Lecce, 22-24 giugno 2006, Galatina 2010
*{{cita libro|nome=André|cognome=Zanotto|wkautore=André Zanotto|titolo=Castelli valdostani|editore=Musumeci|città=Quart (AO)|dataoriginale=1980|data=2002|pagine=112|isbn=88-7032-049-9}}
*Daniela Giampaola (Sopraintendenza archeologica di Napoli e Caserta), Bruno D'Agostino, ''Noctes Campanae'', Napoli, Luciano Editore, 2005
*{{cita libro|autore=Carlo Nigra|wkautore=Carlo Nigra|titolo=Torri e castelli e case forti del Piemonte dal 1000 al secolo XVI. La Valle d'Aosta|editore=Musumeci|città=Quart (AO)|anno=1974}} (fonte)
 
==Voci correlate==
*[[Castelli in Valle d'Aosta]]
*[[Napoli]]
 
*[[Storia di Napoli]]
==Altri progetti==
*[[Lampadedromie napoletane]]
{{Interprogetto|commons=category:Castello giudiziario di Derby}}
*[[Parco archeologico di Posillipo]]
*[[Storia dell'urbanistica e dell'architettura di Napoli]]
 
==Collegamenti esterni==
{{portale|Napoli|storia}}
*{{cita web|url=http://www.lovevda.it/turismo/prima_di_partire/informazioni/pagina_ricerche_i.asp?tipo=scheda&pk=922&nomesch=sch_patrimonio&ts=patrimonio|editore=Regione Valle d'Aosta|titolo=Castello giudiziario di Derby|accesso=21 agosto 2013|urlmorto=sì}} (fonte)
*[http://www.fenisweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=290%3Aaltri-castelli-minori-valle-daosta&catid=46%3Aapprofondimenti&Itemid=266&lang=en Altri castelli minori > La Salle > Castello giudiziario di Derby] su www.fenisweb.it
 
{{Portale|Architettura|Valle d'Aosta}}
[[Categoria:Storia di Napoli]]
[[Categoria:ColonieCastelli grechedella Valle d'Aosta|giudiziario]]
[[Categoria:La Salle (Italia)]]