Stendhal e Discussione:Anfibolo: differenze tra le pagine

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{{Nota disambigua|il comune tedesco|[[Stendal]]}}
{{Bio
|Nome = Stendhal
|Cognome =
|PreData= [[pseudonimo]] di '''Marie-Henri Beyle'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Grenoble
|GiornoMeseNascita = 23 gennaio
|AnnoNascita = 1783
|LuogoMorte = Parigi
|GiornoMeseMorte = 23 marzo
|AnnoMorte = 1842
|Attività = scrittore
|Epoca = 1800
|Nazionalità = francese
|Immagine = Stendhal fr.jpg
|DimImmagine = 180px
|Didascalia = Johan Sodermark: Stendhal, 1840
}}
 
Gentili utenti,
Amante dell'arte e appassionato dell'[[Italia]] dove visse a lungo, esordì in letteratura nel [[1815]] con le biografie su [[Haydn]], [[Mozart]] e [[Metastasio]], seguite nel [[1817]] da una ''Storia della pittura in Italia'' e dal libro di ricordi e d'impressioni ''Roma, Napoli, Firenze''. Quest'ultimo fu firmato per la prima volta con lo pseudonimo di Stendhal, nome forse ispirato alla città tedesca di [[Stendal]], dove nacque l'ammirato storico e critico d'arte [[Johann Joachim Winckelmann]].
I suoi romanzi di formazione ''[[Il rosso e il nero]]'' ([[1830]]), ''[[La Certosa di Parma (romanzo)|La Certosa di Parma]]'' ([[1839]]) e l'incompiuto ''[[Lucien Leuwen]]'', scritti in una prosa essenziale che ricerca la verità psicologica dei personaggi, fanno di Stendhal, con [[Honoré de Balzac|Balzac]], [[Victor Hugo|Hugo]], [[Gustave Flaubert|Flaubert]], [[Guy de Maupassant|Maupassant]] e [[Émile Zola|Zola]], uno dei maggiori rappresentanti del romanzo francese del [[XIX secolo]]: i suoi protagonisti sono giovani romantici che aspirano alla realizzazione di sé attraverso il desiderio della gloria e l'espansione di sentimenti appassionati.
 
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== Biografia ==
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=== L'infanzia (1783-1795) ===
[[File:Anonimo Chérubin Beyle.jpg|thumb|left|140px|Il padre, Chérubin Beyle]]
Henri Beyle nacque a Grenoble in una casa di rue des Vieux Jésuites, oggi al numero 14 di rue [[Jean-Jacques Rousseau]], in una famiglia [[borghesia|borghese]]. I suoi genitori si erano sposati il [[20 febbraio]] del [[1781]]: la madre, Henriette Gagnon ([[1757]]-[[1790]]) morì di parto quando il figlio aveva sette anni, lasciando altre due figlie, Pauline ([[1786]]-[[1857]]) e Zénaïde ([[1788]]-[[1866]]). Donna allegra e colta - conosceva l'italiano e leggeva [[Dante Alighieri|Dante]] in originale - era l'anima della casa e fu molto amata da Henri, che invece detestò il padre Chérubin Beyle ([[1747]]-[[1819]]), procuratore e poi avvocato del Parlamento di Grenoble, proprietario di una tenuta a [[Claix (Isère)|Claix]], un uomo appassionato di agricoltura, ma soprattutto inteso al guadagno e agli affari.
 
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[[File:Anonimo Abbe Raillane.jpg|thumb|right|125px|L'abate Raillane]]
Come ricorda lo stesso Stendhal, suo padre «era un uomo straordinariamente poco amabile, con la testa sempre piena di acquisti e vendite di proprietà, eccessivamente scaltro [...] non mi amava come individuo, ma come figlio che doveva continuare la sua famiglia [...] vedeva chiaramente che io non lo amavo affatto, non gli parlavo mai se non era strettamente necessario».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', 1997, pp. 64-65.</ref>
Con la morte della madre, la famiglia troncò ogni rapporto mondano - con grande noia di Stendhal - vivendo in seguito sempre isolata. Anche il suo primo insegnante, un tale Joubert, «orribile pedante», morì poco dopo e Henri fu affidato a un precettore, segno, questo, di distinzione sociale, l'<nowiki></nowiki>''abbé'' Jean-François Raillane ([[1756]]-[[1840]]), «una vera canaglia [...] piccolo, magro, molto manierato, il colorito verdognolo, lo sguardo falso con un sorriso odioso [...] per scaltrezza, per educazione o per istinto di prete era nemico giurato della logica e di ogni retto ragionamento».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., pp. 67-68.</ref> Insegnò a Stendhal il sistema tolemaico, pur sapendo che era falso, giustificandosi con il fatto che [[Tolomeo]] «spiega tutto e d'altronde è approvato dalla Chiesa»: una considerazione che fece dello scrittore «un empio forsennato e d'altra parte l'essere più cupo del mondo».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 79.</ref>
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 19:55, 30 giu 2019 (CEST)
Gran parte delle sue giornate Henri le passava nella vicina e ampia casa del nonno materno, il medico Henri Gagnon ([[1728]]-[[1813]]), dove abitavano anche la sorella di questi, la prozia Élizabeth ([[1721]]-[[1808]]) e la figlia Séraphie ([[1760]]-[[1797]]). A questa sorella minore sua madre aveva affidato, morendo, i tre figli e Henri la giudicò un «diavolo in gonnella», un'odiosa matrigna, forse amante del padre Chérubin, inacidita, isterica e bigotta, alla cui morte, il [[9 gennaio]] [[1797]], lui, [[ateo]], ringraziò «Dio in ginocchio». Opposta l'opinione che egli ebbe della prozia Élizabeth Gagnon, un'anziana nubile «alta, magra, asciutta, con una bella faccia italiana, carattere di una nobiltà assoluta, ma nobile con le raffinatezze e gli scrupoli di coscienza spagnoli».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 64.</ref>
 
[[File:Anonimo Henri Gagnon.jpg|thumb|left|135px|Il nonno, Henri Gagnon]]
Un'alta stima Stendhal la riservò anche al nonno materno,<ref>Stendhal non poté conoscere il nonno paterno, Pierre Beyle, morto nel 1764.</ref> Henri Gagnon, medico e illuminista, ammiratore di [[Voltaire]] e della buona letteratura classica: grazie a lui, sostiene Stendhal, non fu «intossicato» dagli scrittori contemporanei in voga a quel tempo, i «[[Jean-François Marmontel|Marmontel]], [[Claude-Joseph Dorat|Dorat]] e altre canaglie».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', 1997, p. 93.</ref> Gagnon era un'autorità a Grenoble per la sua vasta cultura, per la dottrina medica e la passione letteraria: conversatore brillante, teneva dissertazioni di fronte a un pubblico scelto, ma non aveva sensibilità artistica, a differenza della figlia Henriette, e si oppose a che il nipote avesse un'educazione musicale.<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal. Il signor Me stesso'', 1990, pp. 23-24.</ref>
 
Anche il periodo [[Rivoluzione francese|rivoluzionario]] in corso in [[Francia]] sollecitò gli umori e le fantasie del piccolo Henri: già aveva assistito al preludio ribelle della famosa «giornata delle tegole»,<ref>A Grenoble, il 7 giugno 1788, i manifestanti si opposero ai soldati del re lanciando tegole dai tetti.</ref> e parteggiò subito per i rivoluzionari, figure che gli evocavano le virtù repubblicane conosciute nei libri di latino, contro il legittimismo bigotto del padre e dell'odiata zia Séraphie - la prozia Élizabeth e il nonno mantenevano un atteggiamento più cauto - i quali seguirono poi fremendo di angoscia le vicende del processo a [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]].
 
Quando il re venne decapitato, Henri esultò in silenzio mentre il padre e la zia si disperavano. Chérubin Beyle, di cui erano note le idee monarchiche, finirà più volte in prigione: il [[15 maggio]] [[1793]] per un mese, poi in agosto e ancora in novembre per sette mesi, mentre l'<nowiki></nowiki>''abbé'' Raillane, prete renitente, si diede alla macchia con grande soddisfazione di Henri, pieno di «ardenti slanci d'amor di patria e di odio» per preti e aristocratici.
 
=== L'adolescenza (1796-1799) ===
[[File:Louis-Joseph Jay par Jacques-Augustin Pajou.gif|thumb|right|125px|Louis-Joseph Jay]]
Il [[21 novembre]] [[1796]] Henri entrò nell'appena inaugurata scuola pubblica secondaria di [[Grenoble]], l'École centrale, oggi liceo Stendhal. Frequentava la scuola con soddisfazione benché nutrisse scarsa stima per la maggior parte dei suoi professori, perché era l'unico modo di sottrarsi al peso della famiglia e frequentare finalmente i propri coetanei. Tra i suoi compagni di studi, si legò di un'amicizia che durerà tutta la vita con [[Louis Crozet]] ([[1784]]-[[1858]]) e con Romain Colomb (1784-1858), suo lontano cugino. Il primo, che diventerà ingegnere, ispettore generale dell'amministrazione edilizia e anche sindaco di Grenoble, scriverà con Stendhal dei ritratti psicologici e riceverà in eredità i manoscritti dell'amico, mentre il secondo curerà la prima edizione delle opere di Stendhal.
 
Suoi insegnanti furono, per la [[grammatica]], l'«abate civettuolo, tutto a modo, sempre in compagnia di donne»<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 202.</ref> [[Claude-Marie Gattel]] ([[1743]]-[[1812]]), autore di dizionari molto famosi all'epoca; per il [[lingua latina|latino]] Joseph Durand ([[1745]]-[[1813]]), già suo precettore privato; il [[pittore]] [[Louis-Joseph Jay]] ([[1755]]-[[1836]]), «gran fanfarone senza un'ombra di talento, ma capace d'infiammare i ragazzi»<ref name="Stendhal, p. 200">Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 200.</ref> insegnando [[disegno]], [[storia dell'arte]] ed [[estetica]]; Pierre-Vincent Chalvet ([[1767]]-[[1807]]), «giovane povero e libertino»,<ref name="Stendhal, p. 200"/> per la [[storia]]; Jean-Gaspard Dubois ([[1737]]-[[1812]]), detto [[Joseph-Gaspard Dubois-Fontanelle|Dubois-Fontanelle]], per la [[letteratura]], autore di diversi drammi e tragedie, e poi giornalista della ''Gazette des Deus Ponts'': il suo ''Cours de belles-lettres'', pubblicato nel [[1813]], non pretendeva di insegnare a scrivere ma a far apprendere il gusto delle belle lettere secondo la scuola di Voltaire.
 
Ma nell'École centrale la vera passione di Stendhal fu la matematica: affascinato da una scienza che garantiva l'esattezza assoluta delle sue affermazioni, escludendo per principio tutto ciò che è vago e impreciso, egli esigeva rigorose e chiare dimostrazioni che, a suo dire, il suo professore [[Henri-Sébastien Dupuy de Bordes|Dupuy de Bordes]] ([[1746]]-[[1814]]), già insegnante di [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] alla Scuola di Artiglieria di [[Valence]] e «senza l'ombra di un'ombra di talento»<ref name="Stendhal, p. 200"/> non era sempre in grado di fornire. Neanche la scuola privata di André-Laurent Chabert ([[1759]]-[[1823]]) si dimostrò migliore e allora Henri si fece pagare dalla prozia Élisabeth le lezioni impartitegli da [[Louis-Gabriel Gros]] ([[1765]]-[[1812]]), matematico e fervente giacobino di Grenoble, molto rispettato dall'esigente Henri. Vi era del resto un particolare motivo nell'impegno che il giovanissimo Stendhal prodigava per la matematica: egli contava di ottenervi il primo premio che gli avrebbe consentito di recarsi a [[Parigi]] per sostenere il concorso di ammessione all'[[École Polytechnique]], sottraendosi così a ogni tutela familiare.
 
Il suo primo amore, o piuttosto la prima fantasia di amore, fu riservata alla giovane attrice [[Virginie Kubly]] ([[1778]]-[[1835]]) che per qualche mese, dalla fine del 1797, a Grenoble recitò commedie e cantò «con la sua povera vocetta debole» nell'<nowiki></nowiki>''opéra comique'': «tutte le cattive piccole opere del 1794 divennero sublimi per me grazie alla presenza di M.lle Kubly».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 223.</ref> Non le rivolse mai la parola, ma andava a rue des Clercs, dove abitava, sperando e insieme temendo di vederla.
 
Tra le sue letture impegnative ma gradite di quegli anni, a parte un'inevitabile concessione ai racconti licenziosi di [[Jean de La Fontaine|La Fontaine]] e alla ''Félicia'' di [[André-Robert Andréa de Nerciat|Nerciat]],<ref>«Non erano ''piaceri letterari''. Sono di quei libri che si leggono con una mano sola», commenta Stendhal: cfr. ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 240.</ref> vi erano [[Miguel de Cervantes|Cervantes]], l'[[Ariosto]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] e, sopra tutti, [[Shakespeare]], mentre [[Jean Racine|Racine]], «incessantemente lodato dai miei, mi faceva l'effetto di un ipocrita insulso».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 239.</ref>
 
Finalmente, nel [[1799]], conclusi con buoni voti i corsi triennali e con il sospirato premio in matematica, nei primi giorni di novembre Henri salì senza rimpianti sulla vettura che l'avrebbe condotto nella capitale. Suo padre lo salutò piangendo: «la sola impressione che mi fecero le sue lacrime, fu che lo trovai molto brutto»,<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 327.</ref> e durante il viaggio seppe del colpo di Stato con il quale Bonaparte si era impadronito del potere.<ref>Avvenuto il 18 brumaio, ossia il 9 novembre 1799.</ref>
 
=== A Parigi (1799-1800) ===
[[File:Pierre Daru.jpg|thumb|170px|[[Antoine-Jean Gros]]: Pierre Daru]]
Giunto a Parigi «con il fermo proposito di essere un seduttore»,<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 329.</ref> la realtà s'incaricò di smentire le sue illusioni: nella grande città egli è solo un ragazzo sconosciuto che passa inosservato. Si presentò subito alla famiglia Daru: Noël Daru ([[1729]]-[[1804]]), cugino di Henri Gagnon, era un alto funzionario della burocrazia francese, come il figlio [[Pierre Daru|Pierre]] ([[1767]]-[[1829]]), che era allora segretario generale del ministero della Guerra.
 
Perduto improvvisamente ogni interesse per gli studi di matematica, non si presentò nemmeno a sostenere l'esame di ammissione all'École Polytechnique e trascorse in ozio alcuni mesi, finché nel febbraio del [[1800]] Pierre Daru gli ottenne un posto di impiegato d'ordine nel ministero della Guerra, un lavoro che egli svolse tanto di malavoglia da decidere di arruolarsi nell'armata del Primo Console che era partita da qualche giorno per l'[[Italia]]. Il [[7 maggio]] Stendhal lasciava Parigi: «ero assolutamente ebbro, pazzo di felicità e di gioia. Qui comincia un'epoca di entusiasmo e di felicità perfetta».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 395.</ref>
 
Da solo, carico di libri, raggiunse prima [[Digione]] e il [[18 maggio]] era a [[Ginevra]], dove andò subito a visitare la casa natale di Rousseau e dove trovò un capitano che gl'insegnò a stare a cavallo e i primi rudimenti sull'uso della sciabola. Con il capitano passò per [[Vevey]] e fu a [[Martigny]], dove iniziava la lunga e allora impervia e pericolosa salita del [[Gran San Bernardo]]. Dopo sei ore di salita era finalmente in Italia.
 
Superate le cannonate sparate dal forte di [[Bard]], che furono il suo battesimo del fuoco, apprese da un curato le prime parole d'italiano - ''donna'' e ''cattiva'' - e a [[Novara]]<ref>Che Stendhal confonde con Ivrea: cfr. Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 96.</ref> andò ad ascoltare ''[[Il matrimonio segreto]]'' di [[Cimarosa]], così che la delusione di Parigi non gli pesò più e la nostalgia delle montagne del [[Delfinato]] svanì di colpo: «vivere in Italia e ascoltare musica come quella divenne la base di tutti i miei ragionamenti».<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 412.</ref> Finalmente, forse il [[10 giugno]], entrava a [[Milano]].
 
=== Primo soggiorno in Italia (1800-1802) ===
[[File:8717 - Milano - Cortile del Palazzo Borromeo d'Adda in Via Manzoni - Foto Giovanni Dall'Orto, 13-Sept-2007.jpg|thumb|left|200px|Cortile di palazzo Borromeo-d'Adda]]
Proprio al suo ingresso in Milano incontrò [[Martial Daru]] ([[1774]]-[[1827]]), fratello di Pierre, che aveva già conosciuto a Parigi. Ispettore del ministero della Guerra, uomo «al di sotto della mediocrità ma buono e allegro»,<ref>Stendhal, ''Vita di Henry Brulard'', cit., p. 418.</ref> questi ospitò subito Stendhal nella prestigiosa casa d'Adda<ref>Il palazzo Borromeo-d'Adda, sito al numero 41 dell'attuale via Manzoni.</ref> poi lo sistemò in una stanza di palazzo Bovara,<ref>Oggi al numero 81 di corso Venezia.</ref> allora sede dell'amministrazione militare francese diretta da [[Claude-Louis Pétiet]] ([[1749]]-[[1806]]), vi lavorò nell'ufficio del commissario Louis Joinville ([[1773]]-[[1849]]) e venne introdotto nei salotti che contano, luogo di conversazioni galanti e di occasioni per stabilire relazioni amorose.
 
Ma Henri è timido, e perciò nelle sale sfavillanti di donne belle ed eleganti e uomini esperti e disinvolti quel diciassettenne inibito si comporta goffamente e per reazione esagera al contrario: si batte a duello con Alexandre Pétiet ([[1782]]-[[1835]]), il figlio del ministro, ricevendone una lieve ferita al piede, perché geloso di una certa signora Martin, e minaccia di sfida anche il suo capo-ufficio Joinville per motivi non chiariti. Forse geloso dell'amante che lo stesso Joinville gli aveva presentato, quell'[[Angela Pietragrua]] ([[1777]]-...) che pure sarebbe stato facilissimo conquistare, della quale s'innamora perdutamente senza però dichiararsi per dieci anni. Così avvenne che Henri perdette la propria «innocenza» soltanto in una casa di piacere, nel maggio del [[1801]], ricavandone oltre tutto una malattia venerea.<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., pp. 99-100.</ref>.
 
[[File:Angela Pietragrua.jpg|thumb|right|120px|Angela Pietragrua]]
La Pietragrua, figlia di commercianti di stoffe che si arricchirono divenendo fornitori dell'esercito francese, e sorella di [[Giuseppina Borroni]], una soprano famosa, era per Stendhal una «sublime sibilla, terribile nella sua bellezza folgorante e soprannaturale» e, dispotica, capricciosa, istintiva, sarà ben rappresentata nel personaggio di Sanseverina ne ''La Certosa di Parma''.
 
Fu il Daru a raccomandare Stendhal, facendogli ottenere subito il grado di sottotenente di un reparto di cavalleria nel settembre del 1800 e poi, il [[23 ottobre]], nel VI Reggimento dragoni, che egli raggiunse a [[Bagnolo Mella|Bagnolo]], presso [[Brescia]], il [[22 novembre]]. Il [[12 gennaio]] partecipò a [[Castelfranco Veneto]] allo scontro tra le forze del generale [[Claude Ignace François Michaud|Michaud]] ([[1751]]-[[1835]]), comandante della III Divisione Cisalpina, e la retroguardia austriaca che fu volta in fuga: il generale menzionerà anni dopo il suo «coraggio e la sua intrepidezza».<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 103.</ref> Firmato l'armistizio il [[16 gennaio]] [[1801]], il [[1º febbraio]] Stendhal lasciò il reggimento per assumere la veste di aiutante di campo di Michaud.
 
La vita di aiutante di campo, almeno in tempo di pace, è piacevole: in primavera Henri, cha dal [[18 aprile]] ha iniziato a tenere un diario, il suo ''Journal'', soggiorna a [[Bergamo]], in estate a Brescia, ha tutto il tempo per studiare l'italiano e il clarinetto, di progettare commedie e di andare a teatro. Ma dura poco: per avere l'onore di essere aiutante di un generale bisogna aver combattutto due campagne militari e così, reclamato dal suo reggimento, Stendhal deve raggiungere il VI Dragoni in [[Piemonte]], seguendolo nei suoi spostamenti in piccole città, [[Bra]], [[Saluzzo]], [[Savigliano]], con i disagi delle manovre e il disgusto delle ''corvées''. È troppo per Stendhal, che a dicembre ottiene un congedo e torna a Grenoble.
 
=== Il ritorno in Francia (1802-1806) ===
[[File:Anonimo Pauline Beyle.jpg|thumb|left|145px|La sorella Pauline Beyle]]
Ritornando brevemente a vivere nella sua casa natale, Henri trovò nella sorella Pauline un'amica e una confidente. Del resto anche questa figlia del secolo che amava leggere [[Ossian]] e Shakespeare si sentiva oppressa dall'aridità paterna e, diversamente dal fratello e come tante ragazze nella sua condizione, ricercherà solo nel matrimonio l'evasione da una condizione infelice: «sposatasi con un uomo sciocco e docile», riuscirà con gli anni a essere se stessa.<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 113.</ref>
Da parte sua, a Grenoble Henri trovò in Victorine Mounier ([[1783]]-[[1822]]) un nuovo, tipico suo [[amore]] di [[fantasia]]: ascoltatala suonare [[Haydn]] al [[pianoforte]], se ne innamorò senza forse nemmeno mai parlarle e, una volta che i Mounier si trasferirono a [[Rennes]], per due anni scriverà di sé al fratello di Victorine sperando che lei, leggendo le sue lettere, s'innamorasse a sua volta.
 
Il [[15 aprile]] [[1802]] Henri era già a [[Parigi]], mantenuto con una pensione mensile di circa 200 franchi dal padre, il quale sperava che il figlio lasciasse la vita militare per una professione «seria e rispettabile». In effetti Stendhal lasciò l'esercito in luglio ma non si curò di trovarsi un lavoro. A Parigi frequentò Magdaleine Paul, di quarantaquattro anni, sposata a un suo lontano cugino, Jean-Baptiste Rebuffel ([[1738]]-[[1804]]), e la figlia quattordicenne Adèle ([[1788]]-[[1861]]): corteggiò la figlia ma andò a letto con la madre. Sconcertando Henri, entrambe provarono un'aperta soddisfazione alla morte di Jean-Baptiste, che del resto aveva una manifesta relazione con una sua socia in affari, e Adèle sposerà nel [[1808]] quell'Alexandre Pétiet che a Milano si era battuto a duello con Stendhal.
 
Henri è ancora repubblicano, e il suo eroe non è Bonaparte, alla cui incoronazione assiste con sarcasmo e disgusto,<ref>Michel Crouzet, Stendhal, cit., p. 123.</ref> ma il generale [[Jean Victor Marie Moreau|Moreau]], fatto processare da Napoleone e in favore del quale scrive un ''pamphlet''. Legge [[Alfieri]] e in [[Amleto]] vede un nemico dei tiranni, assiste con commozione al ''Philinte de Molière'' di [[Fabre d'Églantine]] e si entusiasma per l'<nowiki></nowiki>''Idéologie'' di [[Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy|Destutt de Tracy]]. Crede che la verità possa unire gli uomini, che con la sola purezza del cuore e con l'ispirazione del genio si possano comunicare idee folgoranti. Poi si convince che scrivere è riflessione faticosa, lavorìo continuo, indagine lenta e sistematica, e legge a analizza nel suo ''Journal littéraire'' [[Pierre Victor de Besenval|Besenval]], [[Jacques Pierre Brissot|Brissot]], [[Pierre Jean Georges Cabanis|Cabanis]], [[Nicolas Chamfort|Chamfort]], [[Chateaubriand]], [[Charles Pinot Duclos|Duclos]], [[Helvétius]], [[Hobbes]], [[Philippe Pinel|Pinel]], [[Jean-François Paul de Gondi de Retz|Retz]], [[Jean-Baptiste Say|Say]], [[Louis de Rouvroy de Saint-Simon|Saint-Simon]], [[Adam Smith]], [[Madame de Staël]], [[Vauvenargues]].
 
[[File:Martial Daru.gif|thumb|right|125px|Il cugino Martial Daru]]
Iniziò i primi tentativi letterari e, da appassionato di [[teatro]], tra il [[1803]] e l'estate del [[1804]] scrisse due testi in versi, ''Les deux hommes'', [[commedia]] [[illuminista]] dove egli contrappone l'educazione mondana all'educazione secondo [[ragione]], e ''Letellier'', nome del [[gesuita]] confessore di [[Luigi XIV]], una [[satira]] dell'[[ipocrisia]]. Cattivo verseggiatore, Stendhal le lasciò incompiute. Mise insieme anche un ''Catéchisme d'un roué'',<ref>''Roué'' era l'appellativo dato nel vecchio Regime ai dissoluti o agli uomini senza principi, degni per questo della ''roue'', lo strumento di tortura della ruota.</ref> una serie di definizioni e ritratti di donne tratti dalla letteratura libertina del secolo precedente: l'iniziativa rientra nel suo eterno progetto di essere un seduttore e di trionfare sulla timidezza che lo attanaglia, di soddisfare la propria vanità e il suo amore dell'amore. Inoltre, Henri sa di essere brutto: i suoi lineamenti sono grossolani, il collo s'infossa sulle spalle, è grasso e benché non sia basso appare tozzo con la sua vita larga e le gambe corte. E allora cura il suo aspetto con ossessivo puntiglio e s'indebita con il sarto. L'eleganza deve mascherare la bruttezza, come il cinismo del ''dandy'' deve coprire la sensibilità del romantico.
 
Per stare più a suo agio sulla scena della società e per amore del teatro, Henri prese lezioni di recitazione. Il [[21 agosto]] [[1804]] s'iscrisse insieme con Martial Daru alla scuola di Jean Mauduit, detto La Rive ([[1747]]-[[1827]]), vecchio e ormai ''demodé'' attore tragico, poi a quella del più economico Jean-Henri Gourgaud, detto Dugazon ([[1746]]-[[1809]]), travolgente attore comico ammiratissimo da Stendhal. Qui conobbe l'aspirante attrice [[Mélanie Guilbert]], o Mademoiselle Louason ([[1780]]-[[1828]]), se ne innamorò e fu ricambiato.
 
Mélanie, divorziata da un diplomatico prussiano, era venuta a Parigi da [[Caen]] per partorire una bambina, Henriette, frutto di una relazione occasionale. Con poche risorse, voleva essere attrice per vivere ed essere indipendente: era bella, bionda, con due occhi blu ora severi, ora teneri, «pieni di quella malinconia immensa e ferita che per Stendhal è il segno dell'anima e il richiamo dell'amore».<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., p. 144.</ref> Decisero di vivere insieme e poiché Mélanie ha ottenuto una scrittura a [[Marsiglia]], l'[[8 maggio]] [[1805]] Stendhal l'accompagnò fino a [[Lione]], poi andò a Grenoble per convincere il padre a finanziargli il suo progetto di aprire una banca a Marsiglia. Non ottenendo nulla, ripiegò su un impiego presso Charles Meunier, un esportatore marsigliese di prodotti di drogheria. Per quasi un anno Henri e Mélanie vissero come marito e moglie, poi il teatro fallì e il [[1º marzo]] [[1806]] Mélanie tornò a Parigi in cerca di nuove scritture: nella lontananza la passione svanì.
 
Mentre finiva l'amore per Mélanie e rimanevano miseri i guadagni da droghiere, la Francia era divenuta il paese più potente d'Europa, e Napoleone aveva bisogno, oltre che di un esercito invincibile, anche di una corte e di una burocrazia adeguata alle sue mire di dominio europeo. Ha creato per questo, nel [[1803]], la figura dell'«uditore», che sembra fatta apposta per Henri: sono giovani che fanno un tirocinio nell'amministrazione pubblica e frequentano la corte e i salotti che contano, dove si fa mostra di belle maniere e si discute di politica. Un po' cortigiani e un po' burocrati, acquisiscono così la cultura politica e il senso del nuovo Stato imperiale.
 
Stendhal era entusiasta, e il [[31 maggio]] tornò a Grenoble, dove la famiglia si attivava presso i Daru, che in verità erano rimasti delusi del comportamento passato di Henri. Questi si stabilì a Parigi il [[10 luglio]] e riprese le relazioni con i cugini, finché Martial Daru cedette e lo prese con sé: il [[16 ottobre]] [[1806]], due giorni dopo la [[battaglia di Jena]], partivano per la [[Germania]], al seguito della ''Grande Armée'' impegnata in una nuova campagna di guerra.
 
=== Al servizio dell'Imperatore (1806-1814) ===
[[File:Wilhelmine von Griesheim.jpg|thumb|left|150px|Wilhelmine von Griesheim]]
Il [[27 ottobre]] Stendhal vide Napoleone entrare vincitore a [[Berlino]], dove Martial Daru lo nominò collaboratore dei commissari di guerra, e il [[3 novembre]] si trasferirono enrambi [[Brunswick]], la capitale dell'ex-[[ducato di Brunswick|ducato]] annesso al [[regno di Westfalia]] di [[Girolamo Bonaparte]], di cui Daru era intendente. Stendhal diviene commissario di guerra: con una paga di 200 franchi al mese e due segretari al suo servizio, si occupava di approvigionamenti, di logistica, di sanità, della riscossione delle imposte; redigeva rapporti, rendiconti, eseguiva controlli e scriveva un'infinità di lettere d'ufficio. Ma c'era anche il tempo dello svago: prese in prestito libri della biblioteca di [[Wolfenbüttel]], dalla quale ne dovette far requisire 400 per conto della Bibliothèque imperiale di Parigi, andava a caccia, frequentava la vecchia corte, viaggiava.
 
E naturalmente vi erano le donne al centro del suo interesse. Nell'aprile del [[1807]] Stendhal s'innamorò di Wilhelmine von Griesheim, figlia di un generale: era gia fidanzata, ma Henri le dichiarò egualmente il suo amore, lei sembrava esitare ma alla fine nulla successe e del resto i Griesheim, oppositori del nuovo regime, furono mandati in esilio alla fine dell'anno da re Girolamo.
 
Con la partenza di Martial da Brunswick all'inizio del [[1808]], l'altro cugino Pierre Daru, che è intendente generale dell'Impero, promosse Henri intendente dei possedimenti imperiali del dipartimento dell'Ocker. Cercava di mantenere, nel disbrigo delle sue funzioni, un tono di disinvolta leggerezza: «amministro come vado a caccia, per il piacere del successo», scrive a maggio nel suo ''Journal'', e ancor più disinvolta era l'amministrazione delle sue finanze, tanto dover più volte chiedere denaro al padre. Cominciò a non poterne più di Brunswick e finalmente l'[[11 novembre]] venne richiamato a Parigi, dove trovò la sorella Pauline sposata ma infelice nel suo matrimonio di convenienza che conveniente in realtà non era.
 
Anno nuovo e nuova campagna di guerra: il [[28 marzo]] [[1809]] Stendhal ricevette l'ordine di riunirsi a [[Strasburgo]] con i commissari di guerra al seguito della ''Grande Armée'' che avanzava contro il vecchio Impero austriaco. Impegnato nel caotico disordine delle retrovie a portare dispacci nel fango e nella polvere, non vide nemmeno le battaglie di [[Battaglia di Aspern-Essling|Essling]] e di [[Battaglia di Wagram|Wagram]], ma assistette allo scontro di [[Ebersberg]], dove di fronte alle tragedie di quelle scene sanguinose poté mantenere tanto un'ammirevole freddezza quanto essere scosso fino all'orrore.<ref>L'episodio della stretta di mano data da Fabrizio a un cadavere, nella ''Certosa di Parma'', è un episodio realmente accaduto in quella battaglia.</ref>
 
[[File:Alexandrine Daru.jpg|thumb|right|140px|[[Jacques-Louis David|David]]: Alexandrine Daru]]
Il [[13 maggio]] entrò a [[Vienna]], con la stessa emozione con la quale era entrato a Milano. «Lavoro giorno e notte, e il resto del tempo cavallo, ragazze e musica», scrive sul ''Journal'': la musica era naturalmente quella del «divino Mozart» che Henri poneva alla pari di Cimarosa, ma anche quella di [[Joseph Haydn|Haydn]], che morì alla fine del mese e il [[15 giugno]] Stendhal assistette al ''Requiem'' in suo onore. Ma a Vienna aleggiava «odore di femmina», e Stendhal si trovò un'amante in Babet Rothe, un'attrice e cantante che egli possedette in un padiglione abbandonato del Prater e per la quale per poco non si batté a duello con un maggiore d'artiglieria, Jean-Baptiste Raindre ([[1779]]-[[1858]]). E in ottobre venne a stabilirsi a Vienna, per un mese, [[Alexandrine Daru]] ([[1783]]-[[1815]]), la moglie del suo protettore Pierre, che l'affidò a Henri perché le facesse da guida nella grande città: nacque in Stendhal, per quella donna giovane ma già madre di cinque figli, un amore muto - o un'attrazione - che a volte gli sembrava ricambiato, ma che egli non riuscì e non poté esprimere nel timore dell'equivoco o di un troppo osare. È la condizione vissuta da Julien Sorel, il protagonista de ''[[Il rosso e il nero]]'', durante i suoi primi rapporti con Madame de Rênal.
 
Finita la campagna d'[[Austria]], il [[20 gennaio]] [[1810]] Stendhal era a Parigi, dove il [[1º agosto]] ricevette la sospirata nomina a uditore. Poiché anche nell'Impero le cariche si ottenevano in base al censo, il padre Chérubin dovette assicurare la figlio una rendita annua di 6.000 franchi. Il [[22 agosto]] Henri venne nominato ispettore del Mobilio e degli Edifici della Corona, carica che gli assicurava uno stipendio di 6.000 franchi annui, che uniti ai 2.000 franchi di uditore e ai 900 garantiti dalla sua funzione di commissario di guerra, facevano 8.900 franchi, poco per le spese cui era abituato e che aumentavano a motivo delle esigenze imposte dalle sue cariche: quell'anno Henri accumulò debiti per 12.500 franchi, che saliranno a 36.000 nel 1815.
 
La sua amante del momento era Angéline Bereyter ([[1786]]-[[1841]]), una cantante d'opera di second'ordine, che Henri chiamava all'italiana ''Angioletto'', una donna sempre disponibile che si fece mantenere da Stendhal fino al [[1814]] senza avanzare mai troppe pretese. Andava ogni sera a casa di Henri ma, non sollecitando la sua fantasia, non sarà mai amata: l'amore platonico restava riservato alla Daru. Così, il [[29 agosto]] del [[1811]], Stendhal, con il permesso di Pierre Daru che ha apprezzato il suo lavoro, poteva prendersi una vacanza per lasciarsi alle spalle i suoi ultimi dieci anni e tornare sui propri passi, a riconoscere se stesso nel proprio passato: naturalmente, la sua meta era l'Italia.
 
Il [[7 settembre]] rientrava a [[Milano]] e già la sera andava alla [[Teatro alla Scala|Scala]]. Il giorno dopo si presentava dalla Pietragrua, deciso a farla sua. Bandita la timidezza, il [[12 settembre]] si dichiarò e se n'ebbe la semplice domanda: «Perché non me lo diceste allora?». Ottenuta la sospirata vittoria, Stendhal poteva continuare il suo viaggio italiano nel quale si spinse fino a [[Pompei]]. Cercò di capire e amare la pittura, per la quale non aveva la stessa facilità provata per la musica. A [[Firenze]] scoprì di avere un proprio gusto - forse discutibile - ma ciò che gli importava era vedere e amare ciò che guardava. Si fermò a [[Roma]] dal [[30 settembre]] al [[3 ottobre]], dove Martial Daru gli presentò [[Antonio Canova|Canova]] e dove fu emozionato dal canto degli uccelli sulle rovine antiche, poi fu a [[Napoli]], a Pompei, e risalì ancora a Roma fino, il [[17 ottobre]], ad [[Ancona]], a incontrare una Livia conosciuta a Brunswick. Il [[22 ottobre]] Stendhal faceva ritorno a Milano, con l'idea di scrivere una storia della pittura, al fine di comprendere meglio quell'arte: si procurò allora le ''Vite'' del [[Giorgio Vasari|Vasari]], la ''Storia pittorica'' del [[Luigi Lanzi|Lanzi]], il saggio, appena uscito, di [[Giuseppe Bossi]] sul ''Cenacolo'' di [[Leonardo da Vinci|Leonardo]]. Ma era tempo di tornare in patria e il [[13 novembre]] Stendhal lasciò Milano.
 
A Parigi, distaccato alla sezione di Guerra, mentre dava inizio alla sua ''Storia della pittura'', attingendo a piene mani al Lanzi, e a una ''Vita di Cimarosa'' sopra un dizionario dei musicisti, riprese abitudini e ambizioni: brigò per ottenere una nomina a barone e, poiché partecipare a una campagna di guerra procurava avanzamenti di carriera, chiese di partire per la [[Russia]]. Il [[23 luglio]] [[1812]], quando già la ''Grande Armée'' avanzava nelle steppe russe, Stendhal partì da Parigi e il [[14 agosto]] raggiunse il Quartier generale francese a Bojarinkova, presso [[Krasnyj]]. Il [[9 settembre]] assistette alla battaglia della [[Moscova]] e il [[14 settembre|14]] era a [[Mosca]].
 
[[File:Napoleons retreat from moscow.jpg|thumb|left|190px|[[Adolf Northern]]: la ritirata di Russia]]
Qui vide l'avanzare dell'incendio, i saccheggi, il disordine, le miserie di uomini che fino al giorno prima costituivano l'esercito più potente del mondo e il crollo del mito dell'invincibilità di Napoleone, che egli poté osservare al [[Cremlino]], e dei suoi generali, tormentati dalla dissenteria. Henri, a quanto racconta, mantenne il controllo di se stesso, pur nel freddo, nella fame e nella stanchezza. Il [[15 ottobre]] Stendhal venne nominato direttore generale degli approvvigionamenti di [[Smolensk]], dove l'esercito doveva sostare durante la ritirata. Nel viaggio, la sua scorta composta di un centinaio di soldati venne assalita dai cosacchi ma si difese. Il [[2 novembre]] era a Smolensk poi, sempre anticipando i resti dell'<nowiki></nowiki>''Armée'' in ritirata, proseguì la sua missione a [[Orcha]], a [[Bobr]], a [[Tolotzin]]: superò la [[Beresina]] il [[27 novembre]], un giorno prima che i suoi ponti venissero distrutti dai russi. Il [[4 dicembre]] rischiò la vita in un assalto di cosacchi a [[Molodechino]], il [[7 dicembre|7]] era a [[Vilna]] e il [[14 dicembre|14]] fu finalmente in salvo a [[Königsberg]]. Naturalmente, nella città prussiana, non si perse la recita della ''Clemenza di Tito''. Poi, con calma, attraversò la [[Germania]] e il [[31 gennaio]] [[1813]] si ritrovò a Parigi.
 
A ricompensa dei suoi servigi sperò di ottenere una promozione con un incarico di prestigio, del tipo di una prefettura, ma invano. Così, dal [[25 aprile]], era nuovamente al seguito dell'esercito che ora affrontava la coalizione russo-prussiana: annoterà di «essere annoiato e disgustato di tutto; l'Imperatore mi sembrava pazzo». All'armistizio seguito alle battaglie di [[Lützen]] e di [[Bautzen]] venne nominato intendente a [[Żagań]]: vi si ammalò di [[tifo]] il [[6 luglio]], e corse pericolo di vita. Rimandato a [[Dresda]] febbricitante, ottenne una licenza per curarsi a Parigi e da qui partì ancora per l'Italia: Milano, il [[lago di Como]], [[Venezia]] e naturalmente la musica della Scala e Angela Pietragrua.
 
La stella di Napoleone, sconfitto a [[Lipsia]], volgeva al tramonto. Gli austriaci avanzavano in Italia e Stendhal, tornato a Parigi, a dicembre si vide affidato il compito di affiancare il conte Jean de Saint-Vallier ([[1756]]-[[1824]]) nella difesa del [[Delfinato]], la sua regione. [[Chambéry]] venne perduta e riconquistata, ma non era quello un fronte di guerra importante. La coalizione antinapoleonica puntava su [[Parigi]], e il [[14 marzo]] [[1814]] Stendhal vi si diresse: a [[Veyrins-Thuellin|Thuellin]], sul caminetto d'una locanda, incise la sigla «MTF», come dire «Mane Fares Thecel», ma anche ''Je m'en fous de tout''. Il [[29 marzo]] vide l'ultima resistenza di [[Montmartre]], poi l'arrivo degli alleati e, con loro, dei [[Borboni]].
 
Con il restaurato Regime monarchico, essendo i Daru momentaneamente in disgrazia, gli occorreva trovare nuovi protettori per salvare titoli e posizione, e Stendhal si rivolse a Jaques-Claude Beugnot ([[1761]]-[[1835]]), il ministro degli interni del governo provvisorio, che lo raccomandò a [[Talleyrand]]. Non avendo ottenuti risultati, cercò un diversivo immergendosi nei suoi interessi, e in un mese scrisse le ''Lettres écrites de Vienne en Autriche sur le célèbre compositeur J. Haydn, suivies d'une vie de Mozart, et de considérations sur Métastase et l'état présent de la musique en France et en Italie'', un semplice adattamento e traduzione de ''Le Haydine'' di [[Giuseppe Carpani]] pubblicate due anni prima. Le firmò «Louis-Alexandre-César Bombet», che rappresenta un'allusione al nuovo regnante, allo zar e a Bonaparte. Sentì che compromettersi con il nuovo Regime sarebbe stata una ferita insopportabile per il proprio ego: meglio lasciare tutto e tornare là dove la sua vera vita era cominciata, al suo eterno punto di partenza.<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., pp. 270-272.</ref> Il [[20 luglio]] Stendhal lasciava Parigi e il [[10 agosto]] era ancora una volta a Milano.
 
=== «Henri Beyle, milanese» (1814-1821) ===
[[File:Matilde Viscontini Dembowski.jpg|thumb|right|210px|Presunto ritratto di Matilde Dembowski]]
In realtà i francesi non erano più ben visti a Milano: in aprile [[Giuseppe Prina]], l'ex ministro del governo di [[Eugenio Beauharnais]], era stato linciato da una folla sobillata dall'aristocrazia milanese, desiderosa di ingraziarsi i nuovi padroni e di farsi diminuire le tasse. Anche i rapporti con Angela Pietragrua, mai facili, si deteriorarono e lei arrivò al punto di minacciare di denunciarlo alla polizia. Avuta la prova, da una cameriera infedele della Pietragrua, dei suoi numerosi amanti, nel dicembre del [[1815]] la relazione finì bruscamente, lasciandogli una scia di depressione dalla quale cercò di uscire ripiegando nella scrittura.
 
Ripresi i suoi appunti e mantenuti i contatti con l'amico Crozet, che faceva l'ingegnere a [[Plancy-l'Abbaye|Plancy]] ma si assumeva anche la funzione di suo agente letterario, per un anno Henri lavorò alla sua ''Histoire de la peinture'', che terminò nel febbraio del [[1817]] a Napoli, non andando volontariamente oltre la trattazione della scuola fiorentina. Il libro apparve il [[2 agosto]], a firma di M.B.A.A. - ''Monsieur Beyle Ancien Auditeur'' - per i tipi dell'editore parigino Didot. Il mese dopo, il [[13 settembre]], usciva anche ''Rome, Florence et Naples, en 1817'', sotto il ''nom de plume'' di «Monsieur de Stendhal, Officier de Cavalerie».
Un giovane avvocato torinese, Carlo Guasco, lo presentò nel luglio del [[1816]] a [[Ludovico di Breme]], che lo introdusse nel circolo degli intellettuali romantici e, in varia misura, liberali, che si intorno a lui si raccoglievano, il [[Silvio Pellico|Pellico]], il [[Giovanni Berchet|Berchet]], [[Pietro Borsieri]], oltre a lord [[Henry Brougham]] ([[1778]]-[[1868]]), che gli fece conoscere la ''Edinburg Review'', una delle riviste britanniche la cui modernità e indipendenza di giudizio erano sconosciute nel resto dell'Europa, attraverso la quale conobbe alcune delle opere di [[Byron]]. E incontrò in ottobre lo stesso celebre poeta, un ''dandy'' circondato da un'aura di scandalo, espressione vivente, per Stendhal, del [[Romanticismo]].
 
Nel [[1818]] lavorò a una ''Vita di Napoleone''; fu anche l'anno dell' incontro con [[Matilde Viscontini Dembowski]], da lui chiamata ''Métilde'', della quale fu infelicemente innamorato. Matilde, separata da un marito violento, il generale polacco Jan Dembowski, non gli riservò altro che la propria amicizia: aveva forse un altro amante, ma soprattutto pensava ai propri due figli, affidati all'ex-marito. Stendhal la seguì più volte di nascosto, nei suoi spostamenti fuori Milano: a [[Desio]], il [[14 aprile]] del [[1819]], il [[5 giugno]] a [[Volterra]], dove lei era in visita ai suoi figli. A luglio Stendhal era a [[Bologna]], aspettando invano una sua lettera, quando ricevette la notizia della morte del padre, avvenuta il [[10 giugno]]. Non ne fu addolorato e in agosto tornò a [[Grenoble]] sognando per un momento di ereditare improbabili ricchezze, ma i debiti e le ipoteche accumulate da Chérubin Beyle costrinsero Henry e le sorelle a vendere gran parte delle proprietà.
 
Il [[22 ottobre]] Stendhal ritornò a Milano, trovando una Matilde che, incollerita per la sua assiduità e le sue dichiarazioni d'amore, gli impose di diradare le sue visite. Egli capiva che il suo amore «viveva solo di immaginazione», ma non poteva fare a meno di cercarla, e a dicembre venne letteralmente messo alla porta. Passava sotto la sua casa, guardava le sue finestre sperando di vederla: in una notte del maggio del [[1820]] la intravide in casa con il conte Pecchio e si rose di gelosia.
 
Aveva intanto iniziato a scrivere il ''De l'Amour'', un vecchio progetto che ora era anche un modo per mettere a nudo il suo cuore, giustificare le proprie sconfitte e il proprio comportamento nelle vicende dell'<nowiki></nowiki>''eros'', oltre che una sorta di ''ars amandi'' del Romanticismo. L'amore è desiderio, e il desiderio ha per oggetto la bellezza: così l'amante è anche artista, e si ama e si apprezza il bello guardandolo a distanza, come un quadro, un paesaggio e anche una donna amata. E poiché il desiderio si nutre di immaginazione, che è una presa di distanza dalla realtà, l'avventura con Matilde diventò nella fantasia di Stendhal, da una passione non ricambiata, quale realmente fu, un amore che Matilde non poté ricambiare perché ella amava troppo Stendhal.
 
Per la pubblicazione del libro si rivolse all'amico parigino Adolphe de Mareste ([[1784]]-[[1867]]), al quale annunciò il [[1° aprile]] del [[1821]] di aver deciso di lasciare Milano per raggiungere la Francia. Aveva assistito allo sviluppo della [[Carboneria]], alla quale anche Matilde aderiva, ma aveva rifiutato di farne parte, pur condividendone i progetti politici. Sapeva che gli austriaci avrebbero facilmente represso il movimento e imposto alla Lombardia un regime più repressivo del vigente dispotismo illuminato. Nel suo giudizio, la Milano spensierata delle serate musicali alla Scala, amante del buon vivere, illuminista e scettica, si stava mutando in una città della [[Restaurazione]], cospirativa e controllata dalla polizia politica: «senza i torbidi e la carboneria non sarei mai rientrato in Francia», scriverà anni dopo.<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', cit., pp. 414-416.</ref> Il [[7 giugno]] fece visita per l'ultima volta a Matilde e il [[21 giugno]] raggiunse Parigi.
 
=== Il romanziere (1821-1830) ===
[[File:Tizian 102.jpg|thumb|right|180px|Tiziano: ''Venere di Urbino'']]
A Parigi passò mesi d'inerte depressione, dalla quale neanche gli amori mercenari riuscivano a scuotere Stendhal, tutto preso dal ricordo di Matilde. Una sera gli amici Mareste, funzionario di polizia, l'industriale Lolot e l'ufficiale Poitevin lo condussero in un bordello dove esordiva la bellissima Alexandrine, prostituta destinata ad amori di alto bordo, straordinariamente somigliante alla ''Venere d'Urbino'' dipinta da [[Tiziano]]. Stendhal fece «cilecca in pieno, ''fiasco'' completo», tra le lunghe e deliziate risate dei compagni d'avventura: «io ero stupito e niente altro. Non so perché l'idea di Métilde si era impadronito di me mentre entravo in quella camera».<ref>Stendhal, ''Ricordi di egotismo'', cit., 1997, pp. 440-441.</ref> Si rifece brillantemente a [[Londra]] con miss Appleby, una prostituta d'infimo ordine, ristabilendo agli occhi degli amici la sua indiscutibile virilità.
 
Alla fine dell'anno Stendhal riacquistò la serenità necessaria per riprendere e portare a compimento il ''De l'amour''. L'editore Pierre Mongie si accollava le spese contando di rifarsi sulle vendite, ma l'opera, uscita anonima il [[17 agosto]] [[1822]] in due eleganti volumetti, vendette in tutto una quarantina di esemplari. In compenso, ebbe lodi dalla critica: il ''Journal de Paris'' ne lodò la franchezza, la sapiente negligenza dello stile e l'umorismo, e a Londra il ''New Monthly Magazine'', riconoscendo in Stendhal l'autore di quell'opera «singolare e bizzarra», gli suggeriva di scrivere un romanzo.
Nel [[1827]] pubblicò il suo primo romanzo, ''[[Armance]]'', poi, nel [[1830]] ''[[Il rosso e il nero]]'', influenzato dalla rivoluzione di luglio. Nel [[1831]] fu a [[Trieste]] poi fu nominato [[Console (diplomazia)|console]] a [[Civitavecchia]] e reiniziò i suoi viaggi.
 
Nel [[1833]] Stendhal discese il [[Rodano]] da [[Lione]] a Marsiglia in compagnia di [[George Sand]] e di [[Alfred de Musset]]. Quindi, si spostò in Italia, e verso la fine del [[1837]], effettuò due lunghissimi viaggi nella madrepatria. Nel [[1839]] si recò a [[Napoli]] accompagnato dall'amico Mérimée.
 
Nel [[1841]] ebbe un primo [[colpo apoplettico]] e fece rientro nella capitale francese; morì dopo aver terminato il suo capolavoro ''[[La Certosa di Parma (romanzo)|La Certosa di Parma]]'', nella notte tra il 22 e il [[23 marzo]] [[1842]] di un [[attacco cardiaco]]. Riposa al cimitero di [[Montmartre]] a Parigi; la dicitura sulla tomba reca l'iscrizione "Henry Beyle milanese scrisse amò visse".
 
==Il realismo==
I temi principali della sua produzione letteraria furono una marcata sensibilità romantica ed un fervido spirito critico, che dettero vita alla filosofia della [[Chasse au bonheur]], [[egotismo]] tipico di tutti i suoi personaggi.
L'analisi delle passioni, dei comportamenti sociali, l'amore per l'arte e per la musica, nonché la ricerca [[epicureismo|epicurea]] del piacere, venivano espressi attraverso una scrittura personalissima, nella quale il realismo dell'osservazione oggettiva ed il carattere individuale della sua espressione si fondevano in maniera armonica.
Per tutti questi motivi Stendhal fu quasi ignorato dai suoi contemporanei, con l'eccezione di [[Honoré de Balzac]], ma venne poi adorato dai posteri. <br />Miscelando sapientemente l'ambientazione storica e l'analisi psicologica, i suoi romanzi descrivevano il clima morale ed intellettuale della Francia. Stendhal fu considerato l'iniziatore del romanzo moderno, che ispirò la grande narrativa di costume dell'[[XIX secolo|Ottocento]]. Tra gli scrittori moderni, viene considerato l'autore meno invecchiato dell'Ottocento. Il suo positivismo, non contaminato dalle ideologie, volge al lettore un linguaggio di estrema modernità.
''Il Rosso e il Nero'' e ''Lucien Leuwen'' sono un disegno crudo della società della [[Restaurazione]], come indica il sottotitolo nel primo, ''Cronaca del 1830''. Lucien Leuwen è il racconto della [[Monarchia di Luglio]] francese. ''La Certosa di Parma'' è ambientata tra i disegni politici delle monarchie italiane del [[XIX secolo]]. Sono quindi romanzi politici non per la presenza di riflessioni, ma per l'ambientazione dei fatti.
 
La rappresentazione dei costumi di Stendhal non è motivata da una volontà sociologica, ma per far cadere le falsità e mostrare la «verità» del suo tempo. Nonostante il suo realismo, Stendhal non entra nei dettagli dei luoghi, poco si sa dell'Hôtel de la Mole o di Milano o del castello del Marchese del Dongo, ma narra lo stretto necessario per l'azione. La prigione di Fabrizio nella ''Certosa'' è descritta con cura perché essenziale nel contesto del racconto.
 
Anche i personaggi sono descritti sommariamente, ma sono figure romantiche. L'eroe Julien è intelligente, nutre profondo odio per i suoi contemporanei ed è ambizioso fino alla follia. Fabrizio è un giovane esaltato e passionale.
 
Lucien è idealista e sicuro di se stesso.
 
Inoltre la politica nella ''Certosa'' è sicuramente meno importante che nel ''Rosso e il nero'' o nel ''Lucien Leuwen''. È soprattutto la storia che gioca un ruolo importante: Waterloo, l'arrivo delle truppe francesi a Milano nel [[1796]].
 
== Opere ==
*''Lettres écrites de Vienne en Autriche, sur le célèbre compositeur Jh Haydn, suivies d'une vie de Mozart, et de considérations sur Métastase et l'état présent de la musique en France et en Italie'', Paris, Didot l'aîné 1814 (ma 1815)
*''Histoire de la peinture en Italie'', Paris, Didot l'aîné 1817
*''Rome, Naples et Florence, en 1817'', Paris, Delaunay 1817
*''De l'amour'', Paris, Librairie Universelle de P. Mongie l'aîné 1822
* ''Racine e Shakespeare'' (''Racine et Shakespeare'', [[1823]] e [[1825]])
* ''Vita di Rossini'' (''Vie de Rossini'', [[1823]])
* ''Su un complotto nuovo contro gli industrali'' (''D'un nouveau complot contre les industriels'', [[1825]])
* ''Passeggiate a Roma'' (''Promenades dans Rome'', [[1829]])
* ''Ricordi di egotismo'' (''Souvenirs d'égotisme'', [[1832]], ma uscito postumo nel [[1892]] e in nuova ed. nel [[1950]])
* ''Vita di Henry Brulard'' (''La vie de Henri Brulard'', [[1834]]), incompiuto e poi uscito in ed. diverse nel [[1890]], nel [[1927]] e nel [[1949]]
* ''Ricordi di un turista'' (''Mémoires d'un touriste'', [[1838]])
* ''Idee italiane su qualche quadro famoso'' (''Idées italiennes sur quelques tableaux célèbres'', [[1840]], in collaborazione con [[Abraham Constantin]])
* ''Viaggio in Francia'' (''Voyage dans le Midi de la France'', postumo, [[1930]])
* ''L'Italia nel 1818''
* ''Mémoires sur Napoléon (1836-1837)'', pubblicato nel [[1876]]
* ''Molière, Shakespeare, la commedia e il riso'' (''Molière, Shakespeare, la Comédie et le Rire'', [[1930]])
* ''Filosofia nova'' (postumo, [[1931]])
* ''Scuole italiane di pittura'' (''Écoles italiennes de peinture'', [[1932]])
* ''Pagine italiane'' (''Pages d'Italie'', [[1932]])
* ''Courrier anglais'' ([[1935]]-[[1936]])
* ''Mélanges de politique et d'histoire'' ([[1933]], 2 tomi)
* ''Mélanges d'art'' ([[1867]] e [[1932]])
* ''Mélanges intimes et Marginalia'' ([[1936]])
 
Ma la sua notorietà si legò soprattutto ai famosissimi romanzi:
* ''[[Armance]]'' ([[1826]])
* ''[[Il rosso e il nero]]'' (''Le Rouge et le Noir'', [[1830]])
* ''[[La Certosa di Parma (romanzo)|La Certosa di Parma]]'' (''La Chartreuse de Parme'', [[1839]])
* ''Lucien Leuwen'' (incompiuto, postumo, [[1894]] e [[1926]])
* ''Lamiel'' (postumo, [[1889]])
raccolti poi in ''Romans et nouvelles'' ([[1854]], presso Michel Lévy frères, [[1928]] e [[1952]], presso [[Gallimard]]).
 
''Armance'' fu ispirato dalla relazione con [[Matilde Viscontini Dembowski]] e rappresentò il primo esempio di romanzo nel quale la vicenda amorosa veniva ambientata storicamente, consentendo all'autore di analizzare e criticare la società contemporanea.
 
Il successivo ''Il rosso e il nero'', illustrava l'atmosfera francese negli anni che precedettero la rivoluzione di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]] ([[1831]]) ed è il primo grande romanzo a descrivere sottilmente la realtà sociale e il romanticismo visto come [[Erich Auerbach]] nel suo celebre studio ''Mimesis''. Julien Sorel, l'eroe del libro, è tra i personaggi più puri dell'epoca. Letteralmente pieno d'ambizione per la lettura del ''Mémorial de Sainte-Hélène'' di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] e cosciente che dopo la Rivoluzione sarà il merito e non più la nascita a contare, sogna di divenire come Bonaparte.
 
Il romanzo ''Lucien Leuwen'' rappresentava invece lo sfondo della Francia monarchica di Luigi Filippo d'Orléans verso la quale si rivolgeva la satira dell'autore.
 
Molto importanti inoltre le storie comprese nelle ''Chroniques italiennes'' ([[1836]]-[[1839]]):
* ''La badessa di Castro'' (''L'Abbesse de Castro'') (romanzo)
* ''Vittoria Accoramboni'' (racconto)
* ''I Cenci'' (''Les Cenci'') (racconto)
* ''La duchessa di Palliano'' (''La Duchesse de Palliano'') (racconto)
* ''San Francesco a Ripa'' (racconto)
* ''Vanina Vanini'' (racconto, [[1829]])
* ''Origine delle grandezze della famiglia Farnese''
* ''Troppa indulgenza uccide'' (''Trop de faveur tue'', [[1839]])
* ''Suora Scolastica'' (racconto)
 
Altri racconti compiuti o incompiuti sono:
* ''Ricordi di un gentiluomo italiano'' (''Souvenirs d'un gentilhomme italien'')
* ''Il cofano e il fantasma'' (''Le Coffre et le Revenant'', [[1830]])
* ''Il filtro. Imitazione dall’italiano di Silvia Malaperta'' (''Le philtre'')
* ''L'ebreo'' (''Le juif'', [[1831]])
* ''Una posizione sociale'' (''Une position sociale'', [[1831]], ma pubblicato nel [[1927]])
* ''Il Rosa e il Verde'' (''Le Rose et le Vert'', [[1837]], ma [[1928]])
* ''Il cavaliere de Saint-Ismier'' (''Le Chevalier de Saint-Ismier'', [[1840]])
* ''Mina di Vanghel'' (''Mina de Vanghel'', [[1853]])
* ''Les Tombeaux de Corneto'', [[1853]]
* ''Philibert Lescale. Abbozzo della vita di un giovane ricco a Parigi'' ([[1853]])
* ''Féder o il marito danaroso'' ([[1855]])
* ''Il lago di Ginevra'' (''Le lac de Genève'')
* ''Paul Sergar''
 
Tutte le opere narrative sono state recentemente raccolte in ''Oeuvres romanesque complètes'' (nella collana [[Bibliothèque de la Pléiade]] in 2 volumi, [[2005]]-[[2007]]). Nella stessa collana esistono due volumi di ''Oeuvres intimes'' ([[1981]]-[[1982]]) e due di viaggi: ''Voyages en Italie'' ([[1973]]) e ''Voyages en France'' ([[1992]]) e nel [[1966]] uscì anche un ''Album Stendhal''.
 
Alcune pièces teatrali sono raccolte, in due tomi, in ''Théâtre'' (postumo, [[1931]]): ''Les quiproquo'', ''Le ménage à la mode'', ''Zélinde et Lindor'', ''Ulysse'', ''Hamlet'', ''Les deux hommes'', ''Letellier'', ''Brutus'', ''Les médecins'', ''La maison à deux portes'', ''Il forestiere in Italia'' ecc.
 
Sono inoltre stampati, in 10 tomi, le lettere (''Correspondance'', [[1927]]) e, in 5 tomi, il diario (''Journal'', pubblicato nel [[1888]] e nel [[1941]]).
 
Le lettere sono uscite poi nel [[1962]]-[[1968]] in 3 volumi (a cura di Victor Del Litto e Henri Martineau) e di recente con il titolo ''Correspondance générale'' in 6 tomi ([[1997]]-[[1999]]).
 
Tra i traduttori che si sono misurati con Stendhal: Giuseppe Gallavresi, Maria Ortiz, [[Pietro Paolo Trompeo]], Luigi Diemoz, [[Massimo Bontempelli]], Cesare Giardini, Giovanni Marcellini, Antonio Pietrangeli, Maria Teresa Sposato, Mario Bonfantini, Piero Bertolucci, Sara Di Giocacchino-Corcos, Gian Carlo Conti, [[Maria Bellonci]], Marco Cesarini Sforza, Bruno Schacherl, Anna Nencioni, [[Diego Valeri]], Paolo Serini, Marisa Zini, [[Camillo Sbarbaro]], Massimo Colesanti, Lanfranco Binni, Simona Martini Vigezzi, Leonella Prato Caruso, Giuseppe Scaraffia, Francesco Bruno, [[Maurizio Cucchi]], [[Gianni Celati]] ecc.
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
*Michel Crouzet, ''Stendhal. Il signor Me stesso'', Roma, Editori Riuniti 1990 ISBN 88-359-3413-3
*Stendhal, ''Vita di Henry Brulard. Ricordi di egotismo'', Milano, Adelphi 1997 ISBN 88-459-1305-8
 
==Voci correlate==
*[[Sindrome di Stendhal]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q|commons|s=fr:Auteur:Stendhal|s_preposizione=in [[lingua francese]] di}}
 
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.archive.org/stream/journalparstendh01stenuoft#page/n57/mode/2up Stendhal, ''Journal'', I, 1801-1805]
*[http://books.google.it/books?id=77h6bbf3OCMC&printsec=frontcover&dq=Stendhal+Vite+di+Haydn,+Mozart+e+Metastasio&hl=it&ei=RZyKTJSrH4eV4Ab_-eWwCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCwQ6AEwAA#v=onepage&q=Stendhal%20Vite%20di%20Haydn%2C%20Mozart%20e%20Metastasio&f=false Stendhal, ''Vite di Haydn, Mozart e Metastasio'', tr. italiana, 1993, estratti]
*[http://books.google.it/books?id=z8I9AAAAcAAJ&pg=PR43&lpg=PR43&dq=Stendhal+Histoire+de+la+peinture&source=bl&ots=KZ2dclei5F&sig=ErFBsqZbaPrP9YmVD7ioD3wEQqc&hl=it&ei=A6aLTO-SEoGBOJ_3wdAK&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=5&ved=0CCsQ6AEwBA#v=onepage&q&f=false Stendhal, ''Histoire de la peinture en Italie'', 1817, prima ed. originale]
*[http://www.italialibri.net/autori/stendhal.html Biografia di Henri Beyle, alias Stendhal, su Italia Libri]
*[http://www.lambdabooks.net/index.php?option=com_content&view=article&id=62:la-badessa-di-castro-stendhal&catid=21:narrativa-straniera&Itemid=3 La badessa di Castro ebook su lambdabooks.net]
*[http://www.digitami.it/stendhal/ Centro Stendhaliano di Milano, che custodisce due importanti raccolte: il Fondo Stendhaliano Bucci e la Raccolta Stendhaliana Pincherle]
*[http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/scheda.asp?ID=191 Targa dedicata dalla città di Milano a Stendhal]
*[http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2003/eventi/2003_02_03_certosa_parma/ ''La Certosa di Parma'', riduzione radiofonica di Radio 3 Rai (Il Terzo Anello - Ad alta voce): 20 puntate, formato .ram]
*{{en}} [http://www.stendhalforever.com stendhalforever.com]
 
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