Giovanni Boccaccio e Raffaele Albertella: differenze tra le pagine

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{{nota disambigua||Boccaccio (disambigua)|Boccaccio}}
{{Citazione |Umana cosa è aver compassione degli afflitti; e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richiesto, li quali già hanno di conforto avuto mestiere, et hannol trovato in alcuni: fra’ quali, se alcuno mai n’ebbe bisogno, o gli fu caro, o già ne ricevette piacere, io son uno di quegli.|Giovanni Boccaccio, [[s:Decameron/Proemio|''Decameron'', Proemio]]}}
{{Bio
| Nome = GiovanniRaffaele
| Cognome = BoccaccioAlbertella
| Sesso = M
| LuogoNascita = CertaldoMilano
| GiornoMeseNascita = 167 giugnomaggio
| AnnoNascita = 13131911
|LuogoMorte = Genova
| NoteNascita = <ref name=":1">{{cita|Natalino Sapegno-DBI}}.</ref>
|GiornoMeseMorte = 20 giugno
| LuogoMorte = Certaldo
|AnnoMorte = 1961
| GiornoMeseMorte = 21 dicembre
|Attività = pittore
| AnnoMorte = 1375
|Epoca = 1900
| NoteMorte = <ref>{{Cita|Branca 1977|titolo= Giovanni Boccaccio: profilo biografico|pagina=192/193, nota 23}}{{citazione|Il Salutati... innalzò un lamento altissimo nell'Ep. III 25 a Francescuolo da Brossano: "vigesima quidem prima die decembris Boccaccius noster interiit...}}</ref><ref>{{cita web|titolo= Cronologia del Boccaccio | url = http://www.casaboccaccio.it/giovanni-boccaccio.html|accesso= 11 giugno 2015|editore= Ente Nazionale Giovanni Boccaccio}}</ref><ref>{{cita|Rico|p. 228}}{{citazione|Comunque sia, Boccaccio morì il 21 dicembre del 1375...}}</ref>
|Nazionalità = italiano
| Attività = scrittore
| Attività2 = poeta
| Epoca = 1300
| Nazionalità = italiano
| Immagine = Andrea del Castagno Giovanni Boccaccio c 1450.jpg
| Didascalia = [[Andrea del Castagno]], ''Giovanni Boccaccio'', particolare del ''[[Ciclo degli uomini e donne illustri]]'', [[affresco]], 1450, [[Galleria degli Uffizi]], [[Firenze]]
}}
Conosciuto anche per [[antonomasia]] come ''il Certaldese''<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/certaldese/|titolo=certaldése|editore=Treccani|accesso=11 giugno 2015}}</ref>, fu una delle figure più importanti nel panorama letterario europeo del [[XIV secolo]]<ref>{{cita web|url=http://www.sapere.it/enciclopedia/Bocc%C3%A0ccio,+Giovanni.html|titolo=Giovanni Boccaccio su sapere.it|editore=Sapere.it|accesso=1º marzo 2016}}</ref>. Alcuni studiosi<ref>{{cita|Luperini}}</ref> (tra i quali [[Vittore Branca]]) lo definiscono come il maggior narratore europeo del suo tempo, uno scrittore versatile che amalgamò tendenze e generi letterari diversi facendoli confluire in opere originali, grazie a un'attività creativa esercitata all'insegna dello sperimentalismo.
 
La sua opera più celebre è il ''[[Decamerone]]'', raccolta di novelle che nei secoli successivi fu elemento determinante per la tradizione letteraria italiana, soprattutto dopo che nel [[XVI secolo]] [[Pietro Bembo]] elevò lo stile boccacciano a modello della prosa italiana<ref>{{cita|Coletti}}</ref>. L'influenza delle opere di Boccaccio non si limitò al panorama culturale italiano ma si estese al resto dell'Europa<ref>"Boccaccio's contribution to the literature of the Western world is of impressive and all but unique dimensions" in {{cita libro | curatore =Sara Pendergast| curatore2 = Tom Pendergast| titolo = Reference Guide to World Literature| anno = 2003| editore = Thomson-Gale | città = New York | p = 136}}
</ref>, esercitando influsso su autori come [[Geoffrey Chaucer]], figura chiave della [[letteratura inglese]], o più tardi su [[Miguel de Cervantes]], [[Lope de Vega]] e il teatro classico spagnolo<ref>{{Cita|Ardissino-Pellizzari|pp. 547-562}}</ref>.
 
Boccaccio, insieme a [[Dante Alighieri]] e [[Francesco Petrarca]], fa parte delle cosiddette «Tre corone» della letteratura italiana. È inoltre ricordato per essere uno dei precursori dell'[[Umanesimo rinascimentale|umanesimo]]<ref>
"Boccaccio is said to be one of the Western world's first important humanists. Humanists during Renaissance times were concerned not with the supernatural but with morality and decency for all human beings, despite class, religion, or education." in {{cita libro | curatore =Anne Marie Hacht | curatore2 = Dwayne D. Hayes| titolo = Gale Contextual Encyclopedia of World Literature| anno = 2009| editore = Gale | città = New York | p = 189}}</ref>, del quale contribuì a gettare le basi presso la città di [[Firenze]], in concomitanza con l'attività del suo contemporaneo amico e maestro Petrarca. Fu anche colui che diede inizio alla critica e filologia dantesca: Boccaccio si dedicò a ricopiare codici della ''[[Divina Commedia]]'' e fu anche un promotore dell'opera e della figura di Dante. A Boccaccio si deve infatti l'epiteto ''divina'', attributo con cui è divenuta nota la ''Commedia''.
 
Nel [[XX secolo|Novecento]] Boccaccio fu oggetto di studi critico-filologici da parte di Vittore Branca e [[Giuseppe Billanovich]], e il suo ''Decameron'' fu anche [[Il Decameron|trasposto sul grande schermo]] dal regista e scrittore [[Pier Paolo Pasolini]].
 
== Biografia ==
Studiò all'[[Accademia di Brera]] sotto la guida di [[Aldo Carpi]].
=== L'infanzia fiorentina (1313-1327) ===
 
== Produzione artistica ==
Giovanni Boccaccio nacque tra il giugno e il luglio del [[1313]] da una relazione extraconiugale<ref>Il primo a sottolineare l'illegittimità dei natali di Giovanni Boccaccio fu [[Filippo Villani]], come ebbe a ricordare {{Cita|Contini|p. 698}}</ref> di [[Boccaccio di Chellino|Boccaccino di Chellino]], mercante fiorentino, con una donna di umilissime condizioni<ref>{{Cita|Bonghi|titolo=Biografia di Giovanni Boccaccio}}</ref><ref name="Brn1">{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 6}}</ref>. Non si conosce quale fosse esattamente il suo luogo natio, se [[Firenze]] o [[Certaldo]]: [[Vittore Branca]] sostiene che, quando Boccaccio si firma "''Johannes de Certaldo''", ciò indichi che Certaldo sia la patria della famiglia, ma non il luogo fisico di nascita<ref name="Brn1"/><ref>{{Cita|Branca 1986|p. 345}}</ref>. Il fatto di essere un figlio illegittimo dovette pesare notevolmente sulla psiche del Boccaccio, in quanto nelle opere in volgare costruì una sorta di biografia mitica, idealizzata, facendo credere di essere figlio di una donna membro della famiglia dei [[Capetingi]], e prendendo in tal modo spunto dai viaggi mercantili che il padre compiva a [[Parigi]]<ref name=":0">{{Cita|Nocita|titolo = Certaldo o Firenze?}}</ref><ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 8}}{{citazione| Egli aveva forse voluto sfruttare così la notorietà delle dimore parigine del padre per decorare di colori fascinosi lo squallido mattino di sua vita, proprio mentre l'ambizione di affermarsi e brillare letterariamente e mondanamente alla Corte di Napoli.}}</ref><ref>{{Cita|Chines|p. 144}}</ref>. Riconosciuto in tenera età dal padre, Giovanni fu accolto, verso il 1320<ref>{{Cita|Decameron|p. 42 dell'Introduzione}}</ref>, nella casa paterna sita nel quartiere di San Piero Maggiore<ref name=":0" />. Grazie ai buoni uffici del padre, compì i primi studi presso la scuoletta di [[Giovanni Mazzuoli da Strada]], padre di [[Zanobi da Strada|Zanobi]]<ref name=":0" /><ref>{{Cita|Albanese}}</ref>. Durante la giovinezza, Boccaccio imparò quindi i primi rudimenti del [[lingua latina|latino]] e delle [[arti liberali]], oltre ad apprendere la ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]], in quanto il padre si era sposato con la nobildonna [[Margherita de' Mardoli]], imparentata con la famiglia [[Portinari]]<ref>Più che Margherita, fu probabilmente la madre di lei, Lippa de' Mardoli, coetanea di Dante e di Beatrice, a raccontare al giovane Boccaccio della loro vicenda. Si veda: {{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 11}}{{citazione|...la matrigna era imparentata con la famiglia di Beatrice, e proprio la madre di lei Lippa de' Mardoli fu, con ogni probabilità, la "fededegna persona" che "per consanguinità strettissima a lei" molto parlò al Boccaccio di Beatrice e di Dante stesso.}}</ref>.
Vincitore del Premio Durini per l'[[acquarello]]<ref name= carpi>{{Cita|Carpi||carpi}}</ref>, partecipò alla II [[Quadriennale di Roma]] nel 1935<ref>{{Cita web|url = http://www.quadriennalediroma.org/arbiq_web/index.php?sezione=artisti&id=20014&ricerca=|titolo = Raffaele Albertella|autore = |wkautore = |sito = http://www.quadriennalediroma.org/|editore = |data = |lingua = |pagina = |pagine = |cid = |accesso = 21 giugno 2014}}</ref> e alla [[Mostra dei sette di Brera]] nel 1937<ref name= carpi/>. In quell'occasione, contemporaneamente impegnato in un'altra personale a [[Cannobio]], poté esporre solo sei dipinti, tra cui la ben riuscita ''Famiglia del pittore''<ref>{{Cita|''s.a.''||popolo}}</ref>; per l'occasione, scrisse [[Leonardo Borgese]] sul [[Corriere della Sera]]: «Albertella, guardando i primitivi, risolve il suo lirismo in costruzioni formali di raffinata ingenuità»<ref>{{Cita|Borgese||borgese}}</ref>
 
«Abile [[Affresco|affreschista]]»<ref name= carpi/>, Albertella affrescò la [[Volta (architettura)|volta]] della [[parrocchiale]] di Santa Maria a [[Cogoleto]] (1939)<ref>{{Cita web|url =http://nuke.cristoforocolombostoria.it/Home/Immagini/ChiesaParrocchialeSMaria/tabid/483/Default.aspx|titolo =Chiesa di Santa Maria|autore =|wkautore =|sito =http://nuke.cristoforocolombostoria.it/|editore =|data =|lingua =|pagina =|pagine =|cid =|accesso =21 giugno 2014|urlmorto =sì}}</ref><ref>{{Cita web|url = http://www.cogoletoinfo.it/cultura/itinerari/parrocchia/parrocchia.htm|titolo = La Parrocchia di Santa Maria Maggiore|autore = |wkautore = |sito = http://www.cogoletoinfo.it/|editore = |data = |lingua = |pagina = |pagine = |cid = |accesso = 21 giugno 2014}}</ref> e l'[[abside]] della chiesa di Santa Maria Immacolata e San Marziano a [[Pegli]] (1944-45)<ref>{{Cita web|url =http://smipegli.altervista.org/notizie/14-parrocchia.html|titolo =Parrocchia S. M. Immacolata e San Marziano|autore =|wkautore =|sito =http://smipegli.altervista.org/|editore =|data =|lingua =|pagina =|pagine =|cid =|accesso =21 giugno 2014|urlmorto =sì}}</ref>. Eseguì inoltre alcuni affreschi nella [[Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Milano)|Chiesa di Santa Maria del Suffragio a Milano]] (1946)<ref>{{Cita web|url = http://www.suffragio.it/storarte/arteinchiesa.html|titolo = Chiesa del Suffragio|autore = |wkautore = |sito = http://www.suffragio.it/|editore = |data = |lingua = |pagina = |pagine = |cid = |accesso = 21 giugno 2014}}</ref> e le [[Vetrata|vetrate]] del [[Palazzo del Governo (La Spezia)|Palazzo del Governo a La Spezia]] (1957)<ref>{{Cita web|url = http://guide.travelitalia.com/it/guide/la_spezia/pdf/|titolo = La Spezia|autore = |wkautore = |sito = http://guide.travelitalia.com/|editore = |data = |lingua = |pagina = |pagine = |cid = |accesso = 21 giugno 2014|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150307042255/http://guide.travelitalia.com/it/guide/la_spezia/pdf/|dataarchivio = 7 marzo 2015|urlmorto = sì}}</ref>.
=== L'adolescenza napoletana (1327-1340) ===
 
Dipinti di Albertella sono conservati a Milano presso la [[Pinacoteca di Brera]]<ref>{{Cita|Zeri|p. 27|zeri}}.</ref> e la [[Galleria d'arte moderna (Milano)|Galleria d'arte moderna]]<ref>{{Cita|Caramel|p. 13, tav. 14|caramel}}.</ref>.
====Un ambiente cosmopolita: la formazione da autodidatta====
[[File:Robert Anjou scribes.jpg|miniatura|[[Cristoforo Orimina]], ''Re Roberto d'Anjou circondato dai suoi scrivani'', [[miniatura]] del XIV secolo.]]
 
Boccaccino, però, desiderava che il figlio si avviasse alla professione di mercante, secondo la tradizione di famiglia. Dopo avergli fatto fare un breve tirocinio a Firenze, nel [[1327]] Boccaccino decide di portare con sé il giovane figlio a [[Napoli]]<ref name=":1" />, città dove Boccaccino è un agente di cambio per la [[Bardi (famiglia)|famiglia dei Bardi]]<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|pp. 12-13}}</ref>. Boccaccio arriva quindi, quattordicenne, in una realtà totalmente diversa da quella di Firenze: se Firenze era una città comunale fortemente provinciale, Napoli era invece sede di una corte regale e cosmopolita, quella degli Angiò. Il re [[Roberto d'Angiò]] (1277-1343) era un re estremamente colto e pio, un appassionato della cultura tanto da avere una notevole biblioteca<ref>{{Cita|Caggese}}: {{Citazione|Il re non fu, certo, un uomo di genio né, come parve al Petrarca, un sapiente, ma entro i limiti che gli furono consentiti protesse letterati, giuristi, poeti, bibliografi, raccolse una biblioteca per i suoi tempi preziosa e fu egli stesso curioso di molte curiosità.}}</ref>, gestita dall'erudito [[Paolo da Perugia]].
 
Il padre Boccaccino vide ben presto, con suo grande disappunto, che quel suo figliolo non si trovava a suo agio negli uffici dei cambiavalute, e di come preferisse dedicarsi agli studi letterari<ref name=":1" />. Pertanto, dopo aver cercato di distoglierlo da questi interessi del tutto estranei alla mercatura, Boccaccino iscrisse il figlio a giurisprudenza all'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università di Napoli]]. Boccaccio vi seguì per due anni ([[1330]]-[[1331|31]]) le lezioni del poeta e giurista [[Cino da Pistoia]], ma anziché studiare con lui il [[diritto canonico]], preferì accostarsi alle lezioni poetiche che il pistoiese impartiva al di fuori dell'ambiente accademico<ref name=":1" />. Grazie a Cino, infatti, Boccaccio approfondì la grande tradizione [[Dolce stil novo|stilnovistica]] in [[lingua volgare]], dal momento che Cino stesso fu in amichevoli rapporti con l'amato Dante<ref>Sui rapporti tra Dante e Cino da Pistoia, si veda: {{Cita|Marti}}</ref>.
 
Inoltre, Giovanni incominciò a frequentare la corte [[Angioini|angioina]] (dove conobbe, oltre a Paolo da Perugia, anche Andalò del Negro<ref name=":6"/>) e ad occuparsi di letteratura: scrive sia in latino, sia in volgare, componendo opere come il ''[[Teseida]]'', il ''[[Filocolo]]'', il ''[[Filostrato (Boccaccio)|Filostrato]]'' e la ''[[Caccia di Diana]]''.
 
Altro elemento inusitato per l'educazione tipica dell'epoca è l'apprendimento di alcune nozioni grammaticali e lessicali del [[lingua greca|greco]] da parte del monaco e teologo bizantino [[Barlaam di Seminara]], giunto nell'[[Italia meridionale]] in ambasceria per conto dell'[[Imperatori bizantini|imperatore bizantino]]<ref>{{Cita|Circolo Barlaam|titolo = Boccaccio}}</ref>. La giovinezza napoletana non si esaurisce, però, soltanto nella frequentazione degli ambienti accademici e di corte: le fiabe e le avventure dei mercanti che Boccaccio sente mentre presta servizio al banco commerciale saranno fondamentali per il grande affresco narrativo che prenderà vita col ''Decameron''<ref>Per l'inquadramento generale sul periodo napoletano, si veda: {{Cita|Nocita|titolo = L'apprendistato letterario}}</ref>.
 
==== Fiammetta ====
A questo punto il poeta, divenuto un autodidatta colto ed entusiasta, crea il proprio mito letterario, secondo i dettami della tradizione stilnovistica: ''Fiammetta'', forse tale Maria d'Aquino, figlia illegittima di [[Roberto d'Angiò|Roberto D'Angiò]]<ref>{{Cita|Chines|p. 152}}</ref><ref group="N">L'identificazione di Fiammetta con tale principessa angioina è stata smentita da {{Cita|Battaglia Ricci|p. 27}}, lasciando però aperte supposizioni di una sua identificazione con una donna realmente esistita: {{Citazione|Chi fosse la donna che Boccaccio ha tradotto nell'affascinante figura di Fiammetta...ci è ignoto: certo essa non fu la favoleggiata Maria d'Aquino, figlia illegittima di re Roberto, ma non dovette neanche essere un mito creato per intero dalla fantasia del poeta, né un fantasma sostitutivo delle molteplici esperienze amorose del giovane Boccaccio, se in un'occasione seria come quella da cui nasce il sonetto CXXVI [126], scritto per la morte di Petrarca, il poeta poteva parlare di lei come di una beata seduta, con Laura, "nel cospetto di Dio".}}</ref>. Il periodo napoletano si conclude improvvisamente nel [[1340]] quando il padre lo richiama a Firenze per un forte tracollo economico dovuto al fallimento di alcune banche nelle quali aveva fatto importanti investimenti<ref>''[[De genealogiis]]'', XV, 10</ref>.
 
=== L'inizio del secondo periodo fiorentino (1340-1350) ===
==== Il ritorno malinconico a Firenze ====
[[File:Boccaccio's 'The plague of Florence in 1348' Wellcome L0072144.jpg|miniatura|306x306px|[[Luigi Sabatelli]], ''La peste di Firenze nel 1348'', incisione dell'edizione da lui curata del ''Decameron''. La pestilenza servì a Boccaccio come prologo morale del suo capolavoro letterario, descrivendo la miseria morale e la morte che regnavano nella società umana.]]
L'orizzonte di Boccaccio, col ritorno a [[Firenze]] agli inizi degli [[Anni 1340|anni '40]], cambia totalmente dal punto di vista economico e sociale. Insofferente verso la vita troppo ristretta e provinciale di Firenze, cercherà per tutta la vita di ritornare nell'amata [[Napoli]], iniziando già nel 1341 con la stesura dell'''Epistola V'' indirizzata al vecchio amico [[Niccolò Acciaiuoli|Niccolò Acciaioli]], ormai divenuto [[connestabile]] del [[Regno di Napoli]]<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 55}}</ref><ref>{{Cita|Natalino Sapegno-DBI}}{{citazione|Le lettere all'Acciaiuoli, certi accenni dell'Ameto e della Fiammetta mostrano quanto il B[occaccio] soffrisse di questo distacco da un mondo di care consuetudini e con quanta amarezza contrapponesse il ricordo di quelle "delizie mondane" all'uggia della nuova dimora "oscura e muta e molto trista".}}</ref>. Nonostante quest'insofferenza emotiva per l'abbandono della ridente città partenopea, Boccaccio seppe nel contempo percepire quell'affettività "materna" nei confronti della sua città natale, tipica della cultura medievale, cercando di accattivarsi l'animo dei suoi concittadini attraverso la realizzazione della ''[[Comedia delle ninfe fiorentine|Commedia delle Ninfe fiorentine]]'' e dell ''[[Ninfale fiesolano]]''. Nonostante i successi letterari, la situazione economica di Boccaccio non diede segni di miglioramento, costringendo il giovane letterato ad allontanarsi da [[Firenze]] nel tentativo di ottenere una posizione in qualche corte [[emilia]]na.
 
==== L'intermezzo ravennate e forlivese (1347-1348) ====
Tra il 1345 e il 1346 Boccaccio risiedette a [[Ravenna]], presso la corte di [[Ostasio I da Polenta|Ostasio da Polenta]]<ref name=":2">{{Cita|Branca 1986|p. 347}}</ref>, presso il quale tentò di ottenere qualche incarico remunerativo e dove portò a compimento la [[Volgarizzamento|volgarizzazione]] della terza e della quarta decade dell'''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe Condita]]'' di [[Tito Livio]]<ref>in {{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 77}}, si sostiene che il volgarizzamento di Livio fosse già iniziato a Napoli e a Firenze. Branca si basa, come fonte, su {{Cita|Billanovich 1953}}</ref>, dedicandolo al signore ravennate<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 74}}{{citazione|...e in testa al volgarizzamento della quarta deca liviana, ormai attribuito con estrema probabilità al Boccaccio..., leggiamo la dedica: "al nobile cavaliere messere Ostagio da Polenta, spezialissimo mio signore, ad istanza del quale ad opera così grande io mi disposi".}}</ref>. Fallito questo proposito, nel 1347 Boccaccio si trasferì a [[Forlì]] alla corte di [[Francesco II Ordelaffi]]<ref name=":2" />. Qui frequentò i poeti [[Nereo Morandi]] e [[Checco Miletto de Rossi|Francesco Miletto de Rossi]], detto Checco, col quale mantenne poi amichevole corrispondenza sia in latino che in volgare<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 74}}</ref>. Tra i testi di questo periodo, si deve citare l'egloga ''Faunus'', in cui Boccaccio rievoca il passaggio a Forlì di [[Luigi I d'Ungheria]] (''Titiro'', nell'egloga), a cui si unisce Francesco Ordelaffi (''Fauno'', appunto), diretto verso [[Napoli]]. Il componimento viene poi incluso dal Boccaccio nella raccolta ''[[Buccolicum Carmen]]'' ([[1349]]-[[1367]])<ref>{{Cita|Piacentini|pp. 203- 208}}</ref>.
 
==== La peste nera e la stesura del ''Decameron'' ====
Nonostante questi soggiorni, Boccaccio non riuscì ad ottenere i posti desiderati tanto che, tra la fine del 1347 e il 1348, fu costretto a ritornare a Firenze. Il ritorno del Certaldese, però, coincise con la terribile "[[peste nera]]" che contagiò la stragrande maggioranza della popolazione, causando la morte di molti suoi amici e parenti, tra cui il padre e la matrigna<ref>{{Cita|Nocita|titolo = La "Peste Nera"}}</ref>. Fu però durante la terribile pestilenza che Boccaccio elaborò l'opera che sarà la base narrativa della novellistica occidentale, cioè il ''Decameron'', che completò probabilmente nel [[1351]]<ref>{{Cita|Branca 1991|p. 162}}</ref>.
 
=== Boccaccio e Petrarca ===
==== Gli anni '40 e l'ammirazione per Petrarca ====
[[File:Petrarch by Bargilla.jpg|miniatura|[[Andrea del Castagno]], ''Francesco Petrarca'', particolare tratto dal ''Ciclo degli uomini e delle donne illustri'', affresco, 1450 ca, [[Galleria degli Uffizi]], [[Firenze]]. Petrarca fu una figura fondamentale per l'evoluzione intellettuale del Boccaccio, conducendolo alla comprensione del suo rivoluzionario programma culturale.]]
Boccaccio sentì parlare di [[Francesco Petrarca|Petrarca]] già durante il soggiorno napoletano: grazie a padre [[Dionigi di Borgo San Sepolcro|Dionigi da Borgo Sansepolcro]] (arrivato a Napoli nel 1338)<ref>{{cita|Rico|p. 225}}</ref> e, forse, a [[Cino da Pistoia]], Boccaccio ebbe notizia di questo giovane prodigioso residente ad [[Avignone]]. Ritornato a Firenze, la conoscenza con [[Sennuccio del Bene]] e altri vari ammiratori fiorentini ([[Lapo da Castiglionchio]], [[Francesco Nelli]], [[Bruno Casini]], [[Zanobi da Strada]] e [[Mainardo Accursio]])<ref name=":1" /> contribuì nell'animo del Certaldese a rinsaldare quella che inizialmente era una curiosa attenzione, fino a farla diventare una passione viscerale nei confronti di quest'uomo che, pudico, austero e grande poeta, avrebbe potuto risollevare il Boccaccio dallo stato di decadenza.
 
In questo decennio Boccaccio realizzò alcune composizioni celebrative di Petrarca: la ''[[Mavortis Milex]]'' del 1339, elogio nei confronti della persona di Petrarca, capace di salvarlo dalla sua degradazione morale<ref>{{cita|Rico|p. 225}}{{citazione|Ma già nel 1339 [Boccaccio] sperava di trovare in lui la guida che l'aiutasse che gli insegnasse non solo ad uscire dall'ignoranza, ma a trovare anche a vincere "le angosce d'amore"}}</ref><ref name=":3">{{Cita|Nocita|titolo = L’incontro con Petrarca}}</ref>; il ''[[Notamentum]]'', scritto dopo il 1341 col fine di celebrare Petrarca come il primo [[Incoronazione poetica|poeta laureato]] a Roma dopo [[Publio Papinio Stazio|Stazio]], come [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] redivivo, come filosofo morale alla pari di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] e di [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]<ref>Petrarca, grazie all'[[Africa (Petrarca)|''Affrica'']] e al ''[[De viris illustribus (Petrarca)|De viris illustribus]]'', viene visto come colui che raccoglie in sé la tradizione poetica virgiliana e quella prosaica ciceroniana, considerati come i due maestri eccellenti della tradizione. Si veda:{{Cita|Monti|p. 34}}
</ref>; e infine la ''De vita et moribus domini Francischi Petracchi'', scritta prima del 1350 e ricalcante l'esaltazione del ''Notamentum''<ref name=":3" />, un vero e proprio tentativo di «canonizzazione»<ref>{{Cita|Bellieni|p. 215}}</ref> dell'Aretino. Grazie alla loro frequentazione, Boccaccio poté raccogliere nella sua “antologia petrarchesca”<ref>{{cita|Billanovich 1995|p. 91}}.</ref> i carmi che Petrarca scambiava con i suoi discepoli, tra cui quelli scambiati tra il Casini e il poeta laureato, cercando così di appropriarsi della cultura che il Certaldese tanto ammirava.
 
==== L'incontro con Petrarca nel 1350 ====
L'incontro "fisico" con il grande poeta laureato avvenne quando egli, in occasione del [[Giubileo universale della Chiesa cattolica|Giubileo del 1350]], si accinse a lasciare [[Vaucluse|Valchiusa]], dove si era rifugiato a causa della grande peste, per andare a [[Roma]]<ref name=":3" />. Lungo il tragitto Petrarca, d'accordo con il circolo degli amici fiorentini, decise di fermarsi per tre giorni a [[Firenze]] a leggere e spiegare le sue opere. Fu un momento di straordinaria intensità: [[Lapo da Castiglionchio]] donò a Petrarca la ''[[Institutio oratoria]]'' di [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]], mentre Petrarca in seguito invierà loro la ''[[Pro Archia poeta|Pro Archia]]'', scoperta anni prima nella [[Cattedrale di Liegi|biblioteca capitolare di Liegi]]<ref group="N">La ''Pro Archia'' sarà un modello fondamentale per l'elaborazione di quella difesa della poesia che Boccaccio elaborerà nel ''[[Trattatello in laude di Dante]]'' e nel XIV libro della ''[[Genealogie deorum gentilium|Genealogia deorum gentilium]]''. La perfetta poesia, tanto per Cicerone quanto per Boccaccio, dev'essere una poesia che umanizza, che libera dalle catene l'uomo, permettendogli di toccare vette sconosciute alla realtà sensibile. Si veda {{Cita|Billanovich 1995|p. 123}}</ref>.
 
==== La conversione all'umanesimo (1350-1355) ====
Dal 1350 in avanti nasce un rapporto profondo tra Boccaccio e Petrarca, che si concretizzerà negli incontri degli anni successivi, durante i quali avvenne gradualmente, secondo un termine coniato dal filologo spagnolo [[Francisco Rico]]<ref>{{cita|Rico|pp. 224-228}}</ref>, la "conversione" del Boccaccio al nascente umanesimo. Boccaccio, fin dalla sua prima giovinezza a Napoli, era entrato in contatto con ricche biblioteche<ref>Boccaccio redasse di proprio pugno un codice (oggi smembrato in due, il pluteo 29.8 e 33.31 conservati alla [[Biblioteca Medicea Laurenziana]]) contenente numerosissimi rimandi letterari ad opere latine, testimonianza della ricchezza culturale della città partenopea. Si veda: {{Cita|Zamponi}}.</ref>, tra le quali spiccava sicuramente quella del [[Abbazia di Montecassino|monastero di Montecassino]], ove erano custoditi numerosissimi codici di autori pressoché sconosciuti nel resto dell'Europa occidentale: tra questi, [[Apuleio]]<ref group="N">Le prime lettere che costituiscono l'esiguo epistolario boccacciano (''Crepor celsitudinis, Mavortis milex extrenue e Nereus amphytritibus'') sono pieni di rimandi ad [[Apuleio]], per esempio. Si veda: {{cita|Rico|p. 225}}{{citazione|Poi lesse tutto ciò che gli capitava tra le mani e tutto mischiato: le ''cansos'' dei trovatori e le ''Metamorfosi'' di Apuleio, Dante e Ovidio, trattati filosofici e ''romans'' francesi, Andrea Cappellano e Stazio...}}{{Cita|Nocita|titolo = Dictamina}}</ref>, [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], [[Marco Valerio Marziale|Marziale]] e [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]]<ref>{{Cita|Sabbadini|pp. 29/31}}{{citazione|Del pari ignoto al Petrarca fu Marziale [...] Inoltre il Boccaccio scoperse il codice di Tacito [...] Sembra pertanto ragionevole concludere che la scoperta del ''De lingua latina'' [di Varrone] spetti al Boccaccio [...] erano intanto ignoti al Petrarca l'''Ibis'' di Ovidio...}}</ref>. Fino all'incontro con Petrarca, però, Boccaccio continuò a vedere i classici nell'ottica della salvezza cristiana, deformati rispetto al loro messaggio originario ed estraniati dal contesto in cui furono composti<ref>Si veda, riguardo alla "cristianizzazione" dei classici operata dai medievali: {{Cita web|autore = Lisa Pericoli|url = http://www.oilproject.org/lezione/commedia-dante-fonti-modelli-8500.html|titolo = La "Commedia" di Dante: fonti e modelli|accesso = 10 giugno 2015|editore = Oilprojectc|citazione = Né si può dimenticare che alla base della rilettura dei “classici” c’è sempre, nella mentalità medievale, la teoria dei “quattro sensi” dell’interpretazione: il senso letterale (che trasmette la “lettera” del testo, ovvero il suo riferirsi al mondo reale), quello allegorico (in cui dietro la storia fittizia c’è un senso recondito da scoprire), quello morale (relativo all’insegnamento etico che si può desumere dalle pagine scritte) e quello anagogico (che reinterpreta il contenuto dell’opera in ottica spiritual-salvifica).}}</ref>. I vari incontri con il poeta laureato, mantenuti costanti attraverso una fitta corrispondenza epistolare e l'assidua frequentazione degli altri protoumanisti, permisero a Boccaccio di sorpassare la mentalità medievale e di abbracciare il nascente [[Umanesimo rinascimentale|umanesimo]].
 
Nel giro di un quinquennio Boccaccio poté avvicinarsi alla mentalità di colui che diverrà il suo ''praeceptor'', constatando l'indifferenza che questi nutriva per [[Dante Alighieri|Dante]]<ref group="N">L'indifferenza e sufficienza che Petrarca dimostra nei confronti dell'Alighieri è espressa nella ''[http://www.classicitaliani.it/petrarca/prosa/epistole/boccaccio_dante.htm Fam. II, 15]'', in cui Petrarca nega il presunto odio nei confronti dell'esule fiorentino, riconoscendogli la palma nella poesia volgare ma ribadendo la sua predilezione per la [[lingua latina]].</ref> e l'ostentato spirito [[cosmopolitismo|cosmopolita]] che spinse il poeta aretino a rifiutare l'invito del [[Repubblica di Firenze|Comune di Firenze]] di assumere il ruolo di docente nel neonato ''[[Università degli Studi di Firenze|Studium]]'' e ad accettare invece, nel 1353, l'invito di [[Giovanni Visconti (arcivescovo)|Giovanni II Visconti]], acerrimo nemico dei fiorentini<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 93}}{{citazione|...il Boccaccio fu amaramente sorpreso, anzi offeso, dalla decisione del ''magister'', rientrato in Italia solo nel giugno del '53, di stabilirsi presso l'arcivescovo Giovanni Visconti}}</ref><ref group="N">Boccaccio esprimerà la sua ''indignatio'' nell'[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e341&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook ''Epistola X''], indirizzata a Francesco Petrarca, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a ''topoi'' letterari, Boccaccio si lamenta col ''magister'' di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in ''Egonis''):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores».
</ref>. Superata la crisi dei rapporti per il voltafaccia di Petrarca, Boccaccio riprese le fila delle relazioni culturali tra lui e il circolo degli amici fiorentini, arrivando alla maturazione della mentalità umanista quando il Certaldese, nel 1355, donò all'amico due preziosissimi [[Codice (filologia)|codici]]: uno delle ''Enarrationes in Psalmos'' di [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]]<ref>Come testimoniato dalla ''[http://www.cassiciaco.it/navigazione/scriptorium/testi%20medioevo/petrarca/familiares/lettera_XVIII_3.html Fam.]'' [http://www.cassiciaco.it/navigazione/scriptorium/testi%20medioevo/petrarca/familiares/lettera_XVIII_3.html XVIII, 3], il cui ''incipit'' è: «Ad Iohannem de Certaldo, gratiarum actio pro transmisso Augustini libro in psalterium daviticum», cioè «A Giovanni da Certaldo, ringraziamento per avergli trasmesso il libro di Agostino sul salterio [[Davide|davidico]]»</ref>, cui seguì poco dopo quello contenente il ''[[De lingua Latina|De Lingua Latina]]'' dell'erudito romano [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]] e l'intera ''[[Pro Cluentio]]'' di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]<ref>{{Cita|Piras|p. 829}}{{citazione|L’invio del codice di Varrone e Cicerone deve essere avvenuto quindi poco dopo quello di Agostino...}}</ref>.
 
=== Gli anni dell'impegno (1350-1365) ===
==== Tra incarichi pubblici e problemi privati ====
[[File:William Bell Scott - Boccaccio's Visit to Dante's Daughter.jpg|miniatura|405x405px|[[William Bell Scott]], ''Boccaccio fa visita alla figlia di Dante'', [[Pittura a olio|olio su tela]], anno sconosciuto.]]
Mentre Boccaccio consolidava l'amicizia con Petrarca, il primo cominciò ad essere impiegato per varie ambasciate diplomatiche dalla Signoria, ben conscia delle qualità retoriche del Certaldese. Già tra l'agosto e il settembre del 1350<ref name=":1" />, per esempio, Boccaccio fu inviato a [[Ravenna]] per portare a [[Antonia Alighieri|Suor Beatrice]], la figlia di [[Dante Alighieri|Dante]], 10 [[Fiorino|fiorini]] d'oro a nome dei capitani della compagnia di [[Chiesa di Orsanmichele|Orsanmichele]]<ref>{{Cita libro|titolo = Alighieri, Antonia|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/antonia-alighieri_(Enciclopedia-Dantesca)/|accesso = 11 giugno 2015|collana = Enciclopedia Dantesca|citazione = Per antica tradizione s'identifica A. con la suor Beatrice, monaca nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi a Ravenna, a cui il Boccaccio avrebbe dovuto recare nel 1350 dieci fiorini d'oro da parte dei capitani della compagnia di Orsanmichele}}</ref><ref>{{Cita|Piattoli|pp. 284-285}}</ref>, durante la quale avrà probabilmente raccolto informazioni riguardanti l'amato poeta<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 83}}{{citazione|..che forse... [Boccaccio] raccolse commosso anche in quella occasione ricordi sul Poeta che aveva illuminato fin dalla fanciullezza la sua ansia di poesia.}}</ref> e avrà fatto la conoscenza dell'amico del Petrarca, il retore [[Donato Albanzani]]<ref>{{Cita|Martellotti}}{{citazione|A Ravenna s'incontrò col Boccaccio, forse già nel 1350, più probabilmente nel 1353-54.}}</ref>. Nel [[1351]], la Signoria incaricò sempre Boccaccio di una triplice missione: convincere Petrarca, che nel frattempo si trovava a [[Padova]], a stabilirsi a Firenze per insegnare nel neonato ''Studium'' (i colloqui tra i due si svolsero a marzo)<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 87}}</ref>; stipulare con [[Ludovico V di Baviera|Ludovico di Baviera]], [[Marca di Brandeburgo|marchese del Brandeburgo]], un'alleanza contro le mire espansionistiche di Giovanni Visconti (dicembre 1351-gennaio 1352)<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 86}}</ref>; e infine, dopo essere stato nominato uno dei Camerlenghi della Repubblica, quella di convincere [[Giovanna I di Napoli]] a lasciare [[Prato]] sotto la giurisdizione fiorentina<ref>{{Cita|Battaglia Ricci|p. 29}}</ref>.
 
Nonostante il fallimento delle trattative con Petrarca, la Signoria rinnovò al Boccaccio la propria fiducia, inviandolo ad [[Avignone]] presso [[Papa Innocenzo VI|Innocenzo VI]] (maggio-giugno 1354)<ref name=":1" /> e, nel 1359, a Milano presso il nuovo signore di Milano [[Bernabò Visconti]]<ref name=":1" />, città in cui Boccaccio si fermò per visitare Petrarca, la cui casa si trovava vicino a [[Basilica di Sant'Ambrogio|Sant'Ambrogio]]<ref>{{Cita|Billanovich 1995|p. 211}}</ref>. Questo decennio di intensa attività politica fu contrassegnato, anche, da alcune dolorose vicende personali: nel 1355 morì la [[figlio naturale|figlioletta naturale]] Violante<ref>{{Cita|Billanovich 1995|p. 201}}{{citazione|Ma ancora più funesto divenne subito quell'arrivo [a Napoli]: perché presto gli giunse la notizia che mentre compiva il viaggio gli era morta la piccola e cara Violante.}}</ref> (Boccaccio, in una data imprecisata, fece i voti per diventare chierico, come testimoniato in un beneficio del 1360<ref>{{Cita|Ferroni|p. 31}}{{citazione|Ma, come il suo maestro Petrarca, scelse la condizione di chierico: la cosa è documentata da una bolla di papa Innocenzo VI del 2 novembre 1260, che gli concedeva l'autorizzazione ad avere cura d'anime e a esercitare il sacerdozio.}}</ref>); sempre nel medesimo anno, lo scrittore provò amarezza e rancore nel non essere stato aiutato dall'influente amico [[Niccolò Acciaiuoli]] nell'ottenere un posto alla corte di [[Giovanna I di Napoli|Giovanna di Napoli]]<ref group="N">In {{Cita|Branca 1977|p. 103|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico}} si ricorda come uno sdegnato Boccaccio scrisse contro l'Acciaiuoli l'''Egloga VIII'', il cui contenuto è riassunto anche da: {{Cita|Nocita|titolo = Buccolicum carmen}}{{citazione|Con Midas Boccaccio denuncia l’inaffidabilità di Niccolò Acciaiuoli, vendicandosi del “tradimento” dell’influente amico.}}</ref>. Il 1355 vide però anche un piccolo successo finanziario da parte del Certaldese, in quanto alcuni commerci da lui intrapresi con la città di [[Alghero]] gli fruttarono quelle risorse delle quali dimostrerà di poter disporre negli anni successivi, caratterizzati da varie difficoltà economiche<ref>{{cita|Meloni|pagina. 99}}</ref>.
 
==== La momentanea caduta in disgrazia ====
L'anno 1360 segnò una svolta nella vita sociale del Boccaccio. In quell'anno, infatti, durante le elezioni dei priori della Signoria fu scoperta una congiura alla quale parteciparono persone vicine allo stesso Boccaccio<ref>{{Cita|Ferroni|p. 31}}</ref>. Benché fosse estraneo al tentato colpo di Stato, Boccaccio fu malvisto da parte delle autorità politiche fiorentine, tanto che fino al 1365 non partecipò a missioni diplomatiche o a incarichi politici<ref group="N">{{Cita|Battaglia Ricci|p. 29}} posticipa la data della brusca rottura con le autorità politiche fiorentine al 1361/62.</ref>.
[[File:Giovanni Boccaccio 05.jpg|miniatura|Ritratto di Giovanni Boccaccio in tarda età, particolare da un ciclo d'affreschi dell'Antica sede dell’Arte dei Giudici e Notai (Firenze)<ref name=":6">{{Cita|Zamponi}}</ref>. È il più antico ritratto esistente del Certaldese<ref>{{Cita|Casa del Boccaccio}}</ref>.]]
 
==== Boccaccio umanista e Leonzio Pilato ====
Nel corso degli anni Cinquanta, mentre avanzava nella conoscenza della nuova metodologia umanistica, Boccaccio si accinse a scrivere cinque opere in lingua latina, frutto del continuo studio sui codici dei classici. Tre di queste hanno un carattere erudito (le ''[[Genealogie deorum gentilium]]'', il ''[[De Canaria et insulis reliquis ultra Hispaniam in Oceano noviter repertis]]'' e il ''[[De montibus]]''), mentre le restanti (il ''[[De casibus virorum illustrium|De Casibus]]'' e il ''[[De mulieribus claris]]'') hanno un sapore divulgativo. Uno dei più grandi meriti del Boccaccio per la diffusione della cultura umanistica fu l'interesse dimostrato nei confronti del monaco calabrese [[Leonzio Pilato]], erudito conoscitore del [[Lingua greca antica|greco]] di cui Petrarca parlò all'amico fiorentino<ref>Billanovich ci descrive dettagliatamente del soggiorno fiorentino di Leonzio Pilato in: {{Cita|Billanovich 1995|pp. 244-249}}</ref>. Ottenuto da parte della Signoria fiorentina<ref>Nonostante la caduta in disgrazia, i rapporti con le istituzioni non si fermarono riguardo alle iniziative culturali. Si può concludere che il raffreddamento verificatosi dopo la congiura del 1360 si limitò agli incarichi politici.</ref> che Pilato venisse accolto nello ''[[Università degli Studi di Firenze|Studium]]'' come insegnante di [[Lingua greca antica|greco]], Boccaccio ospitò a sue spese il monaco tra l'agosto 1360 e l'autunno 1362<ref name=":4">{{Cita|Pastore Stocchi|p. 262}}</ref><ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 114/116}}{{citazione|Leonzio si presentò, probabilmente all'inizio dell'estate del 1360 [...] Nei due anni e mezzo circa che passò a Firenze (fino all'ottobre-novembre 1362).}}</ref>. La convivenza non dovette essere molto semplice a causa del pessimo carattere del Pilato<ref>Sul pessimo carattere di Leonzio Pilato sono testimoni sia Boccaccio che Petrarca. Il primo dirà, nelle sue ''Genealogiae Deorum Gentilium'': «Viene da Salonicco ed è un uomo rozzo nell'aspetto, con un volto abietto, barba lunga e chioma nerissima, costantemente perso nei propri pensieri, piuttosto primitivo nei costumi e poco educato» (traduzione riportata in {{Cita|Coccia|p. 253}}). Petrarca, in seguito ad un attrito avuto con Leonzio, lo definirà come una «gran bestiaccia» (si veda sempre {{Cita|Coccia|p. 252}}).</ref>, ma al contempo si rivelò proficua per l'apprendimento del greco da parte del Certaldese. A Firenze Pilato tradusse i primi cinque libri dell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]'' e l'''[[Odissea]]'' (oltre a commentare [[Aristotele]] ed [[Euripide]]<ref name=":4" />) e realizzò due codici di entrambe le opere, che Boccaccio inviò al Petrarca (1365)<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 116}}</ref>.
 
=== Il periodo fiorentino-certaldese (1363-1375) ===
Il periodo che va dal 1363 all'anno della morte (1375) viene denominato «periodo fiorentino-certaldese»: infatti, l'autore del ''Decameron'' comincerà sempre più a risiedere a Certaldo, nonostante i maggiorenti fiorentini avessero deciso di reintegrarlo nei pubblici uffici, inviandolo come in passato in missioni diplomatiche<ref>{{Cita|Casa del Boccaccio|titolo = Giovanni Boccaccio - Percorso della memoria}}</ref>.
 
A partire dal 1363, infatti, Boccaccio risiedette per più di dieci mesi nella cittadina toscana, dalla quale sempre più raramente si mosse anche a causa della salute declinante (negli ultimi anni fu afflitto dalla [[gotta]], dalla [[scabbia]] e dall'[[Edema|idropisia]]<ref>{{Cita|Branca 1986|p. 350}}</ref>). Gli unici viaggi che avrebbe compiuto sarebbero stati per rivedere il Petrarca, alcune missioni diplomatiche per conto di Firenze, oppure per ritentare la fortuna presso l'amata Napoli. Oltre alla decadenza fisica, si aggiunse anche uno stato di abbattimento psicologico: nel 1362 il [[Ordine certosino|monaco certosino]] (e poi beato) [[Pietro Petroni (religioso)|Pietro Petroni]]<ref>{{Cita web|url = http://www.santiebeati.it/dettaglio/95903|titolo = Beato Pietro Petroni|accesso = 11 giugno 2015|editore = santiebeati.it|data = 24 agosto 2012}}</ref> rimproverò lui e Petrarca di dedicarsi ai piaceri mondani quali la letteratura<ref>{{Cita|Bonghi}}</ref>, critica che toccò nel profondo l'animo di Boccaccio, tanto che questi pensò addirittura di bruciare i propri libri<ref>{{Cita|Bonghi}}{{citazione|Erano, quindi, anni intensi di studio da un lato, e di dolore dall'altro, che avevano messo a dura prova il suo spirito, agitato da preoccupazioni religiose, come ci è attestato da alcune sue egloghe latine di questo periodo, e dai suoi rapporti con la Chiesa che abbiamo appena accennati. In questo contesto un fatto ancor più grave viene a sconvolgere l'equilibrio del suo spirito: nella primavera del '62, va a fargli visita a Firenze, in gran mistero, il monaco Gioacchino Ciani, il quale, da parte del certosino senese Pietro Petroni, morto qualche anno prima in odore di santità, si faceva premura d'informarlo di certe rivelazioni avute da quel sant'uomo, prima di morire: per esse, lo spensierato scrittore avrebbe dovuto aspettarsi la morte entro poco tempo e quindi avrebbe dovuto prepararvisi seriamente, rinunziando alle seduzioni della poesia profana, per dedicarsi tutto ad argomenti più elevati di religione e di morale. Il povero Boccaccio rimane come fulminato da questo avviso, ch'egli, nel turbamento dell'animo suo, non dubitava fosse ispirato dalla misericordia divina; la paura della morte lo invade a tal punto, che viene tentato di dare alle fiamme tutte le sue carte e di finirla con la gloria di questo mondo. Fortunatamente, ha la prudenza di consigliarsi col suo grande amico Petrarca che gli risponde con tale nobiltà e opportunità di argomenti, da dissipare ogni timore e farlo persistere negli studi prediletti.}}</ref> e rinunziare agli studi, vendendo al Petrarca la biblioteca<ref>{{Cita|Natalino Sapegno-DBI}}{{citazione|Nella primavera del '62 si presentava al B[occaccio] un monaco, con un messaggio per lui del certosino senese Pietro Petroni, morto poco prima in fama di santità: veniva a ricordargli la morte incombente e a consigliargli di abbandonare gli studi profani [...] In un primo momento, profondamente turbato, avrebbe voluto bruciare subito tutti i suoi scritti e proponeva al Petrarca di vendergli la sua biblioteca.}}</ref><ref>Petrarca risponderà all'amico con la ''[http://www.cassiciaco.it/navigazione/scriptorium/testi%20medioevo/petrarca/seniles/01_5_boccaccio.html Senile]'' [http://www.cassiciaco.it/navigazione/scriptorium/testi%20medioevo/petrarca/seniles/01_5_boccaccio.html I, 5], ribadendo il valore sacro della letteratura sulla base delle esperienze biografiche di Lattanzio e Agostino d'Ippona.</ref>.
 
==== La riabilitazione pubblica ====
Nel 1365, infatti, Boccaccio venne messo a capo di una missione diplomatica presso la corte papale di Avignone. In quella città il Certaldese doveva ribadire la lealtà dei fiorentini al [[papa Urbano V]] contro le ingerenze dell'imperatore [[Carlo IV di Lussemburgo|Carlo IV di Boemia]]<ref>{{Cita|Nocita|titolo = In viaggio per conto del comune fiorentino}}</ref>. Nel 1367 Boccaccio andò a [[Roma]] per congratularsi del ritorno del papa nella sua sede diocesana<ref name=":5" />.
 
==== Il circolo di Santo Spirito e l'autorità di Boccaccio ====
[[File:Chiesa Santo Spirito, Firenze.jpg|sinistra|miniatura|La Chiesa di Santo Spirito, coll'annesso convento agostiniano, negli ultimi anni del Boccaccio fu luogo d'incontro tra i vari intellettuali vicini alla sensibilità umanistica. Ospitò anche la cosiddetta «Parva libreria», cioè l'insieme dei libri che Boccaccio donò a Martino da Signa, in base alle sue volontà testamentarie<ref>{{Cita|Petoletti-1|p. 42}}{{citazione|...dispose per testamento di lasciare la sua biblioteca all'agostiniano Martino da Signa con l'indicazione che alla morte del frate i volumi fossero negli ''armaria'' del convento fiorentino di Santo Spirito. Così avvenne...}}</ref>.]]
Gli anni successivi videro sempre più un rallentamento dei viaggi del Boccaccio: nel 1368 incontrò per l'ultima volta l'amico Petrarca, ormai stabile ad [[Arquà Petrarca|Arquà]]<ref name=":5">{{Cita|Ferroni|p. 32}}</ref>; tra il 1370 e il [[1371]] fu a Napoli<ref name=":5" />, città in cui decise sorprendentemente di non fermarsi più a risiedere per l'età avanzata e la salute sempre più malandata<ref>{{Cita|Nocita|titolo = Il mito di Napoli}}{{citazione|...Boccaccio rifiuta di fermarsi. Si è ormai sfaldata l’immagine idealizzata della città partenopea, miraggio salvifico nei periodi più difficili della sua vita, scalzata dall’otium certaldese, ubicazione adesso preferita a qualunque altra possibile.}}</ref>. Lo scopo principale del Certaldese, negli ultimi anni di vita, fu quello di portare a termine le sue opere latine e rafforzare il primato della cultura umanistica in Firenze. Fu proprio in questi anni che Boccaccio, già ammirato dall'''élite'' culturale italiana, poté crearsi una cerchia di fedelissimi a Firenze presso il convento [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniano]] di [[Basilica di Santo Spirito|Santo Spirito]]<ref>{{Cita|Branca 1991|p. 185}}</ref>. Tra questi si ricordano [[Martino da Signa|fra' Martino da Signa]], [[Benvenuto da Imola]] e, soprattutto, il notaio e futuro cancelliere della Repubblica [[Coluccio Salutati]]<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 183}}</ref>.
 
==== Gli ultimi anni ====
A fianco della produzione umanistica, Boccaccio continuò a coltivare il suo amore per la poesia volgare, specie per Dante. Preparò un'edizione manoscritta della ''[[Divina Commedia]]'', correggendone criticamente il testo, e scrisse il ''[[Opere della vecchiaia di Giovanni Boccaccio#Trattatello_in_laude_di_Dante|Trattatello in laude di Dante]]'', realizzato in più redazioni tra il 1357 e il 1362, fondamentale per la biografia dantesca. Nel 1370, inoltre, trascrisse un codice del ''Decameron'', il celeberrimo ''Hamilton 90'' scoperto da [[Vittore Branca]]<ref>{{Cita|Fiorilla|p. 129}}{{citazione|Una seconda redazione è conservata in versione autografa nell'Hamilton 90 (copiato attorno al 1370)...}}</ref>. Nonostante le malattie si facessero sempre più gravi, Boccacciò accettò un ultimo incarico dal Comune di Firenze, iniziando una lettura pubblica della ''[[Divina Commedia|Commedia]]'' dantesca nella [[Badia Fiorentina]], interrotta al [[Inferno - Canto diciassettesimo|canto XVII]] dell'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] a causa del tracollo fisico<ref name=":12">{{Cita|Nocita|titolo = Il culto di Dante}}</ref>.
 
==== La morte e la sepoltura ====
[[File:Certaldo Alto-chiesa ss jacopo e filippo-lastra tombale Boccaccio.jpg|miniatura|Lastra tombale, realizzata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, in onore di Giovanni Boccaccio, al centro della navata della chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo.|261x261px]]
Gli ultimi mesi passarono tra le sofferenze fisiche e il dolore per la perdita dell'amico Petrarca, morto tra il 18 e il 19 luglio del 1374. A testimonianza di questo dolore abbiamo l'''[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e845&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook Epistola XXIV]'' indirizzata al genero dello scomparso [[Francescuolo da Brossano]], in cui il poeta rinnova l'amicizia con il poeta laureato, sentimento che si protrarrà oltre alla morte. Infine, il 21 dicembre 1375 Boccaccio spirò nella sua casa di [[Certaldo]]<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 192}}</ref>. Pianto sinceramente dai suoi contemporanei o discepoli ([[Franco Sacchetti]]<ref>{{Cita|Sacchetti|p. 225}}{{citazione|Or è mancata ogni poesia / E vòte son le case del Parnaso}}</ref>, [[Coluccio Salutati]]<ref>Coluccio Salutati, che sarà destinato a raccogliere l'eredità umanista all'interno di [[Firenze]], aggiunse all'epitaffio boccacciano un elogio commosso dell'alto valore umano e culturale lasciato in eredità dal Boccaccio: {{Citazione|Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, / avanzi nel corso del tempo? [...] Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo / : nessuna epoca tacerà sul tuo conto.|[[Coluccio Salutati]], epitaffio ricavato da [[Vittore Branca]], ''Giovanni Boccaccio: profilo biografico'', cit., p. 193|Inclyte cur vates, humili sermone locutus, / de te pertransis? [...] te vulgo mille labores / percelebrem faciunt: etas te nulla silebit.|lingua=la}}
</ref>) e dai suoi amici ([[Donato Albanzani|Donato degli Albanzani]], [[Francescuolo da Brossano]], genero di Petrarca), Boccaccio fu sepolto con tutti gli onori nella [[Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo (Certaldo)|chiesa dei Santi Iacopo e Filippo]]<ref group="N">Come per le spoglie di Dante, anche quelle del Boccaccio non ebbero un riposo adeguato. Riesumato nel 1783 in vigore delle leggi sui cimiteri legiferate dal granduca [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo]], il corpo di Boccaccio fu "scoperto", agli inizi del [[XX secolo|'900]], dal [[Prevosto|preposto]] di Certaldo don Alessandro Pieratti. Le ossa ritrovate furono identificate con quelle del Boccaccio, nel "Convegno dei dotti" del 1949. Si veda: {{Cita|Casa del Boccaccio|titolo=Tomba del Boccaccio}}.</ref>. Sulla sua tomba volle che venisse ricordata la sua passione dominante per la poesia<ref>Nonostante Boccaccio venga ricordato per il suo contributo allo sviluppo della prosa volgare con la stesura del ''Decameron'', il poeta certaldese si professò ardente ammiratore della poesia in generale, tanto da stendere, nel XV libro delle ''Genealogie'', un'appassionata difesa. A tal proposito, Giuliano Tanturli riassume il rapporto tra la lirica e il Certaldese: {{Citazione|[Boccaccio] volle affidare, a suggello non solo di questa [opera, cioè le ''Genealogie''] ma di tutta l'opera sua, l'appassionata e argomentata difesa della poesia...|{{Cita|Tanturli|p. 19}}}}</ref>, con la seguente iscrizione funebre<ref>{{cita|Casa del Boccaccio|titolo=Tomba del Boccaccio}}</ref>:
 
{{Citazione|Sotto questa lastra giacciono le ceneri e le ossa di Giovanni:<br />La mente si pone davanti a Dio, ornata dai meriti delle fatiche della vita mortale.<br />Boccaccio gli fu genitore, Certaldo la patria, amore l’alma poesia.|Epitaffio funebre di Giovanni Boccaccio
|Han sub mole iacent cineres ac ossa Iohannis:<br />Mens sedet ante Deum meritis ornata laborum<br />Mortalis vite. Genitor Bocchaccius illi,<br />Patria Certaldum, studium fuit alma poesis.|lingua=la}}
 
== Opere ==
Nella produzione del Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''.
 
=== Opere del periodo napoletano ===
{{Vedi anche|Opere della giovinezza di Giovanni Boccaccio}}
Tra le sue prime opere del periodo napoletano vengono ricordate: ''[[Caccia di Diana]]'' (1334 circa)<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 41}}</ref>, ''[[Filostrato (Boccaccio)|Filostrato]]'' (1335), il ''[[Filocolo]]'' (1336-38)<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 44}}</ref>, ''[[Teseida]]'' (1339-41)<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 49}}</ref>.
 
==== ''La caccia di Diana'' (1333–1334) ====
{{vedi anche|Caccia di Diana}}
La ''[[Caccia di Diana]]'' è un poemetto di 18 [[Canto (metrica)|canti]] in [[Terzina dantesca|terzine dantesche]] che celebra in chiave mitologica alcune gentildonne napoletane. Le ninfe, seguaci della casta [[Diana]], si ribellano alla dea e offrono le loro prede di caccia a [[Venere (divinità)|Venere]], che trasforma gli animali in bellissimi uomini. Tra questi vi è anche il giovane Boccaccio che, grazie all'amore, diviene un uomo pieno di virtù: il poemetto propone, dunque, la concezione cortese e [[Dolce stil novo|stilnovistica]] dell'amore che ingentilisce e nobilita l'uomo<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-caccia-di-diana-analisi-e-commento-4334.html|titolo = Boccaccio, "La Caccia di Diana": analisi e commento|accesso = 23 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
==== Il ''Filostrato'' (1335) ====
{{vedi anche|Filostrato (Boccaccio)}}
[[File:Boccaccio Altonensis 1.jpg|miniatura|Codice riportante un passo del ''Filocolo''. ''Codex Christianei'', conservato nella Bibliotheca Gymnasii Altonani ([[Amburgo]])]]
Il ''[[Filostrato (Boccaccio)|Filostrato]]'' (che alla lettera dovrebbe significare nel [[lingua greca|greco]] approssimativo del Boccaccio «vinto d'amore») è un poemetto scritto in [[ottava rima|ottave]] che narra la tragica storia di [[Troilo]], figlio del [[re di Troia]] [[Priamo]], che si era innamorato della principessa greca [[Criseide]]. La donna, in seguito ad uno scambio di prigionieri, torna al campo greco, e dimentica Troilo. Quando Criseida in seguito si innamora di Diomede, Troilo si dispera e va incontro alla morte per mano di [[Achille]]. Nell'opera l'autore si confronta in maniera diretta con la precedente tradizione dei «cantari», fissando i parametri per un nuovo tipo di ottava essenziale per tutta la letteratura italiana fino al [[XVII secolo|Seicento]]<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|pp. 42-43}}</ref>. Il linguaggio adottato è difficile, altolocato, spedito, a differenza di quello presente nel ''Filocolo'', in cui è molto sovrabbondante<ref>Per il ''Filostrato'' in generale, si veda: {{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/filostrato-boccaccio-trama-4331.html|titolo = Boccaccio, "Il Filostrato": riassunto e commento|accesso = 23 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
==== Il ''Filocolo'' (1336-1339) ====
{{vedi anche|Filocolo}}
Il ''[[Filocolo]]'' (secondo un'etimologia approssimativa «fatica d'amore») è un romanzo in prosa: rappresenta una svolta rispetto ai romanzi delle origini scritti in versi. La storia ha come protagonisti Florio, figlio di un re saraceno, e Biancifiore (o Biancofiore), una schiava cristiana abbandonata da bambina. I due fanciulli crescono assieme e da grandi, in seguito alla lettura del libro di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] ''[[Ars amatoria|Ars Amandi]]'' si innamorano, come era successo per [[Paolo e Francesca]] dopo avere letto ''[[Ginevra (ciclo arturiano)|Ginevra]] e [[Lancillotto]]''. Tuttavia il padre di Florio decide di separarli vendendo Biancifiore a dei mercanti. Florio decide quindi di andarla a cercare e dopo mille peripezie (da qui il titolo ''Filocolo'') la rincontra. Infine, il giovane si converte al [[Cristianesimo]] e sposa la fanciulla<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-filocolo-trama-4361.html|titolo = Boccaccio, "Il Filocolo": riassunto e commento|accesso = 23 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
==== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' (1339-1340) ====
[[File:Emilia in the rosegarden (Teseida).jpg|miniatura|333x333px|''Emilia nel roseto'', manoscritto francese del 1460 ca.|sinistra]]
{{vedi anche|Teseida}}
Il ''[[Teseida]]'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di [[Teseo]] che combatte contro [[Tebe (Grecia)|Tebe]] e le [[Amazzoni]]. L'opera costituisce il primo caso in assoluto nella storia letteraria in lingua italiana di poema epico in volgare e già si manifesta la tendenza di Boccaccio a isolare nuclei narrativi sentimentali, cosicché il vero centro della narrazione finisce per essere l'amore dei prigionieri tebani [[Arcita]] e [[Palemone]], molto amici, per Emilia, regina delle Amazzoni e cognata di Teseo; il duello fra i due innamorati si conclude con la morte di Arcita e le nozze tra Palemone ed Emilia<ref>Per il ''Teseida'' in generale, si veda: {{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-teseida-introduzione-e-commento-dell-opera-4392.html|titolo = Boccaccio, "Teseida": introduzione e commento dell'opera|accesso = 23 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
=== Opere del periodo fiorentino ===
Tra le opere scritte durante la sua permanenza nella borghese Firenze emergono ''La Comedia delle Ninfe fiorentine'' (o ''Ninfale d'Ameto'') del 1341-1342<ref>{{Cita|Ferroni|p. 36}}</ref>, ''L'Amorosa visione'' (1342-1343)<ref name="Fer65">{{Cita|Ferroni|p. 37}}</ref>, la ''Elegia di Madonna Fiammetta'' (1343-1344)<ref>{{Cita|Ferroni|p. 38}}</ref> e il ''Ninfale fiesolano'' (1344-1346)<ref name="Fer65"/>. Le opere della giovinezza riguardano il periodo compreso tra il [[1333]] e il [[1346]].
 
==== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' (1341-1342) ====
{{vedi anche|Comedia delle ninfe fiorentine}}
La ''[[Comedia delle ninfe fiorentine]]'' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in [[terzina (metrica)|terzine]] cantati da vari personaggi. Narra la storia di Ameto, un rozzo pastore che un giorno incontra delle [[ninfe]] devote a [[Venere (divinità)|Venere]] e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno della festa di Venere le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d'amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato [[allegoria|allegorico]] della sua esperienza: infatti le ninfe rappresentano la [[virtù]] e l'incontro con esse lo trasformarono da essere rozzo e animalesco in [[Homo sapiens|uomo]]<ref>Su veda, in generale, sulla ''Comedia delle ninfe fiorentine'': {{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/la-comedia-delle-ninfe-fiorentine-di-boccaccio-analisi-di-un-estratto-4440.html|titolo = La "Comedia delle ninfe fiorentine" di Boccaccio: analisi di un estratto|accesso = 24 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
==== ''Amorosa visione'' (1341-1343) ====
{{vedi anche|Amorosa visione}}
L<nowiki>'</nowiki>''[[Amorosa visione]]'' è un poema in terzine suddiviso in cinquanta [[Canto (metrica)|canti]]. La narrazione vera e propria è preceduta da un [[proemio]] costituito da tre [[sonetto|sonetti]] che, nel loro complesso, formano un immenso [[acrostico]], nel senso che essi sono composti da parole le cui lettere (vocali e consonanti) corrispondono ordinatamente e progressivamente alle rispettive lettere iniziali di ciascuna terzina del poema. La vicenda descrive l'esperienza [[sogno|onirica]] di Boccaccio che, sotto la guida di una donna gentile perviene ad un castello, sulle cui mura sono rappresentate scene [[allegoria|allegoriche]] che vedono protagonisti illustri personaggi del passato. Più in dettaglio in una stanza sono rappresentati i trionfi di Sapienza, Gloria, Amore e Ricchezza, nell'altra quello della Fortuna, grazie ai cui ''exempla'' spera di portare Boccaccio alla purezza dell'anima. Se l'influenza dantesca è notevole (sia per la tematica del viaggio che della visione), Boccaccio però si dimostra restio nel giungere alla [[Redenzione (cristianesimo)|redenzione]]: preferisce concludere la vicenda rinnegando l'esperienza formativa e rifugiandosi con Fiammetta nel bosco da cui era iniziata la vicenda, anche se poi il desiderio amoroso verso di lei non si compirà per l'improvvisa sparizione dell'amata<ref>Per l'''Amorosa Visione'' in generale, si veda: {{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-amorosa-visione-introduzione-e-commento-dell-opera-4438.html|titolo = Boccaccio: "Amorosa visione", introduzione e commento dell'opera|accesso = 24 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
==== ''Elegia di Madonna Fiammetta'' (1343-1344) ====
{{vedi anche|Elegia di Madonna Fiammetta}}
[[File:A Vision of Fiammetta by Dante Gabriel Rossetti.jpg|miniatura|''A Vision of Fiammetta'', olio su tela dipinto da [[Dante Gabriel Rossetti]] nel [[1878]]|330x330px]]
L<nowiki>'</nowiki>''[[Elegia di Madonna Fiammetta]]'' è un romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli che racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento, accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica<ref group="N">Modello di riferimento sono le ''[[Eroidi|Heroides]]'' del poeta latino d'età augustea, [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]]: «Modello di riferimento sono le ''Heroides'' di Ovidio».{{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b18.html|titolo = Elegia di Madonna Fiammetta. Tra riscrittura ovidiana e romanzo psicologico|accesso = 24 giugno 2015|editore = Internet Culturale|data = 2012|citazione = Modello di riferimento sono le ''Heroides'' di Ovidio.}}</ref>. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento nettamente innovativo rispetto ad una tradizione letteraria nella quale la donna era stata oggetto e non soggetto amoroso<ref>{{Cita web|autore = S. Battaglis|url = http://spazioweb.inwind.it/letteraturait/analisi/boccaccio/fiammetta.htm|titolo = La novità dell' "Elegia di Madonna Fiammetta"|accesso = 24 giugno 2025|editore = Luigi De Bellis|data = 2001|citazione = Con la Fiammetta il Boccaccio scrive il primo romanzo psicologico della nostra letteratura: protagonista è la donna, non più ombra e proiezione della passione dell'uomo, ma attrice della vicenda amorosa}}</ref>: essa non viene più ad essere ombra e proiezione della passione dell'uomo, ma attrice della vicenda amorosa; vi è, quindi, il passaggio della figura femminile da un ruolo passivo ad un ruolo attivo<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-elegia-di-madonna-fiammetta-prologo-e-commento-4388.html|titolo = Boccaccio, "Elegia di Madonna Fiammetta": prologo e commento|accesso = 24 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
==== ''Ninfale fiesolano'' (1344 -1346) ====
{{vedi anche|Ninfale fiesolano}}
Il ''[[Ninfale fiesolano]]'' è un poemetto [[eziologia|eziologico]] in ottave che racconta le origini di [[Fiesole]] e [[Firenze]]: l'opera è un cordiale omaggio alla città di Firenze, di cui il Boccaccio cercava di attirarsi i favori. Il giovane pastore Africo, che vive sulle colline di Fiesole coi genitori, sorpresa nei boschi un'adunata di ninfe di Diana, si innamora di Mensola, che, con le altre ninfe della dea, è obbligata alla castità. Dopo una vicenda d'amore tormentata, dovuta all'impossibilità dell'amore tra una dea ancella di [[Venere (divinità)|Venere]] e un mortale, Africo si suicida e il suo sangue cade nel fiume, che poi assumerà il suo nome. La ninfa però è incinta e, nonostante si sia nascosta in una grotta, aiutata dalle ninfe più anziane, viene un giorno scoperta da Diana, che la trasforma nell'acqua del [[Torrente Mensola|fiume]], che da quel giorno in poi assumerà il suo nome. Il bambino viene invece affidato a un'altra ninfa, che lo consegnerà alla madre del povero pastore<ref>Si veda, per un discorso generale sul ''Ninfale Fiesolano'': {{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/ninfale-boccaccio-4456.html|titolo = Boccaccio, "Ninfale fiesolano": introduzione e commento all'opera|accesso = 24 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
=== Il ''Decameron'' (1348-1353) ===
{{vedi anche|Decamerone}}
 
==== Titolo e struttura ====
[[File:Xaver Winterhalter Decameron.jpg|miniatura|''The Decameron'', olio su tela del 1837 di [[Franz Xaver Winterhalter]]|287x287px|sinistra]]
Il capolavoro di Boccaccio è il ''Decameron''<ref>{{Cita web|url = http://www.oilproject.org/corso/decamerone-giovanni-boccaccio-letteratura-italiana-novelle-riassunto-commento-9414.html|titolo = Il "Decameron" di Boccaccio: Fortuna e Natura|accesso = 24 giugno 2015|editore = Oilproject|curatore = Rachele Jesurum, Roberta Quattrin, Luca Ghirimoldi, Alessandro Cane, Matilde Quarti e Giulia Ravera|citazione = Considerato a ragione uno dei capolavori della narrativa mondiale}}</ref>, il cui sottotitolo è ''Il principe Galeotto'' (ad indicare la funzione che il libro avrà di intermediario tra amanti) e il cui titolo fu ricalcato dal trattato ''[[Exameron]]'' di [[sant'Ambrogio]]<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-decameron-introduzione-4507.html|titolo = Boccaccio, "Decameron": trama e riassunto dell'opera|accesso = 24 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'epidemia di [[peste nera|peste del 1348]], incontratisi nella [[Basilica di Santa Maria Novella|chiesa di Santa Maria Novella]], decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze. Per due settimane l'«onesta brigata» si intrattiene serenamente con passatempi vari, in particolare raccontando a turno le novelle, raccolte in una cornice narrativa dove si intercavallano più piani narrativi: ciò permette al Boccaccio di intervenire criticamente su varie tematiche connesse ad alcune novelle che già circolavano liberamente<ref>{{Cita|Nocita|titolo = Decameron. Architettura del Centonovelle boccacciano}}</ref>.
 
==== La ''Brigata'' ====
I nomi dei dieci giovani protagonisti sono Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un ''re'' o una ''regina'' che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle durante l'arco della giornata da ciascun giovane è prettamente casuale, ad eccezione di Dioneo (il cui nome deriva da [[Dione (Oceanina)|Dione]], madre della dea Venere), che solitamente narra per ultimo e non necessariamente sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, risultando così essere una delle eccezioni che Boccaccio inserisce nel suo progetto così preciso e ordinato. L'opera presenta invece una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell'ingegno, della cortesia e dell'amore<ref>Per un discorso generale sui protagonisti e narratori del ''Decameron'', si veda: {{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b39.html|titolo = Decameron. I nomi dell’onesta brigata|accesso = 24 giugno 2015|editore = Internet Culturale|data = 2012}}</ref>.
 
==== Tematiche ====
Il ''Decameron'' è, secondo le parole del padre della storiografia letteraria italiana [[Francesco De Sanctis]], «la terrestre Commedia»<ref>{{Cita libro|autore = Francesco de Sanctis|titolo = Storia della letteratura italiana|p = 357|url = https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Storia_della_letteratura_italiana_I.djvu/367|accesso = 24 giugno 2015}}</ref>: in essa Boccaccio dimostra di aver saputo magistralmente affrescare l'intero codice etico dell'essere umano, costretto ad affrontare situazioni in cui si richiede l'ingegno per superare le difficoltà poste dalla Fortuna. In Boccaccio, ormai, è completamente svincolata da forze sovrannaturali (come nel caso di [[Dante Alighieri|Dante]], che riflette sulla Fortuna nel [[Inferno - Canto settimo|VII canto dell<nowiki>'</nowiki>''Inferno'']]<ref>In Dante ogni evento della vita è nelle mani di [[Dio]], la cui saggezza provvede a regolare gli eventi nella sua prescienza e volontà trascendente. Si veda ''[[s:Divina Commedia/Inferno/Canto VII|If]]'' [[s:Divina Commedia/Inferno/Canto VII|VII, 70-96]].</ref>), lasciandola gestire e affrontarla dal protagonista<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-decameron-introduzione-4507.html|titolo = Boccaccio, "Decameron": trama e riassunto dell'opera|accesso = 23 giugno 2015|editore = Oilproject|citazione = La Fortuna è considerata qui in un’ottica laica e immanente, ed è l’elemento fondamentale dello scorrere della vita dell’uomo, che dev’essere sempre pronto a reagire agli imprevisti del caso}}</ref>. La narrazione di tematiche erotiche o sacrileghe (come per esempio quelle relative alla novella di Ferondo in Purgatorio, o di Masetto da Lamporecchio) non sono giudicate moralmente dall'autore, che invece guarda con sguardo neutrale quanto possa essere ricca e variegata l'umanità. Giudizio ancor più comprensibile alla luce dei valori "laici" portati nella narrativa da un esponente della classe [[Mercante|mercantile]] e [[borghesia|borghese]] del '300, perdipiù figlio naturale di uno di quei mercanti che popolano questa commedia umana<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-decameron-introduzione-4507.html|titolo = Boccaccio, "Decameron": trama e riassunto dell'opera|accesso = 22 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
=== Opere della vecchiaia ===
{{vedi anche|Opere della vecchiaia di Giovanni Boccaccio|Il Corbaccio}}
[[File:Miscellanea latina copiata da giovanni boccaccio, xiv sec., pluteo 33.31, 05.JPG|miniatura|341x341px|Miscellanea latina copiata dal Boccaccio, XIV secolo, Pluteo 33.31, 05, conservato alla [[Biblioteca Medicea Laurenziana]] di [[Firenze]].]]
Nell'ultimo ventennio della sua vita Boccaccio si dedicò sia alla stesura di opere impregnate della nuova temperie umanistica sia a quelle in lingua volgare, continuando pertanto quel filone che si protraeva fin dagli anni napoletani. Nel primo caso Boccaccio si dedicò alla stesura di opere enciclopediche (la ''[[Genealogie deorum gentilium|Genealogia deorum gentilium]]'' e il ''[[De montibus]]'') sulla scia dell'amico e maestro Petrarca, affiancandola anche a quelle dal sapore più narrativo quali il ''[[De mulieribus claris]]'' e il ''[[De casibus virorum illustrium]]'', impregnate comunque di un sapore moralisticheggiante per il fine etico di cui esse sono portavoce<ref>Si veda, per un inquadramento generale dell'umanesimo di Boccaccio: {{Treccani|giovanni-boccaccio|Giovanni Boccaccio|accesso = 25 giugno 2015}}</ref>. Tornando sul filone della letteratura in lingua volgare, dell'ultimo Boccaccio si ricorda principalmente ''[[Il Corbaccio]]'' (o ''Laberinto d'amore''), opera dal titolo oscuro, datato dopo il 1365 e nettamente in controtendenza rispetto alla considerazione positiva che le donne ebbero nell'economia letteraria boccacciana<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/corbaccio-boccaccio-4542.html|titolo = Boccaccio, "Corbaccio": riassunto e commento dell'opera|accesso = 25 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>.
 
La narrazione è incentrata sull'invettiva contro le donne: il poeta, illuso e rifiutato da una vedova, sogna di giungere in una selva (che richiama il modello dantesco) nella quale gli uomini che sono stati troppo deboli per resistere alle donne vengono trasformati in bestie orribili. Qui incontra il defunto marito della donna che gli ha spezzato il cuore, il quale, dopo avergli elencato ogni sorta di difetto femminile, lo spinge ad allontanare ogni suo pensiero da esse lasciando più ampio spazio ai suoi studi, che invece innalzano lo spirito<ref>Per la trama, si veda: {{Cita|Nocita|titolo = Corbaccio. Boccaccio autore/attore}}</ref>. Da segnalare, infine, le ''Esposizioni sopra la Comedia'', frutto dei commenti esegetici tenuti in [[Badia Fiorentina|Santo Stefano in Badia]] poco prima della morte<ref name=":12"/>.
 
== Considerazioni culturali ==
[[File:Genealogia deorum gentilium.tif|miniatura|''Genealogia deorum gentilium'', 1532. Da [[Biblioteca europea di informazione e cultura|BEIC]], biblioteca digitale|sinistra]]
=== Tra Dante e Petrarca ===
==== Tra medioevo e umanesimo ====
La figura di Boccaccio, sia umana sia letteraria, rappresenta un ponte tra il medioevo e l'età moderna. Attratto, da un lato, verso il mondo medievale per il suo attaccamento alla città natale e ai valori dell'età di mezzo, dall'altro il suo ottimismo e la sua fiducia nelle potenzialità dell'essere umano lo portano già ad essere un protoumanista quale il suo maestro Petrarca<ref>Non a caso {{Cita|Ferroni|p.34}}, definisce l'atteggiamento di Boccaccio come un "umanesimo municipale": «Boccaccio aspira piuttosto a integrare la nuova cultura entro l'orizzonte comunale...».</ref>. Al contrario di quest'ultimo, infatti, Boccaccio si rivelò sempre attaccato alla città natale [[Firenze]], rivelando un'affinità straordinaria con l'atteggiamento dantesco. Comunque, se Dante si considerava come figlio dell'amata Firenze, tanto da non riuscire a lenire il dolore col passare degli anni<ref>{{Cita web|url = http://www.firenze-online.com/artisti-toscani/dante-alighieri.php#.VYvW7EZc7Kc|titolo = Dante Alighieri|accesso = 25 giugno 2015|editore = FIRENZE-ONLINE|data = 2001-2015}}</ref>, Boccaccio sentì la lontananza anche di [[Napoli]], la città della giovinezza, rivelando quindi una maggiore apertura culturale e sociale rispetto all'Alighieri.
 
==== Una sensibilità moderna e medievale al contempo ====
Boccaccio dimostrò una sensibilità moderna nell'affrontare le vicende umane, legate alla volubile [[fortuna]], dandole un'ottica decisamente più "laica" rispetto a Dante: da qui, [[Francesco De Sanctis]] giunse a definire Boccaccio come il primo scrittore distaccato dalla mentalità medievale<ref>{{Cita libro|autore = Francesco de Sanctis|titolo = Storia della letteratura italiana|p = 357|url = https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Storia_della_letteratura_italiana_I.djvu/367|citazione = È la nuova Commedia, non la divina, ma la terrestre Commedia. Dante si avvolge nel suo lucco, e sparisce dalla vista. Il medio evo con le sue visioni, le sue leggende, i suoi misteri, i suoi terrori e le sue ombre e le sue estasi è cacciato dal tempio dell’arte. E vi entra rumorosamente il Boccaccio e si tira appresso per lungo tempo tutta l’Italia.}}</ref>. Al contrario il maggiore studioso di Boccaccio del [[XX secolo]], [[Vittore Branca]], nel suo libro ''Boccaccio medievale'', tese a rimarcare la mentalità medievale del Certaldese, su cui si basano i valori, le immagini e le scene delle novelle<ref>{{Cita|Ferroni|pp. 51-52}}</ref>. Uno dei massimi [[filologia italiana|filologi italiani]] del [[XX secolo]], [[Gianfranco Contini]], espresse il medesimo giudizio e chiosò dicendo che «oggi il Boccaccio appare per un verso di cultura medievale e retrospettiva, per un altro buon [[Protagonista|deuteragonista]] italiano di quel movimento aristocratico che fu l'Umanesimo»<ref>{{Cita|Contini|p. 703}}</ref>.{{Approfondimento|titolo = ''boccacciano'' e ''boccaccésco''|dim-testo = 50|contenuto = I due termini, al contrario di quanto si creda, non sono del tutto sinonimi fra di loro. Se ''boccacciano'' è un aggettivo usato soltanto nella terminologia scientifica (es: ''studi boccacciani''; ''poetica boccacciana'')<ref>{{Treccani|boccacciano|boccacciano|v=sì|accesso=23 giugno 2015}}</ref>, ''boccaccesco'' può essere usato sì come omonimo di ''boccacciano'' se usato nella terminologia accademica, ma è usato soprattutto per indicare la vicinanza alle tematiche licenziose proprie di alcune novelle del ''Decameron''<ref>{{Treccani|boccaccesco|boccaccésco|v=sì|accesso=23 giugno 2015}}</ref>.}}
 
=== Lo "sperimentalismo boccacciano" ===
Già fin dal periodo napoletano Boccaccio dimostra un'incredibile versatilità nel campo delle lettere, sapendo con maestria adoperare il materiale letterario con cui entra in contatto, rielaborandolo e producendo nuovi lavori originali. Nel clima cosmopolita napoletano, ove l'[[feudalesimo|etica cavalleresca]] francese importata dagli [[Angioini|Angiò]], le influenze [[mondo arabo|arabo]]-[[Impero bizantino|bizantine]], l'erudizione di corte e la presenza di cultori della memoria [[Dante Alighieri|dantesca]] si incontrano fra i vicoli della città partenopea, Boccaccio dà adito ad uno [[sperimentalismo]] in cui tutti questi elementi si incrociano<ref name=":7">{{Cita|Chines|p.143}}</ref><ref>{{Cita|Surdich}}</ref>. Prendendo, per esempio, il ''Filocolo'', primo romanzo in volgare italiano<ref name=":7" />, si può notare che:
* il titolo è un [[Lingua greca antica|grecismo]]<ref name=":8">{{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b7.html|titolo = Filocolo: Le “fatiche d’amore” di due giovani amanti|accesso = 21 giugno 2015|editore = internetculturale.it|data = 2012}}</ref>.
* la narrazione riprende la vicenda amorosa di Fiorio e Biancifiore, legata alla tradizione [[Trovatore|occitanica]]<ref name=":8" />.
* influssi classicisti, per il modello della ''Historia distructionis Troiae'' di [[Guido delle Colonne]]<ref>Si veda, per un discorso generale sul rapporto tra Boccaccio e l'autore della [[scuola siciliana]]: {{Cita libro|autore = Roberto Venuda|titolo = Il Filocolo e la Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne|anno = 1993|editore = Firenze Atheneum|città = Firenze}}</ref>.
 
=== La narrativa moderna ===
Con la narrativa promossa dal Boccaccio, la prosa letteraria italiana raggiunge un livello elevatissimo. Grazie alla volgarizzazione di [[Tito Livio]] Boccaccio adotta infatti un periodare delle frasi più sciolto, meno paratattico e incentrato invece sulla concatenazione gerarchica dei periodi, tipica dell'[[Ab Urbe condita libri|opera liviana]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore = Giuseppe Billanovich|titolo = Il Petrarca, il Boccaccio e le più antiche traduzioni in italiano delle decadi di Tito Livio|p = 322}}</ref>. Tale stile fluido e scorrevole, intriso di un linguaggio proprio della dimensione quotidiana<ref>Boccaccio, nell'''Incipit'' della IV giornata (e quindi sfruttando la funzione della ''cornice'' su cui l'opera si sorregge), dà una definizione dello stile delle sue novelle: «le quali non solamente in fiorentin volgare e in prosa scritte per me sono e senza titolo, ma ancora in istilo umilissimo e dimesso più quanto il possono» (riportato in: {{Cita libro|autore = Francesco Tateo|titolo = Boccaccio|p = 153}}).</ref> (resa ancor più marcata dalla presenza di [[dialetto|dialettismi]]<ref>{{Cita libro|autore = Francesco Tateo|titolo = Boccaccio|p = 153}}</ref> e da contesti dominati da doppi sensi<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/boccaccio-decameron-introduzione-4507.html|titolo = Boccaccio, "Decameron": trama e riassunto dell'opera|accesso = 26 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref>), si contrappone decisivamente al resto della produzione letteraria in prosa, caratterizzata da un periodare paratattico e asciutto<ref>Si veda, per esempio, il periodare delle ''Cento novelle'' di [[Franco Sacchetti]], considerato come l'antitesi del ''Decameron'' per l'asciuttezza paratattica. Si veda: {{Cita libro|autore = Francesco Tateo|titolo = Boccaccio|p = 151}}</ref>.[[File:Boccaccio at the court of Queen Joan of Naples.jpg|miniatura|378x378px|P. Salinas, ''Boccaccio alla corte di Giovanna di Napoli'', 1892. La corte napoletana fu la vera fucina ove Boccaccio apprese e fece proprio il materiale narrativo che sfoggerà nel corso della sua attività letteraria.]]
=== L'umanesimo di Boccaccio ===
==== Il valore del greco ====
Boccaccio, in certe occasioni, si dimostrò più volte in disaccordo con Petrarca man mano che il Certaldese si impadroniva dei principi della lezione umanistica. A parte la crisi del 1354, dovuta al trasferimento di Petrarca nella nemica [[Milano]], tra Boccaccio e il poeta aretino ci fu uno scontro sul valore che il [[Lingua greca antica|greco antico]] poteva apportare alla cultura occidentale: se per Petrarca tutta l'eredità della cultura greca fu assorbita da quella latina, Boccaccio (che fu a stretto contatto col lavoro di traduzione di Leonzio Pilato) invece ritenne che i latini non avessero assorbito tutte le nozioni della civiltà ellenica<ref>{{Cita|Battaglia Ricci|pp. 253-254}}</ref>. Come gli antichi romani imitarono e ripresero la letteratura greca, così anche gli umanisti dovevano riprenderne il pensiero. La lungimiranza culturale di Boccaccio, la cui proposta culturale trovò conferma già sotto la generazione d'umanisti successiva<ref>Manuele Crisolora giunse a Firenze nel 1397, ove il cancelliere Coluccio Salutati gli offrì una cattedra di greco creata ''ad hoc'' per l'erudito bizantino. Si veda: {{Cita|Sabbadini-EI}}{{citazione|Il Salutati, a Firenze, sperando che si offrisse così occasione di avere in Italia un maestro di greco, forse spronò Roberto Rossi e Iacopo d'Angelo della Scarperia a recarsi a Venezia, donde poi Iacopo d'Angelo accompagnò il Crisolora nel ritorno a Costantinopoli. Della cosa si occupò anche la repubblica fiorentina, che il 24 marzo 1396 decretava la condotta del Crisolora allo Studio. Egli giunse il 2 febbraio 1397 e vi iniziò le lezioni, a cui accorsero studiosi anche di fuori.}}</ref>, fu in questo modo sintetizzata dal filologo bizantino [[Agostino Pertusi]]:
 
{{Citazione|[Il Boccaccio] intravvide, seppur vagamente, che l'Umanesimo per esser veramente integrale doveva completarsi con la matrice della cultura e della 'humanitas latina, cioè con la cultura e l'humanitas' dei Greci|Agostino Pertusi in {{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 118}}}}
 
==== L'erudizione "didattica" e l'umiltà del Boccaccio ====
{{Vedi anche|Genealogie deorum gentilium|De montibus}}
[[File:Enrico Pollastrini - Morte di Giovanni Boccaccio.jpg|miniatura|367x367px|[[Enrico Pollastrini]] (1817-1876), ''Morte di Giovanni Boccaccio'', Olio su carta applicata a tela, data sconosciuta.]]
Al contrario del maestro Petrarca, Boccaccio cercò sempre di fornire un'utilità pratica alle sue opere umanistiche di carattere erudito. Sia nelle ''Genealogie'' sia nel ''De montibus'', infatti, Boccaccio ebbe come scopo quello di fornire dei prontuari enciclopedici volti a conservare il patrimonio della cultura classica e a trasmetterlo alla posterità. Nel caso del ''Proemio'' dei libri delle ''Genealogie'', rivolgendosi al destinatario dell'opera, [[Ugo IV di Cipro|Ugo IV di Lusignano]], Boccaccio espresse tale proposito con grande umiltà, dopo aver ricordato la sua inadeguatezza nell'adempiere questo compito, ricordando il valore intellettuale di Petrarca<ref>«Verum si tantum regi hoc erat animo, erat onus aptum, si inter mortales ullus est tanto labori sufficiens, viribus preclarissimi viri Francisci Petrarce, cuius ego iam diu auditor sum. Homo quippe est celesti ingenio preditus et peremni memoria, ac etiam facundia admirabili, cui familiarissime quarumcunque gentium hystorie sunt, sensus fabularum notissimi, et breviter, quicquid phylosophie sacro iacet in gremio, manifestum est». (''[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000673/bibit000673.xml&chunk.id=d4678e128&toc.depth=1&toc.id=d4678e123&brand=bibit Genealogie]'')</ref>:
 
{{Citazione|Per tuo comandamento adunque, lasciati i sassi dei monti di Certaldo et lo sterile paese, con debile barchetta in un profondo mare, pieno di spessi scogli, come novo nocchiero entrerò, dubbioso veramente che opra io mi sia per fare, se bene leggerò tutti i liti, i montuosi boschi, gli antri et le spelonche, et se sarà bisogno caminar per quelli et discender fino all’Inferno. Et fatto un altro Dedalo, Secondo il tuo disio volelerò per insino al cielo; non altramente che per un vasto lido raccogliendo i fragmenti d’un gran naufragio, così raccorrò io tutte le reliquie che troverò sparse quasi infiniti volumi dei Dei gentili; et raccolte et sminuite, et quasi fatte in minuzzoli, con quel ordine ch’io potrò, acciò che tu habbi il tuo disio, in un corpo di Geneologia le ritornerò.|2 = ''Genealogie deorum gentilium'', [http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000673/bibit000673.xml&chunk.id=d4678e128&toc.depth=1&toc.id=d4678e123&brand=bibit&#124; Proemio Libro I]; per la traduzione [http://www.classicitaliani.it/boccaccio/prosa/Genealogia%201.htm''De Geneologia Deorum'', tradotta et adornata per Messer Giuseppe Betussi da Bassano, 1547]|3 = Iussu igitur tuo, montanis Certaldi cocleis et sterili solo derelictis, tenui licet cimba in vertiginosum mare crebrisque implicitum scopulis novus descendam nauta, incertus, num quid opere precium facturus sim, si omnia legero litora et montuosa etiam nemora, scrobes et antra, si opus sit, peragravero pedibus, ad inferos usque descendero, et, Dedalus alter factus, ad ethera transvolavero; undique in tuum desiderium, non aliter quam si per vastum litus ingentis naufragii fragmenta colligerem sparsas, per infinita fere volumina deorum gentilium reliquias colligam, quas comperiam, et collectas evo diminutas atque semesas et fere attritas in unum genealogie corpus, quo potero ordine, ut tuo fruaris voto, redigam.|lingua=la}}
 
Lo stesso proposito è proprio del prontuario geografico ''De montibus'', ove sottolinea i possibili punti di "debolezza" dovuti agli errori e alle imprecisioni causate dalla sua ignoranza, ricordando ai lettori di intervenire, qualora si dovessero accorgere di tali mancanze:
 
{{Citazione|E se ho visto libri più corretti di quelli che si utilizzano, i lettori se ne accorgano e, per carità, siano inclini all'indulgenza e li correggano.|2=[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000401/bibit000401.xml&chunk.id=d38e4293&toc.depth=100&brand=bibit&#124; ''De montibus'', conclusione]|lingua=la|3 = Quod si correctioribus libris quam quos viderim usi lectores advertant, sint, queso, ad indulgentiam faciles et emendent.|lingua2 = ita}}
 
== Critica letteraria ==
[[File:Branca Pound.jpg|miniatura|[[Ezra Pound]] (sinistra) con [[Vittore Branca]]. Branca, filologo e uno dei massimi studiosi su Boccaccio del secondo Novecento insieme a [[Giuseppe Billanovich]], contribuì (in collaborazione con [[Pier Giorgio Ricci]]) a certificare il carattere autografo del codice ''Hamilton 90'', riportante il ''Decameron''<ref>{{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/c3.html|titolo = L’autografo decameroniano, cod. Hamilton 90|accesso = 23 giugno 2015|editore = Internet Cultural|data = 23 giugno 2015|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150617213422/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/c3.html|dataarchivio = 17 giugno 2015|urlmorto = sì}}</ref>''.''|238x238px]]
 
=== Italia ===
Boccaccio ebbe un enorme successo già a partire dalla sua scomparsa. Nella Firenze umanistica, che era debitrice profondamente della lezione filologica impartita dal Boccaccio ai suoi giovani allievi nel circolo di Santo Spirito, la figura del Certaldese è ricordata con affetto e venerazione, come si può notare già dall'epistolario di [[Coluccio Salutati]]<ref name=":11">{{Cita|Tanturli|p. 22}}</ref> o dalla ''Vita'' di [[Giannozzo Manetti]]<ref name=":11" /><ref>{{Cita web|autore = Giannozzo Manetti|url = http://www.classicitaliani.it/bios/manetti_Vita_Boccacci.htm|titolo = Jannotii Manetti. Vita Johannis Boccacci poete fiorentini incipit feliciter|accesso = 25 giugno 2015|editore = Biblioteca dei Classici Italiani|lingua = la|curatore = Giuseppe Bonghi}}</ref>, delineando, insieme alle biografie di Dante e Petrarca scritte da [[Leonardo Bruni]], il culto delle «tre corone fiorentine»<ref>{{Cita|Fubini|p. 118}}</ref>. Dopo aver goduto di grande successo anche presso l'umanesimo "volgare" ([[Lorenzo de' Medici]] elogiò come grande opera il ''Decameron''<ref>{{Cita|Lorenzo il Magnifico|p. 11}}{{citazione|In prosa e orazione soluta, chi ha letto il Boccaccio, uomo dottissimo e facundissimo, facilmente giudicherà singulare e so la al mondo non solamente la invenzione, ma la copia et eloquenzia sua; e considerando l’opera sua del Decameron, per la diversità della materia, ora grave, ora medio cre e ora bassa, e contenente tutte le perturbazioni che agli uomini possono accadere, d’amore e odio, timore e speranza, tante nuove astuzie e ingegni, e avendo a ex primere tutte le nature e passioni degli uomini che si trovono al mondo, sanza controversia giudicherà nessuna lingua meglio che la nostra essere atta a exprimere.}}</ref>) la consacrazione, però, giunse nel [[1525]], allorché il futuro [[cardinale]] e poeta italiano [[Pietro Bembo]], con le sue ''[[Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua|Prose della volgar lingua]]'', delineò come modello prosaico il ''Decameron'':
 
{{Citazione|Ma quante volte aviene che la maniera della lingua delle passate stagioni è migliore che quella della presente non è [...] e molto meglio faremo noi altresí, se con lo stile del Boccaccio e del Petrarca ragioneremo nelle nostre carte, che non faremo a ragionare col nostro, perciò che senza fallo alcuno molto meglio ragionarono essi che non ragioniamo noi.|[[Pietro Bembo]], [[s:Prose della volgar lingua/Libro primo/XIX|''Prose della volgar lingua'' I, XIX]]}}
 
[[File:Geoffrey Chaucer - Illustration from Cassell's History of England - Century Edition - published circa 1902.jpg|sinistra|miniatura|''Geoffrey Chaucer'', illustrazione dalla ''History of England'' di Cassell, 1902 ca.|295x295px]]
 
Se la fortuna della lirica petrarchesca durerà fino al XIX secolo, dando il via al fenomeno del [[petrarchismo]], Boccaccio invece subì una netta condanna da parte del [[Concilio di Trento]], per via dei contenuti "immorali" presenti in molte novelle, ove il Certaldese mise a nudo vizi e difetti del [[clero]]: tra il 1573 e il 1574 il filologo e religioso [[Vincenzo Borghini|Vincenzio Borghini]] compì una vera e propria ''[[Metodo di Lachmann|emendatio]]'' morale del ''Decameron'', che nel contempo permise all'opera di salvarsi dalla distruzione totale<ref>{{Cita|Canfora|p. 27}}{{citazione|Vincenzio Borghini (1515-1580) è il filologo fiorentino, priore nel monastero benedettino della sua città, che pose mano, per invito e sotto il pungolo dell'inquisitore romano Tommaso Manriquez a purgare, nello spirito della Controriforma, il Decameron di Giovanni Boccaccio tra il 1573 e il 1574. Ne scaturirono l'edizione "rassettata", o per meglio dire sconciata, ma anche le Annotazioni dello stesso Borghini, documento di alta e consapevole considerazione del testo.}}</ref><ref>{{cita|Bentivogli-Vecchi Galli|p. 21}}.</ref>. Soltanto con l'inizio dell'[[Storia contemporanea|età contemporanea]] (e della [[secolarizzazione|laicizzazione della società]]), il Boccaccio del ''Decameron'' iniziò ad essere riconsiderato dalla critica, nonostante alcune timide rivisitazioni ci fossero già state nel corso del [[XVIII secolo]]<ref name=":10">{{Cita web|autore = Laura Nuti|url = http://www.viv-it.org/schede/decameron-difficile-fortuna|titolo = Il "Decameron": una difficile fortuna|accesso = 25 giugno 2015|editore = Vivit - Accademia della Crusca|data = 2010-2013|curatore = Francesco Sabatini, Marco Biffi, Domenico De Martino e Nicoletta Maraschio}}</ref>.
 
Il giudizio favorevole di [[Ugo Foscolo]] e di [[Francesco De Sanctis]] prima, e di [[Vincenzo Crescini]]<ref>{{Cita|Contini|p. 698}}</ref> poi, diede inizio ad una fiorente stagione di studi letterari che, nel corso del [[XX secolo]], culminò con gli studi filologici di [[Vittore Branca]]<ref>{{Cita|Cardini}}</ref>, di [[Carlo Dionisotti]]<ref>{{Cita|Contini|p. 637}}</ref> di [[Giuseppe Billanovich]]<ref>{{Cita|Vecce}}{{citazione|Ne derivarono attenti esercizi di ricostruzione storico-biografica [...] dei grandi della letteratura delle origini, Dante e soprattutto Boccaccio, indagati in aspetti sostanziali (e ancora ignorati) della loro vita e della formazione intellettuale e umana.}}</ref>, tesi a dare un'immagine più reale a quella "boccaccesca" affibbiatogli negli ultimi secoli<ref name=":10" />. Contini, al contrario, si pone in contrasto con quest'ottimismo critico-letterario, rimarcando i limiti della prosa boccacciana<ref>{{Cita|Contini|p. 697}}{{citazione|Ma il genio linguistico di Dante e del Petrarca li trasferiva necessariamente in un'attualità perenne, trascendente i limiti della loro storica contingenza [...] Altra eera la situazione del Boccaccio, ricavare dal quale, come fece il Bembo, un modello intangibile di prosa....non si poteva senza incorrere in gravi forzature. Anzitutto: la prosa di cui il Boccaccio era proposto a modello, eera esclusivamente prosa narrativa.}}</ref>.
 
=== Europa ===
Il propagamento del ''Decameron'', secondo quanto ebbe a dire Branca, «è più europeo che italiano»<ref>{{Cita|Branca 1991|p. 203}}, citato anche in: {{Cita web|url = http://interpretazioni.altervista.org/codici-del-decameron-in-europa/?doing_wp_cron=1435309687.3032081127166748046875|titolo = Codici del Decameron in Europa|accesso = 26 giugno 2015|editore = INTERPRETAZIONI: Passato e Presente|data = 13 maggio 2015}}</ref>: la diffusione che l'opera ebbe in [[Francia]], in [[Spagna]], in [[Germania]] e, soprattutto, in Inghilterra, fu senza precedenti<ref>Per approfondire, si veda: {{Cita web|url = http://interpretazioni.altervista.org/codici-del-decameron-in-europa/?doing_wp_cron=1435309687.3032081127166748046875|titolo = Codici del Decameron in Europa|accesso = 26 giugno 2015|editore = INTERPRETAZIONI: Passato e Presente|data = 13 maggio 2015}}</ref>. Nel mondo anglosassone, infatti, Boccaccio fu più di un semplice modello: fu l'ispiratore della pietra miliare che ispirò il primo grande letterato e poeta inglese [[Geoffrey Chaucer]], autore de ''[[I racconti di Canterbury]]'', che si strutturano allo stesso modo sia dal punto di vista del genere letterario sia dal punto di vista contenutistico (anche se Chaucer non raccolse più di 24 racconti, invece degli sperati 100). Il successo di Boccaccio in Europa non fu legato, però, soltanto al ''Decameron'', ma anche a quelle opere considerate come "minori", come il ''De casibus virorum illustrium'', il ''Filocolo'' e, presso gli eruditi, le enciclopediche latine<ref>Per approfondire, si veda: {{Cita|Branca 2001|pp. 21-37}}</ref>.
 
Nel XVIII secolo Boccaccio si affaccia anche in Russia con la prima traduzione delle sue opere.<ref>Si veda: {{Cita|Černyševskij|p. 473, n 36}}</ref> [[Nikolaj Gavrilovič Černyševskij|Nikolaj Černyševskij]] fa dire alla protagonista del suo celebre romanzo ''[[Che fare? (romanzo)|Che fare?]]'', nell'ambito di un discorso imperniato sulla natura dell'amore, che le novelle boccacciane esprimono «pensieri freschi, puri, luminosi», e che possono essere affiancate «ai migliori drammi shakespeariani per la profondità e la finezza dell'analisi psicologica».<ref>Si confronti per completezza d'analisi: {{Cita|Černyševskij|p. 367}}</ref>
 
== Il rapporto con Dante e Petrarca ==
=== ''Discipulus'' e ''praeceptor'': Boccaccio e Petrarca ===
==== Premesse ====
[[File:Giovanni Boccaccio statua.jpg|miniatura|[[Odoardo Fantacchiotti]], ''Statua di Giovanni Boccaccio'', 1845, [[Galleria degli Uffizi|Loggia degli Uffizi]], [[Firenze]]]]
In tutta la sua vita Boccaccio vide nel Petrarca un ''praeceptor''<ref>Così Boccaccio lo definisce, per esempio, nell'''[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e623&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook Epistola XX]'' a Pietro Piccolo da Monteforte: «preceptorem meum Franciscum Petrarcam».</ref><ref>{{Cita|Monti|p. 34}}{{citazione| Secondo la felice definizione di Giusebbe Billanovich, B[occaccio] fu "il più grande discepolo" del Petrarca, che indirizzò la prima lettera "Iohanni Bocchaccii de Certaldo discipulo suo" (''Fam''. XI I γ)}}</ref>, capace di risollevarlo dai [[lussuria|peccati della carne]] tramite la letteratura classica e la [[Agostino d'Ippona|spiritualità agostiniana]], giungendolo a considerarlo come una vera e propria guida spirituale. Da parte sua l'intellettuale aretino nutriva ancora una sorta di distacco intellettuale dal suo affettuoso amico, benché lo considerasse l'unico ad «essergli compagno nella titanica impresa culturale che stava compiendo»<ref name=":9">{{Cita|Monti|p. 35}}</ref>.
 
Infatti, Petrarca non permise mai a Boccaccio di accedere del tutto alla sua biblioteca personale<ref>{{Cita|Segre}}{{citazione|Un tipo di rapporto evidente nei prestiti e negli scambi di manoscritti, per i quali Boccaccio è estremamente liberale, e Petrarca avarissimo.}}</ref>, mentre il secondo gli procurava rari codici contenenti opere latine e le versioni dal greco curate da Leonzio Pilato. Era un rapporto ambiguo, che emerge anche dalle ultime quattro ''[[Epistole|Seniles]]'', quando Petrarca, irritato dall'eccessiva preoccupazione di Boccaccio per la sua salute, decise di tradurre l'ultima novella del ''Decameron'', Griselda, in [[lingua latina|latino]], per dimostrare ancora il suo vigore<ref>{{Cita|Rico|p. 227}}</ref><ref group="N">Curioso e ambiguo è il rapporto di Petrarca con il ''Decameron'', come messo in luce da {{Cita|Battaglia Ricci|p. 257}}. Il fondatore dell'Umanesimo, infatti, ebbe, come ricordato nella ''[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000342/bibit000342.xml&chunk.id=d3814e959&toc.depth=1&toc.id=d3814e899&brand=newlook Senile]'' [http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000342/bibit000342.xml&chunk.id=d3814e959&toc.depth=1&toc.id=d3814e899&brand=newlook XVII, 3] (circa 1373), una copia del capolavoro dell'amico («Librum tuum, quem nostro materno eloquio ut opinor olim iuvenis edidisti, nescio quidem unde vel qualiter, ad me delatum vidi», cioè ''Vidi che mi è stato consegnato il tuo libro che, nel nostro idioma materno, è stato pubblicato quando fosti giovane, come penso''). Se da un lato un Petrarca, con tono sufficiente, affermò di non averlo letto, ma di avergli dato un'occhiata veloce (« Nam si dicam legi, mentiar [...] Quid ergo? Excucurri eum...», cioè ''Se infatti dicessi che sia stato letto, mentirei'' [...] ''Che cosa dunque? Gli diedi un'occhiata''...), d'altro canto dimostra di averlo divertito («Delectatus sum in ipso transitu», cioè ''Mi dilettai nello sfogliarlo'').</ref>. Non si può considerare il rapporto fra i due come un rapporto di “sudditanza psicologica” del Boccaccio nei confronti del Petrarca, quanto invece una «rivendicazione orgogliosa della parte da lui sostenuta perché si affermasse il progetto globale concepito dal Petrarca»<ref name=":9" />.
 
Difatti, bisogna ricordare che non fu soltanto Petrarca ad essere ''praeceptor'' di Boccaccio, ma anche il contrario: se l'Aretino ha indubbiamente segnato una svolta nel percorso intellettuale del Certaldese, quest'ultimo ha lasciato un'impronta significativa nella produzione letteraria petrarchesca<ref>{{Cita|Battaglia Ricci|p. 255}}:{{Citazione|Non solo il Petrarca dell'epistola ''Posteritati'' ha utilizzato il ''De Vita'' [...] ''Petracchi'' di Boccaccio per costruire il ritratto ideale di se stesso: ma anche il Petrarca lirico ha contratto più di un debito col Boccaccio volgare.}}</ref>.
 
==== Tra Seneca e il greco: attriti intellettuali ====
Boccaccio, in certe occasioni, si dimostrò più volte in disaccordo con Petrarca man mano che il Certaldese si impadroniva dei principi della lezione umanistica: la questione "greca" e quella "senecana"<ref>{{Cita|Monti|pp. 38-39}}{{citazione|Nei pieni anni Sessanta...B[occaccio] sembra talvolta manifestare...segni di insofferenza, e l'innamoramento cieco dei primi lascia spazio in qualche caso a un macelato senso di amarezza.}}</ref>. Riguardo alla prima, Boccaccio ribadiva (al contrario del ''praeceptor'') di come fosse necessario recuperare la [[letteratura greca]] per una migliore comprensione della civiltà occidentale<ref>In {{Cita|Monti|p. 38}} si riporta una citazione di [[Manlio Pastore Stocchi]], ''Riflessione sull'epistola ad Omero'', sul ruolo del Boccaccio nella valorizzazione della lingua greca: «Boccaccio...non solo sentì intensamente l'attrazione e la nostalgia della lingua e della cultura greca, ma soprattutto seppe riconoscere con eccezionale lucidità che in quel dominio misconosciuto si celavano tesori non raccolti dagli stessi latini e rimasti incogniti ai moderni».</ref>.
 
Sulla seconda questione l'''Epistola XX'', scritta al giurista napoletano [[Pietro Piccolo da Monteforte]]<ref>{{Cita web|autore = Giovanni Boccaccio|url = http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e623&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook|titolo = Epistola XX a Pietro Piccolo da Monteforte|accesso = 23 giugno 2015|editore = Biblioteca Italiana|data = 2007}}</ref><ref>L'''Epistola XX'' fu dettata a Certaldo il 5 aprile del 1372 in risposta a quella di Pietro Piccolo da Monteforte del 4 febbraio del medesimo anno (si veda: {{Cita|Petoletti-2|p. 236}})</ref>, vicino alla cultura umanista e grande appassionato del Boccaccio<ref>{{Cita|Labardi}}</ref>, rivela la diatriba di natura filologica tra Petrarca e Boccaccio. Quest'ultimo, difatti, dimostra amarezza per essere stato contraddetto da Petrarca sulla questione se esistessero due [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] distinti fra di loro<ref>Boccaccio rivela questa sua convinzione nelle ''Esposizioni sopra la Commedia di Dante'', nel [http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000800/bibit000800.xml&chunk.id=d5002e5323&toc.depth=1&toc.id=d5002e5323&brand=bibit commento su ''If'', IV 141]: «''E Seneca morale''. È cognominato questo Seneca «morale», a differenza d'un altro Seneca, il quale, della sua famiglia medesima, fu poco tempo appresso di lui, il quale, essendo il nome di questo morale» Lucio Anneo Seneca, fu chiamato Marco Anneo Seneca e fu poeta tragedo, per ciò che egli scrisse quelle tragedìe le quali molti credono che Seneca morale scrivesse»</ref>. Nonostante le procedure filologiche adottate dal Certaldese, che aveva appreso di questa divisione da un errore di [[Marco Valerio Marziale|Marziale]]<ref group="N">Marziale, in ''Epigrammata'' I, 61 vv. 7-8, aveva parlato di «Duosque Senicas». Boccaccio, che era entrato in possesso di un codice di Marziale dopo aver consultato la [[Abbazia di Montecassino|biblioteca di Montecassino]] (ora conservato nella [[Biblioteca Ambrosiana]] di Milano, il C67 supr), ritenne che ci fossero due seneca. Il codice, però, conteneva un errore: il destinatario non era Seneca, ma Severo. Si consulti, per la spiegazione, {{Cita|Billanovich 1995|pp. 109-116}}.</ref>, risultassero esatte, Petrarca ritenne, sulla base dello [[stile]] praticamente uguale, che non potessero essere due autori distinti.
[[File:Boccaccio, Cod. Laurenziano 49 pl. 34.jpg|left|thumb|''Giovanni Boccaccio in cattedra'', miniatura tratta dal Codice Laurenziano 49 Pluteo 34, conservato nella [[Biblioteca Medicea Laurenziana]], Firenze.]]
==== Conclusioni ====
Concludendo sulla base della sintesi dei due maggiori studiosi del Boccaccio, Vittore Branca e Giuseppe Billanovich, il rapporto fra i due uomini non si può marcare nel semplice binomio ''preaceptor''-''discipulus'', quanto invece si deve osservare la
{{Citazione|[...] convergenza in problemi, in interessi, in soluzioni analoghe anche stilistiche: di intertestualità, si è poi detto. La caccia agli echi e alle riprese doveva in conseguenza, a nostro avviso, cedere il passo alla ricerca degli scambi e della circolazione di esperienze che di continuo, nell'alto commercio Petrarca-Boccaccio, si arricchiscono reciprocamente. Favorivano quella convergenza letteraria e questo commercio spirituale, una comunanza di gusti e di sensibilità nella stessa atmosfera di prepotente rinnovamento culturale.|[[Vittore Branca]], ''Intertestualità fra Petrarca e Boccaccio'', citato in ''Boccaccio: autore e copista'', pp. 39-40}}
 
=== Il culto di Dante ===
{{Vedi anche|Influenza culturale di Dante Alighieri#Petrarca e Boccaccio}}
Boccaccio, durante tutta la sua vita, fu un appassionato cultore di [[Dante Alighieri|Dante]] e della sua opera, che ebbe modo di conoscere fin dalla sua prima giovinezza grazie al contatto con Margherita e Filippa de' Mardoli<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 11}}</ref>. Perfezionatosi, poi, alla scuola di [[Cino da Pistoia]]<ref>{{Cita|Branca 1977|titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|p. 31}}</ref>, amico dell'Alighieri, già nella ''[[Caccia di Diana]]'' la presenza delle [[Terzina dantesca|terzine dantesche]] indica un precoce avvicinamento alla poetica del venerato modello, che si protrarrà fino al senile ''[[Il Corbaccio|Corbaccio]]'', ove la presenza della selva e della visione rimandano inequivocabilmente all'ambientazione infernale dell'immortale poema<ref>{{Cita|Fumagalli|p. 25}}{{citazione|...dalle prime prove napoeltante fino alle estreme ''Esposizioni'' del 1373-1374, non c'è scritto in cui , direttamente o indirettamente, per via esplicita o sotto il velo dell'allusione e della citazione, B[occaccio] non abbia presente il grande concittadino...}}</ref>.
 
L'avvicinamento alla mentalità umanistica e il culto per [[Francesco Petrarca|Petrarca]], però, non distolsero il Boccaccio dalla volontà di diffondere a Firenze il culto per Dante e la sua opera, anche se il giudizio più che ottimista si raffreddò durante la fase umanista, dopo aver constatato la superiorità del Petrarca in lingua latina<ref>{{Cita|Fumagalli|p. 28}}</ref>. Oltre ad aver copiato di suo pugno tre [[codice (filologia)|codici]] della ''Commedia''<ref>{{Cita web|url = https://www.youtube.com/watch?v=HrdiFNu-bts|titolo = ''Boccaccio autore e copista'' in mostra alla Laurenziana|accesso = 25 giugno 2015|editore = youtube}}</ref><ref>Sul ruolo di Boccaccio "editore" e copista di Dante, si veda ora: [http://aemecca.blogspot.it/2014/04/canone-editoriale-antica-vulgata-Petrocchi.html A. E. Mecca, ''Il canone editoriale dell'antica vulgata di Giorgio Petrocchi e le edizioni dantesche del Boccaccio''], in ''Nuove prospettive sulla tradizione della "Commedia"''. Seconda serie (2008-2013), a c. di E. Tonello, P. Trovato, Monterotondo (RM), Libreriauniversitaria.it Edizioni 2013, pp. 119-82; IDEM, ''[http://aemecca.blogspot.it/2015/01/influenza-boccaccio-tradizione-commedia.html L'influenza del Boccaccio nella tradizione recenziore della "Commedia". Postilla critica]'', in ''Boccaccio editore e interprete di Dante'', Atti del Convegno internazionale, Roma, 28-30 ottobre 2013, Roma, Salerno Editrice 2014, pp. 222-54.</ref>, il Certaldese scrisse anche il ''Trattatello in laude di Dante Alighieri'' (composto in due redazioni tra il 1351 e il 1366)<ref>{{Cita web|autore = Rachele Jesurum|url = http://www.oilproject.org/lezione/dante-boccaccio-4488.html|titolo = Boccaccio, "Trattatello in laude di Dante": introduzione e analisi|accesso = 25 giugno 2015|editore = Oilproject}}</ref> e tenne delle ''lectiones magistrales'' sui canti dell<nowiki>'</nowiki>''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]'', fermatesi solo all'[[esegesi]] del [[Inferno - Canto diciassettesimo|XVII canto]] per il brusco declino fisico del Boccaccio<ref name=":12" />. Spesso Boccaccio, nel suo commento dantesco, interviene sul testo di Dante, alterandolo deliberatamente o interpretandolo in base al contesto poetico-narrativo del passo analizzato.<ref>[http://aemecca.blogspot.it/2015/05/boccaccio-editore-e-commentatore-dante.html A. E. Mecca, ''Boccaccio editore e commentatore di Dante''], in ''Dentro l'officina di Giovanni Boccaccio. Studi sugli autografi in volgare e su Boccaccio dantista'', a c. di S. Bertelli e D. Cappi, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 2014, pp. 163-85.
</ref>
 
== Boccaccio nel cinema ==
[[File:Pier Paolo Pasolini.jpg|miniatura|[[Pier Paolo Pasolini]] diresse, nel 1971, ''[[Il Decameron]]'', vincitore dell'[[Festival internazionale del cinema di Berlino|Orso d'argento]] a [[Berlino]]<ref name="internetculturale.it">{{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/c38.html|titolo = Il ''Decameron'' di Pier Paolo Pasolini|accesso = 26 giugno 2015|editore = Internet Culturale|data = 2012}}</ref>. [[Alberto Moravia]], recensendo il film, ribadì come Pasolini avesse trattato il ''Decameron'' come «un libro [...] in cui letteratura e realtà si identificano perfettamente per una rappresentazione totale dell'uomo»<ref>{{Cita web|autore = Alberto Moravia|url = http://gioboccaccio.altervista.org/Cinema.html|titolo = Il Decameron di Pasolini: commento-recensione di Alberto Moravia|accesso = 26 giugno 2015|sito = gioboccaccio.altervista.org|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160425090655/http://gioboccaccio.altervista.org/Cinema.html|dataarchivio = 25 aprile 2016}}</ref>. Per le tematiche "immorali" presenti in varie scene del film, esso subì numerose censure da parte delle autorità italiane<ref name="internetculturale.it"/>.]]
Su Giovanni Boccaccio e specialmente sul suo ''[[Decamerone|Decameron]]'' furono girati moltissimi film, molti dei quali di genere goliardico, parodistico e demenziale, tipico del filone italiano ''[[decamerotico]]''<ref>{{Cita web|autore = Riccardo F. Esposito|url = http://www.cinemedioevo.net/classici/commedie_boccaccesche.htm|titolo = Commedie boccaccesche, decamerotici e altre historie: I precursori (1965-1968)|accesso = 26 giugno 2015|editore = cinemedioevo.ne|data = 2008}}</ref><ref>{{Cita|Aulenti|23. Da Boccaccio alla Commedia sexy}}</ref><ref>Per una lista di alcuni film decamerotici, si veda questa lista, che prosegue nella pagina seguente: {{Cita web|url = http://www.filmtv.it/playlist/681807/decamerotico/#rfr:none|titolo = Decamerotico - playlist film|accesso = 26 giugno 2015|editore = filmtv.it|data = 12 ottobre 2014}}</ref>:
 
* ''[[Il Decamerone (film 1912)|Il Decamerone]]'' di [[Gennaro Righelli]] (1912);
* ''[[Boccaccio (film 1920)|Boccaccio]]'', di [[Michael Curtiz]] (1920)
* ''[[Boccaccesca]]'', di [[Alfredo De Antoni]] (1928);
* ''[[Boccaccio (film 1940)|Boccaccio]]'', di Marcello Albani (1940)
* ''[[Boccaccio '70]]'', film a episodi diretti da [[Vittorio De Sica]], [[Federico Fellini]], [[Mario Monicelli]] e [[Luchino Visconti]] (1962);
* ''[[Il Decameron]]'' di [[Pier Paolo Pasolini]] (1971) - primo capitolo della ''[[trilogia della vita]]'';
* ''[[Boccaccio (film 1972)|Boccaccio]]'' di [[Bruno Corbucci]] (1972);
* ''[[Decameron nº 2 - Le altre novelle del Boccaccio]]'' di [[Mino Guerrini]] (1972);
* ''[[Decameron nº 3 - Le più belle donne del Boccaccio]]'' di [[Italo Alfaro]] (1972);
* ''[[Decameron nº 4 - Le belle novelle del Boccaccio]]'' di [[Paolo Bianchini]] (1972);
* ''[[Le calde notti del Decameron]]'' di [[Gian Paolo Callegari]] (1972);
* ''[[Decameroticus]]'' di [[Giuliano Biagetti|Pier Giorgio Ferretti]] (1972);
* ''[[Quando le donne si chiamavano madonne]]'' di [[Aldo Grimaldi]] (1972);
* ''[[Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69]]'' di [[Joe D'Amato|Aristide Massaccesi]] (1972);
* ''[[...e si salvò solo l'Aretino Pietro, con una mano davanti e l'altra dietro...]]'' di [[Silvio Amadio]] (1972);
* ''[[Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino]]'' di [[Manlio Scarpelli]] (1972);
* ''[[Fiorina la vacca]]'' di [[Vittorio De Sisti]] (1972);
* ''[[Fratello homo sorella bona]]'' di [[Mario Sequi]] (1972);
* ''[[Il Decamerone proibito]]'' di [[Carlo Infascelli]] (1972);
* ''[[Decameron proibitissimo (Boccaccio mio statte zitto)]]'' di [[Marino Girolami]] (1972);
* ''[[La bella Antonia, prima monica e poi dimonia]]'' di [[Mariano Laurenti]] (1972);
* ''[[Le mille e una notte all'italiana]]'' di Carlo Infascelli (1972);
* ''[[Novelle galeotte d'amore]]'' di [[Antonio Margheriti]] (1972);
* ''[[Decameron '300]]'' di [[Renato Savino|Mauro Stefani]] (1972);
* ''[[Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno]]'' di [[Bitto Albertini]] (1972);
* ''[[Racconti proibiti... di niente vestiti]]'' di [[Brunello Rondi]] (1972);
* ''[[I racconti romani di una ex novizia]]'' di [[Pino Tosini]] (1972);
* ''[[Beffe, licenzie et amori del Decamerone segreto]]'' di [[Giuseppe Vari|Walter Pisani]] (1972);
* ''[[...e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno]]'' di Bitto Albertini (1973);
* ''[[Fra' Tazio da Velletri]]'', di [[Romano Scandariato|Romano Gastaldi]] (e [[Joe D'Amato|Aristide Massacesi]]) (1973);
* ''[[Storie scellerate]]'' di [[Sergio Citti]] (1973);
* ''[[Novelle licenziose di vergini vogliose]]'' di Michael Wotruba ([[Joe D'Amato|Aristide Massaccesi]]) (1973);
* ''[[Maraviglioso Boccaccio]]'' di [[Paolo e Vittorio Taviani]] (2015).
 
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N"/>
===Riferimenti===
<references/>
 
== Bibliografia ==
*{{Cita libro|titolo = Mostra personale dei pittori Umberto Rognoni, Delia Rossi Pasotti, Carlo Martini, Raffaele Albertella, Dino Pasotti, Leo Spaventa Filippi, Amedeo Angilella|autore = [[Aldo Carpi]]|curatore = |altri = |url = |editore = |città = Milano|anno = 1937|annooriginale = |volume = |edizione = |capitolo = |url_capitolo = |p = |pp = |ISBN = |cid = carpi}}
* {{Cita libro|autore = Massimiliano Albanese|titolo = MAZZUOLI, Giovanni, detto lo Stradino|anno = 2008|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/mazzuoli-giovanni-detto-lo-stradino_%28Dizionario_Biografico%29/|accesso = 18 ottobre 2015|volume = 72|SBN = IT\ICCU\MOL\0214132|collana = Dizionario Biografico degli Italiani|cid = Albanese}}
*{{cita news|autore= [[Leonardo Borgese]]|url= |titolo= Le mostre d'arte a Milano. Sette giovani pittori|pubblicazione= [[Corriere della Sera]]|data= 25 dicembre 1937|accesso= |lingua= |formato= |cid= borgese}}
* {{cita libro|curatore=Erminia Ardissino e Patrizia Pellizzari|titolo="Umana cosa è aver compassione per gli afflitti...": raccontare, consolare, curare nella narrativa europea da Boccaccio al Seicento|collana=Levia Gravia: Quaderno annuale di letteratura italiana|anno=2015|editore=Dell'Orso|città=Alessandria|cid=Ardissino-Pellizzari|ISBN=978-88-6274-607-6}}
*{{cita news|autore= ''s.a.''|url= |titolo= Le mostre d'arte a Milano. Sette giovani|pubblicazione= [[Il Popolo d'Italia]]|data= 28 dicembre 1937|accesso= |lingua= |formato= |cid= popolo}}
* {{Cita libro | cognome = Battaglia Ricci| nome = Lucia |titolo = Boccaccio | anno = 2011| editore = Salerno Editrice | città = Roma |ISBN = 88-8402-291-6|cid= Battaglia Ricci}}
* {{Cita libro | cognometitolo = BattagliaGalleria d'arte moderna. Opere del Novecento|autore nome= [[Luciano Caramel]]|autore2= LinoCarlo Pirovano|curatore titolo= |altri = Storia|url del= cinema|editore italiano= Electa|città = |anno = 20111974|annooriginale editore= |volume = Libreria|edizione universitaria= |capitolo città= |url_capitolo = Padova|p = |pp = |ISBN = 978-88-6292-108-4|cid = Aulenticaramel}}
*{{Cita libro|titolo = Pinacoteca di Brera: Dipinti dell'Ottocento e del Novecento|autore = Federico Zeri|curatore = |altri = |url = http://books.google.it/books?ei=nJ-lU-X0J7OZ0QWRtYHACA&hl=it&id=2MvqAAAAMAAJ&dq=raffaele+albertella+pittore&focus=searchwithinvolume&q=raffaele+albertella|editore = Electa|città = |anno = 1993|annooriginale = |volume = |edizione = |capitolo = |url_capitolo = |p = |pp = |ISBN = |cid = zeri}}
* {{Cita libro | cognome = Bentivogli | nome = Bruno | nome2 = Paola | cognome2 = Vecchi Galli | titolo = Filologia italiana|anno = 2002 | editore = Bruno Mondadori | città = Milano|url = https://books.google.it/books?id=AnPgwVRqnTUC&pg=PA21 | cid = Bentivogli-Vecchi Galli | ISBN = 88-424-9538-7}}
* {{Cita libro | cognome = Billanovich | nome= Giuseppe |wkautore = Giuseppe Billanovich|titolo = Petrarca letterato. Lo scrittoio del Petrarca |anno = 1995| editore = Edizioni di Storia e letteratura | città = Roma|annooriginale = 1947| url=https://books.google.it/books?id=0dGTZWP-dyAC&pg=PP1 |cid = Billanovich 1995| SBN = IT\ICCU\RAV\0268631}}
* {{Cita pubblicazione | cognome = Billanovich | nome = Giuseppe | titolo = Il Boccaccio, il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio|rivista = Giornale storico della letteratura italiana | volume = 110 | numero = 391 | data = 1º luglio 1953 | pp = 311-337 | ISSN= 0017-0496|cid= Billanovich 1953}}
* Giovanni Boccaccio, ''Decameron'', ora in: {{Cita libro| cognome = Boccaccio |nome= Giovanni | titolo = Decameron |anno = 2004 | editore = Poligrafici editoriale | città = Bologna | ISBN = 88-89180-61-7 | volume = 1 | curatore = Vittore Branca|cid=Decameron}}
* {{Cita libro | cognome = Branca | nome = Vittore |titolo = Giovanni Boccaccio: profilo biografico|anno = 1977|editore = Sansoni|città = Firenze | SBN = IT\ICCU\SBL\0148727|cid= Branca 1977}}
* {{Cita libro | cognome = Branca | nome = Vittore |titolo = Boccaccio, Giovanni |anno = 1986 |editore = Utet |città = Torino |collana= Dizionario critico della letteratura italiana | volume = I | pp = 345-361 | SBN = IT\ICCU\CFI\0018346|curatore = Vittore Branca, Armando Balduino, Manlio Pastore Stocchi e Marco Pecoraro|cid= Branca 1986}}
* {{Cita libro |autore=Vittore Branca|titolo=Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio|volume=2|editore=Edizioni di Storia e Letteratura|città=Roma|anno=1991|annooriginale=1958|SBN=IT\ICCU\LO1\0362097|url=https://books.google.it/books?id=XXBOFXSJdIkC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=18 ottobre 2015|cid=Branca 1991}}
* {{Cita pubblicazione | cognome = Branca | nome = Vittore |titolo = Intertestualità fra Petrarca e Boccaccio|rivista = Lectura Petrarce | volume = 55|numero = 14|anno = 1995|pp = 359-380|città = Padova | editore = Tipografia La Garangola|cid= Branca 1995}}
* {{Cita pubblicazione|autore = Vittore Branca|titolo = Boccaccio protagonista nell’Europa letteraria tra tardo Medioevo e Rinascimento|rivista = Cuadernos de Filologia Italiana|volume = 8. La recepción de Boccaccio en España. Actas del Seminario Internacional Complutense|anno = 2001|pp = 21-38|editore = Universitad Complutense|città = Madrid|ISSN = 1133-9527|cid = Branca 2001}}
* {{Cita libro | cognome = Branca | nome = Vittore | titolo = Boccaccio medievale | anno = 2010|editore = Bur Biblioteca Universale Rizzoli | città = Milano|ISBN = 978-88-17-03899-7|annooriginale = 1956|cid=Branca 1955}}
* {{Cita libro|autore = Romolo Caggese|titolo = ROBERTO d'Angiò, re di Sicilia|anno = 1936|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|SBN = IT\ICCU\LIA\0955786|collana = Enciclopedia Italiana|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-d-angio-re-di-sicilia_(Enciclopedia-Italiana)/|accesso = 18 ottobre 2015|cid = Caggese}}
* {{Cita news | cognome = Canfora | nome = Luciano | titolo = Quel censore boccaccesco| pubblicazione = Corriere della Sera |data = 26 marzo 1996|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/26/QUEL_CENSORE_BOCCACCESCO_co_0_96032613066.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/26/QUEL_CENSORE_BOCCACCESCO_co_0_96032613066.shtml|dataarchivio=pre 1/1/2016 |accesso = 26 giugno 2015 |p = 27|cid= Canfora}}
* {{DBI|nome=Branca, Vittore|nomeurl=vittore-branca|autore=Franco Cardini|accesso=25 giugno 2015|anno = 2013|cid = Cardini}}
* {{Cita libro |autore=Nikolaj Gavrilovič Černyševskij|titolo=Che fare?|editore=Edizioni Studio Tesi|città=Pordenone|anno=1990|ISBN=88-7692-235-0|url=https://books.google.it/books?id=lLnhV7hSXCYC&printsec=frontcover&dq=Nikolaj+Gavrilovi%C4%8D+%C4%8Cerny%C5%A1evskij,+Che+fare?,+Studio+Tesi+1990&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiEoeeco4LMAhUBcRQKHTocA70Q6AEIMDAA#v=onepage&q=Nikolaj%20Gavrilovi%C4%8D%20%C4%8Cerny%C5%A1evskij%2C%20Che%20fare%3F%2C%20Studio%20Tesi%201990&f=false|accesso=9 aprile 2016|cid=Černyševskij}}
* {{Cita libro | cognome = Chines | titolo = Dalle Origini al Cinquecento |anno = 2007 | editore = Bruno Mondadori|città = Milano | ISBN = 978-88-424-9164-4 | nome = Loredana | nome2 = Giorgio | cognome2 = Forni | nome3 = Giuseppe | cognome3 = Ledda | nome4 = Elisabetta | cognome4 = Menetti |collana = La letteratura italiana|curatore = Ezio Raimondi|cid= Chines}}
* {{Cita libro|autore = Emanuele Coccia|titolo = Il greco, la lingua fantasma dell’Occidente medievale|pp= 252-257|curatore = Sergio Luzzatto e Gabriele Pedullà|collana= Atlante della letteratura italiana|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2010|ISBN = 978-88-06-18525-1|url=https://www.academia.edu/5536558/Il_greco_la_lingua_fantasma_dell_Occidente_medievale|accesso=28 gennaio 2016|cid=Coccia}}
* {{cita libro | cognome = Coletti | nome= Vittorio |titolo= Storia della lingua italiana|collana=Enciclopedia dell’Italiano|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_%28Enciclopedia_dell%27Italiano%29/ |accesso=26 giugno 2015 | editore = Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani |città=Roma |anno= 2011|volume= 2. M-Z|curatore= Raffaele Simone | ISBN= 978-88-12-00040-1|cid= Coletti}}
* {{Cita libro| nome = Gianfranco | cognome = Contini|titolo = Letteratura italiana delle origini|anno = 2006|editore = Sansoni Editore|città = Firenze|edizione = 3|annooriginale = 1970|ISBN = 88-383-1866-2|cid= Contini}}
* {{Cita libro|autore = Francesco De Sanctis|titolo = Storia della letteratura italiana|anno = 1870|editore = Cav. Antonio Morano|città = Napoli|SBN = IT\ICCU\TO0\1210231|edizione = 4|volume = 1|url = https://it.wikisource.org/wiki/Storia_della_letteratura_italiana_(De_Sanctis)|accesso = 26 giugno 2015}}
* {{Cita libro|autore = Giulio Ferroni|titolo = L'alba dell'Umanesimo, Petrarca e Boccaccio : la crisi del mondo comunale (1300-1380)|anno = 2006|editore = Mondadori|città = Milano|SBN = IT\ICCU\IEI\0250981|collana = Storia della letteratura italiana|curatore = Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa, Italo Pantani e Silvia Tatti|volume = 3|cid=Ferroni}}
* {{Cita libro|autore = Riccardo Fubini|titolo = L'umanesimo italiano e i suoi storici: origini rinascimentali, critica moderna|anno = 2001|editore = F. Angeli|città = Milano|ISBN = 88-464-2883-8|url = https://books.google.it/books?id=gRp41FVvXfAC&pg=PA118|accesso = 26 giugno 2015|cid=Fubini}}
* {{Cita libro|autore = Andrea Labardi|titolo = Pietro Piccolo da Monteforte|anno = 2005|editore = Istituto della Enciclopedia italiana|città = Roma|SBN = IT\ICCU\IEI\0233660|volume = 2. I-Z|collana = Enciclopedia Fridericiana|curatore = Ortensio Zecchino|cid=Labardi}}
* {{Cita libro|autore = Romano Luperini, Pietro Cataldi e Lidia Marchiani|titolo = Il cavaliere e il mercante, l'amore e la donna: il modello di Boccaccio|anno = 1998|editore = G.B. Palumbo|città = Palermo|ISBN = 88-8020-225-1|collana = La scrittura e l'interpretazione: storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea|cid=Luperini}}
* {{Cita libro|titolo = Boccaccio autore e copista|anno = 2013|editore = Mandragora|città = Firenze|curatore = Teresa De Robertis, Carla Maria Monti, Marco Petoletti et alii|ISBN = 978-88-7461-213-0}} Nello specifico sono stati consultate le seguenti pubblicazioni:
** {{Cita libro|autore=Agnese Bellieni|titolo = Le vite di Petrarca, di san Pier Damiani e di Livio|pp=215-217|cid=Bellieni}}
** {{Cita libro|autore = Monica Berté|titolo = Trattatello in laude di Dante|p = 273-275|cid=Berté}}
** {{Cita libro|autore = Maurizio Fiorilla|titolo = Decameron|pp=129-136|cid=Fiorilla}}
** {{Cita libro|autore=Edoardo Fumagalli|titolo=Boccaccio e Dante|pp=25-31|cid=Fumagalli}}
** {{Cita libro|autore=Carla Maria Monti|titolo=Boccaccio e Petrarca|pp=33-40|cid=Monti}}
** {{Cita libro|autore=Marco Petoletti|titolo=Boccaccio e i classici latini|pp=41-49|cid=Petoletti-1}}
** {{Cita libro|autore=Marco Petoletti|titolo=Le Epistole|pp=233-241|cid=Petoletti-2}}
** {{Cita libro|autore= Angelo Piacentini|titolo= Scheda sul Buccolicum carmen di Giovanni Boccaccio|pp= 203- 208|cid=Piacentini}}
** {{Cita libro|autore=Giuliano Tanturli|titolo = Giovanni Boccaccio nella letteratura italiana|pp= 17-23|cid=Tanturli}}
* {{DBI|nome=Albanzani, Donato|nomeurl=donato-albanzani|autore=Guido Martellotti|volume=1|cita=Martellotti}}
* {{Cita libro|autore = Mario Marti|titolo = Cino da Pistoia|anno = 1970|editore = Istituto nazionale dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|collana = Enciclopedia Dantesca|curatore=Umberto Bosco|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/cino-da-pistoia_%28Enciclopedia-Dantesca%29/|accesso = 25 giugno 2015|SBN=IT\ICCU\RLZ\0163867|cid=Marti}}
* {{Cita libro|autore = Lorenzo il Magnifico|titolo = Comento de' miei sonetti|anno = 1992|editore = Einaudi|città = Torino|ISBN = 88-06-12925-2|collana = Opere|curatore = Tiziano Zanato|url = http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_3/t59.pdf|accesso = 2 luglio 2015|formato = PDF|cid=Lorenzo il Magnifico}}
* {{Cita pubblicazione|autore = [[Giuseppe Meloni]]|titolo = Il mercante Giovanni Boccaccio a Montpellier e Avignone|rivista = Studi sul Boccaccio|volume = XXVI|anno = 1998|pp = 99-126|editore = Le Lettere|città = Firenze|ISSN 0585-4997|cid=Meloni}}
* {{Cita libro|autore = Manlio Pastore Stocchi|titolo = Riflessioni sull'epistola a Omero|anno = 2003|editore = Cisalpino|città = Milano|pp = 119-147|ISBN = 88-323-3003-2|collana= Motivi e forme delle ''Familiari'' di Francesco Petrarca. Atti del Convegno di Gargnano del Garda (2-5 ottobre 2002)|curatore = Claudia Berra|cid=Pastore Stocchi}}
* {{Cita libro|autore = Renato Piattoli|titolo = Codice diplomatico dantesco|anno = 1940|editore = Libreria Luigi Gonnelli|città = Firenze|SBN = IT\ICCU\LIA\0144685|cid=Piattoli}}
* {{Cita libro|autore = Giorgio Piras|titolo = Nuove testimonianze dalla biblioteca di Petrarca: le annotazioni al ''De lingua latina'' di Varrone|anno = 2012|editore = Le Lettere|città = Firenze|collana= Petrarca, l'umanesimo e la civiltà europea|volume = II|curatore = Donatella Coppini e Michele Feo|pp = 829-857|SBN = IT\ICCU\RAV\1962030|cid=Piras}}
* {{Cita libro|titolo = La “conversione” del Boccaccio|anno = 2010|editore = Einaudi|città = Torino|curatore = Sergio Luzzato e Gabriele Pedullà|collana= Atlante della letteratura italiana|pp = 224-228|volume = 1|autore = Francisco Rico|ISBN = 978-88-06-18525-1|cid=Rico}}
* {{Cita libro|autore = Remigio Sabbadini|titolo = Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV|anno = 1905|editore = Sansoni|città = Firenze|SBN = IT\ICCU\PAV\0016844|cid=Sabbadini}}
* {{Enciclopedia italiana|nome=Crisolora, Emanuele|nomeurl=manuele-crisolora|autore=Remigio Sabbadini|accesso=23 giugno 2015|anno=1931|cid=Sabbadini-EI}}
* {{Cita libro|autore = Franco Sacchetti|titolo = Il libro delle rime|anno = 1990|editore = Olschki - University of Western Australia Press|città = Firenze - Perth|ISBN = 88-222-3795-1|curatore = Franca Brambilla Ageno|cid=Sacchetti}}
* {{DBI|nome=Giovanni Boccaccio||nomeurl=giovanni-boccaccio|autore=Natalino Sapegno|volume=10|cid=Natalino Sapegno-DBI}}
* {{Cita news|autore = Cesare Segre|titolo = Petrarca, «avaro» fra i Tre Grandi. Critico di Dante e sprezzante verso la lingua di Boccaccio|pubblicazione = Corriere della Sera.it|data = 11 dicembre 2012|url = http://www.corriere.it/cultura/12_dicembre_11/segre-petrarca-avaro-tre-grandi_20a85bca-4399-11e2-b89b-3cf6075586fe.shtml|accesso = 25 giugno 2015|cid=Segre}}
* {{Cita libro|autore = Luigi Surdich|titolo = Esempi di generi letterari e loro rimodellizzazione novellistica|anno = 2002|editore = F. Cesati|città = Firenze|pp = 141-177|ISBN = 88-7667-139-0|collana= Autori e lettori di Boccaccio : atti del convegno internazionale di Certaldo, 20-22 sett. 2001|curatore = Michelangelo Picone|cid=Surdich}}
* {{DBI|nome=Billanovich, Giuseppe|nomeurl=giuseppe-billanovich|autore=Carlo Vecce|accesso=26 giugno 2015|cid=Vecce}}
*{{Cita libro|editore=Laterza
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Ameto
|città=Bari
|data=1940
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*{{Cita libro|editore=G. Laterza
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|titolo=Commento alla Divina Commedia. 1
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*{{Cita libro|editore=G. Laterza
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*{{Cita libro|editore=G. Laterza
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Commento sopra la Commedia di Dante Alighieri. 1
|città=Firenze
|data=1831
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Commento sopra la Commedia di Dante Alighieri. 2
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
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*{{Cita libro|editore=per M. B. cl. Florentino
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Epistola a Pino de' Rossi
|città=Impresso in Firenze
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*{{Cita libro|editore=per Maximo de Papia
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|titolo=Fiammetta
|città=Impresso in Venesia
|data=ne gli anni del signore MCCCCLXXXXI adi XXIV septembre
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*{{Cita libro|editore=nella Stamperia Magheri
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*{{Cita libro|editore=G. Laterza
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*{{Cita libro|editore= per Ig. Moutier
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Vita di Dante Alighieri
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*{{Cita libro|editore=nella Stamperia Magheri
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|data= 1832
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*{{Cita libro|editore=nella Stamperia Magheri
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Comedia delle ninfe fiorentine
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|data=1834
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*{{Cita libro|editore=[Bartolomeo de' Libri]
|cognome=Giovanni Boccaccio
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|data=[dopo il 1497]
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*{{Cita libro|editore=Laterza
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|titolo=Elegia di Madonna Fiammetta
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Filocolo. 1
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|titolo=Filocolo. 2
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
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|titolo=Filostrato
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*{{Cita libro|lingua=la
|editore=apud Io. Heruagium
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Genealogia deorum gentilium
|città=Basileae
|data=mense Septembri 1532
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*{{Cita libro|editore=[Tommaso de Piasi]
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Ninfale fiesolano
|città=[Venezia]
|data=[non dopo il 1492]
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*{{Cita libro|editore=[s.n.]
|cognome=Giovanni Boccaccio
|titolo=Rufianella
|città=[Venezia]
|data=[circa 1490]
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*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier
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== Voci correlate ==
* ''[[Decameron]]''
* [[Casa Boccaccio]] a [[Certaldo]]
* [[Geoffrey Chaucer]]
* [[Dionigi di Borgo San Sepolcro]]
* [[Francesco Petrarca]]
* [[Dante Alighieri]]
* [[Firenze]]
* [[Napoli]]
* [[Umanesimo]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|s_preposizione=di}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web | url = http://www.casaboccaccio.it/ | editore = Casa del Boccaccio | titolo = Ente Nazionale Giovanni Boccaccio | accesso = 25 giugno 2015|cid=Casa del Boccaccio}}
* {{Cita web | url = http://www.boccaccio2013.it/index.php/it/|titolo = VII centenario della morte di Giovanni Boccaccio | accesso = 25 giugno 2015 | editore = Boccaccio 2013}}, sito ufficiale per le celebrazioni del 2013.
* {{Cita web | url = http://www.oilproject.org/lezioni/letteratura/letteratura-italiana/trecento/giovanni-boccaccio |titolo = Giovanni Boccaccio |accesso = 25 giugno 2015|editore = Oil project}}, serie di lezioni su varie tematiche della vita e della produzione letteraria di Boccaccio.
* {{Cita web | url = http://www.interbooks.eu/poesia/trecento/giovanniboccaccio.html |titolo = Giovanni Boccaccio | accesso = 25 giugno 2015 |editore = Inter books}}
* {{Cita web | cognome = Battaglia | nome = S |url = http://spazioweb.inwind.it/letteraturait/analisi/boccaccio/fiammetta.htm | titolo = La novità dell’ "Elegia di Madonna Fiammetta"|accesso = 26 giugno 2015|editore = Luigi De Bellis|data = 2001|cid = Battaglia}}
* {{Cita web | url = http://www.classicitaliani.it/index080.htm | titolo = Progetto Giovanni Boccaccio|accesso = 25 giugno 2015| editore = Classici italiani |data = 1996| curatore = Giuseppe Bonghi|cid = Bonghi}}, per un'ampia e dettagliata panoramica su Boccaccio.
* {{Cita web | cognome = Esposito | nome = Riccardo F |url = http://www.cinemedioevo.net/classici/commedie_boccaccesche.htm |titolo = Commedie boccaccesche, decamerotici e altre historie: I precursori (1965-1968) |accesso = 26 giugno 2015|editore = Riccardo F. Esposito | data = 2008}}
* {{Cita web | cognome = Nocita | nome = Teresa |url = http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/ |titolo = Giovanni Boccaccio | accesso = 25 giugno 2015 | editore = Internet Culturale|data = 2012|cid = Nocita}}
* {{Cita web | url = http://interpretazioni.altervista.org/codici-del-decameron-in-europa/?doing_wp_cron=1435309687.3032081127166748046875 | titolo = Codici del Decameron in Europa|accesso = 26 giugno 2015 | editore = Alter vista |data = 13 maggio 2015}}
* {{Cita web | nome = Alberto | cognome = Moravia | titolo = Il Decameron di Pasolini: commento-recensione di Alberto Moravia|url = http://gioboccaccio.altervista.org/Cinema.html | accesso = 26 giugno 2015 | sito = Alter vista}}
* {{Cita web | nome = Laura | cognome = Nuti| url = http://www.viv-it.org/schede/decameron-difficile-fortuna |titolo = Il "Decameron": una difficile fortuna | accesso = 26 giugno 2015| editore = Vivit – Accademia della Crusca |curatore = Francesco Sabatini (disegno e coordinamento generale), Marco Biffi, Domenico De Martino, Nicoletta Maraschio}}
* {{Cita web | cognome = Pilato |url = http://www.circolobarlaam.it/| titolo = Circolo Barlaam. Sito dedicato a Barlaam di Seminara | accesso = 25 giugno 2015 |nome= Leonzio|cid = Circolo Barlaam}} e il rapporto tra Boccaccio e il mondo greco.
* {{Cita web | cognome = Zamponi | nome = Stefano |url = http://www.storiadifirenze.org/static_site_20615/index-temadelmese=giugno-1313-giovanni-boccaccio.html |titolo = Giugno 1313: Giovanni Boccaccio | accesso = 25 giugno 2015|editore = storiadifirenze.org|data = 2006|cid = Zamponi}}
* {{Cita web | url = http://www.brown.edu/Departments/Italian_Studies/dweb/boccaccio/life1_it.php | titolo = Decameron Web| accesso = 25 giugno 2015|editore = Brown University|data = 12 marzo 2010|lingua = en}}
 
{{Boccaccio}}
{{Corone fiorentine della lingua italiana}}
{{Dante}}
{{Petrarca}}
{{Controllo di autorità}}
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{{Portale|arte|biografie}}
{{Vetrina|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Giovanni Boccaccio/2|arg=biografie|arg2=letteratura|giorno=19|mese=02|anno=2016}}
 
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