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== Collegamenti esterni modificati ==
Il termine '''stalinismo''', in senso stretto, indica la [[politica]] di [[Stalin]] nel periodo in cui fu a capo dell'[[Unione Sovietica|URSS]], dal [[1924]] al [[1953]], ma di fatto ebbe profonde peculiarità che lo distinguono dalla linea politica di altri ''teorici'' comunisti (ad esempio [[Lev Trockij]] e [[Rosa Luxemburg]]), sia dal [[leninismo]] concepito da [[Lenin]].
 
Prendendo in considerazione l'analisi della storia proposta da molti teorici del [[marxismo-leninismo]], il termine "stalinismo" risulta storicamente inesatto, ritenuto un sinonimo semplicistico di derivazione anti-[[comunismo|comunista]] del più corretto [[marxismo]]-[[leninismo]] teorizzato da Lenin. Questo perché Stalin, a differenza di Lenin, non ha mai fatto riferimento, nei suoi saggi, ad una presunta nuova via personale al marxismo, non ha mai utilizzato il termine "stalinismo", ma ha sempre fatto riferimento, al marxismo di matrice leninista, del quale si riteneva il legittimo successore.
Gentili utenti,
 
''Stalinisti'' furono anche definiti alcuni regimi di [[paesi socialisti]] che si opposero alla [[destalinizzazione]], quali la [[Cina]] di [[Mao Tse-tung]], la [[Corea del Nord]], l'[[Albania]], che modificarono (raffreddandoli) i loro rapporti con l'URSS a seguito della [[destalinizzazione]].
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== Descrizione ==
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=== Peculiarità ===
[[File:Lenin and stalin crop.jpg|thumb|[[Fotomontaggio]] di [[Lenin]] e Stalin<ref>{{Cita libro|autore= Felix, Gilbert |titolo= The End of the European Era: 1890 to the Present |edizione= 6th |anno= 2008 |p= 213 |editore= W. W. Norton & Company |isbn= 978-0-393-93040-5 |lingua= inglese}}</ref>]]
 
Sotto il profilo economico, la dottrina staliniana vide nell'industrializzazione forzata della Russia il passaggio decisivo per imboccare la via matura che avrebbe portato al socialismo. Sotto Stalin l'impulso massiccio allo sviluppo industriale e il ricorso ai piani straordinari ([[Piani quinquennali|quinquennali]]) di conversione capitalista, sotto la [[Economia pianificata|supervisione dello stato]], dell'economia russa, prevalentemente agricola o fondata su un embrione industriale arretrato, divennero uno dei caratteri fondamentali e peculiari dei successivi regimi sovietici.
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 04:15, 10 apr 2019 (CEST)
 
In un senso più largo il termine ''stalinismo'' indica spesso una visione, o se si vuole, una trasformazione delle idee del [[marxismo]] e del movimento operaio in modo da creare una rigida, e piuttosto elementare, dottrina del mondo e della storia, una visione filosoficamente platonica ("oggettiva") del realismo, e la sussunzione sistematica di ogni accidente o compromesso, anche di natura più temporanea, sotto categorie teoretiche, allo scopo di fornirne una giustificazione in termini dottrinari .
In questa accezione il termine ''stalinismo'' acquista una connotazione più culturale che politica. Questo è ad esempio il significato con il quale il termine viene applicato talvolta anche a partiti, idee, personalità, che in senso stretto, politico, tali non possono definirsi. E sempre in questo senso, l'atteggiamento e l'azione del destalinizzatore Khruščёv di fronte alla [[rivoluzione ungherese del 1956]] sono stati anche definiti come ''stalinisti''. In questa accezione ''stalinista'' è spesso usato come un epiteto negativo, con un senso politico e culturale più che storico.
 
=== Opposizione allo stalinismo ===
[[File:Stalin.gif|thumb|left|Discorso di Stalin]]
All'ascesa di Stalin nel controllo totale del PCUS l'unico che si oppose con continuità, sia pure inefficacemente, fu il suo principale rivale alla successione di Lenin, cioè [[Lev Trockij]]. A differenza di Trockij, che riteneva che la rivoluzione socialista avesse senso solo in una prospettiva planetaria e globale (la teoria della "[[rivoluzione permanente]]"), Stalin riteneva che si dovesse accettare l'idea di un "[[socialismo in un solo paese]]", anche se capitalisticamente arretrato come la [[Zarismo|Russia]].
 
Trockij costituisce quella che verrà poi definita "opposizione di sinistra" a Stalin. Trockij in seguito prenderà la via dell'esilio per finire assassinato per mano di un sicario di Stalin in Messico nel 1940, dopo aver fondato la [[Quarta Internazionale]], alternativa alla Terza, di matrice stalinista.
 
=== Lo stalinismo nell'Unione Sovietica ===
[[File:Stalin 1945.jpg|thumb|Stalin nel 1945]]
Il corso politico di Stalin può essere caratterizzato da vari elementi. Anzitutto una feroce repressione del dissenso politico, reale o anche solo potenziale, iniziata con le ''[[Grandi purghe]]'' del [[1935]]-[[1936]], l'eliminazione dei [[kulaki]] (contadini benestanti) come classe, operazione svolta con mezzi fondamentalmente militari, potenziamento dell'esercito e deportazioni dei gruppi sociali o nazionali "ostili" o potenzialmente tali nei campi di lavoro sovietici ([[Gulag]]), nei quali confluiranno poi anche molti prigionieri di guerra.
 
In seguito Stalin si produsse in una sistematica eliminazione di tutto ciò che potesse in qualche modo mettere in discussione il suo ruolo, o semplicemente - anche solo potenzialmente - fargli ombra. Inoltre, per assicurarsi sicuri appoggi, eliminò progressivamente ogni rappresentante di quella che di volta in volta poteva essere considerata una "vecchia guardia", sia politica sia professionale, allo scopo di sostituirla con elementi nuovi, da lui promossi, e pertanto a lui grati e fedeli. Per questo procedette ad una epurazione massiccia della stessa [[Armata Rossa]], promuovendo giovani quadri e ufficiali, sulla base di requisiti di fedeltà più che di capacità, a scapito degli elementi più esperti, ma per questo motivo più potenzialmente autonomi. A tal proposito è diffusa l'opinione (espressa nei suoi scritti su Stalin, ad esempio, da Roy Medvedeev) che agli esiti di questa operazione, oltre a specifici errori di Stalin, si debba la relativa facilità con la quale le [[Wehrmacht|armate tedesche]] penetrarono profondamente nel territorio sovietico nel corso dell'[[Operazione Barbarossa]] nonostante il preavviso a Stalin fornito da numerosi indizi e le segnalazioni fornite dalla spia sovietica presso i tedeschi [[Richard Sorge]].
 
Allo scopo di allestire i processi (''[[purghe]]'') venivano utilizzate false accuse (spionaggio verso paesi stranieri, trockijsmo, frazionismo, in arte "formalismo", deviazionismo, cosmopolitismo, ecc.) che spesso venivano confermate dagli stessi interessati, per un malinteso senso di fedeltà alla causa e al partito (la cui valenza andava oltre la contingenza dell'accusa), o nella speranza di essere giustiziati ponendo così rapidamente fine alle sofferenze date dalle torture.
 
Altro elemento che caratterizza il corso politico di Stalin è il recupero del nazionalismo panrusso, l'ostilità verso il "[[cosmopolitismo]]" e, in genere, contro ogni tendenza che subordinasse l'interesse nazionale, inteso nel senso più tradizionale, ad interessi più generali, anche se rivoluzionari o internazionalisti.
 
Sotto il governo di Stalin la [[Čeka]], poi trasformata in [[NKVD]] (Commissariato del popolo per gli affari interni), la temuta [[polizia segreta]] sovietica, raggiunse l'apice del suo potere. Tuttavia neanche essa era dotata di un potere indipendente, e lo stesso suo capo [[Nikolaj Ivanovič Ežov]], così importante da dare per il periodo del suo apogeo il nome alle purghe (chiamate allora in URSS ''ezovcine''), finì vittima a sua volta di una purga. Vi sono testimonianze<ref>Žores Medvedeev, Roy Medvedeev ''Stalin sconosciuto'', Feltrinelli</ref> che Stalin si fosse dotato di una rete di informatori del tutto autonoma, personale, che egli utilizzava, alla bisogna, contro i dirigenti da lui stesso favoriti e nominati.
 
Per questi motivi, una volta conosciuta la realtà del suo regime, lo stalinismo è diventato sinonimo di terrore e oppressione. Fu appunto [[Nikita Khruščёv]], salito al potere dopo la morte del dittatore dopo essere riuscito a sbarazzarsi dell'erede putativo di Stalin, [[Lavrentij Berija]], arrestandolo con un trabocchetto, a denunciare per primo i crimini di Stalin (durante il famoso [[XX Congresso del PCUS]]), definendoli "violazioni della legalità socialista", e il suo [[culto della personalità]].
 
== Critiche ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-B0628-0015-035, Nikita S. Chruchstschow.jpg|thumb|[[Nikita Chruščёv]] ]]
Alcuni giudicano il regime di Stalin, lo stalinismo politico, come una degenerazione patologica del comunismo. Lo stesso [[Partito Comunista Italiano]] assunse questa posizione. Questo non ha impedito ad alcuni dirigenti (come nel caso, tardivo, di Palmiro Togliatti) di operare dei distinguo, separando l'azione politica di Stalin dalla sua dottrina, criticando la prima ma salvando la seconda.
 
I sostenitori della visione dello stalinismo politico come degenerazione che si oppone all'epoca di Lenin portano le seguenti ragioni:
# lo stalinismo ha tratto teoricamente origine dal [[leninismo]] ma già [[Lenin]] aveva previsto che la gestione del partito sotto Stalin avrebbe potuto degenerare. Nelle parole di Lenin infatti ([[Testamento di Lenin ]]): "Il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza."
# Khruščёv aveva affermato: "gli stessi membri del [[Politburo]] avevano paura di essere convocati da Stalin: non sapevano mai che cosa poteva loro capitare!". Delle 31 persone tra coloro che entrarono nei [[Politburo|Politburi]] di Lenin e Stalin ([[1919]]-[[1938]]) effettivamente solo sei sopravvissero a Stalin (Andreev, [[Kaganovich]], [[Nikita Khruščёv|Krusciov]], Mikojan, [[Vjačeslav Molotov|Molotov]], Voroscilov). Degli altri 25: 19 furono fucilati, 2 si suicidarono e solo 4 morirono di morte naturale. Questo è apparso il tipico approccio di una certa "ortodossia" abbastanza diffusa nei partiti comunisti occidentali, dopo la destalinizzazione.
 
I sostenitori della visione secondo la quale invece il regime di Stalin trae origine dalle concezioni populiste verso le quali Lenin stesso indulse, e quindi, che si trattò di una degenerazione nel senso di estremizzazione, portano invece le seguenti ragioni:
# Stalin si impadronì di un partito oramai divenuto a sua volta totalmente padrone del quadro politico, senza reali riferimenti sociali, senza interlocutori né opposizione, sostituitosi ormai allo stato, dopo la distruzione di ogni opposizione politica e dei soviet, suggellata definitivamente dalla repressione della [[rivolta di Kronštadt]].
# Lo stesso Trockij non riuscì ad opporsi efficacemente alla irresistibile ascesa del tiranno perché non seppe mai liberarsi del mito del partito, all'interno del quale la sua lotta politica restò sempre confinata, e non si rivolse mai alla società civile per un malinteso spirito di disciplina (anch'esso fortemente derivato dalle idee del populismo russo). In ogni caso nella società civile, anche per responsabilità dello stesso Trockij, era stata fatta terra bruciata e non esistevano probabilmente più forze in grado di opporsi.
# La "teoria del socialismo in un solo paese", un ossimoro secondo le concezioni allora correnti del movimento operaio internazionale, dei movimenti rivoluzionari europei e perfino di quelli russi, era lo sbocco inevitabile di una "rivoluzione proletaria senza proletariato" e cioè, in ultima analisi, nella dottrina comunista, di una "non rivoluzione". A questa visione possono essere ascritti critici della prima ora dello stalinismo, quali [[Boris Souvarine]], critici di matrice socialista e in parte, salvo forse per le critiche a Trockij, di una parte del trockijsmo. È in buona sostanza se non esplicitamente condivisa, almeno sottesa all'opera di molti degli storici che si sono occupati della Russia nel [[XX secolo|Novecento]] e dell'Unione Sovietica, quali ad esempio in [[Italia]] [[Piero Melograni]], in [[Francia]] [[Hélène Carrère d'Encausse]].
 
== Vittime ==
[[File:Berlin Steinplatz.jpg|thumb|[[Berlino]]: monumento alle vittime dello stalinismo]]
 
Ai nomi eccellenti di vittime delle [[Grandi purghe]] occorre aggiungere milioni di persone anonime le cui storie sono state raccontate da [[Aleksandr Solženicyn]] nel suo celebre "[[Arcipelago Gulag]]". Lo stesso [[Solženicyn]] in un discorso pubblico tenuto a [[New York]] il 30 giugno [[1975]], pochi mesi dopo il suo esilio affermò:
:"''Secondo il calcolo degli specialisti, basati sulle statistiche più precise ed obiettive, nella Russia prerivoluzionaria, durante gli 80 anni precedenti alla Rivoluzione, gli anni dei movimenti rivoluzionari (quando ci furono attentati contro la stessa vita dello [[Zar]], l'assassinio di uno Zar e la [[Rivoluzione russa|rivoluzione]]), durante quegli anni furono giustiziati in media 17 persone l'anno. La famosa [[Inquisizione spagnola]], nella decade in cui la persecuzione raggiunse il culmine, fu causa della morte di una decina di persone al mese. In [[Arcipelago Gulag]] cito un libro, pubblicato dalla [[Čeka]] nel [[1920]], che rende conto orgogliosamente del lavoro rivoluzionario svolto tra il [[1918]] ed il [[1919]] scusandosi del fatto che i suoi dati erano incompleti. Nel 1918 e 1919 la Čeka assassinò, senza processo, più di mille persone al mese. Il libro fu scritto dalla stessa Čeka, prima che comprendesse come sarebbe stato visto dalla storia''".
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== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
*Ludo Martens, Stalin. Un altro punto di vista, Verona, Zambon, 2005. ISBN 88-87826-28-5
*Giselher Wirsing, ''Stalinismo. La politica sovietica nella seconda guerra mondiale'', Milano, A. Mondadori, 1944.
*Giuseppe Maranini, ''Socialismo, non stalinismo'', Firenze, All'insegna di Alvernia, 1949.
*Aa. Vv., ''9 domande sullo stalinismo'', Roma, Nuovi Argomenti, 1956.
*Raymond Borde, ''La fine dello stalinismo'', Milano, A. Mondadori, 1957.
*Angelo Tasca, ''Autopsia dello stalinismo'', Milano, Edizioni di comunità, 1958.
*Bruno Rizzi, ''La lezione dello stalinismo. Socialismo e collettivismo burocratico'', Roma, Opere nuove, 1962.
*Guelfo Zaccaria, ''200 comunisti italiani tra le vittime dello stalinismo. Appello del Comitato italiano per la verità sui misfatti dello stalinismo'', Milano, Azione comune, 1964; SugarCo, 1983.
*Gaetano Napolitano, ''Economie degli errori nei sistemi del capitalismo e dello stalinismo. Studi recenti pubblicati su "Stato sociale", ulteriormente rieleborati'', Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1967.
*Alec Nove, ''Stalinismo e antistalinismo nell'economia sovietica'', Torino, Einaudi, 1968.
*Livio Maitan, ''PCI 1945-1969: stalinismo e opportunismo'', Roma, Samonà e Savelli, 1969.
*Georges Bataille, ''La parte maledetta. La società di impresa militare-religiosa, il capitalismo, lo stalinismo'', Verona, Bertani, 1972.
*Andrija Kresic, ''Per la critica dello stalinismo. Società politica e mitologia politica'', Bari, De Donato, 1972.
*Roj Aleksandrovic Medvedev, ''Lo stalinismo'', Milano, A. Mondadori, 1972.
*Louis Rapoport, ''La guerra di Stalin contro gli ebrei'', Rizzoli, 1991
*Giuseppe Paolo Samonà, ''Letteratura e stalinismo. Note e sintesi, 1958-1974'', Roma, Savelli, 1974.
*Giuseppe Boffa, con Gilles Martinet, ''Dialogo sullo stalinismo'', Roma-Bari, Laterza, 1976.
*Giuseppe Boffa, ''Storia dell'Unione Sovietica'', 2 voll., Milano, A. Mondadori, 1976-1979.
*Louis Althusser, ''Umanesimo e stalinismo. I fondamenti teorici della deviazione staliniana'', Bari, De Donato, 1977.
*Ulf Wolter, ''Origini dello stalinismo. Lo sviluppo del marxismo da scienza a ideologia'', Milano, La Salamandra, 1977.
*[[Alessandro Coletti]], ''Il governo di Ventotene. Stalinismo e lotta politica tra i dirigenti del PCI al confino'', Milano, La Pietra, 1978.
*Dimitrios Demu, ''Il sorriso di Stalin. Stalinismo e disgelo nei ricordi di uno scultore romeno'', Milano, Rusconi, 1978.
*Alfonso Leonetti, ''Vittime italiane dello stalinismo in Urss'', Milano, La salamandra, 1978.
*Ferdinando Ormea, ''Le origini dello stalinismo nel PCI. Storia della "svolta" comunista degli anni Trenta'', Milano, Feltrinelli, 1978.
*Boris Souvarine, ''Lo stalinismo'', Genova, ECAT, 1978.
*Aldo Natoli, ''Sulle origini dello stalinismo. Saggio popolare'', Firenze, Vallecchi, 1979.
*Michal Reiman, ''La nascita dello stalinismo'', Roma, Editori Riuniti, 1980.
*Giuseppe Boffa, ''Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo. Le interpretazioni dello stalinismo'', Roma-Bari, Laterza, 1982.
*Jean-Francois Kahn, ''Stalin 83. Stalinismo di destra, stalinismo di sinistra'', Milano, Spirali, 1983.
*Aleksandr Zinov'ev, ''Lo slancio della nostra giovinezza. Saggio letterario-sociologico sullo stalinismo'', Milano, Spirali, 1986.
*Francesco Benvenuti, Silvio Pons, ''Il sistema di potere dello stalinismo. Partito e Stato in URSS, 1933-1953'', Milano, FrancoAngeli, 1988.
*Giors Oneto, " Le stalinisme apres Staline", Aubagne, Spiridon Int., 1987.
*Onorato Damen, ''Gramsci tra marxismo e idealismo. L'analisi di un esponente della prima opposizione allo stalinismo'', Milano, Prometeo, 1988.
*Moshe Lewin, ''Storia sociale dello stalinismo'', Torino, Einaudi, 1988.
*Gian Paolo Tozzoli, ''Il caso Albania. L'ultima frontiera dello stalinismo'', Milano, FrancoAngeli, 1989.
*Alain Brossat, ''Agenti di Mosca. Stalinismo e la sua ombra'', Bari, Dedalo, 1991.
*Boris Groys, ''Lo stalinismo, ovvero L'opera d'arte totale'', Milano, Garzanti, 1992.
*Giorgio Sacchetti, ''Otello Gaggi. Vittima del fascismo e dello stalinismo'', Pisa, BFS, 1992.
*Gyorgy Lukacs, con Werner Hofmann, ''Lettere sullo stalinismo'', Gaeta, Bibliotheca, 1993.
*Arturo Peregalli, ''Stalinismo. Nascita e affermazione di un regime'', Genova, Graphos, 1993.
*Robert Conquest, ''Il grande terrore. Gli anni in cui lo stalinismo stermino milioni di persone'', Milano, BUR, 1999.
*Aldo De Jaco, ''Fine di un gappista. Giorgio Formiggini e lo stalinismo partenopeo'', Venezia, Marsilio, 1999.
*Andres Romero, ''Dopo lo stalinismo. Gli stati burocratici e la rivoluzione socialista'', Roma, Prospettiva, 1999.
*[[Lev Sedov]], ''Stalinismo e opposizione di sinistra. Scritti 1930-1937'', Roma, Prospettiva, 1999.
*Martin McCauley, ''Stalin e lo stalinismo'', Bologna, Il mulino, 2000; 2004.
*Daniele Rocca, ''Drieu La Rochelle. Aristocrazia, eurofascismo e stalinismo'', Aosta, Stylos, 2000.
*Stefano Petilli, con Riccardo Scarpa, ''Processi di sviluppo tra libertà, eguaglianza e stato. Riflessioni critiche per una sociologia del liberalismo, dello stalinismo e della globalizzazione. Confronto a due voci'', Roma, Eucos, 2002.
*Andrea Romano, ''Lo stalinismo. Un'introduzione storica'', Milano, B. Mondadori, 2002.
*Victor Zaslavsky, ''Lo stalinismo e la sinistra italiana. Dal mito dell'Urss alla fine del comunismo 1945-1991'', Milano, Mondadori, 2004.
*Niccolo Pianciola, ''Stalinismo di frontiera. Colonizzazione agricola, sterminio dei nomadi e costruzione statale in Asia centrale, 1905-1936'', Roma, Viella, 2009.
 
==Voci correlate==
*[[Pëtr Kropotkin]]
*[[Destalinizzazione]]
*[[Grandi purghe]]
*[[Vittime di Stalin]]
*[[Gulag]]
*[[Nikita Khruščёv]]
*[[XX Congresso del PCUS]]
*[[Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)]]
*[[Seconda guerra mondiale]]
*[[Guerra fredda (1947-1953) e sue origini]]
*[[Boris Souvarine]]
*[[Socialismo in un solo paese]]
*[[Otello Gaggi]]
*[[Neostalinismo]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/stalinismo_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/|titolo=Stalinismo|autore=Giuseppe Boffa|editore=Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1998|accesso=20 maggio 2017}}
 
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