Il Canto degli Italiani e Stalinismo: differenze tra le pagine

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{{F|Unione Sovietica|settembre 2016|commento=Le note all'interno della voce sono pressoché inesistenti; la bibliografia è immensa ed è irreale pensare che la voce sia stata scritta utilizzando tutti i testi. Di fatto, a meno di essere già degli esperti del tema, è impossibile verificare le informazioni presenti nella pagina.}}[[File:Stalin Image.jpg|thumb|[[Iosif Stalin]]]]
{{nota disambigua||Fratelli d'Italia (disambigua)|Fratelli d'Italia}}
Il termine '''stalinismo''', in senso stretto, indica la [[politica]] di [[Stalin]] nel periodo in cui fu a capo dell'[[Unione Sovietica|URSS]], dal [[1924]] al [[1953]], ma di fatto ebbe profonde peculiarità che lo distinguono dalla linea politica di altri ''teorici'' comunisti (ad esempio [[Lev Trockij]] e [[Rosa Luxemburg]]), sia dal [[leninismo]] concepito da [[Lenin]].
{{Composizione musicale
|titolo = Il Canto degli Italiani
|immagine = Copertina libretto mameli.JPG
|didascalia = Copertina dell'edizione del 1860 stampata da [[Tito I Ricordi]].
|compositore = [[Goffredo Mameli]] (testo)<br />[[Michele Novaro]] (musica)
|tonalità = [[Si bemolle maggiore]]
|forma = [[Inno nazionale|Inno patriottico]]
|epocacomposizione = autunno 1847
|primaesecuzione = [[Genova]], 10 dicembre 1847
|pubblicazione =
|autografo =[[Archivio storico Ricordi]]
|dedica =
|duratamedia = Circa 4 minuti (versione completa)
|organico =
|movimenti =
|ascolto = National anthem of Italy - U.S. Navy Band (long version).ogg
|didascaliaascolto = ''Il Canto degli Italiani''
}}
'''''Il Canto degli Italiani'''''<ref>{{Treccani|goffredo-mameli_(Dizionario-Biografico)|MAMELI, Goffredo|accesso=5 marzo 2017}}</ref><ref name="quirinale">{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/inno.htm|titolo=I simboli della Repubblica - L'inno nazionale|accesso=7 agosto 2014}}</ref><ref>{{cita|Goffredo Mameli, Dizionario Biografico degli Italiani}}.</ref><ref name="Cita|Maiorino|p. 84">{{Cita|Maiorino|p. 84}}.</ref> ([[Alfabeto fonetico internazionale|IPA]]: {{IPA|[il ˈkanto deʎʎitaˈljani}}<ref>{{DOP|lemma=canto|id=66927}}</ref><ref>{{Dipi|degli}}</ref><ref>{{DOP|lemma=italiano|id=50574}}</ref>), conosciuto anche come '''''Fratelli d'Italia''''', '''''Inno di Mameli''''', '''''Canto nazionale'''''<ref>Il foglio volante della prima edizione stampata è intitolato "Canto degli italiani"; tuttavia, il manoscritto autografo conservato al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano|Museo del Risorgimento di Torino]] riporta "Canto nazionale" {{Cita|Calabrese|p. 105}}.</ref> o '''''Inno d'Italia''''', è un [[Canto (metrica)|canto]] [[Risorgimento|risorgimentale]] scritto da [[Goffredo Mameli]] e musicato da [[Michele Novaro]] nel 1847, [[inno nazionale]] ''[[de facto]]'' della [[Italia|Repubblica Italiana]], sancito implicitamente dalla legge nº 222 del 23 novembre 2012, che ne prescrive l'insegnamento nelle scuole insieme agli altri [[simboli patri italiani]]<ref name=legge>{{cita web|url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012;222|titolo=Legge 23 novembre 2012, n. 222|accesso=30 novembre 2014}}</ref><ref name=legge2>{{cita web|url=http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/12/18/012G0243/sg|titolo=Legge 23 novembre 2012, n. 222|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
 
Prendendo in considerazione l'analisi della storia proposta da molti teorici del [[marxismo-leninismo]], il termine "stalinismo" risulta storicamente inesatto, ritenuto un sinonimo semplicistico di derivazione anti-[[comunismo|comunista]] del più corretto [[marxismo]]-[[leninismo]] teorizzato da Lenin. Questo perché Stalin, a differenza di Lenin, non ha mai fatto riferimento, nei suoi saggi, ad una presunta nuova via personale al marxismo, non ha mai utilizzato il termine "stalinismo", ma ha sempre fatto riferimento, al marxismo di matrice leninista, del quale si riteneva il legittimo successore.
Il brano, un [[Misura (musica)|4/4]] in [[si bemolle maggiore]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 20">{{Cita|Maiorino|p. 20}}.</ref>, è costituito da sei [[Strofa|strofe]] e da un [[ritornello]] che viene cantato alla fine di ogni strofa<ref name=storico>{{cita web|url=http://www.storico.org/risorgimento_italiano/canto_italiani.html|titolo=Il Canto degli Italiani|accesso=5 marzo 2015}}</ref>. Il sesto gruppo di versi, che non viene quasi mai eseguito, richiama il testo della prima strofa<ref name=storico/>.
 
''Stalinisti'' furono anche definiti alcuni regimi di [[paesi socialisti]] che si opposero alla [[destalinizzazione]], quali la [[Cina]] di [[Mao Tse-tung]], la [[Corea del Nord]], l'[[Albania]], che modificarono (raffreddandoli) i loro rapporti con l'URSS a seguito della [[destalinizzazione]].
Il canto fu molto popolare durante il Risorgimento e nei decenni seguenti<ref name=quirinale/>, sebbene dopo l'unità d'Italia (1861) come inno del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] fosse stata scelta la ''[[Marcia Reale]]'', che era il brano ufficiale di [[Casa Savoia]]. Il ''Canto degli Italiani'' era infatti considerato troppo poco [[Conservatorismo|conservatore]] rispetto alla situazione politica dell'epoca: ''Fratelli d'Italia'', di chiara connotazione repubblicana e [[Giacobinismo|giacobina]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 50">{{Cita|Maiorino|p. 50}}.</ref><ref name="Cita|Ridolfi|p. 149">{{Cita|Ridolfi|p. 149}}.</ref>, mal si conciliava con l'esito del Risorgimento, che fu di stampo monarchico<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147">{{Cita|Ridolfi|p. 147}}.</ref>.
 
== Descrizione ==
Dopo la [[seconda guerra mondiale]] l'Italia [[Nascita della Repubblica Italiana|diventò una repubblica]] e il ''Canto degli Italiani'' fu scelto, il 12 ottobre 1946, come inno nazionale provvisorio, ruolo che ha conservato anche in seguito<ref name=quirinale/>. Nei decenni si sono susseguite varie iniziative parlamentari per renderlo inno nazionale ufficiale, senza però mai giungere a una modifica costituzionale oppure alla promulgazione di una legge specifica che desse al ''Canto degli Italiani'' lo status di inno ''[[de iure]]'' della Repubblica Italiana<ref>{{cita web|url=http://archivio.siciliainformazioni.com/cultura-arte/e-il-canto-degli-italiani-scritto-da-goffredo-mameli-nel-1847-riceve-il-sigillo-dellufficialita/|titolo=E il "Canto degli Italiani", scritto da Goffredo Mameli nel 1847, riceve il sigillo dell'ufficialità|accesso=14 settembre 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20141206231126/http://archivio.siciliainformazioni.com/cultura-arte/e-il-canto-degli-italiani-scritto-da-goffredo-mameli-nel-1847-riceve-il-sigillo-dellufficialita/|dataarchivio=6 dicembre 2014}}</ref>.
=== Peculiarità ===
[[File:Lenin and stalin crop.jpg|thumb|[[Fotomontaggio]] di [[Lenin]] e Stalin<ref>{{Cita libro|autore= Felix, Gilbert |titolo= The End of the European Era: 1890 to the Present |edizione= 6th |anno= 2008 |p= 213 |editore= W. W. Norton & Company |isbn= 978-0-393-93040-5 |lingua= inglese}}</ref>]]
 
Sotto il profilo economico, la dottrina staliniana vide nell'industrializzazione forzata della Russia il passaggio decisivo per imboccare la via matura che avrebbe portato al socialismo. Sotto Stalin l'impulso massiccio allo sviluppo industriale e il ricorso ai piani straordinari ([[Piani quinquennali|quinquennali]]) di conversione capitalista, sotto la [[Economia pianificata|supervisione dello stato]], dell'economia russa, prevalentemente agricola o fondata su un embrione industriale arretrato, divennero uno dei caratteri fondamentali e peculiari dei successivi regimi sovietici.
== Storia ==
=== Le origini ===
 
In un senso più largo il termine ''stalinismo'' indica spesso una visione, o se si vuole, una trasformazione delle idee del [[marxismo]] e del movimento operaio in modo da creare una rigida, e piuttosto elementare, dottrina del mondo e della storia, una visione filosoficamente platonica ("oggettiva") del realismo, e la sussunzione sistematica di ogni accidente o compromesso, anche di natura più temporanea, sotto categorie teoretiche, allo scopo di fornirne una giustificazione in termini dottrinari .
{{Doppia immagine|right|Induno Domenico Goffredo Mameli.jpg|170|Michele novaro.jpg|152|Goffredo Mameli (1827-1849), l'autore del testo, e Michele Novaro (1818-1885), compositore della melodia.}}
In questa accezione il termine ''stalinismo'' acquista una connotazione più culturale che politica. Questo è ad esempio il significato con il quale il termine viene applicato talvolta anche a partiti, idee, personalità, che in senso stretto, politico, tali non possono definirsi. E sempre in questo senso, l'atteggiamento e l'azione del destalinizzatore Khruščёv di fronte alla [[rivoluzione ungherese del 1956]] sono stati anche definiti come ''stalinisti''. In questa accezione ''stalinista'' è spesso usato come un epiteto negativo, con un senso politico e culturale più che storico.
 
=== Opposizione allo stalinismo ===
Il testo del ''Canto degli Italiani'' fu scritto dal [[Genova|genovese]] [[Goffredo Mameli]], allora giovane studente e fervente patriota, in un contesto storico caratterizzato da quel [[patriottismo]] diffuso che già preannunciava i [[Primavera dei popoli|moti del 1848]] e la [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]]<ref name=quirinale/>. Secondo invece la tesi di [[Aldo Alessandro Mola]], l'autore del testo del ''Canto degli Italiani'' sarebbe in realtà [[Atanasio Canata]]: questa ipotesi è però rigettata dagli storici<ref>{{Cita|Calabrese|p. 119}}.</ref>.
[[File:Stalin.gif|thumb|left|Discorso di Stalin]]
All'ascesa di Stalin nel controllo totale del PCUS l'unico che si oppose con continuità, sia pure inefficacemente, fu il suo principale rivale alla successione di Lenin, cioè [[Lev Trockij]]. A differenza di Trockij, che riteneva che la rivoluzione socialista avesse senso solo in una prospettiva planetaria e globale (la teoria della "[[rivoluzione permanente]]"), Stalin riteneva che si dovesse accettare l'idea di un "[[socialismo in un solo paese]]", anche se capitalisticamente arretrato come la [[Zarismo|Russia]].
 
Trockij costituisce quella che verrà poi definita "opposizione di sinistra" a Stalin. Trockij in seguito prenderà la via dell'esilio per finire assassinato per mano di un sicario di Stalin in Messico nel 1940, dopo aver fondato la [[Quarta Internazionale]], alternativa alla Terza, di matrice stalinista.
Sulla data precisa della stesura del testo, le fonti sono discordi: secondo alcuni studiosi l'inno fu scritto da Mameli il 10 settembre 1847<ref name="Caddeo|p. 37">{{cita|Caddeo|p. 37}}.</ref>, mentre secondo altri la data di nascita del componimento fu due giorni prima, l'8 settembre<ref name=B40/>. Tra i sostenitori della seconda ipotesi ci fu [[Giosuè Carducci]], che riassunse così il contesto storico in cui nacque il ''Canto degli Italiani'':
 
=== Lo stalinismo nell'Unione Sovietica ===
{{citazione|[…] Fu composto l'otto settembre del quarantasette, all'occasione di un primo moto di Genova per le riforme e la guardia civica; e fu ben presto l'inno d'Italia, l'inno dell'unione e dell'indipendenza, che risonò per tutte le terre e in tutti i campi di battaglia della penisola nel 1848 e 1849 […]|Giosuè Carducci<ref name=B40/>}}
[[File:Stalin 1945.jpg|thumb|Stalin nel 1945]]
Dopo aver scartato l'idea di adattarlo a musiche già esistenti<ref name="Cita|Maiorino|p. 18">{{Cita|Maiorino|p. 18}}.</ref>, il 10 novembre 1847<ref name="Cita|Maiorino|p. 17">{{Cita|Maiorino|p. 17}}.</ref> Goffredo Mameli inviò il testo dell'inno a [[Torino]] per farlo musicare dal maestro genovese [[Michele Novaro]], che in quel momento si trovava nella casa del patriota [[Lorenzo Valerio]]<ref name="Caddeo|p. 37"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 18"/><ref name="Cita|Calabrese|p. 126">{{Cita|Calabrese|p. 126}}.</ref>. Novaro ne fu subito conquistato e, il 24 novembre 1847, decise di musicarlo<ref name="Caddeo|p. 37"/>. Così [[Anton Giulio Barrili]], patriota e poeta, ricordò nell'aprile 1875, durante una commemorazione di Mameli, le parole di Novaro sulla nascita della musica del ''Canto degli Italiani'':
Il corso politico di Stalin può essere caratterizzato da vari elementi. Anzitutto una feroce repressione del dissenso politico, reale o anche solo potenziale, iniziata con le ''[[Grandi purghe]]'' del [[1935]]-[[1936]], l'eliminazione dei [[kulaki]] (contadini benestanti) come classe, operazione svolta con mezzi fondamentalmente militari, potenziamento dell'esercito e deportazioni dei gruppi sociali o nazionali "ostili" o potenzialmente tali nei campi di lavoro sovietici ([[Gulag]]), nei quali confluiranno poi anche molti prigionieri di guerra.
 
In seguito Stalin si produsse in una sistematica eliminazione di tutto ciò che potesse in qualche modo mettere in discussione il suo ruolo, o semplicemente - anche solo potenzialmente - fargli ombra. Inoltre, per assicurarsi sicuri appoggi, eliminò progressivamente ogni rappresentante di quella che di volta in volta poteva essere considerata una "vecchia guardia", sia politica sia professionale, allo scopo di sostituirla con elementi nuovi, da lui promossi, e pertanto a lui grati e fedeli. Per questo procedette ad una epurazione massiccia della stessa [[Armata Rossa]], promuovendo giovani quadri e ufficiali, sulla base di requisiti di fedeltà più che di capacità, a scapito degli elementi più esperti, ma per questo motivo più potenzialmente autonomi. A tal proposito è diffusa l'opinione (espressa nei suoi scritti su Stalin, ad esempio, da Roy Medvedeev) che agli esiti di questa operazione, oltre a specifici errori di Stalin, si debba la relativa facilità con la quale le [[Wehrmacht|armate tedesche]] penetrarono profondamente nel territorio sovietico nel corso dell'[[Operazione Barbarossa]] nonostante il preavviso a Stalin fornito da numerosi indizi e le segnalazioni fornite dalla spia sovietica presso i tedeschi [[Richard Sorge]].
{{citazione|[…] Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'un sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c'era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale dell'inno ''Fratelli d'Italia'' […]|Michele Novaro<ref name=quirinale/>}}
[[File:Prima strofa autografa G Mameli.JPG|thumb|left|Stesura [[Autografo|autografa]] della prima strofa e del ritornello: nella foga Goffredo Mameli vergò "Ilia" invece di "Italia" e scrisse "chiamo" in luogo di "chiamò"; il ritornello iniziava invece con «Siam stretti a coorte», subito corretto da Mameli, appena sopra la riga stessa, in «{{sic|Stringiamgi a coorte}}». Quest'ultimo fu in seguito rettificato nel definitivo, e ortograficamente corretto, «{{sic|Stringiamci a coorte}}»]]
 
Allo scopo di allestire i processi (''[[purghe]]'') venivano utilizzate false accuse (spionaggio verso paesi stranieri, trockijsmo, frazionismo, in arte "formalismo", deviazionismo, cosmopolitismo, ecc.) che spesso venivano confermate dagli stessi interessati, per un malinteso senso di fedeltà alla causa e al partito (la cui valenza andava oltre la contingenza dell'accusa), o nella speranza di essere giustiziati ponendo così rapidamente fine alle sofferenze date dalle torture.
Mameli, che era repubblicano, [[Giacobinismo|giacobino]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 50"/><ref name="Cita|Ridolfi|p. 149"/> e sostenitore del motto nato dalla [[Rivoluzione francese]] ''[[Liberté, Égalité, Fraternité]]''<ref name=B43>{{cita|Bassi|p. 43}}.</ref>, per scrivere il testo del ''Canto degli Italiani'' si ispirò all'inno nazionale francese, ''[[La Marsigliese]]''<ref name="Cita|Maiorino|p. 119">{{Cita|Maiorino|p. 119}}.</ref>. Ad esempio, «{{sic|Stringiamci a coorte}}» richiama il verso della ''Marsigliese'', «''Formez vos bataillon''» ("Formate i vostri battaglioni")<ref name="Cita|Ridolfi|p. 149"/>.
 
Altro elemento che caratterizza il corso politico di Stalin è il recupero del nazionalismo panrusso, l'ostilità verso il "[[cosmopolitismo]]" e, in genere, contro ogni tendenza che subordinasse l'interesse nazionale, inteso nel senso più tradizionale, ad interessi più generali, anche se rivoluzionari o internazionalisti.
Anche l'[[Imnos is tin Eleftherian|inno nazionale greco]], che fu composto nel 1823, fu uno dei brani a cui si ispirò Mameli per il suo canto: in entrambi i componimenti sono infatti contenuti dei riferimenti all'[[antichità classica]], che è vista come esempio da seguire per affrancarsi dal dominio straniero, e dei richiami alla combattività, che è necessaria per poter ambire alla riconquista della libertà<ref name="Cita|Calabrese|p. 108">{{Cita|Calabrese|p. 108}}.</ref>. Nell'inno nazionale greco è presente, come nel ''Canto degli Italiani'', una menzione all'[[Impero austriaco]] e al suo dominio sulla penisola italiana (un verso della versione completa dell'inno greco, che è formata da 158 strofe, infatti recita «L'occhio dell'Aquila nutre ali e artigli con le viscere dell'italiano», dove l'[[Aquila (araldica)|aquila]] è lo [[stemma imperiale asburgico]])<ref name="Cita|Calabrese|p. 108"/>.
 
Sotto il governo di Stalin la [[Čeka]], poi trasformata in [[NKVD]] (Commissariato del popolo per gli affari interni), la temuta [[polizia segreta]] sovietica, raggiunse l'apice del suo potere. Tuttavia neanche essa era dotata di un potere indipendente, e lo stesso suo capo [[Nikolaj Ivanovič Ežov]], così importante da dare per il periodo del suo apogeo il nome alle purghe (chiamate allora in URSS ''ezovcine''), finì vittima a sua volta di una purga. Vi sono testimonianze<ref>Žores Medvedeev, Roy Medvedeev ''Stalin sconosciuto'', Feltrinelli</ref> che Stalin si fosse dotato di una rete di informatori del tutto autonoma, personale, che egli utilizzava, alla bisogna, contro i dirigenti da lui stesso favoriti e nominati.
L'Italia è anche citata nell'[[Mazurek Dąbrowskiego|inno nazionale polacco]], scritto nel 1797 a [[Reggio nell'Emilia|Reggio Emilia]] in [[Età napoleonica|epoca napoleonica]], il cui ritornello recita: «''Marsz, marsz, Dąbrowski, z ziemi włoskiej do Polski''» (ovvero "In marcia [[Jan Henryk Dąbrowski|Dąbrowski]], dalla terra italiana alla Polonia")<ref name="polonia">{{cita web|url=https://quipoloniaeitalia.wordpress.com/2012/10/22/gli-inni-nazionali-italiano-e-polacco/|titolo=L'inno nazionale polacco e l'inno italiano|accesso=12 febbraio 2015}}</ref>. Il testo fa riferimento all'arruolamento, tra le file delle armate napoleoniche di stanza in Italia, di volontari polacchi che erano fuggiti dalla loro terra di origine perché perseguitati per motivi politici; la Polonia era infatti scossa da moti di ribellione che erano finalizzati all'indipendenza del Paese slavo dall'Austria e dalla Russia<ref name="polonia"/>. Questi volontari parteciparono alla [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]] con la promessa, da parte di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], di un'incipiente guerra di liberazione della [[Polonia]]: in particolare, il testo esorta il generale polacco Jan Henryk Dąbrowski a volgere al più presto le armate verso la loro terra<ref name="polonia"/>. Il riferimento è vicendevole: nella quinta strofa del ''Canto degli Italiani'' si cita infatti la situazione politica della Polonia, che all'epoca era simile a quella italiana, dato che entrambi i popoli non avevano una [[Patria]] ed erano soggetti a una dominazione straniera. Questa vicendevole citazione Italia-Polonia nei rispettivi inni è unica al mondo<ref name="polonia"/>.
 
Per questi motivi, una volta conosciuta la realtà del suo regime, lo stalinismo è diventato sinonimo di terrore e oppressione. Fu appunto [[Nikita Khruščёv]], salito al potere dopo la morte del dittatore dopo essere riuscito a sbarazzarsi dell'erede putativo di Stalin, [[Lavrentij Berija]], arrestandolo con un trabocchetto, a denunciare per primo i crimini di Stalin (durante il famoso [[XX Congresso del PCUS]]), definendoli "violazioni della legalità socialista", e il suo [[culto della personalità]].
In origine era presente, nella prima versione del ''Canto degli Italiani'', un'ulteriore strofa che era dedicata alle donne italiane<ref name=marconi2/>. La strofa, eliminata dallo stesso Mameli prima del debutto ufficiale dell'inno, recitava: «Tessete o fanciulle / bandiere e coccarde / fan l'alme gagliarde / l'invito d'amor»<ref name=marconi2/><ref>{{cita|Stramacci|p. 57}}.</ref>.
 
== Critiche ==
Nella versione originaria dell'inno, il primo verso della prima strofa recitava «Evviva l'Italia»: fu cambiato in «Fratelli d'Italia» da Michele Novaro<ref name="Cita|Calabrese|p. 121">{{Cita|Calabrese|p. 121}}.</ref>. Quest'ultimo, quando ricevette il manoscritto, aggiunse anche un reboante «Sì!» alla fine del ritornello cantato dopo l'ultima strofa<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 20-21}}.</ref><ref name="Cita|Calabrese|p. 127">{{Cita|Calabrese|p. 127}}.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 183-B0628-0015-035, Nikita S. Chruchstschow.jpg|thumb|[[Nikita Chruščёv]] ]]
Alcuni giudicano il regime di Stalin, lo stalinismo politico, come una degenerazione patologica del comunismo. Lo stesso [[Partito Comunista Italiano]] assunse questa posizione. Questo non ha impedito ad alcuni dirigenti (come nel caso, tardivo, di Palmiro Togliatti) di operare dei distinguo, separando l'azione politica di Stalin dalla sua dottrina, criticando la prima ma salvando la seconda.
 
I sostenitori della visione dello stalinismo politico come degenerazione che si oppone all'epoca di Lenin portano le seguenti ragioni:
=== Il debutto ===
# lo stalinismo ha tratto teoricamente origine dal [[leninismo]] ma già [[Lenin]] aveva previsto che la gestione del partito sotto Stalin avrebbe potuto degenerare. Nelle parole di Lenin infatti ([[Testamento di Lenin ]]): "Il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza."
[[File:Inno museo di genova.jpg|thumb|La prima copia stampata dell'inno, che fu realizzata su foglio volante dalla tipografia Casamara di Genova. Venne distribuita il 10 dicembre 1847 a coloro che presero parte al corteo del quartiere genovese di Oregina. Mameli aggiunse poi a penna la quinta strofa dell'inno, inizialmente censurata dal governo sabaudo perché giudicata troppo antiaustriaca]]
# Khruščёv aveva affermato: "gli stessi membri del [[Politburo]] avevano paura di essere convocati da Stalin: non sapevano mai che cosa poteva loro capitare!". Delle 31 persone tra coloro che entrarono nei [[Politburo|Politburi]] di Lenin e Stalin ([[1919]]-[[1938]]) effettivamente solo sei sopravvissero a Stalin (Andreev, [[Kaganovich]], [[Nikita Khruščёv|Krusciov]], Mikojan, [[Vjačeslav Molotov|Molotov]], Voroscilov). Degli altri 25: 19 furono fucilati, 2 si suicidarono e solo 4 morirono di morte naturale. Questo è apparso il tipico approccio di una certa "ortodossia" abbastanza diffusa nei partiti comunisti occidentali, dopo la destalinizzazione.
 
I sostenitori della visione secondo la quale invece il regime di Stalin trae origine dalle concezioni populiste verso le quali Lenin stesso indulse, e quindi, che si trattò di una degenerazione nel senso di estremizzazione, portano invece le seguenti ragioni:
L'inno debuttò pubblicamente il 10 dicembre 1847 a Genova<ref name=marconi2>{{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/depliant/|titolo=Mameli, l'inno e il tricolore|accesso=24 novembre 2014}}</ref> quando, sul piazzale del [[Santuario di Nostra Signora di Loreto (Genova)|santuario della Nostra Signora di Loreto]] del quartiere di [[Oregina]], fu presentato alla cittadinanza in occasione di una [[Oregina#La manifestazione patriottica del 10 dicembre 1847|commemorazione della rivolta]] del quartiere genovese di [[Portoria]] contro gli occupanti [[Monarchia asburgica|asburgici]] durante la [[guerra di successione austriaca]]; nell'occasione, venne suonato dalla [[Filarmonica Sestrese C. Corradi G. Secondo|Filarmonica Sestrese]], all'epoca banda municipale di [[Sestri Ponente]], davanti a una parte di quei 30&nbsp;000 patrioti – provenienti da tutta Italia – che erano convenuti a Genova per la manifestazione<ref name="Cita|Maiorino|p. 18"/>.
# Stalin si impadronì di un partito oramai divenuto a sua volta totalmente padrone del quadro politico, senza reali riferimenti sociali, senza interlocutori né opposizione, sostituitosi ormai allo stato, dopo la distruzione di ogni opposizione politica e dei soviet, suggellata definitivamente dalla repressione della [[rivolta di Kronštadt]].
# Lo stesso Trockij non riuscì ad opporsi efficacemente alla irresistibile ascesa del tiranno perché non seppe mai liberarsi del mito del partito, all'interno del quale la sua lotta politica restò sempre confinata, e non si rivolse mai alla società civile per un malinteso spirito di disciplina (anch'esso fortemente derivato dalle idee del populismo russo). In ogni caso nella società civile, anche per responsabilità dello stesso Trockij, era stata fatta terra bruciata e non esistevano probabilmente più forze in grado di opporsi.
# La "teoria del socialismo in un solo paese", un ossimoro secondo le concezioni allora correnti del movimento operaio internazionale, dei movimenti rivoluzionari europei e perfino di quelli russi, era lo sbocco inevitabile di una "rivoluzione proletaria senza proletariato" e cioè, in ultima analisi, nella dottrina comunista, di una "non rivoluzione". A questa visione possono essere ascritti critici della prima ora dello stalinismo, quali [[Boris Souvarine]], critici di matrice socialista e in parte, salvo forse per le critiche a Trockij, di una parte del trockijsmo. È in buona sostanza se non esplicitamente condivisa, almeno sottesa all'opera di molti degli storici che si sono occupati della Russia nel [[XX secolo|Novecento]] e dell'Unione Sovietica, quali ad esempio in [[Italia]] [[Piero Melograni]], in [[Francia]] [[Hélène Carrère d'Encausse]].
 
== Vittime ==
Vi fu forse una precedente esecuzione pubblica, di cui si è persa la documentazione originale, da parte della Filarmonica [[Voltri|Voltrese]] fondata da [[Nicola Mameli]], fratello di Goffredo<ref>{{cita web|url=http://www.pjmagazine.net/mameli-accadde-oggi-10-dicembre/|titolo=Accadde Oggi: 10 dicembre|accesso=30 novembre 2014}}</ref>, il 9 novembre 1847 a Genova<ref name="Cita|Calabrese|p. 120">{{Cita|Calabrese|p. 120}}.</ref>. In questa prima esecuzione pubblica fu cantata la prima versione del ''Canto degli Italiani'', in seguito modificata in quella definitiva<ref name="Cita|Calabrese|p. 120"/>.
[[File:Berlin Steinplatz.jpg|thumb|[[Berlino]]: monumento alle vittime dello stalinismo]]
 
Ai nomi eccellenti di vittime delle [[Grandi purghe]] occorre aggiungere milioni di persone anonime le cui storie sono state raccontate da [[Aleksandr Solženicyn]] nel suo celebre "[[Arcipelago Gulag]]". Lo stesso [[Solženicyn]] in un discorso pubblico tenuto a [[New York]] il 30 giugno [[1975]], pochi mesi dopo il suo esilio affermò:
Essendo il suo autore notoriamente mazziniano, il brano venne proibito dalla polizia [[Regno di Sardegna|sabauda]] fino al marzo 1848: la sua esecuzione venne vietata anche dalla polizia austriaca, che perseguì pure la sua interpretazione canora – considerata [[Delitto politico|reato politico]] – sino alla fine della [[prima guerra mondiale]]<ref>{{Cita|Caddeo|pp. 37-38}}.</ref>.
:"''Secondo il calcolo degli specialisti, basati sulle statistiche più precise ed obiettive, nella Russia prerivoluzionaria, durante gli 80 anni precedenti alla Rivoluzione, gli anni dei movimenti rivoluzionari (quando ci furono attentati contro la stessa vita dello [[Zar]], l'assassinio di uno Zar e la [[Rivoluzione russa|rivoluzione]]), durante quegli anni furono giustiziati in media 17 persone l'anno. La famosa [[Inquisizione spagnola]], nella decade in cui la persecuzione raggiunse il culmine, fu causa della morte di una decina di persone al mese. In [[Arcipelago Gulag]] cito un libro, pubblicato dalla [[Čeka]] nel [[1920]], che rende conto orgogliosamente del lavoro rivoluzionario svolto tra il [[1918]] ed il [[1919]] scusandosi del fatto che i suoi dati erano incompleti. Nel 1918 e 1919 la Čeka assassinò, senza processo, più di mille persone al mese. Il libro fu scritto dalla stessa Čeka, prima che comprendesse come sarebbe stato visto dalla storia''".
 
:
I manoscritti [[Autografo|autografi]] giunti sino al XXI secolo sono due; il primo, quello originale legato alla prima stesura, si trova presso l'[[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano|Istituto mazziniano]] di Genova<ref name=B50>{{cita|Bassi|p. 50}}.</ref>, mentre il secondo, quello spedito da Mameli il 10 novembre 1847 a Novaro, è conservato al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano|Museo del Risorgimento di Torino]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 17"/>. Il manoscritto autografo che Novaro inviò all'editore [[Francesco Lucca]] si trova invece presso l'[[Archivio Storico Ricordi]]<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/10/12/la-decisione-di-de-gasperi-fratelli-ditalia-e-inno-nazionaleRoma17.html|titolo=La decisione di De Gasperi "Fratelli d'Italia è inno nazionale"|editore=repubblica.it|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
[[File:Genova Oregina Santuario.jpg|thumb|left|Il santuario della Nostra Signora di Loreto del quartiere genovese di Oregina davanti al quale, il 10 dicembre 1847, fece il suo debutto pubblico il ''Canto degli Italiani'']]
 
Le prime critiche al ''Canto degli Italiani'' furono rivolte da [[Giuseppe Mazzini]]<ref>{{cita web|url=http://www.scudit.net/mdmameli.htm|titolo=La strana storia dell'Inno di Mameli|accesso=12 marzo 2015}}</ref>. In particolare, il patriota genovese considerava la musica del ''Canto degli Italiani'' troppo poco [[Marziale (agogica)|marziale]]<ref name=adnkronos>{{cita web|url=http://www.adnkronos.com/intrattenimento/cultura/2014/05/10/inno-mameli-studioso-primo-arrangiamento-non-piaceva-mazzini_b4V4K2X99SHVrdCdKpHWEI.html?refresh_ce|titolo=Inno di Mameli, studioso: "Il primo arrangiamento non piaceva a Mazzini"|accesso=12 marzo 2015}}</ref>. Mazzini, che contestò anche il testo, commissionò nel 1848 un nuovo brano a Mameli, dando l'incarico a Verdi di musicarlo, il cui titolo era ''[[Suona la tromba]]''<ref name=raistoria/>. Il testo della prima strofa di questo componimento musicale recitava: «Suona la tromba / ondeggiano le insegne / gialle e nere / Fuoco! perdio / sui barbari / sulle vendute schiere / già ferve la battaglia / al Dio dei forti, osanna! / le baionette in canna / è giunta l'ora di pugnar!»<ref name=raistoria/><ref>Per ascoltare il brano musicale composto da Mameli e Verdi si veda il documentario del programma televisivo "Il tempo e la storia" (dal minuto 24:30 al minuto 25:30 circa), che è linkato in fondo alla pagina, nella sezione "[[#Collegamenti esterni|Collegamenti esterni]]"</ref><ref>{{cita web|url=http://www.archiviostorico.comune.parma.it/archivio/listPageDetail.asp?ID=98&IdVoceMenu=9|titolo=Testo completo di "Suona la tromba"|accesso=17 maggio 2015}}</ref>. Anche questo nuovo canto non ottenne però i favori di Mazzini, e quindi fu il ''Canto degli Italiani'' a diventare l'inno simbolo del Risorgimento<ref name=adnkronos/>.
 
=== Dai moti del 1848 all'impresa dei Mille ===
Quando debuttò il ''Canto degli Italiani'', mancavano pochi mesi ai [[Primavera dei popoli|moti del 1848]]. Poco prima della promulgazione dello [[Statuto Albertino]], era stata abrogata una legge coercitiva che vietava gli assembramenti formati da più di dieci persone<ref name="Cita|Maiorino|p. 18"/>. Da questo momento in poi, il ''Canto degli Italiani'' conobbe un crescente successo anche grazie alla sua orecchiabilità, che ne facilitò la diffusione tra la popolazione<ref name="Cita|Maiorino|p. 18"/>.
 
Con il passare del tempo, l'inno fu sempre più diffuso e venne cantato quasi in ogni manifestazione, diventando uno dei simboli del Risorgimento<ref name="Cita|Maiorino|p. 42">{{Cita|Maiorino|p. 42}}.</ref>. Il brano fu infatti cantato diffusamente dagli insorti in occasione delle [[cinque giornate di Milano]] (1848)<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/><ref name=B40>{{cita|Bassi|p. 40}}.</ref><ref name="Cita|Maiorino|p. 18"/>, e venne intonato frequentemente durante i festeggiamenti per la promulgazione, da parte di [[Carlo Alberto di Savoia]], dello Statuto Albertino (sempre nel 1848)<ref>{{cita web|url=http://www.museotorino.it/view/s/b1f940d89239411db6495a43f124c8ef|titolo=Concessione e promulgazione dello Statuto Albertino|accesso=30 novembre 2014}}</ref>. Anche la breve esperienza della [[Repubblica Romana (1849)]] ebbe, tra gli inni più intonati dai volontari<ref name="Caddeo|p. 38">{{cita|Caddeo|p. 38}}.</ref>, il ''Canto degli Italiani''<ref>{{cita web|url=http://www.gruppolaico.it/2011/02/14/linno-della-repubblica-romana/|titolo=L'inno della Repubblica Romana|accesso=30 novembre 2014}}</ref>, con [[Giuseppe Garibaldi]] che fu solito canticchiarlo e fischiettarlo durante la difesa di [[Roma]] e la fuga verso [[Venezia]]<ref name="Caddeo|p. 37"/>.
 
Quando il ''Canto degli Italiani'' diventò popolare, le autorità sabaude censurarono la quinta strofa<ref name=quirinale/>, estremamente dura con gli austriaci; tuttavia dopo la dichiarazione di guerra all'Austria e l'inizio della [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra d'indipendenza]] (1848-1849)<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/>, i soldati e le bande militari sabaude lo eseguivano così frequentemente che re Carlo Alberto fu costretto a ritirare ogni censura<ref name=lastampa>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2009/08/17/italia/cronache/come-nacque-linno-di-mameli-HUyiPKRNqytB60uIEisFnL/pagina.html|titolo=Come nacque l'inno di Mameli?|accesso=30 novembre 2014}}</ref>. L'inno era infatti diffusissimo, soprattutto tra le file dei volontari repubblicani<ref name="Cita|Maiorino|p. 15">{{Cita|Maiorino|p. 15}}.</ref>. Durante la prima guerra d'indipendenza, oltre al '' Canto degli Italiani'', era molto diffuso tra le truppe sabaude il canto risorgimentale ''[[Addio mia bella addio (brano musicale)|Addio mia bella addio]]''<ref name="Cita|Maiorino|p. 34">{{Cita|Maiorino|p. 34}}.</ref>.
[[File:Sei strofe.JPG|thumb|left|Pagina con le sei strofe dell'edizione 1860 stampata da [[Tito I Ricordi]]]]
 
Il ''Canto degli Italiani'' fu uno dei brani più popolari anche durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] (1859)<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/>, questa volta insieme al canto risorgimentale ''[[La bella Gigogin]]''<ref name="Cita|Maiorino|p. 34"/> e al ''[[Va, pensiero]]'' di [[Giuseppe Verdi]]<ref name=raistoria>{{cita web|url=http://www.raistoria.rai.it/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|titolo=Puntata di "Il tempo e la storia" su ''Il Canto degli Italiani''|accesso=7 maggio 2015}}</ref>. ''Fratelli d'Italia'' fu uno dei canti più intonati anche durante la [[spedizione dei Mille]] (1860), con la quale Garibaldi conquistò il [[Regno delle Due Sicilie]]<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 38">{{Cita|Maiorino|p. 38}}.</ref><ref name=B46>{{cita|Bassi|p. 46}}.</ref>; durante questa spedizione, un altro canto diffuso tra i garibaldini fu ''[[Inno di Garibaldi|L'inno di Garibaldi]]''<ref name="Cita|Maiorino|p. 39">{{Cita|Maiorino|p. 39}}.</ref>. A [[Quarto dei Mille|Quarto]] i due brani vennero spesso cantati anche da Garibaldi e dai suoi fedelissimi<ref name="Cita|Maiorino|p. 130">{{Cita|Maiorino|p. 130}}.</ref>.
 
=== Dall'unità d'Italia alla prima guerra mondiale ===
Dopo l'unità d'Italia (1861) come inno nazionale fu scelta la ''[[Marcia Reale]]''<ref name=B46/>, composta nel 1831: la decisione fu presa perché il ''Canto degli Italiani'', che aveva contenuti troppo poco conservatori ed era caratterizzato da una decisa impronta repubblicana e giacobina<ref name="Cita|Maiorino|p. 50"/><ref name="Cita|Ridolfi|p. 149"/>, non si combinava con l'epilogo del Risorgimento, di matrice monarchica<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/>. I riferimenti al credo repubblicano di Mameli – che era difatti [[Mazzinianesimo|mazziniano]] – erano però più di carattere storico che politico<ref name="Cita|Ridolfi|p. 149"/>; di contro, il ''Canto degli Italiani'' era malvisto anche dagli ambienti [[socialismo|socialisti]] e [[anarchia|anarchici]], che lo consideravano invece all'opposto, cioè troppo poco rivoluzionario<ref name="Cita|Ridolfi|p. 148">{{Cita|Ridolfi|p. 148}}.</ref>.
 
Dopo la [[Terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]], ad Unità d'Italia quasi completata, l'inizio della seconda strofa fu cambiato da "Noi siamo da secoli / calpesti, derisi" a "Noi fummo per secoli / calpesti, derisi", e nel ritornello venne ripetuta la frase "siam pronti alla morte"<ref name="Lincei 34"/><ref>Cfr. anche le immagini del testo autografo di Mameli, con quello stampato nel 1861</ref>.
[[File:Inno mameli prima guerra mondiale.jpg|thumb|upright=1.4|Manifesto propagandistico degli anni 1910 riportante lo spartito del ''Canto degli Italiani'' (qui chiamato ''Inno di Mameli'') e un testo a cinque strofe. Non è richiamata quella che è nota come quinta strofa<ref>Questa strofa è quella più esplicitamente antiaustriaca. Il manifesto, essendo databile all'inizio degli anno dieci del XX secolo, presumibilmente non ne fa cenno a causa del legame l'Italia e l'Impero austro-ungarico, che fu suggellato qualche decennio prima dalla [[Triplice alleanza (1882)|Triplice alleanza]]</ref>: in sua vece è stampato il sesto gruppo di versi, cioè la strofa introdotta successivamente e quasi mai eseguita]]
 
Nel 1862 Giuseppe Verdi, nel suo ''[[Inno delle Nazioni]]'', che fu composto per l'[[Grande esposizione di Londra (1862)|Esposizione Universale di Londra]], affidò al ''Canto degli Italiani'' (e non alla ''Marcia Reale'') la funzione di rappresentare l'Italia<ref name="quirinale"/><ref name="Cita|Calabrese|p. 114"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 49">{{Cita|Maiorino|p. 49}}.</ref>, autorevole segnale del fatto che non tutti gli italiani individuavano nella ''Marcia Reale'' l'inno che esprimeva meglio il sentimento di unità nazionale<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 49"/>. Di conseguenza, il ''Canto degli Italiani'', in questa occasione, fu suonato insieme a ''[[God Save the Queen]]'' e alla ''[[La Marsigliese|Marsigliese]]''<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 49"/>. Anche il patriota e politico [[Giuseppe Massari]], che divenne in seguito uno dei più importanti biografi di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], prediligeva, come canto rappresentativo dell'unità nazionale, il ''Canto degli Italiani''<ref name="Cita|Maiorino|p. 49"/>. L'unico inno nazionale presente nel componimento di Verdi era ''God Save the Queen'': ''La Marsigliese'', dai forti connotati repubblicani, non era ancora il canto ufficiale dello Stato francese, che all'epoca non era una repubblica bensì [[Secondo Impero francese|una monarchia retta da un imperatore]], [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]]<ref name=raistoria/>.
 
Il brano fu uno dei canti più comuni durante la terza guerra d'indipendenza (1866)<ref name="Cita|Ridolfi|p. 147"/>, e anche la [[presa di Roma]] del 20 settembre 1870 fu accompagnata da cori che lo intonavano insieme alla ''Bella Gigogin'' e alla ''Marcia Reale''<ref name=B46/><ref name="Cita|Maiorino|p. 52">{{Cita|Maiorino|p. 52}}.</ref>; nell'occasione, il ''Canto degli Italiani'' venne spesso eseguito anche dalla [[Bersaglieri#La fanfara|fanfara dei bersaglieri]]<ref name="Lincei 34">{{Cita|Lincei|p. 34}}.</ref>. Anche dopo la fine del Risorgimento il ''Canto degli Italiani'', che era insegnato nelle scuole, restò molto popolare tra gli italiani<ref name="Cita|Maiorino|p. 55">{{Cita|Maiorino|p. 55}}.</ref>, ma a esso, però, si affiancarono altri brani musicali che erano collegati alla situazione politica e sociale dell'epoca come, ad esempio, l<nowiki>'</nowiki>''[[Inno dei lavoratori]]'' oppure ''[[Addio a Lugano]]''<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 56-57}}.</ref>, che in parte oscurarono la popolarità degli inni risorgimentali (''Canto degli Italiani'' compreso), dato che avevano un significato più legato ai problemi quotidiani<ref name=raistoria/>.
[[File:Camera-deputati 21Maggio 1915 inno mameli.jpg|upright=1.4|thumb|left|Prima pagina del ''[[Corriere della Sera]]'' del 21 maggio 1915: i deputati acclamano l'assunzione dei poteri da parte del governo, per l'imminente entrata in guerra, cantando l'inno di Mameli e Novaro]]
 
''Fratelli d'Italia'', grazie ai riferimenti al patriottismo e alla lotta armata<ref name=raistoria/>, tornò ad avere successo durante la [[guerra italo-turca]] (1911-1912), dove si affiancò ad ''[[A Tripoli]]''<ref name="Cita|Maiorino|p. 58">{{Cita|Maiorino|p. 58}}.</ref>, e nelle trincee della [[prima guerra mondiale]] (1915-1918)<ref name=raistoria/>: l'[[Irredentismo italiano|irredentismo]] che la caratterizzava trovò infatti un simbolo nel ''Canto degli Italiani'', sebbene negli anni seguenti all'ultimo contesto bellico citato gli sarebbero stati preferiti, in ambito patriottico, brani musicali di maggiore stampo militare come ''[[La canzone del Piave]]'', la ''[[Canzone del Grappa]]'' o ''[[La campana di San Giusto (brano musicale)|La campana di San Giusto]]''<ref name="Cita|Ridolfi|p. 148"/>. Poco dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale, il 25 luglio 1915, [[Arturo Toscanini]] eseguì il ''Canto degli Italiani'' durante una manifestazione [[Interventismo|interventista]]<ref name="Cita|Calabrese|p. 114"/><ref>{{Cita|Maiorino|pp. 59-60}}.</ref>.
 
Nel 1916 il poeta e regista [[Nino Oxilia]] diresse il film muto ''[[L'Italia s'è desta!]]'', il cui titolo riprende la seconda strofa del ''Canto degli Italiani''. La proiezione della pellicola cinematografica veniva accompagnata da una orchestra con coro che eseguiva gli inni patriottici classici più famosi del tempo: l'<nowiki></nowiki>''Inno di Garibaldi'', il ''Canto degli Italiani'', il coro del ''[[Mosè in Egitto]]'' di [[Gioachino Rossini]] e i cori del ''[[Nabucco]]'' e dei ''[[I Lombardi alla prima crociata]]'' di Giuseppe Verdi<ref>Come riportato sulla locandina della pellicola cinematografica: {{Cita web|http://www.14-18.it/foglio/RML0225827_01|Fogli e volantini della prima guerra mondiale}}</ref>.
 
=== Durante il fascismo ===
Dopo la [[marcia su Roma]] (1922) assunsero grande importanza i canti prettamente [[fascismo|fascisti]] come ''[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]'' e l<nowiki>'</nowiki>''[[Giovinezza (inno)|Inno Trionfale del Partito Nazionale Fascista]]''<ref name="Cita|Calabrese|p. 111">{{Cita|Calabrese|p. 111}}.</ref>, i quali vennero diffusi e pubblicizzati molto capillarmente, oltreché insegnati nelle scuole, pur non essendo inni ufficiali<ref name="Cita|Maiorino|p. 63">{{Cita|Maiorino|p. 63}}.</ref>. In questo contesto le melodie non fasciste furono scoraggiate, e il ''Canto degli Italiani'' non fu un'eccezione<ref name=raistoria/>. Nel 1932 il segretario del [[Partito Nazionale Fascista]] [[Achille Starace]] decise di proibire i brani musicali che non inneggiassero a [[Benito Mussolini]] e, più in generale, quelli non legati direttamente al fascismo<ref name="Cita|Maiorino|p. 131">{{Cita|Maiorino|p. 131}}.</ref>. La direttiva di Starace recitava che:
 
{{citazione|[…] Vieto in modo assoluto che si cantino canzoni o ritornelli che non siano quelli della [[Rivoluzione fascista|Rivoluzione]] e che contengano riferimenti a chiunque non sia il DUCE […]|Achille Starace<ref name="Cita|Maiorino|p. 64">{{Cita|Maiorino|p. 64}}.</ref>}}
 
Furono così vietati i brani giudicati sovversivi, cioè quelli di stampo anarchico o socialista, come l<nowiki>'</nowiki>''Inno dei lavoratori'' o ''[[L'Internazionale]]'', e gli inni ufficiali delle nazioni straniere non simpatizzanti col fascismo, come ''La Marsigliese''<ref name="Cita|Maiorino|p. 64"/>. Dopo la firma dei [[Patti Lateranensi]] tra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e la [[Santa Sede]] (1929), furono vietati anche i brani [[Anticlericalismo|anticlericali]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 64"/>. I canti risorgimentali furono comunque tollerati<ref name="Cita|Ridolfi|p. 148"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 64"/>: al ''Canto degli Italiani'', che era vietato nelle cerimonie ufficiali, fu concessa una certa accondiscendenza solo in occasioni particolari<ref name="Cita|Maiorino|p. 64"/>.
 
Nello spirito di questa direttiva, vennero incoraggiati, ad esempio, canti come l'inno [[Germania nazista|nazista]] ''[[Horst-Wessel-Lied]]'' e il canto [[Spagna franchista|franchista]] ''[[Cara al sol]]'', trattandosi di brani musicali ufficiali di regimi affini a quello guidato da Mussolini<ref name="Cita|Maiorino|p. 64"/>. Diversamente, alcuni brani furono ridimensionati, come ''La canzone del Piave'', cantata quasi esclusivamente durante le commemorazioni dell'[[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate|anniversario della Vittoria]] ogni 4 novembre<ref name="Cita|Maiorino|p. 65">{{Cita|Maiorino|p. 65}}.</ref>.
 
=== Nella seconda guerra mondiale ===
[[File:Fratelli d italia 1944 RSI.jpg|thumb|Il ''Canto degli Italiani'' ricordato insieme al Risorgimento su un manifesto propagandistico della [[Repubblica Sociale Italiana]]|338x338px]]
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], vennero diffusi, anche via radio, brani fascisti composti da musicisti di regime: furono quindi pochissimi i canti nati spontaneamente tra la popolazione<ref name="Cita|Maiorino|p. 68">{{Cita|Maiorino|p. 68}}.</ref>. Negli anni del secondo conflitto bellico erano comuni brani come ''A primavera viene il bello'', ''Battaglioni M'', ''Vincere!'' e ''Camerata Richard'', mentre, tra i canti nati spontaneamente, il più famoso fu ''[[Sul ponte di Perati]]''<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 68-69}}.</ref>.
 
Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre 1943]], il governo italiano adottò provvisoriamente come inno nazionale, in sostituzione della ''Marcia Reale'', ''La canzone del Piave''<ref name="Cita|Ridolfi|p. 148"/><ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/22/ministro_lodo_campano_Giovanni_Gaeta_co_8_080722021.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/*/http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/22/ministro_lodo_campano_Giovanni_Gaeta_co_8_080722021.shtml|titolo=E il ministro lodò il campano Giovanni Gaeta|editore=corriere.it|accesso=1º ottobre 2009}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.ilpiave.it/modules.php?name=News&file=article&sid=3156|titolo=La ''Leggenda del Piave'' inno d'Italia dal 1943 al 1946|accesso=30 novembre 2014}}</ref>: la monarchia italiana era infatti stata messa in discussione per aver consentito l'instaurarsi della dittatura fascista<ref name="Cita|Ridolfi|p. 148"/>; richiamando la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, poteva infondere coraggio e speranza alle truppe del [[Regio Esercito]] che combattevano i repubblichini e i tedeschi<ref name="Cita|Maiorino|p. 70">{{Cita|Maiorino|p. 70}}.</ref>.
 
In questo contesto, ''Fratelli d'Italia'', insieme agli altri canti risorgimentali e alle canzoni partigiane, tornò a riecheggiare nell'Italia meridionale liberata dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] e nelle zone controllate dai partigiani a nord del fronte di guerra<ref name="Cita|Maiorino|p. 69"/>. Il ''Canto degli Italiani'', in particolare, ebbe un buon successo negli ambienti [[antifascismo|antifascisti]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 65"/>, dove si affiancò alle canzoni partigiane ''[[Fischia il vento]]'' e ''[[Bella ciao]]''<ref name="Cita|Ridolfi|p. 148"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 69">{{Cita|Maiorino|p. 69}}.</ref>. Alcuni studiosi reputano che il successo del brano negli ambienti antifascisti sia stato poi determinante per la sua scelta a inno provvisorio della Repubblica Italiana<ref name="Cita|Calabrese|p. 114"/>.
 
Spesso il ''Canto degli Italiani'' viene erroneamente indicato come l'inno nazionale della [[Repubblica Sociale Italiana]] di Benito Mussolini. Tuttavia è documentata la mancanza di un inno nazionale ufficiale della Repubblica di Mussolini: nelle cerimonie veniva infatti eseguito il ''Canto degli Italiani'' oppure ''Giovinezza''<ref>{{cita web|url=http://www.archiviostorico.info/Rubriche/Librieriviste/recensioni4/IcantidiSalo.htm|titolo="I canti di Salò" di Giacomo De Marzi|accesso=30 novembre 2014}}</ref>. Il ''Canto degli Italiani'' e – più in generale – le tematiche risorgimentali furono utilizzate dalla Repubblica di Mussolini, con un cambio di rotta rispetto al passato, per soli fini propagandistici<ref>{{cita web|url=http://www.ilportaledelsud.org/inno_mameli.htm#_ftn16|titolo=Fratelli d'Italia|autore=Fara Misuraca|autore2=Alfonso Grasso|accesso= 29 marzo 2015}}</ref>.
 
=== Dalla fine della guerra alla sua adozione a inno nazionale provvisorio ===
Nel 1945, a guerra terminata, Arturo Toscanini diresse a [[Londra]] l'esecuzione dell<nowiki>'</nowiki>''Inno delle Nazioni'' composto da Verdi nel 1862 e comprendente anche il ''Canto degli Italiani''<ref name=quirinale/><ref name=B46/>; come inno nazionale provvisorio, anche dopo la [[Nascita della Repubblica Italiana]], fu però temporaneamente confermata ''La canzone del Piave''<ref name="Cita|Calabrese|p. 112">{{Cita|Calabrese|p. 112}}.</ref>.
 
Per la scelta dell'inno nazionale si aprì un dibattito che individuò, tra le opzioni possibili: il ''Va, pensiero'' dal ''[[Nabucco]]'' di Verdi, la stesura di un brano musicale completamente nuovo, il ''Canto degli italiani'', l<nowiki>'</nowiki>''Inno di Garibaldi'' e la conferma della ''Canzone del Piave''<ref name="Cita|Calabrese|p. 112"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 72">{{Cita|Maiorino|p. 72}}.</ref>. La classe politica dell'epoca approvò poi la proposta del ministro della Guerra [[Cipriano Facchinetti]], che prevedeva l'adozione del ''Canto degli italiani'' come inno provvisorio dello Stato<ref name="Cita|Maiorino|p. 72"/>.
[[File:Ciprianofacchinetti.jpg|thumb|upright=0.8|left|Cipriano Facchinetti]]
 
''La canzone del Piave'' ebbe quindi la funzione di inno nazionale della Repubblica Italiana fino al [[Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Consiglio dei Ministri]] del 12 ottobre 1946, quando Cipriano Facchinetti (di credo politico [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]]), comunicò ufficialmente che durante il giuramento delle Forze Armate del 4 novembre, quale inno provvisorio, si sarebbe adottato il ''Canto degli Italiani''<ref name=B47>{{cita|Bassi|p. 47}}.</ref><ref name="Cita|Calabrese|p. 110">{{Cita|Calabrese|p. 110}}.</ref>. Il comunicato stampa recitava che:
 
{{citazione|[…] Su proposta del Ministro della Guerra si è stabilito che il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v. e che, provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l<nowiki>'</nowiki>''inno di Mameli'' […]|Cipriano Facchinetti<ref name="governo">{{cita web|url=http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html|titolo=Inno nazionale|editore=governo.it|accesso=9 novembre 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150207075235/http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html|dataarchivio=7 febbraio 2015}}</ref>}}
 
Facchinetti dichiarò, altresì, che si sarebbe proposto uno schema di decreto che avrebbe confermato il ''Canto degli Italiani'' inno nazionale provvisorio della neonata Repubblica, intenzione che, però, non ebbe seguito<ref name="Cita|Calabrese|p. 110"/><ref name="marconi">{{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/Marconi/mameli.html|titolo=L'inno di Mameli: Un po' di storia|accesso=9 novembre 2014}}</ref>. Il consenso sulla scelta del ''Canto degli Italiani'' non fu unanime: dalle colonne de ''[[l'Unità]]'', cioè dal quotidiano del [[Partito Comunista Italiano]], fu proposto, come brano musicale nazionale, l<nowiki>'</nowiki>''Inno di Garibaldi''<ref name="Cita|Calabrese|p. 110"/>. La [[Sinistra (politica)|sinistra]] italiana considerava infatti, quale figura di spicco rappresentativa del Risorgimento, Garibaldi e non Mazzini, che era reputato di secondo piano rispetto all'eroe dei due mondi<ref name="Cita|Calabrese|p. 110"/>.
 
Facchinetti propose di ufficializzare il ''Canto degli Italiani'' nella [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]], in preparazione proprio in quel momento, ma senza esito<ref name="Cita|Maiorino|p. 72"/>. La Costituzione, entrata in vigore nel 1948, sancì infatti, nell'articolo 12, l'uso del [[Bandiera d'Italia|Tricolore]] come bandiera nazionale, ma non stabilì quale sarebbe stato l'inno, e nemmeno il simbolo della Repubblica, che fu poi adottato con decreto legislativo datato 5 maggio 1948<ref name=emblema>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/emblema/emblema.htm|titolo=I simboli della Repubblica – L'emblema|accesso=2 dicembre 2014}}</ref>. L'emblema fu scelto dopo due concorsi a cui parteciparono, complessivamente, 800 loghi realizzati da 500 artisti<ref name=emblema/>; risultò poi vincitore [[Paolo Paschetto]] col suo noto ''[[Emblema della Repubblica Italiana|Stellone]]''<ref name=emblema/>. Tuttavia, l'approvazione definitiva della Costituzione, avvenuta il 22 dicembre 1947 ad opera dell'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]], fu salutata dal pubblico che assisteva alla seduta dalle tribune (e in seguito anche dai padri costituenti), con una spontanea esecuzione del ''Canto degli Italiani''<ref>{{Cita|Lincei|p. 35}}.</ref>. Un disegno di legge costituzionale preparato nell'immediato dopoguerra il cui obiettivo finale era l'inserimento, nell'articolo 12, del comma "L'inno della Repubblica è ''Fratelli d'Italia''" non ebbe seguito, come pure l'ipotesi di un [[Decreto del presidente della Repubblica|decreto presidenziale]] che emanasse un'apposita disciplinare<ref name="Lincei 34"/>.
 
In alcuni eventi istituzionali organizzati all'estero poco dopo la proclamazione della Repubblica, a causa della mancata ufficializzazione del ''Canto degli Italiani'', i corpi musicali delle nazioni ospitanti suonarono per errore, tra l'imbarazzo delle autorità italiane, la ''Marcia Reale''<ref name="Cita|Calabrese|p. 110"/>. In un'occasione, in uno Stato africano, la banda nazionale del Paese ospitante eseguì invece, in luogo dell'inno nazionale italiano, ''[['O sole mio]]''<ref name=raistoria/>.
 
Il ''Canto degli Italiani'' ha poi avuto un grande successo tra gli [[Emigrazione italiana|emigranti italiani]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 125">{{Cita|Maiorino|p. 125}}.</ref>: spartiti di ''Fratelli d'Italia'' si possono infatti trovare, insieme al Tricolore, in molti negozi delle varie ''[[Little Italy]]'' sparse nel [[Paesi anglosassoni|mondo anglosassone]]. L'inno nazionale italiano è spesso suonato in occasioni più o meno ufficiali in [[America del Nord|Nord]] e [[America Meridionale|Sud America]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 125"/>: in particolare, è stato la "colonna sonora" delle raccolte fondi destinate alla popolazione italiana uscita devastata dal conflitto, che furono organizzate nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]] nelle Americhe<ref name="Cita|Maiorino|p. 126">{{Cita|Maiorino|p. 126}}.</ref>.
 
=== Dal secondo dopoguerra alla riscoperta ===
[[File:1923-Nabucco.jpg|thumb|upright|Copertina del libretto ''Nabucco'' (Ricordi, 1923), in cui è contenuto il [[Coro (opera)|coro]] del ''Va, pensiero'']]
 
Dopo il raggiungimento dello status di inno nazionale provvisorio, il ''Canto degli Italiani'' iniziò ad essere oggetto di critiche, tant'è che a più riprese si parlò della sua sostituzione. Negli anni 1950 fu deciso di effettuare un sondaggio radiofonico per stabilire quale brano musicale avrebbe dovuto sostituire il ''Canto degli Italiani'' come inno nazionale italiano<ref name="Cita|Maiorino|p. 124">{{Cita|Maiorino|p. 124}}.</ref>: in questa inchiesta, che comunque non decretò il cambio ufficiale dell'inno per via del poco successo ottenuto, vinse il ''Va, pensiero'' di Verdi<ref name="Cita|Maiorino|p. 124"/>. Poco dopo il sondaggio citato, fu bandito un concorso pubblico per la stesura di un brano completamente nuovo che avrebbe dovuto sostituire il ''Canto degli Italiani'': l'intenzione era quella di avere un inno più moderno e di maggiore caratura culturale<ref name="Cita|Maiorino|p. 123">{{Cita|Maiorino|p. 123}}.</ref>, ma questo bando non ebbe seguito a causa della scarsa qualità delle composizioni musicali pervenute<ref name="Cita|Maiorino|p. 124"/>. Nel 1960 la [[Rai]], in un programma televisivo, lanciò un sondaggio per scegliere il brano musicale che avrebbe dovuto sostituire il ''Canto degli Italiani'' come inno nazionale italiano; le opzioni presentate furono però tutte bocciate dal pubblico<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 131-132}}.</ref>.
 
Le critiche continuarono anche nei decenni seguenti; a partire dal [[Sessantotto]], il ''Canto degli Italiani'' fu progressivamente oggetto di disinteresse collettivo e – molto spesso – di una vera e propria avversione<ref name=raistoria/>. Dati i suoi richiami alla lotta armata e alla [[Patria]], ''Fratelli d'Italia'' era visto come un brano musicale arcaico e dalle marcate caratteristiche di [[Destra (politica)|destra]]<ref name=raistoria/>. Tra gli esponenti politici che proposero, negli anni, la sostituzione del ''Canto degli Italiani'' ci furono [[Bettino Craxi]], [[Umberto Bossi]]<ref>In questo caso per motivi [[Indipendentismo padano|secessionistici]].</ref> e [[Rocco Buttiglione]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2010/06/13/AMUKAQmD-mameli_duello_eterno.shtml|titolo=Mameli o Verdi? L'eterno duello per l'inno|accesso=13 marzo 2015}}</ref>. Tra i musicisti che chiesero un nuovo inno nazionale ci fu invece [[Luciano Berio]]<ref name="Cita|Calabrese|p. 114">{{Cita|Calabrese|p. 114}}.</ref>. [[Michele Serra]] suggerì la revisione del testo in italiano moderno<ref name="Cita|Calabrese|p. 114"/>, mentre [[Antonio Spinosa]] giudicò il ''Canto degli Italiani'' troppo [[Maschilismo|maschilista]]<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2009/08/17/italia/cronache/come-nacque-linno-di-mameli-HUyiPKRNqytB60uIEisFnL/pagina.html|titolo=Come nacque l'inno di Mameli? Ascesa e declino di «Fratelli d'Italia», tra critiche e tentativi di rivalutazione|accesso=9 giugno 2015}}</ref>.
[[File:Ciampi ritratto.jpg|thumb|upright|left|Carlo Azeglio Ciampi]]
 
Fu l'ex Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]], all'inizio del XXI secolo, a iniziare un'opera di valorizzazione e di rilancio del ''Canto degli Italiani'' come uno dei simboli dell'identità nazionale<ref name="Cita|Ridolfi|p. 153"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 12">{{Cita|Maiorino|p. 12}}.</ref>. In riferimento al ''Canto degli Italiani'', Ciampi dichiarò che:
 
{{citazione|[…] È un inno che, quando lo ascolti sull'attenti, ti fa vibrare dentro; è un canto di libertà di un popolo che, unito, risorge dopo secoli di divisioni, di umiliazioni […]|Carlo Azeglio Ciampi<ref name="Cita|Maiorino|p. 12"/>}}
 
Per ovviare alle critiche, l'allora Presidente della Repubblica affidò spesso le esecuzioni dell'inno, nelle occasioni ufficiali, ad alcuni importanti direttori d'orchestra come [[Zubin Mehta]], [[Giuseppe Sinopoli]], [[Claudio Abbado]] e [[Salvatore Accardo]]<ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/innorin/ajello/ajello.html|titolo=Una nuova giovinezza
per l'inno di Mameli|editore=repubblica.it|accesso=20 gennaio 2015}}</ref>.
 
Ciampi ripristinò anche il giorno festivo per la [[Festa della Repubblica Italiana|Festa della Repubblica]] del 2 giugno e la relativa parata militare in via dei [[Fori Imperiali]] a Roma<ref name="Cita|Maiorino|p. 9">{{Cita|Maiorino|p. 9}}.</ref>, operando una più generale azione di valorizzazione dei [[simboli patri italiani]]<ref name=raistoria/>. L'iniziativa di Ciampi è stata ripresa e continuata anche dal suo successore, [[Giorgio Napolitano]], con particolare risalto durante le celebrazioni del 150° [[anniversario dell'Unità d'Italia]]<ref name=raistoria/>.
 
L'azione di Ciampi iniziò dopo il suo clamoroso gesto di protesta nei confronti di [[Riccardo Muti]] alla prima della [[Stagioni liriche del Teatro alla Scala|stagione scaligera del 1999-2000]]. Ciampi rifiutò infatti la rituale visita di congratulazioni al direttore d'orchestra nel suo camerino, in quanto Muti non aveva aperto la serata, come era d'uso, suonando il ''Canto degli Italiani'', da lui ritenuto inadeguato a introdurre il [[Fidelio]] di [[Ludwig van Beethoven]]<ref name="Cita|Calabrese|p. 115">{{Cita|Calabrese|p. 115}}.</ref>. D'altra parte, lo stesso Muti ha difeso ''Il Canto degli Italiani'', apprezzando l'invito all'azione con l'obiettivo di affrancarsi dal dominio straniero che l'inno rivolge al popolo italiano<ref name="Cita|Calabrese|p. 114"/> rispetto al dolore comunicato dal pur melodicamente superiore ''Va, pensiero'' – il candidato più frequente alla sua sostituzione<ref name="Cita|Ridolfi|p. 153">{{Cita|Ridolfi|p. 153}}.</ref> – e ritenendo pertanto ''Fratelli d'Italia'', con il suo carico di significati rinvigorenti lo spirito patriottico, più adatto ad essere suonato nelle occasioni ufficiali<ref name="Cita|Calabrese|p. 114"/>. Altri musicisti, come il compositore [[Roman Vlad]], già sovrintendente del [[Teatro alla Scala]] di [[Milano]], considerano la musica tutt'altro che brutta e non inferiore a quella di molti altri inni nazionali<ref name="Cita|Maiorino|p. 120">{{Cita|Maiorino|p. 120}}.</ref>.
 
In occasione dei festeggiamenti del 2 giugno 2002, ne è stata presentata una versione [[Filologia|filologicamente]] corretta nella melodia della partitura, opera di Maurizio Benedetti e Michele D'Andrea, che ha ripreso i segni d'espressione presenti nel manoscritto di Novaro<ref name="Cita|Calabrese|p. 129-131">{{Cita|Calabrese|pp. 129-131}}.</ref>.
 
== Il testo ==
<!-- NON INSERIRE nella pagina il testo integrale dell'inno, è GIÀ PRESENTE su Wikisource e Wikibooks, vedi paragrafo ALTRI PROGETTI -->
{{vedi anche|s:Canto_nazionale}}
=== Il ritornello ===
{{citazione|Stringiamci a coorte,<br />siam pronti alla morte.<br />Siam pronti alla morte,<br />l'Italia chiamò|Ritornello de ''Il Canto degli Italiani''}}
[[File:Roman signum 2.jpg|upright=0.8|thumb|Ricostruzione moderna di un'insegna di una [[centuria]], dove era indicato il numero della stessa all'interno della coorte]]
 
Nel ''Canto degli Italiani'' è presente un forte richiamo alla [[Storia romana|storia dell'antica Roma]] poiché nelle scuole dell'epoca questo periodo storico era studiato con attenzione<ref name="Cita|Maiorino|p. 133">{{Cita|Maiorino|p. 133}}.</ref>; in particolare, la preparazione culturale di Mameli aveva forti connotati classici<ref name=quirinale/>.
 
Nel [[ritornello]] è citata la [[coorte]], un'unità militare dell'[[esercito romano]] corrispondente alla decima parte della [[Legione romana|legione]]<ref name=governo/>. Con «{{sic|Stringiamci a coorte}}, siam pronti alla morte, l'Italia chiamò» si allude alla chiamata alle armi del popolo italiano con l'obiettivo di cacciare il dominatore straniero dal suolo nazionale e di unificare il Paese, all'epoca ancora diviso in sette [[Antichi Stati italiani|Stati preunitari]]<ref name=quirinale/>. "Stringersi a coorte" significa infatti serrare [[Metafora|metaforicamente]] le file tenendosi pronti a combattere<ref name="Cita|D'Altan|p. 22">{{Cita|D'Altan|p. 22}}.</ref>. La storia romana repubblicana è poi ripresa anche nella prima strofa del componimento. Nel ritornello è presente, per questioni di [[metrica]], il termine [[Sincope (musica)|sincopato]] "{{sic|stringiamci}}" (senza la lettera "o") in luogo di "stringiamoci"<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/18/versione_corretta_co_0_9901183611.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/*/http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/18/versione_corretta_co_0_9901183611.shtml|titolo=La versione corretta |editore=corriere.it|accesso=23 novembre 2014}}</ref>.
 
Il reboante «Sì!» aggiunto da Novaro al ritornello cantato dopo l'ultima strofa allude invece al giuramento, da parte del popolo italiano, di battersi fino alla morte pur di ottenere la liberazione del suolo nazionale dallo straniero e l'unificazione del Paese<ref name=raistoria/>.
 
=== La prima strofa ===
{{citazione|Fratelli d'Italia<br />L'Italia s'è desta<br />Dell'elmo di Scipio<br />S'è cinta la testa<br />Dov'è la Vittoria?!<br />Le porga la chioma<br />Ché schiava di Roma<br />Iddio la creò.|Prima strofa de ''Il Canto degli Italiani''}}
[[File:Scipione africano, dataz incerta.JPG|thumb|upright|left|Publio Cornelio Scipione, soprannominato "Scipione l'Africano" dopo la battaglia di Zama. Nel ''Canto degli Italiani'' è chiamato col nome latino di ''Scipio'']]
 
Nel primo verso della prima strofa è contenuto un richiamo al fatto che gli italiani appartengono a un unico popolo e che sono, quindi, «Fratelli d'Italia»<ref name=marconi/>. Dal primo verso originò poi uno dei nomi con cui è conosciuto il ''Canto degli Italiani''<ref name="Cita|Maiorino|p. 61">{{Cita|Maiorino|p. 61}}.</ref>. L'esortazione agli italiani, intesi come "fratelli", a combattere per il proprio Paese si ritrova nel primo verso di molte poesie patriottiche risorgimentali: «Su, figli d'Italia! su, in armi! coraggio!» è infatti l'inizio di ''All'armi! all'armi!'' di [[Giovanni Berchet]]<ref>{{Cita|Caddeo|p. 7}}.</ref>, mentre «Fratelli, all'armi, all'armi!» è il primo verso di ''All'armi!'' di [[Gabriele Rossetti]]<ref>{{Cita|Caddeo|p. 13}}.</ref>; «Fratelli, sorgete» è invece l'inizio dell'omonimo coro di [[Giuseppe Giusti]]<ref>{{Cita|Caddeo|p. 17}}.</ref>. Un canto popolare toscano, attribuito a [[Francesco Domenico Guerrazzi]] e inneggiante a [[papa Pio IX]], aveva invece come primo verso «Su, fratelli! D'un Uom la parola»<ref>{{Cita|Caddeo|p. 23}}.</ref>.
 
Nella prima strofa viene anche citato il politico e militare romano [[Publio Cornelio Scipione]] (chiamato, nell'inno, col nome [[lingua latina|latino]] di ''Scipio'') il quale, sconfiggendo il generale cartaginese [[Annibale]] nella [[battaglia di Zama]] (18 ottobre 202 a.C.)<ref name=quirinale/>, concluse la [[seconda guerra punica]] liberando la penisola italiana dall'[[esercito cartaginese]]. Dopo questa battaglia Scipione fu soprannominato "Scipione l'Africano". Secondo Mameli, l'elmo di Scipione è ora indossato metaforicamente dall'Italia («Dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa») pronta a combattere («L'Italia s'è desta», cioè "si è svegliata") per liberarsi dal giogo straniero ed essere di nuovo unita<ref name=quirinale/>. L'esaltazione retorica della figura di Scipione sarà ripresa durante il fascismo con la produzione cinematografica ''[[Scipione l'Africano (film)|Scipione l'Africano]]'', uno dei colossal storici del tempo. L'affermazione «l'Italia s'è desta» era già inserita nell'inno nazionale della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Partenopea]] del 1799, che venne musicato da [[Domenico Cimarosa]] prendendo spunto dagli scritti di [[Luigi Rossi]]: «Bella Italia, ormai ti desta / Italiani all'armi, all'armi: / Altra sorte ormai non resta / Che di vincer, o morir»<ref name="Cita|Calabrese|p. 122"/>.
[[File:Fratelli d'Italia elmo di scipio 1915.pdf|thumb|1915: copertina di un albo di brani musicali patriottici: la [[personificazione]] dell'Italia, indossante l'elmo di ''Scipio'' e sventolante il [[Bandiera d'Italia|Tricolore]], guida i [[bersaglieri]] raccolti attorno ad essa]]
 
Sempre nella prima strofa, si fa accenno anche alla [[Vittoria (divinità)|dea Vittoria]] (con la [[domanda retorica]] «Dov'è la Vittoria?»), che per lungo tempo è stata strettamente legata all'antica Roma («Ché schiava di Roma») per disegno di Dio («Iddio la creò»), ma che ora si consacra alla nuova Italia porgendole i capelli per farseli tagliare («Le porga la chioma») diventandone così "schiava"<ref name=quirinale/>. Questi versi fanno riferimento all'abitudine delle [[Schiavitù nell'antica Roma|schiave dell'antica Roma]] di portare i capelli corti<ref name="Cita|D'Altan|p. 22"/>: le donne romane libere, invece, li portavano lunghi<ref name="Cita|D'Altan|p. 22"/>. Per quanto riguarda "schiava di Roma", il senso è che l'antica Roma fece, con le sue conquiste, la dea Vittoria "sua schiava"<ref name=marconi/>. Ora, però, secondo Mameli, la dea Vittoria è pronta a "essere schiava" della nuova Italia nella serie di guerre che sono necessarie per cacciare lo straniero dal suolo nazionale e per unificare il Paese<ref name=quirinale/>.
 
Con questi versi Mameli, con una tematica cara al Risorgimento, allude quindi al risveglio dell'Italia da un torpore durato secoli, rinascita che è ispirata dalle glorie della Roma antica<ref name="Cita|Calabrese|p. 121"/>.
 
=== La seconda strofa ===
{{citazione|Noi siamo da secoli<br />Calpesti, derisi<br />Perché non siam Popolo<br />Perché siam divisi<br />Raccolgaci un'Unica<br />Bandiera una Speme<br />Di fonderci insieme<br />Già l'ora suonò|Seconda strofa de ''Il Canto degli Italiani''}}
 
All'interno della seconda strofa si fa invece riferimento ad un desiderio: la speranza (chiamata, nell'inno, la "speme") che l'Italia, ancora divisa negli stati preunitari e quindi da secoli spesso trattata come terra di conquista («Noi siamo da secoli / calpesti, derisi, / perché non siam popolo, / perché siam divisi»), si raccolga finalmente sotto un'[[Bandiera d'Italia|unica bandiera]] fondendosi in una sola nazione («Raccolgaci un'unica / Bandiera, una speme: / di fonderci insieme, / già l'ora suonò»)<ref name=quirinale/>.
 
Mameli, nella seconda strofa, sottolinea quindi il motivo della debolezza dell'Italia: le divisioni politiche<ref name="Cita|Calabrese|p. 121"/>.
 
=== La terza strofa ===
{{citazione|Uniamoci, amiamoci<br />L'unione e l'amore<br />Rivelano ai Popoli<br />Le vie del Signore<br />Giuriamo far Libero<br />Il suolo natio<br />Uniti, per Dio,<br />Chi vincer ci può!?|Terza strofa de ''Il Canto degli Italiani''}}
 
La terza strofa incita alla ricerca dell'unità nazionale con l'aiuto della [[Provvidenza]] e grazie alla partecipazione dell'intero popolo italiano finalmente unito in un intento comune («Uniamoci, amiamoci, / l'Unione, e l'amore, / rivelano ai Popoli / le vie del Signore; / Giuriamo far libero, / il suolo natìo: / Uniti per Dio, / chi vincer ci può?»). L'espressione "per Dio" è un [[Lingua italiana#Francesismi|francesismo]] ([[Lingua francese|fr.]] "''par Dieu''"): Mameli intende "da Dio", "da parte di Dio", ovvero con l'aiuto della Provvidenza<ref name=quirinale/>.
 
Questi versi riprendono l'idea [[Mazzinianesimo|mazziniana]] di un popolo unito e coeso che combatte per la propria libertà seguendo il desiderio di [[Dio (cristianesimo)|Dio]]<ref name="Cita|Calabrese|p. 121"/>. Infatti i motti della [[Giovine Italia]] erano proprio «Unione, forza e libertà» e «Dio e popolo»<ref name=quirinale/><ref>{{cita web|url=http://www.partecipiamo.it/cultura/mazzini/giuseppe.htm|titolo=Giuseppe Mazzini|accesso=24 novembre 2014}}</ref><ref name="Cita|Ridolfi|p. 146">{{Cita|Ridolfi|p. 146}}.</ref>. In questi versi è anche riconoscibile l'impronta [[Romanticismo|romantica]] del contesto storico dell'epoca<ref name=raistoria/>.
 
=== La quarta strofa ===
{{citazione|Dall'Alpi a Sicilia<br />Dovunque è Legnano,<br />Ogn'uom di Ferruccio<br />Ha il core, ha la mano,<br />I bimbi d'Italia<br />Si chiaman Balilla<br />Il suon d'ogni squilla<br />I Vespri suonò|Quarta strofa de ''Il Canto degli Italiani''}}
 
[[File:Battle of Legnano.png|thumb|left|La battaglia di Legnano in un dipinto di [[Massimo d'Azeglio]]]]
 
Nella quarta strofa sono inseriti riferimenti ad avvenimenti importanti legati alla secolare lotta degli italiani contro il dominatore straniero<ref name="Cita|Maiorino|p. 134">{{Cita|Maiorino|p. 134}}.</ref>: citando questi esempi, Mameli vuole infondere coraggio al popolo italiano spingendolo a cercare la rivincita<ref name=treccani>{{cita web|url=http://www.treccani.it/scuola/tesine/risorgimento_in_versi/carnero_mameli.html|titolo=Fratelli d'italia: attualità dell'inno nazionale|accesso=1º dicembre 2014}}</ref>. La quarta strofa inizia con un riferimento alla [[battaglia di Legnano]] («Dall'Alpi a Sicilia / dovunque è Legnano»), combattuta il 29 maggio 1176 nei pressi della città omonima, che vide la [[Lega Lombarda]] vittoriosa sull'esercito imperiale di [[Federico Barbarossa]]. La battaglia di Legnano pose fine al tentativo di egemonizzazione dell'[[Italia Settentrionale]] da parte dell'imperatore tedesco<ref name=studiamedievalis>{{cita web|url=http://studiamedievalis.wordpress.com/2013/12/30/federico-i-e-i-comuni/|titolo=Federico I e i comuni|accesso=2 ottobre 2014}}</ref>. [[Legnano]], grazie alla storica battaglia, è l'unica città, oltre a [[Roma]], a essere citata nell'inno nazionale italiano<ref name=quirinale/>.
[[File:Francesco Hayez 023.jpg|thumb|I Vespri siciliani in una tela di [[Francesco Hayez]]]]
 
Nella stessa strofa è citato anche "Ferruccio" («Ogn'uom di Ferruccio / ha il core, ha la mano»)<ref name=quirinale/>, ovvero [[Francesco Ferrucci]] (noto anche come "Francesco Ferruccio"<ref>{{Cita libro|autore=[[Francesco Domenico Guerrazzi]]|titolo=Vita di Francesco Ferruccio|editore=M. Guigoni|città=Milano|anno=1865|url=http://books.google.it/books?id=qI4HAAAAQAAJ&dq=%22francesco%20ferruccio%22&pg=PP3#v=onepage&q&f=false}}</ref>), l'eroico condottiero al servizio della [[Repubblica fiorentina|Repubblica di Firenze]] che fu sconfitto<ref>{{Cita libro|titolo=Dizionario Enciclopedico Italiano|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani|anno=1970|volume=V|p=247}}</ref><ref>{{Treccani|fabrizio-maramaldo_(Dizionario-Biografico)|MARAMALDO, Fabrizio|accesso=18 novembre 2014}}</ref> nella [[battaglia di Gavinana]] (3 agosto 1530) dall'imperatore [[Carlo V d'Asburgo]] durante l'[[assedio di Firenze|assedio della città toscana]]. Ferrucci – prigioniero, ferito e inerme – venne poi giustiziato da [[Fabrizio Maramaldo]], un [[soldato di ventura]] italiano che combatteva per l'imperatore<ref name=quirinale/>. Prima di morire, Ferrucci rivolse con disprezzo a Maramaldo le celebri parole: «Vile, tu uccidi un uomo morto!»<ref name=quirinale/>. In seguito il [[sostantivo]] "maramaldo" verrà associato a termini quali "vile", "traditore" e "fellone".
 
Nella quarta strofa si fa anche cenno a [[Giovan Battista Perasso|Balilla]] («I bimbi d'Italia / si chiaman Balilla»)<ref name=quirinale/>, il giovane da cui originò, il 5 dicembre 1746, con il lancio di una pietra a un ufficiale, la rivolta popolare del quartiere genovese di [[Portoria]] contro gli occupanti [[Monarchia asburgica|asburgici]] durante la [[guerra di successione austriaca]]. Questa rivolta portò poi alla liberazione della città ligure. Furono questi versi di Mameli, probabilmente, a ispirare il nome dell'[[Opera nazionale balilla]], ossia dell'ente istituito dal fascismo che inquadrava, tra i propri ranghi, i giovani italiani dai 6 ai 18 anni<ref name="Cita|Maiorino|p. 84"/>.
 
Nella stessa strofa si accenna anche ai [[Vespri siciliani]] («Il suon d'ogni squilla / i Vespri suonò»)<ref name=quirinale/>, l'insurrezione avvenuta a [[Palermo]] nel 1282 che diede avvio a una serie di scontri chiamati "[[guerre del Vespro]]". Queste guerre portarono poi alla cacciata degli [[angioini]] dalla [[Sicilia]]. Per "ogni squilla" Mameli intende dire "ogni campana", facendo riferimento agli squilli di campane avvenuti il 30 marzo 1282 a Palermo, con i quali il popolo fu chiamato alla rivolta contro gli angioini dando così inizio ai Vespri siciliani<ref name=quirinale/>. Le campane che chiamarono il popolo all'insurrezione furono quelle del [[Vespri|vespro]], ossia quelle della preghiera del tramonto, da cui deriva il nome della rivolta<ref name="Cita|D'Altan|p. 23">{{Cita|D'Altan|p. 23}}.</ref>.
 
=== La quinta strofa ===
{{citazione|Son giunchi che piegano<br />Le spade vendute<br />Già l'Aquila d'Austria<br />Le penne ha perdute<br />Il sangue d'Italia<br />Il sangue Polacco<br />Bevé col cosacco<br />Ma il cor le bruciò|Quinta strofa de ''Il Canto degli Italiani''}}
 
[[File:Meneghino cinque giornate.jpg|thumb|upright|Stampa risorgimentale satirica dopo le [[cinque giornate di Milano]]: [[Meneghino]] uccide l'aquila bicipite austriaca esclamando: "Hai finito di beccarmi, regina del pollaio"]]
 
La quinta strofa è invece dedicata all'Impero austriaco in decadenza. Nel testo si fa infatti riferimento alle truppe [[Mercenario|mercenarie]] asburgiche («Le spade vendute»), di cui la monarchia asburgica faceva ampio uso<ref name="Cita|Maiorino|p. 135">{{Cita|Maiorino|p. 135}}.</ref>. Esse – secondo Mameli – sono "deboli come [[Juncus|giunchi]]" («Son giunchi che piegano») dato che, combattendo solo per denaro, non sono valorose come i soldati e i patrioti che si sacrificano per la propria nazione<ref name=quirinale/><ref name="Cita|D'Altan|p. 23"/>. La presenza di queste truppe mercenarie, per Mameli, ha indebolito l'Impero austriaco<ref name="Cita|D'Altan|p. 23"/>.
 
Nella strofa si fa anche accenno all'[[Impero russo]] (nell'inno chiamato «il [[Cosacchi|cosacco]]») che partecipò, insieme all'Impero austriaco e al [[Regno di Prussia]], alla fine del Settecento, alla [[Spartizioni della Polonia|spartizione della Polonia]]<ref name=quirinale/><ref name=treccani/>. È quindi presente un richiamo a un altro popolo oppresso dagli austriaci, quello [[Polacchi|polacco]], che tra il febbraio e il marzo del 1846 fu oggetto di una violenta repressione ad opera dell'Austria e della Russia<ref name=quirinale/><ref name=treccani/>.
 
Con i versi «Già l'Aquila d'Austria / le penne ha perdute. / Il sangue d'Italia, / il sangue Polacco, / bevé, col cosacco, / ma il cor le bruciò» Mameli intende quindi dire che il popolo italiano e quello polacco minano dall'interno l'Impero austriaco in decadenza, come conseguenza delle repressioni patite e per via delle truppe mercenarie che indebolivano l'[[Esercito imperiale austriaco (1806-1867)|esercito imperiale austriaco]]<ref name="quirinale"/>. Il testo fa riferimento all'[[aquila bicipite]], [[stemma imperiale asburgico]]<ref name="marconi"/>.
 
La quinta strofa del ''Canto degli Italiani'', dai forti connotati politici, fu inizialmente censurata dal governo sabaudo per evitare attriti con l'Impero austriaco<ref name=quirinale/><ref name=marconi/>.
 
=== La sesta strofa ===
{{citazione|Evviva l'Italia<br />Dal sonno s'è desta<br />Dell'elmo di Scipio<br />S'è cinta la testa<br />Dov'è la vittoria?!<br />Le porga la chioma<br />Ché schiava di Roma<br />Iddio la creò|Sesta strofa de ''Il Canto degli Italiani''}}
 
La sesta ed ultima strofa, che non viene quasi mai eseguita, comparve nelle edizioni stampate dopo il 1859 in aggiunta alle cinque definite da Mameli nella scrittura originaria del canto (Mameli morì il 6 luglio 1849 durante la difesa della Repubblica Romana) e preannuncia, con gioia, l'unità d'Italia («Evviva l'Italia, / dal sonno s'è desta»)<ref name=storico/>. La strofa prosegue chiudendo il canto con gli stessi tre versi che concludono la quartina della strofa iniziale («Dell'elmo di Scipio, / s'è cinta la testa. / Dov'è la Vittoria? / Le porga la chioma, / ché schiava di Roma, / Iddio la creò»)<ref name=storico/>.
 
=== Interpretazioni critiche ===
Il testo del ''Canto degli Italiani'' è giudicato talvolta troppo retorico, di difficile interpretazione e a tratti aggressivo<ref name="Cita|Calabrese|p. 121"/><ref name=raistoria/><ref name="Cita|Maiorino|p. 117">{{Cita|Maiorino|p. 117}}.</ref>. Per quanto riguarda la retorica e la violenza che a tratti traspare dalle parole di Mameli, secondo Tarquinio Maiorino, [[Giuseppe Marchetti Tricamo]] e Piero Giordana, che hanno redatto una [[monografia]] sull'argomento, va considerato il periodo storico in cui fu scritto il ''Canto degli Italiani'': la metà del XIX secolo era caratterizzata da un modo di esprimersi differente da quello utilizzato in tempi più recenti<ref name="Cita|Maiorino|p. 119"/>. Inoltre, secondo lo storico Gilles Pécout, è anche opportuno osservare che, durante il secolo citato, il principale mezzo di risoluzione dei conflitti era la guerra<ref name=raistoria/>.
 
Invece, per quanto concerne la difficoltà nel cogliere il significato delle allusioni storiche e politiche contenute nel testo, che sono giudicate tutt'altro che immediate, Michele Calabrese, nella sua monografia sull'argomento, riconosce all'inno un certo spessore intellettuale: tra la cospicua produzione patriottica del Risorgimento, secondo Calabrese, il ''Canto degli Italiani'' ha infatti un testo caratterizzato da un profondo significato storico e culturale<ref name="Cita|Calabrese|p. 121"/>.
 
Alcuni [[Revisionismo del Risorgimento|revisionisti del Risorgimento]] vedono invece, nel testo del ''Canto degli Italiani'', alcuni riferimenti che sono riconducibili alla [[massoneria]]<ref name="Cita|Calabrese|p. 122">{{Cita|Calabrese|p. 122}}.</ref>.
 
Anche il richiamo all'antica Roma è stata foriera di critiche: molti hanno visto, nei versi di Mameli, un'allusione all'[[imperialismo]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 118">{{Cita|Maiorino|p. 118}}.</ref>. Gli studiosi dell'[[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano|Istituto mazziniano]] di Genova hanno però sviscerato meglio, su un testo preparato per i 150 anni del ''Canto degli Italiani'', il pensiero di Mameli: il patriota genovese, con i suoi versi, non accenna alla [[Impero romano|Roma imperiale]] bensì alla [[Repubblica romana]], che si difese con coraggio dalle mire espansionistiche di [[Cartagine]] sulla penisola italiana<ref name="Cita|Ridolfi|p. 149"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 133"/>.
 
== La musica ==
Il componimento musicale di Novaro<ref>Per il significato dato da Michele Novaro alle parti in cui è diviso, da un punto di vista musicale, il ''Canto degli Italiani'', si veda il documentario del programma televisivo "Il tempo e la storia" (dal minuto 11 al minuto 14 circa), che è linkato in fondo alla pagina, nella sezione "[[#Collegamenti esterni|Collegamenti esterni]]"</ref> è scritto in un tipico tempo di [[Marcia (musica)|marcia]] ([[Metro (musica)|4/4]])<ref name=Vulpone>{{cita|Vulpone|p. 40}}.</ref> nella tonalità di [[si bemolle maggiore]]<ref name="Cita|Maiorino|p. 20"/>. Ha un carattere orecchiabile e una facile [[melodia|linea melodica]] che semplifica la memoria e l'esecuzione<ref name=Vulpone/>.
{{Multimedia
|file=Inno di Mameli instrumental.ogg
|titolo=''Il Canto degli Italiani''
|descrizione=Versione strumentale eseguita dalla Banda Centrale della [[Marina Militare Italiana]].
|file2=Italian_anthem.ogg
|titolo2=''Il Canto degli Italiani''
|descrizione2=Altra versione.
}}
Per contro, sul piano [[armonia|armonico]] e [[ritmo|ritmico]], la composizione presenta una maggiore complessità, che si evidenzia specialmente dalla battuta 31, con l'importante [[modulazione (musica)|modulazione]] finale nel [[tonalità (musica)|tono]] vicino di [[mi bemolle maggiore]], e con la variazione [[Tempo (musica)|agogica]] dall<nowiki>'</nowiki>''[[Allegro]] [[Marziale (agogica)|marziale]]''<ref name="Cita|Calabrese|p. 129"/> iniziale a un più movimentato ''Allegro mosso'', che sfocia in un ''accelerando''<ref name=Vulpone/><ref name=MDRI/>. Questa seconda caratteristica è ben riconoscibile soprattutto nelle più accreditate incisioni della partitura autografa<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/ascoltainno.htm|titolo=Varie registrazioni del Canto degli Italiani|accesso=12 marzo 2015}} Si veda in specie la [http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/musiche_htm/ascolta_inno-jwp_02.htm versione] dell'Ensemble Coro di Torino diretta da Maurizio Benedetti.</ref>.
 
Da un punto di vista musicale, il brano si divide in tre parti: l'introduzione, le strofe e il ritornello.
 
L'introduzione è formata da dodici [[Misura (musica)|battute]], contraddistinte da un ritmo [[Dattilo (metrica)|dattilico]] che alterna una [[croma]] a due [[Semicroma|semicrome]]. Le prime otto battute presentano una successione armonica bipartita tra si bemolle maggiore e [[sol minore]], alternati ai rispettivi [[Dominante|accordi di dominante]] ([[fa maggiore]] e [[re maggiore]] [[accordo di settima|settima]])<ref name=MDRI>{{IMSLP2|id=Fratelli d’Italia (Novaro, Michele)|cname=Fratelli d'Italia}} (edizione a cura del [[Ministero della difesa]])</ref>. Questa sezione è solo strumentale. Le ultime quattro battute, introducendo il canto vero e proprio, tornano a si bemolle<ref name="Cita|Calabrese|p. 129">{{Cita|Calabrese|p. 129}}.</ref>.
 
Le strofe attaccano dunque in si bemolle e sono caratterizzate dalla ripetizione della stessa unità melodica, replicata in vari [[Grado (musica)|gradi]] e a differenti [[Altezza (suono)|altezze]]. Ogni unità melodica corrisponde a un frammento del [[senario]] mameliano, il cui ritmo enfatico entusiasmò Novaro, che lo musicò secondo il classico schema di dividere il verso in due parti («Fratelli / d'Italia / l'Italia / s'è desta»)<ref name=Jacoviello>{{cita|Jacoviello|pp. 117-119}}.</ref>.
 
Si nota però anche una scelta insolita, poiché al ritmo [[anacrusi]]co non corrisponde l'usuale salto di un [[Intervallo (musica)|intervallo giusto]]: al contrario, i versi «Fratelli / d'Italia» e «dell'elmo / di Scipio» recano ognuno, all'inizio, due note identiche ([[Fa (nota)|fa]] o [[Re (nota)|re]] a seconda dei casi). Ciò indebolisce in parte l'accentazione della sillaba in [[Ritmo#Accento metrico (battere e levare)|battere]] a vantaggio di quella in [[Ritmo#Accento metrico (battere e levare)|levare]], e produce uditivamente un effetto [[Sincope (musica)|sincopato]], contrastando la naturale successione [[Quantità (metrica)|breve-lunga]] del verso [[Parola piana|piano]]<ref name=Jacoviello/>.
 
Sul tempo forte dell'unità melodica di base si esegue un gruppo diseguale di croma [[Punto di valore|puntata]] e semicroma.
<score vorbis=1>\relative f' { \clef treble \time 4/4 \key bes \major r2 r4 f4 f8. g16 f4 r4 d'4 d8. ees16 d4 r4 d4 f8. ees16 d4 r4 c4 d8. c16 bes4 r4 } \addlyrics { Fra -- tel - li d'I -- ta - lia, l'I -- ta - lia s'è de - sta }</score>
Alcune riletture musicali del ''Canto degli Italiani'' hanno inteso dare maggior risalto all'aspetto melodico del brano, e hanno perciò ammorbidito questa scansione ritmica avvicinandola a quella di due note della stessa durata (crome)<ref name="Cita|Calabrese|p. 129"/>.
<score vorbis=1>\relative f' { \clef treble \time 4/4 \key bes \major r2 r4 f4 f8 g8 f4 r4 d'4 d8 ees8 d4 r4 d4 f8 ees8 d4 r4 c4 d8 c8 bes4 r4 } \addlyrics { Fra -- tel - li d'I -- ta - lia, l'I -- ta - lia s'è de - sta }</score>
 
Alla battuta 31, ancora con una scelta insolita<ref name=Treccani>{{Treccani|michele-novaro_%28Dizionario-Biografico%29/|NOVARO, Michele|accesso=15 marzo 2015}}</ref>, la tonalità cambia in mi bemolle maggiore fino al termine della melodia<ref>{{Cita|Calabrese|pp. 129-130}}.</ref>, cedendo solo alla [[Do minore|relativa minore]] nell'esecuzione della terzina «{{sic|Stringiamci a coorte}} / siam pronti alla morte / l'Italia chiamò»<ref name=MDRI/><ref name=Treccani/>, mentre il tempo diventa un ''Allegro mosso''<ref name=MDRI/>. Anche il ritornello è caratterizzato da un'unità melodica replicata più volte; [[Dinamica (musica)|dinamicamente]], nelle ultime cinque battute esso cresce d'intensità, passando da ''pianissimo'' a ''forte'' e a ''fortissimo'' con l'indicazione ''crescendo e accelerando sino alla fine''<ref name=MDRI/><ref name="Cita|Calabrese|p. 130">{{Cita|Calabrese|p. 130}}.</ref>.
 
== Le incisioni ==
=== Diritti d'autore e di noleggio ===
I [[Diritto d'autore italiano|diritti d'autore]] sono già decaduti poiché l'opera è di [[pubblico dominio]], essendo i due autori morti da più di 70 anni. Novaro non chiese mai un compenso per la stampa della musica, ascrivendo il suo lavoro alla causa patriottica; a Giuseppe Magrini, che realizzò la prima stampa del ''Canto degli Italiani'', chiese solamente un certo numero di copie stampate per uso personale. Nel 1859, Novaro, alla richiesta di [[Tito I Ricordi|Tito Ricordi]] di ristampare il testo del canto con la sua casa editrice, dispose che il denaro fosse direttamente versato a favore di una sottoscrizione per Garibaldi<ref>{{Cita|Calabrese|pp. 127-128}}.</ref>.
 
{{Doppia immagine|destra|Fratelli d'Italia part1.jpg|200|Fratelli d'Italia.jpg|200|La [[partitura]] del ''Canto degli Italiani''.}}
Lo [[Partitura#Spartito|spartito]] del ''Canto degli Italiani'' è invece di proprietà della [[Sonzogno (editore musicale)|casa editrice Sonzogno]]<ref>{{cita web|url=http://www.lawyersonweb.it/content/siae-e-inno-di-mameli|titolo=Siae e Inno di Mameli|accesso=30 novembre 2014}}</ref>, che ha quindi la possibilità di realizzare le stampe ufficiali del brano<ref name=B50/>. Nel 2010, in seguito al clamore suscitato da una lettera inviata dal presidente del [[consiglio comunale]] di [[Messina]] Giuseppe Previti all'attenzione del [[Presidente della Repubblica Italiana]]<ref>{{cita web|url=http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=00478250&part=doc_dc-allegatob_ab&parse=no&aj=no|titolo=Interrogazioni con richiesta di risposta scritta dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca nella seduta n. 367 del 28/04/2010 del Senato della Repubblica|accesso=30 novembre 2014}}</ref><ref>{{cita web|url=http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/05/05/inno_nazionale_siae.html|titolo=L'Italia chiamò: liberate l'inno dalla Siae|accesso=30 novembre 2014}}</ref>, che si riferiva al versamento di oltre 1&nbsp;000 [[euro]] richiesto alla [[Croce Rossa Italiana|Croce Rossa]] locale per un concerto di [[Capodanno]]<ref name="Cita|Calabrese|p. 128">{{Cita|Calabrese|p. 128}}.</ref>, la [[Società Italiana degli Autori ed Editori|SIAE]] ha rinunciato alla riscossione diretta dei diritti di noleggio sugli spartiti musicali del ''Canto degli Italiani'' che sono dovuti alla casa editrice Sonzogno<ref>{{cita web|url=http://punto-informatico.it/2870884/PI/News/inno-mameli-siae-rinuncera-incassare.aspx|titolo=Inno di Mameli, SIAE rinuncerà a incassare"|accesso=1º dicembre 2014}}</ref>. Quest'ultima, possedendo gli spartiti, è infatti l'[[Edizioni musicali|editore musicale]] del brano<ref>{{cita web|url=http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2010/04/30/AMGnUSeD-incasso_mameli_spartiti.shtml|titolo=Inno Mameli, stop Siae all’incasso per gli spartiti|accesso=20 marzo 2015}}</ref>.
 
=== Le incisioni più antiche ===
Il documento sonoro più antico conosciuto del ''Canto degli Italiani'' (disco a [[78 giri]] per [[Giradischi|grammofono]], 17&nbsp;cm di diametro) è datato 1901 e venne inciso dalla [[Civica Orchestra di fiati del Comune di Milano|Banda Municipale del Comune di Milano]] sotto la direzione del maestro [[Pio Nevi]]<ref>{{cita web|url=http://www.piazzarossetti.it/it-it/notizie/5156b8c0d19970900500818c/su-rai-international-la-collezione-di-domenico-pantaleone|titolo=Su RAI International la collezione di Domenico Pantaleone|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
 
Una delle prime registrazioni di ''Fratelli d'Italia'' fu quella del 9 giugno 1915, che venne eseguita dal [[Opera|cantante lirico]] e di [[Canzone napoletana|musica napoletana]] [[Giuseppe Godono]]<ref name=postcalcium.it>{{cita web|url=http://postcalcium.it/?p=304|titolo=Inno alla vittoria|accesso=30 novembre 2014}}</ref>. L'etichetta per cui il brano venne inciso fu la [[Phonotype]] di [[Napoli]].
 
Un'altra antica incisione pervenuta è quella della Banda del Grammofono, registrata a [[Londra]] per la [[Etichetta discografica|casa discografica]] [[His Master's Voice]] il 23 gennaio 1918<ref>{{cita web|url=http://www.muspe.unibo.it/attivita/incon/mameli.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101126115059/http://www.muspe.unibo.it/attivita/incon/mameli.htm|dataarchivio=26 novembre 2010|titolo="Il canto degli Italiani" di Goffredo Mameli e Michele Novaro|accesso=30 novembre 2014|urlmorto=sì}}</ref>.
 
=== La versione gospel ===
La [[Cantautore|cantautrice]] [[Elisa (cantante 1977)|Elisa]] realizzò anche una versione [[gospel]] che avrebbe dovuto aprire le trasmissioni sportive [[Rai]] dedicate al [[Campionato mondiale di calcio 2002|campionato mondiale di calcio del 2002]]<ref name=gospel>{{cita web|url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/06_Giugno/03/inno.shtml|titolo=«Fratelli d'Italia» di Elisa, la Rai non lo trasmette|accesso=20 gennaio 2015}}</ref>.
 
Questa versione, commissionata in precedenza dal [[TOROC|comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali]] di {{OI||2006}} e già eseguita durante la [[cerimonia di chiusura dei XIX Giochi olimpici invernali|cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici invernali precedenti]], fu ritirata per le proteste di [[Maurizio Gasparri]], all'epoca [[Ministri delle comunicazioni della Repubblica Italiana|Ministro delle Comunicazioni]] del [[Governo Berlusconi II|secondo governo Berlusconi]]<ref name=gospel/>.
 
== Le iniziative per renderlo inno nazionale ufficiale ==
[[File:Napolitano e Corazzieri al Milite Ignoto.jpg|thumb|left|L'ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, scortato dai [[Reggimento Corazzieri|Corazzieri]], rende omaggio al [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]] all'[[Vittoriano|Altare della Patria]]]]
 
Per decenni si è dibattuto a livello governativo e parlamentare sulla necessità di rendere il ''Canto degli Italiani'' inno ufficiale ''[[de iure]]'' della Repubblica Italiana, ma senza che si arrivasse mai all'approvazione di una legge o di una modifica costituzionale che sancisse lo stato di fatto, riconosciuto peraltro anche in tutte le sedi istituzionali<ref name=quirinale/>.
 
Nel 2005 fu approvato un [[disegno di legge]] nella [[1ª Commissione permanente del Senato|Commissione affari costituzionali]] del [[Senato della Repubblica|Senato]]; la proposta non ebbe seguito a causa della scadenza della [[Legislatura (ordinamento italiano)|legislatura]], anche se fu fatta un'erronea comunicazione dove era riportato il fatto che fosse stato approvato un [[Decreto-legge|decreto legge]] datato 17 novembre, grazie al quale il ''Canto degli Italiani'' avrebbe ottenuto il crisma dell'ufficialità<ref name="Cita|Calabrese|p. 117">{{Cita|Calabrese|p. 117}}.</ref>. Tale informazione errata fu poi riportata anche da fonti autorevoli<ref name="Cita|Calabrese|p. 117"/>.
 
Nel 2006, con la nuova legislatura, è stato discusso, sempre nella Commissione affari costituzionali del Senato, un disegno di legge che prevedeva l'adozione di un disciplinare circa il testo, la musica e le modalità di esecuzione dell'inno<ref>{{cita web|url=http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00168947.pdf|titolo=Relazione alla 1ª commissione permanente del Senato con il testo del disegno di legge modificato in commissione.|accesso=30 novembre 2014}}</ref>. Lo stesso anno venne presentato al Senato un disegno di legge costituzionale che prevedeva la modifica dell'art. 12 della Costituzione italiana con l'aggiunta del comma «L'inno della Repubblica è ''Fratelli d'Italia''», ma che non ebbe seguito a causa dello scioglimento anticipato delle camere<ref name=B47/><ref>{{cita web|url=http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00219168.pdf|titolo=Testo del disegno di legge costituzionale n° 821.|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
[[File:Flickr - tpower1978 - 'Espoirs' of Toulon (3).jpg|thumb|Giocatori della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale italiana di calcio]] durante l'esecuzione del ''Canto degli Italiani'' prima di un incontro]]
 
Nel 2008, altre iniziative analoghe sono state adottate in sede parlamentare<ref>{{cita web|url=http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=8473&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=|titolo=Quattro ddl al Senato per ufficializzare l'Inno di Mameli|accesso=14 agosto 2008}}</ref>, peraltro senza mai portare a termine l'ufficializzazione del ''Canto degli Italiani'' nella Costituzione, che resta perciò ancora provvisorio e adottato ''[[ad interim]]''<ref name=B47/><ref>{{cita web|url=http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html|titolo=Governo Italiano - La costituzione|accesso=30 novembre 2014}}</ref>.
 
Il 23 novembre 2012 è stata approvata una legge che prevede l'obbligo di insegnare il ''Canto degli Italiani'' e gli altri [[simboli patri italiani]] nelle scuole<ref name=legge/>. Tale norma prevede anche l'insegnamento del contesto storico in cui avvenne la stesura del brano musicale, con particolare attenzione alle premesse che portarono alla sua nascita<ref name=legge2/>.
 
Nell'agosto del 2016, sulla scia di questo provvedimento, è stata presentata una proposta di legge nella Commissione affari costituzionali della [[Camera dei deputati]] per rendere il ''Canto degli Italiani'' inno ufficiale della Repubblica Italiana<ref>{{cita web|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Inno-di-Mameli-ancora-provvisorio-Proposta-di-legge-per-renderlo-ufficiale-eebb0911-6737-49dc-a97f-fbc8ae39e825.html?refresh_ce|titolo=L'inno di Mameli è ancora provvisorio. Proposta di legge per renderlo ufficiale|formato=|accesso=13 settembre 2016}}</ref>. Nel luglio 2017 la commissione ha approvato tale proposta di legge<ref>{{Cita news|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/07/23/mameliprimo-si-a-inno-ufficiale-no-dal-cattolico-gigli-_5fb1cde0-f628-4c27-8474-93c651e1c5c2.html|titolo=Saranno ufficiali tutte e sei le strofe dell'Inno di Mameli e non solo le prime due|pubblicazione=ANSA.it|data=24 luglio 2017|accesso=24 luglio 2017|urlarchivio=https://archive.is/20170724103626/http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/07/23/mameliprimo-si-a-inno-ufficiale-no-dal-cattolico-gigli-_5fb1cde0-f628-4c27-8474-93c651e1c5c2.html|dataarchivio=24 luglio 2017|urlmorto=no}}</ref>.
 
== Negli eventi ==
Sebbene il ''Canto degli Italiani'' abbia lo status di inno provvisorio, è stato comunque stabilito un cerimoniale pubblico per la sua esecuzione, che è in vigore tuttora<ref name="Cita|Maiorino|p. 73">{{Cita|Maiorino|p. 73}}.</ref>. Secondo l'etichetta, durante la sua esecuzione, i soldati devono presentare le armi, mentre gli ufficiali devono stare sull'attenti<ref name="Cita|Maiorino|p. 73"/>. I civili, a loro volta, se lo desiderano, possono mettersi anch'essi sull'attenti<ref>{{cita web|url=http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=16PDL0048870|titolo=Proposta di legge n. 4331 della XVI legislatura|accesso=15 ottobre 2015}}</ref>.
 
In base al cerimoniale, in occasione di eventi ufficiali, devono essere eseguite solamente le prime due strofe senza l'introduzione<ref name="governo"/><ref name="Cita|Maiorino|p. 73"/>. Se l'evento è istituzionale, e si deve eseguire anche un inno straniero, questo viene suonato per primo come atto di cortesia<ref name="Cita|Maiorino|p. 73"/>.
 
Nel 1970 è stato decretato l'obbligo, rimasto però quasi sempre inadempiuto, di eseguire l<nowiki>'</nowiki>''[[Sinfonia n. 9 (Beethoven)#Quarto movimento|Ode alla gioia]]'' di [[Ludwig van Beethoven]], ossia l'[[Inno europeo|inno ufficiale dell'Unione europea]], ogni qualvolta venga suonato il ''Canto degli italiani''<ref name="Cita|Maiorino|p. 73"/>.
 
== Note ==
<references />
{{Note strette}}
 
== Bibliografia ==
*Ludo Martens, Stalin. Un altro punto di vista, Verona, Zambon, 2005. ISBN 88-87826-28-5
* {{cita libro|Maurizio|Ridolfi|Almanacco della Repubblica: storia d'Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane|2003|Bruno Mondadori|url=http://books.google.it/books?id=MuTF4BEaChYC&pg=PA148&lpg=PA148&dq=inno+di+mameli+durante+fascismo&source=bl&ots=Ly2A31OSzG&sig=h00QN6Nm-EBsKsY9yzD0Kgjz4pg&hl=it&sa=X&ei=Juh4VK_2EsXdati3gLAJ&redir_esc=y#v=onepage&q=inno%20di%20mameli%20durante%20fascismo&f=false |isbn=978-88-424-9499-7|cid=Ridolfi}}
*Giselher Wirsing, ''Stalinismo. La politica sovietica nella seconda guerra mondiale'', Milano, A. Mondadori, 1944.
* {{cita libro|autore=Pierluigi Ridolfi|titolo=Canti e poesie per un'Italia unita dal 1821 al 1861|anno=2011|editore=Associazione Amici dell'Accademia dei Lincei|cid=Lincei|url=http://www.amici-lincei.it/italia-unita/files/canti-e-poesie-italia-unita.pdf}}
*Giuseppe Maranini, ''Socialismo, non stalinismo'', Firenze, All'insegna di Alvernia, 1949.
* {{cita libro|Adriano|Bassi|Fratelli d'Italia: I grandi personaggi del Risorgimento, la musica e l'unità|2011|Paoline|isbn=978-88-315-3994-4|cid=Bassi}}
*Aa. Vv., ''9 domande sullo stalinismo'', Roma, Nuovi Argomenti, 1956.
* {{cita libro|Tarquinio|Maiorino|Fratelli d'Italia. La vera storia dell'inno di Mameli|2001|Mondadori|coautori=[[Giuseppe Marchetti Tricamo]] e Piero Giordana|isbn=88-04-49985-0|cid=Maiorino}}
*Raymond Borde, ''La fine dello stalinismo'', Milano, A. Mondadori, 1957.
* {{cita libro|Paolo|D'Altan|Fratelli d'Italia. L'inno nazionale illustrato da Paolo d'Altan|2010|Rizzoli|coautori=Serena Piazza|isbn=88-17-04408-3|cid=D'Altan}}
*Angelo Tasca, ''Autopsia dello stalinismo'', Milano, Edizioni di comunità, 1958.
* {{cita libro|Mauro|Stramacci|Goffredo Mameli|1991|Edizioni Mediterranee|url= http://books.google.it/books?id=dybmY18nJ8wC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|isbn=88-272-0932-8|cid=Stramacci}}
*Bruno Rizzi, ''La lezione dello stalinismo. Socialismo e collettivismo burocratico'', Roma, Opere nuove, 1962.
* {{cita pubblicazione|nome=Michele|cognome=Calabrese|titolo=Il Canto degli Italiani: genesi e peripezie di un inno|rivista=Quaderni del Bobbio|numero=3|anno=2011|cid=Calabrese|url=https://books.google.it/books?id=zCIR55SYDpgC&pg=PA119&lpg=PA119&dq=%22goffredo+mameli%22+canto&source=bl&ots=UMK1i3HzY1&sig=lMkSOjvJ63S0cdpB2HaP4OSj9Vs&hl=it&sa=X&ei=_Wf4VNGIMKrG7Abt1oHQAQ&redir_esc=y#v=onepage&q=%22goffredo%20mameli%22%20canto&f=false}}
*Guelfo Zaccaria, ''200 comunisti italiani tra le vittime dello stalinismo. Appello del Comitato italiano per la verità sui misfatti dello stalinismo'', Milano, Azione comune, 1964; SugarCo, 1983.
* {{cita libro|Pasquale|Vulpone|Il Canto degli Italiani. Inno d'Italia|2002|Pellegrini|Cosenza|url=https://books.google.it/books?id=HmofAk4OsAAC&pg=PA40#v=onepage&q&f=false|isbn=88-8101-140-9 |cid=Vulpone}}
*Gaetano Napolitano, ''Economie degli errori nei sistemi del capitalismo e dello stalinismo. Studi recenti pubblicati su "Stato sociale", ulteriormente rieleborati'', Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1967.
* {{cita libro|Rinaldo|Caddeo|{{sic|Inni di Guerra e Canti patriottici del Popolo Italiano}}|1915|Casa Editrice Risorgimento|Milano|isbn=1-178-22330-2|cid=Caddeo}}
*Alec Nove, ''Stalinismo e antistalinismo nell'economia sovietica'', Torino, Einaudi, 1968.
* {{cita libro|Stefano|Jacoviello|Passioni collettive. Cultura, politica e società|2012|Nuova Cultura|Roma|curatore=Vincenza Del Marco e Isabella Pezzini|url=https://books.google.it/books?id=bBgaprAGtvkC&pg=PA120|anno=2012|isbn=978-88-6134-862-2|cid=Jacoviello}}
*Livio Maitan, ''PCI 1945-1969: stalinismo e opportunismo'', Roma, Samonà e Savelli, 1969.
*{{DBI | nome = Goffredo Mameli | nomeurl = goffredo-mameli| autore = Giuseppe Monsagrati|anno =2007 |volume =68|cid=Goffredo Mameli, Dizionario Biografico degli Italiani}}
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== Voci correlate ==
* [[Simboli patriPëtr italianiKropotkin]]
* [[RisorgimentoDestalinizzazione]]
* [[GoffredoGrandi Mamelipurghe]]
* [[MicheleVittime di NovaroStalin]]
*[[Gulag]]
* [[S'hymnu sardu nationale]]
* [[MarciaNikita RealeKhruščёv]]
* [[LaXX canzoneCongresso del PiavePCUS]]
*[[Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)]]
* [[Inno europeo]]
*[[Seconda guerra mondiale]]
*[[Guerra fredda (1947-1953) e sue origini]]
*[[Boris Souvarine]]
*[[Socialismo in un solo paese]]
*[[Otello Gaggi]]
*[[Neostalinismo]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/inno.htm|titolo=Fratelli d'Italia
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/stalinismo_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/|titolo=Stalinismo|autore=Giuseppe Boffa|editore=Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto dell'Enciclopedia Italiana|data=1998|accesso=20 maggio 2017}}
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* {{cita web|url=http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/ascoltainno.htm|titolo=Varie registrazioni del Canto degli Italiani|accesso=13 febbraio 2015}}
* {{cita web|url=http://www.treccani.it/scuola/tesine/risorgimento_in_versi/carnero_mameli.html|titolo=Fratelli d'italia: attualità dell'inno nazionale|accesso=13 febbraio 2015}}
* {{cita video|url=http://www.raistoria.rai.it/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|titolo=Puntata di "Il tempo e la storia" su "Il Canto degli Italiani"|editore=raistoria.rai.it|accesso=7 maggio 2015}}
* {{IMSLP2|id=Fratelli d'Italia (Dall'Albero, Claudio)|cname=Fratelli d'Italia}} (versione dell'inno d'Italia per coro a 8vv. e pianoforte elaborato da Claudio Dall'Albero su proposta musicale di [[Luciano Berio]])
* {{IMSLP2|id=Fratelli d’Italia (Novaro, Michele)|cname=Fratelli d'Italia}} (edizione a cura del [[Ministero della difesa]])
* {{cita web|url=http://www.museotorino.it/view/s/fb8b5a75fe784d30aed5de9cc082bc71|titolo=La casa di Torino dove fu musicato il Canto degli Italiani|accesso=13 febbraio 2015}}
 
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