Arquata del Tronto e Classe Amazonas: differenze tra le pagine

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{{O|nautica|febbraio 2018}}
{{Divisione amministrativa
{{Infobox nave
|Nome = Arquata del Tronto
|Categoria=pattugliatore
|Panorama = Arquata del Tronto panorama.jpg
|Nome =''Classe Amazonas''
|Didascalia = Panorama del paese nell'anno 2006
|Immagine =BNS Araguari-3.jpg
|Bandiera = Arquata del Tronto - gonfalone comunale.jpg
|Dimensioni_immagine =
|Voce bandiera =
|Didascalia =Il pattugliatore ''Araguari'' in partenza da [[Portsmouth]] per il Brasile il 12 luglio 2013
|Stemma = Arquata del Tronto-Stemma.svg
|Bandiera =Naval Jack of Brazil.svg
|Voce stemma =
|Bandiera2 =
|Stato = ITA
|Bandiera3 =
|Grado amministrativo = 3
|Bandiera4 =
|Divisione amm grado 1 = Marche
|Bandiera5 =
|Divisione amm grado 2 = Ascoli Piceno
|bandiera6 =
|Amministratore locale = Aleandro Petrucci
|bandiera7 =
|Partito = [[Lista civica - Forza Italia]]
<!-- Sezione descrizione generale -->
|Data elezione = 6-6-2016
|Tipo =[[Pattugliatore|OPV]]
|Data istituzione =
|SuperficieClasse =
|Numero_unità =4
|Note superficie =
|Costruttori =
|Abitanti = 1137
|Cantiere = BAE Systems Surface Ships di Portsmouth
|Note abitanti = [http://demo.istat.it/bilmens2017gen/index.html] - Popolazione residente al 31 marzo 2017.
|Identificazione ={{BRA}}
|Aggiornamento abitanti = 31-03-2017
|Ordine = 2007
|Sottodivisioni = [[Borgo (Arquata del Tronto)|Borgo]], [[Arquata del Tronto#Frazioni |Camartina]], [[Capodacqua (Arquata del Tronto)|Capodacqua]], [[Colle (Arquata del Tronto)|Colle]], [[Faete]], [[Forca Canapine]], [[Pescara del Tronto]], [[Piedilama]], [[Pretare]], [[Spelonga]], [[Trisungo]], [[Tufo (Arquata del Tronto)|Tufo]], [[Vezzano (Arquata del Tronto)|Vezzano]]
|Impostazione =
|Divisioni confinanti = [[Accumoli]] (RI), [[Acquasanta Terme]], [[Montegallo]], [[Montemonaco]], [[Norcia]] (PG), [[Valle Castellana]] (TE)
|Varo =2010
|Zona sismica = 2
|Completamento =2010
|Gradi giorno = 2549
|Entrata_in_servizio =2012
|Nome abitanti = arquatani
|Proprietario =
|Patrono = [[Gesù|Santissimo Salvatore]]<ref>[http://www.arquatadeltronto.com/it/news/221-festa-del-ss-salvatore-patrono-di-arquata Festa del SS. Salvatore, Patrono di Arquata<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
|Radiazione =
|Festivo = prima domenica di settembre
|Destino_finale =
|PIL =
<!-- Sezione caratteristiche generali -->
|PIL procapite =
|Dislocamento =
|Mappa = Map of comune of Arquata del Tronto (province of Ascoli Piceno, region Marche, Italy).svg
|Stazza_lorda =2.060<ref name="BAEOPV">{{cita web|titolo=Offshore Patrol Vessels|url=http://www.baesystems.com/en/product/offshore-patrol-vessels|sito=www.baesystems.com|editore=[[BAE Systems]]|accesso=2 agosto 2016}}</ref>
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Arquata del Tronto nella provincia di Ascoli Piceno
|Lunghezza =90<ref name="BAEOPV"/>
|Incipit = si
|Larghezza =13,5<ref name="BAEOPV"/>
|Altezza =
|Pescaggio =3,5
|Profondità_operativa =
|Ponte_di_volo =20 m<ref name="BAEOPV"/>
|Propulsione =[[CODELOD]]<br />Due motori diesel MAN 16V28/33D<br/>7.350 hp<br />2 assi
|Velocità =25<ref name="BAEOPV"/>
|Velocità_km =
|Autonomia =massima 5.500&nbsp;[[miglio nautico|mn]],<ref name="BAEOPV"/> o 4.000&nbsp;mn a 12 nodi
|Capacità_di_carico =
|Numero_di_cabine =
|Equipaggio =81 (12 ufficiali e 69 marinai e comuni)
|Passeggeri =
<!-- Sezione equipaggiamento -->
|Sensori =
*1 Sistema di combattimento Ultra Electronics OSIRIS CMS<ref>http://www.ultra-ccs.com/about/news/details.php?id=8</ref>
*1 Radar bidimensionale di sorveglianza, ricerca aeronavale in banda X Terma Scanter 4100
 
|Sistemi_difensivi =
|Armamento =
*1 cannoni CIWS MSI-Defence Systems DS-30M Mk.2 Mk.44 Bushmaster II cal.30/40&nbsp;mm
*2 cannoni MSI DS25M – M242 cal.25&nbsp;mm
*2 mitragliatrici FN-Herstal cal.12,7&nbsp;mm
*2 lancia artifizi illuminanti cal.57&nbsp;mm
|Corazzatura =
|Mezzi_aerei =1 elicottero di medie dimensioni del peso fino a 7 tonnellate
<!-- Sezione note -->
|Motto =
|Soprannome =
|Note =
|Ref=<ref group=N>I dati dell'armamento e dell'elettronica sono riferiti all'entrata in servizio.</ref>
}}
Le navi della '''classe Amazonas''' sono una serie di [[Pattugliatore|OPV]] in servizio presso la [[Marinha do Brasil|marina brasiliana]]. Queste unità sono capaci di operare in missioni di intensità bassa, di contrasto alle attività illecite, di sorveglianza della [[Zona economica esclusiva|ZEE]], di protezione delle piattaforme petrolifere e di ricerca e soccorso.
 
==Storia==
Appartenente alla [[Comunità montana del Tronto]], è l'unico comune d'[[Europa]] racchiuso all'interno di due [[area naturale protetta|aree naturali protette]]: il [[Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga]] a [[sud]], e il [[Parco nazionale dei Monti Sibillini]] a [[nord]].<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 7.</ref>. Confina con tre regioni ([[Lazio]], [[Umbria]] e [[Abruzzo]]), noto per la presenza della storica [[Rocca di Arquata del Tronto|rocca medievale]] che sovrasta l'abitato.
Nel [[2009]] il governo della Repubblica di [[Trinidad e Tobago]]<ref name=R2p12>{{Cita|Rivista Italiana Difesa n.7, luglio 2012|p.12}}.</ref> ordinò, in piano di potenziamento della locale [[guardia costiera]], tre nuovi pattugliatori derivati dalla [[Classe River (pattugliatore)|classe River]] allora in corso di consegna alla [[Royal Navy]]. Queste navi, lunghe 90 m, avevano un equipaggio di 80 uomini, potevano trasportare fino a 40 soldati,<ref name="Article in Naval Recognition">{{cita web |titolo=Third BAE Systems built OPV for Brazilian Navy "ARAGUARI" handed over during ceremony |editore= Naval Recognition |data= 22 giugno 2013 |url=http://www.navyrecognition.com/index.php/news/defence-news/year-2013-news/june-2013-navy-world-naval-forces-maritime-industry-technology-news/1097-third-bae-systems-built-opv-for-brazilian-navy-qaraguariq-handed-over-during-ceremony.html |accesso=18 agosto 2014}}</ref> ed erano destinate alla protezione della [[Zona economica esclusiva]] (ZEE), ad operazioni speciali, e guardiacoste.<ref name=R2p12/> La prima nave, denominata ''Port of Spain'', fu varata presso il [[cantiere navale]] [[BAE Systems]] Surface Ships di [[Portsmouth]], il 18 novembre [[2009]]. La seconda unità, ''Scarborough'',<ref name=R2p12/> andò in acqua per la prima volta 15 luglio 2010, e durante le prove in mare effettuate in quello stesso mese raggiunse una velocità di 25,38 nodi (47,00 km / h, 29,21 mph).<ref name="Article in Trinidad & Tobago Newsday">{{cita web |titolo=Scarborough is ship-shape |editore= Trinidad & Tobago Newsday |data= 8 settembre 2010 |url=http://www.newsday.co.tt/crime_and_court/0,127187.html |accesso=18 agosto 2014}}</ref>
La terza nave, ''San Fernando'',<ref name=R2p12/> fu varata presso il cantiere navale Scotstoun, sito a [[Glasgow]] sul [[fiume]] [[Clyde (fiume)|Clyde]], il 16 luglio [[2010]].<ref>{{cita web |titolo=Trindad & Tobago Ships Sail into the Clyde for First Sea Trials |editore=defpro |anno=2010 |url=http://www.defpro.com/news/details/16798/ |accesso=18 luglio 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100718063725/http://www.defpro.com/news/details/16798/ |dataarchivio=18 luglio 2010 }}</ref>
Nel mese di settembre dello stesso anno il governo di Trinidad e Tobago cancellò unilateralmente<ref name=completes_sea_trials>{{Cita web|titolo=BAE may lose £150m ship deal |editore=The News |anno=2010 |url=http://www.portsmouth.co.uk/newshome/BAE-may-lose-150m-ship.6544236.jp |accesso=22 settembre 2010}}</ref> l’ordine quando due navi erano state completate e in attesa di essere consegnate, ed era anche iniziato l’addestramento degli equipaggi.<ref name=R2p12/>
Nel dicembre [[2011]] la [[Marinha do Brasil|marina brasiliana]] si interessò all'acquisto delle navi, e il relativo<ref name="Brazil could buy the 3 BAE System's OPV that were canceled by Trinidad and Tobago">{{cita web |titolo=Brazil could buy the 3 BAE System's OPV that were canceled by Trinidad and Tobago|url=http://www.navyrecognition.com/index.php?option=com_content&task=view&id=238 |accesso=14 dicembre 2011}}</ref> contratto di vendita fu firmato il 2 gennaio [[2012]]<ref>{{cita news| url=https://www.bbc.co.uk/news/uk-scotland-scotland-business-16383765 |opera=BBC News | titolo=BAE Systems sells patrol vessels to Brazil | data=2 gennaio 2012}}</ref> ad un prezzo di 133 milioni di [[Sterlina britannica|sterline]].<ref name=R2p12/>
La prima nave, ribattezzata ''P-120'' Amazonas fu consegnata alla Marina brasiliana il 29 giugno successivo a Portsmouth.
 
==Caratteristiche tecniche==
== Geografia fisica ==
[[File:T&T Scarborough edited.jpg|thumb|left|Il pattugliatore CG-51 ''Scarnborough'', con i colori della guardia costiera di Trinidad e Tobago, alle prove in mare nella rada di Portsmouth l'11 ottobre 2010.]]
[[File:Arquata del Tronto map.jpg|thumb|Mappa fisica e topografica del comune di Arquata del Tronto]]
Si tratta di unità con un dislocamento a pieno carico di 2.060 tonnellate (1.700 t standard), lunghe 90 m, larghe 13,5 m. L'apparato propulsivo e di tipo CODELOD è costituito da due [[motore diesel|motori diesel]] MAN 16V28/33D eroganti la potenza di 7.350 hp, ognuno accoppiato ad un asso azionante un'[[elica]] a passo variabile Wärtsila.<ref name="aw">{{Cita|Naval||aw}}.</ref> E disponibile un "Bow Thruster" per il posizionamento dinamico. La velocità massima raggiungibile è pari a 25 nodi, quella di crociera 12. L'[[energia elettrica]] e fornita da tre generatori Caterpillar da 550 kW e 1 di emergenza Caterpillar de 200 kW.<ref name="aw"/>
=== Territorio ===
[[File:Arquata del Tronto - panorama dal Monte Vettore.jpg|thumb|left|Panorama del paese di Arquata del Tronto, visto dal sentiero che, partendo da Forca di Presta, conduce alla vetta del monte Vettore.]]
Il territorio dell'arquatano, prevalentemente [[montagna|montuoso]], è caratterizzato dalla presenza del [[monte Vettore]], del [[monte Ceresa]], del massiccio dei [[Monti Sibillini|Sibillini]] e della catena dei [[monti della Laga]]. Il paesaggio varia tra alpestri pareti scoscese che si avvicendano a fitti [[bosco|boschi]] di [[castanea|castagno]], [[Fagus|faggio]] e [[pinophyta|conifere]]; tra pendii e ampie balconate naturali, verdi campi e [[pascolo|aree pascolive]]. Dalle cime più alte si scorgono i profili del [[Gran Sasso]] e del [[mare Adriatico]].
 
L’armamento installato è costituito da un singolo [[cannone]] CIWS a controllo remoto MSI-Defence Systems DS-30M cal.30/40&nbsp;mm,<ref group=N>L'arco di tiro del cannone principale e di 180°.</ref> da 2 cannoni MSI DS25M cal.25&nbsp;mm e 2 mitragliatrici FN-Herstal cal.12,7&nbsp;mm,<ref name=R2p12/> e due lancia artifizi illuminanti da 57 mm. Sono disponibili due affusti per fucili o mitragliatrici da 7,62&nbsp;mm.<ref name="aw"/> A bordo possono essere trasportati fino a 39 soldati completamente equipaggiati,<ref name="aw"/> o sul ponte di volo, 6 container da 15 tonnellate.<ref name="aw"/>
Questa è l'area del cosiddetto "''versante magico''" dei Sibillini, intriso sin dal [[medioevo]] di credenze, tradizioni e storie fantastiche, animate da presenze misteriose, che ancora oggi vi aleggiano. [[Guido Piovene]] li descrive come i «''monti più leggendari d'Italia''».<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 29.</ref> Sui fianchi di queste montagne vi erano gli antichi [[sentiero|sentieri]] che conducevano alla ''Strada delle fate'', alla [[Grotta della Sibilla]], [[Sibilla Appenninica|profetessa Appenninica]], e al [[Lago di Pilato]], dove si crede sia sprofondato il carro condotto dai buoi che trasportava, ingovernato, il corpo di [[Ponzio Pilato]].<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 8.</ref>
 
Il ponte di volo, senza [[hangar]], posto nell’estrema parte poppiera, consente di operare con un [[elicottero]] antisommergibile [[Westland Lynx|Westland AH-1 Lynx]]. La dotazione di bordo comprende due RHIB Pacific 24 posti a centro nave su entrambi i lati.<ref name=R2p12/>
Il centro urbano di Arquata è stato costruito a cavallo di un'altura nella zona dell'[[Valle del Tronto|Alta valle del Tronto]], lungo il versante sinistro dell'[[Tronto|omonimo fiume]] che attraversa la zona, alle falde delle montagne che lo circondano, tra il corso stesso del fiume e il Fosso di Camartina. L'autore Adalberto Bucciarelli individua le ragioni della scelta di edificazione dell'insediamento nella favorevole e strategica posizione topografica a vocata difesa naturale, legandola anche a questioni d'igiene come la peculiare [[vento]]sità del luogo.<ref name= "Bucciarellip13" >A. Bucciarelli, op. cit., p.13.</ref>
 
La dotazione elettronica di comprende un sistema di combattimento Ultra Electronics OSIRIS CMS, un [[Radar|radar bidimensionale]] di [[Radar di sorveglianza|sorveglianza]], ricerca aeronavale in banda X Terma Scanter 4100, 2 radar di navigazione Sperry Marine in bandaa X e S,<ref name="aw"/> e un sistema di tiro optronico Horus dotato di camera TV, immagine termica e [[telemetro laser]].<ref name="aw"/>
Il paese dista circa 30&nbsp;km dal capoluogo [[Ascoli Piceno]], 55&nbsp;km dall'Adriatico e 30&nbsp;km da [[Norcia]]. L'intero comprensorio comunale si estende su una superficie di circa 92&nbsp;km², spaziando dai 580 ai 2.476&nbsp;m [[livello del mare|s.l.m.]], <ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 14.</ref> fino all'estremo sud-occidentale delle Marche, confinando con tre regioni, (caratteristica che in [[Italia]] condivide col solo comune confinante di [[Accumoli]]), quali: [[Abruzzo]], con la [[provincia di Teramo]], [[Lazio]], con la [[provincia di Rieti]], e [[Umbria]], con la [[provincia di Perugia]].
 
==Impiego operativo==
[[File:Tabula Peutingeriana - Statio di Surpicano.jpg|thumb|Porzione della Tabula Peutingeriana in cui è indicata la Statio di Surpicano, evidenziata da una cornice rettangolare bianca.]]
Durante il suo viaggio di un mese per raggiungere il Brasile, il P-120 Amazonas ha toccato le città brasiliane di Natal, Rio Grande do Norte e Salvador, Bahia in settembre, e arrivando a Rio de Janeiro il 5 ottobre.<ref>http://dialogo-americas.com/en_GB/articles/rmisa/features/regional_news/2012/10/03/feature-ex-3561</ref><ref>{{cita web |url=http://www.defencetalk.com/uk-welcomes-250th-brazilian-navy-sailor-for-maiden-sea-trials-47400/ |titolo=UK Welcomes 250th Brazilian Navy Sailor for Maiden Sea Trials |data=9 aprile 2013}}</ref> All’atto della consegna del terzo esemplare, le unità classe Amazonas sono state incorporate nel 3º Distretto navale di Natal.
 
== Unità ==
Il territorio è solcato dalla [[Strada statale 4 Via Salaria|Salaria]], strada di rilevante importanza già in epoca romana. Attraverso gli snodi dell'antica consolare, presenti nell'arquatano, era possibile raggiungere molti centri dell'entroterra marchigiano, [[Norcia]], [[Roma]] e [[L'Aquila]].<ref>B. Carfagna, ''Rocche e castelli dell'ascolano'', ''op. cit.,'' pag. 59.</ref>
 
===L'antica Salaria nel territorio di Arquata===
Il tracciato della [[Via Salaria]] che percorreva la Terra d'Arquata era quel ramo di strada che derivava dalla biforcazione della consolare proveniente da Roma all'altezza della cittadina di [[Antrodoco]] e risaliva la [[Piana Reatina|valle del Velino]] per superare gli Appennini, discendere lungo la [[valle del Tronto]] fino ad Ascoli Piceno, concludendo il suo percorso a [[Martinsicuro|Castrum Truentinum]] sul litorale adriatico. <ref name= "GalièVecchioni p.42">N. Galiè G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.,'' p. 42.</ref> Le fonti non indicano il tempo della costruzione di questa diramazione della via commerciale romana <ref name= "Bucciarelli p. 42">A. Bucciarelli, ''Dossier arquatano'', ''op. cit.'', pag. 42.</ref> che si trova rappresentata sia nella [[Tabula Peutingeriana]], copia di un'antica carta romana che illustra le strade militari dell'impero, e sia nell'[[Itinerario antonino]], registro che annovera le stazioni e le distanze tra le località poste sulle diverse strade dell'Impero romano. <ref name= "GalièVecchioni p.42"/>
In entrambe le mappe stradali, nelle indicazioni della nomenclatura delle [[statio (guerra)|stationes]] e delle [[mansio|mansiones]], si leggono toponimi di alcune località vicine o appartenute al comprensorio arquatano. Sebbene la Tabula Peutingeriana e l'Itinerario Antonino siano considerate autorevoli prove documentali per la ricostruzione dell’impianto del sistema stradale differiscono nell'elenco delle stazioni di posta. <ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.'', pp. 42-43.</ref> Niccolò Persichetti giustifica queste discordanze adducendo che la Salaria, snodando il suo percorso vicino all'alveo del Tronto, possa aver subito danneggiamenti dai depositi dalle impetuose e rovinose piene del fiume. Queste potrebbero aver causato lievi mutamenti geografici e statistici rendendo necessario uno spostamento della sede stradale per il ripristino della viabilità e scrive: «''Ritengo quindi che nella storia della Salaria siano da distinguersi due momenti, quello che direi della Salaria vetere e quello della nova.''» Lo storico diversifica e scinde i percorsi indicati nelle due mappe e li inquadra come esistiti in tempi diversi, ossia sostiene che nell'Itinerario antonino è descritto il corso della «''Salaria vetere''», costruito più vicino al Tronto e più breve rispetto al corso della «''Salaria nova''» che è riportato nella Tavola Peutingeriana ed aggiunge che: «''lo spostamento della linea che dal basso fu fatta dolcemente salire sulla costa, portandola in curva verso il [[fanum]] Martis, oggi Tufo, e di là a Surpicanum (nei pressi di Arquata) ed indi ad Aquas (nei pressi di Acquasanta)''» è la «'' circostanza che la rese un po' più lunga.''» <ref>N. Persichetti, ''Viaggio archeologico sulla via Salaria nel circondario di Cittaducale: con appendice sulle antichità dei dintorni e tavola topografica'', ''op. cit.'', pag. 102</ref> La Salaria che solcava il territorio arquatano seguiva principalmente un percorso di fondovalle, costeggiando il Tronto, <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 241.</ref> ad una quota più alta dell'attuale. Dai suoi diverticoli si generava la viabilità secondaria che s'internava e risaliva lungo i fianchi delle montagne circostanti raggiungendo i centri più distanti dal tracciato principale.
Il testo di un'[[epigrafe]] affissa, presso [[Porta Collina]], durante il consolato di [[Lucio Cecilio Metello Diademato]], carica che quest'ultimo ha ricoperto nel 117 a.C., ricorda alcuni lavori appaltati per la «''curam viarum''» di due tratti della Salaria. Il primo all'altezza di Torrita ed il secondo tra Arquata e Marino del Tronto per una spesa di 7.500 [[sesterzio|sesterzi]]. Un completo programma di risistemazione dell'intero asse viario della consolare è ascrivibile alle opere e agli interventi augustei come confermano date ed iscrizioni dei cippi miliari di Trisungo e di Marino del Tronto. <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 242.</ref>
 
====Stationes e mansiones della Consolare Salaria in prossimità di Arquata====
{| class="wikitable"
! N° !! Nome !! Cantiere !! Impostazione !! Varo !! Ingresso in servizio !! Porto base
|+
|-
| P-120 || ''Amazonas''
! [[Itinerario antonino|Itinerarium Antonini]] !! [[Tabula Peutingeriana]] !! Toponimo attuale
| BAE Systems Portsmouth |||| 18/11/2009|| 29/06/2012 || ex CG-50 ''Port of Spain''
|-
| P-121 || ''Al-Shinas''
| ''Vico Badies'' || - || Fonte del Campo
| BAE Systems Scotstoun, Glasgow, Scozia || || 15/07/2010|| 30/11/2012|| ex CG-51 ''Scarborough''
|-
| - || ''Ad Martis'' || Tufo
|-
| P-122 || ''SurpicanoAraguari'' || (nei pressi di) Arquata
| BAE Systems Scotstoun, Glasgow. Scotland || || 16/07/2010 || 21/06/2013<ref name=NavRec>{{Cita web|url=http://www.navyrecognition.com/index.php/news/defence-news/year-2013-news/june-2013-navy-world-naval-forces-maritime-industry-technology-news/1097-third-bae-systems-built-opv-for-brazilian-navy-qaraguariq-handed-over-during-ceremony.html |titolo=Third BAE Systems built OPV for Brazilian Navy "ARAGUARI" handed over during ceremony |data=22 giugno 2013}}</ref> || ex CG-52 ''San Fernando''
|-
| ''Ad Centesimum'' || - || Trisungo
|}
 
*'''Vico Badies''' – Questa è la prima statio della Salaria nel territorio della [[Regio V Picenum]] vicina ad Arquata e menzionata solo nell'Itinerario antonino. <ref name= "Bucciarelli p. 43">A. Bucciarelli, ''Dossier arquatano'', ''op. cit.'', pag. 43.</ref> Nelle fonti è indicata anche come ''Vicus Badius'', toponimo che indica un [[vicus|vico]] contraddistinto dal colore della terra marrone scuro, ossia di colore badio. <ref>a cura di Petro Wesselingio, ''Vetera Romanorum ITINERARIA, sive Antonini Augusti itinerarium, CUM INTEGRIS JOS. SIMILERI, HIERON. SURITAE, ET AND. SCHOTTI NOTIS. ITINERARIUM HIEROSOLTMITANUM ET HIEROCLIS GRAMMATICI SYNECDEMUS'', ''op. cit.,'' pag. 307.</ref> Il sito si trovava distante 9 miglia dalla statio di Falacrine, l'odierna [[Cittareale]]. La sua localizzazione è stata individuata da Persichetti osservando i resti di opere di sostegno presenti sulla sponda destra del fiume Tronto nei pressi della chiesa di Santa Maria delle Camere di Fonte del Campo, frazione di Accumoli. Lo storico testimonia che nell'anno 1903 era ancora possibile distinguere alcune tracce della Salaria. A breve distanza da Fonte del Campo il percorso della consolare attraversava il fiume Tronto mediante un ponte e proseguiva sulla sponda sinistra del corso d'acqua. <ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.'', p. 43.</ref> Dopo aver costeggiato il fiume, la sede viaria lo riattraversava nuovamente mediante un altro ponte di cui restavano, prima del 1887, i conci di un'[[armilla (architettura)|armilla]] dell'arco sulla riva destra. Le vestigia del manufatto, non più visibili, sono state travolte e portate via da una piena del fiume. <ref name= "Bucciarelli p. 43"/> Dopo quest'ultimo ponte, la strada riprendeva il suo percorso costeggiando la riva destra del Tronto in direzione [[Grisciano]]. <ref name= "Bucciarelli p. 44">A. Bucciarelli, ''Dossier arquatano'', ''op. cit.'', pag. 44.</ref>
 
*'''Ad Martis''' - Con questo nome, nella Tavola Peuntigeriana, è citata la mansio che a suo tempo l'abate Colucci collocò tra Arquata ed Accumoli, <ref>G. Colucci, ''Delle antichità picene'', Tomo XIIII, op. cit., pp. 246-247.</ref> la stessa località identificata da Giuseppe Castelli con l'odierna frazione arquatana di Tufo. <ref>N. Persichetti, ''Viaggio archeologico sulla via Salaria nel circondario di Cittaducale: con appendice sulle antichità dei dintorni e tavola topografica'', ''op. cit.'', pag. 99.</ref> Per lungo tempo si è ritenuto che la Salaria, proveniente da Vicus Badies, salisse verso il paese, ma dalla ricostruzione di Niccolò Persichetti si apprende che la stazione di posta della consolare potesse trovarsi a Campi di Sotto, lungo la riva destra del Tronto, dove sono stati rinvenuti i «''ruderi di un antico pago, fondazioni di fabbriche, pavimenti a mosaico e di piccole mattonelle romboidali.''» <ref name= "GalièVecchioni p.43">N. Galiè G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.,'' p. 43.</ref> In seguito ai danni riportati dalle piene del fiume, alla strada che correva sul fondovalle fu modificata la collocazione con uno spostamento che ne trasferì il tracciato più a monte. Il borgo di Tufo nacque nella parte opposta della valle, su una piccola altura che ne garantiva la difendibilità. Da Tufo, passando per i centri di Capodacqua, Forca Canapine ed il Passo di San Pellegrino si raggiungeva la città di Norcia. <ref name= "GalièVecchioni p.43"/>
 
*'''Surpicano''' - Detto anche vico Surpicano <ref>G. Colucci, Delle antichità picene, Tomo XIIII, op. cit., p. 247.</ref> o solo Surpicanum, è la statio che si trova citata nella Tavola Peutingeriana e localizzata a sette miglia dalla mansio di Ad Martis. Qui arrivava il percorso della consolare che proveniva da Pescara del Tronto ed attraversava le vicinanze della frazione di Vezzano e la Valle Romana seguendo la sponda sinistra del fiume. <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 254.</ref> Gli studiosi ipotizzano che la statio possa essere identificata con il paese di Arquata. Sebbene non esistano prove di ritrovamenti archeologici che confermino questa supposizione <ref name= "Bucciarelli p. 44"/> viene collocata nei pressi di Borgo, nell'area un po' più a valle del paese di Arquata, nella piana dove si trova ancora oggi la chiesa del Santissimo Salvatore. <ref name= "GalièVecchioni p.44">N. Galiè G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.,'' p. 44.</ref> Enrico Giorgi scrive che questa circostanza può essere considerata certa perchè dalla Statio di Surpicano si originava la diramazione che, valicando il fianco est del monte Vettore, raggiungeva le zone del fermano <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 287, nota n. 50.</ref> come testimonia la Tavola ereditata da [[Konrad Peutinger]]. <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 251.</ref> Inoltre, Giorgi osserva che la posizione isolata del nucleo composto dalla chiesa, affiancata dal diruto e vecchio casolare assimilabile per la sua architettura ad una casa-torre, si trova ubicato in una zona di rilevante importanza per la viabilità minore del settore arquatano, in un'area distante dai centri di Arquata, Borgo e Trisungo, che è giustificabile solo in funzione della strada. Ipotizza che l'edificio religioso fosse connesso ad un «''ospitale medievale''», dipendente dall'[[abbazia di Farfa]] edificato dove vi era la stazione di posta romana. Luogo in cui si origina il trivio in cui si incontrano lo stradello che proviene da Arquata, quello che conduce a Trisungo e l'altro che risalendo verso il Vettore si dirige nella [[Val Tenna]] e nel fermano. <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 255.</ref> Lo storico Gabriele Lalli ricorda che nella stessa area era stato costruito il Ponte di San Salvatore, non più esistente, costituito da un manufatto di legno che superava il fosso del torrente Camartina. <ref name="G. Lalli, Ottocento arquatano, pag. 9">G. Lalli, ''Ottocento arquatano - Storie, fatti e misfatti'', ''op. cit.,'' pag. 9.</ref> Inoltre, nei pressi di Arquata, all'altezza del sentiero che da Porta Sant'Agata giungeva a Spelonga, il corso del Tronto era attraversato dalla struttura lignea del Ponte Verio che prendeva il nome da un piccolo villaggio chiamato Valenterio. Il borgo, non più esistente, era menzionato negli Statuti arquatani del 1574 e probabilmente sorgeva nelle vicinanze della frazione di Faete, in un'area che restituisce anche ai nostri giorni resti di antiche dimore. Ponte Verio garantiva la transitabilità a coloro che, passando lungo la Salaria romana, volevano arrivare ad Arquata oppure oltrepassarla e procedere verso i valichi di Galluccio, Forca di Presta e Forca Canapine. <ref>G. Lalli, ''Ottocento arquatano - Storie, fatti e misfatti'', ''op. cit.,'' pag. 10.</ref>
 
*'''Ad Centesimum''' - Il tracciato della via Salaria, prima di entrare nella strettoia delle Gole d'Arquata, arrivava alla statio chiamata Ad Centesimum, elencata nell'Itinerario antonino, ed identificata con l'odierno Trisungo. [[Sebastiano Andreantonelli]] la cita erroneamente nel suo elenco delle ville dislocate lungo la consolare e riporta che, nelle carte, questo toponimo individuava il paese di [[Quintodecimo]]. <ref>S. Andreantonelli, ''Storia di Ascoli''. ''op. cit.'', pag. 44.</ref> Dai documenti dell'Archivio notarile di Arquata, nell'atto del notaio Luzi del 17 gennaio 1495, risulta che col toponimo Centesimum fosse indicato Trisungo. <ref>S. Andreantonelli, ''Storia di Ascoli''. ''op. cit.'', pag. 63, nota n. 114.</ref> Nei pressi del piccolo borgo, sulla sponda sinistra del Tronto, esiste ancora oggi una località chiamata Centesimo. <ref name= "GalièVecchioni p.44"/> Nelle vicinanze, vi era Ponte San Paolo eretto in località Castagne Coperte, una zona boscosa che si trova ad una distanza di circa un kilometro dopo l'incasato del paese in direzione Ascoli. La struttura di collegamento, non più esistente, apparteneva al tragitto romano della via Salaria e garantiva l'attraversamento del corso d'acqua dalla sponda destra a quella sinistra. Il manufatto ha conservato la sua fruibilità fino alla fine del [[XIX secolo]]. Ora è possibile osservare solo le intaccature e le lacerazioni della roccia arenaria su cui poggiava il pilone. <ref name="G. Lalli, Ottocento arquatano, pag. 9"/> Di questo tratto di consolare descrive alcuni dettagli anche Persichetti che, a suo tempo, ha rilevato e descritto la presenza di due avanzi della strada, uno lungo circa 15 metri, realizzato con un selciato poligonale, ed un altro che si allungava per circa 5 metri composto da grosse pietre rettangolari <ref name= "Bucciarelli p.46">A. Bucciarelli, ''Dossier arquatano'', ''op. cit.'', pag. 46.</ref> descritto anche come una superficie lastricata da grandi schiazze di pietra. <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 234.</ref> Attualmente, queste vestigia non sono più visibili perché gli stessi elementi lapidei, impiegati per la sede viaria, nel tempo sono stati usati per la costruzione di muri a secco. <ref name= "Bucciarelli p.46">A. Bucciarelli, ''Dossier arquatano'', ''op. cit.'', pag. 46.</ref> Nel tratto dell'alveo del fiume che attraversa il paese, il 13 gennaio 1831, è stata rinvenuta una pietra miliare di epoca augustea della consolare Salaria che segnava il novantanovesimo miglio di distanza dalla città di Roma, nota come il Cippo Miliare di Trisungo. <ref name= "Bucciarelli p.46"/> {{vedi anche|Trisungo#Il Cippo Miliare}}
 
====La via Salaria Gallica====
Dallo studio dell'iscrizione incisa sulla Lapis Aesinensis, condotto da Nereo Alfieri dell'[[Università di Bologna]] e dalla Cattedra di Epigrafia romana dell'[[Università degli Studi di Macerata]], si apprende che Marco Ottavio Asiatico costruì una strada pubblica per raccordare la [[via Salaria Picena]] con la [[via Salaria Gallica]] diretta verso l'[[Ager Gallicus]] abitato dai [[Senoni|Galli Senoni]]. Dall'indagine di questo reticolo stradale si evince che la Salaria Gallica era una strada che si diramava dalla Salaria tradizionale all'altezza di Arquata e proseguiva il suo percorso a ridosso dell'Appennino giungendo a Sarnano e Pian di Pieca, dove continuava verso la cittadina di Urbisaglia e raggiungeva Jesi e forse Senigallia.<ref>{{Cita web|url = https://web.archive.org/web/20190325190316/http://archeologiainateneo50.unimc.it/it/81/il-lapis-aesinensis-e-la-scoperta-della-salaria-gallica|titolo =Il Lapis Aesinensis e la scoperta della Salaria Gallica |autore = Gianfranco Paci|accesso =26 mrzo 2019}}</ref><br>
Dagli scritti degli storici locali si acquisisce che dalla statio di Surpicano si distaccava una derivazione della Salaria, ossia il diverticolo che raggiungeva i paesi di Piedilama e Pretare, il valico di Galluccio <ref>E. Giorgi, ''Il territorio della colonia. Viabilità e centuriazione'' in ''Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica'', ''op. cit.'', pag. 256.</ref> ed il valico di Forca di Presta, aprendo una via di comunicazione con l'opposto versante della montagna. <ref name= "GalièVecchioni p.44"/> Percorrendo questa strada era possibile, attaversando Montegallo, arrivare anche a Fermo, Comunanza ed Amandola. <ref name= "Bucciarelli p. 44"/>
 
=== Clima ===
Il [[clima]] di Arquata e del suo territorio comunale è quello tipico di media e bassa montagna. Gli [[inverno|inverni]] sono freddi con [[precipitazione (meteorologia)|precipitazioni]] prevalentemente [[neve|nevose]], le [[temperatura|temperature]] possono scendere di diversi gradi sotto lo zero e restarci anche per molti giorni. Le [[estate|estati]] risultano miti e mai troppo calde. Le precipitazioni sono distribuite equamente durante tutto l'arco dell'anno, con maggiore frequenza nei mesi freddi.
 
== Storia ==
=== Ipotesi sulle origini ===
Sull'origine del paese si hanno notizie incerte. Alcuni storici riconducono l'odierna Arquata all'antica ''Surpicanum'', uno dei centri della [[Regio V Picenum]] collocata tra le Statio della Tavola Peutingeriana ''Ad Martis'' e ''Ad Aquas'' l'attuale [[Acquasanta Terme]].<ref name= "GalièVecchionip.41" >N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 41.</ref> Un'altra ipotesi ne attribuisce la nascita ad un insediamento fortificato d'[[storia romana|epoca romana]], una delle ''Statio'' dislocate sulla Consolare Salaria, strada che all'epoca era la via commerciale del trasporto del [[sale]] prodotto nelle [[salina|saline]] di [[Martinsicuro|Truentum]].<ref name= "GalièVecchionip.41" /> Si suppone, inoltre, che Arquata possa essere un paese fondato dai [[Sabini]], correlando la vicinanza di questo popolo già presente a Norcia e ad Ascoli, originato dalla [[migrazione]] di queste genti col [[primavera sacra|ver sacrum]], e che solo in seguito divenne dei [[Civiltà romana|Romani]]. Nel [[I secolo]] d.C. la località e tutta l'area dell'Alta valle del Tronto appartenevano alla famiglia imperiale di [[Vespasiano]], detta famiglia dei [[Dinastia flavia|Flavi]], originaria appunto della [[Sabina]].<ref name= "GalièVecchionip.41" />
 
=== Medioevo ===
[[File:Rocca di Arquata del Tronto.jpg|thumb|left|upright|La Rocca]]
{{vedi anche|Rocca di Arquata del Tronto}}
Le prime notizie certe e documentate su Arquata si trovano nel periodo dell'[[Alto Medioevo|alto medioevo]] quando, nel [[VI secolo]], era definita ''Terra Summantina''. Ulteriore e successivo riferimento storico è fornito dall'[[invasione]] del popolo [[Longobardi|longobardo]] che giunse fino a [[Spelonga]], dove forse esisteva un [[castrum]]. Ne ricompare la citazione nella cronaca del viaggio intrapreso da [[Carlo Magno]] che, nell'[[800]], attraversò questi luoghi per recarsi a [[Roma]] in occasione della sua [[incoronazione]].<ref name= "GalièVecchionip.46" >N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 46.</ref> Nel [[XIII secolo]]<ref>A. Bucciarelli, ''op. cit.,'' p. 13.</ref> la città di Ascoli, con il contributo di [[Amatrice]] e Castel Trione, costruì la fortezza sulla sommità della rupe a [[nord]]<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 52.</ref> del paese e, da questo momento, la storia di Arquata si confonderà e si sovrapporrà a quella della sua Rocca, aspramente contesa tra [[Norcia|norcini]] e ascolani per circa tre secoli.<ref name="B. Carfagna, op. cit., p. 63">B. Carfagna, ''op. cit.,'' p. 63.</ref>
Nell'anno [[1215]], si ricorda la visita di [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]], qui giunto nella sua missione di apostolato<ref name= "GalièVecchionip.46" />, mentre nel [[1354]], ad [[Avignone]], morì sul [[morte sul rogo|rogo]] il fraticello predicatore [[Francesco da Arquata]] per opera dell'[[Inquisizione]].<ref>A. De Santis, ''op. cit.'', pp. 308-311.</ref> Nello [[Statuto (diritto)|Statuto]] d'Arquata del [[1574]] si legge una delle frasi più note legate a questo comune: «''Che alcuno non se parta della terra d'Arquata e suo contado con animo de non ritornare a detta terra''».<ref>Statuto di Arquata del 1574, Libro I - Rubrica XLV.</ref>
=== XVIII secolo ===
====Relazione della Provincia dell'Umbria, Prefettura di Norcia, di Arquata e suo contado di Angelo Benucci del 5 ottobre 1781====
 
È possibile ricavare ed aggiungere altri riferimenti sulla storia di questo comune dalla lettura della Relazione, redatta dal [[Delegazione apostolica|delegato apostolico]], Angelo Benucci inviato ad «''Arquata e suo contado''» nel 1781 per la revisione dei Catasti nella Provincia dell'Umbria e Prefettura di Norcia. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 21">AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 21.</ref> Il manoscritto propone la descrizione e la misurazione della divisione territoriale dei luoghi ed anche un preciso resoconto sulla vita e sull'economia rurale degli abitanti sul finire del [[XVIII secolo]], <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 21"/> quando Arquata dipendeva per la giurisdizione temporale, ossia per il potere politico ed economico, dal prefetto di Norcia ed era retta da un luogotenente, mentre per la giurisdizione spirituale apparteneva al vescovo di Ascoli. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 26">AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 26.</ref>
 
Dalla Relazione si acquisiscono anche informazioni sullo stato presente del tempo e si legge che: «''Arquata è posta sopra d'una collina che comincia a sorgere alle radici dell'Appennino (...) circondata da asprissime montagne. (...) Il suo clima è rigido e molto umido; la prima neve si fa vedere; le fabriche umili e mal costrutte (...) Le strade pessime. Nella sommità d'Arquata c'è una bella fortezza all'uso antico.''» «''I confini dell'Arquatano sono, a [[est|levante]], il [[Montalto delle Marche|Presidiato di Montalto]] e l'Ascolano; a [[ovest|ponente]] ed a [[nord|tramontana]], il Norcino; a [[sud|mezzogiorno]], il [[Regno di Napoli]]. I paesi confinanti con il Regno di Napoli sono Colle, Spelonca, Pescara e Vezzano. Tra l'uno e l'altro c'è la divisione di un fosso.''» <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 22">AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 22.</ref> L'intero contado è costituito da 11 paesi, <ref>I paesi indicati nella Relazione Benucci sono: «''Arquata, Borgo, Camartina, Colle, Faete, Pescara, Piedilama, Pretara, Spleonca, Trisongo e Vezzano.''» AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 23.</ref> a Borgo dimorano le famiglie più abbienti <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 22"/> e vi si trova un convento di frati, l'unico che vi sia nell'arquatano. In tutto il comprensorio si contano 16 [[presbitero|presbiteri]], tre povere [[confraternita (Chiesa cattolica)|confraternite]] <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 26"/> ed un modestissimo [[Monte frumentario]]. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 25">AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 25.</ref>
 
Benucci afferma che non é stato possibile estrarre indicazioni dai vecchi Catasti del [[1740]], redatti per ordine della [[Congregazione del buon governo]], poiché non riportavano indicazioni sulle misure del territorio. Si apprende che la realtà catastale fosse costituita da una moltitudine di piccole particelle, ordinate in otto volumi, sebbene vi fossero 11 paesi, e che vi fossero numerosi rapporti di [[enfiteusi]]. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 21"/> L'arquatano risultava essere molto popolato in rapporto alla sua estensione e vi si contava la presenza di circa 5.000 anime. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 25"/> Quasi ogni abitante era possidente di un lembo di terra. Per calcolare le dimensioni di ogni proprietà rurale si applicava come unità di misura una [[arundo donax|canna]]. Per ogni canna misurata si raccoglieva un sassolino ed a conclusione dell'operazione di calcolo si contavano i sassolini per stabilire quante canne misurasse un terreno. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 21"/> Il funzionario apostolico delinea anche la generale situazione delle misere condizione degli abitanti che vivevano dei proventi della produzione e vendita di uva e di castagne. Aggiunge che, a volte, il pane di [[secale cereale|segale]] e i prodotti derivati dalla panificazione contenevano anche un po' di farina di grano, prodotto in loco in scarse quantità che coprivano a stento il fabbisogno del consumo della popolazione per un terzo dell'anno. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 23">AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 23.</ref> I [[Cavalieri Ospitalieri]], che Benucci menziona con il nome di «''Ordine dei Cavalieri di Malta''», avevano numerose proprietà a Pescara e Vezzano <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 27">AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 27.</ref> e riscuotevano i canoni dagli affittuari dei terreni che, spesso, consistevano in «''un piatto di grano, in una fiaschetta''» oppure in «''ovi freschi, galline, pollastri ed altre cose di simil natura.''» <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 25"/>
 
Nella narrazione descrittiva dell'indole degli arquatani si legge che fossero «''quèruli <ref>{{cita web|http://www.treccani.it/vocabolario/querulo/|Significato di Quèrulo|13 marzo 2019}}</ref> di natura e non cessano mai di ricorrere, onde un prefetto di Norcia diceva ch'era più abbondante Arquata di ricorsi che non era la Montagna della Sibilla di brugnoli. <ref>Con il termine «''brugnoli''» si identifica una varietà di funghi. AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 27.</ref> Offesi una volta, più non la perdonano; molto propensi e quel ch'è peggio dediti, ai vizi della lussuria e del vino.''» <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 26"/>
 
Nel Paragrafo LVI, Benucci redige una sintesi delle cause per le contese e dissensi intercorsi tra Arquata e Norcia. Sottolinea come gli arquatani si siano sempre intesi maggiormente con gli Ascolani ed i Regnicoli piuttosto che con i Norcini. Quest'ultimi avevano costantemente cercato di soggiogare il contado arquatano per avere un completo controllo delle montagne e quando non vi riuscirono, ottennero il loro scopo inviando ambasciatori a [[papa Martino V]] che Il 19 luglio 1429 concesse il feudo arquatano in vicariato agli umbri. <ref>AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 11.</ref> Le trattative erano state condotte dal cardinale [[Prospero Colonna (cardinale XV secolo)|Prospero Colonna]], nipote del pontefice, che ne accordò la competenza giurisdizionale in cambio di 7.000 fiorini ed un cane da punta con una rete per le cattura delle quaglie da presentarsi come canone in Roma nel giorno dell'Assunta. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 26"/>
 
=== XIX secolo ===
Nel [[1809]], il territorio di Arquata tornò ad essere assoggettato allo Stato Pontificio. A seguito dell'invasione [[Francia|francese]], la prefettura di Norcia decadde e Arquata, estremo baluardo meridionale dell'[[Primo Impero francese|Impero Napoleonico]], entrò con il titolo di Cantone nel [[Dipartimento del Trasimeno]].<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 61.</ref>
 
Con l'emanazione del ''[[motu proprio]]'' "[[Quando per ammirabile disposizione]]" di [[papa Pio VII]] dell'anno [[1816]]<ref>[http://books.google.it/books?id=wyIsAAAAYAAJ&page=3&printsec=frontcover#v=onepage&q=&f=false Il ''motu proprio'' “Quando per ammirabile disposizione” di Pio VII]</ref> si ebbe una nuova suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio che generò l'istituzione della [[delegazione apostolica di Ascoli]]. Il successivo editto [[Ercole Consalvi|Consalvi]], promulgato dall'omonimo [[cardinale]] e [[Segretario di Stato (Santa Sede)|Segretario di Stato]] il 26 novembre [[1817]], in vigore dal 1º gennaio [[1818]], eresse Arquata a Governo nel distretto di Ascoli. Il disposto sanciva così il distaccamento dei possedimenti arquatani dalla [[delegazione apostolica di Spoleto|delegazione di Spoleto]] e la loro aggregazione al territorio marchigiano, circostanza che determinò anche la rimozione dei carteggi di questo comune, conservati presso la delegazione spoletina, e il loro trasferimento alla nuova sede di Ascoli.<ref>[http://www.maas.ccr.it/PDF/Ascolipi.pdf (a cura di Giuseppe Morìchetti) in ''Archivio di Stato di Ascoli Piceno'' pag.397]</ref>
 
Mantenne le competenze di ''Governo di Arquata'' anche nella successiva ripartizione amministrativa voluta da [[papa Gregorio XVI]], nell'anno [[1831]], quando Ascoli e Fermo, dopo la restaurazione dello Stato Pontificio, furono nuovamente separate e la delegazione ascolana tornò a beneficiare della sua autonomia. L'editto del cardinale Bernetti, del 5 luglio 1831, stabiliva che la delegazione ascolana fosse divisa in due distretti:
*Ascoli, con i Governi di: Ascoli, Amandola e Arquata;
*Montalto, con i Governi di: Montalto, Offida e San Benedetto.<ref>[http://www.maas.ccr.it/PDF/Ascolipi.pdf (a cura di Giuseppe Morìchetti) in ''Archivio di Stato di Ascoli Piceno'' p.398]</ref>
 
Nel riparto territoriale dello Stato Pontificio del [[1833]] Arquata è ''Comune di residenza del Governatore'' e comprende nella sua giurisdizione i paesi di Borgo, Camartina, Colle, Faete, Pescara, Piedilama, Pretare, Spelonga, Trisungo e Vezzano.<ref>[http://books.google.it/books?id=Sn0uAAAAYAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio], ''op. cit.,'' p. 316.</ref>.
 
Nel [[1860]], a seguito dell'emanazione del Regio decreto n. 4495<ref>[http://books.google.it/books?id=rPQGAAAAYAAJ&pg=RA1-PA89&dq=Mandamento+di+Arquata+1861&hl=it&ei=_lDvTejuHsjRsgap6I2vCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CC8Q6AEwAQ#v=onepage&q&f=false Regio decreto n. 4495 del 22 dicembre 1860] in Collezione celerifera, ''op. cit.,'' p. 89.</ref>, del 22 dicembre 1860, nella ripartizione territoriale del [[Circondario di Ascoli Piceno|circondario di Ascoli]] Arquata divenne sede del II Mandamento di Ascoli.<ref>[http://books.google.it/books?id=rPQGAAAAYAAJ&pg=RA1-PA91&dq=Mandamento+di+Arquata+1861&hl=it&ei=_lDvTejuHsjRsgap6I2vCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CC8Q6AEwAQ#v=onepage&q&f=false Mandamento di Arquata nella suddivisione del Circondario di Ascoli Piceno] in Collezione celerifera, ''op. cit.,'' p. 91.</ref>.
 
==== La sosta di Giuseppe Garibaldi nell'anno 1849 ====
{{vedi anche|Torre civica (Arquata del Tronto)#Lapide_commemorativa_dedicata_a_Giuseppe_Garibaldi}}
[[File:Arquata del Tronto - lapide Garibaldi.jpg|thumb|left|upright|Lapide posta a ricordo della sosta di [[Giuseppe Garibaldi]] murata sulla facciata di casa Ambrosi]]
 
Tra gli eventi accaduti nel paese di Arquata vanno ricordati l'arrivo e il pernottamento di [[Giuseppe Garibaldi]], nell'anno [[1849]], che qui si fermò quando partì alla volta di [[Roma]]. Questa fu la terza e ultima tappa in territorio ascolano. La cronaca ci perviene dagli scritti di [[Candido Augusto Vecchi]], [[Fermo|fermano]], capitano del 23º di linea [[Regno di Sardegna|piemontese]] e [[storiografia|storiografo]] della guerra del [[1848]], che fu tra i più fedeli e cari amici del generale. Questi, al passaggio dell'eroe dei due mondi nella città di Ascoli Piceno si unì al gruppo, ma lo seguì fino a [[Rieti]] per poi proseguire da solo e raggiungere Roma dove svolse il suo mandato di deputato partecipando ai lavori dell'Assemblea Costituente.
 
In questo viaggio Garibaldi era già accompagnato da [[Nino Bixio]], quale ufficiale d'ordinanza, [[Gaetano Sacchi]], Marocchetti, Andrea d'Aguyar, servitore, e Guerrillo il suo piccolo cane, azzoppato da una ferita, che aveva l'abitudine di seguire il suo padrone camminando tra le zampe del suo cavallo. Durante il trasferimento da Ascoli a San Pellegrino di Norcia fu ospitato ad Arquata dal locale governatore Gaetano Rinaldi, capo della reazione clericale. Il generale dormì presso casa Ambrosi nella notte tra il 26 e il 27 gennaio [[1849]]. Giunse nel giorno di [[venerdì]] 26 quando, dopo aver lasciato la città di Ascoli, si avviò verso le zone montane attraversando la parte più alta della valle del Tronto tra gli [[Appennini]]. Egli e il suo seguito lasciarono Ascoli intorno alle dieci del mattino raggiungendo la consolare Salaria accompagnati dai [[Arma dei Carabinieri|carabinieri]] a cavallo, dalla guardia civica, dalla banda comunale, da dodici carrozze e da una folla festante. Giunti a [[Porta Gemina|porta Romana]] il generale congedò tutti e regalò una spada a [[Matteo Costantini]], (anch'egli come [[Giuseppe Costantini]], suo padre, era detto ''Sciabolone''), quale segno della sua amicizia e rifiutò, per l'ennesima volta, la sua scorta sulle strade di montagna.
 
La prima sosta di ristoro avvenne ad [[Acquasanta Terme]], dove Garibaldi, sceso da cavallo, si accomodò su un sedile di [[travertino]] per accendere un [[sigaro]]. Ripreso il cammino, la spedizione arrivò ad Arquata dove fu accolta e ospitata con molto riguardo. Candido Augusto Vecchi racconta di un lungo pranzo che durò fino a mezzanotte. Al mattino seguente, il 27 gennaio, prima del sorgere del [[sole]], il generale e i suoi lasciarono il paese per dirigersi verso Rieti. Il governatore d'Arquata regalò loro quattro [[libbra|libbre]] di [[Tuber (micologia)|tartufi]] come viatico. Si avviarono così alla volta di San Pellegrino percorrendo la strada che conduce a [[Pretare]] e quindi a [[Forca di Presta]]. Furono scortati dal figlio del governatore d'Arquata che portò con sé, e in loro onore, fin sulla cima della montagna, un [[tricolore|vessillo tricolore]] di seta.
 
Il generale ricordò la sosta ad Arquata nelle sue ''Memorie'' scrivendo: «''(...) ed io per le vie di Ascoli e la Valle del Tronto, con tre compagni per percorrere ed osservare la frontiera napoletana. Valicammo gli Appennini, per le scoscese alture della Sibilla, la neve imperversava, mi assalirono i dolori reumatici che scemarono tutto il pittoresco del mio viaggio. Vidi le robuste popolazioni della montagna, e fummo ben accolti, festeggiati dovunque, e scortati da loro con entusiasmo.''»
 
Ad Arquata quali segni di questo evento rimangono la Via Garibaldi e una lapide affissa sulla parete esterna di casa Ambrosi, qui spostata dalla primaria collocazione sul muro della [[Torre civica (Arquata del Tronto)|Torre civica]], in cui si ricorda la sosta del generale.
 
=== Terremoto nel 2016 ===
{{Vedi anche|Terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017}}
 
Un violento terremoto di magnitudo 6.0 la notte del 24 agosto ha colpito l'area di [[Accumoli]] ed [[Amatrice]], causando gravi danni anche ad Arquata, facendo sprofondare a valle metà del paese. La frazione di [[Pescara del Tronto]] è stata completamente rasa al suolo, con solo poche case rimaste in piedi. Ulteriori danni sono stati provocati con le successive scosse del 26 ottobre presso [[Castelsantangelo sul Nera]] e [[Ussita]]. Il 30 ottobre la scossa più forte di magnitudo 6.5 a [[Norcia]] ha raso al suolo quasi tutta Arquata, con il collasso delle case, delle chiese e lo smottamento parziale della parte del bastione a valle. Solo la Rocca è rimasta in piedi, benché danneggiata anch'essa.
<gallery>File:Arquata da Spelonga (30720635111).jpg|Panorma di Arquata nel novembre 2016.
File:Arquata del Tronto (30177038934).jpg|Arquata
File:Rocca di Arquata (30691595362).jpg|Rocca di Arquata</gallery>
 
== Toponimo ==
Assunse il nome ufficiale di Arquata del Tronto nell'anno successivo alla nascita del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], come riportato nel Regio decreto 9 novembre 1862 n. 978 e nella la delibera del consiglio comunale del 5 agosto [[1862]].<ref>Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno D'Italia, Anno 1862 Dal N 409 al 1100 Volume Quinto, Torino Stamperia Reale, p. 2985.</ref>
 
Il nome di ''Arquata del Tronto'' è composto dall'accostamento di due termini:
*''"Arquata"'' che deriva dal [[lemma (linguistica)|lemma]] [[lingua latina|latino]] ''Arx'', (arx, arcis), che vuol dire [[rocca (fortificazione)|rocca]], [[fortezza|insediamento fortificato]] o altura fortificata.<ref name= "GalièVecchionip.41" /> L'Amadio lega il significato del [[toponimo]] alla parola ''arcuata'', intesa come: grotta, galleria, cunicolo. L'autore, però, non spiega o specifica quale di questi significati sia collegato al paese.<ref>G. Amadio, ''op. cit.,'' p. 32.</ref>
*''"del Tronto"'' in riferimento all'omonimo fiume che scorre vicino alla località.
 
== Simboli ==
=== Il gonfalone civico ===
La [[blasonatura]] del gonfalone civico è riportata nel testo del vigente statuto comunale:
 
«''Di forma rettangolare, con dicitura Comune di Arquata del Tronto, è ornato da due rami, di cui uno di mirto a sinistra e l'altro di quercia a destra, riporta in oro sullo sfondo verde due stemmi, di cui quello di sinistra con descrizione REG TEB AR POT, l'altro di destra con descrizione 1572 TEPOR LAURI COLE PR, sovrastati entrambi da una corona turrita''»<ref name="Ministero dell'Interno - Statuti">[http://autonomie.interno.it/statuti/visualizza_statuti.php?cCodiProv=044007 Ministero dell'Interno - Statuti] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090314113050/http://autonomie.interno.it/statuti/visualizza_statuti.php?cCodiProv=044007 |data=14 marzo 2009 }}</ref>
 
Lo stendardo è costituito da un drappo rettangolare di seta di colore verde che termina in tre bande e reca, nella parte più alta, l'iscrizione centrata e convessa verso l'alto: ''Comune di Arquata del Tronto''. Il vessillo è completato dalla cravatta e i nastri tricolore. Al centro sono rappresentati affiancati i due scudi araldici adottati quali simboli della municipalità. Gli stemmi sono sormontati da una [[corona muraria|corona turrita]] in argento murata di nero che indica il titolo di comune, come previsto dal regio decreto del [[1943]].<ref>[http://www.governo.it/Presidenza/cerimoniale/onorificenze_araldica/araldica/regio_decreto070643.html Art. 97, Regio Decreto 7 giugno 1943, num. 652].</ref> Il drappo è custodito ed esposto presso la Sala del Consiglio del locale Municipio.
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File:Arquata del Tronto - gonfalone comunale.jpg|Gonfalone ufficiale del Comune
File:Arquata del Tronto - Municipio.jpg|Municipio
File:Arquata del Tronto - Sala Consiliare del Municipio.jpg|Sala del Consiglio
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=== Lo stemma ===
L'[[araldica]] dello stemma è descritta nello statuto comunale:
 
«''Presenta una figura ovoidale a strisce bianche e rosse su fondo oro sovrastato da una corona turrita''»<ref name="Ministero dell'Interno - Statuti"/>
 
Lo [[stemma]] più antico della [[comunità]] di Arquata è datato [[XIV secolo]]. Questo mostrava all'interno di uno [[scudo (araldica)|scudo]] l'effigie di san Pietro, [[patrono]] del [[castello]], ritratto sopra una [[montagna]] con cinque [[vetta|cime]], munito di [[chiave (araldica)|chiavi]] e di [[Testo sacro|Sacre Scritture]]. La rappresentazione era riproposta anche nei [[sigillo (oggetto)|sigilli]] del [[XV secolo|XV]] e [[XVI secolo]] ritrovati in alcuni [[atto amministrativo|atti amministrativi]] sia presso l'Archivio Storico del Comune di [[Norcia]] sia presso l'[[Archivio di Stato (Italia)|Archivio di Stato]] di Ascoli.
 
Nella seconda metà del [[XVI secolo]], nell'anno [[1572]], sebbene non si conoscano le ragioni [[politica|politiche]], lo stemma fu cambiato dai priori comunali che commissionarono la realizzazione di uno scudo palato che recava la rappresentazione di [[6 (numero)|sei]] pali verticali contigui e [[Attributi araldici di modifica|smaltati]] alternando i [[colore|colori]] del [[bianco]] e del [[rosso]]. Nell'anno [[1852]] lo scudo fu annoverato nel primo [[censimento]] ricognitivo degli stemmi comunali, ma nella rappresentazione grafica furono erroneamente confusi i pali con le sbarre. Il simbolo araldico fu, quindi, rappresentato con strisce [[diagonale|diagonali]] anziché verticali. Il disegno dello scudo arquatano è essenziale e propone tre pali rossi verticali in campo bianco. Non esiste nell'archivio storico del comune alcuna traccia che possa precisare la sua origine o concessione. Al di fuori dell'arma e nella riproduzione lapidea sono proposti due [[motto|motti]]: ''"Arquata Potest"'' ed ''"Arquata Reggia Terra"''. Gli amministratori arquatani equivocarono ciò che avevano trovato scolpito nella pietra dell'arma gentilizia di Regolo Tebaldeschi di Norcia. Questi condusse la [[podestà (medioevo)|podesteria]] arquatana durante un ignoto periodo del [[XVI secolo]]. Lo stemma conservato presso il [[palazzo]] del [[Comune|municipio]] reca l'iscrizione ''“REG TEB AR POT”'' che per esteso va interpretato come: ''"REG(OLVS) TEB(ALDESCVS) AR(QUATE) POT(ESTAS)"'' ossia ''"Regolo Tebaldeschi Podestà d'Arquata"'', la stessa epigrafe che è stata intesa anche come ''"Regia Terra Arquata Potens"''.<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 57.</ref>
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File:Arquata del Tronto-Stemma2.png|Stemma con scudo in forma aulica
File:Arquata del Tronto - Riproduzione litica dello stemma civico sulla facciata del municipio.jpg|Riproduzione litica dello stemma civico sulla facciata del Municipio
File:Arquata del Tronto - scudo gentilizio.jpg|Scudo gentilizio di Regolo Tebaldeschi
File:Arquata del Tronto - scudo palato.jpg|Scudo palato della comunità arquatana datato 1572
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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
[[File:Arquata 2006 crocifisso.jpg|upright|thumb|[[Crocifisso]] ligneo policromo del [[XIII secolo]]]]
 
====Chiesa della Santissima Annunziata====
È la chiesa [[parrocchia|parrocchiale]] di Arquata del Tronto. L'edificio religioso si trova nella zona centrale del paese, lungo la via che conduce alla Rocca. Di dimensioni modeste ha una [[facciata]] molto semplice con un importante [[portale]] scolpito in [[arenaria|pietra arenaria]]. Il suo interno è costituito da un unico ambiente dove si trovano [[altare|altari]] [[legno|lignei]], la [[cantoria]], e collocata, sulla parete di fondo, una tela dell'[[Annunciazione]] del [[XVI secolo]]. L'arredo storico più noto di questa chiesa è costituito dal ''Crocifisso ligneo policromo'' della seconda metà del XIII secolo, esposto su di un [[capitello]] di [[tufo]] e considerato la [[statua]] [[sacro|sacra]] più antica delle Marche. L'opera proviene dalla [[chiesa di San Salvatore di Sotto]] di Ascoli e qui portata da un gruppo di arquatani che, nell'anno [[1680]], ebbero una disputa con gli ascolani.<ref>Le Trame del Romanico, ''op. cit.,'' pp. 81-82.</ref> Il [[iconografia della Crocifissione|crocifisso]], per le sue [[dimensione|dimensioni]], è idealmente collocabile al centro di un quadrato di metri 1.45 per 1.45. Ha uno spessore medio di [[20 (numero)|20]] [[metro|centimetri]] e si presenta come un'opera policroma con evidenti riferimenti allo [[Arte bizantina|stile bizantino]]. Dopo il suo [[restauro]], avvenuto nel [[1973]], si apprezza maggiormente il suo originale rivestimento [[pittura|pittorico]], prima nascosto da altri strati di ridipinture. Secondo alcuni esperti, l'opera è riferibile all'arte [[Spoleto|spoletina]] del XII secolo e del XIII secolo. Raffigura, come avveniva nell'arte popolare del tempo, un rigido [[Cristo]] [[crocifissione|crocifisso]] con [[braccio|braccia]] distese e [[arto inferiore|arti inferiori]] [[parallelismo (geometria)|paralleli]]. Fu realizzato da due [[frate|frati]] [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], ''Raniero'' e ''Bernardo'', che lo firmarono alla base. L'attuale lacunosa iscrizione riporta: «''...TER RANIERI DOM... R ...DUS T AIDA... NU TP SU''» che è stata letta, da Italo Zicari, con questa interpretazione: «''frater Ranieri dominus corpus fecit (o pinxit) frater Berardus aidavit''», traducibile come: «''Frate Raniero scalpellò (o dipinse) il corpo del Signore, Frate Berardo lo aiutò''». Sul [[testa|capo]] di [[Gesù]] è posta una [[corona (copricapo)|corona]] in [[argento]] [[sbalzo (arte)|sbalzato]], [[ex voto]] degli abitanti di Arquata, che reca inciso: «''ARQUATA COLERAE MORBO SERVATA SALVATORI SUO D.D. 1855''» Il crocifisso è sempre stato particolarmente [[venerazione|venerato]] dagli arquatani e non solo. Ancora oggi è condotto per le vie del paese in [[processione]] solenne.
 
====Chiesa di San Francesco====
L'edificio religioso si eleva nella frazione [[Borgo (Arquata del Tronto)|Borgo]] e rientra nella proprietà del complesso dell'omonimo [[convento]].
=====Cronologia storica essenziale=====
Antonio Salvi ricorda che il tempo di erezione della chiesa e della casa dei religiosi dell'[[Ordine francescano]] si colloca verso la metà del [[XIII secolo]]. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 46">A. Salvi, ''Iscrizioni medievali in territorio ascolano'', ''op. cit.'', pag. 46.</ref> Questa informazione sulle origine del complesso conventuale è riportata anche negli scritti dello ''Statuto Deruta'', del 1465, in cui si legge che alcune fonti indicano come anno di edificazione il 1218. Al tempo la chiesa era intitolata a Santa Maria ma, in seguito, come accadde per altre sedi francescane, la dedicazione fu cambiata e destinata a san Francesco. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 48"/>
* [[1251]] - Negli ''Annales Minorum'' il convento arquatano è citato con le parole: «''Exordium accepit hoc anno [[1251]] die XVI Maii conventus Arquatae, quod in Piceno nobile oppidum est, in Appennino, ad dextram fluminis Trunti, elargientibus fundum devotis personis.''» Il ''Libro delle sotomissioni'' nomina il luogo, ossia la residenza, dei frati minori («''ad locum fratrum Minorum''»), presso l'illustre Arquata, a proposito di un'adunanza documentata nel maggio dello stesso anno.<ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 46"/>
* [[1291]] - [[Papa Niccolò IV]] accordò alla chiesa del convento 40 giorni di [[indulgenza]].
* [[1328]] - L'8 settembre, «''Giovannuccio Sapiicci da Monteleone''» lesse nell'aula della chiesa la dichiarazione di [[scomunica]] che colpiva tre frati francescani quali: [[Michele da Cesena]], ministro generale dell'Ordine, [[Bonagratia da Bergamo]], giurista, ed infine [[Guglielmo di Ockham]], [[teologo]] e [[filosofo]]. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 46"/>
* [[1430]] - Il [[vescovo]] di Ascoli Paolo Alberti concesse ai religiosi di Borgo la «''quarta porzione canonica''» per i servizi resi alle popolazioni arquatane. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 46"/>
* [[1476]] - In questo anno il guardiano ed i frati conventuali alienarono un terreno di proprietà del convento ad un certo «''ser Alo d'Arquata''» per il prezzo concordato di 30 [[fiorino|fiorini]]. L'acquirente non versò il corrispettivo pattuito e per questa ragione nacque una controversia tra i francescani ed il compratore. La richiesta di soluzione della vertenza fu inoltrata, per competenza territoriale, al Governatore di Ascoli ed, in seguito, alla sede apostolica. [[Papa Sisto V]], con l'emanazione di un [[breve apostolico|breve]], intervenne a favore dei frati. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 47">A. Salvi, ''Iscrizioni medievali in territorio ascolano'', ''op. cit.'', pag. 47.</ref>
* [[1494]] - [[Papa Alessandro VI]] concesse l'accordo ai religiosi di cedere la proprietà di un appezzamento di terreno. Il ricavato della vendita fu impiegato per le necessità della chiesa di Borgo. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 47"/>
* 1496 - Tra i documenti dell'Archivio notarile di Arquata, conservati presso l'Archivio di Stato di Ascoli Piceno, risulta l'[[Atto notarile|atto]] di [[Contratto di donazione|donazione]], redatto dal notaio «''Franciscus Luctius''», di «''Lucia Petrucctii Nardi''» di [[Piedilama]], dell'[[Ordine francescano secolare]] a favore del convento. La donna, con spirito di liberalità, cedette con la formula «''inter vivos''» ai frati e al «''maestro di sacra pagina Benedicto Marci di Arquata''» un terreno sito in località «''Le Corone''» <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 47"/>
* [[1540]] - Il notaio «''Antonius Ambra''» riceve le [[testamento|volontà testamentarie]] di «''Antonella, moglie di Florerio Arcangeli di Arquata''» che lascia 3 fiorini per la pittura di una raffigurazione di san Francesco da collocarsi nella cappella della Vergine Maria di questa chiesa. <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 48">A. Salvi, ''Iscrizioni medievali in territorio ascolano'', ''op. cit.'', pag. 48.</ref>
=====Architettura=====
Di stile [[arte romanica|romanico]] conserva un [[portale]] del [[XVI secolo|Cinquecento]], la [[cantoria]], il [[pulpito]] e [[altare|altari]] [[legno|lignei]] del [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]]. Al suo interno si trova custodita anche la cosiddetta ''"Sindone di Arquata".'' L'aula liturgica è adorna di un ricco corredo sacro costituito da opere lignee. Si mostra suddivisa in due [[navata|navate]] scandite da [[colonna|colonne]], a base quadrata, elevate con conci di pietra. Il soffitto, la cui esecuzione è attribuita alla scuola di [[Norcia]], è realizzato interamente in legno lavorato a [[cassettone|cassettoni]] modellati con forma quadrangolare recanti una decorazione circolare centrale a rilievo. Meritevole di interesse è anche la cantoria lignea, collocata all'ingresso, sostenuta da una colonna in pietra arenaria, a base [[ottagono|ottagonale]] liscia, sormontata da un capitello quadrangolare scolpito con motivi [[foglia]]ri. Vi è anche un pulpito ligneo poggiato su colonne tortili. Sulla parete di fondo si trova il coro ligneo, del Quattrocento, arricchito, in alto, dalla presenza di un crocifisso. Nella parete di sinistra sono presenti un altare realizzato in [[stucco]] dedicato alla [[Madonna del Rosario]] circondata dalla rappresentazione di quindici misteri, seguito dalla [[nicchia]] scavata in cui si scorge l'[[affresco]], del [[1527]], di contesa attribuzione fra la scuola di [[Nicola Filotesio|Cola dell'Amatrice]] e la scuola di Norcia, raffigurante la [[Madonna col Bambino]] tra due [[santo|santi]]. A questo si trova affiancato un altro altare ligneo che ospita il reliquiario di legno dorato. La tradizione attribuisce a questa raccolta, come ad altre affini, la provenienza dalla terra della [[Palestina]]. Diametralmente opposto, sulla parete di destra, vi è ancora un altare ligneo del Seicento dedicato a [[Carlo Borromeo|san Carlo Borromeo]]. Al centro, tra le colonne, si trova il dipinto dell'olio su tela che ritrae la figura del santo, adoratore della Sacra Sindone, la cui copia estratta è collocata a fianco. Alle opere ricordate si aggiungono le [[statua|statue]] di san Francesco, realizzata in [[Ceramica#Le terrecotte|terracotta]] e legno, del [[XV secolo]] e [[Antonio di Padova|sant'Antonio di Padova]], posta all'interno di un'[[edicola]] votiva del XVI secolo. Durante i lavori di restauro, del [[1980]], sono stati scoperti sotto allo strato d'[[intonaco]] esterno della facciata due bassorilievi, di pietra arenaria, del [[X secolo]]. Il primo mezzo tondo è un lavoro piuttosto ricercato, finemente [[scultura|scolpito]] e particolareggiato, che raffigura la [[Maria (madre di Gesù)|Madre di Dio]] e il Sacrificio del Cristo per la [[redenzione (religione)|redenzione]] dell'umanità. L'umanità è rappresentata da piccole figure antropomorfe in basso. Il secondo bassorilievo reca scolpito un [[angelo]] che stringe nelle sue mani una [[bilancia]]. Il significato allegorico di questa rappresentazione è il riferimento al [[Giudizio universale]] e alla pesatura delle [[anima|anime]]. Questi due rinvenimenti sono stati posti all'interno della parete della facciata della chiesa, mantenendo le stesse caratteristiche di altezza della primaria sistemazione sulla parete esterna d'ingresso.
 
A questa chiesa appartengono 2 [[campanile|campanili]] che accolgono 2 [[campana|campane]] di diversa grandezza. La maggiore risale al [[XVII secolo]] ed è dedicata a [[Santa Maria degli Angeli]] e a san Francesco. La minore, (49 cm in altezza e 45,5 di diametro alla bocca), reca impressa l'iscrizione: «''+ Laud[i]b(us) elatu(m) Fra(n)cisscu(s) canoniza(n)t.''» <ref name="A. Salvi,Iscrizioni medievali nel territorio ascolano, pag. 48" />
 
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File:Arquata 2006 sanfrancesco 3.JPG|Interno della chiesa di San Francesco
File:Arquata del Tronto - chiesa di San Francesco 021.jpg|Altare in stucco dedicato alla Madonna del Rosario
File:Arquata del Tronto - Chiesa di San Francesco 022.jpg|Affresco del 1527
File:Arquata del Tronto - chiesa di San Francesco 036.jpg|Reliquiario di legno dorato
File:Arquata 2006 sanfrancesco 4.JPG|Altare ligneo dedicato a san Carlo Borromeo
File:Arquata 2006 sanfrancesco 1.jpg|Interno della chiesa di San Francesco, sulla destra in fondo si vede l'estratto della Sacra Sindone
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==== La Sindone di Arquata del Tronto ====
[[File:Arquata del Tronto - Copia Sacra Sindone.jpg|thumb|upright|La Sindone di Arquata.]]
[[File:Arquata del Tronto - Copia Sacra Sindone - particolare della scritta.jpg|thumb|upright|Particolare dell'iscrizione «''EXTRACTVM AB ORIGINALI''».]]
In pochi sanno che nella chiesa di San Francesco, di questa remota località appenninica si trova una copia della [[Sindone di Torino|Sacra Sindone]] custodita a [[Torino]]. Si tratta di una fedele riproduzione del sacro lino che reca il [[pittura|dipinto]]<ref>C. Ciociola e L. Castelli, ''op. cit.,'' p. 55.</ref> della stessa immagine dell'uomo sindonico, flagellato e crocifisso. Il telo si compone di un unico panno tessuto in filo di [[lino (fibra)|lino]] lavorato con [[trama (tessitura)|trama]] e [[ordito]] perpendicolari.<ref>Questo tipo di tessitura si differenzia da quello della Sindone di Torino che è a [[Twill#Spina_di_pesce|spina di pesce]].</ref> Il lenzuolo, di forma rettangolare (440&nbsp;cm in lunghezza e 114&nbsp;cm in altezza), mostra al centro, nello spazio tra le impronte del [[viso]] e della nuca, la scritta in stampatello «''EXTRACTVM AB ORIGINALI''» (''estratto dall'originale''). La sindone di Arquata fu rinvenuta nel corso di lavori di conservazione e restauro della chiesa dedicata a san Francesco, eseguiti nel [[XVII secolo]]<ref>N. Galiè, G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 96.</ref>. Il telo si trovava piegato e racchiuso in un'urna dorata, nascosta dentro la nicchia di un altare.
 
Esiste una [[pergamena]] datata 1º maggio [[1655]], redatta ad [[Alba (Italia)|Alba]], firmata da Guglielmo Sanzia, cancelliere vescovile e notaio, e Paolo Brizio, [[vescovo]] e conte della città piemontese (1642 - 1665), che ne costituisce il certificato di autenticazione. Nel documento vi è scritto che nello stesso anno su petizione del vescovo Massimo Bucciarelli, segretario del cardinale [[Federico Borromeo]], alla presenza di una commissione incaricata, nella piazza di Castelgrande di Torino, un lenzuolo di lino di egual misura è stato fatto combaciare con la Sindone. La reliquia è considerata un prezioso oggetto di venerazione per tutti i credenti arquatani, poiché la sua sacralità è stata ricavata dal contatto diretto con il telo funebre che ha avvolto il corpo di Cristo.
 
Sulle motivazioni che hanno spinto a eseguire la copia della sacra Sindone, la teoria più fondata sarebbe quella secondo la quale ci si volesse tutelare da possibili incidenti che potessero occorrere all'originale che, oltretutto, non era in possesso della Chiesa ma di [[Casa Savoia]]. L'aver posto la copia in un luogo così remoto dello [[Stato Pontificio]] conforta la tesi che questa volesse essere una sorta di "copia di sicurezza". Qui i [[Ordine francescano|francescani]] l'hanno custodita gelosamente per secoli, limitando le [[Ostensione|ostensioni]] e utilizzandola per le processioni solo in casi eccezionali; l'ultima volta fu in occasione della [[seconda guerra mondiale]]. Anche la copia della Sindone d'Arquata, come le altre esistenti, è stata messa di nuovo a contatto con il Sacro Lino torinese. L'ultimo accostamento dei due teli è avvenuto nell'anno [[1931]] in occasione dell'ostensione della Sindone. Questi contatti hanno lo scopo di rafforzare i poteri sacri delle copie che, secondo la credenza popolare, si trasmettono alle riproduzioni al momento della loro creazione. La [[reliquia]], in perfetto stato di conservazione, è stata protetta in una teca su iniziativa della locale Amministrazione comunale per preservarla da atti vandalici o da possibili furti e si trova permanentemente esposta in chiesa.
 
Nel gennaio [[2015]] sono stati pubblicati i risultati di uno studio multidisciplinare sulla Sindone di Arquata, condotto dall'Unità Tecnica Sviluppo di Applicazioni delle Radiazioni del Centro Ricerche Frascati dell'[[Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile|ENEA]], congiuntamente al [[Consiglio Nazionale delle Ricerche|CNR]], all'[[Accademia delle Belle Arti di Roma]] e al Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell'[[Università degli Studi di Roma Tor Vergata|Università degli studi di Tor Vergata]] (Roma).<ref>[https://www.academia.edu/10298705/STUDIO_MULTIDISCIPLINARE_DELLA_SINDONE_DI_ARQUATA_DEL_TRONTO_EXTRACTUM_AB_ORIGINALI_?auto=download&campaign=upload_email Studio multidisciplinare della Sindone di Arquata del Tronto]</ref>
 
=== Architetture militari ===
{{vedi anche|Rocca di Arquata del Tronto}}
[[File:Ex voto prigioniero icona passatora.jpg|thumb|upright|Ex Voto con ritratta l'immagine più antica della Rocca di Arquata, presso il [[Santuario dell'Icona Passatora]].]]
La Rocca è la [[fortezza]], costruita tra il XIII e il XV secolo, con blocchi di pietra arenaria locale, sulla zona più alta del paese per scopi difensivi. L'opera rappresenta un'importante memoria di storia e di arte per Arquata e il suo territorio. Da secoli è spettatrice e protagonista delle tante vicende, lotte, contese e fatti d'arme che hanno disegnato la sorte di questo comune, divenendo col tempo il simbolo stesso dell'identificazione dell'arquatano, delle zone a sud del Vettore e dell'Alta valle del Tronto.<ref name="B. Carfagna, op. cit., p. 63"/>
====La Porta di Sant'Agata====
[[File:Porta di Sant'Agata Arquata del Tronto.jpg|thumb|upright|Porta di Sant'Agata]]
* La Porta di Sant'Agata è l'unico varco del piccolo [[borgo]] medioevale di Arquata che è giunto ai nostri giorni. Il paese, al tempo, era circondato da mura di cinta aperte da ingressi che consentivano alle strade di accesso l'entrata nel centro abitato. Sotto questa porta passava la strada che raggiungeva il paese di [[Spelonga]] passando per ''Colle Piccione''. L'edificio si eleva in posizione isolata rispetto al contesto urbano ed è raggiungibile tramite una [[scala (architettura)|scalinata]] che scende alla quota del fabbricato attraversando la vegetazione circostante. Nascoste tra il verde si osservano anche i resti delle mura che circondavano Arquata. Ben conservata, si compone di due stabili di semplice architettura che si elevano con altezze diverse, realizzati in conci irregolari di [[Arenaria|pietra arenaria]] locale. Gli unici conci regolari sono quelli che compongono l'[[arco (architettura)|arco]] a tutto sesto della costruzione più bassa. Posizionati sulla [[facciata]] esterna della porta, rispetto al borgo, si evidenziano due stemmi del XVI secolo. Quello alloggiato al di sopra dell'arco, verso il lato sinistro, si presenta a forma di [[scudo (araldica)|scudo]] e nel suo campo si vede raffigurata un'[[aquila]] fissante un sole movente dal cantone sinistro dello scudo stesso. Questo [[simbolo]] appartenne alla [[famiglia]] norcina dei Quarantotto. L'altro stemma, sempre inciso su pietra, propone un [[castello|cassero]] [[merlo (architettura)|merlato alla ghibellina]], con torre centrale e un sinistrocherio che esce dalla base della torre e impugna una [[spada (araldica)|spada]] alta in palo. Quest'ultimo, probabilmente, appartenne alla famiglia norcina dei Passerini.<ref>N. Galiè G. Vecchioni, ''op. cit.,'' p. 85.</ref><ref>B. Carfagna, ''op. cit.,'' p. 68.</ref>
 
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Arquata del Tronto}}
 
=== Istituzioni, enti e associazioni ===
 
==== Gruppo degli Alpini di Arquata del Tronto Giuseppe Crisciotti - ANA Sezione Marche ====
[[File:Monumento agli Alpini - Arquata del Tronto (AP).jpg|thumb|Monumento agli Alpini]]
Nel comune di Arquata del Tronto è stata istituita, negli [[anni 1980|anni ottanta]], la sede del ''Gruppo degli alpini di Arquata del Tronto Giuseppe Crisciotti'', [[Associazione Nazionale Alpini]], Sezione Marche.
 
La sezione arquatana, dapprima ospitata nello stabile del vecchio asilo comunale sulla via Vecchia Salaria, è stata trasferita nella nuova sede di Borgo. È stata intitolata all'alpino Giuseppe Crisciotti, ([[1918]]-[[1943]]), appartenuto alla [[3ª Divisione alpina "Julia"|Divisione Julia]], IX Reggimento, Battaglione L'Aquila, caduto nella [[campagna di Russia]] durante la [[seconda guerra mondiale]] e insignito della [[Ricompense al valor militare|medaglia di bronzo al valor militare]].<ref>Testo della motivazione del conferimento registrato presso la Corte dei Conti il 9 maggio 1956, Registro 21, foglio 267: «''Conducente di un reparto salmerie in ripiegamento, durante un attacco sul fianco della propria colonna, audacemente, di iniziativa, si univa ad altri alpini e con l'esempio li guidava al contrassalto, concorrendo, con audace impiego di bombe a mano, a mettere in fuga il nemico. Nel corso di una successiva azione, travolto dalle preponderanze avversarie, scompariva nella mischia. Popowka (Russia), 18 gennaio 1943''»</ref>
 
== Cultura ==
 
=== Cinema ===
* Le riprese degli esterni del film ''[[Serafino (film)|Serafino]]'', del [[1968]], di [[Pietro Germi]] furono girate ad Arquata del Tronto, Capodacqua, Spelonga e Colle.
 
=== Eventi ===
==== Alla corte della regina ====
[[File:Rocca di Arquata del Tronto 2007.jpg|thumb|Altra immagine della Rocca.]]
La manifestazione è una rievocazione storica, in costume, che si tiene ogni anno ad Arquata. Ha luogo nel pomeriggio del giorno 19 agosto ed è stata istituita a ricordo del soggiorno, presso la Rocca, di Giovanna d'Angiò durante la prima metà del [[XV secolo]]. Per il paese l'evento rappresenta la sintesi dell'espressione della storia e delle tradizioni legate alla fortificazione che sovrasta il borgo. Lo svolgimento della manifestazione si compone di due momenti. Il primo è costituito dalla cerimonia detta ''“la discesa della regina”'', ossia dalla sfilata in costume di molti figuranti che indossano abiti ispirati al Quattrocento.
 
Il corteo storico inizia a comporsi dalla Rocca e, percorrendo le strette vie del borgo, giunge fino a Piazza Umberto I. L'ordine di sfilata è aperto dai musici che con le loro chiarine e i loro tamburi annunciano l'arrivo della sovrana. Dopo questi c'è la regina, seguita dai paggetti che sostengono il lungo strascico dell'abito, accompagnata dalle sue dame di corte. Si aggiungono i notabili, le damigelle, gli armigeri, gli arcieri, i pastori e gli sbandieratori che si esibiranno mostrando abilità nelle coreografie create per maneggiare con destrezza i loro vessilli. La piazza del paese è la sede del secondo momento della rievocazione. Qui, dopo l'arrivo del corteo, si tiene una cena all'aperto presieduta dalla castellana. Il banchetto propone un menù a base di pietanze medievali. Tutti gli ospiti sono intrattenuti da danzatori, musici e artisti che propongono giochi di strada.<ref>[http://www.arquatadeltronto.com/index.php?option=com_content&view=article&id=31&Itemid=51&lang=it Alla corte della regina, sul sito di Arquata] URL consultato il 27 ottobre 2012.</ref>
 
== Infrastrutture e trasporti ==
 
=== Strade ===
Arquata si trova lungo la [[Strada statale 4 Via Salaria|Strada statale 4]], l'antica [[Via Salaria]], che oggi è una strada ad una sola carreggiata ma in buona parte a [[Superstrada#Strade a una carreggiata|scorrimento veloce]] (con diversi tratti ancora da ammodernare). La Salaria collega Arquata da un lato a [[Roma]], [[Rieti]] e [[Amatrice]], dall'altro al capoluogo [[Ascoli Piceno]] e al [[mare Adriatico]]. Inoltre, nei pressi di Arquata, dalla Salaria si stacca la [[strada statale 685 delle Tre Valli Umbre]], che la collega a [[Norcia]] e [[Spoleto]].
 
=== Ferrovie ===
Arquata non è servita da alcuna linea ferroviaria; la stazione più vicina è quella di [[Stazione di Ascoli Piceno|Ascoli Piceno]], che dista circa 33&nbsp;km, posta sulla linea secondaria [[Ferrovia Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto|Ascoli-Mare]]. Il paese avrebbe dovuto essere collegato dalla [[Ferrovia Salaria]] (Roma-Rieti-[[Ascoli Piceno]]-[[San Benedetto del Tronto]]), che fu più volte progettata ma mai realizzata.
 
== Geografia antropica ==
=== Frazioni ===
* [[Borgo (Arquata del Tronto)|Borgo]] - Piccolo centro il cui incasato sorge quasi attaccato al paese capoluogo, anticamente dedito al [[commercio]] è rimasto sempre legato alle vicende e al destino storico di Arquata. Ospita la chiesa dei SS. Pietro e Paolo e la chiesa e il convento di San Francesco.
* Camartina - Piccolissimo centro abitato 706&nbsp;m s.l.m., composto da poche case, raggiungibile dalla diramazione della Vecchia Salaria nei pressi di Borgo. Il paese si trova lungo la valle dell'omonimo Fosso Camartina e accoglie al suo interno la chiesa dedicata a [[Emidio d'Ascoli|sant'Emidio]].
* [[Capodacqua (Arquata del Tronto)|Capodacqua]] - Frazione che si trova verso il lembo estremo della regione Marche al confine con Lazio e Umbria. Nel suo tessuto urbano vi è l'Oratorio della Madonna del Sole.
* [[Colle (Arquata del Tronto)|Colle]] – Paese tra i più popolati del comune arquatano conserva ancora oggi molte abitazioni in pietra. Tra le attività commerciali si ricorda la produzione del carbone vegetale da combustione. Appartiene a questo borgo la chiesa di San Silvestro.
* [[Faete]] – Piccolo centro che sorge in un bosco di [[fagus|faggi]], si presenta ben conservato e gode del panorama sul capoluogo essendo stato costruito sull'altura che fronteggia la Rocca. Accoglie nelle sue vicinanze la chiesa della [[Madonna della Neve]].
* [[Pescara del Tronto]] – Frazione che si trova a 4 [[chilometro|km]] dal capoluogo, seguendo la Vecchia Salaria verso Roma. Il centro è noto per il suo [[acquedotto]] e per avere la [[croce astile]] in [[rame]] [[sbalzo (arte)|sbalzato]] che si annovera tra le più antiche e migliori per stato di conservazione delle Marche.
* [[Piedilama]] – Frazione che si colloca prima del paese di Pretare salendo verso [[Forca di Presta]].
* [[Pretare]] – Il centro abitato sorge alle falde del monte Vettore ed è noto per la [[leggenda]] delle fate legata alla [[grotta della Sibilla|grotta]] della [[Sibilla Appenninica]]. Di particolare interesse anche i resti dell'antica fornace, poco distanti dal centro urbano.
* [[Spelonga]] - La frazione è uno dei paesi più grandi e popolosi del comune, nota per avere molte abitazioni in pietra che spesso mostrano scalette esterne, [[loggia|loggette]] e [[architrave|architravi]] di [[porta|porte]] con bassorilievi. Ricorrente è l'immagine di un angelo in volo.
* [[Trisungo]] - Il paese è identificato come la ''Statio'' di ''Ad Centesimum'' della [[Tavola Peutingeriana]]. Ha l'incasato che si distribuisce lungo la riva destra del fiume Tronto ed è costeggiato dalla consolare Salaria. Accoglie un antico ponte, un cippo miliare dell'età di [[Augusto]] e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
* Tufo - È un piccolo borgo poco popolato che viene identificato come la ''Statio'' ''"Ad Martis"'' della Tavola Peutingeriana.
* Vezzano - La frazione si trova fra i paesi di Arquata e di Pescara del Tronto. Conserva nel suo centro urbano parecchie abitazioni in pietra locale.
 
=== Altre località del territorio ===
* [[Forca Canapine]] - Valico appenninico tra Marche e Umbria, parte del suo comprensorio ricade nel territorio del comune di Arquata.
* [[Forca di Presta]] - Valico appenninico alle falde del monte Vettore che divide le Marche dall'Umbria.
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File:Interno 015 tempietto di Capodacqua.jpg|Oratorio della Madonna del Sole di Capodacqua, affresco interno
File:Antica fornace di Pretare AP.jpg|L'antica fornace di Pretare
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== Amministrazione ==
===Sindaci del Comune di Arquata dal 1946===
 
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1946]]
|[[1952]]
|Mario Cataldi
|[[...]]
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1952]]
|[[1960]]
|Ennio Petrucci
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1960]]
|[[1966]]
|Luigi Fede
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1966]]
|[[1971]]
|Augusto Giammiro
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1971]]
|[[1977]]
|Alberto Piermarini
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1977]]
|[[1982]]
|Augusto Giammiro
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1982]]
|[[1987]]
|Alberto Piermarini
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1987]]
|[[1988]]
|Francesco Di Cola
|[[...]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|7 luglio [[1988]]
|6 giugno [[1993]]
|Guido Franchi
|
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|7 giugno [[1993]]
|27 aprile [[1997]]
|Guido Franchi
|
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|28 aprile [[1997]]
|13 maggio [[2001]]
|Guido Franchi
|[[Lista civica]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|14 maggio [[2001]]
|28 maggio [[2006]]
|Aleandro Petrucci
|[[Lista civica]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|29 maggio [[2006]]
|15 maggio [[2011]]
|Aleandro Petrucci
|[[Lista civica]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|16 maggio [[2011]]
|5 giugno [[2016]]
|Domenico Pala
|[[Lista civica|Insieme per Arquata]]
|Sindaco
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|6 giugno [[2016]]
|''in carica''
|Aleandro Petrucci
|[[Lista civica|Esperienza rinnovamento]]
|Sindaco <ref>http://amministratori.interno.it/amministratori/AmmIndex6.htm</ref>
|
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
 
== Economia ==
L'[[economia]] di questo piccolo comune è principalmente legata alle risorse del territorio. Vicino al paese di [[Capodacqua (Arquata del Tronto)|Capodacqua]] è presente un impianto per la [[Centrale idroelettrica di Capodacqua|produzione idroelettrica]]. Come per tutte le popolazioni di montagna, anche nel comprensorio arquatano, la risorsa del [[bosco]] è, ed è stata, storicamente uno dei maggiori riferimenti per l'intera vita della comunità. Ai nostri giorni, sebbene alcune fonti di [[reddito]] siano cambiate, la generosa biodiversità che offrono le estese realtà boschive costituisce il serbatoio di un importante capitolo di rendita. Ancora oggi le attività lavorative sono attuate con tecniche di sfruttamento e produzione assolutamente tradizionali. Dalla prodigalità dei boschi provengono: alcune varietà di mele antiche di montagna tra le quali la ''mela rozza'' <ref>{{cita web|url=http://biodiversita.umbria.parco3a.org/MC-API/Risorse/StreamAttributoMediaOriginale.aspx?guid=E68AA18E-0B8C-4081-904A-CA314BA1FB53|titolo=Mela ruzza|accesso=25 settembre 2018}}</ref> utilizzata per le [[composta (cucina)|composte]] e per le [[marmellata|marmellate]], le [[Mela rosa dei Monti Sibillini|mele rosa dei monti Sibillini]], [[Rubus ulmifolius|more di rovo]], [[miele]]. Buona parte delle occupazioni ruotano intorno all'agricoltura, all'allevamento ovino ed ai prodotti derivati, alla raccolta di frutta, alla fruizione del patrimonio forestale della montagna e del bosco ceduo. <ref name="Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, pag. 122">N. Galiè e G. Vecchioni ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.'', pag. 122.</ref>
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File:Mele ruzze (Arquata del Tronto) 014.jpg|Rami di melo ruzzo.
File:Mele ruzze.jpg|Mele ruzze.
File:Mele Rosa dei Monti Sibillini (Arquata del Tronto).jpg|Mele Rosa dei Monti Sibillini, raccolte nel territorio del comune di Arquata.
</gallery>
===Le castagne===
Le [[castagna|castagne]] rappresentano un prodotto tipico dell'arquatano e della media ed alta [[valle del Tronto]]. Il [[castanea|castagno]] è un'essenza arborea delle Fagacee, di grosse dimensioni ed assai longeva, cresce sia spontaneamente e sia coltivata fra altitudini variabili comprese tra i 400 e 1.200 metri [[Livello del mare|slm]]. È l'albero caratteristico della fascia sub-montana e nel territorio d'Arquata se ne trovano fitti boschi tra querceti e faggete. È nota loro presenza già in [[storia romana|epoca romana]], in quella medievale e durante l'Ottocento, da queste informazioni è desumibile che la coltivazione sia stata favorita dall'opera dell'uomo mediante la cura e la coltivazione. Dai castagneti a fustaia si ottengono i frutti eduli, definiti «''il pane della montagna''». In passato le castagne si conservavano essiccate e da queste si ricavava la farina destinata all'alimentazione umana. Nell'arquatano la raccolta delle castagne costituisce un'importante voce per l'economia locale. Vi sono:
*i marroni – caratteristici per il loro colore marrone chiaro con striature, la loro forma ovoidale con occhio piccolo rettangolare e con la polpa scarsamente solcata che, con facilità, si separa dalla pellicola che la racchiude;
*le castagne – dal colore marrone, bruno scuro, tonde, appiattite su un lato, con l'occhio grande ed ovale, la polpa densamente solcata e aderente alla membrana.<ref>N. Galiè e G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', op. cit., pp. 125-126.</ref>
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File:MarronI cultivar Biondo Piceno.jpg|Marroni
File:Marrone Biondo.jpg|Varietà del Marrone biondo
File:Castagne rustiche.jpg|Castagne rustiche
</gallery>
===I funghi===
I [[Fungi|funghi]] sono una delle ricchezze di questo territorio, noti già ai tempi dei Romani, crescono tra pascoli e boschi, anche se ai nostri giorni è sempre più raro trovarli. Da sempre hanno costituito per gli abitanti una sicura fonte di reddito. La varietà più raccolta è quella dei [[porcino|porcini]], il loro [[habitat]] si trova «''sul limitar del bosco''» tra alberi fruttiferi al di sotto delle chiome di querce, castagni e faggi. Il territorio offre altre specie commestibili come: le [[Morchella|spugnole]], gli [[Squalus acanthias|spinaroli]], i [[Cantharellus cibarius|galletti]], i [[Agaricus campestris|prataioli]], le [[Macrolepiota procera|mazze di tamburo]].<ref>N. Galiè e G. Vecchioni, ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', op. cit., pp. 126-127.</ref>
 
===La legna da ardere===
L'attuale utilizzo delle risorse boschive avviene sulla base delle vigenti norme codificate. Va ricordato che già in [[medioevo|età medievale]], nel territorio di Arquata, era in vigore la [[legnatico|tassa del legnatico]] da versare al proprietario del bosco o all'[[Università agraria]], una forma di proprietà collettiva molto diffusa sulle montagne marchigiane. Si trattava di un antico diritto che consentiva di entrare nelle proprietà altrui per raccogliere legna. <ref name="Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, pag. 122"/>
Il governo del [[ceduo|bosco ceduo]] è attualmente regolamentato da turni di taglio stabiliti a seconda dell'essenza arborea e consente la pratica del diritto di legnare, ossia di tagliare e raccogliere legna come attuazione di usi civici riconosciuti ai residenti. Il circondario arquatano propone diverse tipologie di bosco ceduo come:
*il ceduo quercino caducifoglie, che ha rivestito una maggiore importanza in tempi passati, quando per l'allevamento domestico vi era necessità di [[ghianda|ghiande]] e di frascame;
*il ceduo misto di latifoglie, costituito da boschi misti di [[Ostrya carpinifolia|carpino nero]], [[Fraxinus ornus|orniello]], [[Quercus pubescens|roverella]] ed [[Acer (botanica)|acero]];
*ceduo di [[fagus|faggio]], impiegato per la produzione di legna da ardere e per la trasformazione del legname in [[carbone vegetale]]. <ref name="Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, pag. 123">N. Galiè e G. Vecchioni ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', ''op. cit.'', pag. 123.</ref>
 
===Il carbone vegetale===
La produzione di questo [[combustibile]] è circoscritta al paese di [[Colle (Arquata del Tronto)|Colle]], dove si pratica ancora l'arte del [[carbonaio]]. Mediante l'allestimento delle "piazze", costituite da cumuli di [[legno|legna]] sistemata a [[cupola]], con al centro un foro che permette l'accensione della catasta ricoperta da strati di fogliame secco, frasche di faggio e terra umida, la legna arde per 15 giorni circa, alla temperatura di 500/600&nbsp;[[Grado Celsius|°C]], e si trasforma in [[Carbone vegetale|carbone]]. <ref name="Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali, pag. 123"/>
 
===La viticoltura===
La tradizione della coltivazione delle [[Vitis vinifera|viti]] nel comprensorio arquatano è stata da sempre strettamente legata al [[clima]], all'[[altitudine]] ed alla morfologia del territorio, caratterizzato da aspre pendenze, che ha consentito la crescita di [[vigneto|vigneti]] impiantati seguendo le pratiche delle [[sistemazioni di colle]], disposti a [[rittochino]], a [[cavalcapoggio]], a tagliapoggio a superficie unita o divisa in ciglioni. <ref>A. Bucciarelli, ''op. cit.,'' p. 80.</ref>
La storia della [[viticoltura]], fino ad ora emersa, prende consistenza da fonti documentali che giungono dal [[XVI secolo]] ed arrivano fino ai nostri giorni.
 
====Statuti et Reformanze della Communità della Nobil Terra d'Arquata del 1574====
Negli [[Statuto (diritto)|Statuti]] d'Arquata del [[1574]] si trova l'intera raccolta organica delle [[norma giuridica|norme]] che costituivano l'[[ordinamento giuridico]] del comune tra le quali vi sono anche le [[disposizione (diritto)|disposizioni]] rivolte all'attività della viticoltura. Il complesso delle statuizioni perseguiva l'intento di garantire e disciplinare la produttività dei terreni [[agricoltura|agricoli]], il mantenimento della coltura delle viti e del prodotto ottenuto dal processo di [[vinificazione]], divenuti importanti per l'economia della comunità. Vi sono innumerevoli rubriche, concentrate in particolare nel ''Libro delli Estraordinarii'', dedicate agli [[atto normativo|atti normativi]] da osservare per la cura dei vigneti.
 
Le regole imponevano agli arquatani di coltivare le loro terre seminando [[triticum|grano]] o impiantando vigne. Si trattava di disposizioni con carattere prescrittivo che individuavano precise [[sanzione|sanzioni]] pecuniarie in caso di inosservanza. Inoltre, per ogni danno commesso all'interno delle terre vignate corrispondeva l'obbligo di versare una somma di denaro prestabilita che raddoppiava se il danneggiante avesse agito durante le ore notturne.
 
Dalla lettura degli enunciati si evince, ancora oggi, il particolare riguardo che l'autorità amministrativa riservava alla viticoltura con l'adozione di regolamentazioni volte a stabilire che:
*il [[Podestà (medioevo)|Podestà]] della Terra d'Arquata era tenuto a far lavorare, ad ogni abitante sottoposto alla sua giurisdizione, gli appezzamenti di terreno affinché vi fosse abbondanza del necessario per il mantenimento e per la sussistenza della comunità;
*ogni anno, nei primi giorni del [[mese]] di [[settembre]], doveva essere convocato il Consiglio d'Arquata per deliberare il tempo dell'avvio della [[vendemmia]];
*sui proprietari dei vigneti gravava l'obbligo di manutenere le coltivazioni;
*a nessuno era consentito di tagliare viti o [[Pergola (sistema d'allevamento)|pergole]] e raccogliere frutti che si trovassero all'interno delle terre vignate senza che vi fosse l'autorizzazione, espressa per iscritto, di chi esercitava il [[proprietà (diritto)|diritto di proprietà]] sulla vigna;
*vi era divieto assoluto di introdurre animali come: [[ovis aries|pecore]], [[capra hircus|capre]], [[equus asinus|asini]], [[bos taurus|buoi]], [[sus scrofa domesticus|maiali]] e [[equus ferus caballus|cavalli]] all'interno delle vigne. La norma considerava anche i [[canis lupus familiaris|cani]] che non potevano essere condotti slegati nei vigneti durante i mesi dell'anno in cui l'uva era matura.
 
{{Citazione|''Delle Terre da lavorarsi nella Terra d'Arquata suo Contado, & distretto''.»<br>«''Il Podestà della Terra d'Arquata che sarà per li tempi sia tenuto & debbia sotto il vincolo del suo giuramento & alla pena di cinquanta libre di denari nel Principio del suo officio bandire & far bandire per luochi publichi di detta Terra che ciaschuno habitatore di detta Terra & suo contado tanto cittadino & contadino, quanto forestiero sia tenuto & debbia in ciaschuno anno lavorare & far lavorare o per se o per altro nel Territorio di detta Terra del suo terreno o d'altro terreno per una rasiera e mezza di grano da seminarsi in detto terreno così lavorato o vigne, acciò nella Terra d'Arquata sia abbudantia di vettuaglia sotto pena di diece libre de denari per ciascheduno che contrafarà & per cisachuno anno, & a ciaschuno di detti cittadini contadini o habitatori siano tenuti detto terreno di sopradetto lavorare & far lavorare del suo o altro terreno nello distretto di detta Terra si & in tal modo che per tal causa se viva abundantemente & si ricoglia quantità de biade & vino sotto la detta pena, & contra tali delinquenti detto Podestà & suoi officiali debbiano procedere ad elettione & denuntiatione de ciaschuno per il suo offitio una volta il mese & gli ritrovati culpabili punire & condennare sotto detta pena & da ciaschuno si possa accusare & habbia l'accusatore la quarta parte, alla quale siano escluse, donne, pupilli & vedove & vechii sopra sessanta anni & altre persone gravate d'infirmità & impediti per giusta causa.''|Statuti di Arquata, ''Libro delli Estraordinarii'', Rubrica XXXXI, anno 1574}}
 
{{Citazione|''De statuire il termine per il conseglio alle Vellegne''.»<br>«''Aciò che il vino al tempo congruo se riponga, li magnifici signori priori della terra d'Arquata che per il tempo saranno al regimento de detta terra siano tenuti, & debbiano circa il principio del mese di settembre far congregare il conseglio nel qual ce si proponga della Vellegna da farsi, & secondo che parirà & sarà deliberato in detto conseglio, quando detta vellegna si debbia fare, & le cose predette il podestà di detta terra & detti signori priori siano tenuti osservare & far osservare sotto pena i diece libre di denari da ritenersi del suo salario & d'applicarsi alla camera del commune d'Arquata, & e qualunque vellegnerà contra la forma de detta reformanza paga per il banno per ciascuno & ciascuna volta soldi quaranta di denari d'applicarsi como di sopra.''|Statuti di Arquata, ''Libro delli Estraordinarii'', Rubrica XXXXI, anno 1574}}
 
{{Citazione|''Della conservatione delle vigne''»<br> «''Qualunque ha vigna o pastino sia tenuto esso o essa conservare & non guastarla, sotto pena di cento soldi & il podestà sia tenuto farne inquisitione, alla pena di diece libre di denari, da ritenersi del suo salario.''|Statuti di Arquata, ''Libro delli Estraordinarii'', Rubrica CXXXXV, anno 1574}}
 
{{Citazione|''Che quelli che tagliano li maglioli nelle vigne d'altri habbiano la licentia dalli patroni & ch'apparisca in scripsit''»<br> «''Statuimo & ordinamo che nissuna persona d'Arquata & suo contado e distretto ardisca ne presuma, intrare nelle vigne de altri per tagliare sarmenti o maglioli sotto la pena de vinti soldi de dinari, se non haverà licenza dalli patroni delle vigne inscripsit, o che li patroni delle vigne siano presenti dette vigne, al tempo che si tagliano detti maglioli o sarmenti che tale incidente o chi taglia non sia tenuto a pena alcuna, Aggiongendo ancora questo che s'intenda haver licenza dalli patroni & che appara in scritto nelli atti della corte del commune o per testimonii, tale licenza data vaglia & tenga altramente data, essa licenza a chi taglierà non habbia luoco.''|Statuti di Arquata, ''Libro delli Estraordinarii'', Rubrica CLXXI, anno 1574}}
 
{{Citazione|''De quelli che fanno danno nelle vigne & pastini''.»<br>«'' Acciò li huomini sbigottiscano per lo fare delli danni nelle possessioni di altri, statuimo & ordinamo che se alcuno ho alcuna darrà danno nelle vigne & pastini de alcuno da calende de Luglio & sinchè dette uve saranno vendegnate personalmente, tanto, in vigne & pastini paga de pena per ciascheduno & ciascheduna volta fiorino uno de moneta de dì, de notte se raddoppia senza alcuna remissione, ma capra se porco, cane, pecora, bove, ho vacca Asino ho asina, mulo, ò mula, cavallo, ho cavalla ò altri animali simili ha questo daranno danno in dette vigne & pastini de detto tempo li detti animali paga di pena soldi quaranta per ciascheduno animale & per ciascheduna volta & de notte se raddoppia, della quale pena la terza parte sia dell'officiale che esequirà & lo resto se applica al commone d'Arquata. (...) Item che nissuna persona, de qualunque stato o conditione se sia ardisca & presuma ha detto tempo sonno fatte l'uve reportare dalla sua vigna più de sei racimi ho graspi d'uva, pena al portante doi soldi per racimo ho graspo. Item se li detti animali daranno danno in dette vigne & pastini dal dì che dette vigne & pastini saranno vellegnate fino a calende d'Aprile cioè bestie Cavalline, Muline Asinine, & Vaccine cadano in pena de diece soldi per ciaschuno animale e ciascheduna volta de dì & de notte se raddoppia, & se altri animali menuti, come sonno Capre Pecore Porci daranno danno come de sopra in dette vigne & pastini nel tempo predetto, cadano in pena per ciascheduno de detti animali & ciascheduna volta de soldi cinque. Item se detti animali grossi daranno danno in dette vigne & pastini assiemi con le capre, da calende d'Aprile fino a calende de Luglio cada in pena de vinti soldi per ciascheduno animale & capra, & per ciascheduna volta & bestie minute come sonno pecore e porci in soldi diece per ciascheduna volta & ciascheduni animali, reservati li cani quali finchè non saranno fatte l'uve non siano tenuti ha pena in dette vigne & pastini. (…) Item se alcuna persona toglierà pali & vite de dette vigne & pastini, cadano in pena de cinque soldi per ciaschedun palo & per ciascheduna manocchia de vite & e ciascheduna volta de dì ma de notte se dupplica. (…) Item se alcuno darrà danno in pergoli & arbori dove sonno le vite se personalmente coglierà l'uva casca in pena de quaranta soli ma de notte radoppia, ma se con animali darrà danno nelle pergoli esistenti fuora della vigna cioè Capra, Asino, Asina, ho bestia cavallina & bovina casca in pena de diece soldi per ciascuno & ciascuna volta. Item se alcuno taglierà vite dal piede in dette vigne & pastini studiosamente et malitiosamente casca in pena de cento soldi, per ciaun pede de dì & de notte radoppia. Item se alcuno taglierà vite dalle sopradette percole & arbori ho li piedi de gli arbori dove sonno le vite, se de dì casca in pena de diece libre de denari & de notte radoppia. Item che li cani al tempo dell'uve che son fatte & mature cioè da calende de Settembre non possono gire disligati, ma li patroni d'essi, siano tenuti essi cani tenere in detti tempi legati, & se saranno trovati altramente casca il patrone de detto cane in pena de vinti soldi per ciascuno & per ciascuna volta (…)''|Statuti di Arquata, ''Libro delli Estraordinarii'', Rubrica III, anno 1574}}
 
Vi sono, inoltre, alcune rubriche che contengono anche i principi regolatori per la commercializzazione del vino cui dovevano attenersi gli osti ed i gestori di locande, chiamati ''tavernari'', e prevedevano pene pecuniarie in caso di inosservanza.
 
====Relazione della Provincia dell'Umbria, Prefettura di Norcia, di Arquata e suo contado di Angelo Benucci del 5 ottobre 1781====
Ulteriori informazioni sulla viticoltura della Terra d'Arquata pervengono dalla lettura della Relazione redatta dall'[[avvocato]] romano Angelo Benucci nell'anno 1781. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 21"/> Questi era stato inviato dall'Amministrazione del [[papa Pio VI]], in qualità di funzionario apostolico, nel territorio umbro con lo scopo di riordinare le [[particella catastale|particelle catastali]] del comprensorio assoggettato alla giurisdizione norcina, cui appartenevano anche Arquata e il suo contado. L'intera Relazione, destinata alla Sacra Congregazione di Roma, è costituita da un [[manoscritto]], conservato presso l'Archivio comunale di Norcia, ed il suo testo è ripartito in 55 [[paragrafo|paragrafi]]. <ref>AA. VV. ''Conoscere l'Archivio di Norcia'', Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, ''op. cit.,'' pag. 20.</ref> Nel rapporto burocratico Benucci, riguardo alle attività agricole dell'arquatano, nel capitolo XXXIV, riferisce che nonostante vi fosse l'avversità delle condizioni climatiche, si trovava abbondanza di «''frutta e uva molto agra''» con cui si produceva un'abbondante quantità di vino. I proventi ricavati dalla vendita della produzione vinicola aiutavano la popolazione a mitigare la gravante e diffusa indigenza. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 23"/> Inoltre, nel paragrafo LII, dedicato alla descrizione dell'''Industria degli abitanti'', annovera le attività legate e derivanti dal mondo dell'enologia. Ricorda che molti residenti praticavano l'arte dei [[viticoltore|vignaioli]], recandosi a lavorare per tre stagioni all'anno nei vigneti del vicino Lazio, mentre altri si dedicavano all'artigianato come [[bottaio|bottai]]. <ref name="Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto, pag. 25"/>
====Il Pecorino====
Tra le colture viticole del territorio arquatano si ricorda il [[Pecorino (vitigno)| Pecorino]], un [[vitigno]] di cui restano, come segni evidenti nel panorama enologico italiano, i [[sinonimia|sinonimi]] con cui il [[cultivar]] è indicato nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, menzionato come: ''Pecorina Arquatanella'' o ''Arquitano'' e ''Pecorino di Arquata''. <ref>{{Cita web|url=http://catalogoviti.politicheagricole.it/result.php?codice=184|titolo=Registro Nazionale delle Varietà di Vite|autore=A. Ciardi|sito=catalogoviti.politicheagricole.it|accesso=19 gennaio 2019}}</ref>
<gallery>File:Vitigno Pecorino di Arquata del Tronto - Grappoli e filare.jpg|Grappoli di uva Pecorino coltivata ad Arquata del Tronto.</gallery>
 
=== Industria ===
[[Diego Della Valle]] ha inaugurato, il 20 dicembre 2017, un nuovo stabilimento del marchio [[Tod's]] da 2000 metri quadrati per la produzione di calzature che a regime occuperà cento dipendenti.<ref>{{Cita web |url = http://www.repubblica.it/economia/finanza/2017/12/20/news/tod_s_apre_stabilimento_ad_arquata_del_tronto_la_ripresa_dopo_il_terremoto-184685777/ |titolo = Tod's apre stabilimento ad Arquata del Tronto: la ripresa dopo il terremoto |editore = [[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] |data = 20 dicembre 2017 |accesso = 20 dicembre 2017 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20171220123606/http://www.repubblica.it/economia/finanza/2017/12/20/news/tod_s_apre_stabilimento_ad_arquata_del_tronto_la_ripresa_dopo_il_terremoto-184685777/ |dataarchivio = 20 dicembre 2ì17 |urlmorto = no }}</ref>
 
=== Turismo ===
Il territorio arquatano ha sempre avuto una buona valenza turistica storico-artistica per la presenza della Rocca medievale e di numerosi edifici storici e religiosi. L'interesse naturalistico e l'escursionistica attraversano i percorsi della sentierestica del monte Vettore ed i rilievi Sibillini. È possibile praticare attività sciistica in inverno a Forca di Presta e a Forca Canapine. A testimonianza della crescita turistica c'è stato il proliferare di strutture microricettive come [[bed and breakfast]] e [[agriturismo|agriturismi]].
 
== Sport ==
=== Sport invernali ===
Nel territorio arqutano, a carattere prevalentemente montuoso, nei mesi invernali si può praticare lo [[sci]] sulle piste della stazione di [[Forca Canapine]].
 
=== Impianti sportivi ===
Nella frazione di Borgo, lungo la via Vecchia Salaria, si trova il locale campo sportivo comunale, che misura&nbsp;m 100 x 63, che ha il terreno da gioco di erba naturale.
 
Inoltre è presente una palestra dove gioca le partite in casa la squadra di [[futsal]] Arquata C5, unica società sportiva presente nel paese (anche se una volta vi era anche una squadra di calcio a 11).
 
==Galleria d'immagini==
<gallery>
File:"Araguari" (P122), Amazonas-class corvette.jpg|''Araguari'' all'ormeggio nel porto di Portsmouth, 24 aprile 2013.
File:Arquata del Tronto - epigrafi e lunetta.jpg|Portale con epigrafi e lunetta (dipinto della Crocifissione)
File:BNS_Araguari-17.jpg|''Araguari'' il partenza da Portsmouth, 12 luglio 2013.
File:Arquata del Tronto - torre civica.jpg|Torre civica in piazza Umberto I
File:T&T Port of Spain-1-tonal.jpg|Il pattugliatore ''Port of Spain'' a Portsmouth nel 2010.
File:Arquata del Tronto - Piazza Umberto I - fontana.jpg|Fontana di Piazza Umberto I
File:T%26T_Scarborough-2.JPG|Lo ''Scarborough'' ripreso sempre a Portsmouth nel 2010.
File:Arquata del Tronto - affreschi 036.jpg|Affreschi in paese
File:Arquata del Tronto - affreschi 023.jpg|Affreschi in paese
File:Arquata del Tronto - lapide ai caduti.jpg|Lapide commemorativa dedicata ai Caduti, sulla facciata del Municipio
</gallery>
 
== Note ==
=== Annotazioni ===
<references group=N/>
=== Note ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
===Pubblicazioni===
* Statuto di Arquata, Libro I, Rubrica XLV, anno 1574.
*{{cita pubblicazione |autore=|data= |anno=2012|mese=luglio|titolo=OPV BAE al Brasile|rivista=Rivista Italiana Difesa|editore=Giornalistica Riviera Soc. Coop. s.r.l.|città=Chiavari|numero=7|pp=12|cid=Rivista Italiana Difesa n.7, luglio 2012}}
* Statuti di Arquata, Libro delli Estraordinarii, Rubrica CXXXXV, anno 1574.
* Statuti di Arquata, Libro delli Estraordinarii, Rubrica XXXI, anno 1574.
* Statuti di Arquata, Libro delli Estraordinarii, Rubrica III, anno 1574.
*{{cita libro|titolo= Vetera Romanorum ITINERARIA, sive Antonini Augusti itinerarium, CUM INTEGRIS JOS. SIMILERI, HIERON. SURITAE, ET AND. SCHOTTI NOTIS. ITINERARIUM HIEROSOLTMITANUM ET HIEROCLIS GRAMMATICI SYNECDEMUS|curatore = Petro Wesselingio |città= Amstelaedamum |editore= Apud J. WETSTENIUM & G. Smith|anno= 1725|url= https://books.google.it/books?id=OppAAAAAcAAJ&pg=RA2-PA307&dq=vico+Badies+itinerarium+antonini&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjcy4-f76ThAhXR0KQKHcwwBF8QuwUIPzAE#v=onepage&q=vico%20Badies%20itinerarium%20antonini&f=false|lingua=la}}
*{{cita libro|Giuseppe|Colucci|Delle antichità picene, Tomo XIIII|1792|Dai Torchi dell'Autore|Fermo}}
*''Moto proprio della Santità di Nostro Signore papa Pio VII sulla organizzazione dell'amministrazione pubblica''. 1816;
* Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio, Vol. VI, Camerlengato di S. Chiesa, Santità, Amministrazione Comunale e Provinciale, nella Stamperia della R.C.A., Roma, anno 1833;
*{{cita libro|titolo=Itinerarium Antonini Avgvsti et Hierosolymitanvm ex libris manvscriptis|curatore = Gustav Friedrich Constantin Parthey, M. Pinder|città=Berlino|editore= Friedrich Nicolai|anno= 1848|url=http://books.google.com/books?id=s0oMAAAAYAAJ&printsec=titlepage&hl=it#v=onepage&q&f=false|lingua = la|oclc=564786048}}
* Candido Augusto Vecchi, ''La Italia: storia di due anni, 1848-1849'', Tipografia Scolastica di Sebastiano Franco e figli e Comp, Torino, anno 1856;
*Collezione celerifera delle leggi, decreti, istruzioni e circolari pubblicate nell'anno 1866 ed altre anteriori, anno XLV, parte prima, Enrico Dalmazzo Editore, Firenze 1866;
* Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno D'Italia, Anno 1862 Dal N 409 al 1100 Volume Quinto, Torino Stamperia Reale, p.&nbsp;2985;
* Giulio Amadio, ''Toponomastica marchigiana,'' vol. I, Collana di pubblicazioni Storiche Ascolane, Montalto Marche, Stabilimento Tipografico "Sisto V", anno 1951, p.&nbsp;32;
*{{cita libro | nome=Niccolò | cognome=Persichetti | titolo=Viaggio archeologico sulla via Salaria nel circondario di Cittaducale: con appendice sulle antichità dei dintorni e tavola topografica | anno=1893 | editore=Tipografia della Reale Accademia dei Lincei | città=Roma |accesso = 26 marzo 2019|urlmorto=sì|urlarchivio = https://archive.org/details/viaggioarcheolog00pers/page/n1}}
* Adalberto Bucciarelli, ''Dossier Arquatano'', Grafiche D'Auria di Ascoli Piceno, febbraio 1982, pp.&nbsp;7, 13, 48-53;
* Dario Nanni ed Enrico Cucchiaroni ''"Arquata del Tronto"'' Amministrazione Comunale di Arquata del Tronto, ivi 1993.
* Bernardo Nardi e Lucia Pellei, ''Ascoli dimenticata: San Salvatore di Sotto'', Edizioni la Rapida di Fermo, 1976, pp.&nbsp;62, 63, 64;
* Bernardo Carfagna, ''Rocche e castelli dell'ascolano'', Edizione La Sfinge Malaspina - Ascoli Piceno, Stampa Editoriale Eco srl-S. Gabriele (TE), 1996, pp.&nbsp;59–69;
* {{cita libro|nome=AA. VV.|cognome=|titolo=Conoscere l'Archivio di Norcia, Vol. II, Norcia ed Arquata del Tronto|anno=1997|editore=Comune di Norcia Assessorato Affari Generali| città=Norcia}}
* Antonio De Santis, ''Ascoli nel Trecento'', Vol. II (1350 - 1400), Collana di Pubblicazioni Storiche Ascolane, Grafiche D'Auria, ottobre 1999, Ascoli Piceno, pp.&nbsp;14&nbsp;–16, 308-311;
* AA.VV., ''La Provincia di Ascoli Piceno - dallo Stato Unitario all'Europa Unita'', Edito dall'Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno, D'Auria Industrie Grafiche S.p.A, Ascoli Piceno, marzo 2004, p.&nbsp;444;
* Narciso Galiè e Gabriele Vecchioni ''Arquata del Tronto - il Comune dei due Parchi Nazionali'', Società Editrice Ricerche s. a. s., Via Faenza 13, Folignano (AP), Stampa D'Auria Industrie Grafiche s.p.a., Sant'Egidio alla Vibrata (TE), Edizione marzo 2006, pp 18, 44, 52-55, 57, 63-65, 80-87, 96-97, ISBN 88-86610-30-0;
*Sebastiano Andreantonelli, ''Storia di Ascoli'', Traduzione di Paola Barbara Castelli e Alberto Cettoli&nbsp;– Indici e note di Giannino Gagliardi, Ascoli Piceno, G. e G. Gagliardi Editori, Centro Stampa Piceno, giugno 2007.
* Dario Nanni ''"Spelonga, storia -arte- tradizioni"'' Associazione Culturale Festa Bella Spelonga di Arquata del Tronto AP. Stampa Arti Grafiche Picene. Edizione agosto 2007.
* ''Le Trame del Romanico, Tesori Medioevali nella Città del Travertino'', Provincia di Ascoli Piceno - Assessorato alla Cultura, Fast Edit di Acquaviva Picena, 2007, pp.&nbsp;81–82;
* Serafino Castelli, ''Garibaldi in Ascoli (25 – 26 gennaio 1849)'', Centro Stampa Piceno, Ascoli Piceno, 4 luglio 2007;
*{{cita libro |Antonio|Salvi|Iscrizioni medievali nel territorio ascolano - Documenti epigrafici con relative note storiche|2010|Istituto superiore di studi medievali Cecco d'Ascoli - Opus Fundatum «Latinitas»|Roma}}
* Carolina Ciociola e Laura Castelli, ''La Sindone di Arquata del Tronto tra storia e leggenda'', FAS Editore, Stampa Tipografia DA.SA, Ascoli Piceno, luglio 2010, pp.&nbsp;55–57;
*Sergio Scacchia, ''Un gioiello marchigiano a pochi passi da noi. Un tesoro immerso tra due parchi.'', in [[L'Araldo abruzzese]], Anno CVIII, n. 2, 29 gennaio 2012, p.&nbsp;14;
*{{cita libro|nome=Enrico Giorgi,|cognome=Gianfranco Paci|titolo= Storia di Ascoli dai Piceni all'età Tardoantica|anno= 2014|editore= Lìbrati|città= Ascoli Piceno}} ISBN 9788866450245
*{{cita libro|nome=Gabriele|cognome=Lalli|titolo=Ottocento arquatano - Storie, fatti e misfatti|anno=2018|editore=Associazione Arquata potest|città=Colonnella (Teramo)}} ISBN 978-88-6497-101-8
*{{Cita web|url = https://web.archive.org/web/20190325190316/http://archeologiainateneo50.unimc.it/it/81/il-lapis-aesinensis-e-la-scoperta-della-salaria-gallica|titolo =Il Lapis Aesinensis e la scoperta della Salaria Gallica |autore = Gianfranco Paci|accesso =26 mrzo 2019}}
 
== Voci correlate ==
*[[Classe Al-Ofouq]]
* [[Provincia di Ascoli Piceno]]
* [[Comunità montana del Tronto]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogettoInterprogetto|commons=Category:ArquataCategory:Port of Spain delclass Trontocorvette}}
 
== Video ==
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=WJkxwKU7Vuo|titolo=Navios-Patrulha Oceânicos (NPO) da classe Amazonas - A História }}
 
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|url=http://www.naval-technology.com/projects/amazonas-offshore-patrol-vessels/ |titolo=Amazonas Class Offshore Patrol Vessels
*[http://www.arquatadeltronto.com Arquata del Tronto] Portale informativo del Comune di Arquata del Tronto
|accesso=8 gennaio 2018|lingua=en|editore=http://www.naval-technology.com|sito=Naval Technology|cid=ar}}
*{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=JwQNAAAAYAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|titolo=Collezione celerifera delle leggi, decreti, istruzioni e circolari pubblicate nell'anno 1866 ed altre anteriori, anno XLV, parte prima}}
*{{cita web|url=httpshttp://www.altotrontonaval.itcom.br/blog/2012/09/29/por-dentro-do-amazonas/ |titolo=AltoPor Trontodentro Associazionedo CulturaleAmazonas|accesso=258 settembregennaio 2018|lingua=pt|editore=http://www.naval.com.br|sito=Naval|cid=aw}}
 
{{Portale|guerra|marina}}
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{{Comuni del Parco Nazionale dei Monti Sibillini}}
{{Comuni del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga}}
{{Comunità montana del Tronto}}
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[[Categoria:ArquataClassi deldi Tronto|unità litoranee]]
[[Categoria:Unità della marina brasiliana]]