Seconda guerra mondiale e Letteratura israeliana: differenze tra le pagine

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{{nota disambigua|l'album di Waylon Jennings|WWII (album)|WWII}}{{organizzare|La voce descrive quasi esclusivamente il teatro europeo della guerra, peraltro concentrandosi sul fronte orientale, tralasciando ampiamente il teatro del Pacifico, quello Mediorientale, quello del sud-est asiatico, senza contare poi che tralascia qualsiasi altro aspetto collegato al conflitto: i fenomeni di resistenza, il fronte interno, le cause, le conseguenze, la guerra sui mari, gli aspetti politici e le guerre collaterali, ma anche i campi di sterminio, la prigionia, i profughi e i bombardamenti ecc. Voce gravemente incompleta e da riorganizzare totalmente|Guerra|giugno 2017}}
{{Avvisounicode}}
{{Infobox conflitto
|Tipo = Guerra
|Nome del conflitto = Seconda guerra mondiale
|Parte_di =
|Immagine = WW2Montage.PNG
|Didascalia = Da sinistra a destra e dall'alto in basso: truppe del Commonwealth nel deserto; civili cinesi sepolti vivi da soldati giapponesi; sommergibile tedesco sotto attacco; forze sovietiche durante un'offensiva invernale; istantanea di Berlino semidistrutta; aerei su una portaerei giapponese si preparano per il decollo
|Data = [[1º settembre]] [[1939]] – [[2 settembre]] [[1945]]
|Luogo = [[Europa]], [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], [[Africa]], [[Medio Oriente]], [[sud-est asiatico]], [[Cina]], [[Oceano Atlantico|Atlantico]] e [[Oceano Pacifico|Pacifico]]
|Casus = [[Campagna di Polonia|Invasione tedesca della Polonia]]
|Esito = Vittoria degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]
|Schieramento1 = {{SUN 1923-1955}} (dal 1941)<br />{{USA 1912-1959}} (dal 1941)<br />{{Bandiera|GBR}} [[Impero britannico]]<br /> {{Bandiera|FRA}} [[Terza repubblica francese|Francia]] (fino al 1940; dal 1944)<br /> {{CHN 1928-1949}} (dal 1941)<br />'''... [[Alleati della seconda guerra mondiale|e altri]]'''
|Schieramento2 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{Bandiera|JPN}} [[Impero giapponese]] (dal 1941)<br />{{ITA 1861-1946}} (1940-1943)
<br />'''... [[Potenze dell'Asse|e altri]]'''
|Comandante1 = {{Bandiera|Unione Sovietica 1923-1955}} [[Iosif Stalin]]<br />{{Bandiera|USA 1912-1959}} [[Franklin Delano Roosevelt]] †<br />{{Bandiera|USA 1912-1959}} [[Harry Truman]]<br />{{Bandiera|GBR}} [[Winston Churchill]]<br />{{Bandiera|TWN}} [[Chiang Kai-shek]]
|Comandante2 = {{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Adolf Hitler]] †<br />{{Bandiera|JPN}} [[Hirohito]]<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Benito Mussolini]] †
|Effettivi1 =
|Effettivi2 =
|Perdite1 = '''Totale''': 50 milioni<br />Militari: 17 milioni<br />Civili: 33 milioni
|Perdite2 = '''Totale''': 12 milioni<br />Militari: 8 milioni<br />Civili: 4 milioni
}}
 
{{NN|letteratura|data=luglio 2016}}
{{CampagnaBox Seconda guerra mondiale}}
 
La '''letteratura israeliana''' è la [[letteratura]] scritta nello Stato d'[[Israele]].
La '''seconda guerra mondiale''' fu il [[Guerra|conflitto armato]] che tra il [[1939]] e il [[1945]] vide contrapporsi da un lato le [[potenze dell'Asse]] e dall'altro i [[Alleati della seconda guerra mondiale|Paesi Alleati]].
 
Se la parte preponderante è costituita senza dubbio dalla [[Letteratura ebraica|letteratura]] in [[Lingua ebraica|ebraico]], non si può trascurare la letteratura scritta in altre lingue: soprattutto in [[Lingua yiddish|yiddish]] e in [[Lingua araba|arabo]], ma anche in [[Lingua russa|russo]] e in [[Lingua inglese|inglese]].
Viene definito "mondiale" in quanto, così come già accaduto per la [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], vi parteciparono nazioni di tutti i continenti e le operazioni belliche interessarono gran parte del pianeta. Ebbe inizio il 1º settembre 1939 con l'[[Campagna di Polonia|attacco della Germania nazista alla Polonia]] e terminò, nel [[Teatro europeo della seconda guerra mondiale|teatro europeo]], l'8 maggio 1945 con la resa tedesca e in [[Guerra del Pacifico (1941-1945)|quello asiatico]] il successivo 2 settembre con la resa dell'[[Impero giapponese]] dopo i [[bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|bombardamenti nucleari su Hiroshima e Nagasaki]].
[[File:Eliezer Ben-Yehuda at his desk in Jerusalem - c1912.jpg|thumb|right|Eliezer Ben Yehuda, padre della rinascita della lingua ebraica, nel suo studio di Gerusalemme (ca. 1912)]]
[[File:NLI building2.jpg|thumb|right|La biblioteca nazionale d'Israele a Gerusalemme]]
 
== Storia ==
È considerato il più grande conflitto armato della storia, costato all'umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri con un totale di 55-60 milioni di morti. Le popolazioni civili si trovarono direttamente coinvolte nel conflitto a causa dell'utilizzo di armi sempre più potenti e distruttive, dei pesanti bombardamenti contro obiettivi civili effettuati da entrambe le parti in conflitto, o perché invise dall'occupante: in particolare il [[Germania nazista|Terzo Reich]] portò avanti con metodi ingegneristici l'[[Olocausto]] per annientare, tra gli altri, le popolazioni di origine o etnia [[Ebrei|ebraica]] e perseguì una politica di riorganizzazione etnico-politica dell'[[Europa]] centro-orientale che prevedeva la distruzione o deportazione di intere [[Slavi|popolazioni slave]].
=== Letteratura in ebraico ===
[[File:Hayyim Nahman Bialik 1923.jpg|thumb|right|Haim Nahman Bialik, padre della letteratura ebraica moderna]]
La storia della letteratura israeliana in ebraico è particolarmente interessante, e in un certo senso unica al mondo, poiché è legata alla [[Rivitalizzazione linguistica|rinascita]] della [[lingua ebraica]], che sin dalla prima metà del [[XIX secolo]] era utilizzata sempre di più, sia per il linguaggio di tutti i giorni, sia per la scrittura della [[prosa]], della [[poesia]] e del [[teatro]] moderni. E che il lavoro leggendario di [[Eliezer Ben Yehuda]], messo in pratica in parte già dalla [[prima Aliyah]], ovvero dalle prime emigrazioni degli [[Ebrei]] verso la [[Palestina]] dal [[1881]] in poi, riuscì nell'ardua impresa di resuscitare una lingua, estinta da più di un millennio e mezzo, come [[lingua materna]] di un popolo, e con la quale viene scritta la letteratura corrente di uno Stato.
 
Un vero e proprio movimento letterario cominciò con la più numerosa [[seconda Aliyah]], guidato da pionieri della letteratura ebraica come [[Moshe Smilansky]], [[Yosef Haim Brenner]], [[David Shimoni]], [[Jacob Fichman]], e primo fra tutti [[Shmuel Yosef Agnon]], che otterrà il [[premio Nobel per la letteratura]] nel [[1966]] con la motivazione: {{Citazione|per la sua arte narrativa profondamente caratteristica con i temi della vita della gente ebrea}} Fino alla [[prima guerra mondiale]] la letteratura ebraica fu composta nell'[[Europa orientale]]. Dopo la guerra e la [[rivoluzione russa]] molti scrittori ebrei emigrarono in Palestina; quindi in quell'epoca la letteratura era in sostanza la continuazione della tradizione europea. Nel [[1921]], 70 scrittori s'incontrarono a [[Tel Aviv]] e fondarono l'"Associazione degli scrittori ebrei". Nello stesso periodo videro la luce i primi periodici letterari in ebraico: ''Ha-Adamah'' (La terra), sotto la direzione di Brenner, e ''Ma'abarot'' ([[Ma'abara|I transiti]]), diretto da Fichman. Durante gli anni '20 e '30 del '900 l'attività letteraria in ebraico si spostò decisamente in Palestina. Molti pionieri di questa letteratura erano [[Sionismo|sionisti]], per cui prima o poi si stabilirono nella "[[Terra promessa]]". Tutte le più grandi figure della prima parte del secolo, come [[Ahad Ha'am]], [[Saul Cernichovskij]], e ancora di più [[Haim Nachman Bialik]], considerato il "poeta nazionale israeliano", trascorsero gli ultimi anni a Tel-Aviv; e nonostante non fosse questo il loro periodo di massima creatività, esercitarono una notevole influenza sugli scrittori più giovani.
Al termine della guerra, l'Europa, ridotta a un cumulo di macerie, completò il processo di involuzione iniziatosi con la [[prima guerra mondiale]] e perse definitivamente il primato politico-economico mondiale, che fu assunto in buona parte dagli [[Stati Uniti d'America]]; a essi si contrappose, nel pluridecennale confronto noto come "[[guerra fredda]]", l'[[Unione Sovietica]], anch'essa uscita vincitrice dal secondo conflitto mondiale. Le immani distruzioni della guerra portarono alla nascita dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]], avvenuta al termine della [[Conferenza di San Francisco]] il 26 giugno 1945.
[[File:Agnon.jpg|thumb|right|Shmuel Agnon, premio Nobel per la letteratura (1966)]]
Tra i primi scrittori in ebraico moderno era presente un piccolo gruppo di autori nati in Palestina. Tra questi [[Yitzhaq Sami]] e [[Yehuda Burla]], ebrei [[sefarditi]] le cui famiglie emigrarono in Palestina rispettivamente nel [[XIX secolo|XIX]] e nel [[XVIII secolo]]. L'opera di questo gruppo s'impone per la sua autentica raffigurazione della popolazione araba di religione ebraica della Palestina, narrata dal punto di vista privilegiato di scrittori cresciuti nell'ambiente.
 
Gli scrittori più importanti della prima generazione, Agnon e [[Haim Hazaz]], erano profondamente radicati nell'ambiente europeo d'origine. Servirono da tramite fra gli scrittori classici degli inizi recupero della lingua ebraica e gli scrittori radicati in Palestina delle generazioni successive.
== Il contesto storico ==
{{Vedi anche|Eventi precedenti la seconda guerra mondiale in Europa}}
=== Germania ===
[[File:Benito Mussolini and Adolf Hitler.jpg|thumb|[[Benito Mussolini]] e [[Adolf Hitler]]]]
Il rigido e intransigente trattamento subito dalla Germania in seguito alla sconfitta nella [[prima guerra mondiale]] in base a quanto stabilito dal [[Trattato di Versailles (1919)|Trattato di Versailles]] (''[[Dolchstoßlegende]]''), le successive difficoltà economiche, aggravate dalla [[Grande depressione]], causarono un profondo malcontento nel popolo tedesco e favorirono la diffusione delle idee [[Nazionalsocialismo|nazionalsocialiste]] di [[Adolf Hitler]] e del suo [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori|movimento politico]]. Dopo una rapida ascesa politica, il movimento nazista prese le redini del potere in Germania, assumendo il controllo totale dello Stato.
 
Per questi ultimi il centro dell'attività non fu altro che la Palestina, anche quando scrivevano di altre parti del mondo. Il loro contesto fu l'epoca della [[Aliyah]] e, spesso, la vita nei [[kibbutz]]. Tra i nomi notevoli abbiamo i poeti [[Yehuda Amichai]], [[Natan Zach]] e [[Meir Wieseltier]]; poi [[Uri Zvi Greenberg]], [[Yigal Mossinson]], [[Avraham Shlonsky]] e [[Aharon Appelfeld]], che trovarono in Palestina la soluzione allo sradicamento della [[diaspora ebraica]].
La politica estera hitleriana divenne via via sempre più aggressiva: ignorando i vincoli imposti dal trattato di Versailles, nel corso di pochi anni venne riarmato l'esercito, il 7 marzo [[1936]] fu [[Remilitarizzazione della Renania|rimilitarizzata la Renania]], zona di confine con la [[terza Repubblica francese|Francia]], il 12 marzo [[1938]] fu sancita l'annessione dell'[[Prima Repubblica Austriaca|Austria]] (''[[Anschluss]]''); con la [[Conferenza e accordo di Monaco|Conferenza di Monaco]], il 1º ottobre 1938, venne annessa la regione dei [[Sudeti]] e, il 13 marzo [[1939]], quella di [[Protettorato di Boemia e Moravia|Boemia e Moravia]], costituita in [[protettorato]]: le due annessioni sancirono la fine alla [[Cecoslovacchia|Repubblica cecoslovacca]] per l'intero periodo della guerra.<ref>Il restante territorio cecoslovacco venne costituito in una nuova entità, la [[Repubblica Slovacca (1939-1945)|Repubblica Slovacca]] di [[Jozef Tiso]], uno stato [[Fascismo clericale|clericale]] e filonazista che si degraderà durante la guerra a mero stato fantoccio.</ref>
 
La terza generazione degli scrittori emerse verso l'epoca della [[guerra d'indipendenza israeliana]]. Le figure principali ([[S. Yizhar]], [[Moshe Shamir]], [[Hanoch Bartov]], [[Haim Gouri]], [[Benjamin Tammuz]], [[Aharon Megged]]) furono tutti "[[sabra]]" (nativi) o immigrati in tenera età. A questo punto si fecero sentire forti influenze dall'estero, specialmente dall'[[Civiltà occidentale|Occidente]]. Un gruppo chiamato "Cananiti" cercò perfino di negare la relazione tra gli Israeliani e gli Ebrei che vivevano all'estero. Ma dopo il [[1948]] sentimenti di vuotezza e di ricerca di nuovi valori spinsero invece all'esplorazione del passato ebraico.
Poco prima dell'inizio del conflitto, il 23 agosto 1939 la Germania aveva stipulato un [[patto di non aggressione]] ([[Patto Molotov-Ribbentrop]]) con l'[[Unione Sovietica]], mentre ripresentava le sue pretese territoriali su parte della [[Seconda Repubblica di Polonia|Polonia]] (il [[corridoio di Danzica]]). La Polonia rigettò tali pretese e la Germania, il 1º settembre 1939, la invase con un pretesto, il cosiddetto [[incidente di Gleiwitz]].
 
La successiva generazione degli anni '60 del '900 ([[Abraham Yehoshua]]<ref>E. Trevisan Semi, ''Leggere Yehoshua'', Torino, Einaudi, 2006</ref>, [[Amos Oz]], [[Natan Yonatan]], [[Yoram Kaniuk]], [[Yaakov Shabtai]], e l'autore e traduttore dal francese [[Yehoshua Kenaz]]) ha cercato di porre la cultura israeliana all'interno di un contesto mondiale; e pone l'accento non tanto sugli aspetti unici della vita ebraica e Israele, quanto sull'universale. Questa scuola di scrittori speso s'identifica con la letteratura di protesta di altri Paesi.
=== Italia ===
In [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] dal [[1922]] aveva avuto inizio il regime dittatoriale di [[Benito Mussolini]]. Questo, il 2 ottobre [[1935]], diede il via alla [[Guerra d'Etiopia|campagna d'Etiopia]] e, il 9 maggio [[1936]], venne proclamato l'Impero. Il 7 aprile [[1939]] l'Italia occupò l'[[Regno albanese|Albania]] e due giorni dopo ne sancì l'annessione. Nonostante la tensione tra Italia e Germania creatasi al momento dell'annessione dell'[[Prima Repubblica Austriaca|Austria]], nel maggio [[1939]] Mussolini strinse il "[[Patto d'Acciaio]]" con la Germania, per poi dichiararsi, allo scoppio del conflitto, non belligerante. Nonostante ciò, Mussolini, vista la velocità e la semplicità delle conquiste di Hitler, decise di entrare in guerra. La guerra si rivelò un disastroso fallimento per l'impreparazione e la cattiva pianificazione dello sforzo bellico italiano.
 
La generazione più recente, per lo meno degli scrittori il cui valore è universalmente riconosciuto, nata negli anni '60 e '70 e che ha iniziato l'attività negli anni '80 e '90, ha esaminato la questione di base dell'esistenza ebraico-israeliana, esponendo le questioni collettive nei caratteri e nei destini individuali. L'autore più popolare di questa generazione è probabilmente [[David Grossman]].
=== Giappone ===
L'[[Impero giapponese]] invase la [[Cina]] nel settembre del [[1931]], usando il [[Incidente di Mukden|finto sabotaggio ferroviario]] di [[Shenyang|Mukden]] come pretesto per invadere la [[Manciuria]]. Nonostante l'opposizione del governo giapponese, l'esercito fu in grado di agire in maniera indipendente e instaurò uno [[stato fantoccio]], il [[Manciukuò]]. Dopo l'occupazione della Manciuria, la pace con la Cina rimase precaria e, con l'[[incidente del ponte di Marco Polo]], il 7 luglio [[1936]], l'Impero giapponese ebbe una motivazione per invadere la Cina, dando il via alla [[seconda guerra sino-giapponese]] che terminò, assieme alla guerra mondiale, con la [[resa del Giappone]] nel [[1945]].
 
==== La "Settimana del Libro Ebraico" ====
=== Spagna ===
[[File:Shvua hasefer 2005.jpg|thumb|right|Settimana del libro ebraico, presso il parco del Museo d'Israele a Gerusalemme (2005)]]
La [[Spagna franchista|Spagna]] di [[Francisco Franco]], appena uscita da una sanguinosa [[Guerra civile spagnola|guerra civile]] durante la quale era stato aiutato da italiani e tedeschi, decise di restare neutrale nella Guerra mondiale, ma offrì per esempio l'utilizzo di basi navali alle navi tedesche, fino al ritorno alla completa neutralità nel [[1943]], quando le sorti della guerra apparvero decisamente sfavorevoli all'Asse. Franco inviò truppe della [[250. Infanterie-Division|División Azul]] (o Divisione Blu, dal nome del colore del partito della [[Falange Española de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista|Falange spagnola]], i cui membri erano chiamati "camicie blu") per combattere sul fronte orientale contro l'[[Unione Sovietica]].
La "Settimana del Libro Ebraico" è una fiera della letteratura ebraica che si svolge annualmente a [[Gerusalemme]]; normalmente per una settimana, ma negli ultimi anni è stata prorogata a dieci giorni.
 
L'attuale fiera è il risultato del ripristino e del proseguimento di una fiera precedente della durata di un solo giorno, svoltasi lungo il "Boulevard Rotschild" di [[Tel Aviv]] nel [[1926]]; organizzata da Bracha Peli, fondatore della casa editrice "Masada Press", per la promozione delle vendite librarie.
== Le cause ==
{{vedi anche|Anschluss|Conferenza e accordo di Monaco|Patto d'Acciaio}}
Tutti i sei anni di governo precedenti il conflitto, videro Hitler lanciare numerose sfide a [[Francia]] e [[Regno Unito]], i vincitori della [[prima guerra mondiale]]. La Grande Guerra, costata 2 milioni di soldati ai tedeschi e 3 milioni agli anglo-francesi<ref>{{Cita libro|autore=[[Martin Gilbert]]|titolo=La grande storia della prima guerra mondiale}}</ref> si era conclusa con la firma del [[trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles]] che conteneva punizioni estremamente dure per i tedeschi: cessione dell'[[Alsazia-Lorena]] alla Francia e di vaste zone orientali alla [[Polonia]], smantellamento dell'aviazione, divieto di possedere mezzi corazzati in un esercito di non più di {{formatnum:100000}} effettivi, consegna della flotta e un risarcimento di 132 miliardi di marchi in oro. Condizioni estremamente punitive per una nazione che, all'11 novembre [[1918]], aveva le sue truppe ancora attestate nel territorio francese e che contribuirono a creare il mito secondo cui a far perdere la guerra all'[[impero tedesco]] sarebbero stati pochi "traditori" non nazionalisti (è il mito della cosiddetta [[Dolchstoßlegende|"pugnalata alle spalle"]]), contro i quali Hitler e il suo [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori]] promettevano di vendicarsi una volta saliti al potere. L'anno dopo, con la morte del ''[[Capi di Stato del Reich|Reichspräsident]]'', l'anziano maresciallo [[Paul von Hindenburg]], Hitler assunse poteri dittatoriali.
 
Durante questa "settimana" si tengono fiere del libro all'aperto in tutto lo Stato d'Israele, e le case editrici vendono i loro libri a prezzi scontati; le librerie in questo periodo offrono sconti che possono durare fino a un mese.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1969-065-24, Münchener Abkommen, Ankunft Mussolini.jpg|upright=1.6|thumb|Hitler e Mussolini in parata a [[Monaco di Baviera]] dopo gli accordi del [[1938]]]]
Cominciarono subito reiterate violazioni della pace del [[1919]]: in primo luogo, dopo l'uscita della Germania dalla [[Società delle Nazioni]] nel [[1935]], fu reintrodotta la coscrizione obbligatoria e venne posta al comando di [[Hermann Göring]] una nuova forza aerea, la [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]]. Successivamente, al comando di poche, simboliche forze, Hitler rioccupò nel [[1936]] la smilitarizzata [[Renania]] e cominciò a formarsi un sodalizio con l'Italia quando questa, isolata dagli ex alleati durante la [[guerra d'Etiopia]], si riavvicinò alla Germania, sfruttando anche la comunanza ideologica tra i due regimi. Questo ottimo rapporto fu rafforzato prima dall'intervento comune a favore di [[Francisco Franco]] durante la [[guerra civile spagnola]], in cui i tedeschi sperimentarono il bombardamento a tappeto di varie città, come [[Guernica]], e, successivamente, dalla firma, il 25 ottobre [[1936]], dell'[[asse Roma-Berlino]], preludio all'alleanza militare.
 
Vengono organizzati vari eventi letterari; ad es. conferenze, incontri con gli autori e letture pubbliche. Viene svolta la cerimonia di assegnazione del "Premio Sapir", il principale premio letterario d'Israele. E i mezzi di comunicazione dedicano un maggiore interesse alla letteratura.
Mentre il riarmo tedesco continuava, Hitler cominciò a cercare di espandere territorialmente la Germania, per via diplomatica, in modo che essa ottenesse quello spazio vitale (''[[Lebensraum]]'') di cui, secondo quanto asseriva nel ''[[Mein Kampf]]'', aveva assoluto bisogno per trovare nuove terre in cui concentrare la sua crescente popolazione. Come primo passo, sfruttando l'[[appeasement]] delle potenze occidentali, nel marzo [[1938]] l'[[Austria]], paese natale del ''Führer'', fu annessa al Reich, nonostante il divieto a un'unione austro-tedesca contenuto nel trattato di Versailles. Più resistenza oppose la [[Cecoslovacchia]], altro stato creato nel dopoguerra, a cedere la regione dei [[Sudeti]], zona di confine popolata a maggioranza da popolazioni cosiddette "[[tedeschi dei Sudeti]]". Hitler tentò in ogni modo di convincere i cecoslovacchi ma questi rifiutarono, forti dell'alleanza con la Francia e del fatto di essere un avversario decisamente ostico, infatti, il loro esercito era composto da circa 30-35 divisioni,<ref name="hart">{{Cita|Liddell Hart 1993}}.</ref> possedevano una delle migliori industrie produttrici di armi e mezzi corazzati (la [[Škoda Holding|Škoda]]) e avevano approntato nei Sudeti una [[fortificazioni di confine cecoslovacche|serie di difese]] difficilmente superabili.
 
Fanno parte dei luoghi designati per la fiera a Gerusalemme: il [[Museo d'Israele]], il "Parco della campana della libertà", la "Piazza Safra" e la vecchia stazione ferroviaria. La sede della fiera a Tel Aviv è la "Piazza Rabin".
Conquistare la regione, come ammisero molti alti esponenti della politica tedesca, sarebbe stato un compito arduo.<ref>{{Cita libro|autore=[[Albert Speer]]|titolo=Memorie dal Terzo Reich}}</ref> Hitler era però deciso ad annettere con la forza la regione e l'invasione era già programmata per gli ultimi giorni del settembre 1938. Tuttavia, grazie al provvidenziale intervento di Mussolini, si riuscì a organizzare una conferenza a Monaco di Baviera, con la presenza di Hitler, di Mussolini stesso, del primo ministro inglese [[Neville Chamberlain]] e di quello francese [[Édouard Daladier]], ma senza i rappresentanti cecoslovacchi. I Sudeti vennero così assegnati a tavolino alla Germania. Chamberlain e Mussolini tornarono in patria acclamati come eroi e salvatori della pace, mentre la Cecoslovacchia era ormai finita: pochi mesi dopo, a marzo [[1939]], la [[Boemia]] e la [[Moravia]] furono dichiarati "[[Protettorato di Boemia e Moravia|protettorato del Reich]]", mentre in [[Repubblica Slovacca (1939-1945)|Slovacchia]] venne istituito un governo [[Stato fantoccio|fantoccio]] della Germania.
 
==== La letteratura israeliana e l'Italia ====
Successivo obiettivo dei tedeschi fu la Polonia. Il trattato del 1919 aveva separato dal resto della Germania la regione della [[Prussia orientale]], circondata da territorio polacco. Hitler reclamò allora la restituzione della città di [[Danzica]] e del territorio a essa vicina, il "[[corridoio polacco]]". A causa del cambio di rotta delle diplomazie occidentali, che divennero fermamente decise a ostacolare questo passo di Hitler, la Polonia rifiutò. Inglesi e francesi credevano di aver fermato definitivamente l'espansione nazista, contando anche sull'appoggio dell'Unione Sovietica in caso di invasione tedesca della Polonia. Tuttavia, il governo tedesco rispose con un abile colpo diplomatico (dopo aver già firmato un'alleanza con l'Italia, il "[[Patto d'Acciaio]]"): il 24 agosto 1939 il ministro dell'esteri russo, [[Vjačeslav Michajlovič Molotov]], e quello tedesco, [[Joachim von Ribbentrop]] firmarono un [[patto di non aggressione]] tra le due nazioni della durata di dieci anni, il [[patto Molotov-Ribbentrop]]. Un protocollo segreto dell'accordo divideva l'Europa orientale in due sfere d'influenza, lasciando mano libera all'URSS sulle repubbliche baltiche e in [[Finlandia]], e prevedeva una spartizione della Polonia, dando mano libera a Hitler per lanciare l'offensiva. Il 1º settembre, alle 04:45 del mattino, le truppe tedesche attraversavano la frontiera polacca, e due giorni dopo Francia e Gran Bretagna dichiaravano guerra alla Germania, dando inizio alla seconda guerra mondiale.
[[File:Elena Loewenthal.jpg|thumb|right|Elena Loewenthal, attiva scrittrice e traduttrice di letteratura ebraica in italiano]]
Molti scrittori israeliani hanno ricevuto importanti premi letterari in Italia. I nomi citati in questo paragrafo sono soltanto pochi esempi. Del resto un elenco completo sarebbe sproporzionato rispetto allo spazio generale della voce. È preferibile rintracciare le varie premiazioni all'interno delle voci dei singoli autori.
Lo scrittore israeliano più significativo per l'Italia è [[Alon Altaras]], che oltre a libri scritti di suo pugno, pubblicati in Italia per la maggior parte da [[Edizioni Voland|Voland]], ha tradotto in ebraico molti autori italiani tra i quali [[Pier Paolo Pasolini]], [[Tommaso Landolfi]], [[Natalia Ginzburg]] e [[Antonio Tabucchi]]. Questo suo notevole contributo alla diffusione della letteratura italiana è stato riconosciuto dal [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero dei beni culturali]] italiano, che gli ha assegnato il [[Premi nazionali per la traduzione|Premio nazionale per la traduzione]] nel [[2003]].
 
Importante anche il versatile [[Ariel Rathaus]]. Poeta in ebraico, docente universitario di letteratura italiana, autore di studi sulla poesia ebraica e traduttore di poesia dall'ebraico all'italiano; ha curato una nuova versione ebraica del ''[[Decameron]]'' di [[Giovanni Boccaccio]], e ha tradotto in ebraico ''La Scienza Nuova'' di [[Giambattista Vico]] con cui ha ottenuto il [[Premio Flaiano]] per l'[[Italianistica]] nel [[2006]].
== Cronologia del conflitto ==
[[File:Second world war europe animation small.gif|thumb|Il teatro di guerra europeo {{Legenda|#C55050|Potenze dell'Alleanza}} {{Legenda|#419A59|URSS}} {{Legenda|#4068B8|Potenze dell'Asse}} {{Legenda|#FFFFFF|Paesi neutrali}}]]
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale|Guerra lampo|Strana guerra}}
L'inizio della guerra viene indicato da gran parte della [[storiografia]] nel 1º settembre del 1939, quando la Germania invase la Polonia.
 
L'eccellente poeta [[Natan Zach]], oltre ad aver ottenuto molti premi in Israele e all'estero, ha ottenuto in Italia il [[Premio Feronia-Città di Fiano]] nel [[1994]], il [[Premio Letterario Camaiore]] nel [[2000]] per la sua raccolta di poesie dal titolo ''Sfavorevole agli addii'', il Premio dell'Unione dei lettori italiani nel [[2001]], il titolo di Ambasciatore culturale di Roma nel mondo nel [[2002]], e la nomina a [[Ordine_al_merito_della_Repubblica_italiana#Cavaliere|Cavaliere]] da parte del Governo italiano nel [[2007]].
Altre periodizzazioni, meno tradizionali, fanno risalire concretamente l'inizio del conflitto con eventi bellici precedenti scatenati da altre nazioni: l'[[Guerra d'Etiopia|aggressione italiana all'Etiopia]], la [[guerra civile spagnola]] o l'[[Seconda guerra sino-giapponese|attacco giapponese alla Cina]].
 
Tra i molti traduttori e traduttrici dall'ebraico all'italiano, la principale è la scrittrice torinese [[Elena Loewenthal]]. Ha ottenuto un Premio nazionale per la traduzione, da parte del Ministero dei beni culturali, nel [[1999]].
=== Teatro europeo ===
{{Vedi anche|Teatro europeo della seconda guerra mondiale}}
==== 1939 ====
===== L'invasione della Polonia =====
{{vedi anche|Campagna di Polonia}}
[[File:Germans at Polish Border (1939-09-01).jpg|thumb|1º settembre 1939, soldati tedeschi rimuovono la barriera del confine tedesco-polacco]]
Il 1º settembre 1939 alle 04:45 la Germania diede inizio alle [[Fall Weiß|operazioni militari contro la Polonia]]: cinque armate della [[Wehrmacht]] forti di {{formatnum:1250000}} uomini, {{formatnum:2650}} [[carro armato|carri armati]] e {{formatnum:2085}} aerei della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]],<ref name="ReferenceA" /> invasero la Polonia con un attacco a tenaglia, impiegando l'innovativa [[tattica militare]] della [[guerra lampo]] o ''Blitzkrieg''. Il 2 settembre il Regno Unito e la Francia inviarono alla Germania un [[ultimatum]] che rimase senza risposta; il 3 settembre, rispettivamente alle 11:45 e alle 17:00, le dichiararono guerra.
 
La casa editrice [[Giuntina]], fondata a [[Firenze]] nel [[1980]] da Daniel Vogelmann, figlio di un reduce di [[Auschwitz]], è specializzata sull'ebraismo e pubblica moltissimi titoli di letteratura israeliana.
L'esercito polacco contava un milione di uomini (circa il 30% in meno degli effettivi previsti, ma non ebbe il tempo di mobilitarsi completamente), diverse centinaia di [[autoblindo]] e carri armati di modelli leggeri o antiquati, con l'appoggio di seicento aerei di modesta qualità.<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|titolo=Eserciti nella Storia|volume=nº 22|data=marzo-aprile 2004|editore=Delta Editrice|città=Parma}}</ref> La resistenza dei polacchi fu tenace e ostinata, ma non sufficientemente consistente e coordinata, in particolare per fronteggiare la nuova guerra lampo. Gli anziani generali polacchi commisero l'errore strategico di disperdere l'esercito su una lunghissima linea difensiva, ritenendo di dover combattere una [[guerra di trincea]]. Invece, dopo alcuni giorni di scontri violenti, specie nelle battaglie di ''Mlawa'' e di ''Pomerania'',<ref name="ReferenceA"/> il 3 settembre i [[panzer]] tedeschi riuscirono a penetrare nelle retrovie nemiche e cominciarono le [[Aggiramento|manovre di accerchiamento]].
 
Altre case editrici specializzate degne di nota sono "Salomone Belforte" di [[Livorno]], attiva dal [[1805]]; e "Tipheret" di [[Acireale]].
Già l'8 settembre i primi carri armati tedeschi giunsero alle porte dalla capitale polacca, dando il via alla [[Battaglia di Varsavia (1939)|battaglia di Varsavia]], mentre la maggior parte dell'esercito polacco veniva metodicamente accerchiata in [[Sacca (militare)|sacche]] isolate e annientata nel giro di due o tre settimane. Tuttavia, per la [[Wehrmacht]], la conquista della capitale polacca si rivelò più lunga e complessa del previsto. Nel timore di un attacco della [[Francia]] da ovest, i tedeschi decisero di accelerare i tempi della sconfitta polacca e cominciarono a colpire [[Varsavia]] con la tattica del [[bombardamento a tappeto]]. Come conseguenza, nell'arco di una ventina di giorni, la città riportò quasi {{formatnum:26000}} morti e oltre {{formatnum:50000}} feriti tra la popolazione civile. Da quel momento, l'impresa militare voluta da [[Hitler]] assunse il carattere di ''[[guerra totale]]'': i militari e i civili furono ugualmente coinvolti, lottando disperatamente per la vittoria e la sopravvivenza.
 
Il musicista ebreo-italiano [[Piero Nissim]] con il gruppo "Musicapoesia", in occasione del [[Giorno della Memoria]] [[2011]], ha tenuto un concerto di canzoni da lui musicate su testi di poeti ebrei italiani e stranieri antichi e moderni, intitolato ''[[Bialik e gli altri. La poesia ebraica come testimone]]''. Dal concerto è stato ricavato un [[CD]] omonimo.
[[File:Schleswig Holstein firing Gdynia 13.09.1939.jpg|thumb|left|13 settembre [[1939]], la [[pre-dreadnought|corazzata]] [[Germania nazista|tedesca]] ''[[SMS Schleswig-Holstein|Schleswig-Holstein]]'' apre il fuoco contro la fortezza polacca di [[Westerplatte]]]]
Il 17 settembre l'[[Unione Sovietica]], improvvisamente, ma in linea con il [[patto Molotov-Ribbentrop]], aggredì la Polonia da est con {{formatnum:466000}} soldati, {{formatnum:3740}} carri armati e {{formatnum:2000}} aerei,<ref>{{Cita libro|autore=S.J. Zaloga|titolo=Poland 1939|editore=Osprey publ|anno=2002}} Altre fonti (rivista ''Eserciti nella storia'') riportano cifre più alte: 1,8 milioni di soldati sovietici e oltre {{formatnum:6000}} carri armati.</ref> incontrando scarsa resistenza. Alcuni storici ritengono che in realtà [[Iosif Stalin|Stalin]] volesse evitare che la Germania occupasse i territori polacchi orientali (abitati in maggioranza da bielorussi e che poi vennero assegnati all'omonima repubblica sovietica), altri riportano volontà espansionistiche russe (avvalorate, tra l'altro, dalla guerra successivamente scatenata contro la [[Finlandia]] e dal fatto che, a conflitto finito, Stalin non volle cedere questi territori). L'attacco dell'URSS segnò definitivamente il destino della [[Polonia]]. Tuttavia, il 18 settembre, le forze corazzate polacche tentarono una coraggiosa battaglia contro i panzer tedeschi a [[Tomaszów Lubelski]], ma dovettero soccombere sia per inferiorità numerica che qualitativa. Con la popolazione civile ridotta allo stremo, Varsavia si arrese ai tedeschi il 27 settembre [[1939]]. Pochi giorni dopo, il 30 settembre, a [[Parigi]] si costituì il [[governo in esilio della Polonia]]. L'esercito polacco fu completamente disarmato entro il 6 ottobre, dopo la battaglia di ''Koch''.
 
==== La "Festa del Libro Ebraico in Italia" di Ferrara ====
Complessivamente, le perdite militari polacche assommarono a circa {{formatnum:66300}} morti, {{formatnum:133700}} feriti e {{formatnum:420000}} prigionieri di guerra; {{formatnum:150000}} civili morirono e un numero imprecisato rimasero feriti. Circa {{formatnum:20000}} civili polacchi riuscirono a fuggire in [[Lettonia]] e [[Lituania]], altri {{formatnum:100000}} fuggirono in [[Ungheria]] o [[Romania]]. Le perdite tedesche furono circa {{formatnum:13000}}, tutte militari.<ref name="ReferenceA"/><ref>{{Cita libro|autore=The Times|titolo=Atlas of the Second World War|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Verona|anno=1989}}</ref>
Una [[Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah#Festa del Libro Ebraico in Italia|Festa del Libro Ebraico in Italia]] viene svolta ogni anno a [[Ferrara]], città sede tra l'altro del museo nazionale ebraico [[MEIS]]. Si occupa non solo delle traduzioni in italiano della letteratura in ebraico, ma di tutta la letteratura di espressione ebraica. La scorsa edizione, la decima, è avvenuta il 19 maggio 1919, ed ha avuto come ospite d'onore [[David Grossman]].
 
=== Letteratura in yiddish ===
Nella parte della Polonia occupata dall'URSS, le forze sovietiche catturarono circa {{formatnum:242000}} polacchi, parte dei quali furono sospettati di essere [[Anticomunismo|anticomunisti]]. Nel corso dell'anno successivo, la Polizia politica sovietica [[Narodnyj komissariat vnutrennich del|NKVD]], a seguito di processi sommari, cominciò a mettere a morte migliaia di prigionieri. Stime accreditate parlano di un totale di {{formatnum:21857}} morti, dei quali {{formatnum:4243}} furono i cadaveri rinvenuti nelle [[Massacro di Katyń|Fosse di Katyń]] dai tedeschi nel [[1943]].<ref name="ReferenceA"/>
[[File:Ka-Tsetnik 135633 in Rome.jpg|thumb|right|Yehiel De-Nur (Ka-Tzetnik) con la moglie a Roma (1959)]]
Prima della [[seconda guerra mondiale]] i centri principali dell'attività letteraria in yiddish erano [[Varsavia]], [[Mosca (Russia)|Mosca]] e [[New York]]. In Palestina sussisteva ancora una certa ostilità verso l'impiego dello yiddish, visto come una minaccia per la rinascita dell'ebraico. Ma dopo la guerra tutto cambiò in fretta. In Europa le comunità di lingua yiddish furono sterminate da [[Hitler]] e [[Stalin]], e la comunità di New York cominciò a perdere importanza. L'immigrazione portò in Israele molti tra i principali scrittori yiddish. Di conseguenza l'avversione verso i parlanti yiddish terminò; da un lato perché essi vennero visti come fratelli scampati allo sterminio, e dall'altro lato perché l'uso pratico dell'ebraico era ormai consolidato.
 
L'evoluzione della letteratura yiddish in Israele può essere suddivisa secondo le generazioni degli scrittori, similmente alla letteratura in ebraico:
===== La strana guerra =====
#La prima generazione comprendeva scrittori come [[David Pinsky]] e [[Sholem Asch]], che vissero gli ultimi anni in Israele.
{{vedi anche|Strana guerra}}
#La seconda generazione, che ebbe come principale esponente il poeta [[Abraham Sutzkever]], iniziò la carriera letteraria nell'Europa orientale ma la proseguì in Israele.
[[File:Sitzkrieg.jpg|thumb|Novembre 1939, soldati britannici e francesi giocano a carte in un campo d'atterraggio durante la [[strana guerra]]]]
#La terza generazione ebbe come centro il movimento denominato "Giovane Israele", un gruppo modernista di poeti e prosatori, per la maggior parte membri di [[kibbutz]], la cui opera venne influenzata dalle Scuole letterarie d'avanguardia inglesi e francesi.
Al termine delle operazioni contro la Polonia, Hitler lanciò messaggi di pace a Francia e Gran Bretagna, che furono respinti dai rispettivi Primi ministri l'11 e il 12 ottobre.<ref>Il Primo ministro francese trasmise anche un messaggio radiofonico in cui, con «tono sprezzante», esprimeva il suo diniego sui propositi di pace provenienti da Hitler e furono parimenti respinte dai due Primi ministri, il mese successivo, le offerte di mediazione di [[Guglielmina dei Paesi Bassi]], di re [[Leopoldo III del Belgio|Leopoldo del Belgio]] e di re [[Carlo II di Romania|Carlo di Romania]]. Vedi {{Cita|Salmaggi, Pallavisini 1989|p. 28.}}</ref> Il periodo che seguì vide una preparazione da ambo le parti per l'inizio di un'offensiva terrestre tedesca sul [[Fronte occidentale (1939-1945)|fronte occidentale]], preparazione che fu tuttavia priva di significative operazioni, tanto da passare alla storia come la "[[strana guerra]]".<ref>Nei vari paesi il termine ebbe diverse allocuzioni e significati: in tedesco ''Sitzkrieg'', "guerra seduta", in francese ''drôle de guerre'', "guerra buffa", in polacco ''dziwna wojna'', "guerra strana", in inglese ''bore war'', "guerra noiosa", ed in italiano "guerra fittizia", termine coniato da [[Benito Mussolini]]; lo storico William Shirer, il 9 ottobre 1939, percorse in treno la ferrovia che costeggiava la riva orientale del Reno e commentò: «vedo i tedeschi issare sulla linea ferroviaria cannoni e provviste senza che i francesi li disturbino; che buffa guerra!». Vedi {{Cita|Biagi 1995|p. 146.}}</ref>
 
Il contenuto della letteratura yiddish scritta in Israele tratta soprattutto le vicende relative all'[[Olocausto]] europeo, il cui principale narratore è [[Ka-Tzetnik]], e della vita tra i nuovi immigrati. Gli autori sono organizzati in un'"Associazione degli autori yiddish".
Il Consiglio supremo Alleato decise di presidiare la linea [[Mosa (dipartimento)|Mosa]]-[[Anversa]] in caso di attacco tedesco attraverso il [[Belgio]] mentre la Germania, con la direttiva numero 6 del 6 ottobre 1939, stabilì i piani di invasione della Francia, utilizzando la medesima strategia messa in atto durante la prima guerra mondiale, ossia la violazione della neutralità del Belgio e dei [[Paesi Bassi]], piani che vennero tuttavia scoperti dalle autorità belghe il 10 gennaio [[1940]], a seguito di un incidente aereo<ref>L'aereo tedesco fu costretto ad un atterraggio di fortuna nei pressi di Mechelen; i due ufficiali a bordo, il maggiore Reinberger ed il maggiore Hoenmans, stavano trasportando gli ordini destinati al comando del gruppo d'armate B relativi al piano d'attacco in occidente. Vedi {{Cita|Salmaggi, Pallavisini 1989|p. 40.}}</ref> che permise il recupero dei documenti segreti relativi al cosiddetto "[[Fall Gelb]]", il "caso giallo". Ma anche a fronte di questo importante ritrovamento, il Belgio non permise alle truppe britanniche e francesi l'attraversamento del confine, per non offrire un ''casus belli'' alla Germania.
 
===== PrimeLetteratura battagliein navaliarabo e aeree =====
[[File:Emile Habibi.jpg|thumb|146x218px|right|Emile Habibi]]
Dal settembre [[1939]] all'aprile [[1940]], le prime battaglie tra la [[Germania nazista|Germania]] e gli alleati [[Gran Bretagna]] e [[Francia]] avvennero quasi esclusivamente nei mari e nei cieli. Essendo la Gran Bretagna un'isola, e dipendendo quindi dal mare per i collegamenti commerciali con il resto del mondo e con le sue [[colonie]], la [[Kriegsmarine]] si mobilitò per intercettare il traffico marittimo per e dalla Gran Bretagna, per mettere in difficoltà l'economia e la popolazione britannica. I tedeschi impiegarono sommergibili [[U-Boot]], navi da guerra e alcune [[Incrociatore ausiliario|navi corsare]], realizzando una massiccia operazione di posa di [[Mina navale|mine magnetiche]] sulle rotte che portavano agli approdi per le navi britanniche,<ref>La corazzata ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'' fu gravemente danneggiata da una di queste mine prima che i britannici trovassero il modo di neutralizzarle, smagnetizzando lo scafo per mezzo di un cavo elettrico chiamato ''degaussing''. Vedi {{Cita|Peillard 1992|p. 47.}}</ref> mentre la [[Royal Navy]] si attivò per pattugliare le rotte commerciali dal [[mare del Nord]] all'[[oceano Atlantico]].
L'iniziatore della [[letteratura araba]] in Israele è stato [[Emile Habibi]]. [[Cittadini arabi di Israele|Cittadino arabo d'Israele]] dal [[1948]], ottenne il [[Premio Israele]] per la letteratura in arabo nel [[1992]]. Fondò il "Partito Comunista Israeliano", ed il giornale ''Al-Ittihād'' (L'unione), il più diffuso quotidiano d'Israele in lingua araba, pubblicato ad Haifa e di tendenza comunista, che egli diresse dal 1948 al [[1990]]. Fu eletto parlamentare alla [[Knesset]]. L'opera di Habibi, per quanto spesso critica verso la società israeliana, nondimeno costituisce parte integrante della cultura dello Stato d'Israele.
 
Un valido scrittore arabo-israeliano di oggi è [[Ala Hlehel]]. Tra le scrittrici, [[Adania Shibli]], [[Suheir Abu Oksa Daoud]] e [[Raja' Bakriyyah]].
La [[Kriegsmarine]] ottenne alcuni importanti successi iniziali: il 17 settembre 1939, l'affondamento della portaerei ''[[HMS Courageous (50)|Courageous]]'' a opera dell'[[U-29]] nel mare del Nord; il 14 ottobre l'affondamento della corazzata ''[[HMS Royal Oak (08)|Royal Oak]]'' a [[Scapa Flow]] a opera dell'[[U-47]], comandato dal [[Gradi della Kriegsmarine|tenente di vascello]] [[Günther Prien]]; il 23 novembre l'affondamento dell'incrociatore ausiliario ''[[HMS Rawalpindi|Rawalpindi]]'' al largo tra [[Islanda]] e [[isole Fær Øer]], a opera degli incrociatori da battaglia ''[[Scharnhorst (incrociatore da battaglia)|Scharnhorst]]'' e ''[[Gneisenau (nave da battaglia)|Gneisenau]]''. Gli Alleati realizzarono a loro volta un successo inducendo, il 17 dicembre, la [[Classe Deutschland (incrociatore)|corazzata tascabile]] ''[[Admiral Graf Spee]]'', ad auto-affondarsi dopo la [[Battaglia del Río de la Plata#L'autoaffondamento dell'Admiral Graf Spee|battaglia del Río de la Plata]].
 
== Pubblicazione dei libri in Israele ==
La [[Kriegsmarine]] si rese responsabile di una delle prime [[Strage|stragi di civili]],<ref>La prima strage in assoluto della guerra fu ad opera della Luftwaffe, la mattina del 1º settembre 1939: i bombardieri tedeschi colpirono la città di [[Wieluń]], causando 1200 morti. Fonte: Rivista ''Eserciti nella Storia'', nº 22 marzo-aprile 2004, Delta Editrice, Parma.</ref> nonché primo grave incidente diplomatico della guerra già la sera del 3 settembre 1939: l'[[U-30]] affondò il transatlantico [[SS Athenia|SS ''Athenia'']] (probabilmente scambiandolo per una nave da guerra britannica, non essendovi interesse strategico in una simile azione), con 1103 civili a bordo, tra i quali 300 civili [[Stati Uniti|statunitensi]] – all'epoca neutrali. I tedeschi tentarono di negare ogni responsabilità, arrivando perfino ad accusare i britannici di aver affondato loro stessi la ''Athenia'' per diffamare i tedeschi. La piena verità fu resa nota solo nel [[1946]].<ref>Riguardo l'accaduto, il comandante dell'U-30 si giustificò, con i suoi superiori, sostenendo che aveva scambiato il transatlantico per un [[Incrociatore ausiliario|incrociatore mercantile armato]]; in quanto il transatlantico stava navigando di notte con tutte le luci spente e a zig-zag (andatura tipica delle navi da guerra in navigazione notturna, per evitare la caccia dei sommergibili nemici). [[Adolf Hitler|Hitler]] impose che l'incidente rimanesse segreto, per motivi politici. I britannici, invece, sostennero sempre che l<nowiki>'</nowiki>''Athenia'' fu probabilmente attaccato da un sommergibile tedesco e che l'attacco era presumibilmente intenzionale, basandosi sull'esperienza della prima guerra mondiale, durante la quale i sommergibili tedeschi erano soliti attaccare le navi passeggeri che sospettavano trasportassero truppe nemiche. Nel [[1946]], al [[processo di Norimberga]], gli alti comandanti della [[Kriegsmarine]] dichiararono che l'affondamento del transatlantico era stato effettivamente opera dell'U-30, ma che era avvenuto senza alcuna intenzionalità, per un errore di identificazione della nave passeggeri. Fonte: Enciclopedia ''Il Terzo Reich''.</ref>
Per legge la [[Biblioteca nazionale di Israele]] dell'[[Università Ebraica di Gerusalemme]] riceve due copie di ogni libro pubblicato in Israele. Come esempio, nel [[2004]] ha comunicato di aver ricevuto 6.436 libri nuovi. Per la maggior parte erano scritti in ebraico, e la maggior parte di questi consisteva in titoli scritti originalmente in ebraico. Quasi l'8% di questi erano libri per bambini, e un altro 4% libri di testo. A seconda del tipo di editore, i libri erano per il 55% commerciali, il 14% autopubblicati, il 10% governativi, il 7% d'istruzione, e il 14% pubblicato da altri tipi di organizzazioni.
 
Nel tentativo di ostacolare le operazioni della Kriegsmarine, numericamente inferiore alla Royal Navy ma molto aggressiva, nell'arco di vari mesi fra il 1939 e il 1940, la [[Royal Air Force]] effettuò numerosi raid di bombardieri contro le basi navali tedesche, le fabbriche di U-Boot, i cantieri navali e i depositi di munizioni navali, in particolare a [[Wilhelmshaven]] e [[Kiel]]. Le conseguenti battaglie aeree contro la [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] furono molto sanguinose: la RAF arrivò a perdere fino al 50% dei bombardieri [[Vickers Wellington]] a ogni sortita, poiché i britannici non disponevano di [[Aereo da caccia|caccia]] a lungo raggio per scortare i bombardieri che, da soli, non riuscivano a difendersi efficacemente dai [[Messerschmitt Bf 109|Bf 109]] e [[Messerschmitt Bf 110|110]] della Luftwaffe. Ciò fu molto evidente, ad esempio, il 18 dicembre 1939 durante la [[Battaglia della Baia di Helgoland (1939)|Battaglia della Baia di Helgoland]]; per i britannici, la situazione peggiorò ulteriormente nelle successive battaglie aeree.
 
Nel frattempo, sempre tra il 1939 e il 1940, numerosi scontri aerei avvennero sopra la [[linea Maginot]] e la [[linea Sigfrido]], tra i velivoli della [[Armée de l'air]] francese e della Luftwaffe tedesca, durante le ricognizioni dei due schieramenti che tentavano di individuare dal cielo le posizioni delle truppe avversarie.
 
===== L'attacco dell'Unione Sovietica alla Finlandia =====
{{Vedi anche|Guerra d'inverno}}
Al culmine di una crisi diplomatica che durava ormai da molti anni, il 30 novembre 1939, l'[[Unione Sovietica]] diede il via alla [[guerra d'inverno]] sferrando un massiccio attacco contro la [[Finlandia]], dopo che questa aveva rifiutato la richiesta di [[Stalin]] di installare basi militari sovietiche nel suo territorio e soprattutto di rettificare la posizione del confine nei pressi di Leningrado, allora molto vicina alla frontiera da cui poteva essere colpita dall'artiglieria. Alla base di questo attacco vi erano anche altri fattori: la volontà di acquisire territori da porre sotto la propria sfera di influenza, come la Finlandia che in passato era stata parte dell'[[Impero russo]] fino alla [[rivoluzione russa|Rivoluzione]]; il sentimento di vendetta contro i finlandesi, i quali avevano appoggiato i [[Armata Bianca|partigiani bianchi]], oltre a fornire una dimostrazione di forza alla Germania, tentando di emulare il rapido successo militare di Hitler in Polonia.
 
[[File:Winter war.jpg|thumb|Soldati finlandesi durante la Guerra d'inverno, con equipaggiamento invernale e mitragliatrice pesante]]
Le intenzioni di Stalin tuttavia si scontrarono con la tenace resistenza finlandese e, nonostante l'impiego di un milione di uomini, tremila carri armati e quasi quattromila aerei, l'Armata Rossa non riuscì a operare con rapidità, a causa di strategie d'attacco sbagliate, delle efficaci tattiche di guerriglia adottate dai finlandesi, pur numericamente molto inferiori, e delle difficoltà dovute al terribile [[Inverno russo|inverno nordico]], con suolo ghiacciato e temperature fra i −30&nbsp;°C e −50&nbsp;°C. L'Armata Rossa, molto indebolita dalle [[Grandi purghe|grandi purghe staliniane]] degli [[Anni 1930|anni trenta]], evidenziò enormi carenze organizzative e subì scacchi umilianti sul campo di battaglia. La Finlandia, diversamente da ciò che era successo alla Polonia contro i tedeschi, non cedette all'urto iniziale delle forze sovietiche, ma riuscì a creare un solido fronte e, di conseguenza, la Guerra d'inverno durò diversi mesi, durante i quali i finlandesi, combattendo uniti contro un aggressore ben più potente, riuscirono ad accattivarsi la simpatia di molti paesi occidentali.
 
L'attacco sovietico fu percepito dall'opinione pubblica mondiale come una brutale aggressione, del tutto ingiustificata e, pertanto, l'Unione Sovietica venne espulsa dalla [[Società delle Nazioni]]. Molte nazioni si prodigarono per aiutare la Finlandia, alcune anche solo per opporsi ai sovietici: Francia, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Ungheria, Italia e Stati Uniti vendettero o cedettero gratuitamente alla Finlandia vari armamenti e rifornimenti e molti volontari, soprattutto [[danesi]], [[norvegesi]] e [[finlandesi d'Ingria]], ma anche oltre 200 volontari di altre nazioni, si offrirono per la causa finlandese.
 
Dopo mesi di battaglia, l'Armata Rossa riuscì a sfondare una parte delle difese finlandesi in [[Carelia]], ma la protesta internazionale contro l'URSS era giunta al culmine e, non volendo rischiare il completo isolamento diplomatico, Stalin accettò infine d'intavolare trattative. Il 12 marzo 1940, Finlandia e Unione Sovietica giunsero così alla [[Trattato di Mosca (1940)|pace di Mosca]], con la cessione di alcuni territori finlandesi all'Unione Sovietica.
 
==== 1940 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1940)}}
===== L'occupazione della Danimarca e della Norvegia =====
{{vedi anche|Incidente dell'Altmark|Operazione Weserübung|Campagna di Norvegia|Teatro scandinavo della seconda guerra mondiale}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-754-051N-23, Dänemark, Panzer II und I.jpg|thumb|Aprile 1940, [[panzer II]] tedeschi a [[Copenaghen]]]]
All'inizio del [[1940]] il [[Führer]] decise di rimandare a primavera l'attacco alla Francia, per concentrare la propria attenzione sulla [[penisola scandinava]], come stavano facendo gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]. Il ''casus belli'' che gli permise di giustificare agli occhi del mondo l'attacco alla [[Danimarca]] e alla [[Norvegia]] ([[operazione Weserübung]]) fu trovato il 16 febbraio con l'[[incidente dell'Altmark|incidente dell<nowiki>'</nowiki>''Altmark'']], [[Altmark (nave)|nave tedesca]] che venne abbordata nello [[Jøssingfjord]], in [[acque territoriali]] norvegesi, dal [[cacciatorpediniere]] inglese [[HMS Cossack (F03)|HMS ''Cossack'']]: circa 300 prigionieri inglesi che si trovavano a bordo furono liberati e ciò offrì a Hitler il pretesto per accusare la Norvegia di connivenza con gli Alleati e di dare inizio ai preparativi per l'attacco.<ref>La Norvegia protestò presso il governo britannico per la violazione delle sue acque territoriali, ma Londra rispose lamentando l'atteggiamento miope del governo norvegese; il Führer invece accusò apertamente il paese scandinavo di connivenza con gli inglesi, a dispetto dei loro propositi di neutralità, e decise definitivamente di dare il via all'Operazione Weserübung, l'attacco alla Norvegia passando attraverso l'occupazione della Danimarca. Le direttive del piano furono preparate il 19 febbraio e completate ai primi di marzo. Vedi {{Cita|Biagi 1995|p. 178.}}</ref>
 
Le truppe tedesche cominciarono l'invasione dei due paesi alle 5:20 del 9 aprile: re [[Cristiano X di Danimarca]], ritenendo inutile la resistenza in un paese quasi totalmente privo di forze armate, firmò la capitolazione alle ore 14:00 dello stesso giorno, mentre la Norvegia, nonostante l'aiuto portato da Francia e Gran Bretagna,<ref>Il 29 aprile, il governo norvegese venne trasferito a [[Tromsø]] e, dopo che gli Alleati occuparono [[Narvik]], giunse l'ordine di reimbarco che venne completato durante la prima settimana di giugno. Vedi {{Cita|Biagi 1995|p. 47.}}</ref> resistette solo fino al 10 giugno, quando, a seguito della resa, venne instaurato un governo fantoccio guidato dal collaborazionista [[Vidkun Quisling]].<ref>Dal 5 maggio, re [[Haakon VII di Norvegia]] aveva abbandonato il paese per costituire a [[Londra]] un governo in esilio. Vedi {{Cita|Salmaggi, Pallavisini 1989|p. 48.}}</ref> La campagna norvegese costò alla Kriegsmarine rilevanti perdite di navi da guerra, tra le quali l'[[Blücher (incrociatore)|incrociatore pesante ''Blücher'']], a causa delle artiglierie pesanti della difesa costiera norvegese, nonché dei ripetuti scontri con la Royal Navy che soffrì, a sua volta, alcune perdite, tra cui la portaerei [[HMS Glorious|HMS ''Glorious'']]. La [[Svezia]] mantenne invece la sua neutralità, continuando a fornire materie prime all'industria bellica tedesca per il resto della guerra.
 
Come conseguenza dell'occupazione della Danimarca, il 12 aprile 1940 la Gran Bretagna occupò le isole [[Fær Øer]] e, il 10 maggio, l'[[Islanda]]; le isole erano colonie danesi di notevole interesse strategico per la [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|battaglia dell'Atlantico]] e già dagli anni trenta i tedeschi avevano cominciato un lungo corteggiamento diplomatico all'Islanda, dove tra l'altro era nato un partito nazista locale. La [[Groenlandia]], terza colonia danese nell'Atlantico, il 9 aprile era invece già stata volontariamente ceduta come [[protettorato]] agli Stati Uniti, che successivamente l'avrebbero utilizzata come [[Groenlandia durante la seconda guerra mondiale|base per le operazioni in Atlantico]].
 
===== L'invasione della Francia =====
{{vedi anche|Campagna di Francia|Fall Gelb|Battaglia della Mosa|Battaglia di Sedan (1940)|Battaglia di Lille|Battaglia di Dunkerque|Governo di Vichy}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-124-0250-39, Im Westen, Panzer IV.jpg|thumb|Un panzer avanza sul fronte occidentale]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1991-042-32A, Westfeldzug, Pontonfähre.jpg|thumb|left| I carri armati tedeschi oltre la Mosa]]
Il 10 maggio [[1940]], sempre impiegando la tattica militare della [[guerra lampo]], le truppe tedesche attaccarono i [[Paesi Bassi]] e il [[Belgio]] e da qui, passando per la [[Foresta delle Ardenne]] e aggirando completamente la [[linea Maginot]], entrarono in Francia, dando il via alla [[Campagna di Francia]] (in codice ''[[Fall Gelb]]'', 'Caso Giallo'). Fu una straordinaria dimostrazione di potenza militare: il cuneo corazzato, raggruppato nella regione delle [[Ardenne]] e composto da oltre {{formatnum:2500}} carri armati divisi in sette [[Panzer-Division]],<ref>{{Cita|Shirer 1971}}.</ref> al comando del generale [[Paul Ludwig Ewald von Kleist|von Kleist]], penetrò fulmineamente in Belgio spazzando via le deboli difese franco-belghe, considerate dagli Alleati impenetrabili per le forze corazzate; la notte del 12 maggio la 7ª ''Panzer-Division'' del generale [[Erwin Rommel|Rommel]] sbucò sulla [[Mosa (fiume)|Mosa]] a [[Dinant]]. Il giorno dopo il grosso del cuneo corazzato raggiunse in forze la Mosa, dove erano schierate le principali forze francesi, passando subito all'attacco per attraversare il fiume.
 
In soli tre giorni i [[panzer]] tedeschi formarono profonde teste di ponte a ovest della Mosa – a [[Dinant]], a [[Monthermé]] e soprattutto nella [[Battaglia di Sedan (1940)|battaglia di Sedan]], dove i carri armati del generale [[Heinz Guderian]] svolsero un ruolo decisivo – e sbaragliarono le deboli resistenze francesi.<ref>{{Cita|Shirer 1971}}. {{Cita|Horne 1970}}.</ref> Dopo aver respinto alcuni sconnessi tentativi di contrattacco delle scarse riserve corazzate francesi, a partire dal 16 maggio i panzer ebbero via libera a ovest del fiume, dopo il crollo definitivo della 9ª Armata francese. Vi fu una scorribanda di mezzi corazzati tedeschi attraverso la pianura franco-belga in direzione delle coste del[[la Manica]]. La situazione degli Alleati si rivelò drammatica, come confermato dai tempestosi colloqui tra [[Churchill]], [[Paul Reynaud|Reynaud]], [[Édouard Daladier|Daladier]] e i generali inglesi e francesi: il raggruppamento franco-inglese, penetrato in Belgio, rischiò di essere tagliato fuori e di venire completamente distrutto.
 
Tutti i tentativi di contrattacco inglese, ad [[Arras]] il 21 maggio, a nord del corridoio tedesco, e francese sulla [[Somme (fiume)|Somme]], più a sud, fallirono. I panzer ebbero via libera e, fin dal 20 maggio, i primi reparti corazzati raggiunsero le coste della Manica ad [[Abbeville (Francia)|Abbeville]]. Quasi {{formatnum:600000}} soldati franco-inglesi furono accerchiati e intrappolati tra il mare e l'esercito tedesco, con l'unica speranza di imbarcarsi con l'aiuto delle flotte inglesi e francesi, sotto gli attacchi della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]]. La situazione peggiorò ulteriormente dopo l'improvvisa resa dell'esercito belga il 28 maggio, che lasciò scoperte le difese alleate nella sacca. I Paesi Bassi, sotto attaccato dal 10 maggio da parte di forze corazzate e da paracadutisti tedeschi lanciatisi su [[L'Aia]] e sui numerosi ponti e dighe dei Paesi Bassi (seppur in parte falliti), avevano già abbandonato la lotta fin dal 15 maggio, il giorno seguente al [[bombardamento di Rotterdam]]; la [[Guglielmina dei Paesi Bassi|regina Guglielmina]] si rifugiò nel Regno Unito, a differenza del [[Leopoldo III del Belgio|re Leopoldo del Belgio]] che decise di rimanere sul territorio occupato dai tedeschi.
 
Il 26 maggio, Churchill autorizzò il corpo di spedizione inglese a ripiegare senza indugio verso la costa e il porto di [[Dunkerque]], dove in seguito si radunò una numerosa flotta di navi militari, mercantili e di naviglio privato civile per l'evacuazione dei soldati.<ref>{{Cita|Churchill 1948|Vol. 3}}; {{Cita|Shirer 1971}}.</ref> I francesi, dopo molta confusione e divergenze a livello politico e di comando, ripiegarono a loro volta verso la costa, abbandonando una parte delle loro forze, ormai circondate a [[Lilla]], città che cadde il 29 maggio.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-055-1599-31, Frankreichfeldzug, Panzer IV.jpg|thumb|Un [[Panzer IV]] avanza in territorio francese nel maggio 1940]]
[[File:British troops lifeboat dunkerque.png|thumb|Una fase drammatica della ritirata inglese a Dunkerque]]
Le colonne corazzate tedesche giunte fino al mare avevano progredito lungo la costa verso nord in direzione di [[Boulogne]], [[Calais]] (occupate il 25 e il 26 maggio) e Dunkerque, ma il 24 maggio un improvviso ordine di Hitler impose di fermare l'avanzata dei panzer e di proseguire solo con la fanteria. La decisione del Führer derivò apparentemente dal desiderio di risparmiare le sue forze migliori in vista delle future campagne, consentendo allo stesso tempo a [[Hermann Göring]] di mostrare la potenza della sua Luftwaffe, a cui sarebbe stato lasciato il compito di impedire l'evacuazione. Tuttavia forse vi era la segreta intenzione del dittatore di risparmiare un'umiliante disfatta agli inglesi, per favorire future trattative di pace.<ref>{{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|Shirer 1990}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref>
 
Dal 26 maggio al 4 giugno le forze anglo-francesi riuscirono in gran parte a trarsi in salvo ([[Operazione Dynamo]]) grazie all'abnegazione delle flotte, bersagliate dalla Luftwaffe, alla resistenza dei reparti di retroguardia e all'efficace intervento della [[Royal Air Force|RAF]], i cui aerei giungevano dall'Inghilterra. I tedeschi si lasciarono sfuggire, anche per loro errori, una grossa parte delle truppe alleate accerchiate. Infatti, durante il cosiddetto ''miracolo di Dunkerque'', furono evacuati, dopo aver abbandonato tutte le armi e l'equipaggiamento, circa {{formatnum:338000}} soldati alleati,<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 2}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref> di cui circa {{formatnum:110000}} francesi; altri {{formatnum:40000}} soldati (principalmente francesi) rimasero nella sacca e vennero catturati. I circa {{formatnum:220000}} britannici scampati avrebbero costituito il nucleo di truppe esperte su cui ricostruire l'esercito inglese per il proseguimento della guerra.
 
Il bilancio finale della prima fase della Campagna di Francia fu trionfale per la Germania e per Hitler: circa 75 divisioni alleate erano state distrutte, tra cui le migliori divisioni francesi e inglesi, {{formatnum:1200000}} uomini furono fatti prigionieri e un'enorme quantità di armi ed equipaggiamenti vennero catturati, il Belgio e i Paesi Bassi furono costretti alla resa, l'esercito inglese era stato cacciato dal continente, la Francia era ormai sola e ridotta in grave inferiorità numerica e di armamenti. Tutto questo al costo di soli {{formatnum:10000}} morti e {{formatnum:50000}} tra feriti e dispersi.<ref>{{Cita|Bauer 1971}}.</ref><ref>{{Cita|Horne 1970}}; {{Cita|Shirer 1971}}; {{Cita|Deighton 1979}}.</ref>
 
===== L'intervento dell'Italia e la campagna delle Alpi Occidentali =====
{{vedi anche|Battaglia delle Alpi Occidentali|Storia militare d'Italia durante la seconda guerra mondiale}}
Poiché Mussolini credeva che la guerra volgesse ormai al termine e temendo che l'Italia restasse esclusa dal "tavolo della pace", il 10 giugno, il paese scese in campo contro gli Alleati. Nella dichiarazione di guerra alla Francia e all'Inghilterra, Mussolini cercò di dare un significato più ampio all'intervento, come si evince da un estratto del discorso pronunciato sempre il 10 giugno: {{Citazione|Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.<br />Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee.}}
 
Il 12 giugno, dopo soli due giorni dalla dichiarazione di guerra, [[Genova]] e [[Torino]] furono bombardate dai britannici mentre il 15 giugno una flottiglia francese colpì [[Vado Ligure]] e il porto di Genova, senza che la [[Regia Marina|marina italiana]] riuscisse a intervenire. Inoltre, a causa del mancato preavviso riguardo l'imminenza della dichiarazione di guerra, la flotta mercantile perse tutto il naviglio che si trovava nei porti di nazioni divenute ostili, pari a circa il 35% dell'intera flotta mercantile: una perdita non facilmente recuperabile, soprattutto in vista di una guerra da combattere prevalentemente su scacchieri lontani con la conseguente necessità di mantenere lunghe vie di comunicazione e di rifornimento marittime.
 
Il 18 giugno iniziò l'assalto italiano: reparti di quattro armate attaccarono il fronte alpino difeso da appena una divisione coloniale e tre divisioni di fanteria francesi. Presunte contestazioni, velocemente rientrate alla fine di maggio dopo i rapidi successi tedeschi, da parte dell<nowiki>'</nowiki>''establishement'' militare italiano, tra cui [[Pietro Badoglio]], riguardo all'impreparazione italiana e quindi al rischio di un'entrata in guerra prematura, vennero sbrigativamente rigettate da Mussolini, conscio della situazione italiana, ma convinto di un'imminente vittoria tedesca e quindi dell'impellente necessità di entrare in guerra a fianco del Führer per motivi di prestigio personale e anche di convenienza geopolitica.<ref>{{Cita|De Felice 1981}}; {{Cita|Bocca 1996}}; {{Cita|Pieri & Rochat 2002}}.</ref>
 
A livello di propaganda e di opinione pubblica mondiale, l'attacco italiano, che Roosevelt definì una vera ''pugnalata alla schiena'',<ref>Nel dopoguerra divenne famosa la frase che l'ambasciatore francese [[André François-Poncet]] avrebbe pronunciato quando il ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano]] gli consegnò la dichiarazione di guerra. Nelle memorie dell'ambasciatore si legge: «E così, avete aspettato di vederci in ginocchio, per accoltellarci alle spalle», mentre nel diario di Ciano: «È un colpo di pugnale ad un uomo in terra. Vi ringrazio comunque di usare un guanto di velluto».</ref> e il suo evidente fallimento, provocarono un indebolimento del prestigio del Duce, della popolarità italiana e una prima stima della debolezza imprevista dell'apparato militare italiano.<ref>{{Cita|Knox 2002}}.</ref>
 
Infatti, nonostante la rotta generale dell'esercito francese di fronte ai tedeschi, le truppe italiane non riuscirono a sfondare le linee nemiche, favorite dall'impervio terreno alpino. Gli italiani subirono perdite maggiori e dimostrarono scarsa organizzazione e arretratezza tattica. Al termine della [[battaglia delle Alpi Occidentali]], l'Italia guadagnò praticamente solo [[Mentone]] e ottenne la smilitarizzazione della fascia di confine; svanirono inoltre, dopo i colloqui tra Hitler e Mussolini a Monaco, i grandiosi progetti del Duce di spartizione della Francia lungo la linea del [[Rodano (fiume)|Rodano]], la conquista della [[Corsica]] e l'acquisizione delle coloniale africane francesi.<ref>{{Cita|Felice 1981}}; {{Cita|Bocca 1996}}; {{Cita|Pieri & Rochat 2002}}; {{Cita|De Felice 1990}}; {{Cita|Rochat 2005}}.</ref>
 
===== La resa della Francia =====
{{vedi anche|Campagna di Francia|Fall Rot}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-125-0251-08A, Belgien, Einmarsch deutscher Truppen.jpg|thumb|Truppe tedesche in Belgio|alt=]]
Il 5 giugno [[1940]], con un violento bombardamento aereo sulla linea della [[Somme (dipartimento)|Somme]] e sull'[[Aisne]], nonché sulle truppe francesi dislocate ad [[Abbeville (Francia)|Abbeville]] e sulla [[Linea Maginot]], i tedeschi diedero inizio alla battaglia per la conquista di [[Parigi]].
 
Il 10 giugno, i tedeschi attraversarono la Senna mentre l'esercito francese si ritirava disordinatamente oltre la [[Loira]], con il generale [[Maxime Weygand|Weygand]] che annunciava il definitivo sfondamento del fronte. Il governo francese si trasferì da Parigi a [[Tours]], mentre gli giungeva la notizia che l'Italia stava per dichiarare guerra alla [[Francia]] e alla [[Gran Bretagna]].
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-126-0347-09A, Paris, Deutsche Truppen am Arc de Triomphe.jpg|thumb|left| L'esercito tedesco a Parigi]]
L'11 giugno, il generale francese [[Pierre Héring]], governatore militare di Parigi, annunciò che la città era stata dichiarata "[[città aperta]]"; Parigi venne occupata dai tedeschi il 14 giugno, risparmiando così la città da incursioni aeree o di artiglieria. Nel frattempo anche [[Reims]] cadde in mani tedesche, l'esercito francese oramai decimato e praticamente inoffensivo.
 
Nella notte del 16 giugno, Reynard si dimise dall'incarico di Presidente del Consiglio francese a causa di divergenze con il Consiglio dei ministri in merito alla discussione sulla proposta di [[Charles de Gaulle]] (trasferitosi a [[Londra]] il giorno prima) di un'"Unione franco-britannica", in sostanza la fusione dei due stati in uno solo. Il maresciallo [[Philippe Pétain]] formò subito un nuovo gabinetto e alle 23:00 incaricò il suo Ministro degli Esteri [[Paul Baudouin]] di chiedere l'armistizio ai tedeschi. Alla mezzanotte, tramite l'ambasciatore spagnolo a Parigi, il governo francese presentò ufficialmente la richiesta di armistizio. Intanto la [[Wehrmacht]] conquistava [[Digione]], dopo aver aggirato da nord la Linea Maginot e nel giro di pochi giorni invadeva [[Brest (Francia)|Brest]], [[Nantes]] e [[Saumur]], dopo aver già conquistato, tra le altre, [[Caen]], [[Rennes]] e [[Le Mans]].
 
Il 19 giugno, il governo tedesco si dichiarò pronto a far conoscere le clausole per la cessazione delle ostilità e richiese l'invio di plenipotenziari suggerendo al governo francese di mettersi in contatto con l'Italia per trattative analoghe. Il suggerimento fu applicato già dal giorno seguente, fermando così l'attacco delle truppe italiane iniziato tre giorni prima.
 
Alle 15:30 del 21 giugno, Hitler ricevette i plenipotenziari francesi. Le condizioni della resa furono molto pesanti: il territorio settentrionale e occidentale della Francia fu occupato dai tedeschi, non furono resi i prigionieri, le spese di occupazione furono fissate a discrezione del vincitore, l'esercito francese dovette essere ridotto a {{formatnum:100000}} uomini.
 
Il 22 giugno alle ore 18:30, il generale [[Charles Huntziger]], rappresentante della delegazione francese, e il generale [[Wilhelm Keitel]], capo di Stato Maggiore della Wehrmacht, firmarono l'armistizio. Per volere di Hitler, l'armistizio venne simbolicamente firmato allo stesso modo di quello che era stato stipulato alla fine della [[prima guerra mondiale]], ossia i delegati si riunirono su un treno parcheggiato in aperta campagna, nella stessa posizione geografica, nella stessa carrozza di lusso e con le stesse poltrone di quel giorno del [[1918]], quando la Germania si era arresa alla Francia.
 
Vennero date alla Germania il possesso di Parigi, del nord e di tutta la costa atlantica, mentre la Francia centro-meridionale rimaneva indipendente con le sue colonie e il governo si insediava nella cittadina di [[Vichy]].
 
Nonostante le assicurazioni francesi che in nessun caso la flotta sarebbe stata consegnata ai tedeschi o agli italiani, l'Ammiragliato britannico diede avvio all'[[Operazione Catapult]], volta a devitalizzare le navi da guerra francesi che erano ancorate nelle basi algerine di [[Mers-el-Kébir]] e [[Orano]]. Il risultato di questa azione, che causò oltre mille morti fra i marinai francesi, fu controproducente in termini materiali per gli inglesi: le navi francesi che furono in grado di farlo, rientrarono a [[Tolone]], mentre quelle alle quali fu impossibile, come la corazzata ''Richelieu'', reagirono energicamente a qualunque tentativo alleato di penetrare in Nordafrica. Tuttavia, la dimostrazione di impavida risolutezza della Gran Bretagna e del suo governo, nella tragica situazione di isolamento, non mancò di avere benefici effetti sul morale dell'opinione pubblica inglese e anche americana e questo sembra fosse effettivamente uno degli scopi principali dell'operazione.<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 2}}.</ref> Una minima percentuale dei marinai francesi internati in Gran Bretagna aderì in seguito alla [[France libre|Francia libera]].
 
Il 24 giugno alle 19:15, a [[Villa Olgiata]] presso [[Roma]], il generale Huntziger e il generale Badoglio firmarono l'armistizio tra [[Italia]] e Francia, mentre poche ore più tardi, alle 01:35 del 25 giugno, entrò ufficialmente in vigore l'armistizio franco-tedesco.
 
Negli stessi giorni di quel giugno del 1940, l'Unione Sovietica [[Occupazione sovietica delle repubbliche baltiche|occupò la Lituania, l'Estonia e la Lettonia]], sfruttando l'attenzione che il mondo volgeva all'Europa occidentale.
 
===== La battaglia d'Inghilterra =====
{{vedi anche|Battaglia d'Inghilterra|Operazione Leone Marino}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-402-0265-03A, Flugzeug Junkers Ju 88, Startvorbereitung.jpg|thumb|I bombardieri tedeschi si preparano per una nuova incursione sull'Inghilterra]]
Non trovando terreno fertile per una pace con la [[Gran Bretagna]], Hitler cominciò a considerare l'idea di invaderla, per piegarla definitivamente. Tuttavia, per preparare la gigantesca operazione di sbarco navale, denominata in codice [[operazione Leone marino]] (''Seelöwe''), i tedeschi dovevano prima ottenere il controllo dei cieli britannici e indebolire le difese costiere dell'isola. Pertanto la [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], a partire dal 10 luglio [[1940]], diede inizio a una numerosa serie di incursioni diurne e notturne contro gli aeroporti della [[Royal Air Force]], nonché contro le difese costiere, i porti e le industrie di aerei e armamenti della Gran Bretagna. La campagna aerea tedesca di bombardamenti strategici, passata alla storia con il nome di ''[[battaglia d'Inghilterra]]'', sembrò avere un moderato successo sino alla fine di agosto, seppur con gravi perdite di aerei da parte della Luftwaffe. In settembre, tuttavia, un cambiamento degli ordini di guerra da parte di Hitler, per rappresaglia al bombardamento di [[Berlino]] del 26 agosto 1940,<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Federico Ghergo|titolo=Dresda, 13-15 febbraio 1945|opera=Storia Militare|volume=N° 239|data=agosto 2013|pagina=43}}</ref> mutò il carattere della campagna aerea cominciando a bombardare le città britanniche, in particolare [[Londra]], per costringere gli inglesi a chiedere la pace, colpendo direttamente la popolazione civile nel tentativo di demoralizzarla. Nella notte tra il 14 e il 15 novembre 1940 la Luftwaffe effettuò il [[bombardamento di Coventry]] che causò danni per l'epoca considerati elevatissimi alla città britannica.<ref>{{cita libro|nome=Lionel-Max|cognome=Chassin|titolo=Storia militare della Seconda guerra mondiale|anno=2012|editore=Odoya|città=Bologna|pagina=80}}</ref>
 
Questo cambio di tattica da parte dei tedeschi consentì alla Royal Air Force di non essere più direttamente nel mirino del nemico e di poter quindi riorganizzare e rinforzare la difesa aerea. Come conseguenza, i tedeschi soffrirono perdite sempre crescenti, finché, il 31 ottobre 1940, lo stesso Hitler si rese conto che ormai l'invasione della Gran Bretagna non era più realizzabile per quell'anno e decise di rinviarla a tempo indeterminato. In seguito, la Luftwaffe, per limitare la perdita di aerei, fu costretta a ridurre notevolmente il numero di incursioni contro il Regno Unito, che divennero esclusivamente notturne e sempre più rare nel corso degli anni successivi.
 
===== La battaglia dell'Atlantico =====
{{Vedi anche|Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)}}
La battaglia dell'Atlantico, termine coniato nel 1941 dal [[Primi ministri del Regno Unito|Primo ministro del Regno Unito]] [[Winston Churchill]], fu la campagna militare navale e aerea che si protrasse più a lungo e con maggiore continuità di tutta la seconda guerra mondiale. Cominciata contemporaneamente all'avvio delle ostilità, durò fino alla capitolazione della Germania, raggiungendo il suo apice, come tonnellaggio di naviglio affondato, nel periodo tra il 1940 e il 1943.
 
Per sottomettere la Gran Bretagna, la Germania attuò anche un blocco navale che sfociò nella battaglia dell'Atlantico, a opera soprattutto dei sommergibili tedeschi [[U-Boot]]. Secondo una teoria accreditata, in realtà Hitler perseguì malvolentieri tutta la campagna contro la Gran Bretagna, ritenendo che l'avversario inglese fosse ormai fuori combattimento e che prima o poi avrebbe chiesto un armistizio. Prima della battaglia d'Inghilterra, Hitler sottovalutava le capacità di resistenza della Gran Bretagna e sperava persino di coinvolgerla, dopo l'armistizio, in una futura alleanza contro l'Unione Sovietica. Tutti i piani di Hitler erano rivolti ad est e alla futura campagna contro l'Unione Sovietica e pertanto non impiegò nella battaglia d'Inghilterra tutte le risorse che avrebbe potuto, né dedicò alla battaglia aerea tutta l'attenzione che essa avrebbe meritato. Nel dopoguerra, molti generali tedeschi e alleati intervistati da scrittori e giornalisti, nonché la maggior parte degli storici, concordarono sul fatto che «la mancata effettuazione dell'operazione Seelöwe negò alla Germania l'unica concreta possibilità di vincere la seconda guerra mondiale».
 
La battaglia conobbe sensibili variazioni di intensità, ma, a partire dal 1943, la situazione volse a netto favore degli Alleati, che furono in grado di conquistare il predominio nella guerra di superficie grazie alla loro schiacciante superiorità di mezzi, e anche di contrastare efficacemente, grazie anche all'impiego di strumenti, come il radar e il sonar, e di tattiche nuove, come i pattugliatori navali, le portaerei di scorta e gli aerei a lungo raggio, i raggruppamenti di sommergibili della ''Kriegsmarine'', che, dopo un inizio a loro favorevole e notevoli successi parziali, cominciarono progressivamente a subire grosse perdite fino alla definitiva sconfitta.
 
===== L'invasione italiana della Grecia =====
{{Vedi anche|Campagna italiana di Grecia}}
[[File:Albania.jpg|thumb|I soldati italiani durante l'inverno in Albania]]
Il 28 ottobre [[1940]], su personale iniziativa di [[Benito Mussolini]] e senza avvisare l'alleato tedesco, l'Italia [[Campagna italiana di Grecia|attaccò la Grecia]] partendo dalle basi in [[Albania]]. L'iniziativa nasceva principalmente dalle esigenze di prestigio del Duce, ossia ottenere un successo militare da contrapporre ai trionfi di Hitler, e dall'insipienza di [[Galeazzo Ciano]] e dei generali sul posto. L'attacco alla nazione ellenica era basato sul presupposto che la Grecia sarebbe crollata senza combattere: organizzato frettolosamente, con mezzi insufficienti e appena {{formatnum:100000}} soldati, e sferrato in condizioni climatiche pessime, si rivelò molto più difficile del previsto. I greci non solo si batterono accanitamente, ma, sfruttando le caratteristiche del terreno, respinsero rapidamente l'attacco italiano. Inoltre, sfruttando la temporanea superiorità numerica, passarono al contrattacco rigettando le forze italiane in Albania. Si sviluppò quindi un'aspra guerra di montagna tra eserciti appiedati e poco mobili, una specie di riedizione della prima guerra mondiale, snervante e demoralizzante per le truppe.
 
Di fronte alla sconfitta, culminata con la caduta di [[Coriza (città)|Coriza]], il 22 novembre, Mussolini costrinse Badoglio alle dimissioni e procedette a sostituire i comandanti, oltre ad inviare i rinforzi disponibili. L'avanzata greca venne fermata, ma il fronte rimase bloccato in terra albanese per tutto l'inverno, senza che vi fosse la possibilità di passare al contrattacco. Peraltro i britannici, aspettandosi questa mossa da parte italiana, decisero di accorrere in aiuto delle forze greche, loro alleate sin dai tempi della prima guerra mondiale. Venne organizzato un contingente di {{formatnum:56000}} uomini come rinforzo, anticipando un previsto intervento tedesco in aiuto degli italiani, con la [[Royal Air Force]] che disponeva già di basi in Grecia. Gli Alleati conseguirono così la loro prima vittoria politico-propagandistica mentre Mussolini, costretto a chiedere l'intervento di Hitler dopo i ripetuti fallimenti, subì una significativa perdita di prestigio e di consenso interno e internazionale.
 
L'intervento della Germania si fece attendere per diversi mesi, essendo Hitler impegnato fin dall'autunno 1940 in un complesso gioco diplomatico con rumeni, ungheresi, bulgari e finlandesi, per organizzare un sistema di alleanze in vista della pianificata invasione dell'Unione Sovietica. Il Fuhrer era molto contrariato dall'intervento italiano in Grecia, temendo che gli inglesi potessero intervenire a difesa di Atene approfittandone per occupare i pozzi di petrolio di [[Ploiești]] e il 28 ottobre era accorso a Firenze per dissuadere Mussolini: {{Citazione|Duce, volevo pregarvi di ritardare l'intervento, possibilmente a stagione più propizia, in ogni caso fin dopo l'elezione del presidente statunitense. Alcune nazioni a nostro favore si sono già impegnate a non intervenire prematuramente, mentre l'Inghilterra potrebbe portarsi nelle immediate vicinanze del bacino petrolifero di Ploesti<ref>{{Cita libro|titolo=Immagini di storia - Grecia|pagina=58|editore=Italia Editrice|anno=1995}}</ref>.}}
 
Ora, la nuova campagna lo costringeva a una diversione resa necessaria per stabilizzare la regione, cacciare gli inglesi dal continente per la seconda volta e rafforzare il fianco meridionale dello schieramento dell'Asse contro l'Unione Sovietica.<ref>{{Cita|Bocca 1996}}; {{Cita|Rochat 2005}}; {{Cita|Cervi 1986}}; {{Cita|De Felice 1990}}; {{Cita|Kershaw 2001}}.</ref>
 
==== 1941 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1941)}}
===== L'invasione della Jugoslavia e della Grecia =====
{{vedi anche|Battaglia di Creta|Campagna italiana di Grecia|Invasione della Jugoslavia|Operazione Marita}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-770-0280-20, Jugoslawien, Panzer IV.jpg|thumb|Mezzi tedeschi nei Balcani|alt=]]
In primavera, Hitler aveva ormai messo a punto il sistema di alleanze necessario per risolvere la situazione greca e per rafforzare lo schieramento contro l'Unione Sovietica: l'[[Ungheria]], la [[Romania]] e la [[Bulgaria]] si affiancavano ufficialmente all'Asse e aprivano le porte all'esercito tedesco; la stessa [[Jugoslavia]], anch'essa obiettivo delle ambizioni mussoliniane, firmava in un primo tempo un trattato con la Germania. Tuttavia, il 27 marzo si verificava un golpe interno a [[Belgrado]] e un rovesciamento di Alleanze a favore degli inglesi. La risposta di Hitler fu immediata, avviando l'[[Operazione Marita]] con l'obiettivo di vendicare l'affronto e di sbaragliare il corpo di spedizione britannico. Il 6 aprile la Germania invase la Jugoslavia, dichiarò guerra alla Grecia e scatenò un violento bombardamento aereo su Belgrado che causò migliaia di vittime. Fu l'inizio di una nuova guerra lampo: le [[Panzer-Division]]en dilagarono in tutte le direzioni partendo dalle loro basi in Bulgaria, in Romania e in Austria, mentre gli italiani irruppero dalla Venezia-Giulia e dall'Albania occupando Spalato e Mostar. L'esercito jugoslavo – minato da contrasti etnici interni – si disgregò in pochi giorni, Belgrado venne occupata il 13 aprile e la resa venne firmata il 17 aprile. Contemporaneamente, altre forze corazzate tedesche, passando per la Macedonia, aggiravano lo schieramento difensivo anglo-greco, occupavano [[Salonicco]] l'8 aprile e tagliavano fuori le forze greche che affrontavano gli italiani in Albania, prendendo [[Giannina]] il 21 aprile e obbligando infine la Grecia ad arrendersi il 24 aprile. L'esercito italiano ebbe una parte minore nelle manovre, dimostrando ancora una volta la sua netta inferiorità rispetto ai tedeschi.
 
La [[Serbia]], la Grecia continentale e alcune isole finirono in mani tedesche; la [[Slovenia]], la [[Croazia]], dove venne costituito il regime fantoccio di [[Ante Pavelić]], e alcune isole greche vennero date a Italia, mentre altri territori furono consegnati a Ungheria e Bulgaria. Ormai in rotta, il 25 aprile il corpo di spedizione britannico riuscì a effettuare una nuova evacuazione via mare dai porti greci. Il nuovo successo hitleriano veniva suggellato, tra il 20 e il 29 maggio, dalla conquista dell'isola di [[Creta]], occupata da truppe australiane e neozelandesi, ottenuta pur con gravi perdite da parte dei paracadutisti tedeschi.<ref>{{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|De Felice 1990}};<br />{{Cita libro|autore=F. DeLannoy|titolo=La guerre dans les Balkans|editore=Heimdal|anno=1999|lingua=fr}}; {{Cita libro|autore=AA. VV.|titolo=Il Terzo Reich &ndash; La conquista dei Balcani|editore=Hobby & Work|anno=1993}}</ref> Nonostante la perdita di tempo causata dalla campagna balcanica, l'esercito tedesco era ora al massimo della sua efficienza e pronto al grande attacco contro l'Unione Sovietica.
 
===== L'invasione dell'Unione Sovietica =====
{{vedi anche|Operazione Barbarossa|Battaglia di Kiev (1941)|Battaglia di Stalingrado|Battaglia di Uman'}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-265-0040A-22A, Russland, Panzer IV und Panzer II.jpg|thumb|Le Panzer-Division avanzano nella steppa]]
La pianificazione operativa cominciò quasi contemporaneamente da parte dei due comandi tedeschi, l'[[Oberkommando des Heeres|OKH]], il cui 'piano Marcks' poneva come obiettivo principale [[Mosca (Russia)|Mosca]], e l'[[Oberkommando der Wehrmacht|OKW]], che prevedeva un attacco principale su due ali; le decisioni definitive, pesantemente condizionate dal pensiero strategico di Hitler, ostile a una marcia diretta sulla capitale, vennero cristallizzate nella famosa ''Direttiva N. 21'' del 18 dicembre 1940, ''Fall Barbarossa'', inizialmente denominata ''Piano Otto.'' L'attacco sarebbe stato sferrato contemporaneamente su tutto il fronte e il primo obiettivo sarebbe stata la linea [[Daugava|Dvina]]-[[Dnepr]]; Mosca sarebbe stata attaccata solo dopo la conquista di [[San Pietroburgo|Leningrado]] e dell'[[Ucraina]]; la vittoria era attesa entro quindici settimane.<ref>{{Cita|Hillgruber 1986}}.</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1971-070-61, Hitler mit Generälen bei Lagebesprechung.jpg|thumb|Quartier generale del Führer a [[Rastenburg]] (Prussia Orientale): [[Wilhelm Keitel|Keitel]], [[Walther von Brauchitsch|von Brauchitsch]], Hitler, [[Franz Halder|Halder]]]]
La decisione di Hitler di rompere il [[patto Molotov-Ribbentrop]] e di scatenare un attacco generale a est, manifestata per la prima volta già nel luglio 1940, nasceva in primo luogo dalle concezioni ideologico-razziali del dittatore, delineate già nel ''[[Mein Kampf]]''; a questi fondamenti ideologici si accompagnavano complesse motivazioni strategiche, politiche ed economiche, alcune utilizzate da Hitler tatticamente solo per convincere i suoi collaboratori:
* sconfiggere anche l'ultima potenza terrestre europea per poi poter riversare senza timori l'intera potenza della Wehrmacht contro l'Inghilterra;
* sconfiggere l'URSS nel [[1941]], prima dell'intervento americano ipotizzato per il [[1942]];
* organizzare un'area di sfruttamento economico autosufficiente, essenziale per condurre una lunga guerra transcontinentale;
* raggiungere un collegamento diretto con l'alleato giapponese.
 
A queste motivazioni, Hitler e i suoi principali comandanti aggiunsero la necessità di anticipare un presunto attacco dell'Unione Sovietica, "giudeo-bolscevica", contro la Germania e l'occidente; questa interpretazione, riproposta da alcuni autori revisionisti, è stata respinta dalla maggior parte degli storici.<ref>{{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Shirer 1990}}; {{Cita|Hillgruber 1986}}.</ref>
 
Contemporaneamente, Hitler s'impegnò per molti mesi in un'estenuante campagna diplomatica, le cui tappe principali furono indubbiamente la firma a [[Berlino]] il 27 settembre 1940 del [[Patto tripartito]] tra Germania, Italia e [[Impero giapponese|Giappone]], per paralizzare l<nowiki>'</nowiki>''aggressività'' americana con la minaccia giapponese e essere potenzialmente un pericolo per l'URSS. Hitler fu impegnato inoltre nella visita di [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Molotov]] a Berlino il 12 novembre 1940 durante la quale fallirono, di fronte alla brutale concretezza eurocentrica del ministro sovietico, i tentativi del dittatore di dirottare le mire comuniste verso prospettive indiane o persiane. Convinto dell'impossibilità di un nuovo accordo meramente tattico con Stalin e della ristrettezza del tempo rimasto a sua disposizione, Hitler prese la decisione di invadere l'Unione Sovietica.<ref>{{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Shirer 1990}}; {{Cita|Hillgruber 1986}}.</ref>
 
Le difficoltà di Stalin si accrescevano sempre più: il rafforzamento militare tedesco a est proseguiva, le piccole nazioni ai confini dell'URSS si alleavano con la Germania, il Giappone minacciava l'[[Estremo Oriente]], i rapporti con Inghilterra e Stati Uniti erano difficili nonostante i tentativi di riavvicinamento dell'ambasciatore inglese [[Stafford Cripps]], che al contrario avevano reso sospettoso Stalin. L'URSS era inoltre impegnata in una frenetica corsa contro il tempo per ricostruire e riorganizzare le sue forze militari, modernizzando nel contempo i suoi armamenti e le sue tattiche. Prevedendo lo scoppio della guerra per il [[1942]], Stalin contava di riuscire a completare i suoi preparativi e di poter trattenere Hitler con concessioni economiche o diplomatiche, considerando inoltre insensato un attacco tedesco a est con l'Inghilterra ancora in armi a ovest.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Boffa 1979}}; {{Cita|Werth 1966}}.</ref>
 
Il 13 aprile 1941, Stalin mise a segno un grande successo strategico-diplomatico: firmò con il Giappone il [[patto nippo-sovietico di non aggressione]], di durata quinquennale, con il quale si coprì le spalle da un attacco giapponese che, in caso di guerra con la Germania di Hitler, avrebbe esposto l'Unione Sovietica alla minaccia di un attacco da est.<ref>Sarà lo stesso Stalin, nel giugno del 1945, a rompere il patto, attaccando un Giappone ormai allo stremo, secondo gli accordi stabiliti con Roosevelt a Teheran e a Jalta.</ref> Male informato dai tedeschi sui loro propositi contro l'URSS poiché Hitler desiderava condurre da solo la guerra contro i sovietici, il Giappone aveva a sua volta firmato il patto per proteggersi dai sovietici nella futura espansione nipponica nel sud-est asiatico.<ref>{{Cita|Herde 1986}}.</ref>
 
Il 22 giugno, la Germania, rompendo il patto di non aggressione del 1939, invase l'Unione Sovietica con l'[[Operazione Barbarossa]]. Hitler mirava a distruggere il nemico rapidamente; in pochi mesi la potenza della Wehrmacht avrebbe dovuto dilagare a est con l'obiettivo di occupare il territorio sovietico occidentale, stabilendo una linea che da [[Arcangelo (città)|Arcangelo]], sul [[Mar Glaciale Artico]], sarebbe arrivata ad [[Astrachan']], sul [[Mar Caspio]], dominando il Paese, con le popolazioni locali sottomesse, sterminate o deportate, le terre orientali ridotte a terre di colonizzazione e sfruttamento per la razza superiore tedesca.<ref>{{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Shirer 1990}}; {{Cita|Thamer 1993}}.</ref> Stalin, nonostante i numerosi avvertimenti diplomatici e di intelligence ricevuti, venne colto di sorpresa: fino all'ultimo aveva interpretato i segni di un attacco tedesco come semplici pressioni intimidatorie di Hitler per costringerlo a trattare da posizioni di debolezza e quindi le forze sovietiche in prima linea non furono tempestivamente allertate. Oltre 3 milioni di soldati tedeschi parteciparono all'attacco appoggiati dai contingenti degli stati alleati della Germania – Romania, Ungheria, Slovacchia, Italia e Finlandia – e dalle formazioni volontarie reclutate nei Paesi Bassi, in Francia, in [[Scandinavia]] e in Spagna.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-185-0139-20, Polen, Russland, Panzer in Bereitstellung.jpg|thumb|left|Carri tedeschi sul Fronte orientale]]
Fin dall'inizio, la situazione dei sovietici si rivelò drammatica: i potenti corazzati tedeschi, divisi in quattro gruppi con circa {{formatnum:3500}} carri ciascuno, avanzarono subito in profondità per decine di chilometri nelle retrovie delle truppe sovietiche, rimaste ferme sulle linee di confine, e conquistarono d'assalto ponti sui fiumi [[Daugava|Dvina]], [[Niemen]] e [[Buh Occidentale]], oltre ad altri punti strategici. Il caos regnava nelle retrovie e nella catena di comando sovietica; le comunicazioni erano interrotte, le incursioni aeree tedesche devastavano i depositi e i centri di comando, a Mosca né Stalin né il [[Stavka|Comando sovietico]] compresero la catastrofe che si profilava. Mentre le prime linee sovietiche si battevano accanitamente ma disordinatamente, le colonne corazzate tedesche manovravano per richiudere in grandi sacche le forze nemiche. Le ingenti riserve corazzate sovietiche presenti nelle retrovie vennero gettate subito allo sbaraglio contro le più esperte [[Panzer-Division]]: si scatenarono numerose [[Battaglia d'incontro|battaglie d'incontro]], come ad esempio in Lituania, presso [[Raseniai]] e [[Alytus]], dove i carri armati russi subirono perdite spaventose, impiegati allo scoperto, confusamente e sotto gli attacchi della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], la quale aveva guadagnato subito il dominio del cielo con un riuscito attacco a sorpresa agli aeroporti russi. A sud, le forze corazzate sovietiche si batterono meglio, come nella [[battaglia di Dubno]], e misero in difficoltà i panzer; tuttavia la superiorità tedesca si impose e anche in questo settore i tedeschi, dopo aver inflitto gravi perdite, continuarono ad avanzare. Ai primi di luglio, le riserve corazzate sovietiche, che erano state malamente impiegate dal comando sovietico, risultavano quasi completamente distrutte.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}.</ref> I carri armati tedeschi poterono così proseguire l'avanzata negli Stati Baltici, avvicinandosi addirittura a Leningrado, progredirono a sud verso [[Žytomyr|Žitomir]] e [[Kiev]], [[Battaglia di Uman'|chiusero la sacca di Uman']] e soprattutto accerchiarono tre armate sovietiche nell'area di [[Minsk]]-[[Białystok]], il 28 giugno, causando quasi {{formatnum:400000}} perdite ai sovietici.<ref name="J.House 1995">{{Cita|Glantz & House 1995}}.</ref>
 
Il 3 luglio, dopo essersi ritirato per oltre dieci giorni, Stalin rientrò in campo con un celebre discorso radiofonico in cui delineava realisticamente le difficoltà della situazione e l'entità della minaccia che incombeva sull'URSS e i suoi popoli. L'intervento del dittatore servì, accompagnato da metodi staliniani, a rafforzare la disciplina, mobilitare tutte le risorse e organizzare nuove armate per ricostituire un fronte difensivo. Infatti, a metà luglio, lo schieramento iniziale sovietico era stato praticamente distrutto dall'attacco tedesco con oltre un milione di prigionieri solo nel primo mese di guerra.<ref name="J.House 1995"/> I tedeschi, superata Minsk, procederono rapidamente lungo la strada per Mosca. A [[Smolensk]] anche il secondo scaglione sovietico, frettolosamente organizzato, venne accerchiato il 18 luglio; si scatenò una sanguinosa battaglia, la resistenza sovietica fu aspra e, anche se al costo di {{formatnum:350000}} uomini, servì a rallentare e contenere la progressione tedesca verso Mosca.<ref>Secondo alcuni autori, già questa battaglia di Smolensk, con il ritardo che impose ai piani tedeschi, segnò un momento decisivo per gli esiti futuri dell'operazione Barbarossa; vedere {{Cita|Hillgruber 1991}}.</ref>
 
Nel frattempo, i tedeschi avevano conquistato completamente gli Stati Baltici, dove furono accolti favorevolmente dalla popolazione, e marciavano su Leningrado; l'intervento finlandese da nord, il 1º luglio, aggravò ancora la situazione della città. Agli inizi di agosto, la precaria linea difensiva di [[Luga]] venne superata; con una manovra aggirante le colonne tedesche, pur duramente contrastate dalle forze sovietiche, raggiunsero il [[lago Ladoga]] a [[Schlissenburg]], l'8 settembre. I finlandesi intanto avevano riconquistato parte della Carelia e Leningrado era totalmente isolata. Cominciava la tragedia della grande città, decimata dalla fame e dai bombardamenti, ma determinata a non arrendersi;<ref>{{Cita|Salisbury 2001}}.</ref> durante l'inverno solo la ''via della vita'' sul ghiaccio del Ladoga avrebbe permesso la precaria sopravvivenza della popolazione. A sud, dove i tedeschi erano rafforzati dai contingenti rumeno, che marciò lungo la costa del [[mar Nero]] verso [[Odessa]], e italiano ([[CSIR]]), la resistenza sovietica era più solida, in difesa di Kiev e della linea del Dnepr, così l'avanzata venne rallentata.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-020-1262-26, Russland-Süd, Soldaten mit Zivilbevölkerung.jpg|thumb|left|Soldati tedeschi e popolazione civile sovietica nel sud della Russia, all'inizio dell'invasione nazista]]
Alla fine di luglio, Stalin fece mostra di un certo ottimismo, durante i colloqui con l'inviato di Roosevelt, [[Harry Hopkins]],<ref>{{Cita libro|autore=G. Vitali|titolo=F. D. Roosevelt|editore=Mursia|anno=1991}}</ref> esprimendo la sua sicurezza nel riuscire a fermare la ''guerra lampo'' tedesca. L'ottimismo staliniano, che si basava anche sulla riuscita mobilitazione delle risorse militari sovietiche e sulla pianificata evacuazione degli impianti industriali negli [[Urali]] e in [[Siberia]], era certamente prematuro: i tedeschi erano ancora molto pericolosi, nonostante la perdita di {{formatnum:390000}} uomini al 13 agosto<ref>{{Cita|Bauer 1971}}.</ref> ed erano ancora in grado di proseguire l'avanzata verso il cuore della Russia.
 
[[File:Russian POW (1941).jpg|thumb|Una colonna di prigionieri sovietici]]
In questa fase sorsero contrasti anche nell'Alto Comando tedesco, tra Hitler, ostile a seguire il miraggio di Mosca e quindi a proseguire direttamente verso la capitale, e alcuni generali ([[Franz Halder|Halder]] e [[Heinz Guderian|Guderian]] principalmente) determinati invece a marciare subito su Mosca, sperando anche negli effetti psicologici derivanti dalla caduta della città.<ref>{{Cita|Carell 1966}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}; {{Cita libro|autore=H. Guderian|titolo=Ricordi di un soldato|anno=1955}}</ref> Hitler impose la sua decisione; preoccupato dalle difficoltà verificatesi nel settore meridionale, architettò una nuova gigantesca manovra accerchiante con l'afflusso verso sud di una parte delle forze corazzate del raggruppamento centrale. La manovra avrebbe dato origine alla 'micidiale sacca di Kiev',<ref name="G. Boffa, 1979">{{Cita|Boffa 1979}}.</ref> in cui l'intero gruppo di forze sovietico del settore meridionale venne accerchiato e distrutto con la perdita di oltre {{formatnum:600000}} soldati<ref name="J.House 1995"/> al 24 settembre 1941. La catastrofe, in parte scaturita da alcune decisioni errate di Stalin, deciso a non cedere [[Kiev]] anche per motivi di prestigio, sembrò confermare la correttezza delle decisioni del Führer.
 
Alla fine di settembre, la situazione sembrava a favore dei tedeschi. Leningrado era stretta nel mortale [[Assedio di Leningrado|assedio tedesco-finlandese]]; le difese di Mosca, imperniate sulle precarie linee fortificate a est di Smolensk, apparivano vulnerabili; a sud si apriva il vuoto di fronte alle colonne corazzate tedesche. L'[[Ucraina]] era completamente conquistata, con [[Charkiv|Char'kov]] presa il 24 ottobre, la [[Crimea]] invasa dal 18 ottobre e i tedeschi che si spingevano in [[Battaglia di Rostov (1941)|direzione di Rostov]], porta del [[Caucaso]], che sarebbe caduta il 20 novembre.<ref>{{Cita|Carell 1966}}; {{Cita|Glantz & House 1995}}; {{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Werth 1968}}; {{Cita|Overy 2000}}; {{Cita|Bialer 2003}}; {{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|Bullock 2000}}; {{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Boffa 1979}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref>
 
===== La battaglia di Mosca =====
{{Vedi anche|Battaglia di Mosca}}
Il 2 ottobre, dopo il rafforzamento del raggruppamento centrale tedesco portato a 1 milione di uomini e 1&nbsp;700 carri armati,<ref name="Y.Buffetaut 1987">Y. Buffetaut, ''La bataille de Moscou'', Heimdal 1987.</ref> Hitler scatenò l'[[Battaglia di Mosca|Operazione Tifone]], una potente offensiva diretta a conquistare [[Mosca (Russia)|Mosca]], distruggere le forze sovietiche a difesa della capitale e concludere vittoriosamente la guerra a est prima dell'inverno. Nonostante le gravi perdite già subite dai tedeschi, {{formatnum:551000}} vittime al 30 settembre,<ref name="Y.Buffetaut 1987"/> il Führer e l'Alto comando tedesco mantenevano la piena fiducia nella vittoria di quest'ultima grande battaglia contro le rimaste forze sovietiche, che avevano subito la perdita di oltre 2,7 milioni di uomini, secondo le stesse fonti sovietiche.<ref name="J.House 1995"/>
 
L'inizio dell'Operazione Tifone sembrò confermare l'ottimismo tedesco, con i corazzati che penetrarono subito le cinture difensive sovietiche, malamente schierate e organizzate, e progredirono con grande velocità chiudendo altre due sacche di accerchiamento a [[Brjansk]] e [[Vjaz'ma (città)|Vjaz'ma]], il 7 ottobre, mentre un'altra colonna panzer era entrata a sorpresa a [[Orël]], il 2 ottobre. La situazione dei russi si aggravò rapidamente: le forze poste a difesa di Mosca erano praticamente accerchiate, con le truppe che si batterono coraggiosamente fino alla fine del mese, subendo almeno {{formatnum:500000}} vittime,<ref name="J.House 1995" /> mentre i carri armati tedeschi avanzavano verso la capitale dalla strada maestra di Smolensk, sia da nord, passando per [[Kaluga]] occupata il 12 ottobre, che da sud.<ref name="G. Boffa, 1979" /> Stalin per la prima volta mostrò segni di disperazione e, il 14 ottobre, il panico esplose a Mosca, mentre il corpo diplomatico e il governo si trasferivano a [[Kujbyšev (Oblast' di Novosibirsk)|Kujbyšev]]. Tuttavia, Stalin decise di rimanere nella capitale e organizzare la difesa di Mosca richiamando dal fronte di Leningrado il generale [[Georgij Konstantinovič Žukov|Georgij Žukov]] e, soprattutto, schierando numerose divisioni siberiane ben equipaggiate provenienti dall'Estremo Oriente dove, grazie alle notizie fornite dalla spia [[Richard Sorge]], i sovietici erano certi che il [[Giappone]] non avrebbe mai attaccato.<ref>{{Cita|Herde 1986}}.</ref> L'intervento di queste truppe scelte, la presenza di Stalin in persona, le capacità di Žukov e anche l'arrivo sul campo di battaglia dell'autunno fangoso fermarono la marcia tedesca sulla capitale a fine ottobre.<ref name="Erickson1975" />
 
Tuttavia, i tedeschi non rinunciarono e, dopo aver atteso che i primi geli solidificassero il terreno, ripresero l'attacco, nonostante l'approssimarsi dell'inverno russo a cui erano totalmente impreparati, dato che per decisione di Hitler l'equipaggiamento invernale era stato escluso dalle dotazioni delle truppe combattenti. Anche quest'ultimo tentativo tedesco, iniziato il 16 novembre, nonostante qualche successo iniziale, che permise ad alcuni reparti tedeschi di giungere in vista della periferia della capitale il 4 dicembre, sarebbe fallito di fronte alla solida resistenza sovietica e al progressivo peggioramento del clima.
 
Stalin e Žukov disponevano ancora di forze di riserva efficienti e ben equipaggiate per l'inverno, per un totale di quasi {{formatnum:1800000}} soldati, con cui sferrarono, a partire dal 5 dicembre, un improvviso contrattacco, sia a nord che a sud di Mosca, contro le avanguardie tedesche oramai bloccate anche dal gelo. L'azione era totalmente inaspettata dalle esauste truppe tedesche; in mezzo alle intemperie invernali i russi passarono all'offensiva, liberarono molte importanti città attorno a Mosca e respinsero i tedeschi a oltre 100&nbsp;km dalla capitale. La Wehrmacht subì la sua prima pesante sconfitta della guerra; ci furono crolli del morale tra le truppe e i generali tedeschi e enormi quantità di equipaggiamento furono persi.
 
L'Operazione Barbarossa si concludeva alla fine dell'anno con un fallimento. L'Unione Sovietica, nonostante la perdita di 4,3 milioni di uomini nel solo 1941,<ref name="J.House 1995" /> non era crollata ed era invece passata al contrattacco. I tedeschi furono costretti a combattere una dura battaglia difensiva invernale, in una situazione strategica complessiva cambiata a sfavore della Wehrmacht che aveva subito {{formatnum:831000}} perdite al 31 dicembre, quasi un quarto dei suoi effettivi.<ref>{{Cita|Bauer 1971}}.</ref> Hitler forse già presagiva la futura sconfitta,<ref>Citando le dichiarazioni di Jodl a Norimberga: {{Cita libro|autore=J. Lukacs|titolo=Dossier Hitler|editore=TEA|anno=2000}}</ref> ma era ancora deciso a continuare la guerra su tutti i fronti, organizzando personalmente la difesa a oltranza sul fronte orientale, per evitare una ritirata incontrollabile dell'esercito tedesco.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Carell 1966}}; {{Cita|Boffa 1979}}; {{Cita|Shirer 1990}}; {{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita libro|autore=R. Braithwaite|titolo=Mosca 1941|editore=Mondadori|anno=2008}} {{Cita libro|autore=Y. Buffetaut|titolo=La bataille de Moscou|editore=Heimdal|anno=1987|lingua=fr}}</ref>
 
==== 1942 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1942)}}
===== Controffensiva invernale sovietica =====
Sul fronte orientale, il 1942 cominciò con le nuove offensive sovietiche invernali ordinate da [[Stalin]], convinto della possibilità di un crollo "napoleonico" dell'esercito tedesco e quindi desideroso di non dare respiro all'invasore. Dopo la vittoriosa battaglia di [[Mosca (Russia)|Mosca]], l'[[Armata Rossa]] proseguì la sua avanzata, in mezzo alle intemperie dell'inverno russo e a costo di terribili perdite, soprattutto nella regione a ovest della capitale. I tedeschi si trovarono spesso in drammatiche difficoltà, persero ancora parecchio terreno, ma non crollarono, anche per l'ordine di Hitler di resistere ad ogni costo e per aver mantenuto la loro coesione e combattività. [[Leningrado]] era ancora assediata, [[Ržev]] e [[Vjaz'ma (città)|Vjaz'ma]] divennero capisaldi sulla via di Mosca, la linea sul [[Donec]] venne mantenuta;<ref>{{Cita|Carell 1966}}; {{Cita|Erickson 1975}}.</ref> le due sacche di [[Demjansk]] e [[Cholm (Russia)|Cholm]] vennero tenacemente difese dalle truppe tedesche accerchiate che, rifornite per via aerea, resistettero fino a primavera, quando vennero liberate dalle colonne di soccorso.<ref>{{Cita|Carell 1966}}.</ref>
 
===== Operazione "Blu" =====
{{Vedi anche|Seconda battaglia di Char'kov|Battaglia di Crimea|Operazione Blu}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-748-0088-02A, Russland, Panzer III und Besatzung.jpg|thumb|Un [[Panzer III]] in Russia]]
A costo di gravi perdite, con oltre 1 milione di soldati morti o feriti dal 22 giugno [[1941]] al 30 marzo [[1942]],<ref>{{Cita|Shirer 1990}}.</ref> la [[Wehrmacht]] riuscì a fermare la prima controffensiva dell'Armata Rossa, altrettanto provata con 1,5 milioni di vittime.<ref name="J.House 1995"/> Hitler, consapevole che l'ingresso in guerra degli [[Stati Uniti]] modificava fortemente lo scacchiere mondiale ed erroneamente convinto che i russi dopo la loro sanguinosa offensiva invernale avessero definitivamente esaurito le loro forze, impose una nuova offensiva concentrata nel solo settore meridionale dell'immenso fronte allo scopo di schiacciare le forze residue sovietiche e di conseguire quegli obiettivi strategico-economici, cioè il [[Bacino del Donec|bacino del Donbass]], la regione del [[Volga]], il [[petrolio]] del [[Caucaso]] e il grano del [[Kuban']], ritenuti essenziali per proseguire una guerra aeronavale contro le potenze occidentali. Dopo dei contrasti<ref>{{Cita|Germany and the Second World War}}.</ref> tra alcuni generali, favorevoli a un nuovo attacco diretto su Mosca o addirittura a un mantenimento della linea difensiva, e Hitler, deciso a concludere a tutti i costi la guerra a est entro il 1942, venne preparata l'[[Operazione Blu]], ossia la ''Direttiva 41'' del 5 aprile.
 
Il 28 giugno 1942, la Wehrmacht ricominciò l'offensiva, puntando verso sud-est. Dopo alcune rilevanti vittorie preliminari, come la [[Battaglia di Crimea|conquista della Crimea]], di [[Sebastopoli]], già [[Assedio di Sebastopoli (1941-1942)|assediata da tempo]], e la [[seconda battaglia di Char'kov]], che frustrò i tentativi di contrattacco sovietici, ebbe inizio la spinta decisiva in direzione del fiume [[Don (fiume Russia)|Don]], del fiume [[Volga]] e contemporaneamente anche del Caucaso. La Wehrmacht, favorita anche da contrasti nelle alte sfere sovietiche sulle strategie da seguire, per alcuni mesi sembrò nuovamente trionfante e vicina alla vittoria definitiva. L'Armata Rossa batteva in ritirata, in disordine, mentre i tedeschi [[Battaglia di Rostov (1941)|conquistavano Rostov]], il 23 luglio, e aprivano le porte per il Caucaso. Hitler, convinto che ormai il crollo sovietico fosse imminente, impose di accelerare i tempi, con un'avanzata contemporanea sia verso il Volga e il grande centro industriale di [[Stalingrado]], sia verso il Caucaso e i pozzi di petrolio di [[Groznyj]] e [[Baku]].<ref>{{Cita|Carell 1966}}; {{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Germany and the Second World War}}.</ref>
 
===== La battaglia di Stalingrado =====
{{Vedi anche|Battaglia di Stalingrado|Operazione Urano|Operazione Piccolo Saturno|Operazione Tempesta Invernale|Operazione Anello}}
[[File:62. armata a Stalingrado.jpg|thumb|Soldati sovietici della [[62ª Armata]] in azione durante la [[battaglia di Stalingrado]]]]
 
Per Stalin era un momento drammatico: la città che portava il suo nome era minacciata, l'esercito appariva scoraggiato, i tedeschi invincibili e gli alleati occidentali sembravano non voler aprire nessun [[secondo fronte]] in Europa. Nonostante i progetti dei generali [[George Marshall]] e [[Dwight Eisenhower]] per intervenire subito in [[Francia]] e alleggerire la pressione sui sovietici, [[Winston Churchill]], sempre timoroso dei tedeschi e forse desideroso di un dissanguamento reciproco russo-tedesco, ebbe partita vinta con [[Franklin Delano Roosevelt]] e impose l'abbandono dei piani americani e l'adozione del piano di sbarco in [[Nordafrica]].<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 4}}; {{Cita|Germany and the second world war}}.</ref>
 
Il 28 luglio, Stalin emanò quindi il suo famoso ordine del giorno "[[Ordine numero 227|Non un passo indietro]]". Esso segna l'inizio della ripresa militare, organizzativa e morale dell'Armata Rossa, rafforzata in seguito dall'esito della dura e sanguinosa [[battaglia di Stalingrado]], iniziata il 17 luglio. Il 23 agosto, i tedeschi raggiunsero il Volga ma la resistenza sovietica fu subito tenace, Stalin mobilitò tutte le risorse della città, difesa dalla [[62ª Armata]] del generale [[Vasilij Ivanovič Čujkov|Vasilij Čujkov]]. Per due mesi infuriò una violenta battaglia urbana che dissanguò la [[6. Armee (Wehrmacht)|6ª Armata]] tedesca del generale [[Friedrich Paulus]].<ref>{{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Beevor 1998}}; {{Cita|Werth 1968}}.</ref> Contemporaneamente anche nel Caucaso l'avanzata tedesca rallentava, nonostante alcuni successi propagandistici tedeschi come la scalata del [[Monte Elbrus]] in agosto, e finiva per fermarsi alle porte di Groznij, di [[Tbilisi]] e di [[Tuapse]], a causa delle prime intemperie, delle difficoltà del terreno e della tenace difesa sovietica.
 
[[File:T-34 Urano.jpg|thumb|left|Un carro [[T-34 (carro armato)|T-34]] sovietico in azione durante l'[[operazione Urano]]]]
A metà novembre, tedeschi erano avvinghiati in un sanguinoso scontro a Stalingrado, bloccati definitivamente nel Caucaso e ridotti alla difensiva su tutto il Fronte orientale. Tale fronte si estendeva pericolosamente su quasi 3&nbsp;000&nbsp;km, con i due raggruppamenti più potenti bloccati a Stalingrado e nel Caucaso. Il pericolo principale risiedeva nel lungo fianco settentrionale sul Don, ma Hitler decise di mantenere le posizioni raggiunte poiché i tedeschi ritenevano che l'Armata Rossa fosse ormai indebolita e incapace di offensive su ampia scala.<ref>{{Cita|Germany and the Second World War}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref> Al contrario Stalin e i suoi generali più importanti, [[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij|Aleksandr Vasilevskij]] e [[Georgij Konstantinovič Žukov|Georgij Žukov]], già da settembre avevano cominciato a organizzare grandi controffensive, previste per il tardo autunno e inverno, con lo scopo di ottenere una vittoria decisiva e rovesciare completamente l'equilibrio sul fronte orientale.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}.</ref> Erano le offensive "planetarie" dell'Armata Rossa, denominate con nomi di pianeti, per sottolineare il massiccio numero di forze impiegate.
 
[[File:Operazione Piccolo Saturno.jpg|thumb|Le colonne corazzate sovietiche avanzano nella neve durante l'[[operazione Piccolo Saturno]]]]
Il 19 novembre 1942, si scatenava l'[[Operazione Urano]]: in quattro giorni i corpi corazzati e meccanizzati sovietici travolsero le difese tedesco-rumene sul Don e sbaragliarono le indebolite [[Panzer-Division]] tedesche di riserva che per la prima volta nella guerra furono nettamente sconfitte dai carri dell'Armata Rossa.<ref>{{Cita|Glantz & House 1995|pp. 378-379}}.</ref> Il 23 novembre, i corpi corazzati e meccanizzati si incontrarono a [[Kalač (Oblast' di Voronež)|Kalač]], accerchiando completamente la 6ª Armata bloccata a Stalingrado, con quasi {{formatnum:300000}} uomini intrappolati.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Beevor 1998}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref>
 
Mentre falliva l'[[Operazione Marte]], sulla direttrice di Mosca, a metà dicembre Stalin sferrò il nuovo attacco sul Don, l'[[Operazione Piccolo Saturno]], mentre i tedeschi tentavano disperatamente di venire in soccorso delle truppe rimaste accerchiate a Stalingrado, anche per ordine di Hitler che era risoluto nel tenere le posizioni fino all'ultimo. La catastrofe colpì in pieno anche le truppe del [[Corpo di spedizione italiano in Russia]], riorganizzato nell'estate 1942 come [[8ª Armata (Regio Esercito)|ARMIR]], schierato a difesa del medio Don con mezzi e equipaggiamenti inadeguati. Dal 19 dicembre, la [[Seconda battaglia difensiva del Don|ritirata degli italiani]], inseguiti nella neve dalle colonne corazzate sovietiche, si trasformò in tragedia, con la perdita di {{formatnum:100000}} uomini.<ref>{{Cita|Scotoni 2007}}.</ref> Alla fine dell'anno, la situazione per l'[[Potenze dell'Asse|Asse]] sul fronte orientale era molto critica: la 6ª Armata tedesca era accerchiata a Stalingrado, isolata, affamata e ormai senza più speranze, le truppe rumene e italiane erano in rotta, l'esercito tedesco nel Caucaso era in piena ritirata a partire dal 30 dicembre per evitare un nuovo accerchiamento, mentre i sovietici erano invece in avanzata generale. L'Asse perse circa 1 milione di uomini<ref name=Erickson1975>{{Cita|Erickson 1975}}.</ref> tra il novembre 1942 e il 2 febbraio [[1943]], data della resa definitiva a Stalingrado.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Ericson 1983}}; {{Cita|Ziemke 1971}}; {{Cita|Carell 1966}}; {{Cita|Boffa 1979}}; {{Cita|Germany and the Second World War}}; {{Cita|Werth 1968}}; {{Cita|Beevor 1998}}; {{Cita|Scotoni 2007}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref>
 
===== Il problema del "secondo fronte" e l'incursione di Dieppe =====
{{Vedi anche|Secondo fronte}}
Il problema di un "secondo fronte" in Europa occidentale, che attirasse e logorasse una parte della Wehrmacht impegnata quasi completamente ad est e alleviasse la pressione tedesca sui russi, era sorto praticamente fin dalla prima lettera di Stalin a Churchill del 18 luglio 1941, in risposta alla missiva del Primo Ministro inglese del 7 luglio. Le richieste di Stalin, riguardo a un impegno immediato inglese in forze sul continente, erano irrealistiche: in primo luogo, a causa della debolezza dell'esercito britannico, reduce dalle disfatte in [[Francia]], [[Norvegia]], [[Grecia]] e [[Creta]], e in secondo luogo perché il piano di guerra di Churchill, prima dell'entrata in guerra degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], era completamente differente. Esso partiva dalla convinzione, presente soprattutto nell<nowiki>'</nowiki>''establishment'' militare, di un rapido crollo dell'URSS e si fondava sul potenziamento massimo dei rifornimenti di armi dagli Stati Uniti, grazie alla Legge [[Lend-Lease]] (''Affitti e Prestiti'') dell'11 marzo 1941, sul continuo incremento dei bombardamenti strategici del [[Bomber Command]] per scuotere il morale dei civili tedeschi e distruggere l'industria bellica del Reich, sull'organizzazione di piccole operazioni periferiche dirette a logorare il nemico e a provocare il crollo dei suoi alleati, secondo il vecchio schema adottato dagli inglesi contro [[Napoleone]] nella [[guerra d'indipendenza spagnola]]. Erano quindi state pianificate le operazioni: ''Crusader'' (in [[Cirenaica]]), ''Acrobat'' (in [[Tripolitania]]), ''Gymnast'' (nel [[Nordafrica]] francese), ''Jupiter'' (in Norvegia) e ''Whipcord'' (in [[Sicilia]]).<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 3}}.</ref>
 
Due eventi capitali verificatisi alla fine del 1941 cambiarono radicalmente la situazione: Stalin e l'Armata Rossa riuscirono a fermare l'avanzata tedesca e passarono al contrattacco dal 5 dicembre, con conseguente necessità per l'esercito tedesco di rimanere in gran parte sul fronte est, e dal 7 dicembre gli Stati Uniti entrarono in guerra.
 
Nel gennaio del [[1942]], Churchill e Roosevelt s'incontrarono in America: l'accordo fu immediato sul concetto del ''Germany first'' (sconfiggere prima la Germania e poi occuparsi del [[Giappone]]), ma nel campo della pianificazione operativa sorsero ampi contrasti tra inglesi, desiderosi di non correre rischi e di coinvolgere gli Stati Uniti in Africa nell'[[Operazione Super-Gymnast]], e gli americani.<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 4}}; {{Cita|Germany and the second world war}}; {{Cita|Overy 2002}}.</ref> Nell'aprile 1942, [[George Marshall]] inviò in Europa [[Eisenhower]] e [[Mark Clark]], che subito pianificarono operazioni per un rientro in forze sul continente fin dal 1942, per alleviare i russi di nuovo sotto pressione (piano 'Sledgehammer') e poi nel 1943 con offensive in grande stile (piano 'Round-up').<ref>{{Cita|Bauer 1971}}.</ref>
 
Durante il viaggio di [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Molotov]] a [[Washington]], nel maggio 1942, Roosevelt diede precise assicurazioni positive in questo senso, ma Churchill e gli strateghi inglesi riuscirono, negli incontri del 18-20 luglio 1942, a imporre l'abbandono di questi progetti americani, alla luce della [[Assedio di Tobruch|vittoria a Tobruch]] in Nordafrica e delle nuove ritirate sovietiche, e a stabilire come unico impegno per gli angloamericani nel 1942 l'[[Operazione Torch]].<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 4}}; {{Cita|Germany and the second world war}}.</ref>
 
Tuttavia, l'ipotesi di aprire un "secondo fronte" che minacciasse direttamente la Germania, magari partendo da un'invasione della Francia occupata dai tedeschi, non poteva essere del tutto messa da parte. I maggiori dubbi strategici e logistici dei generali [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] risiedevano, soprattutto, nel cercare di capire se fosse possibile occupare un porto marittimo francese sul [[Canale della Manica]], da utilizzare sia come punto di lancio per un'invasione su vasta scala, sia come punto di approdo sicuro per i rifornimenti alle truppe impegnate nell'invasione. Gli Alleati concordarono nell'effettuare un esperimento, per sondare la capacità di reazione della [[Wehrmacht]]: avrebbero tentato l'invasione del porto di [[Dieppe]], sulla costa francese. Le truppe alleate avrebbero dovuto conquistarlo il più rapidamente possibile, quindi avrebbero tentato di mantenerne il controllo per almeno 48 ore, dopodiché sarebbero state evacuate. Se la Wehrmacht avesse dimostrato incapacità a reagire efficacemente, la futura ipotetica invasione della Francia avrebbe potuto avere inizio da un porto.
 
[[File:Canadian POWs, Dieppe.jpg|thumb|left|Dieppe: un gruppo di soldati canadesi prigionieri]]
Il 18 agosto, fu messo in azione il [[Raid su Dieppe|piano ''Jubilee'']] a Dieppe, che però si risolse in un completo disastro. Non solo le truppe sbarcate, principalmente canadesi, non riuscirono a occupare il porto, ma furono in gran parte distrutte dalle truppe tedesche di difesa e soltanto una minoranza di soldati alleati riuscì a essere evacuata dal campo di battaglia mentre la battaglia aerea sopra le spiagge terminò con una netta vittoria della Luftwaffe. Pertanto, i generali alleati ebbero la conferma che non sarebbe stato possibile invadere la Francia attaccando direttamente un porto marittimo, ma sarebbe stato necessario inventare nuove soluzioni tattiche, che sarebbero state poi impiegate nello sbarco in [[Normandia]] del 6 giugno [[1944]]. Per contro, il fallimento alleato a Dieppe mise comunque in allarme Hitler, che diede ordine di cominciare la costruzione di un imponente Vallo Occidentale o [[Vallo Atlantico]], una lunghissima catena di fortificazioni difensive che, teoricamente, si sarebbe dovuta estendere sulle coste di tutto il Nord Europa, dalle coste della Norvegia sino ai confini con la [[Spagna]], creando così una [[Fortezza Europa]]. Da questo punto di vista, la sanguinosa incursione alleata su Dieppe risultò un discreto successo "indiretto", in quanto la conseguente decisione di Hitler, di costruire una quantità impressionante di fortificazioni a ovest, comportò il dispendio di enormi quantità di risorse industriali, come ad esempio l'[[acciaio]], che altrimenti l'industria bellica tedesca avrebbe potuto impiegare per produrre più carri armati e cannoni, da destinare al Fronte orientale.
 
Poco prima del raid su Dieppe, durante il suo soggiorno a Mosca, tra il 12 e il 17 agosto 1942, Churchill aveva illustrato a un furibondo Stalin le motivazioni delle nuove decisioni alleate: l'URSS sarebbe rimasta da sola a combattere il [[Terzo Reich]] sul continente almeno per un altro anno, mentre gli Alleati avrebbero preso la strada per l'Africa, in attesa di un ulteriore logoramento tedesco a est, nonché in attesa della costituzione di adeguate forze americane in [[Inghilterra]], per un ipotetico attacco in forze in Francia nel 1943 o più probabilmente nel 1944.<ref>{{Cita|Erickson 1975}}; {{Cita|Churchill 1948}}; {{Cita|Bauer 1971}}.</ref>
 
==== 1943 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1943)}}
===== La controffensiva tedesca a est =====
{{vedi anche|Offensiva Ostrogorzk-Rossoš|Operazione Stella|Terza battaglia di Char'kov}}
Il 2 febbraio 1943, i resti della 6ª Armata tedesca si arresero a Stalingrado. Mentre si consumava il drammatico finale dell'interminabile battaglia, Stalin e il Comando supremo ampliarono le dimensioni e gli scopi dell'offensiva invernale sovietica. Coscienti che le truppe dell'Asse avevano perso quasi 70 divisioni &ndash; almeno 30 tedesche, 18 rumene, 10 italiane e 10 ungheresi<ref name="J.Erickson 1983" /> &ndash; e di fronte ai segni di ritirata generale dei tedeschi, con il ripiegamento dal Caucaso il 30 dicembre e l'inizio, il 12 gennaio, dell'[[Offensiva Ostrogorzk-Rossoš|Offensiva sul medio Don]] contro le truppe ungheresi e il [[Alpini|Corpo Alpino]] italiano,<ref>{{Cita|Scotoni 2007}}.</ref> i comandi sovietici sperarono di respingere il nemico, prima del disgelo di primavera, almeno fino al [[Dnepr]] e alla [[Desna]]. Le vittorie sovietiche, in effetti, si succedettero: sul Medio Don le colonne corazzate sovietiche procedettero verso [[Kursk]] e [[Char'kov]], il Caucaso fu progressivamente liberato, [[Rostov sul Don]] tornò in mano russa il 14 febbraio, mentre il 30 gennaio cominciarono l'Operazione Galoppo e l'[[Operazione Stella]] dirette verso il Dnepr e il [[mar d'Azov]] e il 16 febbraio cadde anche Char'kov dopo una dura battaglia contro alcuni reparti scelti tedeschi.
 
Stalin e il Comando sovietico organizzarono contemporaneamente altre offensive sul fronte di Leningrado, che venne parzialmente sbloccato il 18 gennaio, sul fronte di Ržev-Vjaz'ma, dove i tedeschi ripiegarono ordinatamente ai primi di marzo e anche sul fronte di [[Orël]] e [[Smolensk]]. Tuttavia, ormai anche i sovietici erano esausti dopo tre mesi di offensive ed estenuanti inseguimenti, con i reparti ormai stanchi e gravi carenze logistiche. I comandanti e lo stesso Stalin sottovalutarono le difficoltà e i pericoli. I tedeschi, dopo un momento di sbandamento, ritrovarono la loro efficienza e con l'afflusso di reparti corazzati provenienti dalla Francia, organizzarono una controffensiva per tagliare fuori le avanguardie sovietiche e riprendere in mano la situazione sul Fronte orientale.
 
A partire dal 19 febbraio, le ''Panzer-Division'' tedesche del feldmaresciallo von Manstein sferrarono il loro contrattacco. I sovietici furono colti di sorpresa, poiché erano convinti che i tedeschi avrebbero continuato la loro ritirata, e subirono delle sconfitte. Tutte le colonne di testa vennero messe in grave difficoltà e cominciarono a ripiegare. I tedeschi riguadagnarono la linea del Donec e del [[Mius]], a marzo riconquistarono anche Char'kov, prendendosi una sanguinosa rivincita nella [[terza battaglia di Char'kov]]. Anche i tentativi sovietici verso Orël e Smolensk vennero respinti. A metà marzo, con l'arrivo della ''rasputizsa'', il disgelo primaverile, le operazioni si fermarono e il fronte si stabilizzò momentaneamente.<ref>{{Cita|Carell, ''Terra bruciata''}}; {{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita libro|autore=D. Glantz|titolo=From Don to the Dniepr|anno=1991|lingua=en}}</ref>
 
===== La battaglia di Kursk e l'avanzata generale Sovietica =====
{{vedi anche|Battaglia di Kursk|Quarta battaglia di Char'kov}}
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-219-0595-20, Russland-Mitte-Süd, Panzer III in Fahrt.jpg|thumb|left|Panzer nella battaglia di Kursk]]
Nella primavera del 1943, la nuova linea del fronte presentava nel settore centrale un grosso [[Saliente (militare)|saliente]] sovietico profondamente spinto verso ovest, presso [[Kursk]], in una situazione potenzialmente pericolosa e favorevole a un nuovo attacco tedesco a tenaglia. Hitler, scosso dalla catastrofe di Stalingrado e dalle sconfitte subite in Africa settentrionale dall'[[Deutsches Afrikakorps|Afrikakorps]], con conseguente ulteriore indebolimento degli italiani, mostrò per una volta indecisione nella pianificazione strategica.<ref>{{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Irving 2001}}.</ref> Timoroso di un nuovo fallimento, e di fronte ai pareri ampiamente divergenti dei suoi generali, Hitler rinviò più volte l'offensiva a tenaglia, per dare tempo all'industria bellica tedesca di fornire alla [[Wehrmacht]] un grande numero di carri armati, tra i quali i nuovi [[Panzer V Panther|Panther]] e [[Panzer VI Tiger I|Tiger]] dai quali si aspettava risultati decisivi.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J14813, Bei Orel, Panzer VI (Tiger I).jpg|thumb|I carri armati Tiger a Kursk]]
Il ritardo tedesco nello scatenare l'offensiva fornì ai sovietici l'opportunità di rafforzare e fortificare il saliente di Kursk. Anche Stalin stava pianificando nuove offensive, ma di fronte ai giganteschi preparativi tedeschi decise, su consiglio anche dei suoi generali, di mantenersi in un primo tempo sulla difensiva, per poi passare in un secondo momento a una controffensiva generale. L'[[Armata Rossa]] ebbe quindi tutto il tempo di prepararsi allo scontro. Il saliente di Kursk fu riempito di mine anticarro e cannoni anticarro sovietici, trasformandosi da potenziale punto debole del Fronte in autentica trappola per la Wehrmacht.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}.</ref>
 
Il 5 luglio, i tedeschi diedero inizio all'[[Battaglia di Kursk|Operazione Cittadella]] per schiacciare il saliente di Kursk. Furono otto giorni di battaglia durissima tra i [[panzer]] tedeschi e le difese anticarro e i carri armati sovietici. Il 12 luglio, i tedeschi, dopo aver subito grosse perdite, non erano ormai più in grado di insistere nell'attacco. La gigantesca mischia corazzata di [[Prochorovka]] suggellò la sconfitta tedesca, proprio mentre nello stesso momento, secondo i progetti di Stalin, i sovietici passavano a loro volta all'attacco nella regione di Orël e sul Mius. I tedeschi, avendo perso circa il 60% delle forze corazzate disponibili sul fronte,<ref>Sulle perdite effettive di carri armati delle due parti da molti anni non c'è accordo; per i dati più recenti, che limitano molto le perdite di carri tedesche 'definitive' (circa 350 mezzi in confronto con i {{formatnum:1600}} carri perduti dai sovietici) vedere {{Cita libro|autore=D. Glantz|autore2=J. House|titolo=The battle of Kursk|anno=1999}}</ref> dovettero rinunciare definitivamente all'iniziativa a est e cominciarono la lunga e sanguinosa ritirata.
 
L'offensiva di Stalin si sviluppò progressivamente su tutti i settori principali del fronte. Il 12 luglio, cominciò la battaglia di Orël, il 3 agosto, i sovietici passarono all'attacco, dopo aver ricostituito con grande rapidità grosse forze corazzate, nonostante le pesanti perdite a Kursk, anche nel settore di [[Belgorod]]. I tedeschi non ripiegarono senza combattere e, al contrario, organizzarono continui ridispiegamenti delle loro esperte [[Panzer-Division]] per rafforzare le difese e effettuare aspri contrattacchi. L'avanzata sovietica fu però inesorabile, anche se duramente contrastata: il 5 agosto venne liberata Orël, il 23 agosto finiva con la vittoria russa la [[quarta battaglia di Char'kov]], dopo nuovi furiosi scontri tra carri armati. Ai primi di settembre crollava anche il fronte sul Mius, con la presa di [[Taganrog]] e [[Donec'k|Stalino]]. A questo punto Hitler accolse, pur con riluttanza, la proposta del feldmaresciallo [[Erich von Manstein]] di un ripiegamento strategico fino alla linea del [[Dnepr]] (l'ipotizzato ''Ostwall''), poiché le perdite tedesche erano ingenti, le riserve corazzate erano esaurite e i russi apparivano nettamente superiori.
 
Cominciò così la grande [[offensiva del basso Dnepr]], con le truppe sovietiche, energicamente spronate da Stalin, all'inseguimento dell'esercito tedesco in ritirata che tentava di attestarsi sul fiume. Il progetto tedesco però fallì e i sovietici costituirono rapidamente numerose teste di ponte da cui partire per liberare anche l'Ucraina occidentale, dove l'obiettivo più importante era Kiev, che venne liberata il 6 novembre con una manovra aggirante delle truppe corazzate sovietiche. Anche più a sud i sovietici si attestarono sulla riva occidentale del Dnepr e liberarono progressivamente, dopo duri scontri, i grandi centri di [[Dnipropetrovs'k]], [[Zaporižžja]], [[Kremenčuk]]. Infine anche a nord, nella regione centrale, l'Armata Rossa passò all'offensiva e, nonostante la resistenza tedesca e le difficoltà del terreno, liberò anche [[Brjansk]] il 17 settembre e [[Smolensk]] il 25 settembre.
 
I tedeschi, pur fortemente indeboliti, mantennero ancora il possesso della [[Crimea]], degli importanti centri minerari di [[Kryvyj Rih]] e [[Nikopol']] e sferrarono anche una nuova controffensiva, con l'afflusso di rinforzi da ovest e dall'Italia, che mise in grosse difficoltà le truppe sovietiche in avanzata dopo la liberazione di Kiev, nella controffensiva di [[Žytomyr]] tra novembre e dicembre 1943. Nonostante questi rovesciamenti locali e le gravi perdite di più di 1 milione di morti solo nel secondo semestre del 1943,<ref name="J.House 1995"/> Stalin e l'Armata Rossa conclusero l'anno con un pieno successo. L'esercito tedesco era stato gravemente danneggiato, subendo {{formatnum:1400000}} tra morti, feriti e dispersi tra luglio e dicembre,<ref name= Bauer5 >{{Cita|Bauer 1971|vol. 5}}.</ref> ed era ora inferiore numericamente e tecnicamente. Gran parte delle regioni occupate erano state liberate, l'offensiva invernale, già in preparazione, prometteva nuovi successi e l'intervento in forze sul continente degli Alleati era imminente.<ref>La fonte principale è {{Cita|Erickson 1983}}; utili anche {{Cita|Carell, ''Terra bruciata''}}; {{Cita|Ziemke 1971}}, {{Cita|Boffa 1979}}.</ref>
 
===== Il fronte mediterraneo e la campagna d'Italia =====
{{vedi anche|Operazione Achse|Campagna d'Italia (1943-1945)|Guerra di liberazione italiana|Resistenza italiana}}
Le decisioni definitive alleate riguardo alla pianificazione operativa dell'assalto al continente europeo avevano scatenato nuovi duri contrasti tra gli americani, desiderosi di un pronto ritorno in forze in Europa occidentale ([[Operazione Round-Up]] per un attacco in [[Francia]] nel 1943, che poi sarebbe diventata l'[[Operazione Overlord]] del 1944) e Churchill, più interessato a consolidare gli interessi inglesi nello scacchiere orientale e meridionale, quindi propenso per l'esecuzione di operazioni marginali nel [[Mar Mediterraneo]], nei [[Balcani]], nel [[Mar Egeo]], il ''ventre molle dell'Europa'', mentre i tedeschi continuavano a subire dure perdite a est. Le decisioni della [[Conferenza di Casablanca]] portarono allo [[Sbarco in Sicilia]] del 10 luglio 1943, anche nell'intento di provocare un crollo del [[Regime Fascista]] già fortemente indebolito. La dissoluzione delle difese italiane in Sicilia, dopo un mese di combattimenti, spinse, il 25 luglio, il re [[Vittorio Emanuele III]] a destituire [[Benito Mussolini]], che venne imprigionato in una località segreta e sostituito dal maresciallo [[Pietro Badoglio]]. Il ventennale regime fascista si dissolse in pochissime ore senza opporre resistenza.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-567-1503C-14, Gran Sasso, Mussolini vor Hotel.jpg|thumb|La liberazione di Mussolini]]
Hitler previde la possibile resa dell'Italia e organizzò rapidamente le truppe e i piani per fare fronte alla defezione, liberare "l'amico" Mussolini e organizzare un fronte difensivo tedesco in Italia per rallentare la progressione alleata da sud e proteggere le frontiere meridionali del Reich. {{Citazione|Dopo la caduta e la scomparsa del capo di stato italiano, parve sorgere in Hitler una specie di fedeltà nibelungica. Non c'era "gran rapporto" in cui non tornasse a chiedere che fosse fatto tutto il possibile per ritrovare l'amico disperso.<ref>{{Cita libro|titolo=Memorie del Terzo Reich|autore=Albert Speer|pagina=368|editore=Oscar Mondadori|anno=1997}}</ref>}}
[[File:ItalySalernoInvasion1943.jpg|thumb|Truppe americane durante lo sbarco di Salerno|left]]
Dopo confuse manovre diplomatiche Badoglio e il re decisero di accettare l'[[Armistizio di Cassibile]] imposto dagli Alleati, firmato il 3 settembre e reso pubblico l'8 settembre. Le truppe tedesche si mossero con grande velocità e risolutezza e riuscirono, anche a causa del completo crollo militare e politico della struttura statale italiana, a disarmare oltre {{formatnum:600000}} soldati italiani che furono catturati e deportati in Germania, a occupare Roma e affrontare con abilità l'invasione alleata della penisola. Lo [[sbarco a Salerno]] del 9 settembre venne quindi fortemente contrastato delle truppe tedesche del feldmaresciallo [[Albert Kesselring]]. Dopo aver rallentato l'avanzata angloamericana, i tedeschi ripiegarono metodicamente, infliggendo dure perdite, sulle varie linee difensive stabilite sugli [[Appennini Meridionali]]. Alla fine dell'anno le intemperie invernali e l'abile condotta dell'esercito tedesco condussero alla definitiva stabilizzazione del fronte sulla cosiddetta [[Linea Gustav]], imperniata sulle difese di [[Cassino]]. L'avanzata era, almeno per il momento, finita. Nel frattempo, nell'Italia occupata dai tedeschi, Hitler, dopo la liberazione di Mussolini il 12 settembre, organizzò un governo fascista fantoccio, la [[Repubblica Sociale Italiana]], con il redivivo Duce alla sua testa. Il duro comportamento delle truppe e delle autorità tedesche e fasciste nell'Italia centrosettentrionale favorì l'inizio dei primi fenomeni di resistenza contro l'occupante. L'Italia si trovava spaccata in due: a nord, era occupata dai tedeschi, a sud, dagli alleati, mentre la popolazione era preda dei bombardamenti e ridotta in miseria.<ref>{{Cita|Deakin 1990}}; {{Cita|De Felice 1990}}; {{Cita|D'Este 1988}}; {{Cita|Morris 1993}}; {{Cita|Rochat 2005}}; {{Cita libro|autore=G. Bianchi|titolo=Perché e come cadde il fascismo|editore=Mursia|anno=1963}} {{Cita libro|autore=M. Patricelli|titolo=Settembre 1943|editore=Laterza|anno=2008}}</ref>
 
{{Multimedia|file=Bombing of Hamburg.ogg|titolo=Bombardamento di Amburgo}}
 
==== 1944 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1944)}}
===== L'offensiva invernale sovietica =====
{{Vedi anche|Battaglia di Korsun'|Offensiva Uman-Botoșani}}
Fin dal 24 dicembre 1943, dopo la breve pausa imposta dalla controffensiva tedesca di [[Žytomyr]], l'Armata Rossa riprese la sua offensiva nel settore meridionale del fronte orientale. Nonostante il peggioramento delle condizioni climatiche, i sovietici, partendo dalla loro grande testa di ponte a Kiev, progredirono nell'Ucraina occidentale nel tentativo di schiacciare le forze tedesche sulla costa del mar Nero. La resistenza tedesca, ancora una volta basata sulle forze corazzate, riuscì a frenare l'avanzata, ma le truppe che Hitler aveva ostinatamente lasciato nella testa di ponte sul [[Dnepr]] di [[Kaniv]], vennero accerchiate e distrutte dopo una la terribile [[battaglia di Korsun']], terminata il 18 febbraio con quasi {{formatnum:50000}} perdite tedesche.<ref name="J.Erickson 1983">{{Cita|Erickson 1983}}.</ref>
 
[[File:Marcia nel fango.jpg|thumb|upright=1.4|left|Le colonne sovietiche avanzano in Ucraina occidentale nell'inverno 1943-1944]]
Questo nuovo disastro tedesco facilitò la successiva avanzata di tutto lo schieramento meridionale sovietico: a sud vennero liberate Kryvyj Rih, il 22 febbraio, e Nikopol', l'8 febbraio, e venne isolato il raggruppamento tedesco in [[Crimea]]; il maresciallo [[Ivan Stepanovič Konev|Konev]] cominciò la sua celebre ''[[Offensiva Uman-Botoșani|marcia nel fango]]'' e, a dispetto delle intemperie, liberò [[Uman']] e proseguì superando in successione il [[Buh Meridionale]], il [[Dnestr]] e il [[Prut]]. Il maresciallo [[Georgij Konstantinovič Žukov|Žukov]] avanzò in profondità verso [[Černivci]] e i [[Balcani]]. A [[Kam"janec'-Podil's'kyj]], i carri armati dei due marescialli riuscirono a chiudere in una sacca un'intera armata tedesca il 28 marzo; per i tedeschi sembrò giunta la fine a sud, ma l'armata accerchiata riuscì, con una ritirata di centinaia di chilometri, e aiutata da un efficace contrattacco di truppe corazzate affluite da ovest al comando del generale [[Model]], a uscire dalla sacca e a trarsi in salvo il 4 aprile. In questo modo i tedeschi riuscirono a evitare il crollo ma tutta l'Ucraina fu persa con i sovietici già penetrati in [[Romania]], dopo aver liberato [[Odessa]], e in [[Polonia]] orientale. Anche a nord i sovietici riuscirono a rompere in modo definitivo la presa tedesca su [[Leningrado]] il 26 gennaio, mettendo fine all'assedio di 900 giorni<ref>{{Cita|Salisbury 2001}}.</ref> e a progredire, seppur con grosse difficoltà e gravi perdite, verso gli [[Stati baltici]] fino a raggiungere la linea [[Pskov]]-[[Narva (città)|Narva]] ancora [[Battaglia di Narva (1944)|saldamente tenuta]] dai tedeschi.
 
Alla vigilia dello sbarco in Normandia, ai russi rimanevano da liberare solo la [[Bielorussia]] e gli Stati baltici. A costo di incredibili sacrifici e spaventose perdite, oltre {{formatnum:700000}} morti da gennaio a giugno,<ref name="J.House 1995"/> l'esercito tedesco era stato dissanguato, con quasi 1 milione di perdite per l'Asse durante l'inverno 1943-44.<ref name="J.Erickson 1983" /> Stalin poteva ora guardare con fiducia ai suoi vasti progetti geopolitici di riorganizzazione della carta europea.<ref>Per il punto di vista tedesco: {{Cita|Carell, ''Terra bruciata''}}; per la parte sovietica: {{Cita|Erickson 1983}} e {{Cita|Werth 1968}}.</ref>
 
===== Lo sbarco in Normandia e la liberazione della Francia =====
{{vedi anche|Operazione Overlord|Battaglia di Normandia|Operazione Cobra|Sacca di Falaise}}
[[File:Landings on Utah beach.jpg|thumb|''D-Day'', 6 giugno 1944, soldati americani in Normandia]]
Dopo quasi due anni di preparativi e di pareri discordanti tra gli Alleati, durante la [[conferenza di Teheran]]<ref>{{Cita libro|autore=C. Fracassi|titolo=Quattro giorni a Teheran|editore=Mursia|anno=2007}}</ref> venne presa la decisione di attaccare il [[Vallo Atlantico]], allo scopo di aprire il [[secondo fronte]], insistentemente richiesto da Stalin dall'inizio dell'Operazione Barbarossa, con il duplice intento di liberare la Francia e di sottrarre risorse alle forze tedesche impegnate sul fronte orientale contro l'Armata Rossa. L'[[Operazione Overlord]] prese il via il 6 giugno 1944, con lo [[sbarco in Normandia]] seguito dalla [[battaglia di Normandia]], che terminò il 26 agosto con la [[liberazione di Parigi]].
 
Dopo lo sbarco le truppe Alleate, disponendo di una schiacciante superiorità aerea, riuscirono dapprima ad attestarsi sulle spiagge e successivamente ad avanzare verso sud e nel [[Cotentin]]; i primi tentativi di sfondamento da parte della 2ª Armata britannica, comandata dal generale [[Miles Dempsey]], nel settore di [[Caen]] furono respinti dalle divisioni corazzate tedesche e la città cadde solo il 9 luglio, mentre nel settore di competenza della 1ª Armata americana, comandata dal generale [[Omar Bradley]], l'avanzata fu ostacolata dal [[bocage]] normanno e solo il 26 giugno terminò la [[battaglia di Cherbourg]].
 
[[File:Sherman tanks passing through Bayeux.jpg|thumb|left|I carri armati alleati a [[Bayeux (Francia)|Bayeux]]]]
L'attacco in profondità fuori dalla Normandia venne portato dagli americani con l'[[Operazione Cobra]] nel settore di [[Saint-Lô]]. L'attacco ebbe successo e, oltre a sfondare il fianco sinistro del fronte tedesco, permise alla [[Third United States Army|3ª Armata americana]], comandata dal generale [[George Smith Patton]], di aprirsi un varco verso la [[Bretagna]]. Hitler, reduce dall'[[Attentato a Hitler del 20 luglio 1944|attentato del 20 luglio]], proibì qualunque ripiegamento e ordinò un contrattacco, l'[[Operazione Lüttich]], che venne interrotta dopo soli quattro giorni a causa dell'impossibilità di respingere gli americani verso [[Avranches]].
 
Il 14 agosto la 1ª Armata canadese, comandata dal generale [[Harry Crerar]], sferrò un'offensiva verso [[Falaise (Calvados)|Falaise]], allo scopo di congiungersi con le forze americane che a sud avevano occupato [[Argentan]]; l'[[Operazione Tractable]], nonostante la resistenza tedesca, consentì di perseguire l'obiettivo ma una larga parte delle forze nemiche riuscì a sottrarsi alla [[sacca di Falaise]], ripiegando verso la [[Senna]]. Sconfitte le forze tedesche poste a difesa della Normandia, le forze Alleate poterono dirigersi verso Parigi che venne liberata il 25 agosto, con l'ingresso nella capitale della [[2e division blindée|2ª Divisione Corazzata francese]], comandata dal generale [[Philippe Leclerc de Hauteclocque]], alla quale venne consentito, a seguito di accordi intercorsi tra il comando alleato e il generale [[Charles de Gaulle]], comandante delle forze della [[Francia libera]], di entrare per prima, sfilando in parata il giorno successivo.
 
Nel frattempo, il 15 agosto, un nuovo sbarco alleato in [[Provenza]] ([[Operazione Dragoon]]) suggellava la disfatta tedesca in Francia. Ai primi di settembre, l'avanzata sembrava ormai inarrestabile, nonostante la perdita di circa {{formatnum:210000}} uomini,<ref name="M.Hastings 1984">{{Cita|Hastings 1984}}.</ref> e la sconfitta tedesca ormai prossima, alla luce delle oltre {{formatnum:500000}} perdite subite.<ref>{{Cita|Hastings 1984}}; {{Cita|Bauer 1971|vol. 6}}.</ref> Il 3 settembre, gli inglesi entrarono a [[Bruxelles]], l'11 settembre, le prime truppe alleate raggiunsero il confine tedesco e i reparti corazzati americani del generale Patton superarono la [[Mosa (fiume)|Mosa]] e la [[Mosella]], raggiungendo la [[Lorena (regione francese)|Lorena]].<ref>{{Cita|Hastings 1984}}; {{Cita|Wilmot 1953}}; {{Cita|Carell 1960}}; {{Cita|Weinberg 2007}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}; {{Cita|Ryan 1960}}; {{Cita libro|autore=C. D'Este|titolo=Decision in Normandy|anno=2000|annooriginale=1981}}</ref>
 
===== L'offensiva sovietica d'estate =====
{{vedi anche|Operazione Bagration|Offensiva Lvov-Sandomierz|Rivolta di Varsavia|Offensiva Iași-Chișinău}}
Ancor prima dell'inizio dell'Operazione Overlord, i russi ottennero una nuova vittoria liberando la [[Crimea]], compreso il grande porto di [[Sebastopoli]], il 9 maggio, schiacciando le forze tedesco-rumene rimaste intrappolate nella penisola sul Mar Nero. Il 10 giugno, Stalin sferrò una nuova offensiva all'estremo nord del Fronte orientale, nell'istmo di [[Carelia]], per regolare i conti con la [[Finlandia]]. Dopo una dura resistenza, le forze sovietiche, nettamente superiori, ebbero ragione delle difese finniche, con la conquista di [[Vyborg]] il 20 giugno. La Finlandia abbandonò l'alleanza con la Germania e accettò di firmare la pace con l'URSS il 19 settembre, conservando la propria indipendenza a prezzo di nuove perdite territoriali.
 
Il 22 giugno, a tre anni esatti dall'inizio dell'Operazione Barbarossa, Stalin diede il via all'[[Operazione Bagration]] che si dimostrò una spettacolare dimostrazione della potenza dell'Armata Rossa. L'attacco venne sferrato contro le forze tedesche in [[Bielorussia]] e fin dall'inizio ottenne pieno successo. Con una manovra a tenaglia, i {{formatnum:4000}} mezzi corazzati sovietici<ref>{{Cita libro|autore=S. J. Zaloga|titolo=Bagration|editore=Osprey|anno=1995}}</ref> prima travolsero i capisaldi tedeschi di [[Vitebsk]] sulla [[Daugava|Dvina]] il 26 giugno e di [[Babrujsk]] sulla [[Beresina]] il 27, quindi si diressero velocemente su [[Minsk]]. I tedeschi, molto indeboliti, tentarono disperatamente di rallentare l'avanzata per permettere il deflusso delle forze che rischiavano di rimanere tagliate fuori ad est della Beresina, ma l'avanzata sovietica fu inarrestabile: Minsk venne liberata il 3 luglio, nei giorni seguenti le armate tedesche rimaste isolate e vennero progressivamente fatti oltre {{formatnum:100000}} prigionieri.<ref name="J.Erickson 1983"/>
 
L'intero raggruppamento centrale tedesco era crollato. A questo punto le colonne corazzate sovietiche proseguirono l'avanzata in due direzioni: verso nord-ovest, presero [[Vilnius]] il 13 luglio e [[Kaunas]] il 1º agosto, per raggiungere poi la costa baltica; verso ovest in direzione del [[Niemen]] e della [[Vistola]], prendendo [[Lublino]] il 23 luglio e [[Brest-Litovsk]] il 28 luglio, raggiungendo del confine tedesco in [[Prussia Orientale]] il 31 luglio. Inoltre, fin dal 13 luglio, l'Armata Rossa [[Offensiva Lvov-Sandomierz|passò all'attacco]] anche più a sud, in [[Volinia]]; dopo duri scontri, i carri armati russi liberarono [[Leopoli|Lvov]] il 27 luglio e proseguirono verso la Vistola che attraversarono a [[Sandomierz]] e a [[Magnuszew]]. Tuttavia, i tedeschi, con l'arrivo di riserve corazzate, riuscirono miracolosamente a riprendersi, a fermare l'avanzata sovietica verso il golfo di [[Riga]], a contenere le teste di ponte sulla Vistola e ad arrestare l'avanzata su [[Varsavia]].
 
Il 30 luglio, l'[[Armia Krajowa]] polacca (filo-occidentale e legata al governo polacco in esilio a Londra) cominciò la drammatica [[rivolta di Varsavia]]; i tedeschi però riuscirono a controllare la situazione, a schiacciare l'insurrezione e a respingere, con l'intervento di alcune Panzer-Divisionen, le esauste colonne corazzate sovietiche, in avvicinamento alla capitale polacca, nella [[battaglia di Radzymin]]. Stalin certamente non si dispiacque del fallimento della rivolta e contava di trarre profitto dalla sconfitta degli insorti nazionalisti, tuttavia il mancato intervento sovietico in aiuto fu dovuto in parte anche alla stanchezza delle truppe e alla violenza del contrattacco tedesco.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Werth 1968}}; {{Cita|Overy 1998}}; {{Cita|Churchill 1948|vol. 5}}.</ref> Dopo un'avanzata di oltre 500&nbsp;km e dopo aver inflitto ai tedeschi una perdita di {{formatnum:900000}} uomini da giugno a agosto,<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. 6}}.</ref> l'Armata Rossa si fermò sulla Vistola e sul [[San (fiume)|San]]: anche le sue perdite erano state ingenti con quasi {{formatnum:500000}} morti.<ref name="J.House 1995" /> Stalin ora era interessato alla conquista del Baltico e a liberare le nazioni balcaniche.
 
Il 20 agosto, le forze sovietiche a sud dei [[Carpazi]] sferrarono la terza grande offensiva dell'estate 1944; una nuova manovra a tenaglia si chiuse rapidamente su tutto lo schieramento tedesco-rumeno il 24 agosto. L'[[offensiva Iași-Chișinău]] si concluse con un nuovo trionfo per Stalin, dopo la perdita di altri {{formatnum:200000}} soldati tedeschi<ref name="J.Erickson 1983" /> e il vuoto che si apriva per i carri armati sovietici. Il 23 agosto, la [[Romania]] abbandonò l'alleato germanico e le colonne sovietiche dilagarono senza incontrare resistenza e il 31 agosto i russi entrarono a [[Bucarest]]; il 9 settembre, la [[Bulgaria]], a cui l'URSS aveva dichiarato guerra il 5, passò al fianco degli Alleati e aprì le porte all'Armata Rossa. Solo l'[[Ungheria]] rimase alleata dei tedeschi, in particolare dopo il colpo di stato filo-nazista di [[Ferenc Szálasi]] del 15 ottobre. Le residue forze tedesche ripiegarono attraverso i Carpazi e cominciarono l'abbandono della [[Grecia]] e della [[Jugoslavia]]. [[Belgrado]] venne liberata dai carri armati sovietici provenienti dalla Bulgaria, insieme alle truppe di [[Josip Broz Tito|Tito]], il 14 ottobre.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Carell, ''Terra bruciata''}}; {{Cita|Werth 1968}}; {{Cita|Boffa 1979}}; {{Cita|Overy 1998}}; {{Cita|Ziemke 1971}}; {{Cita|Jacobsen & Rohwer 1974}}.</ref>
 
===== La guerra in Italia =====
{{Vedi anche|Campagna d'Italia (1943-1945)|Guerra civile in Italia (1943-1945)}}
Contemporaneamente all'invasione della Francia, gli Alleati [[Liberazione di Roma|conquistarono Roma]] il 4 giugno e, in poche settimane, il resto dell'[[Italia Centrale]]. In novembre, raggiunto l'importante obiettivo simbolico, obiettivo a cui gli inglesi molto tenevano, della liberazione di [[Forlì]], la cosiddetta "Città del Duce", le operazioni conobbero un rallentamento, dovuto all'arrivo dell'inverno, con il fronte che si assestava sulla [[Linea Gotica]].
 
===== La ripresa generale tedesca e l'offensiva delle Ardenne =====
{{vedi anche|Operazione Market Garden|Offensiva delle Ardenne|Campagna della Linea Sigfrido}}
Alla metà di settembre, la situazione del Terzo Reich sembrava disperata: ad ovest, dopo il crollo del fronte in Normandia, le colonne alleate progredirono rapidamente nelle pianure franco-belghe disperdendo i demoralizzati resti dell'esercito tedesco a ovest; in Italia le forze del feldmaresciallo [[Albert Kesselring]] ripiegavano verso nord, dopo aver perso tutta l'Italia centrale, cercando di attestarsi sulla Linea Gotica, apprestata per sbarrare agli Alleati l'accesso alla [[valle Padana]]; nell'aria i bombardamenti strategici, sempre più devastanti, provocavano enormi distruzioni e intralciavano la produzione bellica tedesca di armi e carburanti sintetici; a est, dove combatteva ancora il grosso della Wehrmacht, il fronte sembrava provvisoriamente stabilizzato sulla linea della [[Vistola]] e in Prussia Orientale, mentre il raggruppamento tedesco nel Baltico rischiava di essere completamente isolato; nei [[Balcani]], l'inarrestabile avanzata dell'Armata Rossa, con il conseguente cambio di alleanza di Romania e Bulgaria, progrediva verso le pianure ungheresi e metteva a rischio tutte le forze tedesche presenti in Jugoslavia e in Grecia.
 
Contro ogni previsione, tuttavia, a questo punto si assistette a una sorprendente ripresa tedesca autunnale su tutti i fronti, che avrebbe portato a nuove sanguinose battaglie e anche a un ultimo tentativo tedesco di controffensiva strategica. I fattori che resero possibile questa imprevista ripresa tedesca furono principalmente la spietata volontà di Hitler di continuare a battersi, di rastrellare tutte le risorse umane e materiali, di non rassegnarsi alla sconfitta,<ref name="D. Irving, 2001">{{Cita|Irving 2001}}.</ref> la capacità dell'esercito tedesco di ripiegare senza perdere la coesione e la combattività dei reparti, l'abilità dei comandanti tedeschi nelle improvvisazioni tattiche, alcuni errori alleati nella pianificazione operativa e logistica, l'esaurimento momentaneo delle risorse alleate in attesa della liberazione del porto di Anversa e la decisione di Stalin di dare priorità alle avanzate Balcaniche e nel Baltico.<ref>{{Cita|Hastings 2004}}; {{Cita|Wilmot 1953}}.</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J28477, Ardennenoffensive, Lagebesprechnung.jpg|thumb|Offensiva delle Ardenne: gli ufficiali tedeschi studiano le rotte di marcia]]
A ovest, gli Alleati, tentarono di portare a termine l'[[Operazione Market Garden]], uno attacco combinato terrestre e aviotrasportato, organizzato dal generale [[Bernard Law Montgomery]], per occupare in un sol colpo tutti i ponti strategici su i vari rami del [[Reno]]. Tuttavia, fallirono dopo l'aspra [[battaglia di Arnhem]],<ref>{{Cita|Ryan 2001}}.</ref> tra il 17 e il 25 settembre, e durante l'inverno si ridussero a operazioni limitate dirette alla completa liberazione del [[porto di Anversa]], a opera dei Canadesi, all'attacco alle fortificazioni della [[Linea Sigfrido]] che portò alle logoranti [[battaglia di Aquisgrana]], combattuta tra il 2 e il 21 ottobre, e della [[Battaglia della foresta di Hürtgen|foresta di Hürtgen]], alla liberazione, a opera di americani e francesi, di [[Alsazia]] e Lorena. I tedeschi persero altro terreno, ma nel complesso riuscirono a stabilizzare solidamente il fronte occidentale, infliggendo dure perdite agli alleati (''miracolo dell'ovest'').<ref>{{Cita|Hastings 2004}}; {{Cita|Liddell Hart 1996}}; {{Cita|Wilmot 1953}}.</ref>
 
In Italia, il feldmaresciallo Kesselring, con la sua consumata abilità tattica, contenne sulla Linea Gotica, l'avanzata alleata, indebolita da notevoli prelevamenti di truppe a favore del fronte occidentale; alcuni ulteriori tentativi offensivi alleati ottennero solo mediocri successi locali, come la [[battaglia di Rimini]], terminata il 21 settembre dopo un mese di scontri.<ref>{{Cita|Morris 1993}}.</ref>
 
A est, dove rimaneva oltre il 60% delle forze della Wehrmacht, l'offensiva sovietica nei paesi Baltici venne duramente contrastata. [[Riga]] cadde il 13 ottobre e solo il 15 ottobre, al secondo tentativo, le forze corazzate sovietiche raggiunsero la costa a [[Klaipėda|Memel]], isolando tutto il raggruppamento tedesco settentrionale.<ref name="J.Erickson 1983"/> Queste forze però continuarono a battersi, rifornite via mare, e ripiegarono progressivamente in [[Curlandia]] dove sarebbero rimaste asserragliate fino alla fine della guerra. In Prussia orientale un primo attacco sovietico venne respinto. Nei Balcani, con l'intervento di nuovi reparti corazzati e con l'aiuto del governo fantoccio ungherese, Hitler organizzò un'aspra difesa nelle pianure ungheresi. Le forze sovietiche, esauste, subirono in questa regione numerosi scacchi a opera dei panzer nella [[battaglia di Debrecen]], tra il 6 e il 29 ottobre. Dopo aver raggruppato le forze, e con l'afflusso delle armate provenienti da Belgrado, i russi ripresero l'offensiva e riuscirono, dopo nuovi scontri tra carri armati, ad avvicinarsi alla capitale ungherese, dove sarebbe stata combattuta fino al febbraio [[1945]] la lunga e durissima [[battaglia di Budapest]].<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Ziemke 1995}}.</ref>
 
[[File:101st Airborne troops move out of Bastogne.jpg|thumb|left|[[Paracadutista|Paracadutisti]] americani della [[101ª Divisione Aviotrasportata]] in ricognizione nei pressi del villaggio di [[Bastogne]] durante l'offensiva delle Ardenne]]
Il 16 dicembre, l'esercito tedesco sferrò l'Operazione Herbstnebel, segnando l'inizio dell'[[offensiva delle Ardenne]], il disperato tentativo di Hitler di ottenere una clamorosa vittoria a ovest, abbattere il morale angloamericano e ribaltare la situazione strategica.<ref>{{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|Kershaw 2001}}.</ref> L'attacco, sferrato da tre armate e oltre {{formatnum:1000}} carri armati,<ref>{{Cita|Pallud 1984}}; {{Cita|Wilmot 1953}}.</ref> colse di sorpresa i comandi alleati, convinti dell'impossibilità di una nuova offensiva tedesca,<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}.</ref> e provocò confusione e anche cedimenti tra le truppe americane attaccate. Alcune colonne corazzate tedesche penetrarono in profondità, superando i deboli sbarramenti americani, [[Avanzata tedesca su Bastogne|dirigendosi verso di Bastogne]]. I panzer di testa, rallentati dalle intemperie climatiche che avevano anche impedito l'intervento dell'aviazione alleata e dal terreno boscoso, il 24 dicembre giunsero in vista della [[Mosa (fiume)|Mosa]].<ref>{{Cita|Hastings 2004}}; {{Cita|Wilmot 1953}}; {{Cita|Liddell Hart 1995}}.</ref> Tuttavia, grazie alla coraggiosa resistenza di alcuni reparti americani e alla scarsità di rifornimenti tedeschi, in particolar modo di carburante, gli Alleati poterono rompere l'[[assedio di Bastogne]] e chiudere la breccia, tornando alle posizioni iniziali ad inizio 1945. A metà gennaio la battaglia, sanguinosa per entrambe le parti, con circa {{formatnum:80000}} perdite ciascuna,<ref>{{Cita|Pallud 1984}}.</ref> era finita. Essa segnava la fine delle ultime speranze di Hitler di ottenere una pace separata con le Potenze occidentali.
 
==== 1945 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1945)}}
===== L'offensiva sovietica sul fronte orientale =====
{{vedi anche|Assedio di Budapest|Operazione Vistola-Oder|Battaglia di Kielce (1945)|Battaglia di Königsberg}}
Nell'inverno 1944-1945, in [[Ungheria]] continuavano i duri scontri tra tedeschi e sovietici, i primi con l'aiuto di reparti dell'esercito ungherese, i secondi appoggiati dai contingenti rumeni. Le colonne meccanizzate sovietiche, a cavallo del [[Danubio]], vincendo diversi scontri tra unità corazzate, il 27 dicembre chiusero le tenaglie, accerchiando completamente [[Budapest]] e le cospicue forze tedesche e ungheresi poste a difesa della capitale magiara.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Ziemke 1984}}.</ref> Ben lontano dal rinunciare, Hitler, mentre dirigeva le operazioni nelle Ardenne, cercò in tutti i modi di sbloccare la città, facendo affluire nuove forze tedesche. Dopo nuovi aspri scontri, con notevoli difficoltà e perdite per i sovietici, alla fine di gennaio i tedeschi dovettero rinunciare a Budapest. Nel frattempo, dentro la città, stava infuriando una battaglia urbana, analoga per ferocia a quella di Stalingrado, tra le truppe di [[Waffen-SS]] e le truppe d'assalto sovietiche. Fu una battaglia durissima combattuta fanaticamente, le perdite furono ingentissime per tutte e due le parti, le devastazioni della città altrettanto enormi. [[Pest]] cadde il 18 gennaio ma la città vecchia di [[Buda]] resistette ancora più accanitamente. Infine, le residue truppe tedesche e ungheresi si arresero il 13 febbraio [[1945]].<ref>{{Cita|Erickson 1983}}.</ref> I sovietici vinsero causando tra i tedeschi e gli ungheresi {{formatnum:50000}} morti e ottenendo {{formatnum:138000}} prigionieri tra novembre e febbraio,<ref name="J.Erickson 1983"/> mentre le perdite sovietiche erano state molto più pesanti, con {{formatnum:320000}} vittime in tutta la campagna ungherese.<ref name="J.House 1995"/>
 
Mentre infuriavano i combattimenti per le strade di Budapest, le enormi forze sovietiche ammassate più a nord, sulla [[Vistola]] e in [[Prussia Orientale]], avevano già ottenuto una schiacciante vittoria e stavano marciando, apparentemente inarrestabili, su [[Berlino]]. L'ultima grande offensiva invernale dell'Armata Rossa era cominciata il 12 gennaio, forse in anticipo sui piani per ordine di Stalin, sollecitato da Churchill il 6 gennaio affinché cominciasse una nuova offensiva per alleggerire gli Alleati, in difficoltà sul fronte occidentale.<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 6}}; {{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}.</ref> A partire dalle teste di ponte sulla Vistola di Baranow e [[Sandomir]], una vera valanga di uomini, {{formatnum:32000}} cannoni, {{formatnum:6400}} carri armati e {{formatnum:4800}} aerei<ref>{{Cita|Bauer 1971}}; {{Cita|Werth 1966}}.</ref> si abbatterono sulle difese tedesche recentemente indebolite da Hitler, ingannato sulle intenzioni sovietiche,<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Kershaw 2001}}.</ref> con trasferimenti di truppe in Ungheria. Le prime linee sulla Vistola vennero rapidamente travolte, [[Varsavia]] cadde senza combattere, le riserve corazzate tedesche, schierate troppo vicine alla prima linea, vennero distrutte nella [[Battaglia di Kielce (1945)|battaglia di Kielce]] dai corpi meccanizzati del maresciallo [[Ivan Konev|Konev]].<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Read & Fisher 1995}}; {{Cita|Boffa 1979|parte II}}.</ref>
 
Un enorme vuoto si aprì davanti alle colonne dei marescialli [[Georgij Konstantinovič Žukov|Žukov]] e Konev, che si lanciarono rapidamente in profondità aggirando i capisaldi di resistenza tedeschi di [[Breslavia]] e [[Poznań|Posen]], difesi dai tedeschi secondo la tecnica dei "frangiflutti" (''wellenbrecher'') ideata da Hitler.<ref name="D. Irving, 2001"/> L'avanzata in [[Polonia]] fu rapidissima infatti il 17 gennaio venne raggiunta [[Częstochowa]], il 19 [[Łódź]] e [[Cracovia]], il 28 gennaio [[Katowice]] e il bacino industriale della [[Slesia]] cadde intatto in mano dei sovietici, come sperava lo stesso Stalin.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Read & Fisher 1995}}.</ref> Alla fine di gennaio l'Armata Rossa raggiunse, dopo un'avanzata forsennata, il fiume [[Oder]], l'ultima protezione naturale di [[Berlino]], e costituiva subito teste di ponte sulla riva occidentale a [[Küstrin]] e a [[Opole]]. La capitale tedesca era distante appena 80&nbsp;km e i tedeschi avevano perso quasi {{formatnum:400000}} uomini in un mese;<ref name="E.Bauer 1971">{{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}.</ref> il paese era devastato, i civili avevano abbandonato in massa i territori invasi della [[Pomerania]], della [[Prussia]] e della Slesia, mentre i soldati sovietici si abbandonavano spesso al saccheggio e alla vendetta sulle popolazioni.<ref>{{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}; {{Cita|Erickson 1983}}.</ref>
 
Molto più combattuta fu la battaglia per la Prussia Orientale, attaccata dal 13 gennaio. I tedeschi, che la ritenevano suolo patrio, si batterono con abilità e efficacia, sfruttando il terreno boscoso e le solide fortificazioni. I russi dovettero impegnarsi in estenuanti e sanguinosi attacchi frontali, impiegando in quantità l'artiglieria pesante.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Boffa 1979|parte II}}; {{Cita|Werth 1966}}.</ref> Tuttavia, le colonne corazzate sovietiche raggiunsero la costa baltica presso [[Malbork|Marienburg]] il 27 gennaio, ma i tedeschi contrattaccarono e una parte delle truppe riuscì a ripiegare in Pomerania.<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}; {{Cita|Beevor 2002}}.</ref> Le superstiti navi da guerra della [[Kriegsmarine]] intervennero con le loro artiglierie in aiuto delle truppe di terra e inoltre eseguirono numerose evacuazioni di reparti militari e soprattutto di civili in fuga davanti alla devastazione russa.<ref name=BauerErickson>{{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}; {{Cita|Erickson 1983}}.</ref> La lotta si prolungò fino ad aprile; progressivamente le forze tedesche vennero frammentate e distrutte dopo al prezzo di {{formatnum:585000}} perdite russe.<ref name="J.House 1995"/> La poderosa fortezza di [[Königsberg]] venne attaccata a partire dal 1º aprile dalle forze sovietiche, guidate personalmente dal maresciallo [[Aleksandr Michajlovič Vasilevskij|Vasilevsky]] e conquistata il 9 aprile, grazie all'impiego in massa dell'artiglieria pesante e di grandi rinforzi di aviazione causando {{formatnum:150000}} perdite tra i tedeschi.<ref name="J.Erickson 1983"/><ref name=BauerErickson /> Piccoli nuclei di resistenza tedeschi rimasero attivi nella regione del [[Frisches Haff]] fino alla capitolazione del [[Terzo Reich]].
 
Mentre si prolungava la battaglia in Prussia Orientale, le forze russe giunte all'Oder avevano interrotto, in febbraio, la loro avanzata verso Berlino. Questa inattesa tregua fu causata dalla costituire di un nuovo fronte difensivo con i resti delle forze sconfitte e con l'afflusso di circa 20-25 divisioni da ovest e dall'Italia, dall'esaurimento e dalle difficoltà logistiche delle forze sovietiche in avanzata per 600&nbsp;km, dalla decisione di Stalin, impegnato in quel momento nella [[conferenza di Jalta]],<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Churchill 1948|vol. 6}}; {{Cita|Boffa 1979|parte II}}; {{Cita libro|autore=G. Vitali|titolo=Franklin D. Roosevelt|editore=Mursia|anno=1991}}</ref> di non rischiare un balzo immediato su Berlino temendo di esporre i fianchi delle avanguardie. Durante febbraio e marzo, quindi, l'Armata Rossa si impegnò nel rastrellamento delle sacche di resistenza rimaste nelle retrovie, che si batterono duramente, e nella sconfitta delle forze nemiche in Pomerania e in Slesia, in preparazione dell'ultima grande battaglia di Berlino.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Werth 1966}}; {{Cita|Boffa 1979|parte II}}.</ref>
 
===== Il crollo del fronte occidentale =====
Dopo la [[battaglia delle Ardenne]] e il crollo della linea della [[Vistola]], con il conseguente trasferimento di numerose divisioni tedesche verso il fronte orientale, l'esercito tedesco a ovest era ormai in netta inferiorità numerica e materiale nei confronti delle forze alleate, continuamente potenziate dall'afflusso di nuovi reparti da oltre oceano.<ref>{{Cita|Wilmot 1953}}; {{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}.</ref> Dopo una fase di riorganizzazione e pianificazione, e anche di scontri tra i vertici inglesi e americani sulle priorità strategico-operative,<ref>{{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}; {{Cita|Hastings 2004}}.</ref> gli alleati poterono quindi ricominciare l'offensiva, a partire dall'8 febbraio, per superare la Linea Sigfrido e conquistare tutto il territorio tedesco a ovest del fiume [[Reno]]. I tedeschi combatterono ancora con tenacia, ma la superiorità aerea e terrestre alleata era troppo evidente. Dopo aspri scontri le truppe tedesche cercarono di ripiegare oltre il Reno. Il 6 marzo, gli americani entrarono a [[Colonia (Germania)|Colonia]] e sfruttando la crescente confusione tra le file del nemico, il 7 marzo, con un colpo di mano si impadronivano del grande ponte sul Reno di [[Remagen]], costituendo una prima testa di ponte ad est del fiume.<ref name="M. Hastings, 1953">{{Cita|Hastings 2004}}; {{Cita|Wilmot 1953}}.</ref> Nel frattempo, altri reparti americani penetrarono in Germania più a sud. Il 21 marzo occuparono [[Magonza]] e il 23 superarono anch'essi a sorpresa il Reno a [[Oppenheim]], organizzando una seconda testa di ponte. La resistenza tedesca dava segni di collasso, con {{formatnum:280000}} soldati arresisi dall'8 febbraio al 23 marzo,<ref name="E.Bauer 1971" /> con la linea del Reno intaccata e il morale dei soldati in calo.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 173-0422, Remagen, beschädigte Brücke.jpg|thumb|Le truppe americane al ponte di Remagen]]
Il 23 marzo, anche gli inglesi superarono il Reno a [[Wesel]], con una mastodontica operazione aereo-terrestre.<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 6}}.</ref> A questo punto il fronte tedesco ad ovest cedette definitivamente; il raggruppamento centrale venne accerchiato il 2 aprile nella [[sacca della Ruhr]] dalle veloci colonne americane sbucate dalle teste di ponte. La resistenza nella sacca fu debole e cessò già il 21 aprile con {{formatnum:325000}} uomini fatti prigionieri prigionieri.<ref name="E.Bauer 1971" /> Con poche perdite, i mezzi corazzati alleati poterono dilagare nella Germania occidentale, sfruttando anche l'eccellente rete autostradale tedesca, contrastati solo da una sporadica resistenza di alcuni reparti di [[Waffen-SS]] e della ''[[Hitlerjugend]]''. Il grosso dei tedeschi si arrese o ripiegò, in rotta.<ref name="M. Hastings, 1953"/>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1971-052-27, Rheinland, Deutsche Kriegsgefangene.jpg|thumb|left|I soldati tedeschi arresisi nella sacca della Ruhr]]
Mentre gli anglo-canadesi puntavano su [[Brema]] e [[Amburgo]], raggiunta il 2 maggio, per anticipare i russi in [[Danimarca]], le unità americane al centro, con quasi {{formatnum:4000}} carri armati,<ref name="E.Bauer 1971" /> puntarono verso il [[Elba (fiume)|fiume Elba]]. Il 10 aprile, raggiunsero [[Hannover]], il 14 cadde [[Lipsia]]; il 13 aprile costituirono una prima testa di ponte sul fiume vicino a [[Magdeburgo]], a 120&nbsp;km da Berlino. In questa zona, alcune divisioni tedesche opposero resistenza e bloccarono l'avanzata americana; del resto, secondo le disposizioni di [[Eisenhower]], la linea dell'Elba doveva costituire il limite massimo d'avanzata alleata su cui si doveva incontrare i russi.<ref>{{Cita|Hastings 2004}}; {{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Read & Fisher 1995}}.</ref> Più a sud, le colonne del generale [[George Patton]] avanzarono in [[Sassonia]] e [[Baviera]], in direzione dell'[[Austria]], mentre altre forze americane e francesi penetrarono in Baviera, dove il 19 aprile cadde [[Norimberga]] e il 2 maggio [[Monaco di Baviera|Monaco]], alla ricerca di un inesistente ''Ridotto nazista alpino'' in cui, secondo l'intelligence alleata, Hitler e i suoi fedelissimi avrebbero dovuto opporre l'ultima resistenza.<ref>{{Cita|Hastings 2004}}; {{Cita|Wilmot 1953}}; {{Cita|Bauer 1971|vol. 7}}.</ref> In realtà, l'esercito tedesco ad ovest aveva ormai cessato di combattere; milioni di soldati si consegnarono spontaneamente agli alleati per non cadere in mano ai sovietici. Durante la loro avanzata, gli alleati liberarono diversi [[campi di concentramento]] e [[Campo di sterminio|di sterminio]] nazisti, che svelarono pienamente il [[Soluzione finale della questione ebraica|piano di sterminio]] del Terzo Reich; inoltre, già il 27 gennaio le truppe sovietiche erano entrate nel campo di [[Auschwitz]] in Polonia. Il primo collegamento, molto amichevole, tra russi e americani avvenne a [[Torgau]], sul fiume Elba, il 25 aprile.
 
La capitolazione tedesca a ovest venne firmata ufficialmente da [[Alfred Jodl]] il 7 maggio, a [[Reims]], alla presenza del generale Eisenhower, [[Comandante supremo delle forze alleate]].
 
===== La battaglia di Berlino e la fine del Terzo Reich =====
{{vedi anche|Battaglia di Berlino|Offensiva di Praga}}
Fino all'ultimo, [[Hitler]], ormai disperato e quasi farneticante, pianificò fantomatiche offensive e proclamò propositi di resistenza a oltranza,<ref>{{Cita libro|autore=E. Bauer|autore2=Col. Rémy|titolo=La chute d'Hitler et de Mussolini|isbn=978-28-809-7110-6|editore=Christophe Colomb|anno=1984|lingua=fr}}</ref> utilizzando i miseri resti delle armate sconfitte, anziani e giovanissimi del ''[[Volkssturm]]'' e divisioni "fantasma", create frettolosamente con nomi altisonanti e pochi mezzi. Ancora il 6 marzo, le divisioni corazzate Waffen-SS, ritirate dalle Ardenne, sferrarono un'ultima offensiva in Ungheria nella zona del lago [[Balaton]]. Dopo duri scontri le forze sovietiche contenettero l'attacco e passarono alla controffensiva il 16 marzo. Ormai in disfacimento, le armate tedesche ripiegavano per difendere [[Vienna]] ma le colonne russe proseguirono superando tutti gli sbarramenti. Vienna cadde il 13 aprile dopo alcuni duri scontri in città e i russi si incontrarono il 4 maggio con gli americani provenienti da ovest nella regione di [[Linz]].<ref name="J.Erickson 1983"/>
 
[[File:News. V.E. Day BAnQ P48S1P12270.jpg|thumb|''Montreal Daily Star'': "Germany Quit" ossia "La Germania Chiude", 7 maggio 1945]]
[[File:Bundesarchiv Bild 183-R83900, Kapitulation der deutschen Wehrmacht.jpg|thumb|Il maresciallo Žukov firma il documento di resa della Germania l'8 maggio 1945]]
Il 16 aprile 1945, l'Armata Rossa sferrò la sua ultima offensiva generale con obiettivo Berlino, L'attacco venne sferrato in gran fretta sotto la pressione di Stalin; di fronte al crollo del fronte occidentale, ai segni evidenti di dissoluzione della resistenza a ovest e alla rapidità dell'avanzata alleata, c'era il rischio che gli Alleati occidentali precedessero i russi a Berlino.<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 6}}; {{Cita|Boffa 1979|parte II}}.</ref> Al contrario, la resistenza tedesca sul fronte est si stava rafforzando, con l'afflusso di rinforzi terrestri e aerei dagli altri fronti, e le truppe nemiche erano intenzionate a battersi fino all'ultimo per difendere la capitale e il Führer, ma anche per salvaguardare la popolazione civile e guadagnare tempo in attesa dell'arrivo angloamericano da ovest.<ref>{{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Read & Fisher 1995}}.</ref>
 
Le forze sovietiche, agli ordini dei marescialli [[Georgij Konstantinovič Žukov|Žukov]] e [[Ivan Stepanovič Konev|Konev]], erano imponenti e nettamente superiori a quelle nemiche, ma inizialmente venne impiegata male e confusamente. Le perdite, di fronte alle difese fortificate tedesche, furono altissime e lo sfondamento decisivo, ottenuto con la forza bruta di migliaia di carri armati impiegati in massa, fu ottenuto solo il 20 aprile.<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Beevor 2002}}.</ref> Dopo queste difficoltà iniziali, la velocità dell'avanzata aumentò; in campo aperto le armate corazzate sovietiche superarono tutti gli ostacoli e manovrarono per accerchiare la capitale; il 25 aprile cominciò la [[battaglia di Berlino]]. Hitler, ormai rassegnato e deciso a terminare la sua vita e quella del Terzo Reich con un vero "Crepuscolo degli Dei" nibelungico,<ref>{{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|Kershaw 2001}}.</ref> decise di rimanere in città e di organizzare la difesa, contando su reparti raccogliticci di Waffen-SS straniere, resti di ''Panzer-Division'' disciolte e truppe del ''Volkssturm'' e della ''Hitlerjugend''. La battaglia casa per casa fu durissima e sanguinosa, i sovietici avanzarono passo passo da tutte le direzioni lentamente e a costo di pesanti perdite. Dall'esterno, alcuni tentativi di soccorrere Berlino da parte delle modeste forze dei generali Wenck e Steiner fallirono; il cerchio di ferro sovietico era impenetrabile. Sempre il 25 aprile, l'Armata Rossa si congiungeva a [[Torgau]] sull'Elba con l'esercito americano arrivato sul fiume il 13 aprile.
 
La battaglia finale nel centro di Berlino terminò il 2 maggio con la resa della guarnigione. Hitler si era suicidato già il 30 aprile dopo aver sposato il 29 [[Eva Braun]].<ref>{{Cita|Erickson 1983}}; {{Cita|Beevor 2002}}; {{Cita|Irving 2001}}; {{Cita|Shirer 1990}}; {{Cita|Kershaw 2001}}; {{Cita|Bullock 2004}}.</ref> I sovietici avevano così concluso vittoriosamente, dopo grandi sacrifici, la "Grande Guerra Patriottica". Solo nell'ultima battaglia persero {{formatnum:135000}} uomini<ref name="J.House 1995"/> mentre le perdite tedesche furono di {{formatnum:400000}} tra morti e feriti e {{formatnum:450000}} prigionieri.<ref name="J.House 1995"/>
 
L'ultima manovra sovietica in Europa fu l'[[offensiva di Praga]], insorta contro i tedeschi il 5 maggio, organizzata da Stalin anche per anticipare l'arrivo degli americani. Le colonne corazzate russe si diressero su [[Dresda]], superandola e arrivando nella capitale cecoslovacca il 9 maggio.<ref name="J.Erickson 1983"/> Sul Baltico le forze sovietiche si erano già congiunte con le truppe inglesi provenienti dallo [[Schleswig-Holstein]], dove si era rifugiato l'ultimo governo del Reich guidato, secondo le disposizioni testamentarie di Hitler, dall'ammiraglio [[Karl Dönitz]].
 
La notte dell'8 maggio, al quartier generale del maresciallo Žukov a Berlino, alla presenza dei rappresentanti alleati [[Carl Andrew Spaatz]], [[Arthur Tedder]] e [[Jean de Lattre de Tassigny]], il feldmaresciallo [[Wilhelm Keitel]] firmò il documento di resa incondizionata della Germania. Per volontà di Stalin, volendo egli sottolineare il ruolo preponderante dell'Unione Sovietica nella vittoria, i rappresentanti del Reich dovettero ripetere davanti ai russi la resa già firmata il 7 maggio al quartier generale di Eisenhower a Reims.
 
=== Teatro del Pacifico e asiatico ===
{{Vedi anche|Guerra del Pacifico (1941-1945)}}
==== Premesse ====
{{Vedi anche|Seconda guerra sino-giapponese|Patto tripartito}}
L'[[Impero giapponese]] aveva [[Seconda guerra sino-giapponese|invaso la Cina]] nel 1937, prima che la seconda guerra mondiale cominciasse. L'avanzata delle truppe nipponiche aveva costretto l'esercito nazionalista del [[Kuomintang]] di [[Chiang Kai-shek]] e l'[[Armata Rossa Cinese]] di [[Mao Zedong]] a una tregua di fatto nella [[Guerra civile cinese|guerra civile]] per costituire un fronte unito che, pur reso labile dalla mancata collaborazione tra le due fazioni, si oppose all'invasione. Fu in quegli anni che l'ondata di [[nazionalismo]] che aveva cominciato a scuotere il Giappone a cavallo degli [[Anni 1930|anni trenta]] raggiunse il suo apice: dopo le dimissioni da Primo ministro nel luglio del 1940 di [[Mitsumasa Yonai]], contrario all'alleanza con Germania e Italia, l'incarico venne affidato al nazionalista moderato [[Fumimaro Konoe]]; questi nominò Ministro degli esteri il radicale [[Yōsuke Matsuoka]], fautore dell'entrata in guerra del paese, che precedentemente aveva elaborato i piani per la realizzazione della "[[Sfera di co-prosperità della Grande Asia orientale]]", un progetto che voleva l'Impero giapponese padrone assoluto dell'Unione dell'Asia orientale, composta da paesi alleati od occupati militarmente.
 
Tra il 24 e il 26 settembre 1940, il Giappone, approfittando dei successi della Germania, occupò con il consenso forzato della [[Governo di Vichy|Francia di Vichy]] (erede della [[Terza Repubblica francese]] sconfitta nel giugno 1940) il nord della colonia dell'[[Indocina]]: il Giappone si assicurò un territorio dal quale avrebbe potuto lanciare operazioni militari contro la "[[Strada della Birmania (seconda guerra mondiale)|strada della Birmania]]", l'unica via terrestre dalla quale Chiang Kai-Shek riceveva armi, munizioni e rifornimenti dagli Stati Uniti e dall'impero britannico.<ref>{{Cita|Weinberg 2007}}.</ref> Il giorno seguente il Primo ministro Konoe siglò il Patto Tripartito con Germania e Italia: la forza principale che spinse alla stipula furono i radicali nazionalisti, rappresentati dal Ministro degli esteri Matsuoka, che voleva così assicurare al Giappone un ruolo di primo piano nella nuova ripartizione delle colonie in Asia. Per la frazione moderata di Konoe, il patto rappresentava soprattutto una forma di assicurazione alla politica giapponese in Cina, osteggiata dagli Stati Uniti e dall'URSS.
 
Il Ministro degli esteri Matsuoka incontrò Hitler nel marzo 1941, che sollecitò una spinta offensiva giapponese verso sud contro le potenze occidentali, ma non informò il diplomatico dei progetti tedeschi di offensiva generale contro l'Unione Sovietica. Matsuoka, ignaro dei piani tedeschi, il 13 aprile firmò a Mosca il [[Patto nippo-sovietico di non aggressione]], che riduceva la pressione sovietica sulla Manciuria e liberava le forze di Tokyo per le manovre verso sud.<ref>{{cita|Herde 1986|pp. 27-29, 43-56}}.</ref> Nella prima metà del 1941, gli Stati Uniti, pur rafforzando il sostegno alla Cina, si concentrarono principalmente sulla guerra in Europa e in Atlantico, incrementando gli aiuti al Regno Unito sulla base della [[Lend-Lease|Legge Affitti e Prestiti]] dell'11 marzo 1941 e del fatto che la Germania era l'unico nemico dei britannici. L'inizio dell'[[Operazione Barbarossa]], il 22 giugno 1941, provocò una svolta della situazione generale e impose scelte decisive sia alla dirigenza americana sia a quella giapponese.<ref>{{cita|Herde 1986|pp. 99-101}}.</ref> Il governo Konoe scelse di non intervenire nella guerra tedesco-sovietica, ma di estendere il dominio giapponese a sud per acquisire importanti materie prime strategiche e isolare completamente la Cina;<ref>{{cita|Smith 2009|p. 24}}.</ref> fu inoltre messa in minoranza la fazione radicale guidata da Matsuoka, favorevole all'intervento in Estremo oriente contro i sovietici.<ref>{{cita|Herde 1986|pp. 103-111}}.</ref> Il Ministro degli esteri venne poi destituito il 16 luglio e il 21 luglio Konoe formò un nuovo gabinetto con il generale [[Hideki Tōjō]] come Ministro della guerra. Il 24 luglio, truppe giapponesi cominciarono a penetrare in [[Cocincina]] (Indocina meridionale), occupando la [[baia di Cam Ranh]] e [[Ho Chi Minh (città)|Saigon]].<ref>{{cita|Herde 1986|pp. 119-132}}.</ref>
 
Gli Stati Uniti reagirono subito all'occupazione dell'Indocina<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=H. Irvine Jr.|autore2=Anderson|titolo=The 1941 De Facto Embargo on Oil to Japan: A Bureaucratic Reflex|rivista=The Pacific Historical Review|numero=nº 44|anno=1975|pagina=201}}</ref> imponendo l'embargo petrolifero al Giappone, imitati nei giorni successivi dal Regno Unito e dal governo olandese in esilio, di cui l'Indonesia era una colonia.<ref>{{Cita libro|titolo=Kaigun: Strategy, Tactics, and Technology in the Imperial Japanese Navy|autore=Peattie, Mark R. e Evans, David C.|editore=Naval Institute Press|data=1997|pagina=456|isbn=0-87021-192-7}}</ref> Tali sanzioni furono viste come un'indiretta dichiarazione di guerra dal governo di Tokyo, costretto a scegliere se abbandonare le ambizioni in Asia e la guerra in Cina o procurarsi i carburanti con l'uso della forza.<ref>{{Cita libro|autore=Lightbody, Bradley|titolo=The Second World War: Ambitions to Nemesis|data=2004|editore=Routledge|isbn=0-415-22404-7|pagina=125}}</ref> Dopo mesi di inutili trattative per assicurarsi la neutralità di Washington, trovandosi a corto di carburante per via dell'embargo e rischiando di trovarsi con la flotta bloccata, il governo moderato di Konoe cadde il 18 ottobre: il nuovo gabinetto fu presieduto dal generale Tōjō, che mantenne anche la carica di Ministro della guerra e fu nominato anche Ministro degli interni. Egli promosse un nuovo ciclo di trattative che però si rivelarono ancor una volta sterili.
 
==== 1941 ====
{{Vedi anche|Attacco di Pearl Harbor}}
[[File:The USS Arizona (BB-39) burning after the Japanese attack on Pearl Harbor - NARA 195617 - Edit.jpg|thumb|left|La {{nave|USS|Arizona|BB-39}} in fiamme]]
La fazione favorevole alla guerra ebbe così campo libero e l'offensiva giapponese scattò il 7 dicembre 1941 con il bombardamento della base navale statunitense di [[Pearl Harbor]], senza una preventiva [[dichiarazione di guerra]]. Il danno per la [[United States Pacific Fleet|Flotta del Pacifico]] fu grave, anche se le unità principali, le [[portaerei]], si trovavano al largo e non furono coinvolte. Immediata fu la risposta degli Stati Uniti, che il giorno dopo dichiararono guerra al Giappone: furono imitati dal Regno Unito, dalla [[Francia libera]] e dal governo [[Paesi Bassi|olandese]].
 
Le forze giapponesi invasero simultaneamente i possedimenti britannici in [[Malaysia]] e nel [[Borneo]] e le [[Filippine]], dov'erano presenti gli americani, con l'intenzione di conquistare poi i pozzi petroliferi delle Indie olandesi. Il 10 dicembre, venne distrutta la "Forza Z", una squadra navale britannica composta dalla corazzata {{nave|HMS|Prince of Wales|53|6}} e dall'incrociatore da battaglia {{nave|HMS|Repulse|1916|6}}, preda dell'[[Aviazione della Marina imperiale giapponese]]. Dopo il rapido crollo delle difese britanniche in Malesia, anche l'isola fortezza di [[Battaglia di Singapore|Singapore]], difesa da britannici, indiani e australiani, si arrese alle forze giapponesi provenienti via terra dalla penisola malese, il 15 febbraio 1942 dopo una breve resistenza. Oltre {{formatnum:130000}} prigionieri Alleati caddero in mano all'esercito giapponese, in quella che lo stesso Churchill definì la più umiliante sconfitta britannica e la più grande capitolazione inglese di tutti i tempi.<ref>{{Cita|Churchill 1948|vol. 4}}.</ref>
{{Multimedia|allineamento=destra|file=1941 Roosevelt speech pearlharbor p1.ogg|titolo=''Day of infamy''}}
 
==== 1942 ====
{{Vedi anche|Cronologia della seconda guerra mondiale (1942)}}
[[File:Cairo conference.jpg|upright=1.4|thumb|[[Conferenza del Cairo]] nel 1943: da sinistra, [[Chiang Kai-shek]], [[Franklin Delano Roosevelt]] e [[Winston Churchill]]]]
Nel 1942, i giapponesi completarono la conquista delle Filippine dopo una resistenza accanita, che si sarebbe conclusa con la [[marcia della morte di Bataan]]; anche Singapore, la Malesia e il Borneo caddero nelle mani dei giapponesi che arrivarono a minacciare la frontiera indiana e la strada che collega l'[[India]] alla [[Cina]], lungo la quale passavano i rifornimenti alleati. Nonostante anche l'[[Australia]] fosse stata minacciata e soggetta a una serie di attacchi aerei e di subacquei, gli Alleati raccolsero le forze per fronteggiare un'eventuale invasione e respingere la minaccia giapponese.
 
===== La battaglia del Mar dei Coralli e delle Midway =====
{{Vedi anche|Battaglia delle Midway|Battaglia del Mar dei Coralli}}
Durante il periodo di espansione, le forze giapponesi cominciarono anche a pressare gli Stati Uniti. L'obiettivo finale era far sbarcare una forza di invasione, dapprima nelle isole [[Hawaii]], e poi sul continente nordamericano, per allargare il perimetro difensivo della Sfera di co-prosperità della Grande Asia orientale. In questa ottica, le forze navali nipponiche dovevano vincere la flotta alleata nella [[battaglia del Mar dei Coralli]], che precedette la più importante [[battaglia delle Midway]], e che vide per la prima volta le forze navali giapponesi non riuscire a prevalere in modo definitivo su quelle alleate. Nella battaglia delle Midway, le forze giapponesi vennero invece duramente colpite dall'aviazione navale statunitense perdendo quattro portaerei contro una statunitense e soprattutto non riuscendo a conseguire l'obiettivo primario, la conquista dell'[[atollo di Midway]], che avrebbe portato le Hawaii nel raggio d'azione delle forze d'invasione nipponiche.
 
===== Isole Salomone Orientali, Guadalcanal e Santa Cruz =====
{{Vedi anche|Campagna di Guadalcanal}}
Se la battaglia delle Midway segnò la fine dell'avanzata giapponese, la [[campagna di Guadalcanal]] fu l'inizio dell'arretramento. Nel teatro delle [[Isole Salomone]] le forze alleate e quelle giapponesi si combatterono in terra e in mare, con vicende alterne ma che alla fine spostarono gli equilibri di forze in favore degli alleati, poiché essi avevano dalla loro parte risorse economiche e umane molto superiori a quelle nipponiche, e pertanto, a lungo andare, i giapponesi non riuscirono più a rimpiazzare le perdite di uomini e mezzi subite e soprattutto in termini di [[aviatori]] addestrati. Inoltre, la strategia dei "salti di rana" di [[Douglas MacArthur]] tagliò fuori, gradualmente, dall'industria bellica nipponica le aree ricche di [[materie prime]] come il Borneo.
 
=== Teatro balcanico ===
{{Vedi anche|Fronte jugoslavo (1941-1945)}}
[[File:Tito predaje zastavu Prvoj proleterskoj brigadi.jpg|thumb|upright=1.2|7 novembre 1942: [[Josip Broz Tito]] passa in rivista a [[Bosanski Petrovac]] i partigiani della [[1ª Brigata proletaria]]]]
La rapida e schiacciante vittoria delle potenze dell'Asse nei Balcani non segnò la fine della guerra in questo teatro operativo; al contrario già a partire dal giugno 1941 iniziò un movimento insurrezionale in [[Jugoslavia]] che mise subito in difficoltà gli occupanti; i tedeschi dopo la vittoria avevano lasciato solo poche forze in [[Serbia]] e contavano soprattutto nella collaborazione di formazioni locali di filo-nazisti, mentre il grosso delle truppe occupanti era fornito dagli italiani, che schierarono oltre 30 divisioni nei Balcani. L'insurrezione ebbe inizio in Serbia e [[Montenegro]] e nella prima fase fu condotta inseme dai [[partigiani jugoslavi|partigiani comunisti]] di [[Josip Broz Tito]] e dai [[cetnici]] nazionalisti di [[Draža Mihailović]]; la resistenza ottenne alcuni successi iniziali e costituì "zone libere" in Serbia e nei territorio dello [[Stato Indipendente di Croazia]], mentre la rivolta in Montenegro causò pesanti perdite agli italiani che rischiarono di essere costretti alla ritirata. Con l'afflusso di rinforzi, entro il 1941 gli italo-tedeschi ripresero il controllo della situazione in Serbia e Montenegro e inflissero pesanti perdite agli insorti che dovette disperdersi o fuggire.
 
[[File:Sutjeska povlačenje 1943.jpg|thumb|left|Partigiani jugoslavi in marcia durante la [[battaglia della Sutjeska]]]]
Da quel momento i partigiani jugoslavi di Tito continuarono la lotta contro l'occupante con la massima determinazione, riaccendendo la guerriglia in Montenegro, [[Sangiaccato]], [[Bosnia]], [[Dalmazia]], [[Slovenia]] e Croazia, mentre Mihailović, che godeva dell'appoggio del governo jugoslavo in esilio a Londra, decise di rompere con i comunisti e sospendere gli attacchi contro gli occupanti. Si sviluppò quindi in Jugoslavia una sanguinosa guerra civile tra partigiani e cetnici; questi ultimi ben presto entrarono in collaborazione con gli italiani di cui divennero utili ausiliari contro la resistenza.
 
Nonostante una serie di offensive italo-tedesche, all'inizio del 1942 i partigiani rimasero attivi e potenziarono le loro forze costituendo brigate e divisioni mobili. Tito, alla fine del 1942, organizzò una nuova "zona libera" in Bosnia centrale e costituì un vero esercito partigiano, l'[[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia]]. All'inizio del 1943, Hitler decise di concentrare nuove forze nei Balcani per distruggere definitivamente la resistenza nel timore di uno sbarco anglo-americano; vennero quindi sferrate a febbraio e maggio due grandi offensive con truppe tedesche, italiane, croate e cetniche. I partigiani furono in grado di resistere; la [[battaglia della Neretva]] si concluse con la pesante sconfitta di italiani e cetnici e con l'avanzata partigiana in [[Erzegovina]] e Montenegro, mentre nella [[battaglia della Sutjeska]] i partigiani di Tito, nonostante le fortissime perdite, sfuggirono all'accerchiamento e conclusero la ritirata tornando in Bosnia orientale. Da questo momento la resistenza partigiana si rafforzò; i britannici decisero di abbandonare i cetnici di Mihailović, dei quali era sempre più evidente la collaborazione con il nemico, e di aiutare i partigiani; anche l'Unione Sovietica iniziò a sua volta a sostenere materialmente le forze di Tito. Inoltre, dopo l'8 settembre 1943 e l'armistizio dell'Italia, i partigiani jugoslavi poterono impadronirsi di una parte delle armi, liberarono molti territori e accorparono nelle loro fila numerosi volontari italiani.
 
[[File:Partizani u Sarajevu 1945.jpg|thumb|upright=1.2|I partigiani jugoslavi del [[III Korpus]] entrano a [[Sarajevo]] il 6 aprile 1945]]
I tedeschi reagirono brutalmente alla defezione e inviarono nuove forze con le quali, entro la fine del 1943, riconquistarono gran parte dei territori, inflissero pesanti perdite ai partigiani jugoslavi e stabilizzarono temporaneamente la situazione. Nel 1944, la guerra ebbe una svolta anche nei Balcani; le ultime offensive tedesche per distruggere la resistenza e catturare o uccidere Tito fallirono e i partigiani guadagnarono terreno in Montenegro, Bosnia e Sangiaccato; nell'estate 1944, entrarono in Serbia in cooperazione con l'avanzata da est dell'Armata Rossa. I cetnici di Mihailović e i collaborazionisti di [[Milan Nedić]] furono sbaragliati, mentre i tedeschi iniziavano la ritirata strategica delle loro forze in Grecia e cercavano di difendere le loro posizioni in Jugoslavia. A ottobre, iniziò l'[[offensiva di Belgrado]] che fu vinta dai partigiani di Tito e dalle forze meccanizzate sovietiche; i tedeschi evacuarono Dalmazia, Montenegro e Serbia ma costituirono un fronte stabile sullo [[Sirmia|Srem]], in Bosnia e Erzegovina, che fermò l'avanzata partigiana per tutto l'inverno 1944-45. L'esercito titino era ormai divenuto, grazie all'aiuto britannico e sovietico, un vero esercito regolare con 800 000 combattenti uomini e donne, organizzati in quattro armate e circa 50 divisioni, con forze pesanti meccanizzate e squadriglie aeree. Nella primavera 1945, questo esercito fu in grado di partecipare autonomamente all'offensiva finale alleata contro le ultime posizioni tedesche. [[Operazione Sarajevo|Sarajevo venne liberata]] il 6 aprile, mentre il fronte dello Srem venne sfondato il 12 aprile e le divisioni partigiane entrarono a Zagabria il 9 maggio; fin dal 2 maggio 1945 altre forze mobili partigiane avevano raggiunto [[Trieste]] in anticipo sugli Alleati occidentali. Nella città ebbe subito inizio la repressione contro gli italiani ritenuti ostili al potere comunista e si accese il contrasto con le truppe britanniche. La guerra in Jugoslavia terminò solo il 15 maggio 1945, con la vittoria totale dei partigiani di Tito che arrivarono fino all'Austria meridionale; i residui gruppi avversari, cetnici, [[ustaša]] e nazionalisti sloveni, furono sommariamente eliminati nelle battaglie finali o nelle successive, brutali, repressioni.
 
=== Teatro del Mediterraneo e africano ===
[[File:Rommel with his aides.jpg|thumb|Rommel, la "volpe del deserto"]]
{{Vedi anche|Campagna del Nordafrica|Campagna dell'Africa Orientale Italiana|Battaglia del Mediterraneo}}
 
==== 1940 ====
La politica di guerra mussoliniana consisteva nella “guerra parallela", distinta da quella tedesca, con l'obiettivo di ottenere il più possibile, lasciando alla Germania ad affrontare i maggiori avversari.<ref name=GrDizEnc124>{{Cita|Grande Dizionario Enciclopedico|p. 124}}.</ref> Analogamente all'attacco alla Grecia, Mussolini aveva quindi ordinato l'[[Invasione italiana dell'Egitto|invasione dell'Egitto]], muovendo dalla [[Libia italiana]] il 13 settembre 1940 e arrivando fino a [[Sidi Barrani]], a circa 90&nbsp;km oltre il confine con l'Egitto.<ref>{{Cita libro|autore=Ian W. Walker|titolo=Iron Hulls, Iron Hearts: Mussolini's Elite Armoured Divisions in North Africa|editore=The Crowood Press|anno=2003|lingua=en}}</ref>
 
Le truppe italiane, sebbene molto superiori di numero, erano però mal comandate e scarsamente equipaggiate. In autunno una controffensiva condotta dal generale sir [[Archibald Wavell, I conte Wavell|Archibald Wavell]] con un [[Corpo d'armata]] di circa {{formatnum:30000}} uomini sbaragliò una forza di oltre {{formatnum:200000}} italiani, facendo decine di migliaia di prigionieri e avanzando in Libia fino al [[golfo della Sirte]], quindi ricacciando gli italiani oltre il loro punto di partenza e penetrando in [[Cirenaica]], conquistando prima [[Tobruch]] e poi [[Bengasi]].
 
==== 1941 ====
 
===== L'Africa orientale =====
Anche nell'[[Africa Orientale Italiana|Africa orientale]], "l'Impero d'Etiopia" fu rapidamente conquistato dagli inglesi, dopo un effimero successo italiano nella [[conquista di Cassala]] e nella [[Somalia britannica]], imprigionando [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo di Savoia-Aosta]] ed entrando ad [[Addis Abeba]] nel maggio del 1941. L'ultima piazzaforte italiana a cadere in mano inglese fu [[Gondar]], dopo una [[Battaglia di Gondar|strenua difesa]] da parte del colonnello [[Guglielmo Nasi]], il 27 novembre 1941.
 
===== Il Mar Mediterraneo =====
Per la [[Royal Navy]], la situazione nel Mediterraneo si fece difficile. Nonostante la brillante vittoria contro gli italiani presso [[Battaglia di Capo Matapan|Matapan]], il 27 marzo 1941, la ''[[Mediterranean Fleet]]'' subì pesanti perdite durante le operazioni d'evacuazione dalla Grecia. In autunno il [[sottomarino]] tedesco [[U-30]] fece colare a picco la corazzata ''[[HMS Barham (04)|Barham]]'' e in dicembre andarono perdute anche la ''[[HMS Valiant (02)|Valiant]]'' e la ''[[HMS Queen Elizabeth (00)|Queen Elizabeth]]'', a opera dei mezzi d'assalto della marina italiana. Nel corso dello stesso anno la ''Mediterranean Fleet'' aveva perduto la portaerei ''[[HMS Ark Royal (91)|Ark Royal]]'', l'incrociatore pesante ''[[HMS York (90)|York]]'', gli incrociatori ''[[HMS Gloucester (C62)|Gloucester]]'', ''[[HMS Calcutta (D82)|Calcutta]]'', ''[[HMS Neptune (20)|Neptune]]'', ''[[HMS Fiji (58)|Fiji]]'' e numerosi cacciatorpediniere e unità minori. Gravi danni avevano subito anche la corazzata ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'', silurata da aerei italiani, e le portaerei ''[[HMS Illustrious (R87)|Illustrious]]'' e ''[[HMS Formidable (R67)|Formidable]]'', gravemente danneggiate da bombardieri tedeschi.
 
Le difficoltà create dalle pesanti perdite non impedirono alla flotta britannica di infliggere a sua volta gravi danni al traffico di rifornimenti tra Italia e Libia. Per quanto duramente provata dai bombardamenti aerei, la piazzaforte di [[Malta]] rimase una pericolosa spina nel fianco dei rifornimenti italo-tedeschi. Alcuni dei soldati italiani vennero catturati e deportati dapprima in Egitto e successivamente nel [[campo di internamento di Zonderwater]] in [[Sudafrica]].<ref name="milhist2">{{Cita web|editore=Military History Journal|url=http://rapidttp.com/milhist/vol011jb.html|titolo=Italian Prisoners of War in South Africa 1941 - 1947|accesso=9 marzo 2008|lingua=en}}</ref>
 
===== La Libia =====
Con gli inglesi in Libia, Hitler credette fosse necessario sostenere l'alleato che da alcuni mesi non faceva che subire sconfitte<ref name=GrDizEnc124/> e decise di inviare in Africa due divisioni corazzate e due divisioni motorizzate inquadrate nell'[[Afrika Korps]], al comando di [[Erwin Rommel]]. Questi, in una lettera all'Alto Comando tedesco, il 2 marzo, scrisse: {{Citazione|Gli italiani sono ottimi camerati e valorosi soldati, se avessero i nostri mezzi potrebbero gareggiare con le nostre truppe. Ma la loro antiaerea risale alla guerra '15-'18, i fucili si chiamano "modello '91" perché risalgono al 1891 e i carri armati da 3 tonnellate sono semplicemente ridicoli.<ref>{{Cita libro|titolo=Immagini di Storia - Tobruk|pagina=44|editore=Italia Editrice|anno=1995}}</ref>}}
 
Con l'arrivo dei tedeschi, in Africa settentrionale la situazione si rovesciò a favore dell'Asse, che riconquistò la Cirenaica preparando una seconda invasione dell'Egitto. Il piano iniziale prevedeva di usare i paracadutisti per occupare l'isola di [[Cipro]] e il canale di [[Suez]] ma le numerose perdite tra i paracadutisti nell'invasione di Creta indussero Hitler a rinunciare e avanzare verso Suez via terra.<ref>{{Cita libro|titolo=La Seconda Guerra Mondiale, immagini dal fronte|autore=David Boyle|pagina=113|editore=Edizioni White Star|anno=1999}}</ref>
 
Nei primi mesi del [[1941]] le prime forze tedesche comandate da [[Erwin Rommel]] sbarcarono in Libia. Il generale tedesco assunse il comando delle operazioni sul campo, mentre il comando supremo, piuttosto pavido e indeciso, rimase ai generali italiani. La controffensiva italo-tedesca portò a controllare nuovamente la Cirenaica, eccettuata la città di Tobruch, che rimase in mano britannica e sotto assedio. In compenso, nel giugno 1941 le forze alleate invasero la [[Siria]] e il [[Libano]], occupando [[Damasco]] il 17 giugno e prevenendo una penetrazione italo-tedesca in Siria. Allo stesso modo le forze britanniche presero il controllo dell'[[Iraq]] e congiuntamente con l'[[Armata Rossa]] (l'Unione Sovietica era stata attaccata il 22 giugno), invasero l'[[Iran]]. Entrambi i Paesi erano fonti petrolifere irrinunciabili.
 
L'[[Deutsches Afrikakorps|Afrikakorps]] di Rommel avanzò rapidamente a est, portando l'assedio al vitale porto di [[Tobruch]]. Le truppe, principalmente australiane, che difendevano la città, resistettero finché vennero rilevate, ma una rinnovata offensiva dell'Asse portò alla cattura della città e spinse indietro l'Ottava Armata Britannica fino alla linea di [[El Alamein]].
 
==== 1942 ====
In Africa settentrionale le forze italo-tedesche avevano ripreso l'iniziativa ricacciando gli inglesi dalla Libia e penetrando in Egitto. Rommel si vedeva aperta la strada verso [[Il Cairo]] e fece balenare a Hitler la possibilità di raggiungere il [[Canale di Suez]] entro l'autunno. L'estate del 1942 fu l'ultimo periodo di espansione tedesca, con la conquista del Caucaso in Unione Sovietica e la corsa di Rommel verso Suez, ciò che per pochi mesi aveva dato l'illusione di un'unica e gigantesca manovra a tenaglia dalla Russia all'Egitto.
 
La [[prima battaglia di El Alamein]] ebbe luogo tra il 1º luglio e il 27 luglio [[1942]]. Le truppe dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] avanzarono fino all'ultimo punto difendibile prima di [[Alessandria d'Egitto]] e del [[Canale di Suez]], ma rimasero a corto di rifornimenti<ref>{{Cita|Grande dizionario Enciclopedico|p. 128}}.</ref> e i britannici ebbero modo di allestire una solida linea difensiva. La [[seconda battaglia di El Alamein]] avvenne tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942 dopo che il generale [[Bernard Law Montgomery]] sostituì [[Claude Auchinleck]] come comandante dell'Ottava Armata. Le forze del Commonwealth lanciarono l'offensiva e nonostante la disperata resistenza delle divisioni italiane (tra le quali ricordiamo la [[Brigata paracadutisti "Folgore"|"Folgore"]] e l'[[132ª Divisione corazzata "Ariete"|"Ariete"]]) e tedesche sfondarono il fronte facendo migliaia e migliaia di prigionieri. Rommel venne respinto indietro, e questa volta non si fermò fino a che non giunse in Tunisia.
 
A complemento di questa vittoria, l'8 novembre 1942, truppe americane e britanniche sbarcarono in [[Marocco]] e [[Algeria]] durante l'[[operazione Torch]]. Le forze locali della [[Francia di Vichy]] opposero poca resistenza prima di unirsi alle forze alleate. Infine, le truppe tedesche e italiane vennero prese nella morsa di una doppia avanzata dall'Algeria e dalla Libia. Avanzando da est e da ovest, gli Alleati spinsero le forze dell'Asse completamente fuori dall'Africa e il 13 maggio [[1943]], i resti delle truppe italiane e tedesche in Nordafrica si arresero. Furono presi circa {{formatnum:200000}} prigionieri;<ref>Sul numero reale dei prigionieri è sorta una complessa diatriba; i dettagli in {{Cita|Liddel Hart 1993}}.</ref> l'intero raggruppamento italo-tedesco in Africa era stato distrutto (8 divisioni tedesche e 7 italiane).<ref name= Bauer5/>
 
Il Nordafrica venne usato come punto di partenza per l'[[Sbarco in Sicilia|invasione della Sicilia]] e dell'[[Italia]] nel 1943.
 
== La Resistenza ==
Un fenomeno fondamentale per le sorti del conflitto fu quello delle [[Resistenza (politica)|resistenze]] che, composte da combattenti di differenti schieramenti politici, miravano a sconfiggere il nemico nazifascista e ad aiutare gli alleati. Esempi importanti di resistenze furono la [[Resistenza italiana]], la [[Resistenza francese]], la [[Resistenza olandese]], ma furono presenti anche quella belga, quella [[Resistenza polacca|polacca]] e seppure in maniera minore quella [[Resistenza tedesca|tedesca]]. Nessuna di queste raggiunse mai la forza militare di un vero esercito come avvenne in Jugoslavia.
 
=== La Resistenza italiana ===
{{Vedi anche|Resistenza italiana}}
 
Il movimento della Resistenza – inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della resistenza all'occupazione [[Nazifascismo|nazifascista]] – fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici ([[Partito Comunista Italiano|comunisti]], [[Partito d'Azione|azionisti]], [[Casa Savoia|monarchici]], [[Partito Socialista Italiano|socialisti]], [[Democrazia Cristiana|democristiani]], [[Partito Liberale Italiano|liberali]], [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicani]] e [[Anarchia|anarchici]]), in maggioranza riuniti nel [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (CLN), i cui partiti componenti avrebbero più tardi costituito i primi governi del dopoguerra.
 
Il periodo storico in cui il movimento fu attivo inizia dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre 1943]], con la formazione del CLN a Roma il 9 settembre, e termina nei primi giorni del maggio 1945, durando quindi venti mesi circa. La scelta di celebrare la fine di quel periodo con il 25 aprile 1945 fa riferimento alla data dell'appello diramato dal [[CLNAI]] per l'insurrezione armata della città di [[Milano]], sede del comando partigiano dell'Alta Italia. Alcuni storici hanno evidenziato più aspetti contemporaneamente presenti all'interno del fenomeno della Resistenza: "guerra patriottica" e lotta di liberazione da un invasore straniero; [[Insurrezione|insurrezione popolare]] spontanea; "[[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile]]" tra [[Antifascismo|antifascisti]] e [[Fascismo|fascisti]], questi ultimi collaborazionisti con i tedeschi; "guerra di classe" con aspettative rivoluzionarie soprattutto da parte di alcuni gruppi partigiani [[Socialismo|socialisti]] e [[Comunismo|comunisti]].
 
La Resistenza italiana giocò un ruolo importante per l'esito della guerra in Italia e, a costo di grandi sacrifici umani, cooperò attivamente ad indebolire le forze nazifasciste, a minarne il morale ed a renderne precarie le retrovie, impegnando notevole parte delle unità militari o paramilitari del nemico. Anche le fonti tedesche documentano che le forze partigiane furono causa di problemi e difficoltà militari per i comandi e le truppe della Wehrmacht. Secondo il ''Center for the Study of Intelligence'' della [[Central Intelligence Agency]], i partigiani italiani "tennero sette divisioni tedesche occupate lontano dal fronte [con gli Alleati]" e, con l'insurrezione finale dell'aprile 1945, "ottennero la resa di due divisioni tedesche, che portò direttamente al collasso delle forze della Germania entro ed attorno Genova, Torino e Milano".
 
=== La Resistenza francese ===
{{Vedi anche|Resistenza francese}}
Esattamente come quella italiana, la Resistenza francese fu il movimento armato clandestino che combatté contro l'occupazione militare della [[Francia]] da parte della [[Wehrmacht]] e contro il [[governo di Vichy]], dopo la resa dell'Alto comando di Francia nel 1940. I gruppi della Resistenza comprendevano uomini armati, chiamati solitamente [[Maquis|maquisards]], editori di giornali e cinegiornali clandestini e spie al servizio degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]. La Resistenza francese cooperò con i servizi segreti alleati ([[Office of Strategic Services]] e [[Special Operations Executive]]), specialmente nel fornire informazioni sul [[Vallo Atlantico]] e coordinare i sabotaggi e altre azioni utili a contribuire il successo dello [[sbarco in Normandia]] e delle successive operazioni.
 
== Cronologia della fine del conflitto per l'Asse ==
[[File:Il quotidiano eritreo, 15 agosto 1945, fine della seconda guerra mondiale.JPG|thumb|Prima pagina di un quotidiano del 15 agosto 1945: la guerra è finita]]
* Con il [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943]] venne reso pubblico l'[[armistizio di Cassibile]]: il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] fu la prima, fra le potenze maggiori, ad abbandonare il campo anche se dichiarerà guerra, il 13 ottobre del 1943, all'ex alleato tedesco.
* Il 23 agosto del 1944, venne arrestato [[Ion Antonescu]], ''[[conducător]]'' della [[Romania]]. Sette giorni dopo, la Romania dichiarò guerra alla Germania. L'armistizio, per lo più dettato dai sovietici, fu firmato dai rumeni il 12 settembre. Il colpo di stato ai danni di Antonescu, secondo alcuni,<ref>{{Cita libro|lingua=ro|autore=Florin Constantiniu|titolo=O istorie sinceră a poporului român ''("Una schietta storia del popolo rumeno")''|editore=Ed. Univers Enciclopedic|città=Bucurest|anno=1997|isbn=973-9243-07-X}}</ref> potrebbe aver accorciato la seconda guerra mondiale di circa sei mesi, rendendo più rapida l'avanzata sovietica.
* Il 17 agosto 1944, [[Pierre Laval]] diede le dimissioni da capo del governo della [[Governo di Vichy|Francia di Vichy]], mentre tre giorni dopo [[Philippe Pétain]] venne condotto in Germania, prigioniero dei tedeschi, segnando la fine dello Stato di Vichy.
* Il 4 settembre 1944, la [[Finlandia]] pattuì con i sovietici un cessate il fuoco. Il 19 settembre le due parti firmarono l'[[armistizio di Mosca]], che pose fine alla "[[guerra di continuazione]]". Tra gli accordi, l'impegno dei finlandesi a scacciare tutti i nazisti presenti in patria: la Finlandia dichiarò guerra alla Germania il 28 settembre, impegnandosi contro di essa nella [[guerra di Lapponia]].
* Il 15 ottobre 1944, [[Miklós Horthy]], capo provvisorio dello Stato [[Ungheria|ungherese]], avviò colloqui di resa coi sovietici; venne arrestato e sostituito da [[Ferenc Szálasi]]. Il 4 aprile 1945, si conclusero ufficialmente le operazioni sovietiche per scacciare i nazisti dall'Ungheria.
* Il 6 aprile 1945, gli alleati diedero inizio all'[[offensiva della primavera 1945 sul fronte italiano|offensiva di primavera]] nell'[[Italia Settentrionale]] con l'obiettivo di liberare tutto il nord Italia dall'occupazione nazista e far crollare il regime della [[Repubblica Sociale Italiana]]. Il 25 aprile, i partigiani italiani liberarono Genova, Milano e Torino. La fine della Repubblica Sociale Italiana venne sancita da Benito Mussolini: militari e civili vennero sollevati dal vincolo di giuramento. Mussolini venne fucilato il 28 aprile. La resa ufficiale dell'RSI avvenne il 29 aprile con la firma della [[resa di Caserta]] il cui dispositivo entrò in vigore il 2 maggio.
* Il 7 maggio 1945, [[Alfred Jodl]] firmò la resa incondizionata delle forze armate tedesche a [[Reims]], di fronte ai rappresentanti militari degli Alleati occidentali. Il giorno seguente, [[Wilhelm Keitel]] firmò la resa definitiva della Wehrmacht a [[Berlino]] di fronte ai capi militari dell'Armata Rossa, segnando la fine definitiva della guerra in Europa.
* Il 6 agosto 1945, il [[Boeing B-29 Superfortress|quadrimotore B-29]] [[Enola Gay]] sganciò una [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|bomba atomica]] sulla città di [[Hiroshima]], in Giappone.
* Il 9 agosto 1945, l'[[Unione Sovietica]], rispettando quanto concordato nella [[conferenza di Jalta]], attaccò su tre fronti la [[Manciuria]] con un esercito formato da un milione e mezzo di uomini. Tale offensiva passò in secondo piano perché, nello stesso giorno, un secondo ordigno nucleare fu sganciato su [[Nagasaki]].
* Il 15 agosto 1945, l'Imperatore [[Hirohito]] annunciò l'incondizionata [[resa del Giappone]]. Terminò così la seconda guerra mondiale.
 
== Conseguenze della guerra ==
{{F|conflitti|arg2=storia contemporanea|luglio 2011}}
[[File:Yalta summit 1945 with Churchill, Roosevelt, Stalin.jpg|thumb|upright=1.6|I tre grandi a Jalta: [[Winston Churchill|Churchill]], [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]] e [[Iosif Stalin|Stalin]]]]
L'Italia dovette cedere alla [[Jugoslavia]] [[Fiume (Croazia)|Fiume]], il territorio di [[Zara]], le isole di [[Lagosta (isola)|Lagosta]] e [[Pelagosa]], gran parte dell'[[Istria]], del [[Carso]] triestino e goriziano, l'alta valle dell'[[Isonzo]] e alla Francia territori nell'[[alpi|area alpina]].<ref>[[File:Wikisource-logo.svg|link=Wikisource|16x16px]] {{cita web|url=http://it.wikisource.org/wiki/Trattato_di_pace_fra_l%27Italia_e_le_Potenze_Alleate_ed_Associate_-_Parigi,_10_febbraio_1947|titolo=Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate|autore=Governo della Repubblica francese|editore=[[Wikisource]]|anno=1947 (pagina web elaborata nel 2006)}}.</ref>
 
L'Unione Sovietica, che ebbe un ruolo preponderante nella vittoria finale, invece, ottenne cospicui guadagni territoriali, ritenuti indispensabili da Stalin per costituire un nuovo bastione difensivo contro possibili nuove aggressioni, con l'accordo di Churchill e Roosevelt.
 
Nel dettaglio, Stalin ottenne dalla Germania gran parte della [[Prussia orientale]], dalla Finlandia circa un decimo del suo territorio, tra cui la [[Carelia]], [[Petsamo (regione storica)|Petsamo]] e lo sbocco sull'[[Mar Glaciale Artico|Artico]], il raggiungimento della [[Linea Curzon]] sul confine orientale polacco, con l'aggiunta di [[Leopoli|Lvov]], che la Polonia compensò a ovest, sul [[confine tra la Germania e la Polonia]]; gli [[Stati baltici]] persero l'indipendenza; la Romania, che aveva partecipato in forze all'[[Operazione Barbarossa]] nel 1941, perse la regione [[Moldavia|moldava]] a est del [[Prut]] e la [[Bucovina]] settentrionale; la [[Cecoslovacchia]] perse la sua regione orientale.
 
La Bulgaria, alleata della Germania nelle operazioni militari nei [[Penisola balcanica|Balcani]], ma che si astenne dalla partecipazione all'aggressione all'Unione Sovietica, ottenne dalla Romania la [[Dobrugia]] meridionale. A differenza di quanto era avvenuto dopo il primo conflitto mondiale, si ebbero nel secondo dopoguerra spostamenti di milioni di persone che abbandonarono i territori ceduti, o che ripopolarono quelli acquisiti. Un piano creato dal [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|segretario di stato statunitense]] [[George Marshall]], il ''Piano di Recupero Economico'', meglio noto come [[piano Marshall]], ottenne dal [[Congresso degli Stati Uniti d'America|Congresso degli Stati Uniti]] l'assegnazione di miliardi di dollari per la ricostruzione dell'[[Europa]]. Alla porzione di Europa occupata o dominata dall'Unione Sovietica, Finlandia inclusa, non fu consentito di beneficiare del Piano Marshall.<ref>{{cita|Schain 2001|p. 132.}}</ref>
 
La [[Società delle Nazioni]] che aveva chiaramente fallito nel prevenire la guerra, fu abolita e al suo posto venne costruita, nel 1945, l'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. Nel [[Trattati di Parigi (1947)|Trattato di Pace di Parigi]], a [[Ungheria]], [[Finlandia]] e [[Romania]] venne richiesto di pagare un'[[indennità di guerra]] per {{formatnum:300000000}} di dollari ciascuna (valuta del 1938), all'[[Unione Sovietica]]. All'Italia ne furono chiesti {{formatnum:360000000}}, destinati principalmente a [[Grecia]], [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]] e Unione Sovietica.
 
Nelle aree occupate dall'Unione Sovietica, vennero installati progressivamente regimi comunisti filo-sovietici, anche se Ungheria e [[Cecoslovacchia]] furono inizialmente escluse dal processo, nonostante le obiezioni degli altri alleati e dei governi in esilio. La Germania venne divisa in due stati, con la [[Repubblica Democratica Tedesca|parte orientale]] che divenne uno Stato comunista. Per usare le parole di Churchill, "una [[cortina di ferro]] è calata attraverso l'Europa". Per impedire il propagarsi dell'[[Comunismo|ideologia comunista]] nell'[[Europa occidentale]] gli Stati Uniti si impegnarono direttamente e fu fondata la [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|NATO]] in contrapposizione al [[patto di Varsavia]] legato all'Unione Sovietica. La fase di tensione che ne derivò negli anni successivi è ricordata come "[[guerra fredda]]".
 
Il rimpatrio, conformemente ai termini della [[Conferenza di Jalta]], di due milioni di soldati russi [[Prigioniero di guerra|prigionieri]] dei tedeschi, che erano stati liberati dalle forze armate britanniche e americane in avanzata da ovest, risultò per molti di loro in una condanna alla [[deportazione]] o alla morte nei vari [[Gulag|campi di rieducazione e lavoro]]. Stalin, e anche molti cittadini sovietici, vedevano questi sventurati, prevalentemente caduti in mano tedesca durante il primo anno di guerra a causa degli errori dei vertici militari, quasi come dei [[disertore|disertori]] o elementi infidi passati al nemico; comunque meritevoli di punizione per non aver combattuto fino alla morte contro l'invasore.
 
L'imponente azione di ricerca e sviluppo che caratterizzò nel [[Progetto Manhattan]], finalizzata all'ottenimento in tempi rapidi di un'[[arma nucleare]] funzionante, ebbe un profondo effetto sulla comunità scientifica, sia dal punto di vista puramente tecnico, sia dal punto di vista filosofico e morale. Nella sfera militare, sembrò che la seconda guerra mondiale avesse marcato l'avvento dell'era della potenza aerea, principalmente a spese delle [[navi da guerra]].
 
Dopo la guerra, molti alti esponenti della [[Germania nazista]] vennero processati per [[Crimine di guerra|crimini di guerra]], così come per gli omicidi di massa dell'[[olocausto]], al [[processo di Norimberga]]. Similarmente, i capi giapponesi vennero giudicati nel [[Processo di Tokyo|processo per crimini di guerra di Tokyo]]. In altre nazioni, ad esempio in Finlandia, gli Alleati chiesero che la leadership politica venisse giudicata in un "processo per le responsabilità di guerra", ovvero non per ''crimini'' di guerra. Una delle poche eccezioni è rappresentata dall'Italia, dove non si arriverà mai a un processo contro i criminali di guerra.
 
La sconfitta del Giappone, e la sua occupazione da parte delle forze americane, portò a un'"[[Civiltà occidentale|occidentalizzazione]]" del paese. Il Giappone si avvicinò di più alla [[democrazia]] di stampo occidentale. Questo grande sforzo portò il Giappone del [[dopoguerra]] al miracolo economico e a diventare la seconda economia mondiale. Anche la [[Germania Ovest]] e l'Italia, pur uscendo sconfitte dalla seconda guerra mondiale, riuscirono a risollevarsi nel dopoguerra, tornando a essere potenze economiche e politiche nella nuova Europa.
 
== Riepilogo delle operazioni militari ==
{{Vedi anche|Lista di operazioni militari durante la seconda guerra mondiale}}
== Aspetti politici e sociali della guerra ==
{{vedi anche|Aspetti politici e sociali della seconda guerra mondiale}}
Oltre agli aspetti bellici, vi furono anche vari impatti e sconvolgimenti dal punto di vista sociale su scala mondiale, diretta conseguenza del conflitto; tra questi, la fine dell'[[Impero britannico|impero coloniale inglese]] e, in generale, del [[colonialismo]].
 
== Tecnologia e logistica ==
{{vedi anche|Tecnologia e logistica nella seconda guerra mondiale}}
[[Tecnologia]] e [[logistica]] svolsero un ruolo decisivo per lo svolgimento e gli esiti della seconda guerra mondiale. Anche in questi settori, per la prima volta, fu [[guerra totale]]. Se, infatti, durante la [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] comparvero già molte innovazioni, spesso a livello di prototipo, fu solo nel secondo conflitto che esse acquistarono un'importanza cruciale. Ricordiamo, tra le altre, l'[[aeronautica militare]], con l'arma micidiale del [[bombardamento aereo]], i [[carri armati]], i [[sottomarini]], la [[crittografia]], e, infine, la [[bomba atomica]].
 
Anche le strutture economico-logistiche ebbero un ruolo fondamentale, insieme con le dinamiche [[Demografia|demografiche]] (la consistenza delle forze armate, a fronte dei milioni di morti). Sicuramente tra le ragioni che decretarono l'esito del conflitto fu fondamentale il fatto che gli Alleati ebbero a disposizione molte più risorse produttive rispetto all'Asse, e furono in grado di utilizzarle efficacemente a sostegno dello sforzo bellico. Gli Stati Uniti ebbero un ruolo-chiave in questa dinamica economica e [[Tecnologia|tecnologica]].
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Joel Blocker (a cura di), ''Racconti d'Israele'', introduzione di [[Robert Alter]], Milano, [[Corbaccio]]-Dall'Oglio, 1964
{{div col}}
* {{en}} [[Robert Alter]], ''Modern Hebrew Literature'', Springfield, NJ, Behrman House, 1975, ISBN 978-0-87441-235-2
* <!-- Germany and the Second World War. -->{{cita libro|lingua=en|autore=AA. VV.|titolo=Germany and the Second World War, Volume VI: the global war|editore=Oxford press|anno=1991|cid=Germany and the Second World War}}
* AA.VV., ''La novella d'Israele. Narratori israeliani contemporanei'', Milano, Spirali, 1987, ISBN 9788877702456
* <!-- Bauer 1971. -->{{cita libro|autore=E. Bauer|titolo=Storia controversa della seconda guerra mondiale|volume=7 volumi|editore=De Agostini|anno=1971|cid=Bauer 1971}}
* AA.VV., ''Rose di Israele. Racconti di scrittrici israeliane'', Roma, [[Edizioni e/o]], 1994, ISBN 978-88-7641-213-4
* <!-- Beevor 1998. -->{{cita libro|autore=A. Beevor|titolo=Stalingrado|editore=Rizzoli|anno=1998|cid=Beevor 1998}}
* AA.VV., ''Capolavori della letteratura ebraica'', Collana Ritmi, Roma-Napoli, Edizioni Theoria, 1998 [1996] [1993], ISBN 978-88-2410-480-7
* <!-- Beevor 2002. -->{{cita libro|autore=A. Beevor|titolo=Berlino 1945|editore=Rizzoli|anno=2002|cid=Beevor 2002}}
* {{en}} [[T. Carmi]] (edited and translated by), ''The Penguin Book of Hebrew Verse'', pp.&nbsp;40–50 - 132-143 - 507-579, London, [[Penguin Books]], 1981
* <!-- Biagi 1995. -->{{cita libro|autore=Enzo Biagi|titolo=La seconda guerra mondiale|volume=vol. I|anno=1995|editore=Fabbri Editori|cid=Biagi 1995}}
* {{en}} L.I. Yudkin, ''Jewish writing and identity in the twentieth century'', Londra, 1982
* <!-- Bialer 2003. -->{{cita libro|autore=S. Bialer|titolo=I generali di Stalin|editore=Rizzoli|anno=2003|cid=Bialer 2003}}
* R. Dorigo Ceccato, T. Parfitt, E. Trevisan Semi (a cura di), ''L'altro visto dall'altro. Letteratura araba ed ebraica a confronto'', Milano, 1992
* <!-- Bocca 1996. -->{{cita libro|autore=G. Bocca|wkautore=Giorgio Bocca|titolo=Storia d'Italia nella guerra fascista|editore=Mondadori|anno=1996|cid=Bocca 1996}}
* {{en}} [[T. Carmi]], Stanley Burnshaw, Ariel Irschfeld, Ezra Spicehandler (a cura di), ''The Modern Hebrew Poem Itself'', Second Edition, Wayne State University Press, 2003 [1965], ISBN 0-8143-2485-1
* <!-- Boffa 1979. -->{{cita libro|autore=G. Boffa|titolo=Storia dell'Unione Sovietica, parte II|editore=Mondadori|anno=1979|cid=Boffa 1979}}
* [[Ariel Rathaus]] (a cura di), ''Poeti israeliani'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 2007, ISBN 978-88-0617-094-3
* <!-- Bullock 2000. -->{{cita libro|autore=A. Bullock|titolo=Hitler e Stalin, vite parallele|editore=Garzanti|anno=2000|cid=Bullock 2000}}
* Sara Ferrari (a cura di), ''La notte tace. La Shoah nella poesia ebraica'', trad. di S. Ferrari e M.L. Mayer Modena, Livorno, Belforte, 2010, ISBN 978-88-7467-045-1
* <!-- Carell 1960. -->{{cita libro|autore=P. Carell|titolo=Arrivano!|editore=Rizzoli|anno=1960|cid=Carell 1960}}
* Gershon Shaked (a cura di), ''Narrativa ebraica moderna'', Milano, Edizioni Terra Santa, 2011, ISBN 978-88-6240-133-3
* <!-- Carell 1966. -->{{cita libro|autore=P. Carell|titolo=Operazione Barbarossa|editore=Rizzoli|anno=1966|cid=Carell 1966}}
* AA.VV., ''Qui finisce la terra. Antologia di scrittori palestinesi in terra d'Israele'', trad. dall'arabo di Isadora D'Aimmo, [[Fagnano Alto]], [[Editrice il Sirente|Il sirente]], 2012, ISBN 978-88-87847-39-0
* <!-- Carell, ''Terra bruciata''. -->{{cita libro|autore=P. Carell|titolo=Terra bruciata|editore=Rizzoli|anno=1966|cid=Carell, ''Terra bruciata''}}
* Raffaele Esposito, ''La nascita del teatro ebraico. Persone, testi e spettacoli dai primi esperimenti al 1948'', Torino, Accademia, 2016, ISBN 978-88-9920-095-4
* <!-- Cervi 1986. -->{{cita libro|autore=M. Cervi|wkautore=Mario Cervi|titolo=Storia della guerra di Grecia|editore=Rizzoli|anno=1986|cid=Cervi 1986}}
* <!-- Churchill 1948. -->{{cita libro|autore=W. Churchill|wkautore=Winston Churchill|titolo=La seconda guerra mondiale|volume=6 volumi|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1948|cid=Churchill 1948}}
* <!-- Deakin 1990. -->{{cita libro|autore=F. W. Deakin|titolo=La brutale amicizia|editore=Einaudi|anno=1990|cid=Deakin 1990}}
* <!-- D'Este 1988. -->{{cita libro|autore=C. D'Este|titolo=1943. Lo sbarco in Sicilia|editore=Mondadori|anno=1988|cid=D'Este 1988}}
* <!-- De Felice 1981. -->{{cita libro|autore=R. De Felice|wkautore=Renzo De Felice|titolo=Mussolini il Duce|editore=Einaudi|anno=1981|cid=De Felice 1981}}
* <!-- De Felice 1990. -->{{cita libro|autore=R. De Felice|titolo=Mussolini l'alleato|editore=Eianudi|anno=1990|cid=De Felice 1990}}
* <!-- Deighton 1979. -->{{cita libro|L. Deighton|titolo=La guerra lampo|editore=Longanesi|anno=1979|cid=Deighton 1979}}
* <!-- Erickson 1975. -->{{cita libro|lingua=en|autore=J. Erickson|titolo=The road to Stalingrad|editore=Cassel|anno=1975|cid=Erickson 1975}}
* <!-- Erickson 1983. -->{{cita libro|lingua=en|autore=J. Erickson|titolo=The road to Berlin|editore=Cassel|anno=1983|cid=Erickson 1983}}
* <!-- Glantz & House 1995. -->{{cita libro|lingua=en|autore=D. Glantz|autore2=J. House|titolo=When titans clashed|anno=1995|cid=Glantz & House 1995}}
* <!-- Grande Dizionario Enciclopedico. -->{{cita libro|titolo=Grande Dizionario Enciclopedico|volume=Vol. X|pagina=124|editore=UTET|anno=1988|cid=Grande Dizionario Enciclopedico}}
* <!-- Hastings 2004. -->{{cita libro|autore=M. Hastings|titolo=Apocalisse tedesca|editore=Mondadori|anno=2004|cid=Hastings 2004}}
* <!-- Hastings 1984. -->{{cita libro|autore=M. Hastings|titolo=Overlord|editore=Mondadori|anno=1984|cid=Hastings 1984}}
* <!-- Herde 1986. -->{{cita libro|autore=Peter Herde|titolo=Pearl Harbor|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1986|isbn=88-17-33379-4|cid=Herde 1986}}
* Hillgruber A. – ''Storia della seconda guerra mondiale'', Laterza, Bari, 1989.
* <!-- Hillgruber 1986. -->{{cita libro|autore=A. Hillgruber|titolo=La strategia militare di Hitler|editore=Rizzoli|anno=1986|Hillgruber 1986}}
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* <!-- Horne 1970. -->{{cita libro|autore=A. Horne|titolo=Come si perde una battaglia|editore=Mondadori|anno=1970|cid=Horne 1970}}
* <!-- Irving 2001. -->{{cita libro|autore=D. Irving|titolo=La guerra di Hitler|editore=Edizioni Settimo Sigillo|anno=2001|cid=Irving 2001}}
* <!-- Jacobsen & Rohwer 1974. -->{{cita libro|autore=H. A. Jacobsen|autore2=J. Rohwer|titolo=Le battaglie decisive della Seconda guerra mondiale|editore=Baldini & Castoldi|anno=1974|cid=Jacobsen & Rohwer 1974}}
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* <!-- Rochat 2005. -->{{cita libro|autore=G. Rochat|wkautore=Giorgio Rochat|titolo=Le guerre italiane 1935-1943|editore=Einaudi|anno=2005|cid=Rochat 2005}}
* <!-- Ryan 1960. -->{{cita libro|autore=C. Ryan|wkautore=Cornelius Ryan|titolo=[[Il giorno più lungo (saggio)|Il giorno più lungo]]|editore=Rizzoli|anno=1960|cid=Ryan 1960}}
* <!-- Ryan 1974. -->{{cita libro|autore=C. Ryan|titolo=Quell'ultimo ponte|editore=Mondadori|anno=1974|cid=Ryan 1974}}
* <!-- Salisbury 2001. -->{{cita libro|autore=H. E. Salisbury|titolo=I 900 giorni|editore=Il Saggiatore|anno=2001|cid=Salisbury 2001}}
* <!-- Salmaggi, Pallavisini 1989. -->{{cita libro|autore=Cesare Salmaggi, Alfredo Pallavisini|titolo=La seconda guerra mondiale|anno=1989|editore=Mondadori|isbn=88-04-39248-7|cid=Salmaggi, Pallavisini 1989}}
* <!-- Schain 2001. -->{{cita libro|curatore=Martin A. Schain|titolo=The Marshall Plan: Fifty Years After|città=New York|editore=Palgrave Macmillan|anno=2001|lingua=en|ISBN=978-0-312-22962-7|cid=Schain 2001}}
* <!-- Scotoni 2007. -->{{cita libro|autore=G. Scotoni|titolo=L'Armata Rossa e la disfatta italiana|editore=Edizioni Panorama|anno=2007|cid=Scotoni 2007}}
* <!-- Shirer 1971. -->{{cita libro|autore=W. Shirer|wkautore=William Shirer|titolo=La caduta della Francia|editore=Einaudi|anno=1971|cid=Shirer 1971}}
* <!-- Shirer 1990. -->{{cita libro|autore=W. Shirer|titolo=[[Storia del Terzo Reich]]|editore=Einaudi|anno=1990|cid=Shirer 1990}}
* <!-- Smith 2009. -->{{cita libro|autore=Carl Smith|titolo=Tora, tora, tora – Il giorno del disonore|città=Milano|editore=RBA Italia|anno=2009|cid=Smith 2009}}
* <!-- Thamer 1993. -->{{cita libro|autore=H. U. Thamer|titolo=Il Terzo Reich|editore=Il Mulino|anno=1993|cid=Thamer 1993}}
* <!-- Weinberg 2007. -->{{cita libro|autore=G. L. Weinberg|titolo=Il mondo in armi|editore=UTET|anno=2007|cid=Weinberg 2007}}
* <!-- Werth 1968. -->{{cita libro|autore=A. Werth|titolo=La Russia in guerra|editore=Mondadori|anno=1968|cid=Werth 1968}}
* <!-- Wilmot 1953. -->{{cita libro|autore=C. Wilmot|titolo=La lotta per l'Europa|editore=Mondadori|anno=1953|cid=Wilmot 1953}}
* <!-- Ziemke 1971. -->{{cita libro|lingua=en|autore=E. Ziemke|titolo=Stalingrad to Berlin: the german defeat in the east|anno=1971|cid=Ziemke 1971}}
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== Voci correlate ==
* [[Cultura ebraica]]
{{Div col}}
* [[Letteratura ebraica#Letteratura israeliana|''Letteratura israeliana'', dalla voce principale ''Letteratura ebraica'']]
* [[Alleati della seconda guerra mondiale]]
* [[Bambini e adolescenti durante la seconda guerra mondiale]]
* [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki]]
* [[Bombardamenti strategici durante la seconda guerra mondiale]]
* [[Cronologia della seconda guerra mondiale]]
* [[Conferenza di Jalta]]
* [[Dudley Clarke]]
* [[Eventi precedenti la seconda guerra mondiale in Europa]]
* [[Evoluzione in mappe della seconda guerra mondiale]]
* [[Espulsione dei tedeschi dopo la seconda guerra mondiale]]
* [[Guerra civile spagnola]]
* [[Impiego dei carri armati nella seconda guerra mondiale]]
* [[Lista di nazioni coinvolte nella seconda guerra mondiale]]
* [[Conteggio delle vittime della seconda guerra mondiale per nazione]]
* [[Lista di armi da fuoco portatili impiegate nella seconda guerra mondiale]]
* [[Modifiche territoriali causate dalla seconda guerra mondiale]]
* [[Patto tripartito]]
* [[Prima guerra mondiale]]
* [[Potenze dell'Asse]]
* [[Statistiche correlate alla seconda guerra mondiale]]
* [[Tecnologia e logistica nella seconda guerra mondiale]]
* [[Teatro dell'Africa e del Medio Oriente della seconda guerra mondiale]]
* [[Velivoli di produzione italiana 1935-1945]]
* [[We'll Meet Again]]
* [[Accordo sui debiti esteri germanici]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.israele.net/letteratura-ebraica-contemporanea-pubblicata-in-italiano Pagina] su Israele.net
* {{cita web|http://italia.aula365.com/permalink/infografia/Eventi-storici-la-II-Guerra-Mondiale-3745575.aspx|Riassunto per immagini della seconda guerra mondiale}}
* [http://www.letteratura.rai.it/categorie/nuovi-narratori-israeliani/348/1/default.aspx Pagina] di Rai Edu
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/seconda-guerra-mondiale/|Enciclopedia Treccani}}
* [http://www.giuntina.it Sito della casa editrice Giuntina]
* {{cita web|http://timelines.com/battles#world-war-2|Cronologia delle battaglie della seconda guerra mondiale}}
* [http://magazine.giuntina.it Sito del bollettino della casa editrice Giuntina]
* [http://www.salomonebelforte.com/ Sito della casa editrice Salomone Belforte]
* [http://www.tipheret.org/ Sito della casa editrice Tipheret Editore]
* [http://www.aisg.it Sito dell'A.I.S.G. Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo]
 
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