Stato Indipendente di Croazia e Fukuchi: differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati della prefettura di Fukuoka}}
{{Nota disambigua|[[Croazia]] o altri significati del termine|Croazia (disambigua)}}
{{Divisione amministrativa
{{Stato storico
|Nome = Fukuchi
|nomeCorrente = Stato Indipendente di Croazia
|Nome ufficiale = 福智町
|nomeCompleto =
|Panorama =
|nomeUfficiale = Nezavisna Država Hrvatska
|Didascalia =
|linkBandiera = Flag of Croatia Ustasa.svg
|Bandiera =
|paginaBandiera = Bandiera della Croazia
|Stemma =
|linkStemma = Coat of arms of the Independent State of Croatia.svg
|Stato = JPN
|paginaStemma = Stemma della Croazia
|Grado amministrativo = 5
|linkLocalizzazione =Independent State of Croatia-1942.svg
|Tipo = [[Cittadina del Giappone|cittadina]]
|linkMappa = Croatia-41-45.gif
|Divisione amm grado 1 = Kyūshū
|didascalia = In rosso il territorio dello Stato indipendente di Croazia, in blu le aree occupate dalla [[Germania nazista|Germania]], in verde le aree occupate dall'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], in marrone le aree occupate dall'[[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Ungheria]]
|Divisione amm grado 2 = Fukuoka
|inno =
|Divisione amm grado 4 = Tagawa
|motto =
|Divisione amm grado 3 = no
|lingua ufficiale = [[Lingua croata|Croato]]
|Amministratore locale =
|lingua =
|Partito =
|capitale principale = [[Zagabria]]
|altreData capitalielezione =
|Data istituzione =
|dipendente da = {{ITA 1861-1946}} <small>(1941-1943)</small><br />{{DEU 1933-1945}} <small>(1943-1945)</small>
|Data soppressione =
|dipendenze =
|Latitudine decimale = 33.683333
|forma di stato = [[Monarchia costituzionale]]
|Longitudine decimale = 130.783333
|governo = [[Dittatura]]
|Latitudine gradi =
|titolo capi di stato = Re di Croazia
|Latitudine minuti =
|elenco capi di stato = [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Tomislavo II]] <small>([[1941]]-[[1943]])</small> <br /> [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Zvonimiro II]] <small>([[1943]]-[[1945]])</small>
|Latitudine secondi =
|titolo capi di governo = Primo ministro
|Latitudine NS =
|elenco capi di governo = [[Ante Pavelić]] <small>([[1941]]-[[1943]])</small> <br /> [[Nikola Mandić]] <small>([[1943]]-[[1945]])</small>
|Longitudine gradi =
|organi deliberativi =
|Longitudine minuti =
|inizio = 10 aprile [[1941]]
|Longitudine secondi =
|primo capo di stato = [[Ante Pavelić]]
|Longitudine EW =
|evento iniziale = [[Invasione della Jugoslavia]]
|Altitudine =
|fine = 8 maggio [[1945]]
|Superficie = 42.04
|ultimo capo di stato = [[Ante Pavelić]]
|Note superficie =
|evento finale = Resa della [[Germania nazista]]
|Abitanti = 25541
|area geografica = [[Penisola Balcanica]]
|territorioNote originaleabitanti =
|Aggiornamento abitanti = 2005
|superficie massima = 115&nbsp;133 km²
|Sottodivisioni =
|periodo massima espansione = 1941
|Divisioni confinanti =
|popolazione = 6&nbsp;300&nbsp;000
|Lingue =
|periodo popolazione = 1941
|Codice postale =
|moneta = [[Kuna croata]]
|risorsePrefisso =
|produzioniFuso orario =
|Codice statistico =
|commerci con = [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], [[Germania nazista|Germania]], [[Serbia (1941-1944)|Serbia]], [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Ungheria]]
|Codice catastale =
|esportazioni =
|importazioniTarga =
|tldNome abitanti =
|telefonoPatrono =
|targaFestivo =
|Mappa = Fukuchi in Fukuoka Prefecture Ja.svg
|religioni preminenti = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
|religioneDidascalia di statomappa =
|altre religioni = [[Protestantesimo]], [[Chiesa ortodossa|ortodossia]], [[islam]]
|classi sociali =
|stato precedente = {{Bandiera|YUG 1918-1943}} [[Regno di Jugoslavia]]
|stato successivo = {{Bandiera|YUG 1943-1992}} [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]]:<li>[[File:Flag of SR Croatia.svg|20px|border]] [[Repubblica Socialista di Croazia|Croazia]]<li>[[File:Flag of SR Serbia.svg|20px|border]] [[Repubblica Socialista di Serbia|Serbia]]<li>[[File:Flag of Slovenia (1945-1991).svg|20px|border]] [[Repubblica Socialista di Slovenia|Slovenia]]<li>[[File:Flag of SR Bosnia and Herzegovina.svg|20px|border]] [[Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina|Bosnia ed Erzegovina]]
|portale =
|stato attuale = {{HRV}}<br />{{SRB}}<br />{{SVN}}<br />{{BIH}}
}}
Lo '''Stato Indipendente di Croazia''' (in [[Lingua croata|croato]]: ''Nezavisna Država Hrvatska'', abbreviato in NDH) era uno [[stato satellite]] della [[Germania nazista]] e del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<ref>{{cita web
|lingua= en
|url= http://www.britannica.com/EBchecked/topic/1413183/Independent-State-of-Croatia
|titolo= Independent State of Croatia
|editore= Encyclopædia Britannica
|data= 2010
|accesso=13 ottobre 2010
}}</ref> che comprendeva la maggior parte della [[Croazia]] e tutta l'attuale [[Bosnia ed Erzegovina]] durante la [[seconda guerra mondiale]].
 
{{nihongo|'''Fukuchi'''|福智町}} è una [[Cittadina del Giappone|cittadina giapponese]] della [[prefettura di Fukuoka]].
Venne istituito il 10 aprile [[1941]] su parti del territorio che già furono parte del [[Regno di Jugoslavia]] dopo l'occupazione militare delle forze congiunte [[Regno d'Italia (1861-1946)|italo]]-[[Germania nazista|tedesche]]. Lo Stato, alleato delle [[Potenze dell'Asse]], era ufficialmente una monarchia e un [[protettorato]] [[Regno d'Italia (1861–1946)|italiano]] dalla firma dei Trattati di Roma del 18 maggio [[1941]] fino alla capitolazione italiana l'8 settembre 1943. Proposto come re da [[Vittorio Emanuele III]], il Principe [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone di Savoia-Aosta]] inizialmente rifiutò di assumere la corona per protestare contro l'annessione all'Italia della [[Dalmazia]] a maggioranza croata. Tuttavia, egli accettò in seguito il trono sotto pressione di Vittorio Emanuele III e venne incoronato re col nome di Tomislao II, ma rifiutò di lasciare l'Italia e non mise mai piede in Croazia.<ref name="Rodogno">Rodogno, Davide; Fascism's European empire: Italian occupation during the Second World War; p.95; Cambridge University Press, 2006 ISBN 0-521-84515-7</ref> Il governo dello Stato fu posto sotto il controllo del gruppo nazionalista di estrema destra denominato [[Ustascia]] (''Ustaše'') e del suo ''Poglavnik'',<ref>''Poglavnik'' è un termine coniato dagli Ustascia, e fu inizialmente utilizzato per indicare il leader del movimento. Nel 1941 venne istituzionalizzato nello NDH come titolo per il Primo Ministro (1941–43), e poi per il capo dello stato (1943–45). Venne sempre detenuto da [[Ante Pavelić]] e pertanto ne divenne un sinonimo, un termine identificativo. La radice del termine è la parola [[lingua croata|croata]] ''glava'', che vuol dire "capo" (''Po''-''glav(a)''-''nik''), in relazione con il ''Führer'' tedesco e il "Duce" italiano.</ref> [[Ante Pavelić]].
 
Per i suoi primi due anni di esistenza, fino al 1943, lo Stato fu un condominio territoriale di Germania e Italia:<ref>[[#Tomasevich-OaC|Tomasevich, 2001]], p. 60."</ref><ref>Stephen R. Graubard (1993). ''Exit from Communism''. p. 153. Transaction Publishers. ISBN 1-56000-694-3.</ref><ref name="Frucht-p429">Frucht, Richard C. (2005). ''Eastern Europe: An Introduction to the People, Lands, and Culture''. p. 429. ABC-CLIO. ISBN 1-57607-800-0.</ref><ref>Banac, Ivo (1988). ''With Stalin Against Tito: Cominformist Splits in Yugoslav Communism''. p. 4. Cornell University Press. ISBN 0-8014-2186-1.</ref> Berlino e Roma occuparono integralmente il territorio croato, stabilendo due zone d'occupazione, e l'Italia annesse direttamente al proprio territorio metropolitano la [[Dalmazia]] centrale come parte dell'agenda [[Irredentismo italiano|irredentista]] del [[Mare nostrum#Uso in epoca fascista|''Mare Nostrum'' italiano]].<ref name="Jozo Tomašević 2001. P. 300">Jozo Tomašević. ''War and Revolution in Yugoslavia, 1941–1945: Occupation and Collaboration: 1941–1945: Occupation and Collaboration''. Stanford University Press, 2001. P. 300.</ref> Nel 1942 la Germania offrì all'Italia la possibilità di prendere il controllo militare di tutta la Croazia per convogliare le truppe tedesche in Croazia nel [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]], tuttavia l'Italia rifiutò l'offerta ritenendo di non poter gestire da sola l'instabile situazione dei Balcani.<ref>Jonathan Steinberg. All Or Nothing: The Axis and the Holocaust, 1941–1943. Pp. 44.</ref> Dopo l'arresto di Mussolini e l'armistizio italiano con gli Alleati, il 10 settembre 1943 lo NDH dichiarò nullo il [[Trattato di Roma (1941)|Trattato di Roma]] del 18 maggio 1941 con il Regno d'Italia ed annetté la porzione della Dalmazia che l'Italia aveva strappato alla Jugoslavia nel 1941.<ref name="Jozo Tomašević 2001. P. 300"/> La Croazia tentò di annettere anche [[Zara]], italiana sin dal 1919 ma rivendicata dall'irredentismo croato, ma la Germania non lo permise.<ref name="Jozo Tomašević 2001. P. 300"/>
 
Lo Stato Indipendente di Croazia cessò di esistere alla fine della [[Seconda guerra mondiale]] nel maggio del [[1945]], quando le forze dell'Asse e croate vennero sconfitte e la [[Croazia]] divenne, come [[Repubblica Socialista di Croazia|Repubblica Popolare di Croazia]], parte della [[Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia|Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia]].
 
== Geografia ==
=== Delimitazione dei confini ===
I confini esatti dello Stato Indipendente di Croazia non erano stabiliti al momento della sua costituzione.<ref>{{cita web |url=http://public.mzos.hr/fgs.axd?id=10921 |titolo=Rise and fall of the NDH |accesso=3 giugno 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110717114852/http://public.mzos.hr/fgs.axd?id=10921 |dataarchivio=17 luglio 2011 }}</ref> Circa un mese dopo la nascita dello Stato, aree significanti di territorio popolate da croati vennero cedute ai suoi alleati dell'Asse, il [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Regno d'Ungheria]] e il [[Regno d'Italia (1861–1946)|Regno d'Italia]].
 
* Il 13 maggio [[1941]], il governo del NDH firmò un trattato con la [[Germania nazista]] sulla definizione dei confini.<ref name="Prebeg">[http://povijest.net/index.php/Nezavisna-Drzava-Hrvatska/Gospodarstvo-Nezavisne-Drzave-Hrvatske-1941-1945.-1.html Business of the Independent State of Croatia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081016030732/http://povijest.net/index.php/Nezavisna-Drzava-Hrvatska/Gospodarstvo-Nezavisne-Drzave-Hrvatske-1941-1945.-1.html |data=16 ottobre 2008 }}</ref>
* Il 18-19 maggio [[1941]] furono firmati i Trattati di Roma tra NDH e Italia. Vaste zone della Croazia furono occupate o direttamente annesse all'Italia, inclusa la maggior parte della [[Dalmazia]] (con le città di [[Spalato]] e [[Sebenico]]) con quasi tutte le isole adriatiche (incluse [[Arbe]], [[Veglia (isola)|Veglia]], [[Lissa (isola)|Lissa]], [[Curzola (isola)|Curzola]], [[Meleda]]) e la zona della Bocche di Cattaro (che assieme a Zara, già italiana, andarono a costituire il [[Governatorato della Dalmazia]]), oltre a piccole parti del litorale croato e dell'area del [[Gorski Kotar]].
* Il 7 giugno il governo dello Stato Indipendente di Croazia emanò un decreto che demarcò il confine orientale con la Serbia.<ref name="Prebeg"/>
* Il 27 ottobre NDH e Italia raggiunsero un accordo sui confini tra Stato Indipendente di Croazia e [[Regno del Montenegro (1941-1944)|Montenegro]].
* Il 10 settembre 1943, dopo la capitolazione dell'Italia, l'NDH dichiarò nulli i Trattati di Roma del 1941 e del 1924 ed il [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo del 1920]].<ref name="Kisic">Kisić-Kolanović, Nada. ''Mladen Lorković-ministar urotnik'', Golden Marketing, Zagreb 1997. (pg. 304–306)</ref> Il ministro degli Esteri tedesco [[Joachim von Ribbentrop]] permise allo Stato Indipendente di Croazia di riprendersi i territori dalmati ceduti all'Italia con i Trattati di Roma.<ref name="Kisic"/> Da questo momento in poi i [[Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia|partigiani jugoslavi]] presero il controllo di quasi tutto il territorio dalmata, dal momento che la sua cessione lo aveva reso ancora più fortemente anti-NDH (è provato che oltre un terzo della popolazione totale di Spalato si era unita ai partigiani).<ref>[http://www.ratnakronikasplita.com/impresum/uvod Ratna kronika Splita 1941–1945] {{hr icon}}</ref> Entro l'11 settembre 1943, il ministro degli Esteri dell'NDH Mladen Lorković fu informato dal console [[Siegfried Kasche]] che la Croazia avrebbe dovuto aspettare per l'Istria. Il governo centrale tedesco aveva infatti già annesso l'Istria e Fiume all'interno della [[Zona d'operazioni del Litorale adriatico]] il giorno prima.<ref name="Kisic"/> Zara fu occupata unicamente dai tedeschi, anche se l'amministrazione civile rimase formalmente assegnato alla [[Repubblica Sociale Italiana]].
 
[[Međimurje]] e la [[Baranja]] meridionale vennero annesse (occupate) dal Regno d'Ungheria. L'NDH continuò a rivendicare entrambi i territori, chiamando la regione di Osijek come ''Grande Parrocchia Baranja'', nonostante nessun territorio di quella regione fosse sotto il suo controllo. Questi confini non vennero mai ufficialmente stabiliti, e l'Ungheria considerò come confine tra le due nazioni il fiume [[Drava]].
 
Rispetto ai confini repubblicani stabiliti dalla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] dopo la guerra, lo Stato Indipendente di Croazia comprendeva l'intera [[Bosnia ed Erzegovina]], con la sua maggioranza di [[serbi]] e [[bosniaci]] non-croati, oltre a 20&nbsp;km² di [[Slovenia]] (villaggi di [[Slovenska vas]], [[Nova vas pri Mokricah]], [[Jesenice na Dolenjskem]], [[Obrežje]] e [[Čedem]])<ref>{{cita news |url=http://www.dnevnik.si/tiskane_izdaje/dnevnik/121558 |titolo=Mejo so zavarovali z žico in postavili mine |lingua=sl|titolotradotto=They Protected the Border with Wire and Set up Mines |pubblicazione=Dnevnik.si |nome=Ernest |cognome=Sečen |data =16 aprile 2005}}</ref> e l'intera [[Sirmia]] (parte della quale era già compresa nel [[Banato del Danubio]]).
 
== Geografia antropica ==
=== Suddivisioni amministrative ===
Lo Stato Indipendente di Croazia aveva tre livelli di divisioni amministrative: grandi contee o grandi parrocchie (sg. ''velika župa''), distretti (sg. ''kotar'') e municipalità (sg. ''općina''). Nel momento dell'istituzione, lo Stato aveva 22 grandi parrocchie, 142 distretti e 1.006 municipalità.<ref>Pusić, Eugen. ''Hrvatska središnja državna uprava i usporedni upravni sustavi''. Školska knjiga, Zagreb 1997. (pg. 173)</ref> Il livello di amministrazione più alto erano le grandi parrocchie (pl. ''velike župe''), ognuna delle quali amministrata da un "prefetto supremo" (''veliki župan'').
 
{| style="background: none;"
|- valign="top"
| <!--column 1-->
{| style="background: none;"
|-
| 1 || '''Baranja'''</tr>
| 2 || '''Bilogora'''</tr>
| 3 || '''Bribir and Sidraga'''</tr>
| 4 || '''Cetina'''</tr>
| 5 || '''Dubrava'''</tr>
| 6 || '''Gora'''</tr>
| 7 || '''Hum'''</tr>
| 8 || '''Krbava – Psat'''</tr>
|}
| <!--column 2-->
{| style="background: none;"
|-
| 9 || '''Lašva and Glaž'''</tr>
| 10 || '''Lika and Gacka'''</tr>
| 11 || '''Livac and Zapolje'''</tr>
| 12 || '''Modruš'''</tr>
| 13 || '''Pliva and Rama'''</tr>
| 14 || '''Pokupje'''</tr>
| 15 || '''Posavje'''</tr>
|}
| <!--column 3-->
{| style="background: none;"
|-
| 16 || '''Prigorje'''</tr>
| 17 || '''Sana and Luka'''</tr>
| 18 || '''Usora and Soli'''</tr>
| 19 || '''Vinodol and Podgorje'''</tr>
| 20 || '''Vrhbosna'''</tr>
| 21 || '''Vuka'''</tr>
| 22 || '''Zagorje'''</tr>
|}
|
{|
|-
| [[File:NezavisnaDrzavaHrvatska.png|thumb|Divisioni amministrative dello Stato Indipendente di Croazia (1941–43)]]|| [[File:NezavisnaDrzavaHrvatska1943.png|thumb|Divisioni amministrative dello Stato Indipendente di Croazia (1943–45)]]
|}
|}
 
== Storia ==
{{vedi anche|Ustascia|Ustascia e Chiesa cattolica}}
=== Proclamazione dello Stato indipendente di Croazia ===
[[File:Ustaše symbol.svg|thumb|90px|Il simbolo degli ustascia]]
[[File:Croatian roundel WW2.svg|thumb|90px|Coccarda dell'aviazione croata durante la seconda guerra mondiale]]
In seguito all'intervento dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] nel [[Regno di Jugoslavia]], nel [[1941]], e la rapida sconfitta dell'esercito jugoslavo (''Jugoslovenska vojska''), l'intero paese fu militarmente occupato dalle forze dell'Asse. I governi [[Germania nazista|tedesco]] e [[Regno d'Italia (1861-1946)|italiano]] misero al governo il partito di estrema destra [[Ustascia]], formando lo ''Stato Indipendente di Croazia''.
 
L'istituzione dell'NDH fu proclamata il 10 aprile [[1941]] da [[Slavko Kvaternik]], deputato leader degli [[Ustascia]].<ref>Ludwig Steindorff, "Croazia. Storia nazionale e vocazione europea", Trieste 2008, p. 182.</ref> Il capo dello Stato era [[Ante Pavelić]]. Sulla carta, lo Stato Indipendente di Croazia era una monarchia, ma il re, [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone]] di [[Savoia-Aosta]] (futuro quarto duca d'Aosta e fratello del [[viceré d'Etiopia]] [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo]]), che assunse il nome di Tomislavo II (come [[Tomislao I di Croazia|Tomislav]], primo re croato nel [[925]]), non aveva potere effettivo e non mise mai piede sul territorio dell'NDH. Non avendo nessuna esperienza politica e non essendo a conoscenza dei piani esatti del governo italiano, Aimone-Tomislao rifiutò di partire per la Croazia; lo scrisse chiaramente in una lettera a Vittorio Emanuele e in un'altra indirizzata a Mussolini, nella quale asserì che la risoluzione territoriale dalmata, «terra che non si sarebbe mai potuta [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzare]]», era un ostacolo a qualsiasi riconciliazione con i croati: Aimone non accettò di diventare re di una nazione amputata dall'Italia<ref>Davide Rodogno, ''Il nuovo ordine mediterraneo'', ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003, pagg. 126-127</ref> e passò alla storia come il «re che non fu mai».<ref>Pavlowitch, ''The King that Never Was''; ASMAE (Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri), GABAP (Gabinetto armistizio-pace, Ministero degli Esteri), b. 35, La corona del re Zvonimir, informazioni storiche raccolte dal MAE. Le lettere del re sono conservate in GABAP, b. 28. Altri documenti di Aimone sono stati pubblicati da Amoretti, ''La vicenda italo-croata''.</ref>
 
Il nome del nuovo Stato era un riferimento ovvio al desiderio di indipendenza croato, che era stato perseguito senza successo dal [[1102]]. [[Vladko Maček]], il capo del [[Partito Rurale Croato|Partito Rurale Croato-Partito Croato dei Contadini]], il più forte partito croato del momento, rifiutò l'offerta dei tedeschi di essere il leader del governo, ma chiese alla gente di obbedire e cooperare con il nuovo governo il giorno stesso della proclamazione di Kvaternik. [[Ante Pavelić]] arrivò a [[Zagabria]] nelle prime ore del mattino del 15 aprile, alla testa di poche centinaia di seguaci vestiti con divise italiane<ref>Jozo Tomasevich, "War and Revolution in Yugoslavia 1941-1945", Stanford 2009 p. 60.</ref> per diventare il ''poglavnik'' (l'equivalente croato di ''[[duce]]'').
 
Secondo Vladko Maček, l'istituzione dello Stato fu attuata con l'approvazione della classe borghese che non aveva più fiducia nel [[Regno di Jugoslavia]], ma i contadini guardarono il nuovo Stato con sospetto. La concessione di una [[banovina]] (provincia) autonoma era troppo recente ([[1939]]) per eliminare l'attrito che aveva segnato gli ultimi venti anni sotto il regime militarista dei re [[Serbia|serbi]].
 
Lo Stato includeva la maggior parte della [[Croazia]] odierna, ma parte della [[Dalmazia]], l'[[Istria]] e la [[Venezia Giulia]] facevano parte dell'[[Italia]]; [[Međimurje]] e la [[Baranja]] meridionale facevano parte dell'[[Ungheria]]. Inoltre includeva tutta la moderna [[Bosnia ed Erzegovina]]. All'incirca includeva tutta l'area dell'ex [[Impero austro-ungarico]] in cui si parlasse croato o serbo, per una superficie di circa 102.000&nbsp;km²<ref>([[:Immagine:Austria hungary 1911.jpg|vedi mappa]]).</ref>
 
Secondo le stime tedesche, nel nuovo Stato vivevano<ref>Essendo i confini provvisori e mai del tutto definiti i dati non sono certi e comunque mutevoli a causa della guerra</ref>:
 
* 3.300.000 croati (cattolici)
* 1.925.000 serbi
* 700.000 musulmani bosniaci
* 150.000 tedeschi
* 75.000 ungheresi
* 40.000 ebrei
* 30.000 sloveni
* 65.000 tra cechi e slovacchi
* 15.000 altri (soprattutto ruteni e rom)
 
=== Le zone d'occupazione ===
[[File:Smembramento_della_Jugoslavia.png|thumb|upright=1.4|La divisione dei territori jugoslavi tra il 1941 e il 1943. All'interno dello stato croato, la linea rossa delimita la "seconda zona" e la linea grigia delimita la "terza zona", rappresentando la linea di demarcazione tra italiani e tedeschi.]]
Nell'estate del 1941, gli [[Ustascia]], responsabili di efferati crimini contro le popolazioni civili, si dimostrarono, nonostante la barbarie e la violenza delle repressioni, incapaci di mantenere l'ordine. Onde evitare che la situazione degenerasse, la Germania e l'Italia decisero di occupare integralmente il territorio croato, stabilendo due zone d'occupazione e una linea di demarcazione che seguiva l'asse nord-sud: [[Samobor]]-[[Sarajevo]]-[[Ustiprača]].<ref name="Rodogno127">Davide Rodogno, ''Il nuovo ordine mediterraneo'', ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003, pagina 127</ref> Le autorità italiane protestarono per il termine «linea di demarcazione» perché lasciava presupporre una divisione in due «zone di influenza» della Croazia; ribadirono ripetutamente che si trattava di un termine convenzionale, «adottato puramente e semplicemente ai fini militari contingenti», altrimenti sarebbe «caduto ogni fondamento di quella realtà [...] acquisita per gli accordi col Reich: Croazia "spazio vitale" dell'Italia».<ref>DDI, ser. IX, 1939-43, vol. 8, doc. 606, ministro a Zagabria Casertano al ministro degli Esteri Ciano, 10 giugno 1942.</ref><br />Il territorio dello Stato Indipendente di Croazia venne così occupato dai tedeschi e dagli italiani:
* la metà nord-orientale del territorio dell'NDH era sotto la cosiddetta zona d'influenza tedesca, con la presenza della [[Wehrmacht]];
* la metà sud-occidentale era controllata dal [[Regio Esercito]].
 
Il 26 agosto [[1941]], italiani e croati stabilirono le rispettive competenze nella zona d'occupazione del Regio Esercito.<ref>USSME, M 3, b. 45, Sintesi degli accordi stabiliti nella conferenza del 26 agosto 1941 a Zagabria.</ref> Il 7 settembre nacquero la seconda zona, dove i poteri del Regio Esercito furono assai estesi, e la terza zona. La seconda zona fu delimitata a nord dal fiume [[Kupa]] tra [[Osilnica]] (esclusa) e [[Zdikovo]] (inclusa); a ovest da Osilnica alla [[Sabbioncello (penisola)|penisola di Sabbioncello]], comprese tutte le isole; a sud da [[Gruda (Canali)|Gruda]] a [[Triglav]]; a est da Triglav a Zdikovo, lungo la linea che andava da [[Bjolasca]] a [[Tounj]].<ref name = "Rodogno127"/> La terza zona, dove i poteri civili restarono in mano ai croati, comprese quella parte di territorio che si estendeva fra i confini della seconda zona e la linea di demarcazione italo-tedesca.
 
Alla fine del 1941, l'addetto militare tedesco a Roma, generale [[Enno von Rintelen]], propose a Mussolini l'occupazione totale della Croazia.<ref>DDI, ser. IX, 1939-43, vol. 8, doc. 40, comandante della II Armata [[Vittorio Ambrosio|Ambrosio]] al CSMG [[Ugo Cavallero]], da palazzo Venezia, 1º dicembre 1941.</ref> L'offerta tedesca nacque dalla consapevolezza di aver raggiunto in Croazia posizioni di controllo politico ed economico assolutamente inattaccabili e dalla necessità di sostenere le truppe della Wehrmacht in Serbia, rafforzandole con quelle presenti nel nuovo Stato croato.<ref>Davide Rodogno, ''Il nuovo ordine mediterraneo'', ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003, pagina 128</ref><br />
Nella riunione del 18 dicembre [[1941]] con il duce, [[Galeazzo Ciano]], [[Raffaele Casertano]] e i generali [[Mario Roatta]] (Stato maggiore del Regio Esercito), [[Giovanni Magli]] (Comando supremo) e [[Vittorio Ambrosio]] (comandante della II Armata, denominata Supersloda) discussero la proposta dell'alleato. Quest'ultimo spiegò che l'occupazione della terza zona era il «presupposto all'occupazione di tutta la Bosnia», mentre le posizioni nella seconda zona dovevano essere consolidate mediante un proficuo lavoro di penetrazione politica, giacché la zona delimitata dalle [[Alpi dinariche]] costituiva, dal punto di vista militare e da quello economico, il completamento naturale della [[Governatorato della Dalmazia|Dalmazia italiana]].<ref>ASMAE, GABAP, b. 33, 12 dicembre [[1941]], Colloqui Ambrosio-Pietromarchi; USSME, M 3, b. 45, 28 settembre [[1941]], Verbale della riunione tenuta a Venezia tra Volpi, Bastianini, Casertano, Pietromarchi e il generale Ambrosio; ASMAE, GABAP, b. 33, Appunto dell'Ufficio Croazia: «Non rimarrebbe che estendere la nostra occupazione alla sola Bosnia orientale. Il giorno che ciò avvenisse praticamente tutta la Croazia sarebbe sotto il nostro controllo. Potremmo allora procedere a dare al paese un assetto definitivo che dovrebbe culminare con l'avvento al trono del re»; b. 46, 12 dicembre [[1941]], Colloqui Ambrosio-Pietromarchi.</ref> Egli riconobbe che ogni sforzo sarebbe stato vanificato se non fosse stata chiarita la posizione tedesca. Dal colloquio emersero due soluzioni alternative:
* il ritiro delle truppe del Regio Esercito all'interno della seconda zona (litorale croato ed Erzegovina), con l'intenzione (segreta) di una futura annessione, lasciando ai croati l'amministrazione della terza zona, nella speranza che la fiducia loro accordata avrebbe fatto rientrare Zagabria nell'orbita italiana;
* l'occupazione integrale della terza zona, il superamento della linea di demarcazione e l'occupazione della Bosnia orientale con l'invio di truppe sufficienti a «sormontare l'ostacolo rappresentato dalla penetrazione economica germanica».<ref>USSME, M 3, b. 59, 30 dicembre [[1941]], Processo verbale della riunione di Ambrosio con tutti i capi di CdA di Supersloda. Durante la riunione il generale affermò: «Bisognava che i tedeschi ripiegassero tutte le posizioni raggiunte. Non era giusto rischiare la vita dei nostri soldati, per rimanere poi sminuzzati a presidiare nuove località, mentre altri avrebbero continuato a signoreggiare il paese».</ref>
L'occupazione italiana della Bosnia orientale non fu mai realizzata perché il generale [[Edmund Glaise von Horstenau]], plenipotenziario presso la legazione tedesca di Zagabria, avvertì i croati dell'esistenza di un «piano italiano» d'occupazione totale della Croazia, omettendo di precisare che dietro la proposta di Roma vi era stata un'espressa richiesta tedesca.<ref name="Rodogno129">Davide Rodogno, ''Il nuovo ordine mediterraneo'', ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003, pagina 129</ref> Il 2 gennaio [[1942]], il generale Ambrosio propose il ritiro delle truppe d'occupazione nella seconda zona e l'eliminazione progressiva di ogni influenza croata.<ref>USSME, N I-II, Diari storici, b. 1361, Comando II Armata - Ufficio «I» allo SMRE - Ufficio Operazioni, 2 gennaio [[1942]], firmato Ambrosio, p. 5. Nello stesso diario storico anche il promemoria segreto dello SMRE, Ufficio Operazioni, gennaio 1942.</ref> Pietromarchi condivise l'idea che l'occupazione della terza zona non potesse essere considerata fine a se stessa, poiché avrebbe costituito uno spreco di sangue, di denaro, di energie e di prestigio assolutamente inutile e sproporzionato agli sforzi.<ref name = "Rodogno129"/> Mussolini ordinò ad Ambrosio di «eliminare l'influenza croata dalla seconda zona e dare la sensazione che l'Italia non deve andare più via. Evitare che i presidi croati si rafforzino e ottenere l'allontanamento definitivo degli ustascia.»<ref>USSME, M 3, b. 59, 28 dicembre [[1941]], Colloquio Ambrosio-Mussolini</ref>
 
=== Gli ustascia e le leggi razziali ===
Lo Stato avrebbe in seguito istituito un proprio esercito, diviso i due gruppi:
* gli ''Ustascia'' propriamente detti, che costituivano l'élite;
* i ''Domobrani'', che erano il corpo regolare più grande.
L'esercito era forte di circa 110.000 effettivi alla fine del [[1942]] e di circa 130.000 nel [[1943]]. D'altra parte, l'NDH non aveva una flotta navale, secondo i termini dell'Accordo di Roma con l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], e la flotta aerea era limitata a circa trenta piccoli aerei commerciali. Inoltre regolari croati e volontari formarono la [[Legione croata|Hrvatska legija]] ("Legione croata"), i cui reparti vennero aggregati alla [[Wehrmacht]] ed al [[Regio esercito]] italiano (Legione croata autotrasportabile).
 
Buona parte della popolazione dello Stato Indipendente di Croazia non era croata, soprattutto a causa dell'inclusione della [[Bosnia ed Erzegovina|Bosnia]]. Era presente una consistente parte di popolazione ''serba'' (circa il 19% della popolazione della Croazia del tempo, più del 30% della popolazione dell'NDH), ''bosgnacchi'', ''tedeschi'', ''ungheresi'' ed altri. I cattolici, (soprattutto croati, tedeschi ed ungheresi) costituivano più del 50% dei 6,3 milioni di persone.
[[File:Croatia-41-45.gif|thumb|left|upright=1.4|Divisione della Jugoslavia dopo la sua invasione da parte delle [[Potenze dell'Asse]]
{{legenda|#339966|Aree assegnate all'Italia: l'area costituente la [[provincia di Lubiana]], l'area accorpata alla [[provincia di Fiume]] e le aree costituenti il [[Governatorato di Dalmazia]]}}
{{legenda|#ff0000|Stato Indipendente di Croazia}}
{{legenda|#0000ff|Area occupate dalla [[Germania nazista]]}}
{{legenda|#996666|Aree occupate dal [[Regno d'Ungheria (1920-1946)|Regno d'Ungheria]]}}]]
Il regime subito promulgò una serie di leggi razziali che riflettevano l'accettazione dell'ideologia della [[Germania nazista]], con enfasi sulle questioni nazionali croate. Il giudizio più illuminante riguardo a questa serie di leggi antisemite è stato dato da Raul Hilberg nella sua opera in tre volumi "''The Destruction of the European Jews''" (La distruzione degli ebrei d'Europa). Secondo Hilberg, la Croazia, come la [[Slovacchia]], era un satellite della Germania e "''una creazione tedesca fatta a tempo di record''", che nelle loro politiche razziali rispettò e persino "''migliorò''" la definizione della Germania nazista.
Il governo croato, e soprattutto le milizie, intesero però molto spesso l'antisemitismo e il razzismo su basi religiose più che razziali, oppure mescolando elementi religiosi e razziali. Inoltre furono effettuati numerosi massacri di cittadini ortodossi, che però potevano salvarsi in caso di conversione alla religione cattolica (sovente gli Ustascia erano accompagnati da sacerdoti o frati).
 
La prima "Ordinanza legale per la difesa del popolo e dello stato", datata 17 aprile [[1941]], prescriveva la [[pena di morte]] per l'"infrangimento dell'onore e degli interessi vitali del popolo croato e la sopravvivenza dello Stato Indipendente di Croazia". Fu presto seguita dalla "Ordinanza legale delle razze" e dalla "Ordinanza legale per la protezione del sangue ariano e l'onore del popolo croato", datate 30 aprile [[1941]], così come l'"Ordinanza per la creazione e la definizione del comitato razziale-politico", datata 4 giugno [[1941]].
 
=== La questione ebraica ===
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], il piano di sterminio nazista portò all'uccisione di 6 milioni di [[ebraismo|ebrei]], senza distinzioni di sesso né di età. Pavelić e il movimento ustascia parteciparono attivamente allo sterminio del popolo ebraico e già nel 1941 il ministro croato degli affari interni Andrija Artukovic affermò sulla ''Deutsche Zeitung in Kroatien'' (il giornale tedesco in Croazia) che il governo della NDH ''in breve tempo risolverà la questione ebrea nello stesso modo come l'ha risolta il governo tedesco''.
 
Fu proibita agli ebrei la partecipazione alle proprie professioni di sempre, alle organizzazioni e alle istituzioni sociali e culturali croate, particolarmente alla letteratura, giornali, arti figurative e musicali, teatri e film.
 
=== I campi di concentramento e le vicende belliche ===
{{vedi anche|Persecuzione dei serbi durante la seconda guerra mondiale}}
Le normali prigioni non riuscivano a sostenere l'arrivo continuo dei nuovi prigionieri e il governo ustascia cominciò a preparare le basi di quello che sarebbe diventato il [[campo di concentramento di Jasenovac]] dal luglio [[1941]]. Il regime avrebbe poi allestito un totale di otto [[campo di concentramento|campi di concentramento]].
 
Gli [[Ustascia]] cominciarono a condurre una deliberata campagna di massacri, deportazioni e conversioni religiose forzate nel tentativo di rimuovere gli ''indesiderati'': serbi, [[ebreo|ebrei]], [[zingaro|zingari]], dissidenti croati ed altri. Le atrocità contro i non-croati cominciarono il 27 aprile [[1941]], quando una nuova unità dell'esercito ustascia massacrò la comunità serba di Gudovac, vicino a [[Bjelovar]].
 
Le precedenti formazioni politiche e religiose, come il Partito Agricolo e la Chiesa cattolica, vennero coinvolte. Chi si opponeva era arrestato.
 
Il [[Partito Rurale Croato|Partito Rurale Croato-Partito Croato dei Contadini]] venne bandito l'11 luglio [[1941]] in un tentativo degli [[Ustascia]] di assumerne il ruolo di rappresentanza dei contadini croati. [[Vladko Maček]] venne mandato al campo di concentramento di Jasenovac, ma in seguito rilasciato a causa della sua popolarità. A Maček venne di nuovo chiesto in seguito dagli stranieri di riformare un partito di opposizione al governo Pavelić, ma rifiutò.
 
La [[Chiesa cattolica]] negò in molti casi la partecipazione alle conversioni religiose forzate, anche se numerosi preti e frati (in particolar modo francescani) si unirono alle file [[ustascia]].
 
Il movimento [[antifascismo|antifascista]] emerse molto presto nel [[1941]] sotto il comando del partito comunista, guidato da [[Josip Broz Tito]], come in altre parti della [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]]. I [[Partigiano|partigiani]] croati (''partizani'') cominciarono quella che sarebbe stata riconosciuta come la Guerra di Liberazione Jugoslava il 22 giugno [[1941]], quando la loro prima unità armata venne formata a Brezovica, vicino a [[Sisak]]. I partigiani ingaggiarono un combattimento per la prima volta il 27 giugno a [[Lika]].
 
Il primo appoggio massiccio da parte croata pervenne a Tito dai croati di [[Dalmazia]], allora parte del Regno d'Italia.
Mentre le forze tedesche si sforzavano di agire come intermediario nella sanguinosa guerra serbo-croata, le forze italiane si astennero da ogni intermediazione e finirono involontariamente per fomentare il conflitto. Ufficialmente alleata di Pavelić e del suo Stato Croato, nella pratica l'Italia fascista armava ed appoggiava anche l'azione dei ''[[četnici]]'' allo scopo di contrastare l'azione dei croati più ostili all'Italia. Su questa base i ''četnici'' potevano impunemente massacrare i croati nella zona d'occupazione italiana e viceversa facevano i croati.
Gli arresti in massa dei croati anti-italiani da parte della polizia mussoliniana, ed il loro trasferimento nei campi di concentramento e nelle prigioni italiane, facilitarono ulteriormente l'azione dei ''četnici''.
Pavelić e i tedeschi, condizionati dall'esistenza delle diverse zone d'occupazione, non potevano efficacemente difendere i croati della Dalmazia (e neanche fermare le rappresaglie croate contro i ''četnici'' in Dalmazia e specialmente nel [[Montenegro]]).
In tale disperata situazione, a molti dei croati della Dalmazia non rimase altro che unirsi ai partigiani. Fu questo un secondo appoggio massiccio e prezioso per il movimento di Tito.
Nell'inverno 1942-43, dopo le sconfitte tedesche in [[Africa]] e a [[Stalingrado]], Tito ottenne un terzo notevole appoggio: la maggioranza dei musulmani bosniaci (i bosgnacchi) passò dagli ustascia ai partigiani. Vedendo che i tedeschi, e con loro gli ustascia, andavano incontro alla sconfitta, ai musulmani non rimaneva che tentare un accordo con i partigiani.
Questi ultimi posero una sola condizione: abbandonare la nazionalità croata ed accettare la definizione di gruppo nazionalmente indeterminato.
Con questa mossa il gruppo serbo-ortodosso diveniva democraticamente e legalmente maggioranza relativa nella Bosnia-Erzegovina.
I musulmani acconsentirono, essendo per loro inaccettabile soltanto dichiararsi appartenenti alla nazionalità serba.<ref>Ante Ciliga, "Crisi di Stato della Jugoslavia di Tito"</ref>
 
Un'altra fazione ribelle erano i [[četnik]] (plurale [[Lingua serba|serbo]]: ''četnici''), i realisti serbi. La prima unità armata četnik in [[Croazia]] venne formata il 28 giugno (il giorno del ''Vidovdan'', una festa serba).
 
Con l'aumentare delle atrocità commesse dagli [[Ustascia]], i partigiani gradualmente ricevevano aiuto da un numero sempre maggiore di persone della popolazione civile. Dapprima erano isolate unità di guerriglia formate nelle aree delle atrocità (ecco perché si riteneva che i partigiani fossero un movimento composto soprattutto da serbi).
 
Alla fine del [[1942]], le notizie delle atrocità ustascia nel [[campo di concentramento di Jasenovac]] si erano diffuse tra la popolazione croata. Noti scrittori come [[Vladimir Nazor]] e [[Ivan Goran Kovačić]] fuggirono dai territori controllati dagli Ustascia per unirsi ai partigiani, e vennero seguiti da molti altri.
 
Il 13 luglio [[1943]] venne proclamata la Croazia Democratica sotto la guida di [[Andrija Hebrang (padre)]] nelle aree occupate dalle forze partigiane croate. Nel [[1943]] i partigiani formarono i nuovi consigli politici: [[ZAVNOH]] e [[ZAVNOBiH]] (il "Consiglio antifascista di Stato per liberazione popolare" di [[Croazia]] e [[Bosnia ed Erzegovina]]) che avrebbero funzionato in seguito come governi ad interim. Lo [[Repubblica Socialista di Croazia|Stato Federale di Croazia]] (''Federalna Država Hrvatska'', ''FDH''), sotto la guida di Andrija Hebrang e [[Vladimir Nazor]], venne fondato il 9 maggio [[1944]] nel corso della terza sessione dello ZAVNOH.
 
I guerriglieri realisti četnik, che si erano uniti per proteggere i serbi dagli Ustascia, a loro volta commisero atrocità varie contro i croati. Più tardi nella guerra, sia gli Ustascia sia i četnici collaborarono con le [[Potenze dell'Asse]] e combatterono insieme contro i partigiani. Inoltre sia gli Ustascia che i cetnici avevano sovente sentimenti razzisti verso ebrei, sinti e rom.
 
L'esercito ustascia venne sconfitto all'inizio del [[1945]], ma continuò a combattere fino a poco dopo la resa tedesca il 9 maggio [[1945]]. Vennero presto sopraffatti e lo Stato Indipendente di Croazia cessò di esistere nel maggio [[1945]], non lontano dalla fine della guerra. L'avanzata delle forze partigiane di [[Josip Broz Tito|Tito]], unite all'[[Armata Rossa]] sovietica, causò la ritirata di massa degli Ustascia.
 
Il [[campo di concentramento di Jasenovac|complesso dei campi di concentramento di Jasenovac]] è stato il luogo dell'assassinio di centinaia di migliaia di persone (alcuni stimano che questo campo sia stato il terzo più grande della [[Seconda guerra mondiale]]. Il numero dei morti viene stimato in circa 400&nbsp;000 persone, ma tutte le registrazioni scritte vennero distrutte per nascondere i crimini. Alla fine della guerra la popolazione serba dell'NDH era stata ridotta al 14% della popolazione, a causa delle uccisioni o delle conversioni (ma anche parzialmente a causa dell'emigrazione in [[Voivodina]] nel [[1946]]-[[1947|47]]), mentre gli ebrei croati vennero praticamente annientati (solo uno su cinquanta sopravvisse alla guerra).
 
Nel maggio [[1945]], un grande gruppo composto di anticomunisti, ustascia e civili, si ritirò in fuga dalle forze partigiane, dirigendosi a ovest verso l'[[Italia]] e l'[[Austria]]. [[Ante Pavelić]] si staccò dal gruppo e si diresse prima in Austria ed Italia e poi definitivamente in [[Argentina]]. Il resto del gruppo negoziò il passaggio con le forze britanniche sul confine austro-sloveno. Dopo che fu rifiutato al gruppo di passare, (cf. [[Operazione Keelhaul]]), si ritiene che i partigiani abbiano ucciso più di 50.000 persone nel [[massacro di Bleiburg]], dal nome del villaggio di [[Bleiburg]], vicino al confine, dove avvenne l'esecuzione di massa. Chi sopravvisse si incamminò in una "marcia della morte" verso la Jugoslavia.
 
La [[Repubblica Socialista di Croazia|Repubblica Popolare di Croazia]] (una repubblica costituiva della [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia]]) cominciò la sua esistenza poco più tardi nello stesso anno.
 
=== Stime sulle vittime ===
La storiografia post-bellica calcolava un totale di circa 800.000 serbi uccisi dal regime ustascia. Fino ad anni recenti i dati sono stati accettati e, ancora nel [[1996]], il dr. Bulajic, direttore del "Museo per le vittime del genocidio" a Belgrado, attestava che le vittime del genocidio attuato a [[Jasenovac]], secondo fonti attendibili, non ammonterebbero a meno di 700.000 vite umane.
 
Studi recenti, sia serbi sia croati, hanno cercato di ridefinire con maggiore obiettività l'entità delle perdite umane avvenute nel territorio jugoslavo durante la seconda guerra mondiale. Questi studi demografici indipendenti, prima quello del demografo e esperto di statistica dell'[[Unesco]], Bogoljub Kočović, poi quello del demografo delle [[Nazioni Unite]] Vladimir Zerjavić, sono giunti a risultati analoghi e concordi.
 
Zerjavić calcola il numero dei caduti in territorio croato, ovvero nello Stato Indipendente di Croazia governato da Pavelić, e li suddivide per etnie: 322.000 serbi, 255.000 croati e musulmani, 20.000 ebrei e 16.000 zingari. Compresi in questa cifra ci sono le vittime del campo di Jasenovac, dove sarebbero morti 48.000-52.000 serbi, 13.000 ebrei, 12.000 croati e 10.000 zingari. La cifra totale delle vittime sarebbe di circa 80.000, e questo è il dato oggi adottato anche dal Museo dell'Olocausto di [[Washington]] e dal [[Centro Simon Wiesenthal]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Milazzo Matteo, ''The Chetnik movement and the Yugoslav resistance, Baltimora, Johns Hopkins University Press (1975), pag. 163-165, 178-179
* Tomasevich Jozo, ''War and revolution in Yugoslavia 1941-1945: The Chetniks'', Stanford, California, Stanford University Press (1975), pag. 329 nota 17; Stefanović Mladen, ''Zbor Dimitrija Ljotića 1934-1945'', Belgrado: Narodna Knjiga (1984), pag. 307.
* Kostić Boško ''Za istoriju naših dana: odlomci iz zapisa za vreme okupacije'', Lille (Francia)(1949), pag. 187, 190
* [[Giulio Vignoli]], ''Il Sovrano sconosciuto. Tomislavo II Re di Croazia'', Mursia, Milano, 2006.
 
== Capi militari dell'esercito ustaša ==
* [[Jure Francetic|Jure Francetić]]
* [[Maks Luburic|Maks Luburić]]
* [[Rafael Boban]]
* [[Dinko Sakic|Dinko Šakić]]
* [[Bozidar Kavran|Božidar Kavran]]
* [[Ivan Kirin|Ivan Ico Kirin]]
* [[Ivica Matkovic|Ivica Matković]]
* [[Ljubo Milos|Ljubo Miloš]]
* [[Ante Moskov|Ante (Vitez) Moskov]]
* [[Juraj Rukavina|Juraj Juco Rukavina]]
* [[Tomislav Sertic|Tomislav (Vitez) Sertić]]
* [[Vjekoslav Servetzy]]
* [[Slavko Stanzer|Slavko (Vitez) Stanzer]]
* [[Vjekoslav Vrancic|Vjekoslav (Vitez) Vrančić]]
* [[Antun Vrban]]
 
== Leader politici dell'NDH ==
* [[Ante Pavelić]]
* [[Slavko Kvaternik]]
* [[Mirko Puk]]
* [[Andrija Artuković]]
* [[Ivan Petrić]]
* [[Lovro Šušič]]
* [[Mile Budak]]
* [[Ivica Frković]]
* [[Jozo Dumandžič]]
* [[Milovan Zanič]]
* [[Osman Kulenović]]
* [[Džafer Kulenović]]
 
== Bibliografia ==
* {{cita web|http://www.alieuomini.it/pagine/dettaglio/documenti,11/l_asse_e_la_jugoslavia,137.html|Documenti legislativi e diplomatici di approfondimento I}}
* {{cita web|http://www.alieuomini.it/pagine/dettaglio/documenti,11/croazia_slovenia_montenegro_i,147.html|Documenti legislativi e diplomatici di approfondimento II}}
* {{cita web|http://www.alieuomini.it/pagine/dettaglio/documenti,11/croazia_slovenia_montenegro_ii,148.html|Documenti legislativi e diplomatici di approfondimento III}}
* {{cita web|http://www.zaoerv.de/11_1942_43/11_1942_1_b_122_2_142.pdf|Documenti legislativi e diplomatici italiani e tedeschi di approfondimento}}
 
== Voci correlate ==
* [[Legione croata]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{Fascismi nel mondo (1919-1945)}}
* {{Collegamenti esterni}}
{{Storia della Bosnia ed Erzegovina}}
 
{{Controllo di autorità}}
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