Achille e Musei del Castello Sforzesco: differenze tra le pagine

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{{torna a|Castello Sforzesco}}
{{Nota disambigua|il nome proprio|[[Achille (nome)]]}}
{{Museo
[[Immagine:Leon Benouville The Wrath of Achilles.jpg|thumb|right|250px|''Achille stante'', olio su tela di François-Léon Benouville, 1847, [[Montpellier]], Musée Fabre.]]
|Località = [[Milano]]
'''Achille''' (in [[greco antico]] {{polytonic|Ἀχιλλεύς}} / ''Achilleus'', in [[lingua latina|latino]] ''Ăchillēs, -is'', in [[illirico]] ''Akilehti''), soprannominato ''pié veloce'' o ''pié rapido'', è un personaggio della [[mitologia greca]], nonché uno dei principali eroi leggendari della [[guerra di Troia]] e il protagonista dell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]''.
|Indirizzo = Piazza Castello 3
|Tipologia =
|Collezioni = Scultura, Pittura, Affreschi, Arti applicate, Strumenti musicali, Arazzi, Armature e Armi
|Data di fondazione = 1862
|Fondatori =
|Data di apertura = 12 aprile del 1956
|Gestione = Direzione Cultura del Comune di Milano
}}
 
I '''Musei del Castello Sforzesco''' sono alloggiati all'interno del [[Castello sforzesco]] di [[Milano]]. Espongono la collezione civica della Città di Milano, costituita a partire dall'Ottocento, comprendente dipinti, sculture, mobili, ceramiche, tappezzerie, avori eo oggetti d'arte applicata, strumenti musicali, libri e collezioni archeologiche. Il [[riordino dei musei del Castello Sforzesco|progetto di allestimento museale]], tuttora presente in quasi la sua totalità, fu realizzato dal celebre studio milanese [[BBPR]], divenuto modello per gli allestimenti museali. Progetto realizzato in due tempi: il primo tra il 1954 e il 1956 con il restauro del Cortile Ducale e il secondo con il restauro del Cortile della Rocchetta nel 1963.
La leggenda di Achille è una delle più ricche della [[mitologia greca]], e una delle più antiche. Oltre ad [[Omero]], altri poeti, e le leggende popolari, s'impadronirono del personaggio, e s'ingegnarono a completare il racconto della sua vita, inventando degli episodi per supplire alle lacune dei poemi omerici. In questo modo si formò poco a poco un ciclo di Achille sovraccarico di incidenti e di leggende spesso divergenti, che ispirò i poeti tragici e i poeti epici di tutta l'antichità, fino all'epoca romana.
 
==Organizzazione del complesso museale==
== Il mito ==
Attualmente il complesso ospita:
=== Nascita e origini ===
*[[Museo d'Arte Antica (Milano)|Museo d'arte antica]]
[[Immagine:NAMA Pélée, Achille & Chiron.jpg|thumb|right|250px|Peleo affida il giovane Achille al centauro Chirone, vaso a sfondo bianco e figure nere del pittore di [[Edimburgo]], ca 500 a.C., da Eretria, [[Atene]], [[Museo Archeologico Nazionale di Atene|Museo Archeologico Nazionale]].]]
[[Peleo]], uno dei tanti discendenti di [[Zeus]], regnava sulla città di [[Ftia]], in [[Tessaglia]]. Egli per ordine di Zeus doveva prendere in sposa la nereide [[Teti (Nereo)|Teti]], figlia di [[Nereo]], <ref name="Pindaro">[[Pindaro]], ''Nemea'', iv, versi 66-68.</ref> questo per via di un [[oracolo]] pericoloso dove era stato profetizzato che il figlio della dea sarebbe divenuto più forte del padre, quindi sia il [[dio]] dei fulmini che [[Posidone]] dovettero desistere nei loro istinti.<ref name="Pseudo1">[[Pseudo-Apollodoro]], ''Biblioteca'', iii, 13, 5, versi 168-170.</ref>
[[Era (mitologia)|Era]], moglie di Zeus, decise di aiutare Peleo nell'intento <ref name="Apollonio7">Apollonio Rodio, Libro iv versi790 e seguenti.</ref> usando come tramite il saggio Chirone che gli suggerì come agire. Una notte alla fine di uno dei soliti rituali Teti lasciava il mare per riposarsi e allora Peleo la prese con forza. La dea usò i suoi poteri trasformandosi in animali mostruosi,<ref name="Tzetze1">Tzetze, ''Scoli a Licofrone'' versi 175-178.</ref>persino in fuoco, ma l'uomo era preparato a tali magie e riuscì a domarla. Quella notte, sul monte Sepia,<ref name="Euripide1">[[Euripide]], ''Andromaca'', versi 1265-1266.</ref> nacque Achille.<ref name="Ovidio1"> Ovidio, ''Metamorfosi'', xi, versi 258-265.</ref> Altri autori affermano che durante le trasformazioni della dea Peleo stesse aspettando il momento in cui si trasformasse in seppia per catturarla.<ref name="Tzetze1"/>
 
Ospitato al piano terreno della corte ducale, nelle sale decorate in epoca viscontea e sforzesca, espone raccolte di arte applicata e scultura che testimoniano l'evoluzione dell'arte milanese e lombarda dalla tarda epoca romana alla fine del Cinquecento. Fra i più celebri pezzi esposti vi sono il ''[[Monumento equestre a Bernabò Visconti]]'' e il ''[[Monumento funebre a Gaston de Foix]].'' All'interno del percorso si trovano la celebre [[Sala delle Asse]], affrescata da [[Leonardo da Vinci]], e la Cappella Ducale decorata da [[Bonifacio Bembo]].
Secondo alcuni mitografi i due ebbero un unico figlio <ref name="Pseudo2">[[Pseudo-Apollodoro]], ''Biblioteca'', iii, 13, 6, 171.</ref>, ma altri raccontano che ne ebbero sei . Teti per ognuno di essi, aveva cercato di eliminare dal loro essere gli elementi mortali portati da Peleo, cercando quindi di farli salire sull'Olimpo. A questo scopo, lei li immergeva in un lebete <ref name="Esiodo">[[Esiodo]], frammento 300, ''Scolio ad Aristofane'', nub. 1068.</ref>, o secondo altri li immergeva nel [[fuoco]], in ogni caso causando la loro [[morte]]. Quando venne al mondo Achille, egli era il settimo figlio nato dal loro [[matrimonio]]; prevedendo ciò che avrebbe fatto allora la moglie, Peleo vigilò e vide Teti in procinto di mettere in opera il suo esperimento pericoloso e, per evitare una separazione dal suo figlio<ref name="Haml1">Halm-Tisserant, pagine 50-56 e 73-74, anno 1993.</ref>, le strappò il bambino, ma solo dopo che quasi l'intero corpo tranne il tallone con il quale lo sorreggeva venisse bruciato e cosparso di [[ambrosia (mitologia)|ambrosia]], o secondo un'altra versione dopo che si era bruciato le [[labbro|labbra]] e il soprosso del piede destro<ref> [[Esiodo]], frag. 300 MW menziona l'avvenimento; [[Licofrone]], ''Alexandra'', (177-179) cita l'intervento di Peleo e precisa che sei neonati morirono gettati nel fuoco</ref>.
 
*[[Pinacoteca del Castello Sforzesco]]
Teti, adirata, tornò a vivere nel seno del [[mare]] con le sue sorelle ma prima di andarsene diede un nome all'ultimo figlio, e visto che il bambino non aveva avuto il tempo di porre le sue labbra sul seno della madre decise di chiamarlo Achille "senza labbra", oppure Ligirone "colui che piange". <ref name="Tolomeo">[[Tolomeo Efestione]], IV, citato da Fozio pag 487.</ref>
 
conserva una ricchissima collezione di dipinti, dal gotico al Settecento, tra cui opere di [[Filippo Lippi]], [[Antonello da Messina]], [[Andrea Mantegna]], [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], [[Giovanni Antonio Canal|Canaletto]], [[Correggio (pittore)|Correggio]], [[Giambattista Tiepolo|Tiepolo]] e dei maggiori espinenti della scuola lombarda quali [[Vincenzo Foppa]], il [[Leonardeschi]], i [[Procaccini (famiglia)|Procaccini]], [[Il Cerano|Cerano]], [[Daniele Crespi|Crespi]].
Avendo così Peleo salvato il bambino, chiese al centauro [[Chirone (mitologia)|Chirone]], abile nell'arte della medicina, di sostituire l'[[osso]] bruciato. Chirone disseppellì perciò un [[gigante]], Damiso, che, da vivo, era stato particolarmente veloce nella corsa, e mise al posto dell'osso mancante l'osso corrispondente del gigante. Ciò spiega le doti di corridore le quali resero Achille tanto degno di nota. Altri mitografi narrano invece che fosse stato direttamente suo padre, Peleo, a fornirgli il nuovo osso preso dal gigante chiamato [[Damiso]]. <ref name="Lico1">Licofrone, ''Cassandra'', 178 e seguenti.</ref>
 
* Museo archeologico (Museo della Preistoria e [[Museo egizio (Milano)|Museo egizio]])
Un'altra leggenda<ref>[[Publio Papinio Stazio|Stazio]], ''Achilleide'', (I, 133-134).</ref>, infine, assicura che, da bambino, Achille fu immerso a testa in giù da Teti nell'[[acqua]] dello [[Stige (fiume)|Stige]], fiume infernale. Quest'acqua aveva il potere di rendere invulnerabile qualsiasi essere ivi bagnato. Tuttavia, il [[Tallone d'Achille|tallone]], per il quale Teti teneva il bambino, non fu toccato dall'acqua magica, e restò vulnerabile.
*[[Museo degli strumenti musicali (Milano)|Museo degli strumenti musicali]]
*[[Museo dei Mobili e delle Sculture Lignee|Museo del Mobile]]
* Museo delle Arti Decorative ([[Civiche Raccolte d'Arte Applicata (Milano)|Raccolte d'Arte Applicata]])
*[[Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco|Raccolte Extraeuropee]]
*Museo della ''[[Pietà Rondanini]]'', ultima statua scolpita da [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] Buonarroti
*Civico Gabinetto Numismatico e Medagliere di Milano
* Rivellino del Santo Spirito (escursione tra i tetti e i passaggi coperti sulla mura esterne del castello)
 
nonché numerose mostre itineranti.
=== Educazione ===
Sul [[Monte Pelio|Pelio]], il fanciullo ricevette le cure della madre del centauro Chirone, [[Filira]], e di sua moglie, la [[ninfa]] Cariclo<ref> Esiodo, Catalogo di donne, fr. 204.87-89 MW.</ref>. Chirone provvedette anche a cambiargli il nome in Achille; prima infatti era stato chiamato Ligirone, che significava "piangente".
[[Immagine:Thetis Achilles.jpg|thumb|right|360px|''Teti richiama Achille dal Centuro Chirone'', 1770, dipinto di [[Pompeo Batoni]], [[San Pietroburgo]], [[Ermitage]].]]
Quando fu più grande, cominciò a esercitarsi nella caccia e nell'addestramento dei cavalli, e parimenti nell'arte medica<ref>''Iliade'', (IV, 217-219 e XI, 830-832).</ref>. Inoltre, imparava a cantare e a suonare la [[Lira (strumento musicale)|lira]], mentre Chirone lo addestrava alle antiche virtù: il disprezzo dei beni di questo mondo, l'orrore della menzogna, la moderazione, la resistenza alle cattive passioni e al dolore. Il Centauro lo nutriva esclusivamente di midolla di [[leone]] e di [[cinghiale]] selvatico<ref>Pseudo-Apollodoro, Biblioteca III 13, 6</ref>, per trasmettergli la forza di questi animali, e di conseguenza per renderlo coraggioso e forte; gli veniva invece somministrato miele e midollo di cerbiatto per renderlo agile e veloce, ma anche per dargli dolcezza e persuasione.
 
Sono altresì ospitati nel Castello Sforzesco, ma non appartengono al museoː
Chirone gli insegnò l'uso perfetto della ''forminx'' come strumento musicale, mentre la Musa [[Calliope]] lo istruì nel canto e anche nell'arte della pittura. Le doti del giovane eroe si rivelarono già da sei anni quando, grazie ai consigli del suo maestro centauro, uccise il suo primo cinghiale. Da quel momento il Pèlide iniziò a portare continuamente nella grotta del centauro un continuo di prede abbattute. La sua bionda capigliatura splendeva al sole durante le corse, quando braccava, raggiungeva ed abbatteva i cervi senza l'aiuto dei cani. Le sue doti stupivano persino le divinità [[Atena]] e [[Artemide]], sbalordite dalla grazia e dalle capacità di quel fanciullo così piccolo.
Durante questo periodo di educazione alla vita guerriera, Achille ebbe un inseparabile compagno, [[Patroclo]], il quale, benché fosse più grande di lui per età, non gli era superiore né per la forza, né poteva vantare una nobile origine.
 
*[[Biblioteca Trivulziana|Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana]]
Sempre in contemporanea alle cure di Chirone, Achille apprese dal precettore [[Fenice (Amintore)|Fenice]] l'arte dell'eloquenze e l'utilizzo adeguato delle armi<ref>Iliade (IX, 438-442).</ref>. Secondo la tradizione omerica, il Pelìde trascorse la sua giovinezza a Ftia, insieme al padre Peleo e all'anziano Fenice, che molto lo amava e lo considerava come un figlio; il poema ricorda anche il tenero episodio in cui Fenice offriva del vino al giovane eroe, ma quest'ultimo spesso lo risputava sulla sua tunica, ancora troppo giovane per poter gustarlo<ref>Omero, ''Iliade'' (IX, 490-491))</ref>.
*[[Biblioteca d'Arte del Castello Sforzesco]]
*[[Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli]]
* Libreria del Castello
 
Curiosa è la rilevante collezione archeologica di arte paleocristiana e precolombiana raccolta da [[Carlo Dossi]] durante i suoi anni di attività di scavo sul territorio milanese, greco e sudamericano. La collezione venne in parte trattenuta dallo stesso Dossi (si veda il [[Museo archeologico Villa Pisani Dossi]] a [[Corbetta]]) e, in gran parte, venne donata al Museo del Castello Sforzesco con l'obbligo di istituirvi un museo, la cui causa venne perorata anche dai discendenti dello scapigliato milanese. È lo stesso Carlo Dossi a parlare più volte di questa donazione all'interno della sua opera ''Note Azzurre''. Attualmente questi reperti non sono esposti al pubblico e continuano a soggiacere negli scantinati del Castello.
Sin da bambino, gli dei che da molto lo ammiravano e conoscevano bene il destino che attendeva quell'eroico ragazzo, lo avevano avvisato del futuro che l'avrebbe seguito. Gli fu chiesto se preferisse vivere a lungo senza gloria e sconosciuto a tutti o avere una vita breve e famosa per le imprese che avrebbe compiuto, il giovane Achille scelse quest'ultima, così il suo destino fu segnato.
===Corte interna e Portico dell'elefante===
 
[[File:Affresco dell'elefante, Castello Sforzesco di Milano.JPG|thumb|Affresco dell'elefante|200px|left]]
=== Il rifugio a Sciro dal re Licomede ===
Quando Achille aveva nove anni, [[Calcante]], un indovino che aveva tradito i Troiani per schierarsi dalla parte degli Achei, annunciò che [[Troia (Asia Minore)|Troia]] non avrebbe potuto essere conquistata senza l'aiuto del giovane tra le schiere<ref>''Iliade'', XIX, che fa riferimento all'epica Ciclica. Gantz, p. 581.</ref>. Teti, (o secondo altre tradizioni Peleo), la quale era venuta a sapere di questo oracolo, temendo la morte del figlio sotto le mura della città, sottrasse il giovane alle cure di Chirone lo portò presso il re [[Licomede]], a Sciro, presentandolo a quest'ultimo come una vera donna, quindi lo nascose rivestendolo di abiti femminili e lo fece vivere insieme alle figlie del re<ref>[[Pietro Metastasio]], ''Achille a Sciro''</ref>. Oppure Licomede era a conoscenza del vero sesso di Achille, tuttavia non volle protestare, anzi accettò di buon grado.
Qui l'eroe vi rimase nove anni, venendo soprannominato col nome di Cercisera, Essa o Pirra (cioè «la Fulva»), a causa dei capelli di colore biondo ardente<ref>[[Igino]], Fabulae, XCVI.</ref>. Durante questi anni, l'eroe si innamorò di [[Deidamia]], una delle figlie di Licomede, unendosi a lei nel suo letto e rendendola incinta di un figlio, Pirro, che più tardi prese il nome di [[Neottolemo (mitologia)|Neottolemo]]. Secondo una tradizione diversa, Neottolemo era figlio di Achille e di [[Ifigenia]]<ref>Tzteze, ''Scoli a Licofrone'' 183</ref>.
[[Immagine:Achilles Lycomedes Louvre Ma2120.jpg|thumb|left|420px|''Achille tra le figlie di Licomede'', da un sarcofago attico, 240 a.C. ca. conservato a [[Parigi]], [[Louvre]].]]
Intanto [[Ulisse]] avendo anch'egli saputo dall'indovino Calcante che Troia non poteva essere espugnata senza la partecipazione di Achille, fu ingaggiato insieme a [[Nestore]] e [[Aiace Telamonio]] per cercare il giovane eroe celato a chiunque. Scoperto il suo nascondiglio, attraverso indicazioni di alcuni volontari, i tre si presentarono al cospetto di Licomede travestiti da [[mercante]], portando con una nave a Sciro tanti oggetti e stoffe preziosi, adatti ai gusti femminili, raccolti in una cesta, nascondendo al fondo delle splendidi [[armi]]. Ulisse lasciò allora che le figlie del re scegliessero per prime, quindi diede l'ordine di rievocare all'esterno uno scontro armato. Le fanciulle preferirono oggetti di [[ricamo]] e stoffe quando, all'improvviso, dall'esterno si udì uno squillo di trombe e un fragore di armi, in mezzo all'[[harem]] di Licomede<ref>[[Ovidio]], ''Metamorfosi'', (XIII, 162-170).</ref>.
 
[[File:Castello Sforzesco (Milan) - Dukes' Courtyard.JPG|miniatura|sinistra|Corte Ducale]]
Sentendo il frastuono, tutte le ragazze, terrorizzate, fuggirono mentre Achille si strappò di dosso le vesti femminili, si rivestì del [[bronzo]] guerriero ed uscì pronto a combattere. Teti e Peleo dovettero dunque rassegnarsi all'inevitabile, e la vocazione bellicosa di Achille non fu più ostacolata. Al momento della sua partenza, Peleo fece voto di consacrare al [[fiume]] Spercheio, che bagnava il suo [[Monarchia|regno]], i capelli del figlio, se fosse tornato sano e salvo dalla [[spedizione]]. Teti, da parte sua, avvertì Achille del destino che lo attendeva: se fosse andato a Troia, avrebbe avuto una fama radiosa, ma la sua vita sarebbe stata breve. Se invece fosse restato, sarebbe vissuto a lungo, ma la sua vita sarebbe rimasta senza gloria. Senza esitare, Achille confermò la decisione di molti anni prima e scelse la vita breve e gloriosa.
 
La ''corte interna'', di forma rettangolare, fornisce attraverso finestre riccamente decorate luce naturale a tutte le sale del piano terra e del primo piano. Sulla sinistra della corte si trova la grande scalinata che porta ai musei del piano superiore, mentre sul fondo troviamo la scala di accesso ai musei sottostanti ed il portico che lo Sforza fece edificare nel [[1473]] all'architetto ducale [[Benedetto Ferrini]]. Il portico, oggi detto "dell'elefante" per la figura ad affresco che lo decora, era in origine accompagnata da altri animali ora perduti, come il leone di cui si scorgono soltanto le zampe posteriori.
La dea consegnò all'eroe anche un'[[armatura]] divina, offerta un tempo da [[Efesto]] a Peleo, come regalo di nozze. Ella vi aggiunse i [[cavalli]] che [[Poseidone]] aveva portato come dono nella stessa occasione. Inoltre, per tentare un'ultima volta di deviare il corso del destino, pose presso il figlio un compagno, di nome [[Mnemone]], la cui sola funzione era d'impedirgli, con i proprio consiglio di uccidere un figlio di [[Apollo]]. Infatti un oracolo voleva che Achille dovesse morire di morte violenta se avesse ucciso un figlio di Apollo, che non fu specificato in altro modo. Infine, Teti gli proibì di sbarcare per primo sulla riva troiana, poiché il primo eroe sbarcato doveva cadere per primo.
Nella corte si possono ammirare oltre all'affresco, una serie di capitelli distribuiti su tutta l'area, mentre sotto al porticato si trova una antica lapide proveniente da una casa di porta ticinese dove furono giustiziati i presunti untori della [[peste del 1630]].
 
== Restauro ==
=== La prima spedizione e l'aiuto di Telefo ===
[[Immagine:Relief of Telephus.jpg|thumb|right|350px|''Achille all'oracolo di [[Delfi]] e mentre cura le ferite di [[Telefo]]'', rilievo, I secolo a.C., [[Napoli]], [[Museo Archeologico Nazionale (Napoli)|Museo Archeologico Nazionale]].]]
Nell'''[[Iliade]]'' in seguito ad un invito personale portatogli in patria da [[Nestore]], Ulisse e [[Patroclo]], Achille decide di partecipare alla spedizione di Troia. Guida una [[flotta]] di cinquanta navi, sulla quale naviga una schiera di [[Mirmidoni]]<ref>Iliade (IX, 439). </ref>. Egli è accompagnato dall'amico Patroclo e dal precettore Fenice. Prima della partenza, su decisione dei capi, Achille assunse il comando supremo della flotta achea, con l'aiuto di Aiace Telamonio e di Fenice<ref>Apollodoro, ''Epitome'' III 6</ref>.
 
Nel [[2009]] sono stati approvati dal comune di Milano due progetti per la ristrutturazione del [[Castello Sforzesco]] che saranno completati entro il [[2015]]<ref name="Citazione">{{cita web|url=http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/cultura/sindaco_progetto+castello|titolo="''Nasce un nuovo Castello Sforzesco''" sul sito del Comune di Milano|accesso=3 luglio 2012}}</ref>. Il progetto che prevede l'impiego di quasi 9.000.000€, prevede la ristrutturazione delle facciate della ''Corte Ducale'', del ''Cortile della Rocchetta'', della ''Cortina Sud'', la copertura della ''Corte Ducale''. La ristrutturazione avverrà in modo conservativo, le pareti degradate del castello verranno stuccate, integrate le parti mancanti e ricoperte da materiali che ne garantiscano la protezione. Il progetto di ristrutturazione prevede il recupero delle decorazioni pittoriche coperte da molti anni da intonaci moderni. Il secondo intervento che prevede un investimento pari a 1.109.600€, riguarda il restauro degli spazi esterni e del rifacimento delle coperture. Un altro progetto approvato nel [[2008]] prevede un caffè con dehors nel cortile, un ristorante panoramico, nuovi allestimenti museali e una nuova torre di collegamento che apra ai turisti la passeggiata sulle 'merlate' del castello, progetto seguito e firmato dal londinese [[David Chipperfield]] e dal ferrarese [[Michele De Lucchi]]<ref name="progetto">{{cita web|url=http://www.ingegneri.info/Castello-Sforzesco-restauri-per-il-progetto-museologico_news_x_2798.html|titolo=Restauri per il progetto museologico del Castello Sforzesco|accesso=3 luglio 2012}}</ref>.
Nella tradizione dell' ''Iliade'', l'esercito greco giunse direttamente da Aulide a Troia. Ma le leggende posteriori conoscono un primo tentativo di sbarco che fallì completamente. La prima volta in cui la flotta lasciò Aulide, per attaccare Troia, vi fu un errore sulla direzione da prendere, e, invece di approdare nella [[Troade]], i Greci approdarono molto più a sud, in [[Misia]]. Pensando di essere nella Troade, i Greci si sentirono in dovere di saccheggiare il paese, del cui re era [[Telefo]], figlio di [[Eracle]]. Alcuni autori sostengono che essi fecero conscientemente e di loro volontà abbattere la potenza dei Misi, prima di attaccare Troia, per impedire che [[Priamo]] potesse far ricorso ad essi.
 
==Note==
Comunque stiano i fatti, Telefo si portò dinanzi agli invasori con il suo esercito, ne uccise molti, fino a trafiggere [[Tersandro]], figlio di [[Polinice]], il quale aveva tentato di resistergli. Patroclo e [[Diomede (Tideo)|Diomede]] riuscirono però a lottare e salvarono il suo cadavere dalle grinfie nemiche. Durante la lotta, tuttavia, Patroclo venne colpito da una [[freccia]] scagliata dalle truppe nemiche e fu costretto a ritirarsi.
<references/>
Ma quando si presentò Achille, Telefo, spaventato, fuggì lungo le rive del fiume Caico<ref>[[Apollodoro]], ''Biblioteca'', (III, 17-20) ; accenno nell' ''Iliade'' (I, 59).</ref>. Durante l'inseguimento, s'impigliò un piede in un ceppo di [[vite]], e cadde, cosicché l'eroe [[Protesilao]] riuscì a strappargli lo [[scudo (difesa)|scudo]], permettendo ad Achille di ferirlo con la lancia alla [[coscia]]. L'errore del luogo di sbarco fu poi riconosciuto e i Greci s'imbrcarono allora in direzione di Troia. Non dovevano giungerci affatto perché una [[tempesta]] disperse la [[flotta]] e ogni contingente si ritrovò a casa sua. Achille, particolarmente, fu scagliato a Sciro, presso la moglie e il figlio<ref>la ''[[Piccola Iliade]]'', un'epopea del Ciclo Troiano, e ''Iliade'' (IX, 666-668), che ricorda il ritorno a Sciro di Achille.</ref> . Durante gli otto anni trascorsi nella città, Achille non esitò a dichiarare a Licomede il suo amore per Deidamia, cosicché il re concesse il matrimonio dei due, per riparare anche il concepimento segreto che Achille aveva voluto tenere nascosto per tutta la sua permanenza a Sciro sotto abiti femminili. Secondo una leggenda del tutto diversa, ovvero quella che riporta l'''Iliade''<ref>Omero, ''Iliade'' (IX, 668)</ref>, dopo la tempesta che disperse l'intera flotta, Achille realizzò una spedizione contro la rocca di Sciro, insieme all'amico Patroclo, uccidendo il re Enieo e facendo numerosi schiavi.
 
==Bibliografia==
Otto anni dopo, i Greci riunirono un altro esercito, e si radunarono, questa volta ad [[Argo (città)|Argo]]. Ma non sapevano come raggiungere la Troade. Telefo, la cui [[ferita]] non guariva e al quale Apollo aveva predetto che «colui che lo aveva ferito lo avrebbe guarito», giunse dalla Misia ad Argo, vestito di stracci, come un mendicante, e si offrì ai Greci di indicare loro il cammino, se Achille avesse acconsentito a guarirlo. Edotto da Ulisse sul vero significato dell'oracolo, confermato dallo stesso Calcante, Achille acconsentì; mise un po' della [[ruggine]], che si trovava sulla sua lancia, sopra la ferita di Telefo, e questi guarì.
* {{cita libro|autore=Giovanna Cavallazzi|coautore=Gau Falchi|titolo=La storia di Milano|anno=1989|editore=Zanichelli}}
In seguito alla sua guarigione, Telefo promise di accompagnare i capi achei fino al loro sbarco in Troade e, per mantenere duratori rapporti con i suoi salvatori, promise che né lui né i suoi discendenti avrebbero combattuto contro i Greci.
* {{cita libro|autore=Stefano Zuffi|titolo=I musei del Castello Sforzesco di Milano|editore=Guide Artistiche Electa|anno=1995|id=ISBN 8-843-54431-4}}
* {{cita libro|autore=A. Piva|titolo=Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers, lo studio architetti BBPR a Milano: l'impegno permanente|città=Milano|anno=1982|editore=Electa}}
* {{cita libro<!--|autore=S. Maffioletti-->|titolo=BBPR, Bologna|anno=1994|autore=Zanichelli}}
* {{cita libro|autore=Gigliola Soldi Rondinini|coautore=Luca Azzolini|titolo=Arte e Storia di Milano|anno=1995|editore=Bonecchi|id=ISBN 8-880-29368-0}}
* {{cita pubblicazione|editore=Touring Club Italiano|titolo=Guida rapida d'italia, Milano|anno=2005}}
 
==Voci correlate==
=== Seconda spedizione ===
* [[Castello Sforzesco]]
[[Immagine:Akhilleus Patroklos Antikensammlung Berlin F2278.jpg|thumb|right|270px|Achille cura Patroclo ferito, pittura vascolare di Sosia, inizio V secolo a.C., [[Berlino]], [[Staatliche Museen]].]]
* [[Pietà Rondanini]]
Da Argo, la flotta greca si portò ad Aulide. Qui il mare restò precluso alle navi a causa di una bonaccia persistente. Interrogato, Calcante rispose che tale bonaccia era dovuta alla [[ira|collera]] di [[Artemide]]. La dea si sarebbe placata soltanto se [[Agamennone]] acconsentiva a sacrificarle la figlia [[Ifigenia (mitologia)|Ifigenia]], la quale si trovava allora, insieme con la madre, a [[Micene]]<ref>Canti Ciprioti riassunti da Proclo; [[Sofocle]], ''Ifigenia'' (frag. 305 R); [[Euripide]], ''Ifigenia in Tauride'' (24-25).</ref>. Agamennone acconsentì al sacrificio, e, per attirare la figlia ad Aulide senza destare sospetti, né quelli della madre, [[Clitennestra]], ideò di opporre come pretesto alla sua domanda il suo desiderio di fidanzarla ad Achille<ref> ''Canti Ciprioti'' di [[Proclo]]</ref><ref>[[Sofocle]], ''Ifigenia'' (frag. 305 R) ; [[Euripide]], ''Ifigenia in Tauride''</ref>.
* [[Testa di Leda]]
* [[Riordino dei musei del Castello Sforzesco]]
* [[BBPR]]
 
==Altri progetti==
Quest'ultimo non era al corrente dell'[[inganno]] del re. Quando l'eroe seppe che Agamennone si era preso gioco di lui, servendosi del suo nome per tramare un inganno, stabilì di intervenire nella faccenda per salvare la giovane<ref>Sofocle, ''Elettra'' 54 </ref>. Era troppo tardi perché la ragazza era già ad Aulide. Achille cercò in mille modi di opporsi al [[sacrificio]], ma i soldati, sollevati contro di lui, minacciavano di [[Lapidazione|lapidarlo]] ed egli dovette trattenerli. Promise a [[Clitemnestra]] di impedire l'uccisione della figlia, ma questa si offrì per essere immolata. L'eroe disse comunque che se voleva cambiare idea era sul luogo per intervenire. Ifigenia stessa offrì il suo collo all'ascia del sacerdote che doveva compire il sacrificio. Ma prima che la lama calasse su di lei apparve un [[cervo]] e la fanciulla fu portata via da [[Artemide]] ([[Euripide]], ''Ifigenia in Aulide'').
{{interprogetto}}
Secondo altri, l'eroe, per ordine della stessa Artemide e straziato dalle lacrime di Clitennestra, intervenne durante il sacrificio, salvando la giovane e conducendola in [[Scizia]]<ref>Ditti Cretese I, 19</ref>. Secondo Tzetze, Achille la sposò e da lei generò il giovane [[Neottolemo (mitologia)|Neottolemo]].
 
==Collegamenti esterni==
Tuttavia, i [[venti]] favorevoli arrivarono, e l'esercito, guidato da Telefo, giunse nell'isola di [[Tenedo]].<ref>''Canti Ciprioti'' di Proclo menzionano che la collera fu invenzione tardiva; [[Aristotele]], ''Retorica'' (II, 24) precisa che avvenne durante lo sbarco a Tenedo.</ref>.
* {{cita web|http://www.milanocastello.it/|Sito ufficiale del Castello|2 luglio 2012}}
Quando le navi giunsero sulle coste dell'isola, il re [[Tenete]], salito dall'alto di un promontorio, iniziò a scagliare enormi massi sulla flotta lì radunata. Achille furente si tuffò in mare e, a nuoto, raggiunse la riva dove si scontrò col nemico. Colpì Tenete trapassandogli il cuore con la lancia. Quando l'intero esercito fu sbarcato, Achille penetrò personalmente nell'isola coi suoi Mirmidoni; qui si batté con [[Cicno]], padre di Tenete, figlio di Poseidone, che uccise con un colpo alla nuca, unico punto vulnerabile<ref>Apollodoro, ''Epitome'' III 31</ref>. Durante il saccheggio intravide anche [[Emitea]], figlia di Cicno e sorella di Tenete, verso la quale concepì un amore violento. La fanciulla fuggì come una cerbiatta, ma la terra si aprì sotto di lei, inghiottendola nelle profondità e salvandola dal suo inseguitore. Secondo altri, Tenete intervenne proprio allora per salvare la sorella, ma l'eroe lo trafisse con la sua lancia mentre Emitea era risucchiata nella cavità.
*[http://www.saladelleassecastello.it/ Sito ufficiale del restauro della Sala delle Asse]
 
{{Castello Sforzesco}}
Accorgendosi, troppo tardi, di aver compiuto la [[profezia]] contro la quale la madre lo aveva messo in guardia, fece a Tenete [[funerale|funerali]] magnifici e, per vendicarsi del suo destino e per castigare la negligenza che l'aveva condannato<ref> [[Plutarco]], ''Moralia'' (297 d-f).</ref>, uccise il servo Mnemone che doveva impedire quel delitto. Secondo invece versioni più antiche Tenete venne ucciso in un semplice scontro e non viene citata la profezia.
{{Musei della Lombardia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Arte|Milano|Musei|Storia}}
 
[[Categoria:Castello Sforzesco]]
Al [[banchetto]] dei capi, secondo quanto testimonia l'''[[Odissea]]''<ref> [[Odissea]] (VIII, 75-82). </ref>, Ulisse venne a disputa con Achille. Il primo vantava la [[prudenza]], mentre il secondo esaltava il [[coraggio]]. Agamennone, al quale Apollo aveva predetto che i Greci avrebbero conquistato Troia allorché fosse subentrata la discordia tra gli assalitori, vide in questa discussione il presagio di una pronta vittoria. L'episodio ci è raccontato dal cantore [[Demodoco]] durante la permanenza di Ulisse alla corte del re [[Alcinoo]]. Questo episodio fu deformato dai mitografi posteriori, i quali immaginarono una situazione ancora più grave, in cui stavolta Achille entrava in conflitto, come sarebbe avvenuto dopo molto tempo, con Agamennone. In questo caso, l'eroe greco si scontrò con il re di Micene, per averlo accusato di essere solo un ripiego. Solamente Ulisse riuscì a placare i due contendenti.
 
=== I primi nove anni di guerra ===
Per nove anni, i Greci restano davanti a Troia, prima che comincino gli avvenimenti la cui storia forma l' ''Iliade''. Questi nove anni sono pieni di imprese delle quali alcune sono già conosciute dal [[poeta]] dell'''Iliade'', mentre altre sono state elaborate posteriormente.
 
Ricordando gli avvertimenti della madre e dell'indovino Calcante, che annunciavano una morte certa a chi fosse sbarcato per primo sulla costa troiana<ref>Apollodoro, Epitome 3.29. </ref>, Achille non osò avanzare ma aspettò l'arrivo di una persona ancora più valorosa. Fu allora [[Protesilao]] a procedere<ref>Pausiania 4.2.7. </ref>, rincuorando tutti i suoi compagni, terrorizzati dall'avverarsi della [[profezia]].
Appena messo piede sulla banchina, l'eroe venne trafitto da un [[giavellotto]], allora Achille, seguito dai suoi Mirmidoni, si scagliò contro [[Cicno]], alleato dei Troiani. La forza dell'attacco fu tale che, atterrando sulla terra ferma dopo un balzo fenomenale, fece sgorgare una [[sorgente]]. Data la sua origine divina - era infatti figlio di Poseidone e di [[Calice]] - Cicno aveva il dono dell'invulnerabilità. Scatenatosi il [[duello]], Achille colpì il nemico al volto con il pomo della sua [[spada]], finendo col ricacciarlo indietro a colpi di scudo, fino a che Cicno, inciampò in terra e cadde.
 
Achille, ben conoscendo l'invulnerabilità del nemico che era figlio del dio Poseidone e di Arpalea, dopo che questo ebbe fatto una strage di nemici uccidendone da solo più di mille,<ref>''Canti Ciprioti''; [[Aristotele]], ''Retorica'' (II, 24).</ref> lo sollevò a mezz'aria e lo strozzò con i cinturini dell'elmo;<ref>Ovidio, ''Metamorfosi'' (XII, 72-144)</ref>. poi gli tagliò la testa e la issò in cima alla punta del vecchio Pelio, mostrandola ai Troiani che, atterriti, fuggirono lasciando ai Greci la possibilità di costruirsi accampamenti sulla spiaggia che, da Priamo, passò ad Agamennone. Achille spogliò delle armi Cicno, ma grande fu il suo stupore quando lo vide svanire dalle sue mani e trasformarsi in un cigno ad opera di suo padre che, addolorato per la perdita di uno dei tanti suoi figli predilatti, gli garantì l'immortalità trasformandolo in un cigno immortale.
 
==== Le spedizioni di Achille ====
[[Immagine:AmbrosianIliadPict47Achilles.jpg|thumb|right|300px|''Achille offre un sacrificio a Zeus'', dall'''Iliade Ambrosiana'', manoscritto del III-IV secolo d.C. [[Milano]], Biblioteca Ambrosiana.]]
Sconfitti momentaneamente i Teucri, costretti alla ritirata, gli Achei circondarono con accampamenti [[Troia]] e tirarono in secca la loro flotta. Contemporaneamente Achille si armava e riuniva le truppe dei Mirmidoni,realizzando con esse alcune incursioni per annientare le difese esterne della città. Insieme ai suoi uomini migliori, si preparò ad un saccheggio notturno all'interno della stessa città, riuscendo a penetrarvi e ad afferrare con la forza [[Licaone (Priamo)|Licaone]], figlio di Priamo, mentre era intento a potare i rami nella vigna del padre<ref>Apollodoro, Biblioteca 3.12.5.</ref>. Achille gli balzò addosso e lo consegnò a Patroclo con l'incarico di condurlo a [[Lemno]] e di venderlo come schiavo al migliore offerente. Dieci anni dopo fu scoperto e scagionato da [[Eezione]], re di Tebe, il quale riuscì a ricondurlo nella sua città<ref>Omero, ''Iliade'', XXI, 40-44</ref>.
 
Insieme a Patroclo, Achille s'inoltrò sul [[Monte Ida (Creta)|monte Ida]], sapendo che lì Priamo teneva le sue greggi e mandrie di buoi, custodite dai figli. Ivi si scontrò con [[Enea]], che possedeva un vasto bestiame che faceva pascolare liberamente; vi erano con lui anche altri figli di Priamo. Achille iniziò subito una terribile razzia, al quale l'eroe troiano non poté opporsi, conoscendo le origini divine e la natura sovrumana dell'eroe. Mentre le sue mandrie subivano una crudele strage o venivano derubate, Enea fuggì cercando rifugio in una città vicina, nello stesso momento in cui il Pelide uccideva i mandriani dei buoi, e anche [[Mestore]], uno dei figli di Priamo incaricato della sorveglianza<ref>Apollodoro, Epitome 3.32.</ref>.
Achille sorprese anche altri due figli di Priamo, [[Iso (Iliade)|Iso]] ed [[Antifo]], che catturò legandoli con funi di vimini e che lasciò liberi solo dopo il pagamento di un ricco riscatto<ref>Omero, ''Iliade'', IX, 104-106</ref>.
 
Frattanto Enea trovò rifugio presso la città di [[Lirnesso]]. [[Zeus]] stesso gli garantì "slancio ed agili gambe"<ref>Omero, ''Iliade'', XX, 93</ref>, e riuscì a proteggerlo dalla foga del Pelide e della sua protettrice [[Atena]]. Ma Achille, arruolato un gruppo resistente di soldati Mirmidoni, assediò la città alleata dei Troiani costringendola in poco tempo alla resa. Penetrò infatti con i suoi uomini nella città, iniziando un saccheggio e una caccia di bottino. Achille uccise il re [[Minete]], sovrano dei Cilici, risparmiando la sua promessa sposa Ippodamia, meglio nota come [[Briseide]]; ella era figlia di Brise, un sacerdote di Apollo che abitava a Lirnesso, il quale, alla vista della sua casa distrutta e della figlia rapita, si era suicidato per il dolore. Achille rese la fanciulla la sua schiava favorita e teneramente amata; lo stesso Patroclo, per consolarla della morte del padre, le aveva promesso di fare in modo che l'eroe la sposasse. Quando la città fu rasa al suolo, Enea chiese aiuto agli [[dèi]] e stavolta, grazie a Zeus, scampò nuovamente alla morte, rifugiandosi a Troia.
 
== Iliade ==
[[Immagine:The Rage of Achilles by Giovanni Battista Tiepolo.jpeg|thumb|left|250px|[[Giovanni Battista Tiepolo]], ''Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone'', [[1757]], Villa Valmarana.]]
Achille compare molto presto nell'opera, all'interno del primo canto. [[Crise]], padre di Criseide e sacerdote di [[Apollo (divinità)|Apollo]], dopo essersi recato da Agamennone per implorare la restituzione della figlia, venne insultato e cacciato in malo modo; in questo modo [[Agamennone]] scatena l'ira di Apollo che, per punirlo, provoca una grande pestilenza nelle file dell'esercito greco. L'indovino Calcante dunque rivela ad Agamennone che la pestilenza avrà termine solo con la restituzione di Criseide; di malavoglia Agamennone accetta, ma esige in cambio Briseide, la prigioniera di Achille, e - benché furente - Achille accetta di donargli la schiava, ma si ritira nella sua tenda e si rifiuta da quel momento di combattere. In sua assenza, i Troiani sembrano prevalere: nel corso di una grande battaglia, essi giungono ad attaccare il campo greco e minacciano di dare fuoco alle navi. A questo punto la situazione per i Greci precipita ma Achille sembra non curarsene; [[Patroclo]], suo scudiero e caro amico, riesce però a convincerlo a lasciare i Mirmidoni la possibilità di battersi, non solo: Achille permette a Patroclo di indossare le sue armi e la sua corazza, avvertendolo di non avvicinarsi troppo alle mura di Troia.
 
Patroclo però, dopo aver respinto l'assalto, tenta più volte di scalare le mura di Troia, ma viene affrontato e ucciso da [[Ettore (mitologia)|Ettore]].
 
L'ira di Achille aumenta e decide di tornare a combattere: Teti gli fa costruire da [[Efesto]] una nuova armatura, poiché quella che aveva era stata presa prima da Patroclo e poi da Ettore. Achille rientra in battaglia, facendo strage dei Troiani; infine affronta Ettore in duello e lo uccide, nonostante sua madre gli avesse predetto che alla morte di Ettore sarebbe seguita ben presto la sua. Per vendicarsi dell'amico ucciso, trascina dietro al suo carro il cadavere di Ettore, facendone scempio; quando però [[Priamo]] si reca nottetempo al campo greco per implorargli di restituire il corpo, Achille si commuove ed acconsente. Malgrado la morte di Ettore la guerra continuò ed altri alleati giunsero in soccorso a Troia per sfidare Achille: Giunse [[Pentesilea (mitologia)|Pentesilea]], regina delle [[Amazzoni]], che, con poca fortuna, si scagliò contro di lui al termine dei funerali di Ettore. Secondo il mito, solamente quando la colpì al petto, rompendone così l'armatura, Achille conobbe la sua bellezza. Stanti alcune tradizioni riportate ad esempio nel bel volume "le nozze di cadmo ed armonia" di roberto calasso (adelphi) Achille sarebbe già rimasto invaghito di pentesilea, e, scoprendone l'identità solo averla colpita a morte, copulò con lei prima e dopo la morte.
 
== Morte ==
[[Immagine:Closeup of Achilles thniskon in Corfu Achilleion.JPG|thumb|right|300px|statua raffigurante ''Achille morente'' del 1884 di [[Ernst Herter]], presso l'Achilleion a [[Corfù]] (Grecia)]]
Sono molte le tradizioni classiche sulla morte di Achille, anche se diverse concordano sul fatto che sarebbe stato lo stesso dio [[Apollo]] a compierne il destino fatale. Riprendendo il racconto di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] nell<nowiki>'</nowiki>''[[Eneide]]'', Achille dopo aver ucciso il re (anch'egli semidio) degli etiopi [[Memnone (mitologia)|Memnone]] in un feroce duello, si lanciò assieme all'esercito greco alla conquista di Troia. Tuttavia, durante l'inseguimento di un gruppo di fuggitivi nei pressi delle [[Porte scee|porte Scee]], [[Paride]] lo vide e, tirata una freccia dalla sua faretra, la scagliò contro il [[tallone di Achille]], unica sua parte mortale. La lotta per il suo cadavere durò un giorno, ma [[Zeus]] vi pose fine con un temporale: [[Teti (Nereo)|Teti]] accompagnata da tutte le dee del mare ne raccolse allora il corpo e lo vegliò per diciassette giorni, onorato da pianti e lamenti di mortali e di immortali. Infine il diciottesimo giorno, ornato come un dio fu posto su una pira e inumato. Un mito descrive [[Ulisse]] e [[Aiace Telamonio]] intenti a recuperare il suo corpo: per ringraziarla Teti donò al più eroico fra i due la sua armatura.
 
Un'altra leggenda<ref>Il mito è descrito nell'opera oggi perduta di [[Sofocle]], la ''Polissena'', e nell<nowiki>'</nowiki>''[[Ecuba (Euripide)|Ecuba]]'' di [[Euripide]].</ref> racconta come l'eroe, innamorato della figlia di [[Priamo]], [[Polissena]], si sarebbe recato al Tempio di [[Apollo]] a Timbra per averla in sposa; qui avrebbe trovato la morte per mano di [[Paride]]. [[Apollonio Rodio]]<ref>[[Apollonio Rodio]], ''[[Le Argonautiche (Apollonio Rodio)|Argonautiche]]'', IV, 814</ref> narra che una volta morto divenne giudice infernale e che visse nell'[[Campi Elisi|Isole dei Beati]], prendendo poi in sposa [[Medea (mitologia)|Medea]], o forse [[Ifigenia]].
 
=== Vittime di Achille ===
{{W|mitologia|febbraio 2009}}
[[Immagine:Achilles departure Eretria Painter CdM Paris 851.jpg|thumb|right|350px|La Nereide Cimotea offre una fiala e un [[oinochoe]] ad Achille in armatura, del [[Pittore di Eretria]]. Particolare da un [[kantharos]] [[Attica|Attico]] a figure rosse, 450-400 a.C. da [[Vulci]]. [[Parigi]], [[Louvre]].]]
[[Immagine:Akhilleus Penthesileia Staatliche Antikensammlungen 1502.jpg|thumb|right|350px|Combattimento tra Achille e Pentesilea.]]
 
 
Acestore. Un Beota, figlio di Efippo.
 
 
[[Enio]].<br/> Astipilo.<br/> Mneso.<br/> Traso.<br/> [[Midone]].<br/> [[Ofeleste]].<br/> [[Tersiloco]]. Autore(Madia Salvatore Pierandrea)
 
(Erano guerrieri peoni alleati dei Troiani).
 
 
Antandra.<br/> Antibrote.<br/> Armotoe.<br/> Ippotoe.<br/> '''[[Pentesilea]]'''.<br/> Polemusa.
 
(Erano [[Amazzoni]] che giunsero con la regina Pentesilea nella [[guerra di Troia]]. La regina stessa venne ferita a morte da Achille, che s'innamorò di lei dopo averla uccisa).
 
 
 
'''[[Asteropeo]]'''. Un valoroso guerriero peone compagno di lotta di [[Sarpedonte (figlio di Laodamia)|Sarpedone]]. Asteropeo era figlio di Pelegone, a sua volta figlio del dio fluviale Assio e di Peribea. I Peoni erano una popolazione della [[Macedonia]].
 
[[Dardano (Biante)]].[[Laogono]]. Figli del vecchio troiano Biante.
 
 
[[Demoleonte]]. Figlio di [[Antenore]], il vegliardo troiano.
 
[[Demuco]]. Prode guerriero troiano, figlio del vecchio Filetore.
 
 
[[Driope (Iliade)]]. Guerriero troiano.
 
[[Deucalione (Iliade)]] Guerriero troiano. Fu il compagno di [[Ettore]] che Achille uccise in modo puramente macabro: con un colpo di spada lo decapitò e dal busto di lui fece schizzare in [[aria]] il [[midollo]].
 
[[Mulio]]. Guerriero troiano.
 
'''[[Ettore (mitologia)|Ettore]]'''.<br/>
 
[[Ippodamante]]. Giovane guerriero troiano che combatteva sul cocchio di Demoleonte.
 
[[Ipponoo]].<br/>
 
[[Licaone (Priamo)|Licaone]]. Figlio di Priamo e Laotoe.
 
[[Mestore]]. Figlio di Priamo.
 
 
[[Polidoro (mitologia)|Polidoro]]. Il più giovane dei figli di Priamo. Come Licaone, aveva per madre Laotoe.
 
[[Troilo]]. Figlio di [[Priamo]] e di Ecuba.
 
{|-
| [[Echeclo]]
|
Giovanissimo guerriero troiano. Era figlio di [[Agenore (Antenore)|Agenore]].
|-
| [[Ezìone]]
|
Re di Tebe di Cilicia, ucciso da Achille quando questi saccheggiò la sua città. Egli è padre di [[Andromaca (mitologia)|Andromaca]] e forse anche di [[Pode]], ucciso da [[Menelao]].
|-
| [[Epistrofo]]
|
Capo degli Alizoni, alleati dei Troiani, insieme ad [[Odìo]]. Era figlio di [[Mecisteo]].
|-
| Ifitione
|
Capitano di un grande contingente di Troiani, figlio di Otrinteo e di una [[Naiade]]. Achille, ritornato nel campo di battaglia per vendicare la morte di [[Patroclo]], ucciso da [[Ettore]], si scagliò innanzitutto contro Ifitione, che gli veniva incontro, e gli gettò in viso la lancia che, con immensa potenza, penetrò nel cervello e lo divise in due parti dentro l'elmo di bronzo.
|-
|'''[[Memnone (mitologia)|Memnone]]'''
|
Re degli [[Etiopi]], il quale giunse con un grande esercito per difendere Troia. Memnone era figlio di [[Eos]] e di [[Titone]]. Il padre Titone era figlio di [[Laomedonte]], e fratello di Priamo. Achille, alla notizia della morte di Antiloco, suo amico, ucciso da Memnone si gettò ad affrontare il grande nemico e, riuscito a raggiungerlo dopo essersi beccato qualche graffio al petto, con la spada gli tagliò la testa e gettò i miseri resti del nemico sul rogo di Antiloco, partecipando anch'egli ai suoi funerali. Dopo la sua morte, Memnone venne reso immortale da Zeus, su richiesta della madre.
|-
| Menete
|
Un guerriero della [[Licia]], alleato dei Troiani.
|-
| Mente<br/>
Talio
|
Guerrieri etiopi nello schieramento di Memnone.
|-
| Minete
|
Re della città di [[Lirnesso]] che venne saccheggiata da Achille. Morto Minete, Achille ne rapì la moglie, [[Briseide]].
|-
 
| [[Rigmo]]. Un giovane condottiero della Tracia, alleato dei Troiani, figlio di [[Piroo]] (anch'egli ucciso a Troia, da [[Toante|Toante l'Etolo]]).
 
 
[[Areitoo]]. Lo scudiero e auriga di Rigmo.
 
 
|-
| Trambelo
|
Quest'uomo era detto figlio di [[Telamone (mitologia)|Telamone]]. Egli resistette all'invasione di Achille a [[Lesbo]].
|-
| [[Troo figlio di Alastore|Troo]]
|
Figlio di Alastore.
|}
 
== Iconografia ==
[[Immagine:Museo archeologico di Firenze, Vaso Fançois 5.JPG|thumb|200px|''Vaso François'', [[cratere (vaso)|cratere]] a figure nere, [[570 a.C.]], da [[Vulci]] ([[Firenze]], [[Museo Archeologico Nazionale di Firenze|Museo Archeologico]]).]]
Sono moltissime e svariate le immagini di Achille, la cui descrizione è tramandata da fonti scritte e soprattutto dipinte. Fra gli episodi più celebri in cui è protagonista l'eroe, si ricorda l'agguato a [[Troilo]] rappresentato anche nel vaso François conservato al [[Museo Archeologico Nazionale di Firenze]], ma proveniente da [[Vulci]].
 
== Approfondimenti ==
L'episodio di Teti e Peleo per quanto riguarda la nascita di Achille ripete un altro mito, quello di [[Demetra]]. La dea nel suo peregrinare alla ricerca di Persefone, sua figlia, chiese ed ottenne ospitalità presso [[Metanira]]. Demetra per ringraziarla cercò di rendere immortale il figlio di lei ma la donna glielo impedì, interrompendo il processo.<ref name="Pausania1">[[Pausania]], libro i. 39,2.</ref> La leggenda, che vede l'immersione di Achille nello stige sembra essere di origine tardo-latina,<ref name="Stazio2">Stazio, ''Achilleide'', versi 264-271 e 382-396.</ref> come hanno sostenuto diversi mitografi moderni<ref name="Halm">Halm-Tisserant, pagine 73-74 anno 1993.</ref>
 
 
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* [[Omero]], Iliade
* [[Pseudo-Apollodoro]], Biblioteca
* [[Igino]], Fabulae
* [[Ovidio]], Metamorfosi
 
=== Traduzione delle fonti ===
* {{cita libro | cognome= Omero| nome= | coautori=| titolo= Iliade, seconda edizione| editore= Einaudi| città= Torino| anno=1990| id= ISBN 978-88-06-17694-5}} Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti
* {{cita libro | cognome= Monti| nome= Vincenzo | coautori=| titolo= Iliade di Omero, nona edizione| editore= Aroldo Mondadori| città= | anno=2007| id= ISBN 978-88-04-53902-5}} Traduzione di Manara Valgimigli e Carlo Muscetta
* {{cita libro | cognome= Omero| nome= | coautori=| titolo= Iliade, quinta edizione| editore= BUR| città= Bergamo| anno=2005| id= ISBN 88-17-17273-1}} Traduzione di Giovanni Cerri
* {{cita libro | cognome= Apollodoro | nome= | coautori=| titolo= Biblioteca | editore= Mondadori | città= Milano | anno=1998 | id= ISBN 88-04-55637-4}} Traduzione di Marina Cavalli
* {{cita libro | cognome= Apollodoro | nome= | coautori=| titolo= I miti greci VII edizione | editore= Arnoldo Mondadori | città= Milano | anno=2004 | id= ISBN 88-04-41027-2}} Traduzione di Maria Grazia Ciani
* {{cita libro | cognome= Publio Ovidio Nasone| nome= | coautori=| titolo= Ovidio Le metamorfosi dodicesima edizione | editore= BUR| città= Bergamo| anno=2007 | id= ISBN 978-88-17-12976-3}} Traduzione di Giovanna Faranda Villa
* {{cita libro | cognome= Igino | nome= | coautori=| titolo= Miti | editore= Adelphi Edizioni | città= Milano | anno=2000 | id= ISBN 88-459-1575-1}} Traduzione di Giulio Guidorizzi
=== Moderna ===
* {{cita libro | cognome= Graves | nome= Robert | coautori=| titolo= I miti greci | editore= Longanesi | città= Milano | anno= | id= ISBN 88-304-0923-5}}
* {{cita libro | cognome= Cerinotti | nome= Angela | coautori=| titolo= Miti greci e di roma antica | editore= Giunti | città= Prato | anno=2005 | id= ISBN 88-09-04194-1}}
* {{cita libro | cognome= Ferrari | nome= Anna | coautori=| titolo= Dizionario di mitologia | editore= UTET | città= Litopres | anno= 2006| id= ISBN 88-02-07481-X}}
* {{cita libro | cognome= Carassiti | nome= Anna Maria | coautori=| titolo= Dizionario di mitologia classica | editore= Newton | città= Roma | anno=2005 | id= ISBN 88-8289-539-4}}
* {{cita libro | cognome= Grimal | nome= Pierre | coautori=| titolo= La mitologia greca | editore= Newton | città= Roma | anno= 2006| id= ISBN 88-541-0577-5}}
* {{cita libro | cognome= Ferrari| nome= Anna | coautori=| titolo= Dizionario di Mitologia Classica | editore= [[TEA (editore)|TEA]]| città= Roma | anno= 1994| id= ISBN 88-781-9539-1}}
 
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