Iosif Stalin e Categoria:Chiese cattoliche della Russia: differenze tra le pagine

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{{portale|cattolicesimo|Russia}}
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|+<big><big>'''Josif Stalin'''</big></big>
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| style="background:#efefef;" align="center" colspan="2" | [[Immagine:Stalin3.jpg|none|230px]]
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|'''Segretario generale del Comitato Centrale del PCR(b) :'''
|[[1922]] - [[1953]]
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|'''Successore:'''
|[[Georgij Malenkov]]
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|'''Data di Nascita:'''
|[[21 dicembre]] [[1879]]
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|'''Luogo di Nascita:'''
|''Gori'', [[Georgia]], [[Impero Russo]]
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|'''Data di Morte:'''
|[[5 marzo]] [[1953]]
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|'''Luogo di Morte:'''
|''[[Mosca (Russia)|Mosca]]'', [[Unione Sovietica|U.R.S.S.]]
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|'''Professione:'''
|[[Statista]]
|-
|'''Partito Politico:'''
|PCUS, ''[[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]]''
|}
 
Questa categoria raccoglie le [[Chiesa cattolica|chiese cattoliche]] delle città russe.
'''Josif Vissarionovi&#269; D&#382;ugašvili''' (in [[Lingua russa|russo]]: &#1048;&#1086;&#1089;&#1080;&#1092; &#1042;&#1080;&#1089;&#1089;&#1072;&#1088;&#1080;&#1086;&#1085;&#1086;&#1074;&#1080;&#1095; Джугашвили), il cui vero nome era '''Ioseb Besarionis Dze Jughashvili''' (in [[Lingua georgiana|georgiano]]: '''იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი'''), detto '''Stalin''' (in russo: Сталин, ossia "d'acciaio"; altro pseudonimo Koba, cioè "indomabile"), fu un [[Rivoluzione russa|rivoluzionario]] [[Partito Bolscevico|bolscevico]], capo del [[Comunismo|Partito Comunista]] e dell'[[Unione Sovietica]] (nato a [[Gori]], [[Tiblisi]], [[Georgia]] nel [[1878]] e morto a [[Mosca (città)|Mosca]], [[Russia]] il [[5 marzo]] [[1953]]). Secondo i registri della chiesa parrocchiale di Gori la sua data di nascita è il [[6 dicembre]] del [[1878]], ma egli dichiarava di essere nato il [[21 dicembre]] [[1879]] e in tale data veniva festeggiato ufficialmente il suo anniversario nell'Unione Sovietica. È considerato uno dei dittatori più sanguinari della storia, avendo causato la morte di milioni di persone. In [[Ucraina]] vi è un giorno dell'anno, il [[25 novembre]], dedicato alla rimembranza dei milioni di ucraini morti a causa di Stalin. [[Italia]], [[Stati Uniti d'America|Usa]], [[Canada]] e altri 7 Paesi hanno accettato la definizione di [[genocidio]] per la tragedia ucraina nota col nome di [[Holodomor]].
 
[[Categoria:Chiesa cattolica in Russia]]
==Carriera iniziale==
[[Categoria:Chiese della Russia]]
Nato da [[Vissarion Dzhugashvili]] ([[1850]] - [[1890]]?) e da [[Ekaterina Geladze]] ([[1858]] - [[1937]]), una famiglia di umili condizioni sociali, (il padre era ciabattino e la madre lavandaia). Secondo alcune fonti{{citazione necessaria}}, ogni sera il padre si ubriacava e lo picchiava, cosi Stalin ebbe per tutta la sua esistenza pessimi rapporti con la propria famiglia; si ritiene anche che tali violenze abbiano provocato in lui diverse turbe psicologiche (a tal riguardo è preziosa l'analisi che ne fa [[Erich Fromm]] nel libro Anatomia della distruttività umana, Milano, 1975, capitolo XI: ''Giuseppe Stalin, un caso clinico di un sadismo non sessuale''); dopo pochi anni, grazie a una borsa di studio, poté frequentare il [[seminario]] teologico [[ortodossia|ortodosso]] di [[Tiblisi]].
 
Il contatto, però, con le idee e con l'ambiente dei [[deportato|deportati]] politici lo avvicinò alle dottrine socialiste. Entrato, così, nel movimento [[Karl Marx|marxista]] clandestino di Tiblisi nel [[1898]], allora rappresentato dal [[Partito]] socialdemocratico ([[POSDR]]), lavorò per qualche tempo al locale [[osservatorio astronomico]]. Ma soprattutto cominciò, da allora, un'intensa attività politica di [[propaganda]] e di preparazione insurrezionale, che lo portò ben presto a conoscere il rigore della [[polizia]] del [[regime]].
 
[[Immagine:Stalin 1894.jpg|thumb|left|200px|Stalin a 15 anni, nel [[1894]]]]
Arrestato nel [[1900]] e continuamente sorvegliato, Stalin nel [[1902]] lasciò la sua città per stabilirsi a [[Batumi]], dove però venne subito imprigionato e condannato a un anno di [[carcere]], seguito da un triennio di deportazione in [[Siberia]]. Fuggito nel [[1904]], tornò a Tiblisi e nei mesi successivi partecipò con energia e notevole capacità organizzativa al movimento insurrezionale, che vide la formazione dei primi [[soviet]] di [[operaio|operai]] e di [[contadino|contadini]]. Nel [[novembre]] del [[1905]], dopo aver pubblicato il suo primo saggio, ''A proposito dei dissensi nel partito'', divenne direttore del periodico ''Notiziario dei lavoratori caucasici'' e in [[Finlandia]], alla conferenza [[bolscevico|bolscevica]] di [[Tampere]], incontrò per la prima volta [[Lenin]], accettandone le tesi sul ruolo di un partito marxista compatto e rigidamente organizzato come strumento indispensabile per la [[rivoluzione proletaria]].
 
Passato a [[Baku]], dove fu in prima linea nel corso degli [[sciopero|scioperi]] del [[1908]], Stalin venne di nuovo arrestato e deportato in [[Siberia]]; riuscì a fuggire, ma fu ripreso e internato ([[1913]]) a [[Kurejka]] sul basso [[Jenisej]], dove rimase per quattro anni, fino al marzo del [[1917]]. Nei brevi periodi di attività clandestina, riuscì progressivamente a imporre la sua personalità e a emergere come dirigente di livello nazionale, tanto da essere chiamato da [[Lenin]], nel [[1912]], a far parte del [[Comitato centrale]] del partito.
 
Nello [[1917|stesso anno]] contribuì a far rinascere a [[Pietroburgo]] la [[Pravda]], mentre definiva, nel saggio ''Il marxismo e il problema nazionale'', le sue posizioni teoriche (non sempre, però, in linea con quelle di Lenin, di cui non comprendeva la battaglia contro i deviazionisti, né la decisione di prender parte alle elezioni per la [[Duma]]). Tornato a San Pietroburgo (nel frattempo ribattezzata [[Pietrogrado]]) subito dopo l'abbattimento dell'assolutismo [[zar|zarista]], Stalin, insieme a [[Lev Kamenev]] e a [[Murianov]], assunse la direzione della Pravda, appoggiando il governo provvisorio per la sua azione rivoluzionaria contro i residui reazionari. Ma questa linea fu sconfessata dalle Tesi di aprile di Lenin e dal rapido radicalizzarsi degli eventi. Nelle decisive settimane di conquista del potere da parte dei [[bolscevichi]] Stalin, membro del comitato militare, non apparve in primo piano e solo il [[9 novembre]] [[1917]] entrò a far parte del nuovo governo provvisorio (il Consiglio dei commissari del popolo) con l'incarico di occuparsi degli affari delle minoranze etniche. A lui si deve l'elaborazione della Dichiarazione dei popoli della [[Russia]], che costituisce un documento fondamentale del principio di autonomia delle varie nazionalità nell'ambito dello stato sovietico.
 
Membro del Comitato esecutivo centrale, Stalin fu nominato, nell'aprile del [[1918]], plenipotenziario per i negoziati con l'[[Ucraina]]. Nella lotta contro i generali "bianchi", fu incaricato di occuparsi del fronte di Tsaritsyn (poi [[Stalingrado]], oggi [[Volgograd]]) e, successivamente, di quello degli [[Urali]]; in queste circostanze diede prova di grande coraggio, ma anche di notevole insensibilità e rozzezza nei rapporti umani e di eccessiva presunzione e schematismo nel valutare le vicende dello scontro tra le forze contrapposte{{citazione necessaria}}. Proprio questo sollevò le esplicite riserve di Lenin nei suoi confronti, manifestate nel testamento politico in cui accusava Stalin di anteporre le proprie ambizioni personali all'interesse generale del movimento. Lenin era preoccupato che il governo perdesse sempre più la sua matrice proletaria, e diventasse esclusivamente un'ala dei burocrati di partito, sempre più lontani dalla generazione vissuta tanto tempo in clandestinità prima delle rivolte del 1917. Oltretutto intravvedeva un futuro dominio incontrastato del Comitato Centrale, ed è per questo che propose nei suoi ultimi scritti una riorganizzazione dei sistemi di controllo, auspicandone una formazione prevalentemente operaia che potesse tenere a bada la vasta e nascente nomenclatura di funzionari di partito.
[[Immagine:Vladimir Lenin and Joseph Stalin, 1919.jpg|250px|thumb|Stalin e [[Lenin]], 1919]]
Nominato nel [[1922]] segretario generale del Comitato centrale, Stalin, unitosi a G. Zinovev e Kamenev (la famosa [[troika (triumvirato)|troika]]), seppe trasformare questa carica, di scarso rilievo all'origine, in un formidabile trampolino di lancio per affermare il suo potere personale all'interno del partito dopo la morte di Lenin ([[1924]]). Fu allora che nel contesto di una Russia devastata dalla guerra mondiale e dalla guerra civile, con milioni di cittadini senza tetto e letteralmente affamati, diplomaticamente isolata in un mondo ostile, scoppiò violento il dissidio con [[Lev Trockij]], ostile alla [[Nuova Politica Economica]] e sostenitore dell'internazionalizzazione della rivoluzione. Stalin sosteneva invece che la "[[rivoluzione permanente]]" era una pura utopia e che l'Unione Sovietica doveva puntare alla mobilitazione di tutte le proprie risorse al fine di salvaguardare la propria rivoluzione (teoria del "socialismo in un Paese solo"). Trockij, sulla falsariga degli ultimi scritti di Lenin, pensava, assieme alla crescente opposizione creatasi in seno al partito (tra cui i ''Decei'', critici del Centralismo Democratico), che ci volesse un rinnovamento democratico all'interno degli organi dirigenti, che sempre più venivano scelti su matrice non elettiva, dall'alto verso il basso, contrariamente agli spiriti che accesero la rivoluzione. Espresse queste sue posizioni al XIII congresso del partito, ma venne sonoramente sconfitto, oltretutto accusato da Stalin e dal "triumvirato" (Stalin, Kamenev, Zinovev) di "frazionismo", tendenza contraria alla direzione "monolitica" presa dal partito dal X congresso. Trockij venne isolato anche a causa delle norme di emergenza (prese precedentemente dallo stesso Lenin nel pieno della guerra civile sempre nell'ambito del X congresso) tese a strutturare un partito compatto, eliminando le tendenze frazionistico-scissioniste.
 
Le tesi di Stalin trionfarono soltanto nel [[1927]], quando infine il Comitato centrale si schierò sulle posizioni staliniane isolando Trockij (con il quale, nel corso del dibattito, avevano finito per associarsi anche Kamenev e Zinovev).
 
== Cenni storici: l'era staliniana ==
{{vedi anche|Stalinismo|Grandi purghe}}
[[Immagine:Stamp1950-stalinu-za-detstvo.jpg|left|thumb|200px|Francobollo sovietico anni cinquanta "La pace sconfigge la guerra". Fa parte delle raffigurazioni del dopoguerra. Sul manifesto c'è scritto "Grazie, caro Stalin per i nostri bambini felici". Lo scopo è far apparire Stalin come il salvatore dell'URSS dai nazisti]]
 
Con il [[1928]] iniziò l'"era di Stalin". Da quell'anno infatti la vicenda della sua persona si identificò con la storia dell'URSS, di cui fu l'onnipotente artefice fino alla morte. Posto bruscamente termine alla [[NEP]] con la collettivizzazione forzata e meccanizzazione dell'agricoltura, soppresso il commercio privato (i kulaki arricchiti furono declassati a semplici contadini dei [[kolchoz]] o avviati a campi di lavoro), fu dato avvio al primo piano quinquennale (1928-32) che dava la precedenza all'industria pesante. Circa la metà del reddito nazionale fu dedicata all'opera di trasformazione di un Paese povero e arretrato in una grande potenza industriale. Furono fatte massicce importazioni di macchinari e chiamate alcune decine di migliaia di tecnici stranieri. Sorsero nuove città per ospitare gli operai (che in pochi anni passarono dal 17 al 33% della popolazione), mentre una fittissima rete di scuole debellava l'analfabetismo e preparava i nuovi tecnici.
 
Anche il secondo piano quinquennale (1933-37) diede la precedenza all'industria che compì un nuovo grande balzo in avanti; ma non altrettanto brillante fu il rendimento agricolo per cui, in concomitanza con l'entrata in vigore di una nuova Costituzione ([[1936]]), ne fu modificata la troppo rigida struttura. A quest'opera indubbiamente gigantesca corrisposero tuttavia un ferreo autoritarismo e un'implacabile intransigenza: ogni dissenso ideologico fu condannato come "complotto".
[[Immagine:Stalin Voroshilov Yakovlev Khrushcev.jpg|160px|thumb|Stalin, Jakovlev (a fronte), Khruščëv e Vorošilov (a lato). Mosca, aeroporto di Tušino, 1935.]]
 
Furono le terribili "purghe" degli anni Trenta (successive al misterioso assassinio di [[Sergej_Kirov|S. Kirov]]) che videro la condanna a morte o a lunghi anni di carcere di quasi tutta la vecchia guardia bolscevica, da [[Lev_Kamenev|Kamenev]] a [[Gregory_Zinoviev|Zinovev]] a [[Radek]] a [[Sokolnikov]] a [[J. Pjatakov]]; da [[Nikolai_Ivanovich_Bukharin|Bucharin]] e [[Rijcov]] a [[Genrich Grigorevic Jagoda|G. Jagoda]] e a [[M. Tuchacevskij]] ([[1893]] - [[1938]]), in totale 35,000 sottoufficiali, ufficiali, generali e marescialli su 80,000 che componevano l'[[Armata Rossa]].
 
Secondo le stime del [[KGB]] ([[1960]], rese note dopo la caduta dell'U.R.S.S.) 681.692 persone vennero condannate a morte nel [[1937]]-[[1938|38]] (353.074 nel 1937 e 328.018 nel 1938), 1.118 nel [[1936]] e 2.552 nel [[1939]] per reati politici. Il totale di condanne a morte politiche tra il [[1930]] e il [[1953]] è, sempre secondo queste stime, di 786.098, anche se molti storici le considerano sottostimate per diversi motivi.
 
Certo all'origine del bagno di sangue che spazzò via dal [[PCUS]] ogni residuo frazionismo (operazione che privò fra l'altro l'[[Armata Rossa]] di oltre la metà dei suoi comandanti più prestigiosi) ci fu anche l'effettivo timore di complotti e di moti reazionari.
 
L'ostilità della Germania nazista e la diffidenza delle potenze occidentali sono dati inconfutabili, ma è certo che il terrore staliniano rimane una delle pagine più tragiche e oscure della storia russa. D'altra parte le gravosissime esigenze di politica interna indussero Stalin ad affidare a [[Maxim_Litvinov|M. Litvinov]] il compito di assicurare la pace e di promuovere la distensione fra i popoli d'Europa.
 
Ammessa alla [[Società delle Nazioni]] nel [[1934]], l'URSS avanzò proposte di disarmo generale e cercò di favorire una stretta collaborazione antifascista sia fra i vari Paesi sia al loro interno (politica dei "fronti popolari"). Nel [[1935]] concluse patti di amicizia e reciproca assistenza con la [[Francia]] e la [[Cecoslovacchia]]; l'anno successivo appoggiò con aiuti militari la [[Spagna]] repubblicana contro [[Francisco Franco|Franco]]. Ma il [[Patto di Monaco]] ([[1938]]) costituì un duro colpo per la politica "collaborazionista" di Stalin che a Litvinov sostituì [[Vyacheslav Molotov]] ([[1939]]) e alla linea possibilista alternò una politica puramente realistica.
 
Così, di fronte alle tergiversazioni occidentali, Stalin preferì la "concretezza" tedesca ([[Patto Molotov-Ribbentrop]] del [[23 agosto]] [[1939]]) che, secondo lui, se non era più in condizione di salvare la pace europea, poteva almeno assicurare la pace all'URSS. Una diversa interpretazione storiografica è, tuttavia, quella che vede il [[Patto Molotov-Ribbentrop]] come un tentativo di Stalin di far uscire l'URSS dall'isolamento internazionale in cui si trovava da almeno un biennio, reso palese dalla [[Conferenza di Monaco]] del [[29 settembre|29]]-[[30 settembre]] [[1938]] cui l'[[Unione Sovietica]] non era stata invitata. Una ulteriore interpretazione storiografica (ad esempio, quella dello storico russo marxista-leninista Roy Medvedev, che ha scritto diverse opere su Stalin) vede un Stalin in attesa degli eventi, pronto a schierarsi dalla parte del vincitore appena si fosse palesato come tale. La spartizione della [[Polonia]] ([[1939]]) e l'annessione di [[Estonia]],[[Lettonia]] e [[Lituania]] e la guerra alla [[Finlandia]] ([[1940]]) rientrarono nella stessa concezione: garantire al massimo le frontiere sovietiche "calde". {{citazione necessaria|In quegli anni la [[Terza Internazionale]], strettamente controllata da Stalin, dopo la dichiarazione di guerra alla Germania della Francia e dell'Inghilterra, impose ai Partiti Comunisti una linea di difesa della Germania come "vittima dei regimi guerrafondai",}} provocando non poco scompiglio e disorientamento tra le file dei comunisti molti dei quali erano approdati alle idee del comunismo proprio in funzione dell'anti-nazismo e dell'antifascismo <ref> Si vedano a questo proposito le testimonianze di due comunisti italiani: [[Aldo Natoli]] e [[Pietro Ingrao]] [[http://www.ilmanifesto.it/25aprile/01_25Aprile/9501rs08.01.htm]]</ref>. La successiva guerra alla [[Germania]] ([[1941]]-[[1945]]) costituì una pagina ingloriosa della vita di Stalin. Sotto la sua guida l'URSS riuscì sì a bloccare l'attacco nazista, ma a causa delle purghe che avevano ucciso quasi tutti i vertici militari, le battaglie, seppur vinte, causarono all'esercito russo perdite per molti milioni di persone. Tra le battaglie principali si ricorda l'assedio di [[San Pietroburgo|Leningrado]] e la [[battaglia di Stalingrado]].
 
Più che l'apporto – diretto e notevole – alla conduzione della guerra, fu comunque estremamente significativo il ruolo di Stalin come grande diplomatico, evidenziato dalle conferenze al vertice: un negoziatore rigoroso, logico, tenace, non privo di ragionevolezza. Fu assai stimato da [[Franklin Delano Roosevelt]], meno da [[Winston Churchill]] cui fece velo la vecchia ruggine anticomunista.
 
Stimò a sua volta [[Chiang Kai-shek]] ma non altrettanto [[Mao Zedong]] e solo con riluttanza smise di pensare che la [[Cina]] poteva essere governata dal [[Kuomintang]] con l'adesione dei comunisti. Il dopoguerra trovò l'URSS impegnata nuovamente su un doppio fronte: la ricostruzione all'interno e l'ostilità occidentale all'esterno, resa questa volta assai più drammatica dalla presenza della bomba atomica. Furono gli anni della "guerra fredda", che videro Stalin irrigidire ancor più il monolitismo del Partito comunista fuori e dentro i confini, di cui è espressione evidente la creazione del [[Cominform]] e la "scomunica" della deviazionista [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Iugoslavia]].
 
Stalin, ormai avanti con gli anni, subì un [[colpo apoplettico]] nella sua villa suburbana di Kuntsevo la notte tra il [[1]] e [[2 marzo]] [[1953]], ma le guardie di ronda davanti alla sua camera da letto, pur se allarmate dalla sua mancata richiesta del pasto notturno (una delle tante abitudini del dittatore), non osarono forzarne la porta blindata fino alla mattina dopo, quando Stalin era già in condizioni disperate: metà del corpo era paralizzata, ed aveva perso l'uso della parola. Morì all'alba del [[5 marzo]], dopo che i suoi fedelissimi avevano sperato fino all'ultimo un miglioramento delle sue condizioni.
Il suo funerale fu imponente. Il corpo, dopo essere stato [[imbalsamazione| imbalsamato]] e vestito in uniforme, fu solennemente esposto al pubblico nella Sala Delle Colonne del [[Cremlino]] (dove era già stato esposto [[Lenin]]). Almeno un centinaio di persone morirono schiacciate nel tentativo di rendergli omaggio.
Quando Stalin morì, la sua popolarità come capo del movimento di emancipazione delle masse oppresse di tutto il mondo era ancora intatta: ma bastarono tre anni perché al [[XX Congresso del PCUS]] ([[1956]]) il suo successore, [[Nikita Khruščёv]], denunciasse i crimini da lui commessi contro gli altri membri del partito dando il via al processo di "[[destalinizzazione]]".
Primo provvedimento di tale nuova politica fu la rimozione della mummia di Stalin dal [[Mausoleo di Lenin]], accanto al quale il dittatore era stato deposto subito dopo la morte: le autorità non poterono tollerare la vicinanza di un tale sanguinario a quella di una mente così illustra.
 
Tra le opere di Stalin hanno notevole importanza ideologica e politica: La questione nazionale (1912); Materialismo dialettico e materialismo storico ([[1938]]); Questioni del leninismo ([[1941]]); Il marxismo e la linguistica ([[1950]]).
 
=== Il tributo di sangue ===
Gli storici in genere concordano che, tenendo in considerazione oltre al [[terrorismo di stato]] (deportazioni e purghe politiche), le [[carestia|carestie]] e la mortalità in prigione e nei campi di lavoro, Stalin e i suoi accoliti furono direttamente o indirettamente responsabili della morte di almeno una ventina di milioni di persone. Secondo Aleksandr Yakovlev che dirige la Commissione per la riabilitazione delle vittime delle repressioni (creata dal presidente Eltsin nel 1992) ed ex braccio destro di Stalin (si veda la sua intervista sul Corriere della sera del 07 agosto 2003) probabilmente il maggiore esperto sull'argomento, i morti causati da Stalin furono oltre 20 milioni. Sulla cifra esiste però un ampio dibattito. Gli archivi sovietici, del tutto incompleti ed approssimativi, riferiscono che 786,098 persone vennero condannate a morte tra il [[1930]] e il [[1953]] per motivi politici (di cui 681,692 nel [[1937]] e [[1938]], durante le "[[grandi purghe]]", che però non vennero tutte eseguite in realta' gli arrestati furono oltre 42 milioni, e buona parte di essi morirono nei gulag; inoltre risulta che tra il [[1921]] e il [[1954]] 2,400,000 persone sono state mandate nei [[gulag]] per reati politici (tra questi l'unico reato di parole era comunque solo l'incitamento a sovvertire o indebolire lo Stato) a questi sono da aggiungere i circa 40 milioni di arrestati per reati comuni, buona parte dei quali erano in ralta arrestati solo per motivi ideologici o, più spesso, senza alcuna ragione. Tuttavia molti ritengono questi cifre sottostimate. Lo storico e demografo russo Erlikman ha stimato 1.500.000 giustiziati (aggiungendo alla cifra degli archivi di 800.000 persone giustiziate 700.000 esecuzioni sommarie), 4.300.000 morti nei [[campi di concentramento]] amministrati dal [[Gulag]] e in prigione (agli 1.900.000 ufficiali ha aggiunto 2.400.000 non riportati; la cifra sale a 5 milioni con i 700.000 morti nei campi di lavoro dal [[1922]] al [[1929]]), 1.700.000 morti nelle deportazioni (di 7.500.000 deportati) e 1 milione di civili e prigionieri stranieri morti a causa dell'[[Armata Rossa]], per un totale di 8.500.000 morti causati da Stalin. In [[Georgia]] circa 80.000 persone vennero giustiziate nei periodi 1921, 1923&ndash;24, 1935&ndash;38, 1942 e 1945-50, e più di 100.000 vennero deportate nei campi di lavoro.
I condannati ai gulag per "reati controrivoluzionari" (per vedere di che cosa si trattavano vedi [[articolo 58 (codice penale della RSFSR)]] furono, in totale, secondo gli archivi, dal [[1921]] al [[1954]], 2,400,000 e i condannati totali (anche per altri reati) nello stesso periodo non superarono i 9 milioni. I confronti tra il [[censimento]] del [[1926]] e quello del [[1937|37]] suggeriscono un numero 5-10 milioni di morti in eccesso rispetto a quanto sarebbe stato normale per quel periodo, dovuti principalmente alla carestia del [[1931]]&ndash;[[1934|34]]. Il censimento del 1926 fissa la popolazione dell'Unione Sovietica a 147 milioni, mentre quello del 1937 registra una popolazione compresa tra i 162 e i 163 milioni. Quest'ultima cifra è di 14 milioni inferiore a quanto atteso dalle proiezioni. Il censimento del 1937 venne invalidato come "censimento disfattista" e i responsabili vennero puniti severamente. Un nuovo censimento venne eseguito nel 1939, ma la cifra pubblicata di 170 milioni viene in genere attribuita direttamente ad una decisione di Stalin. Si noti che la cifra di 14 milioni non implica 14 milioni di morti in più, poiché fino a 3 milioni possono essere ricondotti a nascite mai avvenute a causa di una riduzione della fertilità o per scelta.
 
Il [[5 marzo]], [[1940]], Stalin e altri alti funzionari sovietici firmarono l'ordine di esecuzione di 25.700 cittadini polacchi, tra cui 14.700 [[prigioniero di guerra|prigionieri di guerra]]. Questo episodio è noto come [[Massacro di Katyn]]. Il [[20 agosto]] dello stesso anno un agente dell'[[NKVD]] assassina l'antico avversario di Stalin [[Lev Trockij]], esiliato in [[Messico]].
 
Oltre alla morte nei lager Stalin provocò la morte di almeno alcuni milioni di persone per fame, le stime oscillano tra 1,54 (morti in eccessi registrati dagli archivi sovietici) o meno e 10 milioni (documenti che confermano la pianificazione della carestia sono contenuti in numerosi archivi).
Questo quanto dichiarò alle Nazioni Unite alla vigilia della 61esima sessione dell'Assemblea generale dell'[[ONU]] (nell'estate 2006) il ministro degli esteri ucraino [[Boris Tarasiuk]]:
 
{{quote|lo sterminio di massa pianificato appositamente dal regime totalitario comunista dell'epoca ha causato la morte di una cifra oscillante tra i 7 e 10 milioni di uomini, donne e bambini innocenti, cioè di circa un quarto della popolazione ucraina dell'epoca}}
 
Le drammatiche testimonianze scritte di proprio pugno da contadini agonizzanti dalla fame ai propri fratelli, mariti e figli all'epoca inquadrati nell'Armata Rossa non giungevano mai ai rispettivi destinatari, in quanto venivano regolarmente intercettate dalla censura militare affinché le voci relative a ciò che stava effettivamente accadendo nelle zone colpite dalla carestia non si diffondessero per tutto il paese.
 
Risultano alcuni documenti lasciati da testimoni dell'epoca:
 
*Lettera scritta ad un artigliere dalla sorella residente a [[Krylovskaja]], provincia di [[Rostov]].
{{quote|Non ti puoi nemmeno immaginare l'orrore che stiamo vivendo al paese. La gente sta morendo di fame e quando qualcuno entra in casa per chiedere un pezzo di pane se non glielo dai rischi che ti taglino il collo. Se vedessi quante persone affamate, ammalate e gonfie dalla fame ci sono adesso...è una cosa spaventosa. La gente è affamata sino al punto che mangia carne di cavallo putrefatta.}}
 
*Lettera scritta dai genitori al soldato dell'[[Armata Rossa]] Yurcenko da Novo-Derevjanovskaja, [[Caucaso]] del Nord.
{{quote|Quanta gente muore di fame; i cadaveri giacciono fino a 5 giorni lungo le strade senza che nessuno si preoccupi di sotterrarli. La gente ha fame, le forze per scavare le fosse non le ha più. Fa paura persino a guardare chi è ancora vivo...le facce stravolte, gli occhi piccoli e prima della morte il gonfiore diminuisce, diventando di un colore giallastro. Non sappiano che ne sarà di noi, ci attende la morte per fame...}}
 
{{PW|argomento|marzo 2007|[[Utente:Leoman3000|'''Leoman''']][[Discussioni utente:Leoman3000|<span style="color:red;">''3000''</span>]] 16:47, 5 mar 2007 (CET)}}
 
Per i villaggi, che ogni anno dovevano consegnare una parte del raccolto allo Stato, furono fissate quote altissime, proprio in un periodo di raccolti magri. Di fronte al mancato rispetto delle quote, Stalin inviò la polizia politica a requisire l' intero raccolto. «Arrivavano, cercavano dappertutto e si portavano via anche il cibo cotto nelle pentole», racconta Dmytro Kalenyk, 88 anni,{{citazione necessaria}} uno dei due sopravvissuti in una famiglia di 14 persone. I contadini, ai quali era vietato lasciare i villaggi, erano condannati. «Per una spiga di grano si veniva fucilati sul posto», racconta ancora il vecchio agricoltore{{citazione necessaria}}). Interi villaggi vennero cancellati. Quando anche l' ultimo abitante era morto, issavano una bandiera nera e qualcuno arrivava a seppellire i morti. Chi ci riusciva, abbandonava i figli alle stazioni, sperando che le autorità li avrebbero portati in orfanotrofio. «Uccidemmo i gatti, cucinammo i cani; poi le persone iniziarono a mangiarsi fra di loro», racconta Anna Vasilieva, 85 anni{{citazione necessaria}}. Tale tragedia provocata dal dittatore Stalin non riguardò solo l'Ucraina. L' Izvestiya ha pubblicato la lettera{{citazione necessaria}} inviata dalla figlia che abitava a Rostov sul Don a un certo Rostenko: «Ero andata a cercare pane e ho visto che tutti correvano in vicolo Nikolayevskij. C' era un mucchio di gambe e braccia buttate nel catrame. Poi ho saputo che una donna è stata arrestata al mercato perché vendeva salame di carne umana».
 
Riportiamo ora uno dei tanti documenti di Stalin che la dice lunga sulle effettive cause di quella strage collettiva, più esattamente la direttiva da parte del [[Comitato Centrale del partito comunista sovietico]], datata [[22 gennaio]] [[1933]], che proibì l'[[esodo]] di massa dei contadini affamati dalle loro terre, condannandoli di conseguenza alla morte per fame.
 
{{quote|Il Comitato centrale del partito comunista sovietico ed il Soviet dei commissari del popolo sono stati informati in merito ad un esodo di massa in corso nelle zone del Kuban e dell'Ucraina da parte di contadini alla ricerca "di pane" che si dirigono nelle zone del Volga, della provincia di Mosca, nel Caucaso ed in Bielorussia. Sia il Comitato centrale del partito comunista sovietico che il Soviet dei commissari del popolo non dubitano minimamente che si tratti di un atto simile a quello dell'anno scorso avvenuto in Ucraina e pianificato da nemici del potere sovietico ed agenti polacchi allo scopo di organizzare agitazioni "attraverso i contadini" nelle zone settentrionali dell'Unione Sovietica contro i kolchoz e soprattutto contro il potere sovietico. L'anno scorso sia gli organi di partito che quelli della polizia militare ucraina non si sono rivelati in grado di opporsi a questo atto contro-rivoluzionario organizzato nei confronti del potere sovietico. Quest'anno non verranno in nessun modo tollerati errori del genere.
 
Per tanto il Comitato centrale del partito comunista sovietico ed il Soviet dei commissari del popolo dell'Unione Sovietica ordinano alle autorità di polizia militare del Caucaso del Nord e dell'Ucraina di contrapporsi all'esodo di massa dei contadini locali in altre zone. Il Comitato centrale del partito comunista sovietico ed il Soviet dei commissari del popolo dell'Unione Sovietica ordinano altresì alle autorità di polizia militare della provincia di Mosca, della Bielorussia e del Volga innanzitutto di arrestare sul posto i contadini ucraini e caucasici che in qualche modo siano già riusciti a penetrare nei territori soprindicati e, in secondo luogo, una volta che gli elementi controrivoluzionari siano stati individuati, provvedere al rientro di tutti gli altri nei rispettivi luoghi di residenza.
 
Il presidente del Soviet dei commissari del popolo dell'Unione Sovietica,
 
V.M. Molotov
 
 
Il segretario generale del Comitato centrale del partito comunista dell'Unione Sovietica,
 
J.V Stalin|''Direttiva da parte del [[Comitato Centrale del partito comunista sovietico]]'', [[22 gennaio]] [[1933]]}}
 
Riguardo coloro che negano che le vittime del periodo staliniano siano statisticamente rilevanti si basano anche sul confronto tra i censimenti della popolazione.
Infatti se si confronta la popolazione dell'Unione Sovietica nel gennaio del [[1959]] che è di 208.827.000 mentre nel [[1913]], negli stessi confini, era di 159.153.000, si può stabilire che l'incremento annuale della popolazione è dello 0,60%.
Se confrontiamo questi dati con altri paesi otteniamo:
 
{|
|Paese || 1920 || 1960 || Aumento annuo
|-
|[[Regno Unito]] || 43718 || 52559 || 0,46%
|-
|[[Francia]] || 38.750 || 45.684 || 0,41%
|-
|[[Germania]]||61.794 || 72.664 || 0,41%
|-
|
*[[Repubblica Democratica Tedesca|DDR]]
*[[Berlino]]
*[[Repubblica Federale Tedesca|RFT]]
|
|| 17.241<br>2.199<br>53.224 ||
|-
|[[Unione Sovietica|URSS]] || 159.153 || 208.827 || 0,60%
|+Crescita della popolazione, in migliaia<ref>Народонаселение стран мира / Под ред. Б.Ц.Урланиса. М.: "Статистика". 1974</ref>
|}
 
Come si vede la popolazione dell'Unione Sovietica nonostante che nel calcolo, a differenza degli altri stati, vi sia compreso il periodo della prima guerra mondiale e della guerra civile, e nonostante i 27 milioni di morti nella seconda guerra mondiale ha avuto un aumento annuale del 50% superiore agli altri stati menzionati. Dunque non si potrebbe parlare di decine di milioni di morti.
 
Una frase erroneamente attribuita a Stalin è "La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni è statistica." che si ritiene detta a [[Winston Churchill|Churchill]] alla [[Conferenza di Potsdam]] del 1945. In realtà la frase, che Stalin non ha mai pronunciato, è tratta da un romanzo di Remark "Черный обелиск (L'Obelisco Nero)" (1956) in originale:<br><br><i> Но, видно, всегда так бывает: смерть одного человека — это смерть, а смерть двух миллионов — только статистика.(trad. È evidente che accade tutto allo stesso modo: la morte di una persona, è una morte. La morte di due milioni, è solo una statistica."</i>
 
== Il Ruolo di Stalin nella nascita dello Stato Ebraico ==
Stalin ha ricoperto un ruolo fondamentale nella nascita dello Stato di [[Israele]]. I primi contatti ufficiali fra gli emissari di Stalin e i rappresentanti della comunità ebraica internazionale ebbero luogo il 3 Febbraio 1941, quando l'Ambasciatore Sovietico a [[Londra]] incontrò il Presidente della Organizzazione Mondiale Sionistica [[Haim Weizmann]] e futuro primo presidente d'Israele. Sembra che nella prima riunione si parlò d'affari: Weizmann propose uno scambio commerciale di arance in cambio di pellicce. L'affare non andò in porto, ma i contatti fra i due rimasero.<br><br> L'atteggiamento dell'Unione Sovietica verso i sionisti cambiò radicalmente dopo l'invasione tedesca. Prima di quella data, L'URSS e il suo governo era fortemente ostile agli ebrei e ai loro interessi. Alla fine del 1941 a Mosca si costituisce il Comitato antifascista ebraico. Il Comitato lancia diversi proclami agli ebrei di tutto il mondo per unirsi e far unire i propri governi alla lotta contro [[Hitler]]. Si ritiene che l'ispiratore fosse Stalin e lo scopo fosse di impressionare gli Stati Uniti. Il Comitato Ebraico raccolse 45,000,000 USD fra la comunità ebraica internazionale da devolvere all'Unione Sovietica. Ma lo scopo principale del Comitato era quello di sensibilizzare l'opinione pubblica, e il governo, degli Stati Uniti, fermamente anti-interventisti.<br><br>Dopo la fine della [[Seconda Guerra Mondiale]] il dialogo fra l'Unione Sovietica e i leaders ebraici continuò. Unione Sovietica di Stalin fu l'unico paese che fornì fin da subito l'appoggio politico agli ebrei della Palestina. [[La Gran Bretagna]] vendeva le armi agli arabi. Gli arabi inoltre pagavano mercenari bosniaci musulmani ed ex soldati delle disciolte SS per terrorizzare la popolazione ebraica. Per decisione di Stalin gli ebrei della Palestina hanno iniziato a ricevere armi dall'Unione Sovietica tramite la Cecoslovacchia. Furono consegnati anche aerei tedeschi ed altri trofei di guerra. Secondo un documento reso pubblico dalla [[Central Intelligence Agency|CIA]], la CIA in quel periodo propose di abbattere gli aerei che portavano armi sovietiche agli ebrei. La proposta non fu fortunatamente accolta. L'appoggio politico e militare sovietico fu fondamentale nella fase della formazione dello stato di Israele.<br><br>Secondo la testimonianza di Sudopolatov, Stalin prima delle votazione all'ONU per la nascita dello stato ebraico disse: <i>"Concordiamo con la nascita dello Stato di Israele. Sarà una spina nel sedere degli stati arabi, e allora cercheranno un'alleanza con noi." </i>In originale:"Давайте согласимся с образованием Израиля. Это будет шило в заднице для арабских государств, и тогда они станут искать союза с нами". L'Unione Sovietica fu il primo stato a riconoscere Israele.Già nel 1948 ci fu però una prima rottura fra Stalin e il nuovo stato ebraico, che culminò - dopo alterne vicende - alla rottura diplomatica fra l'URSS e Israele nel 1953 a seguito del esplosione di una bomba nella sede diplomatica sovietica in Israele. Le relazioni diplomatiche furono ristabilite dopo la morte di Stalin.<br><br>La rottura con lo Stato di Israele concise con una nuova fiammata di antisemitismo all'interno del URSS. Proprio a quel periodo risale la fase più acuta di [[lotta al cosmopolitismo]] e il cosiddetto [[Complotto dei Medici]]. Tutti gli accusati erano ebrei, e secondo diversi storici precedevano una grande deportazione degli ebrei sovietici, evitata con la morte di Stalin.<br><br>Fonti: Леонид Млечин. «Зачем Сталин создал Израиль? (Perché Stalin ha creato Israele?»: Эксмо, Яуза; Москва, Mosca edizioni Eksmo; 2005 ISBN 5-699-08094-5. "День в истории: 53 года назад СССР разорвал отношения с Израилем (I giorni della Storia: 53 anni di relazioni fra URSS e Israele" http://www.newsru.co.il/arch/israel/12feb2006/day_12f.html;<br>Brown, Philip Marshall. "The Recognition of Israel", ''American Journal of International Law'', Vol. 42, No. 3 (Jul. 1948), p. 620
 
==Famiglia==
 
===Mogli===
*[[Ekaterina Svanidze]] ([[1880]] - [[1907]]), sposata nel [[1903]] e morta nel [[1907]]
*[[Nade&#382;da Alliluyeva]] ([[1901]] - [[1932]]), sposata nel [[1919]], morta forse suicida nel [[1932]]
 
===Figli===
*[[Jakov Džugašvili]] ([[1907]] - [[1943]]), avuto dalla prima moglie, morto prigioniero dei tedeschi nel [[1943]]
*[[Vassilly Džugašvili]] ([[1921]] - [[1962]]), avuto dalla seconda moglie, morto per eccessi di alcool nel [[1962]]
*[[Svetlana Alliluyeva]] ([[1926]] - ), avuto dalla seconda moglie, andata negli [[Stati Uniti d'America|USA]] nel [[1967]], vivente
*[[Kostantin Džugašvili]] (1912?) avuto da una donna durante la prigionia
 
==Voci correlate==
 
*[[Stalinismo]]
*[[Destalinizzazione]]
*[[Grandi purghe]]
*[[Vittime di Stalin]]
*[[Nikita Khruščёv]]
*[[XX Congresso del PCUS]]
*[[Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)]]
*[[Seconda guerra mondiale]]
*[[Guerra Fredda (1947-1953) e sue origini]]
*[[Boris Souvarine]]
*[[Premio Stalin]]
*[[Complotto dei Medici]]
 
==Bibliografia==
* Adam Ulam. ''Stalin''. Milano, Garzanti, 1981
* Aldo Agosti. ''Stalin''. Roma, Editori Riuniti, 1983
* [[Gianni Rocca]]. ''Stalin quel meraviglioso georgiano''. Milano, Mondadori, 1991. ISBN 88-043-4363-X
* [[Boris Souvarine]], ''Stalin''. Milano, Adelphi, 2003. ISBN 88-459-1800-9
* [[Robert Conquest]]. Stalin: la rivoluzione, il terrore, la guerra. Milano, Oscar Mondadori, 2003. ISBN 88-04-51329-2
* Anna Louise Strong. ''L'era di Stalin''. Napoli, La città del sole, 2004. ISBN 88-8292-261-8
* [[Ludo Martens]]. ''Stalin un altro punto di vista''. Verona, Zambon, 2005. ISBN 88-87826-28-5
* Simon Sebag Montefiore. ''Gli uomini di Stalin. Un tiranno, i suoi complici e le sue vittime''. Milano, Rizzoli, 2005. ISBN 88-170-0319-0
* Roj Aleksandrovic Medvedev. ''Stalin sconosciuto: alla luce degli archivi segreti sovietici''. Milano, Feltrinelli, 2006. ISBN 88-07-17120-1
 
==Note==
{{references}}
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.dittatori.it/stalin.htm Biografia, discorsi, documenti audio e video su Josif Stalin. Materiale in diverse lingue]
*Scritti di Stalin
**[http://www.ezeta.net/homosapiens/essenziali/nazionale/nazionale.htm La questione nazionale]
**[http://www.ezeta.net/homosapiens/essenziali/materialismo/materialismo.htm Materialismo dialettico e materialismo storico]
*[http://www.1917.org/ 1917.org Un sito sulla Rivoluzione d'Ottobre]
*[http://www.documen.tv/asset/Staline_film.html Documentario 52': Staline par Staline]
*vittime italiane dei Gulag [http://www.gulag-italia.it]
 
{{Box successione|carica=[[Capi di governo e di Stato dell'Unione Sovietica|Capi dell'Unione Sovietica]]|immagine=Flag of the Soviet Union.svg | precedente=[[Vladimir Lenin]] | successivo= [[Georgij Malenkov]] | periodo=[[1924]] - [[1953]]}}
 
{{Box successione|carica= [[Segretario generale del PCUS]]|immagine = Flag of the Soviet Union.svg| periodo= [[1922]] - [[1953]]|precedente= |successivo= [[Nikita Krusciov]]}}
 
{{Box successione|carica=[[Premier dell'Unione Sovietica]]|immagine = Flag of the Soviet Union.svg|precedente=[[Vyacheslav Molotov]]|successivo=[[Georgij Malenkov]]|periodo=[[1941]] - [[1953]]}}
 
{{Box successione|carica=Presidente del [[Comitato di Difesa dello Stato]]|immagine = Flag of the Soviet Union.svg|precedente=|successivo=|periodo=[[1941]] - [[1945]]}}
 
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