Cosa nostra e Palmetto Bay: differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati della Florida}}
{{Organizzazione criminale
{{Divisione amministrativa
|nome = Cosa Nostra
|Nome = Palmetto Bay
|immagine = Sicilian mafia 1901 maxi trial.jpg
|Nome ufficiale =
|didascalia = Illustrazione tratta dal quotidiano ''[[L'Ora]]'' relativa al processo – scaturito grazie al [[rapporto Sangiorgi]] – di Palermo del maggio [[1901]].
|Panorama =
|nomi alternativi = mafia, [[Onorata società (termine)|Onorata società]], [[Mano Nera (estorsione)|Mano Nera]]
|Didascalia =
|area di origine = Sicilia
|Bandiera =
|aree di influenza = [[Italia]], maggiormente in Sicilia. Altri territori sono in [[America]] ([[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], [[Canada]], [[Brasile]] e [[Venezuela]]) in [[Australia]], [[Nuova Zelanda]], [[Germania]], [[Svizzera]], [[Francia]], [[Belgio]], [[Balcani]], [[Tunisia]], [[Est Europa]] ed [[Austria]]
|Stemma =
|inizio = Inizi del [[XIX secolo]]
|Stato = USA
|fine =in attività
|Grado amministrativo = 3
|boss = [[Vito Cascio Ferro]], [[Calogero Vizzini]], [[Vito Genovese]], [[Lucky Luciano]], [[Joseph Bonanno]], [[Giuseppe Gambino]], [[Giuseppe Genco Russo]], [[Vincenzo Rimi]], [[Michele Navarra]], [[Salvatore Greco (criminale)|Salvatore Greco]], [[Michele Greco]], [[Luciano Liggio]], [[Gaetano Badalamenti]], [[Stefano Bontate]], [[Giuseppe Calderone]], [[Salvatore Inzerillo]], [[Tommaso Buscetta]], [[Pippo Calò]], [[Salvatore Riina]], [[Benedetto Santapaola]], [[Leoluca Bagarella]], [[Gaspare Mutolo]], [[Bernardo Provenzano]], [[Salvatore Lo Piccolo]], [[Giovanni Brusca]], [[Matteo Messina Denaro]]
|Tipo = ''[[Comuni degli Stati Uniti d'America|village]]''
|alleato1 = [[Cosa nostra statunitense]], [[Camorra]], [['ndrangheta]], [[Sacra corona unita]], [[Banda della Magliana]], [[Mafia Capitale]] (e associazioni criminali romane in generale), [[Mala del Brenta]], [[mafia russa]], [[mafia albanese]]
|Divisione amm grado 1 = Florida
|rivale1 = [[Stidda]] e talvolta i loro alleati
|Divisione amm grado 2 = Miami-Dade
|attività1 = [[Racket]], [[estorsione]], [[traffico di droga]], [[gioco d'azzardo]], [[omicidio]], [[usura]], [[gestione dei rifiuti]], [[contrabbando]], [[Truffa|frode]], [[corruzione]], [[terrorismo]] ([[Bombe del 1992-1993|1992-1993]]), [[riciclaggio di denaro]], [[Falso (ordinamento penale italiano)|contraffazione]], [[rapina]], [[Ricettazione (ordinamento penale italiano)|ricettazione]], [[prostituzione]], [[Edilizia|gestione dell'edilizia]], [[associazione per delinquere]]
|Voce divisione amm grado 2 =
|Amministratore locale = Shelley Stanczyk
|Partito =
|Data elezione =
|Data istituzione =
|Superficie = 22.6
|Note superficie =
|Abitanti = 24469
|Note abitanti =
|Aggiornamento abitanti = 2011
|Divisioni confinanti =
|Prefisso = 305, 786
|Fuso orario = -5
|Targa =
|Nome abitanti =
|Patrono =
|Festivo =
|Mappa = Map of Florida highlighting Palmetto Bay.png
|Didascalia mappa =
}}
 
'''Palmetto Bay''' è un comune degli [[Stati Uniti d'America]] situato nella parte meridionale della [[Contea di Miami-Dade]] dello Stato della [[Florida]].
La [[locuzione]] «'''Cosa Nostra'''» (nel linguaggio comune genericamente detta '''mafia siciliana''' o semplicemente '''mafia''') viene utilizzata per indicare un'[[organizzazione criminale]] di tipo [[Mafia|mafioso]]-[[terrorismo|terroristico]]<ref>[http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_04/spatuzza_deposizione_bunker_mafia_da1907d4-e09c-11de-b6f9-00144f02aabc.shtml ''Processo Dell'Utri, Spatuzza in aula: Graviano mi parlò di Berlusconi'']. Corriere della Sera. Cronaca. 4 dicembre 2009.<!-- Titolo generato automaticamente --></ref> presente in [[Sicilia]] (specialmente nelle province di [[Città metropolitana di Palermo|Palermo]], [[Città metropolitana di Catania|Catania]], [[Città metropolitana di Messina|Messina]], [[Libero consorzio comunale di Trapani|Trapani]], [[Libero consorzio comunale di Agrigento|Agrigento]] e [[Libero consorzio comunale di Caltanissetta|Caltanissetta]]), in tutta [[Italia]] e in più parti del [[mondo]]. Si tratta della più antica organizzazione criminale del mondo<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, la quale in due secoli di sua storia documentata è stata anche la più potente<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, alla quale si sono ispirate tutte le altre organizzazioni criminali, comprese le italiane [['ndrangheta]], [[Sacra Corona Unita]] e [[Camorra]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>; la quale nella sua secolare storia, ha presentato caratteristiche uniche e sue particolari, che l'hanno resa per lungo tempo diversa da tutte le altre organizzazioni criminali del mondo, comprese le italiane su menzionate<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>.
Secondo le stime del 2011, la città ha una popolazione di 24.469 abitanti su una superficie di 22,60&nbsp;km².
<ref>{{cita web
|autore= Autori Vari
|url=http://quickfacts.census.gov/qfd/states/12/1254275.html
|titolo= Palmetto Bay (village), Florida
|accesso= 19-01-2013
|editore= United States Census Bureau
|data=
}}</ref>
 
==Note==
Questo termine viene oggi utilizzato per riferirsi esclusivamente alla mafia di origine siciliana (anche per indicare le sue ramificazioni internazionali, specie negli [[Stati Uniti d'America]], dove viene identificata come [[Cosa nostra statunitense|Cosa Nostra statunitense]], sebbene oggi entrambe abbiano diffusione a carattere internazionale), per distinguerla dalle altre associazioni ed organizzazioni [[mafia|mafiose]]. L'espressione "Cosa Nostra" è stata coniata dal boss siculo-americano [[Lucky Luciano]] nel [[Dopoguerra]], il quale a una domanda di un affiliato, sul nome da dare alla ristrutturazione della mafia siculo-americana, rispose che era meglio che non avesse alcun nome, perché si trattava semplicemente di una "cosa tra loro", "cosa nostra" appunto, in modo da preservarne meglio la segretezza<ref>{{Cita web|url=www.rainews.it|titolo="Cosa Nostra", la "fortunata" storia di Lucky Luciano|autore=Roberto Olla|sito=Rai News|editore=Rai News|accesso=16 luglio 2018}}</ref>.
 
Gli interventi di contrasto da parte dello Stato italiano si sono fatti più decisi a partire dagli [[Anni 1980|anni ottanta]] del [[XX secolo]], attraverso le indagini del cosiddetto "[[pool antimafia]]", creato dal giudice [[Rocco Chinnici]], in seguito diretto da [[Antonino Caponnetto]]. Facevano parte del pool anche i magistrati [[Giuseppe Di Lello]], [[Leonardo Guarnotta]], [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]].
 
== Storia ==
=== Le origini ===
Nel significato criminale conosciuto oggi «''Cosa Nostra''», prima della coniazione di [[Lucky Luciano]] semplicemente denominata "[[mafia]]", nacque probabilmente nei primi anni del [[XIX secolo]] dal [[ceto sociale]] dei ''massari'', dei ''fattori'' e dei ''gabelloti'', che gestivano i terreni della [[nobiltà]] siciliana, avvalendosi dei [[Bracciante agricolo|braccianti]] che vi lavoravano, anche se in verità potrebbe essere molto più antica, dato che il [[feudo]] legato alla nobiltà, quale sistema di potere politico-economico istituzionalizzato (nel senso più ampio dell'espressione, cioè nel senso anche di una realtà storica che coinvolgeva anche le istituzioni ufficiali del potere statale delle varie dominazioni che nei secoli si sono realizzate in [[Sicilia]]), con tutto ciò che ne consegue a livello sociale ecc., esiste in Sicilia fin dall'epoca [[normanna]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma|p=}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Salvatore Spoto|titolo=I Gattopardi|edizione=1|anno=2007|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>. Va comunque precisato che nell'Ottocento si affermò in Sicilia, una feroce [[borghesia]] terriera, e poi anche commerciale, nata proprio dal ceto mafioso dei mezzadri, dei campieri, dei gabelloti, i quali arricchitisi con i servigi resi alla nobiltà [[latifondista]], acquistarono delle proprietà terriere, affiancandosi così al potere secolare politico-economico ecc., di questa nobiltà latifondista<ref>{{Cita libro|nome=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=2|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, che è durato fino agli anni [['50]] del [['900]], con la breve parentesi del periodo fascista<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=1|annooriginale=1986|editore=Quaderni dell'I. S. S. P. E.|città=Palermo}}</ref>, quando, chiusosi un ciclo storico che durava da secoli, che aveva visto il centro del potere politico-economico e sociale nelle campagne<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, la mafia, a seguito del ''boom'' economico degli anni [['60]], spostò il centro delle sue attività nelle città<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, ad esempio nell'edilizia e nel traffico internazionale di armi e [[droga]], delle quali aveva il monopolio<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, continuando a mantenere attività tradizionali, quali le estorsioni ecc., e mantenendo i legami storici con il mondo della politica e dell'economia, in Sicilia, nel resto d'Italia e a livello internazionale<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>. Cosa Nostra, nella sua espressione ed immagine, impostesi unicamente come criminali (si è infatti a lungo dibattuto sul "doppio volto" che la mafia avrebbe mostrato nel periodo antico, quale forza che, sfruttando la sua capacità di sostegno ma anche di ricatto verso il potere costituito, talvolta anche "mitigava", sia pure per finalità proprie, "strumentalizzando" la struttura sociale della Sicilia, fondata sull'esistenza di uomini carismatici, i "padrini", e di gruppi di uomini autorevoli, i ''paracchi'', che guidavano "sotterraneamente" il popolo per ogni questione, al di la dei poteri ufficiali, qualunque essi fossero<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, nonché i valori tipici della società siciliana arcaica, quali onore, rispetto, fedeltà, coraggio, forza, coerenza, virilità, legami di sangue e di popolo ecc.<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>, lo strapotere delle classi egemoni sul popolo siciliano, senza però giungere a una conclusione certa da parte degli studiosi. Lo storico [[G. C. Marino]] rimane perplesso comunque di fronte tale possibilità, adducendo per la mafia un ruolo essenzialmente criminale e di supporto alle classi egemoni<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>), nacque dunque in quanto sistema di potere, integrato con il potere politico-economico ufficiale, iniziando così ad assumerne per suo conto le funzioni e le veci con l'uso della violenza quale metodo intimidatorio.<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|ed=|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma|p=}}</ref> I bandi contro la delinquenza organizzata, dei vicere di [[Spagna]] in Sicilia, risalenti al '[[500]], riflettevano la reazione ad alcune attività mafiose presenti nelle città siciliane, particolarmente a [[Palermo]]<ref>{{Cita libro|autore=Santi Correnti|titolo=Breve Storia della Sicilia|annooriginale=1994|editore=Newton e Compton|città=Roma|p=}}</ref>.{{citazione|Vi ha in molti paesi delle unioni o fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza colore o scopo politico, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di fare esonerare un funzionario, ora di difenderlo, ora di proteggere un imputato, orfatto moltiplicare il numero dei reati. [...] Così come accadono i furti escono i mediatori ad offrire transazione pel ricuperamento degli oggetti involati. Il numero di tali accordi è infinito|Rapporto giudiziario del procuratore generale Pietro Calà Ulloa<ref name=autogenerato2 />}}
 
=== L'unità d'Italia ===
{{Vedi anche|Fratellanza di Favara}}
Nel [[1863]] [[Giuseppe Rizzotto]] scrive, con la collaborazione del maestro elementare [[Gaspare Mosca]], ''[[I mafiusi de la Vicaria]]'', un'opera teatrale in [[lingua siciliana|siciliano]] ambientata nelle Grandi Prigioni di Palermo<ref>Saverio Di Bella, ''Risorgimento e mafia in Sicilia: i mafiusi della Vicaria di Palermo'', Pellegrini, 1991, pag. 5</ref> che aveva come protagonisti un gruppo di detenuti che godevano «''di uno speciale rispetto da parte dei compagni di prigione perché mafiosi, membri come tali di un'associazione a delinquere, con gerarchie e con specifiche usanze, tra le quali veri e propri riti di iniziazione''»<ref name=autogenerato2 />. È a partire da questo dramma, che ebbe grande successo e venne tradotto in [[Lingua italiana|italiano]], [[lingua napoletana|napoletano]] e [[dialetto milanese|meneghino]], che il termine ''mafia'' si diffonde su tutto il territorio nazionale<ref>Pietro Mazzamuto, ''La Mafia nella letteratura'', Andò, 1970, pag. 15</ref>. Del [[1865]] è il primo documento ufficiale dello Stato italiano, ad opera del procuratore di Palermo Giampietro, in cui si parla esplicitamente di mafia, con riferimento alla città di Palermo; mentre è del [[1837]], durante il [[Regno delle Due Sicilie]], il documento del funzionario Ulloa, di cui sopra, in cui ci si riferisce alla malavita del trapanese<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma|p=}}</ref>.
 
I rapporti dello Stato italiano con il blocco di potere politico, economico e sociale, agrario-mafioso in [[Sicilia]], iniziano già nelle fasi precedenti e durante lo [[Sbarco dei Mille]] di [[Garibaldi]] a [[Marsala]] ([[1860]]), con tutte le vicende storiche e gli intrecci perversi che ne sono conseguiti in 160 anni di storia siciliana e dell'[[Italia]] tutta<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Infatti bisogna partire per ricostruire tale rapporto dalle stesse vicende storiche che portarono all'[[Unità d'Italia]] ([[1861]])<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Per abbattere infatti il [[Regno delle Due Sicilie]], i [[Casa Savoia|Savoia]], [[Cavour]], [[Mazzini]], Garibaldi, ecc. ecc., dopo aver tentato di colpire, fallendo, direttamente il cuore del potere [[borbonico]], con la spedizione di [[Carlo Pisacane]] [[Spedizione di Sapri|(Spedizione di Sapri]]), in cui i membri della spedizione furono massacrati dai popolani locali, anche perché fedeli ai [[Borboni]] (va precisato che anche quando Garibaldi giunse a [[Napoli]], a cose ormai fatte, trovò dei collaborazionisti negli uomini della [[Camorra]], ma il loro apporto si limitò al solo mantenimento dell'ordine pubblico, senza cioè avere implicazioni storico-politiche e sociali, a differenza di quanto avvenne in Sicilia<ref>{{Cita web|url=www.inuovivespri.it|titolo=La trattativa tra Stato e mafia comincia nel 1860, con Garibaldi in combutta con mafia e camorra|autore=Ignazio Coppola|sito=I Nuovi Vespri|curatore=Franco Busalacchi|accesso=21 luglio 2018}}</ref>, anche perché la camorra, essendo un'associazione che proveniva dal basso, non aveva legami e implicazioni con il potere politico-economico dominante a Napoli, a differenza della mafia che queste implicanze ce le aveva<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>), rivolsero le loro attenzioni alla Sicilia<ref>{{Cita web|url=www.veja.it|titolo=La spedizione dei Mille: le truffe, i massoni e la regia britannica|cognome=Lorenzo Del Bocca (in "La Padania" del 17 ottobre 2009)|accesso=21 luglio 2018}}</ref><ref>{{Cita web|url=www.inuovivespri.it|titolo=La trattativa Stato e mafia comincia nel 1860, con Garibaldi in combutta con mafia e camorra|cognome=Ignazio Coppola|sito=I Nuovi Vespri|curatore=Franco Busalacchi|accesso=21 luglio 2018}}</ref>. Questo perché sapevano che in Sicilia, nei ranghi del potere siciliano e finanche negli strati della popolazione, vi era una forte ostilità verso la monarchia borbonica<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>; un'ostilità oltre che dettata da motivazioni eminentemente di carattere sociale ed economico, anche di carattere politico e storico<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>: ad esempio la Sicilia non aveva dimenticato quando era uno Stato indipendente e di quando [[Palermo]] era la capitale del [[Regno di Sicilia]], che aveva compreso anche tutto il [[Meridione]] e oltre. A questo proposito vi erano state in Sicilia contro i Borboni, non senza il sostegno interessato della nobiltà latifondista e della borghesia <ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, in modo particolare le due grandi rivolte indipendentiste e liberali del [[1820]] e del [[1848]]: la prima fallita e la seconda non durata a lungo, evidentemente perché mancò l'apporto decisivo del fronte nazionale ed internazionale del liberalismo, come invece accadrà nel 1860 ([[Moti del 1820-1821]] e [[Rivoluzione siciliana del 1848]])<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. In quella del 1848 addirittura la Sicilia aveva ottenuto per due anni (1848-1849) la sua [[indipendenza]], dando così l'esempio e l'avvio a tutte le grandi rivolte d'[[Europa]] del 1848<ref>{{Cita libro|autore=Santi Correnti|titolo=Breve Storia della Sicilia|editore=op. cit}}</ref>, compresa quella parigina, che avevano visto il [[liberalismo democratico]] e [[costituzionalista]] europeo, opporsi alle monarchie d'[[Europa]] di origine spesso feudale, non senza la presenza di trame della [[massoneria]] internazionale, sulla scia di quanto era successo in [[Francia]] con la [[Rivoluzione francese]]<ref>{{Cita libro|autore=Gian Pio Mattogno|titolo=La Massoneria e la Rivoluzione Francese|ed=1|anno=1989|editore=All'Insegna del Veltro|città=Parma}}</ref>. A tutto questo si aggiungano le trame e gli interessi imperialistici della [[Gran Bretagna]] in Sicilia (in cui aveva stabilito delle basi economiche e politico-strategiche) e nel [[Mediterraneo]]<ref>{{Cita web|url=www.veja.it|titolo=La spedizione dei Mille: le truffe, i massoni e la regia britannica|autore=Lorenzo Del Bocca|cognome=|editore=cit}}</ref>. La Gran Bretagna infatti aveva interesse ad abbattere il Regno delle Due Sicilie, considerati alcuni aspetti di intralcio che questo rappresentava, quanto meno in Sicilia e nel [[Sud Italia]]<ref>{{Cita web|url=www.veja.it|titolo=La spedizione dei Mille: le truffe, i massoni e la regia britannica|autore=L. Del Bocca|editore=cit}}</ref>. Strumentalizzando tutto questo, il fronte [[liberale]] e [[repubblicano]] mazziniano e il fronte sabaudo-cavouriano con i [[garibaldini]], presero contatto con le forze liberali anti-borboniche della Sicilia, in altre parole presero contatto soprattutto con il secolare e storico blocco di potere siciliano, che grazie al suo "''gattopardismo''"<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=1|anno=1986|editore=Quaderni dell'I. S. S. P. E.|città=Palermo}}</ref>, aveva assunto una veste liberale<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, dopo che aveva convissuto con il potere borbonico stesso<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. A tutto ciò si aggiunga l'abile [[propaganda]] di miglioramento delle condizioni sociali dei siciliani, con la promessa di una [[autonomia (politica)|autonomia]] della Sicilia, che fu propinata al popolo e a quella parte migliore della cultura e della società siciliana, per farli mobilitare contro i Borboni (si pensi ai celebri "picciotti siciliani", idealisti che parteciparono all'impresa garibaldina per i motivi di cui poco prima, ma anche in molti casi, manovalanza mafiosa<ref>{{Cita web|url=www.inuovivespri.it|titolo=La trattativa Stato e mafia comincia nel 1860, con Garibaldi in combutta con mafia e camorra|autore=Ignazio Coppola|editore=citato|accesso=27 luglio 2018}}</ref>; si pensi anche ai numerosi brogli che si verificarono durante il [[plebiscito]] per l'unione con lo Stato sabaudo del 1860<ref>{{Cita web|url=www.ilmattino.it|titolo=Il referendum, le accuse di irregolarità e il peccato originale del Plebiscito del 1860|autore=Gigi Di Fiore|sito=IL MATTINO.it|editore="Il Mattino"|data=29 novembre 2016|accesso=22 luglio 2018}}</ref>), che di certo, va detto, non avevano mancato di sbagliare verso i siciliani<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Questo permise al tradizionale blocco di potere della Sicilia di perpetuarsi anche con l'[[Unità d'Italia]]<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, sia in epoca monarchica (1860/'61-1946, tenendo conto della parentesi fascista e delle vicende della [[Seconda Guerra Mondiale]]), sia in epoca repubblicana (1946-oggi, tenendo conto dei cambiamenti, anche profondi, storici, politici, economici, sociali, culturali, ecc., che nel frattempo si sono verificati)<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Si pensi la frase ormai storica che [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa]] ne "[[Il Gattopardo]]", mette in bocca a Tancredi, nipote del principe di [[Salina]]: "S''e'' ''vogliamo'' ''che'' ''tutto'' ''rimanga'' ''come'' ''è, bisogna che tutto cambi'''!''"<ref>{{Cita libro|autore=G. Tomasi di Lampedusa|titolo=Il Gattopardo|edizione=1|anno=1958|editore=Feltrinelli|città=Milano}}</ref>.
 
Lo sviluppo della criminalità organizzata in Sicilia è dunque sostanzialmente attribuibile agli eventi contemporanei e successivi all'[[Unità d'Italia]], in particolare anche a quella che fu l'acuta crisi economica da questa indotta in Sicilia e nel [[Meridione d'Italia]]. Infatti lo [[Italia|Stato italiano]], non riuscendo a garantire un controllo diretto e stabile del governo dell'isola (la cui organizzazione sociale era molto diversa da quella settentrionale), cominciò a fare affidamento sulle cosche mafiose che, ben conoscendo i meccanismi locali, facilmente presero le veci del governo centrale<ref name=autogenerato2 />.
 
Tuttavia, con il pretesto di proteggere gli agricoltori e contadini dal malgoverno feudale e dalla nobiltà, i mafiosi costrinsero gli agricoltori a pagare gli interessi per il contratto di locazione e a mantenere l'omertà<ref name=autogenerato2 />. La prima analisi esaustiva in cui venne espressamente usato il termine ''mafia'' fu compiuta nel [[1876]] da [[Leopoldo Franchetti]], dopo la celebre inchiesta compiuta insieme a [[Sidney Sonnino]], che venne pubblicata con il titolo [[s:Condizioni politiche e amministrative della Sicilia|Condizioni politiche e amministrative della Sicilia]].
 
Uno dei più clamorosi processi di quegli anni fu quello tenutosi nel [[1885]] contro gli affiliati alla "[[Fratellanza di Favara]]", una ''[[cosca]]'' mafiosa operante nella [[provincia di Agrigento]] che aveva un rituale di iniziazione, il quale avveniva pungendo l'[[indice (dito)|indice]] dei nuovi membri per poi tingere con il [[sangue]] un'immagine sacra, che veniva bruciata mentre l'iniziato recitava una formula di giuramento<ref>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201880/Mafia%201883.php Il Viandante - Sicilia 1883<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>: tale cerimonia di affiliazione era tipica delle ''cosche'' mafiose di Palermo, a cui numerosi membri della "Fratellanza" erano stati affiliati nel [[1879]], durante la prigionia con mafiosi [[Palermo|palermitani]] nel carcere di [[Ustica]]<ref>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201880/Mafia%201885.php Il Viandante - Sicilia 1885<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nel [[1893]], in seguito al [[Emanuele Notarbartolo|delitto Notarbartolo]], l'esistenza di Cosa nostra (e dei suoi rapporti con la politica) divenne nota in tutta Italia<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/marzo/15/Notarbartolo_primo_delitto_eccellente_quasi_co_0_92031516578.shtml Notarbartolo, il primo delitto eccellente, quasi un secolo fa] Corriere della Sera, 15 marzo 1992</ref>.
 
=== Le rivendicazioni agricole ===
[[File:SicilianMafia1900Cutrera.jpg|thumb|Cartina della Sicilia dei primi anni del Novecento che mostra la densità mafiosa dei comuni siciliani]]
Anche se non più con un regime feudale, nelle campagne siciliane gli agricoltori erano ancora sfruttati. I grandi proprietari terrieri risiedevano a Palermo o in altre grandi città e affittavano i loro terreni a gabelloti con contratti a breve termine, che, per essere redditizi, costringevano il gabelloto a sfruttare i contadini. Per evitare rivolte e lavorare meglio, al gabelloto conveniva allearsi con i mafiosi, che da un lato offrivano il loro potere coercitivo contro i contadini, dall'altro le loro conoscenze a Palermo, dove si siglavano la maggioranza dei contratti agricoli<ref>G. C. Marino, ''L'opposizione mafiosa. Mafia politica Stato Liberale'', Flaccovio, Palermo, 1986, pag. 139</ref>.
 
A partire dal [[1891]] in tutta la Sicilia gli agricoltori si unirono in [[fasci siciliani|fasci]], sorta di sindacati agricoli guidati dai socialisti locali, chiedendo contratti più equi e una distribuzione più adeguata della ricchezza. Non si trattava di movimenti rivoluzionari in senso stretto ma essi furono comunque condannati dal governo di Roma che, nella persona di [[Francesco Crispi|Crispi]], nel [[1893]] inviò l'esercito per scioglierli con l'uso della forza. [[Giuseppe de Felice Giuffrida]], considerato il fondatore dei fasci siciliani, venne processato e imprigionato. Poco prima che fossero sciolti, la mafia aveva cercato di infilare alcuni suoi uomini in queste organizzazioni in modo che, se mai avessero avuto successo, essa non avrebbe perso i suoi privilegi; continuò però anche ad aiutare i gabelloti cosicché, chiunque fosse uscito vincitore, essa ci avrebbe guadagnato fungendo da mediatrice tra le parti<ref>Giovanni Tessitore, ''Il nome e la cosa. Quando la mafia non si chiamava mafia'', FrancoAngeli, Milano, 1997, 144</ref>.
 
Quando fu chiaro che lo Stato sarebbe intervenuto con la legge marziale, la "''Fratellanza''", detta anche "''[[Onorata società (termine)|Onorata Società]]''" (due dei termini usati all'epoca per identificare Cosa nostra), si distaccò dai fasci (che avevano tentato in tutti i modi di evitare la penetrazione di mafiosi nelle loro file, spesso riuscendoci) e anzi aiutò il governo nella sua repressione. Come "vendetta" per l'azione dei Fasci, che voleva mettere in discussione il potere dei latifondisti, nel [[1915]] a [[Corleone]] i mafiosi uccisero [[Bernardino Verro]], che era stato tra i più accesi animatori del movimento dei Fasci siciliani negli [[Anni 1890|anni novanta del XIX secolo]].
 
Durante la presidenza di [[Giovanni Giolitti]] si permise alle cooperative di chiedere prestiti alle banche e di intraprendere da sole, senza gabelloti, contratti diretti coi proprietari terrieri. Questo, insieme alla nuova legge elettorale del [[suffragio universale]] maschile, portò non solo alla vittoria di diversi sindaci socialisti in varie città siciliane, ma anche all'eliminazione del ruolo mafioso nella mediazione per i contratti. Tuttavia "con Giolitti la mafia, assieme ai poteri forti (massoneria, vecchia aristocrazia, borghesia ''eroica''), monopolizzò tutta la vita economica e politica dell'isola, infatti gli appalti ed i finanziamenti alle imprese industriali e agrarie erano pilotati, così come le elezioni politiche ed amministrative"<ref name=autogenerato2 />.
 
Per stroncare il pericolo "rosso", la mafia dovette allearsi con la [[Chiesa cattolica]] siciliana<ref>[http://rota.wordpress.com/2009/07/06/la-santa-alleanza-tra-chiesa-e-mafia-uno-dei-piu-impenetrabili-misteri-ditalia/ La “santa” alleanza tra chiesa e mafia, uno dei più impenetrabili misteri d'Italia]</ref>, anch'essa preoccupata per gli sviluppi dell'[[ideologia marxista]] materialista nelle campagne. Le cooperative cattoliche quindi non si chiusero ad infiltrazioni mafiose, a patto che questi ultimi scoraggiassero in tutti i modi i [[socialisti]]. Nel primo quindicennio del Novecento si iniziarono a contare le prime vittime socialiste ad opera della mafia, che assassinava sindaci, sindacalisti, preti, attivisti e agricoltori indisturbatamente<ref>[http://www.beppeniccolai.org/Mafia_potere.htm Mafia e potere], Cfr. nel CD "Opera Omnia", Nuovi Orizzonti Europei</ref>. Il tema delle terre negate ai contadini resterà uno dei principali motivi di scontro sociale in Sicilia fino al secondo dopoguerra.
 
=== Il rapporto Sangiorgi ===
{{Vedi anche|Rapporto Sangiorgi}}
Al fine di contrastare il fenomeno, venne inviato in Sicilia [[Ermanno Sangiorgi]], in veste di [[questore (ordinamento italiano)|questore]] a Palermo nel [[1898]] mentre era in corso una guerra di mafia, iniziata due anni prima, nel [[1896]]<ref>Salvatore Lupo, ''Storia della mafia'', Donzelli, 2004, pag. 136</ref>. Indagando sui delitti commessi dalle cosche della [[Conca d'Oro]], Sangiorgi capì che gli omicidi non erano il prodotto di iniziative individuali, ma implicavano leggi, decisioni collegiali, e un sistema di controllo territoriale. Sangiorgi scoprì inoltre che le due famiglie più ricche di Palermo, i [[Florio]] e i Whitaker, vivevano fianco a fianco con i mafiosi della [[Conca d'Oro]], che venivano assunti come guardiani e fattori nelle loro tenute e pagati per ricevere "[[Pizzo (mafia)|protezione]]"<ref>John Dickie, ''Cosa Nostra'', Laterza, 2005, pag. 95.</ref>.
 
Nell'ottobre [[1899]] Francesco Siino, capo della ''cosca'' di [[Malaspina-Palagonia|Malaspina]] sfuggito miracolosamente ad una sparatoria tesagli dagli uomini di [[Antonino Giammona]], capo della ''cosca'' dell'[[Uditore (Palermo)|Uditore]], nel contesto dalla guerra di mafia, venne messo alle strette da Sangiorgi e confessò che il suo avversario Giammona gli contendeva i [[racket]] del commercio di limoni, delle rapine, delle estorsioni e della falsificazione delle banconote. Inoltre dichiarò che la [[Conca d'Oro]] era divisa in otto cosche mafiose:
# Piana dei Colli,
# [[Acquasanta (UPL di Palermo)|Acquasanta]],
# Falde,
# [[Malaspina-Palagonia|Malaspina]],
# [[Uditore (Palermo)|Uditore]],
# [[Passo di Rigano]],
# Perpignano,
# [[Olivuzza]].
 
Sangiorgi, in base a queste dichiarazioni, firmò molti mandati di cattura. La notte tra il 27 e il 28 aprile [[1909]] la Questura fece arrestare diversi mafiosi, tra cui Antonino Giammona. Alla procura di Palermo, Sangiorgi inviò un [[Rapporto Sangiorgi|rapporto di 485 pagine]] che conteneva una mappa dell'organizzazione della mafia palermitana con un totale di 280 "uomini d'onore". Il processo cominciò nel maggio [[1901]] ma Siino ritrattò completamente le sue dichiarazioni. Dopo solo un mese, giunsero le condanne di primo grado: soltanto 32 imputati furono giudicati colpevoli di aver dato vita a un'associazione criminale e, tenuto conto del tempo già trascorso in carcere, molti furono rilasciati il giorno dopo<ref>Umberto Santino, ''Dalla Mafia alle Mafie'', Rubettino, 2006, pag. 153</ref>. Di questo periodo (1900) è l'uccisione a Palermo del poliziotto italo-americano [[Joe Petrosino]], venuto in Sicilia ad indagare sui rapporti tra la mafia siciliana e quella siculo-americana. Petrosino giustamente era convinto che molti dei delitti e delle attività mafiose che avvenivano in America, in primis le attività della [[Mano Nera (estorsione)|Mano Nera]], organizzazione criminale segreta siciliana diffusa anche negli [[USA]] e in [[Canada]], dedita particolarmente alle estorsioni, erano direttamente ordinati dalla Sicilia. Giunto a Palermo fu ucciso per volontà del capo-mafia Vito Cascio Ferro<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>.
 
=== La prima guerra mondiale e le sue conseguenze ===
Nel [[1915]] l'Italia entrò nella [[prima guerra mondiale]]; vennero chiamati alle armi centinaia di migliaia di giovani da tutto il paese. In Sicilia i disertori furono numerosi: essi abbandonarono le città e si dettero alla macchia all'interno dell'isola, vivendo per lo più di rapine. A causa della mancanza di braccia per l'[[agricoltura]] e della sempre maggiore richiesta di soldati dal fronte, moltissimi terreni vennero adibiti al pascolo.
 
Queste due condizioni fecero aumentare enormemente l'influenza di Cosa nostra in tutta l'isola<ref name=autogenerato2 />. Aumentati i furti di bestiame, i proprietari terrieri si rivolsero sempre più spesso ai mafiosi, piuttosto che alle impotenti autorità statali, per farsi restituire almeno in parte le mandrie. I ''[[boss (mafia)|boss]]'', nei loro abituali panni, si prestavano a mediare tra i banditi e le vittime, prendendo una percentuale per il loro lavoro.
 
Alla fine della prima guerra mondiale, l'Italia dovette affrontare un momento di crisi, che rischiò di sfociare in una vera e propria rivolta popolare, ad imitazione della recente [[rivoluzione russa]]. Al nord gli operai scioperarono chiedendo migliori condizioni di lavoro, al sud sono i giovani appena tornati a casa a lamentarsi per le promesse non mantenute dal governo (in particolar modo quelle relative alla terra). Moltissimi quindi andarono ad ingrossare le file dei banditi, altri entrarono direttamente nella mafia e altri ancora cercarono di riformare i fasci o comunque parteciparono ai consigli socialisti siciliani. Fu in questo clima di tensione che il [[fascismo]] fece la sua comparsa.
 
=== Il ventennio fascista ===
{{Vedi anche|Rapporti tra cosa nostra e fascismo}}
Il fascismo iniziò una campagna contro i mafiosi siciliani, subito dopo la prima visita di [[Mussolini]] in Sicilia nel maggio del [[1924]]. Il 2 giugno dello stesso anno venne inviato in Sicilia [[Cesare Mori]], prima come prefetto di Trapani, poi a Palermo dal 22 ottobre [[1925]], soprannominato il ''[[Prefetto di ferro]]'', con l'incarico di sradicare la mafia con qualsiasi mezzo. L'azione del Mori fu dura. Centinaia e centinaia furono gli uomini arrestati e finalmente condannati. Celebre è l'assedio di [[Gangi]] in cui Mori assediò per quattro mesi il centro cittadino, in quanto esso era considerato una delle roccaforti mafiose.
 
In questo periodo venne arrestato il boss [[Vito Cascio Ferro]]. Dopo alcuni arresti eclatanti di capimafia, anche i vertici di Cosa nostra non si sentivano più al sicuro e scelsero due vie per salvarsi: una parte emigrò negli USA, andando ad ingrossare le file di [[Cosa nostra statunitense]], mentre un'altra restò in disparte. Il "prefetto di ferro" scoprì anche collegamenti con personalità di spicco del fascismo come [[Alfredo Cucco]], che fu espulso dal [[Partito Nazionale Fascista|PNF]], il quale comunque dopo il lungo procedimento contro di lui, non ostacolato da Mussolini, risultò estraneo ai fatti<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>, dopo che si era dimostrato uno degli esponenti del fascismo siciliano che più di ogni altro aveva combattuto la mafia<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>, non fosse altro perché questa ostacolava una autentica fascistizzazione e quindi nazionalizzazione della Sicilia.
 
Nel [[1929]] Mori fu nominato senatore e collocato a riposo. I limiti della sua azione fu lui stesso a riconoscerli in tempi successivi: l'accusa di mafia veniva spesso avanzata per compiere vendette o colpire individui che nulla c'entravano con la mafia stessa, come fu con Cucco e con il [[Antonino Di Giorgio|generale Antonino Di Giorgio]]. Il carabiniere Francesco Cardenti così riferisce: ''"Il barone Li Destri al tempo della maffia era appoggiato forte ai briganti che adesso si trovano carcerati a Portolongone (Elba) se qualcuno passava dalla sua proprietà che è gelosissimo diceva: Non passare più dal mio terreno altrimenti ti faccio levare dalla circolazione, adesso che i tempi sono cambiati e che è amico della autorità [...] Non passare più dal mio terreno altrimenti ti mando al confino."''<ref name="Salvatore Lupo p. 217">Salvatore Lupo, ''Storia della mafia: dalle origini ai giorni nostri'', ''cit.'', p. 217. ISBN 88-7989-903-1</ref> I mezzi usati dalla Polizia nelle numerose azioni condotte per sgominare il fenomeno mafioso portarono ad un aumento della sfiducia della popolazione nei confronti dello Stato. Mori fu comunque il primo investigatore italiano a dimostrare che la mafia può essere sconfitta con una lotta senza quartiere, come sosterrà successivamente anche Giovanni Falcone.
 
La mafia "non appare tuttavia sconfitta" dall’azione di Mori. Nel 1932, nel centro di Canicattì, vengono consumati tre omicidi (le cui modalità di esecuzione ed il mistero profondo in cui rimangono tuttora avvolti rimandano a delitti tipici di organizzazioni mafiose); intorno a Partinico, alla metà degli anni trenta, ''si verificarono incendi, danneggiamenti, omicidi [...] a sfondo eminentemente associativo; ma si potrebbero citare molti altri episodi dei quali la stampa non parla, cui il regime risponde con qualche condanna alla fucilazione e con una nuova ondata di invii al confino.''<ref name="Salvatore Lupo p. 217"/>'' Alcuni mafiosi erano membri del PNF, a conoscenza e con il favore di Benito Mussolini.
 
Il principe Lanza di Scalea fu uno dei candidati nelle liste del PNF per le amministrative di Palermo mentre a Gangi il barone Antonio Li Destri<ref>{{Cita libro|autore = Enzo Ciconte|titolo = Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra, dall'Ottocento ai giorni nostri|anno = 2008|editore = Rubbettino Editore|città = }}</ref>, pure candidato del PNF, era protettore di banditi e delinquenti. Mori non ha sconfitto la mafia. Altri mafiosi iscritti al PNF erano Sgadari e Mocciano.''{{Cita libro|autore = Enzo Ciconte|titolo = Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra, dall'Ottocento ai giorni nostri|anno = 2008|editore = Rubbettino Editore|città = }}
 
La storiografia [[marxista]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=1|anno=1986|editore=Quaderni dell'I. S. S. P. E.|città=Palermo}}</ref>, con i suoi epigoni, dunque ha asserito, sulla scia di [[Gobetti]] e [[Gramsci]] (i quali riferendosi in generale ai rapporti del capitalismo italiano con il sorgere e l'avanzata del fascismo, avevano parlato di un sostanziale interesse del capitalismo a sostenere il fascismo, in quanto che esso era "l'espressione" del capitalismo stesso, per proteggersi innanzi le rivendicazioni sociali e di libertà dei ceti popolari e intellettuali, vedendo dunque in ciò un connubio ideale (per Gobetti questo) tra le lotte [[socialiste]] e le esigenze degli intellettuali liberali<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>), di una sostanziale collusione tra gli interessi del [[regime fascista]], del [[capitalismo]] agrario siciliano e dell'alta mafia che presidiava gli interessi di quest'ultimo, ed era sostanzialmente inserita nei blocchi del potere costituito<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=1|anno=1986|editore=Quaderni dell'I. S. S. P. E.|città=Palermo}}</ref>. Tutto ciò secondo la concezione che se in un primo tempo (anni 1919-1922 e anni 1922-1925), il [[fascismo]] aveva trovato difficoltà ad inserirsi nel blocco di potere siciliano, ciò era dovuto al fatto che il blocco di potere capitalistico-mafioso in Sicilia non aveva avuto bisogno di sostenere l'avanzata del fascismo, scegliendo di difendere lo [[Stato liberale]], il cui apparato di potere era amalgamato con il fronte politico-economico del capitalismo mafioso (si pensi a tal proposito lo storico discorso che [[Vittorio Emanuele Orlando]], passato alla storia come "Presidente della Vittoria", per essere stato capo del governo durante la vittoriosa [[Prima Guerra Mondiale]], fece al [[Teatro Massimo Vittorio Emanuele|Teatro Massimo]] di Palermo il 28 giugno 1925, in cui, strumentalizzando alcune caratteristiche socio-culturali ed antropologiche dei siciliani, esaltò la mentalità e la cultura mafiosa, in risposta all'offensiva antimafiosa del fascismo, che aveva preso di mira anche non pochi esponenti politici del fronte [[liberale]] e [[democratico]] antifascista<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>), a differenza di quanto avveniva nel [[Nord Italia]] con il sostegno dei ceti agrari al fascismo, proprio perché trovava già nella mafia il suo difensore contro l'avanzata delle [[Sinistre]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=1|anno=1986|editore=Quaderni dell'I. S. S. P. E.|città=Palermo}}</ref>. Per cui quando il fascismo prese il potere in [[Italia]] (28 ottobre 1922) con la [[Marcia su Roma]], soprattutto quando il 3 gennaio del 1925 ci fu il celebre discorso in [[Parlamento]] di [[Mussolini]], con la svolta apertamente autoritaria del fascismo, dovendo il fascismo governare la Sicilia, come avveniva nel resto d'Italia, scese a "patti" con i tradizionali blocchi di potere siciliano, continuando in definitiva una secolare prassi di potere e di collusioni, come del resto avevano fatto tutti i poteri ufficiali che avevano messo piede in Sicilia: dal potere normanno (anche se furono i [[Normanni]] a creare il feudo<ref>{{Cita libro|autore=Salvatore Spoto|titolo=I Gattopardi|edizione=1|anno=2007|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, per controllare meglio il territorio siciliano, non per farsi controllare da ciò che essi stessi avevano creato. Stessa cosa avvenne durante il regime normanno-svevo, con la "mano pesante" di [[Federico II di Svevia]] contro il potere dei [[barone|baroni]] feudali, che ambivano ad una maggiore autonomia del potere feudale dalla Corona<ref>{{Cita libro|autore=Ernst H. Kantarowicz|titolo=Federico II Imperatore|edizione=3|anno=2000|editore=Garzanti Libri|città=Milano}}</ref>. Per cui il potere del feudo nobiliare fu una conseguenza del potere normanno, ma non controllò tale potere<ref>{{Cita libro|autore=Salvatore Spoto|titolo=I Gattopardi|editore=op. cit}}</ref>, a differenza di quanto avvenne con le successive dinastie, che quanto meno dovettero tollerarlo e subirne il peso<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>) a quello aragonese, da quello spagnolo a quello borbonico e quello del nuovo Stato unitario e liberale italiano, fino ad arrivare dunque al [[regime fascista]] e dopo all'[[Italia repubblicana]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=1|anno=1986|editore=Quaderni dell'I. S. S. P. E.|città=Palermo}}</ref>. Di conseguenza secondo tale storiografia marxista, la lotta del fascismo alla mafia, si era limitata alla soppressione degli strati più bassi di essa, di quegli aspetti più manifestatamente violenti e delinquenziali, i cosiddetti ''scassapagghiara''<ref>{{Cita libro|autore=Santi Correnti|titolo=Breve Storia della Sicilia|edizione=1|anno=1994|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, senza toccare i secolari interessi politico-economici e sociali, del blocco di potere della nobiltà di origine feudale e della più recente borghesia terriera, entrambe cementificate dal sodalizio criminale con la mafia<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|edizione=opera citata}}</ref>.
 
Tuttavia non sono pochi gli storici che rigettano tale interpretazione come politicizzata e non obiettiva nel cercare di capire i reali complicati e vasti rapporti che intercorsero tra il novello potere fascista e i tradizionali blocchi politico-economici e sociali della Sicilia<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|ed=|editore=opera citata}}</ref>. Infatti, come spiega lo storico [[G. Tricoli]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=opera citata}}</ref>, la prima preoccupazione del fascismo fu quella di restituire all'Italia la Sicilia, senza che il fascismo perdesse la sua autorità e si compromettesse troppo, la quale, a dispetto di ciò che pensavano i filosofi del [[neo-idealismo]] legati al filosofo [[Giovanni Gentile]], nel loro sforzo risorgimentale di vedere la Sicilia unita all'Italia, era ed era considerata dal fascismo stesso come "sequestrata" per secoli da forze molto potenti e oscure. Per ottenere questo, nella considerazione che non è possibile cambiare la realtà storica di un popolo e di una terra nel giro di qualche anno, ma che occorrono decenni e forse qualche secolo, il regime fascista dovette trovare e attuare una via che gli permettesse di giungere a ciò, con il minor danno possibile per se stesso e per i siciliani, arrivando a dei "compromessi", i quali però vanno visti nell'ottica giusta<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=opera citata}}</ref>.
 
In primo luogo che il fascismo, attraverso l'opera di [[Cesare Mori]] e non solo, abbia costretto alla fuga, mandato al confino e in galera, con migliaia di condanne, boss, anche di alto livello, gregari, manutengoli, complici, collusi ecc., della mafia, andando a scardinare e distruggere la base dell'organizzazione mafiosa, impiegando anche la tortura, la pena di morte, le azioni notturne e all'alba, circondando paesi e città, imponendo il coprifuoco ecc., è cosa risaputa e accertata definitivamente dalla storiografia<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=A. Petacco|titolo=Il Prefetto di Ferro. L'Uomo di Mussolini che Mise in Ginocchio la Mafia|anno=2004|editore=Mondadori|città=Milano}}</ref>. Tra l'altro è in questo periodo che si parla storicamente per la prima volta dell'esistenza della "cupola"<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>, cioè di quella sorta di "assemblea" composta dai maggiori capi-mafia della Sicilia, che dirigeva la mafia. E questo non solo tra i mafiosi di città, ma anche tra quel ceto di campieri, mezzadri, gabelloti, e finanche proprietari terrieri come ad esempio don Calogero Vizzini, ecc., che costituiva la base e la forza del potere agrario-mafioso<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=opera citata}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=opera citata}}</ref>. Non si risparmiò dalla repressione neppure quella piccola e media borghesia di città, fatta di insospettabili "colletti bianchi": medici, sacerdoti, farmacisti, avvocati, insegnanti, ingegneri, imprenditori, militari, impiegati, membri delle Forze dell'Ordine, ecc., che spesso costituivano il tramite della mafia tra la città e la campagna<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=opera citata}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=opera citata}}</ref>. Venne anche e soprattutto colpita la classe politica di qualsiasi schieramento in primis liberale, sia a livello locale (come il sindaco di [[Piana degli Albanesi]] Francesco Cuccia, il quale rivolgendosi a Mussolini durante il suo viaggio in Sicilia, scortato da polizia e carabinieri, gli disse che non c'era bisogno di tutta quella scorta, dal momento che era sufficiente la sua presenza affinché non succedesse nulla al Duce<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>), sia a livello regionale: sindaci, assessori, consiglieri comunali e provinciali, esponenti di partiti<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Gli interessi e le attività della mafia di città e di campagna, vennero stroncati: le estorsioni, i sequestri, le rapine, i furti, le minacce, i ricatti, gli abigeati (furto di animali), gli incendi e gli attentati, come gli omicidi e i tentati omicidi, la corruzione ecc., subirono un drastico ridimensionamento quasi a sparire del tutto, come sottolineò Mussolini nel [[Discorso dell'Ascensione]]<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Questo dimostra che il fascismo pur procedendo per ora "dal basso", intendeva davvero liberare la Sicilia dal cancro mafioso, restituendo ai siciliani la libertà di vivere e lavorare e recuperare agli occhi della popolazione quella credibilità che lo Stato italiano quasi sicuramente non aveva mai avuto, in modo anche da ottenere prestigio e autorità per se stesso<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Difatti quello che rendeva il fascismo diverso dal [[regime liberale]], era il culto dello Stato che i fascisti avevano, che non permetteva che l'autorità politica e statale scendesse a compromessi con chicchessia, in modo da compromettere l'autorità e il prestigio stesso del governo e dello Stato<ref>{{Cita libro|autore=Arrigo Petacco|titolo=Il Prefetto di Ferro. L'Uomo di Mussolini che Mise in Ginocchio la Mafia|edizione=|anno=2004|editore=Mondadori|città=Milano}}</ref>. Permettere che lo Stato si accordasse con la mafia, equivaleva a dire che era possibile estromettere lo Stato dal suo naturale potere giuridico, a vantaggio di forze che pensavano unicamente ai loro interessi di parte. Questo per il regime fascista era inammissibile<ref>{{Cita libro|autore=A. Petacco|titolo=Il Prefetto di Ferro. L'Uomo di Mussolini che Mise in Ginocchio la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Ovviamente quando si trattò di colpire il potere agrario, si procedette con una certa oculatezza, che non vuol dire asservimento verso questo potere<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Innanzi tutto il fascismo non era di per sé contro l'esistenza del potere economico (questo lo differenziava dal [[comunismo]]); tuttavia contro il volere del [[liberalismo]], non permetteva neppure che il potere economico agisse con troppa libertà e disinvoltura nei confronti dell'autorità statale. Quindi se è vero che tutelò gli interessi legali in Sicilia della proprietà terriera, dall'altro ne controllò l'azione, assoggettandola al potere dello Stato<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Ecco quindi una serie di misure a favore del ceto lavoratore (giornata lavorativa di otto ore, straordinario, tutela sanitaria e contributiva ecc.), che in qualche modo impedivano lo sfruttamento dei contadini. Dall'altro si costrinse il potere agrario a rompere con la mafia, in quanto che, nella giusta ottica, i suoi interessi sarebbero stati tutelati dal regime, in una funzione di prevenzione del pericolo comunista<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Tuttavia va ricordato che, se da un lato non fu estromessa la proprietà terriera, dall'altro si parlò sempre nel fascismo della possibilità di eliminare il latifondo ("L'assalto del Latifondo"), venendo così incontro a quegli ideali sansepolcristi del primo fascismo, ideali antiborghesi e anticapitalisti<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Poi è vero che parte del sistema agrario colluso con la mafia, si riciclò sotto il fascismo, come diversi politici che ne avevano sostenuto gli interessi, ma si tenga presente che intanto non era sempre facile dimostrare tale complicità, soprattutto per i meno compromessi, e comunque coloro i quali transitarono nel nuovo potere fascista, furono obbligati a seguire la svolta impressa dal fascismo, pena la loro fine<ref>{{Cita libro|autore=G. Tricoli|titolo=Il Fascismo e la Lotta Contro la Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Da ciò si capisce la vera natura del rapporto tra potere agrario e fascismo in Sicilia.
 
=== La seconda guerra mondiale, il separatismo e i moti contadini ===
{{Vedi anche|Movimento per l'Indipendenza della Sicilia|Salvatore Giuliano}}
[[File:doncalò.jpg|thumb|[[Calogero Vizzini]]]]
Esistono teorie che affermano che il mafioso statunitense [[Lucky Luciano]] venne arruolato per facilitare lo [[Operazione Husky|sbarco alleato in Sicilia]] (luglio [[1943]]) e su questo indagò pure la [[Commissione d'inchiesta]] statunitense sul crimine organizzato presieduta dal senatore Estes Kefauver ([[1951]]), la quale giunse a queste conclusioni:
{{Citazione|Durante la [[seconda guerra mondiale]] si fece molto rumore intorno a certi preziosi servigi che Luciano, a quel tempo in carcere, avrebbe reso alle autorità militari in relazione a piani per l'invasione della sua nativa Sicilia. Secondo Moses Polakoff, avvocato difensore di [[Meyer Lansky]], la Naval Intelligence aveva richiesto l'aiuto di Luciano, chiedendo a Polakoff di fare da intermediario. Polakoff, il quale aveva difeso Luciano quando questi venne condannato, disse di essersi allora rivolto a Meyer Lansky, antico compagno di Luciano; vennero combinati quindici o venti incontri, durante i quali Luciano fornì certe informazioni<ref name=autogenerato2>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_1.pdf|titolo=La genesi della mafia - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>}}
 
Infatti la Commissione Kefauver accertò che nel [[1942]] Luciano (all'epoca detenuto) offrì il suo aiuto al Naval Intelligence per indagare sul sabotaggio di diverse navi nel porto di [[Manhattan]], di cui furono sospettate alcune spie naziste infiltrate tra i portuali; in cambio della sua collaborazione, Luciano venne trasferito in un altro carcere, dove venne interrogato dagli agenti del Naval Intelligence e si offrì anche di recarsi in Sicilia per prendere contatti in vista dello sbarco, progetto comunque non andato in porto<ref name=autogenerato7>[http://www.treccani.it/enciclopedia/mafia_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/ Mafia in Enciclopedia Treccani]</ref><ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805175796/Articoli-arretrati/sicilia-gli-usa-lo-sbarco-e-lucky-luciano.html ''Sicilia: gli Usa, lo sbarco e Lucky Luciano'' - Antimafiaduemila.com<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131215160219/http://www.antimafiaduemila.com/200805175796/Articoli-Arretrati/sicilia-gli-usa-lo-sbarco-e-lucky-luciano.html |data=15 dicembre 2013 }}</ref>. È quasi certo che la collaborazione di Luciano con il governo statunitense sia finita qui, anche se lo storico [[Michele Pantaleone]] sostenne di oscuri accordi con il boss mafioso [[Calogero Vizzini]] per il tramite di Luciano al fine di facilitare l'avanzata americana, smentito però da altre testimonianze: infatti numerosi storici liquidano l'aiuto della mafia allo sbarco alleato come un mito perché avvenne in zone dove la presenza mafiosa era meno massiccia rispetto ad altre zone, ed inoltre gli angloamericani avevano mezzi militari superiori agli italo-tedeschi da non aver bisogno dell'aiuto della mafia per sconfiggerli militarmente<ref name=autogenerato7 /><ref>[http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/45084/la-mafia-e-lo-sbarco-alleato-in-sicilia-una-storiella-percepita-per-storia LA MAFIA E LO SBARCO ALLEATO IN SICILIA, UNA STORIELLA PERCEPITA PER STORIA - siciliainformazioni.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805175796/Articoli-Arretrati/sicilia-gli-usa-lo-sbarco-e-lucky-luciano.html ''Sicilia: gli Usa, lo sbarco e Lucky Luciano'' - Antimafiaduemila.com<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131215160219/http://www.antimafiaduemila.com/200805175796/Articoli-Arretrati/sicilia-gli-usa-lo-sbarco-e-lucky-luciano.html |data=15 dicembre 2013 }}</ref>. Se non si può parlare nel complesso di una vera e propria collaborazione militare tra la mafia e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], molto probabile è invece un supporto propagandistico e di spionaggio della mafia all'invasione alleata<ref>{{Cita web|url=www.lastampa.it|titolo=La vera storia dello sbarco in Sicilia|autore=Andrea Cionci|sito=La Stampa Cultura|editore=La Stampa|accesso=17 luglio 2018|urlmorto=}}</ref><ref>{{Cita web|url=www.instoria.it|titolo=La ignominiosa alleanza. Il contributo mafioso alla vittoria Alleata in Sicilia|autore=Davide Caracciolo|sito=InStoria Rivista online di storia e informazione|accesso=20 luglio 2018}}</ref>, atta a far desistere dal combattere i soldati siciliani che erano presenti nei reparti del [[Regio Esercito]] in Sicilia e accogliere gli agenti dei servizi segreti americani, i quali avevano il compito di riferire sulle difese italo-tedesche in Sicilia. Difatti nelle province della Sicilia occidentale, presidiate principalmente dalle divisioni "Aosta" ed "Assietta", che vedevano una grande presenza di soldati siciliani, zone dove la presenza della mafia era molto forte, si registrarono parecchi casi di diserzione di questi soldati<ref>{{Cita web|url=www.lastampa.it|titolo=La vera storia dello sbarco in Sicilia|autore=Andrea Cionci|sito=La Stampa Cultura|editore=La Stampa|accesso=17 luglio 2018}}</ref>; a differenza di quanto avvenne nella Sicilia orientale, ad esempio nella Divisione "Napoli", anch'essa formata in gran parte da soldati siciliani, dove questi soldati si comportarono bene, in cui la presenza della mafia era meno massiccia, e quindi meno influente propagandisticamente<ref>{{Cita web|url=www.lastampa.it|titolo=La vera storia dello sbarco in Sicilia|autore=Andrea Cionci|sito=La Stampa Cultura|editore=La Stampa|accesso=17 luglio 2018}}</ref>. La collaborazione della mafia con gli [[Stati Uniti]], era però messa in atto essenzialmente in vista della successiva occupazione dell'Isola, come la storiografia ha ampiamente accertato<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>, in cui era importante il collaborazionismo di una forza politico-economica e sociale, come quella mafiosa, con lo scopo di favorire l'attuazione del potere americano sulla Sicilia, attraverso l'amministrazione militare, per poi estenderlo, anche in funzione anticomunista, a tutta Italia, sempre con l'apporto di Cosa Nostra<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, che quindi ha svolto un ruolo di quinta colonna per l'[[imperialismo]] americano, in Italia, con il sostegno al regime [[democristiano]] (1948-1994) e nel mondo<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton}}</ref>, in considerazione del nuovo assetto geo-politico del Dopoguerra, caratterizzato dalla [[Guerra Fredda]] tra l'Occidente [[capitalista]] a guida [[USA]] e il mondo [[comunista]] a guida [[URSS]]<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Carlo Marino|titolo=Storia della Mafia|edizione=3|anno=2012|editore=Newton e Compton|città=Roma}}</ref>. Si pensi anche la liberazione, da parte delle forze americane, di 850 capi-mafia (come ad esempio avvenne a [[Isola di Favignana|Favignana]]) dalle carceri siciliane, imprigionati dal fascismo, proprio affinché collaborassero con l'amministrazione militare americana<ref>{{Cita web|url=italiamistero.blogspot.com|titolo=Lo sbarco in Sicilia e la mafia - Patto con il diavolo|autore=|sito=Italia Mistero. I misteri italiani dallo sbarco in Sicilia ad oggi|accesso=20 luglio 2018}}</ref>.
 
In un rapporto del 29 ottobre [[1943]], firmato dal capitano americano W.E. Scotten, si legge che in quel periodo l'organizzazione mafiosa «''è più orizzontale [...] che verticale [...] in una certa misura disaggregata e ridotta a una dimensione locale''» in seguito alla repressione del periodo fascista<ref name=autogenerato7 />. Tuttavia, dopo la liberazione della Sicilia, l'[[Allied Military Government of Occupied Territories|AMGOT]], il governo militare alleato dei territori occupati, era alla ricerca di antifascisti da sostituire alle autorità locali fasciste e decise di privilegiare i grandi proprietari terrieri e i loro [[gabellotto|gabellotti]] mafiosi, che si presentavano come vittime della repressione fascista<ref name=autogenerato7 />: ad esempio il barone [[Lucio Tasca Bordonaro]] venne nominato sindaco di Palermo, il mafioso [[Calogero Vizzini]] sindaco di [[Villalba]], [[Giuseppe Genco Russo]] sovrintendente all'assistenza pubblica di [[Mussomeli]] e Vincenzo Di Carlo (capo della ''cosca'' di [[Raffadali]]) responsabile dell'ufficio locale per la requisizione dei cereali<ref name=autogenerato12>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_2.pdf|titolo=La mafia agricola - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>.
 
Nello stesso periodo emergeva il [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia]], la prima organizzazione politica a mobilitarsi attivamente durante l'[[Allied Military Government of Occupied Territories|AMGOT]], i cui leader furono soprattutto i grandi proprietari terrieri, tra cui spiccò il barone [[Lucio Tasca Bordonaro]] (in seguito indicato come un capomafia in un rapporto dei [[Carabinieri]]<ref name=autogenerato2 />). Infatti numerosi ''boss'' mafiosi, fra cui [[Calogero Vizzini]], [[Giuseppe Genco Russo]], [[Michele Navarra]] e [[Francesco Paolo Bontate]], confluirono nel [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia|MIS]] come esponenti agrari e da questa posizione ottennero numerosi incarichi pubblici e vantaggi, da cui poterono esercitare con facilità le attività illecite del furto di bestiame, delle rapine e del contrabbando di generi alimentari<ref name=autogenerato2 /><ref name=autogenerato7 />.
 
[[File:Salvatore Giuliano.jpg|thumb|left|Salvatore Giuliano]]
Nell'autunno [[1944]] il decreto del ministro dell'agricoltura [[Fausto Gullo]] (che faceva parte del provvisorio governo italiano subentrato all'[[Allied Military Government of Occupied Territories|AMGOT]]) stabiliva che i contadini avrebbero ottenuto una quota più grande dei prodotti della terra che coltivavano come affittuari e venivano autorizzati a costituire cooperative e a rilevare la terra lasciata improduttiva<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/fausto-gullo_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Fausto Gullo in Dizionario Biografico Treccani}}</ref><ref name=autogenerato6>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/03_rel.pdf|titolo=Relazione di minoranza della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>. L'applicazione di tale normativa produsse uno scontro sociale, che durò anche negli anni'[[50]], tra i proprietari terrieri conservatori (spalleggiati dai loro [[gabellotto|gabellotti]] mafiosi) e i movimenti contadini guidati dai leader sindacali, tra i quali spiccarono [[Accursio Miraglia]], [[Placido Rizzotto]], [[Salvatore Carnevale]] e [[Calogero Cangelosi]], che vennero barbaramente assassinati dai mafiosi insieme a molti altri capi del movimento contadino che in quegli anni lottarono per la terra negata<ref name=autogenerato12 />.
 
Intanto nella [[primavera]] [[1945]] l'[[EVIS]], il progettato braccio armato del [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia|MIS]], assoldò il bandito [[Salvatore Giuliano]] (capo di una banda di banditi associata al ''boss'' mafioso Ignazio Miceli, capomafia di [[Monreale]]), che compì imboscate e assalti alle caserme dei carabinieri di [[Bellolampo]], [[Pioppo]], [[Montelepre]] e [[Borgetto]] per dare inizio all'insurrezione separatista; anche il ''boss'' [[Calogero Vizzini]] (che all'epoca era il rappresentante mafioso della [[provincia di Caltanissetta]]<ref name="CALDERONE">[http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_022.pdf Interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonino Calderone]</ref>) assoldò la banda dei "[[Niscemi|Niscemesi]]", guidata dal bandito Rosario Avila, che iniziò azioni di guerriglia compiendo imboscate contro le locali pattuglie dei [[Carabinieri]]<ref name=GIULIANO>{{Cita news|url=http://legislature.camera.it/_dati/leg05/lavori/stampati/pdf/023_002225.pdf|titolo=Relazione sui rapporti tra mafia e banditismo in Sicilia con relativi allegati - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia V LEGISLATURA}}</ref>.
 
Nel [[1946]] il [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia|MIS]] decise di entrare nella legalità ma ciò non fermò il bandito Giuliano e la sua banda, che continuarono gli attacchi contro le caserme dei [[Carabinieri]] e le leghe dei movimenti contadini, che culminarono nella [[strage di Portella della Ginestra]] (1º maggio [[1947]]), contro i manifestanti socialisti e comunisti a [[Piana degli Albanesi]] (provincia di Palermo), in cui moriranno 11 persone e altre 27 rimarranno ferite<ref name=GIULIANO />.
 
Tuttavia la strage, la prima dell'Italia repubblicana<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, che ha anticipato la cosiddetta "[[strategia della tensione]]" degli anni Sessanta e Settanta<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>, non ha interessato solo le vicende interne della Sicilia, relative allo scontro tra le forze popolari e contadine, spesso legate alla [[Sinistra (politica)|Sinistra]], e il tradizionale blocco di potere mafioso-latifondista<ref>{{Cita libro|autore=Paola Baroni|autore2=Paolo Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|collana=Documenti|annooriginale=2003|editore=Fandango Libri}}</ref>. Difatti a seguito della messa a disposizione di numerosi documenti storici relativi alle vicende italiane e siciliane, conservati a [[Washington]], è stato possibile ricostruire molte vicende, tra le quali quella relativa a [[Portella della Ginestra]], con un grado di veridicità molto alto<ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. Oltre ai tradizionali blocchi di potere siciliano, che già dopo l'entrata in Sicilia degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] rialzavano la testa e proseguivano la loro azione di dominio fino a tutti gli anni '[[50]], con lo sterminio di decine di sindacalisti, capi-lega e braccianti, in genere legati alle Sinistre, per riportare le lancette della storia indietro nel tempo e riconsolidare i secolari privilegi e poteri, interessati alle vicende siciliane erano anche le forze nazionali e internazionali (regime democristiano, [[Chiesa cattolica]], imperialismo americano, capitalismo) dell'anticomunismo, interessate, nel clima acceso della [[Guerra Fredda]], a contrastare in ogni parte del mondo e in Italia, l'[[URSS]], il [[comunismo]] e le Sinistre in genere, tollerando e autorizzando ogni atto, anche delittuoso (omicidi, stragi ecc.), visto come mezzo di guerra indispensabile alla lotta al comunismo<ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. Quella che si combatte in Sicilia infatti è una guerra che si inquadra anche all'interno dello scontro planetario tra [[USA]] e URSS e rispettivi alleati<ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. Le elezioni regionali per il [[Parlamento Siciliano]] del [[1947]] avevano visto una netta vittoria del fronte di sinistra contro il fronte anticomunista e filo-americano, rappresentato da varie forze politiche ([[Democrazia Cristiana|DC]], monarchici, separatisti)<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref>. Questo aveva allarmato non solo il tradizionale fronte di potere mafioso-latifondista siciliano, ma anche le forze anti-comuniste nazionali e internazionali, che dunque si erano alleate al blocco di potere storico siciliano<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. La vittoria del [[Blocco del Popolo]] in Sicilia era stata interpretata come preludio a una possibile vittoria delle Sinistre anche a livello nazionale, nelle elezioni del [[1948]], con possibile conseguenze anche in [[Europa]] e chissà anche nel mondo; per cui era necessario intervenire stroncando sul nascere ogni vittoria e avanzata delle Sinistre<ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. Ecco dunque la strage di Portella della Ginestra come risposta all'avanzata dei social-comunisti<ref>{{Cita libro|autore=G. C. Marino|titolo=Storia della Mafia|editore=op. cit}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. Nel luogo della strage, oltre alla banda Giuliano, che molto probabilmente fu strumentalizzata, per poi attribuirgli la colpa materiale della strage, che vedeva anche soli accusati come mandanti gli esponenti del latifondismo mafioso, e ai mafiosi, erano presenti non meglio identificati uomini armati di [[lanciagranate]], probabilmente ex membri della [[Decima Flottiglia MAS]] (incursori, sabotatori e fanti di marina, prima della [[Regia Marina]] e poi della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]]), che in nome dell'anticomunismo e per non finire in prigionia o condannati a morte, avevano accettato di combattere segretamente a fianco dell'ex nemico americano<ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>. La partecipazione di questi uomini certamente assoldati dai servizi segreti italiani e americani, aumenta il raggio delle motivazioni e degli interessi di coloro che vollero la strage, che non possono dunque essere limitati ai soli mafiosi latifondisti<ref>{{Cita libro|autore=P. Baroni|autore2=P. Benvenuti|titolo=Segreti di Stato. Dai documenti al film|editore=op. cit}}</ref>.
 
Infine la banda Giuliano sarà smantellata dagli arresti operati dal [[Comando forze repressione banditismo]], guidato dal colonnello [[Ugo Luca]], che si servì delle soffiate di elementi mafiosi per catturare i banditi: lo stesso Giuliano verrà ucciso nel [[1950]] dal suo luogotenente [[Gaspare Pisciotta]], il quale era segretamente diventato anch'egli un informatore del colonnello Luca<ref name="autogenerato2" /><ref name="GIULIANO" />. In seguito Pisciotta venne arrestato ed accusò apertamente i deputati [[Bernardo Mattarella]], [[Gianfranco Alliata|Gianfranco Alliata di Montereale]], [[Tommaso Leone Marchesano]] e [[Mario Scelba]] di essere i mandanti della [[strage di Portella della Ginestra]] ma morì avvelenato nel [[carcere dell'Ucciardone]] nel [[1954]]<ref name="GIULIANO" />.
 
=== Il dopoguerra e la speculazione edilizia ===
{{Vedi anche|Sacco di Palermo}}
Nel [[1950]] venne varata la legge per la [[riforma agraria]], che limitava il diritto alla proprietà terriera a soli 200 [[Ettaro|ettari]] ed obbligava i proprietari terrieri ad effettuare opere di bonifica e trasformazione: vennero istituiti l'ERAS (Ente per la Riforma Agraria in Sicilia) e numerosi [[Consorzio di bonifica|consorzi di bonifica]], la cui direzione venne affidata a noti mafiosi come [[Calogero Vizzini]], [[Giuseppe Genco Russo]] e [[Vanni Sacco]], i quali realizzarono enormi profitti incassando gli indennizzi degli appezzamenti ceduti all'ERAS e poi rivenduti ai singoli contadini<ref>{{cita web|url=http://www.regione.sicilia.it/Agricolturaeforeste/assessorato/sottositi/RiformaAgraria/RIFORMA%20AGRARIA%20%20Scheda%20inform%20%201%20generalit%E0%20e%20%20dati.htm|titolo=La riforma agraria in Sicilia}}</ref><ref>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201950/Mafia%201950.php Il Viandante - Sicilia 1950<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. La [[riforma agraria]] comportò lo smembramento della grande proprietà terriera (importante per gli interessi dei mafiosi, che dopo la riforma riuscirono a rivendere i feudi a prezzo maggiorato all'ERAS) e la riduzione del peso economico dell'agricoltura a favore di altri settori come il [[commercio]] o il [[Settore terziario|terziario]] del settore pubblico. In questo periodo l'amministrazione pubblica in Sicilia divenne l'ente più importante in fatto di economia: dal [[1950]] al [[1953]] i dipendenti regionali passarono da circa 800 ad oltre 1350 a Palermo (sede del nuovo governo regionale), la quale era devastata dai bombardamenti del [[1943]] e 40.000 suoi abitanti, che avevano avuto la casa distrutta, richiedevano nuove abitazioni<ref>[http://www.dipalermo.it/2010/11/24/il-sacco-di-palermo-la-mafia-e-le-colpe-di-una-citta/ Il sacco di Palermo e le colpe di una città - Salvatore Butera su diPalermo<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140816230027/http://www.dipalermo.it/2010/11/24/il-sacco-di-palermo-la-mafia-e-le-colpe-di-una-citta/ |data=16 agosto 2014 }}</ref>.
 
Il nuovo piano di ricostruzione edilizia però si rivelò un fallimento e sfociò in quello che venne chiamato «[[sacco di Palermo]]»: infatti quegli anni vedevano l'ascesa dei cosiddetti “Giovani Turchi” democristiani [[Giovanni Gioia]], [[Salvo Lima]] e [[Vito Ciancimino]], i quali erano strettamente legati ad esponenti mafiosi ed andarono ad occupare le principali cariche dell'amministrazione locale; durante il periodo in cui prima Lima e poi Ciancimino furono assessori ai lavori pubblici di Palermo, il nuovo [[piano regolatore]] cittadino sembrò andare in porto nel [[1956]] e nel [[1959]] ma furono apportati centinaia di emendamenti, in accoglimento di istanze di privati cittadini (molti dei quali in realtà erano uomini politici e mafiosi, a cui si aggiungevano parenti e associati)<ref>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201960/Mafia%201962.php Il Viandante - Sicilia 1962<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, che permisero l'abbattimento di numerose residenze private in [[stile Liberty]] costruite alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] nel centro di Palermo. In particolare, nel periodo in cui Ciancimino fu assessore ([[1959]]-[[1964|64]]), delle 4.000 licenze edilizie rilasciate, 1600 figurarono intestate a tre [[prestanome]], che non avevano nulla a che fare con l'edilizia, e furono anche favoriti noti costruttori mafiosi (Francesco Vassallo e i fratelli Girolamo e Salvatore Moncada), che riuscirono a costruire edifici che violavano le clausole dei progetti e delle licenze edilizie<ref name=autogenerato4>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|titolo=La mafia urbana - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000033.pdf|titolo=Documenti del Senato della Repubblica XIV LEGISLATURA}}</ref>.
 
Inoltre nell'immediato dopoguerra numerosi [[Cosa nostra statunitense|mafiosi americani]] ([[Lucky Luciano]], [[Joe Adonis]], [[Frank Coppola]], [[Nick Gentile]], [[Frank Garofalo]]) si trasferirono in [[Italia]] e divennero attivi soprattutto nel [[traffico di stupefacenti]] verso il [[Nordamerica]], stabilendo collegamenti con i gruppi mafiosi palermitani ([[Angelo La Barbera]], [[Salvatore "Cicchiteddu" Greco|Salvatore Greco]], Antonino Sorci, [[Tommaso Buscetta]], Pietro Davì, Rosario Mancino e [[Gaetano Badalamenti]]) e trapanesi (Salvatore Zizzo, Giuseppe Palmeri, Vincenzo Di Trapani e Serafino Mancuso), i quali incettavano [[sigaretta|sigarette]] estere ed [[eroina]] presso i contrabbandieri [[Corsica|corsi]] e [[tangeri]]ni<ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_4.pdf|titolo=La nuova mafia - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref><ref name=autogenerato3>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_a1.pdf|titolo=Sintesi delle conclusioni del comitato per le indagini sui singoli mafiosi, sul traffico di stupefacenti e sul legame tra fenomeno mafioso e gangsterismo americano - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>. Nell'ottobre [[1957]] si tennero una serie di incontri presso il [[Grand Hotel et des Palmes]] di Palermo tra [[Cosa nostra statunitense|mafiosi americani]] e siciliani (Gaspare Magaddino, [[Cesare Manzella]], [[Giuseppe Genco Russo]] ed altri): gli inquirenti dell'epoca sospettarono che si incontrarono per concordare l'organizzazione del [[Traffico di droga|traffico degli stupefacenti]], dopo che la [[rivoluzione cubana|rivoluzione castrista]] a [[Cuba]] ([[1956]]-[[1957|57]]) aveva privato i mafiosi siciliani ed [[Cosa nostra statunitense|americani]] di quell'importante base di smistamento per l'[[eroina]]<ref name=autogenerato3 />. Secondo il collaboratore di giustizia [[Tommaso Buscetta]], nel [[1957]] il mafioso siculo-americano [[Joseph Bonanno]] (che si trovava in visita a Palermo) prospettò l'idea di creare una «[[Commissione provinciale|Commissione]]» sul modello di quella dei [[Cosa nostra statunitense|mafiosi americani]], di cui dovevano fare parte tutti i capi dei "mandamenti" della [[provincia di Palermo]] e doveva avere il compito di dirimere le dispute tra le singole Famiglie della provincia<ref name=autogenerato8>{{Cita news|url=http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/050/pdf003.pdf|titolo=Il contesto mafioso e don Tano Badalamenti - Documenti del Senato della Repubblica XIII LEGISLATURA (II parte)}}</ref>.
 
Del [[1962]] è il misterioso omicidio di [[Enrico Mattei]], legato alle sue attività di petroliere dell'[[ENI]], che faceva concorrenza e dava perciò fastidio alle [[Sette sorelle (compagnie petrolifere)|Sette sorelle]] americane, ovvero alle grandi multinazionali del [[petrolio]], soprattutto in [[Medio Oriente]]. Per questo si decise di assassinarlo. L'omicidio, effettuato con la messa di una bomba sul suo aereo, che dalla Sicilia, dove si trovava, doveva condurlo in [[Lombardia]], fu eseguito molto probabilmente da Cosa Nostra siciliana su richiesta di [[Cosa Nostra americana]], la quale fece un favore alle potenti compagnie petrolifere americane, molto attive nel mondo arabo<ref>{{Cita web|url=www.altrainformazione.it|titolo=Chi ha ucciso Enrico Mattei?|autore=Eufemia Riannetti|sito=Altrainformazione. "Le notizie politicamente scorrette"|curatore=Marco Pizzuti|accesso=20 luglio 2018}}</ref>.
 
=== La "prima guerra di mafia" e la Commissione parlamentare antimafia ===
{{Vedi anche|prima guerra di mafia|Commissione parlamentare antimafia}}
Le tensioni latenti riguardo agli affari illeciti e al territorio sfociarono nell'uccisione del ''boss'' Calcedonio Di Pisa (26 dicembre [[1962]]), che ruppe una fragile tregua raggiunta tra i principali mafiosi palermitani del tempo<ref name=autogenerato11>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/leggio-spacco-in-due-cosa-nostra.html E LEGGIO SPACCO' IN DUE COSA NOSTRA - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>; l'omicidio venne compiuto da [[Michele Cavataio]] (capo della Famiglia dell'[[Acquasanta (UPL di Palermo)|Acquasanta]]<ref name=famiglia />), che voleva fare ricadere la responsabilità sui fratelli [[Angelo La Barbera|Angelo]] e [[Salvatore La Barbera]] (temibili mafiosi di Palermo Centro): infatti, dopo l'assassinio di Di Pisa, [[Salvatore La Barbera]] rimase vittima della «[[lupara bianca]]» su ordine della "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" e ciò scatenò una serie di omicidi, sparatorie ed autobombe; Cavataio approfittò della situazione di conflitto per sbarazzarsi dei suoi avversari e per queste ragioni si associò ai ''boss'' Pietro Torretta ed Antonino Matranga (rispettivamente capi delle Famiglie dell'[[Uditore (Palermo)|Uditore]] e di [[Resuttana]]<ref name=famiglia />): gli omicidi compiuti da Cavataio e dai suoi associati culminarono nella [[strage di Ciaculli]] (30 giugno [[1963]]), in cui morirono sette uomini delle [[forze dell'ordine]] dilaniati dall'esplosione di un'[[autobomba]] che stavano disinnescando e che era destinata al mafioso rivale [[Salvatore "Cicchiteddu" Greco]] (capo del "mandamento" di [[Brancaccio-Ciaculli]]<ref name=famiglia />)<ref name=autogenerato11 />.
 
La [[strage di Ciaculli]] provocò molto scalpore nell'[[opinione pubblica]] italiana e nei mesi successivi vi furono circa duemila arresti di sospetti mafiosi nella [[provincia di Palermo]]: per queste ragioni, secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia [[Tommaso Buscetta]] e [[Antonino Calderone]], la "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" di Cosa Nostra venne sciolta e molte ''[[cosca|cosche]]'' mafiose decisero di sospendere le proprie attività illecite<ref name=CALDERONE />. Nello stesso periodo la [[Commissione Parlamentare Antimafia]] iniziava i suoi lavori, raccogliendo notizie e dati necessari alla valutazione del fenomeno mafioso, proponendo misure di prevenzione e svolgendo indagini su casi particolari, e concluderà queste indagini soltanto nel [[1976]], dopo numerosi dibattiti e polemiche<ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p02.pdf|titolo=LE VICENDE DELLA COMMISSIONE, LA SUA STRUTTURA ED I SUOI MODULI OPERATIVI - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>. Intanto si svolsero alcuni processi contro i protagonisti dei conflitti mafiosi di quegli anni arrestati in seguito alla [[strage di Ciaculli]]: numerosi mafiosi vennero giudicati in un processo svoltosi a [[Catanzaro]] per [[legittima suspicione]] nel [[1968]] (il famoso "''processo dei 117''"); in dicembre venne pronunciata la sentenza ma solo alcuni ebbero condanne pesanti e il resto degli imputati furono assolti per [[insufficienza di prove]] o condannati a pene brevi per il reato di [[associazione a delinquere]] e, siccome avevano aspettato il processo in stato di detenzione, furono rilasciati immediatamente<ref>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201960/Mafia%201968.php Il Viandante - Sicilia 1968<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>; un altro processo si svolse a [[Bari]] nel [[1969]] contro i protagonisti di una faida mafiosa avvenuta a [[Corleone]] alla fine degli [[Anni 1950|anni cinquanta]]: gli imputati vennero tutti assolti per [[insufficienza di prove]] e un rapporto della [[Commissione Parlamentare Antimafia]] criticò aspramente il verdetto<ref>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201960/Mafia%201969.php Il Viandante - Sicilia 1969<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/04_rel_02.pdf|titolo=Mafia, politica e poteri pubblici attraverso la storia di Luciano Leggio - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>.
 
Nel marzo [[1973]] [[Leonardo Vitale]], membro della cosca di [[Altarello (Palermo)|Altarello di Baida]], si presentò spontaneamente alla [[questura]] di Palermo e dichiarò agli inquirenti che stava attraversando una crisi religiosa e intendeva cominciare una nuova vita; infatti si autoaccusò di numerosi reati, rivelando per primo l'esistenza di una "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" e descrivendo anche il [[punciuta|rito di iniziazione]] di Cosa Nostra e l'organizzazione di una cosca mafiosa: si trattava del primo mafioso del [[dopoguerra]] che decideva di collaborare apertamente con le autorità e il caso venne citato nella relazione di minoranza della [[Commissione Parlamentare Antimafia]] (redatta nel [[1976]])<ref name=autogenerato6 />. Tuttavia Vitale non venne ritenuto credibile e la sua pena commutata in detenzione in un manicomio criminale perché dichiarato "seminfermo di mente"; scontata la pena e dimesso, Vitale verrà ucciso nel [[1984]]<ref name=SENTENZA>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_008.pdf|titolo=Procedimento penale contro Greco Michele ed altri - Procura della Repubblica di Palermo}}</ref>.
 
=== La stagione dei grandi traffici ===
{{Vedi anche|Golpe Borghese|Pizza connection}}
[[File:Viale_Lazio_Cavataio.JPG|thumb|La «[[strage di viale Lazio]]» (10 dicembre [[1969]])]]
Dopo la fine dei grandi processi, venne decisa l'eliminazione di [[Michele Cavataio]] poiché era il principale responsabile di molti delitti della "[[prima guerra di mafia]]", compresa la [[strage di Ciaculli]], che avevano provocato la dura repressione delle autorità contro i mafiosi: per queste ragioni, il 10 dicembre [[1969]] un gruppo di fuoco composto da mafiosi di [[Santa Maria di Gesù (Palermo)|Santa Maria di Gesù]], [[Corleone]] e [[Riesi]] ([[Salvatore Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Calogero Bagarella]], Emanuele D'Agostino, Gaetano Grado, Damiano Caruso) trucidò Cavataio nella cosiddetta «[[strage di viale Lazio]]»<ref name=CALDERONE /><ref>[http://books.google.it/books?id=H-B9fZKgUKQC&pg=PT32&dq=cavataio+triumvirato&hl=it&sa=X&ei=NQJwUZ21DsXg7QaCqIDIDQ&ved=0CDMQ6AEwAA Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, ''Cose di Cosa Nostra'', 1991]</ref>.
 
Dopo l'uccisione di Cavataio, nel [[1970]] si tennero una serie di incontri a [[Zurigo]], [[Milano]] e [[Catania]], a cui parteciparono mafiosi della provincia di Palermo ([[Salvatore "Cicchiteddu" Greco|Salvatore Greco]], [[Gaetano Badalamenti]], [[Stefano Bontate]], [[Tommaso Buscetta]], [[Luciano Leggio|Luciano Liggio]]) e di altre province ([[Giuseppe Calderone]], capo della Famiglia di [[Catania]], e [[Giuseppe Di Cristina]], rappresentante mafioso della [[provincia di Caltanissetta]] subentrato al ''boss'' [[Giuseppe Genco Russo]]<ref name=autogenerato5>{{Cita news|url=http://www.lex.unict.it/materiale10/maugeri/DP/sentenza%20madonia/12%20-%20capitolo%20XII%20-%20le%20singole%20posizioni%20-%20valutazioni%20di%20colpevolezza%20-%20OK.pdf|titolo=Valutazioni di colpevolezza della sentenza contro Madonia Giuseppe ed altri - Tribunale di Gela|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006121713/http://www.lex.unict.it/materiale10/maugeri/DP/sentenza%20madonia/12%20-%20capitolo%20XII%20-%20le%20singole%20posizioni%20-%20valutazioni%20di%20colpevolezza%20-%20OK.pdf|dataarchivio=6 ottobre 2014}}</ref>), i quali discussero sulla ricostruzione della "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" e sull'implicazione dei mafiosi siciliani nel [[Golpe Borghese]] in cambio della revisione dei processi a loro carico; Calderone e Di Cristina stessi andarono a [[Roma]] per incontrare il principe [[Junio Valerio Borghese]] per ascoltare le sue proposte ma in seguito il progetto fallì<ref name=CALDERONE /><ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_5.pdf|titolo=I conti economici - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>. Durante gli incontri, venne costituito una specie di "triumvirato" provvisorio per dirimere le dispute tra le varie cosche della [[provincia di Palermo]], che era composto da [[Stefano Bontate]], [[Gaetano Badalamenti]] e [[Luciano Leggio]] (capo della ''cosca'' di [[Corleone]]), benché si facesse spesso rappresentare dal suo vice [[Salvatore Riina]]<ref name=CALDERONE /><ref name=DICARLO>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Pio%20La%20Torre/Aula%20Bunker/Appello/Trascrizione%20Udienza%2003-05-1997%20Parte%201.pdf|titolo=Deposizione del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo al processo per i delitti Mattarella-Reina-La Torre}}</ref>. Infatti nello stesso periodo il "triumvirato" provvisorio ordinò la sparizione del giornalista [[Mauro De Mauro]] (16 settembre [[1970]]), che rimase vittima della «[[lupara bianca]]» forse per aver scoperto un coinvolgimento dei mafiosi nell'uccisione di [[Enrico Mattei]] o nel [[Golpe Borghese]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/05/23/buscetta-cosa-nostra-uccise-enrico-mattei.html BUSCETTA: ' COSA NOSTRA UCCISE ENRICO MATTEI' - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Le indagini per la scomparsa del giornalista furono coordinate dal procuratore [[Pietro Scaglione]], che il 5 maggio [[1971]] rimase vittima di un agguato a Palermo insieme al suo autista Antonino Lo Russo: si trattava del primo "omicidio eccellente" commesso dall'organizzazione mafiosa nel [[dopoguerra]]<ref name=autogenerato4 />.
 
[[File:Tano Badalamenti.jpg|thumb|left|[[Gaetano Badalamenti]]]]
Nel [[1974]] una nuova "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" divenne operativa e il ''boss'' [[Gaetano Badalamenti]] venne incaricato di dirigerla<ref name=CALDERONE />; l'anno successivo il ''boss'' [[Giuseppe Calderone]] propose la creazione di una "[[Commissione interprovinciale (mafia)|Commissione regionale]]", che venne chiamata la «Regione», un comitato composto dai rappresentanti mafiosi delle province di Palermo, [[Trapani]], [[Agrigento]], [[Caltanissetta]], [[Enna]] e [[Catania]] (escluse quelle di [[Messina]], [[Siracusa]] e [[Ragusa]] dove la presenza di Famiglie era tradizionalmente assente o non avevano un'importante influenza), che doveva decidere su questioni e affari illeciti riguardanti gli interessi mafiosi di più province<ref name=DICARLO />; Calderone venne anche incaricato di dirigere la «Regione» e fece approvare dagli altri rappresentanti il divieto assoluto di compiere [[sequestro di persona|sequestri di persona]] in Sicilia per porre fine ai rapimenti a scopo di [[estorsione]] compiuti dal ''boss'' [[Luciano Leggio]] e dal suo vice [[Salvatore Riina]]<ref name=CALDERONE /><ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/02_rel_6.pdf|titolo=La quarta mafia - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA}}</ref>: infatti Leggio e Riina compivano sequestri contro imprenditori e costruttori vicini ai ''boss'' [[Stefano Bontate]] e [[Gaetano Badalamenti]] per danneggiarne il prestigio, e si erano avvicinati numerosi mafiosi della [[provincia di Palermo]] (tra cui [[Michele Greco]], [[Bernardo Brusca]], [[Antonino Geraci]], [[Raffaele Ganci]]) e di altre province ([[Mariano Agate]] e [[Francesco Messina Denaro]] nella [[provincia di Trapani]], [[Carmelo Colletti]] e Antonio Ferro nella [[provincia di Agrigento]], Francesco Madonia nella [[provincia di Caltanissetta]], [[Benedetto Santapaola]] a [[Catania]]), costituendo la cosiddetta fazione dei "[[Corleonesi]]" avversa al gruppo Bontate-Badalamenti<ref name=CALDERONE /><ref name=SENTENZA />.
 
Inoltre gli anni [[1973]]-[[1974|74]] videro un boom del contrabbando di [[sigaretta|sigarette]] estere, che aveva il suo centro di smistamento a [[Napoli]]: infatti i mafiosi palermitani e catanesi acquistavano carichi di sigarette attraverso [[Michele Zaza]] ed altri [[Camorra|camorristi]] [[Napoli|napoletani]]<ref>{{Cita news|url=http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|titolo=L'atteggiarsi delle associazioni mafiose sulla base delle esperienze processuali acquisite: la Camorra - Procura della Repubblica di Napoli|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070205102450/http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|dataarchivio=5 febbraio 2007}}</ref>; addirittura nel [[1974]] si provvide ad [[Punciuta|affiliare]] nell'organizzazione mafiosa Zaza, i [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]] e [[Antonio Bardellino]], al fine di tenerli sotto controllo e di lusingarne le vanità, autorizzandoli anche a formare una propria [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] a [[Napoli]]<ref name=CALDERONE /><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/napoli-palermo-cosi-comincio-la-grande-alleanza.html?ref=search Napoli e Palermo così cominciò la grande alleanza - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Tuttavia nella seconda metà degli [[Anni 1970|anni settanta]] numerose cosche divennero attive soprattutto nel [[traffico di stupefacenti]]: infatti facevano acquistare [[morfina]] base dai trafficanti [[Turchia|turchi]] e [[Thailandia|thailandesi]] attraverso contrabbandieri già attivi nel traffico di [[sigaretta|sigarette]] e la facevano raffinare in [[eroina]] in laboratori clandestini comuni a tutte le Famiglie, che erano attivi a Palermo e nelle vicinanze; l'esportazione dell'[[eroina]] in [[Nordamerica]] faceva capo ai mafiosi palermitani [[Gaetano Badalamenti]], [[Salvatore Inzerillo]], [[Stefano Bontate]], [[Giuseppe Bono]] ma anche ai [[Cuntrera-Caruana]] della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Siculiana]], in [[provincia di Agrigento]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/sulla-via-del-tabacco-adesso-scorre-un.html?ref=search SULLA VIA DEL TABACCO ADESSO SCORRE UN FIUME D'EROINA - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/02/18/quando-la-pasta-li-fece-tutti-ricchi.html Quando la 'pasta' li fece tutti ricchi - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_025.pdf|titolo=Ordinanza di rinvio a giudizio contro Spatola Rosario ed altri - Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo}}</ref>: secondo dati ufficiali, in quel periodo i mafiosi siciliani avevano il controllo della raffinazione, spedizione e distribuzione di circa il 30% dell'[[eroina]] consumata negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]<ref>[http://books.google.it/books?id=H-B9fZKgUKQC&pg=PT94&dq=cosa+nostra+gestiva+il+cose+di+cosa+nostra&hl=it&sa=X&ei=hbqsUrXRMefV4gT0u4DoDg&ved=0CD4Q6AEwAA#v=onepage&q=cosa%20nostra%20gestiva%20il%20cose%20di%20cosa%20nostra&f=false Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, ''Cose di Cosa Nostra'', 1991]</ref>.
 
Nel [[1977]] Riina e il suo sodale [[Bernardo Provenzano]] (che avevano preso il posto di Leggio, arrestato nel [[1974]]) ordinarono l'uccisione del colonnello dei carabinieri [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], senza però il consenso della "[[Commissione interprovinciale (mafia)|Commissione regionale]]"<ref name=CALDERONE /><ref name=autogenerato11 />: infatti [[Giuseppe Di Cristina]] si era opposto all'omicidio perché avverso alla fazione corleonese e quindi legato a Bontate e Badalamenti<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/03/23/quando-il-pentito-annuncio-il-delitto.html QUANDO IL PENTITO ANNUNCIO' IL DELITTO - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nel [[1978]] Francesco Madonia (capo del "mandamento" di [[Vallelunga Pratameno]], in [[provincia di Caltanissetta]]) venne assassinato nei pressi di [[Butera]], su mandato di [[Giuseppe Di Cristina]] e [[Giuseppe Calderone]] poiché era legato a Riina e Provenzano, i quali, in risposta all'omicidio Madonia, assassinarono Di Cristina a Palermo mentre qualche tempo dopo anche [[Giuseppe Calderone]] finì ucciso dal suo sodale [[Benedetto Santapaola]], che era passato alla fazione corleonese<ref name=autogenerato5 />. Nello stesso periodo Riina fece espellere dalla "Commissione" anche Badalamenti (che fuggì in Brasile per timore di essere eliminato) e venne incaricato di sostituirlo [[Michele Greco]] (capo del "mandamento" di [[Brancaccio-Ciaculli]], che era strettamente legato alla fazione corleonese)<ref name=SENTENZA />.
 
Nel [[1979]], la "Commissione", ormai composta in maggioranza dai Corleonesi, scatenò una serie di "omicidi eccellenti": in quei mesi vennero trucidati il giornalista [[Mario Francese]] (26 gennaio), il segretario democristiano [[Michele Reina]] (9 marzo), il commissario [[Boris Giuliano]] (21 luglio) e il giudice [[Cesare Terranova]] (25 settembre); nell'anno successivo vi furono altri tre "cadaveri eccellenti": il presidente della Regione [[Piersanti Mattarella]] (6 gennaio), il capitano dei carabinieri [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]] (4 maggio) e il procuratore [[Gaetano Costa]] (6 agosto), che venne fatto assassinare dal ''boss'' [[Salvatore Inzerillo]] per mandare un segnale ai Corleonesi, dimostrando che anche lui era capace di ordinare un omicidio "eccellente"<ref name=autogenerato11 />.
 
=== La "seconda guerra di mafia" ===
{{Vedi anche|Seconda guerra di mafia}}
[[File:Omicidio di Stefano Bontade.jpg|thumb|L'omicidio di [[Stefano Bontate]] (23 aprile [[1981]])]]
Nel marzo [[1981]] Giuseppe Panno, capo della ''cosca'' di [[Casteldaccia]] e strettamente legato a Bontate, rimase vittima della «[[lupara bianca]]» per ordine dei [[Corleonesi]]<ref name=SENTENZA />; Bontate organizzò allora l'uccisione di Riina, il quale reagì facendo assassinare prima Bontate (23 aprile) e poi anche il suo associato [[Salvatore Inzerillo]] (11 maggio)<ref name=autogenerato11 />. Nel periodo successivo a questi omicidi, numerosi mafiosi appartenenti alle cosche di Bontate e Inzerillo vennero attirati in imboscate dai loro stessi associati e fatti sparire; il gruppo di fuoco corleonese eliminò anche numerosi rivali nella zona tra [[Bagheria]], [[Casteldaccia]] ed [[Altavilla Milicia]], che venne soprannominata «triangolo della morte» dalla stampa dell'epoca<ref name=autogenerato10>[http://www.viandante.it/sito24/work/00MAFIA/Anni%201980/Mafia%201982.php Il Viandante - Sicilia 1982<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>: in quell'anno ([[1981]]) si contarono circa 200 omicidi a Palermo e nella provincia, a cui si aggiunsero numerose «[[lupara bianca|lupare bianche]]»<ref name=autogenerato5 />; nel novembre [[1982]] furono ammazzati una dozzina di mafiosi di [[Partanna-Mondello]], della [[Noce (Palermo)|Noce]] e dell'[[Acquasanta (UPL di Palermo)|Acquasanta]] nel corso di una grigliata all'aperto nella tenuta di [[Michele Greco]] e i loro corpi spogliati e buttati in bidoni pieni di [[acido]]: nella stessa giornata, in ore e luoghi diversi di Palermo, furono anche uccisi numerosi loro associati per evitarne la reazione<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/marzo/10/uccisi_tavola_nemici_corpi_sciolti_co_0_93031010481.shtml uccisi a tavola i nemici. i corpi sciolti nell'acido] Corriere della Sera</ref>.
 
Il massacro si estese perfino negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]: [[Paul Castellano]], capo della [[Famiglia Gambino]] di [[New York]], inviò i mafiosi Rosario Naimo e [[John Gambino]] (imparentato con gli Inzerillo) a Palermo per accordarsi con la "[[Commissione (mafia)|Commissione]]"<ref name=LATORRE>{{Cita news|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Pio%20La%20Torre/Aula%20Bunker/Dibattimento%20Primo%20Grado/Sentenza/Parti/Sentenza%20Primo%20Grado%20parte%201.pdf|titolo=Sentenza di primo grado per gli omicidi Reina-Mattarella-La Torre}}</ref>, la quale stabilì che i parenti superstiti di Inzerillo fuggiti negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] avrebbero avuta salva la vita a condizione che non tornassero più in Sicilia ma, in cambio della loro fuga, Naimo e Gambino dovevano trovare ed uccidere Antonino e Pietro Inzerillo, rispettivamente zio e fratello del defunto Salvatore, fuggiti anch'essi negli Stati Uniti<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/06/07/ecco-nomi-degli-scappati-naimo-parla-dei.html 'Ecco i nomi degli scappati' Naimo parla dei boss americani - Repubblica.it <!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>: Antonino Inzerillo rimase vittima della «[[lupara bianca]]» a [[Brooklyn]] mentre il cadavere di Pietro venne ritrovato nel bagagliaio di un'auto a Mount Laurel, nel [[New Jersey]], con una mazzetta di dollari in bocca e tra i genitali (14 gennaio [[1982]])<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2008/febbraio/08/New_Jersey_quel_cadavere_nell_co_9_080208004.shtml Il New Jersey e quel cadavere nell'auto] Corriere della Sera</ref>.
 
Tra il [[1981]] e il [[1983]] vennero commessi efferati omicidi contro 35 tra parenti e amici di [[Salvatore Contorno]], un ex uomo di Bontate che era sfuggito ad agguato per le strade di [[Brancaccio (Palermo)|Brancaccio]] (15 giugno [[1981]])<ref name=autogenerato11 />; si attuarono vendette trasversali pure contro i familiari di [[Gaetano Badalamenti]] e del suo associato [[Tommaso Buscetta]], i quali risiedevano in [[Brasile]] ed erano sospettati di fornire aiuto al mafioso Giovannello Greco, che apparteneva alla fazione corleonese ma era considerato un "traditore" perché era stato amico di [[Salvatore Inzerillo]] ed aveva tentato di uccidere [[Michele Greco]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/16/buscetta-superteste-in-aula-lo-ha-deciso.html BUSCETTA SUPERTESTE IN AULA LO HA DECISO LA CORTE D'ASSISE - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>: il padre, lo zio, il suocero e il cognato di Giovannello Greco furono assassinati<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/20/corso-dei-mille-il-piu-feroce-dei.html CORSO DEI MILLE, IL {{Sic|PIU'}} FEROCE DEI CLAN - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> ma anche i due figli di Buscetta rimasero vittime della «[[lupara bianca]]» e gli vennero uccisi un fratello, un genero, un cognato e quattro nipoti<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/17/un-impero-basato-sulla-cocaina-che-gestiva.html Un impero basato sulla cocaina che gestiva come un Gangster - La Repubblica, luglio 1984]</ref>.
 
Nello stesso periodo, nelle altre province Riina e Provenzano imposero i propri uomini di fiducia, che eliminarono i mafiosi locali che erano stati legati al gruppo Bontate-Badalamenti<ref name=autogenerato5 /><ref name=LATORRE />: infatti [[Francesco Messina Denaro]] (capo del "mandamento" di [[Castelvetrano]]) divenne il rappresentante mafioso della [[provincia di Trapani]], [[Carmelo Colletti]] della [[provincia di Agrigento]], Giuseppe "Piddu" Madonia (figlio di Francesco e capo del "mandamento" di [[Vallelunga Pratameno]]<ref name=autogenerato5 />) di quella [[provincia di Caltanissetta|di Caltanissetta]] mentre [[Benedetto Santapaola]] divenne capo della Famiglia di [[Catania]] dopo l'omicidio del suo rivale [[Alfio Ferlito]] (ex vice di [[Giuseppe Calderone]]<ref name=famiglia>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/capi-famiglie.html CAPI E FAMIGLIE - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>), trucidato insieme a tre carabinieri che lo stavano scortando in un altro carcere nella cosiddetta «[[strage della circonvallazione]]» (16 giugno [[1982]])<ref name=SENTENZA /><ref name=%>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/giuffre.pdf|titolo=Deposizione del collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè al processo contro Biondolillo Giuseppe ed altri}}</ref>.
 
[[File:Omicidio Dalla Chiesa.jpg|thumb|left|L'omicidio di [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]] e della moglie [[Emanuela Setti Carraro]] (3 settembre [[1982]])]]
In queste circostanze, la "Commissione" (ormai composta soltanto da capimandamento fedeli a Riina e Provenzano) ordinò l'omicidio dell'onorevole [[Pio La Torre]], che era giunto da pochi mesi in Sicilia per prendere la direzione regionale del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] ed aveva proposto un disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di "[[associazione mafiosa]]" e la confisca dei patrimoni mafiosi di provenienza illecita: il 30 aprile [[1982]] La Torre venne trucidato insieme al suo autista [[Rosario Di Salvo]] in una strada di Palermo<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/26/era-contro-ciancimino-mattarella-fu-ucciso.html ' ERA CONTRO CIANCIMINO E MATTARELLA FU UCCISO' - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
In seguito al delitto La Torre, il Presidente del Consiglio [[Giovanni Spadolini]] e il ministro dell'Interno [[Virginio Rognoni]] chiesero al generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]] di insediarsi come prefetto di Palermo con sei giorni di anticipo<ref name=autogenerato10 />: infatti il ministro Rognoni aveva promesso a Dalla Chiesa poteri di coordinamento fuori dall'ordinario per contrastare l'emergenza mafiosa ma tali poteri non gli furono mai concessi<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/09/cosi-lo-stato-abbandono-dalla-chiesa.html Così lo Stato abbandonò Dalla Chiesa - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Per queste ragioni Dalla Chiesa denunciò il suo stato di isolamento con una famosa intervista al giornalista [[Giorgio Bocca]], in cui parlò anche dei legami tra le cosche ed alcune famose imprese [[Catania|catanesi]]<ref>[http://www.repubblica.it/cronaca/2012/09/03/news/dalla_chiesta_ultima_intervista_bocca-41889663/ Intervista del Prefetto Dalla Chiesa a Giorgio Bocca] La Repubblica - 10 agosto [[1982]]</ref>; infine il 3 settembre [[1982]], dopo circa cento giorni dal suo insediamento a Palermo, Dalla Chiesa venne brutalmente assassinato da un gruppo di fuoco mafioso insieme alla giovane moglie [[Emanuela Setti Carraro]] e all'agente di scorta [[Domenico Russo (poliziotto)|Domenico Russo]].
 
=== Gli anni ottanta, i primi pentiti e i processi ===
{{Vedi anche|Maxiprocesso di Palermo|Tommaso Buscetta}}
[[File:03-02-07 1038.jpg|thumb|Atti del Maxiprocesso]]
L'omicidio del generale Dalla Chiesa provocò molto scalpore nell'[[opinione pubblica]] italiana e nei giorni successivi il [[governo Spadolini II]] varò la legge 13 settembre 1982 n. 646 (detta "Rognoni-La Torre" dal nome dei promotori del disegno di legge) che introdusse nel [[codice penale italiano]] l'art. 416-bis, il quale prevedeva per la prima volta nell'ordinamento italiano il [[reato]] di "[[associazione di tipo mafioso]]" e la confisca dei patrimoni di provenienza illecita.<ref>{{Cita news|url=http://www.piolatorre.it/public/documenti/Legislazione%20sui%20beni%20sequestrati%20e%20confiscati.pdf|titolo=Quadro diacronico essenziale della legislazione sui beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata}}</ref>
 
Tutto ciò indusse i mafiosi a scatenare ritorsioni contro i magistrati che applicavano questa nuova norma: il 26 gennaio [[1983]] venne ucciso il giudice [[Giangiacomo Ciaccio Montalto]], il quale era impegnato in importanti inchieste sui mafiosi della [[provincia di Trapani]] e preparava il suo trasferimento alla Procura di [[Firenze]], da dove avrebbe potuto disturbare gli interessi mafiosi in [[Toscana]];<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/01/31/fu-riina-condannare-morte-il-giudice-ciaccio.html FU RIINA A CONDANNARE A MORTE IL GIUDICE CIACCIO MONTALTO - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> il 29 luglio un'autobomba parcheggiata sotto casa uccise [[Rocco Chinnici]], capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, insieme a due agenti di scorta e al portiere del [[condominio]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/06/26/strage-chinnici-12-ergastoli-assolti-boss-motisi.html Strage Chinnici, 12 ergastoli assolti i boss Motisi e Farinella - la Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Dopo l'assassinio di Chinnici, il giudice [[Antonino Caponnetto]], che lo sostituì a capo dell'Ufficio Istruzione, decise di istituire un "[[pool antimafia]]", ossia un gruppo di giudici istruttori che si sarebbero occupati esclusivamente dei reati di stampo mafioso, di cui chiamò a far parte i magistrati [[Giovanni Falcone]], [[Paolo Borsellino]], [[Giuseppe Di Lello]] e [[Leonardo Guarnotta]];<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/antonino-caponnetto/|titolo=Antonino Caponnetto in Enciclopedia Treccani}}</ref> essi, basandosi soprattutto su indagini bancarie e patrimoniali, vecchi rapporti di polizia e procedimenti odierni, raccolsero un abbondante materiale probatorio che andò a confermare le dichiarazioni di [[Tommaso Buscetta]] e [[Salvatore Contorno]], che avevano deciso di collaborare con la giustizia poiché erano stati vittime di vendette trasversali contro i loro parenti e amici durante la «[[seconda guerra di mafia]]»: il 29 settembre [[1984]] le dichiarazioni di Buscetta produssero 366 ordini di cattura mentre quelle di Contorno altri 127 mandati di cattura, nonché arresti eseguiti tra Palermo, [[Roma]], [[Bari]] e [[Bologna]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/26/un-altro-pentito-parla-56-arresti.html?ref=search UN ALTRO PENTITO PARLA, 56 ARRESTI - Repubblica.it <!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Per queste ragioni, la "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" incaricò il ''boss'' [[Pippo Calò]] di organizzare insieme ad alcuni [[Terrorismo nero|terroristi neri]] e [[Camorra|camorristi]] la [[strage del Rapido 904]] (23 dicembre [[1984]]), che provocò 17 morti e 267 feriti, al fine di distogliere l'attenzione delle autorità dalle indagini del pool antimafia e dalle dichiarazioni di Buscetta e Contorno<ref>[http://www.lastampa.it/2013/05/10/italia/cronache/strage-rapido-chiesto-il-rinvio-a-giudizio-di-toto-riina-xXS97tY1a9r0gJHlI5RvsM/pagina.html “I boss dietro la strage Rapido 904” Chiesto il rinvio a giudizio per Riina] La Stampa.it</ref>.
 
L'8 novembre [[1985]] il giudice Falcone depositò l'ordinanza-sentenza di 8000 pagine che rinviava a giudizio 476 indagati in base alle indagini del pool antimafia supportate dalle dichiarazioni di Buscetta, Contorno e altri ventitré collaboratori giustizia<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/03/tutte-le-accuse-cosa-nostra.html?ref=search TUTTE LE ACCUSE A COSA NOSTRA - Repubblica.it <!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/22/un-computer-scrivera-le-ottomila-pagine-del.html?ref=search UN COMPUTER SCRIVERA' LE OTTOMILA PAGINE DEL RINVIO A GIUDIZIO PER 450 - Repubblica.it <!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>: il cosiddetto "[[maxiprocesso]]" che ne scaturì iniziò in [[processo penale|primo grado]] il 10 febbraio [[1986]], presso un'aula-bunker appositamente costruita all'interno del carcere dell'[[Ucciardone]] a Palermo per accogliere i numerosi imputati e avvocati<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/22/palermo-una-citta-blindata-giudici-temono.html?ref=search PALERMO È UNA CITTA' BLINDATA I GIUDICI TEMONO L'ISOLAMENTO - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, concludendosi il 16 dicembre [[1987]] con 342 condanne, tra cui 19 [[ergastolo|ergastoli]] che vennero commutati tra gli altri a [[Nitto Santapaola]], [[Bernardo Provenzano]] e [[Salvatore Riina]], giudicati in [[contumacia]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/17/giudici-hanno-creduto-buscetta.html?ref=search I GIUDICI HANNO CREDUTO A BUSCETTA - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
In seguito alla sentenza di primo grado, il 25 settembre [[1988]] il giudice [[Antonino Saetta]] venne ucciso insieme al figlio Stefano lungo la strada statale [[Caltanissetta]]-[[Agrigento]] da alcuni mafiosi di [[Palma di Montechiaro]] per fare un favore a Riina e ai suoi associati palermitani<ref>[http://www.solfano.it/canicatti/sentenzasaetta.html Sentenza relativa all'omicidio Saetta]</ref>: infatti Saetta avrebbe dovuto presiedere il grado di Appello del [[Maxiprocesso]] ed aveva già condannato all'[[ergastolo]] i responsabili dell'omicidio del capitano [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/aprile/07/Ecco_chi_uccise_giudice_Saetta_co_0_9504072345.shtml Ecco chi uccise il giudice Saetta] Corriere della Sera</ref>. Infatti il 10 dicembre [[1990]] la [[Corte d'assise d'appello]] ridusse drasticamente le condanne di primo grado del [[Maxiprocesso]], accettando soltanto parte delle dichiarazioni di Buscetta e Contorno<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/12/io-non-lotto-faccio-solo-sentenze.html?ref=search 'IO NON LOTTO, FACCIO SOLO SENTENZE' - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
=== Gli anni novanta: le stragi e la trattativa con lo Stato italiano ===
{{Vedi anche|Bombe del 1992-1993|Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra}}
[[File:Stragecapaci.jpg|thumb|left|La [[strage di Capaci]] (23 maggio [[1992]])]]
L'avvio della stagione degli attentati venne deciso nel corso di alcune riunioni ristrette della "[[Commissione interprovinciale]]" del settembre-ottobre [[1991]] e subito dopo in una riunione della "[[commissione (mafia)|Commissione provinciale]]" presieduta da [[Salvatore Riina]], svoltasi nel dicembre [[1991]]: specialmente durante questo incontro, venne deciso ed elaborato un piano stragista "ristretto", che prevedeva l'assassinio di nemici storici di Cosa Nostra (i giudici [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]]) e di personaggi rivelatisi inaffidabili, primo fra tutti l'onorevole [[Salvo Lima]]<ref name="LARI">{{Cita news|url=http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|titolo=Audizione del procuratore Sergio Lari dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA}}</ref>.
 
[[File:Strage di Via d'Amelio.jpg|thumb|La [[strage di Via D'Amelio]] (19 luglio [[1992]])]]
 
Il 30 gennaio [[1992]] la [[Suprema corte di cassazione|Cassazione]] confermò tutte le condanne del [[Maxiprocesso]], compresi i numerosi ergastoli a Riina e agli altri ''boss'', avallando le dichiarazioni di Buscetta e Contorno<ref>[http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1004477 Archivio - LASTAMPA.it<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019110307/http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1004477 |data=19 ottobre 2013 }}</ref>. In seguito alla sentenza della Cassazione, nel febbraio-marzo [[1992]] si tennero riunioni ristrette della "[[Commissione (mafia)|Commissione]]", sempre presiedute da Riina, che decisero di dare inizio agli attentati e stabilirono nuovi obiettivi da colpire<ref name=LARI />: il 12 marzo [[Salvo Lima]] venne ucciso alla vigilia delle [[Elezioni politiche italiane del 1992|elezioni politiche]]; il 23 maggio avvenne la [[strage di Capaci]], in cui persero la vita Falcone, la moglie ed alcuni agenti di scorta; il 19 luglio avvenne la [[strage di via d'Amelio]], in cui rimasero uccisi il giudice Borsellino e gli agenti di scorta: in seguito a questa ennesima strage, il governo reagì dando il via all'"[[Operazione Vespri siciliani]]", con cui vennero inviati 7000 uomini dell'esercito in Sicilia per presidiare gli obiettivi sensibili e oltre cento detenuti mafiosi particolarmente pericolosi vennero trasferiti in blocco nelle carceri dell'[[carcere dell'Asinara|Asinara]] e di [[Isola di Pianosa (Toscana)|Pianosa]] per isolarli dal mondo esterno<ref name=LARI /><ref>[http://www.esercito.difesa.it/Attivita/OperazioniinTerritorioNazionale/Pagine/VespriSiciliani.aspx Esercito Italiano- "Vespri Siciliani"<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131207083703/http://www.esercito.difesa.it/Attivita/OperazioniinTerritorioNazionale/Pagine/VespriSiciliani.aspx |data=7 dicembre 2013 }}</ref>; il 19 settembre venne ucciso [[Ignazio Salvo]] (imprenditore e mafioso di [[Salemi]]), anche lui rivelatosi inaffidabile perché era stato legato a [[Salvo Lima]]<ref name=LARI />.
[[File:Salvatore Riina processo.jpg|miniatura|Salvatore Riina durante un processo a Roma nel 1993]]
Il 15 gennaio [[1993]] Riina venne arrestato dagli uomini del [[Raggruppamento Operativo Speciale|ROS]] dell'[[Arma dei Carabinieri]]<ref name="LARI" />. In seguito all'arresto di Riina, si creò un gruppo mafioso favorevole alla continuazione degli attentati contro lo Stato ([[Leoluca Bagarella]], [[Giovanni Brusca]], i fratelli [[Filippo Graviano|Filippo]] e [[Giuseppe Graviano]]) ed un altro contrario (Michelangelo La Barbera, [[Raffaele Ganci]], [[Salvatore Cancemi]]) mentre il ''boss'' [[Bernardo Provenzano]] era il paciere tra le due fazioni e riuscì a porre la condizione che gli attentati avvenissero fuori dalla Sicilia, in "continente"<ref name="lasentenza">{{Cita news|url=http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|titolo=La deliberazione della campagna stragista - Sentenza del processo di 1º grado per le stragi del 1993|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131227233619/http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|dataarchivio=27 dicembre 2013}}</ref>: il 14 maggio avvenne un attentato dinamitardo in [[Attentato di via Fauro|via Ruggiero Fauro]] a Roma ai danni del giornalista [[Maurizio Costanzo]], il quale però ne uscì illeso; il 27 maggio un altro attentato dinamitardo in [[Strage di via dei Georgofili|via dei Georgofili]] a Firenze devastò la [[Galleria degli Uffizi]] e distrusse la [[Torre dei Pulci]] (cinque morti e una quarantina di feriti).
 
[[File:Targa che ricorda l'attentato.JPG|thumb|Targa commemorativa della [[strage di via dei Georgofili]] (27 maggio [[1993]])]][[File:Attentato-via-palestro.jpg|300px|sinistra|miniatura|La [[strage di via Palestro]] (27 luglio [[1993]])]]
La notte del 27 luglio esplosero quasi contemporaneamente tre autobombe a Roma e Milano, devastando le basiliche di [[San Giovanni in Laterano]] e [[San Giorgio al Velabro]] nonché il [[Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano]] (cinque morti e una trentina di feriti in tutto); (27 luglio [[1993]]) il 23 gennaio [[1994]] era programmato un altro attentato dinamitardo contro il presidio dell'[[Arma dei Carabinieri]] in servizio allo [[Stadio Olimpico (Roma)|Stadio Olimpico di Roma]] durante le partite di calcio ma un malfunzionamento del telecomando che doveva provocare l'esplosione fece fallire il piano omicida<ref>{{Cita news|url=http://www.misteriditalia.it/stragi1993/lasentenza/10VALUTPROVE.pdf|titolo=Valutazione delle prove - Sentenza del processo di 1º grado per le stragi del 1993}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Tagliavia%20sentenza.pdf|titolo=Sentenza del processo di 1º grado a Francesco Tagliavia per le stragi del 1993}}</ref> (episodio ricordato come il [[fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma]]). Inoltre nel novembre [[1993]] i ''boss'' [[Leoluca Bagarella]], [[Giuseppe Graviano]], [[Giovanni Brusca]] e [[Matteo Messina Denaro]] avevano organizzato il sequestro di [[Giuseppe Di Matteo]] per costringere il padre Santino (che stava collaborando con la giustizia) a ritrattare le sue dichiarazioni, nel quadro di una strategia di ritorsioni verso i collaboratori di giustizia<ref name=lasentenza />; infine, dopo 779 giorni di prigionia, Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere buttato in un bidone pieno di [[acido nitrico]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/02/12/presi-carcerieri-di-di-matteo.html Presi i carcerieri di Di Matteo - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/15/brusca-ai-di-matteo-perdonatemi.html?ref=search BRUSCA AI DI MATTEO: 'PERDONATEMI' - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
A partire dal 1993 si svolse un importante processo per mafia, intentato dalla Procura di Palermo nei confronti dell'ex Presidente del Consiglio dei Ministri [[Giulio Andreotti]]. Alla fine di un lungo iter giudiziario la Corte di Appello di Palermo nel [[2003]] accerterà una «...autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell'imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980»<ref>
{{Cita news
|lingua =
|autore =
|url = http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/politica/motiva/motiva/motiva.html
|titolo = I giudici: "Fino al 1980 Andreotti trattò con la mafia"
|pubblicazione = [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]
|giorno = 25
|mese = 07
|anno = 2003
|pagina =
|accesso = 26 maggio 2013
|cid =
}}</ref>, sentenza confermata nel 2004 dalla Cassazione.
 
Il 27 gennaio [[1994]] vennero arrestati i fratelli [[Filippo Graviano|Filippo]] e [[Giuseppe Graviano]], che si erano occupati dell'organizzazione degli attentati e per questo la strategia delle bombe si fermò<ref name=LARI />. In quel periodo numerosi mafiosi iniziarono a collaborare con la giustizia per via delle dure condizioni d'isolamento in carcere previste dalla nuova norma del [[articolo 41 bis|41-bis]] e dalle nuove leggi in materia di collaborazione: nel [[1996]] il numero dei collaboratori di giustizia raggiunse il livello record di 424 unità<ref>John Dickie, ''Cosa Nostra'', pag. 440</ref>; contemporaneamente le indagini della neonata [[Direzione Investigativa Antimafia]] portarono all'arresto di numerosi latitanti ([[Leoluca Bagarella]], [[Pietro Aglieri]], [[Giovanni Brusca]] ed altre decine di mafiosi)<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/26/dio-mio-proprio-lui.html?ref=search ' DIO MIO, È PROPRIO LUI ... È NOSTRO' - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/maggio/21/Brusca_arrestato_era_con_moglie_co_8_960521734.shtml Brusca arrestato, era con moglie e figlio] Corriere della Sera</ref>.
 
=== Gli anni duemila e l'arresto di Provenzano ===
{{Vedi anche|Bernardo Provenzano|Matteo Messina Denaro}}
[[File:Cattura di Provenzano - Questura di Palermo.jpg|200px|destra|miniatura|[[Bernardo Provenzano]] nel [[2006]] dopo il suo arresto]]
A partire dagli anni novanta, [[Bernardo Provenzano]], con l'arresto di Totò Riina e Leoluca Bagarella, diviene il capo di Cosa nostra (era l'alter-ego di Riina fin dagli [[Anni 1950|anni cinquanta]]), circondandosi solo di uomini di fiducia, come [[Benedetto Spera]], cambia radicalmente la politica e il modus operandi negli affari della mafia siciliana; i mandamenti (divisioni mafiose delle zone di influenza in Sicilia) più ricchi cedono i loro guadagni a quelli meno redditizi in modo da accontentare tutti (una sorta di [[stato sociale]]), evitando ulteriori conflitti.
 
Benché [[Bernardo Provenzano]] si trovi ad essere l'ultimo dei vecchi boss, ''cosa nostra'' non gode più di massiccio consenso, come sino a prima degli anni novanta. Nel 2002 viene arrestato il boss [[Nino Giuffrè]], braccio destro di Provenzano che diviene collaboratore di giustizia. L'11 aprile del 2006, dopo 43 anni di latitanza (dal [[1963]]), Provenzano viene catturato in un casolare a Montagna dei Cavalli, frazione a 2&nbsp;km da Corleone.
 
Il 5 novembre del [[2007]], dopo 25 anni di latitanza, viene arrestato, in una villetta di [[Giardinello]], anche il presunto successore di Provenzano, il boss [[Salvatore Lo Piccolo]] assieme al figlio [[Sandro Lo Piccolo|Sandro]].
 
Attualmente si ritiene che al vertice dell'organizzazione criminale ci sia [[Matteo Messina Denaro]], boss di [[Castelvetrano]] ([[Provincia di Trapani|Trapani]]), latitante dal [[1993]].
 
== Organizzazione e struttura ==
{{vedi anche|Famiglia (mafia)|Commissione provinciale|Commissione interprovinciale|Capodecina|Capomandamento|Mandamento (mafia)}}
Secondo le dichiarazioni dei numerosi collaboratori di giustizia, l'aggregato principale di Cosa Nostra è la [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] (detta anche ''cosca''), composta da elementi criminali che hanno tra loro vincoli o rapporti di affinità i quali si aggregano per controllare tutti gli affari leciti e illeciti della zona dove operano; i componenti di una Famiglia collaborano con uno o più aspiranti mafiosi non ancora affiliati solitamente chiamati "avvicinati", i quali sono possibili candidati all'affiliazione e quindi vengono messi alla prova per saggiare la loro affidabilità, facendogli compiere numerose "commissioni", come il contrabbando, la riscossione del denaro delle estorsioni, il trasporto di armi da un covo all'altro, l'esecuzione di omicidi e il furto di automobili e moto per compiere atti delittuosi<ref name=SENTENZA />. Per essere affiliati nella Famiglia, esiste un rituale particolare (la cosiddetta "[[punciuta]]") che consiste nella presentazione dell'avvicinato ai componenti della Famiglia locale in riunione e, alla presenza di tutti, pronuncia un giuramento di fedeltà<ref name=CALDERONE /><ref name=SENTENZA /><ref name=% />.
 
I membri di una Famiglia eleggono per alzata di mano un proprio capo, che è solo un rappresentante, il quale nomina un sottocapo, un ''consigliere'' e uno o più [[capodecina|capidecina]], i quali hanno l'incarico di avvisare tutti gli affiliati della Famiglia quando si svolgono le riunioni<ref name=SENTENZA />. I rappresentanti di tre o quattro Famiglie contigue eleggono un [[capomandamento]]; tutti i mandamenti di una provincia eleggono il rappresentante provinciale, che poi nomina un sottocapo provinciale e un ''consigliere''<ref name=SENTENZA />. Il collaboratore di giustizia [[Antonino Calderone]] dichiarò che «[...] originariamente a Palermo, come in tutte le altre province siciliane, vi erano le cariche di "rappresentante provinciale", "vice-rappresentante" e "consigliere provinciale"<ref name=SENTENZA />. Le cose mutarono con [[Salvatore "Cicchiteddu" Greco|Greco Salvatore "Cicchiteddu"]] [nel [[1957]]] poiché venne creato un organismo collegiale, denominato "[[Commissione provinciale|Commissione]]", e composto dai capi-mandamento»; anche il collaboratore [[Francesco Marino Mannoia]] dichiarò che «[...] soltanto a Palermo l'organismo di vertice di Cosa Nostra è la "Commissione"; nelle altre province, vi è un organismo singolo costituito dal rappresentante provinciale»<ref name=SENTENZA />.
 
I rappresentanti della provincia sono, a loro volta, componenti della cosiddetta "[[Commissione interprovinciale]]", soprannominata anche la "Regione", che nomina un rappresentante regionale e si riuniva solitamente per deliberare su importanti decisioni riguardanti gli interessi mafiosi di più province che esulavano dall'ambito provinciale e che interessano i territori di altre Famiglie<ref name=CALDERONE /><ref name=SENTENZA /><ref name=DICARLO />.
 
== I rapporti con lo Stato italiano ==
{{Vedi anche|Rito peloritano}}
{{citazione|Cosa nostra è da un lato contro lo Stato e dall'altro è dentro e con lo Stato, attraverso i rapporti esterni con suoi rappresentanti nella società e nelle istituzioni.|[[Pietro Grasso]], [[procuratore nazionale antimafia]]<ref>{{cita libro|cognome=Grasso|nome=Pietro|coautori=Alberto La Volpe|titolo=Per non morire di mafia|editore=Sperling & Kupfer editori|città=Milano|anno=2009|pagine=297 - EAN 9788873391807}}</ref>}}
Come si rivela dalle numerose presenze nel Parlamento e nel governo di elementi non estranei a frequentazioni mafiose<ref>[[Salvatore Cuffaro]] condannato per favoreggiamento semplice, [[Marcello Dell'Utri]] sospettato di frequentazioni mafiose, [[Silvio Berlusconi]] che aveva alle dipendenze [[Vittorio Mangano]], narcotrafficante detto lo ''stalliere'' di Arcore, per far correre i ''cavalli'' (in gergo corrieri della droga). [[Corrado Carnevale]], detto ''l'ammazzasentenze'' per la sua abitudine ad annullare i processi di condanna a noti mafiosi.</ref>, si fa strada negli anni novanta la tesi secondo cui lo Stato italiano nei suoi componenti politici abbia un certo rapporto di "convivenza" con questo fenomeno mai definitivamente soppresso.<ref>[http://www.theorein.it/rubriche/recensioni/2008/OB07%20chi%20ha%20paura%20muore%20ogni%20giorno.htm ''Chi ha paura muore ogni giorno''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111115204354/http://www.theorein.it/rubriche/recensioni/2008/OB07%20chi%20ha%20paura%20muore%20ogni%20giorno.htm |data=15 novembre 2011 }}. Giuseppe Ayala. Mondadori. 2008.<br />"Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti. E perché? Perché la mafia ce l'aveva dentro..."</ref>
 
Lo stesso comportamento del [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]] durante il lavoro di Giovanni Falcone che inizialmente non ricandidò il giudice come presidente della commissione antimafia da lui creata fa intendere una certa tendenza a voler ostacolare un lavoro diventato troppo scomodo per certi poteri deviati all'interno dello Stato<ref>[http://www.youtube.com/watch?v=SGX2FIDbnDg&feature=related ''Paolo Borsellino critica la politica contemporanea'']</ref>. Uno dei momenti più critici è stata la [[Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra|trattativa stato - mafia]]: fu contattato [[Vito Ciancimino]], per mezzo di rappresentanti del [[Ministri dell'interno della Repubblica Italiana|Ministro dell'Interno]] [[Nicola Mancino]] fra cui il capitano del [[Raggruppamento operativo speciale|ROS]] Giuseppe De Donno, per far smettere la stagione delle stragi del 1992, 1993, in cambio dell'annullamento del decreto legge [[Articolo 41 bis|41 bis]] e altri benefici per i detenuti mafiosi.<br />
A proposito dei rapporti tra mafia e stato, si parlerebbe di ''[[rito peloritano]]'' per riferirsi ad una situazione di particolare contiguità (per non dire addirittura coincidenza) tra uomini di mafia e presunti esponenti delle istituzioni italiane.{{senza fonte}}
 
Esiste inoltre una ''[[Commissione regionale (mafia)|Commissione regionale]]'' che decide l'andamento delle cose anche dal punto di vista politico, ovvero decide per chi, le persone di una famiglia e i loro affiliati dovessero votare.<ref name=calderone>[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/i/italia/verbali_antimafia_xi_legislatura/html/violante01/11_00.htm ''Verbale di Violante su deposizione Antonino Calderone'']. Liberliber. Mediateca. Libri. Verbali antimafia.</ref> Per esempio [[Salvo Lima]] e [[Vito Ciancimino]] furono eletti da voti mafiosi di cittadini legati alla mafia della città di Palermo, Salvo Lima non mantenne le sue promesse elettorali e fu ucciso, invece Vito Ciancimino fu condannato per essere stato un mafioso conclamato.
 
== Rapporti con le altre organizzazioni criminali ==
Cosa nostra, per via del suo carisma criminale e della sua potenza delinquenziale, ha intrattenuto, e intrattiene tuttora, rapporti con le più importanti organizzazioni criminali sia italiane sia estere.
 
Il processo di globalizzazione interessa anche il fenomeno criminale mafioso, la mafia di tutti i paesi del mondo si unisce e collabora, portando avanti le sue attività criminali caratteristiche, come il [[Traffico di droga|narcotraffico]], l'[[Traffico di armi|esportazione illegale di armi]], la [[prostituzione]], l'[[estorsione]] e il [[gioco d'azzardo]], rappresentando un problema per l'umanità, per l'ordine civile della società e il quieto vivere.
 
=== Cosa nostra statunitense ===
{{Vedi anche|Cosa nostra statunitense|Pizza connection}}
{{...|criminalità}}
 
=== ''Organizacija'' ===
{{vedi anche|Organizacija}}
Nel [[1994]] viene segnalata la presenza della mafia russa sul territorio degli Stati Uniti, ad Atlanta, e sulla loro collaborazione con Cosa nostra<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/agosto/24/mafia_russa_Cosa_Nostra_nuovi_co_0_9408245751.shtml ''Mafia russa e Cosa Nostra, nuovi alleati in USA'']. Corriere della Sera. Archivio storico. 24 agosto 1994.</ref>.
 
Verso il 1998, la [[Solntsevskaya bratva]] di Mosca, può contare su un proprio capo a Roma che coordina gli investimenti della mafia russa in Italia. Dall'indagine risulta che rispettabili banchieri occidentali danno al boss russo consigli molto utili su come riciclare il denaro sporco dalla Russia in Europa, in maniera legale<ref>[http://www.lastampa.it/2012/05/22/italia/cronache/i-vecchi-padrini-scalzatida-messicani-cinesi-e-russi-n9RY33ugINuRcR9TtnNvlI/pagina.html ''I vecchi padrini scalzati da messicani, cinesi e russi'']. La stampa. Cronache. 22 maggio 2012.</ref>.
 
Nel [[2008]] viene formalizzata la collaborazione fra mafia russa e Cosa nostra, [['ndrangheta]] e [[camorra]]<ref name=piovra>[http://notizie.virgilio.it/esteri/mafia-russa.html ''I tentacoli della piovra russa in Italia: una rete sempre più forte''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121105171730/http://notizie.virgilio.it/esteri/mafia-russa.html |data=5 novembre 2012 }}. Virgilio. Notizie. Esteri. 25 marzo 2010.</ref>. La mafia russa nel mondo conta circa 300.000 persone ed è la terza organizzazione criminale per la sua influenza, dopo l'originale italiana e le reti criminali cinesi<ref name=piovra />.
 
Il 2 ottobre 2012 nel Report Caponnetto si leggono le infiltrazioni della mafia russa nella [[Repubblica di San Marino]] e in [[Emilia-Romagna]] a carattere predatorio come le estorsioni.
 
== Mafia nigeriana ==
Il 19 ottobre [[2015]] per la prima volta in Sicilia presunti membri di un'organizzazione criminale straniera vengono accusati del reato di associazione mafiosa, in particolare viene scoperta la [[Confraternite nigeriane|confraternita nigeriana]] dei Black Axe che gestisce lo spaccio e la prostituzione nel quartiere [[Ballarò (Palermo)|Ballarò]] di Palermo sotto l'egida di Giuseppe Di Giacomo, boss del clan di Porta Nuova, ucciso poi il 12 marzo [[2014]]. Si scopre quindi un'alleanza tra il clan palermitano e l'organizzazione nigeriana<ref name = "NigeriaPalermo">{{cita news| url = http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/19/mafia-nigeriana-il-patto-con-cosa-nostra-agguati-con-lascia-e-sangue-bevuto-a-palermo-prima-inchiesta-sulla-cosa-nera/2105873/|titolo = Mafia nigeriana: il patto con Cosa nostra, agguati con l'ascia e sangue bevuto. A Palermo prima inchiesta sulla ‘Cosa nera'|pubblicazione = Fattoquotidiano|data = 19 ottobre 2015 |accesso = 22 ottobre 2015}}</ref>.
 
L'[[Agenzia informazioni e sicurezza interna|Aisi]], inoltre, dal [[2012]] controlla il presunto capo della confraternita Eyie, Grabriel Ugiagbe, gestendo i suoi affari criminali da [[Catania]], spostandosi poi in Nord Italia, [[Austria]] e [[Spagna]]. Le famiglie catanesi ancora non sono né in contrasto né in sodalizio con essi<ref>{{cita news|url = http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/11/15/news/ecco_il_tot_riina_dei_nigeriani_nuovo_barone_della_drogra-70684268/ |titolo = cco il "Capo dei capi" nigeriano nuovo barone della droga in Italia|pubblicazione=repubblica.it |data= 15 novembre 2013 |accesso= 22 ottobre 2015}}</ref>.
 
== Operazioni di polizia ==
=== ''Old Bridge'' ===
{{Vedi anche|Operazione Old Bridge}}
Dopo l'arresto dei Corleonesi e di Salvatore Lo Piccolo, si ipotizzò un ritorno della famiglia Inzerillo dagli [[USA]], i cosiddetti ''scappati'' dalla [[seconda guerra di mafia]] scatenata da Totò Riina. Si voleva infatti ristrutturare l'organizzazione e ritornare al passato e rientrare nel traffico di droga, attualmente in mano alla 'Ndrangheta.{{senza fonte}}
 
Il 7 febbraio [[2008]] però vengono arrestate 90 persone tra [[New York]] e la Sicilia, presunti appartenenti alle famiglie Inzerillo e il suo boss Giovanni Inzerillo, Mannino, Di Maggio e [[Gambino (famiglia)|Gambino]], tra cui anche il boss [[Jackie D'Amico]]: fu la più grande retata dopo "''Pizza connection''".<ref>[http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/operazione-palermo-ny/operazione-palermo-ny/operazione-palermo-ny.html ''Decine di arresti a Palermo e New York Presi i boss del nuovo patto Italia-Usa'']. Repubblica. Cronaca. 7 febbraio 2008<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
=== ''Perseo'' ===
{{Vedi anche|Operazione Perseo}}
Il 16 dicembre 2008, con l'[[operazione Perseo]], i Carabinieri di Palermo catturarono 99 mafiosi appartenenti ai vertici di Cosa nostra palermitana che, unitamente a decine di gregari, tentavano di ricostituire la Commissione provinciale palermitana.<ref>[http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/mafia-5/blitz-nuova-mafia/blitz-nuova-mafia.html ''Mafia, maxi blitz in Sicilia, Volevano rifondare la Cupola''], Repubblica. Cronaca. 16 dicembre 2008.</ref>
 
== Filmografia su Cosa nostra ==
=== Documentari ===
* ''[[In un altro paese]]'', di [[Marco Turco]] ([[2007|2005]])
* ''[[Gli ultimi padrini]]'', di [[Roberto Olla]] ([[2007]])
* ''Sotto scacco'', di [[Marco Lillo]] e [[Udo Gumpel]] ([[2010]])
* ''[[1992-2012. Due anni di stragi. Venti anni di trattativa]]'', di [[Marco Canestrari]] ([[2012]])
 
=== Cinema ===
{{div col}}
* ''[[In nome della legge]]'', regia di [[Pietro Germi]] ([[1949]])
* ''[[L'onorata società]]'', regia di [[Riccardo Pazzaglia]] ([[1961]])
* ''[[Salvatore Giuliano (film)|Salvatore Giuliano]]'', regia di [[Francesco Rosi]] (1961)
* ''[[Mafioso (film)|Mafioso]]'', regia di [[Alberto Lattuada]] ([[1962]])
* ''[[I due mafiosi]]'', regia di [[Giorgio Simonelli]] ([[1964]])
* ''[[A ciascuno il suo (film)|A ciascuno il suo]]'', regia di [[Elio Petri]] ([[1966]])
* ''[[Il giorno della civetta (film)|Il giorno della civetta]]'', regia di [[Damiano Damiani]] ([[1967]])
* ''[[Il sasso in bocca]]'', regia di [[Giuseppe Ferrara]] ([[1969]])
* ''[[La moglie più bella]]'', regia di [[Damiano Damiani]] ([[1970]])
* ''[[Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica]]'', regia di [[Damiano Damiani]] ([[1971]])
* ''[[I familiari delle vittime non saranno avvertiti]]'', regia di [[Alberto De Martino]] ([[1972]])
* ''[[Mimì metallurgico ferito nell'onore]]'', regia di [[Lina Wertmüller]] ([[1972]])
* ''[[Il padrino (film)|Il padrino]]'', regia di [[Francis Ford Coppola]] ([[1972]])
* ''[[Il boss]]'', regia di [[Fernando Di Leo]] ([[1973]])
* ''[[Il padrino - Parte II]]'', regia di [[Francis Ford Coppola]] ([[1974]])
* ''[[Il prefetto di ferro]]'', regia di [[Pasquale Squitieri]] ([[1977]])
* ''[[Corleone (film)|Corleone]]'', regia di [[Pasquale Squitieri]] ([[1978]])
* ''[[Cento giorni a Palermo]]'', regia di [[Giuseppe Ferrara]] ([[1984]])
* ''[[Pizza Connection (film)|Pizza connection]]'', regia di [[Damiano Damiani]] ([[1985]])
* ''[[Il pentito]]'', regia di [[Pasquale Squitieri]] (1985)
* ''[[Il siciliano (film)|Il siciliano]]'', regia di [[Michael Cimino]] ([[1987]])
* ''[[Mery per sempre]]'', regia di [[Marco Risi]] ([[1989]])
* ''[[Il padrino - Parte III]]'', regia di [[Francis Ford Coppola]] ([[1990]])
* ''[[Dimenticare Palermo (film)|Dimenticare Palermo]]'', regia di [[Francesco Rosi]] (1990)
* ''[[Johnny Stecchino]]'', regia di [[Roberto Benigni]] ([[1991]])
* ''[[La scorta]]'', regia di [[Ricky Tognazzi]] ([[1993]])
* ''[[Giovanni Falcone (film)|Giovanni Falcone]]'', regia di [[Giuseppe Ferrara]] (1993)
* ''[[Il giudice ragazzino]]'', regia di [[Alessandro Di Robilant]] ([[1994]])
* ''[[Un eroe borghese]]'', regia di [[Michele Placido]] ([[1995]])
* ''[[Palermo Milano solo andata]]'', regia di [[Claudio Fragasso]] (1995)
* ''[[Testimone a rischio]]'', regia di [[Pasquale Pozzessere]] (1996)
* ''[[Tano da morire]]'', regia di [[Roberta Torre]] ([[1997]])
* ''[[I giudici - Excellent Cadavers]]'', regia di [[Ricky Tognazzi]] ([[1999]])
* ''[[Placido Rizzotto (film)|Placido Rizzotto]]'', regia di [[Pasquale Scimeca]] ([[2000]])
* ''[[I cento passi]]'', regia di [[Marco Tullio Giordana]] (2000)
* ''[[Gli angeli di Borsellino]]'', regia di [[Rocco Cesareo]] ([[2003]])
* ''[[Segreti di Stato (film)|Segreti di Stato]]'', regia di [[Paolo Benvenuti]] (2003)
* ''[[Alla luce del sole (film)|Alla luce del sole]]'', regia di [[Roberto Faenza]] ([[2005]])
* ''[[L'uomo di vetro (film)|L'uomo di vetro]]'', regia di [[Stefano Incerti]] ([[2007]])
* ''[[Milano Palermo - Il ritorno]]'', regia di [[Claudio Fragasso]] (2007)
* ''[[Il dolce e l'amaro]]'', regia di [[Andrea Porporati]] (2007)
* ''[[La siciliana ribelle]]'', regia di [[Marco Amenta]] (2007)
* ''[[La mafia uccide solo d'estate]]'', regia di [[Pif (conduttore televisivo)|Pif]] ([[2013]])
* ''[[La trattativa]]'', regia di [[Sabina Guzzanti]] ([[2014]])
* ''[[Era d'estate]]'', regia di [[Fiorella Infascelli]] ([[2016]])
* ''[[In guerra per amore]]'', regia di [[Pif (conduttore televisivo)|Pif]] ([[2016]])
* ''[[Sicilian Ghost Story]]'', regia di [[Fabio Grassadonia e Antonio Piazza]] ([[2017]])
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=== Televisione ===
{{div col}}
* ''[[La piovra (miniserie televisiva)|La piovra]]'', regia di [[Damiano Damiani]] ([[1984]])
* ''[[La piovra 2]]'', regia di [[Florestano Vancini]] ([[1986]])
* ''[[Il cugino americano]]'', regia di [[Giacomo Battiato]] ([[1986]])
* ''[[La piovra 3]]'', regia di [[Luigi Perelli]] ([[1987]])
* ''[[La piovra 4]]'', regia di [[Luigi Perelli]] ([[1989]])
* ''[[La piovra 5 - Il cuore del problema]]'', regia di [[Luigi Perelli]] ([[1990]])
* ''[[Donna d'onore (miniserie televisiva)|Donna d'onore]]'', regia di [[Stuart Margolin]] ([[1990]])
* ''[[La piovra 6 - L'ultimo segreto]]'', regia di [[Luigi Perelli]] ([[1992]])
* ''[[Donna d'onore 2]]'', regia di [[Ralph L. Thomas]] ([[1993]])
* ''[[La piovra 7 - Indagine sulla morte del commissario Cattani]]'', regia di [[Luigi Perelli]] ([[1995]])
* ''[[La piovra 8 - Lo scandalo]]'', regia di [[Giacomo Battiato]] ([[1997]])
* ''[[La piovra 9 - Il patto]]'', regia di Giacomo Battiato ([[1998]])
* ''[[Ultimo (miniserie televisiva)|Ultimo]]'', regia di [[Stefano Reali]] (1998)
* ''[[Ultimo - La sfida]]'', regia di [[Michele Soavi]] ([[1999]])
* ''[[Operazione Odissea]]'', regia di [[Claudio Fragasso]] (1999)
* ''[[Donne di mafia]]'', regia di [[Giuseppe Ferrara]] ([[2000]])
* ''[[La piovra 10]]'', regia di [[Luigi Perelli]] ([[2001]])
* ''[[L'attentatuni]]'', regia di [[Claudio Bonivento]] (2001)
* ''[[Ultimo - L'infiltrato]]'', regia di [[Michele Soavi]] ([[2004]])
* ''[[Paolo Borsellino (miniserie televisiva)|Paolo Borsellino]]'', regia di [[Gianluca Maria Tavarelli]] (2004)
* ''[[Joe Petrosino (miniserie televisiva 2006)|Joe Petrosino]]'', regia di [[Alfredo Peyretti]] ([[2006]])
* ''[[L'onore e il rispetto]]'', regia di [[Salvatore Samperi]], [[Luigi Parisi]] e [[Alessio Inturri]] ([[2006]]-[[2017]])
* ''[[Giovanni Falcone - L'uomo che sfidò Cosa Nostra]]'', regia di [[Andrea Frazzi]] e [[Antonio Frazzi]] (2006)
* ''[[La vita rubata]]'', regia di [[Graziano Diana]] (2007)
* ''[[L'ultimo dei corleonesi]]'', regia di [[Alberto Negrin]] ([[2007]])
* ''[[Il capo dei capi]]'', regia di [[Enzo Monteleone]] e [[Alexis Sweet]] (2007)
* ''[[L'ultimo padrino (miniserie televisiva 2008)|L'ultimo padrino]]'', regia di [[Marco Risi]] ([[2008]])
* ''[[Squadra antimafia - Palermo oggi]]'', regia di [[Pier Belloni]], [[Beniamino Catena]], [[Kristoph Tassin]], [[Samad Zarmandili]] e [[Renato De Maria]] ([[2009]]-[[2016]])
* ''[[Paolo Borsellino - I 57 giorni]]'', regia di [[Alberto Negrin]] ([[2012]])
* ''[[Cesare Mori - Il prefetto di ferro]]'', regia di [[Gianni Lepre]] (2012)
* ''[[Ultimo - L'occhio del falco]]'', regia di Michele Soavi ([[2013]])
* ''[[Baciamo le mani - Palermo New York 1958]]'', regia di [[Eros Puglielli]] (2013)
* ''[[Felicia Impastato (film)|Felicia Impastato]]'', regia di [[Gianfranco Albano]] ([[2016]])
* ''[[Romanzo siciliano (miniserie televisiva)|Romanzo siciliano]]'', regia di [[Lucio Pellegrini]] (2016)
* ''[[Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo]]'', regia di [[Ricky Tognazzi]] (2016)
* ''[[Catturandi - Nel nome del padre]]'', regia di [[Fabrizio Costa]] (2016)
* ''[[La mafia uccide solo d'estate (serie televisiva)|La mafia uccide solo d'estate]]'', regia di [[Luca Ribuoli]] (2016-2018)
* ''[[Maltese - Il romanzo del Commissario]]'', regia di [[Gianluca Maria Tavarelli]] ([[2017]])
* ''[[Rosy Abate - La serie]]'', regia di [[Beniamino Catena]] (dal 2017)
* ''[[Liberi sognatori]]'', regia di [[Graziano Diana]], [[Michele Alhaique]], [[Stefano Mondini]] e [[Renato De Maria]] ([[2018]])
* ''[[Rocco Chinnici (film)|Rocco Chinnici - È così lieve il tuo bacio sulla fronte]]'', regia di [[Michele Soavi]] (2018)
* ''[[Il cacciatore (serie televisiva 2018)|Il cacciatore]]'', regia di [[Stefano Lodovichi]] e [[Davide Marengo]] (2018)
* ''[[Prima che la notte]]'', regia di [[Daniele Vicari]] (2018)
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== Note ==
<references/>
 
==Voci Bibliografia correlate==
*[[Località della Contea di Miami-Dade]]
I testi indicati sono in ordine cronologico di pubblicazione.
=== Saggi ===
==== Storia generale e sociologia di Cosa nostra ====
* [[Michele Pantaleone]], ''Mafia e politica: 1943-1962'', prefazione di Carlo Levi, Torino, Einaudi, 1962.
* [[Gaetano Falzone]], ''Storia della mafia'', Pan, Milano, 1975.
* [[Norman Lewis]], ''The Honoured Society. The Mafia Conspiracy observed'', London, Collins, [[1964]]; Harmondsworth: Penguin, 1967; con il titolo ''The Honoured Society. The Sicilian Mafia observed'', epylogue by Marcello Cimino, London, Eland, 1984.
* Giuseppe Casarrubea e Pia Blandano, ''L'educazione mafiosa. Strutture sociali e processi di identità'', Palermo Sellerio, [[1991]].
* Diego Gambetta, ''La mafia siciliana. Un'industria della protezione privata'', Torino, Einaudi, [[1992]].
* Salvatore Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Roma, Donzelli, 1993
* [[Salvatore Lupo]], ''Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni'', Roma, Donzelli, [[1993]], 2004.
* Giuseppe Casarrubea, ''Gabbie strette. L'educazione in terre di mafia: identità nascoste e progettualità del cambiamento'', Palermo, Sellerio, [[1996]].
* [[Alessandra Dino]], ''Mutazioni. Etnografia del mondo di Cosa Nostra'', Palermo, La Zisa, ([[2002]]).
* Giuseppe Carlo Marino. ''Storia della mafia. Dall'"Onorata società" a "Cosa nostra", la ricostruzione critica di uno dei più inquietanti fenomeni del nostro tempo'', Roma, Newton & Compton editori, [[1998]], seconda edizione accresciuta, [[2006]].
* John Dickie, ''Cosa nostra. A history of the sicilian mafia'', London: Hodder & Stoughton, [[2004]]. Edizione italiana: ''Cosa nostra. Storia della mafia siciliana'', traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Bari, Laterza, 2005.
* Mario Siragusa, ''Baroni e briganti. Classi dirigenti e mafia nella Sicilia del latifondo, 1861-1950'', Milano, Franco Angeli, [[2004]].
* [[Alessandra Dino]], ''La mafia devota. Chiesa, religione e Cosa Nostra'', Bari, [[Giuseppe Laterza e figli]], ([[2008]]).
* [[Alessandra Dino]], ''Gli ultimi padrini. Indagine sul [[governo]] di [[Cosa Nostra]]'', [[Roma]]-[[Bari]], [[Editore Laterza]], [[2011]].
* [[Carlo Ruta]], ''Narcoeconomy. Business e mafie che non conoscono crisi'', Castelvecchi Editore, Roma, 2011.
* [[Giuseppe Carlo Marino]], Storia della Mafia, Newton e Compton, Roma, 3^ edizione, 2012.
 
==Altri progetti==
==== Cosa nostra durante il fascismo ====
{{interprogetto}}
* [[Giuseppe Tricoli]], ''Il Fascismo e la lotta contro la mafia'', [[ISSPE]], [[1988|1986]].
* Arrigo Petacco, ''Il prefetto di ferro'', Milano, Mondadori, [[1975]], 2004.
* Christopher Duggan, ''Fascism and the Mafia'', New Haven (CT), Yale University Press, [[1989]]. Traduzione italiana, ''La mafia durante il Fascismo'', prefazione di Denis Mack Smith, traduzione di Patrizia Niutta, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 1992.
* Salvatore Porto, ''Mafia e fascismo. Il prefetto Mori in Sicilia'', Messina, Siciliano, [[2001]].
* Roberto Olla, ''Padrini. Alla ricerca del Dna di Cosa nostra'', prefazione di Giuseppe Carlo Marino, Milano, Mondadori, [[2003]].
* Salvatore Lupo, ''Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni'', Roma, Donzelli, 1993, 2004.
*Arrigo Petacco, Il Prefetto di Ferro. L'Uomo di Mussolini che Mise in Ginocchio la Mafia, Mondadori, Milano, 2004.
 
==== Cosa nostra dal dopoguerra a oggi ====
* [[Giovanni Falcone]], ''Cose di Cosa Nostra'', in collaborazione con Marcelle Padovani, Milano, Rizzoli, [[1991]], 2004.
* Manfredi Giffone, Fabrizio Longo, Alessandro Parodi, ''[http://www.einaudi.it/speciali/Giffone-Longo-Parodi-Un-fatto-umano Un fatto umano - Storia del pool anfimatia]'', Einaudi Stile Libero, 2011, graphic novel, ISBN 978-88-06-19863-3
* [[Attilio Bolzoni]] e [[Giuseppe D'Avanzo]], ''La giustizia è cosa nostra. Il caso Carnevale tra delitti e impunità'', Milano, Mondadori, [[1995]].
* Carlo Ruta, ''Il binomio Giuliano-Scelba. Un mistero della Repubblica?'', Soveria Mannelli, Rubettino, [[1995]].
* Giuseppe Casarrubea, ''Portella della Ginestra, Microstoria di una strage di Stato'', Milano, Franco Angeli, [[1997]], 2002.
* Leo Sisti e Peter Gomez, ''L'intoccabile. Berlusconi e Cosa nostra'', Milano, Kaos, [[1997]]
* Giuseppe Casarrubea, ''Fra' Diavolo e il governo nero. Doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra'', introduzione di Giuseppe De Lutiis, Milano, Franco Angeli, [[1998]], 2000.
* Hanspeter Oschwald, ''Einer gegen die Mafia''. Edizione italiana: ''Orlando, un uomo contro. Il sindaco antimafia'', a cura di Sergio Buonadonna, traduzione di Paolo Caropreso, Genova, De Ferrari, [[1999]].
* Umberto Santino, ''Storia del movimento antimafia: dalla lotta di classe all'impegno civile'', Roma, Editori Riuniti, [[2000]].
* Alfio Caruso, ''Da Cosa nasce Cosa. Storia della Mafia dal 1943 ad oggi'', Milano, Longanesi, [[2000]], 2005.
* Giuseppe Casarrubea, ''Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti'', Milano, Franco Angeli, [[2001]].
* Leone Zingales, ''Provenzano. Il re di Cosa Nostra. La vera storia dell'ultimo padrino'', Pellegrini, [[2001]].
* Leone Zingales, ''La mafia negli anni '60 in Sicilia. Dagli affari nell'edilizia alla prima guerra tra clan, fino al processo di Catanzaro'', TEV Registri Vaccaro, [[2003]].
* ''Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani, 1943-1947'', a cura di Nicola Tranfaglia, note di Giuseppe Casarrubea, Milano, Bompiani, [[2004]].
* Francesco Forgione, ''Amici come prima. Storie di mafia e politica nella Seconda Repubblica'', Roma, Editori Riuniti, [[2004]].
* Saverio Lodato, ''Venticinque anni di mafia. C'era una volta la lotta alla mafia'', Milano, Rizzoli, [[2004]].
* Enrico Bellavia e Salvo Palazzolo, ''Voglia di mafia. Le metamorfosi di Cosa nostra da Capaci a oggi'', prefazione di Gian Carlo Caselli, Roma, Carocci, [[2004]].
* Giuseppe Casarrubea, ''Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella delle Ginestre'', introduzione di Nicola Tranfaglia, Milano, Bompiani, [[2005]].
* ''L'amico degli amici. Perché Marcello Dell'Utri è stato condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa'', a cura di [[Peter Gomez]] e [[Marco Travaglio]], Milano, Rizzoli, [[2005]].
* Saverio Lodato e [[Marco Travaglio]], ''Intoccabili. Perché la mafia è al potere'', Milano, Rizzoli, [[2005]].
* Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini, ''La mafia è bianca'', presentazione di [[Michele Santoro]], Milano, Rizzoli, [[2005]].
* Nicola Andrucci, ''Cosa Nostra, attacco allo Stato'', Montedit, 2006.
* Saverio Lodato, ''Trent'anni di mafia. Storia di una guerra infinita'', Milano, Rizzoli (BUR Saggi), [[2006]]
* Giuseppe Bascietto, Claudio Camarca, [[Pio La Torre]], ''Una Storia Italiana'', [[Aliberti editore]], prefazione del Presidente della Repubblica [[Giorgio Napolitano]], 2008.
* [[Giuseppe Ayala]], ''Chi ha paura muore ogni giorno'', [[Mondadori editore]], 2008.
*Paola Baroni e Paolo Benvenuti, Segreti di Stato. Dai Documenti al film, Fandango Libri, 2003.
 
=== Opere di narrativa ===
* [[Luigi Natoli]] (William Galt), ''[[I Beati Paoli (romanzo)|I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano]]'', 2 volumi, Palermo, La Gutenberg, 1925; Milano, Edizioni La Madonnina, 1949; Palermo, Flaccovio Editore, con un saggio introduttivo di [[Umberto Eco]] e note storiche e bio-bibliografiche di Rosario La Duca, 1971, 2003.
* Luigi Garlando, ''"Per questo mi chiamo giovanni" Da un padre a un figlio il racconto della vita di Giovanni Falcone'', prefazione di Maria Falcone, Fabbri Editori, ristampe nel 2007 3-4&nbsp;2008 5-6&nbsp;2009 7-8 9-10.
* [[Giorgio Di Vita]], ''[[Non con un lamento|Peppino Impastato, vertigini di memorie]]'', Palermo, Navarra Editore, 2010.
 
== Voci correlate ==
{{div col}}
* [[Bombe del 1992-1993]]
* [[Capomandamento]]
* [[Clan dei Corleonesi]]
* [[Capodecina]]
* [[Commissione interprovinciale]]
* [[Commissione provinciale]]
* [[Commissione parlamentare antimafia]]
* [[Cosa nostra statunitense]]
* [[Cosca]]
* [[Famiglia (mafia)]]
* [[Golpe Borghese]]
* [[Mafia]]
* [[Mandamento (cosa nostra)]]
* [[Maxiprocesso di Palermo]]
* [[Maxiprocesso di Messina]]
* [[Movimento per l'Indipendenza della Sicilia]]
* [['Ndrangheta]]
* [[Operazione Old Bridge]]
* [[Operazione Perseo]]
* [[Organizzazione criminale]]
* [[Papello]]
* [[Picciotto]]
* [[Pool antimafia]]
* [[Prima guerra di mafia]]
* [[Pizza connection]]
* [[Punciuta]]
* [[Rapporto Sangiorgi]]
* [[Rapporti tra cosa nostra e fascismo]]
* [[Sacra Corona Unita]]
* [[Sacco di Palermo]]
* [[Salvatore Giuliano]]
* [[Seconda guerra di mafia]]
* [[Stidda]]
* [[Trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra]]
* [[Vittime di Cosa nostra in Italia]]
* [[Organizacija]]
* [[Rito peloritano]]
{{div col end}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Cosa Nostra|v=Storia della mafia}}
{{Interprogetto/notizia|Provenzano arrestato dalla Polizia|data=11 aprile 2006}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://maps.google.com/maps/ms?ie=UTF8&hl=en&msa=0&msid=105181554361788148572.000479764bfb9e7294c0d&ll=37.374523,14.265747&spn=3.003206,5.817261&z=8|titolo=La mappa di Cosa Nostra in Sicilia}}
* {{cita web|url=http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/03/02/news/mafia_al_nord_la_verit_negata-102063713/?ref=HREC1-28#lamappa|titolo=Espansione di Cosa nostra (ed altre mafie) in Italia nel 2014}}
 
{{Cosa Nostra}}
{{Crimine organizzato in Europa}}
{{Mafie italiane}}
{{Mafie internazionali}}
 
{{ControlloContea di autoritàMiami-Dade}}
{{Portale|Sicilia|sociologiaStati Uniti d'America}}
 
[[Categoria:CosaLocalità nostra|della Contea di Miami-Dade]]