Ventimiglia (famiglia) e Padova: differenze tra le pagine

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{{Nota disambigua}}
[[File:Coat of arms of the House of Irache, Marquis of Irache, Grandee of Spain.gif|right|thumbnail|Blasone della famiglia Ventimiglia di Geraci (conti di Ventimiglia e [[Altavilla]])]]
{{organizzare|La voce non risponde agli standard richiesti da [[Wikipedia:Modello di voce/Centro abitato]] nell'impostazione e nei contenuti. Molte sezioni sono prive di fonti...}}
I '''Ventimiglia''' costituiscono una linea di discendenza [[Sicilia|siciliana]] di un lignaggio [[Liguria|ligure]], di probabile origine [[Franchi|franca]], molto potente e influente nella storia culturale, politica ed economica dell'isola - e non solo - dal [[XIII secolo]] al [[XIX secolo]]. Per lunghi tratti della seconda metà del [[Trecento]] ressero un'ampia [[Signorie|signoria]] indipendente, riconosciuta, tra gli altri, dallo [[Stato della Chiesa]], nel periodo dei cosiddetti Quattro Vicari del [[Regno di Sicilia]].
{{Divisione amministrativa
|Nome = Padova
|Panorama = Panorama padova.jpg
|Didascalia =
|Bandiera = Padova-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma = CoA_Padova.svg
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Veneto
|Divisione amm grado 2 = Padova
|Amministratore locale = [[Sergio Giordani (imprenditore)|Sergio Giordani]]
|Partito = Indipendente di [[centro-sinistra]]
|Data elezione = 28-06-2017
|Data istituzione =
|Altitudine =
|Abitanti = 210912
|Note abitanti = [http://www.padovanet.it/sites/default/files/attachment/La%20demografia%20del%20mese0419.pdf Dato Comune di Padova] - Popolazione residente al 30 novembre 2018
|Aggiornamento abitanti = 30-12-2018
|Sottodivisioni = ''nessuna''<ref>lo [http://www.comune.padova.it/allegati/C_1_Allegati_1224_Allegato.pdf statuto comunale] prevede la suddivisione in [[Padova#Quartieri e unità urbane|quartieri]]</ref>
|Divisioni confinanti = [[Abano Terme]], [[Albignasego]], [[Cadoneghe]], [[Legnaro]], [[Limena]], [[Noventa Padovana]], [[Ponte San Nicolò]], [[Rubano]], [[Saonara]], [[Selvazzano Dentro]], [[Vigodarzere]], [[Vigonovo]] (VE), [[Vigonza]], [[Villafranca Padovana]]
|Zona sismica = 4
|Gradi giorno =
|Nome abitanti = padovani, patavini
|Patrono = [[Prosdocimo di Padova|san Prosdocimo]],<br />[[sant'Antonio di Padova]],<br />[[Giustina di Padova|santa Giustina]],<br />[[Daniele di Padova|san Daniele di Padova]]
|Festivo = 13 giugno
|PIL =
|PIL procapite =
|Mappa = Map of comune of Padua (province of Padua, region Veneto, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Padova all'interno dell'omonima provincia
|Sito = http://www.padovanet.it
|Diffusività =
}}
'''Padova''' (<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/ˈpadova/|it}}<ref>{{Dipi|Padova}}</ref>, {{audio|It-Padova.ogg}}; ''Pàdova''<ref>[http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2012/03/02/NZ_49_02.html La voce di Umberto Marcato un inno alla «Vecia Padova»], ''[[Il Mattino di Padova]]''</ref>, ''Pàdoa'' o ''Pàoa'', anticamente anche ''Pàva'' in [[Lingua Veneta|veneto]]; ''Patavium'' in [[lingua latina|latino]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:210912}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti"/>, capoluogo della [[provincia di Padova|provincia omonima]] in [[Veneto]]. È il terzo<ref>[http://www.tuttitalia.it/veneto/38-comuni/popolazione/ Comuni veneti per popolazione], tuttitalia.it</ref> comune della regione per popolazione dopo [[Venezia]] e [[Verona]] (quattordicesimo a livello nazionale) e il più densamente popolato,<ref>[http://www.tuttitalia.it/veneto/38-comuni/densita/ Comuni veneti per densità], tuttitalia.it</ref> fulcro di un'[[Area metropolitana di Padova|area metropolitana]] di oltre 400 000 abitanti.
 
Secondo l<nowiki>'</nowiki>''[[Eneide]]'' virgiliana, la città sarebbe nata per mano di [[Antenore]], principe troiano (Virgilio, Eneide, 1, 247 - 249), nell'anno 1185 a.C., una tradizione che fa di Padova una delle più antiche città della penisola, e la più antica del [[Veneto]]. Sebbene la fondazione sia leggendaria<ref>[https://padovaedintorni.blogspot.it/2012/09/padova-e-la-sua-storia-la-fondazione.html Padova E Dintorni: Padova E La Sua Storia: La Fondazione<!-- Titolo generato automaticamente -->],</ref> i dati archeologici hanno confermato l'antichissima origine della città, sviluppatasi tra il XIII e XI secolo a.C. e legata alla civiltà dei [[Veneti|Veneti antichi]].
 
La [[Città d'Italia|città]] è stata una delle capitali culturali del Trecento: le testimonianze pittoriche del [[XIV secolo]] - tra tutte, il ciclo di [[Giotto]] alla [[Cappella degli Scrovegni]] - la rendono nodo cruciale negli sviluppi dell'arte occidentale. Lo splendore artistico trecentesco fu uno dei frutti del gran fervore culturale favorito dalla signoria dei [[Carraresi]] che resero Padova uno dei principali centri del [[preumanesimo]].
A Padova, tra il [[XIV secolo]] e il [[XV secolo]] si sviluppò in concomitanza con [[Firenze]] una imponente corrente culturale ''votata all'antico'' che tramuterà nel [[Rinascimento padovano]], e influenzerà la compagine artistica dell'intera Italia settentrionale del [[Quattrocento]]. Dal [[1222]] è sede di una prestigiosa [[Università di Padova|università]] che si colloca tra le più antiche del mondo.
 
[[Cattedrale di Padova|Sede vescovile]] a capo di una delle [[Diocesi di Padova|diocesi]] più estese ed antiche d'Italia è universalmente conosciuta anche come la ''città del Santo,'' appellativo con cui viene chiamato a Padova [[Sant'Antonio di Padova|sant'Antonio]], il famoso [[ordine francescano|francescano]] [[portoghesi|portoghese]], nato a [[Lisbona]] nel [[1195]], che visse in città per alcuni anni e vi morì il 13 giugno<ref>È la data tuttora celebrata come ''festa del Santo'' dai padovani.</ref> [[1231]]. I resti del Santo sono conservati nella [[Basilica di Sant'Antonio (Padova)|Basilica di Sant'Antonio]], importante meta di pellegrinaggio della cristianità e uno dei monumenti principali cittadini. [[Antonio di Padova|Antonio]] è uno dei quattro santi patroni della città con [[Giustina di Padova|Giustina]], [[Prosdocimo di Padova|Prosdocimo]] e [[San Daniele di Padova|Daniele]]. A Padova si venerano pure le reliquie di [[San Luca evangelista|san Luca]], [[san Mattia]] e [[san Leopoldo Mandić]].
Nel 1829, Padova fu la sede del primo [[rabbino|Convitto Rabbinico]], importante istituzione dell'[[ebraismo]] italiano<ref>[http://www.ucei.it/?cat=8&pag=89 Collegio Rabbinico] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140407140503/http://ucei.it/?cat=8&pag=89 |data=7 aprile 2014 }}, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane</ref>.
 
Da Padova deriva la celebre forma di danza "[[pavana]]".
 
Nel [[1524]], a Padova fu costruito per la prima volta dopo l'[[età classica]] uno spazio interamente dedicato alle rappresentazioni teatrali, la [[Loggia e Odeo Cornaro|Loggia Cornaro]]; mentre il 25 febbraio 1545 si costituì legalmente, con atto notarile, una compagnia di comici teatranti, la prima testimonianza al mondo di una società di commedianti professionisti, nascita simbolica della [[Commedia dell'Arte]]<ref>http://padovacultura.padovanet.it/it/attivita-culturali/giornata-mondiale-della-commedia-dellarte-2015</ref>.
''[[La bisbetica domata]]'', commedia di [[William Shakespeare]], è ambientata a Padova.
 
== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
[[File:Mappa padova.jpg|right|350px|Mappa di Padova e dei suoi quartieri]]
Padova è collocata all'estremità orientale della [[Pianura Padana]], circa 10&nbsp;km a nord dei [[Colli Euganei]] e circa 20&nbsp;km a ovest della [[Laguna di Venezia]]. Il territorio comunale si sviluppa su 93&nbsp;km² interamente pianeggianti e solcati da vari corsi d'acqua, che hanno dato nei secoli la forma e la protezione alla città.
 
La città poggia su un terreno composto di materiali fini e limoso-sabbiosi, mentre i sedimenti ghiaiosi sono rari. La distribuzione dei vari livelli stratigrafici è molto irregolare a causa delle frequenti divagazioni e variazioni che i corsi dei suoi fiumi hanno subito durante l'ultima era geologica (si veda per esempio la [[rotta della Cucca]]). A ovest della città, nelle aree rurali del quartiere Montà sono ben visibili vari paleoalvei del fiume Brenta.
 
Confina:
* a nord con [[Cadoneghe]], [[Limena]], [[Vigodarzere]], [[Villafranca Padovana]]
* a est con [[Legnaro]], [[Noventa Padovana]], [[Saonara]], [[Vigonovo]], [[Vigonza]]
* a ovest con [[Abano Terme]], [[Rubano]], [[Selvazzano Dentro]]
* a sud con [[Albignasego]], [[Ponte San Nicolò]]
 
Per quanto riguarda il [[Classificazione sismica|rischio sismico]], Padova è classificata nella zona 4 (sismicità irrilevante) dall'Ordinanza PCM 3274 del 20/03/2003<ref>[http://www.zonasismica.it/classificazione/stat_reg_vecchia.asp?regione=05 Tratto da zonasismica.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090327065300/http://www.zonasismica.it/classificazione/stat_reg_vecchia.asp?regione=05 |data=27 marzo 2009 }} URL consultato il 15-02-2008.</ref>.
 
====Idrografia====
[[File:Canals in Padua - Ponte delle Torricelle.jpg|thumb|left|Veduta dal ''Ponte delle Torreselle'']]
La città è nata e si è sviluppata all'interno dei bacini idrografici dei fiumi [[Brenta (fiume)|Brenta]] e [[Bacchiglione]], che hanno fortemente condizionato il tessuto urbano e presentano scorci suggestivi in molti angoli della città<ref>[http://www.padovanet.it/allegati/C_1_Allegati_1116_Allegato.pdf ''Padova città d'acque'', pubblicazione in PDF del comune]</ref>.
 
In passato, tali corsi d'acqua erano fondamentali per l'economia cittadina, in particolar modo per la presenza di numerosi [[Mulino#Per forza sfruttata|mulini]] e per la loro funzione commerciale, secondariamente per congiungere tramite barche la città con la vicina Venezia e gli altri centri della provincia di Padova. Inoltre, i canali hanno rappresentato a lungo un valido complemento delle opere di fortificazione della città.
Le opere di ingegneria fluviale che si sono susseguite nel corso dei secoli, soprattutto per impulso del [[Magistrato alle Acque]] della [[Repubblica di Venezia]], hanno permesso di ridurre il rischio di esondazioni che interessano il tessuto urbano della città; gli ultimi grandi lavori risalgono però all'[[XIX secolo|Ottocento]]. L'attuale complesso sistema di collegamenti e chiuse tra i canali cittadini è in grado di gestire e far defluire onde di piena anche significative, senza gravi pericoli per la città. Le aree a rischio, solo in presenza di piene di dimensioni eccezionali, sono la zona sud-orientale di [[Terranegra]] (il cui nome deriva dalle esondazioni a cui era spesso soggetta nei secoli passati), e quella sud-occidentale di [[Paltana]]<ref>[http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2010/11/02/news/piena-del-bacchiglione-notte-di-paura-a-padovasalta-l-argine-a-ponte-san-nicolo-foto-1.1223659 Piena del Bacchiglione, notte di paura a Padova. Salta l'argine a Ponte San Nicolò], [[Il Mattino di Padova]] del 2 novembre 2010</ref>.
 
[[File:Riviera san benedetto 1.JPG|thumb|Canale in riviera San Benedetto]]
 
I corsi d'acqua cittadini principali sono:
* [[Brenta (fiume)|Brenta]], che ha origine dai laghi di [[Lago di Levico|Levico]] e [[Lago di Caldonazzo|Caldonazzo]], e delimita il quartiere Nord dai comuni limitrofi.
* [[Bacchiglione]], che nasce dalle risorgive tra [[Dueville]] e [[Villaverla]] in [[provincia di Vicenza]]; dopo aver ricevuto a Tencarola le acque del [[Brenta (fiume)|Brenta]] tramite il canale Brentella, entra in città al Bassanello da ovest dove si divide in tre tronchi:
* [[Canale di Battaglia]], canale artificiale del [[XII secolo]] che si distacca dal fiume Bacchiglione in località Bassanello (nella periferia meridionale della città) per dirigersi verso i centri a sud della provincia, ricongiungendosi poi attraverso una rete di canali con il tratto finale del fiume.
* [[Bacchiglione#Canale Scaricatore|Canale Scaricatore]], che volge verso est convogliando all'esterno della città la maggior parte delle acque del fiume. Fu costruito dal governo austriaco nel 1830, su un progetto della repubblica Serenissima, per regolamentare le piene del fiume, e rimaneggiato nell'anno 1920.
* [[Bacchiglione#Canali interni di Padova|Tronco Maestro]] che scorre verso nord costeggiando il centro storico ad ovest e a nord fino alle Porte Contarine; fungeva da canale difensivo per il lato nord-ovest delle mura duecentesche. Era utilizzato soprattutto per la navigazione.
* [[Naviglio Interno]], che si dirama dal Tronco Maestro, attraversa il centro storico a sud e ad est, seguendo quello che era il percorso del ''Medoacus'' e si ricongiunge con il ramo principale alle Porte Contarine. Era utilizzato soprattutto per alimentare i mulini e se ne distaccano diversi canali secondari, tra i quali il canale di Santa Chiara che esce dalla città verso sud-est per ricongiungersi poco oltre con il canale Piovego.
* [[Canale Piovego]], che ha origine dalla confluenza del Tronco Maestro e del Naviglio Interno presso le Porte Contarine e prosegue verso il [[Brenta (fiume)|Brenta]] e [[Venezia]], delimitando a nord le mura cinquecentesche.
[[File:Contar-2b.jpg|thumb|Le Porte Contarine]]
* [[Canale Brentella]], scavo del [[XIV secolo]] nell'attuale periferia ovest di Padova, che porta al Bacchiglione le acque del [[Brenta (fiume)|Brenta]].
 
A partire dagli [[anni 1950|anni cinquanta]], le opere di interramento dei canali cittadini, in particolar modo del Naviglio Interno (oggi Riviera Ponti Romani), ne hanno decretato un lungo periodo di abbandono ed hanno alterato irreparabilmente lo stretto connubio tra Padova e le sue acque. È solo negli [[anni 1990|anni novanta]] che si è assistito ad un recupero delle vie d'acqua cittadine, ora percorse nuovamente da imbarcazioni; nei primi anni del terzo millennio sono stati eseguiti lavori volti a promuovere il turismo fluviale.
 
=== Le aree verdi ===
[[File:OrtoBotPadova Porta ovest.jpg|thumb|left|L'[[Orto botanico di Padova|Orto Botanico]] patrimonio dell'UNESCO]]
{{vedi anche|Aree verdi di Padova}}
Secondo dati del 2005, la città di Padova può vantare 2.512.945&nbsp;m² di [[verde pubblico]], di cui 1.680.939&nbsp;m² di verde attrezzato (compresi i parchi-giochi per bambini, le piste ciclabili, i campi polivalenti ecc.), che corrispondono a 11,91&nbsp;m² di verde per abitante e al 2,69% della superficie comunale<ref>Dati pubblicati nel libretto ''Naturalmente Padova... Tre percorsi per scoprire una città che allarga i suoi confini verdi'' (maggio 2007, edito dal Comune di Padova).</ref>. Nel [[2006]] Padova ha vinto il primo premio ''La città per il verde'', assegnato in occasione della manifestazione ''[[euroflora|Euroflora 2006]]'' svoltasi a [[Genova]]<ref>Fonte: pubblicazione ''Naturalmente Padova'', distribuita alla cittadinanza dal Comune di Padova.</ref>.
 
Tra gli spazi verdi spicca l'[[Orto botanico di Padova|Orto Botanico]], patrimonio [[UNESCO]] ed il [[Parco Treves de Bonfili]] progettato da [[Giuseppe Jappelli]].
 
=== Clima ===
{{vedi anche|Stazione meteorologica di Padova}}
La città presenta un clima tendenzialmente subcontinentale tipico della [[pianura padana]], mitigato tuttavia dalla vicinanza al Mar Adriatico. Dal punto di vista legislativo, il comune di Padova ricade nella ''[[Classificazione climatica dei comuni italiani|Fascia Climatica E]]'' con 2383 [[gradi giorno]],<ref>[http://www.confedilizia.it/clima-VENETO.htm Dati Confedilizia] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110520120004/http://www.confedilizia.it/clima-VENETO.htm |date=20 maggio 2011 }}. URL consultato il 15-02-2008.</ref> quindi il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile. Tuttora, per i dati climatici si fa riferimento alla stazione meteorologica dell'[[Orto botanico di Padova|Orto Botanico]], una di quelle da cui l'[[Agenzia regionale per la protezione ambientale|ARPAV]] raccoglie le informazioni inerenti al meteo urbano (l'altra si trova a [[Legnaro]], fuori dei confini comunali). Le temperature di seguito riportate fanno riferimento ai dati relativi al periodo che va dal 1951 al 2000<ref>{{Cita web|autore = Petrarca, Cogliani, Mancini, Spinelli|url = http://clisun.casaccia.enea.it/Pagine/Index.htm|titolo = Archivio Climatico ENEA|accesso = |data = }}</ref>.
 
{{ClimaAnnuale
| nome = Dati meteo<!-- Se non indicato, apparirà "Mese" -->
<!-- Temperature massime mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in °C), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| tempmax01 = 5.3<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| tempmax02 = 8.2
| tempmax03 = 12.7
| tempmax04 = 17.3
| tempmax05 = 22.2
| tempmax06 = 26.3
| tempmax07 = 28.8
| tempmax08 = 28.1
| tempmax09 = 24.1
| tempmax10 = 17.9
| tempmax11 = 11.4
| tempmax12 = 6.6
<!-- Temperature medie mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in °C), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| tempmedia01 = 2.1<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| tempmedia02 =4.3
| tempmedia03 =8.4
| tempmedia04 =12.7
| tempmedia05 =17.2
| tempmedia06 =21.1
| tempmedia07 =23.3
| tempmedia08 =22.7
| tempmedia09 =19.2
| tempmedia10 =13.7
| tempmedia11 =8
| tempmedia12 =
3.6<!-- Temperature minime mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in °C), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| tempmin01 = -1.1<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| tempmin02 = 0.4
| tempmin03 = 4.1
| tempmin04 = 8.1
| tempmin05 = 12.3
| tempmin06 = 15.9
| tempmin07 = 18.9
| tempmin08 = 17.3
| tempmin09 = 14.2
| tempmin10 = 9.5
| tempmin11 = 4.5
| tempmin12 = 0.6
<!-- Piovosità totali mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in mm), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| pioggia01 = 48<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| pioggia02 = 49
| pioggia03 = 68
| pioggia04 = 79
| pioggia05 = 82
| pioggia06 = 82
| pioggia07 = 60
| pioggia08 = 59
| pioggia09 = 67
| pioggia10 = 83
| pioggia11 = 82
| pioggia12 = 61
<!-- I giorni di pioggia (numero anche con cifre decimali, senza unità di misura), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| giornipioggia01 = 6<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| giornipioggia02 = 5
| giornipioggia03 = 7
| giornipioggia04 = 9
| giornipioggia05 = 9
| giornipioggia06 = 8
| giornipioggia07 = 7
| giornipioggia08 = 6
| giornipioggia09 = 7
| giornipioggia10 = 8
| giornipioggia11 = 8
| giornipioggia12 = 7
<!-- I giorni di gelo (numero anche con cifre decimali, senza unità di misura), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| giornigelo01 = 23<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| giornigelo02 = 18
| giornigelo03 = 5
| giornigelo04 = 0
| giornigelo05 = 0
| giornigelo06 = 0
| giornigelo07 = 0
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| giornigelo11 = 3
| giornigelo12 = 20
<!-- Umidità percentuali medie mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in %), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| umido01 = 80<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| umido02 = 73
| umido03 = 69
| umido04 = 70
| umido05 = 69
| umido06 = 70
| umido07 = 68
| umido08 = 69
| umido09 = 71
| umido10 = 74
| umido11 = 77
| umido12 = 81
<!-- Insolazioni giornaliere medie mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in h), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| elio01 = 3<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| elio02 = 4
| elio03 = 5
| elio04 = 6
| elio05 = 7
| elio06 = 9
| elio07 = 10
| elio08 = 9
| elio09 = 6
| elio10 = 4
| elio11 = 3
| elio12 = 2
<!-- Ventosità medie mensili, direzione (S-E-N-W-SSW-SSE-NNW-ecc.)
e valore (numero anche con cifre decimali, misurato in nodi), da gennaio (01) a dicembre (12) -->
| dir01 = ENE
| nodi01 = 2<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->
| dir02 = ENE
| nodi02 = 2
| dir03 = ENE
| nodi03 = 2
| dir04 = ESE
| nodi04 = 5
| dir05 = ESE
| nodi05 = 5
| dir06 = ESE
| nodi06 = 5
| dir07 = SSE
| nodi07 = 2
| dir08 = ESE
| nodi08 = 2
| dir09 = ESE
| nodi09 = 2
| dir10 = ENE
| nodi10 = 2
| dir11 = ENE
| nodi11 = 2
| dir12 = ENE
| nodi12 = 2
}}
 
A Padova si registrano anche temperature abbastanza basse, in particolare nel periodo che va dalla metà di dicembre alla metà di gennaio, dovute per lo più a masse di aria fredda sub-polare provenienti da nord (Scandinavia) o da est (Est europeo e Balcani) che non troppo spesso portano abbondanti precipitazioni nevose. Il triangolo Padova-Vicenza-Rovigo è la zona più nevosa della pianura veneta, con una media nivometrica annua storica per Padova e provincia che oscilla tra 10 e 30 centimetri, 15–20&nbsp;cm in città<ref>[http://marcopifferetti.altervista.org/carte-2008-2009/carta%2061-09.htm Nevosità 1961-2010]</ref><ref>[http://marcopifferetti.altervista.org/21-60-carta-nuova.gif Nevosità 1921-'60]</ref>; media inferiore a diverse zone del nord-ovest e dell'Emilia, ma maggiore rispetto a Liguria e ad altre zone pianeggianti del nord-est (Venezia, Verona, Udine).
 
La città soffre del problema del surriscaldamento urbano ed il centro annovera valori superiori alla provincia di ben un grado. È presente il fenomeno dell'inversione termica, con temperature diurne non superiori ai 3 gradi ed a volte inferiori agli 0&nbsp;°C nelle frequenti giornate nebbiose; negli ultimi anni il perdurare della nebbia anche durante il giorno è meno frequente, a differenza della Bassa Padovana, del Rodigino e dell'Emilia. Negli anni settanta e soprattutto nei novanta del XX secolo, la media nivometrica di Padova è calata, mentre negli anni sessanta, ottanta e nel decennio dal 2001 al 2010 si sono registrati valori maggiori; i record della seconda metà del XX secolo di accumulo nevoso per la città si verificarono nel 1956 e nel 1985 con 55&nbsp;cm.
 
Nell'inverno padovano vi sono giornate in cui la temperatura nelle ore più calde arriva a 12 gradi, e si ha una repentina caduta con valori leggermente superiori allo zero al calar della sera, con una notevole escursione termica.
L'esposizione alle correnti di bora e l'innevamento del suolo possono invece portare a temperature più rigide, con qualche grado sotto lo zero di notte. Il record assoluto è rappresentato dai -19.8&nbsp;°C registrati presso l'aeroporto nel gennaio 1985. Molto più rigido e nevoso era il clima invernale tra i secoli XVII e XIX, quando la neve permaneva a lungo al suolo, e le giornate "di ghiaccio" (cioè sempre sotto gli 0&nbsp;°C nelle 24h) erano piuttosto frequenti. Ricordiamo tuttavia che in quei secoli vennero annoverate temperature molto basse in molte zone d'Europa, periodo infatti noto come ''Piccola Età Glaciale'' (vedi [[Inverni freddi in Europa dal XV secolo]]).
 
Le estati sono calde, soleggiate e afose ma raramente insopportabili, benché negli ultimi anni si siano avuti picchi di calore che, per intensità e durata, hanno avvicinato o battuto i record storici. La temperatura più alta fu registrata all'Orto Botanico nell'agosto 2003 con +39.8&nbsp;°C.
 
A tal proposito vengono riportati i dati meteorologici principali riferiti al periodo 2000-2016 (stazione di Padova Orto Botanico). I suddetti dati sono stati resi disponibili dall'ARPAV<ref>http://www.arpa.veneto.it/dati-ambientali/open-data/clima/principali-variabili-meteorologiche</ref>.
 
{{ClimaAnnuale
|nome = Dati meteo<!-- Se non indicato, apparirà "Mese" -->
<!-- Temperature massime mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in °C), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|tempmax01 = 7.3<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->|tempmax02 = 9.6|tempmax03 = 14.5|tempmax04 = 19.1|tempmax05 = 24.0|tempmax06 = 27.9|tempmax07 = 30.2|tempmax08 = 29.9|tempmax09 = 24.8|tempmax10 = 18.7|tempmax11 = 12.8|tempmax12 = 8.1
<!-- Temperature medie mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in °C), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|tempmedia01 = 3.9<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->|tempmedia02 = 5.4|tempmedia03 = 9.7|tempmedia04 = 14.0|tempmedia05 = 18.7|tempmedia06 = 22.7|tempmedia07 = 24.7|tempmedia08 = 24.0|tempmedia09 = 19.4|tempmedia10 = 14.5|tempmedia11 = 9.5|tempmedia12 = 4.8<!-- Temperature minime mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in °C), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|tempmin01 = 1.5<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->|tempmin02 = 2.3|tempmin03 = 5.8|tempmin04 = 9.7|tempmin05 = 14.1|tempmin06 = 18.0|tempmin07 = 19.9|tempmin08 = 19.4|tempmin09 = 15.5|tempmin10 = 11.4|tempmin11 = 7.0|tempmin12 = 2.2
<!-- Piovosità totali mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in mm), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|pioggia01 = 57.7<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->|pioggia02 = 76.6|pioggia03 = 81.6|pioggia04 = 83.8|pioggia05 = 101.9|pioggia06 = 80.0|pioggia07 = 72.6|pioggia08 = 77.5|pioggia09 = 92.1|pioggia10 = 94.3|pioggia11 = 108.1|pioggia12 = 60.6
<!-- I giorni di pioggia (numero anche con cifre decimali, senza unità di misura), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|giornipioggia01 = 6<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->|giornipioggia02 = 6|giornipioggia03 = 7|giornipioggia04 = 9|giornipioggia05 = 9|giornipioggia06 = 7|giornipioggia07 = 6|giornipioggia08 = 7|giornipioggia09 = 6|giornipioggia10 = 8|giornipioggia11 = 8|giornipioggia12 = 6
<!-- I giorni di gelo (numero anche con cifre decimali, senza unità di misura), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|giornigelo01 = |giornigelo02 = |giornigelo03 = |giornigelo04 = |giornigelo05 = |giornigelo06 = |giornigelo07 = |giornigelo08 = |giornigelo09 = |giornigelo10 = |giornigelo11 = |giornigelo12 = 0
<!-- Umidità percentuali medie mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in %), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|umido01 = 82<!-- Se non vuoi far apparire la riga, non mettere il dato qui -->|umido02 = 76|umido03 = 72|umido04 = 71|umido05 = 69|umido06 = 67|umido07 = 65|umido08 = 69|umido09 = 73|umido10 = 81|umido11 = 84|umido12 = 82
<!-- Insolazioni giornaliere medie mensili (numero anche con cifre decimali, misurato in h), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|elio01 = |elio02 = |elio03 = |elio04 = |elio05 = |elio06 = |elio07 = |elio08 = |elio09 = |elio10 = |elio11 = |elio12 = 2
<!-- Ventosità medie mensili, direzione (S-E-N-W-SSW-SSE-NNW-ecc.)
e valore (numero anche con cifre decimali, misurato in nodi), da gennaio (01) a dicembre (12) -->|dir01 = NE|nodi01 = |dir02 = NE|nodi02 = |dir03 = NNE|nodi03 = |dir04 = NNE|nodi04 = |dir05 = NNE|nodi05 = |dir06 = NNE|nodi06 = |dir07 = NE|nodi07 = |dir08 = NE|nodi08 = |dir09 = NE|nodi09 = |dir10 = NE|nodi10 = |dir11 = NE|nodi11 = |dir12 = NNE|nodi12 = |Precipitazioni (mm)=}}
 
Frequentemente la città è soggetta a temporali estivi, che allo scontro di masse d'aria diverse (fronti freddi che interrompono la calura) possono diventare violenti, con grandinate e forti colpi di vento soprattutto nella prima metà di giugno e nell'ultima di agosto. Fra le diverse [[tornado|trombe d'aria]] che si sono verificate, particolari furono quella distruttiva dell'agosto 1756 e quella che sfiorò la città per poi investire [[Venezia]] nel settembre 1970.
 
La [[primavera]] e l'[[autunno]] sono stagioni di passaggio, per loro natura incerte e spesso turbolente. Sono generalmente le stagioni più piovose (la più secca è l'[[inverno]]) e presentano forti differenze termiche da mese a mese. Se marzo e novembre possono presentarsi come mesi invernali, con gelate e nevicate, ad aprile ed ottobre si possono anche godere i primi/ultimi caldi (pur se raramente ed a livelli gradevoli, non fastidiosi come l'afa estiva); mentre maggio e settembre hanno caratteristiche nettamente più vicine all'[[estate]], specialmente per quanto riguarda il primo mese autunnale, mentre l'ultimo mese primaverile è più frequentemente perturbato.
 
==== Temperature e precipitazioni annue dal 2002 ====
Vengono di seguito riportati alcuni dati climatologici fondamentali per quanto concerne il [[clima]] della città di Padova<ref>{{Cita web|autore = Comune di Padova|url = http://www.padovanet.it/allegati/C_1_Allegati_16168_Allegato.pdf|titolo = Annuario Statistico Comunale|accesso = |data = }}</ref>, suddivisi per anno, dal 2002 al 2016. I dati sono relativi alla stazione meteorologica dell'[[Orto Botanico di Padova]].
{| class="wikitable sortable" style= "text-align: center"
! Anno!! Minima assoluta!! Massima assoluta!! Precipitazioni!! Giorni piovosi
|-
| 2002|| -4,9&nbsp;°C|| 35,9&nbsp;°C|| 1109&nbsp;mm|| 96
|-
| 2003|| -4,8&nbsp;°C|| '''39,8&nbsp;°C'''|| 698&nbsp;mm|| 62
|-
| 2004|| -2,8&nbsp;°C|| 36,2&nbsp;°C|| 1101&nbsp;mm|| 93
|-
| 2005|| -4,8&nbsp;°C|| 34,9&nbsp;°C|| 1109&nbsp;mm|| 75
|-
| 2006|| -5,4&nbsp;°C|| 37,0&nbsp;°C|| 872&nbsp;mm|| 69
|-
| 2007|| -2,2&nbsp;°C|| 36,8&nbsp;°C|| 751&nbsp;mm|| 69
|-
| 2008|| -2,9&nbsp;°C|| 34,1&nbsp;°C|| 1264&nbsp;mm|| 99
|-
| 2009|| '''-7,9&nbsp;°C'''|| 35,1&nbsp;°C|| 1023&nbsp;mm|| 88
|-
| 2010|| -5,1&nbsp;°C|| 35,8&nbsp;°C|| 1350&nbsp;mm|| 112
|-
| 2011|| -2,8&nbsp;°C|| 37,5&nbsp;°C|| 672&nbsp;mm|| 63
|-
| 2012|| -6,6&nbsp;°C|| 36,9&nbsp;°C|| 735&nbsp;mm|| 73
|-
| 2013|| -2,0&nbsp;°C|| 36,1&nbsp;°C|| 1196&nbsp;mm|| 107
|-
|2014
| -2,1&nbsp;°C
|34,4&nbsp;°C
|1395&nbsp;mm
|112
|-
|2015
| -2,0&nbsp;°C
|36,6&nbsp;°C
|561&nbsp;mm
|60
|-
|2016
| -2,7&nbsp;°C
|33,9&nbsp;°C
|1134&nbsp;mm
|91
|}
 
== Origini del nome ==
L'[[etimologia]] del [[toponimo]] è incerta, ma è evidente l'assonanza con l'antico nome del [[Po]] ''(Padus)''. Vi si potrebbe riconoscere la radice [[Lingua protoindoeuropea|indoeuropea]] ''pat-'', in riferimento forse ad un luogo pianeggiante ed aperto, contrapposto alle vicine zone collinari (in latino da questa radice deriva la parola "patera" che sta appunto per "piatto"), a cui si deve aggiungere un ulteriore suffisso "-av" (come nel fiume Timavo), di antica origine venetica, indicante appunto la presenza di un fiume, appunto il Brenta-Medoacus. Inoltre la terminazione "-ium", nel nome romano Patavium, indica la presenza di più villaggi poi unificatisi. (R. Mambella)
 
== Storia ==
{{vedi anche|Ventimiglia del Maro|LascarisStoria di Ventimiglia|Ventimiglia diPadova Malaga|ConteaSindaci di GeraciPadova}}
Fra i rappresentanti più importanti e in vista della nobiltà in Sicilia, i Ventimiglia presero il nome dalla città ligure di [[Ventimiglia]] della quale però non erano i conti, ma detenevano soltanto piccole quote signorili in condominio con i cugini del ramo principale, cioè i [[Lascaris di Ventimiglia|Lascaris]], detentori della contea di Ventimiglia in qualità di ramo primogenitale. Il lignaggio trasferitosi in Sicilia, al contrario, proveniva dal comitato episcopale di [[Albenga]], in cui deteneva la contea del [[Borgomaro|Maro]] e il feudo delle decime episcopali. Da qui, la denominazione di questa branca [[Ventimiglia del Maro]]. Dopo la metà del XIII secolo i Ventimiglia del Maro - da cui originarono i 'Ventimiglia' tout-court, unico ramo della famiglia comitale a trasformare il predicato 'di' Ventimiglia in questo cognome, intorno al XVI secolo - cedettero ogni residuo diritto sulla contea di Ventimiglia, signoria che rimase totalmente in possesso dei Lascaris di Ventimiglia.
 
[[File:Tomba di Antenore.jpg|thumb|La cosiddetta [[Tomba di Antenore]]]]
I Ventimiglia del Maro in Sicilia dettero vita a due lignaggi principali: quello dei conti-marchesi di [[Contea di Geraci|Geraci]] (principi di [[Castelbuono]] dal [[1595]], poi [[Principe del Sacro Romano Impero|principi del Sacro Romano Impero]], di Belmonte, Grammonte, [[Scaletta Zanclea|Scaletta]], di Castel Maniaci, Belmontino, Valdina, Villadorata, Ventimiglia di Sicilia, Sant'Anna e Buonriposo) e quello dei [[del Bosco Ventimiglia]], conti di [[Alcamo]] e [[Vicari]], duchi di [[Misilmeri]], baroni di [[Prizzi]] e [[Siculiana]], cavalieri del [[Ordine del Toson d'Oro|Toson d'Oro]], nonché principi di [[Cattolica Eraclea|Cattolica]] dal [[1620]] (poi principi di Belvedere). [[Laura del Bosco Ventimiglia]], fu [[Principe del Sacro Romano Impero|principessa del Sacro Romano Impero]], marchesa di [[Castiglione delle Stiviere]] e [[Medole]], come moglie di [[Luigi Gonzaga (1611-1636)|Luigi I Gonzaga]], reggendo brevemente lo stato nel [[1636]], alla morte del marito.
Insediamenti [[preistoria|preistorici]] sono stati accertati dall'[[archeologia]], già a partire dall'[[XI secolo a.C.]] - [[X secolo a.C.]],<ref>Pertanto, parliamo di emergenze della cosiddetta [[civiltà villanoviana]].</ref> [[topografia|topograficamente]] in corrispondenza dell'odierno centro di Padova.
La leggenda narra che la fondazione di Padova sia avvenuta nel 1132 a.C. per opera di [[Antenore]], un principe troiano scampato alla distruzione di [[Troia]]; ma è noto come tale leggenda tragga forse origine da un falso storico, opera di [[Tito Livio]], per assimilare la propria città a [[Roma]].
 
[[File:Padova antica.jpg|thumb|left|Foto di Padova con indicato il corso del Medoacus, le vie romane e le mura cittadine]]
I due rami di Geraci e del Bosco derivarono, rispettivamente, dai fratelli Filippo I e Otto IV conti di Ventimiglia e del Maro, vissuti nel [[XIII secolo]]. I del Maro si imparentarono con i conti di [[Isola di Ischia|Ischia]] e di [[Geraci]] discendenti dagli [[Altavilla]], casa regnante dei [[Normanni]]<ref>''Il Tabulario Belmonte'', p. X-XI.</ref>. Si stabilirono in [[Sicilia]] a partire, almeno, dal [[1258]], quando Enrico II Ventimiglia - figlio di Filippo I del Maro - sposò Isabella, la contessa di Geraci e Ischia, trasferendo la propria corte dalla Liguria alla Sicilia. Qui Enrico ebbe in feudo diversi territori e vasti possedimenti allodiali in [[Cefalù]], dove edificò uno splendido e monumentale palazzo signorile - detto l'[[Osterio Magno]] - assumendo il titolo di conte di Ischia.
 
Rappresentando uno dei principali centri della cultura [[paleoveneti|paleoveneta]], l'antica Padova sorse all'interno di un'ansa del [[Brenta (fiume)|fiume Brenta]] (durante l'antichità chiamato ''Medoacus Major'') che allora (probabilmente fino al [[Rotta della Cucca|589]]) scorreva nell'alveo dell'odierno [[Bacchiglione]] (al tempo denominato ''Medoacus Minor'' o ''Edrone''), entrando in città nei pressi della attuale Specola.
Otto V Ventimiglia, detto "de Bosco", figlio di Raimondo e nipote di Otto IV, si accasò con Giovanna Abbate, erede del padre Gilberto Abbate - castellano di [[Malta]] per l'imperatore [[Federico II]] di Svevia intorno al [[1241]], nonché barone di [[Ciminna]] - esponente del più potente clan nobiliare [[Trapani|trapanese]], divenendo così il cognato di [[Palmiero Abate|Palmiero Abbate]], protagonista dei [[Vespri Siciliani]].
 
Nel [[302 a.C.]] Patavium dovette sostenere l'attacco portato da una flotta spartana condotta dal principe [[Cleonimo]]. Gli spartani, dopo aver attraccato le loro navi alla foce del Brenta, in un primo tempo riuscirono nel loro intento di saccheggio, cogliendo di sorpresa gli abitanti della città. Ma poi i patavini, riorganizzatisi, ricacciarono in mare gli invasori greci, infliggendo loro gravi perdite; infatti solo un quinto della loro flotta riuscì a mettersi in salvo prendendo il mare.<ref name="TLX2">[[Tito Livio]], ''[[Ab urbe condita libri]]'', X, 2.</ref>
Il ramo principale della casata discese dai Lascaris dell'[[Impero bizantino]] - per il matrimonio di [[Guglielmo Pietro I di Ventimiglia]] con [[Eudossia Lascaris]] - e assunse la denominazione [[Lascaris di Ventimiglia]]
[[File:Tiberio Vincenzo Ventimiglia del Bosco.jpg|thumbnail|Blasone di Tiberio Vincenzo Ventimiglia del Bosco, Aragona, Velasquez e Velleraul, 366. cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro, principe di Cattolica, duca di Misilmeri, conte di Vicari, barone di Prizzi e San Nicolò.<ref>Maurice, p. 405.</ref>]]
 
Già a partire dal [[226 a.C.]] gli antichi patavini strinsero un'alleanza con [[Storia di Roma|Roma]] contro i [[Gallia Cisalpina|Galli Cisalpini]], alleanza poi confermata più volte, in particolare al tempo della [[Battaglia di Canne]] ([[216 a.C.]]) e della [[guerra sociale]] ([[91 a.C.]]), quando Padova e altre città transpadane combatterono al fianco dei romani. Dal [[49 a.C.]] divenne un ''municipium'' romano, e in età [[Ottaviano Augusto|augustea]] entrò a far parte della [[Regio X Venetia et Histria|X Regio]], della quale costituiva uno dei centri più importanti.
== Discendenza dei Ventimiglia di Geraci ==
[[File:PadovaAnfiteatro1.jpg|left|thumb|Resti di una parete del vecchio anfiteatro romano.]]
=== Ventimiglia, conti di Geraci ===
{{vedi anche|Enrico II Ventimiglia}}
* [[Enrico II Ventimiglia]] ([[1230]] – [[1307]]) - figlio primogenito di Filippo I - fu conte di Ventimiglia, del Maro, di [[Geraci Siculo|Geraci]] e di [[Ischia]] Maggiore, signore di [[Gangi]] e delle [[Petralia Sottana|Petralie]], signore di [[Gratteri]] e [[Isnello]], [[Caronia]], Belici, Fisauli, Ypsigro, Montemaggiore, capitano e vicario generale di re [[Manfredi di Svevia]]. Espropriato da [[Carlo I d'Angiò]] dei feudi, sia in [[Sicilia]] sia in [[Liguria]], Enrico ne ottenne la restituzione attraverso l'alleanza con la [[Repubblica di Genova]] e con [[Federico III di Aragona]]. Fu ambasciatore degli Aragonesi di Sicilia a Genova nel [[1300]]. Da Enrico e dalla prima moglie Isabella nascono:
** [[Aldoino Ventimiglia]] (†[[1289]]), conte del Maro, di [[Geraci Siculo|Geraci]] e di [[Ischia]] Maggiore, signore di [[Gangi]] e delle [[Petralia Sottana|Petralie]], signore di [[Gratteri]] e [[Isnello]], sposa Giacoma [[Filangeri]];
** Giovanni Ventimiglia, ''conde de Girachi'', intorno al 1300,<ref>Zurita, 5., 48.</ref> già defunto il 10 settembre [[1308]], quando la vedova Giovanna da Calatafimi rivendica alcune proprietà presso le Petralie; nel 1305 è strategoto di Messina<ref>Giambruno, ''Tabulario di S. Margherita di Polizzi'', doc. 20; Seminara, ''Le pergamene dell’archivio di Stato di Messina'', p. 112, perg. 211.</ref>
** Guglielmo, capostipite dei baroni di [[Buscemi]] e Barchino in Sicilia, feudi ereditati nel 1307 dalla moglie Damigella da Canelli, insieme alle quote signorili piemontesi di [[Canelli]] e [[Loazzolo]];
** Nicolò Ventimiglia, (†[[1326]]) forse erede della grande baronia di [[Caronia]] e di Castelluccio di [[Noto (Italia)|Noto]], beni feudali che la figlia Eleonora (†[[1340]]) sembra portare in dote al marito [[Matteo Palizzi]]. Succede il figlio di Aldoino:
* [[Francesco I Ventimiglia]] e Filangeri (†[[1338]]), investito almeno dal [[1311]] di tutti gli stati di famiglia, fu conte di Ventimiglia, di [[Geraci]], Ischia maggiore, [[Collesano]] e del [[Borgomaro|Maro]], signore di [[Gangi]], Regiovanni, delle Petralie, di [[Tusa]], [[San Mauro Castelverde|San Mauro]], [[Pollina]], [[Caronia]] e di [[Castelbuono]], barone di [[Gratteri]], [[Pettineo (Italia)|Pettineo]] e di [[Sperlinga]]. Fu inviato come ambasciatore da Federico III d'Aragona presso il [[papa Giovanni XXII]] ad [[Avignone]]. Vittima di una congiura, venne privato dei feudi. Sposò prima Costanza [[Chiaramonte|Chiaromonte]] e quindi, ripudiatala ([[1322]]), Margherita de Asculo/Consolo, parente degli [[Antiochia (famiglia)|Antiochia]] e dei [[Della Scala]] signori di [[Verona]], che dal [[1291]] al [[1308]] avevano sposato quattro fanciulle degli Antiochia, conti di [[Capizzi]],<ref>Meriggi, ''sub voce''.</ref> eredi del sangue imperiale svevo.<ref>Il genealogista Villabianca ne racconta la vita e soprattutto la tragica morte: {{Citazione|infine caduto in disgrazia per aver ripudiata la moglie Costanza Chiaramonte, ribellossi al suo re inalberando nella sua rocca di [[Geraci]] la bandiera di re Carlo d'Angiò, ma vinto, perde la vita precipitandosi col suo cavallo da una enorme altezza, e raggiunto dai suoi nemici venne barbaramente trafitto dai colpi di spada di Francesco Valguarnera|Villabianca}}</ref>
 
Durante l'epoca imperiale la città divenne molto ricca grazie alla lavorazione delle lane provenienti dai pascoli dell'[[altopiano di Asiago]]. Dalla città passavano (o partivano) numerose strade che la congiungevano con i principali centri romani dell'epoca: la [[via Annia]] che la congiungeva con [[Adria]] e [[Aquileia]], la via Medoaci che portava alla [[Valsugana]] e all'[[altopiano di Asiago]], la via Astacus che la congiungeva con [[Vicenza|Vicentia]], la [[via Aurelia (Veneto)|via Aurelia]] che portava ad [[Asolo]], la via Aponense che la collegava ai centri termali dei [[Colli Euganei]]. Sia a nord che a sud della città vi erano estese [[Centuriazione del territorio di Padova|centuriazioni]]. In [[Civiltà romana|epoca romana]] il territorio di Padova era attraversato da un'altra importante [[strada romana]], la ''[[via Gallica]]''.
* [[Emanuele Ventimiglia]] (†[[1362]]), fu conte di [[Geraci]], signore di [[Gangi]], di [[Tusa]], di [[Caronia]] e di [[Castelbuono]], di Regiovanni e del castello di [[Sperlinga]]. Ottenne il reintegro dei beni di Francesco; servì re [[Pietro IV di Aragona]] nell'impresa di [[Rossiglione (regione)|Rossiglione]] e di [[Sardegna]].
 
In epoca romana, Padova<ref>Altri personaggi che in qualche modo rendono famosa Padova sono [[Stendhal]] per aver sostenuto che ''il caffè Pedrocchi è (era) il migliore d'Italia'', e [[Oscar Wilde]] per il suo [[dramma]] intitolato ''[[La duchessa di Padova]]'' ([[1883]] circa).</ref> Fu patria di [[Tito Livio]], insigne storico [[Storia di Roma|romano]] (nello stesso periodo, diede i natali ai letterati [[Gaio Valerio Flacco (poeta)|Gaio Valerio Flacco]], [[Quinto Asconio Pediano]], Trasea Peto<ref>Quest'ultimo è anche raffigurato in una [http://www.pratodellavalle.org/prato/html/trasea.htm statua di Prato della Valle].</ref>, di cui vi è ancora ricordo nella [[toponomastica]] cittadina).
[[File:Palermo palazzo normanni.jpg|thumbnail|right|Particolare del [[Palazzo dei Normanni]] in [[Palermo]], sede di Francesco II Ventimiglia, nominato signore perpetuo della capitale siciliana, il 16 febbraio 1361 da re [[Federico IV d'Aragona]], con i titoli di capitano e giustiziere, castellano della reggia e del [[Castello a Mare (Palermo)|Castello a Mare di Palermo]].]]
 
Con la caduta dell'impero Padova riuscì a mantenere un'economia solida, ma nel primo periodo delle [[invasioni barbariche]] fu più volte devastata, prima dagli [[Unni]] nel [[452]]-[[453]] e poi nel [[601]] dai [[Longobardi]] di [[Agilulfo]]. Le invasioni, unite alle periodiche alluvioni, portarono a un crescente spopolamento del comune. Verso la fine dell'[[VIII secolo]], la stabilità portata da [[Carlo Magno]] e le opere di bonifica e canalizzazione eseguite dai [[benedettini]] fecero ripartire l'economia cittadina e posero fine a due secoli di crisi, dando il via alla riurbanizzazione. I danni delle successive alluvioni, mitigati dalle opere dei monaci, furono aggravati dalle devastazioni operate in città dagli [[Magiari|Ungari]] nell'[[899]], nonché dai terremoti del 1004 e [[Terremoto di Verona del 1117|del 1117]].<ref name=comune>{{cita web|url= http://www.padovanet.it/informazione/il-medioevo |titolo= Il Medioevo - Dagli anni bui del declino di Roma, alla rinascita Comunale|sito= padovanet.it |accesso= 30 aprile 2017}}</ref>
* [[Francesco II Ventimiglia]] (†[[1387]]), fu conte di [[Geraci]] e di [[Collesano]], barone di [[Gangi]] e di Regiovanni, signore di [[Tusa]], di [[Pollina]], delle [[Petralie]], di [[San Mauro Castelverde|San Mauro]], di [[Caronia]], [[Castelbuono]] e [[Isnello]]. Venne nominato vicario generale del [[regno di Sicilia]] nel [[1377]]. Sposò [[Elisabetta di Lauria]] ([[1350]])<ref>Anche in questo caso è il Villabianca a descrivere alcuni particolari di vita: {{Citazione|Francesco... viceré di Sicilia [[1353]], uno de' governatori del piccolo re Federico III (di [[Regno di Sicilia|Sicilia]], o [[Federico IV di Aragona|Federico IV d'Aragona]]) che poi salvò da mano regicida ottenendone il titolo di liberatore ed in compenso le città di [[Termini Imerese|Termini]] e [[Cefalù]], acquirente della città di [[Mistretta]] [[1387]] e fondatore del Monastero di s. Maria del Parto in [[Castelbuono]], del priorato di s. Maria la Cava e di s. Maria di Padaly in Collesano 1386.}}</ref>. Alla morte del padre nel 1338, Francesco fu prigioniero del milite Ruggero Passaneto insieme ad alcuni dei fratelli, mentre il primogenito Emanuele si era rifugiato alla corte di [[Pietro IV di Aragona]]. <br />Nel 1350 il conte Francesco guidò i fratelli in un tentativo di rivolta contro i Chiaromonte, padroni di Palermo, ma il golpe fallì e i Ventimiglia si dovettero mettere in salvo attraverso i sotterranei della città. Nel 1353, mutato il quadro politico siciliano, Francesco venne reintegrato formalmente nella carica di camerario del regno, già appannaggio del padre, e nell'anno successivo nella contea di Collesano, che gli era stata donata dal padre e che probabilmente di fatto era stata già rioccupata negli anni precedenti. Francesco II fu inoltre nominato capitano e giustiziere a vita di [[Palermo]], castellano della reggia normanna e del Castello a Mare della medesima capitale, cioè in sostanza signore perpetuo della città, nonché capitano di [[Trapani]] e [[Salemi]], già il 16 febbraio [[1361]]<ref>Marrone, p. 292</ref>. <br />Dalla moglie Elisabetta di Lauria il conte Francesco ottenne la dote della foresta di Taormina, che venne in seguito ceduta ai discendenti Crispo. Ebbe come figli:
[[File:Donatello, Monumento equestre al Gattamelata 03.JPG|thumb|[[Monumento equestre al Gattamelata]]]]
** Aldoino, deceduto in giovane età;
** [[Enrico III Ventimiglia]] (†[[1398]]), fu conte di [[Geraci]], signore di [[Gangi]], di San Mauro, di Castelluccio, di [[Tusa]], di [[Pollina]], [[Castelbuono]] e [[Capizzi]] dal [[1393]]. Subì una confisca totale dei feudi, che riottenne nel [[1394]] da re [[Martino il Giovane]]. Sposò [[Costanza Rosso]] ([[1362]]), [[Bartolomea d'Aragona]] ([[1373]]) ed infine [[Giovanna di Tocco]];
** Antonio, conte di [[Collesano]];
** Eufemia, moglie di Manfredi III Chiaromonte, conte di [[Modica]];
** Eleonora, moglie di Giacomo d'Aragona signore di [[Caccamo]];
** Giacomina, moglie di Matteo Chiaromonte;
** Cicco/Francesco, già [[protonotaro apostolico]], barone di Regiovanni, [[Castel di Lucio]], Verbumcaudo, Catuso e Bordonaro, fu tra l'altro titolare di 1500 tratte di grano esportate dai porti di [[Agrigento]] e [[Licata]], e probabilmente fu investito dello stesso incarico di mastro portulano di Agrigento. Tale rendita fu poi della figlia Elisabetta, che la portò in dote a Gualtieri da Paternò<ref>''Codice diplomatico di Alfonso il Magnanimo'', p. 239, doc. del 28 maggio 1417: Gualtieri da Paternò ebbe confermato l'ufficio di maestro portulano di Agrigento, in qualità di marito e amministratore della moglie Elisabetta Ventimiglia</ref> Il figlio della coppia assunse il prenome del nonno Francesco/Cicco Ventimiglia<ref>Mugnos, ''Teatro'', p.23: "''sì cooperò il re Alfonso, che Galterio si casasse con donna Elisabetta Ventimiglia, figlia del Barone di Raugiovanni, cogina carnale del Marchese di Geraci Don Giovanni Ventimiglia, Cavaliero virtuoso che fu cagione di tante vittorie per il re Alfonso nel Regno di Napoli''". Sull'investitura, nel 1396,della baronia di Regiovanni a Cicco Ventimiglia vedi San Martino De Spucches, 6., p. 203.</ref> e fu barone di Imbaccari, del Burgio, etc, membro della [[casata dei Paternò]]. Altri figli di Cicco furono:
*** Giovanni, da non confondere con l'omonimo cugino conte-marchese di [[Geraci]], che fu barone di [[Sperlinga]], [[Ucria]], marchese di[[Maniace]] e [[Castiglione di Sicilia]], nonché pretore di [[Palermo]].
*** Antonio I, 2. barone di Regiovanni e Bordonaro, al quale successe il figlio Francesco II, investito nel [[1475]], il nipote Antonio II, investito nel [[1487]], il figlio di questi Giovanni, investito di Regiovanni nel [[1529]]. Al quale succede il figlio Federico, 6. barone di Regiovanni e Bordonaro, nel [[1551]]<ref>Villabianca, 2., pp. 417-418.</ref>. La baronia di Regiovanni rientra successivamente nel ramo primogenitale dei marchesi di [[Geraci]], attraverso Giovanna, figlia di Federico, che sposa Carlo Ventimiglia, conte di [[Naso]].
 
Questi secoli videro la progressiva affermazione del [[potere temporale]] dei vescovi in città e la sempre maggiore influenza nelle campagne di famiglie di origine tedesca e [[franchi|franca]] come i [[Camposampiero (famiglia)|Camposampiero]], gli [[Este]], i [[Da Romano]] e i [[Da Carrara]]. Si delineò di conseguenza la contrapposizione tra [[guelfi e ghibellini]], che appoggiavano rispettivamente il papato e l'impero, una divisione che avrebbe portato alle sanguinose lotte intestine dell'[[Comune medievale|età comunale]].<ref name=comune/>
* Enrico III Ventimiglia, conte di [[Geraci]], ebbe un figlio:
** [[Giovanni I Ventimiglia]], ([[1383]] – [[Castelbuono]], [[1475]]), fu conte prima e quindi marchese di [[Geraci]], signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro, Pollina e Caronia. Fu capostipite dei marchesi di Geraci e principi di Castelbuono<ref>Giovanni, secondo il Villabianca, si distinse per le sue doti di stratega, sia in Grecia contro i [[musulmani]], sia in piena Italia: {{Citazione|...primo marchese di questo stato [[1433]], celebre capitano nella difesa d'[[Epiro]] in [[Grecia]], facendo strage de' Turchi e riponendo nel regno Carlo Principe di [[Acarnania|Carnia]] despote di [[Despotato di Epiro|Larta]], indi eletto capitan generale da [[papa Callisto III]] contro [[Francesco Sforza]], tolse la repubblica di Genova dalle mani del conte Giacomo Piccolomini, si trovò all'acquisto della [[Sardegna]], e del [[Regno di Napoli]] con Alfonso e Federico d'Aragona ([[Alfonso V d'Aragona]]), ottenendone in premio la città di [[Bitonto]], disfece i mori nella guerra contro il re Boferio, infine viceré di [[Napoli]] e due volte di Sicilia [[1430]]-[[1432]], e grande ammiraglio|Villabianca}}In realtà Giovanni I fu viceré continuamente dal 1430 a 1432, governatore del "regno di Sicilia citra farum", ovvero del regno di Napoli e vicegerente del principato di [[Capua]] nel 1435, nonché marchese di Geraci soltanto dal febbraio-marzo [[1436]].</ref>.
[[File:Ciriaco d'Ancona di Benozzo Gozzoli.jpg|thumbnail|left|Ritratto di [[Ciriaco d'Ancona]], celebre antiquario e umanista del Quattrocento, che nel [[1417]] compì le sue ricerche archeologiche, in Palermo, sotto la guida del conte Giovanni I Ventimiglia. Tale personaggio è probabilmente da identificare con il maestro "Cipriano" della Marca d'Ancona, beneficiario di quattro once d'oro nel testamento del marchese Giovanni risalente al [[1474]], secondo la copia pervenutaci in pessima trascrizione.<ref>Tiraboschi, p. 169; Scalamonti, p. 110, 147.</ref> Opera di [[Benozzo Gozzoli]] nella [[Cappella dei Magi]] del [[Palazzo Medici-Riccardi]] di [[Firenze]].]]
[[File:Crupi, Giovanni (1849-1925) - n. 202 - Palermo - Museo.jpg|thumbnail|Uno dei due [[Ariete di bronzo|arieti bronzei]] - d'epoca ellenistica - che fregiarono la tomba del marchese Giovanni I Ventimiglia, nella chiesa di San Francesco di Castelbuono.<ref>Fantoni, p. 421.</ref>]]
 
Nel [[Basso Medioevo]] Padova si distinse come [[Comune medievale|Libero comune]], partecipando alla Lega Veronese e alla [[Lega Lombarda]] contro l'imperatore [[Federico Barbarossa]].<ref name=comune/> Nel periodo comunale la città si arricchì e al [[1222]] risale la fondazione dell'[[Università di Padova|Università]], una delle più antiche del mondo.<ref name=comune2>{{cita web|url= http://www.padovanet.it/informazione/il-rinascimento | titolo= Il Rinascimento - La crescita della città e l'avvento dei Carraresi | sito= padovanet.it | accesso= 30 aprile 2017}}</ref> Passata tra le file ghibelline durante la dominazione di [[Ezzelino III da Romano]],<ref name=comune/> alla sua morte tornò sotto il controllo dei guelfi e divenne oggetto di continui attacchi dei ghibellini veronesi che portarono, nel [[1318]], alla [[Signoria cittadina|signoria]] dei [[Carraresi]]. Ebbe inizio un periodo di nuovo splendore per Padova, in cui fiorirono l'economia e le arti. Famiglie nobili alleate, come i [[Buzzaccarini]], commissionarono il ciclo di affreschi del Battistero del Duomo ed eressero la Chiesa dei Servi. Nello stesso periodo, tuttavia, proseguirono le guerre con Verona, nonché quelle con Venezia e Milano. L'ambizione dei Carraresi segnò la fine degli [[Scaligeri]] veronesi e degli stessi Carraresi, che dapprima videro l'occupazione di Padova da parte del duca di Milano [[Gian Galeazzo Visconti]] dal 1388 al 1390 dopo la presa di Verona nel 1387, e poi furono definitivamente sconfitti dalla [[Repubblica di Venezia]] nel [[1405]] nella [[guerra di Padova]], dopo la quale ebbe inizio il lungo periodo di [[Dedizione (Venezia)|dedizione a Venezia]].<ref name=comune2/>
=== Ventimiglia, marchesi di Geraci, principi di Castelbuono, Belmontino e Scaletta ===
La discendenza trae origine da [[Giovanni I Ventimiglia]] ([[1383]]-[[1475]]) - detto "il gran signore di Sicilia" - primo marchese di [[contea di Geraci|Geraci]] nel [[1436]] e signore di [[Castelbuono]], nonché conte di [[Montesarchio]], signore di [[Sciacca]], [[Cefalù]], [[Bitonto]], [[Casamassima]], [[Serracapriola]], [[Cerignola]], [[Castellammare di Stabia]] e [[Orta Nova]] (per la precisione Casale Nuovo e il Castrum di Orta). Giovanni fu pur appellato duca di [[Bari]], forse impropriamente, in uno scritto attribuito a [[Borso d'Este]]<ref>''Dispacci sforzeschi da Napoli'', p. 5: in ''Descrizione della città di Napoli e statistica del Regno nel 1444'', attribuita a Borso d’Este - in visita a Napoli quell'anno - il Marchese di Geraci è qualificato tra i ''proceres'' del Regno come Duca di Bari, città passata al demanio l’anno precedente: ''item lo Duca de Barri ha nome lo Conte Janni da Vintimilya ciciliano''. Si tratta del periodo in cui Giovanni è impegnato nella campagna contro i Turchi che minacciano la figlia Raimondina, despina di Arta, e in cui Bari costituisce la base delle operazioni militari della flotta ventimigliana. Vedi anche Foucard, p. 725-757.</ref>. Fu gran camerario, grande ammiraglio, viceré di Sicilia e del ducato di Atene, governatore (1435) e reggente (1460) del Regno di Napoli-Sicilia, capitano-governatore della città di [[Napoli]] per conto di [[Alfonso il Magnanimo]], nonché nel consiglio di reggenza della regina Bianca di Navarra (1411) e della figlia Raimondina, despina di [[Arta]], [[Epiro]], [[Acarnania]] e [[Durazzo]], per cui in alcune fonti Giovanni viene considerato in qualità di principe di Durazzo. In un privilegio di Alfonso V del 27 luglio 1440, Giovanni è investito del castello e porto di Roccella, della rendita annua di trecento onze d'oro e qualificato come Consigliere Collaterale del re.<ref>Archivio di Stato di Palermo, ''Diplomatico, Pergamene Trabia'', PT 006, in [http://www.san.beniculturali.it/web/san/dettaglio-oggetto-digitale?pid=san.dl.SIAS:IMG-00030173 Dettaglio Oggetto Digitale - Sistema Archivistico Nazionale]</ref>
[[File:Giovanni I Ventimiglia, Marchese di Geraci, Viceré di Sicilia, Napoli e Atene.jpg|thumb|Giovanni I Ventimiglia, "il gran signore di Sicilia", marchese di Geraci, conte di Montesarchio, signore di [[Cefalù]], [[Sciacca]], [[Bitonto]] ecc., viceré di Sicilia e del [[ducato di Atene]], grand'ammiraglio, gran camerario e capitano generale del regno di Sicilia, capitano generale dello Stato della Chiesa, governatore generale e reggente del regno di Napoli e Sicilia, governatore di Napoli, del principato di Capua ecc. Particolare del 'Polittico del beato Guglielmo' della scuola di [[Antonello da Messina]], già conservato nell'abbazia ventimigliana di Santa Maria del Parto, eretta con breve del pontefice [[Urbano V]] il 18 agosto [[1366]], presso Castelbuono.]]
 
{{Vedi anche|Storia della Repubblica di Venezia}}
Giovanni I Ventimiglia è pur ricordato da molti antichi autori come capitano generale e vessillifero della Chiesa, nominato nel 1455 da papa [[Callisto III|Callisto III Borgia]]<ref>[[Niccolò Machiavelli]] nelle ''Istorie fiorentine'', 6. 33., a proposito della guerra contro [[Iacopo Piccinino]]:{{Citazione|Nel principio di questi moti, e al cominciamento dello anno 1455, morì papa Niccola, e a lui fu eletto successore Calisto III. Questo pontefice, per reprimere la nuova e vicina guerra, subito sotto Giovanni Ventimiglia suo capitano ragunò quanta più gente potette, e quelle, con gente de’ Fiorentini e del Duca, i quali ancora a reprimere questi moti erano concorsi, mandò contro a Iacopo. E venuti alla zuffa propinqui a Bolsena, non ostante che il Ventimiglia restasse prigione, Iacopo ne rimase perdente, e come rotto a Castiglione della Pescaia si ridusse; e se non fusse stato da Alfonso suvvenuto di danari, vi rimaneva al tutto disfatto. La qual cosa fece a ciascuno credere questo moto di Iacopo essere per ordine di quello re seguito; in modo che, parendo ad Alfonso di essere scoperto, per riconciliarsi i collegati con la pace, che si aveva con questa debile guerra quasi che alienati, operò che Iacopo restituisse a’ Sanesi le terre occupate loro, e quelli gli dessino ventimila fiorini; e fatto questo accordo, ricevé Iacopo e le sue genti nel Regno.}}</ref> L'esercito papale guidato dal Ventimiglia era in procinto di partire per la crociata contro i Turchi, che l'anno precedente avevano occupato [[Costantinopoli]], ma fu invischiato nella poco convinta guerra contro il Piccinino - segretamente d'accordo con Alfonso il Magnanimo, e probabilmente con lo stesso marchese di Geraci principale consigliere militare di Alfonso, per contrastare la repubblica di Siena e favorire l'egemonia aragonese in Italia<ref>{{Citazione|Nel giugno 1455 il papa dichiarò agli inviati veneziani, che opporrebbe al conte Piccinino la stessa resistenza che ai Turchi e che in lui fisserebbe un esempio per la ragione che il mantenimento della pace in Italia stavagli a cuore alla stessa guisa che la difesa della fede cristiana, essendo inoltre i due negozii inseparabilmente connessi. A difesa di Siena il papa mandò contro il Piccinino l'esercito della Chiesa, che era pronto ad uscire in campo contro i Turchi. Comandante supremo di questa armata, in cui trovavansi anche Napoleone Orsini, Stefano Colonna e due figli di Everso conte d'Anguillara, Deifobo e Ascanio, era il siciliano Giovanni Ventimiglia. Ma anche Venezia e Firenze si dichiararono contro il Piccinino e Francesco Sforza ordinò ai suoi generali Roberto di Sanseverino e Corrado Folliano di seguire passo passo il turbatore della pace. Re Alfonso soltanto non si mise fuori come nemico aperto del Piccinino, sicché ben presto si congetturò, che il condottiere fosse in segreta intesa con lui. Le truppe del duca di Milano si congiunsero con quelle del papa in vicinanza del lago Trasimeno. Arditamente mosse loro incontro il Piccinino e le assalì all'impensata, riuscendo sulle prime a portar confusione nelle file nemiche, ma Roberto Sanseverino, dopo che poté raccogliere le sue truppe, riuscì finalmente a respingere il celebre condottiere, che si portò a Castiglione della Pescaia, fortezza quasi imprendibile sorgente fra un lago paludoso e il mare e appartenente a re Alfonso, il quale mediante la sua flotta fece portare al Piccinino i viveri necessarii. In seguito a questo favoreggiamento aperto del conte da parte del re ed all'incapacità e indecisione di Giovanni Ventimiglia, la guerra si trascinò fatalmente per le lunghe. Era questo precisamente ciò che voleva il re di Napoli, perché così egli guadagnò tempo onde frapporre nuovi ostacoli ai preparativi papali contro i Turchi, mentre nello stesso tempo Calisto III e i suoi alleati furono costretti a gravi spese.|Pastor, p. 681-687.}}</ref>
[[File:Clock tower and Lion of St. Mark in Padova - just like the ones in Venice.jpg|thumb|left|Il [[leone marciano]], segno di fedeltà alla [[Serenissima]] in [[Piazza dei Signori (Padova)|Piazza dei Signori]]]]
 
Nei successivi quattro secoli Padova, pur perdendo importanza politica, poté godere della pace e della prosperità assicurata dalla signoria veneziana, nonché della libertà garantita alla sua Università, che richiamò studenti ed insegnanti da tutta Europa, divenendo uno dei maggiori centri dell'[[aristotelismo]] e attirando numerosi ed illustri intellettuali, come [[Galileo Galilei]]. Nel [[1509]], durante la [[guerra della Lega di Cambrai]], Padova dovette subire un terribile assedio, che fu però respinto. Dopo lo scampato pericolo, la Serenissima procedette ad opere di fortificazione, costruendo la [[Mura di Padova#Mura cinquecentesche|cinta muraria]] che ancora oggi presenta gran parte dell'aspetto originale. Nel 1571 Padova contribuì alla vittoria di Lepanto inviando cento gentiluomini tra cui si distinsero i condottieri di galera Pataro [[Buzzaccarini]] e Marcantonio Santuliana.
La contea di Montesarchio e gli altri beni del Regno di Napoli passarono per testamento di Giovanni al nipote abiatico Giovanni Antonio Ventimiglia, deceduto al comando delle truppe [[estensi]] di [[Ferrara]] nella guerra con [[Venezia]], il 22 aprile [[1483]]. Sua moglie Isabella de Pisa e il figlio Bernardo emigrarono in Spagna, dando origine alla branca dei Ventimiglia di [[Málaga]].
{{vedi anche|Giovanni Antonio di Ventimiglia|Ventimiglia di Malaga}}
Al marchese Giovanni succede il figlio Antonio:
 
Caduta la Serenissima ([[1797]]), la città fu ceduta da [[Napoleone Bonaparte]] all'[[Impero Austriaco|Austria]]. Dopo una breve parentesi all'interno del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] napoleonico, entrò a far parte nel [[1815]] del [[Regno Lombardo-Veneto]] [[Asburgo|asburgico]]. L'8 febbraio [[1848]] vide un'insurrezione contro il dominio austriaco, guidata in particolare dagli studenti universitari. Padova entrò a far parte del [[Regno d'Italia]] solo nel [[1866]], in seguito alla [[Terza guerra di indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]].
* Antonio Ventimiglia e Aragona (circa 1405 - †1480), conte-marchese di Geraci (investito il 22 o 26 agosto [[1475]]), signore, con mero e misto imperio, di Castelbuono, [[Tusa]], [[Gangi]], [[San Mauro Castelverde]] (dal 1443), [[Castel di Lucio]] (dal 1443), [[Pollina]], [[Pettineo (Italia)|Pettineo]] e [[Ciminna]], signore della città di Cefalù e Castellano di [[Capizzi]], capitano generale e grande ammiraglio del regno di Sicilia, detentore del reddito di 2000 fiorini d'oro sulla regia curia e della gabella degli zuccherifici di Palermo (circa 700 once d'oro annue). Antonio sposa nel 1444 Margherita Guilhem de [[Clermont-l'Hérault|Clermont-Lodève]] e [[Orsini]], principessa d'[[Altamura]], dei conti di [[Copertino]] e [[Matera]], cognata di re [[Ferdinando I di Napoli]] e di Jacques de Langeac, ciambellano di [[Carlo VII di Francia]]. Antonio ebbe i figli:
 
Nel corso della [[prima guerra mondiale]], la città era il quartier generale delle forze militari italiane. Merita un cenno il fatto che l'ardimentosa (e pacifica) impresa del [[Volo su Vienna]], di [[Gabriele D'Annunzio|dannunziana]] memoria, prese le mosse dalle vicinanze di Padova ([[Museo dell'Aria e dello Spazio|Castello di]] [[Due Carrare|San Pelagio]] in comune di [[Due Carrare]], 9 agosto [[1918]]). Nei pressi della città, a [[Battaglia Terme]] il castello di Lispida fu adibito a residenza del re Vittorio Emanuele III. A [[Villa Giusti]] (in località [[Padova#Mandria|Mandria]] di Padova) fu firmato l'[[Armistizio di Villa Giusti|armistizio]] che pose termine al conflitto.
** Enrico IV Ventimiglia, primogenito di Antonio e Margherita, fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro e Pollina. Accusato di ribellione nel [[1485]] e privato dei beni, morì in esilio alla corte di Ercole I d'Este, duca di Ferrara, marito della prima cugina del Ventimiglia, [[Eleonora d'Aragona (1450-1493)|Eleonora d'Aragona]]. Enrico sposò Eleonora [[De Luna d'Aragona|de Luna]],<ref>Cancila, ''Alchimie finanziarie'', p. 72. Eleonora de Luna e Cardona, figlia del fu Antonio de Luna e di Beatrice Cardona. Il cognato Carlo de Luna, conte di [[Caltabellotta]], nel 1470, per corrispondere a Simone Ventimiglia la dote della sorella Eleonora - di 1.500 once d'oro - dovette imporre ai suoi vassalli una colletta di 1.000 fiorini (200 once), "''taxando ad omni uno nemine exempto secundu la sua facultati"'': Archivio di Stato di Palermo, ''Protonotaro del Regno'', 68, c. 257-258, lett. 14 luglio 1470.</ref> che lo seguì in esilio con i figli. Secondo il ''Diario ferrarese'' morì nel [[1493]]:
[[File:Altinate-1.jpg|thumb|left|[[Porta Altinate]] vista dall'omonima Contrada]]
{{Citazione|A dì 15., et era domenica, Don Federico [Enrico n.d.r.], signore de Vintemiglie, il quale havea una grande intrata et era primo cuxino de la illustrissima Madama et era confinado in questa Terra, pasò de questa vita in l'altra et fu sepulto a dì 16. con una spada cinta et uno paro de speroni, in Vescovado, dinanti a la porta de megio che guarda in Piaza; perché lui così se lassò. Et fuli facto grandissimo honore, et ge erano li fioli del duca Hercole vestiti de brune, fino ne li piedi, excepto don Alphonso, il quale era amalato; et Madama, sua prima cuxina, no lo sepe alhora, perché era ancora lei amalata, per no ge metere paura.|''Diario ferrarese'', p. 132.}}
 
Nella [[seconda guerra mondiale]] Padova fu un importante centro della [[Resistenza italiana|resistenza]] contro il nazifascismo. Numerosi studenti e insegnanti universitari parteciparono alla [[partigiani|lotta partigiana]], a cominciare dallo stesso rettore [[Concetto Marchesi]].
** Raimondetta Ventimiglia, moglie di Giovanni Tommaso Moncada, gran camerlengo del regno di Napoli, maestro giustiziere e presidente del regno di Sicilia, conte di Adrano, Caltanissetta e Augusta, nonché celebre umanista e tutore dei figli di Enrico IV, suoi nipoti.
Per questo motivo l'[[Università degli Studi di Padova]] fu premiata (unica università italiana a ricevere tale onorificenza) con la [[Valor Militare|medaglia d'oro al Valor Militare]]. Alla rivolta partigiana iniziata in città nella notte tra il 26 e 27 aprile 1945, fece seguito nella tarda serata del 28 aprile l'ingresso delle truppe di liberazione britanniche e neozelandesi.<ref>{{cita web|http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/04/24/news/quel-28-aprile-1945-ecco-come-fu-liberata-padova-1.15244441 |Quel 28 aprile 1945, ecco come fu liberata Padova |30 aprile 2017}}</ref>
 
Gli anni del dopoguerra sono stati per Padova di continuo sviluppo urbanistico ed economico grazie anche alla sua collocazione geografica, al centro di importanti vie di comunicazione che hanno favorito industrie e servizi.
Da Enrico IV nacquero:
La crisi sociale e politica degli [[anni 1970|anni settanta]] vide il polarizzarsi delle tensioni in vicende spesso collegate all'estremismo di frange della comunità studentesca di Padova. Fu una delle città dove organizzazioni come [[Potere Operaio]] e [[Autonomia Operaia]] furono più forti, insieme a [[Roma]] e [[Bologna]]. Questi movimenti a forte componente studentesca nacquero sotto l'egida di insigni professori della facoltà di Scienze politiche quali [[Antonio Negri]]. In città le [[Brigate Rosse]] misero a segno il loro primo delitto rivendicato con l'[[attacco alla sede MSI di Padova|attacco alla sede dell'MSI]] nel 1974.
*** [[Filippo Ventimiglia]], († dopo 8 gennaio [[1501]]) fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro e Pollina, investito nel [[1490]], vivente ancora il padre esiliato;
 
A Padova agirono anche organizzazioni eversive neofasciste come [[Ordine Nuovo (movimento)|Ordine Nuovo]] e soprattutto la [[Rosa dei venti (storia)|Rosa dei venti]], organizzazione eversiva parallela al [[Servizio informazioni difesa|SID]], servizio segreto delle forze armate italiane, accusata di collaborare anche con strutture della [[NATO]] nella lotta al comunismo.<ref>{{cita libro|url= https://books.google.co.jp/books?id=QZrcDAAAQBAJ&pg=PT189&lpg=PT189 |titolo= Notiziari Eretici | autore= Francesco Preziosi | editore= Antonio Tombolini editore |anno= 2016 |ISBN= 8893370581 |p=189}}</ref> Negli anni novanta molti furono i politici e gli imprenditori padovani coinvolti nei vari scandali di [[Mani pulite]] e [[Tangentopoli]].<ref>{{cita web|http://www.paologiaretta.it/2012/02/anche-a-padova-la-politica-era-partita-per-la-tangente/ |Anche a Padova la politica era partita per la tangente |30 aprile 2017}}</ref>
*** [[Simone I Ventimiglia]], ([[1485]] - † [[Aiello Calabro]], [[1544]])<ref>Cancila, ''Simone I Ventimiglia'', p. 140</ref>, fu marchese di Geraci (investitura 8 giugno [[1502]]), signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, Castelluzzo, San Mauro Castelverde e Pollina, barone di [[Pettineo (Italia)|Pettineo]]. Fu presidente del Regno nel [[1516]], [[1535]] e [[1541]] e deputato del Regno (tesoriere, amministratore e esecutore del Parlamento) negli anni [[1522]]-[[1534]] e ancora nel [[1544]]. Simone fu Capitano d'armi a guerra di Siracusa nel [[1542]] e Capitano d'armi del Val di Noto nel [[1544]]. La sua signoria si distinse come una delle più illuminate dei Ventimiglia a Castelbuono. In qualità di presidente del Regno, tra l'altro, emanò la prammatica del 29 ottobre [[1541]]; primo testo organico con il quale si disciplina la vita delle banche pubbliche. Nel [[1522]], il marchese recupera la piena giurisdizione criminale sul marchesato - perduta nel 1485 - sborsando 2.000 once, negli anni a seguire ricostituisce inoltre l'integrità della signoria, recuperando le baronie alienate di Pettineo, Pollina, Castelluzzo e i diritti sul porto di Tusa. Simone acquisisce inoltre due feudi nella baronia di Sperlinga.<ref>Cancila, ''Simone I'', pp. 137-140.</ref> Il marchese sposò al 20 luglio [[1502]] la cognata e nipote Isabella [[Moncada (famiglia)|Moncada]], la quale gli porterà in dote 13.000 fiorini in rendite sulla contea di [[Caltanissetta]] e 7.000 sui feudi della baronia di Gangi controllati dai Moncada. Dalla coppia nacquero Giovanni II, Eleonora, Diana, Emilia, Margherita Brigida e Cesare, sacerdote e barone di Pettineo.<ref>Cancila, ''Simone I'', p. 116.</ref>
[[File:Ignazio di Loyola.jpg|thumbnail|Ritratto di [[Ignazio di Loyola]], fondatore e [[Preposito generale della Compagnia di Gesù|generale]] dell'ordine dei [[Gesuiti]], il quale, nel [[1548]] in [[Roma]], conferì l'[[ordine sacro|ordine]] clericale a Giovanni II Ventimiglia, marchese di Geraci. Successivamente Giovanni ebbe udienza da [[papa Paolo III]] [[Farnese]].<ref>Moscheo, ''Mecenatismo e scienza'', p. 28-32; Moscheo, ''I Gesuiti e le matematiche'', p. 82-89.</ref>]]
**** [[Giovanni II Ventimiglia]] (morto il 15 ottobre [[1553]]), fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro Castelverde e Pollina, barone di Pettineo, dei [[feudo|feudi]] di Tiro, [[Ciura]] e dei marcati di [[Carcinella]], [[Sciara]] e [[Pinola]]; [[Stratigoto]] di [[Messina]] negli anni [[1532]], [[1533]], [[1539]], [[1540]]. Proseguì la politica di [[mecenatismo]] del padre Simone. Sposò [[Isabella Moncada La Grua]] ([[1520]]-[[1542]]). Dopo la morte della moglie si ritirò dalla vita pubblica, dedicandosi al sacerdozio e alla scienza astronomica, divenendo il patrono e collaboratore del grande matematico e fisico [[Francesco Maurolico]], corrispondente di [[Pietro Bembo]], [[Federico Commandino]] e [[Cristoforo Clavio]]<ref>Dollo, ''Modelli scientifici'', p. 258.</ref>.
 
Tra la fine del XX e l'inizio del [[XXI secolo]], la città ha vissuto importanti cambiamenti urbanistici, con la costruzione di nuovi moderni edifici direzionali e residenziali e con un profondo rinnovo della viabilità, articolatosi intorno alla realizzazione della [[tangenziale di Padova|tangenziale cittadina]] e della [[tranvia di Padova]].
==== Carlo Ventimiglia ====
* Il terzogenito di Giovanni II, cioè Carlo Ventimiglia ([[1539]]-[[1583]]), conte di [[Naso (Italia)|Naso]] e barone di [[Regiovanni]], fu nel [[1570]] gentiluomo di camera di re [[Filippo II di Spagna]], nel [[1581]] fu nominato [[Ordine di San Giacomo della Spada|cavaliere di San Giacomo della Spada]]. Occupò la carica di pretore di Palermo negli anni dal [[1568]] al [[1570]], di stratigoto di Messina nel [[1572]], poi elevato a deputato del regno nel [[1579]] e nel [[1582]]. Inoltre, gli era stato donato dalla corte, con privilegio emanato da Madrid il 2 settembre [[1567]], un vitalizio di 500 ducati da prelevarsi sulla secrezia di Palermo. La madre Elisabetta Moncada, morta giovanissima, gli aveva lasciato una rendita annua di 100 once d'oro, poi il fratello Simone II, marchese di Geraci, concesse a Carlo una rendita di 500 once su capitale di 7000 once al 7%, più altra rendita di 200 once per l'addobbamento cavalleresco&nbsp;– in [[Bruxelles]] per aver partecipato alla [[battaglia di San Quintino]] e rappresentare i propri interessi alla corte di [[Carlo V]] e Filippo II –. Il 16 dicembre [[1560]] don Carlo ratificava la costituzione di una società tra il fratello Simone, i banchieri genovesi Ferreri e un commerciante di Castelbuono, per la vendita di legna e carbone, provenienti dai feudi di Ogliastro, Parrinello e Palminteri. Dopo la morte del fratello, nel [[1560]], don Carlo assume l'incarico di tutore dei figli del defunto, Giovanni III e Giulia, compiendo numerose transazioni con i banchieri genovesi Ferreri e Riario, che ottennero l'affitto decennale delle secrezie di Castelbuono, Pollina e San Mauro. Gli arrendatori genovesi suddivisero le gabelle ventimigliane in lotti, e alcuni di questi furono subaffittati allo stesso tutore don Carlo&nbsp;– feudi di Sant'Elia, Parrinello, Marcatogliastro e Gallina -. Carlo continuava a amministrare il resto del patrimonio marchionale in grave crisi economica, e nel [[1562]] vendeva la produzione zuccheriera di Pollina al mercante genovese Marco de Furnaris.<ref>Cancila, ''Alchimie finanziarie'', p. 81-89.</ref>
[[File:Montemare.JPG|thumbnail|left|Il Monte della Madonna di Capo d'Orlando, dove sorgono i ruderi del castello dipendente dalla contea di Naso.]]
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
In un rapporto voluto da re Filippo II sulle “marine di tutto il Regno di Sicilia” si osservano, nella fascia costiera attraversata dalla fiumara di Zappulla, due castelli a guardia di altrettanti importanti trappeti o zuccherifici: quelli di Pietra di Roma e Torre del Trappeto di Malvicino (nell’odierna omonima contrada di [[Capo d’Orlando]]). Quivi il conte Carlo sviluppò l'industria dello zucchero, mantenendo nei detti castelli una nutrita guarnigione di gendarmi, a guardia dei campi di canna e degli zuccherifici. Carlo vendette il feudo di Raulica e permutò quelli di Artesina, Mancipa e Passarello - membri della Baronia di Regiovanni - con il castello di Capo d’Orlando e la terra di Naso sulla quale ottenne il titolo comitale il 20 maggio [[1571]]. Successivamente vendette la Baronia di Regiovanni a Giovan Francesco Starrabba e Ventimiglia. Si sposò con Giovanna Ventimiglia e Requesenz, 7. Baronessa di Regiovanni - investita il 15 giugno [[1561]] - di Bordonaro Soprano - 1561 - e di Bordonaro Sottano - [[1586]] - figlia di Federico Ventimiglia 6. Barone di Regiovanni e Bordonaro, e di Giulia Requesenz e Requesenz dei Conti di Buscemi - anch'essa di discendenza ventimigliana -. Giovanna Ventimiglia - vedova del conte Carlo dal 1583 - ricomprò dallo Starrabba la Baronia di Regiovanni il 1º febbraio [[1589]], e con atto stipulato il 21 marzo [[1595]] vendette la Contea di Naso a Girolamo Ioppolo marito di Laura Fiordilisa, figlia di Antonio Ventimiglia Barone di [[Sinagra]].<ref>Archivio di Stato di Palermo. ''Archivio Notarbartolo di Sciara'', b. 71, f. 1-87.</ref>. Alla morte di Carlo, nel 1583, Giovanni III Ventimiglia, Marchese di Geraci, come più prossimo parente fu nominato curatore del primogenito diciassettenne di Carlo, e tutore degli altri nove figli, compresi tra 1 e 13 anni d'età.
[[File:Daniele1357 Libeskind 01.jpg|thumb|left|Monumento di Daniel Libeskind]]
 
{{vedi anche|Costruzioni più alte della città di Padova|Monumenti di Padova}}
==== La discendenza di Simone II marchese di Geraci ====
[[File:Piazza Capitanio PD.jpg|thumb|Una suggestiva veduta notturna da Piazza dei Signori verso il Palazzo del Capitanio]]
L'apparato monumentale (nella più vasta accezione) del contesto urbano, quale oggi si offre all'osservazione del visitatore, testimonia largamente le varie fasi della vicenda storica patavina.
 
Se, difatti, non è più presente alcuna traccia delle (supposte) origini preistorico-leggendarie, ogni altra fase cronologica ha lasciato tangibili manifestazioni in altrettanti luoghi salienti e caratteristici, a partire dall'Arena romana, passando per le varie cinte murarie, torri medievali, palazzi di età signorile, chiese ed altri luoghi di culto (cristiani e non), edifici simbolici del potere civile, templi della cultura (il ''Bo'', l'Orto botanico), fino ad espressioni di architettura d'avanguardia (quali, ad esempio, il monumento di [[Daniel Libeskind]] ai caduti delle Torri Gemelle di New York, o la [[Torre Net]]): tutti capisaldi urbanistici che verranno analizzati e descritti in prosieguo e/o nella voce specifica testé richiamata, oltre che nella voce [[Storia di Padova]].
* Don Simone II Ventimiglia ( [[1528]] – 14 settembre [[1560]]), 7. marchese di Geraci, barone di Pettineo, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro, Pollina e [[Castel di Lucio|Castelluzzo]] (investitura del [[1548]]). Simone fu nominato il 23 marzo 1549 "Capitano de arme a guerra e vicario per il Val Demone con potere di mero e misto impero, con il compito di coordinare le milizie dell'intero Valle", fu inoltre stratigoto di [[Messina]] dal novembre [[1551]] al 13 gennaio [[1554]]. Nel 1535 il marchese Simone fu Ministro della Compagnia della Carità, in Palermo, dopo esserne stato fondatore e coadiutore nel [[1533]]. Don Simone fu Generale di cavalleria alla [[Battaglia di San Quintino]] nel [[1557]]. Il marchese Simone fu il patrono e protettore, dal [[1550]], del giovane [[Alessandro de' Franceschi]], a lui affidatogli da Ignazio di Loyola. Il Franceschi, grande teologo tomista, predicatore e diplomatico, raggiunse la carica di Procuratore e Vicario dell'[[Ordine dei Frati Predicatori]].<ref>Raoul Mordenti, ''Franceschi, Alessandro (Elisha da Roma, poi al secolo Ottavio Franceschi)'', in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', 49 (1997)</ref> Simone vendette il feudo di Macellaro con patto di riscatto per la somma di 3.000 onze, come i feudi di San Mauro (con Mallia, Colombo, Gallina e Sademi) per la somma di 1640.27.10 onze nel [[1555]], vendette ancora tra il tra [[1556]] e il [[1559]] i feudi di Bonanotte, Cirrito, Ciambra, Palminteri e Cirritello con patto di riscatto per la somma complessiva di 1660 onze. Alla sua morte lasciò una situazione finanziaria precaria. Don Simone maritò nel settembre 1552 la non ancora tredicenne Maria Ventimiglia e Alliata ([[1539]] - [[1585]]) (testamento a Palermo del 6 gennaio [[1584]]) - figlia di Guglielmo Ventimiglia, 8. Barone di Ciminna e Sperlinga, e di Brigida Alliata - erede delle baronie di Sperlinga e di Ciminna (investita nel [[1553]]).
 
=== Architetture militari ===
* [[Giovanni III Ventimiglia]] (23 novembre [[1559]] – 12 giugno [[1619]]), principe di Castelbuono (privilegio del 3 febbraio [[1595]] - esecutivo dal 22 maggio), marchese di Geraci, signore di Tusa, Gangi, S. Mauro e Pollina, [[Ciminna]], Sperlinga e [[Castel di Lucio|Castelluzzo]]. Giovanni fu Deputato del Regno di Sicilia, ovvero rappresentante, esecutore e amministratore del Parlamento, nei periodi 9 agosto [[1576]] - 18 giugno [[1582]], 17 maggio [[1585]] - 8 aprile [[1588]] e 12 agosto [[1612]] - 13 luglio [[1615]], stratigoto di Messina nel [[1588]] e [[1595]], Vicario Generale, Capitano generale e Presidente del Regno di Sicilia dal [[1595]] al [[1598]] e dal [[1606]] al [[1607]]. Il principe fu mecenate e corrispondente di [[Torquato Tasso]] - che gli dedicò due componimenti encomiastici - raccomandandolo in Roma al cognato e cugino cardinale [[Simeone Tagliavia d'Aragona]]. Il Ventimiglia fu altresì patrono del commediografo e comico dell'arte Giovan Donato Lombardo, che gli dedicò la commedia ''Il fortunato amante''.<ref>[Teresa Megale, ''Lombardo Giovan Donato'', in ''Dizionario biografico degli Italiani'', 65 (2005) http://www.treccani.it/enciclopedia/lombardo-giovan-donato-detto-il-bitontino_(Dizionario_Biografico)/</ref> Altro protetto di Giovanni fu il medico e filosofo Gerolamo da Montalto, originario di [[Piazza Armerina]] e laureatosi a [[Padova]], il quale dedicò al marchese di Geraci la sua opera ''De homine sano'', pubblicata a [[Francoforte]] nel 1591.<ref>Gerolamo da Montalto, ''De homine sano'', Francoforte: Apud Iohannem Wechelum, P. Fischerum, 1591.</ref> Il letterato [[Paolo Beni|Paolo Beni (gesuita)]] - professore allo Studio di Padova, ex gesuita posto all'indice ecclesiastico nel 1604 - dedicò al principe Giovanni la sua opera ''Comparatione di Homero, Virgilio e Torquato Tasso'' pubblicata nel 1607. Giovanni fondò con decreto del 4 aprile [[1596]] l'''[[Chiesa di Santa Maria la Nova (Palermo)|Arciconfraternita di S. Maria la Nova]]'', in Palermo, da cui dipese la ''Deputazione per la rendenzione de' Captivi'', allo scopo di raccogliere fondi per il riscatto degli schiavi catturati dai pirati barbareschi (attiva sino al [[1812]] con diverse centinaia di schiavi liberati). L'arciconfraternita fu approvata con privilegio di [[Filippo II di Spagna]] del 9 luglio [[1597]] e bolla di [[Clemente VIII]] del 23 ottobre [[1597]].<ref>Mongitore, pp. 344-345; Bonaffini, pp. 16, 22, 53.</ref> Il 15 febbraio [[1608]], con privilegio dato in Ciminna, successivamente confermato e ampliato in Castelbuono il 19 febbraio [[1614]] il principe Giovanni concesse ai canonici agostiniani riformati (Congregazione Centuripina) chiesa e convento di Santa Maria di Liccia, in Castelbuono. Il principe sposò il 14 febbraio [[1574]] Anna [[Tagliavia|Tagliavia d'Aragona]] e Ventimiglia<ref>Figlia di Don Carlo Tagliavia, Principe di [[Castelvetrano]], Grande di Spagna, Cavaliere del Toson d'Oro, Governatore del [[Ducato di Milano]], viceré di [[Catalogna]], Presidente del Regno di Sicilia e marito di Donna Margherita Brigida Ventimiglia, figlia del marchese Simone I.</ref> e poi Dorotea [[Branciforte]] e Barresi. Sua figlia Beatrice ottenne, con privilegio del 7 maggio [[1627]], la concessione del titolo di Principessa di [[Ventimiglia di Sicilia|Ventimiglia]].
{{Citazione|Urbs ipsa moenia.|[[Isidoro di Siviglia]]}}
Giovanni vendette a mercanti e banchieri genovesi - collegati ai conti di Ventimiglia liguri - diversi beni: il diritto di arrendare o affittare il feudo di Macellaro per la somma di 2.400 onze a Niccolò Ferreri nel 1566, i feudi di Bonanotte, Cirritelli, Palminteri, Colombo, Cirrito, Mallia, Sademi, e Tiberi con la baronia di Castelluzzo a Giovan Battista Covello nel 1568; il feudo di Pollina con le dipendenze di Guglieminotta, Vicaretto, Ogliastro, Pamminello, Zurrica e San Giorgio, per 3323.18.16 onze, nonché la baronia di San Mauro per 2.100 onze a Paolo Ferreri il 23 giugno [[1572]]; i feudi di Cannata e Valle Cuba a Ingastone Spinola nel 1574; i feudi di San Giacomo e Lo Pozzo ad Antonio Nicosta nel 1578.
{{Citazione|Murus ubique.|[[Donatello di Urbino]]}}
{{Vedi anche|Mura di Padova}}
[[File:Mappagiovannivalle.gif|thumb|upright|Mappa di Padova del 1700]]
 
La città dal periodo medievale in poi ha avuto tre cerchie di mura che fortificavano la città succedutesi nel tempo.
* Don Giuseppe (+ [[1620]]), 2. Principe di Castelbuono, 9. Marchese di Geraci (morto prima di prendere investitura), Barone di Regiovanni e di Bordonaro Sottano (investito il 31 agosto [[1618]]), nonché Barone delle terre e castelli di Raulica, Tusa, Gangi, Pollina e San Mauro; Gentiluomo di Camera del Re Filippo II di Spagna. Don Giuseppe impalma Donna Bianca (o Anna) Antonia d’Aragona e de la Cerda, figlia di Don Antonio II d’Aragona [[Ducato di Montalto|Duca di Montalto]] (lignaggio di [[Ferdinando I di Napoli]]) e di doña Maria de la Cerda dei [[Duca di Medinaceli|Duchi di Medinaceli]]. Dalla coppia Ventimiglia e Aragona nascono:
** Don Francesco III Ventimiglia e Aragona (+[[1648]]), 3. principe di Castelbuono, 10. Marchese di Geraci, Barone di Regiovanni (investito nel [[1622]]) - baronia ceduta a Don Francesco Grifeo dei Principi di Gangi nel 1632 -. Francesco fu altresì Barone di Raulica, Bordonaro Sottano, Tusa, Gangi, Pollina e San Mauro, Grande di Spagna di prima classe (''Grandeza personal''). Francesco fu Capitano generale della Cavalleria del Regno di Sicilia, Deputato del Regno dal 3 luglio [[1645]] alla morte. Inoltre, fu Vicario generale in Val Demone e Vicario Generale del Regno di Sicilia nel 1645. La plebe palermitana nei moti del [[1647]] gli offrì la corona di [[Regno di Sicilia|Re di Sicilia]], ma il prudente principe rifiutò il trono. Fra il 1620 e il 1621 il principe fu al centro di una querelle giurisdizionale con il Santo Uffizio, per aver ingiuriato e condannato a quattro tratti di corda Francesco Schimbenti e Moncada familiare del Santo Uffizio.<ref>Archivo Histórico Nacional de Madrid, ''Consejo de Inquisición'', INQUISICIÓN,1750,Exp.1, in http://pares.mcu.es/ParesBusquedas/servlets/Control_servlet?accion=3&txt_id_desc_ud=4290304&fromagenda=N </ref> Nel [[1629]], il celebre teologo [[Antonino Diana]] dedica al principe Francesco il terzo volume delle sue ''Resolutiones morales''.<ref>Dollo, ''Modelli scientifici'', p. 272.</ref> Il nipote Carlo Ventimiglia, giovanissimo cavaliere di Malta, è a capo di altra sollevazione antispagnola e giustiziato il 14 ottobre [[1647]], mentre il figlio Giuseppe sarà giustiziato nel 1650 in analoghe circostanze. Nel 1652 il figlio illegittimo Giovanni Ventimiglia è arrestato e esiliato per incitazione alla rivolta.<ref>[http://books.google.es/books?id=_t4ahpdB9BgC&printsec=frontcover&hl=es&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false Di Blasi,''Storia Cronologica dei Viceré Luogotenenti e Presidenti del Regno di Sicilia''], pag. 364.</ref> L'abate don Cesare, altro figlio del principe Francesco, è incarcerato e torturato (senza confessare) nel 1677 per la cospirazione che portò alla ribellione di Messina. Il 26 febbraio 1650 - per la ribellione antispagnola - è strangolato il cognato del principe; Giovanni del Carretto. Nel 1639 il principe di Castelbuono dispone di una entrata lorda di 20.705 scudi d'oro e di una rendita netta di 13.600 scudi; fornisce il servizio militare di trenta cavalieri.<ref>Lo Faso di Serradifalco, ''sub voce''.</ref>Francesco sposa successivamente: 1. Donna Maria Balsamo e Tagliavia d’Aragona dei Principi di Roccafiorita; 2. Donna Maria Spadafora, figlia di Don Michele 1. Principe di Maletta e di Maria Crisafi; 3. Donna Giovanna Branciforte, figlia di Don Giuseppe Conte di Raccuia, vedova di Don Giovanni Branciforte dei Principi di Butera, cognata di Giovanna d'Austria, figlia di [[don Giovanni d'Austria]]; 4. Dorotea del Carretto e Ventimiglia, figlia di Girolamo II 3. Conte di Racalmuto e di Donna Beatrice Ventimiglia 1. Principessa di Ventimiglia.
** Maria che il 14 giugno del [[1623]], a [[Palermo]], si unisce in [[matrimonio]] con [[Grifeo di Partanna|Mario III Grifeo]], principe di [[Partanna]], pretore di [[Palermo]] e maestro di campo della milizia del Regno. In precedenza, il 1º agosto del [[1570]], c'era già stato un matrimonio fra le due stesse famiglie: Mario II Grifeo di Partanna, XVI barone di Partanna con Antonia Ventimiglia di Ciminna (feudo passato poi nelle mani del nipote Mario III Grifeo). Il figlio di Mario e Antonia - Guglielmo I Grifeo e Ventimiglia padre di Mario III - ottenne il titolo di principe grazie a re [[Filippo IV di Spagna]] e di Sicilia;
** Don Carlo Ventimiglia, marchese di [[Sambuca di Sicilia|Sambuca]], signore dei diritti di ½ grano sulle tonnare di Solanto, Arenella, San Niccolò di Pontorno, barone della Gabella del biscotto, della canapa, del pepe e dei salumi di Messina. Questi sposa Elisabetta Bardi, da cui nasceranno Giuseppe Ventimiglia ([[1631]]-[[1666]]) e Antonia Ventimiglia (+[[1666]]), marchesa di Sambuca e signora del castello e tonnara di S. Nicolò di Palermo, moglie nel [[1650]] di Pietro Beccadelli da Bologna e Grimaldi 1. Principe di [[Camporeale]].
 
La prima cerchia, costruita tra il 1195 e il 1210, è quella delle mura cosiddette "comunali" perché eretta durante il periodo del libero comune padovano. Essa cingeva la parte più centrale della città, la cosiddetta "insula" poiché interamente circondata da canali (oggi in parte scomparsi). Di questa cerchia restano tre porte: due di esse ancora oggi transitabili ([[porta Molino]], [[porta Altinate]], [[porta della Cittadella Vecchia]]) mentre una terza fu inglobata nel Trecento nelle strutture del [[Castelvecchio (Padova)|Castelvecchio]]. Inoltre rimangono numerosi tratti della cinta muraria lungo l'antico percorso, spesso inglobati tra costruzioni moderne.
* Giovanni IV Ventimiglia, (+[[1675]]), figlio di Francesco III, 4. Principe di Castelbuono, 11. Marchese di Geraci (investito nel 1648), Barone di [[Castellammare del Golfo]] (investito nel 1664), Pollina, San Mauro, Castelluccio e Tusa. Nel 1648, “maritali nomine”, don Giovanni fu Principe di Scaletta, Barone di Guidomandri, Granieri, San Marco lo Celso, Nissoria, Bonalbergo, Rappisi, Gantieri, Baruni e della Foresta di Troina. Il principe fu nominato Capitano Generale della Cavalleria del Regno e nei periodi [[1651]]-[[1654]] e [[1658]]-[[1661]] fu deputato del Regno, nel 1658 Capo del Braccio demaniale del Parlamento. Negli anni [[1655]]- [[1656]] il principe Giovanni è eletto Governatore della Compagnia della Pace, in Palermo, e fonda il relativo monumentale oratorio . Il 14 dicembre [[1669]] Giovanni cede la baronia di Tusa a Orazio La Torre. Don Giovanni sposa Donna Felice Marchese e Valdina figlia unica ed erede di Blasco II Principe della Scaletta e di Donna Laura Valdina e Del Bosco Ventimiglia, dei Principi di Valdina. Da Giovanni e Felice nacquero:
** Beatrice Ventimiglia (11 marzo [[1640]]-12 luglio [[1705]]) maritata il 14 maggio [[1667]] con Leonardo VI [[Tocco (famiglia)|di Tocco]] e di Tocco ([[1630]]-[[1670]]), da cui nacque Carlo Antonio di Tocco e Ventimiglia, 4. Principe di Montemiletto, 4. Conte di Montaperto ([[1668]]-[[1701]]) sposato il 2 giugno [[1688]] con Livia [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino]] Fardella e Gaetani, Nobile Dama dei Principi di Bisignano ([[1672]]-[[1749]]); Donna Ippolita di Tocco, altra figlia di Beatrice Ventimiglia, sposa il 16 dicembre [[1682]] Don Domenico I Orsini, 13. duca di [[Gravina]], 4. Principe di [[Solofra]] e conte di [[Muro Lucano]] - fratello di [[Papa Benedetto XIII|Benedetto XIII papa]] -, dai quali discendono gli attuali principi [[Orsini (famiglia)|Orsini]]; Beatrice Ventimiglia in seconde nozze sposa nel [[1674]] Giacomo III Milano, marchese di [[Polistena]] e San Giorgio;
** Francesco IV Rodrigo ([[1655]]-[[1688]]), 5. Principe di Castelbuono, 12. Marchese di Geraci (investito il 10 maggio [[1676]]), Principe di Scaletta, Barone di Castellammare del Golfo, di Pollina e San Mauro, di Nissoria, Bonalbergo, Rappisi e Gantieri, Barone e della Foresta di Troina (investito nel [[1687]]), fu Grande di Spagna di Prima Classe; Capitano Generale della Cavalleria del Regno nel [[1677]]. Francesco vende il principato di Scaletta e Guidomandri a Antonio Ruffo e Spadafora (che sborsa per l'operazione 16000 onze,11 luglio [[1672]]). Francesco fa reimpostare nel [[1684]] la cappella di S. Anna nel maniero di Castelbuono, con un rutilante e fastoso apparato decorativo e architettonico, a opera di Giuseppe e [[Giacomo Serpotta]]; i maggiori plasticatori nel Seicento europeo.<ref>Maurici, p. 109.</ref> Il principe Francesco sposa Donna Caterina Pignatelli Tagliavia d’Aragona, figlia di Don Ettore 4. Principe di Noia, 6. Duca di Monteleone e di Donna Giovanna d’Aragona Tagliavia, Duchessa di Terranova. Dalla coppia nacquero:
*** Donna Felice (+ 5 gennaio [[1709]]), Principessa di [[Palestrina]], per il matrimonio del 1693 con [[Urbano Barberini]], già vedova dello zio Blasco Ventimiglia 7. Principe di Castelbuono. Per eredità di Giovanni V Ventimiglia, suo fratello, fu Baronessa di Nissoria, Bonalbergo, Rappisi, Gantieri, Baruni e della Foresta di Troina.
*** Donna Stefania ( + Palermo 31 agosto [[1749]]) moglie di Niccolò Placido Branciforte e del Carretto 4. Principe di Butera.
*** Donna Giovanna (+ 16 marzo [[1734]]), Baronessa di Nissoria, Bonalbergo, Rappisi, Gantieri, Baruni e della Foresta di Troina (investita nel [[1713]]) per eredità della sorella Felice. Sposa Luigi Guglielmo Moncada e Branciforte, 7. Principe di Paternò. Dalla principessa Giovanna Ventimiglia discende Sua Maestà [[Filippo del Belgio (1960)|Filippo del Belgio]], [[Re dei Belgi]].
*** Giovanni V Ventimiglia ([[1680]] - [[1689]]), 6. Principe di Castelbuono e 13. Marchese di Geraci (investito il 3 agosto [[1688]])
*** Ettore, muore a 5 anni insieme al fratello Giovanni.
 
Nel corso del Trecento, con l'espandersi delle aree urbanizzate furono realizzate, in vari momenti, le mura cosiddette "carraresi" perché costruite in gran parte durante la signoria dei Da Carrara. Di queste mura restano pochissimi resti visibili in alzato, e sono perlopiù inglobate in altre costruzioni e fortificazioni rinascimentali. Queste mura di stampo ancora medievale resistettero, con opportuni adattamenti, all'assedio che Padova subì nel 1509 ad opera delle truppe della [[lega di Cambrai]].
* Blasco Ventimiglia 7. Principe di Castelbuono e 14. Marchese di Geraci (investito il 7 luglio [[1689]]). Il principe Blasco nel [[1683]] è Governatore della Compagnia della Pace.
 
In seguito a questo assedio la [[Serenissima]] decise di dotare la città di una nuova cerchia di mura adatta a resistere all'introduzione dell'artiglieria nelle tecniche di guerra. I lavori iniziarono nel 1513 per andare avanti circa fino alla metà del XVI secolo. Questa cerchia è ancora esistente quasi per intero seppur in diversi stati di conservazione a seconda dei vari tratti. Il suo perimetro è di circa 11 chilometri, con 20 bastioni e 6 porte (sulle 8 originarie). Queste mura sono solitamente denominate "veneziane" o "rinascimentali".
* Ruggero Ventimiglia ([[1670]]-[[1698]]), 8. Principe di Castelbuono e 15. Marchese di Geraci, (investito nel [[1698]]), Barone di [[Castellammare del Golfo]], di Pollina e San Mauro. Il principe Ruggero è autore del ''Geometram quaero'' e delle ''Enodationes duodecim problematum'' del [[1690]], nella tradizione della scuola geometrica proiettiva del Maurolico e del Borelli e in assonanza con i 'milanesi' [[Giovanni Ceva]] e [[Giovanni Girolamo Saccheri]].<ref>Brigaglia, Nastasi, pp. 6-9.</ref> Il principe Ruggero fu altresì in relazione, in Madrid, con il matematico [[Antonio Hugo de Omerique]], che introdusse alcuni testi del Ventimiglia nella sua opera ''Analysis geometrica'', testo lodato pur da [[Isaac Newton]].
 
=== Architetture religiose ===
* Girolamo, dapprima Conte-Duca di Ventimiglia poi 9. Principe di Castelbuono e 16. Marchese di Geraci (investito il 17 ottobre [[1698]]), Principe di Belmontino, Barone di Castellammare del Golfo, di Pollina, Bonanotte, Mili, Calabrò e di San Mauro. Il principe Girolamo, con atto del 4 aprile [[1702]] (giudice e notaio Salvatore Tinnaro), cede i diritti signorili sul titolo di Principe di San Mauro al cugino Diego Ventimiglia di Malaga, marchese di Cropani e conte di Peñon de la Vega.<ref>Ramos, p. 281.</ref> Il principe sposa 1. Donna Giovanna Corvino e Groppo, figlia di Don Melchiorre Marchese di Mezzojuso e di Donna Ninfa Groppo Principessa di Belmontino; 2. Donna Anna Arduino, investita di Placabiana nel 1715, vedova di Mario Di Giovanni Barone di Gallidoro.
{{Vedi anche|Chiese di Padova}}
 
Tra i luoghi di culto cattolici, il maggiore è la [[Duomo di Padova|basilica cattedrale di santa Maria Assunta]] sede della [[diocesi di Padova]], ma è altresì importante la [[Basilica di Sant'Antonio (Padova)|pontificia basilica di sant'Antonio]], santuario internazionale e tra le principali mete del turismo religioso al mondo. In Prato della Valle sorge poi la [[basilica di Santa Giustina]], abbaziale, che ospita insigni reliquie. Gli edifici romanici di [[Chiesa di Santa Sofia (Padova)|santa Sofia]] di [[Chiesa di San Nicolò (Padova)|san Nicolò]] ed il [[Battistero di Padova|Battistero]], le chiese gotiche degli [[Chiesa degli Eremitani|Eremitani]], di [[Chiesa di Santa Maria dei Servi (Padova)|santa Maria dei Servi]], di [[Chiesa di San Francesco Grande (Padova)|San Francesco Grande]]. Le chiese dello [[Vincenzo Scamozzi|Scamozzi]], [[Chiesa di San Gaetano (Padova)|San Gaetano]] e [[Chiesa di Ognissanti (Padova)|Ognissanti]]. La grande [[Basilica del Carmine (Padova)|basilica del Carmine]] e il [[Santuario di San Leopoldo Mandic|santuario di San Leopoldo]].
* Don Francesco V Ventimiglia, 10. Principe di Castelbuono, 17. Marchese di Geraci (investito il 14 marzo [[1707]]), Barone di Pollina, San Mauro e Placabiana, Principe di Belmontino ([[1681]]) per eredità dello zio Mariano Corvino. Nel [[1701]] il principe Francesco è Governatore della Compagnia della Pace. Francesco sposa Girolama Di Giovanni e Arduino dei Baroni di Gallidoro, investita nel [[1675]] dei feudi di Graziano, Gallidoro, Gebbiarossa, Grasta (nella contea di Caltanissetta) Miano, Rovitello e Tavernolo (nella contea di Sclafani). Francesco e Girolama hanno i figli:
Il [[Cimitero Maggiore (Padova)|cimitero Maggiore di Padova]], costruito nell'800.
** Giovanni VI Ventimiglia (+ [[1748]]), 11. Principe di Castelbuono, 18. Marchese di Geraci (investito il 3 novembre [[1712]]), Principe di Belmontino, Barone di Pollina, San Mauro e Placabiana, Signore di Graziano, Gallidoro, Gebbiarossa, Grasta, Miano, Rovitello e Tavernolo. Giovanni fu Presidente della Real Giunta del Consiglio Supremo di Sicilia a Napoli dal 1737 al 1748. Giovanni fu [[Grandezza di Spagna|Grande di Spagna]] di Prima Classe con privilegi del 2 luglio [[1710]] e 2 aprile [[1740]]<ref>Fernandez-Mota de Cifuentes, p. 109.</ref>, fu Gentiluomo di Camera di [[Vittorio Amedeo II di Savoia]], Cavaliere dell'[[Ordine Supremo della Santissima Annunziata]] (22 marzo [[1714]]). Con privilegio del 27 settembre [[1723]], ottenne dall'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]] il titolo di [[Principe del Sacro Romano Impero]], con il trattamento di ''Altezza'' e con la podestà di batter moneta e medaglie col proprio nome e usare il titolo ''Dei Gratia''. Con lo stesso privilegio l'Imperatore concesse il titolo di [[Conte palatino|Conte del Sacro Palazzo Lateranense]] a tutti i secondogeniti del Principe di Castelbuono. Giovanni fu pur Gentiluomo di Camera di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] e Cavaliere dell'Ordine di [[San Gennaro]] nel [[1738]]<ref>Mango, p.</ref>. Nel 1746 in Castelbuono il principe fonda il Collegio di Maria, retto dalle Collegine, per l'educazione delle ragazze del popolo.<ref>Caminiti, p. 193.</ref> Sua Altezza il principe Giovanni sposò nel [[1704]] Donna Livia [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino]], figlia di Carlo Maria 9. Principe di [[Bisignano]] e di Donna Maria Fardella e Gaetani, Principessa di Pacheco, già vedova di Don Carlo di Tocco 3. Principe di [[Montemiletto]].
** Domenico Antonio Ventimiglia (+ 20 gennaio [[1746]]), principe di Belmontino dal 1723, familiare del Santo Uffizio nel 1724. Domenico sposa il 2 febbraio [[1717]] Donna Francesca Spinola e Montaperto, figlia di Don Ludovico 1. Principe di Grammonte e di Donna Melchiorra Montaperto e Bonanno dei Principi di Raffadali.
 
{{Vedi anche|Comunità ebraica di Padova}}
* Don Luigi Ruggero I Ventimiglia, figlio di Giovanni VI (battezzato il 25 dicembre [[1705]] - 9 dicembre [[1771]]), 12. Principe di Castelbuono, 19. Marchese di Geraci (investito il 13 marzo [[1749]]), Principe del S.R.I., Conte Palatino del S.R.I., Duca di Ventimiglia, Barone di Pollina e di San Mauro, Signore di Bonanotte, Rupa e Calabrò e di ½ di Graziano, di Gallidoro e Gebbiarossa, di Grasta, Miano, Rovitello, Tavernolo e Mili. Luigi Ruggero fu figlioccio di battesimo del [[Luigi XIV di Francia|Re Sole]] con delega al viceré Isidoro de la Cueva, fu Gentiluomo di Camera con esercizio del re [[Carlo III di Napoli]] e Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro e del Supremo Ordine della SS. Annunziata, Consigliere della [[Oratorio dei Bianchi (Palermo)|Compagnia dei Bianchi]], in Palermo, negli anni [[1746]]-[[1747]]. Luigi Ruggero vende il 14 febbraio 1752 il principato di Belmontino (presso [[Aidone]]) a Giovanni Settimo Calvello, insieme ai diritti sulle strade Toledo e Maqueda, al prezzo di mille onze. Tale vendita andò in favore di un investimento di 2800 onze d'oro nel feudo Tiberi, presso San Mauro Castelverde. Luigi cede la baronia di Placabiana a Vincenzo Moncada, principe di Calveruso, in data 28 giugno [[1765]].<ref>Villabianca, ''Appendice'', p. 146.</ref>Il principe sposa in prime nozze, il 29 aprile [[1724]], la sedicenne Donna Maria Teresa Moncada e Ventimiglia (20 marzo [[1708]]-2 aprile [[1739]]), figlia di Luigi Guglielmo 7. Principe di Paternò, Duca di S. Giovanni e di Donna Giovanna Ventimiglia e Pignatelli (figlia di Francesco IV Rodrigo, 5. Principe di Castelbuono). In seconde nozze si accasa con Donna Rosalia Colonna Romano e Branciforte, figlia di Don Giovanni Antonio Colonna Romano dei Duchi di Cesarò e di Donna Eleonora Branciforte dei Principi di Butera.
La [[Sinagoga]] di Padova<ref>[http://www.turismopadova.it/Itinerari/copy10_of_trip/it/view Scheda "Padova ebraica" su ''Turismo Padova'' (pubblicazione della Provincia PD)] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070513202822/http://www.turismopadova.it/Itinerari/copy10_of_trip/it/view |data=13 maggio 2007 }}</ref>, situata nella zona centrale del Ghetto (adiacente alle piazze) con gli antichi cimiteri ebraici - situati nella contrada Savonarola - testimoniano la vivace attività della comunità giudaica nella città.
 
La comunità di [[Scientology]] ha trovato sede in Villa Lanza. [[File:Sina-pd3.jpg|thumb|Ingresso della Sinagoga di Padova]]
Fra i tanti documenti originali conservati dagli attuali discendenti dei Marchesi di Geraci, si nota una lettera patente di Luigi Ruggero del 12 luglio [[1757]], redatta dal segretario Don Gaetano Baccimeo, in cui si nomina Don Francesco Agnello (giurato e capitano di Cefalù fra il 1758 e il 1762), barone di Signefari, nella carica di Governatore della Contea-Marchesato di Geraci per gli "''amplissimi privileggi del nostro mero e misto Impero'' [...] ''in nome di Dio signore altissimo e nostro''". Al medesimo principe Luigi Ruggero è da attribuire la composizione musicale ''Demetrio. Scherza il nocchier talora''<ref>Aria dell'Eccellentissimo Marchese Ventimiglia, www.internetculturale.sbn.it/Teca:20:NT0000:IT\\ICCU\\MSM\\0079845</ref>
 
=== Architetture civili e monumenti ===
* Don Giovanni VII Luigi, figlio di Domenico Antonio (+ 19 gennaio [[1795]]), 13. Principe di Castelbuono, di Buonriposo e del S.R.I. 20. Marchese di Geraci (investito il 7 dicembre [[1772]]), Barone di Pollina e di San Mauro, Signore di Belmontino, Bonanotte, di Rupa e Calabrò e di ½ di Graziano, di Gallidoro, di Gebbiarossa, di Grasta, di Miano, di Rovitello e Tavernolo, Grande di Spagna di prima classe. Il principe sposa Donna Maria Rosa Perpignano e La Lumia, investita del principato di Buonriposo nel 1777.
[[File:TorreanzianiPDerbe.jpg|miniatura|destra|Il Palazzo comunale da piazza delle Erbe]]
* [[Palazzo Comunale (Padova)|Palazzo Comunale]], municipio cittadino, di cui fa parte il [[Palazzo della Ragione (Padova)|Palazzo della Ragione]].
* [[Palazzo del Bo]], sede storica dell'università
* [[Arco Vallaresso]]
* [[Torre dell'Orologio (Padova)|Torre dell'Orologio]]
* [[Caffè Pedrocchi]], il "caffè senza porte"
* [[Loggia del Consiglio (Padova)|Loggia del Consiglio]]
* [[Palazzo Liviano]], sede della facoltà di lettere e filosofia dell'Università
* [[Palazzo del Monte di Pietà (Padova)|Palazzo del Monte di Pietà]] in piazza del Duomo, attuale sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
* [[Palazzo del Monte di Pietà Vecchio]]
* [[Centro culturale Altinate/San Gaetano|Centro Culturale Altinate]]
* [[Loggia Amulea]]
* [[Loggia dei Carraresi]]
* [[Prato della Valle]]
[[File:Fontana piazzale della Stanga, Padova.jpg|thumb|Fontana piazzale della Stanga, Padova]]
 
==== Palazzi di Padova ====
* Don Luigi Ruggero II Ventimiglia ([[1757]]-[[1823]]), 14. Principe di Castelbuono, 21. Marchese di Geraci (investito nel [[1795]]), Principe di Buonriposo, del S.R.I., Barone di Pollina e di San Mauro, Signore di Belmontino, Bonanotte, Rupa e Calabrò e di ½ di Graziano, Gallidoro, Gebbiarossa, Grasta, Miano, Rovitello e di Tavernolo; Grande di Spagna di prima classe. Nel 1816 è abrogato lo stato feudale di Geraci e il principe Luigi Ruggero diventa un privato proprietario che, morendo senza discendenti, nomina erede delle sue sostanze il fratello Don Francesco VI Luigi Ventimiglia.
 
* [[Loggia e Odeo Cornaro]] a Palazzo Cornaro, il primo teatro dell'età post classica
=== Ventimiglia, Baroni di Gratteri e Principi di Belmonte ===
* [[Palazzo Colpi]]
* [[Palazzo Angeli (Padova)|Palazzo Angeli]] [[File:Palacio Angeli, Padua.jpg|miniatura|Palazzo Angeli]]
* Palazzo Sambonifacio in contrà Scalona
* [[Palazzo Maldura]], altra sede storica della facoltà di lettere e filosofia dell'Università
* [[Palazzo Zuckermann]], sede distaccata dei Musei Civici agli Eremitani
* [[Palazzo Zabarella]], sede di mostre ed eventi culturali
* [[Palazzo Cavalli alle Porte Contarine]], sede della scuola di ingegneria, del dipartimento di geoscienze e di istituti dell'Università
* [[Palazzo Mussato]]
* [[Palazzo Grimani (Padova)|Palazzo Grimani]]
* [[Chiesa di Sant'Eufemia (Padova)|Palazzo Mocenigo]]
* [[Palazzo Capodilista]]
* [[Palazzo Papafava dei Carraresi]], che nel periodo della [[Repubblica di Salò]] divenne sede del Ministero dell'Educazione Nazionale
* [[Palazzo Pisani de Lazzara]]
*[[Villa Molin]]
 
=== Portici ===
Ramo della famiglia Ventimiglia fu quello dei Principi di [[Belmonte]], investiti alla fine del [[XVII secolo]] del [[feudo]] di [[Belmonte Mezzagno]].
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Padova, 1967) - BEIC 6342681.jpg|thumb|I portici in una foto di [[Paolo Monti]] del 1967. Fondo Paolo Monti, [[BEIC]]]]
Questo lignaggio deriva da Francesco III Ventimiglia - figlio di Antonio conte di Collesano - investito nel [[1418]] della avita Baronia di Gratteri nel comprensorio delle [[Madonie]].<ref>ADN Kronos, 17 agosto 2011: Uno studio della Camera di Commercio di [[Monza]] e [[Brianza]], basato sui dati forniti da [[Anholt brand index]], [[ISTAT]], [[Agenzia del territorio]], [[Regione Lombardia]] e [[Banca d'Italia]] ha posto il comprensorio delle Madonie, l'antica Contea di Geraci, al quarto posto in Italia per valore attuale del [[Marca (marketing)|brand]] economico-commerciale, con un valore di 2 miliardi di Euro. Naturalmente il paesaggio, il territorio con le produzioni agricole e artigianali, il turismo, le evidenze artistiche etc., hanno una diretta attinenza alla storia locale.</ref>
[[File:Padova juil 09 205 (8379693979).jpg|thumb|Uno scorcio dei portici nel centro cittadino]]
 
Uno dei motivi di orgoglio dei padovani è costituito dai [[portico|portici]], sono disseminati ovunque nel centro cittadino e hanno uno sviluppo complessivo di oltre 20&nbsp;km,<ref name=unescoportici>{{cita web|http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5010/ |The Porticoes of Bologna |5 aprile 2019 |lingua= en }}</ref> issando Padova al secondo posto dietro a Bologna, che possiede una rete di portici estesa e ramificata come nessun’altra in Europa.<ref>{{cita web|url= http://ecopolis.legambientepadova.it/?p=18169 |titolo= Portici di Padova |accesso= 5 aprile 2019 }}</ref> La costruzione dei portici in città è un'antica tradizione, se ne trovano in stile romanico, gotico, rinascimentale, neoclassico e moderno.<ref>{{cita web|https://www.repubblica.it/viaggi/2017/10/31/news/padova_citta_gioiello_dove_l_arte_e_di_casa-179859018/ |Padova. Città gioiello dove l'arte è di casa |5 aprile 2019 }}</ref> Originariamente lo sviluppo totale era maggiore, ma dopo che Padova fu sottomessa dalla [[repubblica di Venezia]] (1405), diverse famiglie nobiliari eliminarono segmenti di porticati per dare risalto alle facciate dei propri palazzi.<ref name=unescoportici/>
===== Antonio Ventimiglia, Conte di Collesano =====
* Antonio Ventimiglia (†[[Malta]], [[1415]]), nel testamento del padre Francesco II - dell’8 gennaio [[1386]] - fu istituito conte di Collesano e barone di Gratteri, signore della cittadina e porto di Termini, e dei castelli e borghi di Roccella, delle Petralie, di Isnello, Bilici e Caronia. Oltre al reddito di 500 once d'oro sulle secrezie della città di [[Polizzi Generosa|Polizzi]], e un palazzo signorile in Cefalù. Defunto il padre nel [[1387]], Antonio vi succedette nell'alto ufficio di Gran Camerario del Regno di Sicilia, massima autorità economico-patrimoniale dello Stato. Alleato con il fratello Cicco/Francesco - ex-prelato, già [[Protonotario apostolico]] di [[papa Urbano VI]] nel [[1383]] - il Conte di Collesano si pone come principale referente dei nuovi sovrani aragonesi, il reggente [[Martino il Vecchio]], Duca di Montblanc e il figlio di questi, [[Martino I di Sicilia|Martino I il Giovane]], re consorte di Sicilia dal [[1392]]. Nondimeno, Antonio contrasta l'autorità del fratello primogenito, Enrico III Conte di Geraci, e ottiene il titolo di Vicario Generale del Regno di Sicilia. Le trattative imbastite con l'infante Martino - prima che questi prendesse possesso del trono, contrastato dagli altri potenti vicari - valsero ad Antonio la conferma della signoria sulla città di Termini, importante emporio commerciale tirrenico, e il riconoscimento della piena giurisdizione civile e criminale sulle sue terre. Per Antonio l'enorme potere acquisito a corte valse la partecipazione allo smembramento degli altri grandi stati feudali, ribellatisi al nuovo sovrano e di conseguenza demoliti militarmente dai Martini. Son così redistribuiti ai fedeli degli Aragonesi i beni dei Chiaramonte, conti di Modica e Caccamo, nel 1393, e quelli di Guglielmo Raimondo Moncada - Marchese di Malta e Conte di [[Augusta (Italia)|Augusta]] - nel [[1396]]-[[1398]]. Si ha così un profondo mutamento del sistema economico feudale, dove prevalgono oramai le concessioni reali dei diritti d'esportazione dei grani che aprono l'ascesa a una nuova [[stratificazione sociale]] di fedeli funzionari, a scapito dei grandi baroni terrieri del passato. Fra questi funzionari-mercanti si pone inizialmente lo stesso conte Antonio.<ref>Cuvillier, p. 388-403.</ref>
Il re Martino l'8 giugno [[1392]] confermò l'investitura al conte Antonio, aggiungendo il diritto di esportazione di 11.000 tratte annue di frumento dai porti-caricatori di Roccella, Trapani, [[Marsala]] e Termini (circa 5.000 tonnellate). Il 16 giugno [[1392]] il Ventimiglia permutò con il re la terra e castello di Termini con i proventi della regia colletta imposta sullo stato di Collesano, sulle baronie di Petralia, Isnello, San Mauro per un valore di 3.200 [[fiorino|fiorini d'oro]] annui.<ref>Archivio di Stato di Palermo, ''Archivio Belmonte'', 80, 171.</ref> Negli anni successivi al 1394, il Conte di Collesano detiene pur la Baronia di [[Caltavuturo]](investitura del 12 dicembre 1396), e il titolo di Capitano delle città di Cefalù e Polizzi, con uno stipendio di 300 once annue.<ref>Cancila, ''Castrobono'', p. 115.</ref> Nel successivo 26 ottobre ad Antonio Ventimiglia fu assegnato il feudo di Tavi. Fra il 31 ottobre e il 1º novembre [[1396]] Antonio Ventimiglia subinfeudò al consanguineo Francesco Uberto Ventimiglia il castello ed il feudo di [[Resuttano]] (Ralsuctana/Rasuctana), nonché i feudi Monaco, Rachilebbi e Raxafica, tutti nel territorio di Petralia Soprana. Investitura confermata dal re il 19 novembre [[1396]]. Detti territori passeranno infine in casa Romano [[Colonna]] e Ventimiglia. Sempre nel 1396, il Conte di Collesano rientra in possesso della Baronia di [[Castel di Lucio]] e assume la carica di Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia, succedendo al Moncada caduto in disgrazia.
Antonio Ventimiglia si ribellò a re [[Martino I di Sicilia|Martino]] e, per qualche tempo, ebbe confiscati i feudi: il 1º febbraio [[1398]] Isnello fu assegnata ad Abbo Filangeri, e il 20 giugno [[1398]] la terra ed il castello di Caltavuturo passarono in potere del catalano Aloisio de Raiadellis. Il 16 agosto [[1398]] Antonio ottenne il perdono reale e la restituzione del patrimonio. Fra gli altri beni feudali, Antonio possedette il feudo Casale di Pietra (ubicato nel territorio di Petralia superiore), che vendette a Filippo Notarbartolo il 15 ottobre [[1398]], e il feudo Bonanotte (ubicato nel territorio di [[San Marco d'Alunzio|San Marco]]) che il 6 maggio [[1407]] vendette ad Antonio de Bono da [[Nicosia]].
Antonio Ventimiglia fu nominato dal papa Vicario Generale del Regno di Sicilia mantenendo e gestendo il pieno potere sovrano su un quarto circa dell'Isola. Ancora ribelle, fu sconfitto e imprigionato a [[Malta]]. Antonio Ventimiglia sposò successivamente [[Peralta (famiglia)|Margherita di Saluzzo Peralta]] ed Elvira [[Moncada (famiglia)|Moncada]].
 
=== Musei ===
* Francesco III Ventimiglia (†[[1429]]), fu barone di [[Gratteri]], ma fu diseredato dal padre. Fu il capostipite dei Ventimiglia Conti di Prades e Baroni di Gratteri.
[[File:Museo-civ.jpg|thumb|Chiostro dei musei civici]]
* Sua sorella Costanza Ventimiglia, per volontà testamentaria del padre Antonio, fu contessa di Collesano, delle Petralie, Isnello, Bilici e Caronia, subentrando al fratello Francesco, barone di Gratteri, nonché agli altri fratelli Giovanni ed Enrico. Sposò Gilberto [[Centelles]] dei Conti di Valenza e signore di Centelles, divenuto poi conte di [[Collesano]]. Da questa coppia nacque il condottiero [[Antonio Centelles]] y Ventimiglia, futuro Principe di [[Santa Severina]], Conte-duca di [[Catanzaro]], Marchese di [[Crotone]] e Conte di [[Belcastro]].
* Il [[Musei Civici agli Eremitani]]<ref>[http://www.padovanet.it/padovacultura/musei/ PadovaCultura -Musei Civici] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070403014251/http://www.padovanet.it/padovacultura/musei/ |data=3 aprile 2007 }}</ref> - il circuito che va sotto questo nome comprende:
[[File:Richard francis talbo ventimiglia di belmonte.jpg|thumbnail|Nel riquadro Giuseppe Emanuele IV Ventimiglia ([[1756]]-[[1814]]) e [[Richard Talbot, 1º Conte di Tyrconnell|Richard Francis Talbot]], Viceré d'[[Irlanda]] - bisnonno di sua moglie Carlotta Maria Clotilde Ventimiglia di [[Marsiglia]]<ref>Woelmont de Brumagne, 3., p. 867. Carlotta fu figlia di Marie Madeleine Sophie Talbot de Tyrconnel - Signora di Franqueville - unica erede di due rami dei Talbot, e di Charles François Gaspard Fidèle de Vintimille dei Conti di [[Marsiglia]] (24 aprile [[1738]] - 27 giugno [[1796]]) - Marchese di Ventimiglia, Barone di [[Figanières]] e [[Vidauban]], [[Maresciallo di campo]], [[Ordine di San Luigi|Cavaliere di San Luigi]], di [[Ordine di San Michele|San Michele]] e dello [[Ordine dello Spirito Santo|Spirito Santo]], Cavaliere d'Onore di [[Maria Teresa di Savoia]] nonché Consigliere del [[Conte di Artois]] - emigrato a [[Torino]] nel [[1790]] a seguito della [[Rivoluzione francese]], e quivi capo degli esuli francesi.</ref> -. Giuseppe, Principe di [[Belmonte Mezzagno|Belmonte]], Conte di [[Collesano]], Barone di [[Gratteri]] e [[Santo Stefano di Quisquina]]/Bivona, [[Grandezza di Spagna|Grande di Spagna]], Gentiluomo di Camera di re [[Ferdinando IV di Borbone]], Cavaliere dell'[[Insigne e reale ordine di San Gennaro|Ordine di San Gennaro]], fu Ministro degli Esteri del [[Regno di Sicilia]], e determinò - nel [[1812]] - la trasformazione dello Stato in una monarchia costituzionale, sul modello [[Inghilterra|inglese]]. Il principe Gaetano II Ventimiglia, fratello di Giuseppe Emanuele, ereditò i titoli di Principe di Belmonte e i diritti su quelli 'maritali nomine' del fratello e cognata: i titoli di Duca di Tyrconnel, Visconte di Baltinglass e Barone di Talbotstown.]]
** nel complesso degli [[Eremitani]]:
*** Sala multimediale della [[cappella degli Scrovegni]], per una visita virtuale dei celebri affreschi [[Giotto|giotteschi]]
*** Museo archeologico, con reperti di epoca pre-romana, romana, [[egizi]]a, [[greci|greca]], [[etruschi|etrusca]] ed [[italioti|italiota]]
*** Museo d'arte medievale e moderna, con dipinti di [[Giotto]], [[Giorgione]], [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], [[Tintoretto]], [[Veronese]], [[Giambattista Tiepolo|Tiepolo]]
** [[Palazzo Zuckermann]], che a sua volta ospita:
*** Museo di arte applicata
*** Museo Bottacin<ref>Tutti gli enti culturali del circuito "Musei civici" sorgono nel comprensorio Scrovegni-Eremitani-Arena romana</ref>
[[File:La Cappella degli Scrovegni.JPG|thumb|left|Cappella degli Scrovegni]]
* Museo archeologico ambientale delle acque del padovano<ref>[http://www.maaap.org Sito ufficiale Museo delle acque] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080224085259/http://www.maaap.org/ |data=24 febbraio 2008 }}; è ospitato nell'ex chiesetta [[settecento|settecentesca]] di [[Sant'Eufemia di Calcedonia|Sant'Eufemia]], antica parrocchiale di Altichiero (Quartiere 6 Ovest)</ref>
* [[Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea (Padova)|Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea]]
* [[Museo diocesano di Padova|Museo diocesano]] di arte sacra
* Museo dell'internato ignoto (presso l'omonimo tempio)<ref>[http://digilander.libero.it/clapad5/padova/internato Sito del tempio-museo dell'internato ignoto]</ref>
* Museo della terza armata
* Museo delle antiche strumentazioni (istituto tecnico Belzoni-Boaga)
* Museo al Santo
* Oratorio di San Michele ''(vedi alla voce [[Monumenti di Padova#Seconda sezione|Monumenti di Padova, seconda sezione]])''
* [[Ponte di San Lorenzo]]
* Museo delle macchine "Enrico Bernardi"
* [[Museo di storia della medicina in Padova|Museo di storia della medicina]] nell'[[ospedale di San Francesco Grande]].
* Museo del marinaio d'Italia
* Museo di zoologia
* [[Museo di Storia della Fisica dell'Università di Padova|Museo di storia della fisica]]
* Museo di mineralogia e petrografia e paleontologia
* [[Museo del precinema]] (collezione Minici Zotti)
* La [[Specola di Padova|specola]] e l'adiacente [[Castello di Padova|castello di Ezzelino e Torlonga]].
* [[Palazzo Zabarella]]
* Museo di scienze archeologiche e d'arte
* Piano nobile del Caffè Pedrocchi
* [[Esapolis]], [[insetti|insettario]]
 
[[File:Ferrari - Ufficio della Sanità di Padova nella prima meta del sec. 17., 1909 - 1133718.tif|thumb|Ferrari, ''Ufficio della Sanità di Padova'', 1909]]
==== Baroni di Gratteri ====
 
=== Teatri ===
* Giovanni Ventimiglia e Prades, (succede nel [[1453]] + ante [[1485]]) figlio di Francesco III, 6. barone di Gratteri, sposa Margherita Rosso.
Nella storia Padova ha sempre avuto il suo posto come città di spettacolo. Attorno al 60-70 d.C. fu edificato il teatro romano detto "il [[Zairo]]", le cui fondamenta riaffiorano in occasione di bonifiche e sistemazioni della canaletta che circonda Prato della Valle<ref>{{cita web|url=http://www.lavecchiapadova.it/02-TESTI/CURIOSITA-01/PDF/148-IL%20TEATRO%20ZAIRO.pdf|titolo=Immagini dei resti dello Zairo nella canaletta di Prato della Valle}}</ref>. {{Senza fonte|Fanno riferimento sia agli spalti superiori che contenevano una volta le gradinate originarie, sia la loggia teatrale che ospitava il spettacolo stesso}}.
 
Le sale teatrali sono numerose e ogni anno vengono messi in scena centinaia di spettacoli. I teatri padovani sono sparsi per tutta la città; quelli principali sono:
* Francesco IV Ventimiglia e Rosso ([[1485]]-[[1492]]), 7. barone di Gratteri, Capitano di Cefalù e regio consigliere, sposa Antonia del Balzo.
* [[Teatro Verdi (Padova)|Teatro Verdi]]
* [[Gran Teatro Geox]]
* Teatro del Seminario Vescovile (da poco restaurato)
* Teatro Antonianum
* Teatro Don Bosco
* Teatro Ai Colli
* [[Teatro Maddalene]]
* Piccolo Teatro
 
== Società ==
* Pietro I Ventimiglia e del Balzo ([[1492]]-[[1552]]), 8. barone di Gratteri, sposa 1. Vincenza dal Porto, 2. Maria Beccadelli da Bologna.
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Padova}}
 
{{Senza fonte|La massima popolazione di Padova fu raggiunta alla data del 31/12/1978 con 242.816 abitanti}}
* Carlo I Ventimiglia e dal Porto ([[1552]]-[[1575]]), 9. Barone di Gratteri (investito per donazione il 12 giugno [[1551]], è Pretore di Palermo nel [[1545]]<ref>Mugnos, ''Raguagli'', p. 322.</ref> e sposa Maria de Ruiz, discendente da nobile casato di ricchi mercanti catalani - ebrei conversi - erede della baronia di Santo Stefano di Bivona.
 
Nel 2017 i nati sono stati 1.438 (6,84‰), i morti 2.582 (12,29‰)<ref name=demoistat>{{cita web |url=http://demo.istat.it |sito=ISTAT |accesso=7 giugno 2010 |titolo=Database dell'Istituto Nazionale di Statistica}}</ref> con un incremento naturale di -1.144 unità rispetto al 2015 (-5,44‰). Il 31 dicembre 2017, su una popolazione di 210.440 abitanti, si contavano 33.555 stranieri (15,9%). Le famiglie contano in media 2,08 componenti (in costante calo).<ref>{{cita web|url=http://www.padovanet.it/sites/default/files/attachment/La%20demografia%20del%20mese1217.pdf}}</ref> Inoltre Padova è con 2263,64 ab/km² la città più densamente popolata del Veneto.
* Vincenzo Ventimiglia e Ruiz, dei Baroni di Gratteri e Santo Stefano
** Pietro II Ventimiglia e Ruiz, 10. barone di Gratteri (investito 27 aprile [[1575]]- deceduto nel [[1621]]) 1. Barone di Santo Stefano (investito 16 settembre [[1599]]), sposa 1. Maria Grifeo, 2. Giulia Alliata di Gerardo, barone di Roccella. Pietro fu Pretore di Palermo e cavaliere dell'Ordine di Malta.
** Filippo Ventimiglia e Ruiz
*** [[Carlo Maria Ventimiglia e Ruiz]], (20 agosto [[1576]]-25 marzo [[1662]]), figlio di Filippo, 11. Barone di Gratteri, (investito per donazione il 10 dicembre [[1591]], donazione revocata il 28 settembre [[1600]]). Carlo Maria fu il maggior intellettuale siciliano del tempo, forse da identificare con il conte di Ventimiglia arrestato e condannato dal Santo Uffizio nel febbraio del 1600, come principale discepolo del filosofo [[Giordano Bruno]] (per cui si spiegherebbe la revoca dell'investitura baronale).<ref>Berti, p. 326: ''In un manoscritto del capitano Mancini, posseduto dal professore Pierantoni, leggonsi riferite a un dipresso le stesse parole del conte di Ventimiglia, che fu discepolo del Bruno e che fu presente all'abbruciamento. Aggiunge il conte di Ventimiglia che il Bruno gridò ai Giudici: «Voi mi sentenziate più paurosi che io, che mi sento condannato . ...» e prima di morire raccomandò al conte di Ventimiglia «di seguire le sue gloriose pedate e di fuggire i pregiudizi e gli errori».''La bisnonna di Carlo Maria, Isabella Sanchez, nel [[1582]], lasciava tutti i suoi beni al nipote Alfonso Sanchez Ruiz, marchese di [[Grottole]] e tesoriere del Regno di Napoli, figlio di Brianda Ruiz, conosciuta per le sue simpatie ereticali [[Valdesiani|valdesiane]]: Franco E. Pezone, ''Della famiglia Sanchez'', in http://books.google.it/books?id=tqrDKd4RhjoC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false</ref> Carlo Maria studiò successivamente teologia presso il Seminario dei Gesuiti, raccogliendo e ampliando la biblioteca e le raccolte antiquarie dello zio Alfonso Ruiz, Protonotaro del Regno di Sicilia e illustre studioso. Il catalogo della biblioteca di Carlo Maria superò ampiamente i mille titoli, arricchiti da raccolte archeologiche e numismatiche. Il Ventimiglia approdò alla corrente culturale dei Neoterici, in polemica con la cultura tradizionalista, ispirata a [[Cartesio]] e [[Galileo Galilei]].<ref>Dollo, ''Filosofia e Medicina'', pp. 190-191.</ref> I suoi interessi furono multiformi: dall'astronomia all'ingegneria navale all'architettura militare e alla zoologia, dalla matematica alla letteratura e alla pittura. Tra i più interessanti manoscritti inediti si ricorda il ''De Physiologia tractatus'' riguardante la fisica in ambito filosofico, allontanandosi dalle speculazioni prettamente scolastiche in auge ai suoi tempi. Carlo Maria fu nominato 'Principe' dell'Accademia dei Riaccesi, istituzione sorta sotto la protezione di [[Emanuele Filiberto di Savoia (1588-1624)|Emanuele Filiberto di Savoia]] con interessi prevalentemente letterari, accogliendo pure filosofi e scienziati. Le opere a stampa pervenuteci sono di carattere letterario. Carlo Maria intrattenne rapporti, tra gli altri, con [[Fabio Colonna]], [[Thomas Bartholin]], [[Athanasius Kircher]] (che lo cita come collaboratore nel suo ''Mundi subterranei''), [[Giovanni Riccioli]] e [[Giovanni Battista Hodierna]] (che gli dedica il suo ''Thaumantiae miraculum'').
** Alfonso Ventimiglia e Ruiz, 12. Barone di Gratteri, 2. Barone di Santo Stefano, con diritto di sette grani per ogni salma di cereali esportati dai porti di Agrigento, Siculiana e Montegnano, dal [[1628]] al [[1642]].
*** Carlo Ventimiglia e Grifeo, 13. Barone di Gratteri (investito il 16 dicembre [[1621]]), defunto senza prole.
*** Lorenzo Ventimiglia e Alliata, 1. Conte di Prades (investito il 19 maggio [[1661]]) 14. Barone di Gratteri,([[1642]]) 3. Barone di Santo Stefano (+ 25 settembre [[1675]]). Lorenzo fu Deputato del Regno nel [[1640]], Ministro della Compagnia della Carità nel [[1657]]. Lorenzo ottenne riconoscimento dell'avito titolo di Conte di Collesano dal viceré Rodrigo de Mendoza, duca dell'Infantado, con le vibrate proteste del titolare Luigi Guglielmo Moncada, che portarono - il 22 giugno [[1654]] - all'emanazione di lettere regie che diffidavano il barone di Gratteri dal servirsi del titolo di conte di Collesano. Questo spettava al duca di Montalto in quanto «se confiscò de los Veintemillas por la ultima revelion del Marques de Ierache y se dio a Pedro de Cardona»<ref>''Executoria regie littere di giustitia'', 3 luglio 1654: Archivio di Stato di Palermo, Rc, b. 714, cc. 174r-175r.</ref>.Lorenzo ebbe i quattro figli:
**** Carlo, 2. conte di Prades , e Francesco, 4. principe di Belmonte. Da Carlo, 2. conte di Prades, marchese di Regiovanni e cavaliere dell'[[Ordine di San Giacomo della Spada]]<ref>Castelli di Torremuzza, p. 137.</ref>, nacque Antonio Ventimiglia, che sposò Giovanna [[Spinola]], principessa di Grammonte, la quale trasmise questo titolo nella progenie dei Ventimiglia. I fratelli Carlo e Francesco sono ricordati come illustri matematici allievi dell'insigne scienziato [[Giovanni Alfonso Borelli]], il quale, tra l'altro, dedicò a [[Carlo Ventimiglia]] il suo ''Historia, et meteorologia incendii Aetnaei anni 1669'' (vedi sotto le due linee di successione di Belmonte e Grammonte);
**** [[Antonino Ventimiglia]] C.R. ([[1642]]-ca.[[1693]]), missionario e Vicario apostolico del [[Borneo]] con bolla di Innocenzo XII del 19 gennaio [[1691]]; il Ventimiglia convertì al cattolicesimo circa tremila Ngaju [[Dayak]], fondò chiese e missioni, e fu riconosciuto da questo popolo - suo malgrado - come re/Tatum.<ref>Ferro, p. 603.</ref>
**** [[Girolamo Ventimiglia]] C.R., ([[1644]]-17 dicembre [[1709]]), professore di Filosofia e Teologia e preposito a Nuestra Señora del Favor in Madrid, predicatore regio alla corte di [[Carlo II di Spagna]] e di [[Leopoldo I d'Asburgo]], visitatore generale dei [[Chierici Regolari Teatini]] di Spagna e Procuratore generale dello stesso ordine, vescovo di [[Lipari]] e, infine, vescovo assistente al Soglio pontificio di [[Innocenzo XII]].
 
A Padova è stata istituita una "Commissione speciale ''Città metropolitana''", con lo scopo di coordinare le politiche del comune di Padova e dei comuni limitrofi su tematiche di importanza sovracomunale<ref>{{cita web |url=http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tassid=1071&id=5368 |titolo=Pagina del sito ufficiale dell'Amministrazione comunale riguardante la comunità metropolitana di Padova |accesso=7 giugno 2010}}</ref>. Attualmente l'[[area metropolitana di Padova]] conta 401 269 abitanti.
==== Principi di Belmonte e Villadorata ====
 
* [[Comuni italiani per popolazione]]
* Don Francesco Ventimiglia (+ [[1676]]), 4. Principe di Belmonte (investito il 31 marzo [[1658]]), Conte di Collesano (titolo di pretensione non riconosciuto), Barone di Gratteri e di Santo Stefano di Bivona dal 1675. Sposò Donna Ninfa d’Afflitto e Gaetani, figlia di Don Vincenzo 3. Principe di Belmonte e di Donna Giovanna Gaetani e Morra dei Principi del Cassaro.
 
=== Etnie e minoranze straniere ===
* Don Gaetano I (+ [[1724]]), 5. Principe di Belmonte (investito il 18 novembre [[1697]]), Conte di Collesano, Barone di Gratteri e di Santo Stefano di Bivona (investito il 22 gennaio [[1677]]), celibe.
Un tempo terra di emigrazione, anche Padova, come tutto il Veneto, negli ultimi anni è divenuta meta di immigranti provenienti da tutto il mondo<ref>Daniele Mont D'Arpizio, [http://www.scribd.com/doc/33675609/Il-colore-dei-fratelli-Quarant-anni-di-immigrazione-nelle-pagine-della-Difesa-del-popolo Il colore dei fratelli. Quarant'anni di immigrazione], Difesa del popolo, Padova 2009.</ref>.
 
Al 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti nel comune erano 33.395, ovvero il 15,9% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti<ref>{{cita web|url=http://demo.istat.it/str2015/index_e.html|titolo=Bilancio Demografico e popolazione residente straniera al 31 dicembre 2015 per sesso e cittadinanza|editore=ISTAT|accesso=15 giugno 2015}}</ref>:
* Don Vincenzo II (+ [[1725]]), 6. Principe di Belmonte (senza investitura), Conte di Collesano, Barone di Gratteri e Barone di S. Stefano di Bivona dal 1724. Il principe Vincenzo sposa Donna Anna Statella e Mastrilli, figlia di Don Francesco 5. Marchese di Spaccaforno e di Pellegra Mastrilli dei Marchesi di Tortorici.
 
# [[Romania]], 8.776
* Don Giuseppe Emanuele III (+ 2 marzo [[1777]]), 7. Principe di Belmonte (investito il 15 luglio [[1725]]), Conte di Collesano, di S. Eufemia, Conte di [[Parma]] ([[1738]]),<ref>"Título de Conde de Parma a favor de Giuseppe di Vintimiglia concedido por Carlos VI.": Archivo Histórico Nacional de Madrid, ''Sección Nobleza'', 3. ''Archivo de los Duques de Fernán Núñez'', ES.45168.SNAHN/3.14.7.1//FERNANNUÑEZ, C.93, D.6. Evidentemente, un titolo poco più che onorifico, ma comunque di prestigio internazionale, ricevuto dall'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]], che con il [[Trattato di Vienna (1738)]] aveva ottenuto dai Borboni il [[Ducato di Parma e Piacenza]], rinunciando alle corone di Napoli e Sicilia.</ref> Barone di Gratteri, [[Lascari]] e di S.Stefano di Bivona (1725), signore degli stati e terre delle Rosselle, del Mezzagno, S. Biagio, Suro, Purace, Carbone, Chianetti, Pinato, Bappadi, Magagirafì, Amizzo, Contuberno, Finocchiara, Misita, Noro, Castagna, Donna, Margiamuto, Norazzio, Prato, Fontanelli, Bosco, Canneti, S. Pietro, marine del Pileto e della Bomana ecc. Il principe ottenne di popolare il feudo di Belmonte “Mezzagno” il 18 aprile [[1752]], fu Pretore di Palermo (1744, 1748), Deputato del Regno di Sicilia (1750-54; 1758-62), Capitano di Giustizia, Ambasciatore straordinario a Venezia nel [[1760]], Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, Maggiordomo maggiore e Gentiluomo di Camera del Re [[Ferdinando I delle Due Sicilie]] nel [[1768]] e [[1772]], Grande di Spagna di prima classe con privilegio del 23 febbraio [[1772]].<ref>''Suplemento al Elenco de grandezas'', p. 41.</ref> Nel [[1741]] il principe Giuseppe Emanuele è eletto Governatore della Compagnia della Pace. Il Belmonte sposa Donna Isabella Alliata e Di Giovanni, figlia di Don Domenico 5. Principe di Villafranca e di Donna Vittoria Di Giovanni e Pagano dei Duchi di Saponara, Principi di Ucria e Montereale.
# [[Moldavia]], 4.704
# [[Nigeria]], 2.630
# [[Cina]], 2.480
# [[Marocco]], 1.970
# [[Filippine]], 1.926
# [[Albania]], 1.542
# [[Bangladesh]], 1.161
# [[Ucraina]], 823
# [[Sri Lanka]], 759
# [[Tunisia]], 506
# [[Camerun]], 455
# [[India]], 412
# [[Pakistan]], 373
# [[Serbia]], 276
 
=== Tradizioni, leggende e cultura di massa ===
* Don Vincenzo III (+[[1775]]), Cavaliere di Giustizia del S.M.O. di Malta. Sposa Donna Anna Maria Cottone dei Principi di Villahermosa, Dama di Corte della Regina Maria Carolina di Napoli
==== I "senza" ====
Padova è nota per essere la città dei "senza"<ref>[http://www.turismopadova.it/turismo/informazioni/brochures/it/file/brpdf-pedrocchi-it Sito del turismo di Padova - Brochure sul Caffè Pedrocchi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070425214206/http://www.turismopadova.it/turismo/informazioni/brochures/it/file/brpdf-pedrocchi-it |data=25 aprile 2007 }}</ref><ref>Esistono poi altri "senza" (probabilmente di origine [[goliardia|goliardica]]-universitaria) che però non sono ben conosciuti nella cultura degli abitanti padovani:
* "Capitello senza colonna", in riferimento al capitello che si trova sotto l'angolo del ''[[Palazzo della Ragione (Padova)|Salone]]'' verso Via Fiume, attaccato alla volta ma senza la sottostante colonna;
* "Cavallo senza cavaliere", in riferimento al monumento di [[Donatello]] al condottiero Erasmo da Narni, detto il [[Gattamelata]], e che è conservato nel [[Palazzo della Ragione (Padova)|Palazzo della ragione]];
* "Chiesa senza facciata", perché la Basilica di Santa Giustina in Padova, progettata con la facciata in [[marmo]], ne è rimasta priva, con soli mattoni a vista;
* "Bo senza stalla" o "Bo senza corna": si tratta del Palazzo centrale dell'Università, chiamato il "Bo" (che in dialetto significa "bue") perché sorge sull'area dove anticamente esisteva un'osteria con l'insegna del Bucranio (il [[cranio]] del [[bue]]), frequentata non solo da commercianti di bestiame, ma poi anche dai primi studenti e professori universitari;
* "Gatta senza coda", con riferimento al condottiero Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, il cui [[Monumento equestre al Gattamelata|monumento equestre]], opera di Donatello, sorge sulla Piazza del Santo;
* "Cavour senza occhiali": è il monumento [[bronzo|bronzeo]] a [[Camillo Benso Conte di Cavour]], che sorge sull'omonima piazza centrale, il cui viso (contrariamente alla ben nota iconografia) è privo dei caratteristici [[occhiali]]. Ciò perché il viso stesso è stato ricavato dal calco della [[maschera]] funebre di Cavour, con la sola correzione degli occhi da parte dello scultore (l'informazione è stata fornita dal compianto scultore padovano [[Luigi Strazzabosco]], possessore del calco funebre suddetto);
* "Orologio senza catena": si riferisce all'orologio costruito da Jacopo Dondi nel 1344 che non ha le solite lancette ed una catena con degli ingranaggi ma dei cubi che ruotano a mostrare data e ora.
 
</ref>:
* Don Giuseppe Emanuele IV ([[1756]]-Parigi [[1814]]), 8. Principe di Belmonte (investito il 2 giugno [[1778]]), Conte di Collesano, Barone di Gratteri e di Santo Stefano di Bivona (1778), Deputato del Regno di Sicilia nel [[1806]], Gentiluomo di camera del Re [[Ferdinando IV di Napoli]], Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, lottò per ottenere la Costituzione Siciliana del [[1812]], fu Ministro degli Esteri del Regno di Sicilia dal 1812 al [[1814]]. Questi fu tra i maggiori committenti dell'architetto [[Giuseppe Venanzio Marvuglia]]: a lui si deve la neoclassica Villa Belmonte all'Acquasanta e Villa Belmonte alla Noce. Sposa il 19 marzo [[1790]] Carlotta Maria Clotilde Ventimiglia dei Conti di Marsiglia.
* "Santo senza nome", perché [[Antonio di Padova|Sant'Antonio]], di cui è tradizionalmente popolare la devozione, è comunemente chiamato "il Santo" per [[antonomasia]], con speciale riferimento alla [[Basilica di Sant'Antonio da Padova|Basilica omonima]];
* "Caffè senza porte", perché il monumentale [[Caffè Pedrocchi]], storico locale cittadino, sino al [[1916]], era aperto ventiquattro ore al giorno;
* Don Gaetano II (+[[1831]]), 9. Principe di Belmonte, Conte di Collesano e di S.Stefano di Bivona, barone di Gratteri dal 1815. Il principe fonda, con legato testamentario, il Sacro Ospizio Ventimiliano, per l'assistenza e istruzioni dei fanciulli poveri, dai 6 ai 18 anni, con sede in Ruga Grande del Carmine (oggi via del Bosco) nel palazzo Benenati, affrescato da [[Vito D'Anna]], Bendetto Cotardi e da Gioacchino Martorana. Alla fine del sec. XVIII il palazzo perse la funzione residenziale, passato infatti ai Belmonte divenne sede della fondazione filantropica, tuttora esistente come IPAB “Principe di Palagonia e conte Ventimiglia”. Gaetano sposa Donna Girolama Montaperto dei Principi di Raffadali. Dalla coppia nacque Donna Marianna (Palermo 17 novembre [[1810]] - Firenze 15 dicembre [[1867]]), Principessa di Belmonte dal 1832. Marianna si unisce in matrimonio a Palermo il 2 settembre [[1832]] con Don Ferdinando Monroy e Barlotta 5. Principe di Pandolfina. Il ramo primogenito dei Ventimiglia di Belmonte si estinse così nei [[Monroy (famiglia)|Monroy di Pandolfina]], dando origine ai Monroy Ventimiglia.
* "Prato senza erba", perché il [[Prato della Valle]], spettacolare "piazza", la più grande d'Europa secondo alcuni,<ref>[[Lionello Puppi]], Giuseppe Toffanin jr. ''Guida di Padova. Arte e storia tra vie e piazze''. Trieste, 1983. p. 163.</ref> era in realtà fino alla fine del [[XVIII secolo]], periodo in cui assunse la sistemazione attuale grazie ad Andrea Memmo, una superficie paludosa<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=C&tassidpadre=284&tassid=1565&id=9261 Prato della Valle - Comune di Padova<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> dove si svolgeva la famosa "Fiera del Santo", trasformata in Fiera Campionaria nel 1919.
* "Capitello senza colonna", perché presso l'angolo nord-ovest del Palazzo della Ragione, detto il "Salone" dai Padovani, (coordinate: {{coord|45|24|26.5|N|11|52|29.2|E}}) all'incrocio di una volta, c'è un capitello ma manca la colonna sottostante.
 
==== VentimigliaLe Principi"due di Grammonte e Sant'Annagatte" ====
{{Vedi anche|Lega di Cambrai|Restaurazione}}
Non sono molti, invece, a conoscere la storia delle "due gatte", che pure figurano tra le più curiose [[Icona (arte)|icone]] della città:
 
* ''la [[gatta di Sant'Andrea]]'', una statua situata su una [[colonna]] nel piccolo sagrato antistante alla [[Chiesa di Sant'Andrea (Padova)|relativa chiesa]]. Il monumento, composto da una scultura in pietra raffigurante un leone posto su una colonna d'età romana, è stato più volte distrutto, ricostruito e sostituito con copie, l'ultima delle quali è stata abbattuta il 23 settembre 2013 da un mezzo di trasporto in manovra.
* Carlo Ventimiglia, figlio di Lorenzo, fu a capo della [[Rivolta antispagnola di Messina]], ottenendo l'appoggio del Re Sole, tramite suoi emissari inviati a Parigi. La cospirazione dei Ventimiglia - che coinvolse tutti i rami familiari, l'appoggio dei [[Farnese]] e altri alti personaggi della corte di Madrid - ebbe lo scopo di consegnare il Regno di Sicilia a [[Luigi di Borbone, conte di Vermandois]], figlio legittimato di Luigi XIV. Il conte Carlo Ventimiglia e Filangeri, che fu Deputato del Regno ([[1671]]-[[1680]]; [[1702]]-[[1705]]), fu eletto Governatore della Città di [[Taormina]] che nel 1676 non difese dai Francesi. Passato alla Corte di Madrid fu perdonato del tradimento e eletto Maestro di Campo nelle armate spagnole impegnate in [[Fiandra]], [[Svezia]] e contro l'[[Inghilterra]]. Carlo fu inoltre cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, congiuntamente alla concessione della Commenda di San Calogero in [[Augusta (Italia)|Augusta]]. Morì il 12 aprile [[1705]], e fu sepolto nella baronia di Pettineo suo vassallaggio, da lui preso in dote da Vittoria Valguarnera e Scribani sua consorte, figlia di Fortunio Valguarnera e di Bianca Lodovica Scribani e La Farina.<ref>Villabianca, 4., p. 254. Laloy, 1., p. 478: "Nous verrons plus tard que ce comte de Prades fut le personnage le plus marquant de la conspiration ourdie peu après pour établir l'indépendance de la Sicile. Toutes les branches des Ventimiglia paraissent d'ailleurs avoir pris part plus ou moins à cette conspiration. Il est donc probable que les propositions du baron de Grateri pouvaient être inspirées par l'arrière-pensée que Palerme, une fois armée, pourrai expulser les Espagnols et se faire respecter des Français."</ref>
* ''il [[Mura di Padova|bastione]] della Gatta''<ref>Passa quasi inosservata un'altra statuetta, sommariamente riproducente una gatta seduta in posa antropomorfica, con un "topo" tra le grinfie. Il piccolo manufatto è posto a pochi metri dalla "gatta principale".</ref>, in corrispondenza dei [[Giardini della rotonda di Padova|Giardini della rotonda]] (alla confluenza delle odierne vie [[Paolo Sarpi]] e Codalunga), ci riporta all'[[assedio]] di Padova da parte degli imperiali di [[Massimiliano I d'Asburgo]], avvenuto nel [[1509]]. Gli attaccanti - che si giovavano di una [[Armi da assedio medioevali|macchina d'assedio]] denominata ''[[Gatto (arma)|gatto]]'', erano quasi riusciti a penetrare in quel punto la seconda [[cinta muraria di Padova|cinta delle mura]] tuttora visibili, ma furono arrestati dall'ingegno di [[Citolo da Perugia]], [[capitano di ventura]] che [[Assedio scientifico#La guerra di mina|minò]] il varco appena in tempo. Per dileggio, i difensori issarono una gatta su una [[picca]], sfidando i nemici a venirsela a prendere.<ref>Giuseppe Toffanin jr., ''Le strade di Padova'', cit., voce "Citolo da Perugia", pag. 127, ove è ricordata la lunga canzone dileggiatoria che iniziava così:
{{Citazione|Su, su, su, chi vol la gatta,<br />venga innanti del bastione,<br />dove in cima de un lanzone<br />la vedrete star legata,<br />su, su, su, chi vol la gatta?}} e così via per una buona dozzina di strofe.</ref>
 
<gallery>
* Don Antonio Ventimiglia (+ 31 luglio [[1763]]), Principe di Sant'Anna, 3. Conte di Prades (investito il 30 gennaio [[1706]]), Barone-Marchese di Regiovanni, barone di Pettineo e di Migaido (investito il 28 agosto [[1751]]). Antonio, il 25 maggio [[1763]] vendette a Michele Asmundo Landolina il titolo di Principe di Sant’Anna, che gli spettava per eredità di Vittoria Valguarnera e Scribani, sua ava. Fu Capitano di Giustizia in Palermo dall'8 settembre [[1729]] al [[1730]], Deputato del Regno dal [[1728]] al [[1731]] e dal [[1738]] al [[1746]], Ambasciatore del Senato di Palermo a [[Carlo III di Spagna]] nel [[1739]], Gran Prefetto del Commercio e dei Consolati dal 23 luglio [[1740]], Cavaliere di San Gennaro e Gentiluomo di Camera con esercizio del Re. Nel [[1713]] il principe Antonio fu eletto Ministro della Compagnia della Carità. Nel 1728, don Antonio fondò assieme ad alcuni alti prelati e al principe di Cattolica il Seminario dei padri [[Teatini]], in Palermo, chiamando come professori il Valesio e il Lodoli da Siena e da Padova il Valese e il Salvagnini. Antonio sposò in prime nozze il 29 giugno [[1715]] Donna Giovanna Spinola e Montaperto (+ 7 settembre [[1722]]), erede del titolo di Principe di Grammonte, figlia di Don Ludovico 1. Principe di Grammonte ([[1683]]) e di Donna Melchiorra Montaperto e Bonanno dei Principi di Raffadali; in seconde nozze Donna Domenica Gallego e Moncada, figlia di Don Vincenzo Gallego Principe di [[Militello in Val di Catania|Militello]] e di Donna Francesca Melchiorra Moncada e Cirino dei Principi di [[Larderia]]. Da Antonio e Giovanna Spinola nacquero:
File:Gatta-andrea.jpg|La "Gatta" di S. Andrea.
File:Gatta-bastione.jpg|La Gatta dell'omonimo bastione.
File:Gattina.jpg|La statuetta in prossimità sul B. della Gatta (v. nota di chiusura).
</gallery>
 
==== ''Universa universis patavina libertas'' ====
** Don Giovan Luigi Ventimiglia (+ 23 giugno [[1784]]), 1. Principe di Grammonte (investito il 1º dicembre [[1764]]), 4. Conte di Prades (investito il 2 luglio [[1766]]), Marchese e Barone di Regiovanni (investito il 30 aprile [[1764]]), Barone di Pettineo e Signore di Migaido (6 dicembre [[1764]]), Signore di Gulgo, Celsi, Manchi e ½ di Scala (15 giugno [[1766]]). Giovan Luigi stipula patto dotale il 24 ottobre [[1741]] con Donna Ninfa Ventimiglia e Statella (+ 16 marzo [[1755]]), figlia di Don Vincenzo 3. Principe di Belmonte e di Donna Anna Statella e Mastrilli dei Principi di Villadorata, Marchesi di Spaccaforno;
{{Vedi anche|Storia di Venezia}}
È il motto dell'[[Università degli studi di Padova]]; in [[lingua latina]] significa "La libertà di Padova [è] totale per tutti".<br />Ci si riferisce alla [[Libertà di manifestazione del pensiero|libertà d'insegnamento]], che oggi riteniamo un [[Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo|valore acquisito]], sia come principio di [[democrazia]] [[liberalismo|liberale]], sia come [[diritto]] [[Costituzione della Repubblica Italiana#Direttrici fondamentali|costituzionalmente]] garantito. Ma non è sempre stato così, e la ''patavina libertas'' in passato era soprattutto dovuta alla [[politica]] della [[storia di Venezia|Repubblica Serenissima]], di cui Padova fece parte dal [[1405]] al [[1797]].
 
[[Venezia]] ha sempre mantenuto una posizione di sostanziale antagonismo nei confronti dello [[Stato della Chiesa]], e ciò, fra l'altro, si rifletteva anche nell'impedire un'eccessiva ingerenza delle [[autorità]] [[chiesa cattolica|ecclesiastiche]] (e dell'[[Inquisizione]]) nel lavoro dei professori.
** Don Carlo (+ [[1737]]);
 
D'altronde, Venezia si avvantaggiò spesso del progresso scientifico che derivava dalla produzione culturale ed accademica patavina: sono documentati [[storiografia|storicamente]] casi in cui gli apparati di [[spionaggio]] della Serenissima si rivolsero ad esperti dell'[[Orto botanico di Padova]] per ottenerne la confezione di [[veleno|veleni]] a scopo di [[omicidio|assassinio politico]] (il che, del resto, era prassi piuttosto diffusa nella [[diplomazia]] clandestina [[Rinascimento|rinascimentale]]).
** Donna Melchiorra Ventimiglia (+ Palermo [[1743]]), maritata con Calogero Gabriele [[Colonna Romano]], 2. Duca di Cesarò, 2. Marchese di Fiumedinisi, Conte di Sant' Alessio, Barone di Godrano, Barone di Jancascio e Realturco, Signore di Joppolo, Signore di onze 40 sulla Regia Dogana di Messina (investito con lettere viceregie del [[1744]]) Cavaliere dell'Ordine di Malta dal [[1751]], Maestro di Prova e Capo della Zecca di Palermo;
 
Nel corso dei secoli, l'Università di Padova è diventata una delle principali Università italiane, e conta attualmente 13 Facoltà, oltre 60.000 studenti e 5.000 tra docenti e personale tecnico-amministrativo.
** Donna Vittoria (+ 28 dicembre [[1767]]), sposa il 24 ottobre [[1739]] Don Cesare Gaetani e Lanza 8. Principe di Cassaro e 8- Marchese di [[Sortino]].
 
==== Il Canton del Gallo ====
[[File:Rosalia Ventimiglia di Grammonte Duchessa di Berwick.jpg|thumbnail|Eccellentissima Signora Donna Rosalia Giuseppa Antonia Enrichetta Maria Ventimiglia di Grammonte (16 agosto [[1798]]-4 marzo [[1868]]), Duchessa d'[[Alba de Tormes]], [[Berwick-upon-Tweed|Berwick]], [[Xérica]], LLiria, Peńaranda, Montoro, Arjona, Galisteo e [[Huéscar]], Contessa-Duchessa di [[Olivares]], Marchesa di [[Giamaica|Jamaica]], Sarrià, De La Mota, San Leonardo, Villanueva del Rio, Villalba, Coria, del Carpio, Elche, Melin, Salvatierra de Tormes e Tarazona, Contessa di [[Tinmouth]], [[Lemos]], Ayala, San Leonardo de la Mota, Vilhanoso, Andrade, Gelves, Piedrahita, Lerín, Osorio, Monterrey, Morente, Colle, Fuente de Valdepero e [[Modica]], Baronessa di [[Hinckley and Bosworth|Bosworth]], Pintos, Mataplana, [[Caccamo]], [[Alcamo]] e [[Calatafimi]], Grande di Spagna di Prima Classe, Cameriera Maggiore del Palazzo Reale, Dama Nobile dell'[[Ordine della regina Maria Luisa]], Dama d'Onore della Regina [[Isabella II di Spagna]]<ref>''Titulos nobiliarios de Almeria'', p. 25</ref>, ecc. Rosalia è qui ritratta a 21 anni dal famoso scultore [[Lorenzo Bartolini]], nel 1819. Con la sua cultura artistica Rosalia ispirò l'attività di collezionista d'arte del duca Carlos Miguel, suo marito, 'Canciller Mayor y Registrador perpetuo de Indias', defunto nel 1835 Nell'inventario delle opere d'arte stilato alla morte del marito, nel solo palazzo madrileno di Liria, sono indicate 325 opere di [[Tiziano Vecellio]], [[Rubens]], [[Goya]] etc.]]
È l'incrocio obliquo tra le vie: Roma, San Francesco, Otto febbraio e San Canziano (praticamente, l'angolo destro, guardando il portone principale del Palazzo del Bò).
Il 3 ottobre [[1860]], Sua Altezza il principe del S. R. I., Carlo Antonio II Ventimiglia di Grammonte - estinto il ramo principale maschile dei Ventimiglia di Geraci - esercitava concretamente la titolatura e le prerogative sovrane dei cugini marchesi di Geraci e principi di Castelbuono, in base allo strettissimo [[fedecommesso]] agnatizio (risalente al XV secolo) che escludeva la successione femminile da detti titoli. Come si può osservare, ad esempio, nel privilegio concesso dal principe Carlo Antonio ad Alessandro Baggio, investito del titolo di Barone di Arupa. Il principe Carlo Antonio fu, tra l'altro, Presidente del Comitato Rivoluzionario nella rivoluzione siciliana del 1848:
 
È tradizionalmente considerato il punto più centrale della città, e pare si chiami così dal nome di una locanda o osteria che ivi sorgeva. Anche se oggi la circolazione veicolare è praticamente abolita ''in loco,'' fu proprio al Canton del Gallo che venne installata la prima pedana per il "vigile" che doveva disciplinare il traffico<ref>Toffanin, ''Le strade di Padova'' cit., pag. 205</ref>.
{{Citazione|ITALIA E VITTORIO EMMANUELE. Noi Carlo Antonio Ventimiglia [[Principe del Sacro Romano Impero]] col titolo di Altezza Principale, Duca di Ventimiglia, Principe di Castelbuono, di Belmontino e di Grammonte, Marchese di Geraci, Conte d'Ischia Maggiore e di Ventimiglia, Barone di San Mauro, Pollina, Mile, Arupa, Calabrò, Capo e Parente Maggiore, [[Grandato di Spagna|Grande di Spagna di prima Classe]] ecc. ecc.[...] Volendo perciò manifestare al Cavaliere Alessandro Baggio, esimio nostro amico e patriota distinto, la nostra somma soddisfazione e quella della nostra Sicilia per la di Lui cooperazione giovevolissima energica e disinteressata per liberarla dalla tirannia TRASMETTIAMO di nostra piena libera ed assoluta volontà, irrevocabilmente, al lodato Cavaliere Alessandro Baggio, del fu Antonio di Venezia, il titolo di Barone di Arupa col predicato dei Duchi di Ventimiglia e dei principi di Castelbuono ecc. ecc., senza i diritti di proprietà, territoriali, feudali o pecuniari che potessero essere inerenti agli ordini, intendendosi la sola cessione del titolo cogli attributi [...]<ref>Giuseppe da Forio, p. 821.</ref>}}
 
==== Il toponimo stanga ====
Carlo Antonio II Ventimiglia di Grammonte ([[1807]]-?) fu figlio del principe Salvatore ([[1777]]-[[1833]]), 3. Principe di Grammonte, e di Maria Stella Scinia, nonché primo cugino di Rosalia, figlia dello zio Luigi ([[1763]]-[[1816]]), 2. Principe di Grammonte (investito il 22 gennaio [[1787]]), 5. Conte di Prades (investito l’8 luglio [[1787]]), Marchese e Barone di Regiovanni, Barone di Pettineo e Migaido, Barone di Mangiadaini (investito il 26 ottobre [[1802]]), Signore di Gurgo, Celsi Manchi e ½ di Scala, Signore di Pionica e San Martino. Da Luigi Ventimiglia di Grammonte nacquero:
{{Vedi anche|Ordalia}}
L'origine del toponimo viene fatta risalire all'[[Alto Medioevo]], durante il quale in questo luogo pare si tenessero i [[duello|duelli]] di ''campioni'' e ''bravi'' (due categorie di "spadaccini" [[mercenari]] che - in sostituzione degli effettivi portatori degli [[Diritto#Diritto oggettivo e diritti soggettivi|interessi]] controversi - si affrontavano con [[arma|armi]] rudimentali in una sorta di [[ordalia]] o ''giudizio di Dio'', ossia il surrogato, secondo le usanze [[barbari]]che, del [[Processo (diritto)|processo]] come mezzo di appianamento delle liti [[giudice|giudiziarie]]). I sanguinosi scontri attiravano folle di curiosi, che dovevano accomodarsi oltre i paletti (le ''stanghe'', appunto) delimitanti l'agone.
 
Risulta che il [[fenomeno]] fosse disciplinato da una [[legge]] locale, in vigore dal [[1236]] al [[1275]]. Essa, peraltro, oltre a stabilire i compensi dovuti a ''campioni'' o ''bravi'', disponeva che questa "[[professione]]" fosse appannaggio dei soli padovani, o quanto meno di chi risiedesse nelle vicinanze della città.<ref>Alessandro Baldan, "Studio storico ambientale artistico", cit., pagg. 167-169</ref>
* Donna Maria Carolina Ventimiglia (4 maggio [[1787]]-11 luglio [[1826]]), 6. contessa di Prades, Regiovanni, Pettineo..., sposa il 13 settembre [[1803]] Don Michele Platamone e Moncada Principe di Larderia, Duca di Belmurgo e Duca di Cannizzaro ([[1784]]-16 dicembre [[1858]]).
 
In realtà diverse città dell'ex Repubblica Veneta (tra cui la vicina [[Vicenza]]) denominano "Stanga" la zona esterna alla loro porta orientale; è possibile che ''stanga'' stia semplicemente per ''zona posta a oriente'' (si confronti ''stangare'', lemma [[laguna veneta|lagunare]] per ''girare a sinistra con un'imbarcazione'', ''sanca'' e ''stânga'', ovvero ''sinistra'' rispettivamente in [[lingua veneta|veneto]] e in [[lingua romena|romeno]]).
* Donna Beatrice Ventimiglia ([[1797]]-26 marzo [[1865]]), sposa nel [[1819]] Don Giovanni Lanza e Ventimiglia 5. Principe Lanza. Beatrice nomina eredi testamentari i nipoti Achille ed Ettore Paternò Ventimiglia, figli della sorella Maria Concetta.
 
== Enogastronomia ==
* Donna Maria Concetta Ventimiglia, sposa di Don Vincenzo Paternò ([[1788]]-6 luglio [[1853]]), Barone di Spedalotto, Gallitano, Cugno e Signore di Alzacuda (investito il 21 ottobre [[1793]]); "maritali nomine" dal [[1849]] 1. Marchese di Regiovanni, Conte di Prades, Barone di Pettineo, Regiovanni, Signore di Culiasi, Gulfo, Celsi o Celsimanchi, Migaido e metà di Scala, Pionica e San Martino. Don Vincenzo fu Gentiluomo di Camera con esercizio di S.M. Re Ferdinando II dal 1833, Cavaliere di Gran Croce dell’Imperiale Ordine di San Stanislao di tutte le Russie nel 1845, Pretore di Palermo dal 1843 al 1848. I discendenti assumono il cognome Paternò Ventimiglia. Questa dinastia è attualmente rappresentata, tra gli altri, da Sua Altezza Reale Principessa Donna [[Silvia Paternò di Spedalotto|Silvia Paternò Ventimiglia di Spedalotto]], Duchessa di Savoia e Aosta, moglie di Sua Altezza Reale Principe [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]].
=== Gastronomia ===
Sebbene sia poco conosciuta, perché troppo spesso trascurata, la tradizione [[Gastronomia|gastronomica]] di Padova è lunghissima e ricca di moltissimi piatti, per lo più prodotti freschi della tradizione contadina<ref name=autogenerato1>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=10665#.UVlfessaySM Gastronomia - Comune di Padova<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Ne citeremo solo alcuni, quelli cioè definiti "tradizionali" del territorio padovano, così come riportato nel D. Lgs. 30 aprile 1998<ref>[http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/98173dl.htm Dlgs 173/98<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, attenendosi alle definizioni ufficiali del Ministero delle Politiche Agricole.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=10665#par_0 Gastronomia - Comune di Padova<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
==== I Bigoli ====
* Donna Rosalia Giuseppa Ventimiglia di Grammonte ([[1798]]-[[1868]]) si sposò il 14 febbraio [[1817]] con [[Carlos Miguel FitzJames Stuart, XIV duca d'Alba|Carlos Miguel Fitz-James Stuart y Fernández de Silva]], 14. Duca d’Alba, 7. Duca di Berwick, 7. Duca di Xérica e Lliria, Duca di Penaranda, Duca di Montoro, [[Ducato di Arjona|Duca di Arjona]], Duca di Huescar, Conte-Duca di Olivares, Marchese di Jamaica, Conte di Ayala, Conte di San Leonardo de la Mota, Conte di Vilhanoso, 13. Conte di Modica, Grande di Spagna di prima classe ecc., (discendente diretto di re [[Giacomo II d'Inghilterra]]), da cui deriveranno i Fitz-James Stuart y Ventimiglia.<ref>[http://retratosdelahistoria.lacoctelera.net/post/2009/02/14/duques-alba-genealogia DUQUES DE ALBA: Genealogía «Retratos de la Historia - La Coctelera<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
I [[Bigoli]], assieme al risotto, sono il primo piatto più noto del padovano. Il sito del Comune di Padova<ref name=autogenerato1 /> definisce in questo modo i "Bìgoi" (come vengono detti in [[Lingua Veneta|veneto]]): «Pasta alimentare tipo spaghetti freschi di grosse dimensioni prodotti con farina, uova, acqua e sale. Nella variante "bigoli mori" o "bigoi neri" si usa farina integrale o nero di seppia. Ottenuti dall'impasto della farina con uova, acqua e sale, passati per uno strumento chiamato bigolaro (torchio realizzato tipicamente in bronzo) che restituisce bigoli (spaghetti) di circa 25–30&nbsp;cm di lunghezza e con un diametro non inferiore ai 2,5&nbsp;mm; vanno tenuti a riposo su di un tavolo cosparso di farina di mais, hanno una durata di 3-4 giorni». I Bigoli sono un prodotto di tradizione contadina in uso fin dai tempi della [[Serenissima Repubblica di Venezia]]; infatti, sono un piatto tipico non solo del Padovano, ma in larga parte di tutto il [[Veneto]]. Pare che nel 1604 un pastaio di Padova “Abbondanza” ottenne dal Consiglio della città il permesso di tenere brevetto per un macchinario di sua invenzione, una sorta di torchio per trafilare la pasta, con cui riuscì a produrre diversi tipi di pasta lunga tra cui dei grossi spaghettoni con cui conquistò un gran numero di clienti. Questa pasta lunga dalla superficie ruvida fu poi battezzata “bigolo”. Ne consegue che l'attrezzo per ottenerli fu chiamato bigolaro<ref>[http://www.cookaround.com/cucina-regionale/cms/veneto/monografie/bigoli Cucina regionale - Veneto - Monografie - Bigoli | Cookaround<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
==== La Gallina Padovana e la sua corte ====
* Donna Enrica Ventimiglia (16 luglio [[1799]]-28 giugno [[1836]]) sposa nel [[1820]] Don Domenico Lo Faso e Pietrasanta 5. Duca di Serradifalco.
Forse più conosciuta come animale, che come piatto edibile, è la [[Padovana (pollo)|Gallina Padovana]], tipica razza di pollo conosciuta in tutto il mondo fin dal 1600<ref>{{Cita web |url=http://www.gallinapadovana.org/ |titolo=Home - Consorzio della Gallina Padovana<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=1º aprile 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130602215239/http://gallinapadovana.org/ |dataarchivio=2 giugno 2013 |urlmorto=sì }}</ref>. La caratteristica che più la distingue è il famoso ciuffo, che presenta, a volte in modo molto vistoso, sulla fronte. Con la Gallina Padovana tutta la produzione avicola è base per la cucina locale. La cosiddetta "Corte Padovana" riconosciuta dal Ministero comprende dalla "sorella", la [[Polverara (pollo)|Gallina di Polverara]]<ref>[http://www.gallinapolverara.it Gallina Polverara<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20161004000616/http://gallinapolverara.it/ |data=4 ottobre 2016 }}</ref>, all'Oca Padovana (un tempo di penne grigie e per questo chiamata "Grigia di Padova", ora perlopiù bianca)<ref>[http://www.agraria.org/oche/grigiapadovana.htm Oche: Oca Grigia Padovana<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, all'Anatra (con cui si fa il [[ragù]], utilizzato per i bigoli), alla [[Faraona|Numida Meleagris]], al [[Cappone]], al Galletto Nano(Pepoa<ref>[http://www.percorsigastronomici.it/percorsienogastronomici/Portale/prodotti.aspx?reg=v&tema=Prodotti&l=&tipo=332&scheda=336 I percorsi enogastronomici nelle regioni italiane<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>), alla Gallina Collo Nudo<ref>[http://www.agraria.org/polli/collonudo.htm Razze polli: Collo nudo italiana<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, per allargarsi ai Piccione [[Torresano]] di [[Torreglia]] o all'ancora poco diffuso Tacchino dei [[Colli Euganei]]<ref>[http://www.agraria.org/tacchini/collieuganei.htm Tacchini: Tacchino Bronzato dei Colli Euganei<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Da questa produzione avicola sono nati piatti tipici come l'[[Oca in onto]] e il Falso Parsuto, ovvero il prosciutto di petto d'oca<ref>[http://www.prodottitipici.com/prodotto/3041/falso-parsuto-prosciutto-di-petto-doca.htm Falso parsuto (Prosciutto di petto d'oca) - prodottitipici.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
Altro animale allevato in tutte le campagne venete e diffusissimo nelle tavole padovane è il [[Coniglio]], che è molto apprezzato per il suo arrosto<ref>[http://www.cucchiaio.it/ricette/ricetta-coniglio-arrosto Ricetta coniglio arrosto - Cucchiaio d'Argento<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>; non dimentichiamo inoltre un altro piatto tipicamente padovano e in generale presente in [[Veneto]] e [[Lombardia]]: [[Polenta e osei]]. In Veneto è presente la versione salata, ovvero [[Polenta]], [[Allodola]] (piccoli uccellini comuni in tutta la penisola italica e presenti di conseguenza anche nei boschi dei [[Colli Euganei]] e dei [[Colli Berici]]) e qualche volta anche [[Pancetta]]; a [[Bergamo]] invece è presente la variante dolce<ref>[http://redirect.turismo.provincia.bergamo.it/site/index.php/it/sapori/266 Polenta e osei<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
La cucina padovana si distingue per l'uso delle pregiate carni avicole ma anche cacciagione. Il celebre ''Risotto de figadini'', preparato con fegati e durelli di pollo, con talvolta l'aggiunta dei cuori, specialità consumata alle grandi feste religiose nelle famiglie cittadine ma anche del vasto contado. Sempre alle feste è ancora d'uso preparare pollo o soprattutto la faraona con la '''[[Pevarada]]''', salsa di origine medievale ricavata dalla cottura del pesto di fegati di pollo, spezie e aceto poi tutto ''pevarà'' ovvero pepato abbondantemente.
* Donna Emilia Clementina Ventimiglia (7 gennaio [[1804]]-morta infante).
 
==== I prodotti equini ====
La discendenza maschile di Luigi Ventimiglia di Grammonte, fratello del principe Carlo Antonio, proseguì nel successivo XX secolo.
I [[Veneti]], che dalle origini hanno abitato Padova, sono sempre stati abili allevatori di cavalli e la tradizione del consumo delle carni equine permane come una delle più tipiche del territorio. Oltre ai prodotti meglio conosciuti, come ad esempio gli sfilacci di equino<ref>[http://www.prodottitipici.com/prodotto/3093/sfilacci-di-equino.htm Sfilacci di equino - prodottitipici.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, sono presenti alcuni prodotti più tipici come la [[bresaola]] di cavallo, il salame di musso - che in dialetto vuol dire asino -<ref>[http://www.percorsigastronomici.it/percorsienogastronomici/Portale/prodotti.aspx?reg=v&tema=Prodotti&l=&tipo=332&scheda=323 I percorsi enogastronomici nelle regioni italiane<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, lo spezzatino, sia di cavallo che di asino, la Straecca<ref>[http://blog.giallozafferano.it/aspassoincucina/2011/03/02/carne-di-cavallo-la-straecca/ Carne di cavallo: La Straecca<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> o le bistecche e le costate di cavallo.
 
==== I salumi ====
== Arma dei Ventimiglia di Geraci ==
Mentre nei piatti di derivazione veneziana viene usato maggiormente il pesce, nei piatti della tradizione più tipicamente padovana sono le carni, non solo equine o della corte, a farla da padrone. I salumi infatti rappresentano una grande tradizione e bontà del padovano; tra di essi spiccano il Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP<ref>[http://www.prosciuttoveneto.it/CPV-ita.html Consorzio Prosciutto Veneto - Berico Euganeo<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060514070827/http://www.prosciuttoveneto.it/CPV-ita.html |data=14 maggio 2006 }}</ref>, proveniente dalla Bassa Padovana e dalla Bassa Vicentina,
Arma: [[inquartato]]: nel primo e quarto di rosso, col capo d'oro (ch'è di Ventimiglia); nel secondo e terzo d'azzurro, alla banda [[Scaccato|scaccata]] di due file d'argento e di rosso (che è degli Hauteville).<br />
e i prodotti "nostrani padovani" riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole quali "tradizionali" come il [[salame]], la [[sopressa]]<ref>[http://www.prodottitipici.com/prodotto/3101/sopressa-nostrana-padovana.htm Sopressa nostrana padovana - prodottitipici.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, la [[luganega]], il [[musetto (gastronomia)|musetto]] e il coeghin - veneto per [[cotechino]]<ref>[http://www.prodottitipici.com/prodotto/3030/coeghin-nostrano-padovano.htm Coeghin nostrano padovano - prodottitipici.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
Cimiero: un [[Leone araldico|leone]] coronato d'oro, impugnante con la destra una spada d'argento.<br />
 
Sostegni: due leoni d'oro, coronati all'antica dello stesso, [[Lampassato|lampassati]] di rosso.<br />
==== I dolci ====
Divisa o [[motto]]: ''Dextera Domini Fecit Virtutem, Dextera Domini Exaltavit Me'' (Salmo 117: la destra del Signore ha fatto meraviglie, la destra del Signore si è innalzata), utilizzato in precedenza dal [[Ruggero I di Sicilia|Gran Conte Ruggero]] come suo motto, affiancato spesso all'immagine della Vergine Maria presa come personale Protettrice.<ref>Garufi, p. 110, dove è riportato, ad esempio, il testo di un documento di re [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II d'Altavilla]], del [[1169]], in cui il signaculum o rota contiene il motto, ripreso successivamente dai Ventimiglia di Geraci.</ref>
Molti sono i dolci a Padova; alcuni hanno origini padovane, altri sono di origine veneziana, altri sono prettamente di origine contadina - e quindi molto semplici -, molti legati alla festa di [[Antonio di Padova|Sant'Antonio]]. Dalle mani dei pasticcieri padovani sono nate la torta "Pazientina"<ref>[http://www.saporetipico.it/prodottotipico634/veneto/tortapazientina.html Torta Pazientina-Prodotti Tipici-VENETO<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e i "Pazientini"<ref>[http://www.leterredelgusto.it/prodotto.php?prod=Pazientini Pazientini - Le Terre del Gusto<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, biscotti che non a caso ricordano le "Lingue di gatto" veneziane. Invece, dolci di origine totalmente veneziana, ma ampiamente diffusi anche nel padovano sono "Zaéti"(o Zaleti)<ref>[http://www.cookaround.com/cucina-regionale/cms/veneto/monografie/zaletti-o-zaeti Cucina regionale - Veneto - Monografie - Zaletti o zaeti | Cookaround<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e "Crostoli" o "Galani" - nome utilizzato in Veneto per indicare le chiacchiere -. I zaéti sono comuni un po' dovunque, nelle osterie, come nelle pasticcerie, presso fornai e ristoratori. Il crostolo invece si può assaggiare, come in tutta la Penisola, solo durante il [[carnevale]] e si trova, con la [[frittella]] tradizionale, di mele o di riso, un po' in tutte le pasticcerie. Tipico del padovano è invece lo zaléto con le giuggiole<ref>{{Cita libro|titolo=L'Italia dei dolci|url=http://books.google.it/books?id=qeHoUKfogVgC&pg=PA66&lpg=PA66|curatore=Luigi Cremona|p=66|editore=Touring|anno=2004|ISBN=978-88-365-2931-5}}</ref>.
 
'''Pazientina''': è un dolce prelibato e raffinatissimo, probabilmente una delle più complesse preparazioni dolciarie antiche. Si distingue per l'accuratezza della preparazione e per il gusto delicato ma deciso: secondo la tradizione sarebbe nata nel [[XVII secolo]] a Padova, forse all'interno di mura monastiche. La lunga preparazione sembra stare all'origine del nome.<ref>Si dice che un tempo fosse il premio del malato uscito dalla lunga convalescenza. Nel [[2000]] in [[Prato della Valle]] è stata preparata la pazientina più grande del mondo, entrata nel [[Guinness dei primati]]http://www.saporetipico.it/prodottotipico634/veneto/tortapazientina.html</ref>. Il dolce è preparato a strati con pasta bresciana e con la ''polenta di Cittadella'' (una sorta di pan di Spagna padovano) legati da [[zabaione]], granelle e sottili scaglie di cioccolata. È possibile degustarlo presso le pasticcerie padovane presso piazza del Duomo, o piazza della Frutta. Fuori città è facile imbattersi in imitazioni o versioni non rispettose dell'antica preparazione.
 
Molto più semplici e poveri sono i dolci rustici e contadini. Alcuni esempi sono:
 
'''Fugassa padovana (focaccia)'''<ref>[http://www.orsococa.it/ricette_di_cucina/ricetta-focaccia-Veneta.html focaccia veneta (la fugassa)<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130130002629/http://www.orsococa.it/ricette_di_cucina/ricetta-focaccia-Veneta.html |data=30 gennaio 2013 }}</ref>. Dolce tipico di cucina casalinga prodotto con lievito, farina, latte, uova, zucchero, burro, buccia di limone e sale. Gli ingredienti vengono amalgamati, lasciati a riposo e cotti in forno. Originariamente veniva preparata in ogni occasione di festività, da quelle religiose a quelle private, oggigiorno invece viene consumata quasi esclusivamente a Pasqua.
 
'''Torta [[sgriesolona]] o rosegòta o sbrisolona'''<ref>[http://www.laricettaperfetta.net/fregolotta-rosegota-o-sbrisolona/ Fregolotta, Rosegota o Sbrisolona | La Ricetta Perfetta<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Dolce da forno di forma rotonda, alto circa 1&nbsp;cm, particolarmente duro e nel contempo friabile, prodotto con farina gries, mandorle sgusciate e tritate, burro, rosso di uovo, zucchero, ricoperto con un foglio di pasta di mandorle scottata alla fiamma. Gli ingredienti, vengono amalgamati, posti in contenitori di forma rotonda e cotti al forno. Il dolce viene lasciato a riposo per un giorno e successivamente confezionato; ha durata molto lunga. Si tratta di un dolce di tradizione mantovana, ma presente anche in Veneto, che veniva e viene usato spezzandolo con le mani e mangiandolo senza l'uso di posate.
 
'''Torta figassa - torta di fichi'''<ref>[http://www.prodottitipici.com/prodotto/3324/torta-figassa.htm Torta figassa - prodottitipici.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Dolce da forno di forma rotonda, prodotto con farina gialla di mais, rossi di uovo, fichi secchi macerati in grappa, burro, zucchero, farina 00, sale. I rossi d'uovo vengono impastati con lo zucchero e il burro, amalgamati con farina di grano tenero e farina di mais e con l'aggiunta finale di fichi secchi macerati nella grappa e tagliati a pezzetti; il composto viene inserito in apposite forme, cotto, lasciato raffreddare e confezionato, senza bisogno di particolari metodi di conservazione. Si tratta di un dolce di tradizione contadina, elaborato con ingredienti poveri, che si presume risalga al periodo successivo alla prima guerra mondiale.
 
'''Smegiassa'''<ref>[http://veneto-agriturismo.it/index.php?section=scopri_veneto&page=ricette&provincia=Padova&subcat=Dolci&subcat=Dolci&id_num=156 Veneto-Agriturismo.it - Ricette a Padova - SMEGIASSA<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Dolce originario delle campagne di [[Chioggia]] prodotto con farina di mais, farina di grano, acqua di cottura del musetto, zucchero, miele, uva passita, fichi secchi, buccia di arancia, grappa, zucca arrostita in forno; nella pianura padovana sud-orientale in luogo dell'acqua di cottura del musetto vengono utilizzati i [[ciccioli]] di maiale; nella realizzazione attuale l'acqua di cottura del musetto o i ciccioli di maiale vengono sostituiti, in talune zone, con mele. Gli ingredienti vengono amalgamati e cotti in forno. Nella tradizione cittadina al posto dei ciccioli veniva utilizzato lo strutto, mentre le attuali produzioni di pasticceria hanno eliminato anche questo in favore del burro.
 
==== I dolci del Santo ====
Da tempo immemore era, ed è ancora oggi, uso che i frati della Basilica di Sant'Antonio offrissero ai poveri della città ed ai viandanti un pane che nel corso degli anni si è trasformato, a cura di maestri pasticcieri della zona, in dolci particolarmente apprezzati. Qui di seguito le ricette dei dolci più famosi.
 
'''Pan del Santo'''. Dolce da forno prodotto con farina di grano tenero tipo 00, uova, zucchero, mandorle, gocce di cioccolato, granella di amaretto. La forma tradizionale e caratteristica è quella di "ciambella".
 
'''Dolce del Santo, Dolce Santantonio'''. Dolce da forno farcito con marmellata di albicocche, buccia d'arancio candita, pan di Spagna, marzapane di mandorle o granella di amaretti, il tutto avvolto in pastasfoglia; la sua forma particolare ricorda l'aureola posta sul capo di Sant'Antonio; è prodotto in formati da 70 gr (mignon), 400 gr e 700&nbsp;g I prodotti vengono amalgamati, disposti a mano in vari strati con procedure codificate e particolare cura, cotti in forno, lasciati a riposare per un giorno e confezionati; la durata è di tre mesi senza particolari condizioni di conservazione.
 
'''Amarettoni di Sant'Antonio'''. Dolce da forno, tagliato a biscotto, composto da mandorle armelline, mandorle sgusciate e tritate, zucchero, canditi di arancia, albume di uovo. L'albume dell'uovo viene montato a neve, vengono inseriti i canditi e le mandorle sgusciate, quindi lo zucchero, all'impasto viene data la forma di un grosso biscotto, viene cotto e fatto riposare per un giorno su teglie da forno; non necessita di stagionatura e per sua natura si presta alla lunga conservazione. La ricetta è tratta dal "Dolce del Santo", del quale contengono gli stessi ingredienti. Gli amarettoni vengono prodotti a partire dal 1960 circa.
 
'''Merletti Santantonio'''. Pasticcino con uova, farina, burro, mandorle affettate e marsala. Gli ingredienti vengono amalgamati, all'impasto viene data forma di pasticcino, ricoperto con mandorle affettate e cotto al forno.
 
=== Enologia ===
A Padova, oltre a mangiare bene si beve anche bene. La produzione di alcolici va dai buon vini dei colli, ai famosi distillati, senza dimenticare l'ormai rinomato [[spritz]], che proprio qui fu inventato nella sua forma diventata internazionalmente popolare. Non a caso la preparazione dello spritz richiede del buon vino bianco secco frizzante, come quello che arriva nelle zone di produzione D.O.C della provincia, un po' d'acqua e una generosa spruzzata di aperitivo alcolico, come quello appositamente inventato dalla Barbieri, nei suoi stabilimenti della Stanga, in occasione della prima Fiera Campionaria del 1919.
 
== Cultura ==
=== Istruzione ===
{{Citazione|Per il grande desiderio che avevo<br />di vedere la Bella Padova, culla delle arti, sono arrivato…<br />ed a Padova sono venuto, come chi lascia uno stagno<br />per tuffarsi nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete..|[[William Shakespeare]], [[La bisbetica domata]], Atto 1, Scena 1|For the great desire I had to see<br />fair Padua, nursery of arts, I am arrived…<br />and am to Padua come, as he that leaves<br />a shallow plash to plunge in the deep, and<br />with satiety seeks to quench his thirst.|lingua=en}}
 
==== Università ====
{{Vedi anche|Università degli Studi di Padova}}
[[File:Logo Università Padova.png|100px|right]]
L'[[Università degli Studi di Padova]] è fra le più note [[università in Italia]] e nel mondo, e [[Lista delle università più antiche|fra le più antiche al mondo]] (la seconda in Italia dopo [[Università di Bologna|quella di Bologna]],<ref>[http://www.cisui.unibo.it/rec/147.htm CISUI - Centro Interuniversitario per la storia delle Università italiane<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> la settima al mondo), risalendo al [[1222]]. Nel [[2007]] contava circa 63.000 studenti e 2.350 docenti<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.unipd.it/stdoc/cia/sintesi3.xls Università di Padova: dati statistici] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
 
L'Università venne fondata, secondo la tradizione, nel [[1222]] quando un gruppo di studenti e professori migrarono dall'[[Università di Bologna]] alla ricerca di una maggiore libertà accademica, anche se è certo che scuole di diritto e medicina esistevano a Padova prima del 1222. In realtà il 1222 è l'anno nel quale per la prima volta in un atto notarile della città si nomina con precisione lo Studio Patavino (quindi già esistente) ed è così convenzionalmente ritenuto essere l'anno di fondazione.
 
[[File:Palazzo Bo (Padua).jpg|thumb|sinistra|Cortile interno del [[Palazzo del Bo]], storica sede dell'Università di Padova]]
 
Nel corso della sua lunga storia, l'Università di Padova fu luogo d'incontro di alcune tra le più importanti personalità europee ed italiane, tra le cui fila si annoverano personaggi del calibro di [[Leon Battista Alberti]], [[Niccolò Copernico]]<ref>In realtà, Copernico era una sorta di "dilettante" di lusso dell'astronomia, poiché traeva i mezzi del proprio sostentamento dalla carica di [[canonico]], affidatagli da un suo zio [[vescovo di Frombork]], nella [[Warmia]].</ref><ref>Copernico studiò medicina (tra il [[1500]] ed il [[1503]]), peraltro senza laurearsi; questo abbandono non gli impedì di essere considerato un medico di successo, oltre che un professionista del [[diritto amministrativo]] in relazione all'incarico di canonico già rammentato.</ref> e [[Melchiorre Cesarotti]]. Dal [[1592]] per 18 anni consecutivi (definiti dall'interessato [[Galileo Galilei#L.27insegnamento a Pisa .281589-1592.29|i migliori della sua vita]]), [[Galileo Galilei]]<ref>A Padova Galileo perfezionò il [[cannocchiale]], con cui, dalla sua casa in Padova, avrebbe successivamente scoperto i [[Satelliti naturali di Giove|4 satelliti di Giove]].</ref> resse la cattedra di [[matematica]] presso l'ateneo patavino. Nel medesimo, per la prima volta al mondo ([[1678]]) si laureò una [[donna]]: [[Elena Lucrezia Cornaro|Elena Lucrezia Cornaro Piscopia]].
 
[[William Harvey]], l'illustre [[medico]] [[inglesi|inglese]] cui si deve la prima descrizione scientifica del [[sistema circolatorio]] ([[1628]]), fu allievo a Padova di [[Girolamo Fabrici]]. Va peraltro ricordato che in questa città sorse il primo [[Teatro anatomico di Padova|teatro anatomico]] ([[1594]]), ed il fondatore della ''Scuola Clinica Padovana'', [[Giovanni Battista Monte|Giovanni Battista del Monte]], fu il primo medico a tenere le lezioni nelle corsie di un ospedale.
 
Nell'ambito dell'Università furono fondati anche l'[[Orto botanico di Padova]], il più antico orto botanico del mondo ancora esistente (1545), la [[Biblioteca universitaria di Padova]] (1629) e la [[Specola di Padova]] (1777).
 
Nel [[2004]] è stata istituita la [[Scuola Galileiana|Scuola Galileiana di Studi Superiori]], con la collaborazione e sul modello della [[Scuola Normale Superiore]] di [[Pisa]]. Alla scuola si accede tramite un concorso molto selettivo; gli studenti ammessi si iscrivono ai corsi dell'Università di Padova, ma in più hanno alcuni benefici (ad esempio vitto e alloggio presso un collegio universitario), devono avere una media di esami particolarmente alta (almeno 27), e in più devono frequentare obbligatoriamente alcuni corsi specifici.
 
L'Ateneo gestisce anche nove Musei scientifici, fra cui il [[Museo di Storia della Fisica]], ed è tra i membri fondatori del consorzio interuniversitario [[CINECA]].
 
L'Università offre una larga gamma di [[laurea|lauree]] in tredici Facoltà.
 
==== Scuole e istituti ====
Padova ospita numerose [[scuola|scuole]] e tra queste le più degne di nota sono il Liceo ginnasio statale Tito Livio e il [[Liceo scientifico statale Ippolito Nievo]], che rappresentano la storica coppia di licei della città.Entrambi situati in pieno centro storico, il primo fu fondato nel [[1872]] al posto dell'ex [[monastero]] di Santo Stefano, mentre il secondo venne creato nel [[1923]], in seguito alla [[Riforma Gentile]], ed è ospitato nel [[seicentesco]] Palazzo Cumani. Il Liceo Artistico Pietro Selvatico fu invece creato come [[scuola d'arte]] nel [[1866]] per volere dell'[[architetto]] e [[storico dell'arte]] [[Pietro Selvatico]]. Tra le [[Scuola privata|scuole paritarie]] spicca l'[[Istituto Vescovile G. Barbarigo]], fondato nel [[1919]] per decreto ufficiale dell'allora [[Vescovo di Padova]] [[Luigi Pellizzo]]. Da menzionare è inoltre l'Istituto Tecnico Statale Giovanni Battista Belzoni, fondato nel 1869 e dedicato all'[[Giovanni Battista Belzoni|omonimo esploratore]].
 
La città ospita inoltre il [[Conservatorio Cesare Pollini]], fondato nel [[1878]] e dedicato all'[[Cesare Pollini|omonimo pianista]], che ne fu anche il primo direttore.
 
A Padova ha sede [[Scuola Italiana Design]], istituto post-diploma specializzato nel design industriale e nella comunicazione del prodotto. Costituisce il dipartimento formativo del Parco Scientifico e Tecnologico Galileo.
 
=== Accademia Galileiana di Scienze Lettere ed Arti ===
{{vedi anche|Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti}}
Fondata il 25 novembre [[1599]] su iniziativa del cardinale [[Federico Baldissera Bartolomeo Cornaro]], l'Accademia Galileiana di Scienze Lettere ed Arti, denominata inizialmente ''Accademia dei Ricovrati'', ha sede presso la [[Loggia dei Carraresi]] e si occupa della promozione delle discipline umanistiche e scientifiche.
 
=== Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica ===
Il [[Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica#Vincitori|premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica]], nato nel 2006, ad opera del comune per ricordare le tradizioni cittadine nella ricerca scientifica e promuovere la diffusione della cultura tecnico-scientifica. Si avvale di una doppia giuria: la prima di accademici, scienziati, giornalisti e uomini di cultura (presieduta, nel corso delle otto edizioni, da personalità come Umberto Veronesi, Carlo Rubbia, Margherita Hack, Paolo Rossi, Mario Tozzi, Piergiorgio Odifreddi e Paco Lanciano) che segnala una rosa di cinque testi, la seconda di studenti provenienti da varie scuole d'Italia che scelgono il testo da premiare.
 
=== Media ===
==== Stampa ====
Sono due i quotidiani storici che si occupano attualmente della [[Cronaca (genere letterario)|cronaca]] locale della città: [[il Gazzettino]] e il [[Mattino di Padova]]. Dal 12 novembre [[2002]] viene venduto in abbinamento al [[Corriere della Sera]] anche il [[Corriere del Veneto]], che ha sede a Padova e che dedica alla città due pagine al giorno di cronaca locale, in abbinamento con la cronaca di [[Rovigo]]. Da diverso tempo è presente anche [[E Polis|Il Padova]], quotidiano che riassume notizie di attualità e politica patavina e dedica diverse pagine anche alla cronaca nazionale ed estera. Sono presenti anche alcuni giornali a distribuzione [[gratis|gratuita]] quali [[Leggo]], che ha una sua redazione in città e ha pagine di cronaca e sport locali, e [[Metro (quotidiano)|Metro]], [[City (quotidiano)|City]].
 
Nel passato la città ha avuto altre due testate di cronaca locale: ''[[L'Eco di Padova]]'', nato nel [[1977]], edito dalla [[Rizzoli]] e chiuso nel [[1980]] e l'edizione padovana de ''[[il Resto del Carlino]]'' dal 1957 al 1983.
 
Nella città e in tutta la [[diocesi]] viene anche stampato e diffuso il [[settimanale]] [[diocesi|diocesano]] [[La Difesa del popolo]].
 
In città è presente una redazione de ''[[Il Sole 24 Ore]]''.
 
==== Radio ====
A Padova (o nelle immediate vicinanze) hanno sede alcune emittenti radio,<ref>Per un elenco delle emittenti e relative frequenze nella zona di Padova, si consulti [http://www.fm-world.it/frequenze/?city=7213 questa pagina].</ref> tra le quali:
{{Colonne}}
* [[Radio Televisione Regionale Veneta]] <small>(1975-2003)</small>
* [[Bum Bum Energy|Bum Bum Network e Energy]] <small>(1980-2012)</small>
* [[Easy Network]]
* [[Radio 80]]
* Radio Base 101 <small>([[Peraga (Vigonza)]])</small>
* [[Università degli Studi di Padova|Radio Bue]]
* [[CafèTV24#Le radio del gruppo|Radio Cafè]]
* [[Canale Italia|Radio Canale Italia]] <small>(Padova e [[Rubano]])</small>
{{Colonne spezza}}
* [[Radio Company|Radio Company e Company Easy]] <small>(Padova e [[Noventa Padovana]])</small>
* Radio Cooperativa <small>(Padova e [[Albignasego]])</small>
* Radio Gamma 5 <small>([[Campodarsego]] e [[Cadoneghe]])</small>
* [[CafèTV24#Le radio del gruppo|Radio Genius]]
* [[CafèTV24#Le radio del gruppo|Radio Italia Uno]]
* [[Radio Padova]]
* [[Radio Sherwood]]
* [[CafèTV24#Le radio del gruppo|Radio Stereocittà]]
{{Colonne fine}}
 
==== Televisione ====
A Padova (o nelle immediate vicinanze) hanno sede alcune emittenti televisive<ref>Per un elenco delle emittenti nella zona di Padova, si consulti [https://www.regione.veneto.it/c/document_library/get_file?uuid=675385ef-ebce-48f6-8e32-01a927430803&groupId=10733].</ref>, tra le quali:
{{Colonne}}
* [[7 Gold Telepadova]]
* [[Radio Televisione Regionale Veneta]] <small>(1976-2003)</small>
* [[CafèTV24]]
* Canale 77
* [[Company TV]]
* [[Canale Italia|Gruppo Canale Italia]] <small>(Padova e [[Rubano]])</small>
* [[TV7 (rete televisiva italiana)|Gruppo TV7]]
* [[Gruppo Editoriale Romi Osti|La 9 e La 8]]
{{Colonne spezza}}
* La 10-Canale 78
* [[Rete Veneta]] <small>(sede di Padova)</small>
* [[Serenissima Televisione]] <small>(Padova e [[Rubano]])</small>
* [[Telecittà]] <small>([[Peraga (Vigonza)]])</small>
* [[TeleChiara]]
* [[TeleNordest]] <small>(1984-2010)</small>
* [[Telenuovo]] <small>(sede di Padova)</small>
{{Colonne fine}}
 
Tuttavia è sede anche di redazioni di emittenti televisive a livello nazionale, tra le quali:
* [[Sky TG 24]]
* [[Mediaset]]
 
== Eventi ==
Padova è da sempre meta di molti visitatori che si recano nella città del Santo per i numerosi avvenimenti che si susseguono tutto l'[[anno]]. Tra i più rilevanti si annoverano:
* Padova Vintage Festival in settembre presso il centro Culturale San Gaetano
* La ''"Settimana della cultura scientifica e tecnologica"'', che si svolge da marzo ad aprile.
* La ''"[[Maratona Sant'Antonio|Maratona di Sant'Antonio]]"'', in aprile. Essa ripercorre negli ultimi 18 chilometri la strada che sant'Antonio [[morte|morente]], a bordo di un [[Carro (trasporto)|carro]] trainato da [[Bos taurus|buoi]], fece il 13 giugno [[1231]], partendo da [[Camposampiero]] per arrivare all'Arcella.
[[File:Padova - Rievocazione del Transito di Sant'Antonio.jpg|thumb|Rievocazione del Transito di Sant'Antonio]]
[[File:Natale 2012 a Padova.jpeg|thumb|Luminarie per il Natale 2012]]
* ''[[Fiera di Padova|Fiera campionaria]]'', in maggio: è la più grande rassegna intersettoriale del Nord Est, raggiunta da più di duecentocinquantamila visitatori. Sono presenti mille espositori raggruppati in cinque settori: arredamento, enogastronomico, turismo, tempo libero, artigianato.
* ''Rievocazione del Transito di sant'Antonio, sera del 12 giugno''. La rievocazione storica in costume vuole celebrare l'ultimo viaggio di sant'Antonio: egli infatti dimorava a Camposampiero quando percepì che la sua vita terrena volgeva al termine, chiese dunque di essere trasportato verso l'amata Padova per esalare l'ultimo respiro. Steso su un carretto trainato dai buoi, non riuscì però a raggiungere le porte della città e venne ricoverato presso l'allora convento francescano di Santa Maria de' Cella (la leggenda vuole che sia stato fondato da san Francesco in persona), dove morì (il luogo dove spirò il santo si trova oggi all'interno del Santuario di Sant'Antonio d'Arcella). La rievocazione storica del transito parte da Piazza Azzurri d'Italia, prosegue lungo via Tiziano Aspetti, viale Arcella e termina presso il santuario di Sant'Antonio d'Arcella; un concerto di campane di tutte le chiese di Padova precede la messa.
* ''Festa di Sant'Antonio'', 13 giugno. Dopo una solenne messa celebrata nel mattino dal [[vescovo]] nella [[basilica]], nel pomeriggio segue una seconda messa solenne, celebrata dal padre provinciale dei [[Ordine dei frati minori conventuali|Frati Minori Conventuali]], dopo la quale la reliquia del mento del Santo, preceduta dalla statua, è portata in processione per le vie del centro della città, seguita da una sfilata delle confraternite con i rispettivi gonfaloni, e dalle autorità. La processione si snoda lungo le principali vie del centro storico secondo il seguente percorso: piazza del Santo, via del Santo, via San Francesco, via Roma, via Umberto I, Prato della Valle, via Beato Luca Belludi, Piazza del Santo. Terminano l'evento il discorso del Sindaco e la Benedizione con la reliquia del Dito del Santo.
* ''"Sherwood Festival"'', in giugno-luglio; [[Radio Sherwood]], una radio indipendente padovana, dà vita allo Sherwood Festival, importante evento cittadino della durata di un mese. Sul palco si avvicendano importanti gruppi musicali della scena alternativa italiana ed internazionale.
* nel 2005 e nel 2006 si è svolta la ''[[Notte bianca]]'' in giugno (all'inizio dell'estate) e dicembre (in occasione del [[Natale]]).
* ''"Padova Pride Village"'', il "gay village del nord-est", evento aperto a tutti organizzato a partire dal 2008 dal circolo Arcigay Tra l'altro Padova, nel quale si succedono eventi musicali, rassegne teatrali e cinematografiche e dibattiti, oltre alla consueta attività da discoteca. Si svolge tra i mesi di luglio ed agosto.
*Rievocazione Medioevale presso Arcella ogni settembre con "Palio di Sant'Antonin"
* ''"Villeggiando"'' in luglio e agosto; eventi e spettacoli nella più suggestive ville e piazze padovane.
* ''"Padova grand prix"'' e ''"World country roller marathon"'' in settembre. La competizione mondiale di [[pattinaggio a rotelle]].
* Premio Biennale Internazionale di Architettura "Barbara Cappochin"
* Rievocazioni storiche, in settembre: rievocazioni storiche in costume nelle [[fortificazione|cittadine murate]] di [[Montagnana]], [[Monselice]], [[Montegrotto Terme]] e [[Cittadella (Italia)|Cittadella]].
 
=== Padova nella letteratura ===
* A Padova è ambientata ''[[La bisbetica domata]]'' ([[1594]]?) di [[William Shakespeare]].
* ''[[Angelo, tiranno di Padova]]'' di [[Victor Hugo]].
* Nel [[romanzo]] ''[[La Certosa di Parma]]'' di [[Stendhal]] viene citata Padova, soggiorno dello scrittore, nella ''Avvertenza'' iniziale.
* Un quartiere di Padova, la Guizza, è al centro di gran parte della narrativa, peraltro di impianto internazionale, di Piero Sanavio.
* A Padova [[Bertolt Brecht]] ambienta la prima parte dell'opera teatrale ''[[Vita di Galileo]]''
* Nel [[romanzo]] ''[[Incontro con Rama]]'' di [[Arthur C. Clarke]], l'11 settembre [[2077]] un [[asteroide]] distrugge Padova e buona parte del [[Geografia dell'Italia|nord Italia]].
* Nel [[romanzo]] autobiografico sulla resistenza "[[I piccoli maestri]]" di [[Luigi Meneghello]].
* ''[[Diario a due]]'' di [[Paolo Barbaro]] è ambientato a Padova.
* Il racconto fantastico ''[[La figlia di Rappaccini]]'' di [[Nathaniel Hawthorne]] è ambientato a Padova.
 
=== Padova nei film ===
{{C|Elenco da verificare, per ogni film valutare l''''effettiva rilevanza dello stesso col luogo''', un paio di riprese non giustificano l'inserimento|cinema|giugno 2013|arg2=montagna}}
* ''[[Troppo caldo per giugno]]'' di [[Ralph Thomas]] con [[Dirk Bogarde]] e [[Sylva Koscina]] ([[1964]])
* ''[[Grazie zia]]'' di [[Salvatore Samperi]] con [[Lisa Gastoni]] e [[Lou Castel]] ([[1968]])
* ''[[La moglie del prete]]'' di [[Dino Risi]] con [[Sophia Loren]] e [[Marcello Mastroianni]] ([[1970]])
* ''[[Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave]]'' di [[Sergio Martino]] con [[Edvige Fenech]] ([[1972]])
* ''[[Gli ordini sono ordini]]'' di [[Franco Giraldi]] con [[Monica Vitti]] e [[Gigi Proietti]] ([[1972]])
* ''[[Libera, amore mio...]]'' di [[Mauro Bolognini]] con [[Claudia Cardinale]] ([[1975]])
* ''[[Il gatto dagli occhi di giada]]'' di [[Antonio Bido]] ([[1977]])
* ''[[Cugine mie]]'' di [[Marcello Avallone]] con [[Ely Galleani]] e [[Nieves Navarro]] ([[1978]])
* ''[[Delitti e profumi]]'' di e con [[Jerry Calà]] con [[Umberto Smaila]] e [[Lucrezia Lante Della Rovere]] ([[1988]])
* ''[[Quattro figli unici]]'' di [[Fulvio Wetzl]] con [[Roberto Citran]], [[Mariella Valentini]], [[Ivano Marescotti]], Valentina Holtkamp ([[1992]])
* ''[[Viaggi di nozze]]'' di e con [[Carlo Verdone]] ([[1995]])
* ''[[I piccoli maestri (film)|I piccoli maestri]]'' di [[Daniele Luchetti]] con [[Stefano Accorsi]] ([[1998]])
* ''[[La lingua del Santo]]'' di [[Carlo Mazzacurati]] con [[Antonio Albanese]] e [[Fabrizio Bentivoglio]] ([[2000]])
* ''[[Il gioco di Ripley]]'' di [[Liliana Cavani]] con [[John Malkovich]] ([[2000]])
* ''[[Il fuggiasco (film 2003)|Il fuggiasco]]'' di [[Andrea Manni]] con [[Daniele Liotti]] ([[2003]])
* ''[[La giusta distanza]]'' di Carlo Mazzacurati (2007)
* ''[[Hortus Botanicus Patavinus]]'' di [[Michele Francesco Schiavon]] ([[1995]] - ried. [[2008]])
* ''[[Romanzo di una strage]]'' di [[Marco Tullio Giordana]] ([[2012]])
* ''[[Sole a catinelle]]'' di [[Gennaro Nunziante]] (2013)
 
== Quartieri e unità urbane ==
Lo statuto suddivide il territorio comunale in quartieri. Prima della legge n. 42/2010, che ha soppresso le [[Circoscrizione di decentramento comunale|circoscrizioni]] nei comuni con meno di 250&nbsp;000 abitanti, i sei quartieri erano organi elettivi; a decorrere dal maggio 2014 sono stati sostituiti con i Comitati di quartiere, organismi collegiali composti da residenti nominati dal sindaco, con funzioni consultive e propositive e di supporto all'amministrazione. La delimitazione territoriale è rimasta invariata.
 
'''Quartiere 1 Centro'''<br />Detto anche Centro storico, si estende per 5,2 &nbsp;km², pressoché totalmente entro le mura cinquecentesche. Il cuore del quartiere Centro è idealmente identificabile con le famose Piazze (dei Signori, delle Erbe e della Frutta) ravvivate quotidianamente dai tradizionali mercati. Il territorio è solcato dal Piovego, navigabile dalle Porte Contarine fino al casello autostradale di Padova Est. L'area si suddivide in cinque zone abitative: zona Portello, zona Ospedali, zona Santo-Prato della Valle, zona Piazza Castello-Riviere, zona Savonarola-Piazza Mazzini-Stazione Ferroviaria. Nel 2015 contava 25.962 residenti:<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.padovanet.it/informazione/padova-cifre|titolo=Padova in cifre - Comune di Padova|sito=www.padovanet.it|accesso=11 aprile 2016}}</ref>, con densità abitativa pari a 4.994 abitanti per km². La sede è in [[piazza Capitaniato]].<ref>[http://www.padovanet.it/sindaco-e-amministrazione/quartiere-1-centro Sede del quartiere 1 Centro], sito comunale</ref>
 
Comprende le seguenti unità urbane (dati aggiornati a dicembre 2015):<ref name=":0" />
* 1.1 Piazze - 6.631 residenti; densità: 8.294 abitanti/km²
* 1.2 Savonarola - 6.749 residenti; densità: 5.721 abitanti/km²
* 1.3 Santo - Portello - 7.037 residenti; densità: 4.091 abitanti/km²
* 1.4 Prato della Valle - 3.349 residenti; densità: 4.422 abitanti/km²
* 5.2 Stazione Ferroviaria - 2.196 residenti; densità: 2.959 abitanti/km²
'''Quartiere 2 Nord'''<br />Chiamato anche Arcella - S. Carlo - Pontevigodarzere, ha una superficie di 6,71&nbsp;km² e racchiude i rioni Arcella, San Bellino, San Carlo e Pontevigodarzere. Il confine settentrionale corrisponde in pratica con il tracciato locale del Brenta, a sud è delimitato dalla ferrovia Milano-Venezia, ad est dall'asse viario Plebiscito-Bigolo-Manca, ad ovest dai binari della Padova-Castelfranco Veneto. Abitanti al 2015: 39.145:<ref name=":0" />, con densità abitativa pari a 5.832 abitanti per km². La sede è in via Curzola, alla Ss. Trinità.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=S&tassid=1577&id=8931#.UPuRmGfK_E4 Sede del quartiere 2 Nord], sito comunale</ref>
 
Comprende le seguenti unità urbane (dati aggiornati a dicembre 2015):<ref name=":0" />
* 23 Pontevigodarzere - 5.316 residenti; densità: 2.793 abitanti/km²
* 24 San Carlo- 14.773 residenti; densità: 6.665 abitanti/km²
* 25.1 Arcella - 15.565 residenti; densità: 6.917 abitanti/km²
* 25.2 San Bellino - 3.491 residenti; densità: 10.201 abitanti/km²
'''Quartiere 3 Est'''<br />È chiamato anche Brenta-Venezia, Forcellini-Camin ed ha una superficie di 28,02&nbsp;km². Comprende i seguenti rioni: Ponte di Brenta, San Lazzaro, Mortise, Torre, Pio X, Stanga, Forcellini, [[Terranegra]], San Gregorio, Camin, Granze. Confini: nord, comune di Cadoneghe; est, comuni di Vigonza e Noventa Padovana; sud, Quartiere 4, comune di Saonara, Legnaro e Ponte San Nicolò; ovest, Quartieri 2, 1 e 4. Vi scorrono tre canali: il Piovego, il San Gregorio, lo Scaricatore. In zona Stanga si trova la nota via Anelli. Popolazione al 2015: 38.132<ref name=":0" />, con densità abitativa pari a 1.361 abitanti per km².La sede è in via Boccaccio, a Terranegra.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=S&tassid=1578&id=8932#.UPuR-GfK_E4 Sede del quartiere 3 Est], sito comunale</ref>
 
Comprende le seguenti unità urbane (dati aggiornati a dicembre 2015):<ref name=":0" />
* 5.1 Fiera - 2.196 residenti; densità: 2.157 abitanti/km²
* 6 Stanga - 3.804 residenti; densità: 2.697 abitanti/km²
* 7 Forcellini - 9.831 residenti; densità: 3.691 abitanti/km²
* 26 Mortise - 6.756 residenti; densità: 3.559 abitanti/km²
* 27 Torre - 4.564 residenti; densità: 1.498 abitanti/km²
* 28 San Lazzaro - 1.877 residenti; densità 542 abitanti/km²
* 29 Ponte di Brenta - 3.460 residenti; densità: 2.720 abitanti/km²
* 30.1 Zona Industriale - 523 residenti; densità: 65 abitanti/km²
* 30.2 Isola di Terranegra - 245 residenti; densità: 210 abitanti/km²
* 31 Camin - 3.950 residenti; densità: 1.744 abitanti/km²
* 32 Granze - 926 residenti; densità: 530 abitanti/km²
'''Quartiere 4 Sud-Est'''<br />Viene chiamato anche S. Croce-S. Osvaldo, Bassanello-Voltabarozzo ed ha una superficie di 17,58&nbsp;km². Popolazione al 2015: 47.003<ref name=":0" />, con densità abitativa pari a 2.674 abitanti per km². La sede è in via Guasti, alla Guizza.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=S&tassid=1579&id=8933#.UPuUp2fK_E4 Sede del quartiere 4 Sud-Est], sito comunale</ref>
 
Comprende le seguenti unità urbane (dati aggiornati a dicembre 2015):<ref name=":0" />
* 1.5 Città Giardino - 4.139 residenti; densità: 5.382 abitanti/km²
* 8 Sant'Osvaldo - 11.106 residenti; densità: 4.948 abitanti/km²
* 9 Madonna Pellegrina - 6.646 residenti; densità: 6.189 abitanti/km²
* 10 Voltabarozzo - 5.236 residenti; densità: 2.518 abitanti/km²
* 11 SS. Crocifisso - 4.486 residenti; densità: 1.836 abitanti/km²
* 12 [[Salboro]] - 2.659 residenti; densità: 565 abitanti/km²
* 13 Guizza - 12.731 residenti; densità: 2.990 abitanti/km²
'''Quartiere 5 Sud-Ovest'''<br />Viene chiamato anche Armistizio-Savonarola ed ha una superficie di 14,05&nbsp;km². Popolazione al 2015: 28.008<ref name=":0" />, con densità abitativa pari a 1.996 abitanti per km². La sede è in piazza Napoli, alla Sacra Famiglia.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=S&tassid=1580&id=8934#.UPuVj2fK_E4 Sede del quartiere 5 Sud-Ovest], sito comunale</ref>
 
Comprende le seguenti unità urbane (dati aggiornati a dicembre 2015):<ref name=":0" />
* 2 Sacra Famiglia - 7.334 residenti; densità: 2.638 abitanti/km²
* 3 San Giuseppe - 7.568 residenti; densità: 6.121 abitanti/km²
* 4.1 Porta Trento sud - 2.431 residenti; densità: 3.906 abitanti/km²
* 4.2 Porta Trento nord - 609 residenti; densità: 1.312 abitanti/km²
* 14 Mandria - 10.066 residenti; densità: 1.126 abitanti/km²
'''Quartiere 6 Ovest'''<br />Il quartiere è chiamato anche Brentella-Valsugana ed ha una superficie di 21,88&nbsp;km². Popolazione al 2015: 32.096<ref name=":0" />, con densità abitativa pari a 1.467 abitanti per km². Data l'estensione, ha due sedi, una in via Dal Piaz alle Cave e una in via Astichello ad Altichiero.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=S&tassid=1581&id=8935#.UPuRbmfK_E5 Sede del quartiere 6 Ovest], sito comunale</ref>
 
Comprende le seguenti unità urbane (dati aggiornati a dicembre 2015):<ref name=":0" />
* 15 Brusegana - 7.051 residenti; densità: 1.975 abitanti/km²
* 16 Cave - 4.292 residenti; densità: 2.063 abitanti/km²
* 17 Brentelle - 4.328 residenti; densità: 1.652 abitanti/km²
* 18 Sant'Ignazio - 3.920 residenti; densità: 2.864 abitanti/km²
* 19 Montà - 1.156 residenti; densità: 1.273 abitanti/km²
* 20 Ponterotto - 2.728 residenti; densità: 965 abitanti/km²
* 21 Sacro Cuore - 4.759 residenti; densità: 960 abitanti/km²
* 22 Altichiero - 3.862 residenti; densità: 1.090 abitanti/km²
=== Centro ===
[[File:M-liston.jpg|thumb|upright|Il Listón a Natale 2007; a sinistra, il Bò, a destra il Municipio]]
Il Centro (Quartiere 1 Centro) nell'ottica dei Padovani si estende grosso modo all'interno delle mura cinquecentesche.
È caratterizzato da molte zone pavimentate con il tipico [[Strade romane#La costruzione di una strada|ciottolato romano]] o con i [[sanpietrini]] in [[porfido]] (come il ''[[Liston#Padova|Liston]]''), perché corrisponde tendenzialmente all'area più antica della città.
 
Non si identifica con la zona limitata delle Piazze, anche se queste ultime ne costituiscono il cuore economico e culturale.
[[File:San-fermo.jpg|thumb|Via San Fermo, nel tratto pedonalizzato, ospita i negozi per lo ''[[shopping]]'' più lussuoso.]]
Nel quartiere è compreso anche il ''Portello'', corrispondente alla parte orientale del centro, cosiddetto perché nelle vicinanze di [[Porta Ognissanti (Padova)|Porta Ognissanti]] (spesso chiamata anch'essa col nome di Portello) si trovava un porto fluviale sul [[Canale Piovego|Piovego]]. Nella percezione dei Padovani è un sottoquartiere a parte, tanto che i suoi abitanti un tempo avevano diritto ad essere identificati con un nome a sé: ''porteàti,'' ossia abitanti del Portello. Oggi questa distinzione è poco sentita e non ha più molto significato, ma una volta questa zona della città aveva caratteristiche proprie che la distinguevano dalle altre: era in particolare un'area popolare e povera. Oggi ospita buona parte degli [[Università di Padova|Istituti Universitari]].
 
=== Arcella ===
{{vedi anche|Arcella (Padova)}}
Arcella (Quartiere 2 Nord) è la zona nord della città di Padova. Il suo confine è ben delineato dalla [[ferrovia]] [[Venezia]]-[[Milano]] a Sud e dal fiume Brenta a Nord (comprendendo il rione di Pontevigodarzere).
Nota per essere il luogo della morte di [[Antonio di Padova|sant'Antonio]] (l'evento è ricordato dal santuario di Sant'Antonino) e per essere stata la periferia agricola di Padova fino alla [[seconda guerra mondiale]], l'Arcella ha conosciuto nel dopoguerra un impetuoso sviluppo urbanistico, fino al raggiungimento degli attuali 38&nbsp;000 abitanti. Il metrotram la collega in maniera migliore con il centro cittadino.
Arcella è anche il nome del vicariato della [[diocesi di Padova]] che comprende le parrocchie di Sant'Antonio ("Sant'Antonino"), [[Chiesa di San Carlo Borromeo (Padova)|San Carlo Borromeo]] (San Carlo), San Gregorio Barbarigo (San Gregorio), San Giovanni Battista ([[Pontevigodarzere]]), San Lorenzo da Brindisi, San Bellino, San Filippo Neri, Santissima Trinità, Gesù Buon Pastore, Sacro Cuore, Maternità B.V. Maria (Altichiero).
 
=== Pontevigodarzere ===
''Pontevigodarzere'' (Quartiere 2 Nord) è situata in corrispondenza dei due ponti che collegano la zona a nord di Padova con la città stessa. Deve il nome al primo comune limitrofo, Vigodarzere appunto.
Inizialmente zona rurale, si è velocemente espansa nel periodo della ricostruzione dopo essere stata quasi rasa al suolo dai bombardamenti degli alleati nel tentativo di fermare la ritirata tedesca.
Dista circa 3&nbsp;km dal centro cittadino, è una zona in fase di riqualificazione grazie al completamento della tangenziale nord che permette al traffico di raggiungere la nuova strada "del Santo" senza passare per via Pontevigodarzere.
Fa parte del quartiere 2-Nord che comprende anche Arcella e San Carlo.
È sede della principale [[moschea]] di Padova, che sorge proprio a fianco della parrocchia di S. Giovanni Battista.
La [[Chiesa di San Giovanni Battista (Pontevigodarzere)|chiesa parrocchiale di Pontevigodarzere]], dedicata a [[San Giovanni Battista]], fu costruita nel [[1924]] in sostituzione di un antico oratorio. La parrocchia venne eretta nel [[1925]] con territorio dismembrato da quelle di Altichiero, Arcella, Meianiga e Torre<ref>{{cita web|url=http://www.parrocchiemap.it/parrocchiemap/other/atlante.jsp?icsc=7610180|titolo=PONTEVIGODARZERE - SAN GIOVANNI BATTISTA}}</ref>.
 
=== Ponte di Brenta ===
{{vedi anche|Ponte di Brenta}}
Ponte di Brenta (Quartiere 3 Est) è un antico borgo sorto in prossimità della confluenza delle vie provenienti rispettivamente da [[Venezia]] (oggi [[Strada statale 11 Padana Superiore]]) e da [[Mestre]]/[[Treviso]] (quest'ultima, oggi classificata come [[Strada statale 515 Noalese]], a sua volta originata dalla fusione della [[Via Miranese]] proveniente da [[Mirano]]/Mestre, un tempo nota, nel Mestrino, come strada "Padovana", con la Via Noalese proveniente da [[Noale]]/Treviso).
 
Parte del Comune di Padova prima della [[Prima guerra mondiale]], Ponte di Brenta confina con il comune di [[Vigonza]], dal quale è separato dal [[Brenta (fiume)|fiume Brenta]].
 
Nato attorno ai traffici di barcaroli e viaggiatori, il borgo è caratterizzato dalla presenza di alcune notevoli ville patrizie veneziane, tra le quali spicca Villa Breda con il suo parco, oggi di proprietà della Fondazione "[[Vincenzo Stefano Breda]]", voluta dall'omonimo senatore del Regno e a lui intitolata. La villa, oggi sede museale, si affaccia sul fiume, dal quale avveniva l'accesso fino alla costruzione verso la fine del [[XIX secolo]] della ferrovia Padova-Venezia, ad opera sempre del senatore Breda, che con l'occasione creò una fermata esattamente in asse con il viale di accesso alla villa, dal lato del parco. Al senatore Breda sono tra l'altro intitolati l'ospizio per anziani e l'[[Ippodromo Vincenzo Stefano Breda|ippodromo di Padova]], situati anch'essi nella frazione, l'asilo infantile, situato nella piazza principale e la modernissima struttura per persone affette da [[sclerosi multipla]] ''Casa Breda'', di recente costruzione, nel quartiere Brentelle.
 
Il parco della villa ospita una pista per cavalli, primo ippodromo cittadino, e delle scuderie ottocentesche, retaggio della passione del patrizio per l'ippica.
 
Nella piazza principale di Ponte di Brenta si affacciano l'antica chiesa parrocchiale di San Marco e San Michele, di aspetto settecentesco. All'interno, opere di Luca Giordano e un pregevole organo dell'epoca.
 
Una piccola località di Ponte di Brenta è ''Torre'', che secondo la storia in [[epoca medievale]] raggruppava le attuali frazioni di Mortise, Ponte di Brenta, Arcella e [[Altichiero (Padova)|Altichiero]]. C'è chi afferma che [[Sant'Antonio di Padova|Sant'Antonio]] sia morto a Torre invece che all'Arcella, in quanto quest'ultima all'epoca non sarebbe neppure esistita.
 
=== Guizza ===
{{vedi anche|Guizza}}
La ''Guizza'' (Quartiere 4 Sud-Est) è uno dei quartieri più meridionali della città, estendendosi dalla zona del Bassanello sino al confine settentrionale del comune di [[Albignasego]].
Quartiere residenziale, con una forte densità abitativa, è stato interessato dalla costruzione del principali asse del Metrotram cittadino, che ha il capolinea in questo quartiere. Rappresenta il principale punto di accesso alla città per il traffico proveniente dalla parte meridionale della provincia. La storia del quartiere, da quando era una stazione di posta alla sua incorporazione nella città, è al centro di gran parte della narrativa dello scrittore padovano Piero Sanavìo.
 
=== Madonna Pellegrina ===
La Madonna Pellegrina (Quartiere 4 Sud-Est) è una zona anticamente nobile di Padova situata tra il Ponte del Bassanello, il Ponte Quattro Martiri e le mura cittadine. Gode di efficienti servizi di trasporto tra i quali la [[Tranvia di Padova|il mezzo tramviario]], che passa a sud-est del quartiere, e gli autobus 3, 8, 11, 22 e 24. Il centro della Madonna Pellegrina è Via d'Acquapendente, dove hanno sede il santuario che dà il nome alla zona e la caserma del 2º reparto celere della Polizia di Stato.<ref>[http://www.polizianellastoria.it/index.php?option=com_content&view=article&id=52:il-2d-reparto-celere-di-padova&catid=35:racconti&Itemid=41 Il 2º Reparto Celere di Padova], polizianellastoria.it</ref> Nel territorio vi sono alcuni spazi verdi, fra questi il lungargine Scaricatore, dove nel 1981 furono uccisi i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese in un conflitto a fuoco con un gruppo di terroristi tra i quali vi erano [[Francesca Mambro]] e [[Valerio Fioravanti]]. I militi hanno ricevuto la [[medaglia d'oro al valor militare]] e la città li ricorda con una statua e una manifestazione ufficiale che si tiene ogni anno il 5 febbraio.
 
=== Mandria ===
[[File:Villa-Molin-3.jpg|thumb|upright|[[Villa Molin]] nel quartiere Mandria]]
''Mandria'' (Quartiere 5 Sud-Ovest) confina con i comuni di [[Abano Terme]] ed [[Albignasego]], divisa da quest'ultimo dal [[Canale di Battaglia]].
 
Sorta attorno all'antica [[strada romana]] Annia che conduceva da Padova ad [[Adria]], ospita sul proprio territorio [[Villa Giusti (Padova)|Villa Giusti del Giardino]], in cui venne firmato il 3 novembre del [[1918]] l'[[armistizio]] tra [[Italia]], [[Impero austro-ungarico]] e [[Germania]] che poneva fine alla [[prima guerra mondiale]]; affacciata sul Canale di Battaglia sorge invece [[Villa Molin]], progettata dall'architetto [[Vincenzo Scamozzi]] nel [[1597]] (e che erroneamente viene collocata spesso a [[Albignasego|Mandriola]], che sorge sull'altra sponda del Canale di Battaglia).
 
=== Montà ===
Della vecchia ''Montà'' (Quartiere 6 Ovest), situata sulla strada Padova-Ponterotto-Taggì di Sotto a circa 4&nbsp;km dal centro della città, rimane solo l'antica intitolazione della chiesa parrocchiale di [[San Bartolomeo apostolo|San Bartolomeo]], risalente al XVI sec. Dello scorso secolo, invece, è la fondazione della parrocchia di Sant'Ignazio di Loyola. Rimane ancora visibile dietro [[Villa Ottoboni]], ai piedi della zona del cavalcaferrovia costruito negli anni 80, parte dell'antico Arzeron sopraelevato che attraversava il territorio fuori delle mura cittadine. Questa zona della Montà era detta "borgo dea paja".
Dai primi anni del 2000 il territorio della frazione è stato soggetto a forti trasformazioni insediative ed è stato di fatto inglobato nel capoluogo. Nel 2004 è stato completato il cavalcavia di Corso Australia che ha nel contempo eliminato l'unico semaforo ancora esistente sulla tangenziale e contribuito a rompere l'isolamento della frazione con il resto della città. Del quartiere Montà, fanno parte anche la zone di Sant'Ignazio e Ponterotto.
 
== Economia ==
La [[Consorzio Zip|zona industriale di Padova]] è nata nel [[1956]] nell'area orientale della città,<ref>{{cita web|url=http://www.zip.padova.it/index.php/il-consorzio-zip/chi-siamo|titolo=Il consorzio ZIP - La missione|accesso=20 agosto 2018|sito=www.zip.padova.it}}</ref> e da allora si è continuamente espansa ed articolata.
Si tratta di una delle più grandi zone industriali d'Europa, con una superficie di 10 milioni e 500&nbsp;000&nbsp;m². All'interno di essa si trovano oltre 1.300 imprese, con una notevole diversificazione produttiva ed industriale, e vi operano più di 50.000 persone provenienti da tutto il Veneto.
Al suo interno si trova {{Senza fonte| il più grande [[interporto multimodale]] d'Italia e uno dei più importanti in Europa}}. Quasi tutte le merci provenienti dall'Europa o da inviare a destinatari europei transitano, infatti, per Padova.
L'interporto di Padova dispone, oltre ad altre infrastrutture, di una linea ferroviaria dedicata (Padova Interporto - Padova) che lo collega alla stazione Centrale di Padova. A Padova sono diffuse e rinomate le produzioni [[artigianato|artigianali]] di [[ceramica|ceramiche]], di [[porcellana|porcellane]], di [[tessuto|tessuti d'arte]], di [[strumenti musicali]], oltre ai laboratori di [[oreficeria]].<ref name=Aci>{{cita libro | titolo=Atlante cartografico dell'artigianato | editore=A.C.I. | città=Roma | anno=1985 | volume=1 | p=18}}</ref>
 
== Infrastrutture e trasporti ==
=== Strade ===
La storica tradizione di crocevia tra alcune delle principali vie di comunicazione nazionali ha favorito lo sviluppo economico cittadino.<ref name=comunestoria1>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=8948#.Uaq_65zkqzE Dalle origini a Roma], padovanet.it</ref> Le antiche strade romane che passavano o arrivavano a Padova hanno originato molte delle odierne strade che si diramano dalla città. La [[via Annia]] che collegava [[Adria]] e [[Aquileia]], la Medoaci che portava a nord-ovest, la Astacus per [[Vicenza|Vicentia]], l'[[via Aurelia (Veneto)|Aurelia]] verso [[Asolo]] e l'Aponense per i [[Colli Euganei]] sono state integrate con altre strade costruite in armonia con lo sviluppo del territorio provinciale e del tessuto urbanistico cittadino.
 
La città si è sviluppata secondo il sistema dell'[[urbanistica romana]], con i [[Cardine (storia romana)|cardini]] nelle odierne vie Dante e Barbarigo e i [[Decumano|decumani]] nelle vie S. Francesco e Vescovado. Un altro importante polo fu l'odierna via Altinate, da cui partiva il ramo orientale della Annia. All'incontro di queste strade sono state costruite le piazze che formano il centro cittadino, in particolare [[Piazza delle Erbe (Padova)|Piazza delle Erbe]], [[Piazza della Frutta]], [[Piazza dei Signori (Padova)|Piazza dei Signori]] e [[Piazza del Duomo (Padova)|Piazza del Duomo]], che al tempo dei romani era l<nowiki>'</nowiki>''Umbelicus Urbis''.<ref name=comunestoria1/> Di grande rilievo è [[Prato della Valle]], la seconda piazza in Europa per estensione dopo la [[Piazza Rossa]] di [[Mosca (Russia)|Mosca]]; costruito nel 1775 nella zona a sud del centro cittadino, è uno dei principali luoghi di ritrovo, ospita il più grande mercato cittadino<ref>Il mercato di Prato della Valle si svolge solo al sabato</ref> ed è sede di importanti eventi sportivi, musicali ecc.<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=C&tassidpadre=284&tassid=1565&id=9261#.UarVTJzkqzE Prato della Valle], padovanet.it</ref>
<!--SEZIONE COMMENTATA: NON CONFORME ALLE LINEE GUIDA
Molte delle zone del centro sono diventate [[area pedonale|aree pedonali]]; una delle più affollate è il ''[[Liston#Padova|Liston]]'', lungo il quale si trovano diversi edifici storici tra cui il Palazzo Moroni (sede del minucipio), il [[Palazzo del Bo]] (sede dell'università) ed il [[Caffè Pedrocchi]].<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=15818#.Uar9hpzkqzE Aree pedonali in centro storico], padovanet.it</ref> La maggior parte del centro è diventata una [[zona a traffico limitato]].<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=C&tassidpadre=1619&tassid=2139&id=7064#.Uk-PZRCJpc8 Zona a traffico limitato in centro storico], padovanet.it</ref>-->
 
Lungo le [[Mura di Padova#Mura cinquecentesche|mura cinquecentesche]] si trovano la circonvallazione stradale interna e quella esterna, oggi meno congestionate dopo la costruzione delle tangenziali. Tra le opere costruite nel nuovo millennio, significativi sono i due cavalcavia colleganti il popoloso quartiere [[Arcella (Padova)|Arcella]] al centro della città, che hanno alleviato il pesante traffico gravante sul vecchio cavalcavia vicino alla stazione ferroviaria.
<!-- SEZIONE COMMENTATA: NON DESCRIVE INFRASTRUTTURE - TONI PROMOZIONALI - LINGUAGGIO NON ENCICLOPEDICO
==== Piste ciclabili ====
L'amministrazione del comune di Padova ha predisposto un ufficio apposito per la mobilità ciclabile con gli obiettivi di migliorare la viabilità, ridurre l'inquinamento e migliorare la salute dei cittadini<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tassid=1630&id=8947 Ufficio mobilità ciclabile]</ref>. A tale scopo, negli ultimi anni sono stati realizzati 40&nbsp;km di nuovi percorsi ciclabili, per arrivare ad una rete di circa 115&nbsp;km,<ref>{{cita web|url=http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=C&tassidpadre=1491&tassid=1632&id=10091|titolo=Rete piste ciclabili}}</ref> che fa di Padova la città con più piste ciclabili in Italia. Lo sviluppo di questa rete<ref>Per una guida dettagliata con mappa vedere [http://www.legambientepadova.it/files/piste_ciclabili.pdf questo sito]</ref> permette ai cittadini di raggiungere punti strategici della città e rende possibile l'utilizzo della bicicletta per percorsi estesi, e dunque anche per recarsi a scuola o al lavoro.-->
 
Padova è circondata da un anello di tangenziali che formano il [[Grande Raccordo Anulare di Padova]], il cui sviluppo supera i 30&nbsp;km. Per l'80% del percorso è composto da quattro corsie principali più due di emergenza, in prossimità di Padova Est le corsie diventano sei più due. Il progetto già approvato prevede di dare in gestione l'intero sistema cittadino di tangenziali alla società [[Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova S.p.A.|Autostrada Brescia-Padova S.p.A.]].
 
Padova si trova all'incrocio di due autostrade importanti:
* [[Autostrada A4 (Italia)|A4 Milano-Venezia]], gestita dalla società ''[[Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova S.p.A.|Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova]]'' e dalla ''Società delle Autostrade di Venezia e Padova'';
* [[Autostrada A13 (Italia)|A13 Bologna-Padova]], gestita da ''[[Autostrade per l'Italia]]''.
 
Attorno a Padova sono presenti 4 uscite autostradali: quelle di Padova Est e Padova Ovest sulla A4, la Padova Sud all'imbocco della A13 e la Padova Zona Industriale sul raccordo tra le due autostrade, che lambisce la periferia sud-orientale.
 
=== Ferrovie ===
Padova è dotata di varie [[stazione ferroviaria|stazioni ferroviarie]], la principale delle quali è la [[stazione di Padova]].
Altre stazioni interne alla città sono: [[Stazione di Padova Campo Marte|Padova Campo di Marte]] e [[Stazione di Padova Interporto|Padova Interporto]].
 
È in fase di costruzione la nuova fermata Padova San Lazzaro a servizio dell'omonimo quartiere, con contestuale chiusura della [[stazione di Ponte di Brenta]] che verrà spostata più ad est ed assumerà la nuova denominazione di [[Stazione di Busa di Vigonza]].
 
Nel [[1911]] fu attivata la ferrovia [[Ferrovia Padova-Piazzola-Carmignano|Padova-Piazzola]], prolungata a [[Carmignano]] nel 1923; tale arteria, a servizio dei traffici suburbani verso nord, fu soppressa nel [[1958]].
 
=== Porti ===
All'interno della città sono state realizzate banchine per l'ormeggio di piccole imbarcazioni ad uso privato/turistico. Ve ne sono alle porte Contarine, al Bassanello e nei pressi del ponte di Voltabarozzo.
 
Il porto fluviale vero e proprio non è in attività, nonostante siano state realizzate 400 metri di banchine e un terminal container di [[Rete Ferroviaria Italiana|RFI]] per il trasbordo dei container da nave a treno.<ref>http://www.legambientepadova.it/files/PIEG_IDROVIA_4_ANTE.pdf</ref>; lo stesso è inserito nel contesto dell'idrovia Padova-Venezia, progettata all'inizio degli [[anni 1960|anni sessanta]], che parte dall'interporto, attraversa il fiume Brenta e quindi il Novissimo, per arrivare alla conca Gusso, l'unica di tutto il canale; dopo un ulteriore breve tratto in terraferma supera l'argine di conterminazione lagunare e raggiunge il canale di grande navigazione Malamocco Marghera. Il percorso totale è di 27,575&nbsp;km.
 
Da diversi decenni è stata riattivata la navigazione turistica fluviale tra Padova e Venezia a bordo dello storico 'Burchiello'. A cavallo tra la fine degli anni novanta e l'inizio degli anni 2000 è stata rimessa in funzione anche la navigazione in altri corsi d'acqua cittadini, che a tale scopo sono stati dragati ed organizzati.
 
=== Aeroporto ===
<!-- Copyviol?- {{link img|posizione=right|link=http://cdn-www.airliners.net/photos/photos/3/0/4/0595403.jpg|titolo=L'Aeroporto di Padova|fonte=airliners.net}} -- oscurata provvisoriamente -->
La città di Padova possiede anche un aeroporto: il [[Aeroporto di Padova|Gino Allegri]], non servito da voli di linea regolari. È principalmente utilizzato dall'[[aviazione militare]] e, soprattutto, per i voli sanitari a supporto dell'attività del policlinico cittadino. È anche sede di un aeroclub, che organizza voli privati in piccoli aerei ad ala fissa, voli di alianti e scuole guida sia per tali piccoli aerei che per gli alianti.
 
=== Mobilità urbana ===
Il sistema del [[trasporto pubblico]] è gestito da [[APS (Padova)|BusItalia Veneto]] ed è costituito da una [[Tranvia di Padova|linea tranviaria]], che serve il centro storico della città ed i suoi principali monumenti collegandolo con la periferia Nord (Pontevigodarzere) e Sud (Guizza), e da una rete di autolinee urbane e suburbane.
 
Il servizio interurbano su gomma è gestito mediante autocorse della medesima società, ed anche da [[Actv]], [[Mobilità di Marca]] e [[SVT (Vicenza)|Svt Società Vicentina Trasporti]].
 
Fra il [[1883]] e il [[1954]] la città disponeva di un'estesa [[Rete tranviaria di Padova (1883-1954)|rete tranviaria urbana]] e di diverse tranvie extraurbane:
* [[Tranvia Padova-Abano-Torreglia/Villa di Teolo|Padova-Abano-Torreglia/Villa di Teolo]]
* [[Tranvia Padova-Malcontenta-Fusina|Padova-Malcontenta-Fusina/Mestre]]
* [[Tranvia Padova-Piove di Sacco|Padova-Piove di Sacco]]
* [[Tranvia Padova-Bagnoli di Sopra|Padova-Bagnoli di Sopra]]
 
== Amministrazione ==
{{vedi anche|Sindaci di Padova|Elezioni comunali a Padova}}
La sede comunale si trova a Palazzo Moroni, in Via del Municipio, 1.
 
Il ''Corpo di Polizia Municipale di Padova'' è l'organo amministrativo che svolge il servizio di [[Polizia municipale]] nell'ambito del Comune di Padova. È stato fondato il 21 novembre [[1868]].
 
=== Consolati esteri ===
A tutto il maggio del 2013, erano presenti a Padova i consolati dei seguenti Paesi:<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=2789#.UarjwJzkqzE Consolati esteri a Padova], padovanet.it</ref>
{{Colonne}}
* {{ALB}}
* {{BDI}}
* {{KOR}}
* {{CIV}}
* {{HRV}}
{{Colonne spezza}}
* {{MLI}}
* {{CHE}}
* {{UKR}}
* {{URY}}
* {{MDA}}
{{Colonne fine}}
Nel 2009 si parlava dell'imminente apertura in città dei consolati di [[Cina]] e [[Romania]]<ref>Daniele Mont D'Arpizio, "[http://www.scribd.com/doc/41074104/Pezzi-di-mondo-in-citta Un pezzo di paese straniero tra noi]", [[La Difesa del popolo]], 7 giugno [[2009]], p. 13</ref>, ma a tutto il maggio del 2013 non sono ancora stati realizzati.
 
=== Gemellaggi ===
Padova è [[Gemellaggio|gemellata]] con:<ref>[http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=2867#.Uarv5JzkqzE Le città gemelle di Padova], padovanet.it</ref>
 
{{Colonne}}
* {{Gemellaggio|FRA|Nancy|1964}}
* {{Gemellaggio|DEU|Friburgo in Brisgovia{{!}}Friburgo|1967}}
* {{Gemellaggio|USA|Boston|1983}}
* {{Gemellaggio|CHN|Handan|1988}}
* {{Gemellaggio|ROU|Iaşi|1995}}<ref>{{cita web|url=http://www.primaria-iasi.ro/content.aspx?lang=RO&item=1643|titolo=Comune di Iaşi:città gemellate|accesso=18 agosto 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110818190413/http://www.primaria-iasi.ro/content.aspx?lang=RO&item=1643|dataarchivio=18 agosto 2011}}</ref>
{{Colonne spezza}}
* {{Gemellaggio|MOZ|Beira (Mozambico){{!}}Beira|1995}}
* {{Gemellaggio|PRT|Coimbra|1998}}
* {{Gemellaggio|ITA|Cagliari|2002}}
* {{Gemellaggio|HRV|Zara (Croazia){{!}}Zara|2003}}
* {{Gemellaggio|UK|Oxford|2019}}
{{Colonne fine}}
 
==Sport==
{{Vedi categoria|Sport a Padova}}
===Calcio===
Il [[Calcio Padova]] è la storica compagine calcistica cittadina. La squadra, fondata nel [[1910]], ha militato per 16 stagioni in [[Serie A]] (di cui 14 tra il [[1929]] ed il [[1962]] e le ultime due tra il [[1994]] ed il [[1996]]) annoverando tra le sue file giocatori come [[Kurt Hamrin]] e [[Alessandro Del Piero]] e allenatori come [[Nereo Rocco]] e [[Béla Guttmann]]. Il miglior risultato raggiunto è il terzo posto in [[Serie A]] nella stagione [[Serie A 1957-1958|1957-1958]]. Memorabile fu anche la [[Coppa Italia 1966-1967]], in cui i [[Calcio Padova|biancoscudati]] giunsero alla finale, persa col [[Associazione Calcio Milan|Milan]] (1-0), dopo aver sconfitto l'[[Football Club Internazionale Milano|Inter]] in semifinale per 3-2. Negli ultimi anni ha preso importanza il [[Derby di Padova|derby]] tra il Padova e il [[Associazione Sportiva Cittadella|Cittadella]], l'altra squadra della provincia,<ref>Il Cittadella nelle stagioni 1999-2000 e 2000-2001 mentre militava in [[Serie B]], giocò nello [[Stadio Euganeo]] e mutò il nome in Cittadella Padova</ref> con cui ha spesso giocato nella stessa divisione a partire dalla stagione [[Serie C1 1998-1999|1998-1999]]. Attualmente il Calcio Padova disputa il campionato di [[Serie B 2018-2019|Serie B]] sul terreno dello [[Stadio Euganeo]].
 
Di buon livello calcistico negli [[anni 1910|anni dieci]] e [[anni 1920|anni venti]] fu l'[[Associazione Sportiva Petrarca Calcio]], che nel campionato del [[Prima Categoria 1921-1922|1922]] rubò ai [[Calcio Padova|biancoscudati]] lo scettro di regina cittadina. In quella stagione fu eliminato nel girone a tre squadre di semifinale dalla [[Unione Sportiva Novese|Novese]], che disputò poi la finale sconfiggendo la Sampierdarenese e laureandosi Campione d'Italia. Il [[Associazione Sportiva Petrarca Calcio|Petrarca]] ha cessato l'attività nel 2016.
 
Attiva negli [[anni 1970|anni settanta]] e [[anni 1980|anni ottanta]] era la squadra di [[calcio femminile]] del [[Unione Calcio Femminile Padova|Gamma 3 Padova]], che vinse lo [[scudetto (sport)|scudetto]] nel [[1972]] e nel [[1973]] e una [[Coppa Italia]] nel [[1975]]. Ora la migliore squadra padovana di calcio femminile è il [[Associazione Sportiva Dilettantistica Calcio Padova Femminile|Padova]] (già Zensky), che ha disputato diversi campionati in [[Serie A2 (calcio femminile)|serie cadetta]].
 
===Rugby===
Hanno avuto un ruolo importante nella storia dello sport cittadino le locali squadre di [[rugby]]. Il [[Petrarca Rugby|Petrarca]] si è aggiudicato 12 [[Campionato italiano di rugby a 15|Scudetti]] e due [[Coppa Italia (rugby a 15)|Coppe Italia]] fra il [[1970]] ed il [[2011]]. Altri cinque Scudetti e quattro Coppe Italia, fra il [[1958]] ed il [[1968]], furono vinti dalle [[Fiamme Oro Rugby|Fiamme Oro Padova]], che si sciolsero nel [[1978]] dopo la retrocessione in seconda serie.<ref>Le Fiamme Oro Rugby, scioltesi nel 1978, sarebbero state ricostituite a Milano nel 1985, per poi trasferirsi nel 1987 a Roma, dove hanno sede tuttora.</ref> Altre importanti squadre cittadine sono il [[CUS Padova Rugby|CUS Padova]] e il Valsugana, che hanno giocato nella massima serie, la seconda squadra del Petrarca e il [[Roccia Rugby|Roccia Rubano]].
 
Tra i molti rugbisti padovani che hanno vestito la maglia del Petrarca e della nazionale vi sono [[Fulvio Lorigiola]], [[Marco Bortolami]] ed i fratelli [[Mauro Bergamasco|Mauro]] e [[Mirco Bergamasco]]. Il più prestigioso giocatore nella storia del Petrarca è stato l'italo-australiano [[David Campese]], che fu a Padova tra il [[1984]] ed il [[1988]]. Trionfò nella [[Coppa del Mondo di rugby 1991]] con l'Australia, siglando nella manifestazione il maggior numero di mete e venendo eletto miglior giocatore del torneo.<ref>{{en}} [http://www.rfu.com/twickenhamstadium/worldrugbymuseum/walloffame/davidcampese David Campese] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20121104003636/http://rfu.com/twickenhamstadium/worldrugbymuseum/walloffame/davidcampese |data=4 novembre 2012 }}, sul sito della [[Rugby Football Union]]</ref> Il rugby padovano si è distinto anche grazie alla [[Valsugana Rugby Padova (rugby a 15 femminile)|squadra femminile del Valsugana]], vincitrice di tre scudetti consecutivi tra il 2014 e il 2017.
 
===Pallavolo===
La principale squadra di pallavolo maschile è la [[Pallavolo Padova]], che milita nel campionato di [[Serie A1 (pallavolo maschile)|Serie A1]]. Nel suo palmarès spicca la conquista della [[Coppa CEV maschile|Coppa CEV]] nel [[1994]]. Tra il [[2004]] e il [[2007]] la principale squadra di pallavolo femminile era rappresentata dal [[Volley Club Padova]], che ha disputato due campionati di [[Serie A1 (pallavolo femminile)|Serie A1]] prima di cedere il titolo sportivo a [[Forlì]]<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.volleyclubpadova.it/scripts/home/index.php?pagesc_az=notizie_show_rec_id&pagesc_az_var=638&form_bkpos=2&pagina_id=2 Comunicato stampa Volley Club Padova, 3 luglio 2007] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> e di proseguire l'attività solo a livello giovanile. Nella stagione sportiva 2005-2006 Padova è stata l'unica città a essere rappresentata nei massimi campionati di A1, sia nel volley maschile che in quello femminile, rispettivamente dal [[Sempre Volley]] e dal [[Volley Club Padova]].
 
===Pallacanestro===
Il [[Gruppo Petrarca Basket]] disputò il massimo campionato nazionale maschile tra la fine degli [[anni 1950|anni cinquanta]] e l'inizio dei settanta, classificandosi terza nella [[Serie A maschile FIP 1965-1966|stagione 1965-1966]]. La [[Virtus Padova]] ha militato in [[Serie A2 (pallacanestro maschile)|Serie A2]] nella stagione [[Serie A2 maschile FIP 1993-1994|1993-1994]]. Attualmente tutte le locali compagini di basket disputano campionati minori. Vi sono in città anche 2 squadre di [[pallacanestro in carrozzina]], il Millennium Basket e il CUS Padova.
 
===Scherma===
Le compagini cittadine più importanti nella [[scherma]] sono state l'antica Accademia Comini, il [[Associazione Sportiva Petrarca Scherma|Petrarca Scherma]] e il Cus Padova, che hanno formato atleti vincitori di [[Giochi olimpici|Olimpiadi]] e Campionati del Mondo. La squadra italiana di sciabola giunta seconda alle [[Scherma ai Giochi della XIV Olimpiade|Olimpiadi di Londra 1948]] era composta da atleti padovani allenati dal grande maestro Guido Comini. La fiorettista padovana [[Francesca Bortolozzi]] ha conquistato ori olimpici e mondiali ([[Scherma ai Giochi della XXV Olimpiade|Barcellona 1992]] ed [[Campionato mondiale di scherma 1993|Essen 1993]]), gli sciabolatori [[Marco Marin]] e [[Gianfranco Dalla Barba]] hanno conquistato titoli olimpici e mondiali ([[Scherma ai Giochi della XXIII Olimpiade|Los Angeles 1984]], [[Campionato mondiale di scherma 1995|L'Aia 1995]]) e la sciabolatrice [[Anna Ferraro]] è stata campionessa del mondo a squadre ([[Campionato mondiale di scherma 1999|Seoul 1999]]). Il [[Trofeo Luxardo - Coppa del Mondo di Sciabola|Trofeo Luxardo]] di Padova, giunto nel [[2007]] alla 50ª edizione, è l'unica prova di Coppa del Mondo di sciabola che si disputa in Italia.
 
===Sport acquatici===
Nella [[pallanuoto]], le squadre cittadine più importanti sono quelle del [[CS Plebiscito Padova|Plebiscito]], quella femminile che ha vinto [[Serie A1 (pallanuoto femminile)|campionati italiani]] e [[Coppa Italia (pallanuoto femminile)|coppe Italia]] negli [[anni 2010]], e quella maschile che ha disputato campionati nella massima serie. Tra i molti nuotatori padovani che hanno vinto titoli italiani spicca [[Novella Calligaris]], prima medaglia d'oro italiana in un campionato mondiale di nuoto, ottenuta a [[campionati mondiali di nuoto 1973|Belgrado 1973]], che arrivò anche tre volte sul podio alle [[Nuoto ai Giochi della XX Olimpiade|Olimpiadi di Monaco del 1972]]. Le maggiori società cittadine di [[canottaggio]] sono la Padovacanottaggio (nata nel 1993 dalle ceneri del CUS Padova) e la [[Canottieri Padova]], che annoverava tra le sue fila l'ex campione olimpico e mondiale [[Rossano Galtarossa]].
 
===Altri sport===
A Padova ha sede la squadra di [[hockey in-line]] maschile dei [[Ghosts Hockey Team Padova|Ghosts]] fondata nel 1998, nel cui palmares figurano lo scudetto del 2003, la seconda posizione nella prima edizione della Champions League del 2003, la Coppa Italia del 2006 ed i secondi posti in serie A nel 2006 e nella Supercoppa Italiana dello stesso anno. La maggiore squadra cittadina di [[football americano]] sono i [[Saints Padova|Saints]], che nel [[1992]] vinsero il [[SilverBowl]], il campionato di seconda divisione.
 
Un'altra gloria dello sport patavino è il pilota [[Riccardo Patrese]], che ha ceduto a [[Rubens Barrichello]] il primato (il suo era di 256) del maggior numero di gare disputate in [[Formula 1]], dove risultò vincitore di sei [[Gran Premio di Formula 1|Gran Premi]]. Discreta la carriera del pilota [[Giorgio Pantano]], vincitore del campionato 2008 della [[GP2]] e con qualche Gran Premio disputato in F1 nel 2004.
 
Tra i ciclisti più decorati espressi dalla scuola padovana vi sono [[Giuseppe Beghetto]], campione olimpico nel tandem a [[Ciclismo ai Giochi della XVII Olimpiade|Roma 1960]] e tre volte [[Campionati del mondo di ciclismo su pista - Velocità maschile|campione del mondo della velocità]], e [[Leandro Faggin]], campione olimpico a [[Ciclismo ai Giochi della XVI Olimpiade|Melbourne 1956]] nell'inseguimento a squadre e nel chilometro da fermo, e 3 volte [[Campionati del mondo di ciclismo su pista - Inseguimento individuale maschile|campione mondiale di inseguimento individuale]]. Il 23 maggio [[2000]], la 10ª tappa dell'[[Giro d'Italia 2000|83º Giro d'Italia]] si concluse a Padova con la vittoria di [[Ivan Quaranta]].
 
Tra gli avvenimenti sportivi annuali più rilevanti c'è la [[maratona di Sant'Antonio]], un evento che si tiene solitamente in aprile, con partenza da [[Campodarsego]] [[Provincia di Padova|(PD)]] e arrivo in Prato della Valle. L'astista ucraino [[Sergey Bubka]] il 30 agosto [[1992]] realizzò al [[stadio Daciano Colbachini|Colbachini]] dell'[[Arcella (Padova)|Arcella]] il suo terzultimo record del mondo (6.12) nel [[meeting Città di Padova]],<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/agosto/31/Bubka_ricomincia_volare_co_0_9208319342.shtml ''Bubka ricomincia a volare'', Corriere della Sera, 31 agosto 1992]</ref> la manifestazione di punta dell'atletica cittadina che si tiene dal 1987 con scadenza annuale.
 
=== Impianti sportivi ===
[[File:Stadio Euganeo.JPG|thumb|Lo Stadio Euganeo]]
; Impianti attivi
* [[Stadio Euganeo]], calcio, atletica leggera, rugby
* [[Stadio Plebiscito]], rugby, calcio, football americano
* [[Stadio Silvio Appiani]], calcio, rugby, football americano
* [[Stadio Walter Petron]], calcio
* [[Stadio Daciano Colbachini]], atletica leggera, rugby
* [[Palasport San Lazzaro]], pallavolo, pallacanestro, calcio a 5, pallamano
* [[Palazzetto dello Sport Arcella]], pallavolo, pallacanestro
* [[Palaindoor di Padova|Palaindoor]], atletica leggera, ginnastica artistica
* [[Ippodromo Vincenzo Stefano Breda]], corse al [[trotto]]
* [[Velodromo Giovanni Monti]], ciclismo
* [[Campo Baseball Plebiscito]], baseball, softball
* [[Centro Sportivo Plebiscito]], pallanuoto, hockey su ghiaccio, pattinaggio su ghiaccio, tennis, squash, arrampicata, nuoto e baseball
* [[Centro Sportivo Memo Geremia]], rugby, calcio
; Importanti impianti demoliti
* [[Palasport Tre Pini]], pallavolo, pallacanestro
* [[Stadio Tre Pini]], rugby, calcio
 
== Ospedali e sanità ==
La città di Padova è principalmente servita dal polo universitario-ospedaliero dell'Azienda Ospedaliera di Padova (un tempo Ospedale Giustinianeo e poi Ospedale Civile). Altro nosocomio cittadino è l'Ospedale S. Antonio (ex Centro Traumatologico Ortopedico, CTO) della locale azienda sanitaria ULSS 16. Padova è inoltre sede dello (I.O.V.) [[Istituto Oncologico Veneto]], struttura riconosciuta come [[Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico]] (IRCCS) dedicato alla cura dei tumori e alla ricerca in campo oncologico.
 
Sempre in città vi è la sede del Centro Militare di Medicina Legale (CMML), ex-Ospedale Militare, e il Complesso Socio Sanitario dei Colli, ex-Ospedale Psichiatrico ora adibito a centro poliambulatoriale dell'ULSS. Nel [[2003]] è stato chiuso il centrale Ospedale Geriatrico.
 
Con oltre 50.000 ricoveri l'anno, il polo dell'Azienda Ospedaliera di Padova è uno dei più grandi ospedali del nord-est e uno dei poli d'attrazione in Italia.<ref>{{cita web|url=http://www.sanita.padova.it/azienda-ospedaliera/i-16-numeri-dell-azienda/,25|titolo=I 16 numeri dell'Azienda|editore=Sito dell'Azienda Ospedaliera di Padova|accesso=16 febbraio 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111223002506/http://www.sanita.padova.it/azienda-ospedaliera/i-16-numeri-dell-azienda/,25|dataarchivio=23 dicembre 2011}}</ref><ref name="Giornale">{{cita news|url=http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_ospedali_migliori_ditalia/10-03-2009/articolo-id=334777-page=0-comments=1|titolo=Ecco gli ospedali migliori d'Italia|pubblicazione=Il Giornale|giorno=10|mese=03|anno=2009|accesso=16 febbraio 2012}}</ref>
 
Il Centro Gallucci presso l'Azienda Ospedaliera di Padova occupa un posto rilevante in Italia per i trapianti e la chirurgia cardiaca. Prende il nome dal cardiochirurgo [[Vincenzo Gallucci]] che a Padova nel [[1985]] eseguì il primo [[trapianto di cuore]] in Italia. Inoltre presso il centro è stato eseguito il primo impianto di cuore artificiale in Italia il 10 dicembre [[2007]].<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/scienza_e_tecnologia/cuore-artificiale/cuore-artificiale/cuore-artificiale.html?ref=search.asp|titolo=Padova, batte un cuore artificiale
la prima volta che accade in Italia|pubblicazione=La Repubblica|giorno=10|mese=12|anno=2007|accesso=16 febbraio 2012}}</ref>
[[File:Théâtre-anatomique-Padoue.JPG|thumb|Il [[teatro anatomico di Padova]], il più antico del mondo.]]
Secondo una ricerca del [[Corriere della Sera]] del [[2007]] alcuni reparti dell'ospedale di Padova sono ai primi posti nella classifica della sanità nazionale:<ref>{{cita news|url=http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Speciali/Ospedali_eccellenze/indice.shtml|titolo=Dove ti curano meglio: in Italia ed Europa|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=02|mese=05|anno=2007|accesso=16 febbraio 2012}}</ref>
{| class="wikitable"
! Specialità medica
! Posizione in classifica
|-
|Ipertensione
|2º in Italia
|-
|Asma
|1º in Italia
|-
|Epatiti
|3º in Italia
|-
|Diabete
|1º in Italia
|-
|Malattie reumatiche
|4º in Italia
|-
|Malattie del rene
|7º in Italia
|-
|Cardiologia
|1° in Italia
|}
 
Secondo un'altra ricerca del [[2009]] dell'[[Università Bocconi]] l'Azienda Ospedaliera di Padova è tra i migliori centri italiani per la gastroenterologia e la chirurgia generale.<ref name="Giornale"/>
 
Le [[Pubblica assistenza|associazioni di pubblica assistenza]] presenti nel territorio della città sono la sede padovana della [[Croce Rossa Italiana]], la [[Croce Verde Padova|P.O. Croce Verde]], la Croce Bianca, la ZIP Onlus e la Croce Padova.
 
== Città con nome ispirato a Padova nel mondo ==
Alcune città del mondo sono state "battezzate" con un nome chiaramente ispirato a Padova:
* {{Bandiera|CAN}} Padoue ([[Québec (provincia)|Québec]])<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.mamr.gouv.qc.ca/cgi-bin/repert1.pl?T2=&T3=&D3=&D4=padoue&D5=&btnsubmit=Chercher ''Répertoire des municipalités du Québec''] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
* {{Bandiera|USA}} Padua ([[Minnesota]])<ref>[http://abstusa.com/mn/padua ''Absolute United States: Padua, Minnesota'']</ref>
* {{Bandiera|USA}} Padua ([[Illinois]])<ref>[http://abstusa.com/il/padua ''Absolute United States: Padua, Illinois'']</ref>
* {{Bandiera|USA}} Padua ([[Ohio]])<ref>[http://abstusa.com/oh/padua ''Absolute United States: Padua, Ohio'']</ref>
* {{Bandiera|USA}} Padua ([[California]])<ref>[http://abstusa.com/ca/padua ''Absolute United States: Padua, California'']</ref>
* {{Bandiera|ARG}} [[San Antonio de Padua]] ([[Buenos Aires]])
* {{Bandiera|ARG}} [[Concordia (Argentina)|Padua]] ([[Provincia di Entre Ríos]])
* {{Bandiera|COL}} Padua ([[Dipartimento di Tolima|Tolima]])
* {{Bandiera|COL}} Padua ([[Dipartimento di Sucre|Sucre]])
* {{Bandiera|IND}} Padua (Orissa)<ref name="geolocalizador.com">http://www.geolocalizador.com/ciudad-padua-X3673401.html</ref>
* {{Bandiera|MOZ}} Padua ([[Sofala]])<ref name="geolocalizador.com"/>
* {{Bandiera|AUS}} Padua ([[Queensland]])<ref name="geolocalizador.com"/>
* {{Bandiera|BGD}} Padua (Sette città in vari dipartimenti)<ref name="geolocalizador.com"/>
* {{Bandiera|NZL}} Padua (Dipartimento di [[Wellington]])<ref name="geolocalizador.com"/>
* {{Bandiera|PNG}} Padua<ref name="geolocalizador.com"/>
* {{Bandiera|HRV}} Villa Padova ([[Regione Istriana|Istarska - Istria]])
* {{Bandiera|RUS}} Padova Raka (Carelia)
* {{Bandiera|BRA}} [[Nova Pádua]]
 
==Galleria d'immagini==
<gallery mode="packed">
File:Piazza delle Erbe a Padova, veduta generale.jpg|<div align="center">Palazzo della Ragione in Piazza delle Erbe</div>
File:I-PD-Padova01.JPG|<div align="center">Complesso "La Cittadella"</div>
File:Retro Cappella Scrovegni.jpg|L'Abside della ''Cappella degli Scrovegni''
File:Basilica di Sant'Antonio da Padova.jpg|<div align="center">Basilica Pontificia di Sant'Antonio</div>
File:Peronio-2.jpg|<div align="center">Il ''Peronio''</div>
Abbazia di Santa Giustina2.jpg|<div align="center">[[Prato della Valle]] e sullo sfondo la Basilica di Santa Giustina</div>
File:03PadovaArena.JPG|<div align="center">L'Arena di Padova</div>
File:La specola 1.JPG|Torre della "Specola"
Duomo (Padua) - Facade.jpg|La Cattedrale e il Battistero
File:Daniele1367_4879_B-1-500.jpg|Sapori d'Autunno in Prato della Valle - Novembre 2009
Padua - Prato della Valle.jpg|Prato della Valle
</gallery>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|Giuseppe | Toffanin jr | Le strade di Padova | 1999 | Newton & Compton | Padova|isbn= 88-8289-024-4 }}
* Archivio di Stato di Palermo. ''Archivio Notarbartolo di Sciara'', b. 71, f. 1-87: ''Raccolta e notamento distinto delle terre del territorio di Naso comprate, vendute, legate, donate, rilassate e permutate dall'Ill.mi s.ri Conti di detta terra, incominciando dal sig.D.Carlo Ventimiglia, sig. D. Girolamo Ioppolo seniore, sig.a D. Laurea e sig. D. Antonino Ioppolo e Ventimiglia, sig.ri D. Girolamo, D.Flavia e D. Emanuele Cottone sino all'Ecc.mo sig. D. Girolamo Ioppolo e Ventimiglia duca di Sinagra e conte di Naso (1662)''.
* {{cita libro|Giuseppe | Toffanin jr | Padova fra Ottocento e Novecento | 1981 | | Milano}}
* Domenico Berti, ''Giordano Bruno da Nola: sua vita e sua dottrina'', Torino: G. B. Paravia, 1889.
* {{cita libro|Giuseppe |Toffanin jr | Guida di Padova (con L. Puppi) | 1983 | | Trieste}}
* Giuseppe Bonaffini, ''Cattivi e redentori nel Mediterraneo tra XVI e XVII secolo'', Palermo, [[Ila Palma]], 2003.
* {{cita libro|Giuseppe |Toffanin jr| Cento chiese scomparse | 1988 | }}
* Pinuccia Botta, ''Giovanni I Ventimiglia committente della cappella sub vocabulo Sancti Antonii nella chiesa di S. Francesco a Castelbuono'', 'Lexikon: storie e architettura in Sicilia', 2 (2006), p.&nbsp;33-40.
* {{cita libro|Giuseppe | Toffanin jr | Il Santo magico | 1990 | | Verona}}
* Aldo Brigaglia, Pietro Nastasi, ''Le soluzioni di Girolamo Saccheri e Giovanni Ceva al ‘Geometram quaero’ di Ruggero Ventimiglia: Geometria proiettiva italiana nel tardo Seicento'', "Archive for History of Exact Sciences", 30 (1984), pp. 7-44.
* {{cita libro|Attilio | Simioni | Storia di Padova: dalle origini alla fine del secolo 18° | 1968 | Randi | Padova}}
* Luciana Caminiti, ''Educare per amor di Dio. I collegi di Maria tra Chiesa e Stato'', Soveria Mannelli: Rubettino Rditore, 2005.
* {{cita libro|Maria Beatrice | Rigobello Autizi | Storia di Padova città d'Europa: dalle origini alle soglie del Duemila | 1991 | Atesa | Bologna}}
* Orazio Cancila, ''Alchimie finanziarie di una grande famiglia feudale nel primo secolo dell'Età Moderna'', ''Mediterranea. Ricerche storiche'', 3 (2003), n. 6, p.&nbsp;69-136.
* {{cita libro|Elio | Franzin | Luigi Piccinato e l'antiurbanistica a Padova 1927-1974. Con alcuni scritti padovani di Luigi Piccinato | 2005 | Il prato | Saonara}}
* Orazio Cancila, ''Simone I Ventimiglia, marchese di Geraci (1485-1544)'', in'' Memoria, storia e identità. Scritti per Laura Sciascia'', a cura di Marcello Pacifico [et al.], Palermo: Associazione Mediterranea, 2011, 1.
* {{cita libro|Elio | Franzin| Padova e le sue mura| 1982| Signum| Padova}}
* ''Codice diplomatico di Alfonso il Magnanimo'', a cura di Ferdinando Lionti, Palermo: Deputazione di storia patria per la Sicilia, 1891, 1. ''(1416 - 1417)''.
* {{cita libro|Maria Beatrice | Rigobello Autizi| Storia di Padova: arte, cultura| 2003| Il prato| Padova}}
* Jean-Pierre Cuvillier, ''Noblesse sicilienne et noblesse aragonaise 1392-1408. Collusions et rivalités de deux groupes de privilégiés d'après les Registres Tractarum (nº 2104 et 2324) de l'Archivio de la Corona de Aragón'', "Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes" 85 (1973), p.&nbsp;381-420.
* {{cita libro|Leopoldo| Saracini|Padova nord. Storia di un quartiere| 2001| ***. Cult. Amici dell'Arcella| Padova}}
* Giuseppe da Forio, ''Vita di Giuseppe Garibaldi'', Napoli: Stabilimento Tip. Perrotti, 1862, 2. ''Documenti.''
* {{cita libro|Lorenzo| Tomasin| Testi padovani del Trecento| 2004| Esedra| Padova}}
* ''Diario ferrarese dall'anno 1409 sino al 1502'', a cura di Giuseppe Pardi, in ''Rerum Italicarum scriptores'', 24., 7., a cura di Giosuè Carducci [et al.], Bologna: Zanichelli, 1928.
* {{cita libro | cognome= Mazzi | nome= Giuliana| coautori= Adriano Verdi; Vittorio Dal Piaz|titolo=Le mura di Padova | editore= Il Poligrafo| città=Padova | anno=2002 | isbn=88-7115-135-6}}
* ''Dispacci sforzeschi da Napoli, I. 4 luglio 1444- 30 dicembre 1459'', a cura di Francesco Senatore, Salerno: CAR, 1997.
* {{cita libro | cognome=Preto | nome= Paolo| titolo= I servizi segreti di Venezia| editore= Il Saggiatore | città=Milano | anno= 1994| isbn=88-428-0833-4}}
* Salvatore Distefano, ''Buscemi. Il Castello dei conti Ventimiglia tra storia ed archeologia'', 'Atti del 3. Congresso nazionale di Archeologia medievale', Castello di Salerno, Complesso di Santa Sofia, Salerno 2-5 ottobre 2003, a cura di Rosa Fiorillo, Paolo Peduto,
* {{cita libro | cognome=Baldan | nome=Alessandro | titolo= studio storico ambientale artistico della Riviera del Brenta (da Fusina al Portello di Padova) | editore= Edizioni Bertato| città=Villa del Conte | anno= 1995}}
* Salvatore Distefano, ''Il fortillicium dei Conti Ventimiglia signori di Buscemi e Gulfora'', 'I Siracusani', 9 (2004), p.&nbsp;30-32.
* {{cita libro | cognome= Vari| nome=Autori | titolo= L'Italia - Veneto| editore= Touring Club Italiano| città= Milano| anno= 2005}}
* Salvatore Distefano, ''Buscemi. Storia di un castello medievale di Sicilia'', ''Ricerche'', 7 (2003), n. 1-2, p.&nbsp;133-172.
* {{cita libro | cognome= Rossi| nome=Paolo | titolo= La nascita della scienza moderna in Europa| editore= Laterza| città= Roma - Bari| anno= 2004| isbn= 88-420-6120-4}}
* Corrado Dollo, ''Modelli scientifici e filosofici nella Sicilia spagnola'', Napoli: Guida, 1984.
* {{cita libro | cognome= Fischer| nome= Ernst Peter| titolo= Aristotele, Einstein e gli altri | editore= Raffaello Cortina| città= | anno= 1997 | isbn= 88-7078-455-X}}
* Corrado Dollo, ''Filosofia e Medicina in Sicilia'', a cura di Giuseppe Bentivegna, Santo Burgio, Giancarlo Magnano di San Lio, Soveria Mannelli: Rubbettino Editore, 2004.
* {{cita libro | cognome=Mambella | nome=Raffaele | titolo= Padova e il suo territorio nell'antichità. Guida con itinerari| editore= Zielo Editore| città= Padova| anno= 1991}}
* Marcello Fantoni, ''Il Rinascimento italiano e l'Europa'', Treviso: Colla Editore, 2010, 6., ''Luoghi, spazi, architettura'', a cura di D. Calabi, E. Svalduz.
* {{cita libro |cognome=[[Guido Beltrame]], Citton Guerrino, Mazzon Daniela | titolo= Statuti del Comune di Padova| editore= Biblos| città= Padova| anno= 2000| isbn= 88-86214-96-0}}
* Maria Teresa Fernandez-Mota de Cifuentes, ''Relacion de titulos nobiliarios vacantes'', Madrid: Hidalguia, 1984.
* Claudio Rebeschini, ''Il palazzo del monte di pietà a Padova'', Skira per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, [[Ginevra]]-[[Milano]], 2011
* Bartolomeo Ferro, ''Istoria delle missioni de' chierici regolari teatini'', Roma: Gio. Francesco Buagni, 1705, 2. ''Delle Indie Orientali''.
* Furio Gallina, ''Gli anni del vulcano. Le conseguenze dell'eruzione del Tambora (1815) nei distretti di Padova, Camposampiero e Piazzola sul Brenta'', Alta Padovana, n. 17/18, dicembre 2012, pp.&nbsp;42&nbsp;– 61.
* Cesare Foucard, ''Fonti di storia di Napoli nell’[[Archivio di Stato di Modena]]. Descrizione della città di Napoli e statistica del Regno del 1444'', "Archivio storico per le province napoletane", 2 (1877), p.&nbsp;725-757.
* Carlo Alberto Garufi, ''I documenti inediti dell'epoca normanna in Sicilia'', Palermo: Società siciliana per la storia patria, 1899.
* Salvatore Giambruno, ''Il Tabulario del monastero di S. Margherita di Polizzi'', Palermo, Tip. Boccone del Povero, 1909, 1.-2.
* Ignazio di Loyola, ''Epistolae et instructiones'', Madrid: G. Lopez del Horno, 1904-1905, 2.-3. (= Roma, 1964).
* Émile Laloy, ''La révolte de Messine. L'expédition de Sicile et la politique française en Italie (1674-1678) ; avec des chapitres sur les origines de la révolte (1648-1674) et sur le sort des exilés (1678-1702)'', Parigi: Librairie C. Clincksieck, 1929, 1.
* Alberico Lo Faso di Serradifalco, ''Ordine con cui intervennero li tre bracci nel Parlamento celebrato in Messina nel marzo del 1639'', ms in [[Archivio di Stato di Torino]], in http://www.socistara.it/studi/Parlamento%201639.pdf.
* Antonino Mango di Casalgerardo, ''Nobiliario di Sicilia'', Bologna: Forni, 1970, 1., 2.
* Antonino Marrone,'' Repertorio degli atti della Cancelleria del Regno di Sicilia dal 1282 al 1377'', Palermo: Associazione Mediterranea, 2009.
* Jean Baptiste Maurice, ''Le Blason des armoires de tous les chevaliers de l'Ordre de la Toison d'Or, depuis la première institution jusques à présent'', La Haye, Bruxelles, Anvers: Jean Ramazzeyn, Lucas de Potter, 1667.
* Ferdinando Maurici, ''Nobili pietre: storia e architettura dei castelli siciliani'', Palermo: Kalos, 1999.
* Alberto Meriggi, ''Corrado I D'Antiochia'', in ''Enciclopedia federiciana Treccani'', in http://www.treccani.it/enciclopedia/corrado-i-d-antiochia_(Federiciana)/
* Antonino Mongitore, ''Palermo divoto di Maria vergine e Maria vergine protettrice di Palermo'', Palermo: Stamper. di Gaspare Bayona, 1719, 1.
* Raoul Mordenti, ''Franceschi, Alessandro (Elisha da Roma, poi al secolo Ottavio Franceschi)'', in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', 49 (1997), in http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-franceschi_(Dizionario-Biografico)/
* Louis Moréri, ''Le Grand Dictionnaire historique ou le mélange curieux de l'histoire sacrée et profane'', Parigi: Chez les Libraires associés, 1759<sup>20</sup>.
* Rosario Moscheo, ''Mecenatismo e Scienza nella Sicilia del '500. I Ventimiglia di Geraci ed il matematico Francesco Maurolico'', Messina: Società messinese di storia patria, 1990.
* Rosario Moscheo, ''I Gesuiti e le Matematiche nel secolo XVI. Maurolico, Clavio e l'esperienza siciliana'', Messina: Società messinese di storia patria, 1998.
* Filadelfo Mugnos, ''Raguagli historici del Vespro siciliano'', Paermo: Domenico d'Anselmo, 1669.
* Filadelfo Mugnos, ''Teatro genealogico delle famiglie illustri, nobili, feudatarie et antiche de' Regni di Sicilia Ultra et Citra'', Messina: Stamperia di Giacomo Mattei, 1670, Parte 3.
* Ludwig von Pastor, ''Storia dei Papi. Dalla fine del medio evo'', Roma: Desclée, 1942, 1. (1305-1458).
* Antonio Ramos, ''Aparato para la correccion y adición de la obra que publicó en 1769 el Dr. D. Joseph Berní y Catalá, Creacion, antiguedad y privilegios de los titulos de Castilla'', en Malaga: Oficina del impresor de la dignitad episcopal, 1777.
* G. Rampulla, ''La valle del Fiume Tusa nella Contea di Geraci: Pettineo, Migaido e Castel di Lucio'', Ed. Kimerik, Patti 2007, ISBN 978-88-6096-157-0.
* Maria Antonietta Russo, ''Giovanni I Ventimiglia: un uomo al servizio della monarchia'', "Archivio Storico Siciliano", s. 4., 34-35 (2008-2009), p.&nbsp;43-93.
* Francesco San Martino De Spucches, ''La storia dei feudi e dei titoli nobiliari in Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni'', Palermo: Scuola Tipografica Boccone del Povero, 1924 - 1941, 6.
* Francesco Scalamonti, ''Vita viri clarissimi et famosissimi Kyriaci Anconitani'', a cura di Charles Mitchell, Edward B. Bodnar, Philadelphia: American philosophical society, 1996.
* Alfio Seminara, ''Le pergamene dell’Archivio di Stato di Messina: inventario e regesto'', Messina: Archivio di Stato di messina, 2007.
* ''Suplemento al Elenco de grandezas y títulos nobiliarios españoles'', 2., ''Títulos vacantes y títulos extranjeros cuyo uso fue autorizado en España'', Madrid: Hidalguia, 1991.
* ''Il Tabulario Belmonte'', a cura di Enrico Mazzarese Fardella, Palermo: Società siciliana per la storia patria, 1983.
* Girolamo Tiraboschi, ''Storia della letteratura italiana'', In Venezia: Librai Antonio Astolfi [et al.], 1795, 6. ''Dall'anno 1400 all'anno 1500'', 1.
* ''Titulos nobiliarios de Almeria'', a cura di Julio de Atienza y Navajas, Adolfo Barredo de Valenzuela, Madrid: Hidalguia, 1982.
* Henry Woelmont de Brumagne, ''Notices généalogiques'', Parigi 1925, 1.-8.
* [[Jerónimo Zurita y Castro]], ''Anales de Aragon'', in http://ifc.dpz.es/recursos/publicaciones/24/48/ebook2473_2.pdf
 
== CollegamentiVoci esternicorrelate ==
<!-- PER FAVORE, manteniamo l'ordine alfabetico. Filippof ringrazia sin d'ora per l'attenzione. MERCI, DANKE, THANKS, MUY OBLIGADO… -->
* {{cita web|url=http://www.centrostudiventimigliani.it/|titolo=Centro Studi Ventimigliani|consultato il 24 giugno 2011}}
* [http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/bibliotecacentrale/mango/vecchio.htm Scheda della famiglia Ventimiglia] nel Nobiliario di Sicilia del dott. A. Mango di Casalgerardo, sezione web Biblioteca Centrale, sito ufficiale della Regione Siciliana
* [http://www.castellodisperlinga.it/subpagina.php?idmenu=1&&idsubmenu=5 il Castello di Sperlinga posseduto dai Ventimiglia dal 1324 al 1597]
 
{{Colonne}}
==Voci correlate==
* [[Castello diAPS Sperlinga(Padova)]]
*[[Area metropolitana di Padova]]
* [[Basilica del Santo]]
* [[Cappella Antoniana]]
* [[Cangrande I della Scala]]
* [[Cappella degli Scrovegni]]
* [[Derby di Padova]]
* [[Diocesi di Padova]]
* [[Ente di bacino Padova 2]]
* [[Galileo Galilei]]
* [[Gaspara Stampa]]
* [[Giotto]]
* [[La Difesa del popolo]]
{{Colonne spezza}}
* [[Orto Botanico di Padova]]
* [[Palazzo della Ragione (Padova)]]
* [[Palazzo Monte di Pietà]]
* [[Paleoveneti]]
* [[Petrarca Padova Foot-Ball Club]]
* [[Prato della Valle]]
* [[Spritz]]
* [[Storia di Venezia]]
* [[Grande Raccordo Anulare di Padova]]
* [[Tito Livio]]
* [[Università degli Studi di Padova]]
{{Colonne fine}}
 
<!-- PER FAVORE, manteniamo l'ordine alfabetico. Filippof ringrazia sin d'ora per l'attenzione. MERCI, DANKE, THANKS, MUY OBLIGADO… -->
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.itinerari-veneti.it/stpd-giallo/stpd-pag-376g.htm|Storia di Padova da: "La Patria" di G. Strafforello, 1903.}}
* {{cita web|http://www.turismopadova.it/|Turismo a Padova}}
* {{cita web|http://www.pd.camcom.it/|Camera di Commercio di Padova}}
* [https://web.archive.org/web/20180421072638/http://www.padovasparita.it/ Padova Sparita] immagini dal 1873 al 1978
* {{cita web|http://digilander.libero.it/clapad5/padova/index.html|Album fotografico di Padova}}
* [http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?id=5068 Stradario di Padova] scaricabile in [[PDF]]
* [http://cartografia.comune.padova.it/website/tuttopadova/viewer.asp Cartografia del Comune di Padova] consultabile ''on line''
* {{cita web|http://www.castellocarrarese.it|Sito illustrante il recupero materiale e funzionale del Castello Carrarese}}
* {{cita web|http://www.padovanet.it/allegati/C_1_Allegati_4320_Allegato.pdf|Mappa turistica generale di Padova (dal sito del comune)}}
* {{cita web|http://www.interportopd.it/|Interporto Padova}}
* {{cita web|http://www.minicizotti.it/|Museo del Precinema: la Collezione Minici Zotti}}
* {{cita web|http://www.accademiagalileiana.it/|Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti}}
 
{{Portale|storiaComuni della provincia di famigliaPadova}}
{{Capoluoghi di provincia italiani}}
{{Stati italiani dal 1077 al 1156}}
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