Pietro Nenni e Oratorio del Rosario (Seneghe): differenze tra le pagine

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{{Edificio religioso
{{Carica pubblica
|Nome = Oratorio del Rosario
|nome = Pietro Nenni
|Immagine = Seneghe - Oratorio del Rosario (02).JPG
|immagine = Pietro Nenni2.jpg
|Larghezza =
|carica = [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]
|Didascalia =
|mandatoinizio = 4 dicembre [[1963]]
|SiglaStato = ITA
|mandatofine = 24 giugno [[1968]]
|Regione = {{IT-SAR}}
|presidente = [[Aldo Moro]]
|Città = {{simbolo|Seneghe-Stemma.png}} [[Seneghe]]
|predecessore = [[Attilio Piccioni]]
|Latitudine = 40.080744
|successore = [[Francesco De Martino]]
|Longitudine = 8.612664
| carica2 = [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]]
|Religione = [[Cattolicesimo|cristiana cattolica]] di [[rito romano]]
|mandatoinizio2 = 18 ottobre [[1946]]
|DedicatoA = [[Madonna del Rosario]]
|mandatofine2 = 2 febbraio [[1947]]
|Ordine =
|presidente2 = [[Alcide De Gasperi]]
|AnnoConsacr =
|predecessore2 = [[Alcide De Gasperi]]
|StileArchitett =
|successore2 = [[Carlo Sforza]]
|InizioCostr = 1647
|carica3 =
|FineCostr =
|mandatoinizio3 = 12 dicembre [[1968]]
|Sito =
|mandatofine3 = 5 agosto [[1969]]
| presidente3 = [[Mariano Rumor]]
|predecessore3 = [[Giuseppe Medici]]
|successore3 = [[Aldo Moro]]
| carica4 = Segretario del [[Partito Socialista Italiano]]
|mandatoinizio4 = 17 marzo [[1930]]
|mandatofine4 = 20 luglio [[1930]]
|predecessore4 = [[Angelica Balabanoff]]
|successore4 = [[Ugo Coccia]]
|mandatoinizio5 = 18 aprile [[1933]]
|mandatofine5 = 28 agosto [[1939]]
|predecessore5 = Ugo Coccia
|successore5 = Segreteria collegiale
|mandatoinizio6 = 22 agosto [[1943]]
|mandatofine6 = 1º agosto [[1945]]
|predecessore6 = [[Giuseppe Romita]]
|successore6 = [[Sandro Pertini]]
| mandatoinizio7 = 16 maggio [[1949]]
| mandatofine7 = 12 dicembre [[1963]]
| predecessore7 = [[Alberto Jacometti]]
| successore7 = [[Francesco De Martino]]
|partito = [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] (1909-1921)<br />[[Partito Socialista Italiano|PSI]] (1921-1966, 1969-1980)<br />[[Partito Socialista Unificato|PSU]] (1966-1969)<!-- [[Partito Socialista Italiano|PSI]] !--><!-- [[Partito Socialista Italiano|PSI]] (1921-1966, 1969-1980) !-->
|professione= giornalista, dirigente politico
|carica8= [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Deputato dell'Assemblea Costituente]]
|mandatoinizio8=
|mandatofine8=
|legislatura8=
|gruppo parlamentare7= PSIUP (1946-1947), PSI (1947-1948)
|coalizione8= [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] (1946)
|circoscrizione8=
|collegio8= Collegio Unico Nazionale (1946)
|tipo nomina8=
|incarichi8=
|sito8= http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d19410
|carica9= [[Camera dei deputati|Deputato della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio9=
|mandatofine9=
|legislatura9= [[Deputati della I legislatura della Repubblica Italiana|I]], [[Deputati della II legislatura della Repubblica Italiana|II]], [[Deputati della III legislatura della Repubblica Italiana|III]], [[Deputati della IV legislatura della Repubblica Italiana|IV]], [[Deputati della V legislatura della Repubblica Italiana|V]] (fino al 25 novembre 1970)
|gruppo parlamentare8= PSI (1948-1970)
|coalizione9=
|circoscrizione9= [[Provincia di Roma|Roma]] (I), [[Italia|CUN]] (II), [[Provincia di Milano|Milano]] (III-IV-V)
|collegio9=
|tipo nomina9=
|incarichi9= <br />
* Capogruppo del [[Partito Socialista Italiano|PSI]], dall'8 febbraio 1947 al 31 dicembre 1963 (I-II-III-IV)
* Vicepresidente della giunta per il commercio (I)
|sito9= http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=V%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg05/framedeputato.asp?Deputato=1d19410
|carica10= [[Senato della Repubblica|Senatore della Repubblica Italiana]]<br>[[Senatore a vita (diritto italiano)|Senatore a vita]]
|mandatoinizio10= 25 novembre [[1970]]
|mandatofine10=1º gennaio [[1980]]
|legislatura10= [[Senatori della V legislatura della Repubblica Italiana|V]] (dal 25 novembre 1970), [[Senatori della VI legislatura della Repubblica Italiana|VI]], [[Senatori della VII legislatura della Repubblica Italiana|VII]], [[Senatori dell'VIII legislatura della Repubblica Italiana|VIII]] (fino al 1º gennaio 1980)
|gruppo parlamentare10= PSI (1970-1980)
|coalizione10=
|circoscrizione10=
|collegio10=
|tipo nomina10=
|incarichi10= * Membro della commissione esteri
|sito10= http://www.senato.it/leg/05/BGT/Schede/Attsen/00009739.htm
}}
{{Citazione|Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro|Pietro Nenni<ref>Pietro Nenni, ''Socialista libertario giacobino: Diari (1973-1979)'', a cura di P. Franchi e M. V. Tomassi, Marsilio, Padova, 2016</ref>}}
{{Bio
|Nome = Pietro
|Cognome = Nenni
|Sesso = M
|LuogoNascita = Faenza
|GiornoMeseNascita = 9 febbraio
|AnnoNascita = 1891
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 1º gennaio
|AnnoMorte = 1980
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Attività2 = giornalista
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , leader storico del [[Partito Socialista Italiano]]
}}
 
L''''oratorio del Rosario''' è un luogo di culto [[Chiesa cattolica|cattolico]] situato nel centro storico di [[Seneghe]], in corso Umberto, adiacente alla [[Chiesa di Santa Maria Immacolata (Seneghe)|chiesa parrocchiale di Santa Maria Immacolata]]. È sede dell'omonima confraternita.
== Biografia ==
=== Infanzia e famiglia ===
Nacque il 9 febbraio [[1891]] a [[Faenza]], in [[provincia di Ravenna]], da una modesta famiglia: i genitori Giuseppe e Angela Castellani erano a servizio dei conti Ginnasi.
 
L'oratorio venne edificato a partire dal [[1647]], utilizzando pietra locale. La facciata, [[Timpano (architettura)|timpanata]] e con conci a vista, presenta [[paraste]] laterali e portale architravato sormontato da un arco a tutto sesto. Sul lato posteriore sinistro si erge il piccolo campanile, una torre a pianta quadrata di circa dieci metri di altezza. Interventi di ristrutturazione vennero eseguiti durante nell'Ottocento durante i quali avvenne anche la sostituzione dell'altare con quello in marmo tuttora presente.
Nenni rimase orfano di padre a soli cinque anni ([[1896]])<ref name=trec>[http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-nenni_(Dizionario-di-Storia)/ ''Pietro Nenni'', in: ''Dizionario di Storia - Treccani'']</ref>.
 
L'oratorio conserva un dipinto, eseguito sulla volta, opera del pittore ligure [[Giovanni Dancardi]] che operò a [[Sassari]] durante la seconda metà del diciannovesimo secolo.
Nell'aprile [[1898]] a Faenza, a soli 7 anni, nascosto dietro una colonna, Nenni assistette ad una carica della cavalleria contro lavoratori e contro donne che avevano assaltato i forni. Erano i giorni dei [[Moti di Milano (1898)#Il contesto storico|moti della fame]]. L'episodio lo impressionò fortemente, riempiendolo di sdegno.<ref name=tamb>cfr. [[Giuseppe Tamburrano]], ''Pietro Nenni'', Roma-Bari, Laterza, 1986</ref>
 
==Bibliografia==
Per interessamento della contessa Ginnasi, che voleva farlo diventare prete, la madre riuscì a farlo accogliere nell'orfanotrofio "Maschi Opera Pia Cattani"<ref name=trec />, dove mostrò subito un temperamento ribelle: nel [[1900]], dopo il regicidio di [[Umberto I]], scrisse nei corridoi del collegio "[[Gaetano Bresci|Viva Bresci]]"<ref>Giorgio Galli, ''Storia del socialismo italiano: da Turati al dopo Craxi'', Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2007, pag. 291</ref>.
* Manlio Brigaglia (coordinamento), ''Dizionario storico-geografico dei Comuni della Sardegna'', Sassari, Carlo Delfino editore, 2006
 
Nel [[1908]] fu assunto come scrivano in una fabbrica faentina di ceramiche, ma pochi mesi dopo venne licenziato per aver partecipato a uno sciopero di agricoltori e, contemporaneamente, espulso dalla struttura dell'orfanotrofio dove ancora risiedeva.
 
Il 5 aprile sul ''Popolo di Faenza'' apparve il suo primo articolo. Altri ne apparirono sul settimanale repubblicano faentino ''Il Lamone''. Si iscrisse al [[Partito Repubblicano Italiano]], partecipò a numerose manifestazioni e conobbe i primi giorni di prigione.
 
Nel [[1909]] promosse scioperi politici in [[Lunigiana]] fra i cavatori di marmo. Fu fra i promotori dello sciopero generale di protesta per la fucilazione in [[Spagna]] del rivoluzionario Francisco Ferrer Guandia. All'inizio del 1910 ebbe per pochi mesi un posto di lavoro al catasto di Santa Sofia (fu licenziato, annotò la polizia, "per cattiva condotta e per le idee politiche"), dopo l'estate si trasferì a Forlì perché nominato segretario della nuova cooperativa repubblicana dei braccianti<ref>Alberto Mazzuca, Luciano Foglietta, ''Mussolini e Nenni amici nemici'', Bologna, Minerva Edizioni, 2015, pp.14-15.</ref> Diventò anche redattore del settimanale ''Il Pensiero Romagnolo''.<ref name=tamb/>
 
L'8 marzo [[1911]] sposò Carmela, detta Carmen, Emiliani, da cui avrà 4 figlie: [[Giuliana Nenni|Giuliana]] nel [[1911]], Eva, detta Vany, nel [[1913]], [[Vittoria Nenni|Vittoria]], detta Vivà, nel [[1915]], e Luciana nel [[1921]]. Vittoria era destinata ad una tragica fine.
 
Sempre nel 1911 Nenni fu nominato segretario della nuova Camera del Lavoro repubblicana di [[Forlì]], nata dopo la frattura tra repubblicani e socialisti.
 
=== L'incontro con Mussolini ===
[[File:1912 - NENNI giovane.jpg|thumb|left|Pietro Nenni nel [[1912]]]]
A Forlì Nenni conobbe [[Benito Mussolini]], all'epoca capo dei socialisti forlivesi e direttore del settimanale ''Lotta di Classe''. All'inizio i due, pur essendo vicini di casa, furono avversari (spesso tra repubblicani e socialisti finiva a botte), in seguito divennero amici.<ref name=":1">Sul rapporto Nenni-Mussolini si veda: Duilio Susmel, ''Nenni e Mussolini mezzo secolo di fronte'', Rizzoli, Milano, 1969; Nicholas Farrell, Giancarlo Mazzuca, ''Il compagno Mussolini'', Rubettino,Catanzaro, 2013; Alberto Mazzuca, Luciano Foglietta, ''Mussolini e Nenni amici nemici'', Minerva Edizioni, Bologna, 2015.</ref>
 
Nel 1911, a settembre, [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] annunciò la decisione del governo italiano di [[guerra italo-turca|dichiarare guerra]] all'[[Impero ottomano]] e di occupare le regioni nordafricane della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]] e le isole del [[Dodecaneso]] nel [[Mar Egeo]].
 
Come conseguenza venne proclamato lo sciopero generale. Nenni, su posizioni [[pacifismo|pacifiste]], partecipò alle proteste contro la guerra e durante le manifestazioni a [[Forlì]] fu ferito da tre sciabolate; fu poi arrestato e condannato a un anno e quindici giorni. In carcere ebbe come compagno, nella stessa cella, Mussolini, anch'egli condannato per i moti contro la guerra in Libia.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920'', Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino, 1965. Sull'argomento vedasi anche: Maurizio Degl'Innocenti, ''Il socialismo italiano e la guerra di Libia'', Roma, Editori Riuniti, 1976.</ref> In carcere terrà sulle ginocchia la piccola figlia di Mussolini, Edda: lei gli farà la pipì sui pantaloni. Con gli anni, quando Mussolini e Nenni continueranno a vedersi a Milano, lei lo chiamerà "zio".<ref name=":1" />
 
=== Nenni nelle Marche ===
Tra il [[1912]]-[[1915]] Nenni si trovava nelle [[Marche]], tra [[Pesaro]], [[Jesi]] e [[Ancona]], dove svolse un'intensa attività di oratore e di [[giornalista]].<ref>Sulla presenza di Nenni nelle [[Marche]] si veda: Marco Severini, ''Nenni il sovversivo. L'esperienza a Jesi e nelle Marche (1912-1915)'', Venezia, Marsilio, 2007.</ref>
 
Nel dicembre del [[1913]] fu nominato direttore del ''Lucifero''<ref>Periodico della Consociazione repubblicana delle Marche, fondato ad Ancona nel 1870, primo direttore fu [http://www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=25144:barilari-domenico-biagio&lang=it Domenico Barilari] (Venezia 1840 – Ancona 1904). Vedi ''Lucifero, un giornale della democrazia repubblicana'', a cura di Giancarlo Castagnari e Nora Lipparoni, prefazione di [[Giovanni Spadolini]], 1981, Ancona, Bagaloni Editore.</ref>, giornale repubblicano di Ancona, città dove si trasferì con la famiglia e l'anziana madre Angela Castellani. Divenne anche segretario della Federazione giovanile repubblicana.<ref name=tamb/>
 
[[File:Settimana Rossa 1914 - Ancona (2).JPG|thumb|left|Cartolina commemorativa di Antonio Casaccia, Attilio Giambrignoni e Nello Budini, i tre manifestanti rimasti uccisi ad [[Ancona]] il 7 giugno [[1914]], dalla cui morte prese origine la [[Settimana rossa]]]]
[[File:1914 - Pietro Nenni latitante a Cingoli.jpg|thumb|Pietro Nenni latitante a [[Cingoli]] (Mc) nel [[1914]].]]
Il 7 giugno [[1914]], ad [[Ancona]], nel corso di un comizio antimilitarista, la polizia aprì il fuoco sui partecipanti, uccidendo due militanti repubblicani e un anarchico. Ne seguì una settimana di scioperi e di agitazioni promosse a livello locale da Nenni insieme all'[[Anarchia|anarchico]] [[Errico Malatesta]] e a livello nazionale da Mussolini dalle pagine del quotidiano socialista ''[[Avanti!]]'', che in alcune parti d'Italia assunse le caratteristiche di una vera e propria insurrezione popolare, la cosiddetta [[Settimana rossa]].
 
Scriverà Nenni:
{{Citazione|Furono sette giorni di febbre, durante i quali la rivoluzione sembrò prendere consistenza di realtà, più per la vigliaccheria dei poteri centrali e dei conservatori che per l'urto che saliva dal basso... Per la prima volta forse in Italia colla adesione dei ferrovieri allo sciopero, tutta la vita della nazione era paralizzata.|Pietro Nenni, ''Lo spettro del comunismo, 1914-1921'', [[1921]]}}
 
=== Nenni per l'intervento nella Grande Guerra ===
Poche settimane dopo, il 28 giugno [[1914]] a [[Sarajevo]] avvenne l'[[Attentato di Sarajevo|assassinio dell'arciduca]] [[Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este]], che causò il successivo 28 luglio la dichiarazione di guerra dell'[[Impero austro-ungarico]] al [[Regno di Serbia]], con l'inizio della [[prima guerra mondiale]].
In un primo tempo l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] rimase neutrale, ma vi furono subito numerosi intellettuali e uomini politici che si espressero per l'entrata in guerra a fianco di [[Terza Repubblica francese|Francia]], [[Regno Unito]] e [[Impero russo]] contro l'[[Impero austro-ungarico]].
 
Nenni era per l'intervento contro l'Austria-Ungheria. La sua posizione maturò in carcere e fu espressa nell'articolo del 6 settembre 1914 dal titolo ''Vogliamo la guerra perché odiamo la guerra'' apparso sul ''Lucifero'' grazie alla complicità di un secondino.
 
[[File:1915 - nenni soldato nella prima guerra mondiale.jpg|thumb|Pietro Nenni soldato nella [[prima guerra mondiale]] nel [[1915]]]]
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio [[1915]], il 27 maggio Nenni si arruolò volontario. Quando, per il suo rifiuto di prestare giuramento al Re, venne spedito in carcere, richiese l'intervento del ministro repubblicano [[Salvatore Barzilai]] per essere inviato al fronte. Venne ammesso al corso ufficiali e superò l'esame finale con un'ottima votazione, ma «...le informazioni sfavorevolissime intorno ai precedenti politici del sergente Pietro Nenni hanno vietato al Ministero di far luogo alla nomina ad Ufficiale».
 
Partì quindi per il fronte come soldato semplice, anche se poco tempo dopo venne promosso caporale: «Il noto pubblicista repubblicano Pietro Nenni, organizzatore della famosa settimana rossa, partì volontario per il fronte. È stato promosso caporale per merito di guerra in seguito all'eroismo dimostrato in varie operazioni.»<ref>''Il leader della settimana rossa promosso caporale'', "La Stampa" del 17 novembre 1915.</ref>
 
Nel corso della terza offensiva delle truppe italiane sull'[[Isonzo]], intenzionate a conquistare [[Gorizia]], il 31 ottobre del 1915 nacque ad Ancona la terzogenita di Nenni, alla quale per volere del padre impegnato al fronte venne dato il nome augurale di [[Vittoria Nenni|Vittoria, e il secondo nome di Gorizia]]. Vittoria fu poi chiamata familiarmente Vivà.
 
Sul finire dell'autunno [[1916]], dopo sedici mesi ininterrotti al fronte, Nenni, a seguito dello scoppio di un barile di polvere da sparo esploso vicino al suo osservatorio, venne ricoverato all'ospedale di [[Udine]], dove fu curato per il forte trauma e poi inviato a casa in convalescenza.
 
Nel [[1917]], grazie all'incontro casuale, durante la convalescenza, con Giuseppe Pontremoli, come lui romagnolo e direttore del giornale ''[[Il Secolo (quotidiano)|Il Secolo]]'', assunse la direzione del ''Giornale del Mattino'' di [[Bologna]]<ref>{{cita web|url=http://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/bologna/1910/1740|titolo=Il "Giornale del Mattino"|accesso=23 febbraio 2015}}</ref>, trasferendosi con la famiglia nella città felsinea. Era la prima volta che Nenni si trovava a dirigere un quotidiano.
 
Dopo la [[battaglia di Caporetto|rotta di Caporetto]] del 24 ottobre 1917, chiese di tornare in prima linea, dove venne incorporato nella 94ª batteria bombardieri, conseguendo la promozione a sergente e una [[Croce di guerra al valor militare]].
 
Dopo la fine della guerra, riprese la direzione del ''Giornale del Mattino'', fino alla definitiva chiusura del quotidiano il 31 agosto [[1919]].
 
Il 10 aprile 1919 fondò con il repubblicano [[Guido Bergamo]] il primo [[Fasci italiani di combattimento|Fascio di combattimento]] di [[Bologna]]; l'organizzazione fu presto disciolta e, più tardi, ne fu fondata una omonima dal fascista [[Leandro Arpinati]].
 
=== La crisi dell'esperienza repubblicana ===
[[File:NENNI giovane.jpg|thumb|Pietro Nenni [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]]]]
Il dopoguerra fu per Nenni un periodo di crisi e di riflessione ideale e politica, nel corso della quale, pur con incertezze e contraddizioni, alla luce dell'esperienza compiuta in guerra, ritenne sbagliata la sua posizione interventista e maturò il suo allontanamento dal Partito Repubblicano e un avvicinamento al movimento socialista.
 
Si spostò, sempre con la famiglia al seguito, a [[Milano]], dove venne assunto a ''Il Secolo'', all'epoca il principale quotidiano italiano, come "corrispondente viaggiante" (oggi si direbbe "inviato speciale") all'estero. Il suo incarico lo portò in [[Francia]], [[Belgio]], [[Austria]], [[Cecoslovacchia]]<ref>Cfr. [[Ugo Intini]], ''[[Avanti!]] Un giornale, un'epoca'', Ponte Sisto, Roma, 2012.</ref>.
Molto importante fu, nel [[1920]], il suo viaggio, al seguito della missione, con finalità commerciali e politiche, in [[Caucaso|Caucasia]] ([[Georgia]]), guidata dal senatore [[Ettore Conti di Verampio|Ettore Conti]], che permise a Nenni di entrare in contatto con il [[URSS|mondo sovietico]]. In questo anno lasciò definitivamente il partito repubblicano.
 
=== La svolta verso il socialismo ===
Come sempre nella vita di Nenni, la scelta dell'adesione al socialismo partì da un moto d'impeto: il 23 marzo [[1921]] una [[Squadrismo|squadra fascista]] devastò la nuova sede milanese dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' in costruzione<ref>Il primo [[assalto all'Avanti!]] si era verificato il 15 aprile [[1919]], contro la vecchia sede a Milano, Via S. Damiano n.16. Data l'entità delle distruzioni, si decise di trasferire la sede milanese in nuovo edificio in Via Ludovico da Settala n.22, costruito ''ad hoc'', la cui prima pietra venne posta il 1º maggio [[1920]], nel corso di una grande manifestazione popolare. Un nuovo attacco avvenne nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1921: la nuova sede milanese, ancora in costruzione, fu bersagliata dalle bombe di una squadra fascista, con il prestesto di un'immediata rappresaglia alla strage dell'Hotel Diana, avvenuta poche ore prima per mano di elementi anarchici. È in questa occasione che Nenni accorse in difesa del giornale socialista.
Anche la sede romana di Via della Pilotta fu oggetto di assalti e devastazioni da parte delle squadre fasciste, prima della definitiva chiusura del giornale a seguito dell'entrata in vigore della legge 31 dicembre 1925 n.2307 sulla stampa, emanata all'interno delle cosiddette "[[leggi fascistissime]]" del [[1926]].</ref>. Nenni accorse alla sede del giornale socialista per dare manforte alla sua difesa.
[[File:Redazione Avanti!.jpg|miniatura|La redazione dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' a [[Milano]] nel [[1921]]. Seduto accanto alla segretaria Fasano è Pietro Nenni. Il primo in alto a destra è il disegnatore satirico [[Giuseppe Scalarini]].]]
In quell'occasione Nenni conobbe il direttore [[Giacinto Menotti Serrati]] che, dopo pochi giorni, gli chiese di andare a [[Parigi]] come corrispondente dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'', in prova per sei mesi, a 1800 franchi mensili "comprese per ora le piccole spese di tram, posta, ecc.".
Il 19 aprile apparve per la prima volta la sua firma sul quotidiano socialista sotto l'articolo ''La bancarotta dell'interventismo di sinistra''. A Parigi si iscrisse al [[Partito Socialista Italiano|PSI]].
 
==== Contro il protezionismo ====
Il 1º ottobre 1921 l<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' pubblicò una corrispondenza di Nenni da Parigi:
 
{{citazione | Crisi, dunque, aggravata dalla legislazione commerciale, dalla politica della porta sbarrata praticata da tanti Stati, dal pullulare di piccoli Staterelli che la riconquistata libertà politica, non hanno saputo concepire disgiunta dalla creazione di nuove [[barriere doganali]] |{{cita news | nome = Pietro | cognome = Nenni | wkautore = Pietro Nenni | titolo = L'assalto padronale contro i salari | giornale = [[Avanti!]] | giorno = 1º | mese = ottobre | anno = 1921 | pagina = 1 }}<ref>{{Cita web|nome = Francesca | cognome = Vian | url = https://fondazionenenni.wordpress.com/2016/01/28/le-parole-dautore-di-pietro-nenni-decima-puntata/|titolo = Le parole d'autore di Pietro nenni (decima puntata)|sito = Fondazione Nenni | accesso = 26 febbraio 2016}}</ref> }}
 
L'espressione ''politica della porta sbarrata'' - una delle numerose [[parole d'autore|frasi d'autore]] ideate da Nenni - fu coniata in un ambito retorico in cui Nenni intendeva contestare le [[barriere doganali]] e gli intralci al commercio che, nel frangente della [[crisi economica]] internazionale [[primo dopoguerra|postbellica]], la [[Conferenza della pace di Parigi]] aveva imposto a molti paesi dopo la fine della [[prima guerra mondiale]].
Pietro Nenni forgia questa formula facendo riferimento, come contraltare, alla famosa locuzione internazionale ''[[politica della porta aperta]]'', nata nell'ambito dei [[Politica estera degli Stati Uniti|rapporti politico-diplomatici]] fra [[Stati Uniti]] e [[Cina]] nell'[[Ottocento]].
 
Il 1º dicembre del 1921 nacque a [[Santa Margherita Ligure]] la quarta figlia, Luciana.
 
==== La battaglia per la sopravvivenza di un PSI autonomo da Mosca e dal PCI ====
Divenuto dirigente del PSI, Nenni si segnalò come uno dei politici più attivi del movimento socialista. Non si schierò con i [[Riformismo|riformisti]] di [[Filippo Turati]], al momento della loro espulsione dal partito nel [[1922]], ma quando, nel [[1923]], Serrati si espresse per la fusione del PSI nel [[Partito Comunista d'Italia|PCdI]], divenne l'alfiere della linea autonomista, per il mantenimento dell'esistenza autonoma del Partito Socialista. Il Congresso lo nominò direttore dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]''<ref name=trec />.
 
==== La fondazione della rivista ''[[Il Quarto Stato (periodico)|Quarto Stato]]'' ====
[[File:Carlo Rosselli - Lapide commemorativa - Milano.JPG|thumb|left|[[Milano]] - Lapide commemorativa:
«In via Ancona 2 visse nel 1926 il martire antifascista [[Carlo Rosselli]] e qui ebbe sede la redazione del ''[[Il Quarto Stato (periodico)|Quarto Stato]]'' rivista socialista a difesa della libertà e della democrazia»]]
Fu perseguitato dal [[fascismo|regime mussoliniano]] (soprattutto dopo che, nel [[1926]], aveva fondato, insieme al liberal-socialista [[Carlo Rosselli]], il settimanale ''[[Il Quarto Stato (periodico)|Il Quarto Stato]]''), tanto da essere costretto ad andare in esilio in [[Francia]]<ref name=trec />.
 
Contemporaneamente, il [[fascismo]], con l'appoggio della [[Vittorio Emanuele III d'Italia|monarchia]], provvide alla soppressione in Italia di tutti i partiti di opposizione, compreso il Partito Socialista Italiano ([[leggi fascistissime|R.D. n. 1848/26]]).
 
=== Militanza politica in esilio e partecipazione alla guerra di Spagna ===
[[File:Buozzi-nenni-modigliani.jpg|thumb|left|Pietro Nenni (al centro) con [[Bruno Buozzi]] e [[Giuseppe Emanuele Modigliani]] in esilio a [[Parigi]] negli [[anni 1930]].]]
Durante gli anni dell'esilio parigino, Nenni dette un contributo decisivo per la sopravvivenza del partito socialista trasferitosi all'estero e, contemporaneamente, si adoperò per la conclusione di alleanze tra i partiti italiani antifascisti in esilio. Già il 6 dicembre [[1926]] si costituì a Parigi un primo "Comitato d'attività antifascista", composto dai rappresentanti del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], del [[Partito Socialista Unitario|PSULI]] di [[Filippo Turati|Turati]] e [[Claudio Treves|Treves]] e del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] di Nenni, allo scopo di accertare se esistessero le condizioni per trasformare in alleanza stabile la collaborazione tra le forze antifasciste<ref name=SF1>Santi Fedele, ''I Repubblicani in esilio nella lotta contro il fascismo (1926-1940)'', Le Monnier, Firenze, 1989, pagg. 27-28</ref>. Il comitato approvò la proposta di costituire una "concentrazione d'azione", formata da un cartello di partiti autonomi e di diversa estrazione ideologica e politica, ma condividenti un'identica base programmatica di opposizione al fascismo<ref name=SF1 />.
 
Il 28 marzo [[1927]] si costituì la [[Concentrazione antifascista|Concentrazione d'azione antifascista]], anche con la Lega italiana dei diritti dell'uomo e l'ufficio estero della [[Confederazione Generale Italiana del Lavoro|CGIL]] del socialista [[Bruno Buozzi]]. Nel maggio del [[1928]], il Comitato centrale della "concentrazione" indicò nell'instaurazione in [[Italia]] della repubblica democratica dei lavoratori l'obiettivo finale della battaglia antifascista<ref>Il documento fu pubblicato in: ''La Libertà'', 20 maggio 1928. Cfr.: Santi Fedele, ''cit.'', p. 40</ref>.
[[File:NENNI E TURATI IN ESILIO IN FRANCIA.jpg|thumb|Pietro Nenni e [[Filippo Turati]] in esilio a [[Parigi]] negli [[anni 1930]].]]
 
Nei preliminari del Convegno PSI di [[Grenoble]] tenutosi il 16 marzo [[1930]], Pietro Nenni e la ''frazione fusionista'' da lui capeggiata si scissero dal partito; per unificarsi il 19 luglio [[1930]] con il [[Partito Socialista Unitario|PSULI]] di Turati, Treves e [[Giuseppe Saragat|Saragat]] nel ''[[Partito Socialista Italiano#Militanza politica in esilio e partecipazione alla guerra di Spagna|Partito Socialista Italiano-Sezione dell'Internazionale operaia socialista]] (PSI-IOS)'', in occasione del XXI Congresso socialista tenutosi in esilio a [[Parigi]], dove [[Ugo Coccia]] sarà eletto segretario. I massimalisti contrari alla fusione con i riformisti continueranno come [[Partito Socialista Italiano (1930-1940)|Partito Socialista Italiano]], diretti da [[Angelica Balabanova]]. Grazie alla sua azione indefessa, al XXII Congresso del PSI-IOS svoltosi in esilio a [[Marsiglia]] il 18 aprile del [[1933]], Nenni fu eletto segretario politico, sostituendo Ugo Coccia morto il 23 dicembre [[1932]].
 
Nenni ricoprirà la carica di segretario del partito socialista - nel [[1943]] rinominatosi [[Partito Socialista Italiano#La nascita del Partito Socialista Italiano di Unit.C3.A0 Proletaria - PSIUP|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] - per quattordici anni, sino all'aprile del [[1945]], oltre che quella di direttore dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!''.
 
Inizialmente, il programma "concentrazionista" di Nenni dette vita anche a un accordo con il movimento "[[Giustizia e Libertà]]" di Carlo Rosselli, che sancì l'ingresso dello stesso nella Concentrazione Antifascista (ottobre [[1931]]); il suo successivo orientamento in direzione di un patto d'unità d'azione con il [[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]], condusse, nel maggio del [[1934]], allo scioglimento definitivo della "Concentrazione"<ref>Santi Fedele, ''cit.'', p. 83</ref>. Il documento del patto d'unità d'azione con il PCI, sottoscritto da Nenni nell'agosto del 1934, non ignorava le divergenze ideologiche e tattiche delle due formazioni politiche, ma ne ribadiva la piena autonomia. Nell'ottobre [[1935]], Nenni promosse insieme al PCI la convocazione di un Congresso degli Italiani all'estero contro la guerra d'Abissinia.
 
Il 27 ottobre [[1936]], durante la [[Guerra civile spagnola]], repubblicani, socialisti e comunisti firmarono a Parigi l'atto costitutivo del [[Battaglione Garibaldi]], del quale viene designato a comandante [[Randolfo Pacciardi]]. La formazione viene inquadrata nelle [[Brigate internazionali]]. Anche Nenni combatté al fianco di democratici provenienti da tutto il mondo e venne nominato [[commissario politico]] di divisione e delegato dell'[[Internazionale operaia socialista]]. Per narrare al meglio questa esperienza egli scrisse dei diari privati e soprattutto un libro dal titolo significativo, ''Spagna'' che, oltre a narrare le vicende storiche e politiche del massacro perpetuato dai [[Francisco Franco|franchisti]], costituisce una raccolta dei discorsi del leader socialista che danno bene il senso di quello che la vicenda spagnola rappresentò nella [[storia]] [[Europa|europea]] e nella vita degli [[Antifascismo|antifascisti]].<ref>Nenni fu così radicatamente identificato con la parte perdente della guerra di Spagna che, ancora nel dicembre [[1976]], se ne ebbe la riprova quando il [[PSOE]] tenne in semiclandestinità il suo primo congresso nella [[Spagna franchista|Spagna post-franchista]] a [[Madrid]] (v. "Godfathers all." Economist [London, England] 11 Dec. 1976: 62+). I suoi dirigenti [[Felipe González|González]] e [[Alfonso Guerra (politico)|Guerra]] pregarono Nenni di non sedere al banco di presidenza (assieme a tutti gli altri dirigenti dell'[[Internazionale Socialista]], da [[François Mitterrand|Mitterrand]] a [[Olof Palme|Palme]] a [[Bruno Kreisky|Kreisky]]) per non indisporre le autorità (e presumibilmente per non dare un senso di "reducismo" e di "rivendicazionismo" di parte al ritorno della [[democrazia]] spagnola, volutamente presentato dalle nuove generazioni come superamento delle divisioni del passato). [[Rino Formica]], presente ai fatti, ha descritto l'evento e ha ricordato la profonda delusione di Nenni per l'episodio (e ancor più per il successivo rifiuto dei giovani dirigenti del PSOE di accompagnarlo in visita al [[cenotafio]] dell'[[Alcázar di Siviglia|Alcazar]], dove riposavano moltissimi dei suoi compagni di lotta di mezzo secolo prima), nell'allocuzione al convegno di presentazione del libro ''Caro compagno. Lettere di Nenni a Franco Iacono'', edito da [[Marsilio Editori|Marsilio]], tenutosi a [[Roma]], [[palazzo Giustiniani (Roma)|palazzo Giustiniani]], sala degli Zuccari, il 12 marzo [[2008]].</ref>
 
Il leader socialista rientrò in [[Francia]] dopo la [[Battaglia di Catalogna#La caduta di Barcellona|caduta di Barcellona]], avvenuta il 26 gennaio del [[1939]]. Pochi mesi dopo scoppiò la [[seconda guerra mondiale]]: con l'entrata in guerra dell'Italia e l'[[occupazione tedesca della Francia]] del Nord (giugno [[1940]]). Nenni preferì lasciare [[Parigi]] e stabilirsi in "semiclandestinità" con la famiglia a [[Amélie-les-Bains-Palalda|Palalda]], nei [[Pirenei Orientali]].
 
Nell'ottobre del [[1941]], dopo l'aggressione nazista all'[[URSS]] e la conseguente rottura del [[Patto Molotov-Ribbentrop]], venne firmato a [[Tolosa]] un nuovo patto di unità d'azione tra socialisti e comunisti italiani, con l'adesione anche di [[Giustizia e Libertà]].
 
L'8 febbraio [[1943]], alla vigilia del suo compleanno, Nenni fu arrestato dalla [[Gestapo]] a [[Saint-Flour (Cantal)|Saint-Flour]], in Rue de la Franze n.13,<ref>{{Cita libro|nome=Mimmo|cognome=Franzinelli|titolo=I tentacoli dell'Ovra: agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista|url=https://books.google.it/books?id=K7rkAAAAMAAJ&q=pietro+nenni+saint+flour&dq=pietro+nenni+saint+flour&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj0u86T3qbSAhXJEywKHb_VCb84ChDoAQgvMAU|accesso=23 febbraio 2017|data=1º gennaio 1999|editore=Bollati Boringhieri|ISBN=978-88-339-1164-9}}</ref> nella [[Francia di Vichy]].<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Pietro|cognome=Nenni|titolo=Intervista sul socialismo italiano|url=https://books.google.it/books?id=PhwmAAAAMAAJ&q=pietro+nenni+saint+flour&dq=pietro+nenni+saint+flour&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi_qLn_3abSAhWDJJoKHUByA9YQ6AEINTAF|accesso=23 febbraio 2017|data=1º gennaio 1977|editore=Laterza}}</ref> Venne condotto prima a [[Vichy]]<ref>{{Cita libro|nome=Enzo|cognome=Santarelli|titolo=Pietro Nenni|url=https://books.google.it/books?id=sfgbAAAAMAAJ&q=pietro+nenni+brennero+mussolini+deportato&dq=pietro+nenni+brennero+mussolini+deportato&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjzsvbV3abSAhWkPZoKHTAhBaQQ6AEIIDAB|accesso=23 febbraio 2017|data=1º gennaio 1988|editore=UTET|ISBN=978-88-02-04183-4}}</ref> e poi fu rinchiuso nel carcere parigino di [[Fresnes (Valle della Marna)|Fresnes]] per circa un mese.<ref name=":0" />
 
Il 5 aprile venne consegnato a due carabinieri alla frontiera del [[Brennero]], probabilmente su richiesta di [[Benito Mussolini|Mussolini]], che così lo salvò dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti.<ref>{{Cita libro|autore=|nome=Arrigo|cognome=Petacco|titolo=La Storia ci ha mentito|url=https://books.google.it/books?id=UiY-AwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=23 febbraio 2017|data=8 aprile 2014|anno=|editore=MONDADORI|città=|citazione=Negli appunti che il Duce scrisse durante il crepuscolo di Salò, fra l'altro, si legge: "Quando dopo il 25 luglio mi tradussero a Ponza, vi era confinato anche Nenni. Oggi sarà un uomo libero. Ma se è ancora in vita, lo deve proprio a me. Sono molti anni che non lo vedo, ma non credo sia cambiato molto".|ISBN=978-88-520-4911-8}}</ref>
 
=== Il rientro in Italia e la lotta per la Repubblica ===
Condotto nel [[Carcere di Regina Coeli|carcere romano di Regina Coeli]], Nenni fu poi confinato nell'isola di [[Ponza]]<ref name=trec />.
 
Il 27 luglio [[1943]], tre giorni dopo la notte del [[Gran consiglio del fascismo|Gran consiglio]] che determinò la [[caduta del fascismo]], dalla finestra della sua stanza Nenni intravide [[Benito Mussolini|Mussolini]] e annotò nel suo diario: «Ora vedo col cannocchiale Mussolini: è anch’egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! Trenta anni fa eravamo in carcere assieme, legati da un'amicizia che paresse sfidare le tempeste della vita... Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola: io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie, che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo».<ref name= montanari >Cfr. Fabrizio Montanari. ''Nenni-Mussolini, amicizia impossibile'', in [http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Nenni-Mussolini%2C+amicizia+impossibile&idSezione=57497 Quotidiano on line ''24emilia.com'']</ref>
 
Pochi giorni dopo Nenni fu liberato e, il 23 agosto del [[1943]], a [[Roma]], insieme a [[Sandro Pertini]] e [[Giuseppe Saragat]], promosse l'unificazione del [[Partito Socialista Italiano|PSI]] con il [[Movimento di Unità Proletaria]] di [[Lelio Basso]], nato nel gennaio precedente, dando vita al [[Partito Socialista Italiano#La rinascita: tra la Resistenza e la Repubblica|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - PSIUP]]. Il nuovo soggetto nacque in continuità ideale e storico-politica con il vecchio PSI e Nenni ne assunse la carica di segretario nazionale.
 
Il leader socialista prese parte alla [[Resistenza italiana|Resistenza]] e, durante l'[[Resistenza romana|occupazione tedesca di Roma]], pur essendosi rifugiato presso il [[Palazzo del Laterano]] della [[Santa Sede]], fu uno dei membri più influenti delle [[Brigate Matteotti]].
 
Il 15 ottobre 1943, grazie a dei documenti falsi, riuscì a sfuggire all'arresto che coinvolse Pertini e Saragat, dopo una riunione clandestina delPSIUP in [[Via Nazionale (Roma)|Via Nazionale]]. In seguito fece pressioni sui militanti socialisti perché fosse organizzata quanto prima l'evasione dei due compagni di partito<ref>{{cita libro | cognome= Ferri| nome= Edgarda| titolo= Uno dei tanti| editore= Mondadori| città= Milano| anno= 2010}}</ref>. Così, il 24 gennaio [[1944]] un gruppo di partigiani delle Brigate Matteotti permise la loro fuga dal carcere di [[Regina Coeli (carcere)|Regina Coeli]]. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu ideata e diretta da [[Giuliano Vassalli]], con l'aiuto di diversi partigiani socialisti, tra cui [[Giuseppe Gracceva]], [[Massimo Severo Giannini]], Filippo Lupis, Ugo Gala, [[Alfredo Monaco]], medico del carcere, e sua moglie [[Marcella Ficca Monaco]]<ref>Cfr. [[Giuliano Vassalli]] e [[Massimo Severo Giannini]], [http://www.anpi.it/patria_2008/004/44-45_Vassalli.pdf ''Quando liberammo Pertini e Saragat dal carcere nazista''], in ''Patria Indipendente'', pubblicazione ANPI</ref><ref>{{cita libro|Davide| Conti (a cura di)|''Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio''|2006|Edizioni Odradek|Roma|isbn=88-86973-75-6}} - Vedi anche [http://www.anpi.it/patria_2008/003/42-44_LIBRI.pdf Recensione dell'ANPI]</ref>. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli. I due furono dunque scarcerati insieme agli altri esponenti socialisti Luigi Andreoni, Luigi Allori, Carlo Bracco, Ulisse Ducci, Torquato Lunedei. Pertini stesso narrò in seguito questi fatti anche in un'intervista concessa ad [[Oriana Fallaci]] nel [[1973]], aggiungendo che dovette impuntarsi per far uscire insieme a lui e Saragat anche gli altri cinque e che quando Nenni lo seppe sbottò: «Ma fate uscire Peppino! Sandro il carcere lo conosce, c'è abituato».<ref name="Fallaci">Intervista di [[Oriana Fallaci]] a Pertini, pubblicata su ''[[L'Europeo]]'', 27 dicembre [[1973]], riportata nel [http://www.oriana-fallaci.com/pertini/intervista.html sito dedicato ad Oriana Fallaci]. c'è tuttavia da dubitare sulla versione di Pertini che era solito "abbellire" un po' i suoi ricordi della vita partigiana, e che nell'intervista citata parla di quattro antifascisti badogliani e non di cinque esponenti socialisti.</ref>
Quest'audace azione partigiana salvò probabilmente la vita dei due futuri [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidenti della Repubblica]] che, se ancora incarcerati a Regina Coeli, sarebbero stati sicuramente inseriti nell'elenco dei detenuti politici da fucilare alle [[eccidio delle Fosse Ardeatine|Fosse Ardeatine]].
 
In merito all'azione [[Gruppi di Azione Patriottica|gappista]] di [[Attentato di via Rasella|via Rasella]] del 23 marzo [[1944]] e al successivo [[eccidio delle Fosse Ardeatine|eccidio nazi-fascista delle Fosse Ardeatine]] del 24 marzo 1944, sono state riferite contrastanti versioni circa la posizione di Nenni.
Il presidente dimissionario del [[CLN]] centrale e futuro [[Presidente del Consiglio]] [[Ivanoe Bonomi]], tra gli antifascisti rifugiati al [[Laterano]], riportò nel suo diario, alla data del 31 marzo, la notizia di «una atrocità tedesca senza precedenti», datandola per errore «un paio di giorni dopo lo scoppio di una bomba in Via Rasella», riferendo di aver appreso i particolari dell'attentato da Pietro Nenni, e lo attribuì ad «alcuni elementi estremisti». Poi scrisse di aver acconsentito, su richiesta di Nenni, a scrivere «una nota di indignazione e di protesta» verso la strage delle Fosse Ardeatine, da diffondere tramite la stampa clandestina.<ref>Ivanoe Bonomi, ''[https://books.google.it/books?id=m0RvBQAAQBAJ&pg=PT140 Diario di un anno (2 giugno 1943-10 giugno 1944)]'', Milano, Garzanti, 1947, ristampa Lit Edizioni 2014.</ref>.
 
Osservando che Nenni aveva riportato sul suo diario i particolari dell'attentato già il 26 marzo, lo storico [[Enzo Forcella]] ritiene incredibile che, ancora il 31 marzo (data dell'annotazione di Bonomi), al Laterano non si sapesse che a compiere l'attentato non erano stati «alcuni elementi estremisti», bensì una formazione del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] che l'aveva già rivendicato; ipotizza quindi che il presidente del CLN avesse ostentatamente mentito «...a futura memoria storica, per prendere le distanze dall'attentato e, allo stesso tempo, per rendere più problematica la ricostruzione di un contrasto che tutti i protagonisti, per ragioni diverse e contrapposte, avevano interesse a far dimenticare».<ref>Cfr. Enzo Forcella, ''La Resistenza in convento'', 1999, Einaudi, Torino, pp. 164-165.</ref>
 
Secondo le memorie del cardinale [[Pietro Palazzini]], allora giovane monsignore che assisteva i rifugiati politici al Laterano, appena ricevuta la notizia dell'eccidio i componenti del CLN discussero sul tipo di operazioni antitedesche da organizzare in futuro e la maggioranza avrebbe deciso per le sole azioni di sabotaggio, escludendo gli attacchi alle truppe «che costavano poi, per reazione, tanto sangue italiano». Sempre secondo Palazzini, Nenni avrebbe protestato vivacemente contro la decisione di cessare gli attacchi, affermando che: «Se nessuno lancerà più bombe contro i tedeschi, le lancerò io» e sarebbe stato calmato da [[Alcide De Gasperi]], che l'avrebbe bonariamente ammonito: «Sta' buono, Pietro, non fare il [[Jean-Paul Marat|Marat]]».<ref>Cfr. Enzo Forcella, ''op. cit.'', p. 164.</ref>
 
Tuttavia, quest'immagine "barricadiera" del ''leader'' socialista contrasterebbe con la posizione, molto più cauta, espressa da Nenni nella pagina del suo diario del 23 marzo 1944 (quando ancora non aveva avuto notizia dell'attentato di via Rasella), in cui, prendendo spunto dall'annientamento di una banda partigiana nel Modenese, scrisse che, poiché «...i contadini tremano davanti alla minaccia tedesca di incendiare i villaggi, di razziare il bestiame, di decimare le popolazioni, come cioè è avvenuto in diversi luoghi», esclusi anche gli scioperi, «restano due armi di lotta: contro i tedeschi il sabotaggio; contro i fascisti le rappresaglie, la legge del taglione».<ref>Cfr. Enzo Forcella, ''op. cit.'', pp. 170-171.</ref>
 
Nenni, incrollabile fautore della Repubblica, fu contrario alla [[svolta di Salerno]] di [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] dell'aprile del [[1944]], che stabiliva di accantonare la questione istituzionale a dopo la sconfitta dei nazi-fascisti, per cui rifiutò di partecipare personalmente sia al [[Governo Badoglio II|secondo Governo Badoglio]] che al [[Governo Bonomi II|secondo Governo Bonomi]], che ne furono la diretta conseguenza.
 
Nel marzo 1945 Nenni scrisse una lettera con la quale lamentava presso i comandi Alleati l'imprecisione dei bombardamenti aerei sulle città del Veneto, che determinavano continue distruzioni del patrimonio artistico e vittime tra la popolazione civile, causando pochi danni ai tedeschi e avvantaggiandone invece la propaganda.<ref>[http://www.giuliocesaro.it/pdf/storici/012%20Bombardamenti%20aerei%20Padova.pdf ''Bombardamenti aerei sulla città di Padova e provincia 1943 - 1945'', a cura del Tempio Internato Ignoto e del Comune di Padova]</ref>
 
[[File:1945-27-aprile-Avanti-Vento-del-Nord.JPG|thumb|left|''Avanti!'' del 27 aprile [[1945]], ''Vento del Nord'' di Pietro Nenni]]
Venerdì 27 aprile [[1945]], mentre nell'Italia settentrionale si andava completando la liberazione dei territori dall'occupazione tedesca apparve sull<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' un articolo di Nenni, il cui titolo divenne famoso: ''Vento del Nord'', nel quale il leader del [[Partito Socialista Italiano#La rinascita: tra la Resistenza e la Repubblica|PSIUP]], nell'esaltare lo sforzo dei partigiani che erano riusciti a cacciare o a costringere alla resa i nazifascisti, individuava nella volontà di riscatto e di rinnovamento delle popolazioni del Nord il "vento" che avrebbe spazzato via i residui del regime che aveva governato l'Italia per oltre vent'anni: «Vento di liberazione contro il nemico di fuori e contro quelli di dentro».<ref>Questo il testo completo dell'articolo di Pietro Nenni: ''VENTO DEL NORD'' - «Quando parlammo per la prima volta del vento del Nord, i pavidi, che si trovano sempre al di qua del loro tempo, alzarono la testa un poco sgomenti. Che voleva dire? Era un annuncio di guerra civile? Era un incitamento per una notte di San Bartolomeo? Era un appello al bolscevismo? / Era semplicemente un atto di fiducia nelle popolazioni che per essere state più lungamente sotto la dominazione nazifascista, dovevano essere all’avanguardia nella riscossa. Era il riconoscimento delle virtù civiche del nostro popolo, tanto più pronte ad esplodere quanto più lunga ed ermetica sia stata la compressione. Era anche un implicito omaggio alle forze organizzate del lavoro ed alla loro disciplina rivoluzionaria. / Ed ecco il vento del Nord soffia sulla penisola, solleva i cuori, colloca l’Italia in una posizione di avanguardia. / Nelle ultime 48 ore le notizie dell’insurrezione e quelle della guerra si sono succedute con un ritmo vertiginoso. La guerra da Mantova dilagava verso Brescia e Verona, raggiunte e superate nel pomeriggio di ieri. L’insurrezione guadagnava Milano e da Torino si propagava a Genova. / Nell’ora in cui scriviamo tutta l’Alta Italia al di qua dell’Adige, è insorta dietro la guida dei partigiani. A Milano a Torino a Genova i Comitati di Liberazione hanno assunto il potere imponendo la resa dei tedeschi e incalzando le brigate nere fasciste in vittoriosi combattimenti di strada. / Sappiamo il prezzo della riscossa. A Bologna ha nome Giuseppe Bentivogli. Quali nomi porterà la testimonianza del sangue a Torino e Milano? La mano ci trema nel dare un dettaglio dell’insurrezione milanese. Ieri mattina alle cinque, secondo una segnalazione radiotelegrafica, il posto di lotta e di comando di Alessandro Pertini e dell’Esecutivo del nostro partito era circondato dai tedeschi e in grave pericolo. Nessuna notizia è più giunta in serata per dissipare la nostra inquietudine o per confermarla. Ma sappiamo, ahimè!, che ogni battaglia ha le sue vittime e verso di esse, oscure od illustri, sale la nostra riconoscenza. / Perché gli insorti del Nord hanno veramente, nelle ultime quarantotto ore, salvato l’Italia. Mentre a San Francisco, assente il nostro paese, si affrontano i problemi della pace, essi hanno fatto dell’ottima politica estera, facendo della buona politica interna, mostrando cioè che l’Italia antifascista e democratica non è il vaniloquio di pochi illusi o di pochi credenti, ma una forza reale con alla sua base la volontà l’energia il coraggio del popolo. / In verità il vento del Nord annuncia altre mete ancora oltre l’insurrezione nazionale contro i nazifascisti. Gli uomini che per diciotto mesi hanno cospirato nelle città, che per due lunghi inverni hanno dormito sulle montagne stringendo fra le mani un fucile, che escono dalle prigioni o tornano dai campi di concentramento, questi uomini reclamano, e all’occorrenza sono pronti ad imporre, non una rivoluzione di parole ma di cose. Per essi il culto della libertà non è una dilettantesca esasperazione dell’«io» demiurgico, ma sentimento di giustizia e di eguaglianza per sé e per tutti. Alla democrazia essi tendono non attraverso il diritto formale di vita, ma attraverso il diritto sostanziale dell’autogoverno e del controllo popolare. Non si appagheranno quindi di promesse, né di mezze misure. La rapidità stessa e l’implacabile rigore delle loro rappresaglie sono di per sé sole un indice della loro maturità, perché se la salvezza nel paese è nella riconciliazione dei suoi figli, alla riconciliazione si va non attraverso l’indulgenza e la clemenza, ma l’implacabile severità contro i responsabili della dittatura fascista e della guerra. / In codesta primavera della patria che consente tutte le speranze, c’è per noi un solo punto oscuro; si tratta di sapere se gli uomini che qui a Roma scotevano sgomenti il capo all’annuncio del vento del Nord, che vedevano sorgere dal passato l’ombra di Marat o quella di Lenin se qualcuno osava parlare di comitato di salute pubblica, che trovavano empio e demagogico il nostro grido: «tutto il potere ai Comitati di Liberazione», si tratta di sapere se questi uomini intenderanno o no la voce del Nord e sapranno adeguarsi ai tempi. Ad essi noi ripetiamo quello che ieri, da queste stesse colonne, dicevamo agli Alleati – Abbiate fiducia nel popolo, secondatene le aspirazioni, scuotete dalle ossa il torpore che vi stagna, rompete col passato, non fatevi trascinare, dirigete. / A queste condizioni oggi è finalmente possibile risollevare la nazione a dignità di vita nuova, nella concordia del più gran numero di cittadini. / Vento del Nord. / Vento di liberazione contro il nemico di fuori e contro quelli di dentro.» Cfr. [http://anpi-lissone.over-blog.com/search/vento%20del%20Nord/ il sito web dell'ANPI di Lissone]</ref>
 
[[File:1945 - Mussolini giustiziato Avanti.jpg|thumb|''Avanti!'' del 29 aprile [[1945]], ''[[Benito Mussolini|Mussolini]] giustiziato'', con l'editoriale di Pietro Nenni ''Giustizia è fatta''.]]
Il 28 aprile [[1945]] giunse a Roma la notizia della [[Morte di Benito Mussolini|fucilazione di Mussolini]]: [[Sandro Pertini]] che gli era vicino nella redazione dell<nowiki>’</nowiki>''Avanti!'', racconterà che Nenni, in passato amico fraterno e compagno di cella del [[Benito Mussolini|futuro duce]], allora socialista, «aveva gli occhi rossi, era molto commosso, ma volle ugualmente dettare il titolo: ''Giustizia è fatta''».<ref name=montanari />
 
Alla fine del mese di maggio del [[1945]] Nenni ebbe il dolore della conferma della notizia della morte della figlia [[Vittoria Nenni|Vittoria]] ad [[Auschwitz]]<ref>{{cita web | url=http://www.fondazionenenni.it/biografia_nenni.asp | titolo=Biografia di Nenni | editore= Fondazione Nenni | accesso=30 marzo 2010 }}</ref>.
 
Il 21 giugno 1945, il leader socialista accettò di partecipare al [[Governo Parri|primo governo del dopoguerra]] diretto da un esponente del [[CLN]], [[Ferruccio Parri]]: fu Vice Presidente del Consiglio e, dal 12 agosto 1945, Ministro senza portafoglio per la Costituente<ref>Ministero istituito con decreto luogotenenziale del 31 luglio [[1945]], n. 435</ref>.
 
[[File:1946 repubblica avanti.jpg|thumb|left|''Avanti!'' del 5 giugno [[1946]], [[Nascita della Repubblica Italiana|REPUBBLICA!]]]]
Lasciò quindi la segreteria politica del PSIUP a [[Sandro Pertini]].
 
Nenni si batté strenuamente per l'istituzione della Repubblica; famoso è il suo slogan: "O la Repubblica, o il caos!"
 
Il 5 giugno [[1946]], nel proclamare l'esito del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum istituzionale]], l<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'', in un riquadro a lui dedicato, espresse la riconoscenza degli elettori socialisti al proprio leader, che aveva infaticabilmente lottato per l'abbinamento tra elezioni per l'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] e referendum<ref>''The Italian Parties''. The Economist (London, England), Saturday, February 23, 1946; pg. 298; Issue 5348.</ref>, titolando: ''Grazie a Nenni''.
 
[[File:Risultati elettorali Assemblea CostituenteR.png|thumb|Risultati delle [[Elezioni politiche italiane del 1946|elezioni politiche]] del [[1946]]]]
 
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1946|elezioni politiche]] del [[1946]], Nenni venne eletto [[deputato]] e il PSIUP conseguì un successo clamoroso, risultando la più votata formazione politica della sinistra italiana (20,68% dei suffragi, contro il 18,93% del PCI) e la seconda, per consensi, dopo la [[Democrazia Cristiana]] (35,21%)<ref>{{en}} ''Italy's Grave Hour'', [[The Times]] (London, England), Monday, Oct 14, 1946; p. 3; Issue 50581.</ref>.
 
=== La stretta alleanza con il PCI e il Fronte popolare ===
Dal 18 ottobre [[1946]] al 28 gennaio [[1947]] fu [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri della Repubblica Italiana]]<ref>La sua politica estera è descritta e commentata nella raccolta: Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', a cura di Domenico Zucàro, Sugarco, Milano, 1974</ref>.
[[File:Nenni Pertini 1947.PNG|thumb|left|Nenni con [[Sandro Pertini]] ([[1947]])]]
Contemporaneamente, Nenni favorì uno stretto rapporto tra i socialisti e il [[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]] e inaugurò la politica del "[[Fronte popolare|frontismo]]". Il 27 ottobre [[1946]] concluse un nuovo patto d'unità d'azione con il PCI, rappresentato da Togliatti, [[Luigi Longo|Longo]] e [[Mauro Scoccimarro|Scoccimarro]].
 
A causa di questa scelta, nel gennaio del [[1947]], il PSIUP dovette subire la "scissione di palazzo Barberini", guidata da [[Giuseppe Saragat]], dalla quale nacque il [[Partito Socialista Democratico Italiano|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]].
 
Onde evitare che gli scissionisti potessero appropriarsi dello storico nome del Partito, il PSIUP riassunse il nome di Partito Socialista Italiano.
 
Il 2 febbraio [[1947]], Nenni si dimise da ministro degli Esteri, prevenendo l'esclusione delle sinistre dal governo che De Gasperi opererà pochi mesi dopo.
 
In ottobre, la scissione socialdemocratica fu parzialmente compensata dall'ingresso nel PSI degli ex-[[Partito d'Azione|azionisti]] ([[Emilio Lussu|Lussu]], [[Riccardo Lombardi (politico)|Lombardi]], [[Norberto Bobbio|Bobbio]], [[Francesco De Martino|De Martino]]), a seguito dello scioglimento di quel partito.
 
[[File:Pietro Nenni speech.jpg|thumb|Pietro Nenni]]
In vista delle fondamentali [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche]] del 18 aprile [[1948]], Nenni fu un convinto artefice del [[Fronte Democratico Popolare]], la coalizione elettorale di sinistra con i comunisti di [[Palmiro Togliatti]]: tuttavia, la lista ottenne un risultato inferiore alle attese (31% dei voti alla [[Camera dei deputati|Camera]] e 30,76% al [[Senato della Repubblica|Senato]]), mentre la [[Democrazia Cristiana]] riportò una netta affermazione (oltre il 48% dei voti validi); la legislatura vide il succedersi di [[I legislatura della Repubblica Italiana|tre governi De Gasperi]]<ref>{{en}} ''Italy's Fifth Column'', "Economist" [London, England] 12 Aug. 1950: 321+.</ref>.
 
Fu una doppia sconfitta per i socialisti, che videro dimezzare i propri deputati a favore degli eletti comunisti e a fronte di un ottimo risultato degli scissionisti della lista di [[Saragat]] (che conseguirono il 7,07% dei voti alla Camera dei deputati).
 
Al congresso straordinario che ne seguì ([[Genova]], 27 giugno-1º luglio [[1948]]) Nenni venne messo in minoranza. L'anno successivo, a [[Venezia]], venne invece eletto per la seconda volta Segretario Nazionale del Partito socialista, incarico che mantenne per altri quattordici anni ([[1949]]-[[1963]])<ref name=trec />, risultando complessivamente il più longevo segretario nella storia del PSI.
 
In questi anni, contrassegnati dalla [[guerra fredda]], Nenni si batté contro l'adesione dell'Italia al [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord|Patto atlantico]], cioè al sistema di alleanza militare con gli [[Stati Uniti]] e gli Stati dell'[[Europa occidentale]], contrapponendole una "legittima istanza politica di neutralità"<ref name=neutr>''Atti parlamentari'', Camera dei deputati, tornata del 30 novembre 1948</ref>.
 
Lo statista romagnolo, infatti, si rifiutava di ravvisare nelle alleanze militari uno strumento di consolidamento della pace<ref name=neutr /> e ad esse contrapponeva l'ipotesi della creazione di un'atmosfera di distensione e nuovi rapporti di coesistenza e di collaborazione tra i popoli<ref>Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', cit., pp. 66-67</ref>. In tale ottica, vedeva con diffidenza anche la realizzazione del sistema di aiuti economici del [[Piano Marshall]], da lui considerato "lo strumento economico della [[Dottrina Truman]] e della politica di [[Wall Street]]" e comunque un'alleanza avente indirettamente significato e contenuto militare<ref name=neutr />.
 
Contemporaneamente, tuttavia, Nenni non mancava di considerare, nell'ambito della volontà dei popoli «...la freddezza, la padronanza di sé, di cui danno prova i Paesi dell'Est e l'[[Unione Sovietica]]»<ref name=neutr />, né trascurava di ribadire «la ragione di carattere nazionale, per cui i socialisti, non da ieri o avant'ieri ma sempre, dal 1918 in poi, si sono stretti intorno all'Unione Sovietica [sia] da ricercarsi proprio nel fatto che in questo immenso paese essi hanno visto, per noi italiani, un elemento di maggior sicurezza»<ref name=neutr />. Dopo la firma del Patto atlantico, Nenni aprì i lavori del congresso di costituzione del movimento dei "Partigiani della pace", a [[Parigi]], il 21 aprile [[1949]], presenti i delegati di 72 Nazioni - tra cui più di mille dall'Italia - e propose la costituzione di un "Consiglio permanente per la pace"<ref>Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', cit., p. 91</ref>.
[[File:Pietro Nenni 1954.jpg|thumb|left|Pietro Nenni nel [[1954]]]]
 
Nel [[1951]] i [[Unione Sovietica|sovietici]] assegnarono a Nenni il [[Premio Stalin per la pace]]<ref name=trec/>, che lo statista romagnolo ritirò personalmente nell'estate del [[1952]]. In occasione di questo suo viaggio a [[Mosca (Russia)|Mosca]] gli fu anche concesso un incontro privato con [[Stalin]], il quale morirà pochi mesi dopo. Nenni fu così l'ultimo politico occidentale a far visita al dittatore sovietico.
 
In vista delle [[elezioni politiche italiane del 1953|elezioni politiche]] del [[1953]], lottò contro la nuova legge elettorale voluta dalla [[Democrazia Cristiana|DC]] (denominata dai detrattori "[[legge truffa]]") ed ebbe partita vinta: il suo PSI conseguì un incoraggiante 12,7% dei consensi e per pochissimi voti il premio di maggioranza previsto dalla legge tanto criticata non scattò: questa fu l'ultima volta in cui Nenni si presentò alle elezioni in totale contrapposizione alla DC.
 
=== La rivolta ungherese e il ripudio della politica filo-sovietica del PSI ===
{{Citazione|Senza democrazia e senza libertà tutto si avvilisce, tutto si corrompe, anche le istituzioni sorte dalle rivoluzioni proletarie, anche la trasformazione, da privata a sociale, della proprietà dei mezzi di produzione e di scambio che dell'economia socialista è pur sempre la condizione principale, ma nell'etica socialista è pur sempre il mezzo e non il fine, il fine essendo la liberazione dell'uomo da ogni forma di oppressione e di sfruttamento.|Pietro Nenni, [[MondOperaio|Mondo Operaio]], [[1955]]}}
Al XXXI Congresso del PSI (Torino, marzo-aprile 1955), Nenni si fece assertore di un'apertura al mondo cattolico e di un'intesa con la [[Democrazia Cristiana]]<ref name=trec />, accettando un'interpretazione difensiva e geograficamente delimitata del Patto Atlantico<ref>Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', cit., p. 125</ref>. Tale linea trovò sponda nel Presidente della Camera [[Giovanni Gronchi]], ''leader'' della sinistra democristiana e su posizioni critiche verso l'atlantismo. Il 29 aprile [[1955]], Gronchi fu eletto [[Presidente della Repubblica]], battendo il candidato conservatore [[Cesare Merzagora]], con i voti determinanti di socialisti e comunisti. L'apertura a sinistra, però, non decollò immediatamente.
 
Il 27 settembre [[1955]], a [[Mosca (Russia)|Mosca]], Nenni incontrò [[Malenkov]] e [[Suslov]]; il 30 settembre, a [[Pechino]], [[Zhou Enlai]] e [[Mao Zedong]]; il 15 ottobre, a [[Yalta]], [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Nikita Chruščёv]], che già si preparava all'imminente denuncia dello [[stalinismo]], che avverrà alcuni mesi dopo, al XX Congresso del [[PCUS]]<ref>Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', cit., pp. 130-141</ref>.
 
All'indomani della pubblicazione del ''Rapporto segreto'' di Chruščёv, il leader socialista, a [[Pralognan-la-Vanoise|Pralognan]] in [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], si riavvicinò al leader socialdemocratico Saragat<ref name=trec /> e poi denunciò il patto d'unità d'azione con il PCI, che fu trasformato in mero "patto di consultazione".
 
L'allontanamento del PSI dai comunisti divenne più marcato dopo i [[Rivoluzione ungherese del 1956|fatti d'Ungheria]] del [[1956]].
 
[[File:1956 - rivoluzione ungherese Avanti!.jpg|thumb|''[[Avanti!]]'' del 5 novembre [[1956]], la [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]]]]
Il giornalista [[Luigi Fossati]], allora inviato dell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'', si trovò casualmente a realizzare un grande scoop: presente a [[Budapest]] durante la rivoluzione dell'ottobre [[1956]], fu l'unico giornalista occidentale ad assistere personalmente alla rivolta del popolo ungherese contro il regime stalinista di [[Mátyás Rákosi|Rákosi]] fino all’arrivo, il 4 novembre, dei carri armati inviati da [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Scrisse quindi una serie di articoli basati su quanto da lui osservato e su quanto riferitogli direttamente dai partecipanti alla sollevazione popolare, che riuscì a far recapitare al suo giornale tramite un connazionale in partenza per l'Italia.
L<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' pubblicò gli articoli senza alcuna censura, nonostante che essi contenessero l'implicita accusa all'[[URSS]] di aver invaso militarmente l'[[Ungheria]] al solo scopo di instaurare al potere dei dirigenti fedeli all'ortodossia sovietica e per stroncare il tentativo di rinnovamento del regime comunista richiesto dalla maggioranza della popolazione ungherese.
Va ricordato che, all'epoca, il [[Partito Socialista Italiano]] era ancora molto legato al [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e al mito dell'Unione Sovietica come patria del socialismo reale.
[[File:József körút a Corvin (Kisfaludy) köztől nézve. Harcképtelenné tett ISU-152-es szovjet rohamlövegek, a háttérben egy T-34-85 harckocsi. Fortepan 24766.jpg|thumb|left|[[carro armato|Carri armati]] [[URSS|sovietici]] T-34-85 distrutti a [[Budapest]] ([[1956]])]]
Il reportage di Fossati venne ripreso da quasi tutti i giornali italiani e anche da molti quotidiani e periodici esteri.
 
Lo ''scoop'' dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' determinò la presa di posizione del gruppo dirigente del [[Partito Socialista Italiano]] a favore della rivoluzione ungherese, con il definitivo allontanamento del PSI dal [[URSS|regime sovietico]].
 
Nel numero dell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' del 5 novembre [[1956]]<ref>Citazione riportata in: ''12 giorni, la rivoluzione ungherese del '56'', opuscolo dello [[Socialisti Democratici Italiani|SDI]] per il 50º anniversario dei fatti d'Ungheria, 2006</ref>, in cui venne pubblicato il reportage di Fossati, il segretario del PSI, Pietro Nenni, scrisse la seguente dichiarazione:
 
{{Citazione|Gli ungheresi chiedono democrazia e libertà.
Il vecchio motto che non si sta seduti sulla punta delle baionette vale anche per i carri armati.
Si può schiacciare una rivolta, ma se questa, come è avvenuto in Ungheria, è un fatto di popolo, le esigenze ed i problemi da essa poste rimangono immutati.
Il movimento operaio non aveva mai vissuto una tragedia paragonabile a quella ungherese, a quella che in forme diverse cova in tutti i paesi dell'Europa orientale, anche con i silenzi, i quali non sono meno angosciosi delle esplosioni della collera popolare.
Quanto di meglio noi possiamo fare per i lavoratori ungheresi è aiutarli a risolvere i problemi da essi posti a base del rinnovamento della vita pubblica nel loro e negli altri paesi dell'Europa orientale, aiutarli a spezzare gli schemi della dittatura in forme autentiche di democrazia e di libertà.
Daremo tutta l'opera nostra in aiuto del popolo ungherese perché possa attuare il socialismo nella democrazia, nella libertà, nell'indipendenza.}}
 
Il 20 novembre 1956, l'editore [[Giulio Einaudi]] scrisse a Nenni<ref>Cfr. Archivio della [[Giulio Einaudi Editore|Casa editrice Einaudi]], incartamento Nenni, 20 novembre 1956.</ref> per richiedergli l’autorizzazione a pubblicare il reportage di Luigi Fossati da Budapest: «Da parte mia vorrei soltanto dire che la pubblicazione di una Casa non di partito darebbe alla tua prefazione e al resoconto dei fatti d’Ungheria un significato politico, una "presa", nel Paese, su un’opinione pubblica intontita e disorientata, di cui tu sei meglio di me in grado di valutare l’importanza in questo momento.»<ref name= einaudi >Cfr. [http://www.fondazionemondadori.it/cms/file_download/717/05_Mordiglia_FdL_1-2010-5.pdf Irene Mordiglia, ''I "Libri bianchi" Einaudi. Nascita di una collana di attualità'', in Fondazione Mondadori.it]</ref>
 
Nenni, comprendendo che l'iniziativa di Einaudi avrebbe allargato la discussione sui “fatti d'Ungheria” a tutta la sinistra, facendo conoscere la posizione socialista di difesa dell'autonomia del popolo ungherese dall'intervento militare sovietico, acconsentì alla pubblicazione e fece avere ad Einaudi una prefazione che introdusse il testo di Fossati: «Le corrispondenze di Luigi Fossati all<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' sugli avvenimenti di Budapest sono qualcosa di più di un reportage; sono la testimonianza di un socialista». Parole politicamente nette che vennero riprodotte in nero sull’austera copertina bianca che, studiata dall'artista e grafico [[Bruno Munari]], diventò la veste ufficiale della nuova collana di libri d'attualità edita dalla [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], che da essa prese il nome: “''I libri bianchi''”.<ref name= einaudi />
 
''Qui Budapest'', come fu intitolato il reportage di Fossati, inaugurò con successo la collana dei "''Libri bianchi''": fu salutato dalla stampa come «...il primo libro sull'insurrezione magiara»<ref>[[Carlo Casalegno]], ''Gli operai difesero la libertà, i sovietici l’hanno soffocata'', "[[La Stampa]]", 26 gennaio 1957.</ref>, «...una delle testimonianze più esaurienti e obiettive che si possano avere in Italia sulle drammatiche giornate di ottobre e novembre in Ungheria»<ref>Recensione anonima a ''Qui Budapest'', "Cinema nuovo", 15 febbraio 1957.</ref>, «...una raccolta di corrispondenze di grande interesse ed importanza non solo per il quadro obiettivo dei tragici avvenimenti che da esse risulta, ma soprattutto per cogliere, in queste osservazioni secche e apparentemente spassionate, il travaglio ideologico del socialismo italiano a contatto con fatti di valore traumatico».<ref name= einaudi /><ref>V. Incisa, ''Diario ungherese'', in "Risorgimento", aprile 1957.</ref><ref>[[Indro Montanelli]], ''[http://archiviostorico.corriere.it/1996/novembre/20/Italia_Paese_laico_cultura_cattolica_co_0_9611206128.shtml La stanza di Montanelli. Italia: Paese laico di cultura cattolica]'', ''[[Corriere della Sera]]'', 20 novembre 1996, p. 39. Archivio storico.</ref>
 
Il libro di Fossati fu un successo editoriale per la tempestività della pubblicazione (gennaio 1957), ma anche per la raffinatezza dell'analisi proposta. Le doti di scrittura di Fossati si accompagnavano alla sottigliezza e alla profondità analitica che l’autore dimostrava nell’elaborazione di considerazioni politiche su eventi ancora in corso. Per Fossati la scrittura diventava il mezzo attraverso cui operare una scelta di campo, in senso politico-ideologico ma, prima ancora, in senso morale<ref name= einaudi />:
«Mentre vi trasmetto le ultime note stese durante la battaglia della capitale ungherese, desidero fare una sola precisazione: in questi venti giorni pieni di orrori e violenze, ho parlato con molti operai, con studenti di Budapest. Non ho confuso i loro volti con quelli dei provocatori di marca fascista. Questi lavoratori, questi studenti, mi hanno raccomandato di raccontare esattamente i fatti di cui ero stato testimone diretto. Ho cercato di mantenermi fedele all’impegno, nel limite delle mie forze: l’ho ritenuto, in un momento tanto doloroso, un obbligo morale».<ref>[[Luigi Fossati]], ''Qui Budapest'', Torino, Einaudi, 1957, p. 11.</ref>
 
Nenni restituì il Premio Stalin conseguito cinque anni prima e devolse la somma ricevuta alla [[Croce Rossa Internazionale]] in favore delle vittime della rivoluzione ungherese e della [[crisi di Suez]].
 
[[File:1960 DIREZIONE PSI CORONA PIERACCINI NENNI PERTINI BRODOLINI LOMBARDI JACOMETTI.jpg|thumb|left|[[1960]], Direzione PSI: da sinistra [[Achille Corona]], [[Giovanni Pieraccini]], Pietro Nenni, [[Sandro Pertini]], [[Giacomo Brodolini]], [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]] e [[Alberto Jacometti]].]]
 
All'interno del partito fondò la corrente "[[Socialisti autonomisti|autonomia socialista]]", tendente a creare le condizioni per un governo che fosse espressione di un accordo tra i socialisti e il [[Centro (politica)|centro]], contrapposta alla corrente dei "[[Socialisti carristi|carristi]]", così chiamati perché favorevoli all'intervento militare, con i carri armati, delle truppe [[URSS|sovietiche]] in [[Ungheria]], i cui componenti, in gran parte, usciranno dal Partito nel [[1964]] per dal vita al nuovo [[PSIUP]].
 
Ciò favorì l'ingresso nel PSI degli ultimi "[[Partito d'Azione|azionisti]]" ([[Tristano Codignola|Codignola]]), provenienti dalla lista di [[Unità Popolare]] e di alcuni esponenti comunisti usciti dal [[Partito Comunista Italiano|PCI]] proprio in conseguenza dell'appoggio all'intervento sovietico in Ungheria, tra i quali [[Antonio Giolitti]], [[Loris Fortuna]], [[Antonio Ghirelli]].
 
=== Il centro-sinistra ===
{{vedi anche|Centro-sinistra "organico"}}
Le [[elezioni politiche italiane del 1958|elezioni politiche del 1958]] premiarono la linea autonomista del PSI, che conseguì il 14,2% dei voti alla Camera dei deputati (+1,5%).
[[File:Aldo Moro and Pietro Nenni.JPG|thumb|Pietro Nenni e [[Aldo Moro]].]]
Dalle urne uscì il [[Governo Fanfani II|secondo Governo Fanfani]], composto da democristiani e socialdemocratici, con l'appoggio esterno dei repubblicani e che, pur denominato di "[[centrosinistra]]", vedeva i socialisti ancora all'opposizione. Tale governo ebbe breve vita e andò in crisi il 15 febbraio [[1959]]. Solo con l'avvento di [[Aldo Moro]] alla segreteria politica della DC e la vittoria di [[Ugo La Malfa]] sul conservatore [[Randolfo Pacciardi|Pacciardi]] al XXVII Congresso del PRI (marzo 1960), si poté procedere al varo del [[Governo Fanfani IV|quarto Governo Fanfani]] (21 febbraio [[1962]]), nel quale il PSI, per la prima volta dal [[1947]], non votò contro, ma si astenne sul voto di fiducia<ref>{{en}} ''Signor Nenni Ill After Fall'', "The Times" (London, England), Friday, Aug 17, 1962; pg. 8; Issue 55472; ''Last of the Flowing Ties'', "The Financial Times" (London, England), Thursday, June 20, 1963; p. 12; Edition 23,035.</ref>.
 
Infine, al congresso socialista di Milano del 25-29 ottobre [[1963]], il partito decise<ref>{{en}} ''Signor Nenni's Call To Party For New Approach'', "The Times" (London, England), Saturday, Oct 26, 1963; pg. 7; Issue 55842.</ref> la partecipazione diretta a un nuovo governo di centrosinistra, definito [[Centro-sinistra "organico"|"organico"]].<ref>Tuttavia, al congresso successivo, svoltosi a Roma all'inizio del [[1964]], presso il Palazzo dei Congressi dell'[[EUR]], si ebbe la scissione della corrente dei "carristi" che, dopo il XXXV congresso, diede vita al nuovo [[PSIUP]], guidato da [[Tullio Vecchietti]] e [[Dario Valori]].</ref>
 
[[File:1963, 06.12 centro sinistra2.jpg|thumb|left|''[[Avanti!]]'' del 6 dicembre [[1963]]: nascita del primo governo di [[centro-sinistra organico]].]]
Nenni, dopo quattordici anni, lasciava la carica di segretario nazionale del PSI, per assumere incarichi di governo<ref>{{en}} ''Socialists To Join Italy Coalition'', "The Times" (London, England), Wednesday, Nov 27, 1963; p. 12; Issue 55869.</ref>. Fu più volte [[ministro]] e anche [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|vicepresidente del Consiglio]] (nel [[governo Moro I|primo]] nel [[governo Moro II|secondo]] e nel [[governo Moro III|terzo governo Moro]]); si adoperò per l'adozione di riforme economiche e di struttura, nonché per la riforma della scuola (fu tra l'altro fautore dell'abolizione dell'insegnamento obbligatorio del [[Lingua latina|latino]], da lui definito "lingua dei signori") e per la semplificazione della [[burocrazia]] (famosa la sua battaglia contro il titolo di "[[Eccellenza (titolo)|eccellenza"]]).
[[File:Colombo-Segni-Moro1963.jpg|thumb|Il [[Presidente della Repubblica]] [[Antonio Segni]] e [[Aldo Moro]] durante il giuramento dei ministri del I governo di [[Centro-sinistra "organico"|centro-sinistra]].]]
 
Gran parte delle riforme contenute nel programma del primo governo di centrosinistra, tuttavia, non erano viste di buon occhio dalle componenti più conservatrici della Democrazia cristiana e dal nuovo [[Presidente della Repubblica]], il democristiano [[Antonio Segni]], eletto il 2 maggio [[1962]], col supporto del correntone democristiano, del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Msi]] e dei [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchici]].
 
Il 25 giugno [[1964]], Moro fu costretto a rassegnare le dimissioni, dopo essere stato battuto sulla discussione del bilancio del [[Ministero della pubblica istruzione]], nella parte che assegnava maggiori fondi per il funzionamento delle scuole private.
 
Durante le consultazioni per il conferimento del nuovo incarico di governo, Segni esercitò pressioni su Pietro Nenni per indurre il Partito socialista a uscire dalla maggioranza governativa, comunicandogli che comunque avrebbe rimandato alle Camere, per riesame, il disegno di legge urbanistica [[Fiorentino Sullo|Sullo]] - [[Riccardo Lombardi (politico)|Lombardi]], qualora fosse stato approvato.<ref>Indro Montanelli, ''Storia d'Italia''. Vol. 10, RCS Quotidiani, Milano, 2004, pp. 379-380.</ref>
 
Secondo alcuni storici, qualora le trattative per la formazione di un nuovo governo di centro-sinistra fossero fallite, Segni sarebbe stato favorevole a sostituire Moro con il Presidente del Senato [[Cesare Merzagora]], di tendenze conservatrici e sostenuto dai potentati economici.<ref>Sergio Romano, ''Cesare Merzagora: uno statista contro i partiti'', "Corriere della Sera", 14 marzo 2005.</ref>
 
Moro, invece, riuscì a formare un nuovo governo di centro-sinistra, dopo aver convinto Nenni ad accettare il ridimensionamento dei suoi programmi riformatori. Nell<nowiki>'</nowiki>''[[Avanti!]]'' del 22 luglio, Nenni si giustificò in tal modo di fronte ai suoi elettori e compagni di partito: «Se il centro-sinistra avesse gettato la spugna sul ring, il governo della [[Confindustria]] e della [[Confagricoltura]] era pronto a essere varato. Aveva un suo capo, anche se non è certo che sarebbe arrivato per primo al traguardo senza essere sopravanzato da qualche notabile democristiano»; e nell<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'' del successivo 26 luglio dichiarò: «La sola alternativa che si sarebbe delineata sarebbe stata un governo di destra... nei cui confronti il ricordo del [[Fatti di Genova del 30 giugno 1960|luglio 1960]] sarebbe impallidito».<ref>Citazioni riportate in: Giorgio Galli, ''Affari di Stato'', Edizioni Kaos, Milano, 1991, p. 94.</ref>
 
=== La riunificazione socialista ===
Alle [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1964|elezioni del Presidente della Repubblica del 1964]]<ref>determinate dalle dimissioni anticipate del Presidente della Repubblica [[Antonio Segni]], colto il 7 agosto da un ictus cerebrale</ref>, Nenni fu il candidato presentato dal suo partito a partire dal 10º scrutinio. Nel 13º scrutinio fu votato anche dai parlamentari del PCI e del PSDI, fino a raggiungere il tetto di 385 voti al 20º (il ''quorum'' richiesto per l'elezione era 482). Ma, già al 18º scrutinio, democristiani e socialdemocratici si erano orientati a sostenere [[Giuseppe Saragat]] - che sarà poi eletto - e Nenni ritenne opportuno rinunciare alla candidatura in favore dell'amico/rivale di sempre.
 
La politica di centro-sinistra e la Presidenza della Repubblica dell'amico-rivale Saragat, favorirono la realizzazione di un annoso obiettivo di Nenni: la riunificazione socialista. Quasi venti anni dopo la [[Partito Socialista Italiano#La scissione socialdemocratica e il Fronte Democratico Popolare con il PCI|scissione di Palazzo Barberini]] l'obiettivo dell'unità socialista, costantemente perseguito dal ''leader'' socialista<ref>{{en}} ''Italian Socialist Break With Communist Line'', [[The Times]] (London, England), Monday, Sep 06, 1965; p. 7; Issue 56419.</ref>, divenne realtà.
 
Il 30 ottobre [[1966]] il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e il [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]], dopo alcuni anni di comune presenza all'interno dei governi di centro-sinistra, si riunificarono nel "PSI-PSDI Unificati" (soggetto noto con la denominazione [[Partito Socialista Unificato]]). In contrasto con il progetto unitario, il deputato PSDI [[Giuseppe De Grazia]] fondò il movimento "Socialdemocrazia"<ref>[http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/02/10/Altro/PSDI-UN-SIMBOLO-2_152700.php Psdi, un simbolo]</ref>, poi scomparso dalla vita politica nazionale.
 
La fusione fu proclamata davanti a 20-30mila persone dalla Costituente socialista riunita al [[PalaLottomatica|Palazzo dello Sport dell'EUR]] di [[Roma]]; i 1.450 delegati socialisti elessero Nenni presidente unico del nuovo partito.
 
Il 6 maggio 1966 Nenni pronunciò un discorso a [[Stoccolma]], al congresso dell'[[Internazionale socialista]]. Era il primo passo per il rientro del PSI nell'Internazionale dopo 17 anni.
 
Condannò duramente il [[Dittatura dei colonnelli#Il colpo di Stato del 21 aprile 1967|colpo di Stato dei colonnelli greci]] del 21 aprile [[1967]] e sostenne più volte<ref>{{en}} Charles Smith, ''Britain and Itlay to Seek European Unity'', "[[Financial Times]]" (London, England), Tuesday, April 29, 1969; p. 7; Edition 24,834.</ref> le ragioni dell'integrazione europea<ref>Christopher Lorenz. ''Nenni Says Need for Integration is Urgent'', "Financial Times" (London, England), Wednesday, April 30, 1969; p. 7; Edition 24,835.</ref>.
 
[[File:1968 maggio elezioni milano.jpg|thumb|left|Manifesti per le [[Elezioni politiche italiane del 1968|elezioni politiche del 19 maggio 1968]] in [[piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] a [[Milano]].]]
 
Nelle successive [[Elezioni politiche italiane del 1968|elezioni politiche del 19 maggio 1968]] il Partito Socialista Unificato registrò una grave sconfitta rispetto ai risultati dei due partiti unificati nella precedente tornata elettorale: perse 29 seggi alla Camera e 12 seggi al Senato.<ref>L'unificazione di Partito Socialista Italiano e Partito Socialista Democratico Italiano deluse profondamente le attese, specialmente al Centro-Nord, dove spesso il [[PSI-PSDI Unificati]] raccolse i consensi del solo PSI nel [[Elezioni politiche italiane del 1963|1963]] o addirittura non arrivò nemmeno a questo risultato. Emblematico fu il caso dell'[[Umbria]] dove perse il 3% dei consensi rispetto al PSI di cinque anni prima, mentre nelle province di [[Provincia di Varese|Varese]], [[Provincia di Venezia|Venezia]] e [[Provincia di Massa e Carrara|Massa]], il PSU perse oltre il 10% dei consensi ottenuti separatamente da PSI e PSDI. Nonostante questo deludente risultato il [[Italia Settentrionale|Nord Italia]] rimase la zona forte dei socialisti e dei socialdemocratici, con risultati notevoli a [[Provincia di Belluno|Belluno]], in [[Friuli-Venezia Giulia]] e nelle province attraversate dal [[Ticino (fiume)|Ticino]] e dal [[Po]]. I risultati al Centro Sud furono in generale più bassi di quelli del Nord, ma presentarono contrazioni meno accentuate e qualche sporadico aumento come nel [[Molise]] e in [[Calabria]], in particolare in [[Provincia di Cosenza]] dove ottenne più del 20% dei voti crescendo del 6%, facendo entrare questa regione tra le più forti del voto socialista.</ref>. Al contrario, i dissidenti socialisti coagulatisi nel [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] ottennero il 4,45%, eleggendo 23 deputati alla Camera e alcuni senatori in alleanza con il [[Partito Comunista Italiano]]<ref>Il PSIUP conseguì ottimi risultati nel Centro-Nord e in [[Sicilia]], con massimi dell'8% nelle province di [[Provincia di Massa Carrara|Massa]] ed [[Provincia di Enna|Enna]].</ref>.
 
Pertanto, le correnti massimaliste del partito tornarono a reclamare una strategia volta a riassorbire i consensi perduti a sinistra, determinando una sempre maggior inquietudine tra gli ex-socialdemocratici.
 
Intanto, Nenni si impegnava nel consolidare i rapporti internazionali del Partito Socialista Unificato: compì importanti visite ufficiali di partito in [[Inghilterra]] e [[Jugoslavia]]. In giugno fu eletto vicepresidente a vita dell'Internazionale socialista.
 
La notte fra il 20 e il 21 agosto [[1968]] le truppe del [[Patto di Varsavia]] (con l'eccezione di quelle della [[Romania]] che non partecipò all'attacco) invasero la [[Cecoslovacchia]], mettendo fine alla stagione riformista seguita alla salita al potere di [[Alexander Dubček]], nota come [[Primavera di Praga]].
Il 29 Nenni pronunciò alla Camera un discorso di condanna dell'invasione.
 
Nenni fu nuovamente [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]] nel [[governo Rumor I|primo governo Rumor]] (12 dicembre [[1968]] - 5 agosto [[1969]])<ref>{{en}} Peter Tumiati, ''Dutch, Italians Agree on European Policy'', "The Financial Times" (London, England), Friday, March 21, 1969; p. 7; Edition 24,803.</ref>.
Ottenne dal Parlamento l'approvazione dell'interpretazione, da lui concepita sin dal [[1955]], degli obblighi assunti dall'Italia con l'[[Patto Atlantico|alleanza atlantica]]: «il governo... considera il Patto atlantico, nella sua interpretazione difensiva o geograficamente delimitata, il fattore essenziale nella sicurezza del paese, ne accetta gli obblighi e intende svolgerli nel contesto di una politica generale volta creare e a consolidare condizioni di sviluppo pacifico nelle relazioni internazionali, tali da fare nei blocchi un fattore di equilibrio e non di rottura, così da avviarli al loro superamento»<ref>Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', cit., p. 201</ref>.
 
Il 29 gennaio [[1969]] l'Italia procedeva alla firma del [[Trattato di non proliferazione nucleare]], contemporaneamente ai governi di [[Washington]], [[Londra]] e [[Mosca (Russia)|Mosca]]<ref>Pietro Nenni, ''I nodi della politica estera italiana'', cit., p. 206</ref>.
 
Nello stesso mese di gennaio 1969, l'anziano leader socialista presentò la proposta per il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese<ref>{{en}} {{Cita news|url=http://pqasb.pqarchiver.com/latimes/access/673282262.html?dids=673282262:673282262&FMT=ABS&FMTS=ABS:AI&date=Jan+25%2C+1969&author=LOUIS+B+FLEMING&pub=Los+Angeles+Times&desc=Italy's+Foreign+Minister+Urges+Ties+With+China&pqatl=google|data=25 gennaio 1969|cognome=Fleming|nome=Louis B.|pubblicazione=Los Angeles Times|titolo=Italy's Foreign MInister Urges Ties With China|accesso=4 dicembre 2010}}</ref>: i due paesi nominarono i rispettivi [[ambasciatori]] nel febbraio del [[1970]]<ref>{{en}} {{Cita news|pubblicazione=Los Angeles Times|titolo=Italy and Red China Swap Ambassadors|data=13 febbraio 1971|accesso=4 dicembre 2010|url=http://pqasb.pqarchiver.com/latimes/access/602450732.html?dids=602450732:602450732&FMT=CITE&FMTS=CITE:AI&date=Feb+13%2C+1971&author=&pub=Los+Angeles+Times&desc=Italy+and+Red+China+Swap+Ambassadors&pqatl=google}}</ref> e, quasi contemporaneamente, la [[Taiwan|Repubblica cinese nazionalista di Taiwan]] comunicò la cessazione dei rapporti bilaterali con l'Italia.<ref>{{en}} {{Cita news|url=http://select.nytimes.com/gst/abstract.html?res=F30914FA3A5B107B93C5A9178AD95F448785F9|pubblicazione=The New York Times|titolo=Rome and Peking in Accord on Ties; Nationalist Link to Italy is Ended|data=7 novembre 1970|accesso=4 dicembre 2010|cognome=Hofmann|nome=Paul}}</ref>
 
L'Italia anticipò così la risoluzione 2758 (XXVI) del 25 ottobre [[1971]], con la quale l'[[assemblea generale delle Nazioni Unite]] riconobbe i diplomatici della [[Repubblica Popolare Cinese]] come "gli unici rappresentanti legittimi della Cina alle Nazioni Unite" ed espulse gli emissari della Repubblica di Taiwan, guidata all'epoca da [[Chiang Kai-shek]].<ref>{{en}} {{Cita news|titolo=Risoluzione 2758|url=http://books.google.it/books?id=AyM4AAAAIAAJ&pg=PA572&dq=2758+%28XXVI%29.+Resolution+on+the+Restoration+of+the+Lawful+Rights+of+the+People%27s+Republic+of+China+in+the+United+Nations&hl=it&ei=nQr9TNDTMYroOfnK7dQK&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=2758%20%28XXVI%29.%20Resolution%20on%20the%20Restoration%20of%20the%20Lawful%20Rights%20of%20the%20People%27s%20Republic%20of%20China%20in%20the%20United%20Nations&f=false}}</ref>
 
Nel clima turbolento del post-Sessantotto<ref>{{en}} ''Paradox Of Violence''. by a Special Correspondent. "The Times" (London, England), Tuesday, Apr 22, 1969; p. III; Issue 57541.</ref>, si tenne nel luglio [[1969]] il Congresso del partito unificato (che nell'ottobre 1968 aveva assunto il nome di PSI): Nenni tentò ''in extremis'' di salvare l'unificazione<ref>{{en}} ''Nenni Warns on Socialist Split'', "The Financial Times" (London, England), Thursday, July 03, 1969; pg. 7; Edition 24,888.</ref>, presentando una mozione "autonomista", che però fu sconfitta dalla linea massimalista di [[Francesco De Martino|De Martino]].
 
Immediatamente il 5 luglio [[1969]] si consumò una seconda scissione socialdemocratica, questa volta irreversibile: la componente socialista mantenne la sigla PSI, mentre quella socialdemocratica costituì il "Partito Socialista Unitario" (PSU), che il 10 febbraio [[1971]] riprese la denominazione di "Partito Socialista Democratico Italiano" (PSDI).
 
In seguito alla scissione Nenni diede le dimissioni da presidente del partito e da ministro degli Esteri<ref>{{en}} Peter Nichols. ''Italian Ministers resign after Socialist split'', "The Times" (London, England), Saturday, Jul 05, 1969; p. 4; Issue 57604.</ref>, ammonendo sulle conseguenze di uno spostamento a destra dell'asse politico nazionale<ref>{{en}} ''Nenni fears for Italy's future''. The Times (london, England), Wednesday, Nov 26, 1969; pg. 5; Issue 57727; ''Signor Nenni warns his party that shunning Christian Democrats could deliver Italy to the fascists''. "The Times" (London, England), Saturday, Nov 11, 1972; pg. 4; Issue 58629.</ref>.
 
Nel [[1970]] Nenni venne nominato [[senatore a vita (diritto italiano)|senatore a vita]] dal Presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]], ma rimase comunque presidente onorario del partito.
 
=== L'addio ===
{{Citazione|Sarebbe stato uno splendido presidente della Repubblica, e ci avrebbe fatto bene averlo al Quirinale. Ma non glielo permisero, non ce lo permisero. I suoi amici prima ancora dei suoi nemici.|[[Oriana Fallaci]], ''Intervista con la storia'', [[1974]]}}
Alle [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1971|elezioni del Presidente della Repubblica del 1971]], la candidatura Nenni fu opposta dalle sinistre a quella di [[Giovanni Leone]] al 22º e 23º scrutinio, ma risultò soccombente.
 
Come raccontato nel libro ''[[Un uomo (romanzo)|Un uomo]]'' di [[Oriana Fallaci]], Nenni fu una delle tre persone che incontrarono [[Alexandros Panagulis]] al suo arrivo in Italia (1973).
 
Prese anche posizione contro l'incremento delle basi NATO in Italia<ref>{{en}} Peter Nichols. ''Senator Nenni warns Italians against increasing US bases'', "The Times" (London, England), Thursday, Aug 22, 1974; p. 4; Issue 59172.</ref>.
 
La sua ultima grande campagna fu quella per il riconoscimento legale del [[divorzio]], la cui prima proposta di legge nel Parlamento repubblicano era stata presentata nel [[1958]] dalla figlia [[Giuliana Nenni|Giuliana]], all'epoca senatrice del PSI.
 
La disillusione per molte delle speranze infrante del centro-sinistra - ma anche la difficoltà di riconoscersi nelle mutate condizioni sociali e politiche del Paese - lo portò al "periodo triste",<ref>Così definito da [[Rino Formica]] in un'allocuzione commemorativa al convegno di palazzo Giustiniani del [[2008]].</ref> determinato dall'emarginazione della linea autonomista da parte della segreteria [[Francesco De Martino|De Martino]].
 
Nel [[1976]], in un articolo sull<nowiki>'</nowiki>''Avanti!'', De Martino annunciò il ritiro dell'appoggio esterno del PSI al [[Governo Moro V|quinto governo Moro]] determinandone la caduta. Le successive [[elezioni politiche italiane del 1976|elezioni politiche anticipate]] si conclusero con una pesante sconfitta per il Partito socialista, i cui voti scesero sotto la soglia psicologica del 10%. Contemporaneamente la [[Democrazia Cristiana]] riuscì a rimanere il partito di maggioranza relativa, nonostante una crescita impressionante del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] di [[Enrico Berlinguer]].
 
In occasione delle [[elezioni politiche del 1976]] Nenni promosse un appello a pagamento sulle pagine del quotidiano ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' per permettere al [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] di [[Marco Pannella]] l'accesso ai [[mass media|mezzi d'informazione]] durante la [[campagna elettorale]].<ref>[http://www.radioradicale.it/appello-di-pietro-nenni-per-la-democrazia-e-la-legalita RadioRadicale.it - Appello di Pietro Nenni per la democrazia e la legalità]</ref> L'appello fu firmato da oltre cinquanta personalità politiche e della società civile e permise al [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] d'entrare per la prima volta nel [[parlamento della Repubblica Italiana|parlamento italiano]].
 
[[File:Craxi-nenni1979.jpg|thumb|left|Pietro Nenni, ormai anziano, e [[Bettino Craxi]] nel [[1979]]]]
Successivamente De Martino, che puntava ad una nuova alleanza con i comunisti, fu costretto alle dimissioni e si aprì all'interno del PSI una grave crisi.
 
Alla ricerca di una nuova identità che rilanciasse il partito, il 16 luglio il comitato centrale si riunì in via straordinaria presso l'Hotel Midas di [[Roma]] e, con il decisivo appoggio di Nenni, fu eletto segretario [[Bettino Craxi]], esponente della linea autonomista e [[Delfino (titolo)|delfino]] politico dell'anziano presidente onorario.
 
Smentendo un'interpretazione interessata delle vicende interne al partito, sia Francesco Guizzi sia [[Rino Formica]] hanno confermato che il sostegno di Nenni alla segreteria di Craxi si prolungò fino alla fine. Quando la corrente [[Claudio Signorile|signoriliano]]-[[Giuliano Amato|amatiano]]-[[Antonio Giolitti|giolittiana]] tentò di abbattere il segretario nel Comitato centrale del 20 dicembre [[1979]], il già malato Nenni, nell'abbandonare stremato a mezzanotte la riunione, richiese di essere richiamato nel caso si addivenisse ad un voto nel prosieguo della nottata, per non far mancare il suo appoggio a Craxi (quel voto, tuttavia, non fu necessario per la defezione di [[Gianni de Michelis|De Michelis]] dallo schieramento contrario alla segreteria).<ref>Rino Formica, ''cit.''</ref>
 
Il 20 giugno [[1979]], Nenni, pur con grande fatica per le sue condizioni di salute, si recò al [[Senato]] per presiedere, come senatore più anziano<ref>In base al regolamento del Senato è il senatore più anziano per età anagrafica a presiedere la seduta inaugurale della legislatura. Nel caso specifico il compito sarebbe spettato a [[Ferruccio Parri]], impedito per motivi di salute.</ref>, la seduta di apertura delI'[[VIII legislatura della Repubblica Italiana|VIII legislatura repubblicana]], per evitare che i lavori fossero aperti da un senatore del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]].<ref>Si trattava di [[Araldo di Crollalanza]], in passato ministro dei lavori pubblici durante il [[fascismo]] e commissario straordinario per il Senato e la Camera nella [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]].</ref> Nenni aprì la seduta accolto da un lunghissimo e caloroso applauso dei senatori, tutti in piedi, pronunciando un breve discorso. «"Il saluto di tutta l'assemblea a Parri — ha detto Nenni — lo rivolgo associando il suo nome a quello del capo dello Stato Sandro Pertini, uomini l'uno e l'altro della più autentica Resistenza". Un nuovo applauso unanime ha sottolineato queste parole di Nenni (solo i missini son rimasti fermi ai loro banchi senza battere le mani)».<ref>Cfr. Avanti! del 21 giugno 1979.</ref>
[[File:Craxi-funeralinenni1gennaio1980.jpg|thumb|[[Bettino Craxi]] interviene alla manifestazione funebre per Pietro Nenni]]
 
Il primo gennaio [[1980]], alle 3,20 del mattino, Nenni si spense nella sua casa di piazza Adriana<ref>{{en}} Paul Betts, ''Italian Socialist Leader Dies of Heart Attack'', "The Financial Times" (London, England), Wednesday, January 02, 1980; p. 2; Edition 28,056.</ref>.
Il giorno seguente, mentre veniva espresso cordoglio anche a livello internazionale<ref>{{en}} ''Signor Pietro Nenni'', "The Times" (London, England), Wednesday, Jan 02, 1980; p. 10; Issue 60513.</ref>, l'''[[Avanti!]]'' pubblicò il suo ultimo articolo scritto per l'Almanacco socialista, intitolato ''Rinnovarsi o perire''.
 
Nenni era [[ateismo|ateo]]<ref>Si veda l'articolo dell'Agenzia ADNKronos in data 29 aprile 1998 ''PIO XII: L'[[ateo]] Nenni "testimone'" a favore santità del papa''.</ref>: in suo suffragio si tenne una manifestazione in Piazza Augusto Imperatore a Roma, a poca distanza dalla sede storica del PSI di [[Via del Corso (Roma)|Via del Corso]], organizzata dal suo Partito, che nel [[1981]] gli dedicò il XLII Congresso nazionale a [[Palermo]].
 
Pietro Nenni è stato sepolto presso il [[Cimitero del Verano]] di Roma.
 
== La Fondazione Pietro Nenni ==
Il 17 aprile 1985, in memoria di Pietro Nenni, è stata costituita in Roma la "Fondazione Pietro Nenni", Istituto di ricerca e di studi politici, storici e sindacali riconosciuto con Decreto del Presidente della Repubblica del 20 novembre 1986, n. 1001.
 
Come recita l'articolo 2 dello Statuto: «La fondazione non ha fini di lucro e ha lo scopo di promuovere ed attuare studi e ricerche, convegni, seminari ed ogni altra iniziativa tendente all'approfondimento dei problemi concernenti lo sviluppo sociale, politico, culturale ed economico della società contemporanea, e a sviluppare la conoscenza e la cooperazione tra i popoli»<ref>Cfr. [http://www.fondazionenenni.it Fondazione Nenni]</ref>.
 
La Fondazione Nenni svolge ogni anno numerose ricerche, progetti e cura la pubblicazione di saggi, di un blog di informazione, e della rivista online ''L'ARTICOLO1''<ref>La rivista è consultabile on line dal sito web della [http://fondazionenenni.it/index.php/category/rivista/ Fondazione Nenni]</ref>.
 
La carica di Presidente della Fondazione Nenni è stata ricoperta dal 1985 fino a marzo del 2015 dallo storico socialista [[Giuseppe Tamburrano]]. L'attuale Presidente è il sen. [[Giorgio Benvenuto]].
 
== Opere ==
* ''Repubblicani e sindacalisti'', Jesi, La tipografica jesina, 1913.
* ''Lo spettro del comunismo, 1914-1921'', Milano, Modernissima, 1921.
* ''L'assassinio di Matteotti ed il processo al Regime'', Milano, Avanti!, 1924.
* ''Il delitto di Roma'', Buenos Aires, L'Italia del popolo, 1924.
* ''Storia di quattro anni. La crisi socialista dal 1919 al 1922'', Milano, Libreria del Quarto Stato, 1927.
* ''La faillite du syndacalisme fasciste'', Paris, Librairie Valois, 1929.
* ''Ricordi di un socialista: sei anni di guerra civile in Italia'', Paris, E. Cecconi, 1929.
* ''Le esecuzioni di Trieste'', Paris, Librairie S.F. I.C., 1930.
* ''La lutte de classes en Italie'', Paris, Editions de la Nouvelle Reveu Socialiste, 1930.
* ''La lutte socialiste contre le fascisme et pour le pouvoir'', Sfie, 1933.
* ''Marx e il marxismo. In occasione del cinquantenario della morte di Marx'', Edizioni popolari del Partito socialista italiano, 1933.
* ''Il delitto africano del fascismo'', Sfie, 1935.
* ''Per la Spagna. Con la Spagna'', Edizioni del Partito socialista italiano, 1937.
* ''Solidarite envers le peuple italien'', Entente internationale pour la defense du droit, de la liberte et de la paix en Italie, 1938.
* ''Sei anni di guerra civile'', Rizzoli, 1945.
* ''Prefazione'', in [[Luigi Fossati]], “''Qui Budapest''”, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], [[1957]].
* ''L'eredità della breccia di Porta Pia'', Sugar, 1971.
* ''Pietro Nenni. Dalle barricate a Palazzo Madama'', Mursia, 1971.
* ''I nodi della politica estera italiana'', a cura di Domenico Zucàro, SugarCo, 1974.
* ''Spagna. Edizione riveduta ed ampliata'', SugarCo, 1976.
* ''Storia di quattro anni. 1919-1922'', Sugarco, 1976.
* ''La battaglia socialista contro il fascismo, 1922-1944'', Mursia, 1977.
* ''Intervista sul socialismo italiano'', con [[Giuseppe Tamburrano]], Laterza, 1977.
* ''Vento del Nord'', Einaudi, 1978.
* ''Diari '', a cura di [[Giuseppe Tamburrano]], 3 volumi, SugarCo, 1981-1983.
* ''Garibaldi'', Galzerano, 1982.
* ''Discorsi parlamentari. 1946-1979'', Camera dei deputati. Segreteria generale. Ufficio stampa e pubblicazioni, 1983.
* ''Nenni e Israele'', Il Garofano Rosso, 1984.
* ''La lotta di classe in Italia'', SugarCo, 1987.
* ''Nenni dieci anni dopo'', Lucarini, 1990.
* ''Nenni, 1956'', Comma, 1991.
* ''Pietro Nenni. Protagonista e testimone di un secolo, 1891-1991'', Psi, 1991.
* ''Carteggio La Malfa-Nenni, 1947-1971'', 1991.
* ''Pietro Nenni, Aldo Moro. Carteggio 1960-1978'', La nuova Italia, 1998.
 
== Sinossi degli incarichi di Governo ==
{| class="wikitable sortable"
|-
! Ministro !! Mandato !! Governo
|-
| [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]]
| 21 giugno [[1945]] - 10 dicembre [[1945]]
|rowspan=2| [[Governo Parri]]
|-
| Ministro per la Costituente
| 12 agosto [[1945]] - 10 dicembre [[1945]]
|-
| [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]]
| 10 dicembre [[1945]] - 14 luglio [[1946]]
|rowspan=2| [[Governo De Gasperi I]]
|-
| Ministro per la Costituente
| 10 dicembre [[1945]] - 14 luglio [[1946]]
|-
| [[Ministro senza portafoglio della Repubblica Italiana|Ministro senza portafoglio]] <small> (Incarico per la Costituente soppresso con decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato del 02/08/46.)</small>
| 14 luglio [[1946]] - 2 febbraio [[1947]]
|rowspan=2| [[Governo De Gasperi II]]
|-
| [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli Affari esteri]]
| 18 ottobre [[1946]] - 2 febbraio [[1947]]
|-
| [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]]
| 4 dicembre [[1963]] - 22 luglio [[1964]]
| [[Governo Moro I]]
|-
| [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]]
| 22 luglio [[1964]] - 23 febbraio [[1966]]
| [[Governo Moro II]]
|-
| [[Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Vicepresidente del Consiglio dei ministri]]
| 23 febbraio [[1966]] - 24 giugno [[1968]]
| [[Governo Moro III]]
|-
| [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministro degli Affari esteri]]
| 13 dicembre [[1968]] - 6 agosto [[1969]]
| [[Governo Rumor I]]
|-
|}
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Croce di guerra al valor militare BAR.svg
|nome_onorificenza = Croce di guerra al valor militare
|collegamento_onorificenza =
|motivazione = Volontariamente, dopo intenso tiro nemico, portava ordini alle batterie. Sotto violento bombardamento, essendo imminente un nostro attacco, coadiuvava il difficile trasporto di tre bombarde, nella più avanzata trincea di partenza.
|luogo = Monte Spinoncia (Monte Grappa), 25 ottobre [[1918]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = MeritoMilitare.png|
|nome_onorificenza = Croce al merito di guerra
|collegamento_onorificenza = Croce al merito di guerra
|motivazione =
|luogo =
}}
{{Onorificenze
|immagine=1GMx4.png
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia
|collegamento_onorificenza=Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Allied Victory Medal BAR.svg
|nome_onorificenza=Medaglia commemorativa italiana della vittoria
|collegamento_onorificenza=Medaglia interalleata della vittoria (Italia)
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
|immagine=Leninpeace_b.jpg
|nome_onorificenza=Premio Stalin per la Pace
|collegamento_onorificenza=Premio_Lenin_per_la_pace
|motivazione=
|luogo= [[Mosca (Russia)|Mosca]], [[1951]]
}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Ezio Bartalini]], ''Pietro Nenni'', Roma, Partenia, 1946.
* [[Giorgio Bocca]], ''Nenni quarant'anni dopo'', Firenze, Marchi, 1964.
* [[Duilio Susmel]], ''Nenni e Mussolini, mezzo secolo di fronte'', Milano, Rizzoli, 1969.
* Maria Grazia D'Angelo Bigelli, ''Pietro Nenni. Dalle barricate a Palazzo Madama'', Roma, G. Giannini, 1970; Milano, Mursia, 1971.
* Maurizio Degl'Innocenti, ''Il socialismo italiano e la guerra di Libia'', Roma, Editori Riuniti, 1976
* [[Giovanni Spadolini]], ''Nenni sul filo della memoria (1949-1980)'', Firenze, Le Monnier, 1982. ISBN 88-00-85590-3
* Franca Biondi Nalis, ''La giovinezza politica di Pietro Nenni'', Milano, Angeli, 1983.
* [[Giuseppe Tamburrano]], ''Pietro Nenni'', Roma-Bari, Laterza, 1986. ISBN 88-420-2707-3
* [[Enzo Santarelli]], ''Pietro Nenni'', Torino, UTET, 1988. ISBN 88-02-04183-0
* Spencer Di Scala, ''Da Nenni a Craxi. Il socialismo italiano visto dagli U.S.A.'', Milano, SugarCo, 1988. ISBN 88-7198-033-6
* Gianna Granati (a cura di), ''Pietro Nenni protagonista e testimone di un secolo. 1891-1991'', Roma, Direzione P.S.I. Ufficio centrale stampa e propaganda, 1990.
* Marco Severini, ''Nenni il sovversivo. L'esperienza a Jesi e nelle Marche (1912-1915)'', Venezia, Marsilio, 2007. ISBN 978-88-317-9323-0
* [[Ugo Intini]], ''Avanti! Un giornale, un'epoca'', Ponte Sisto, Roma, 2012
* Antonio Tedesco, ''VIVA'. Tra passione e coraggio. La storia di Vittoria Nenni'', Biblioteca della Fondazione Nenni, Roma, 2015
* Alberto Mazzuca, Luciano Foglietta, ''Mussolini e Nenni amici nemici'', Bologna, Minerva Edizioni, 2015. ISBN 978-8873815891
 
== Voci correlate ==
*
* [[Guerra civile spagnola]]
* [[Internazionale socialista]]
* [[Pacifismo]]
* [[Partito Socialista Italiano]]
* [[Socialismo]]
* [[Socialdemocrazia]]
* [[Sinistra (politica)]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|autore=|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d19410|titolo=Dati personali ed incarichi nella Costituente|accesso=26 dicembre 2007|editore=[[Camera dei Deputati]]|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=I%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/framedeputato.asp?Deputato=1d19410|titolo=Dati personali e incarichi nella I legislatura|accesso=26 dicembre 2007|editore=Camera dei Deputati|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=II%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg02/framedeputato.asp?Deputato=1d19410|titolo=Dati personali e incarichi nella II legislatura|accesso=26 dicembre 2007|editore=Camera dei Deputati|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=III%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg03/framedeputato.asp?Deputato=1d19410|titolo=Dati personali e incarichi nella III legislatura|accesso=26 dicembre 2007|editore=Camera dei Deputati|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=IV%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg04/framedeputato.asp?Deputato=1d19410|titolo=Dati personali e incarichi nella IV legislatura|accesso=26 dicembre 2007|editore=Camera dei Deputati|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=V%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/Leg05/framedeputato.asp?Deputato=1d19410|titolo=Dati personali e incarichi nella V legislatura|accesso=26 dicembre 2007|editore=Camera dei Deputati|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://www.degasperi.net/scheda_fonti.php?id_obj=2852&obj_type=f12&parent_cat=|titolo=Pietro Nenni|accesso=26 dicembre 2007|editore=Alcide De Gasperi nella storia d'Europa|data=}}
* {{cita web|autore=|url=http://www.fondazionenenni.it|titolo=Sito della Fondazione Nenni|accesso=4 agosto 2009|data=}}
* [http://www.radioradicale.it/scheda/466872/o-la-repubblica-o-il-caos-pietro-nenni-e-la-fondazione-della-repubblica-italiana Convegno ''La repubblica o il caos. Pietro Nenni e la fondazione della Repubblica italiana'', Roma, 17 febbraio 2016]
 
{{Box successione
|carica = Segretario del [[Partito Socialista Italiano]]
|periodo = [[1930]]
|precedente = [[Angelica Balabanoff]]
|successivo = [[Ugo Coccia]]
|periodo2 = [[1933]] - [[1939]]
|precedente2 = [[Ugo Coccia]]
|successivo2 = Segreteria collegiale di [[Giuseppe Saragat]], [[Oddino Morgari]] e [[Angelo Tasca]]
|periodo3 = [[1943]] - [[1945]]
|precedente3 = [[Giuseppe Romita]]
|successivo3 = [[Sandro Pertini]]
|periodo4 = [[1949]] - [[1963]]
|precedente4 = [[Alberto Jacometti]]
|successivo4 = [[Francesco De Martino]]
}}
{{Box successione
|carica=[[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]]
|immagine=Italy-Emblem.svg
|periodo = 18 ottobre [[1946]] - 2 febbraio [[1947]]
|precedente = [[Alcide De Gasperi]]
|successivo = [[Carlo Sforza]]
|periodo2 = 12 dicembre [[1968]] - 5 agosto [[1969]]
|precedente2 = [[Giuseppe Medici]]
|successivo2 = [[Aldo Moro]]
}}
{{Box successione
|carica = [[Ministro senza portafoglio]]
|periodo = 12 agosto [[1945]] - 14 luglio [[1946]]<br />''con deleghe alla [[Elenco dei Ministri senza portafoglio alla Vicepresidenza del Consiglio|Vicepresidenza del Consiglio]] e alla [[Elenco dei ministri per la Costituente|Costituente]]
|immagine = Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1890).svg
|precedente = ruolo condiviso
|successivo = ruolo condiviso
}}
{{Box successione
|carica = [[Ministro senza portafoglio]]
|periodo = 14 luglio [[1946]] - 18 ottobre [[1946]]<br />''con delega alla [[Elenco dei ministri per la Costituente|Costituente]]
|periodo2 = 4 dicembre [[1963]] - 24 giugno [[1968]]<br />''con delega alla [[Elenco dei Ministri senza portafoglio alla Vicepresidenza del Consiglio|Vicepresidenza del Consiglio]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|precedente = ruolo condiviso
|successivo = ruolo condiviso
|precedente2 = ruolo condiviso
|successivo2 = ruolo condiviso
}}
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