Mola di Bari e Henry Dunant: differenze tra le pagine

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{{Bio
{{Divisione amministrativa
|Nome =Mola diJean BariHenry
|Cognome = Dunant
|Panorama= Mola.JPG
|PostCognomeVirgola = più noto come '''Henry Dunant'''
|Didascalia= Centro storico
|Sesso = M
|Bandiera=
|LuogoNascita = Ginevra
|Voce bandiera=
|GiornoMeseNascita = 8 maggio
|Stemma=Mola di Bari-Stemma.png
|AnnoNascita = 1828
|Voce stemma=
|LuogoMorte = Heiden
|Stato=ITA
|LuogoMorteLink = Heiden (Svizzera)
|Grado amministrativo=3
|GiornoMeseMorte = 30 ottobre
|Divisione amm grado 1=Puglia
|AnnoMorte = 1910
|Divisione amm grado 2=Bari
|Attività = umanista
|Amministratore locale=Stefano Diperna <!--nome, cognome SENZA titoli-->
|Attività2 = imprenditore
|Partito=centrodestra
|AttivitàAltre = e [[filantropo]]
|Data elezione=29/03/2010 <!--DATA DI ELEZIONE, usare il formato GG/MM/AAAA-->
|Nazionalità = svizzero
|Data istituzione=
|Immagine = Henry_Dunant-young.jpg
|Latitudine gradi=41
|Didascalia2 = {{Premio|Nobel|pace|1901|x}}
|Latitudine minuti=04
|PostNazionalità = , [[Premio Nobel per la pace]] nel [[1901]] - il primo anno in cui venne assegnato tale riconoscimento - per aver fondato la [[Croce Rossa]] di cui erano già da alcuni decenni membri attivi molti paesi di tutto il mondo, tra cui anche l'[[Impero ottomano]]
|Latitudine secondi=00
}}. Dopo la battaglia di Solferino, alla quale assistette da un colle, inventò la Croce Rossa, per assistere i feriti in battaglia.
|Latitudine NS=N
|Longitudine gradi=17
|Longitudine minuti=05
|Longitudine secondi=00
|Longitudine EW=E
|Altitudine=5
|Superficie=50.72
|Note superficie=
|Abitanti=26348
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bil2010/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
|Aggiornamento abitanti=31-12-2010
|Sottodivisioni=[[Cozze (Mola di Bari)|Cozze]], San Materno
|Divisioni confinanti=[[Bari]], [[Conversano]], [[Noicattaro]], [[Polignano a Mare]], [[Rutigliano]]
|Codice postale=70042
|Prefisso=[[080 (prefisso)|080]]
|Fuso orario=+1
|Codice statistico=072028
|Codice catastale=F280
|Targa=BA
|Zona sismica=4
|Gradi giorno=1187
|Diffusività=
|Nome abitanti=molesi
|Patrono=[[Maria Addolorata|Madonna Addolorata]]; [[san Michele Arcangelo]]
|Festivo=seconda [[domenica]] di [[settembre]]
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Mola di Bari (province of Bari, region Apulia, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione di Mola di Bari all'interno della Provincia di Bari
|Sito=http://www.comune.moladibari.ba.it/
}}
'''Mola di Bari''' (usualmente '''Mola''', ''Màulë'' in [[dialetto barese|barese]]<ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|pagine = p. 399}}</ref>) è un [[comune italiano]] di 26.348 abitanti della [[provincia di Bari]] in [[Puglia]].
 
== Biografia ==
Rifondata da [[Carlo I d'Angiò]] nel [[1277]] su un insediamento più antico, sorge lungo la costa del [[mare Adriatico]] 20&nbsp;km a sud-est del [[Bari|capoluogo]]. Il suo porto peschereccio è tra i più importanti della [[Puglia]].
=== Infanzia ===
Dunant, discendente da una fervente famiglia [[calvinismo|calvinista]] con grande influenza nella società ginevrina, nacque a [[Ginevra]] l'8 maggio [[1828]]; fu educato ai valori dell'aiuto nel sociale: il padre era attivo nell'aiuto agli [[orfano|orfani]], mentre la madre lavorava con i malati e i poveri.
 
Dunant crebbe durante il periodo di risveglio religioso chiamato appunto [[Risveglio (movimento evangelico)|Risveglio]], movimento di ritorno alla pura dottrina della [[Riforma protestante|Riforma]]. Circa vent'anni dopo scrisse un libretto di adulazione su [[Napoleone III]], l'unico che poteva risollevarlo dai suoi problemi finanziari, adulato come colui che aveva ristabilito il [[Sacro Romano Impero]] di [[Carlo Magno]].
==Geografia fisica==
La superficie comunale, di 50,72&nbsp;km<sup>2</sup>, è racchiusa fra il [[mare Adriatico]] e i comuni di [[Bari]], [[Noicattaro]], [[Rutigliano]], [[Conversano]] e [[Polignano a Mare]].
 
La madre, come in tutte le famiglie della nuova Chiesa risvegliata, aveva una propria cerchia di famiglie in difficoltà, che visitava portando il conforto della parola e modesti contributi finanziari. Nelle sue visite, Nancy portava con sé il figlio Henry, che imparò, dalla pratica della madre, l'amore per il prossimo ed il dono di sé, valori che terrà a mente per tutta la sua vita e nelle sue innumerevoli opere [[Umanitarismo|umanitarie]].
===Orografia===
Il territorio comunale presenta le caratteristiche orografiche della [[Terra di Bari (geografia)|Terra di Bari]], con un andamento pianeggiante o lievemente ondulato e un unico salto marcato di quota a circa 4&nbsp;km dalla costa, in corrispondenza del primo [[Murgia|gradone premurgiano]] (la ''Serra''). La quota non supera comunque i 140 [[m s.l.m.]] delle contrade San Materno, Brenca e Pozzovivo.
 
=== Giovinezza e formazione ===
La costa, bassa e rocciosa, corre per 10,7&nbsp;km secondo la direttrice nord-ovest sud-est e presenta un andamento pressoché rettilineo con l'eccezione della piccola penisola rocciosa (la ''Terra'') corrispondente al primo nucleo dell'insediamento abitato, all'altitudine della quale si riferisce quella ufficiale del comune (5 metri [[s.l.m.]]).
La sua formazione adolescenziale non fu brillante: iscritto al [[college]] a dieci anni, a dodici ripeterà la classe e più tardi non terminerà gli studi. La materia in cui si esprimeva pienamente era la religione, cui lo spingeva la sua formazione familiare e comunitaria. Il suo ulteriore bagaglio culturale si basò su letture personali da autodidatta, che gli consentirono in seguito di entrare in numerose società geografiche<ref>Matteo Cannonero, ''Neutralità e Croce Rossa. Alle origini dell'idea del soccorso umanitario in tempo di guerra (Messina 1848, Solferino 1859, Ginevra 1864)'', Booksprint, 2013.</ref>. Henry eccelse soprattutto nell'azione: seguendo la tradizione [[calvinismo|calvinista]] della sua famiglia, aderì formalmente al movimento evangelico all'età di 18 anni e si dedicò al tema dell'[[abolizione della schiavitù]]. Prima dei venti anni fu membro della ''Societè D'Aumònes'', che gestiva opere di carità. In quegli anni faceva visita alle case di infelici caduti in miseria. La domenica pomeriggio si recava dai detenuti della prigione dell'Eveché, presentando loro, nella cappella del carcere, conversazioni scientifiche, racconti d'avventura e viaggi e soprattutto la [[Bibbia]].
 
Dunant ripose grande fiducia in quei carcerati, da cui venne considerato una persona di buon cuore, distinguendosi per la sua grande capacità di coinvolgere e organizzare coloro con cui veniva a contatto. Nell'estate del [[1847]] fece una gita di alcuni giorni nelle [[Alpi]] in compagnia di due amici, tra escursioni e letture evangeliche; continuarono a vedersi una volta a settimana a casa dell'uno o dell'altro per leggere la Bibbia o pregare. Alla ''Riunione del giovedì'' chiamò altri invitati, troppi per riunirsi nelle case private; così nell'autunno del [[1851]] nacque un'organizzazione ben strutturata, chiamata ''Union Chretienne de Genève'', di cui Dunant divenne il segretario. In quegli anni erano nate in [[Inghilterra]] le ''Young Men's Christian Association'', poi in [[Francia]] l'''Union Chretienne de Jeunes Gens'' ed infine in Italia le ''Associazioni Cristiane dei Giovani''. La sezione svizzera fu costituita nel [[1852]] e Dunant ne fu il segretario sino al [[1860]].
===Geologia===
Lungo la fascia costiera affiorano depositi dunari di [[era quaternaria]], indicati in cartografia come ''tufi delle Murge'' e costituiti da calcareniti bianco-gialline piuttosto friabili, con presenza di fossili.
 
Nel [[1855]], dopo aver raggiunto la vetta della sua impresa giovanile, la sua fede risvegliata sembrò avere una flessione. Forse i due viaggi in [[Algeria]] dirottarono i suoi interessi e [[Max Perrot]], primo presidente dell'UCJC, scrisse di lui che, sebbene fosse una gran brava persona, stava subendo una pericolosa involuzione, anche se in passato era stato un animatore instancabile.
Nell'interno, il suolo è invece contraddistinto dalla stratificazione di formazioni calcaree e calcarodolomitiche di [[era mesozoica]], quali il ''[[calcare di Bari]]'' (di periodo [[giurassico|giurassico superiore]]-[[turoniano]], costituito da un'alternanza di calcilititi e calcareniti) e il ''calcare di Mola'' (di periodo [[cenomaniano|cenomaniano superiore]]-turoniano inferiore, costituito da calcari detritici).<ref>P. Santamaria, A. Parente, V. Magnifico, 2001, "[http://www.ambientemola.it/html/wp-content/doc/variazioni-paesaggio.pdf Variazioni del paesaggio agrario di Mola di Bari in funzione delle trasformazioni colturali: progresso o involuzione?]", ''Atti del Convegno Territorio e Società nelle aree meridionali, Bari-Matera 24-27 ottobre 1996'', Adda Editore, Bari, 451-464.</ref><ref>Antonio Brusa, Dino Borri, 1985, ''Città come aula'', Edipuglia, Bari. ISBN 88-7228-024-9.</ref>
 
=== La rovinosa avventura in Algeria ===
===Idrografia===
Per la ''Compagnie genevoise des colonies suisses'', che aveva ricevuto dal governo francese un terreno a [[Sétif]] in [[Algeria]], Dunant compì viaggi in Algeria, [[Tunisia]] e [[Sicilia]]. Nel [[1858]] pubblicò il suo primo libro ispirato alle proprie esperienze di viaggio, ''Notice sur la Régence de Tunis''; il libro gli permise l'accesso a numerose società scientifiche.
Dal punto di vista idrografico, il territorio molese è solcato perpendicolarmente alla linea di costa da diverse [[lama (corso d'acqua)|lame]]. Quelle urbane di sant'Antonio (o sant'Onofrio) e di san Giuseppe sono oggi pressoché occultate alla vista dalle abitazioni che le sovrastano. A sud-est del centro urbano scorre la [[Gravina (geologia)|gravina]] di Monsignore che in territorio di [[Conversano]], più a monte, forma una gola profonda alcune decine di metri.<ref>Nel 2006 con l'[http://www.legambientetamerice.it/principale/pdf/laghiConversano.pdf istituzione] della Riserva naturale regionale
orientata dei Laghi di Conversano e Gravina di Monsignore, l'area della gravina ricadente nel territorio di Conversano è soggetta a tutela da parte della Regione Puglia.</ref>
 
Nel 1856 fondò una società coloniale che, due anni più tardi, dopo aver ottenuto una concessione di terreno in Algeria, divenne la ''Société financière et industrielle des moulins de Mons-Djémila à Saint-Arnaud'' (l'attuale [[El Eulma]]).
Assenti gli specchi d'acqua permanenti, all'estremità sud-orientale del territorio comunale sono presenti alcune [[dolina|doline]] prive di inghiottitoio (parte del sistema dei cosiddetti ''[[Conversano#I_laghi_di_Conversano|laghi di Conversano]]'') che in presenza di piogge abbondanti si trasformano in piccoli bacini idrici, impiegati in passato per l'irrigazione e indicati nella cartografia del [[XIX secolo]] come laghi di Spinazzo o di Denazzo.<ref>Arcangelo Ghisleri, ''Geografia per tutti'', n. 10, editore Vallardi, 1892.</ref><ref>Cosimo Bertacchi, "[http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Rassegna%20pugliese%20di%20scienze%20lettere%20ed%20arti/1895/Indice.pdf Una corsa nelle Puglie]", ''Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere ed Arti'' 12(1), Trani-Bari, 1894</ref> Non lontana, la grave di ''Minghiazze'', una cavità sotterranea in parte ostruita da detriti, caratterizzata da formazioni stalattitiche a canna d'organo e a fetta di prosciutto. La natura [[carsismo|carsica]] del territorio è attestata anche dalla presenza di diversi [[inghiottitoio|inghiottitoi]].
In collaborazione con il suo socio Henry Nick ottenne l'autorizzazione per costruire un primo [[mulino]]. Dei dieci villaggi da costruire, ne venne realizzato solo uno ed i coloni immigrati vissero in condizione sanitarie insostenibili, tali da esporli a [[epidemie]] di [[colera]] e di [[Febbre tifoide|tifo]].
 
D'altra parte si sviluppò una rete di speculazioni all'ombra dell'organizzazione ginevrina e Dunant si mostrò molto imprudente: installò il più moderno mulino alla cascata sul torrente Deheb, spese parecchio per la costruzione di una strada di accesso ed aspettò la concessione francese per risanare il suo investimento. La concessione si rivelò però di soli sette ettari, insufficiente ad ammortizzare le spese. Dunant si ritrovò così più che mai a mal partito, non solo perché non erano in vista nuove concessioni, ma anche perché le perdite erano ormai rilevanti. Tentò di costruire una [[società per azioni]] che potesse contenere l'impresa originaria assorbendone i [[debiti]] e colse nel 1858 la possibilità di cambiare [[cittadinanza]];<ref>{{cita web|url=http://www.factibus.com/factibus/Henry_Dunant/chronologie.html?PHPSESSID=7e2ac4b7718c3b3d4ec14189e511eecf|titolo=Henry Dunant|editore=factibus.com|accesso=2 aprile 2014|urlmorto=sì}}</ref>
== Storia ==
Dunant non ebbe vantaggi immediati di questo suo cambio, ma decise di rivolgersi a [[Parigi]] direttamente a [[Napoleone III]] per sollecitare le concessioni di cui la sua società aveva bisogno per sopravvivere.
{{quote|Bruciarono in quella occasione, e completamente, i libroni del catasto onciario e quelli della decima e, quello che più doloroso, tutte le pergamene e le scritture pubbliche, e oggi Mola va brancolando per ricercare la sua storia, la vita sua.|Edgardo Noya, storico locale}}
 
=== L'esperienza di Solferino ===
===Origini===
L'[[Napoleone III di Francia|imperatore]], impegnato nella [[Seconda guerra d'indipendenza]], era partito per l'Italia, dove Dunant cominciò a inseguirlo tra le battaglie che si svolgevano nella [[pianura padana]]. Giunto a [[Cavriana]], quartier generale di Napoleone III, il 28 giugno [[1859]], presentò al segretario dell'imperatore, Charles Robert, il suo recente scritto, “L'empire de Charlemagne retabli, ou le Saint-Empire Romain reconstitue, par Napoleon III". La risposta che ricevette la mattina stessa fu un rifiuto garbato ma secco, perché l'imperatore non poteva accettare la dedica viste le circostanze politiche attuali, in quanto l'imperatore francese era vincitore di misura sull'Austria, ma seriamente minacciato dalla [[Regno di Prussia|potenza prussiana]].
Diversi reperti ritrovati sia presso l’attuale centro abitato sia nelle vicine contrade di ''Scamuso'' e ''Portone di Ruggiero'' testimoniano che il territorio di Mola è stato popolato a partire dal [[Neolitico]].
 
Al quartier generale di Cavriana Dunant si presentò come un imprenditore in cerca di appoggi, ma anche come uomo che era stato sconvolto dal macello della [[battaglia di Solferino]] e dalla totale inadeguatezza della struttura sanitaria dell'esercito: Dunant chiese al segretario che l'imperatore autorizzasse la liberazione dei medici austriaci prigionieri, affinché potessero dare il loro contributo per la cura di tutti i feriti. Questa delibera venne presa in effetti il 3 luglio, seppur non solo in seguito all'appello di Dunant.
Restano tuttavia contraddittorie le testimonianze di una fondazione greca o romana: in favore della prima ipotesi vi sono i ritrovamenti di alcune monete andate poi disperse e di un antico stemma in pietra raffigurante la [[Athene noctua|civetta]] simbolo di [[Atene]] incastonato sulle antiche mura del paese. Ad avvalorare l’origine romana si hanno invece una cisterna (''fons Julia'') e la pavimentazione a mosaico di una villa di età imperiale posta sulla costa a nord dell’abitato, in contrada Padovano (già ''Turris Iuliana''), nella cui caletta naturale si osservano anche i resti di un piccolo molo in pietra. I suddetti elementi non sembrano tuttavia sufficienti a testimoniare l’esistenza di un centro abitato propriamente detto, quanto piuttosto di un territorio agreste con alcuni insediamenti sparsi.
È certo infatti che tra le città di [[Bari]] ed [[Egnazia|Egnatia]], poste lungo l’importante [[via Traiana|via Appia-Traiana]] tra Roma e Brindisi, dovevano esservi diverse ''[[mansio]]nes'', ossia stazioni di posta per il cambio dei cavalli ed il riposo dei viandanti, ma le testimonianze classiche (''Tabulae'' e ''Itinerarii'') per tutto il primo millennio dell’era cristiana non citano toponimi riferibili direttamente a Mola o ubicati in corrispondenza dell’attuale centro abitato.
 
A Parigi, nell'inverno 1859-60, riprese a fare anticamera nei salotti e nei ministeri. Il 21 febbraio 1860 Dunant ricevette la concessione per una nuova cascata sullo stesso torrente e terreni di pertinenza per un totale di 230 ettari. Tutto ciò propiziato dal [[Guillaume-Henri Dufour|generale Dufour]] presso il capo-gabinetto dell'imperatore, Moacquard.
===Alto Medioevo===
Solo a partire dall’[[XI secolo]] in alcuni documenti iniziano a ricorrere i toponimi ''Maulum'', ''Moles'', ''Maula'' ed infine ''Mola'', che tuttavia non sono accompagnati da appellativi geografici riferibili con chiarezza ad un centro urbano.
 
Dunant era sicuramente ispirato dalla corrente di pensiero che risale a [[Henri de Saint-Simon]], secondo cui la religione deve dirigere la società verso lo scopo di migliorare la parte più povera della classe lavoratrice, da cui la concezione della storia come movimento progressivo di emancipazione del ceto produttivo. Anche Napoleone III risentì dell'influsso di questa corrente: credeva infatti che gli europei dovessero essere di guida per gli indigeni e che questi li dovessero assecondare nella loro opera di colonizzazione. Dunant non poteva non sottoscrivere l'impostazione imperiale, essendo infatti un convinto [[Bonapartismo|bonapartista]].
Nell’area vi era tuttavia una diffusa presenza di piccole comunità umane, che solevano raccogliersi presso le grotte che si aprono ai margini delle molte [[Lama (corso d'acqua)|lame]] che solcano il territorio molese perpendicolarmente alla linea di costa. Le ragioni di tali insediamenti sono molteplici: le lame, oltre a garantire un apporto sia pure discontinuo di acqua dolce, fungevano da vie di comunicazione e da nascondigli in caso di attacchi di pirati e predoni, offrendo quindi più garanzie rispetto ad un agglomerato urbano.
[[File:Maison où vécu Henri Dunant lors de la création du Comité international de la Croix-Rouge.JPG|thumb|Casa dove visse a Ginevra Henri Durant (rue du Puits-Saint-Pierre 4) durante la creazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa e dove scrisse il suo libro "Un ricordo di Solferino"]]
[[File:Plaque commémorative apposée sur la maison d'Henri Dunant à Genève.JPG|thumb|Piastra sulla casa dove visse a Ginevra Henri Dunant, rue du Puits-Saint-Pierre 4]]
[[File:Castiglione delle Stiviere-Lapide a Jean Henri Dunant.jpg|thumb|[[Castiglione delle Stiviere]], lapide commemorativa]]
 
Henry trascorse il [[1860]] e il [[1861]] a cercare di far fronte agli impegni dei propri disordinati affari e di quelli del suo socio Nick. Tuttavia, sempre in questo periodo, si chiuse in casa per mesi per scrivere, a Ginevra, il suo capolavoro ''[[Un ricordo di Solferino]]''. Nella sua opera mostrò le due facce della guerra, quella conosciuta che occupa la prima parte del libretto, e poi quella sconosciuta dell'incredibile abbandono dei feriti e dei morenti, con ampio riferimento ai soccorsi prestati dalle donne di [[Castiglione delle Stiviere]] ai soldati che in tale paese erano stati portati per poter essere curati, principalmente nella chiesa maggiore, vicino alla quale lo stesso Dunant pernottò all'epoca. Da quest'opera traspaiono quelle che saranno in futuro:
A testimoniare la presenza di comunità rupestri nel territorio di Mola, in una grotta presso la chiesa rurale di [[San Giovanni Battista]], a sud dell’abitato, sino a pochi decenni fa era leggibile un pregevole dipinto murario che riportava la data del [[1020]].
* la [[Società di soccorso ai militari feriti]];
* le [[Convenzioni di Ginevra]].
 
Nel novembre [[1862]] venne stampato ''[[Un ricordo di Solferino]]'' dal tipografo Fick, in 1600 copie, con un marchio di disinteresse dell'autore ''ne se vend pas'' ("non è in vendita"), già adottato per l'opera sulla Tunisia. L'opera scosse i filantropi di tutta l'Europa. Mille copie di una ristampa, stavolta in vendita, andarono a ruba, con ottimi commenti da parte di grandi del tempo: i fratelli [[Edmond de Goncourt|Edmond]] e [[Jules de Goncourt]], [[Victor Hugo]], [[Ernest Renan]], [[Charles Dickens]]... Non mancarono però le voci negative, come quella del [[Jacques Louis Randon|maresciallo Randon]], ministro della guerra, che considerò l'opera come un libro contro la Francia, [[Florence Nightingale]], il [[Guillaume-Henri Dufour|generale Dufour]].
===La rifondazione angioina===
[[File:Stemma Angioino.png|thumb|Stemma angioino]]
Le testimonianze che attestano la presenza di un centro urbano restano scarse e contraddittorie fino al [[6 giugno]] [[1277]], quando [[Carlo I d'Angiò]] ordinò che si provvedesse a «''rendere abitabile quel luogo che si chiama Mola, per la comodità di coloro che si trova[va]no di passaggio ed anche per la sicurezza della costa''». Incaricò quindi i ''regi carpentieri'' Jean da [[Toul]] e Pierre d’[[Angicourt]] a sovrintendere all'edificazione della cinta muraria, di un forno e di una chiesa.
 
[[File:Grab Henry Dunant02.jpg|thumb|upright=0.7|Cenotafio di Jean Henry Dunant nel cimitero di [[Zurigo]]. Il corpo fu sepolto, per volontà di Dunant, in una fossa comune nelle vicinanze]]
L’uso da parte di Carlo I del termine «ricostruzione» lascia intendere che nei decenni precedenti vi era un insediamento, che sarebbe poi stato volontariamente abbandonato dai suoi abitanti oppure distrutto. Le congetture su una distruzione ad opera dello stesso Carlo I d’Angiò, nel corso del conflitto che lo vide contrapporsi agli [[Svevi]], non sono tuttavia attestate da testimonianze attendibili. Né sembra suffragata da documenti la notizia, riportata dallo storico [[Pietro Giannone]], secondo la quale Mola era un porto importante all’epoca delle [[Crociate]].
Tra il [[1277]] e il [[1279]], lo stesso Carlo I d’Angiò ordinò la costruzione di un ''palacium'' di tre piani e il ripopolamento coatto di Mola con 150 «masnadieri e fuoriusciti» che avevano occupato abusivamente alcune proprietà ecclesiastiche o nobiliari. A ciascuno di loro fu assegnata una porzione di terra all’interno delle mura affinché vi costruissero degli alloggi, e una parte della campagna circostante che avrebbe garantito il loro sostentamento. Presumibilmente a questo periodo va ascritta la realizzazione della rete viaria rurale tuttora visibile, caratterizzata da diversi ''capodieci'', strade che si susseguono parallele tra loro ad una distanza regolare di 550 metri, dalla linea di costa per circa 3&nbsp;km verso l'interno.
 
=== La Conferenza Internazionale ===
Mola passò quindi tra alterne vicende e, salvo il probabile breve dominio feudale di Teseo Macedonio nel [[1283]], mantenne lo status di città demaniale fino al primo Quattrocento. Secondo alcuni degli storici locali,<ref>Così si esprime De Santis (''Ricordi storici di Mola di Bari'', op. cit.) sebbene venga contraddetto da Calabrese (''Mola di Bari'', op. cit.) che sottolinea invece l'esiguità delle contribuzioni dei molesi rispetto a quelle dei centri vicini.</ref> questo fu un periodo di relativa prosperità per la cittadina, la cui popolazione registrò un significativo aumento. Pressoché indolore fu la calata in [[Terra di Bari]] dell'esercito ungherese di [[Luigi I d'Ungheria|Luigi I]] ([[1348]]), cui i molesi dichiararono subito fedeltà, risparmiando il paese dai saccheggi nei quali incorsero i centri vicini.
Tra coloro che rimasero colpiti dalla lettura del Souvenir vi fu un giovane avvocato, [[Gustave Moynier]], che pose a Dunant domande particolareggiate sui vari aspetti emergenti dal libro. Alla fine del colloquio, sposò la causa, divenendo l'artefice delle maggiori realizzazioni della futura [[Croce Rossa]]. Moynier portò l'istanza all'Assemblea della ''Societè d'Utilitè Publique'', il 9 febbraio [[1863]]. In questa circostanza nacque il ''"Comitato dei cinque"'', costituito da:
* [[Guillaume-Henri Dufour]];
* [[Theodore Maunoir]];
* [[Louis Appia]];
* Henry Dunant;
* [[Gustave Moynier]].
 
Tra febbraio ed agosto ci furono le prime tre riunioni del Comitato. Dunant fu incaricato di preparare un [[memorandum]] per un congresso di beneficenza, che venne però improvvisamente cancellato. Il Comitato decise allora di convocare una Conferenza Internazionale a Ginevra il 26 ottobre. Moynier e Dunant in 2 mesi (dal 23 agosto al 26 ottobre) rivedettero i 10 articoli che Dunant aveva elaborato insieme alla sua memoria, che ora non serviva più. Maunoir raccomandò un'opera di agitazione non solo dei potenti, ma anche dell'[[opinione pubblica]]. I giornali sollevarono l'opinione pubblica. Dunant per suo talento, si occupò dei potenti e partì così per un lungo viaggio all'estero. Il 6 settembre fu a [[Berlino]], dove si teneva un congresso di statistica a cui partecipava un medico olandese, [[Johann Hendrik Christiaan Basting|Johann Basting]], che aveva letto il Souvenir e lo aveva sollecitato a intervenire. Basting tradusse il Souvenir in olandese e aggiunse all'idea di Dunant un ''complemento'', che gli comunicò non appena si incontrarono a Berlino: bisogna che sia riconosciuta la [[neutralità]] dei militari feriti e di tutti coloro che si prendono cura di loro. Dunant compose un "Supplemento alla convocazione di una conferenza internazionale a Ginevra", in cui veniva proposta chiaramente la neutralità.
=== XV e XVI secolo ===
Con il passaggio del regno di Napoli dagli Angioini agli Aragonesi, l'indebitamento della corona determinò la cessione dei beni demaniali in favore dei creditori. Mola perse così lo status di città libera e fu assoggettata a diversi feudatari: i Gesualdo dal [[1417]], i Maramaldo dal [[1435]], i Toraldo dal [[1464]].
 
Dunant pubblicò il supplemento senza consultare i colleghi (dirà poi che non c'era tempo per farlo) e il 15 settembre firmò la circolare, che venne diffusa ai quattro venti. Girò per l'Europa, nelle varie capitali, fino alla vigilia della Conferenza. Rientrò a [[Ginevra]] il 20 ottobre. L'ultima riunione del "Comitato dei cinque" si svolse in un clima gelido, alla vigilia della conferenza. Moynier si mostrò contrario alle richieste della circolare di Berlino non concordata, che considerò uno sgarbo, oltre che irrealizzabile. Il punto non venne inserito nell'ordine del giorno della Conferenza. Il 26 ottobre "i Cinque" entrarono nella sala dell'Ateneo dove era stata convocata la conferenza e fu subito chiaro che sarebbe stata un successo. Vi parteciparono trentuno persone qualificate, in rappresentanza di 16 stati.
Nel [[1495]] con la discesa in Italia di [[Carlo VIII di Francia]] per rivendicare il regno di Napoli, Mola, insieme ad altri porti pugliesi, fu ceduta dagli Aragonesi ai Veneziani in cambio di un ingente prestito. La Serenissima detenne a più riprese la città, ma non riuscì mai a espugnare il castello cittadino, che rimase fedele a Napoli. Con il periodo della dominazione veneziana, che si protrasse fino al [[1530]], Mola rafforzò i legami con l'altra sponda dell'Adriatico e registrò un generale progresso economico.
 
Dopo il dibattito, che vide i prussiani favorevoli alle proposte ed i francesi contrari, il lavoro produsse "10 Risoluzioni", che in gran parte ricalcavano gli articoli di Moynier-Dunant, che si rivelarono molto ben fondati, ed alcuni auspici. Tra le prime fu particolarmente importante la decisione di adottare un segno distintivo che avrebbe designato le organizzazioni volontarie di soccorso. Nacque così la proposta del medico [[Louis Appia]]: croce rossa su fondo bianco, in onore della [[bandiera svizzera]], di cui è il rovescio, come omaggio alla città ospitante. Basting propose alla conferenza il punto della neutralizzazione. Moynier cercò di chiudere il discorso, ma Basting obiettò, dicendo che creare una qualsiasi società di soccorso e di carità era un facile obiettivo. Scopo dei rappresentanti dei 16 stati era di giungere ad accordi sulla neutralità. In conclusione, si riuscì ad aprire un dibattito sull'argomento e nessuno si oppose al tema della neutralizzazione; vennero così considerati neutrali anche gli abitanti che prestavano soccorso ai feriti. La neutralizzazione del personale sanitario divenne la pietra angolare di tutto l'edificio della Croce Rossa.
Tornati nuovamente sotto i Toraldo e poi passati ai [[Carafa (famiglia)|Carafa]], nel [[1584]] i molesi riuscirono a raccogliere la considerevole somma di 50 mila ducati che permise loro di liberarsi dal giogo feudale per essere soggetti solo al regio demanio. Ben presto però il feudo fu acquistato da Antonio Carafa, costretto pochi anni dopo a venderlo all'asta per pagare i suoi debiti.
 
All'alba del [[1864]] scoppiò la [[Seconda guerra dello Schleswig|guerra]] detta “dei Ducati” fra la [[Regno di Prussia|Prussia]], alla quale si alleò l'[[Austria]], e la [[Danimarca]]. Dunant era a Parigi, con l'intento di far sorgere una società di soccorso francese, e propose che il comitato mandasse i suoi rappresentanti come osservatori da una parte e dall'altra del fronte. Si proposero il capitano olandese Van De Velde, già partecipante alla Conferenza, ed il dottor Appia. La Danimarca rifiutò il permesso all'ingresso agli infermieri volontari, come riferì Van De Velde. Appia invece riferì dal fronte prussiano un trattamento paritario dei feriti, propri o nemici. Il 23 giugno 1864 si costituì la società di soccorso in Francia; il congresso diplomatico si terrà a Ginevra e non a Berlino e gli inviti saranno estesi a largo raggio.
=== XVII e XVIII secolo ===
Nel [[1609]] Mola passò nelle mani di Michele [[Vaaz (famiglia)|Vaaz]], ricco mercante ebreo portoghese, fortemente connesso con la corte del vicereame spagnolo, dove ricopriva alti incarichi.
L'''Università'' di Mola, che rappresentava gli interessi delle famiglie notabili del luogo, organizzò immediatamente una fiera opposizione al nuovo feudatario, impugnando il decreto del 1584 con il quale [[Filippo II di Spagna|Filippo II]] aveva concesso il regio demanio alla città. Non mancarono dispute legali e scontri fisici tra i cittadini e i rappresentanti della famiglia Vaaz, fino a quando il [[28 luglio]] [[1612]] un ''parlamento generale'', nel quale sedevano i cittadini più deboli e corrotti e gli adepti dell'usurpatore, riconobbe l'atto d'acquisto del portoghese, nel frattempo nominato conte di Mola.
 
=== Le dimissioni e le difficoltà ===
Il clero e l'università locale accompagnati dalla gran parte della popolazione, misero in atto numerose proteste, memoriali e ricorsi al viceré ed alla Camera della Sommaria, ai quali seguirono violenze e soprusi da parte dei rappresentanti del nuovo feudatario; molti molesi furono imprigionati nel [[Castello Normanno-Svevo (Bari)|castello di Bari]].
Dopo tutti questi successi inaspettati, Dunant rassegnò le proprie dimissioni, probabilmente per la sua problematica situazione economica, in una lettera a Moynier; tuttavia quest'ultimo reagì con una lettera costernata, invitando Dunant a ritirare le dimissioni e a riprendere il suo posto. Dunant si lasciò convincere e tornò a Ginevra. Moynier, mentre Dunant era a Parigi, estese l'invito per il congresso diplomatico alla [[Svizzera]]; Dunant lo estese non solo in Europa, ma anche al [[Messico]], al [[Brasile]] e agli [[Stati Uniti d'America]]. Al Congresso venne approvato tutto ciò che era stato discusso alla conferenza di Ginevra da ben 12 paesi europei. Solo la [[Francia]] non approvò la neutralità degli infermieri volontari della sanità militare. Vent'anni dopo, nel [[1886]], i paesi aderenti saranno 170.
 
Nel 1866 vi fu una [[guerra austro-prussiana|breve e sanguinosa guerra]] tra Austria e Prussia dal 15 giugno al 3 luglio, con la [[battaglia di Sadowa|vittoria prussiana a Sadowa]]. L'Italia dichiarò guerra, insieme alla Prussia, all'Austria. Sadowa non fu molto diversa da Solferino, coinvolgendo 40.000 uomini tra morti e feriti. La Prussia, che aveva preso sul serio le risoluzioni di Ginevra del 1863 ed aveva già nel 1864 costituito un ''Comitato di Berlino'', si distinse in prima linea per la raccolta dei feriti, l'impianto dei [[lazzaretto|lazzaretti]] sul campo, i trasporti e le cure. In Austria la carità privata era attiva da molti anni ed aveva raccolto considerevoli quantità di materiale. Tuttavia non si era organizzata in tempo di pace con precise iniziative di pianificazione e formazione e dovette quindi improvvisare, senza coordinamento, con lentezza quasi catastrofica e inadeguata rispetto alle necessità. Il ''comitato di Milano'' si mosse prima dell'inizio della guerra ("[[terza guerra di indipendenza italiana]]"). Sul fronte italiano si attivarono le società di soccorso di paesi neutrali e il CICR fu incaricato dello scambio di comunicazioni tra i comitati delle diverse nazioni.
La principale motivazione dell'insorgenza dei molesi era la volontà di sottrarsi ai diritti e i privilegi che il feudatario esercitava nei confronti della città, inclusa l'imposizione di dazi sul commercio. L'economia di Mola, che sino ad allora era stata improntata principalmente sull'esportazione via mare delle derrate alimentari prodotte nell'agro proprio e in quello dei paesi vicini, subiva così un colpo durissimo, al quale solo parzialmente si riuscì a rimediare organizzando una capillare rete di contrabbando, che faceva affidamento sulla complicità dei frati francescani del convento di Santa Maria del Passo, prossimo al porto.
 
Il CICR entrò in crisi: come si fa a chiedere aiuti per una guerra che, anche se prevedibile, ancora non c'è? Alla imbarazzata risposta interlocutoria risponderanno solo le Società di Soccorso francese e svizzera. La guerra aveva messo in evidenza il divario esistente era l'accettazione e il rifiuto della [[Convenzione di Ginevra del 1864]], ma anche le risoluzioni del 1863. Il numero di nazioni che avevano ratificato la Convenzione era adesso di 14, ma ci si chiese fino a che punto le ratifiche andassero al di là di un'adesione formale. Il CICR auspicò che i simboli della neutralità facessero parte dell'uniforme del personale sanitario. A Ginevra Moynier e Dufour nel loro progetto avevano previsto un 11º articolo che proponeva stipulazioni per le guerre marittime, ma vi fu opposto un rifiuto, in quanto non vi erano esempi recenti di battaglie navali. La guerra del 1866 aveva dunque mostrato carenze, ritardi, omissioni, asimmetrie, ma anche che dalla Convenzione di Ginevra non si poteva più prescindere. Entro il 1867 tutta l'Europa si troverà unita nell'accettazione del ''Principio della neutralità del sistema sanitario di guerra''. Dopo la fine della guerra, Dunant fu ospite d'onore ai festeggiamenti di Berlino. Persino la [[Augusta di Sassonia-Weimar-Eisenach|regina Augusta]] lo ricevette con il bracciale della Croce Rossa e si congratulò con lui per la meravigliosa opera. Saranno per lui gli ultimi giorni della gloria prima del disonore. A Parigi, nel 1867, si svolse la prima Conferenza Internazionale delle Società di Soccorso ai feriti in guerra nella cornice splendente dell<nowiki>'</nowiki>''Exposition Universelle''. Una commissione con a capo Moynier aveva preparato i temi attuali e di interesse comune all'ordine del giorno della conferenza:
Nel [[1670]] la [[Regia Camera della Sommaria]] riconobbe la validità del privilegio concesso da Filippo II a Mola; tuttavia il paese non otterrà la libertà fino al [[1755]]. Negli anni [[1690]]-[[1692]], intanto, Mola fu focolaio di un'epidemia di peste particolarmente virulenta, che ne decimò la popolazione.
* Estensione della conferenza di Ginevra alle guerre per mare.
* Contrasto allo sciacallaggio post-battaglia dei campi.
* Identificazione dei morti, dei feriti e dei prigionieri e trasmissione delle notizie alle famiglie.
* Ruolo del Comitato Internazionale.
 
=== Povertà e oblio ===
Con l'espulsione dei Vaaz, iniziò per Mola un periodo di grande ripresa economica, alimentata dall'incremento dei traffici marittimi e dal miglioramento delle tecniche agricole e agronomiche che accrebbero la produttività del suolo e la qualità delle derrate prodotte. Seguì un repentino sviluppo demografico e urbanistico e un generale miglioramento del tenore di vita degli abitanti. Politicamente, le vicende di Mola seguirono quelle del [[Regno di Napoli]], con un predominio del ceto agrario e mercantile, rappresentato poche famiglie fra le quali i Noya, baroni di [[Bitetto]], e i Roberti.
Alla prima seguirà una seconda Conferenza a Berlino nel [[1869]] e le Conferenze Internazionali diverranno poi le tappe del lungo cammino della Croce Rossa. Dunant durante la conferenza fu omaggiato e riverito e fu l'unico individuo non delegato da alcuna società di soccorso ad avere diritto di voto nella conferenza. Dunant non era più il segretario del Comitato internazionale e non ne era più nemmeno membro. Il giorno prima dell'apertura della conferenza aveva dovuto presentare le sue dimissioni, dietro richiesta perentoria di Moynier. A Ginevra cominciò il disonore. Corse notizia che l'istituto di credito bancario “Crédit Genevois” aveva fatto fallimento e i suoi amministratori erano stati denunciati davanti al tribunale del commercio da un gruppo di azionisti. Tra questi c'era Henry Dunant. Per la società ginevrina, dal pudore tutto finanziario, questa fu una vergogna imperdonabile. Dunant cercò di costruire nuovamente delle "società matrioska" in grado di inglobare i debiti delle società preesistenti, ma il tutto si risolse in una terribile [[bancarotta]]. Il 21 febbraio 1867 si ebbe l'ultimo segno della presenza di Dunant a Ginevra. Non tornerà mai più nella sua città natale. Il 17 aprile 1867 lo scandalo venne pubblicato sulla prima pagina del “Journal de Genève”.
 
Riscattato dai debiti dalla famiglia, che non voleva che Henry fosse tormentato né perseguito per gli errori di gestione che poteva aver commesso come amministratore, direttore o titolare della società, Dunant vendette tutto ciò che aveva per liberarsi da tutti i debiti. Non gli rimase niente e durante la "I Conferenza Internazionale delle Società di Soccorso ai feriti in guerra" visse per tre mesi in una soffitta a Parigi, fa la fame ed in completa miseria. Gli altri che lo ammiravano e lo riverivano non ne erano a conoscenza.
=== Età contemporanea ===
Da allora in poi visse oppresso dalle ristrettezze e dalla convinzione che i suoi creditori gli stessero sempre alle costole. Gli anni che vanno dal 1867 al 1875 furono per Dunant di sofferenza. Lo storico Alexis Francois lo definì il “filantropo famelico”, rifugiatosi a Parigi per cercare qualche mezzo di sostentamento. Solo nel [[1872]] si alleviò la sua miseria, poiché disporrà di un lascito dello zio David di 100 franchi al mese, come rendita vitalizia.
Come in molti altri centri del regno, anche a Mola nel [[1799]], in concomitanza con la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica napoletana]] si registrò un effimero moto insurrezionale che fece alcune vittime e distrusse i registri contabili e le scritture pubbliche. Bastò però la notizia che le truppe filoborboniche erano vicine e la rivolta rientrò spontaneamente nel volgere di pochi giorni.
 
Le pagine delle sue ''Memoires'' sono intrise di sofferenza, fisica e morale. Pur nella miseria, scrivendo alla sorella Marie, diceva di essere l'Henry di sempre e di volersi riscattare dalla sua misera posizione per poter riprendere il suo ruolo di [[filantropo]]. Durante i primi mesi in Francia lo tirarono fuori dalla sconforto tre amici:
Le famiglie notabili, tornate ben presto in auge, con la dominazione napoleonica a Napoli poterono arricchirsi grazie l'acquisizione dei patrimoni ecclesiastici dispersi da Giocchino Murat nel [[1806]] con la soppressione degli ordini religiosi, e mantennero il potere con continuità anche col ripristino della corona borbonica.
* Jean Jaques Boucart, il quale, insieme all'amico Michel Chevalier, chiese a [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] di pagare metà dei debiti di Dunant, poiché all'altra metà avrebbero provveduto loro. Ma alle lettere inviate a Dunant, di cui nessuna pervenuta al vero destinatario, era stato risposto che la famiglia era benestante ed avrebbe dovuto provvedere da sola a sanare i debiti. A rispondere era stato Moynier. Dunant svilupperà in seguito delle manie di persecuzione dai suoi nemici, anche se non si può dire che la sua convinzione non fosse in buona parte fondata;
* Charles Bowles, banchiere americano, rappresentante della Commissione Sanitaria Americana (l'ente che ha preceduto la CRI) durante la [[Guerra di secessione americana]]. Egli si offrì di aiutarlo, mettendogli a disposizione dei locali in Rue de la Paix.
* Max Grazia, italiano originario di [[Rimini]], che, nel 1866, portò a Parigi un progetto grandioso quale quello della “Bibliothèque Internationale Universelle”, una sorta di grande enciclopedia destinata ad ampliare ed elevare la cultura dei francesi. Dunant si gettò nel progetto, costituendo, con le sue conoscenze, un comitato scientifico per selezionare opere da pubblicare da tutto il mondo. Calcolò che il progetto sarebbe stato ultimato in 8 anni e anche il fratello Daniel partecipò all'iniziativa. La [[guerra franco-prussiana]] nel 1870 troncò questo progetto.
 
Intanto Dunant conobbe un ingegnere, Conrandy, che aveva elaborato il progetto per la riparazione e il riutilizzo dell'antico [[acquedotto]] di [[Gerusalemme]]. Dunant venne coinvolto come mediatore presso il [[sultano]] per ottenere un “firman”, ossia un ordine come autorizzazione, a cui il sultano era molto restio. L'affare non andò a compimento, ma Dunant ebbe l'opportunità di raccogliere materiale per il futuro progetto della ''Bibliotheque Internationale Universelle''.
Mola visse quindi con partecipazione il fermento risorgimentale: la locale sezione della società segreta dei ''Patrioti Europei'' poté contare su oltre duecento iscritti e quando nel [[1821]] la costituzione napoletana fu concessa, la popolazione non si sottrasse a sostenere, economicamente e con una settantina di volontari, le truppe chiamate a difenderla dalla minaccia austriaca.
 
=== Azioni in favore dei prigionieri di guerra ===
Con l'unità nazionale, nonostante la costruzione della ferrovia e l'intensa opera di alfabetizzazione di massa, le condizioni di larghi strati della popolazione rimasero precarie. In particolare, la crisi economica di fine secolo dovuta al [[protezionismo]] diede impulso all'[[emigrazione]] oltreoceano che fino agli [[anni 1960|anni sessanta]] avrebbe coinvolto migliaia di molesi.
Allo scoppio della [[guerra franco-prussiana]] (15 luglio [[1870]]), la Prussia seguiva la [[Convenzione di Ginevra]] ed era organizzata, modello di ordine e di efficienza; la Francia invece era al livello di Solferino, poiché la Convenzione di Ginevra era sconosciuta dal pubblico e dall'esercito. Dunant, malato, indigente e disoccupato, si consacrò di nuovo alla causa dei feriti, spendendosi in una serie di tentativi infruttuosi finché l'impero cade a [[battaglia di Sedan|Sedan]] il 1º settembre 1870 e venne proclamata la [[Terza Repubblica francese|Terza Repubblica]]. Dunant tornò alla carica con il nuovo governo ed ottenne che la Convenzione di Ginevra venisse pubblicizzata. Una parte della Convenzione venne pubblicata sulla ''[[Journal officiel de la République française|Gazzetta Ufficiale]]''. I francesi scoprirono la CRI e ne inalberarono l'insegna ovunque, facendone un uso improprio, anche per coprire azioni criminose.
 
Dunant, durante l'assedio della [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]], si dedicò a qualche improbabile affare. Il 21 settembre fondò l'"Association de Prèvoyance”, che si proponeva come ausiliaria della Società Internazionale di Soccorso ai feriti. Dopo l'[[armistizio]] fra Francia e Prussia l'attività non fu meno intensa. Le pagine delle sue ''Memoires'' ricordano con freddo distacco la "settimana infernale" fra il 21 ed il 28 maggio. A Parigi, sfiancata dal massacro della Comune, in una Francia sfinita dalla guerra con la Prussia, la ''Sociètè de Prèvoyance'' di Dunant non si esaurì, ma si trasformò nell'"Alliance Universelle de l'Ordre et de la Civilisation". Il programma consisteva in un vasto impegno morale e umanitario, ma in particolare per la difesa dallo sfruttamento padronale e politico degli [[operai]] e dei lavoratori. L'Alliance sviluppò due linee di azione di grande importanza: l'una a favore dei [[prigionieri di guerra]], l'altra per l'arbitrato internazionale come prevenzione della guerra.
Dopo la [[prima guerra mondiale]], durante la quale il paese subì un bombardamento aereo ad opera degli austriaci, si verificò a Mola uno dei primi episodi di violenza fascista: il [[24 settembre]] [[1921]] fu infatti ucciso il giovane deputato socialista [[Giuseppe Di Vagno]], nato nel vicino comune di [[Conversano]], che si trovava a Mola per un comizio.
Durante il fascismo, a causa dell'improvviso dissesto della famiglia Alberotanza cui erano affidate in deposito fiduciario gran parte delle liquidità economiche dei molesi, si determinò un notevole frazionamento delle proprietà terriere, che produsse il definitivo tramonto del notabilato locale.
 
Dunant divenne segretario corrispondente dell'Alliance. Il primo congresso dell'Alliance ebbe luogo a Parigi dal 3 all'8 giugno 1872. Venne creato un comitato permanente internazionale, di cui Dunant assunse la presidenza, il cui centro di interesse e impegno immediato era focalizzato sul tema dei prigionieri di guerra. La domanda di includere l'argomento nel programma della conferenza non era stata accettata per l'esigenza di concentrare lo sforzo solo sul soccorso dei feriti e dei malati. Alla ''I Conferenza Internazionale delle Società di Soccorso'' (Parigi 1867), pur non parlando più a nome del CICR, di cui non faceva più parte, trovo il modo di presentare un rapporto sui prigionieri di guerra, nel quale in descriveva le loro sofferenze e proponeva che si creassero dei comitati nazionali con il compito di tutela dei prigionieri.
===Simboli===
Lo stemma del comune raffigura in effigie il patrono [[Arcangelo Michele|san Michele]] con mantello rosso che brandisce la spada nell'atto di uccidere il [[Drago (araldica)|drago]] che giace ai suoi piedi. L'effigie è contornata da un ramo d'alloro a destra e di quercia a sinistra tra loro intrecciati con un nastro tricolore, ed è sormontata da una corona a forma di torrione con sette merli.
 
La ''Seconda Conferenza Internazionale delle Società di Soccorso'' (Berlino 1869) riprese il tema, auspicando che in caso di guerra si istituisse un ufficio di corrispondenza e informazione che facilitasse lo scambio di corrispondenza e la trasmissione di soccorsi. Durante la guerra franco-prussiana l'auspicio di Berlino venne presto realizzato dal CICR, che lo istituì a [[Basilea]]. Dunant si recò in [[Inghilterra]] a continuare la sua opera, dove conobbe un rinnovato successo per la conferenza che si tenne in agosto a [[Londra]] sulla sua proposta di tutela dei prigionieri di guerra, con forte eco sulla stampa. Ricevette una lettera di congratulazioni anche da [[Florence Nightingale]]. Allo stremo delle forze, proseguì il progetto di replicare per i prigionieri di guerra la formula che aveva prodotto la convenzione di Ginevra per i feriti e i malati di guerra.
Lo stemma attuale è stato adottato nel [[1935]] ripristinando l'antico uso. Dal [[1831]] per circa un secolo, infatti, l'effigie del comune di Mola fu invece la [[Civetta (araldica)|civetta]], simbolo di [[Atene]], probabilmente adottata in virtù della radicata credenza che l'abitato avesse origini [[Magna Grecia|magnogreche]].
 
La sede della conferenza diplomatica che si doveva tenere sull'argomento del soccorso ai prigionieri di guerra vagò da [[Bruxelles]], a Parigi, a Londra, per poi tornare a Parigi, fissata per il 4 maggio 1874 Dieci giorni prima dell'apertura della conferenza, il 25 aprile, il comitato esecutivo fu folgorato da un'improvvisa notizia: lo zar [[Alessandro II di Russia]] aveva fatto esprimere il suo interesse per la questione dei prigionieri di guerra: la Russia intendeva integrarsi in una convenzione internazionale che elaborasse una regolamentazione globale degli usi e costumi della guerra. La Prussia preparò un “progetto russo” e indisse una conferenza diplomatica dal 27 luglio al 27 agosto 1874 a [[Bruxelles]]. La Conferenza di Parigi, spostata al 18 maggio, sarebbe quindi considerata preparatoria e i progetti dell'Alliance e della Russia fusi in un unico progetto; l'Alliance avrebbe avuto il suo posto a Bruxelles e avrebbe potuto invitare i governi che non erano stati raggiunti dall'azione diplomatica Rmrussa.
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
[[File:Piazza XX Settembre.jpg|thumb|Piazza XX Settembre]]
=== Architetture militari ===
==== Castello Angioino ====
Allo scopo di difendere la costa dalle frequenti incursioni dei pirati, contestualmente alla riedificazione della città e a ridosso delle sue mura, [[Carlo I d'Angiò]] ordinò nel [[1277]] la costruzione di un ''palacium'', affidando la direzione dei lavori ai celebri ''regi carpentieri'' [[Pierre d'Angicourt]] e [[Jean da Toul]]. I lavori terminarono due anni dopo. Tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVI secolo]] l'edificio seguì le sorti della città e passò attraverso le mani di diversi feudatari, resistendo a numerosi attacchi senza essere mai espugnato. Tuttavia i notevoli danni subiti con l'assedio veneziano del [[1508]] ne imposero un radicale restauro, avvenuto pochi anni più tardi su progetto dell'architetto militare [[Evangelista Menga]], che gli diede l'attuale forma di poligono stellato. Le possenti mura a scarpata, costruite allo scopo di resistere ad un attacco con armi da fuoco, furono comunque dotate di numerose [[caditoia|caditoie]]. Un fossato comunicante con il mare circondava l'edificio, che era collegato alle mura della città per mezzo di un ponte.
 
Ma il progetto russo non arrivò mai a conoscenza del comitato esecutivo, che si sciolse e le società nazionali di soccorso ai prigionieri di guerra morirono sul nascere. Il tema dei prigionieri di guerra dovette aspettare mezzo secolo prima di essere regolato, nel [[1929]], come integrazione dei compiti affidati al Comitato Internazionale della Croce Rossa. Ancora una volta un pesante insuccesso gravò su di un uomo che stava esaurendo le sue forze e risorse fisiche, le sue capacità progettuali e le sue riserve di energia propulsiva.
=== Architetture religiose ===
==== Chiesa Matrice ====
Intitolata a [[san Nicola di Bari]], è situata all'interno del borgo antico a poca distanza dal mare. Costruita alla fine del [[XIII secolo]], presumibilmente durante la rifondazione angioina della città, essa versava nel [[XVI secolo|Cinquecento]] in pessime condizioni. L'[[arcidiocesi di Bari-Bitonto|arcivescovo di Bari]] Girolamo Sauli ne impose pertanto la riedificazione, che avvenne negli anni [[1547]]-[[1575]] per opera dei maestri dalmati Francesco e Giovanni da [[Sebenico]] e Giovanni da [[Curzola]]. L'edificio costituisce tutt'oggi un pregevole esempio dell'architettura rinascimentale adriatica, sebbene gli ampliamenti di epoca barocca abbiano alterato l'aspetto dell'area absidale e di alcune cappelle laterali.
Recenti restauri hanno permesso di valorizzare, all'esterno, il rosone e i due portali, dei Leoni (sul fianco sinistro) e dei Nani stilofori (in facciata). Lo spazio interno è scandito in tre navate,quelle laterali con volte a crociera che ne caratterizzano lo stile e da imponenti colonne in stile corinzio. Di particolare pregio le decorazioni scultoree, tra le quali si distinguono i delicati bassorilievi sui pilastrini dei matronei, il monolitico fonte battesimale sorretto da un basamento con putti danzanti, e la cinquecentesca statua di [[Arcangelo Michele|san Michele]] in pietra dipinta, opera di [[Stefano da Putignano]].
Nel cappellone del Santissimo Sacramento, l'altare in marmi policromi e la statua in legno dipinto dell'Immacolata, sulla cimasa ([[1750]]), sono opera della bottega dell'andriese Nicola Antonio Brudaglio.L'apparato iconografico è nobilitato dall'altare in legno dipinto che custodisce l'icona della [[Madonna di Costantinopoli]], del tardo [[Trecento]], e da un affresco cinquecentesco di scuola [[Dalmazia|dalmata]] che probabilmente ricorda l'assedio di [[Curzola]] del [[1571]] ad opera del governatore di [[Algeri]], il musulmano [[Uluç Ali Paşa|Uluç Ali]].<ref>P. Lisimberti, A. Todisco, ''Un gioiello del rinascimento adriatico: la chiesa Matrice a Mola di Bari'', Schena, 2002.</ref>
 
Anche il progetto dell'arbitraggio tra le nazioni in guerra andò male. Dunant si occupò del problema della tratta degli schiavi, con la "Anti-Slavery Society". L'Inghilterra aveva [[abolizione della schiavitù|abolito la schiavitù]] nel [[1808]], ma essa era ancora presente in altre parti del mondo. Ma il progetto della delegazione della Society con l'Alliance non andò a buon fine. Evidentemente non c'era interesse per questo argomento, oltretutto in un periodo di instabilità in Europa e senza lo smalto di una volta. Dunant, stanco, deluso, malato, stava sprofondando nella depressione. Arrivò così, alla fine dei molti tentativi, tutti andati a vuoto, di guadagnare la posizione di campione umanitario sulla scena europea, il momento del ripiegamento di Henry Dunant su se stesso.
Tra le tele, per lo più di scuola pugliese e napoletana e databili ai secoli [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo|XVIII]], spicca quella della [[Madonna della Neve]], opera del primo Settecento attribuita a [[Paolo de Matteis]], una [[sinopia]] sul retro della quale c'è un dipinto più antico di più pregevole fattura, attribuibile alla [[Leonardo da Vinci|scuola leonardesca]].
 
=== Gli ultimi anni ad Heiden ===
Nella cripta, trasformata in oratorio dopo l'[[editto di Saint Cloud]], è conservato un frammento ligneo che la tradizione attribuisce alla [[Vera Croce|Croce di Cristo]], donato al Capitolo di Mola nel [[1710]].
Dunant trovò il fortunato appoggio di una donna benestante, vedova di un musicista, Léonie Kastner, la quale venne invitata da [[Napoleone III]], che tanto aveva a cuore Dunant, a dare una mano al povero filantropo. Madame Kastner non solo fornì la sede all'Alliance ma diede anche vitto e alloggio a Dunant e gli affidò, nel [[1872]], la promozione del [[pirofono]], uno strumento musicale inventato dal suo secondogenito Frèdèric. Dunant lo pubblicizzò con convinto impegno, soprattutto nei suoi soggiorni in Inghilterra, ma senza successo. Con la fine dell'Alliance e delle altre iniziative cominciò un periodo oscuro per Dunant, in cui si fece insidioso il tarlo della persecuzione, reale o immaginaria, che lo tormentava.
 
Probabilmente furono le calunnie, che riguardavano il rapporto di un vagabondo squattrinato con una ricca vedova di otto anni maggiore di lui, a ricadere su Dunant. I danni e le ostilità messe in opera dai nemici incisero profondamente nella mente di un uomo che aveva perso il pieno equilibrio psichico. A [[Lugano]] nel [[1877]] pubblicò un [[pamphlet]] violentemente anti-cattolico e pieno di risentimento anche nei confronti dei francesi, dai quali avrebbe subito un continuo e assillante controllo. In quel periodo cominciò ad errare per l'Europa senza trovare un luogo sicuro. Nel 1877-78 fu accompagnato da Madame Kastner, ma dopo il [[1880]], pur continuando la loro corrispondenza ed i finanziamenti annuali con cui lei pagava i soggiorni [[terme|termali]] che Dunant compiva per curarsi, decisero di non vedersi più per rompere la catena delle maldicenze.
==== Chiesa di Santa Maria del Passo in Sant'Antonio da Padova ====
Fu edificata nel [[1503]] col titolo di ''Santa Maria del Passo'' alle porte della città lungo la via che conduceva a [[Bari]], in luogo di un’antica cappella preesistente. Dalle origini sino al [[XIX secolo]] fu parte integrante di un convento di [[Frati Minori Osservanti]]. La natura mendicante dell'ordine fece sì che la chiesa divenisse patronato di diverse famiglie notabili del luogo (i baroni Noya e i Roberti) che contribuirono alla costituzione di un ricco arredo scultoreo e iconografico. Oggi spiccano l'antico gruppo scultoreo della Pietà ([[XV secolo]]), il pulpito ligneo del [[1712]] e l'organo [[XVIII secolo|settecentesco]].
 
Non si incontreranno più fino alla morte di Léonie Kastner nel [[1889]]. Non è escluso che Dunant provasse trasporto sentimentale nei confronti della sua benefattrice, ma l'umiliante differenza di stato impediva al suo senso dell'onore un rapporto che non fosse di amicizia o di riconoscenza. Nel [[1877]] Dunant soggiornò per un certo tempo a [[Stoccarda]] a casa del pastore Wagner, un vecchio amico dell'epoca della creazione dell'''Alleanza Universale delle Unioni Cristiane dei Giovani''. A Stoccarda conobbe Rudolph Muller, professore di [[filologia]], al quale si legò con una profonda amicizia, ricambiata da una vera e propria devozione. Nel 1887 si stabilì a [[Heiden (Svizzera)|Heiden]], in Svizzera, vicino al [[lago di Costanza]].
==== Chiesa del Santissimo Rosario in San Domenico ====
La grande costruzione a navata unica, edificata insieme all'annesso convento dall'ordine dei [[Ordine dei Frati Predicatori|domenicani]] nella prima metà del [[XVI secolo]], fu originariamente intitolata alla [[Beata Vergine Maria del Monte Carmelo|Madonna del Carmine]], sebbene il primo superiore della comunità chiese e ottenne da [[papa Gregorio XIII]] che la [[Confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] del Santissimo Rosario vi si trasferisse dalla chiesa Matrice, dove officiava da più di un secolo. All'interno della chiesa, che conserva una buona produzione iconografica di scuola pugliese risalente per lo più al [[XVII secolo|Seicento]] e [[XVIII secolo|Settecento]], si segnala il dipinto della [[Madonna del Rosario]], olio su tavola del napoletano [[Fabrizio Santafede]] successivo al [[1571]], che venne traslato dalla chiesa Matrice nel [[1577]] con il trasferimento dell'omonima confraternita. Rilevante è anche l'altare in marmo policromo dedicato a [[san Vincenzo Ferreri]] ([[1744]]). Il grande affresco centrale anch'esso dedicato alla Madonna del Rosario, opera di Umberto Colonna, risale al [[1980]].
 
Dunant soffriva di un [[eczema]] alla mano, che a volte gli impediva per giorni di scrivere, e aveva lo [[stomaco]] rovinato dalla scarsa e malsana alimentazione. Ma soprattutto, con gli anni, a causa delle delusioni e delle traversie, aveva sviluppato manie di persecuzione. Dunant si manteneva con la sola rendita dello zio David, ricevuta dal [[1872]]. Più tardi a Heiden riceverà sussidi dalla [[Croce Rossa Svizzera]], versandoli nella cassa di risparmio di Heiden, con l'idea di utilizzarli più tardi. Dal [[1897]] ricevette una rendita annuale disposta dall'imperatrice madre [[Dagmar di Danimarca|Marijaa Fëdorovna]] di Russia, che lo trarrà dallo stato di permanente ristrettezza in cui si era rinchiuso. Alla consegna del [[Premio Nobel per la pace]] diede in [[beneficenza]] quasi l'intero premio. Morì povero in una stanza d'albergo nel [[1910]] e venne sepolto nel cimitero di Sihlfeld a [[Zurigo]].
==== Chiesa della Madonna di Loreto ====
Fu edificata a partire dal [[1587]] alla periferia sud dell'abitato, al posto della cappella omonima, patronato della famiglia Sabinelli, nella quale si venerava un'icona mariana ritrovata in quel luogo. La costruzione, prospiciente il mare, presenta un semplice prospetto a capanna, caratterizzato da un pregevole [[rosone]] in pietra calcarea.Un alto campanile in [[carparo]] svetta allo spigolo sinistro della facciata. L'interno è dominato dal seicentesco altare maggiore in legno dorato intagliato su fondo verde, recante l'immagine della Madonna con Bambino benedicente, dipinta ad olio su tela. L'altare della Natività, in fondo alla navata destra, presenta un presepe in pietra di scuola pugliese. Nel [[1652]] la chiesa è sede della confraternita del Sacro Monte del Purgatorio.<ref>Antonio Mancini, ''Mola di Bari e le sue chiese'', Tipografia dal Sud, 1975.</ref>
 
==== AltreMedaglia chieseHenry Dunant ====
[[File:Jean Henri Dunant.jpg|thumb|Henry Dunant]]
* Chiesa della Maddalena ([[1630]]), nella centrale piazza XX Settembre. Vi ha sede la confraternita dell'Addolorata.
* Chiesa di San Giacomo ([[1695]]), interamente affrescata, antico patronato della famiglia Susca che la edificò al termine dell'epidemia di peste del [[1691]].
* Chiesa di San Giovanni e annesso monastero ([[1723]]-[[1738]]), ex-sede dell'[[Accademia di belle arti di Bari]]. Il monastero fu progettato nelle sue linee essenziali dal bitontino Vito Valentino, mentre la chiesa, più tarda, venne realizzata in forme neoclassiche su progetto degli architetti [[Vincenzo Ruffo (architetto)|Vincenzo Ruffo]] e Giuseppe Maria Sforza, allievi di [[Luigi Vanvitelli]], che ripresero gli stilemi della cappella palatina della [[reggia di Caserta]].
* Chiesa rupestre di San Giovanni Battista, cappella fortificata nei pressi di una lama, costituita da una chiesa superiore ed una ipogea, probabile sede di romitaggio nel XII secolo, nella quale si intravvedono lacerti di decorazioni pittoriche.
 
Il nome di Henry Dunant è stato in seguito associato anche alla medaglia che viene conferita ai membri della Federazione Svizzera dei Samaritani<ref>{{cita web|url=http://www.samaritani.ch/it/i/home.html|titolo=Website|editore=samaritani.ch|accesso=2 aprile 2014}}</ref> attivi da più anni e che rispondono a questi criteri:
=== Architetture civili ===
* Attività di almeno 15 anni in funzione di [[medico]] di sezione o dell'associazione, membro di comitato di una sezione samaritani o di un'associazione samaritana, gerente di un posto samaritano permanente o d'un deposito di oggetti sanitari, monitore samaritano.
==== Palazzo Roberti-Alberotanza ====
* Lavoro attivo ed efficace per almeno 25 anni in una o più sezioni samaritani con regolare frequenza alle esercitazioni, partecipazione a delle azioni di [[pronto soccorso]] in caso d'incidente, servizio presso i posti samaritani, ecc.
L'imponente palazzo signorile, che domina la centrale piazza XX Settembre, fu edificato fra il [[1760]] e il [[1770]] da Giambattista Roberti, esponente di una famiglia notabile molese di origine materana, sotto la direzione dell’architetto [[Vincenzo Ruffo (architetto)|Vincenzo Ruffo]], allievo di [[Luigi Vanvitelli|Vanvitelli]]. La simmetrica facciata, in stile tardo-barocco, è cadenzata da tre teorie di finestre. Al centro, la loggia nobile sovrasta il maestoso portone di gusto [[Napoli|napoletano]] che dà accesso ad una ampia corte, sul quale si innesta lo scalone esterno che conduce ai piani superiori e al loggiato. Nella metà del [[XIX secolo]] il palazzo passa per via dotale a Nicola Alberotanza. Gli interni, in gran parte chiusi al pubblico, conservano pregevoli decorazioni pittoriche, tra le quali alcune tele del pittore napoletano [[Aniello D'Arminio]] ([[1783]]).
 
== Note ==
==== [[Teatro Comunale "Niccolò Van Westerhout"]] ====
<references/>
Nel [[1887]] il Consiglio Comunale di Mola di Bari deliberò a grande maggioranza la realizzazione del teatro comunale, che fu inaugurato l'anno successivo. Sebbene la capienza limitata ne abbia limitato la fruizione, esso ha conservato gli stilemi originari, caratterizzati dalla linearità della facciata neoclassica cui si contrappone il caldo stile eclettico degli interni: superato il piccolo foyer, si accede alla platea dalla quale si possono ammirare il triplice giro di palchi lignei, la volta affrescata e il sipario dipinto con una scena bucolica.
 
== Bibliografia ==
Tra gli eventi significativi della storia del teatro, si segnala la prima assoluta dramma lirico ''Doña Flor'', opera del compositore molese [[Niccolò van Westerhout]]. Nel [[1929]] il teatro fu adibito a sala cinematografica e venne poi chiuso nei primi [[anni 1950|anni cinquanta]]. Solo nel [[1972]] l'amministrazione comunale ne promosse il recupero funzionale, celebrato con il concerto inaugurale dell'orchestra sinfonica della Provincia di Bari diretta da [[Nino Rota]]. La direzione artistica fu quindi affidata a [[Eduardo De Filippo]] che diresse pure il locale Gruppo Universitario Teatrale. Il [[24 maggio]] [[1973]] lo stesso Eduardo portò in scena ''[[L'arte della commedia]]''.
* J. Henry Dunant, ''Un Souvenir de Solférino'', Ed. italiana a cura di [[Costantino Cipolla]] e [[Paolo Vanni]], [[FrancoAngeli]].
* ''Les Débuts de la Croix-Rouge en France''. Parigi, [[Librairie Fischbacher]], 1918.
* Gumpert, Martin, ''Dunant: The Story of the Red Cross''. New York, [[Oxford University Press]], 1938.
* Gigon, Fernand, ''The Epic of the Red Cross or the Knight Errant of Charity'', Londra, [[Jarrolds]], 1946.
* Dunant, J. Henry, ''A Memory of Solferino''. Londra, [[Cassell]], 1947.
* Gagnebin, Bernard, ''Le Rôle d'Henry Dunant pendant la guerre de 1870 et le siège de Paris', Revue internationale de la Croix-Rouge (avril, 1953).
* [[Ellen Hart|Hart, Ellen]], ''Man Born to Live: Life and Work of Henry Dunant, Founder of the Red Cross''. Londra, [[Victor Gollancz Ltd]], 1953.
* [[Willy Hendtlass|Hendtlass, Willy]], ''Henry Dunant: Leben und Werk in Solferino'', pp.&nbsp;37–84. Essen Cityban, Schiller, 1959.
* [[Luigi Firpo]] (a cura di), ''Henry Dunant e le origini della Croce Rossa'', [[UTET]], Torino 1979.
* [[Franco Giampiccoli|Giampiccoli, Franco]], ''Henry Dunant. Il fondatore della Croce Rossa'', Torino, [[Claudiana]], 2009.
* [[Lis Garde|Garde, Lis]] ''"Tutti Fratelli". Henry Dunant, Singolare vita e destino del fondatore della Croce Rossa'', trad. italiana di "Tutti Fratelli-Alle Brodre", Isager, imprime par Castel Impression en Juin 2009, Chateauneuf - France.
 
==SocietàVoci correlate==
*[[Battaglia di Solferino]]
===Evoluzione demografica===
*[[Memoriale della Croce Rossa]]
{{Demografia/Mola di Bari}}
*[[Convenzioni di Ginevra]]
 
*[[Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale]]
===Etnie e minoranze straniere===
*''[[Il grande vessillo]]'' (''D'homme à hommes''), film diretto da [[Christian-Jaque]] nel 1948 basato sulla sua vita
Al [[31 dicembre]] [[2010]] gli stranieri residenti a Mola di Bari sono 420, pari all'1,59% della popolazione complessiva. Le comunità più numerose sono:<ref>{{cita web|url=http://demo.istat.it/str2010/|titolo=Cittadini stranieri al 31 dicembre 2010|accesso=17-10-2012}}</ref>
* {{ALB}}: 137
* {{GEO}}: 54
* {{ROM}}: 53
* {{TUN}}: 46
* {{CIN}}: 27
 
===Religione===
La religione più diffusa è il [[Chiesa cattolica|cattolicesimo]]; Mola fa parte dell'[[arcidiocesi di Bari-Bitonto]] e comprende cinque parrocchie: a quella di San Nicola, attiva presso la chiesa Matrice sin dalla fondazione della cittadina, nel secondo dopoguerra si sono affiancate quelle del Santissimo Rosario (istituita nel [[1945]]), di Santa Maria di Loreto (nel [[1950]]), della Santissima Trinità (nel [[1975]]) e del Sacro Cuore (nel [[1989]]).<ref>[http://www.arcidiocesibaribitonto.it/luoghi-di-culto/cittadiocesi?citta=Mola%20di%20Bari Storia delle Parrocchie di Mola di Bari], dal sito dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto.</ref> La comunità religiosa delle suore clarisse è attiva dal 1677.<ref>Antonio Mancini, ''Mola di Bari e le sue chiese'', Tipografia dal Sud, Bari, 1975.</ref>
 
È presente inoltre un sala del regno della comunità di [[testimoni di Geova]].
 
== Cultura ==
=== Istruzione ===
Mola dispone di quattro [[scuola primaria|scuole primarie]] e due [[scuola secondaria di primo grado|secondarie di primo grado]], una delle quali intitolata a Luigi Tanzi, ricco contadino analfabeta il cui lascito testamentario permise all'inizio del [[XIX secolo]] l'istituzione di una scuola pubblica.
Vi ha sede inoltre un istituto di istruzione superiore comprendente presso il polo "Ettore Majorana" i corsi di liceo scientifico, liceo scientifico delle scienze applicate, liceo linguistico e liceo delle scienze umane e presso il polo "Leonardo da Vinci" quelli di istituto tecnico industriale con indirizzi meccanico e meccatronico, di chimica e biotecnologie sanitarie e di agraria, agroalimentare e industria di trasformazione.<ref>[http://www.iissmola.it Sito] dell'istituto di istruzione superiore "Da Vinci-Majorana".</ref> L'offerta scolastica cittadina si completa con una sezione staccata dell'istituto professionale per i servizi commerciali e turistici "Nicola Tridente" di Bari.
 
Presso l'ex monastero di Santa Chiara sono infine ospitati alcuni laboratori, e in particolare i corsi del biennio di specializzazione dell'[[accademia di belle arti di Bari]].<ref>[http://www.accademiabelleartiba.it/cenni-storici Sito] dell'Accademia di belle arti di Bari.</ref>
 
=== Personalità legate a Mola ===
*'''Cesare Sportelli''' (Mola di Bari, [[1701]], [[Nocera de' Pagani]], [[1750]]), religioso della [[congregazione del Santissimo Redentore]], tra i più stretti collaboratori del fondatore [[Sant'Alfonso Maria de' Liguori]] di cui fu il primo novizio. È ritenuto ''[[venerabile]]'' dalla Chiesa cattolica, che ha aperto la sua causa di beatificazione nel [[1893]].<ref>Giovanni Miccolis, ''Il venerabile Cesare Sportelli ed il suo mondo'', Edizioni Città Nostra, Mola, 2008.</ref>
*'''Giuseppe De Santis''' (Mola di Bari, [[1855]]-[[1925]]), avvocato e storico. A lungo direttore della [[Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi]] di [[Bari]], fu autore dei "''Ricordi storici di Mola di Bari''" ([[Napoli]], [[1880]]) che per rigore metodologico gli valsero, tra gli altri, gli apprezzamenti di [[Theodor Mommsen]].<ref>Saverio Lasorsa, ''Storia di Puglia'' vol. VI. Bari, 1962.</ref> Donò al comune di Mola un cospicuo fondo librario, successivamente acquisito al patrimonio della biblioteca comunale. [[Immagine:NiccolòVanWesterhout.jpg|thumb|right|250px|Il compositore Niccolò van Westerhout.]]
*'''[[Niccolò van Westerhout]]''' (Mola di Bari, [[1857]] - [[Napoli]], [[1898]]), musicista e compositore, nato da una famiglia di origine fiamminga trasferitasi in Puglia agli inizi del [[XVIII secolo]]. Dopo gli studi a Napoli, si affermò come compositore e lasciò un'ampia produzione nonostante la sua prematura scomparsa. La sua opera più importante è il dramma lirico ''Doña Flor'', su libretto di [[Arturo Colautti]], rappresentato per la prima volta il [[18 aprile]] [[1896]] presso il Teatro Comunale di Mola, con l’orchestra del [[Teatro San Carlo di Napoli]]. Nel febbraio [[2007]], le sue spoglie sono state traslate da Napoli al cimitero comunale di Mola di Bari.
*'''Piero Delfino Pesce''' (Mola di Bari, [[1874]]-[[1939]]), intellettuale e politico. Accompagnò la sua attività di saggista e giornalista con l’impegno politico all’interno del [[Partito Repubblicano Italiano|Partito Repubblicano]], di cui fu tra i massimi dirigenti pugliesi fino all’avvento del [[fascismo]] e allo scioglimento dei partiti. Successivamente si dedicò al teatro e alla pittura. A lui si deve la fondazione delle riviste ''Aspasia'' ([[1899]]) e ''Humanitas'' ([[1911]]).
*'''[[Giuseppe Di Vagno]]''' ([[Conversano]] [[1889]]-[[1921]]), deputato socialista, ferito a morte da una squadra fascista dopo un comizio a Mola.
*'''[[Araldo di Crollalanza]]''' (Bari, [[1892]] - [[Roma]], [[1986]]), molese per parte di madre, fu tra i fondatori del [[Partito Nazionale Fascista]], ministro dei [[Ministero delle Infrastrutture|Lavori Pubblici]] nel [[governo Mussolini]] e, dopo l'avvento della Repubblica, senatore del [[Movimento Sociale Italiano|MSI]] dal [[1953]] alla morte.
*'''Onofrio Martinelli''' (Mola di Bari, [[1900]] - [[Firenze]], [[1966]]), pittore. Dopo gli studi classici a Firenze, raggiunse [[Parigi]] nel [[1925]], legandosi a [[Filippo de Pisis]] e [[Giorgio De Chirico]]. Tornato in Italia, si trasferì a [[Firenze]] dove ottenne una cattedra all'[[Accademia di belle arti di Firenze|Accademia di Belle Arti]]. Accanto all'attività di pittore, che lo vide partecipare a numerose esposizioni ([[Biennale di Venezia]], Quadriennale di Roma), si dedicò attivamente anche all'organizzazione di mostre. Sposò [[Adriana Pincherle]], sorella di [[Alberto Moravia]].
*'''[[Eduardo De Filippo]]''' ([[Napoli]] [[1900]] - [[Roma]], [[1984]]), commediografo, attore e regista italiano. Dal [[1973]] diresse il Teatro Van Westerhout di Mola, città della quale fu nominato cittadino onorario.
*'''Bruno Calvani''' (Mola di Bari, [[1904]] - [[Milano]], [[1985]]), scultore e incisore. Trasferitosi in gioventù a [[Parigi]], dove entrò in contatto con le avanguardie artistiche europee, nel [[1942]] fece ritorno in Italia stabilendosi a Milano. Dal comune di Mola gli fu commissionata la statua bronzea di ''Doña Flor'', posta in piazza XX Settembre e dedicata alla protagonista del dramma lirico del conterraneo Van Westerhout.
*'''Angelo Mangini''' (Mola di Bari [[1905]]- [[Bologna]], [[1988]]), docente di chimica industriale e pioniere in Italia negli studi sul nesso tra chimica organica e teoria elettronica.<ref>[http://www.ssscienza.uniba.it/scienziatidipuglia/Mangini_Angelo.htm F.P. De Ceglia, ''Scienziati di Puglia'', Adda Editore, 2007].</ref> Divenuto preside della facoltà di Chimica Industriale dell'[[Università di Bologna]], divenne membro [[Accademia Nazionale delle Scienze (Italia)|Accademia Nazionale delle Scienze]] dal [[1966]] e nel [[1973]] conseguì il [[Accademia Nazionale dei Lincei|Premio Linceo]].<ref>[http://www.lincei.it/premi/assegnati_linceo.php?PHPSESSID=9823802a045ade317ce33769f683e11d Elenco dei Premi Lincei].</ref>
* '''[[Leonardo De Mitri]]''' (Mola di Bari, [[1914]] - [[Ravenna]], [[1956]]), regista e sceneggiatore.
*'''Pietro Di Giorgio''' in arte '''''Don Pedro''''', (Mola di Bari [[1923]]-[[2007]]), pittore e progettista di spazi architettonici. Emigrato nel [[1947]] in [[Venezuela]], collaborò con gli architetti [[Carlos Raúl Villanueva]] e [[Félix Candela]]. Tornò quindi in Italia dove intraprese anche la carriera di pittore. La sua opera, oggetto di mostre in diversi Paesi europei e negli [[Stati Uniti]], riflette una grande vastità d’interessi, dall’antropologia alla psicanalisi, dall’urbanistica alla filosofia.
*'''[[Cecilia Mangini]]''' (Mola di Bari, [[1929]]), regista e documentarista.
*'''[[Giovanni Papapietro]]''' (Mola di Bari, [[1931]] - Bari, [[2005]]), deputato ([[1980]]-[[1992]]) e parlamentare europeo ([[1979]]-[[1989]] e [[1994]]-[[1999]]) del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e poi del [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]].
*'''Ernesto Maggi''' (Mola di Bari, [[1935]]), politico. Eletto sindaco per l'[[Movimento Sociale Italiano|MSI]] nel [[1993]], si dimise nel [[1996]] quando fu eletto senatore di [[Alleanza Nazionale]]. Dal [[2001]] al [[2006]] è stato deputato per lo stesso partito.
*'''Vito Tanzi''' (Mola di Bari, [[1935]]), economista, già direttore del Dipartimento di Finanza Pubblica del [[Fondo Monetario Internazionale]] dal [[1981]] al [[2000]] e sottosegretario all'[[Ministero dell'Economia e delle Finanze|Economia e alle Finanze]] da giugno [[2001]] a giugno [[2003]].
*'''[[Domenico Padovano]]''' (Mola di Bari, [[1940]]), vescovo cattolico della [[Diocesi di Conversano-Monopoli]].
*'''[[Enzo Del Re]]''' (Mola di Bari, [[1944]]-[[2011]]), cantautore e cantastorie, autore del brano ''Lavorare con lentezza'' che ha dato il nome all'[[Lavorare con lentezza|omonimo film]] di [[Guido Chiesa]].
*'''[[Felice Laudadio]]''' (Mola di Bari, [[1944]]), giornalista e produttore cinematografico, già direttore del [[Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica|Festival del Cinema]] di [[Venezia]] e fondatore della [[Casa del Cinema]] di Roma.
*'''[[Francesco Laudadio]]''' (Mola di Bari, [[1950]] - [[Bologna]], [[2005]]), regista cinematografico e televisivo.
*'''[[Mino Cavallo]]''' (Mola di Bari, [[1964]]), musicista, compositore e chitarrista.
 
=== Eventi ===
* ''Carrettone'' di [[Carnevale]]: proposto per la prima volta negli [[anni 1930|anni trenta]] del [[XX secolo]], era un carro agricolo itinerante sul quale alcuni personaggi mascherati mettevano in scena scene satiriche che motteggiavano le personalità più illustri e le diverse categorie sociali del paese. L'iniziativa è stata riproposta più volte a cavallo degli anni ottanta e novanta.
* ''[[Falò]]'' di san Giuseppe (19 marzo) e dell'Annunziata (25 marzo).
* ''Riti della Settimana Santa'': annunciati dalla processione dei Misteri della Passione e Morte di Cristo, che l'arciconfraternita del SS. Rosario cura il venerdì antecedente la [[domenica delle Palme]], si intensificano a partire dalla sera del [[Giovedì Santo]], quando i fedeli visitano le chiese cittadine dove sono stati allestiti gli [[Altare della reposizione|altari della reposizione]] (popolarmente detti "sepolcri"). La sera del [[Venerdì Santo]] si tengono due importanti processioni: in quella del [[Vera Croce|Santissimo Legno]], alla quale partecipano tutte le confraternite molesi, viene portata in ostensione la reliquia della Croce di Gesù Cristo custodita presso la chiesa matrice dal [[1710]]; la processione si conclude con la benedizione dei fedeli raccolti nell'ampia piazza XX settembre. Prende quindi avvio la processione notturna di Gesù morto, nella quale oltre cento portatori in abito di gala portano a spalla una bara di cristallo illuminata e adorna di fiori, contenente una statua del Cristo morto che incontra la statua della Madonna dello Spasimo (raro esempio di "Addolorata Bianca" in Puglia) sul sagrato della cappella della Purificazione; la processione è accompagnata dalla banda cittadina che esegue marce funebri, alternandosi con la confraternita di Sant'Antonio che canta a cappella l'antico inno in latino ''[[Vexilla Regis]]''. I riti si concludono la mattina del [[Sabato Santo]], con la processione della Madonna Addolorata, nella quale la statua della Vergine indossa il tradizionale abito nero del lutto.
* ''Fiera di san Giorgio'' (23 aprile), retaggio di una sentita festa che sino alla metà del [[XX secolo]] animava l'omonima contrada e includeva la processione della statua del santo sino al paese.
* ''Festa di sant'Antonio da Padova'' (13 giugno), presso la chiesa di Santa Maria del Passo, dalla quale si snoda una processione cui partecipano bambini che in segno di devozione indossano un abito che richiama quello del santo.
* ''Festa di san Giovanni Battista'' (24 giugno), che si teneva nei pressi dell'antica chiesa rupestre intitolata al santo.
* ''Festa della Madonna d'Altomare'' (primo fine settimana di luglio). Il culto risale al tardo [[XVI secolo]] e discende dalla vocazione marinara della cittadina: in particolare, i marinai considerano la Madonna d'Altomare quale loro protettrice. Durante i festeggiamenti pubblici - che presero avvio nel [[1949]] e, dopo un ventennio di sospensione, sono stati ripresi nel [[1988]] - la statua della Vergine viene portata in processione serale dalla chiesa della Madonna di Loreto fino al porto, dove il presidente dell'associazione dei marittimi invoca la protezione mariana sui lavoratori del mare. L'indomani mattina, essa è imbarcata su un peschereccio estratto a sorte e portata in processione marittima lungo il litorale, sino alla frazione di [[Cozze (Mola di Bari)|Cozze]]. Tornata nel porto e lasciata alla venerazione dei fedeli sino a sera, la statua viene infine ricondotta in processione presso la chiesa della Madonna di Loreto.
[[File:Logo capatosta.jpg|thumb|Logo del Palio dei Capatosta]]
* ''Palio dei Capatosta''' (luglio). L'evento richiama i festeggiamenti che il [[14 luglio]] [[1549]] i molesi riservarono alla principessa [[Isabella di Capua]], consorte di [[Ferrante I Gonzaga]], ospitata dal marchese Gaspare Toraldo, feudatario di Mola durante il transito verso il [[Salento]].<ref> Nei racconti di Luca Contile, accompagnatore di corte, l'accoglienza dei molesi è descritta in termini entusiastici come la migliore che la principessa avesse mai ricevuto.</ref> Il termine ''Capatosta'' (letteralmente, "testardi") è il soprannome che identifica i molesi almeno dal Settecento, quando dopo una lunghissima battaglia legale riuscirono ad emanciparsi dalla signoria dei Vaaz. La competizione consta in sette gare ludico-sportive tra i rappresentanti delle contrade cittadine (Terra, Stella, Fuoco, Drago, Giglio e Noria). La contrada vincitrice si aggiudica il Palione, uno stendardo di grandi dimensioni dipinto dall'artista vincitore del bando di concorso che si tiene ogni anno (da gennaio a marzo).
* ''Sagra del Polpo'' (inizio agosto). La sagra, nata nel [[1964]], è recentemente assurta a evento principale dell'estate molese, potendo contare su cospicui finanziamenti per la sua organizzazione. Luogo principale della festa è il lungomare cittadino, dove i numerosi visitatori, accorsi dall'intera regione, possono degustare il tradizionale panino con il [[Octopus vulgaris|polpo]] alla brace.
* ''Festa di san Rocco'' (16-17 agosto). Celebrazione di antica origine, è tuttora organizzata dalla confraternita di [[Rocco di Montpellier|san Rocco]], presso la chiesa matrice. L'evento prevede una duplice processione, il 16 e il 17 agosto, nella quale il simulacro del santo è portato a spalla dai devoti, per antica tradizione appartenenti al ceto contadino. Per questa ragione, in passato i fuochi pirotecnici avvenivano non sul mare, come d'abitudine, ma alla periferia della città, nel luogo deputato alla sosta dei carri agricoli.
* ''Festa patronale della Madonna Addolorata'' (seconda domenica di settembre): la più importante festa cittadina dura quattro giorni, caratterizzati dalla continua esecuzione di marcette da parte della Bassa Musica cittadina, ''U Tammorr'', itinerante per il centro cittadino. L'acme dei festeggiamenti si raggiunge con la processione della domenica mattina, preceduta dagli sbandieratori e accompagnata dal gonfalone comunale e da quelli dei comuni vicini. Tuttora molto sentita è la partecipazione alla processione di bambine vestite con abiti neri di pizzo, analoghi a quello che addobba la statua. Al termine della processione, sul sagrato della chiesa della Maddalena, il sindaco consegna le chiavi della città al simulacro della Vergine, per l'occasione rivolto verso i fedeli.
* ''Festa di san Michele Arcangelo'' ([[29 settembre]]): si teneva nei pressi della chiesa della Purificazione.
* ''Festa della Madonna del Rosario'' (prima domenica di ottobre): è il retaggio di un culto mariano attestato presso la chiesa Matrice già nel [[XV secolo]], quando fu fondata l'omonima confraternita, e trasferito dal primo [[XVI secolo|Cinquecento]] nella chiesa del Rosario, annessa al convento dei domenicani. La festa consta oggi principalmente di una processione pomeridiana che percorre l'intero centro storico. Lungo il percorso, secondo un'antica tradizione, si realizzano altari votivi, che un tempo venivano decorati con [[Punica granatum|melegrane]], frutti tipici del mese di ottobre. Per questa ragione la festa era popolarmente nota come ''Madonne d'i saite'' ("Madonna delle melegrane").
*''Fiera di san Raffaele Arcangelo'' ([[24 ottobre]]), un tempo legata alla festa dei [[Santi Medici]].
* ''Festa di Santa Cecilia'' ([[22 novembre]]), con una piccola processione nella città vecchia a cura dell'associazione musicale ''U Tammorr'' e l'esecuzione di concerti presso le chiese della cittadina.
 
== Economia ==
===Pesca e altre attività marittime===
Nonostante l'assenza di un porto naturale, sin dalle sue origini Mola ha tratto dal mare la principale risorsa economica. Oltre all'attività di pesca sotto costa, infatti, Mola fu attiva sin dal [[XIV secolo]] nell'esportazione dei prodotti agricoli provenienti soprattutto dai paesi dell'interno. Sono attestati rapporti commerciali con la [[Serenissima]], che si impossessò della città a cavallo tra [[XV secolo|XV]] e [[XVI secolo]] e progettò anche la costruzione di un porto artificiale.<ref>''Mola e il mare'', 2001, p. 14.</ref>
 
Le innovazioni agricole del [[XVII secolo]] determinarono un surplus produttivo di [[olio d'oliva]] e altre derrate alimentari, che alimentò un fiorente traffico commerciale diretto soprattutto verso i centri dell'alto Adriatico. Solo nel [[1793]] fu però autorizzata la costruzione di un molo artificiale per l'ormeggio delle imbarcazioni impegnate nei commerci, che muovevano merci per un volume superiore a quello del [[porto di Bari]].<ref>''Mola e il mare'', 2001, p. 25.</ref> Pochi decenni dopo l'opera si sarebbe rivelata insufficiente, tanto da far avanzare la richiesta di un ulteriore ampliamento.
 
Nella prima metà del [[XIX secolo]], in concomitanza con la concentrazione dei traffici marittimi della [[Terra di Bari]] presso il porto del capoluogo, si assisté al declino dei traffici mercantili in partenza da Mola. Di conseguenza, la numerosa marineria molese, iniziò a dedicarsi in misura sempre più preponderante alla pesca d'altura.<ref>Nel [[1838]], il registro cittadino dei marinai registrava 548 unità complessive, comprendenti 48 padroni di imbarcazioni, 88 marinai da traffico e ben 221 da pesca.</ref> A ciò si accompagnò un significativo incremento delle imbarcazioni e degli addetti, che nel [[1916]] ammontavano rispettivamente a 99 e 1011 unità. Lo sviluppo costante della flotta peschereccia molese determinò il superamento, per stazza e numero di uomini impiegati, di altre cittadine pugliesi dalla consolidata tradizione marinara, come [[Barletta]], [[Trani]] e [[Bisceglie]], che sino al [[XVIII secolo]] avevano mantenuto il predominio nella pesca d'altura.
Come accadeva a tutte le marinerie del basso Adriatico, anche quella molese estendeva l'area della propria azione non soltanto alle acque più prossime alla costa ma si spingeva sino alle coste greche, al Mediterraneo orientale e al nord Africa.<ref>Nel [[1903]] le ''bilancelle'' molesi sono segnalate a Tunisi (sei imbarcazioni e 64 membri di equipaggio), in Grecia (otto imbarcazioni e 105 uomini), in [[Dalmazia]] e soprattutto presso l'isola di [[Creta|Candia]] (con 20 imbarcazioni e 196 marinai).</ref><ref>La presenza di imbarcazioni molesi in tutto il Mediterraneo è attestata dalla memoria di numerosi incidenti marittimi. Tra questi, quelli cui alludono gli ex voto datati [[1836]] e [[1851]] conservati oggi presso la chiesa della Madonna di Loreto e l'affondamento, nel [[1930]], delle paranze ''San Spiridione'' e ''Maria SS. Addolorata'' a largo di [[Corfù]], che provocarono 15 vittime.</ref>
 
Nel [[1886]] sorse a Mola la prima cooperativa che riuniva pescatori e marinai, sotto la denominazione di ''Figli del Mare'', e prima del [[1909]] essa assunse la funzione di società di [[mutuo soccorso]] e venne affiancata dalla ''Società Lavoratori del Mare'', pure a tutela della marineria.<ref>Pasquale Trizio, ''Mola, il porto e la sua marineria'', in stampa.</ref> Nel [[1916]] venne presentata istanza di realizzazione di una scuola di pesca finalizzata, nelle intenzioni dei promotori, ad impartire l'istruzione tecnica ai futuri marinai, in particolare per insegnare loro le potenzialità della navigazione a motore rispetto a quella a vela. Nel [[1921]] la ''[[Società anonima]] Retificio Molese'' era l'unica fabbrica di reti da pesca del basso Adriatico ed esportava i suoi prodotti anche all'estero. Negli anni successivi il prolungamento del molo accrebbe la superficie portuale. Un successivo ampliamento è stato compiuto nel [[1995]] con la costruzione del molo di levante.
 
==Trasporti e infrastrutture==
===Strade===
La principale arteria viaria che raggiunge Mola di Bari è la [[strada statale 16 Adriatica]], una [[superstrada]] a carreggiate separate che attraversa il territorio comunale parallelamente alla costa, lungo la direttrice [[Bari]]-[[Lecce]]. La viabilità locale è assicurata anche dalle [[strade provinciali]] che si dipartono verso i comuni contigui di [[Rutigliano]], [[Conversano]] e [[Noicattaro]]. Peculiare è la rete di strade rurali, caratterizzata dalla presenza dei numerosi antichi ''capodieci'', strade vicinali parallele ed equidistanti tra loro che solcano l'agro molese dalla linea di costa verso l'interno, fino ai confini del territorio comunale.
=== Tangenziale di Mola Di Bari ===
{| {{prettytable}}
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|- align="center" bgcolor="00408B" style="color: white;font-size:100%;"
| colspan="4" | [[Immagine:Strada Statale 16 Italia.svg|38px]] '''TANGENZIALE DI MOLA DI BARI'''
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!align="center"|'''Uscita'''!!align="center"|'''↓km↓'''!!align="center"|'''↑km↑'''!!align="center"|'''Provincia'''
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|[[Immagine:AB-Kreuz-grün.svg]] ''Bari - [[Strada statale 16 Adriatica]]''</br> ||align="right"| ||align="right"| || align="center"|BA
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|[[Immagine:AB-AS-blau.svg]] ''Mola di Bari Nord [[File:Italian traffic signs - icona centro.svg|24px]]|| align="right"| ||align="right"| || align="center"|BA
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|[[Immagine:AB-AS-blau.svg]] ''Mola di Bari - Zona Industriale [[File:Italian traffic signs - icona industria.svg|24px]]|| align="right"| ||align="right"| || align="center"|BA
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|[[Immagine:AB-AS-blau.svg]] ''Mola di Bari - Stadio [[File:Italian traffic signs - icona stadio.svg|24px]] Stazione [[File:Italian traffic signs - icona stazione.svg|24px]] '''Rutigliano''' [[File:Strada Statale 634 Italia.svg|35px]]|| align="right"| ||align="right"| || align="center"|BA
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|[[Immagine:AB-AS-blau.svg]] ''Mola di Bari Sud - Spiagge [[File:Italian traffic signs - icona pineta + mare.svg|24px]]|| align="right"| ||align="right"| || align="center"|BA
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|[[Immagine:AB-Kreuz-grün.svg]] ''Brindisi - [[Strada statale 16 Adriatica]]''</br> ||align="right"| ||align="right"| || align="center"|BA
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===Ferrovie===
Il territorio è attraversato anche dalla ferrovia Bari-Brindisi-Lecce, ultimo tratto della [[ferrovia Adriatica]]: la [[stazione di Mola di Bari]], che serve il centro cittadino, è raggiunta dai treni del servizio metropolitano della città di Bari. La stazione di Cozze, in realtà nel territorio comunale di [[Polignano a Mare]], non è invece aperta al servizio passeggeri, assolvendo solo funzioni tecniche.
 
===Porto===
Mola di Bari dispone anche di un porto peschereccio e turistico: accanto a circa 350 imbarcazioni da diporto, esso ospita 115 imbarcazioni da pesca per complessive 2.616 tonnellate di stazza lorda, che fanno di quella molese la seconda marineria della [[provincia di Bari|provincia]] e tra le prime dell'intero Adriatico.<ref>Dati riferiti al 2000 e riportati in: G. Bello, ''Il mare e il pescatore: pesca e patrimonio marinaro nella provincia di Bari'', GraficArt Furio, Mola di Bari, 2003.</ref>
 
== Amministrazione ==
 
 
=== Amministrazioni precedenti ===
 
Dal dopoguerra ai primi anni Novanta, l'amministrazione comunale di Mola di Bari è stata – fatta salva una breve eccezione negli anni Quaranta – espressione di forze politiche moderate, con monocolori [[Democrazia Cristiana|democristiani]] o giunte centriste di coalizione che solo negli anni Ottanta furono allargate al [[Partito Socialista Italiano|PSI]]. <br/>
La riforma elettorale che introdusse l'elezione diretta del sindaco vide nel [[1993]] la vittoria di Ernesto Maggi, esponente del [[Movimento Sociale Italiano|MSI]] e quindi di [[Alleanza Nazionale|AN]]. Dopo le sue dimissioni è stato il [[centrosinistra italiano|centrosinistra]] ad affermarsi, prima con Enzo Cristino ([[1996]] e [[2000]]) e poi con Nico Berlen ([[2005]]). Negli ultimi anni l'attività amministrativa è stata catalizzata dal progetto di riqualificazione urbanistica della città, affidato all'architetto catalano [[Oriol Bohigas]] e finanziato con i fondi europei del [[Piano Urban II]].
 
== Sport ==
La principale squadra di basket è la Geofarma Mola, che milita nel campionato LNP Divisione Nazionale C girone G.
 
La principale squadra di calcio è l<nowiki>'</nowiki>''A.S.D. Atletico Mola'' che nel 2012-'13 milita nel campionato pugliese di [[Eccellenza (calcio)|Eccellenza]].
 
==Note==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Mola di Bari, tra terra e mare - [Link: http://www.blurb.com/books/1321201] - Fotografia - Autore: Sabino Parente [Link: http://www.sabinoparente.com] (Aprile 2010)
* AA. VV., ''Pagine di storia molese'', Schena, Fasano, 1978.
* AA. VV. ''Mola e i molesi, una volta – La tradizione orale nella storia culturale di Mola'', (a cura del centro Sociale per Anziani), Mola di Bari, senza data.
* Abatangelo A. – Palumbo A., ''Vocabolario etimologico illustrato del dialetto molese'', Danisi, Palo del Colle, 2001.
* Anonimo, ''Piano della situazione, estensione e qualità del territorio di Mola'', 1783, manoscritto, Biblioteca Provinciale "de Gemmis" di Bari.
* Barbanente V., ''Piero Delfino Pesce'', Laterza, Bari, 1981.
* Berlingerio G., ''La torre di Peppe – Mola che scompare'', Schena, Fasano, 1987.
* Berlingerio G., ''Nobili, civili e galantuomini nella Mola del XVIII secolo'', Schena, Fasano, 1996.
* Berlingerio G., ''La strada dei tufi – Storia della viabilità molese dalle origini al XIX secolo'', Edizioni Realtà Nuove, Mola, 2003.
* Calabrese M., ''Mola di Bari: colori suoni memorie di Puglia'', Laterza, Bari, 1987.
* Centro Molese di Cultura e Studi Storico-Archeologici, ''San Materno'', Tipografia Levante, Giovinazzo, 1995.
* Centro Molese di Cultura e Studi Storico-Archeologici, ''San Giacomo'', Tipografia Levante, Giovinazzo, 1997.
* Cox T., ''Aspects of the phonology and morphology of Molese, an Apulian dialect of Southeastern of Italy'', tesi di laurea 1982.
* C.R.S.E.C. BA/15, ''Catalogo mostra fotografica e documentaria, Cento anni di emigrazione da un’Area del Sud-Est barese: Mola Conversano Rutigliano'', Edizioni dal Sud, Bari, 1993
* C.R.S.E.C. BA/15, ''Catalogo mostra fotografica e documentaria, Donne e società tra Ottocento e Novecento a Conversano Mola di Bari e Rutigliano'', Edizioni dal Sud, Bari, 1996
* C.R.S.E.C. BA/15, ''Il Castello Angioino di Mola di Bari, tra storia e restauro verso il riuso'', arti grafiche Ariete, Bari, 1985.
* C.R.S.E.C. BA/15, ''Mola tra Ottocento e Novecento – Ricerche e appunti di storia, urbanistica, economia e tradizioni popolari'', Edizioni dal Sud, Bari, 1985.
* C.R.S.E.C. BA/15, ''Omaggio a Piero Delfino Pesce'', (a cura di G. Lorusso) Edizioni dal Sud, Bari, 1989.
* De Grada R., ''Il cammino segreto. Onofrio Martinelli'', Edizioni della Bezuga, Firenze, 1986.
* De Santis G., ''Ricordi storici di Mola di Bari'', Tipografia A. Eugenio, Napoli 1880 (ristampa anastatica ed. Liantonio, Palo del Colle, 1980).
* Di Bari P., ''Immagini della vecchia Mola'', Bari, 1973
* Di Bari P., ''Mola e i Molesi nel Risorgimento'', Scuola Tipografica Apicella, Molfetta, 1961.
* Fuzio G., "La Chiesa Matrice di Mola di Bari", in ''Quaderni di Arte Sacra'' I-1969, Bari, 1969.
* Labbate V., ''La peste in terra di Bari: 1690-1692'', Schena, Fasano, 1989.
* Labbate V. F., ''Masserie e insediamenti dell’agro di Mola'', Schena, Fasano, 1989.
* Lisimberti P. – Todisco A., ''La Chiesa Matrice a Mola di Bari'', Schena, Fasano, 1997.
* Lisimberti P. – Todisco A., ''Un gioiello del Rinascimento adriatico: la Chiesa Matrice a Mola di Bari'', Schena, Fasano, 2002.
* Mancini A., ''Mola di Bari e le sue chiese'', Tipografia dal Sud, Bari, 1975.
* Massimeo A., ''Van Westerhout'', Laterza, Bari, 1985.
* Milano N., ''Le chiese della Diocesi di Bari'', Bari, 1982.
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* Nardulli V., Quaranta I., Vitulli M., ''La Chiesa di Sant'Antonio a Mola di Bari'', Schena, Fasano, 2003.
* Palumbo A., ''Canti popolari molesi e di Terra di Bari'', Danisi, Palo del Colle, 1987.
* Pasculli Ferrara M., "La Collegiata di Mola", in ''Cattedrali di Puglia'', Bari, 2001.
* Rago A. C., ''Mola nell’età prerisorgimentale'', Schena, Fasano, 1990.
* Rago A. C. – Lorusso G., ''Mola e la terra di Bari nell’età napoleonica'', Schena, Fasano, 1995.
* Ricciardelli G., ''Molesi d’America – Storie di emigrazione'', Schena, Fasano, 1998.
* Sciacovelli A. – Viceconte G., ''Quando l’arte racconta – Un percorso guidato nella Chiesa Matrice di Mola di Bari'', Schena, Fasano, 1998.
* Sirago M., "Due esempi di ascensione signorile: i Vaaz conti di Mola e gli Acquaviva conti di Conversano tra '500 e '600 (Terra di Bari)". ''Studi Storici Luigi Simeoni'', XXXVI, 169-213, Istituto per gli Studi Storici Veronesi, Verona.
* Scuola Media Statale Dante Alighieri, ''Mola e il mare'', Editrice Messaggi, Cassano Murge, 2001.
* Scuola Media Statale Dante Alighieri, ''Mola dimenticata'', Ciocia, Acquaviva delle Fonti, 2004.
* Uva N., ''Saggio storico su Mola di Bari dalle origini ai giorni nostri'', Dedalo Litostampa, Bari, 1964.
* Ventura M., ''Come eravamo… a Mola'', Edizioni Realtà Nuove, Mola di Bari, 1991.
* Ventura M., ''Mola nostra'', Edizioni Realtà Nuove, Mola di Bari, 1996.
* Ventura M., ''Sindaci assessori e consiglieri a Mola'', Edizioni Realtà Nuove, Mola di Bari, 1993.
* Vito Carbone Gnicco G., Quaranta I., Vitulli M., ''La Chiesa di Sant'Antonio a Mola di Bari'', Schena, Fasano, 2010.
 
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== Collegamenti esterni ==
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*{{Dmoz|World/Italiano/Regionale/Europa/Italia/Puglia/Provincia_di_Bari/Località/Mola_di_Bari/|Mola di Bari}}
* {{cita web|http://www.shd.ch/|Société Henry Dunant}}
*[http://www.molesinelmondo.it Ass.Molesi nel Mondo - Mola di Bari]
* {{cita web|http://www.dunant-museum.ch/|Il Museo Henry Dunant|lingua=de}}
*[http://www.paliodeicapatosta.com IL PALIO DEI CAPATOSTA - Mola di Bari]
* {{en}} [https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1901/dunant.html Biografia di Jean Henry Dunant] sul sito ufficiale del Premio Nobel
 
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