Tullio Calcagno e Ripollet: differenze tra le pagine

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{{S|centri abitati della Catalogna}}
{{Bio
{{Divisione amministrativa
|Nome = Tullio
|CognomeNome = CalcagnoRipollet
|SessoNome ufficiale = M
|Panorama = Ripollet99.JPG
|LuogoNascita = Terni
|Didascalia =
|GiornoMeseNascita = 10 aprile
|Stemma = Coat of Arms of Ripollet.svg
|AnnoNascita = 1899
|Bandiera = Bandera de Ripollet.svg
|LuogoMorte = Milano
|Stato = ESP
|GiornoMeseMorte = 29 aprile
|Grado amministrativo = 3
|AnnoMorte = 1945
|Divisione amm grado 1 = Catalogna
|Epoca = 1900
|Divisione amm grado 2 = Barcellona
|Attività = presbitero
|Amministratore locale =
|Attività2 = giornalista
|Partito =
|Nazionalità = italiano
|Data elezione =
|PostNazionalità = , che aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]]. Nel 1944 fondò la rivista ''"[[Crociata Italica]]"'', di cui divenne direttore, che divenne la più venduta nel territorio della Repubblica Sociale
|Data istituzione =
|Immagine = Don Tullio Calcagno.jpg
|Superficie =
|Note superficie =
|Abitanti = 37151
|Note abitanti =
|Aggiornamento abitanti = 2010
|Sottodivisioni =
|Divisioni confinanti = [[Barberà del Vallès]], [[Cerdanyola del Vallès]], [[Montcada i Reixac]]
|Lingue =
|Prefisso =
|Codice statistico =
|Codice catastale =
|Nome abitanti = ripolletenc/ca
|Patrono =
|Festivo =
|Raggruppamento = [[Vallès Occidental]]
|Mappa =
|Didascalia mappa =
}}
'''Ripollet''' è un [[Comuni della Spagna|comune spagnolo]] di 37.151 abitanti situato nella [[Comunità autonome della Spagna|comunità autonoma]] della [[Catalogna]].
 
== Geografia fisica ==
==Biografia==
Il municipio di Ripollet è situato dentro della Depressione Prelitorale. Confina a nord con il municipio di [[Barberà del Vallès]], ad est e a sud con [[Montcada i Reixac]] e ad ovest con [[Cerdanyola del Vallès]].
=== L'infanzia e la gioventù ===
Nato da una famiglia povera di [[Terni]] il [[10 aprile]] [[1899]], entrò in [[seminario]] all'età di 10 anni<ref name="giannini">{{Cita web|url=http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismo12a.htm|editore=storiaxxisecolo.it|autore=Gianna Giannini|accesso=18-6-2010|titolo=Fascismo: biografie, don Calcagno}}</ref> Nel [[1918]] lasciò il seminario perché insieme ai cosiddetti "[[Ragazzi del '99]]", partecipò alla [[prima guerra mondiale]] arruolato nell'esercito. Nel [[1924]] divenne parroco della [[Duomo di Terni|Cattedrale di Terni]].
 
La pianura di Ripollet, d'origine quaternaria come tutta la depressione, ha un'elevazione media di circa 70 metri e la parte più elevata è una montagnola di 131 m al limite con [[Barberà del Vallès]].
Fu inizialmente contrario alla firma del [[Patti Lateranensi|Concordato del 1929]] da parte della [[Santa Sede]]<ref name=giannini/>, ma in seguito cambiò idea ritenendo che la firma di questo patto avrebbe causato un risveglio della religiosità cattolica in tutto il mondo<ref name=giannini/>.
Attraversa il suo territorio da nord-ovest a sud-ovest il [[Ripoll (fiume)|fiume Ripoll]]. Il [[fiume Sec (Vallès Occidental)|fiume Sec]] delimita il limite meridionale con Cerdanyola e confluisce dentro il Ripoll dentro del municipio.
Il territorio, che comprende la città capitale del municipio di Ripollet, praticamente unita ai paesi di Cerdanyola del Vallès e Montcada i Reixac, si è sviluppato lungo le principali arterie stradali della comarca: la statale N-150 da [[Barcellona]] a [[Sabadell]] e [[Terrassa]] (1852), la provinciale BV-1411 da Ripollet al quartiere Masrampinyo di Montcada i Reixac (1880) e la provinciale B-141 da Ripollet a Santa Perpètua de Mogoda passando per le zone industriali (1975). A ovest del nucleo principale ed a sinistra del fiume Ripoll, passa l'autostrada C-58 da Barcellona a Sabadell e Terrassa.
 
==Altri progetti==
Si avvicinò al fascismo in occasione della [[Guerra di Abissinia|Guerra in Etiopia]], divenendo un grande sostenitore del regime italiano<ref name=giannini/>. Nel [[1940]] si schiera con i favorevoli alla guerra<ref name=giannini/> e nel [[giugno]] del [[1943]] pubblica senza approvazione ecclesiastica ''Guerra di Giustizia'', libro all'insegna della fedeltà alla Patria e all'alleato [[Germania nazista|tedesco]], al di sopra di ogni contingenza. Il 30 giugno fu convocato a Roma dalla [[Congregazione per la Dottrina della Fede]] e redarguito al fine di convincerlo ad astenersi dalla politica attiva<ref name=autogenerato2>[http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=28722 Don Tullio Calcagno, il prete che andò a morire con Mussolini, Francesco Lamendola<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
{{interprogetto}}
 
== Galleria d'immagini ==
=== L'adesione alla Repubblica Sociale Italiana ===
<div align="center">
Dopo l'[[armistizio di Cassibile]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] presentandosi nella appena riaperta sezione fascista di [[Terni]].
<gallery perrow="4">
La sua scelta politica finì con il metterlo in contrasto con la [[Santa Sede]]. La [[Convenzione di Ginevra]] vietava infatti agli stati neutrali, come la Santa Sede, di riconoscere una legittimità internazionale e diplomatica agli stati nati in occasione di conflitti bellici, come nel caso della RSI; Calcagno dissentiva con questa scelta, in realtà obbligata, e cominciò a distaccarsene nei comportamenti.
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File:15-10-28-Ripollet-RalfR-WMA 3007.jpg
File:15-10-28-Ripollet-RalfR-WMA 3000.jpg
File:15-10-28-Ripollet-RalfR-WMA 3031.jpg
File:15-10-28-Ripollet-RalfR-WMA 3018.jpg
File:15-10-28-Ripollet-RalfR-WMA 3039.jpg
File:15-10-28-Ripollet-RalfR-WMA 3024.jpg
</gallery>
</div>
 
== Collegamenti esterni ==
A partire da questa frattura con le autorità vaticane, iniziò a collaborare con riviste e quotidiani fascisti, come il ''[[Regime fascista (giornale)|Regime fascista]]''<ref name=giannini/>, diretto allora dal gerarca [[Roberto Farinacci]], segnalandosi subito per i suoi articoli molto aggressivi e attirandosi l'ostilità del [[vescovo]] di [[diocesi di Cremona|Cremona]] [[Giovanni Cazzani]], che esortò i fedeli a diffidare di lui e lo [[sospensione a divinis|sospese ''a divinis'']].
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Comuni della provincia di Barcellona}}
==== La "''Crociata Italica''" ====
{{Controllo di autorità}}
[[File:Don Tullio Calcagno inverno 1944-45 a Venezia Teatro La Fenice.jpg|thumb|right|Don Calcagno a Venezia parla ai fascisti veneziani]]
{{Portale|Spagna}}
Calcagno, sostenuto in questo da Farinacci, anche lui in forte contrasto con il vescovo di Cremona che gli mise a disposizione la tipografia de "''Il Regime fascista''", rispose fondando nel [[1944]] un nuovo giornale, la ''[[Crociata Italica]]''<ref name=giannini/> il cui primo numero uscì il [[9 gennaio]] [[1944]] e che in breve tempo raggiunse la tiratura record per l'epoca di centomila copie<ref name=autogenerato2 /> e diventando il giornale più venduto nel territorio della Repubblica Sociale<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismo12a.htm Fascismo: biografie, don Calcagno<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. In esso ribadì la propria fedeltà alla [[Chiesa cattolica romana]]:
 
[[Categoria:Ripollet| *]]
{{quote|Siamo cattolici apostolici romani, figli devoti e membri vivi almeno d'abito e di proposito dell'unica Santa Chiesa e tali intendiamo e speriamo di restare, con la grazia di Dio, fino alla tomba, nell'eternità della Chiesa trionfante. Cattolici rispettosi della santa tradizione; ossequienti alla sacra gerarchia; osservanti (pur con le nostre debolezze) della santa legge; professanti fermissimamente la fede cristiana cattolica fino alla condanna dell'ultima eresia, il modernismo, sino al dogma dell'infallibilità, non solo della Chiesa Cattolica, come unica depositaria della divina rivelazione, ma anche del Papa, quando, come Capo della Chiesa e legittimo interprete della Sacra Scrittura e Tradizione, insegna ex cathedra, in materia di fede e di costumi, come argomento apodittico e definitivo di verità.|Don Tullio Calcagno sul primo numero di Crociata Italica<ref name=autogenerato3>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 355</ref>}}
[[File:Don Edmondo De Amicis.jpg|thumb|right|Don Edmondo De Amicis, già cappellano delle CCNN in Africa Orientale in sostituzione di padre [[Reginaldo Giuliani]]<ref>L'Illustrazione italiana n°8, anno LXIII, pag 315</ref> collaborò alla rivista. Fu ucciso dai partigiani il [[26 aprile]] [[1945]]]]
 
Fin dal primo numero della rivista don Calcagno si attirò l'ostilità delle gerarchie cattoliche che temevano l'iniziativa giudicata "''un errore storico e un' eresia antitaliana''"<ref>http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/21/con_Dio_con_Duce_co_0_94062113355.shtml</ref>. Visto il successo della rivista i tedeschi offrirono a don Calcagno appoggi e aiuti che furono da quest'ultimo rifiutati<ref>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 356</ref>. Alla rivista parteciparono anche altri parroci come don Edmondo De Amicis, don Antonio Padoan e fra Ginepro da Pompeiana che inviarono articoli<ref>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 354</ref>.
 
Dalle colonne del nuovo quotidiano, il [[presbitero|sacerdote]] attaccò violentemente tutta quella parte del clero che dopo aver lodato il fascismo anche con "manifestazioni solennissime" ne aveva preso le distanze nel momento della difficoltà<ref name=autogenerato3 />. Nel novembre 1944 pronunciò alla radio un durissimo discorso in cui prese le distanze dalla chiesa di Roma
 
{{quote|Noi Crociati Italiani abbiamo proclamato e proclamiamo alto e forte, senza ambiguità, che la nostra Patria, l'unica vera Patria è l'Italia che il 22 maggio strinse il Patto d'acciaio con la Germania, il 10 giugno 1940 scese in guerra contro le plutocrazie d'occidente, Francia e Inghilterra, a fianco della Germania, l'8 settembre 1943 non abbandonò e non tradì l'alleata Germania...Noi Crociati Italici, Re d'Italia sarà Cristo e solo Cristo, che non tradisce. A Lui e per Lui all'uomo che con migliore diritto di ogni altro appare da lui mandato a guidarci, Benito Mussolini, noi ubbidiremo fino alla morte..|Don Tullio Calcagno nel discorso radiofonico del novembre 1944<ref>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 357</ref>}}
 
Lo scontro divenne talmente aspro che Calcagno fondò un'associazione con lo stesso nome della testata che si proponeva l'obiettivo, radicale e velleitario, di un'imponente riforma della [[Chiesa cattolica]] che portasse alla creazione di una Chiesa cattolica autocefala, cioè indipendente da quella romana e con un [[primate (ecclesiastico)|primate]] italiano distinto dal [[Papa]] di [[Roma]]: secondo lui, infatti, il sommo pontefice rivestiva un ruolo troppo universale per difendere adeguatamente gli interessi italiani<ref name=giannini/>.
 
===La scomunica===
Questo proponimento era troppo radicale per passare inosservato alle gerarchie cattoliche e il [[24 marzo]] [[1945]], con il decisivo contributo dell'[[arcivescovo]] di [[arcidiocesi di Milano|Milano]] [[Ildefonso Schuster]], don Tullio Calcagno fu [[scomunica|scomunicato]]<ref name=giannini/>. A questo punto decise di chiudere il giornale e il [[24 aprile]] [[1945]] di trasferirsi a [[Crema (Italia)|Crema]] in casa di amici disposti ad aiutarlo. Qui fu trovato dai partigiani che tentarono di arrestarlo ma don Calcagno riuscì a fuggire<ref>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 361</ref> e a trovare rifugio presso presso il Vescovo della città [[Francesco Maria Franco]]. Il 27 il Vescovo lo trasferì presso il seminario comboniano<ref>Emilio Cavaterra, Sacerdoti in grigioverde, Mursia, 1993, pag 160</ref> ma qui fu trovato dai partigiani ed arrestato e in serata trasferito a [[Milano]] dove condivise la prigionia con il cieco di guerra e medaglia d'oro [[Carlo Borsani]]. Il [[29 aprile]] furono entrambi portati dalle scuole di viale Romagna dove un improvvisato "''tribunale del popolo''" che, nel caso di don Calcagno "''con la semplice formale constatazione della sua identità personale''"<ref name=autogenerato1>Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, settembre 2005, pag 362</ref>, li condannò alla fucilazione.
 
Condotti a piazzale Susa furono entrambi fucilati<ref name=giannini/>. Don Calcagno, con indosso l'[[abito talare]], ebbe solo il tempo di inginocchiarsi per farsi il segno della croce<ref name=autogenerato1 /> prima di essere raggiunto dalla raffica. Un sacerdote della vicina chiesa di Santa Croce, accorso al rumore degli spari impartì alla salma l'[[estrema unzione]] [[sub condicione]]<ref>http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/21/con_Dio_con_Duce_co_0_94062113355.shtml</ref>. Per sfregio le salme furono poi trasportate su un carretto per la spazzatura e tumulate nel cimitero del [[Musocco]], campo 10 in una tomba senza nome. Nel [[1949]], dopo ricerche effettuate dai fratelli<ref>http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/21/con_Dio_con_Duce_co_0_94062113355.shtml</ref>, la salma fu traslata nel cimitero della sua città natale<ref name=giannini/>.
 
== Note ==
<references/>
 
==Voci correlate==
*[[Sigfrido Zappaterreni]], altro sacerdote che aderì alla RSI
{{Portale|biografie|cattolicesimo}}
[[Categoria:Persone giustiziate per fucilazione]]
[[Categoria:Direttori di periodici]]