Carlo De Benedetti e Discussione:Centro di produzione Mediaset di Cologno Monzese: differenze tra le pagine

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== Collegamenti esterni modificati ==
[[Immagine:CDBjpg.jpg|240px|thumb|Carlo De Benedetti]]
{{Bio
|Nome = Carlo
|Cognome = De Benedetti
|Sesso = M
|LuogoNascita = Torino
|GiornoMeseNascita = 14 novembre
|AnnoNascita = 1934
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = imprenditore
|Attività2 = ingegnere
|Attività3 = editore
|Attività4 = politico
|Nazionalità = italiano|NazionalitàNaturalizzato=svizzero
|PostNazionalità =. Nominato [[Cavaliere del Lavoro]] e Ufficiale della ''[[Legion d'Onore|Légion d'Honneur]]'', ha ricevuto la [[laurea honoris causa]] in Legge della [[Wesleyan University]], [[Middletown (Connecticut)|Middletown]], [[Connecticut]] ([[Stati Uniti d'America]])}}
 
Gentili utenti,
== I primi anni ==
<!-- Forse opportuni maggiori dettagli sulla composizione familiare -->
Nato in una famiglia benestante ebraica, è fratello del senatore [[Franco Debenedetti]] nonostante il cognome diverso per errore dell'ufficiale d'anagrafe. Durante la [[seconda guerra mondiale]] ottenne nel [[1943]], unitamente alla sua famiglia, asilo politico in [[Svizzera]] per sfuggire alla deportazione in Germania da parte dei nazifascisti italiani e tedeschi. Scampato il pericolo, rientrò in Italia alla fine del conflitto. Si laureò in ingegneria elettrotecnica nel [[1958]] al [[Politecnico di Torino]] per poi entrare nella "Compagnia Italiana Tubi Metallici" del [[Rodolfo Debenedetti|padre]].
 
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Assieme al fratello Franco acquisì nel [[1972]] la [[Gilardini]], una società quotata in [[Borsa valori|Borsa]] che fino ad allora si era occupata di affari immobiliari e che i due fratelli trasformeranno in una [[holding]] di successo, impegnata soprattutto nell'industria metalmeccanica. Carlo De Benedetti nella Gilardini ricoprirà le cariche di presidente ed amministratore delegato fino al [[1976]]. Nel [[1974]] fu nominato presidente dell'Unione Industriali di Torino e nel 1975 presidente regionale degli industriali del Piemonte.
*Aggiunta del link all'archivio https://web.archive.org/web/20170417102439/http://www.icetstudios.com/Dynamic/SingleItem,intLangID,1,intCategoryID,28.html per http://www.icetstudios.com/Dynamic/SingleItem,intLangID,1,intCategoryID,28.html
 
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=== L'esperienza FIAT ===
Nel [[1976]], grazie all'appoggio di [[Gianni Agnelli|Gianni]] e [[Umberto Agnelli]], quest'ultimo suo vecchio compagno di scuola, fu nominato amministratore delegato della [[FIAT]]. Come "dote" portò con sé il 60% del capitale della Gilardini, che cedette alla FIAT in cambio di una quota azionaria della stessa società (il 5%) venduta dalla holding IFI. De Benedetti cercò di svecchiare la dirigenza della società torinese, nominando manager a lui fedeli (a cominciare dal fratello Franco) alla guida di importanti unità operative del Gruppo. Dopo un breve periodo di quattro mesi - a causa, si disse, di "divergenze strategiche"- abbandonò però la carica in [[FIAT]]. Per alcuni, ma il condizionale è più che d'obbligo, i due fratelli avrebbero trovato un ostacolo insormontabile nella parte di dirigenza [[FIAT]] più legata alla famiglia Agnelli, che avrebbe scoperto un loro tentativo di scalata della società, appoggiato da gruppi finanziari elvetici.
 
Saluti.—[[:en:User:InternetArchiveBot|'''<span style="color:darkgrey;font-family:monospace">InternetArchiveBot</span>''']] <span style="color:green;font-family:Rockwell">([[:en:User talk:InternetArchiveBot|Segnala un errore]])</span> 08:37, 5 lug 2019 (CEST)
Lui stesso però, nell'occasione della conferenza stampa tenutasi il 26 gennaio 2009 a [[palazzo Mezzanotte]] con la quale annunciava le sue dimissioni dalla presidenza di tutte le società che aveva fondato, ci tenne a sottolineare che tali divergenze consistevano nella forte esitazione da parte della famiglia Agnelli a ridurre in modo drastico il numero degli addetti alla manodopera. L'Ingegnere, proseguendo il discorso, ribadì che queste difficili scelte furono comunque prese dal [[Lingotto]] quattro anni più tardi; ma dopo aver perduto una "barcata" (sue testuali parole) di denaro.
 
== L'acquisizione di CIR e l'ingresso in Olivetti ==
Nel dicembre dello stesso anno, De Benedetti rilevò le "Concerie industriali riunite" dai Conti Bocca. L'Ingegnere cambiò la denominazione della società in Compagnie Industriali Riunite ([[CIR (azienda)|CIR]]), vendette l'originaria attività nelle concerie e trasformò la CIR in una grande holding industriale. La prima acquisizione fu quella della Sasib di Bologna dall'americana AMF.
 
Nel [[1978]] entrò in [[Olivetti]], di cui divenne presidente. In questa [[azienda]], dal nome glorioso, ma molto indebitata e dal futuro incerto, pose le basi per un nuovo periodo di sviluppo, fondato sulla produzione di personal [[computer]] e sull'ampliamento ulteriore dei prodotti, che vide aggiungersi [[stampante|stampanti]], [[telefax]], [[fotocopiatrice|fotocopiatrici]] e registratori di cassa. Nel [[1984]] la Olivetti inglobò l'inglese [[Acorn Computers]]. A causa di una grave crisi della Olivetti, nel [[1996]] decide di lasciare l'azienda, (di cui rimase presidente onorario fino al [[1999]]) dopo aver fondato la [[Omnitel]].
 
Nel 1981 [[CIR (azienda)|CIR]] diede vita a Sogefi, società globale di componentistica auto, di cui Carlo De Benedetti è stato presidente per venticinque anni prima di cedere il posto al primogenito [[Rodolfo De Benedetti|Rodolfo]], conservando però la carica di presidente onorario. Nel 1985 fu acquisito il gruppo Buitoni-Perugina (settore alimentare-dolciario), venduto circa tre anni dopo alla Nestlè. Sempre nel 1988 l'Ingegnere tentò la scalata alla Société Générale de Belgique, importante conglomerato industriale belga, ma fu contrastato con successo dall'opposizione dell'establishment locale e del gruppo francese Suez.
 
== Il Banco Ambrosiano ==
Nel 1981 entrò nell'azionariato del [[Banco Ambrosiano]] guidato allora dall'enigmatico presidente [[Roberto Calvi]]. Con l'acquisto del 2% del capitale, De Benedetti ricevette la carica di vicepresidente del Banco. Dopo appena due mesi, l'Ingegnere lasciò l'istituto, già alle soglie del fallimento, motivandone le ragioni sia alla Banca d'Italia sia al ministero del Tesoro e cedendo la sua quota azionaria. De Benedetti fu accusato di aver fatto una plusvalenza di 40 miliardi di lire e per questo processato per concorso in bancarotta fraudolenta. Condannato in primo grado e in appello a 8 anni e 6 mesi di reclusione, fu assolto in Cassazione poiché non esistevano i presupposti per i quali era stato processato.
 
== Il caso SME ==
{{vedi anche|Vicenda SME|Processo SME}}
[[File:Carlo De Benedetti Primo Piano dettagio.jpg|thumb|destra|200px|Carlo De Benedetti nel 1985]]
Il 29 aprile 1985 [[Romano Prodi]], in qualità di presidente dell'[[IRI]], e Carlo De Benedetti in qualità di presidente della Buitoni, stipularono un accordo preliminare per la vendita del pacchetto di maggioranza, 64,36% del capitale sociale, della [[SME (società)|SME]], finanziaria del settore agro-alimentare dell’IRI, per 497 miliardi di lire. Il consiglio di amministrazione dell'IRI, del quale solo il comitato di presidenza era già informato della trattativa, approvò il 7 maggio. Il governo richiese una verifica sull'opportunità dell'operazione e [[Bettino Craxi]] dichiarò : "Se ciò che ci viene proposto risulterà un buon affare lo faremo. Se no, no". Si poneva quindi un problema di valutazione economica e sociale. Il 24 maggio (la scadenza per l'entrata in vigore dell'accordo, già prorogata dal 10 maggio, era prevista per il 28) l'IRI ricevette dallo studio legale dell'Avv. Italo Scalera un'offerta per 550 miliardi (10% in più dell'offerta Buitoni, il minimo per rilanciare); l'offerta non indicava i nomi dei mandanti, che sarebbero apparsi solo al momento della eventuale stipula, e l'avvocato Scalera, dopo quella prima ed unica lettera, non ebbe più contatti con l'IRI.
 
Poco prima della mezzanotte del 28 maggio, data di scadenza dei termini, arrivò un'offerta via telex di 600 miliardi (altro rilancio minimo del 10%), apparentemente più vantaggiosa, da una cordata, la IAR (Industrie Alimentari Riunite) composta da [[Barilla]], [[Ferrero (azienda)|Ferrero]], [[Fininvest]], a cui successivamente si sarebbe aggiunta Conserva Italia, lega di cooperative "bianche". Di seguito arrivarono ulteriori offerte ma il governo non diede la prevista autorizzazione alla vendita a nessuno dei potenziali compratori e decise di mantenere la SME in ambito pubblico. Contro questa decisione De Benedetti citò l'IRI davanti al tribunale di Roma. Sia in primo sia in secondo grado, però, i giudici non accolsero le tesi della Buitoni.<ref>http://www.repubblica.it/online/politica/smeprocesso/vicenda/vicenda.html</ref>
 
== L'ingresso nella stampa e il Lodo Mondadori ==
Nel 1987, attraverso la [[CIR (azienda)|CIR]], l'Ingegnere entrò nell'editoria acquisendo una partecipazione rilevante nella [[Mondadori]] e, attraverso di essa, nel gruppo Espresso-Repubblica. Nel 1990 ebbe inizio la "guerra di Segrate" che per molti mesi vide contrapposti Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi. Sia la CIR che la [[Fininvest]], infatti, rivendicavano accordi con la famiglia Formenton, erede delle quote Mondadori. Un collegio di tre arbitri diede ragione a De Benedetti. Ma la famiglia Formenton impugnò il Lodo arbitrale davanti alla Corte d'Appello di Roma e, nel settembre dello stesso, intervenne nel giudizio di appello, insieme agli altri partecipanti al patto di sindacato fra gli azionisti della Holding Mondadori, la Fininvest.
La Corte d'Appello di Roma, con la sentenza del 14 gennaio 1991 (Relatore Dott. Vittorio Metta) annullò il Lodo favorevole a De Benedetti e così spianò la strada a Berlusconi per la successiva trattativa per la spartizione finale: Repubblica, Espresso e i quotidiani locali Finegil a De Benedetti, a Berlusconi invece Panorama, tutto il resto della Mondadori e un conguaglio di 365 miliardi di lire.
 
Nel 1996, però, la Procura di Milano avviò inchieste che, come cristallizzato dalla Cassazione nel 2007, hanno svelato che la sentenza del 1991 della Corte d'Appello di Roma sfavorevole a De Benedetti fu in realtà comprata corrompendo il giudice Vittorio Metta con 400 milioni Fininvest.<ref>http://archiviostorico.corriere.it/2009/ottobre/04/Lodo_Mondadori_maxi_risarcimento_Fininvest_co_8_091004034.shtml</ref> La vicenda è ancora oggi oggetto di una causa civile che vede contrapposte CIR e Fininvest. Nel 1997 l'Espresso incorporò Repubblica e assunse l'attuale denominazione di [[Gruppo editoriale L'Espresso|Gruppo Espresso]]. All'inizio degli anni Novanta l'Ingegnere favorì l'ingresso nel gruppo del suo primogenito [[Rodolfo De Benedetti|Rodolfo]], che nel 1993 divenne amministratore delegato di CIR e nel 1995 della controllante Cofide-Gruppo De Benedetti.
 
== Tangentopoli ==
Nel 1993, in piena bufera Tangentopoli, Carlo De Benedetti presentò al pool di [[Mani Pulite]] un memoriale in cui si assunse la responsabilità di tutte le vicende di cui era al corrente e di quelle di cui non era al corrente. Nessun altro dirigente di Olivetti fu oggetto di provvedimenti della Magistratura. In particolare, l'Ingegnere ammise di aver pagato tangenti per 10 miliardi di lire ai partiti di governo e funzionali all'ottenimento di una commessa dalle [[Poste Italiane]]. Su iniziativa della Procura di Roma, fu arrestato e liberato nella stessa giornata per poi essere assolto da alcune accuse e prescritto da altre.<ref name="repubblica-21051993">http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/21/pptt-poste-tangenti.html</ref><ref name="repubblica-31101993">http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/31/quell-inchiesta-contesa-sui-signori-delle-poste.html</ref>
 
== Gli anni 2000 ==
Negli anni 2000, superati i problemi derivanti dalla crisi di Olivetti, il gruppo CIR si rifocalizzò puntando sulle attività tradizionali nei media ([[Gruppo Editoriale L'Espresso]]) e nella componentistica auto (Sogefi) e dando vita a nuove attività nell'energia con Sorgenia, che in pochi anni sarebbe diventato uno dei principali operatori italiani nell'elettricità e nel gas, e nella sanità socio-assistenziale con il gruppo KOS.
 
Nel 2005 De Benedetti fondò la società di investimenti Management&Capitali (M&C) tramite la controllata Cdb Web Tech Spa. Inizialmente il capitale di M&C era detenuto al 90% da questa società e il 10% dal management, successivamente, con un aumento di capitale, entrarono nell'azionariato anche Schroders Investment Management, Cerberus Capital Management LP, e Goldman Sachs.<ref>{{cita web|http://www.management-capitali.com/mec/upload/files/italiano/M&C_CDB_Assemblea_03_02_06.pdf|Assemblea del 3feb06|29-12-2007}}</ref>. Nel 2008 l'assetto azionario cambiò nuovamente con l'uscita di alcuni soci iniziali e l'entrata, come secondo azionista, di SeconTip, società del gruppo TIP SpA, facente capo al banchiere Giovanni Tamburi e ad alcune importanti famiglie imprenditoriali. A fine 2010, l'Ingegnere ha lanciato un'offerta pubblica sulla società attraverso il veicolo Per SpA.
 
Dal 2006 ha deciso di tornare a guidare in prima persona le sue attività editoriali, subentrando a Carlo Caracciolo nel ruolo di presidente del Gruppo Editoriale L'Espresso. Il 26 gennaio del 2009, nel corso di una conferenza stampa, De Benedetti annunciò la sua decisione di lasciare tutte le cariche operative all'interno del gruppo CIR per ragioni anagrafiche, mantenendo solo - su richiesta del Consiglio di Amministrazione - la presidenza del Gruppo Editoriale L'Espresso. Le deleghe operative del gruppo CIR furono affidate all'amministratore delegato [[Rodolfo De Benedetti|Rodolfo]], suo figlio primogenito. Nei mesi successivi l'Ingegnere abbandonò anche tutti gli incarichi in Management&Capitali.
 
== La politica ==
Imprenditore noto per le sue idee progressiste (così come il fratello [[Franco Debenedetti|Franco]]), nel [[2005]] destò sorpresa l'annunciata sottoscrizione, per un fondo finanziario comune destinato al recupero delle imprese in difficoltà, di una consistente quota da parte di [[Silvio Berlusconi]], suo avversario di lunga data nella [[vicenda SME]] e nel [[lodo Mondadori]]. A causa delle reazioni e delle insinuazioni che ne seguirono, rinunciò alla partecipazione dell'[[imprenditore]] milanese. L'impennata in Borsa del valore delle azioni, dovuta alla notizia dell'ingresso di [[Fininvest]], produsse un beneficio finanziario (e accuse di "[[insider trading]]") per le quali De Benedetti avrebbe pagato una sanzione di 30.000 euro.
 
== La cittadinanza svizzera ==
 
Dal [[2009]] ha acquisito anche la cittadinanza svizzera. Ha giustificato questa scelta con motivi affettivi, dichiarando di voler comunque continuare a pagare le tasse in Italia<ref>[http://www.corriere.it/cronache/08_settembre_27/de_benedetti_cittadino_svizzero_0f68428e-8c6a-11dd-a5ba-00144f02aabc.shtml ''Corriere della Sera'', 27 settembre 2008]</ref>. Ha però ricevuto pesanti accuse, da parte di alcuni organi di stampa di aver fatto questa scelta per motivi fiscali.<ref>[http://www.libero-news.it/webeditorials/view/2425 Libero-news.it]</ref> A tali accuse l'Ingegnere ha ribattuto di aver sempre pagato le tasse in Italia<ref>[http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-24/de-benedetti-cittadinanza/de-benedetti-cittadinanza.html</ref>. Nel 2010 ha trasferito la sua residenza civile a Dogliani (Cuneo).
 
== Vita privata ==
Nel 1997 ha sposato l'attrice [[Silvia Monti]]. Ha tre figli, Rodolfo sposato con la scrittrice [[Emmanuelle de Villepin]], Marco sposato con la giornalista [[Paola Ferrari]], Edoardo sposato con [[Ilgi Suna Erel]].
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere OML BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere del lavoro
|collegamento_onorificenza=Ordine al merito del lavoro
|motivazione=Laureato in ingegneria elettrotecnica, ha percorso una carriera manageriale brillantissima ricoprendo cariche di vertice in primarie aziende industriali e società finanziarie. È Presidente e Amministratore Delegato della Olivetti, di cui è uno dei principali azionisti. Sotto il suo impulso la Olivetti sta conseguendo lusinghieri traguardi nel settore dell'elettronica, che ne fanno una delle aziende leader nel settore. De Benedetti ricopre incarichi di responsabilità in varie altre aziende: vice presidente e amministratore delegato delle Compagnie Industriali Riunite, vice presidente, fondatore e uno dei principali azionisti nella Euromobiliare S.p.A. di Milano una delle maggiori società finanziarie in Italia vice presidente della Hermes Precisa International.
|luogo=[[1983]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=924 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=BenemeritiCultura1.png
|nome_onorificenza=Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte
|collegamento_onorificenza=Benemeriti della cultura e dell'arte
|motivazione=Mecenate
|luogo=[[2 giugno]] [[1987]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=6 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur Officier ribbon.svg
|nome_onorificenza=Ufficiale dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)
|collegamento_onorificenza=Legion d'Onore
|motivazione=
|luogo=
}}
 
*Member of IVA - Royal Swedish Academy of Engineering Science - Stoccolma, Svezia, 1987
*Grande Medaglia al Merito della Repubblica d'Austria - Vienna, Austria, 2006
 
==Note==
<references />
{{Portale|biografie|ingegneria}}
 
[[Categoria:Decorati con la Legion d'Onore]]
[[Categoria:Ordine al merito del Lavoro]]
[[Categoria:Benemeriti della cultura e dell'arte]]
[[Categoria:Studenti del Politecnico di Torino]]
[[Categoria:Ebrei italiani]]
 
[[de:Carlo de Benedetti]]
[[fr:Carlo De Benedetti]]
[[sv:Carlo De Benedetti]]
[[wa:Carlo de Benedetti]]
[[en:Carlo De Benedetti]]