Battaglia degli Altipiani e Brembio: differenze tra le pagine

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{{F|centri abitati della Lombardia|novembre 2017}}
{{Coord|45|54|7|N|11|30|32|E|display=title|type:landmark_region:IT}}
{{Divisione amministrativa
{{F|argomento=battaglie|data=dicembre 2008}}
|Nome=Brembio
{{Infobox conflitto
|Panorama=Brembio panorama.JPG
| Tipo = Battaglia
|Didascalia=Piazza Matteotti
| Nome del conflitto = Battaglia degli Altipiani<br />''Frühjahrsoffensive''<br />''Strafexpedition''
|Bandiera=
| Immagine = Guerra Altipiani Dopo Assalto.jpg
|Voce bandiera=
| Didascalia = Quello che rimane della vegetazione alpina dopo un assalto sull'[[Altopiano dei Sette Comuni]].
|Stemma=Brembio-Stemma.png
| Parte_di = del [[Fronte italiano (prima guerra mondiale)|fronte italiano]] della [[prima guerra mondiale]]
|Voce stemma=
| Data = 15 maggio-27 giugno [[1916]]
|Stato=ITA
| Luogo = [[Trentino]] meridionale, alto [[Vicenza|vicentino]], nei dintorni del massiccio del [[Pasubio]], nell'[[Altopiano dei Sette Comuni]] e nei dintorni di [[Folgaria]], [[Tonezza del Cimone|Tonezza]] e [[Lavarone]]
|Grado amministrativo=3
| Esito = Ripiegamento volontario austroungarico / Vittoria difensiva italiana
|Divisione amm grado 1=Lombardia
| Schieramento1 = {{ITA 1861-1946}}
|Divisione amm grado 2=Lodi
| Schieramento2 = {{AUT-HUN}}
|Amministratore locale=Giampietro Tonani
| Comandante1 = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Luigi Cadorna]]
|Partito=[[lista civica]] Cittadini in Comune
{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Roberto Brusati]]
|Data elezione=27/05/2019
{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Guglielmo Pecori Giraldi]]
|Data istituzione=
{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Pietro Frugoni]]
|Altitudine=
| Comandante2 = {{Bandiera|AUT-HUN}} [[Franz Graf Conrad von Hötzendorf|Conrad von Hötzendorf]]
|Abitanti=2645
{{Bandiera|AUT-HUN}} [[Eugenio d'Asburgo-Teschen|Arciduca Eugenio d'Asburgo]]
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2017gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 30 aprile 2017.
{{Bandiera|AUT-HUN}} [[Hermann Kövess von Kövesshaza|Hermann Kövess]]
|Aggiornamento abitanti=30-4-2017
{{Bandiera|AUT-HUN}} [[Viktor Dankl von Krasnik]]
|Sottodivisioni=[[Cà del Bosco]], Ca' del Parto
| Effettivi1 = 172 battaglioni, 850 pezzi d'artiglieria (stime)
|Divisioni confinanti=[[Borghetto Lodigiano]], [[Casalpusterlengo]], [[Livraga]], [[Mairago]], [[Ospedaletto Lodigiano]], [[Ossago Lodigiano]], [[Secugnago]]
| Effettivi2 = 300 battaglioni, 2.000 pezzi d'artiglieria (stime)
|Zona sismica=4
| Perdite1 = 147.730 (15.453 morti, 76.642 feriti e 55.635 fra prigionieri e dispersi)<ref>Dati relativi al periodo 15 maggio - 31 luglio 1916, forniti dal Diario della Prima Armata in: [[Gianni Pieropan]], ''1916. Le montagne scottano'', Tamari editori, Bologna, 1968, pag. 214.</ref>
|Gradi giorno=2579
| Perdite2 = 82.815 (10.203 morti, 45.651 feriti, 26.961 fra prigionieri e dispersi)<ref>Cifre relative al periodo 15 maggio - 31 luglio 1916, fornite dalla Relazione Ufficiale in: Gianni Pieropan, ''1916. Le montagne scottano'', Tamari editori, Bologna, 1968, pag. 214.</ref>
|Diffusività=
|Nome abitanti=brembiesi
|Patrono=Natività di Maria
|Festivo=8 settembre
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Brembio (province of Lodi, region Lombardy, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Brembio nella provincia di Lodi
}}
{{Campagnabox Fronte Italiano Grande Guerra}}
 
'''Brembio''' (''Brémbi'' in [[dialetto lodigiano]]<ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|p= 98}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:2645}} abitanti della [[provincia di Lodi]] in [[Lombardia]].
{{Citazione|Improvvisamente, una nostra mitragliatrice aprì il fuoco. Io mi levai per vedere. Gli austriaci attaccavano.
Chi ha assistito agli avvenimenti di quel giorno, credo che li rivedrà in punto di morte|[[Emilio Lussu]], ''[[Un anno sull'Altipiano]]''}}
 
==Storia==
La '''battaglia degli Altipiani''' (più propriamente denominata '''Frühjahrsoffensive''', ossia '''Offensiva di primavera''' o anche '''Südtiroloffensive''', cioè '''Offensiva in Sud Tirolo''') fu una battaglia combattuta tra il [[15 maggio]] e il [[27 giugno]] [[1916]], sugli [[Gruppo degli Altipiani|altipiani vicentini]], tra l'esercito [[Impero austro-ungarico|austro-ungarico]] e quello [[italia]]no, durante la [[prima guerra mondiale]]. La battaglia, scatenata dagli imperiali, venne in seguito denominata dagli italiani come '''''Strafexpedition''''', che si traduce dal tedesco in italiano come "spedizione punitiva", ma non è noto alcun documento storico austriaco che riporti tale termine<ref>Tale denominazione era un chiaro riferimento ad un supposto atteggiamento austro-ungarico e si diffuse tra gli ufficiali italiani al fronte già durante gli scontri, forse anche per poterne far uso in termini sarcastici in caso di fallimento dell'offensiva{{cita|Acerbi|p.11}}</ref>.
Di origine romana, appartenne al [[Monastero di San Pietro in Ciel d'Oro]] di Pavia ([[725]]), alla chiesa di ''Santa Maria di Lodi'' e, in seguito, divenne feudo di varie famiglie lodigiane.
 
In [[età napoleonica]] ([[1809]]-[[1816|16]]) al comune di Brembio fu aggregata [[Cà del Bosco]], ridivenuta autonoma con la costituzione del [[Regno Lombardo-Veneto]] e quindi aggregata definitivamente nel [[1837]]<ref>Decreto 19 luglio 1837</ref>.
Durante la battaglia le perdite tra i due eserciti ammontarono a 230.545 uomini.
 
===Simboli===
==I preparativi austro-ungarici==
'''Stemma<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/brembio.pdf Art. 4 comma 2 dello Statuto Comunale]</ref>'''
[[File:Franz Conrad von Hötzendorf.jpg|thumb|left|Franz Conrad von Hötzendorf in una foto del 1915.]]
[[File:Brembio-Stemma.png|45px|left]]
[[File:Kaiserjäger - Postcard.jpg|thumb|Cartolina militare austriaca del 1916, spedita dal fronte, con raffigurato un [[Kaiserjäger]]]]
{{Citazione|Di azzurro, al castello di argento, murato di nero, la cortina finestrata di due dello stesso, chiusa di azzurro come le due torri, con tre porte a sesto acuto, merlato alla guelfa, fondato sulla campagna erbosa di verde attraversata dal Lambro che scorre al naturale in sbarra uscendo da dietro la torre di sinistra del castello.}}
Già da tempo il capo di stato maggiore austro-ungarico, generale [[Franz Graf Conrad von Hötzendorf|Conrad von Hötzendorf]], propugnava l'idea di un'offensiva condotta a fondo sul suolo italiano che colpisse letalmente l'ex-alleato, reo di avere tradito la [[Triplice Alleanza (1882)|Triplice Alleanza]], e negli anni precedenti aveva fatto esplorare la frontiera con l'Italia per studi, ancora teorici, sulla possibilità di una guerra d'invasione.
 
==Monumenti e luoghi d'interesse==
Il problema era apparso serio, anche perché la gran parte della frontiera correva in alta montagna, e i pochi guadagni territoriali italiani nel [[1915]] avevano per certi versi peggiorato la situazione, chiudendo la possibilità di un'avanzata in grande stile al di là di pochi fondovalle come la [[Valsugana]] e la [[Val Lagarina]] (peraltro servite da una ferrovia) e gli altipiani di [[Lavarone]], [[Folgaria]] e dei [[Altopiano dei Sette Comuni|Sette Comuni]].
A ''Monasterolo'' si trovano i resti di un monastero benedettino ([[972]]), ormai alterati da aggiunte successive.<br />
Furono eretti nel [[1731]], ad opera dei ''Gerolomini di Ospedaletto'', la parrocchiale di ''Santa Maria Nascente'' e quello che sarebbe poi diventato ''Palazzo Andreani''.<br />
Al [[Seicento]] risale invece la ''Cascina Palazzo''.
 
==Società==
La posizione geografica delle direttrici per l'avanzata lasciavano dunque spazio al progetto originario della spedizione, il cui scopo era arrivare da [[Trento]] fino a [[Venezia]] isolando la [[2ª Armata (Regio Esercito)|2ª Armata]] e la [[3ª Armata (Regio Esercito)|3ª Armata]] italiane, impegnate sull'[[Battaglia dell'Isonzo|Isonzo]], nonché la [[4ª Armata (Regio Esercito)|4ª Armata]], posta a difesa dell'alto [[Belluno|bellunese]] e del [[Trentino]] orientale.
===Evoluzione demografica===
{{Demografia/Brembio}}
 
===Etnie e minoranze straniere===
I preparativi per la battaglia iniziarono nel dicembre 1915, quando Hötzendorf propose al suo omologo tedesco, il generale [[Erich von Falkenhayn]], lo spostamento di un certo numero di divisioni dal [[Fronte Orientale (prima guerra mondiale)|fronte orientale]] in [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]] al [[Tirolo]], sostituendole con unità tedesche.<ref>{{cita|Sondhaus|p. 182}}</ref> Dopo aver ricevuto un diniego da parte del tedesco, che non avrebbe ordinato il rimpiazzo e sconsigliava vivamente l'austro-ungarico di iniziare l'offensiva, Hötzendorf si decise ad operare autonomamente. L'[[11ª Armata (Austria-Ungheria)|11ª Armata]] austro-ungarica al comando del generale [[Viktor Dankl von Krasnik|Viktor Dankl]] avrebbe operato lo sfondamento, seguita in rincorsa dalla [[3ª Armata (Austria-Ungheria)|3ª Armata]] austro-ungarica del generale [[Hermann Kövess von Kövesshaza|Hermann Kövess]].
Al 31 dicembre [[2008]] gli stranieri residenti nel comune di Brembio in totale sono 324<ref>[http://demo.istat.it/str2008/ Dati demografici ISTAT]</ref>, pari al 12,40% della popolazione. Tra le nazionalità più rappresentate troviamo:
{| class="wikitable"
|-
! Paese!! Popolazione (2008)
|-
| [[Albania]] || 53
|-
| [[Egitto]] || 43
|-
| [[Romania]] || 37
|-
| [[Marocco]] || 35
|-
| [[Togo]] || 27
|-
| [[India]] || 24
|-
| [[Repubblica di Macedonia]] || 19
|-
| [[Tunisia]] || 16
|-
| [[Perù]] || 10
|}
 
==Geografia antropica==
Nei mesi precedenti l'offensiva, in Tirolo vennero accumulati mezzi e armamenti, ma non fu un'impresa facile: il 15 marzo [[1916]] una [[Frana|slavina]] di terra, neve e fango travolse una colonna militare su una delle direttrici più affollate per l'afflusso al fronte, il [[Valico della Fricca|passo della Fricca]] (che collega Trento a Folgaria) e gran parte del traffico pesante, già aggravato dalle diverse deviazioni che doveva fare per non destare sospetti negli osservatori italiani, dovette essere deviato lungo arterie alternative più vicine al fronte e quindi più esposte.
Secondo lo [[statuto comunale]], possiedono lo ''status'' di [[Frazione geografica|frazione]] le località di Cà de Folli e Cà del Parto<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/brembio.pdf Art. 3 comma 1 dello Statuto Comunale]</ref>.
 
Secondo l'[[ISTAT]], il territorio comunale comprende il [[centro abitato]] di Brembio e le [[Località abitata|località]] di Ca' de' Folli, [[Ca' del Bosco]], Ca' del Parto, Cascina Sabbiona, Dossi, Lovera, Loverola e Monasterolo<ref>[http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T081B52S&v=1UH082081B5000000 ISTAT - Dettaglio località abitate]</ref>.
Gran parte dei ''Cacciatori imperiali'' (tedesco: ''[[Kaiserjäger]]'' – le truppe da montagna dell'Austria-Ungheria, corrispondenti agli Alpini italiani) arrivò in Trentino per ultima e gradualmente, mentre il grosso dei materiali era già stato spostato; eppure, soprattutto a causa degli smottamenti e dei problemi logistici, l'offensiva non poté avere luogo in aprile come previsto. La data d'inizio venne fissata così al 15 maggio, sperando nel miglioramento [[meteorologia|meteorologico]] e in una stabilizzazione del [[Campagna dei Balcani (1914-1918)|fronte balcanico]], dove l'intervento della [[Regno di Bulgaria|Bulgaria]] aveva reso infinitamente meno difficoltoso gestire l'avanzata in territorio [[Campagna di Serbia|serbo]].
 
==Economia==
==Le reazioni italiane==
L'agricoltura è ancora attività diffusa (mais e frumento), così come l'allevamento (suini e bovini), in numerose aziende per lo più a conduzione familiare.<br />
[[File:Italian Front 1915-1917.jpg|thumb|Il fronte italiano nel 1915-1917.]]
Non essendovi industria, è da ricordare la presenza di alcune aziende artigiane che operano nei settori meccanico ed alimentare.
La [[1ª Armata (Regio Esercito)|1ª Armata]] del generale [[Roberto Brusati]] era allora impegnata in alcune azioni offensive atte a conquistare cime e agglomerati strategicamente importanti ([[Altissimo (Italia)|Altissimo]], il [[Pasubio]], [[Ospedaletto]]) in Valsugana con lo scopo di accorciare e razionalizzare la difesa del fronte, troppo esteso e frastagliato per garantire una difesa efficace. Era però diventato chiaro, in seguito ad alcune osservazioni, che al di là del fronte qualcosa di grosso si stava muovendo: ne venne perciò informato [[Luigi Cadorna]], Capo di Stato Maggiore italiano.
 
==Infrastrutture e trasporti==
Sin dal mese di febbraio, disertori di nazionalità trentina, [[istria]]na, austro-ungarica e [[Repubblica Ceca|ceca]] passavano le linee per riferire la presenza di un imponente movimento di uomini e materiali. L'interrogatorio dei disertori, che avveniva nel Quartier generale (o [[Comando supremo militare italiano]]) di [[Udine]], era possibile solo per coloro che masticavano l'[[Lingua italiana|italiano]], poiché nessuno degli alti ufficiali italiani parlava tedesco: nessuno di essi, per assurdo, si dichiarava comunque disposto a credere anche a chi parlasse italiano, sospettando di trovarsi di fronte a spie mandate col solo scopo di distrarre forze dall'[[Isonzo]].
===Strade===
Brembio è posta all'incrocio di alcune [[Strada provinciale|strade provinciali]], dirette verso [[Ossago Lodigiano|Ossago]], [[Secugnago]], [[Zorlesco]] e [[Livraga]].
 
Verso sud-ovest, il territorio comunale è lambito dall'[[Autostrada A1 (Italia)|Autostrada del Sole]].
Il 22 marzo [[1916]], quasi due mesi prima dell'inizio della battaglia, Brusati ricevette l'ordine telegrafato da Cadorna di ripiegare e difendersi sulle ''posizioni principali di resistenza'', concetto non ulteriormente chiarito e controproducente rispetto alle posizioni avanzate appena conquistate. Queste infatti accorciavano il fronte di svariate decine di [[chilometro|km]] (da 380 a 213), e riducevano le direttrici d'attacco a circa metà della sua lunghezza, poiché passavano attraverso passi troppo impervi anche per la fanteria di montagna.
 
=== Ferrovie ===
Brusati, restìo ad abbandonare le posizioni guadagnate, contravvenne agli ordini e stabilizzò la propria linea del fronte, promuovendo a linea di ripiego i capisaldi di [[Coni Zugna]], [[Col Santo]], [[Monte Maggio]], [[Spitz di Tonezza]] e il [[forte Vezzena]]: egli era infatti convinto che il miglior modo di spezzare un'offensiva nemica era attaccare a propria volta, e non volle prendere in considerazione l'idea di arretrare neanche quando il 26 aprile [[1916]] il tenente [[Anton Krecht]], disertore austro-ungarico del 4º battaglione dell'81º reggimento di fanteria, rese noto agli italiani il termine ''Strafexpedition'' per indicare l'offensiva in preparazione. Anche se nessun documento ufficiale austro-ungarico riferisce questo termine, di fatto veniva utilizzato nei comandi locali, e pare che fosse noto a tutti gli ufficiali in forza a von Hötzendorf.
Il territorio comunale, lambito verso nord dalla [[ferrovia Milano-Bologna]], è servito dalla [[stazione di Secugnago]], raggiungibile attraverso un [[Pista ciclabile|percorso ciclabile]].
 
A sud del centro abitato, affiancata all'[[Autostrada A1 (Italia)|Autostrada del Sole]], transita la [[Ferrovia Milano-Bologna (alta velocità)|linea ad alta velocità]].
Per quanto pattuglie esplorative venissero continuamente in contatto con gli Italiani in Valsugana, e per quanto sopra le teste dei soldati fischiassero proiettili diversi dal solito, più potenti del previsto (erano i tiri d'aggiustamento delle batterie medie e pesanti, che gli austro-ungarici ancora non avevano schierato sull'[[Isonzo]]), Cadorna non volle credere alle voci di un'offensiva austro-ungarica. Nei primi di maggio, durante un'ispezione sul fronte Trentino, Cadorna si rese conto che Brusati aveva pienamente contravvenuto ai suoi ordini e lo sostituì, deferendolo alla [[corte marziale]] (la quale lo riabilitò nel [[1919]]). Il suo posto venne preso da [[Guglielmo Pecori Giraldi]], che però non arretrò la linea del fronte per il pericolo concreto di essere colti dall'assalto austro-ungarico in linea di ripiegamento.
 
== Amministrazione ==
Su un piano strategico, la data del 15 maggio era perfetta, soprattutto perché l'Isonzo viveva qualche settimana di relativa calma, con piccole schermaglie. Il tempo consentiva di stare relativamente bene anche in alta montagna, e la sistemazione delle vie di accesso aveva consentito di spostare da altri fronti alcuni pezzi di grosso calibro, di fatto concepiti come cannoni da marina (381 e 420&nbsp;mm) e capaci di fare danni tremendi sull'obbiettivo.
Segue un elenco delle amministrazioni locali.<ref>Lista pubblicata in ''Il Lodigiano. Quarant'anni di autonomia'', Provincia di Lodi, 2008, p. 267.</ref>
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1945]]
|?
|Alessandro Calzari
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1946]]
|[[1951]]
|Mario Baggi
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1951]]
|[[1956]]
|Luigi Ciofetti
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1956]]
|[[1962]]
|Antonio Bertoli
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1962]]
|[[1970]]
|Attanasio Cicognini
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1970]]
|[[1985]]
|Diego Casella
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1985]]
|[[1995]]
|Gianbattista Cappelletti
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1995]]
|[[2004]]
|Angelo Cortesini
|
|[[Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[2004]]
|[[2014]]
|Giuseppe Sozzi
|[[lista civica]] ([[centrosinistra]])
|[[Sindaco]]
|
}}
|[[2014]]
|in carica
|Giancarlo Rando
|[[lista civica]]
|[[Sindaco]]
|
{{ComuniAmminPrecFine}}
 
===Gemellaggi===
Convinto finalmente dell'attacco – ma sottovalutandolo, non credendo che due intere armate austro-ungariche si fossero schierate in Valsugana e in Val Lagarina, né che l'attacco potesse avvenire attraverso i massicci montuosi –, ordinò alla 15ª divisione di farsi avanti tra [[Borgo Valsugana]] e [[Levico]], spostando il fronte in una zona pericolosamente esposta, e difficilmente difendibile. Il 15 maggio, le truppe italiane si fecero così trovare in capisaldi troppo avanzati.
Brembio è gemellata con<ref>Documento pdf sul gemellaggio {{collegamento interrotto|1=[http://www.kerauniaware.com/zweb/ipb/biblio/eb/369/brembio-gemelvol2009.pdf ] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref>:
* {{Gemellaggio|Francia|Saint-Christo-en-Jarez|2004}}
 
==Lo scontroNote==
<references/>
Nella notte tra il 14 e il 15 maggio 1916 l'artiglieria austro-ungarica cominciò un bombardamento a tappeto (tecnica finora mai utilizzata sul fronte italiano) sulle linee nemiche, che di fatto colse impreparati molti comandi locali. L'artiglieria italiana, meno della metà di quella austriaca e relativamente inferiore nella potenza, non reagì, avendo ricevuto in molte zone l'ordine di non fare nulla a meno di contrordini diretti da parte del Comando supremo militare — ordini che non arrivarono mai, poiché molti degli ufficiali si trovavano in brevi periodi di vacanza in preparazione della seguente offensiva sul [[Carso]].
[[File:Asiago-in-fiamme-maggio-1916.jpg|thumb|upright=1.4|left|Asiago in fiamme, maggio 1916]]
Le fanterie italiane, pressate e di fatto private delle proprie difese dai grossi calibri avversari, non arretrarono un po' per ostinazione e un po' per mancanza di una diretta coordinazione che rendesse il ripiegamento organico. Ciò, effettivamente, non consentì il rafforzamento di quelle seconde e terze linee che si sarebbero poi piegate all'avanzata nemica. Le prime fasi dell'attacco austro-ungarico, dunque, non potevano che essere coronate da successo: l'11ª Armata e la 3ª Armata austro-ungariche attaccarono su un fronte lungo 70&nbsp;km, concentrando il proprio attacco lungo le grandi valli di sbocco al [[Veneto]].
 
== Voci correlate ==
In Valsugana gli italiani furono respinti dal XVII Corpo d'armata austro-ungarico fino a [[Ospedaletto]], che divenne una città fortificata e dove il fronte si stabilizzò dopo diversi giorni. Dalla Val Lagarina il VIII Corpo d'armata dilagò prendendo le posizioni della Zugna Torta, [[Forte Pozzacchio]] e Col Santo, ma la resistenza italiana seppe tenere sullo Zugna, sul Pasubio e sul [[Passo Buole]] (dai 10 ai 15&nbsp;km più indietro); quest'ultimo passò poi alla storia come ''[[Termopili]] d'Italia''. La 35ª Divisione italiana fu una delle più colpite dall'attacco nemico: pur controllando solo 6&nbsp;km di fronte, si abbatté sui suoi uomini il fuoco di più di 300 pezzi (di cui un'ottantina di medio calibro e una trentina di grosso calibro), seguite dal poderoso attacco del XX Corpo d'armata austro-ungarico dell'arciduca [[Carlo I d'Austria|Carlo]].
* [[Parco del Brembiolo]]
 
==Altri progetti==
La notizia delle vittorie austro-ungariche seminò panico tra gli alti comandi italiani, e Cadorna ordinò la mobilitazione delle ultime leve, assieme alla creazione di una [[5ª Armata (Regio Esercito)|5ª Armata]] che si disponesse tra [[Vicenza]] e [[Treviso]] al comando del generale [[Pietro Frugoni|Frugoni]]. Per prendere parte alla difesa del Paese arrivarono uomini da tutta Italia; furono coinvolti anche 120 battaglioni già impegnati sull'intero fronte isontino, spostati con una complessa e magistrale operazione logistica che coinvolse l'intero Veneto settentrionale. Vennero allestite sette divisioni di riserva, di cui una composta di uomini rimpatriati in tutta fretta dall'[[Albania]] e dalla [[Libia]]. Cadorna richiamò anche l'attenzione degli [[Russia imperiale|alleati russi]], impegnati sul fronte in Galizia, affinché lanciassero un'offensiva di larga scala approfittando della minore copertura ungherese sul fronte orientale: se era vero che alcune divisioni si erano spostate in Tirolo a partire da quelle posizioni, alcuni vuoti di guardia dovevano essere rimasti.
{{Interprogetto}}
[[File:Rovine di Asiago 1.jpeg|thumb|upright=1.4|[[Asiago]] distrutta]]
 
==Collegamenti esterni==
L'altopiano dei Sette Comuni divenne teatro di combattimenti asperrimi, poiché mancava di appoggio sulla destra, vista l'evacuazione verso Ospedaletto. Su 5&nbsp;km di fronte aprirono il fuoco più di duecento pezzi d'artiglieria, di cui venti di grosso calibro. Il III Corpo austro-ungarico sotto il comando del generale [[Joseph Krautwald von Annau|Krautwald]] sorpassò le difese italiane e occupò [[Asiago]] tra il 27 e il 28 maggio. Il XX Corpo d'armata schierato ad ovest del III arrivò fino a [[Arsiero]] la zona più avanzata di conquista. La resistenza, ridotta all'orlo meridionale della conca di Asiago, non riuscì a impedire la caduta di [[Gallio (Italia)|Gallio]], prospettando agli austro-ungarici uno sbocco sull'alta pianura vicentina.
* {{Collegamenti esterni}}
Il [[forte Corbin]], pur non essendo operativo (la presenza di cannoni era solo simulata), venne fatto saltare per non lasciare la struttura in mani austro-ungariche.
* {{cita web|http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/toponimi/6000022/|Lombardia Beni Culturali}}
[[File:P28.232-01 Asiago. Monumento della beata Giovanna Maria Bonomo intatto tra le macerie.jpg|thumb|left|upright=1.4|Il monumento alla [[Beata Giovanna Maria Bonomo]] tra le rovine di Asiago, città completamente rasa al suolo.]]
Cadorna a questo punto lavorò in modo pedissequo e preciso: preparò un accurato piano di ripiegamento delle unità isolate e sbandate, sostituì attraverso continue e puntigliose ispezioni quei comandanti che manifestavano evidenti segni di cedimento o depressione, evitò il panico (suo e altrui) quando gli austro-ungarici, premendo in modo tremendo dalla [[val Posina]] all'Altipiano dei Sette Comuni, presero il [[Monte Cengio]]. Il 2 giugno venne ordinata la controffensiva: la 1ª Armata di Pecori Giraldi, sarebbe avanzata nell'altopiano dei Sette Comuni, dove le linee di rifornimento austro-ungariche non raggiungevano più le prime linee proprio a causa della formidabile avanzata delle due settimane precedenti. Il disegno di Cadorna era quello di aprire il fronte al centro, sugli altipiani, e aggirare le forti compagini laterali in Valsugana e Val Lagarina. Gli austro-ungarici però tennero bene, anche grazie a un fronte d'attacco che si faceva sempre più stretto e alla solita, cronica mancanza di artiglierie da parte italiana.
 
Non solo, ma essi tentarono, da fine maggio alla metà del mese di giugno, degli estremi tentativi di sfondamento sulle prealpi vicentine: gli imperiali attaccarono ancora molto duramente e reiteratamente, ma senza successo, il monte Zugna ed il passo Buole in Vallarsa; ed il monte Lemerle (a [[Cesuna]] - altopiano dei Sette Comuni), tentando anche di forzare lo sbarramento della [[val d'Astico]] e di insidiare l'ultima linea di difesa attestata sui monti della [[Val Leogra]], prima della pianura. I monti [[Monte Novegno|Novegno]], Ciòve e Brazòme, nel territorio di [[Schio]], furono il teatro sanguinoso degli ultimi cruenti assalti della Strafexpedition, che andava così - lentamente - esaurendosi, soprattutto per motivi strategici.
 
Il 4 giugno dalla Russia partì l'[[offensiva Brusilov]] su larga scala che sovrastò le sguarnite linee austro-ungariche, prive di qualunque rimpiazzo da parte tedesca. Il rapido e precoce ripiegamento delle linee austro-ungariche richiese l'appoggio e l'intervento di rinforzi, che potevano confluire solo dal [[Tirolo]]. L'avanzata italiana, costante pur nella sua lentezza, minacciava i capisaldi laterali e, per evitare ulteriori perdite di uomini e mezzi, il 15 giugno Hötzendorf ordinò il ripiegamento su basi prestabilite e già pronte.
 
Approfittando di un rallentamento dell'avanzata italiana, attardata dalla mancata copertura di artiglierie da montagna, il 25 l'arciduca [[Eugenio d'Asburgo-Teschen|Eugenio]] dalla sede di [[Campo Gallina]] ordinò la rottura del contatto, attestandosi sulla linea: Zugna, Pasubio, monte Majo, val Posina, [[Monte Cimone di Tonezza|monte Cimone]], val d'Astico, [[val d'Assa]] fino a [[Roana]], monte Mosciagh, [[Monte Zebio]], monte Colombara e [[Monte Ortigara|Ortigara]]. Gran parte delle nuove linee&nbsp;– tranne rare eccezioni&nbsp;– erano a una manciata di chilometri davanti a quelle prima della battaglia. Il 27, Pecori Giraldi interruppe qualunque azione controffensiva, essendo evidente il bisogno di un riordinamento operativo e organizzativo delle linee italiane.
 
==Conseguenze==
{{Vedi anche|Conquista di Gorizia (1916)|Battaglia di Caporetto}}[[File:Igm asiago.jpg|thumb|upright=1.4|Pezzi di [[artiglieria]] italiana da 103 mm, mimetizzati, trasportati con autocarri sull'altopiano dei Sette Comuni (Luglio 1916)]]
L'alto numero di perdite su entrambi i fronti senza corrispondenti vantaggi bellici stabili avviarono una serie di considerazioni tattiche, strategiche e politiche. Tatticamente l'uso massiccio dell'artiglieria per colpire le difese avversarie aveva evidenziato un'efficacia limitata, che risultava molto ridotta se colpiva un nemico ben guarnito.
 
Inoltre le battaglie come questa iniziavano a far capire, come già era avvenuto per la [[battaglia di Verdun]], che strategicamente si seguivano modelli superati e che i principi che regolavano un conflitto così strutturato avrebbero dovuto mutare. Questo avvenne solo con l'invenzione, tutta tedesca, della [[guerra lampo]].
 
Politicamente le perdite lasciarono il segno, e in Italia si diffuse la psicosi dell'invasione da parte degli austro-ungarici. I comandi militari italiani avevano dimostrato di aver sottovalutato gli avversari e reagirono con la collocazione di nuove ed ingenti forze italiane lungo la frontiera del Tirolo (per un totale di 400.000 uomini).
Il proseguimento della guerra era destinato a provare ulteriormente le risorse e lo sforzo bellico del paese, e questo soprattutto in previsione della [[Sesta battaglia dell'Isonzo|successiva battaglia]] in Venezia Giulia.
 
L'Austria-Ungheria, presa com'era da due fronti in cui infuriavano battaglie cruente e dopo il ripiegamento in Tirolo, non sarebbe più stata in grado di sferrare campagne offensive senza l'aiuto tedesco; peraltro, l'aiuto tecnico-tattico tedesco sarebbe stato determinante nello sfondamento operato a [[Battaglia di Caporetto|Caporetto]]. Politicamente, i più grandi sconvolgimenti si ebbero in Italia. Benché il disastro fosse stato quasi miracolosamente evitato, la ''Strafexpedition'' provocò una grave crisi politica. A livello popolare, aveva destato grande scalpore la morte o la cattura (e la conseguente esecuzione) di alcuni tra i più illustri e conosciuti personaggi dell'[[irredentismo]] italiano, quali [[Fabio Filzi]], [[Damiano Chiesa]] e [[Cesare Battisti]]. La vita e la morte di questi personaggi avrebbero guidato, in Italia, molte delle campagne d'arruolamento e molta parte della letteratura propagandistica del periodo.
 
A livello istituzionale, il [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del Consiglio dei ministri]], [[Antonio Salandra]], stava per prendere a pretesto l'attacco austro-ungarico per sollevare Cadorna dal comando, ma il 10 giugno [[1916]] perse l'incarico a seguito di un [[Questione di fiducia|voto di sfiducia]]. Prese il suo posto [[Paolo Boselli]], decano della [[Camera dei Deputati|Camera]], il quale aumentò il numero dei ministri per una manovra politica atta a soddisfare il maggior numero possibile di capigruppo e creare un governo quanto più unito possibile; eppure, le capacità decisionali del Parlamento italiano ne risultarono ancor più indebolite. Come [[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli affari esteri]] rimaneva [[Sidney Sonnino]]. L'entusiasmo seguito alla presa di [[Gorizia]] nel corso della [[Sesta battaglia dell'Isonzo]] portò a una decisione che Salandra aveva accuratamente evitato: il 27 agosto<!-- o 28?--> venne consegnata agli ambasciatori dell'Impero Germanico la dichiarazione di guerra, che di fatto integrava nel conflitto mondiale quello che fino ad allora era rimasto un regolamento di conti con l'Austria-Ungheria.
 
==Denominazioni==
Le denominazione ufficiali della battaglia furono "Frühjahrsoffensive" (ossia "Offensiva di primavera", dato il periodo temporale nella quale essa si svolse) o anche "Südtiroloffensive", questo perché il [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]], zona da dove partì l'offensiva, era chiamato ''Welschtirol'' dalla popolazione di [[lingua tedesca]]<ref>{{cita pubblicazione|lingua=de|autore=Karl Bier |titolo=Der Autonomiekampf der Welschtiroler und die Stellung der deutschen Parteien und Regierungen|rivista=Veröffentlichungen des Museum Ferdinandeum in Innsbruck|numero=16|anno=1938 |città=Innsbruck|url=http://www.zobodat.at/pdf/VeroeffFerd_016_0413-0525.pdf|citazione=Von den rund 900.000 Einwohnern entfielen über 380.000 auf den Landesteil südlich von Salurn, den die Italiener Trentino, die Deutschen meist Welschtirol bezeichneten.|p.417}}</ref>, cioè [[Tirolo]] del sud. La storiografia austriaca raramente o quasi mai usa il termine "Strafexpedition", abbondantemente utilizzato invece da quella italiana: tale denominazione era un chiaro riferimento ad un supposto atteggiamento austro-ungarico e si diffuse tra gli ufficiali italiani al fronte già durante gli scontri, forse anche per poterne far uso in termini sarcastici in caso di fallimento dell'offensiva<ref>{{cita|Acerbi|p.11}}</ref>.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
*<cite id=Acerbi></cite>{{cita libro|cognome=Acerbi |nome=Enrico |titolo=Strafexpedition |annooriginale=1992 |data= |anno=2007 |editore=Gino Rossato Editore |città=Valdagno |isbn=88-8130-006-0 |cid=Acerbi }}
*<cite id=Sondhaus></cite>{{cita libro|cognome=Sondhaus |nome=Lawrence |titolo=Franz Conrad von Hötzendorf: architect of the apocalypse. |data= |anno=2000 |editore=BRILL |città= |lingua=inglese |isbn=978-0-391-04097-7 |cid=Sondhaus }}
* Gerhard Artl: ''Die "Strafexpedition": Österreich-Ungarns Südtiroloffensive 1916''. Verlag A. Weger, Brixen 2015, ISBN 978-88-6563-127-0.
* Fritz Weber: ''Alpenkrieg''. Artur Kollitsch Verlag, Klagenfurt 1939.
* Walter Schaumann: ''Dall'Ortles all'Adriatico Immagini del fronte italo-austriaco 1915–1918''. Wien 1993.
* ''L'esercito italiano nella grande guerra LEINGG (1915–1918)'' Volume I – IV /Ministero della Guerra – Ufficio Storico, Roma 1929–1974.
* ''Guerra Italo-Austriaca 1915–1918. Le medaglie d'Oro. Ministero della Guerra Stato Maggiore centrale'' – Ufficio Storico. Volume secondo&nbsp;– 1916, Roma 1923.
* Österreichisches Bundesministerium und Kriegsarchiv (Hrsg.): ''Österreich-Ungarns letzter Krieg 1914–1918''. Verlag der Militärwissenschaftlichen Mitteilungen, Wien 1931/1933.
* Peter Fiala, ''Il feldmaresciallo Franz Conrad von Hötzendorf. Biografia storico-militare (1852-1925)'', Novate di Valdagno, 1990.
* Lawrence Sondhaus, ''Franz Conrad von Hötzendorf. L'anti Cadorna'', Editrice Goriziana, Gorizia, 2003.
 
== Voci correlate ==
* [[Melette]]
* [[Karl Schneller]]
* [[Forte Verena]]
* [[Forte Belvedere Gschwent]], fortezza austro-ungarica e museo della guerra 1914-18 di Lavarone.
* [[Pasquale Oro]]
* "[[Un anno sull'Altipiano]]", libro di [[Emilio Lussu]] sull'esperienza in questa battaglia.
 
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