Luigi Capello e Wikipedia:Pagine da cancellare/Conta/2019 luglio 2: differenze tra le pagine

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|Nome = Luigi Capello
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|Immagine = Generale Luigi Capello.jpg
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|Data_di_nascita = 14 aprile 1859
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|Nato_a = [[Intra]]
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|Data_di_morte = 25 giugno 1941
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|Morto_a = [[Roma]]
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|Cause_della_morte =
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|Luogo_di_sepoltura =
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 11 |voce = Rachel, Jack and Ashley Too |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 luglio 2 |multipla = |argomenti = televisione |temperatura = 0 }}
|Etnia = <!-- solo se enciclopedica -->
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 12 |voce = Otello Bruni |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 luglio 2 |multipla = |argomenti = biografie, pallacanestro |temperatura = 9 }}
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
{{Conteggio cancellazioni/In corso/Voce|i = 13 |voce = Louis Spencer, visconte Althorp |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 luglio 2 |multipla = |argomenti = nobiltà, biografie |temperatura = 100 }}
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia]]
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|Forza_armata = [[Regio esercito]]
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|Specialità =
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|Unità =
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|Reparto =
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|Anni_di_servizio = 1875 - 1920
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 1 |voce = Carola Rackete |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 luglio 2 |durata = < un giorno |multipla = }}
|Grado = [[Generale d'armata]]
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Voce|i = 2 |voce = Progetto Zingonia |turno = |tipo = semplificata |data = 2019 luglio 2 |durata = < un giorno |multipla = }}
|Ferite =
{{Conteggio cancellazioni/Concluse/Stop}}
|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra italo-turca]]<br />[[Prima guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte Italiano (Prima guerra mondiale)|Fronte Italiano]]
|Battaglie = [[Battaglie dell'Isonzo]]<br />[[Battaglia di Caporetto]]
|Comandante_di = VI corpo d'armata<br />II Armata
|Decorazioni = [[Luigi Capello#Onorificenze|vedi qui]]
|Studi_militari =
|Pubblicazioni = [[Luigi Capello#Pubblicazioni|vedi qui]]
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = Politico
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Luigi
|Cognome = Capello
|Sesso = M
|LuogoNascita = Intra
|GiornoMeseNascita = 14 aprile
|AnnoNascita = 1859
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 25 giugno
|AnnoMorte = 1941
|Epoca = 1900
|Attività = generale
|Nazionalità = italiano
}}
 
Durante la [[Prima guerra mondiale]] si distinse guidando le sue truppe in una serie di costose offensive sul fronte dell'Isonzo che si conclusero con limitati successi tattici soprattutto a [[Gorizia]] e sulla [[Altopiano della Bainsizza|Bainsizza]]. Assegnato al comando della II Armata, venne sorpreso nelle fasi iniziali della [[battaglia di Caporetto]] e non riuscì a fermare l'avanzata del nemico prima di essere costretto a cedere il comando per seri motivi di salute. Considerato responsabile della disfatta, non ritornò più in servizio.
 
Nonostante la sconfitta, Luigi Capello è stato ritenuto uno dei migliori generali alleati della prima guerra mondiale<ref>A.Mangone, ''Luigi Capello'', p. 172.</ref>; dotato di una personalità dominante e di un carattere irrequieto e passionale, il generale dimostrò intelligenza e capacità tattica e strategica. Dotato di grande spirito offensivo, ordinò una serie di attacchi frontali che costarono elevatissime perdite ai suoi soldati, ma secondo lo scrittore [[Mario Silvestri]] egli fu, per perspicacia, spirito d'iniziativa e capacità di analisi, "di gran lunga il migliore dei comandanti d'armata dell'esercito italiano"<ref>M.Silvestri, ''Isonzo 1917'', pp. 107-111.</ref>.
 
Dopo la fine della Grande Guerra, si accostò in un primo tempo al [[Fascismo]] per poi divenirne fermo oppositore ed essere coinvolto nel 1925 nel fallito attentato contro Mussolini organizzato dal deputato social-unitario [[Tito Zaniboni]].
 
==Biografia==
Di umili origini, Luigi Capello rivelò una fortissima personalità che gli consentirà di scavalcare i numerosi pregiudizi sociali. Partecipò alla [[Guerra italo-turca]] e lo aiutò la sua grande ambizione che venne soddisfatta durante la [[Prima guerra mondiale]] in seguito alla [[Sesta battaglia dell'Isonzo]], con la conquista della città di [[Gorizia]], a fianco del generale [[Luigi Cadorna]], col quale condivideva anche la forte personalità<ref name=Gualtieri>[http://www.alessandrogualtieri.com/AG/Articoli/Voci/2009/4/25_Il_Generale_di_Caporetto.html Da un articolo di Alessandro Gualtieri del 25 aprile 2009] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130308031207/http://www.alessandrogualtieri.com/AG/Articoli/Voci/2009/4/25_Il_Generale_di_Caporetto.html |data=8 marzo 2013 }} URL consultato il 13 gennaio 2013</ref>.
 
Sottotenente nel 1878, frequentò la [[Scuola di guerra]]. Divenuto [[colonnello]] nel 1910 comandò il 50º Reggimento fanteria. Con il grado di [[maggior generale]] comandò la [[Brigata]] "Abruzzi" per poi essere destinato in [[Libia]] durante la [[Guerra Italo-Turca]] dove ebbe il comando di una brigata inquadrata nella 4ª [[Divisione (unità militare)|Divisione speciale]] del generale [[Ferruccio Trombi]], prendendo parte a combattimenti nel settore di [[Derna (Libia)|Derna]]. Promosso [[tenente generale]] nel [[1914]] comandò la divisione militare di [[Cagliari]] e poi con l'entrata in [[prima guerra mondiale|guerra]] dell'Italia, avvenuta il 24 maggio [[1915]], il [[II Corpo d'Armata]].<ref>Enciclopedia Militare - Il Popolo d'Italia - Milano. Vol. II</ref>
 
Grazie alla conquista di Gorizia nella sesta battaglia dell'Isonzo, Capello acquisì una grande popolarità, sia tra i ceti minori sia tra le grandi personalità. Da qui la sua carriera conobbe un salto evidente. Dopo un periodo sugli altipiani, gli venne assegnato il comando della 2ª Armata (di stanza nell'[[Isonzo]]) che portò alla conquista della Bainsizza nell'[[Undicesima battaglia dell'Isonzo|undicesima offensiva in quel settore]]. Ottenne il comando di ben 9 corpi di armata (tra il [[Monte Rombon]] e [[Vipacco]]). Nel contesto della 2ª Armata fu anche favorevole agli innovatori nelle tattiche offensive, e in particolare appoggiò gli [[Arditi]], tanto da essere malvisto da altri alti ufficiali, che vedevano negli Arditi i pretoriani di Capello, e in Capello un generale che si circondava da reparti quasi mercenari e fedeli innanzi tutto a lui, creando uno strascico di rivalità che contribuirà a isolarlo dopo Caporetto.
 
===La sconfitta di Caporetto===
{{Vedi anche|disfatta di Caporetto}}
Ma il 24 ottobre [[1917]] tutto crollò. Luigi Capello venne messo al fianco ''[non è chiaro, sempre al comando della 2 Armata era''] del [[Luigi Cadorna|Generale Cadorna]] al fine di respingere l'offensiva austro-tedesca guidata dai generali [[Otto von Below]], [[Svetozar Borojević von Bojna]] e [[Ferdinand Kosak]]. Secondo lo storico [[Alessandro Gualtieri]], la colpa di questa sonora sconfitta era da attribuire al Comando Generale che non volle lasciare spazio a Capello, probabilmente l'unico che avrebbe realmente potuto scongiurare l'invasione<ref name=Gualtieri/>. Al contrario degli avversari, l'esercito regio italiano era fortemente impreparato, soprattutto sul piano strategico (in realtà era impreparato a condurre una battaglia difensiva, dopo aver condotto tutte le operazioni sino ad allora in chiave fortemente offensiva) poiché non era a conoscenza di metodi innovativi che evitavano alle truppe di impantanarsi nella "terra di nessuno" (solo la Germania aveva sviluppato tecniche di combattimento innovative quali l'infiltrazione tramite le [[Stoßtrupp|Stosstruppen]]). Si scontrarono i due opposti piani strategici dei generali: da una parte Cadorna voleva una difesa a oltranza al fine di non perdere terreno, per poi contrattaccare; dall'altra Capello intendeva lasciar spazio al nemico, senza sacrificare la prima linea, per poi attaccarli ai fianchi<ref name=Gualtieri/><sup>[da chiarire meglio, anche Cadorna non voleva sacrificare la prima linea e aveva ordinato il ritiro dalle posizioni più esposte e un allineamento difensivo sulla destra dell'Isonzo. Gli ordini dettagliati sono illustrati in La disfatta di Caporetto di Saverio Cilibrizzi].</sup>
 
[[File:Generale Luigi Capello durante la Grande guerra.jpg|thumb|Generale Luigi Capello durante la Grande guerra.]]
 
{{chiarire|Uomini celebri dell'epoca, però, lo criticarono|Chi oltre a Lussu?}}. È il caso di [[Emilio Lussu]] che, nel suo ''[[Un anno sull'Altipiano]]'', ne traccia un ritratto vivido e acre, criticando la sua distanza dai subordinati e la sua apparente indifferenza per la loro sorte.
 
Capello si difese da questa accusa in alcune ricerche da lui stesso fatte. {{citazione necessaria|L'attuale storiografia militare ha comunque appurato che le responsabilità del generale nella disfatta di Caporetto furono gravissime:}} il generale, infatti, in ossequio alla dottrina di Cadorna dell'attacco a tutti i costi, aveva trascurato di organizzare la Seconda armata anche per la difesa, il che portò al completo crollo del tratto di fronte che occupava a causa dell'attacco austro-tedesco. Con la [[disfatta di Caporetto]] terminò la propria carriera militare.
 
===Il Dopoguerra===
Fu in seguito tra i primi ad aderire ai [[Fasci italiani di combattimento]]; fu chiamato a presiederne il Congresso di [[Roma]] nel novembre [[1921]]<ref name=Storia_illustrata_p._5>"Il Generale Capello appartenne alla massoneria", Storia illustrata n° 188, luglio 1973, pag. 5</ref> e nell'ottobre [[1922]] prese parte alla [[Marcia su Roma]]. In seguito al voto del Gran Consiglio del 13 febbraio [[1923]] che dichiarava incompatibile l'adesione al [[Fascismo]] e alla [[Massoneria in Italia|Massoneria]], Capello dichiarò apertamente la propria appartenenza massonica<ref name=Storia_illustrata_p._5/>, ma non si dimise dal [[Partito Nazionale Fascista|PNF]], attendendo una decisione della segreteria del partito; e nel [[1924]] difese fisicamente dagli attacchi fascisti la sede centrale del [[Grande Oriente d'Italia]], [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani ]]<ref>Nicoletta Casano, ''Libres et persécutés. Francs-maçons et laïques italiens en exil pendant le fascisme'', Paris, Garnier, 2015, p. 55, n. 2.</ref>. Secondo alcuni storici militari, come Rochat e Schindler, mentre i comandanti italiani della Grande guerra come [[Armando Diaz|Diaz]] e [[Pietro Badoglio|Badoglio]] furono fatti oggetto di onori da parte del regime, Capello fu emarginato, soprattutto a causa della propria appartenenza alla Massoneria, essendo stato iniziato il 15 aprile [[1910]] nella loggia Fides di [[Torino]]<ref>Vittorio Gnocchini, ''L'Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi'', Roma-Milano, Erasmo Edizioni-Mimesis, 2005, p. 56.</ref>, avendo poi conseguito il [[Sovrano grande ispettore generale|33° e massimo grado]] del [[Rito Scozzese Antico e Accettato]]<ref>Aldo A. Mola, ''Storia della Massoneria italiana dalle origini ai giorni nostri'', Milano, 1972, pag. 506.</ref>.
 
[[File:Luigi capello durante la detenzione a Formia.jpg|thumb|upright|Luigi Capello durante la detenzione nel giardino della clinica di [[Formia]].]]
Capello fu arrestato a [[Torino]] con l'accusa di aver preso parte all'organizzazione del fallito [[Attentati a Benito Mussolini|attentato]] contro [[Benito Mussolini|Mussolini]] nel [[1925]] organizzato dal deputato [[Partito Socialista Unitario|social-unitario]] [[Tito Zaniboni]]. Capello respinse tutte le accuse e dichiarò di aver avuto solo un incontro, il 2 novembre, con Carlo Quaglia, inviato da Zaniboni per potergli consegnare un prestito di 300 lire che serviva per finanziare una manifestazione di reduci antifascisti<ref name=Storia_illustrata_p._6>"Il Generale Capello appartenne alla massoneria", Storia illustrata n° 188, luglio 1973, pag. 6</ref>, ma di essere all'oscuro delle reali intenzioni di Zaniboni<ref name=Storia_illustrata_p._6/><ref name=Biagi>Enzo Biagi, "Storia del Fascismo", Saeda Della Volpe Editore, pag. 405</ref>. Secondo le informative di polizia la somma, giunta da [[Praga]] e consegnatagli da Quaglia, era stata elargita da un importante massone, il che fece prendere corpo all'idea che nella vicenda vi fosse uno "sfondo massonico"<ref>{{Cita|Guido Leto|p. 19}}.</ref>, mentre secondo il funzionario di polizia [[Guido Leto]] la responsabilità della [[Massoneria in Italia|massoneria italiana]], pur data per scontata fin da subito in ambito politico, era stata poi ridimensionata in ambito giudiziario. Ciononostante, essa giustificò per il regime fascista il varo delle leggi miranti alla [[Massoneria_in_Italia#Repressione_fascista|soppressione della massoneria in Italia]], varate già nello stesso anno<ref>{{Cita|Guido Leto|p. 20}}.</ref>. Ma le responsabilità di Capello emersero ugualmente, e Zaniboni cercò inutilmente di scagionarlo dal fallito attentato;<ref name=Biagi /><ref>Da una cronaca dell'epoca: "In seguito, molto cavallerescamente scagiona il coinputato Capello da ogni responsabilità nel suo progettato gesto"</ref> ammettendone però il coinvolgimento, disse: "A''vevo notato la sua avversione alla mia azione e l'intenzione di staccarsi da me''"<ref name=Biagi />. Dal canto suo, Capello si giustificò sostenendo che la propria avversione al Regime non si spingeva comunque fino a voler compiere un attentato.
 
Nel [[1927]] fu condannato a trent'anni di carcere, ma venne rimesso in libertà il 22 gennaio [[1936]]<ref name=Biagi />. Secondo [[Guido Leto]] la condanna abbreviata fu dovuta alla convinzione di Mussolini che, nonostante le prove, in realtà il generale fosse estraneo all'attentato, nonché per il riconoscimento degli importanti meriti di Capello acquisiti nella Grande Guerra<ref name="Cita|Guido Leto|p. 21">{{Cita|Guido Leto|p. 21}}.</ref>; inoltre Mussolini dispose la requisizione di alcuni locali della clinica del dottor Cusumano a Formia, all'interno dei quali (e dell'annesso giardino) Capello ebbe libera circolazione durante la detenzione, seppur sotto vigilanza da parte dei [[carabinieri]]<ref name="Cita|Guido Leto|p. 21"/>.
 
Scarcerato, trascorse gli ultimi anni di vita in un appartamento in via Stazione San Pietro a [[Roma]] e le estati a [[Grottaferrata]]<ref>Angelo Mangone, "Luigi Capello", Mursia Editore, Milano, 1994, pag. 159.</ref>.
 
Con decreto del 26 dicembre 1947<ref>Registrato alla Corte dei conti il 29 gennaio 1948 – Esercito, registro n.2, foglio n.44.</ref> gli furono restituite tutte le decorazioni militari di cui era insignito, a partire dal 5 agosto dello stesso anno.
 
==Onorificenze==
{{Onorificenze
| immagine = Grande ufficiale OMS BAR.svg
| nome_onorificenza = Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia
| collegamento_onorificenza = Ordine militare di Savoia
| motivazione = ''Perché sistemò saldamente a difesa le posizioni del suo corpo d’armata in un settore ove il nemico contese più aspramente la nostra avanzata. Predispose poscia e guidò con singolare perizia e grande energia le operazioni che condussero alla conquista di Gorizia, febbraio - 9 agosto 1916.''
| luogo = Regio Decreto 28 dicembre 1916<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3401 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di gran croce OMS BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare di Savoia
|collegamento_onorificenza=Ordine militare di Savoia
|motivazione=''Con attiva, solerte, sagace opera di comando, tradusse in atto, sulla fronte della propria armata, il disegno del Comando Supremo. Con fervore di fede apprestò gli animi alla lotta, con gagliarda energia diresse le proprie truppe alla conquista del Monte Santo e dell’Altipiano della Bainsizza, nella Battaglia da Tolmino al mare.''
|luogo=Regio Decreto 6 ottobre 1917<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3485 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Valor militare bronze medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza = Valor militare
|motivazione = ''Passando in automobile, accortosi che un drappello di soldati era perplesso nell’affrontare un soldato riottoso che stava per commettere atti pericolosi, con fulminea e vigorosa energia si gettava sul forsennato e lo riduceva all’impotenza. Perteole, 23 marzo 1916.''
|data= Decreto luogotenenziale 21 aprile 1916<ref>Bollettino Ufficiale 1916, disp.24, pag.1670.</ref>
}}
 
==Pubblicazioni==
*''Per la verità'', Frateli Treves, Milano, 1920.
*''Note di guerra, dall’inizio alla presa di Gorizia'' Vol.1, Fratelli Treves, Milano, 1920.
*''Note di guerra, Vodice, Bainsizza, Caporetto, la vittoria finale'' Vol.2, Fratelli Treves, Milano, 1921.
 
==Monumenti==
La ventitreesima galleria della [[strada delle 52 gallerie]] del Monte [[Pasubio]], scavate in occasione dei combattimenti della prima guerra mondiale, porta il suo nome<ref>{{cita|Gattera 2007|pagg. 104|harv=}}.</ref>.
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*{{cita libro|cognome=Biagi|nome=Enzo|titolo=Storia del Fascismo|editore=Sadea Della Volpe Editore|città=Firenze|anno=1964|cid=Biagi 1964}}
* {{cita libro|cognome=Cadorna|nome=Luigi|titolo=La guerra alla fronte italiana. Vol. 1|editore=Fratelli Treves editori|città=Milano|anno=1921|cid=Cadorna 1921}}
* {{cita libro|cognome=Cadorna|nome=Luigi|titolo=La guerra alla fronte italiana. Vol. 2|editore=Fratelli Treves editori|città=Milano|anno=1921|cid=Cadorna 1921}}
* {{cita libro|cognome=Cavaciocchi|nome=Alberto|coautori=Andrea Ungari|titolo=Gli italiani in guerra|editore=Ugo Mursia Editore s.r.l.|città=Milano|anno=2014|cid=Cavaciocchi, Ungari 2014}}
* {{cita libro|autore=Claudio Gattera|titolo=Il pasubio e la strada delle 52 gallerie|editore=Gino Rossato Editore|città=Valdagno|anno=2007|isbn=978-88-8130-017-4|cid=Gattera 2007}}
*{{cita libro|cognome=Gnocchini|nome=Vittorio|titolo= L'Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi|editore=Erasmo Edizioni-Mimesis|città=Milano|anno=2005|cid=Gnocchini 2005}}
* {{cita libro|autore=[[Guido Leto]]|titolo=OVRA fascismo-antifascismo|editore=Cappelli Editore|città=Bologna|anno=1951|cid=Leto 1951}}
*{{cita libro|cognome=Mangone|nome=Angelo|titolo=Luigi Capello|editore=Ugo Mursia Editore|città=Milano|anno=1994|cid=Mangone 1964}}
* {{cita libro|cognome=Mola|nome=Aldo Alessandro|titolo=Storia della Massoneria italiana dalle origini ai giorni nostri|editore=Bompiani|città=Milano|anno=1972|ISBN=978-88-17-07131-4|cid=Mola 1972}}
* {{cita libro|autore=John R. Schindler|titolo=Isonzo: Il massacro dimenticato della Grande Guerra|editore= LEGG|città=Gorizia|anno=2002|traduzione=Alessandra di Poi|cid=Schindler 2002}}
* {{cita libro|cognome=Silvestri|nome=Mario|titolo=Isonzo 1917|editore=Biblioteca Universale Rizzoli|città=Milano|anno=2001|ISBN=978-88-17-07131-4|cid=Silvestri 2001}}
 
===Periodici===
* {{cita pubblicazione |autore=Marco Cesarini Sforza|data= |anno=1965|mese=agosto|titolo=Gli attentati a Mussolini, Per pochi centimetri fu sempre salvo|rivista=La Storia illustrata|editore=A. Mondadori Editore|città=Milano|numero=8 |p=240|cid=Cesarini 1965}}
* {{cita pubblicazione |autore=|data= |anno=1973|mese=luglio|titolo=Il Generale Capello appartenne alla massoneria|rivista=La storia illustrata|editore=A. Mondadori Editore|città=Milano|numero=188 |p=6|cid=La Storia illustrata n.188, febbraio 1973}}
 
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|http://www.lagrandeguerra.net/ggcapello.html|Biografia del generale Capello}}
*{{cita web|http://www.alessandrogualtieri.com/AG/Articoli/Voci/2009/4/25_Il_Generale_di_Caporetto.html|Articolo dello storico Alessandro Gualtieri}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|grande guerra|guerra}}
 
[[Categoria:Generali italiani]]
[[Categoria:Cavalieri di gran croce dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Grandi ufficiali dell'Ordine militare di Savoia]]
[[Categoria:Medaglie di bronzo al valor militare]]
[[Categoria:Massoni]]