Noto antica e Falascia: differenze tra le pagine

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I '''falascia''' (anche '''falascià''' o '''falasha''') sono un popolo di origine [[Etiopia|etiope]] e di religione [[Ebraismo|ebraica]].
{{Città antica
 
|Nome = Noto Antica
Sono noti anche col termine '''Beta Israel''' (ቤተ፡ እስራኤል o ''Bēta 'Isrā'ēl'' in [[lingua ge'ez]];''' ביתא ישראל '''in [[lingua ebraica|ebraico]]), che significa ''Casa (di) Israele'', ed è da loro preferito vista l'accezione negativa che la parola ''Falasha'' ha assunto in [[amarico]], e che significa "esiliato" o "straniero".
|Immagine = Noto-antica-stadttor.jpg
|Didascalia = Ingresso dalla porta della Montagna di Noto Antica
|Nome originale =''Neaiton'', ''Netum''
|Fondazione = Incerta
|Fine = [[Terremoto del Val di Noto del 1693|terremoto del 1693]]
|Causa =
|Fondazione 2 =
|Fine 2 =
|Causa 2 =
|Fondazione 3 =
|Fine 3 =
|Causa 3 =
|Territorio controllato =
|Dipendente da = Comune di Noto
|Superficie massima =
|Abitanti massimi =
|Nome abitanti =Netini
|Lingua =
|Stato attuale = ITA
|Località moderna = [[Noto (Italia)|Noto]]
|Latitudine decimale = 36.946209
|Longitudine decimale = 15.023282
|Altitudine = 409
|Mappa =
|Mappa loc =
|Didascalia mappa =
}}
'''''Netun''''', ovvero '''Noto Antica,''' è l'antico abitato di [[Noto (Italia)|Noto]] distrutto a seguito del [[terremoto del Val di Noto del 1693|terremoto dell'11 gennaio 1693]]. ''Municipium'' sotto il dominio dei Romani, capovalle dalla dominazione araba in poi e fregiata del titolo di ''civitas ingegnosa'' da [[Ferdinando il Cattolico]], fu patria di molti elementi di spicco fra il XIV e il XVI secolo, nonché uno dei principali centri culturali, militari ed economici della Sicilia sud-orientale. Circondata da imponenti mura (molte delle quali ancora in piedi) e da profonde vallate del monte '''Alveria''', non fu mai presa con la forza. Solo il violento terremoto del 1693 riuscì a distruggerla, causando nel '''Val di Noto''' oltre 60 mila vittime.
 
== Storia ==
[[File:Falasha migration.jpg|thumb|right|mappa che mostra l'emigrazione dei falascià verso Israele]]
=== Probabile città greca ===
Fin dal [[XV secolo]] esistono testimonianze storiche e letterarie che parlano di "ebrei neri". Essi non si distinguono dalle popolazioni delle terre di cui sono originari né per le lingue né per i tratti, ma solo per la religione professata, l'ebraismo. Secondo alcuni storici, essi deriverebbero dalla fusione tra le popolazioni autoctone africane e quegli ebrei fuggiti dal proprio paese in [[Egitto]] (ma questa indicazione geografica data dalla [[Bibbia]] potrebbe genericamente indicare tutto il [[Corno d'Africa]]) ai tempi della [[Assedio di Gerusalemme (70)|distruzione di Gerusalemme nel 587 a.C.]] o in successive ondate della [[diaspora ebraica]]. Dal punto di vista religioso, sarebbero i frutti dell'unione tra [[Re Salomone|Salomone]] e la [[Regina di Saba]]. Questo creerebbe, secondo la visione dell'[[Ebraismo Ortodosso]], alcuni problemi perché l'ebraicità è trasmessa in linea femminile, ed essendo la [[Regina di Saba]] non ebrea, in teoria neanche i discendenti dovrebbero esserlo.
{{C|Nea o Noai è una città antica priva di precisa collocazione; Noto è una delle possibili ubicazioni, ma dalle fonti non emerge certezza al riguardo. Tra l'altro proprio le fonti, davvero essenziali in casi del genere, sono state del tutto omesse nel capitolo antico, rendendo ancor più difficoltoso il tentare di capire da dove provengono le informazioni storiche riguardo a una paventata Noto d'origine greca, nonché le nozioni riguardanti il legame con i Romani e con Ierone II. Controllare e fontare.|Sicilia|agosto 2016}}
[[File:Mappa di Noto Antica2.JPG|thumb|Mappa di Noto Antica|350x350px|left]]
Il primo insediamento umano nella zona risalirebbe all'[[età del bronzo|età del bronzo antico]] (XVIII-XV sec. a.C.) della [[Cultura di Castelluccio|civiltà di Castelluccio]], ma sono anche presenti tracce della Civiltà di Finocchito del VIII-VII secolo a.C.. Nel V secolo a.C. [[Ducezio]], il Re dei Siculi, in vista della guerra contro gli invasori greci, avrebbe trasferito ''Neai'' (che gli avrebbe dato i natali), di incerta collocazione, dal colle della Mendola, nell'altipiano dell'Alveria, un singolare monte cuoriforme, circondata da profonde gole che la rendevano imprendibile, fuorché per uno stretto istmo che venne fortificato.
Recenti studi tenderebbero ad escludere la cittadinanza netina di Ducezio e quindi il trasferimento di Noto. È comunque accertato che il Monte Alveria era abitato fin da epoca preistorica e che successivamente fu sede di diverse comunità sicule a partire dal IX secolo a.C.
Il [[ginnasio]], gli [[Heron|heroa]], le vaste necropoli a fossa, i templi e i teatri di cui si ha notizia, indicano l'alta considerazione di cui la città sicula godette da parte dei conquistatori greci, dei quali assimilò culto e costumi.
 
Minacciati da carestie e dalle repressioni del governo etiope nel [[1977]]-[[1979]], emigrarono verso il [[Sudan]], il cui governo musulmano fu però ostile nei loro confronti. Il governo di [[Israele]] decise<ref>Karadawi, Ahmed, "THE SMUGGLING OF THE ETHIOPIAN FALASHA TO ISRAEL THROUGH SUDAN", in ''African Affairs'' 90, no. 358 (January 1991): 23-49.</ref> allora di trasportarli nel proprio territorio in maniera massiccia attraverso un ponte aereo: si susseguirono così le tre operazioni denominate [[Operazione Mosè]], Operazione Giosuè ed [[Operazione Salomone]], fino al [[1991]] (vennero trasferiti circa 90.000 ebrei, l'85% della comunità presente).<ref>[https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Judaism/ejhist.html The History of Ethiopian Jews], articolo della ''Jewish virtual library''</ref>
Nel 263 a.C. ''Neaiton'' (latinizzata in ''Neetum'', ''Netum'') viene assegnata da [[Roma]] a [[Ierone II]] tiranno di [[Siracusa]], ma gode, forse in considerazione dell'origine latina dei siculi, di una certa autonomia che più tardi (pare al tempo della [[seconda guerra punica]]) si concreta in un patto federativo con [[Roma]] (''Civitas foederata''), che la equipara alle due altre città federate della Sicilia: [[Messina]] e [[Taormina]].
I Netini tengono sempre in gran conto la loro posizione di alleati dei Romani e nel [[70 a.C.]], come riferisce [[Cicerone]], figurano tra i più fieri accusatori nel processo celebrato contro il propretore [[Caio Verre]] che aveva preteso indebitamente da loro il pagamento della decuma. Anche in epoca imperiale continua il favore di Roma che conferisce a Noto lo status di ''municipium'', esentandola dal pagamento dello ''stipendium''.
Dell'età romana sopravvivono scarsissime testimonianze, mentre il buio più completo copre il periodo tardo-antico e l'Alto Medioevo fino al IX secolo. Non mancano tuttavia, sparsi sull'Alveria, diversi quartieri rupestri, probabilmente bizantini, un ipogeo cristiano di discrete proporzioni (''Grotta delle 100 bocche'') e una catacomba ebraica (''Grotta del Carciofo'').
 
Le operazioni furono decise per risolvere in tempi ragionevoli la situazione di grave disagio, in realtà la emigrazione regolare di singoli o famiglie era in atto da anni assistita da associazioni di supporto, ma il contingentamento dei permessi di espatrio e le continue richieste di denaro dei governi locali per concedere tali permessi, li rendevano di fatto degli ostaggi.
=== Prime attestazioni ufficiali su Noto ===
{{Citazione|Allah protegga una casa in Noto<br />e nubi cariche di pioggia la bagnino<br />la vedo con gli occhi del ricordo<br />e a lei invio le lacrime che verso<br />mi struggo di nostalgia per la casa, gli amici<br />e la virtù delle donne<br />Chi partendo, ha lasciato il cuore in quella terra<br />con tutto se stesso desidera tornare,<br />terra mia! |[[Ibn Hamdis]], poeta siculo-arabo vissuto a Noto antica durante la sua giovinezza}}
 
{{cn|Attualmente in [[Israele]] vivono diverse decine di migliaia (circa 135.000<ref>Myers-JDC-Brookdale Institute, "Israel’s Ethiopian Population", maggio 2015</ref>) di ebrei falascià in progressiva integrazione, nonostante difficoltà di adeguamento ad un ambiente diversissimo da quello di origine (dalla società tribale tradizionale a quella omogeneizzata tecnologica moderna). Nonostante numerosi casi di alienazione e di degrado, i giovani tendono ad essere assimilati facilmente nella società israeliana; una forte azione di omologazione ed integrazione dei giovani è svolta dalle scuole e dall'arruolamento nelle forze armate. Molto diversa è la questione degli anziani, soprattutto maschi, che sono stati completamente privati del rapporto con la comunità tribale, e della loro funzione di essere supporto economico della famiglia, supporto che è divenuto inutile e che non riescono più a realizzare in una società per loro estranea; si sono avuti diversi casi di alienazione e suicidi, una parte consistente di anziani è comunque felicemente integrata in sorte di "tribù" succedanee costituite dal mantenimento di una rete di rapporti familiari, ed interfamiliari, ricostituiti ed allargati. Per contro è senz'altro migliore la situazione delle donne anziane che sono valorizzate maggiormente nella cultura moderna rispetto a quella tribale, e trovano continuità nella necessità di dover supportare le funzioni familiari.
È solo con l'epoca araba che si chiude il lungo vuoto storico. ''Netum'' si arrende nell'[[864]] agli assedianti comandati da [[Cafagh Ibn Sofian]]. Poco dopo riesce comunque a scrollarsi il giogo, per ricadervi definitivamente due anni dopo. Gli arabi fanno della città una roccaforte munitissima e la chiamarono con quello che poi sarà il suo nome definitivo, '''Noto''' (illustre, importante).
Nel [[X secolo]] l'isola venne divisa in tre Valli, [[val di Noto|preponendo Noto ad una di esse]]. In quell'epoca la città inizia la propria rinascita: abbastanza tolleranti in fatto di religione, gli invasori danno un impulso grandioso all'agricoltura e ai commerci, impiantano vasti agrumeti, introducono l'industria della seta.
 
}}
{{Sito archeologico
| Nome = Noto Antica
| Immagine = Castello di Noto.JPG
| Didascalia = Il castello di Noto Antica
| Civiltà = Siculi, greci, romani
| Utilizzo = Città, necropoli e opifici
| Stato = ITA
| Suddivisione2 = {{IT-SR}}
| Responsabile = Comune di Noto
| Visitabile = Libera fruizione
}}Dopo oltre due secoli di dominazione musulmana Noto, ultimo fra i castelli della Sicilia, tratta la resa con [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero il Normanno]] nel [[1091]] che la assegna al figlio Giordano col titolo di Duca. Egli intraprende la ricostruzione del poderoso castello sull'Istmo e la fondazione di varie chiese al fine di favorire il rifiorire del [[Cristianesimo]]. Più tardi il geografo arabo Edrisi, vissuto alla corte di [[Ruggero II di Sicilia]], accenna con ammirazione alla bellezza ed opulenza della città e alla sua importanza strategica.
Sotto Guglielmo il Malo, morto il Duca Giordano, Noto è infeudata al conte Goffredo di Montescaglioso, ma in seguito gli è confiscata. Agli inizi del XIII secolo è governata dal conte Isimbardo Morengia, che nel 1212 fonda il monastero cistercense di S. Maria dell'Arco, con una dote di quattro feudi.
Nulla sappiamo sull'infausto periodo angioino; un'insicura tradizione vuole che Noto abbia seguito l'esempio di altre città siciliane, trucidando il presidio francese di Faramondo d'Artois (2 aprile 1282).
 
Passato il dominio dell'isola agli Aragonesi, Noto è governata da Guglielmo Calcerando, Vicario del Re [[Pietro II di Sicilia|Pietro II]]. inizia col XIV secolo un periodo contrassegnato da continue lotte civili fra partigiani degli aragonesi e degli angioini, che invano tentano la riconquista dell'isola. Malgrado il tradimento del castellano Ugolino Callari che la consegna a [[Roberto II d'Artois]] nel [[1300]], la città si mantiene fedele agli aragonesi. Consolidatasi la nuova dinastia Noto non tarda a ricevere ricompense e onori. Nel [[1335]] riceve la visita di [[Federico III di Sicilia|Federico III]], nel [[1341]] ottiene l'approvazione della codificazione delle proprie Consuetudini (che pertanto acquistano forza di legge), nel [[1353]] accoglie festante anche il giovane re Ludovico, che le concede privilegi e immunità.
Frattanto, verso il 1330, era venuto a Noto il nobile piacentino [[Corrado Confalonieri]] che a seguito di una disavventura di caccia si era dato a vita eremitica. In seguito egli si era ritirato nella solitudine di una grotta, in una valle a qualche chilometro dalla città, morendovi nel [[1351]] in fama di santità; egli sarebbe diventato il Santo Patrono di Noto.
[[File:Menorah scolpito.jpg|thumb|left|[[Menorah]] scolpita nella ''Grotta del Carciofo'', a testimonianza della presenza di una comunità ebraica nella città in epoca medievale]]
Per tutto il Trecento continuano le lotte intestine fra gli Alagona e i Landolina, filoaragonesi, e i Chiaramonte, filofrancesi. Solo con l'avvento dei Martini, che cercano di restaurare il prestigio della monarchia, e specialmente con Alfonso il Magnanimo, la città conosce periodi di relativa tranquillità. In quegli anni anzi esprime un Viceré nella persona di [[Nicolò Speciale]], personaggio di primo piano nella scena politica siciliana.
Anche nel campo economico Noto attraversa un periodo di floridezza, favorita da tutta una serie di privilegi e di esenzioni da dazi e gabelle. Alfonso però, revocando il privilegio di perpetua demanialità concesso da Martino il Giovane, dona la città al fratello Pietro col titolo di Duca. I Netini non sopportano la soggezione ad un signore e insorgono in difesa della loro libertà. Poi si giunge ad un onorevole compromesso: nella signoria della città dovranno succedersi solo i discendenti maschi del Duca Pietro. Ma quest'ultimo muore dopo pochi anni senza figli e la città torna definitivamente al regio demanio.
In questo periodo i Netini tentano di ottenere l'istituzione della diocesi e l'erezione ad università del prestigioso [[convento di San Domenico (Noto)|convento di San Domenico]], ma fra vari intrighi, la pratica venne archiviata.
[[File:Edicola votiva.JPG|thumb|upright=0.7|Edicola votiva post terremoto]]
Per tutto il Quattrocento Noto conosce tempi di prosperità e splendore. I sovrani le accordano numerosi privilegi politici e mercantili; nel [[1503]], [[Ferdinando il Cattolico]] la insignisce del titolo di ''Civitas Ingeniosa'' in riconoscimento degli elevati ingegni che in ogni campo aveva prodotto. Invece il Cinquecento, pur portando Noto a più alti livelli di prestigio, specie nel campo culturale e politico, fu in complesso un secolo molto felice. Le carestie e le pestilenze (la più terribile del [[1522]]), le feroci lotte fra le fazioni di nobili, il pericolo delle scorrerie barbaresche rappresentano fattori negativi che incidono sullo sviluppo della città, che pure si dedica ad importanti opere di abbellimento del suo volto e vede confermata la propria importanza strategica con il potenziamento delle difese militari ordinato dal Viceré Gonzaga nel [[1542]].
 
Nel [[XVII secolo]] si assiste ad un lento decadimento della città che accentua la sua caratteristica feudale e monastica. Il suo immenso territorio agricolo, ricco di 80 feudi, non produce più le risorse di un tempo. Ancora fiorenti sono invece le varie categorie artigiane che operano lungo la valle dell'Asinaro, nel versante occidentale dell'Alveria. Abbastanza ricca l'aristocrazia che però non riesce più ad esprimere una classe politica vigile ed esperta, come era stato un tempo. Dal punto di vista militare Noto è ancora un castello importantissimo e durante la guerra franco-spagnola ospita un forte contingente i truppe nel [[1675]]. Pochissime le personalità di spicco nel campo culturale, mentre sorge un'Accademia dei Trasformati, con indirizzo filosofico-teologico, che è un po' il simbolo della generale decadenza di un'epoca.
 
L'11 gennaio [[1693]] la città, all'apogeo del suo splendore e della sua grandezza, è rasa quasi completamente al suolo da uno spaventoso [[Terremoto del Val di Noto del 1693|terremoto]].
 
== Urbanistica ==
[[File:Mappa di Noto Antica3.JPG|thumb|upright=2|Mappa di Noto e dei palazzi poco prima del sisma|left]]
In epoca preistorica il monte Alveria era costellato da piccoli nuclei abitativi, costituiti principalmente da capanne, separati ed indipendenti gli uni dagli altri.
Un primo nucleo cittadino fu probabilmente fondato in età ellenica, in un piano più basso della montagna che si affaccia sulla valle del Durbo, come testimoniano i resti dell'antica [[Agorà]], del [[Ginnasio]] e degli [[Heroon]]. L'insediamento era protetto da mura megalitiche, di cui sono visibili ancora alcuni tratti. [[Vincenzo Littara]], nel suo ''De Rebus Netinis'', descrisse che al secolo XVI (in cui visse) il nucleo greco conservava ancora quasi del tutto la sua primitiva fisionomia.
 
Durante l'età Romana, probabilmente, incominciò ad essere abitata anche la sommità della montagna.
 
Sotto la dominazione araba l'intera montagna venne fortificata con poderose mura, mentre i quartieri sulla sommità si espandono ed assumono un ruolo centrale, essendo proprio lì il castello ed altri importanti edifici.
 
Nel medioevo la città si arricchisce di Chiese e si allarga la piazza maggiore, la città è suddivisa in tre piani, dove sorgevano anche le uniche tre piazze della città: piano del Crocifisso, piano Maggiore e piano Santa Venera. La città è attraversata da un serpeggiante asse principale denominato ''via piana'' o ''Cassaro''. La fisionomia della città era del tutto simile a quella delle altre città medievali dell'epoca.
 
Nel XVII secolo, la città si arricchisce ulteriormente di monumenti, e molti dei restanti vengono abbelliti secondo i canoni del nuovo stile [[barocco]]. Alla vigilia del terremoto, contava 14.416 case, anche se l'estremità sud (i "lobi" del monte cuoriforme) non era abitata, ma vi erano ancora terreni coltivabili.
 
La natura medievale dell'impianto urbanistico e quella geologica del terreno furono una delle cause più importanti dell'abbandono del vecchio sito, visto che a causa di questi problemi era pressoché impossibile ricostruire la città secondo i canoni urbanistici della fine del XVII secolo.
 
== Architetture religiose ==
=== Chiesa Maggiore ===
Noto aveva chiese nobilissime, la più splendida delle quali (racconta [[Rocco Pirri]]) era la chiesa madre detta ''Chiesa Maggiore'' (retta a collegiata agli inizi del [[XVII secolo]]) che era intitolata (come quella attuale) a [[San Nicola di Bari|San Nicolò]]. La chiesa si ritiene essere fondata intorno al periodo della cacciata dei saraceni dal Conte [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero I]] il normanno.<br />
La chiesa custodiva l'urna di san [[Corrado Confalonieri]] (oggi custodite nella [[cattedrale di Noto|cattedrale della nuova città]]), Rocco Pirri racconta di una lastra (non presente a Noto) in cui vi era scritto:
{{Citazione|Questo che ammiri è il saccello di Corrado e qui pure sono tumulate le sue venerande ossa, Erano trascorsi trecento lustri e tre decenni ai quali si erano pure aggiunte, per due volte le messi.||Conradi sacrum est, quod conspicis ossaque eodem hoc veneranda viri contumulata loco. Ter centum lustris iam se cumulaverat annus Terdenus, fuit his bis quoque iuncta seges.|lingua=la}}
 
=== Chiesa del SS. Crocifisso ===
La seconda chiesa parrocchiale che era presente a Noto antica era quella del SS. Crocifisso un tempo intitolata a S. Maria del Castello, appunto dal luogo in cui sorse. Fu fondata al tempo di {{citazione necessaria|Giordano}}, tempo in cui era stato costruito anche il castello. Il restauro della chiesa fu finanziato da una delle più nobili famiglie di Noto: i Landolina, che per far notare il loro sforzo finanziario dovuto alla restaurazione della chiesa avevano fatto dipingere il loro stemma sulla volta della chiesa. In essa si trovava un dipinto del [[crocifisso]] (oggi rimane solo il volto di cristo custodito in una teca su uno splendido crocifisso dorato di [[Rosario Gagliardi]] nella nuova chiesa a Noto) che, secondo la tradizione, fu dipinto da [[Luca evangelista|San Luca]] e fu portato dal conte Ruggero ai [[Landolina]] affinché costruissero una chiesa. La sopraddetta immagine del crocifisso, posta sotto la cupola della chiesa (racconta il Pirri) fu poi trasferita il 27 marzo [[1514]] in un'apposita cappella sopra la quale si ammirava, oltre ad un ponte, la superba mole della torre campanaria che su di essa gravava con ardita risoluzione architettonica, un'altra lapide: «Perché ricordare gli antichi colossi dell'Asia? La provvida Noto ha di che stupire i Siculi.»
Nella chiesa si venerava inoltre (come si venera nella [[Noto (Italia)|nuova città]]) la teca in oro della Santa Spina e una vetusta statua della Madonna bianca attribuita a [[Francesco Laurana]], attualmente custodita nella chiesa della nuova città.<ref>{{Cita web|url = http://www.virtualsicily.it/index.php?page=itinerari&tabella=paesi&c=16&nomepaese=Noto&provincia=SR|titolo = Noto - Capitale Europea del barocco|accesso = 2016-01-14|sito = www.virtualsicily.it}}</ref>
 
=== Eremo e chiesa di Santa Maria della Provvidenza ===
[[File:Noto-antica-eremo-s-maria-della-providenzia-2.jpg|thumb|Eremo di S. Maria della Providenza]]
Nella parte meridionale e più esterna di Noto Antica si trova l'eremo e la chiesa di Santa Maria della Provvidenza costruito nel [[1723]] sulle rovine di un precedente eremo distrutto dal terremoto. L'eremo venne occupato dalle Suore Carmelitane che lo gestirono sino al 1800 quando la struttura venne abbandonata. Oggi il complesso resta in stato di degrado, ma all'interno si conservano sia il convento che la chiesa. Nella chiesa, danneggiata dal tempo e da atti di vandalismo sono visibili degli eleganti stucchi e dipinti sulle volte. La facciata della chiesa è in stile barocco.
 
=== Chiesa di Sant' Elia ===
Costruita su una ben più antica struttura, si ritiene una torretta di guardia per sorvegliare la costa prossima al Pachino, caratterizzata da grandi blocchi di pietra squadrati messi uno sopra l'altro senza calce, il prospetto della Chiesa di Sant' Elia, seppur di piccole dimensioni, era unico in Sicilia. Una lapide sulla facciata ricordava: «Quella che una volta fu opera faticosa di giganti, è ora chiesa in cui si è cominciato a venerare Elia vivente».
La chiesetta era dedicata a Sant' Elia di Noto, un eremita vissuto nell'omonima contrada odierna e morto in odore di santità (intorno al 1100?), e fu probabilmente una delle prime chiese (a parte, forse, quella Maggiore) ad essere costruita a Noto Antica. Alla vigilia del [[terremoto del Val di Noto del 1693|terremoto del 1693]] risultava chiusa da tempo, e non è dato sapere se al suo interno fossero custodite le spoglie del Santo.
 
=== Chiesa del Carmine ===
[[File:Chiesa del Carmine di Noto Antica2.JPG|thumb|left|Chiesa del Carmine]]
Costruita nei primi anni del 1600 su una preesistente chiesa, mostra una struttura a tre navate con due filari di colonne. Della chiesa restano parte delle mura, i basamenti delle colonne e le tombe con i resti dei frati Carmelitani. Sono visibili i contorni delle tombe con bassorilievi che rappresentano le ossa incrociate.
 
=== Monastero cistercense di Santa Maria dell'Arco ===
Il monastero cistercense di Santa Maria dell'Arco fu fondato a 6 miglia dalla città, verso nord<ref>L. Janauscheck, Originum cisterciensium, voi. I, pp. 216-217.</ref>. Nel cenobio della chiesa di veneravano le reliquie del Beato Nicolò da Noto, dello stesso ordine, alcune delle quali erano racchiuse in teche d'argento.
 
=== Convento e chiesa dei Gesuiti ===
[[File:Chiesa dei gesuiti.JPG|thumb|Chiesa dei gesuiti]]
Di fronte alle rovine del ''Palazzo Belludia'' si trova il complesso del convento e della vicina ''chiesa dei Gesuiti'' completati nel [[1606]] su progetto dell'architetto maltese [[Masuccio da Malta]]. Gli edifici furono finanziati da Carlo Giavanti, Barone del Feudo di Bussello. Dei resti sono chiaramente visibili una parete laterale del convento e i basamenti delle colonne della chiesa probabilmente a tre navate.
 
== Palazzi ==
[[File:Ruderi del palazzo Landolina.JPG|thumb|left|Ruderi del palazzo Landolina]]
Dei palazzi si hanno invece notizie molto più sintetiche o assenti.
Il ''palazzo Landolina'', uno fra i palazzi più importanti del paese, fu abbellito in stile barocco con due aquile in pietra calcarea che sorreggevano il balcone centrale per rappresentare, probabilmente, la forza della famiglia. Altro palazzo, di cui però non si hanno notizie, è quello degli Impellizzeri.<br />
<nowiki>L'</nowiki>''Ospedale di S. Martino'', conosciuto come Ospedale di S. Maria di Loreto, collegato ad una struttura nella roccia, forse un antico oratorio e il ''palazzo dei baroni di Belludia ''di cui è possibile ammirare ancora la suddivisione degli ambienti dell'edificio.
 
La piazza Maggiore della città si trova nello spazio antistante l'edicola votiva a ricordo dell'antica città.
 
== Fortificazioni ==
[[File:Mura lato est.JPG|thumb|Fortificazioni lato est]]
Noto antica possedeva delle poderose fortificazioni che circondavano interamente il perimetro della città e del monte. Di esse, nonostante le devastazioni del terremoto restano in piedi vari tratti visibili.<ref>http://www.archilab.info/doceboCms/page/42/Rilievo_scanner_laser_3D_delle_cortine_murarie_e_della_planimetria_del_Castello_di_Noto_Antica_SR.html</ref>
 
Le mura erano interrotte da due ingressi principali, uno a nord (la porta della montagna) e uno a sud. Ma vi erano anche altri sette ingressi minori che portano il conto di nove ingressi in totale.
 
=== Il castello ===
 
Annesse alle mura si trova il castello Reale con l'ampia Sala d'Armi e le scuderie, i resti di torri di cui quella principale è del [[1431]] e della antica prigione dove sono visibili moltissimi graffiti e bassorilievi lavorati dai galeotti.<ref name=a>[http://www.hermes-sicily.com/itinerari/notoantica.htm Hermes Archeologia e Turismo - Noto Antica, i resti della città medievale<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Molti dei graffiti oltre a riportare il nome della persona rappresentano le imbarcazioni dell'epoca e più volte riprodotto anche un gioco con le pedine.
 
La struttura venne edificata nel [[1091]] dal Duca [[Giordano d'Altavilla]] su un precedente forte di epoca araba. Nel [[1430]] il duca [[Pietro d'Aragona]] fece eseguire lavori di ampliamento che nel [[1600]] circa vennero eseguiti nuovamente onde ospitare le bocche da fuoco. Nei pressi dell'ingresso della porta della montagna sono ancora visibili le aperture per i cannoni. Il terremoto distrusse gran parte del castello anche se diverse parti sono in buono stato di conservazione.
<gallery mode="packed">
File:Bassorilievo carceri.JPG|Bassorilievo
File:Ex carceri di Noto Antica.JPG|Ex carceri di Noto Antica
File:Graffito di imbarcazione.JPG|Graffito di imbarcazione
File:Graffito di un gioco.JPG|Graffito di un gioco
File:Graffiti sui muri della torre del castello.JPG|Graffiti sui muri della torre maestra
File:Noto-antica-palazzo-reale.jpg|Castello reale
</gallery>
 
== Resti di epoca greca ==
Noto Antica, essendo abitata anche in epoca greca, presenta alcune strutture ancora visibili, come gli [[Heroon]] e il [[ginnasio]]<ref name=a />. L'heroa del III secolo a.C., monumento dedicato al culto degli eroi, mostra diverse nicchie dove erano posti i [[pinakes]] studiate da Gioacchino Santocono Russo. La posizione del monumento all'interno del sito non è segnalata a sufficienza, ma è possibile rintracciarlo [https://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&q=36.936487,+15.026668&aq=0&oq=noto+an&sll=37.079149,15.270896&sspn=0.110931,0.1478&vpsrc=6&t=h&ie=UTF8&hq=Noto+Antica,&hnear=Noto,+Siracusa,+Sicilia&ll=36.93632,15.026625&spn=0.001737,0.002309&z=19&iwloc=A qui].
 
Il ginnasio del III secolo a.C. è stato individuato grazie alla presenza di un'iscrizione in onore del re siracusano Ierone, rinvenuta dallo studioso tedesco Georg Kaibel nel 1894 e custodita presso il museo Civico di Noto. L'iscrizione presente è una copia. È una struttura in parte scavata nella roccia e in parte in materiale lapideo.
[[File:Heeron di Noto.JPG|thumb|centre|800px|Uno dei due [[heroon]] di epoca greca per il culto degli eroi]]
Sono anche presenti alcuni resti delle fortificazioni greche con mura megalitiche scoperte nel 1972.
 
== Tombe e Catacombe ==
Il territorio circostante è interessato alla presenza di molte tombe a grotticella, specie nei dirupi che scendono tra le vallate, di epoca preistorica a testimonianza di una preesistenza della civiltà sicula. Sul torrente ''Salitello'' è presente una necropoli sicula (730-650 a.C.) caratterizzata da tombe scavate nella roccia a cameretta.
[[File:Grotta delle cento bocche.jpg|thumb|centre|800px|Grotta delle Cento Bocche]]
Poco distante dall'ingresso nord di Noto Antica è presente una piccola catacomba bizantina chiamata ''Grotta delle Cento bocche'' per la presenza di resti di [[tomba a baldacchino]] che fanno somigliare le sporgenze del tetto a delle ugole: da cui il nome. Nel corso del tempo la catacomba venne riutilizzata anche come ovile e persino come bunker nella [[Seconda guerra mondiale]], a causa della sua posizione strategica sulla vallata del Salitello.
 
La ''grotta del Carciofo'' prende il nome dalla presenza di due rappresentazioni della [[menorah]] ebraica scambiate dai contadini del luogo per dei carciofi, da cui il nome. La presenza di questa tomba testimonia l'esistenza di una comunità ebraica a Noto.
[[File:Grotta del Carciofo.jpg|thumb|centre|Grotta del Carciofo|800x800px]]
L'area dove sono ubicate entrambe le grotte risulta attualmente recintata e chiusa al pubblico.
 
== La valle del Carosello ==
[[File:Cava Carosello, panorama.JPG|centre|thumb|800x800px|Cava Carosello]]
 
La ''valle del Carosello'' (o cava Carosello) si trova a ovest del monte Alveria ed è una vallata assai interessante per le molteplici presente archeologiche e naturalistiche. In questa valle nasce il fiume [[Asinaro]], e proprio a causa della presenza del corso d'acqua in epoca araba nacquero delle [[Conceria|concerie]] scavate nella roccia di cui il sito è molto ricco. Il processo della [[concia]] infatti necessitava di grandi quantità di acqua per la lavorazione delle pelli e di altre sostanze per la preparazione. La canalizzazione delle acqua tramite chiuse e lo sfruttamento tramite i mulini aveva creato un'economia assai florida.
[[File:Conceria6.JPG|centre|thumb|800x800px|Interno di una delle concerie. Le vasche per il diverso trattamento delle pelli sono ancora intatte]]
[[File:Nunquam capta.JPG|thumb|Scritta che appare all'ingresso di Noto Antica]]
 
== Dopo il terremoto ==
La nuova città fu ricostruita più a valle, con le caratteristiche di città barocca che l'hanno resa celebre in tutto il mondo.
 
Attualmente nel sito archeologico possono ammirare alcune necropoli sicule del IX e VIII secolo a.C., la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica), la Grotta delle Cento Bocche, le antiche concerie e i mulini della valle del carosello, i resti della cinta muraria e del Castello Reale con la sua Porta che ha inciso il motto [[lingua latina|latino]] ''"Numquam vi capta"''<ref>Mai presa con la forza</ref>. Ed in effetti, mai nessun motto si dimostrò più veritiero dal momento che soltanto il già citato sisma del [[1693]], riuscì a distruggere l'inespugnabile centro abitato.
 
== Il sito oggi ==
[[File:Festival Alveria1.JPG|left|thumb|Uno dei momenti del festival dell'Alveria 2015 con le ricostruzioni medievali della vita quotidiana.]]
Attualmente l'area di Noto Antica è riconosciuta come area archeologica, anche se non è valorizzata a sufficienza per mancanza di strutture adeguate, cartellonistica sufficiente e un'adeguata fruizione. L'intero sito necessita di campagne di scavo conoscitive avvenute solo in parte minima, mentre altre sono previste in futuro<ref>[http://restauri.giocodellotto.it/restauri/restauro_63.html?mode=2 Lottomatica Group<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Molti dei terreni sono di proprietà privata, ciò ne limita la completa fruizione dell'area in mancanza di un piano organico di espropri e creazione di un unico parco.
 
{{cn|Alcuni studiosi ebraici ritengono che questo gruppo di ebrei-etiopi sia ciò che rimane di una delle [[Dodici tribù di Israele#Diaspora|tribù perdute di Israele]].}}
Pochissimi gli studi e le pubblicazioni legate a quest'area ricchissima di informazioni che ricoprono un arco temporale che va dall'epoca preistorica sino al 1693, anno del terremoto.
 
== I falascia nel cinema e nella letteratura ==
Il comune di Noto, nell'intento di valorizzare il sito ogni anno promuove la ''Festa dell'Alveria'' tramite guide e una riproposizioni storiche della vita quotidiana della città.
* Nel [[2005]] è uscito nelle sale cinematografiche il film ''[[Vai e vivrai]]'' (titolo originale: ''Va, vis et deviens''), del regista [[Radu Mihăileanu]]. Narra la vicenda di Salomon, un bimbo etiope che lascia i campi profughi del Sudan fingendosi falascià e approfittando così dell'operazione Mosè, nella speranza di avere un futuro migliore in Israele; là sarà creduto da tutti un vero falascià, vivendo le difficoltà di integrazione di tutti i falascià.
* Nel [[1999]] il libro ''Il mistero del Sacro Graal'' di [[Graham Hancock]] narra della ricerca dell'[[Arca dell'alleanza]] che si dice sia custodita ad [[Axum]], parla della cultura Falascià e dei collegamenti di questi con la religione ebraica e con il governo di [[Gerusalemme]].
 
== I falascia nella musica contemporanea ==
Nel [[2016]] è stato finanziato un progetto del [[Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca|MIUR]] di ricostruzione virtuale del sito tramite smartphone.<ref>{{Cita news|url=http://www.siracusanews.it/node/77598|titolo=Presentata la ricostruzione virtuale dell'antica Noto: accompagnerà i turisti muniti di occhiali speciali fino al monte Alveria|accesso=2016-10-31}}</ref>
Nel 2010, in occasione del [[Roma-Europa Festival|Romaeuropa Festival]], è stata presentata l'opera LEILIT<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/26/africa-mediterraneo-per-la-chitarra-di-avital.html Africa e Mediterraneo per la chitarra di Avital - la Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> del compositore israeliano [[Yuval Avital]] per 7 fisarmoniche, 7 flauti dolci, pianoforte, pianoforte ad arco, chitarra e due cantori [[Kessim|Kes]] (Eli Wande Montesanut e Baruch Mesert) capi spirituali della comunità dei Falascià<ref>[http://moked.it/blog/2011/10/27/yuval-avital-porto-a-roma-i-suoni-del-mondo/ Moked – il portale dell´ebraismo italiano» Blog Archive» Yuval Avital: “Porto a Roma i suoni del mondo”<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Molto famoso pure il sassofonista Abate Berihun creando un mix tra canzoni ebraiche ed Etiopi.
 
== Note ==
<references />
 
== BibliografiaVoci correlate ==
* [[Operazione Salomone]]
* ''Guida d'Italia: Sicilia'' - Touring Club Italiano ISBN 88-365-0350-0
* [[Operazione Mosè]]
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=Cd-AQ5H9nEMC&pg=PA1&dq=noto+antica&as_brr=3#v=onepage&q=noto%20antica&f=false|titolo=''La genesi di Noto. Una città siciliana del Settecento'' di Stephen Tobriner da Google Books}}
* [[Colonia ebraica in Etiopia]]
* {{Cita testo|autore=Michele Nanzarelli e Emanuele Uccello|titolo=Gli impianti artigianali della Cava del Carosello a Noto Antica|pubblicazione=Incontri|editore=|città=|data=Ottobre/dicembre 2012|url=http://www.antoniorandazzo.it/sicilia/files/Incontri-1-Nanazarelli-Uccello.pdf}}
** '''T. FAZELLO, ''De rebus siculis decades duae'', Palermo 1558.'''
** '''V. LITTARA, ''De Rebus Netinis'', Palermo 1593.'''
** '''''Storia di Noto Antica dalle origini al 1593'' ''(De Rebus Netinis),'' traduzione e note di F. Balsamo, Roma 1969.'''
** '''V. LITTARA, ''Netinae urbis Topographiae'', Palermo 1593.'''
** '''''Topografia dell’Antica Noto'', tradotta e annotata da F. Sbano, Noto 1849.'''
** '''''Descrizione dell’Antica Noto e del suo territorio (Netinae Urbis Topographiae)'', traduzione e note F. Balsamo, Rosolini 1999.'''
** '''R. PIRRI, ''Chronologia Regum penes quos Siciliae fuit imperium post exactos Saracenos'', Palermo 1630.'''
** '''''Sicilia Sacra Disquisitionibus et Nobilis Illustrata'', Palermo 1733.'''
** '''F. TORTORA, ''Breve notizia della città di Noto prima e dopo il terremoto di 1693'', [ms. originale 1712 ca.] a cura di C. Bonfiglio Piccione, Noto 1891.'''
** '''C. AJRAGHI, ''Una Pompei Medioevale'', Milano 1894.'''
** '''P. ORSI, ''Notizie e scavi, Esplorazioni archeologiche in Noto Vecchio'', Siracusa 1897.'''
** '''C. B. PICCIONE, ''Il sepolcro di Nicolò Speciale e Nicolò Sortino'', «Sicilia Cattolica», sabato-domenica 7-8 settembre 1901.'''
** '''C. BUCCHERI, ''Monumenti classici di Noto Vecchio'', Noto 1902.'''
** '''C. GALLO, ''Arte e monumenti dell’Antica Noto'', in «Archivio Storico siciliano''»'', V, 1952-53, pp.7-34.'''
** '''G. DI STEFANO, ''Monumenti della Sicilia normanna'', Palermo, 1955.'''
** '''F. MELI, ''Matteo Carnilivari e l’architettura del Quattro e Cinquecento in Palermo'', Roma 1958.'''
** '''F. MELI, ''Francesco Laurana o Domenico Gagini'', «Nuovi quaderni del meridione»,10, 1965, pp 4-6.'''
** '''C. GALLO, ''Opere di pubblica utilità e abbellimento in Noto Antica'' in «Archivio storico siracusano», XV, 1969, pp.30-40.'''
** '''G. AGNELLO, ''Sculture romaniche tra i ruderi'', in «Atti e Memorie ISVNA»,I, 1970, pp. 107-112.'''
** '''F. BALSAMO, ''Problemi storici e rilievi tecnici sulla Chiesa del Carmine'', in «Atti e Memorie ISVNA», I, Noto 1970.'''
** '''L. CUGNO, ''Per una valutazione della pianta del padre Antonio Maria Tedeschi'' in «Atti e Memorie ISVNA»,I, 1970, pp.99-112.'''
** '''B. RAGONESE, ''Ricognizione preliminare per lo studio ed il restauro del Castello Reale,'' in «Atti e Memorie ISVNA», II, 1971, pp.103-112.'''
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** '''''Breve notizia della città di Noto''…, a cura di F. Balsamo, Noto 1972.'''
** '''L. DI BLASI, F. GENOVESI, ''Rosario Gagliardi, Architetto dell’ingegnosa città di Noto'', Catania 1972.'''
** '''B. DE MARTINEZ LA RESTIA, ''Stemmi inediti di Noto Antica'', in «Atti e Memorie ISVNA», III, Noto 1972.'''
** '''C. GALLO, ''Noto'' ''nella lotta contro i turchi sotto i viceré Fernando Gonzaga e Giovanni de Vega (1542-1552)'', «Atti e memorie del ISVNA », IV-V, Noto, 1973-74, p. 61-62.'''
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** '''''Chiese della Diocesi di Noto (dalla Sicilia Sacra)'', traduzione F. Balsamo, Noto 1977.'''
** '''S. GUASTELLA, ''Il servizio religioso in S. Michele al castello alla fine del Seicento,'' in «Atti e Memorie ISVNA», 1978, pp.43-52.'''
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** '''''Dizionario Netino di Scienze, Lettere ed Arti'', ed. a cura dell’I.S.V.N.A., Noto 1986.'''
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** '''L. GUZZARDI, ''La ricostruzione di Noto e la documentazione archeologica'', in ''Le città ricostruite dopo il terremoto siciliano del 1693'', Roma 1995.'''
** '''L. GUZZARDI, ''Il sito delle Meti. Preesistenze e sopravvivenze nella nuova Noto'' in ''La Sicilia dei Terremoti. Lunga durata e dinamiche sociali'', atti del convegno, Catania 11-13 dicembre 1995, a cura di G. Giarrizzo, Catania 1997, pp. 269-280.'''
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** '''M.R.NOBILE, ''Un altro Gotico, un altro Classicismo: Architettura, cantieri e committenza in Sicilia nell’età di Ferdinando il Cattolico: l’opera di Matteo Carnilivari'' in ''El Arte en la Corte de los Reyes Catolicos, Rutas artisticas a principios de la Edad Moderna'', Madrid 2005, p.42.'''
** '''M.R. NOBILE, ''Gli architetti e il disegno'' in ''Disegni di architettura nella diocesi di Siracusa (XVIII secolo)'', a cura di M.R. Nobile, Palermo 2005, pp. 13-23.'''
** '''F. BALSAMO, ''Noto nel Medioevo'', Noto 2005.'''
** '''''Matteo Carnilivari, Pere Compte 1506-2006, due maestri del gotico nel Mediterraneo'', a cura di Marco Rosario Nobile, Palermo 2006.'''
** '''M. R. NOBILE, ''Uno spazio del Quattrocento. S. Girolamo nello studio,'' in ''Matteo Carnilivari, Pere Compte 1506-2006, due maestri del gotico nel Mediterraneo,'' a cura di Marco Rosario Nobile, Palermo 2006, pp. 118-119.'''
** '''L. GAZZÈ, ''Documenti per l’attività di architetto e misuratore a Siracusa nel secondo Cinquecento: il caso di Vincenzo Martello'', «Lexicon. Storie e architettura in Sicilia», 5-6 (2007/08), pp. 114-116.'''
** '''A.ZARAGOZÁ CATALÁN, M. M. BARES, M. R. NOBILE, ''La scala detta Vis de Saint-Gilles nel Mediterraneo'', «Lexicon. Storie e architettura in Sicilia», 4, 2007, pp. 7-28.'''
** '''''Frammenti Medievali. Da Noto Antica al Museo Civico di Noto'' a cura di L.Guzzardi e M.M. Bares, Siracusa 2010.''' ·        '''CAPODICASA, ''Storie di Noto Antica tra XV e XVII secolo'', Pachino 2015 .'''
 
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* {{cita web|https://web.archive.org/web/20130108000020/http://www.storiain.net/arret/num109/artic7.asp|Storia degli ebrei etiopi, piccola comunità venuta dall'ignoto di Alberto Rosselli}}
* {{cita web|http://www.notoweb.info/siracusa/i-siti-archeologici-di-noto/noto-antica.html|Noto Antica}}
* {{cita web|http://www.entasis.it/grandtour/Noto%20antica.htm|Noto antica}}
* {{cita web|http://cataniagiovani.wordpress.com/2011/09/11/la-citta-scomparsa/|La città scomparsa}}
 
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