|
I '''falascia''' (anche '''falascià''' o '''falasha''') sono un popolo di origine [[Etiopia|etiope]] e di religione [[Ebraismo|ebraica]].
{{torna a|Riva del Garda}}
Sono noti anche col termine '''Beta Israel''' (ቤተ፡ እስራኤል o ''Bēta 'Isrā'ēl'' in [[lingua ge'ez]];''' ביתא ישראל '''in [[lingua ebraica|ebraico]]), che significa ''Casa (di) Israele'', ed è da loro preferito vista l'accezione negativa che la parola ''Falasha'' ha assunto in [[amarico]], e che significa "esiliato" o "straniero".
==Preistoria==
===Età della pietra===
[[File:Rocca del Garda (statue stele di Arco).jpg|thumb|left|Le stele di Arco dell'età del rame nella sezione archeologia]]
Le prime tracce della presenza umana in quest’area risalgono al [[Paleolitico Medio]] e sono state localizzate nella zona del [[Monte Baldo]], compreso tra le attuali province di [[Provincia autonoma di Trento|Trento]] e [[Verona]] a sud-est di Riva del Garda. Il periodo del cosiddetto “[[Ultimo massimo glaciale]] [[Glaciazione Würm|würmiano]]” rende inadatto alla vita stanziale il territorio trentino per via della presenza dei ghiacciai che lasciano libere solo le montagne più elevate.<ref>{{cita| Lanzinger, Marzatico, Pedrotti |pp.15-50 }}</ref><ref>{{cita|Marzatico, Migliario|pp. 15-18}}</ref>
Solo dopo il miglioramento delle condizioni climatiche l’Uomo sapiens, organizzato in gruppi di cacciatori nomadi o seminomadi, rimetterà piede nelle vallate trentine libere dai ghiacci, ciò avvenne all’incirca 13.000 anni fa. Tracce della presenza umana sono state rinvenute nei pressi del Riparo di Moletta Patone vicino ad [[Arco (Italia)|Arco]]<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp. 18-23}}</ref>
===Età deiStoria metalli===
[[File:Palafitte-LagoFalasha di Ledromigration.jpg|thumb|leftright|Ricostruzionemappa che dimostra palafittel'emigrazione deldei tardofalascià Neolitico,verso Ledro(TN)Israele]]
Fin dal [[XV secolo]] esistono testimonianze storiche e letterarie che parlano di "ebrei neri". Essi non si distinguono dalle popolazioni delle terre di cui sono originari né per le lingue né per i tratti, ma solo per la religione professata, l'ebraismo. Secondo alcuni storici, essi deriverebbero dalla fusione tra le popolazioni autoctone africane e quegli ebrei fuggiti dal proprio paese in [[Egitto]] (ma questa indicazione geografica data dalla [[Bibbia]] potrebbe genericamente indicare tutto il [[Corno d'Africa]]) ai tempi della [[Assedio di Gerusalemme (70)|distruzione di Gerusalemme nel 587 a.C.]] o in successive ondate della [[diaspora ebraica]]. Dal punto di vista religioso, sarebbero i frutti dell'unione tra [[Re Salomone|Salomone]] e la [[Regina di Saba]]. Questo creerebbe, secondo la visione dell'[[Ebraismo Ortodosso]], alcuni problemi perché l'ebraicità è trasmessa in linea femminile, ed essendo la [[Regina di Saba]] non ebrea, in teoria neanche i discendenti dovrebbero esserlo.
Con l’avvento delle nuove tecnologie legate alla lavorazione dei metalli e con l’affermarsi dell’agricoltura si riscontrano nella zona nuovi tipi di insediamenti. È il caso degli insediamenti palafitticoli di [[Ledro|Molina di Ledro]] e [[Fiavé]]. Questo tipo di insediamenti si riscontra in svariati bacini lacustri dell’Italia settentrionale. Allo stesso tempo il ritrovamento a [[Ledro|Molina di Ledro]] di alcuni oggetti quali ornamenti in ambra provenienti dalla zona baltica attestano l’aumento degli scambi commerciali tra le varie popolazioni. Questi ed altri ritrovamenti confermano inoltre il formarsi di società complesse con una loro gerarchia.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp. 41-53}}</ref>
Il rinvenimento di sei statue stele nella zona di [[Arco (Italia)|Arco]] (oggi conservate presso il [[MAG Museo Alto Garda]]) databili tra la fine del IV e l’inizio del III sec a.C. portano gli storici ad ipotizzare la presenza di una società con una stratificazione sociale di base e con propri riti religiosi.<ref>{{cita| Lanzinger, Marzatico, Pedrotti|pp.183-195}}</ref> Queste statue stele rinvenute durante gli scavi per la costruzione dell’ospedale di Arco presentano caratteristiche comuni con le altre rinvenute nelle altre valli trentine e si differenziano per alcuni aspetti da quelle provenienti da territori limitrofi. Le statue raffigurano soggetti maschili e femminili oltre ad un corredo di vestiario e oggetti vari<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp. 58-60}}</ref>
Come dimostrato dal ritrovamento di svariati reperti, risalenti all’[[età del ferro]], i primi insediamenti umani sono rintracciabili in località San Giacomo, oggi frazione di Riva del Garda, dove si crede vi fosse un luogo di culto.<ref>{{cita| Lanzinger, Marzatico, Pedrotti|pp.401-431}}</ref><ref>{{cita| Marzatico, Migliario|p.51}}</ref>
Minacciati da carestie e dalle repressioni del governo etiope nel [[1977]]-[[1979]], emigrarono verso il [[Sudan]], il cui governo musulmano fu però ostile nei loro confronti. Il governo di [[Israele]] decise<ref>Karadawi, Ahmed, "THE SMUGGLING OF THE ETHIOPIAN FALASHA TO ISRAEL THROUGH SUDAN", in ''African Affairs'' 90, no. 358 (January 1991): 23-49.</ref> allora di trasportarli nel proprio territorio in maniera massiccia attraverso un ponte aereo: si susseguirono così le tre operazioni denominate [[Operazione Mosè]], Operazione Giosuè ed [[Operazione Salomone]], fino al [[1991]] (vennero trasferiti circa 90.000 ebrei, l'85% della comunità presente).<ref>[https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Judaism/ejhist.html The History of Ethiopian Jews], articolo della ''Jewish virtual library''</ref>
==Storia==
===Storia antica===
Secondo quanto affermano gli storici antichi [[Strabone]] e [[Plinio il Vecchio]] la zona della [[Alpi orientali|Alpi centro-orientali]] fu abitata dalla popolazione dei [[Reti]].<ref>{{cita| Lanzinger, Marzatico, Pedrotti|pp.479-524}}</ref> Le notizie però sono molte vaghe e talvolta contraddittorie, alcuni storici romani antichi infatti parlando dei Reti fanno riferimento a popolazioni diverse come i [[Camuni]] e gli [[Euganei]].
La presenza di popolazioni stanziali dedite al commercio, nella zona di Riva del Garda, è certificata anche dal ritrovamento di brocche di importazione etrusca risalenti al V secolo a.C.<ref>{{cita| Lanzinger, Marzatico, Pedrotti|pp.502-519}}</ref>
Tra i ritrovamenti più importanti vi è la così detta tegola di Monte San Martino, che si trova nei pressi di Riva del Garda. Questa tegola databile tra il I sec. a.C. e il II, reca incisioni in alfabeto camuno, ed è stata ritrovata dove un tempo esisteva un centro abitato riconducibile ai Reti.<ref>{{cita| Marchesini|pp. 297-304.}}</ref> Il sito, frequentato già nel III secolo a.C. venne utilizzato anche come luogo di culto legato ai '' [[rogo votivo|Brandopferplätze alpini]]'' (Grandi roghi votivi). Intorno al I secolo a.C. sui resti delle costruzioni preesistenti venne edificato un santuario romano.<ref>{{cita| San Martino}}</ref> A testimonianza della mescolanza della cultura retica con quella romana, in questo luogo, sono stati rinvenuti due altari e una mensa votiva che si pensa risalgano al I secolo d.C..<ref>{{cita| Ezio Buchi | p.452}}</ref>
Le operazioni furono decise per risolvere in tempi ragionevoli la situazione di grave disagio, in realtà la emigrazione regolare di singoli o famiglie era in atto da anni assistita da associazioni di supporto, ma il contingentamento dei permessi di espatrio e le continue richieste di denaro dei governi locali per concedere tali permessi, li rendevano di fatto degli ostaggi.
Questa popolazione, di cui si conosce ancora poco, si stanziò in un territorio compreso tra [[Trentino-Alto Adige]], [[Regione Engiadina Bassa/Val Müstair|bassa Engandina]], [[Inn|valle dell’Inn]] e [[Tirolo|Tirolo orientale]], in un periodo compreso tra il VI e il I secolo a.C..<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp.77-88}}</ref> Di queste popolazioni non si conosce con certezza l’origine, per alcuni discenderebbero dagli etruschi, per altri furono una confederazione di più popolazioni, quel che è certo è che si trattò di una popolazione con caratteristiche socio-culturali comuni in tutto il territorio, convenzionalmente gli storici fanno riferimento a questo agglomerato come [[Cultura di Fritzens-Sanzeno]]. I Reti ebbero inoltre notevoli scambi con le popolazioni limitrofe, in particolare con [[Celti]] ed [[Etruschi]], da quest'ultimi i reti mutuarono il loro alfabeto.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|p.89}}</ref>
{{cn|Attualmente in [[Israele]] vivono diverse decine di migliaia (circa 135.000<ref>Myers-JDC-Brookdale Institute, "Israel’s Ethiopian Population", maggio 2015</ref>) di ebrei falascià in progressiva integrazione, nonostante difficoltà di adeguamento ad un ambiente diversissimo da quello di origine (dalla società tribale tradizionale a quella omogeneizzata tecnologica moderna). Nonostante numerosi casi di alienazione e di degrado, i giovani tendono ad essere assimilati facilmente nella società israeliana; una forte azione di omologazione ed integrazione dei giovani è svolta dalle scuole e dall'arruolamento nelle forze armate. Molto diversa è la questione degli anziani, soprattutto maschi, che sono stati completamente privati del rapporto con la comunità tribale, e della loro funzione di essere supporto economico della famiglia, supporto che è divenuto inutile e che non riescono più a realizzare in una società per loro estranea; si sono avuti diversi casi di alienazione e suicidi, una parte consistente di anziani è comunque felicemente integrata in sorte di "tribù" succedanee costituite dal mantenimento di una rete di rapporti familiari, ed interfamiliari, ricostituiti ed allargati. Per contro è senz'altro migliore la situazione delle donne anziane che sono valorizzate maggiormente nella cultura moderna rispetto a quella tribale, e trovano continuità nella necessità di dover supportare le funzioni familiari.
Con la calata dei [[Cimbri]], che discesero la valle dell’Adige per saccheggiare i territori del [[Veneto]] alla fine del II secolo a.C., e la precedente invasione [[celti|celtica]] che saccheggiò [[Roma]], divenne evidente per i romani la necessità di spostare i confini più a nord per controllare i valichi alpini.
Nel 49 a.C. [[Giulio Cesare]] fece estendere il pieno diritto di cittadinanza agli abitanti della [[Gallia Cisalpina|Transpadania]], di conseguenza venne abolita la provincia della [[Gallia Cisalpina]] che entrò a far parte dei territori di [[Roma]].<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp.125-127}}</ref>
In questo senso è più corretto parlare di un processo di assorbimento delle comunità indigene piuttosto che di una conquista militare delle stesse. Caso emblematico è rappresentato dalla città di [[Tridentum]] (oggi [[Trento]]), nata come insediamento retico, e importante polo di commercio posto in una posizione strategica, venne progressivamente inglobata nei territori [[Civiltà romana|romani]].<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|p.126}}</ref>
Le guerre alpine volute da [[Augusto]] e combattute tra il 25 e il 14 a.C. portarono al completo assoggettamento dei popoli che abitavano l’arco alpino spostando i confini di [[Civiltà romana|Roma]] ancora più a nord.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp.127-128 }}</ref>
}}
Riva del Garda e la zona del [[Basso Sarca]] vennero aggregate al ''municipium di Brixia'' ([[Brescia]]).<ref>{{cita| Ezio Buchi | pp.439-441}}</ref> I restanti territori trentini furono aggregati ai ''municipium di Tridentum'', ''Feltria'' e ''Bellunum'' ed infine a quello di Verona.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|p.155 }}</ref>
I [[Civiltà romana|Romani]] identificavano i popoli che abitavano le sponde occidentali del [[Lago di Garda]] con il termine ''Benacenses'' (dal nome del lago [[Lago di Garda| ''Benacus'']]) ed è probabile che questo nome venisse affibbiato anche alle genti del [[Basso Sarca]]. Nei terreni fra riva ed Arco sono stati rinvenuti gli antichi tracciati delle [[centuriazione|centurie]] le antiche porzioni di terreno agricolo che stavano alla base del sistema di misurazione romano.<ref>{{cita| Ezio Buchi | p.371 }}</ref> Sempre nel [[Basso Sarca]] sono state rinvenute diverse iscrizioni riguardanti veterani dell’esercito romano che dopo il loro servizio ottennero la cittadinanza, un compenso in denaro e un podere.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp.177-179 }}</ref> I resti finora rinvenuti riguardano principalmente fattorie di piccole-medie dimensioni, aree cimiteriali, edifici di culto, ma anche una fornace e delle terme.<ref>{{cita| Terme romane}}</ref> Sempre attraverso fonti storiche sappiamo che [[Riva del Garda|Ripa]] (antico nome con il quale si presume i romani indicassero la città) fu sede di un collegio nautico, sede della corporazione di battellieri che si occupava di trasferire le merci sull’acqua.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|p.179 }}</ref><ref>{{cita| Ezio Buchi | pp.461-462}}</ref>
{{cn|Alcuni studiosi ebraici ritengono che questo gruppo di ebrei-etiopi sia ciò che rimane di una delle [[Dodici tribù di Israele#Diaspora|tribù perdute di Israele]].}}
È probabile, così come altre parti dell’[[Impero romano]], che anche queste zone furono interessate dalle invasioni dei popoli di origine germanica risalenti al III secolo d.C. (tra queste si annoverano: [[Alemanni]], [[Marcomanni]], [[Suebi]]).<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|p.206 }}</ref>
Poco o nulla si conosce del periodo di disgregazione dell’[[Impero romano]] con la conseguente deposizione dell’imperatore [[Romolo Augusto]] avvenuta del 476 d.C.. È probabile che la regione seguì le sorti delle altre entità amministrative dell’[[Impero romano|Impero]], venendo assegnata a uomini di fiducia dei vari comandanti barbari provenienti da Nord. Quel che è certo è che dopo la deposizione di [[Romolo Augusto]] avvenuta per mano di [[Odoacre]] i territori passarono sotto il dominio di quest’ultimo. [[Odoacre]] a sua volta venne sconfitto da [[Teodorico il Grande|Teodorico]] che si sostituì a lui come sovrano della penisola italica, re dei [[goti]] e dei romani.<ref>{{cita| Marzatico, Migliario|pp.208-213 }}</ref>
== I falascia nel cinema e nella letteratura ==
===Storia medievale===
* Nel [[2005]] è uscito nelle sale cinematografiche il film ''[[Vai e vivrai]]'' (titolo originale: ''Va, vis et deviens''), del regista [[Radu Mihăileanu]]. Narra la vicenda di Salomon, un bimbo etiope che lascia i campi profughi del Sudan fingendosi falascià e approfittando così dell'operazione Mosè, nella speranza di avere un futuro migliore in Israele; là sarà creduto da tutti un vero falascià, vivendo le difficoltà di integrazione di tutti i falascià.
Il collasso dell’[[Impero romano]] dovuto non solo alla invasioni dei popoli barbari ma anche al collasso finanziario e alle lotte intestine, permise la nascita di nuove entità amministrative i così detti [[regni romano-barbarici]]. Questi regni si svilupparono in forme diverse con diversi livelli di integrazione tra la vecchia amministrazione romana e i nuovi dominatori barbari. In un primo momento fu [[Odoacre]], generale barbaro dell’esercito romano che si mise a capo di una rivolta che depose l’imperatore [[Romolo Augusto]], a prendere il controllo della penisola italica e di conseguenza anche sulle regioni settentrionali che comprendevano l’attuale [[Trentino]]. Nel 489 d.C. il re ostrogoto [[Teodorico il Grande|Teodorico]], con l’appoggio dell’Imperatore d’Oriente [[Zenone (imperatore)|Zenone]], calò in Italia. La guerra terminò nel 493 con l’uccisione di [[Odoacre]]. Risalgono al periodo goto due tombe rinvenute nella zona di [[Riva del Garda]], queste tombe appartennero a tali ''Ianuarius'' e ''Cabriolus''.<ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.205 }}</ref>
* Nel [[1999]] il libro ''Il mistero del Sacro Graal'' di [[Graham Hancock]] narra della ricerca dell'[[Arca dell'alleanza]] che si dice sia custodita ad [[Axum]], parla della cultura Falascià e dei collegamenti di questi con la religione ebraica e con il governo di [[Gerusalemme]].
== I falascia nella musica contemporanea ==
Sotto il regno di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] la regione accrebbe la sua importanza strategica dal momento che ne delimitava il confine settentrionale. Qui venne stanziato anche una parte dell’esercito regolare per controllarne i confini. Alla morte di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] il regno precipitò nel caos per via delle guerre per la sua successione, inoltre l’Imperatore d’Oriente Giustiniano tentò di riconquistare la penisola italica. In questo scenario, si inserì il popolo dei [[Franchi]] che tentò di avvantaggiarsi dello scontro tra le due potenze rivali. I [[Bizantini]], dopo aver causato il collasso del regno ostrogoto, assegnarono la gestione di questi territori al generale erulo [[Sinduald]]. questi però autoproclamatosi re dei Brenti (termine che probabilmente non indicava un popolo in particolare ma un insieme di più etnie) tentò di fondare un suo regno. [[Sinduald]] venne infine sconfitto e ucciso dalle truppe bizantine. Per via degli eventi bellici l’intera regione attraversò un periodo di grave instabilità, gli storici suppongo che le comunità del territorio abbandonarono i grandi centri urbani in favore di piccoli insediamenti fortificati meglio difendibili.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.18-23 }}</ref><ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.15-30 }}</ref>
Nel 2010, in occasione del [[Roma-Europa Festival|Romaeuropa Festival]], è stata presentata l'opera LEILIT<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/26/africa-mediterraneo-per-la-chitarra-di-avital.html Africa e Mediterraneo per la chitarra di Avital - la Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> del compositore israeliano [[Yuval Avital]] per 7 fisarmoniche, 7 flauti dolci, pianoforte, pianoforte ad arco, chitarra e due cantori [[Kessim|Kes]] (Eli Wande Montesanut e Baruch Mesert) capi spirituali della comunità dei Falascià<ref>[http://moked.it/blog/2011/10/27/yuval-avital-porto-a-roma-i-suoni-del-mondo/ Moked – il portale dell´ebraismo italiano» Blog Archive» Yuval Avital: “Porto a Roma i suoni del mondo”<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Molto famoso pure il sassofonista Abate Berihun creando un mix tra canzoni ebraiche ed Etiopi.
Buona parte delle informazioni pervenute fino a noi, in merito agli eventi accaduti in [[trentino]] nel corso del VI secolo, vennero raccolte nella [[Historia Langobardorum]] per mano dello storico di origine [[Longobardi|longobarda]] [[Paolo Diacono]] che le scrisse circa 200 anni dopo l’effettivo succedersi degli eventi.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | p. 26}}</ref>
== Note ==
Nel 568, guidati dal loro re [[Alboino]] giunsero in [[Italia]] i [[Longobardi]]. Per quanto riguarda l’insediamento di questa popolazione in trentino non si conosce molto. Alcuni ritrovamenti hanno fatto ipotizzare agli esperti che un gruppo di guerrieri [[Longobardi]] si fosse stanziato nei pressi di Arco. Questa popolazione comunque non incise particolarmente sull’assetto politico-sociale del territorio. Durante tutto il VI secolo le comunità locali furono vittime delle incursioni dei [[Franchi]] che non avevano abbandonato del tutto l’idea di annettere queste aree. Fu solo molto tempo dopo, e più precisamente nel 774, che i [[Franchi]] guidati da [[Carlo Magno]] ebbero ragione dei [[Longobardi]] riuscendo ad annetterne il regno.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.49-54 }}</ref>
Durante queste periodi di instabilità iniziarono a delinearsi tre ceti dominanti: quello legato direttamente al re o al governante, quello dell’aristocrazia militare e infine quello del clero. Con la conquista da parte dei [[Franchi]] le regione perse importanza dal punto di vista strategico e mantenne pressoché inalterato il preesistente apparato amministrativo. Con la morte di [[Carlo Magno]] si aprì una fase di instabilità e scoppiarono conflitti per la successione, nel 843 il [[Impero carolingio]] fu spartito tra i vari eredi e la penisola italica venne assegnata a [[Lotario]]. A metà del X secolo il regno d’Italia passò nelle mani di [[Ottone I di Sassonia]].<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.65-68 }}</ref>
In questo periodo andava via via affermandosi il potere della Chiesa. Si pensa che già nel 380 d.C. esistesse a [[Trento]] una [[Cristianesimo|comunità cristiana]] guidata da un certo vescovo Abbondanzio. Durante tutto il periodo medievale proseguì l’evangelizzazione delle varie vallate trentine. Nel tempo la Chiesa consolidò la propria posizione fino ad arrivare a ritagliarsi un ruolo politico rilevante.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.34-36 }}</ref> Talvota, ma soprattutto nel corso dell’XI secolo, scoppiarono anche dei conflitti tra le varie chiese, organizzate in diocesi, e i signori locali per il controllo del potere politico. Se da un lato le varie diocesi riconoscevano un primato morale alla Chiesa di Roma dall’altro godevano di una forte autonomia, inoltre non era insolito che l’imperatore concedesse ai vescovi poteri speciali.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.79-81 }}</ref> Un episodio che si inserisce in questo contesto di lotte per il potere tra signori locali e vescovi, avvenne nei pressi di Riva del Garda. Nel XII secolo venne nominato vescovo di [[Trento]] [[Adelpreto II]], probabilmente per intercessione dello stesso [[Federico Barbarossa]]. Inoltre l’Imperatore assegnò al vescovo il feudo di Garda che andava dalla sponda orientale del [[lago di Garda]] alla riva destra del fiume [[Adige]].<ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.132-133}}</ref> Con il perdurare degli scontri intercorsi tra la [[Lega Lombarda]] e l’imperatore [[Federico Barbarossa]], [[Adelpreto II]], scelse di schierarsi contro quest’ultimo e ciò lo portò ad entrare in contrasto con la potente famiglia dei [[Castelbarco]]. Dopo il fallimento di un incontro pacificatore tenutosi ad [[Arco (Italia)|Arco]], [[Adelpreto II]], venne assassinato sulla strada del ritorno da [[Aldrighetto di Castelbarco |Aldrighetto]] esponente della famiglia dei [[Castelbarco]].<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.90-91 }}</ref><ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.136-137}}</ref>
Tra il XII e il XIII secolo i vescovi di Trento riuscirono a consolidare il loro potere guadagnandosi maggiore autonomia e assoggettando i signori locali. I confini del [[Principato vescovile di Trento]] ricalcavano grossomodo quelli dell’odierno [[Trentino]], ma anche ampie zone dell’Alto Adige/Südtirol.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.96-97 }}</ref>
Nel archivio storico di Riva del Garda sono custoditi due importanti documenti che dimostrano la sua appartenenza al [[Principato vescovile di Trento]]. Il primo, risalente al 1124, il principe vescovo [[Altemanno]] consente la costruzione di un castello per proteggere la comunità.<ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.126 }}</ref> Sempre [[Altemanno]] intervenne per dirimere questioni legate allo sfruttamento del territorio tra le comunità di [[Riva del Garda|Riva]] e quella di [[Arco (Italia)|Arco]].<ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.127 }}</ref> <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.144 }}</ref> Nel secondo che risale al 1155, regola alcuni diritti pubblici come riscossione degli affitti, l’uso del porto e l’aiuto militare in caso di minaccia per il [[Principato vescovile di Trento]].<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | pp.109-110}}</ref><ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.131 }}</ref> Sappiamo inoltre che nel 1161 venne stipulato a Riva un importante accordo tramite il quale il Principe vescovo di Trento si impegnava a cedere a Gumpone di Madruzzo due fortificazioni nella cittadina di [[Madruzzo]].<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | p.143 }}</ref>
[[Riva del Garda|Riva]], in tutto il periodo medievale, non superò mai i 1500 abitanti pertanto non le venne riconosciuto lo status di città e fu posta sotto il controllo diretto del principe vescovo. Poté comunque godere di una certa vivacità, se non altro, vista la sua posizione strategica per i traffici commerciali provenienti dalla [[Pianura Padana]]. Il suo statuto cittadino è inoltre il più antico del [[Trentino]] risale infatti al ‘200.<ref>{{cita| Albertoni, Varanini | p.156}}</ref>
[[File:Meinhard II., Graf von Tirol und Görz, Herzog von Kärnten.jpg|thumb|left|Mainardo II di Tirolo-Gorizia]]
Nella seconda metà del 1200 il conte [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia]] riuscì a scacciare da [[Trento]] il principe vescovo [[Egnone di Appiano |Egnone]] e instaurò il suo potere. Il vescovo [[Egnone di Appiano |Egnone]] riparò a [[Riva del Garda]] dove ottenne la protezione di Odolrico d’Arco e dei Madruzzo di Riva. Nonostante fosse riuscito a riparare in una località sicura [[Egnone di Appiano |Egnone]] fu costretto ad arrendersi a [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia]]. Infine [[Egnone di Appiano |Egnone]] venne costretto a trasferirsi a [[Bolzano]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.268-270}}</ref>
Sappiamo che sul finire del 1200 venne nominato, dagli abitanti di [[Riva del Garda|Riva]], Aldrighetto di Madruzzo in qualità di podestà cittadino. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.273 }}</ref>
Approfittando dello stato di crisi in versava il [[Principato vescovile di Trento]], [[Mastino della Scala]] tentò la conquista di [[Riva del Garda|Riva]]. In soccorso della città, ma anche per proteggere i propri interessi, giunse Odolrico d’Arco che riuscì a scacciare le truppe veronesi. Come ricompensa, ottenne da [[Egnone di Appiano |Egnone]] rendite, che si aggiunsero a quella che già possedeva, provenienti dalla città di Riva.
Dopo la morte [[Egnone di Appiano |Egnone]] gli succedette [[Enrico di Metz]] che riprese le ostilità contro [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia]], già nella seconda metà del 1200. Anche [[Enrico di Metz]], come il suo predecessore, si rifugiò a [[Riva del Garda|Riva]] sotto la protezione di Odolrico d’Arco. Contro Mainardo venne anche lanciata una scomunica. Perfino [[Imperatori del Sacro Romano Impero|l’imperatore]] [[Rodolfo I d'Asburgo]] tentò, senza successo, una mediazione tra i due contendenti. [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia]], nel 1275, dovette scendere a patti con Odolrico d’Arco che in cambio della sua neutralità ottenne la rinuncia di Mainardo ai territori dell’Alto Garda. Nel 1276 Mainardo stipulò inoltre, un’alleanza militare con [[Mastino della Scala]]. Fu così che ripresero le ostilità anche in campo militare e molti castelli trentini, dei feudatari vicini al principe vescovo [[Enrico di Metz]], vennero espugnati da [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]]. Sconfitto tanto sul piano militare, quanto su quello diplomatico, il principe vescovo [[Enrico di Metz]] tentò di rivalersi sui feudatari minori riuscendo a strappare importanti concessioni a Odolrico d’Arco riguardanti le città di [[Riva del Garda|Riva]], [[Arco (Italia)|Arco]] e [[Tenno]]. In questo periodo il castello di Pénede([[Nago-Torbole]]) passò a [[Castelbarco |Bonifacio da Castelbarco]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.274-282}}</ref>
Nel 1284 la geopolitica del Basso Sarca mutò radicalmente infatti i signori d’Arco divennero vassalli dei conti del Tirolo. In questo modo Mainardo metteva sotto la sua influenza un territorio strategicamente importante, togliendo al contempo un rifugio sicuro ai vescovi di Trento. Inoltre [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]] poté insediare capitani a lui fedeli nelle principali roccaforti della zona, tra queste anche quella di [[Riva del Garda|Riva]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.285-287}}</ref>
Alla morte di del vescovo [[Enrico di Metz]] la diocesi di [[Trento]] passo nella mani del papa che nel 1289 nominò nuovo vescovo di Trento [[Filippo dei Bonacolsi]]. L’ecclesiastico tentò a più riprese di recuperare i territori sottratti da [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]] al [[Principato vescovile di Trento]].
Con la morte di [[Rodolfo I d'Asburgo]] il titolo [[Imperatori del Sacro Romano Impero|imperiale]] passò a [[Adolfo di Nassau]] e questo indebolì la posizione di [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]] che dovette spendere ingenti somme per rafforzare e sorvegliare le proprie fortificazioni. Ad ogni modo le vicende infine arrisero a [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]], portando tra le altre cose alla revoca della scomunica. Con l’ascesa al soglio papale di [[Bonifacio VIII]] però la situazione mutò ulteriormente riaprendo lo scontro con [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.296-310}}</ref>
Alla morte di [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]], avvenuta nel 1295, [[Riva del Garda|Riva]], [[Arco (Italia)|Arco]] e il resto del territorio a nord del [[Lago di Garda]] restava sotto il controllo politico e militare dei Conti del Tirolo ma vennero altresì mantenuti importanti rapporti con quel che restava del [[Principato vescovile di Trento]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.309 }}</ref>
[[File:GaleasPerMontes.jpg|thumb|left|Il dipinto del Tintoretto sul soffitto della sala del Maggior Consiglio che raffigura la battaglia navale sul lago di Garda]]
Nel 1303 a minacciare la pace da poco raggiunta furono gli [[Scaligeri]] che devastarono le piantagioni della zona entrando in contrasto con Odolrico d’Arco. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.318 }}</ref>
Agli inizi del 1300, [[Bartolomeo II Querini]] giunse finalmente ad accordi per la spartizione del potere con gli eredi di [[Mainardo II di Tirolo-Gorizia|Mainardo]]. Querini riuscì a far nominare propri uomini di fiducia all’interno delle amministrazioni locali, è in questo contesto che Marino Bembo podestà di [[Riva del Garda|Riva]]. Alla morte di [[Bartolomeo II Querini]] però i principi del Tirolo riuscirono a reinsediare i loro uomini di fiducia precedentemente sostituiti. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.325-327 }}</ref>
Nella complessa rete di relazioni e fatti d’arme accaduti nella prima metà del 1300, [[Riva del Garda|Riva]], e [[Arco (Italia)|Arco]] vennero cedute dalla Diocesi trentina agli [[Scaligeri]] che ne mantennero il controllo fino al 1404, ovvero fino a quando ad essi non subentrarono i [[Visconti]] di [[Milano]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.363-364}}</ref>
Agli inzii del ‘400 la [[Repubblica di Venezia]], spinta dalla necessità di controllare le vie di commercio che puntavano a nord, iniziò la sua espansione verso l’entroterra [[Avio]], [[Ala (Italia)|Ala]] e [[Rovereto]] caddero in mano veneziana già nel 1417. Nel 1426 i [[Repubblica di Venezia|Veneziani]] conquisteranno la [[valle di Ledro]] e [[Tignale]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | pp.385-387 }}</ref> Successivamente la [[Repubblica di Venezia]] si impegnò in una campagna militare conto il [[Ducato di Milano]]. È in questo contesto che si inserisce l’episodio bellico [[Galeas per montes]]. I Veneziani fecero risalire parte della loro flotta lungo il fiume [[Adige]], per poi trainarla a mano fino al [[Lago di Garda]]. Qui vennero combattute due battaglia navali tra la flotta veneziana e quella milanese. Alla fine a prevalere fu la [[Repubblica di Venezia]] che conquistò [[Riva del Garda|Riva]] nel 1440. In questo modo i possedimenti veneziani risultavano connessi da [[Brescia]] all’[[Adriatico]]. <ref>{{cita| Malvinni|pp.32-38}}</ref>
La [[Repubblica di Venezia]] mantenne il controllo di queste aree fino al 1509 quando molte di queste passarono al [[Contea del Tirolo|Tirolo]] e successivamente furono restituite al [[Principato vescovile di Trento]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.409 }}</ref> Alla fine del 1400 il borgo manifatturiero di [[Riva del Garda|Riva]] conta tra i 1200 e i 1300 abitanti, inoltre, a testimoniare la vitalità del borgo sappiamo che da Riva passava una delle reti di distribuzione delle merci, esistevano inoltre una società di mulattieri e una casa di prestito gestita da fiorentini. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.471 }}</ref> <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.495 }}</ref> Sappiamo inoltre, grazie al ritrovamento di alcuni documenti, che nei primi decenni del XIV secolo furono attivi a Riva dei gruppi eretici di [[Dolciniani]]. <ref>{{cita| Castagnetti, Varanini | p.562 }}</ref> È attestata ad [[Arco (Italia)|Arco]], nei primi anni del ‘300, la presenza dello stesso [[Fra Dolcino| Dolcino da Novara]], qui conobbe [[Margherita Boninsegna]] che diventerà la sua compagna e lo affiancherà nella predicazione. Sempre a [[Riva del Garda|Riva]] verranno istruiti dei processi contro gli eretici [[Dolciniani]]. <ref>{{cita| Santorum | pp.14-23 }}</ref>
===Storia moderna===
[[File:Castel - Riva del Garda.JPG|thumb|left|La Rocca di Riva del Garda]]
Tra il 1494 e il 1555 la penisola italica fu sconvolta da innumerevoli conflitti. Da un lato il [[Francia nell'età moderna|Regno di Francia]], dall’altro [[Impero spagnolo]] e [[Sacro Romano Impero]] si battevano per il controllo della penisola. A farne le spese sarà la [[Repubblica di Venezia]] che nel 1509 dovrà ritararsi dai territori trentini precedentemente conquistati e che torneranno in seno al [[Principato Vescovile di Trento]]. <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | pp. 16-24 }}</ref> In questi anni si salderà l’alleanza tra [[Principato Vescovile di Trento]] e la [[Casa d'Asburgo|Casata degli Asburgo]]. [[Massimiliano I d'Asburgo]] [[Imperatore del Sacro Romano Impero]] per un periodo risiederà a [[Trento]] ed affiderà il comando delle truppe stanziatevi al principe vescovo Giorgio Neideck. Nel 1514, a Neideck, succederà [[Bernardo Clesio]] uno delle fugure più importanti nella storia del [[Principato Vescovile di Trento]]. Durante il suo mandato scoppieranno sia la [[Riforma protestante]], nel 1517, che la [[Guerra dei contadini|Rivoluzione contadina]], nel 1525. Proprio a causa di quest’ultima [[Bernardo Clesio]] si rifugerà a [[Riva del Garda|Riva]]. <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | p. 172-174}}</ref> Rientrerà a [[Trento]] solo dopo la sconfitta delle dei contadini della [[Valsugana]] e della [[val di Non]] ad opera delle truppe imperiali di [[Ferdinando I d'Asburgo]]. Sotto il governo di [[Bernardo Clesio]] sarà ristrutturata la [[Rocca di Riva]], il vescovo apportò varie migliorie per renderla più confortevole. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.15-21 }}</ref> <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | p. 178}}</ref> Sappiamo inoltre che nel XVII secolo [[Riva del Garda]] è nota per la produzione di vino, carta e seta, e come punto di smistamento, via lago, del legname proveniente dalle valli. <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | pp. 259-262}}</ref> Riva era inoltre ospitava ben quattro fiere in grado di richiamare mercanti provenienti dal veronese, dal bresciano e perfino dalla zona di [[Bassano del Grappa]]. <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | p. 293}}</ref> Infine va segnalato che già dal '500 era attiva a Riva una tipografia.<ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | p. 559}}</ref>
Con la morte di [[Bernardo Clesio]] venne eletto come suo successore [[Cristoforo Madruzzo]]. Cristoforo assegnerà il feudo dei Quattro Vicariati ([[Avio]], [[Ala (Italia)|Ala]], [[Brentonico]] e [[Mori (Italia)|Mori]]) al padre, Giangaudenzio. Questo atto segnerà l’inizio della ascesa della casata dei Madruzzo che per quasi un secolo controllerà il [[Principato vescovile di Trento]]. Ludovico Madruzzo succedette a [[Cristoforo Madruzzo|Cristoforo]] durante il suo mandato entrò in conflitto con [[Ferdinando II d'Austria]] e fu costretto, come molti suoi predecessori, a rifugiarsi a [[Riva del Garda|Riva]]. Lo scoppio della [[Guerra dei trent'anni]] segnerà anche l’inesorabile declino della famiglia Madruzzo che coinciderà con il declino del [[Principato vescovile di Trento]]. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.49-55 }}</ref> <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | pp. 38-50 }}</ref>
Gli anni che vanno dal 1658 al 1748 segnarono un periodo di transizione per il [[Principato vescovile di Trento]] e quindi per [[Riva del Garda|Riva]]. Alla morte dell’ultimo principe vescovo della famiglia Madruzzo, Carlo Emanuele, gli [[Asburgo]] fecero eleggere un loro parente alla guida del principato [[Sigismondo Francesco d'Austria]]. Per la città di [[Riva del Garda|Riva]] si aprirà un periodo di stabilità dove non vi segnalano grandi sconvolgimenti, questo almeno, fino agli inizi del 1700. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.79-83 }}</ref>
Nel 1703, all’interno del contesto della [[Guerra di successione spagnola]], le truppe franco-bavaresi guidate dal maresciallo [[Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme| Vendôme]] giunsero a [[Riva del Garda]]. Successivamente le truppe di [[Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme| Vendôme]] cinsero d’assedio [[Trento]], il mutamento degli scenari politici europei costrinse però Vendôme a rinunciare alla facile conquista. Così come erano arrivate le truppe franco-bavaresi si ritirarono a pochi mesi dal loro arrivo, il 13 ottobre 1703 le truppe [[Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme| Vendôme]] lasciarono il [[Trentino]] imbarcandosi a [[Riva del Garda|Riva]], questa scena è immortalata in un dipinto anonimo dal titolo ''Partenza del generale Vendôme'', custodito all’interno del [[MAG Museo Alto Garda| Museo Alto Garda]]. Il passaggio delle truppe franco-bavaresi, secondo quanto riportato dalle cronache locali, non fu indolore, infatti queste si cimentarono in razzie a saccheggi. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | p.105}}</ref> <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | pp. 92-94 }}</ref>
Nella seconda metà del ‘700, sotto la spinta della famiglia [[Asburgo]], si tenterà di riformare e modernizzare il [[Principato vescovile di Trento]], in particolare in materia fiscale. Ciò procederà non senza incidenti, vi saranno sollevazioni che culmineranno con la distruzione della casa del dazio di Tempesta (oggi frazione di [[Nago-Torbole]]). Risale a questo periodo anche l’adozione del [[catasto]] sul territorio trentino. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.112-114}}</ref> Su impulso di [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena| Giuseppe II]] il principe vescovo [[Pietro Vigilio Thun]] adottò il regolamento giudiziario austriaco del 1781 anche nei territori del principato vescovile. Nella città di [[Riva del Garda|Riva]] ciò provocò la reazione delle famiglie aristocratiche che vedevano nella riforma un attacco ai propri privilegi fiscali e commerciali. Nel 1784 si registrano dei tumulti in città tanto che il principe vescovo fu costretto ad inviare un commissario, tal Barbacovi, per riportare la pace in città. <ref>{{cita| Bellabarba, Olmi | p. 226}}</ref>
Il 5 settembre 1796 le truppe napoleoniche entrano a [[Trento]] da questo momento la storia [[Principato vescovile di Trento]], e di conseguenza quella di [[Riva del Garda|Riva]] cambieranno per sempre. In pochi anni il dominio sulla città cambiò molte volte, dopo la breve parentesi francese tornò al [[Tirolo]] fino al 1806, quando, per un breve periodo, la città fu annessa al [[Regno di Baviera]], successivamente fece parte del [[Regno d'Italia (1805-1814)| Regno d'Italia napoleonico]], infine tornò all’[[Impero austriaco]] e questo sancì la definitiva scomparsa del [[Principato vescovile di Trento]]. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.139-144}}</ref> <ref>{{cita|Comune di Riva del Garda, sito istituzionale}}</ref>
I centri urbani e le valli trentine uscirono fortemente danneggiati dagli anni di guerra, come se non bastasse verrà adottata (per la prima volta sotto il dominio [[Regno di Baviera|bavarese]] una delle misure che più di altre colpì la popolazione: l’introduzione della leva obbligatoria. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | p.145}}</ref>
Particolare curioso a [[Riva del Garda|Riva]] comparvero dei manifesti pro-[[Rivoluzione francese|rivoluzionari]] in cui si prospettava un’annessione francese della cittadina. Tali manifesti furono anche oggetto di un’inchiesta per individuare gli autori che però non vennero scoperti. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.157-161}}</ref>
Il testo dei manifesti:{{citazione|Allegri, o borghesi,/
ché s’avizina i Francesi!/
Avé visto i Savoiardi?/
Non vuolemo esser bastardi;/
[ma] se viene l’uguaglianza/
‘ste paruche maledette/
Le faremo tutte in fette./
Avé capì,/
becchi fotù?<ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | p.157}}</ref>}}
Nel 1809 scoppiano le rivolte anti-napoleoniche cappeggiate da [[Andreas Hofer]], se in un primo momento l’insurrezione trova le simpatie tanto delle masse contadine quanto delle aristocrazie locali, dopo l’armistizio di Znaim la rivolta sarà abbandonata dai ceti aristocratici. Le principali municipalità, tra cui [[Riva del Garda|Riva]] e [[Arco (Italia)]] reintrodurranno la milizia civica, precedentemente istituita dai bavaresi, con lo scopo di difendersi dagli insorti. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.163-166}}</ref>
Le truppe asburgiche riprenderanno possesso di questi territori nel 1813, mentre nel 1815 per volere dell’imperatore [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco I]], i territori di [[Trento]] e [[Bressanone]] saranno accorpati alla [[Storia del Tirolo|contea del Tirolo]] e quindi all’[[Impero austriaco]]. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | p.171}}</ref>
===Storia contemporanea===
[[File:The harbor, Riva, Lake Garda, Italy-LCCN2001700827.jpg|thumb|left|Il porto di Riva tra il 1890 e il 1900]]
Dopo l’annessione all’[[Impero austriaco]] si aprì per la regione una fase di crisi dovuta a molteplici fattori. L’annessione comportò un accentramento dei poteri in favore della capitale [[Vienna]], il settore economico dominante è quello agricolo ma non viene praticato con profitto, serve infatti una gran dispendio di lavoro e fatica per risultati scarsi. La crescita demografica è lenta in tutta la regione. Il ''Land'' verrà suddiviso in unità amministrative [[Riva del Garda]] ricadrà in quella facente capo a [[Rovereto]], questi “Circoli” faranno da intermediari con il governo provinciale di [[Innsbruck]] che a sua volta fa riferimento a [[Vienna]]. Tutta questa serie spinte accentratrici, in campo amministrativo e fiscale, provocherà la reazione dei ceti aristocratici e del clero che si opporranno all’industrializzazione delle regione voluta dal governo centrale di [[Vienna]]. D’altro canto queste posizioni creeranno delle fratture che con gli anni diventeranno insanabili con la borghesia e la nobiltà di lingua italiana. Situazioni di tensione analoghe si registrano in tutta Europa e sfoceranno nella [[Primavera dei popoli]] del 1848. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.172-177}}</ref> Anche in [[Trentino]], nei principali centri abitati come Trento, Rovereto e Riva del Garda, si verificheranno tumulti e manifestazioni.<ref>{{cita| Garbari, Leonardi | p.44}}</ref> In pochi anni però il governo viennese riuscirà a disinnescare le istanze rivoluzionarie, nel tempo ciò comporterà l’aggravarsi della frattura sociale che vedrà contrapposte le fazioni pro-italiana a quelle pro-austriache. <ref>{{cita| Bellabarba, Luzzi | pp.177-179}}</ref>
Se sulle carte geografiche di fine ‘800 il [[Tirolo]] risulta essere un’ unica regione nella realtà dei fatti emergono tre realtà ben distinte: Tirolo tedesco, Tirolo italiano e [[Vorarlberg]]. Dopo i fatti del 1848 emersero con maggior vigore i contrasti e le differenze legate all’identità culturale delle tre regioni. Risale sempre a questo periodo l’affermarsi del termine [[Trentino]] per indicare la parte del Tirolo abitata da genti di lingua italiana. In un primo momento, dopo la dissoluzione del [[Principato vescovile di Trento]], l’accentramento di poteri in seno al governo centrale austriaco non provocò particolari tensioni. Le prime manifestazioni di malcontento non avevano carattere nazionale ma puntavano il dito, piuttosto, contro l’autoritarismo e in generale chiedevano una maggior libertà, di associazione e di stampa, e più autonomia per il governo locale. L’eco degli eventi collegati alla [[Prima guerra d'indipendenza italiana]] non contagiò il Tirolo meridionale italiano, anche se vennero arrestati sedici volontari dei corpi franchi che saranno poi fucilati a [[Trento]]. Con il passare del tempo però la questione nazionale iniziava ad assumere sempre più peso all’interno delle dinamiche politiche del territorio. D’altra parte anche le divergenze con il Tirolo tedesco iniziarono ad inasprirsi. <ref>{{cita| Bonoldi, Cau | pp. 15-17 }}</ref>
Con l’emanazione della costituzione del 1849 e di altre leggi, concesse dall’imperatore [[Francesco Giuseppe I d'Austria]], vennero introdotte importanti riforme che concedevano più libertà e autonomia a livello amministrativo. Sulla scia di queste leggi vennero inoltre fondati nuovi giornali, in questo senso furono molto attivi i socialisti [[Cesare Battisti]] e [[Lajos Domokos]]. Molto attivi in questo settore furono anche due dei futuri protagonisti della politica italiana del '900: [[Benito Mussolini]] e [[Alcide De Gasperi]]. Queste riforme però ebbero vita breve nel 1851 la costituzione venne revocata, seguì anche un irrigidimento delle disposizione sulla censura. <ref>{{cita| Bonoldi, Cau | pp. 17-18}}</ref>
Durante la [[Terza guerra d'indipendenza italiana]]le truppe guidate da [[Giuseppe Garibaldi]] penetrarono in territorio [[Trentino]] e giunsero fino in [[Valle di Ledro]] dove si scontrarono con le truppe austriache. <ref>{{cita| Bonoldi, Cau | pp. 19-20 }}</ref>
Tra la fine dell’ ’800 e gli inizi del ‘900 in tutto l’[[Impero austro-ungarico]] si registrarono forti tensioni etniche legate alle questioni nazionali. Il [[Trentino]] non fu esente da questi moti, e ben presto si trovò dilaniato da spinte autonomiste, irredentiste e pangermaniste, una regione divisa tra riformatori e conservatori, tra pro-italiani e pro-austriaci. <ref>{{cita| Bonoldi, Cau | pp. 20-24}}</ref>
Con lo scoppio della [[Prima guerra mondiale]] esplosero tutte le contraddizione e le divisioni sedimentatesi in anni di scontro politico. Nel 1914 i trentini arruolati nell’esercito [[Imperiale e regio esercito|austroungarico]] vennero mandati a combattere soprattutto in [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]] per fronteggiare l’esercito zarista. Riva ospitava una delle sedi dei reggimenti di [[Kaiserjäger]] che vennero mandati al fronte. <ref>{{cita| Garbari, Leonardi | p.194}}</ref> Con l’entrata in guerra del [[Regno d'Italia (1861-1946)| Regno d'Italia]] la situazione dei trentini, civili e non, peggiorò ulteriormente. I soldati, arruolati con gli austriaci, già duramente provati dagli orrori della guerra, venivano generalmente maltrattati dagli ufficiali austriaci che li ritenevano poco affidabili. Da parte dei civili si calcola che circa 7000 persone, principalmente appartenenti alle classi borghesi e liberali, lasciarono i territori austriaci per cercare rifugio in [[Italia]], qui non sempre furono ben accolti. Alcuni di questi, circa 700, scelsero di arruolarsi nell’esercito italiano, tra questi vi furono 72 rivani. <ref>{{cita| Garbari, Leonardi | p.209}}</ref> La sorte non fu migliore per chi decise di rimanere, le città che si trovavano lungo il confine meridionale dell’[[Impero austro-ungarico]], (tra queste anche [[Riva del Garda]]) vennero evacuate, le persone vennero trasferite in campi profughi nelle regioni interne. Si calcola che furono circa 75.000 i profughi trentini della Grande Guerra, 10.000 provenienti dal distretto di [[Riva del Garda]]. Le persone politicamente sospette vennero internate nel [[Campo di internamento di Katzenau]]. <ref>{{cita| Bonoldi, Cau | pp. 32-37}}</ref> <ref>{{cita| Garbari, Leonardi | pp.200-208}}</ref>
La zona del Basso Sarca venne pesantemente fortificata, un complesso sistema di forti sul [[Monte Brione]] e sulle montagne adiacenti rendeva la zona di [[Riva del Garda]] pressoché inespugnabile. Gli italiani nel frattempo con una rapida offensiva si erano portati a ridosso di [[Riva del Garda]] occupando la [[Valle di Ledro]]. <ref>{{cita| Bonoldi, Cau | p.37}}</ref>
==Note==
<references/>
== Voci correlate ==
==Bibliografia==
* [[Operazione Salomone]]
*{{cita libro | autore =Istituto Trentino di Cultura|curatore1=Michele Lanzinger|curatore2=Franco Marzatico|curatore3=Annaluisa Pedrotti | titolo=Storia del Trentino – La Preistoria e la protostoria |anni=2001|editore=Soc. Ed. Il Mulino|città=Bologna| cid=Lanzinger, Marzatico, Pedrotti}}
* [[Operazione Mosè]]
*{{cita libro | autore =Fondazione Bruno Kessler|curatore1= Franco Marzatico|curatore2 =Elvira Migliario | titolo=Il territorio trentino nella storia europea – L’età antica |anni=2011|editore=Litografia Alcione|città=Lavis-Trento| cid=Marzatico, Migliario}}
* [[Colonia ebraica in Etiopia]]
*{{cita pubblicazione | cognome=marchesini | nome=Simona | titolo= La tegola iscritta da Monte San Martino | rivista= Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik | volume=173| anno=2010 | mese=gennaio | pp=297-304| cid=Marchesini}}
*{{cita web|url=http://www.archeotrentino.it/area-archeologica-san-martino-ai-campi/|titolo= Area Archeologica San Martino ai Campi |accesso=26 maggio 2018| cid=San Martino}}
*{{cita web|url=http://www.archeotrentino.it/terme-romane-di-riva-del-garda/|titolo= Terme Romane di Riva del Garda |accesso=29 maggio 2018| cid=Terme romane}}
*{{cita libro | autore =Istituto Trentino di Cultura|curatore1= Ezio Buchi| titolo=Storia del Trentino – L’età romana |anni=2000|editore=Soc. Ed. Il Mulino|città=Bologna|cid=Ezio Buchi}}
*{{cita libro | autore =Fondazione Bruno Kessler|curatore1= Giuseppe Albertoni|curatore2 =Gian Maria Varanini | titolo=Il territorio trentino nella storia europea – L’età medievale |anni=2011|editore=Litografia Alcione|città=Lavis-Trento| cid=Albertoni, Varanini }}
*{{cita libro | autore =Istituto Trentino di Cultura|curatore1= Andrea Castagnetti|curatore2 =Gian Maria Varanini | titolo=Storia del Trentino – L'età medievale|anni=2004|editore=Soc. Ed. Il Mulino|città=Bologna| cid= Castagnetti, Varanini }}
*{{cita libro | autore =Guido Santorum|curatore1= Graziano Riccadonna| titolo=La lente dell’Inquisizione sulla comunità rivana – Il processo dolciniano del 1332-1333 |anni=2017|editore=Grafica 5|città=Arco (TN)| cid= Santorum }}
*{{cita pubblicazione | cognome=Malvinni| nome=Paolo Domenico | titolo= Galee tra le montagne | rivista= Poster Trentino | anno=2008 | mese=luglio | pp=32-38| cid=Malvinni}}
*{{cita libro | autore =Fondazione Bruno Kessler|curatore1= Marco Bellabarba|curatore2 = Serena Luzzi| titolo=Il territorio trentino nella storia europea – L’età moderna |anni=2011|editore=Litografia Alcione|città=Lavis-Trento| cid=Bellabarba, Luzzi }}
*{{cita libro | autore =Istituto Trentino di Cultura|curatore1= Marco Bellabarba |curatore2 =Giuseppe Olmi | titolo=Storia del Trentino – L’età moderna|anni=2002|editore=Soc. Ed. Il Mulino|città=Bologna| cid=Bellabarba, Olmi }}
*{{cita web|url=http://www.comune.rivadelgarda.tn.it/La-citta/Riva-del-Garda/Notizie-storiche|titolo= Notizie storiche |accesso=8 giugno 2018| cid=Comune di Riva del Garda, sito istituzionale}}
*{{cita libro | autore =Fondazione Bruno Kessler|curatore1= Andrea Bonoldi|curatore2 = Maurizio Cau| titolo=Il territorio trentino nella storia europea – L’età contemporanea |anni= 2011|editore=Litografia Alcione|città=Lavis-Trento| cid= Bonoldi, Cau}}
*{{cita libro | autore =Istituto Trentino di Cultura|curatore1= Maria Garbari |curatore2 = Andrea Leonardi | titolo=Storia del Trentino – L’età contemporanea 1803-1918 |anni= 2003 |editore=Soc. Ed. Il Mulino|città=Bologna| cid= Garbari, Leonardi }}
== VociAltri correlateprogetti ==
{{interprogetto}}
*Riva del Garda
*[[Lago di Garda]]
*[[Provincia autonoma di Trento]]
*[[MAG Museo Alto Garda]]
*[[Museo delle palafitte del lago di Ledro]]
*[[Cultura di Fritzens-Sanzeno]]
*[[Reti]]
*[[Civiltà romana]]
*[[Principato vescovile di Trento]]
*[[Galeas per montes]]
*[[Repubblica di Venezia]]
*[[Gastone Franchetti]]
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|url= http://www.archeosanmartino.it/|titolo= ArcheoSanMartino-guida breve al sito archeologico |accesso=26 maggio 2018}}
* {{cita web|https://web.archive.org/web/20130108000020/http://www.storiain.net/arret/num109/artic7.asp|Storia degli ebrei etiopi, piccola comunità venuta dall'ignoto di Alberto Rosselli}}
{{Popolo ebraico}}
{{portale|Trentino-Alto Adige|Storia}}
{{Regni e dinastie dell'Africa orientale nel Medioevo}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Africa Orientale|antropologia|ebraismo}}
[[Categoria:RivaGruppi deletnici Gardain Etiopia]]
[[Categoria:Gruppi ebraici]]
[[Categoria:Gruppi etnici nel Corno d'Africa]]
|