Massacri delle foibe e The Friendly Beasts: differenze tra le pagine

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{{Brano musicale
{{nota disambigua|la descrizione geologica delle foibe|[[Foiba]]|Foibe}}
|titolo= (The) Friendly Beasts
{{Coord|45|37|54|N|13|51|45|E|display=title|type:landmark_region:IT}}
|titoloalfa= Friendly Beasts, The
{{C|le note inserite e le fonti esterne sono da verificare|storia|luglio 2009|firma=[[Utente:Crisarco|Crisarco]] ([[Discussioni utente:Crisarco|msg]]) 23:55, 9 lug 2009 (CEST)}}
|autore= Robert Davis (testo)<br>Anonimo (melodia)
{{P|Voce che presenta una sovrapposizione di numerosi edit di utenti dai punti di vista contrastanti; a rimetterci è la neutralità della voce, la linearità del discorso e la completezza d'informazione. Ad esempio nella sezione "Tesi sul primo utilizzo delle foibe" viene presentata una "tesi" (quella di Scotti ed altri) - fra l'altro di importanza marginale nel contesto storico inquadrato - che viene trattata con un POV critico, facendo assumere un punto di vista non neutrale alla voce, sia tramite un uso delle fonti adeguatamente forzato per lo scopo, sia tramite un registro linguistico caotico e disordinato. Nella discussione non si è avuto, come invece ho visto che è stato chiesto da vari amministratori, alcun tentativo di sviluppare una versione alternativa della sezione secondo consenso, pertanto sarebbe a questo punto da considerare anche l'ipotesi di rimuovere la tesi stessa che viene presentata, per evitare una sua confutazione in senso POV.|storia|luglio 2009}}
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|esecuzioni= [[Harry Belafonte]]<br>[[Johnny Cash]]<br>[[Art Garfunkel]] & [[Amy Grant]]<br>[[Burl Ives]]<br>[[Harry Simeone]]<br>[[Sufjan Stevense]]<br>…
|note= '''Melodia:''' ''[[Orientis partibus]]'' (XII secolo)<br>'''Titoli alternativi:''' The Song of the Ass," The Donkey Carol," "The Animal Carol", "The Gift of the Animals"
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}}
{{Multimedia|allineamento = destra|larghezza = 300|file = Anonimo, Francia, XII secolo circa - Orientis partibus.ogg|titolo = Anonimo (Francia, XII secolo circa)|descrizione = ''Orientis Partibus''<br /> Versione per pianoforte}}
 
'''''(The) Friendly Beasts''''', conosciuta anche come '''''The Song of the Ass''''', '''''The Donkey Carol''''', '''''The Animal Carol''''' o '''''The Gift of the Animals'''''<ref name="hymnsandcarols">[http://www.hymnsandcarolsofchristmas.com/Hymns_and_Carols/friendly_beasts.htm The Friendly Beasts] in: The Hymns and Carols of Christmas</ref>, è una [[canto natalizio|canzone natalizia]], il cui testo è stato scritto negli [[anni 1920|anni venti]]<ref name="hymnsandcarols"/> del [[XX secolo]] dallo statunitense Robert Davis ([[1881]]-[[1950]])<ref name="hymnsandcarols"/><ref name="bowler159">Bowler, Gerry, ''Dizionario universale del Natale'' [''The World Encyclopedia of Christmas''], ed. italiana a cura di C. Corvino ed E. Petoia, Newton & Compton, Roma, 2003, p. 159</ref> e fu pubblicato per la prima volta nel [[1934]] <ref name="hymnsandcarols"/><ref name="bowler159"/>. Il testo è accompagnato dalla melodia dell'inno latino ''[[Orientis partibus]]''<ref name="hymnsandcarols"/><ref name="bowler159"/>, un brano del [[XII secolo]]<ref name="hymnsandcarols"/>, originario della [[Francia]] <ref name="hymnsandcarols"/><ref name="bowler159"/> e comunemente attribuito a [[Pierre de Corbeil]], [[Arcidiocesi di Sens|vescovo di Sens]] <ref name="hymnsandcarols"/>, che veniva usato in occasione della Festa dell'Asinello<ref name="hymnsandcarols"/><ref name="bowler159"/>
{{Incidente
|titolo= Massacri delle Foibe
|immagine= Foiba basovizza2.jpg
|didascalia= Il monumento collocato all'ingresso della "foiba" di [[Basovizza]]
|nazione = ITA 1861-1946
|luogo= [[Venezia Giulia]], [[Istria]] e [[Dalmazia]]
|data= [[1943]] - [[1945]]
|obiettivo= etnia [[italiani|italiana]], oppositori politici
|ora=
|ora-inizio=
|ora-fine=
|tipologia= esecuzione di massa
|vittime= 5.000~11.000
|feriti=
|esecutori= [[Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia]]
|sospetti=
|motivazione= pulizia etnica
}}
Con '''massacri delle foibe''', o più comunemente '''foibe''', si intendono gli [[Strage#Strage_di_Stato|eccidi]] perpetrati per motivi etnici e/o politici ai danni della popolazione italiana di [[Istria]], [[Venezia Giulia]] e [[Dalmazia]], durante ed immediatamente dopo la [[seconda guerra mondiale]]<ref>Raoul Pupo, Roberto Spazzali, ''[http://books.google.it/books?id=LLjVe4e0wm0C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=%22Quando%20si%20parla%20di%20foibe%22&f=false Foibe]'', Bruno Mondadori, 2003. ISBN 88-424-9015-6, p. 2.</ref><ref>Gianni Oliva, ''Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria'', Mondadori, Milano, 2003, ISBN 88-0448978-2, pag. 4</ref>, per lo più compiuti dall'[[Armata popolare di liberazione della Iugoslavia|Esercito popolare di liberazione iugoslavo]].
 
==Testo==
Negli eccidi furono coinvolti prevalentemente cittadini di etnia italiana e, in misura minore e con diverse motivazioni, anche cittadini italiani di etnia [[Slovenia|slovena]] e [[Croazia|croata]].<ref>{{cita web|http://www.kozina.com/premik/porita4.htm|''Relazione della Commissione mista storico-culturale italo-slovena'', Periodo 1941-1945, § 10-11|17-12-2011}}</ref>
Il testo presenta un dialogo tra alcuni animali, ovvero l'asino (che introduce tale dialogo), la mucca, la pecora e la colomba, ognuno dei quali, nella [[Grotta di Betlemme]], decanta i propri meriti in occasione della [[Nascita di Gesù]].<ref name="bowler159"/><ref name="bowler373">Bowler, Gerry, op. cit., p. 373</ref>
 
Così l'asino decanta il proprio merito di aver condotto la Sacra Famiglia su e giù per le colline, la mucca quello di aver "concesso" alla Sacra Famiglia la propria mangiatoia, la pecora di aver offerto la propria lana per riscaldare [[Gesù Bambino]] e la colomba di aver tubato per farlo addormentare e per non farlo piangere.<ref name="bowler159"/><ref name="bowler373"/>
Il nome deriva dai grandi [[inghiottitoio|inghiottitoi]] [[carsico|carsici]] dove furono gettati e successivamente [[Arnaldo Harzarich|rinvenuti]] i corpi di centinaia di vittime, che in Venezia Giulia sono chiamati, appunto, "[[foibe]]". Per [[metonimia|estensione]] i termini "foibe" ed il neologismo "infoibare" sono in seguito diventati sinonimi degli eccidi, che in realtà furono, in massima parte, perpetrati in modo diverso<!--non importante nell'incipt, ricollocare: la maggioranza fu torturata e trucidata nei campi di concentramento di [[campo di concentramento a Borovnica|Borovnica]], Skofja Loka, Osijek, Stara Gradiska, Sisak, Zemun, Vrsac, Osseh-->
<ref>{{Cita|Pupo 1996||Pupo1996}}: «È noto infatti che la maggior parte delle vittime non finì i suoi giorni sul fondo delle cavità carsiche, ma incontrò la morte lungo la strada verso la deportazione, ovvero nelle carceri o nei campi di concentramento jugoslavi.»</ref><ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 1}}: «È questo un uso del termine [NdR: "foibe"] consolidatosi ormai, (...), anche in quello [NdR: linguaggio] storiografico, (...) purché si tenga conto del suo significato simbolico e non letterale.»; pag. 3 «solo una parte degli omicidi venne perpetrata sull'orlo di una foiba (...) la maggior parte delle vittime perì nelle carceri, durante le marce di trasferimento o nei campi di prigionia ... nella memoria collettiva "infoibati" sono stati considerati tutti gli uccisi...»</ref>.
 
==Versioni discografiche==
Nonostante la ricerca accademica abbia, fin dagli [[anni 1990|anni novanta]], sufficientemente chiarito gli avvenimenti<ref>{{Cita|Pupo 1996||Pupo1996}}: «...dietro l'apparente caoticità delle situazioni e degli interventi sembra possibile discernere con una certa chiarezza le spinte fondamentali dell'onda di violenza politica che spazza la regione, fino a ricostruire le linee essenziali di una proposta interpretativa generale, che certo andrà vagliata ed integrata alla luce dei nuovi apporti documentari, ma i cui connotati di fondo appaiono già delineati in maniera sufficientemente nitida.»</ref><ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. XI}}</ref>, la conoscenza dei fatti permane distorta ed oggetto di confuse polemiche politiche, che ingigantiscono o sminuiscono i fatti a seconda della convenienza ideologica<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. X, 110}}: «A tutt'oggi, nonostante esse [N.d.R.: le tesi militanti] abbiano dimostrato tutta la loro fragilità sul piano scientifico, continuano a essere largamente diffuse, anche perché si prestano ad un uso politico che non è mai venuto meno…»</ref><ref>Raoul Pupo, "Il lungo esodo", BUR, 2005, ISBN 88-17-00949-0, pp. 17-24.</ref>.<!-- Attualmente esistono commissioni in Slovenia, Serbia, Bosnia che si occupano di cercare le fosse comuni dove furono occultati i cadaveri dopo la seconda guerra mondiale.<ref>
Tra i cantanti e/o gruppi che hanno inciso una versione del brano, figurano, tra gli altri<ref>[https://www.discogs.com/search?q=friendly+beasts&=&type=all Ricerca di "The Friendly Beasts"] su [[Discogs]]</ref> (in ordine alfabetico):
[http://translate.google.com.au/translate?hl=en&sl=hr&u=http://www.jutarnji.hr/u-581-grobnici-je-100-000-zrtava/310887/&ei=8x3BS-n7MYH-6QP17L3CCQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CAcQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dhttp://www.jutarnji.hr/u-581-grobnici-je-100-000-zrtava/310887/%26hl%3Den%26client%3Dsafari%26rls%3Den-us articolo in inglese di un giornale croato]</ref>-->
 
* [[James Athas]] ([[2002]])
== Inquadramento storico ==
* [[Harry Belafonte]]
Gli eccidi delle foibe ed il successivo [[esodo istriano|esodo]] costituiscono l'epilogo di una secolare lotta per il predominio sull'[[Adriatico]] orientale, che fu conteso da popolazioni [[Slavi|slave]] (prevalentemente [[Croati|croate]] e [[Sloveni|slovene]], ma anche [[Serbi|serbe]]) e [[Italiani|italiane]].
* [[Johnny Cash]] (con il titolo ''The Gifts They Gave'' in: ''[[The Christmas Spirit (Johnny Cash)|Christmas Spirit]]'' del [[1963]]<ref>[https://www.discogs.com/Johnny-Cash-The-Christmas-Spirit/master/266497 Johnny Cash – The Christmas Spirit]</ref>)
Tale lotta si inserisce all'interno di un fenomeno più ampio e che fu legato all'affermarsi degli [[Stato-nazione|stati nazionali]] in territori etnicamente misti.
* [[Garth Brooks]] (nell'album ''[[Beyond the Season]]'' del [[1992]])<ref>[https://www.discogs.com/Garth-Brooks-Beyond-The-Season/master/486429 Garth Brooks – Beyond The Season] su Discogs</ref>
Nel XX secolo, furono decine di milioni le persone coinvolte nei conseguenti processi di assimilazione ed emigrazione forzata, che provocarono milioni di vittime<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 218}}: «Il forzato abbandono da parte degli italiani dell'Istria,di Fiume e di Zara costituisce infatti un aspetto particolare ed emblematico di un fenomeno più generale, che travolse nel vecchio continente milioni di individui, legato all'affermarsi degli stati nazionali in territori nazionalmente misti, che distrusse in larga misure le realtà plurilinguistiche e multiculturali esistenti in buona parte dell'Europa centrale.»</ref><ref>{{Cita|Pupo|pp.17-18}}</ref>. Fra gli episodi più noti si ricordano il [[genocidio armeno]], il drammatico [[scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia]] e l'[[esodo dei tedeschi dall'Europa orientale]].
* [[Margaret Carlson]] (nell'album ''[[This Christmas ... My Favorite Things]]'' del [[1999]])<ref>[https://www.discogs.com/search?q=friendly+beasts&=&type=all Margaret Carlson – This Christmas ... My Favorite Things] su Discogs</ref>
Molte delle realtà plurilinguistiche e multiculturali esistenti in Europa ed Asia ne uscirono distrutte.
* [[Art Garfunkel]] & [[Amy Grant]] (nell'album ''[[The Animals' Christmas]]'' del [[1986]])<ref>[https://www.discogs.com/Art-Garfunkel-Amy-Grant-The-Animals-Christmas/master/237179 Art Garfunkel / Amy Grant – The Animals' Christmas] su Discogs</ref>
* [[Burl Ives]] (in ''[[Christmas Day in the Morning (Burl Ives)|Christmas Day in the Morning]] del'' [[1952]]<ref>[http://www.akh.se/ives/dl5428.htm Burl Ives<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, ''[[Christmas Eve with Burl Ives]]'' del [[1957]]<ref>[https://www.discogs.com/Burl-Ives-Christmas-Eve-With-Burl-Ives/release/4106083 Burl Ives – Christmas Eve With Burl Ives] su Discogs</ref> e in ''[[Twelve Days of Christmas (album Burl Ives)|Twelve Days of Christmas]]''<ref>[https://www.discogs.com/Burl-Ives-Twelve-Days-Of-Christmas/release/3330922 Burl Ives – Twelve Days Of Christmas] su Discogs</ref>
* [[The Louvin Brothers]] (''[[Christmas with the Louvin Brothers]]'', [[1961]])<ref>[https://www.discogs.com/Louvin-Brothers-Christmas-With-The-Louvin-Brothers/release/3025417 Louvin Brothers, The – Christmas With The Louvin Brothers] su Discogs</ref>
* [[Peter, Paul and Mary]]
* [[Jeff Pockat]] (''Christ in Christmas'', 1999)<ref>[https://www.discogs.com/Jeff-Pockat-Christ-In-Christmas/release/2721481 Jeff Pockat – Christ In Christmas] su Discogs</ref>
* [[Linda Russell]] & Companie (''[[Sing We All Merrily, A Colonial Christmas]]'', 1986)<ref>[https://www.discogs.com/Linda-Russell-Companie-Sing-We-All-Merrily-A-Colonial-Christmas/release/2523959 Linda Russell & Companie – Sing We All Merrily, A Colonial Christmas] su Discogs</ref>
* [[Harry Simeone]] ([[1963]] e [[1966]])
* [[Risë Stevens]]
* [[Sufjan Stevens]] (''[[Song for Christmas (Sufjan Stevens)|Song for Christmas]]'', [[2006]])<ref>[https://www.discogs.com/Sufjan-Stevens-Sufjan-Stevens-Presents-Songs-For-Christmas/release/1268370 Sufjan Stevens – Songs For Christmas] su Discogs</ref>
* [[Zero Mostel]] (''How the Grinch Stole Christmas'', [[1975]])<ref>[https://www.discogs.com/Dr-Seuss-How-The-Grinch-Stole-Christmas/release/2667826 Zero Mostel – How The Grinch Stole Christmas] su Discogs</ref>
 
==Note==
Le radici di questo fenomeno affondano nella fine dell<nowiki>'</nowiki>''[[ancien régime]]'', un sistema dove gli [[Stati]] erano il risultato delle lotte di potere delle classi dominanti<ref>([[monarchia|monarchie]] o, in qualche caso, [[oligarchia|oligarchie]])</ref>. Con la [[rivoluzione francese]] e la conseguente delegittimazione del potere monarchico, gli stati trovarono la loro nuova legittimità nel concetto di [[popolo]], inteso come una comunità cementata da una comunanza di razza, religione, lingua, cultura ed avente quindi il diritto a formare il proprio stato.
<references/>
Man mano che le singole popolazioni si identificavano in specifiche nazioni (che inizialmente - in molti casi - erano indefinite e controverse), si vennero a creare diverse occasioni di conflitto. Ad esempio quando una nazione rivendicava territori abitati da propri connazionali e posti al di fuori dei confini del proprio stato. Oppure quando specifiche [[minoranze etniche]] cercavano la [[secessione]] da uno Stato, sia per formare una nazione indipendente, sia per unirsi a quella che consideravano la madre patria. Una terza fonte di conflitto fu provocata dal tentativo, da parte di molti Stati, di [[assimilazione culturale|assimilare]] od [[pulizia etnica|espellere]] le proprie minoranze, considerandole realtà estranee o un pericolo per la propria integrità territoriale.
 
== Collegamenti esterni ==
=== La composizione etnica di Venezia Giulia e Dalmazia ===
* {{Collegamenti esterni}}
{{vedi anche|Istria|Storia della Dalmazia}}
[[Immagine:MORLACCHI.QUARNARO.jpg|thumb|300 px|Suddivisione linguistica dell'Istria e del Quarnero in base al censimento austriaco del 1910.
{{legend|#d69c17|[[lingua italiana|italiano]] (veneto e istrioto)}} {{legend|#ddc758|[[lingua serbocroata|serbocroato]]}} {{legend|#b59b13|[[lingua slovena|sloveno]]}} {{legend|#ab9a55|[[lingua istrorumena|istrorumeno]]}}]]
 
{{Natale }}
Prima del [[XIX secolo]], in [[Venezia Giulia]] e [[Dalmazia]], avevano convissuto popolazioni di lingua [[lingue romanze | romanza]] e [[Lingue slave meridionali | slava]], le cui eventuali tensioni non erano dovute ad ancor inesistenti concetti di [[nazionalità]] (le diverse [[etnia|etnie]], viceversa, erano in larga misura mischiate).<ref>{{cita web | url = http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/articoligiornali/artadriatico.htm| titolo = "L'Adriatico orientale e la sterile ricerca delle nazionalità delle persone" di Kristijan Knez; [[La Voce del Popolo (quotidiano di Fiume)]] del 2/10/2002 | data = Consultato il 10 luglio 2009}} «... è privo di significato parlare di sloveni, croati e italiani lungo l'Adriatico orientale almeno sino al XIX secolo. Poiché il termine nazionalità è improponibile per un lungo periodo, è più corretto parlare di aree culturali e linguistiche, perciò possiamo parlare di dalmati romanzi, dalmati slavi, di istriani romanzi e slavi.»
{{portale|festività|musica}}
«Nel lunghissimo periodo che va dall'alto Medioevo sino alla seconda metà del XIX secolo è corretto parlare di zone linguistico-culturali piuttosto che nazionali. Pensiamo soltanto a quella massa di morlacchi e valacchi (...) che sino al periodo su accennato si definivano soltanto dalmati. Sino a questo periodo non esiste affatto la concezione di stato nazionale, e come ha dimostrato lo storico Federico Chabod, nell'età moderna i sudditi erano legati soltanto alla figura del sovrano e se esisteva un patriottismo, questo era rivolto soltanto alla città d'appartenenza.»</ref>
Vi era una differenza di carattere linguistico - culturale fra città e costa (prevalentemente romanzo-italiche) e campagna ed entroterra (per lo più slavi o slavizzati). Le classi elevate (aristocrazia e borghesia) erano dovunque di lingua e cultura italiana, anche se di origine slava.
 
=== Gli opposti nazionalismi ===
Con la [[Primavera dei Popoli]] del 1848-49, anche nell'Adriatico orientale, il sentimento di appartenenza nazionale cessò di essere una prerogativa delle classi elevate e cominciò, gradualmente, a estendersi alla masse<ref>Sul conflitto fra italiani e slavi a Trieste si veda: Tullia Catalan, ''I conflitti nazionali fra italiani e slavi alla fine dell'impero asburgico'', scheda in {{Cita|Pupo, Spazzali|p. 25-39}}</ref><ref>Sul conflitto nazionale fra italiani e slavi nella regione istriana, si consultino i seguenti link (sito del "Centro Di Documentazione della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata"):[http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/3e.html][http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/7e.html][http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/istria/7e.html]</ref>.
Fu solo a partire da tale anno che il termine "italiano" (ad esempio) cessò di essere una mera espressione di appartenenza geografica o culturale e cominciò ad implicare l'appartenenza a una "nazione" italiana<ref>AA.VV., "Istria nel tempo", Centro Ricerche Storiche di Rovigno, 2006, [http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/PDF/425-482.pdf cap. V], par. 3,4</ref>.Alla fine del processo si definirono le moderne identità nazionali: italiani, sloveni, croati e serbi.
==== Lo scontro nazionale in Venezia Giulia ====
Dopo il 1848-49 pertanto, in Venezia Giulia, il senso di identità nazionale, prima pregogativa di parti della nobiltà e della borghesia italiane, cominciò ad investire tutti gli ambienti urbani. Al di fuori di città e borghi, fu il clero che svolse un ruolo fondamentale nel "risveglio nazionale" delle popolazioni slovene e croate (allora genericamente "slave"), maggioritarie nelle campagne.
L'affermarsi delle nazionalità portò a una suddivisione della società in chiave nazionale, divisione che coincise con la precedente divisione fra centri urbani (prevalentemente costieri) e comunità rurali (prevalentemente dell'interno).
Si vennero a creare le contrapposizioni nazionali: le tradizionali élite economiche e politiche, già culturalmente italiane, lo divennero anche su un piano di identificazione nazionale.
Dall'altra parte nacquero delle élite di sentimenti slavi, inizialmente formate dal clero, ma successivamente anche da nuovi borghesi, che si fecero portavoce delle rivendicazioni culturali e politiche slave.
Le élite italiane cercarono di mantenere i tradizionali poteri e prerogative. Fu così che, specie a partire dal 1880, la contrapposizione nazionale caratterizzò la vita e la cultura di Istria, Fiume e Trieste.
Tale contrapposizione fu la causa remota dei massacri delle foibe, ed è un fenomeno che ancor oggi è tipico di diverse zone ad etnia mista (come in [[Irlanda del Nord]], nei [[Paesi Baschi]] o nell'[[Guerre jugoslave| ex Jugoslavia]]).
 
==== Lo scontro nazionale in Dalmazia ====
{{vedi anche|Dalmati italiani|Croatizzazione|Partito Autonomista}}
[[File:Antonio Bajamonti.png|thumb|150px|right|[[Antonio Bajamonti]] in una cartolina propagandistica dei primi del '900]]
{{quote|La nazionalità italiana in Dalmazia è una parola vuota di senso, trovata dall'interesse, dall'impostura. <!--Alcuni superstiti dei vecchi despoti sognano una nazionalità italiana in Dalmazia, e per il colmo dell'assurdo parlano anche di civiltà italiana. Tutto ciò mira all'interesse di pochi individui e all'oppressione di tutti i Dalmati. (...) Il giornalismo italiano badi prima di dichiararsi protettore dei pseudoitaliani della Dalmazia (...). Un italiano non può, non deve alzar la voce per difendere i despoti, poiché prima deve rinunziare alla vera gloria italiana, ch'è la lotta per la libertà; dovrebbe cancellare tutta la sublime epopea dell'italiano risorgimento, per dichiararsi amico degli italiani dalmati.-->|[[Ljudevit Vuličević|Ludovico/Ljudevit Vuličević]], ''Partiti e lotte in Dalmazia'', Trieste 1875<ref>{{cita web | url = http://www.istriadalmaziacards.com/html/bibliografia.php| titolo = Cartoline storiche di Istria, Quarnaro e Dalmazia (contiene un commento critico del testo citato)|data = Consultato il 10 luglio 2009}}</ref>}}
{{quote|Nessuna gioia, solo dolore e pianto, dà l'appartenere al partito italiano in Dalmazia. A noi, [[dalmati italiani|italiani della Dalmazia]], non rimane che un solo diritto, quello di soffrire.|[[Antonio Bajamonti]], Discorso inaugurale della Società Politica Dalmata, Spalato 1886}}
In Dalmazia<ref>Sul conflitto nazionale fra italiani e croati in Dalmazia, si consultino i seguenti link (sito del "Centro Di Documentazione della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata"): [http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/dalmazia/5f.html][http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/dalmazia/5g.html]</ref> inizialmente si inseguì l'ideale di una nazione dalmata, che racchiudeva in sé radici slave e romanze (v. [[Partito Autonomista]]).
 
Questa concezione venne combattuta dal [[Partito del Popolo croato]] (''Narodna stranka''), che richiedeva l'unione fra Dalmazia e Croazia, negava l'esistenza stessa di una componente italiana in Dalmazia e invocava l'eliminazione dell'uso dell'italiano nella vita pubblica e la croatizzazione delle scuole. La Dalmazia veniva considerata parte integrante della [[Croazia]] fin dall'[[alto medioevo]]. Gli italiani venivano considerati una realtà estranea (come i ''[[pieds noirs]]'' in Algeria), frutto di "invasioni straniere" che avevano italianizzato parte della popolazione croata originaria.
 
In conseguenza della politica del Partito del Popolo, che conquistò gradualmente il potere, in Dalmazia si verificò una [[Croatizzazione#Dal neoassolutismo alla fine del XIX secolo.La situazione in Dalmazia|costante diminuzione della popolazione italiana]], in un contesto di repressione e violenza<ref>Raimondo Deranez, [http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/bombardieritesti/particolari_dalmazia.htm Particolari del martirio della Dalmazia], Stab.Tipografico dell'ORDINE, Ancona, 1919</ref>: nel 1845 i censimenti austriaci registravano quasi [[Croatizzazione#La_croatizzazione_durante_il_Regno_di_Jugoslavia|il 20% di Italiani in Dalmazia]], mentre nel 1910 erano ridotti a circa il 2,7%.
 
Tutto ciò spinse sempre più gli autonomisti ad identificare sé stessi come italiani, fino ad approdare all'[[irredentismo]].
 
Dopo la nascita del [[Regno d'Italia]], il sorgere dell'[[irredentismo italiano]] portò il governo [[Monarchia asburgica|asburgico]] a favorire il nascente nazionalismo di sloveni<ref name=relazione.1>Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita2.htm "Capitolo 1980-1918"], Capodistria, 2000</ref> e croati, nazionalità ritenute più leali ed affidabili rispetto agli italiani<ref name=relazione.1 /><ref>L.Monzali, ''Italiani di Dalmazia (...)'', cit. p. 69[http://books.google.it/books?id=KNxpAAAAMAAJ&q=%22dell%27elemento+italiano+ancora+presente+in+alcuni%22&dq=%22dell%27elemento+italiano+ancora+presente+in+alcuni%22&hl=it&ei=nBGJTNGXGMiOjAf7oLDnCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA]</ref>.
Si intendeva così bilanciare non solo il potere delle ben organizzate comunità urbane italiane<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 38}}</ref>, {{cn|ma anche l'espansionismo serbo}}, che mirava ad unificare tutti gli slavi del sud.
 
===Grande Guerra e annessione all'Italia===
Nel [[1915]] l'Italia [[interventismo|entrò]] nella [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]] a fianco della [[Triplice Intesa]], in base ai termini del [[Patto di Londra]], che le assicuravano il possesso dell'intera [[Venezia Giulia]] e della [[Dalmazia]] settentrionale - incluse molte isole.
La città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], invece, veniva espressamente assegnata quale principale sbocco marittimo di un eventuale futuro stato croato o del [[Regno d'Ungheria]], se la Croazia avesse continuato ad essere un [[banato]] dello stato magiaro o della Duplice Monarchia<ref>Si vedano la voce [[Patto di Londra|Trattato di Londra]] e il '''[[s:it:Trattato di Londra|testo integrale del trattato]]''' su [[s:Pagina principale|Wikisource]]</ref>.
 
Al termine della guerra, il [[regio esercito]] occupò i territori previsti dal trattato, cosa che provocò le reazioni opposte delle diverse etnie, con gli italiani che acclamarono alla "redenzione" delle loro terre, e gli slavi che guardavano con ostilità e preoccupazione i nuovi arrivati. La contrapposizione nazionale subì un nuovo e forte inasprimento.
Successivamente, la definizione dei confini fra l'Italia e il nuovo stato Jugoslavo, fu oggetto di una lunga ed aspra contesa diplomatica, che trasformò il contrasto nazionale in una contrapposizione fra stati sovrani, che coinvolse vasti strati dell'opinione pubblica esasperandone ulteriormente i sentimenti.
Forti tensioni suscito in particolare la [[Stato libero di Fiume|questione di Fiume]], che fu rivendicata all'Italia sulla base dello stesso principio di [[autodeterminazione]] che aveva fatto assegnare al [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni|regno jugoslavo]] le terre dalmate, già promesse all'Italia.
La questione dei confini fu infine risolta coi trattati [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|di Saint Germain]] e di [[Trattato di Rapallo (1920)|Rapallo]]. L'Italia ottenne [[Vittoria mutilata|solo parte]] di ciò che le era stato promesso a Londra: in base alla [[Quattordici punti|dottrina Wilson]], le fu rinfatti negata la Dalmazia (dove ottenne solo la città di [[Zara (Croazia)|Zara]] e alcune isole).
[[File:Serenissima.png|thumb|550px|Cartina della Dalmazia e della Venezia Giulia coi confini previsti dal Trattato di Londra e quelli invece effettivamente ottenuti dall'Italia]]
Col trattato di Rapallo Fiume venne eretta a [[Stato libero di Fiume|stato libero]], per poi essere [[Trattato di Roma (1924)|annessa all'Italia]] nel 1924 (con l'esclusione di Sussak/Porto Barros).
 
I territori annessi erano abitati da circa 480.000 slavi (sloveni e croati).
 
=== Il dopoguerra e il "fascismo di frontiera"===
Nel 1919-20 avvamparono in Italia [[Biennio rosso|tensioni sociali]] che coinvolsero anche la Venezia Giulia, dove scoppiarono proteste e agitazioni.
Questa tensioni, sommate alle preesistenti tensioni nazionali e allo spandersi del mito della "[[vittoria mutilata]]", furono fertile terreno per lo sviluppo, in regione, del movimento fascista.
 
Gli [[squadrismo|squadristi fascisti]] compirono varie azioni violente, spesso con il tacito appoggio delle autorità, che li sfruttarono per sedare i disordini: i fascisti si presentarono infatti come i tutori dell'italianità e del mantentimento dell'ordine nazionale e sociale della Venezia Giulia.
Il fascismo fu la soluzione da parte di chi temeva la crescita del movimento socialista e di chi voleva risolvere drasticamente il "problema slavo".
[[Immagine:L'incendio dell'Hotel Balkan.jpeg|thumb|180px|L'Hotel Balkan sede del ''[[Narodni Dom]]'' dopo l'incendio ([[1920]])]]
Fra gli episodi violenti di cui si macchiò il cosiddetto "fascismo di frontiera", l'episodio più noto fu l'incendio del [[Narodni dom]] ("Casa nazionale slovena") di [[Trieste]] compiuto da [[squadrismo|squadristi]] nel corso di una manifestazione antijugoslava<ref>Attilio Tamaro, ''Venti anni di storia'', Editrice Tiber, Roma, 1953, pp. 79:"Mentre si svolgeva l'imponente comizio e Francesco Giunta, segretario del fascio, parlava, uno slavo uccise un fascista, che s'era intromesso per salvare un ufficiale da quello aggredito</ref>. Tale incidente assunse a posteriori un forte significato simbolico, venendo ricordato come l'inizio dell'oppressione italiana contro gli slavi.
 
Violenze per molti versi simili furono compiute anche contro le minoranze (incluse quelle italiane) rimaste sotto l'amministrazione jugoslava (Si veda, ad es., [[Incidenti di Spalato]], [[Domenica di sangue di Marburgo]]).
 
===L'italianizzazione fascista===
{{vedi anche|Italianizzazione (fascismo)}}
{{quote|Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il [[Passo del Brennero|Brennero]], il [[Monte Nevoso (Slovenia)|Nevoso]] e le [[Alpi Dinariche|Dinariche]]: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani|[[Benito Mussolini]], discorso tenuto a [[Pola]] il 24 settembre 1920<ref>[http://books.google.it/books?id=VjowAAAAIAAJ&dq=Di+fronte+ad+una+razza+inferiore+e+barbara+come+la+slava&as_brr=0&as_pt=ALLTYPES&source=gbs_book_other_versions_r&cad=2_0&pgis=1 Storia d'Italia nel periodo fascista] Di Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira; Pubblicato da G. Einaudi, 1956</ref>}}
La situazione degli slavi si deteriorò con l'avvento al potere del [[fascismo]], nel [[1922]]. Fu gradualmente introdotta in tutta Italia una politica di [[assimilazione forzata|assimilazione]] delle minoranze etniche e nazionali, che comportò l'[[italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] di nomi e toponimi, la [[riforma Gentile|chiusura delle scuole slovene e croate]], il divieto dell'uso della lingua straniera in pubblico, ecc.
Simili politiche di [[assimilazione forzata]] erano all'epoca assai comuni, ed erano applicate, fra gli altri, anche da paesi democratici (come [[Francesizzazione dei toponimi dei comuni del Nizzardo|Francia]]<ref>Fabio Ratto Trabucco, [http://www.direonline.it/servlets/resources?contentId=165072&resourceName=allegato&border=false Il regime linguistico e la tutela delle minoranze in Francia], su "Il politico (Rivista italiana di scienze politiche)", Anno 2005, Volume 70)</ref> e [[Regno Unito]]). Da notare che furono adottate dalla stessa Jugoslavia<ref>''Sull'assimilazione della minoranza tedesca in Slovenia si veda'': Harald Heppner (Hrsg.): Slowenen und Deutsche im gemeinsamen Raum: neue Forschungen zu einem komplexen Thema; Tagung der Südostdeutschen Historischen Kommission (Maribor), September 2001; Oldenbourg, München 2002.[http://books.google.it/books?id=xrlrIhUj_jwC&pg=PA126&dq=F%C3%BCr+echte+Deutsche+gibt+es+bei+uns+gen%C3%BCgend+Recht.+Die+Slowenen+und+ihre+deutsche+Minderheit+1918-1941&hl=it&ei=EER-TIePF8OOjAfg-_TyCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCgQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false]</ref><ref>[http://www.gottschee.de/ ''Sito sui tedeschi del Gottschee (Slovenia)''.]</ref><ref>''Sulle politiche di assimilazione cui furono soggetti gli ungheresi della Vojvodina, si veda, ad esempio'': Károly Szilágyi, Good Neighbors or Bad Neighbors? Hungarians and Serbs during the centuries, Budapest 1999.[http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CBgQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.hungarian-history.hu%2Flib%2Fszilagyi%2Fszerb.doc&rct=j&q=K%C3%A1roly%20Szil%C3%A1gyi%2C%20Good%20Neighbors%20or%20Bad%20Neighbors%3F%20Hungarians%20and%20Serbs%20during%20the%20centuries%2C%20Budapest%201999.&ei=DHGHTLDZOY26OOj_uZoP&usg=AFQjCNFPw4tX1EPPxwDqR5AF3CuPkXHV7g&sig2=vxGPUGfOlZxhc2TvPrYWaQ&cad=rja]</ref>. Tuttavia la politica di "bonifica etnica" avviata dal fascismo è stata considerata particolarmente pesante, anche perché l'intolleranza nazionale, talora venata di vero e proprio razzismo, si accompagnava alle misure totalitarie del regime<ref>[http://www.kozina.com/premik/porita3.htm Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena; Periodo 1918 - 1941]. Consultato il 1 settembre 2010</ref>.
 
L'azione del governo fascista annullò l'autonomia culturale e linguistica di cui le popolazioni slave avevano ampiamente goduto durante la dominazione asburgica e esasperò i sentimenti di inimicizia nei confronti dell'Italia.
 
Le società segrete irredentiste slave, preesistenti allo scoppio della [[Grande Guerra]], si fusero in gruppi più grandi, a carattere nazionalista e comunista, come la [[Borba (quotidiano)|Borba]] e il [[TIGR]], che si resero responsabili di numerosi attacchi a militari, civili e infrastrutture italiane. [[Basovizza#Il_monumento_ai_.22martiri_di_Basovizza.22|Alcuni elementi]] di queste società segrete furono catturati dalla polizia italiana e condannati a morte dal tribunale speciale per terrorismo dinamitardo.
 
=== L'invasione della Jugoslavia ===
{{vedi anche|Operazione 25}}
[[Immagine:Axis_occupation_of_Yugoslavia_1941-43.png|thumb|right|250px|La spartizione della Jugoslavia.]]
 
Nell'aprile del 1941 l'Italia partecipò all'[[invasione della Jugoslavia|attacco dell'Asse contro la Jugoslavia]], la quale, dopo la resa dell'esercito, avvenuta il giorno 17<ref>L'atto di resa fu firmato a Belgrado alla presenza del Ministro degli esteri Aleksandar Cincar-Marković e del generale Janković in rappresentanza della Jugoslavia, del generale Maximilian von Weichs per la Germania e del colonnello Bonfatti per l'Italia. V. Salmaggi e Pallavisini, La seconda guerra mondiale, Mondadori, 1989, pag. 119.</ref>, e l'inizio della politica di occupazione, fu smembrata e parte dei suoi territori furono annessi agli stati invasori.
 
A seguito del [[Trattato di Roma (1941)|trattato di Roma]] l'Italia annesse parte della Slovenia, la [[Governatorato di Dalmazia|Dalmazia settentrionale e le Bocche di Cattaro]], divenendo militarmente responsabile della zona che comprendeva la fascia costiera, ed il relativo entroterra, della ex-Jugoslavia.
 
In Slovenia fu costituita la [[provincia di Lubiana]], dove, a fini politici ed in contrapposizione con i tedeschi, si progettò, senza successo, di instaurare un'amministrazione rispettosa delle peculiarità locali<ref>Regio decreto-legge del 3 maggio 1941, n. 291 (istituzione della Provincia di Lubiana: "ART. 2- Con decreti reali (...) saranno stabiliti gli ordinamenti della provincia di Lubiana, la quale, avendo una popolazione compattamente slovena, avrà un ordinamento autonomo con riguardo alle caratteristiche etniche della popolazione, alla posizione geografica del territorio e alle speciali esigenze locali"</ref>.
In Dalmazia fu invece instaurata una politica di italianizzazione forzata.
 
La Croazia fu dichiarata indipendente col nome di [[Stato Indipendente di Croazia]], il cui governo fu affidato al partito ultranazionalista degli [[ustascia]], con a capo [[Ante Pavelić]].
 
=== Il fronte Jugoslavo ===
{{vedi anche|Provincia di Lubiana|Governatorato di Dalmazia|Resistenza jugoslava}}
La resa dell'esercito jugoslavo non fermò i combattimenti ed in tutto il paese crebbe un'intensa attività di [[Resistenza jugoslava|resistenza]] che proseguì fino al termine della guerra e che vide da un lato la contrapposizione tra eserciti invasori e collaborazionisti e dall'altro la lotta fra le diverse fazioni etniche e politiche. Durante tutta la durata del conflitto vennero perpetrate da tutte le parti in causa numerosi [[crimini di guerra]]<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/diari/pagliani.htm|titolo=Diari di guerra: Il diario di Renzo Pagliani, bersagliere nel battaglione "Zara"|autore= |editore=digilander.libero.it|data=|accesso=10 novembre 2009}}</ref>.
 
Nello [[Stato Indipendente di Croazia]], il regime [[ustascia]] scatenò una feroce pulizia etnica nei confronti dei [[serbi]], nonché di [[zingari]] ed [[ebrei]], simboleggiata dall'istituzione del [[campo di concentramento di Jasenovac]], e contro il regime e gli occupanti presero le armi i partigiani di [[Josip Broz Tito|Tito]], plurietnici e comunisti, ed i [[cetnici]], monarchici ed a prevalenza serba.<ref>{{cita web|url=http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/dalmazia/2i.html|titolo=L'Italia in guerra e il Governatorato di Dalmazia|autore= |editore=Centro Di Documentazione Della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata|data=2007|accesso=10 novembre 2009}}</ref>, i quali perpetrarono a loro volta crimini contro la popolazione civile croata che appoggiava il regime ustascia e si combatterono reciprocamente.
 
Nella [[Provincia di Lubiana]] fallì il tentativo di instaurare un regime di occupazione morbido: la repressione italiana fu dura ed in molti casi furono commessi [[Crimini_di_guerra_italiani#L.27occupazione_del_Regno_di_Jugoslavia|crimini di guerra]]; furono istituiti campi di concentramento come quelli di [[campo di concentramento di Arbe|Arbe]] e di [[Gonars]] ed anche nella Dalmazia, italiana e croata, si innescò dalla fine del 1941 una crudele guerra civile, che raggiunse livelli di massacro dopo l'estate [[1942]].
[[File:Rab Concentration camp.jpg|thumb|right|Vista del [[campo di concentramento di Arbe]]]]
A causa dell'annessione della Dalmazia costiera al [[Regno d'Italia]], cominciarono inoltre a crescere le tensioni tra il regime [[ustascia]] e le forze d'occupazione italiane; venne perciò a formarsi, a partire dal 1942, un'alleanza tattica tra le forze italiane ed i vari gruppi cetnici: gli italiani incorporarono i cetnici nella [[Milizia volontaria anticomunista]] (MVAC) per combattere la resistenza titoista, {{cn|provocando fortissime tensioni con il regime ustascia}}.
 
== Gli eccidi ==
===1943: armistizio e prime esecuzioni===
[[File:Norma Cossetto 1943.jpg|thumb|210px|Norma Cosseto]]
L'[[8 settembre]] [[1943]] con l'[[armistizio di Cassibile|armistizio]] tra Italia e [[Alleati]], si verifica il collasso del [[Regio Esercito]].
 
Fin dal 9 settembre le truppe tedesche assunsero il controllo di Trieste e successivamente di Pola e di Fiume, lasciando momentanemente sguarnito il resto della Venezia Giulia. I partigiani occuparono quindi buona parte della regione, mantenendo le proprie posizioni per circa un mese. Il 13 settembre 1943, a [[Pisino]] venne proclamata unilateralmente l'annessione dell'Istria alla Croazia, da parte del ''Consiglio di liberazione popolare per l'Istria''.<ref name=Fogar-PI-2005>Galliano Fogar. ''Le foibe: Istria, settembre-ottobre 1943'', «Patria indipendente», 27 febbraio 2005.</ref> Il 29 settembre 1943 venne istituito il Comitato esecutivo provvisorio di liberazione dell'Istria.
 
Improvvisati tribunali, che rispondevano ai partigiani dei Comitati popolari di liberazione emisero centinaia di condanne a morte. Le vittime furono non solo rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, oppositori politici, ma anche semplici personaggi in vista della comunità italiana e potenziali nemici del futuro Stato comunista jugoslavo che s'intendeva creare.<ref>Cfr. G. La Perna, ''Pola-Istria-Fiume 1943-1945'', Mursia</ref>
A Rovigno il Comitato rivoluzionario compilò una lista contenente i nomi dei fascisti, nella quale tuttavia apparivano anche persone estranee al partito e che non ricoprivano cariche nello stato italiano. Vennero tutti arrestati e condotti a [[Pisino]]. In tale località furono condannati e giustiziati assieme ad altre persone di etnia italiana e croata.
La maggioranza dei condannati fu scaraventata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita.<ref>M. Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Il Mulino, 2007, p. 244</ref>
 
Secondo le stime più attendibili, le vittime del periodo settembre-ottobre 1943 nella Venezia Giulia, si aggirano sulle 600-800 persone.
Alcune delle uccisioni sono rimaste impresse nella memoria comune dei cittadini per la loro efferatezza: tra queste sono [[Norma Cossetto]], don [[Angelo Tarticchio]], le tre [[Foiba_di_Terli#Le_sorelle_Radecchi|sorelle Radecchi]]. Norma Cossetto ha ricevuto il riconoscimento della medaglia d'oro al valor civile.
 
=== L'armistizio in Dalmazia ===
[[Immagine:TicinaZara.png|thumb|left|200px|Copertina del [[la Domenica del Corriere]] del gennaio 1944, che illustra l'annegamento del farmacista Pietro Ticina e della famiglia, nei pressi di Zara.]]
Il [[10 settembre]], mentre Zara veniva presidiata dai tedeschi, a [[Spalato]] ed in altri centri dalmati entravano i partigiani. Vi rimasero sino al [[26 settembre]], sostenendo una battaglia difensiva per impedire la presa della città da parte dei tedeschi. Mentre si svolgevano quei 16 giorni di lotta, fra Spalato e [[Traù]] i partigiani soppressero 134 italiani, compresi agenti di pubblica sicurezza, [[carabinieri]], guardie carcerarie ed alcuni civili.
 
La [[Dalmazia]] fu occupata militarmente dai tedeschi, dalla [[7. SS-Gebirgsdivision "Prinz Eugen"]].
La 77ª divisione fanteria italiana ''Bergamo'', di stanza a [[Spalato]] e precedentemente impegnata per anni proprio nella lotta antipartigiana, in quel frangente appoggiò in massima parte i partigiani e combatté in condizioni psicologiche e materiali difficilissime contro le truppe germaniche, fra le quali la sopra citata divisione [[7. SS-Gebirgs-Division Prinz Eugen|Prinz Eugen]], nonostante l'atteggiamento aggressivo e poco collaborativo dei partigiani titini. Dopo la capitolazione ordinata dal comandante, generale Becuzzi, molti ufficiali italiani furono passati per le armi, in quello che è noto come il [[massacro di Trilj]].
La Dalmazia fu annessa allo Stato Indipendente di Croazia. Tuttavia Zara, restò - seppur sotto il controllo tedesco - sotto la sovranità della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]], fino alla occupazione jugoslava dell'ottobre 1944.
 
=== L'occupazione tedesca della Venezia Giulia ===
{{vedi anche|Operazione Nubifragio}}
A seguito dell'[[armistizio di Cassibile]] i tedeschi lanciarono l'[[Operazione Nubifragio]], con l'obbiettivo di assumere il controllo della [[Venezia Giulia]], della [[provincia di Lubiana]] e dell'[[Istria]].
 
L'offensiva ebbe inizio nella notte del [[2 ottobre]] [[1943]] e portò all'annientamento della [[Resistenza Italiana|resistenza]] opposta da parte di nuclei [[partigiano|partigiani]], che furono decimati, catturati, costretti alla fuga o dispersi. I partigiani cercarono di ostacolare i tedeschi con imboscate, colpi di mano e agguati: questi reagirono colpendo la popolazione civile, anche di etnia italiana, con fucilazioni indiscriminate, violenze, incendi di villaggi e saccheggi. <br>
Uno dei momenti più significativi sul territorio italiano fu la [[battaglia di Gorizia (1943)|battaglia di Gorizia]] combattuta fra i giorni [[11 settembre|11]] e [[26 settembre]] 1943 tra l'esercito tedesco e la [[Brigata Proletaria]], un raggruppamento partigiano forte di circa 1500 uomini, costituito in massima parte da operai dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di [[Monfalcone]] rafforzato da un consistente gruppo di partigiani sloveni.
 
L'Operazione Nubifragio si concluse il 9 ottobre con la conquista di [[Rovigno]].
 
Dal [[1943]] al [[1945]] si susseguirono le repressioni [[Nazifascismo|nazifasciste]] che portarono la provincia di Gorizia ad essere la prima in Italia per numero di morti nei [[Lager|campi di sterminio nazisti]], mentre quarta fu [[Provincia di Fiume|Fiume]].<ref>I dati si riferiscono all'insieme dei detenuti politici ed ebrei. Cfr. Brunello Mantelli - Nicola Tranfaglia, ''Il libro dei deportati'', vol. 1, tomo 3, Mursia, Milano, 2010, p. 2533. ISBN 9788842542285</ref>
 
=== I ritrovamenti dell'autunno 1943 ===
[[Immagine:Foibe1.jpg|thumb|left|250px|Recupero di resti umani dalla foiba di Vines, località Faraguni, presso [[Albona]] d'Istria negli ultimi mesi del 1943]]
[[File:Foiba di Terli - Corpi estratti.jpg|thumb|300px|4 novembre 1943: accanto alla foiba di Terli vengono ricomposti i corpi di Albina Radecchi (A), Caterina Radecchi (B), Fosca Radecchi (C) e Amalia Ardossi (D)]]
Con l'espulsione dei partigiani divenne possibile eseguire varie ispezioni nelle foibe, dove furono rinvenuti i resti di centinaia di persone. Il compito di ispezionare le foibe fu affidato al maresciallo dei Vigili del Fuoco [[Arnaldo Harzarich]] di Pola, che condusse le indagini da ottobre a dicembre del 1943 in Istria.
 
La propaganda fascista diede ampio risalto a questi ritrovamenti, che suscitarono una forte impressione. Fu allora che il termine "foibe" cominciò ad essere associato agli eccidi, fino a diventarne sinonimo (anche quando compiuti in maniera diversa). Paradossalmente, l'enfasi data ai ritrovamenti da parte della Repubblica di Salò alimentò da un lato il clima di terrore che favorì il successivo esodo, dall'altro lato la reazione negazionista con cui le sinistre respinsero per molto tempo la fondatezza di un crimine denunciato per la prima volta dal nemico fascista.
 
===Dalmazia 1944===
[[Immagine:Zara - Molo di Riva Nuova2.jpg|thumb|right|300px|Veduta di [[Zara]] [[bombardamenti di Zara|distrutta dai bombardamenti]] (Molo di Riva Nuova)]]
Ulteriori eccidi si ebbero nel corso dell'occupazione delle città dalmate dove risiedevano comunità italiane.
 
Terribile fu la sorte di [[Zara]], ridotta in rovine dai [[bombardamenti di Zara|bombardamenti]] alleati, che causarono la morte e la fuga della maggior parte dei suoi abitanti. La città fu infine occupata dagli Jugoslavi il 1º novembre 1944: si stima che il totale delle persone soppresse dai partigiani in pochi mesi sia di circa 180.<ref>Sul tema, ed in particolare sulla morte di Niccolò e Pietro Luxardo, si veda {{cita libro|nome=Nicolò |cognome=Luxardo De Franchi |titolo=Dietro gli scogli di Zara |città=Gorizia |editore=Libreria Editrice Goriziana |anno=1999 |id=ISBN 8886928246}}</ref>
 
Fra gli altri furono uccisi i fratelli Nicolò e Pietro [[Luxardo (azienda)|Luxardo]] (industriali, produttori del celebre liquore [[maraschino]]): secondo alcune testimonianze Nicolò fu annegato in mare<ref>{{cita web|url=http://xoomer.alice.it/histria/storiaecultura/testiedocumenti/articoligiornali/luxardo.htm |titolo=La Luxardo e la Romagna |editore=La Voce di Rimini |data=14-06-2004 |accesso=16-10-2009}}</ref>. Quella dell'annegamento in mare legati a macigni è una pratica di cui sono state date varie testimonianze<ref>{{cita web|url=http://xoomer.alice.it/histria/citta/zara/sestiere.htm |titolo= Zara, un sestiere veneziano |opera=L'esodo dei 350 mila giuliani, fiumani e dalmati |autore=Padre Flaminio Rocchi |accesso=16-09-2009}}</ref>, tanto da divenire nell'immaginario popolare la "tipica" modalità di esecuzione delle vittime zaratine, similmente alle foibe in [[Venezia Giulia]].
 
===Primavera 1945: l'occupazione della Venezia Giulia e la nuova ondata di eccidi===
{{vedi anche|Massacro di Ba%C4%8Dka}}
 
Nella primavera del [[1945]] la IV Armata jugoslava, puntò verso Fiume, l'Istria e Trieste. L'obiettivo era di [[Occupazione dell'Istria|occupare la Venezia Giulia]] prima dell'arrivo degli alleati, trascurando l'occupazione delle due capitali (Zagabria e Lubiana), che vennero lasciate in mano germanica, in quanto la loro successiva assegnazione alla Jugoslavia non era minimamente in discussione.
Il 20 aprile 1945 le formazioni partigiane raggiunsero i confini della [[Venezia Giulia]].
Tra il 30 aprile ed il 1º maggio le formazioni del [[Armata popolare di liberazione della Jugoslavia|IX Korpus sloveno]] occuparono l'Istria, Trieste e Gorizia.
 
Il nuovo regime si mosse in due direzioni.
Le autorità militari avevano il mandato di ristabilire la legittimità della nuova situazione creatasi con operazioni militari di occupazione.
L'OZNA, la polizia segreta jugoslava, invece, operava nella più totale autonomia.
Il compito della stessa era quello di arrestare i componenti del CLN e delle altre organizzazioni antifasciste italiane nonché tutti coloro che avrebbero potuto opporsi alla futura annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, rivendicando l'appartenenza della stessa all'Italia.
 
A partire dal maggio del 1945, quindi, massacri si verificarono in tutta la Venezia Giulia ([[Trieste]], [[Gorizia]], Istria e Fiume). A Gorizia e Trieste (occupate dal [[1º maggio]]), i massacri cessarono con l'arrivo degli alleati il [[12 giugno]]: si riscontrò l'uccisione di diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe.
 
===Gli eccidi a Trieste ed in Istria===
{{vedi anche|Trieste#L'occupazione jugoslava}}
I baratri venivano usati per l'occultamento di cadaveri con tre scopi: eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano (o avrebbero potuto opporsi) alle politiche del [[Partito Comunista Jugoslavo]] di [[Josip Broz Tito|Tito]].
 
Gli scritti dell'allora sindaco di Trieste, [[Gianni Bartoli]], nonché alcuni documenti inglesi riportano che ''molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali'' riferendosi alla sola città di Trieste e alle zone limitrofe, non includendo dunque il resto della Giulia, dell'Istria (dove si è registrata la maggioranza dei casi) e della Dalmazia. In possesso di queste informazioni il [[Governo De Gasperi I|Governo De Gasperi]] nel maggio 1945 chiese ragione a Tito di 2.500 morti e 7.500 scomparsi nella [[Venezia Giulia]]. Tito confermò l'esistenza delle foibe come occultamento di cadaveri e i governi jugoslavi successivi mai smentirono.
[[Immagine:Don Francesco Bonifacio.jpg|thumb|right|2O0px|[[Beato]] [[Francesco Bonifacio]]]]
 
Di nuovo si verificarono uccisioni efferate, come quella dei democristiani [[Carlo Dell'Antonio]] e [[Romano Meneghello]] e di [[don Francesco Bonifacio]], torturato e quindi assassinato (il suo corpo non è mai stato ritrovato); ritenuto martire "in odium fidei" dalla Chiesa, è stato [[beatificazione|beatificato]] nel 2008.
 
Tra altri politici di riferimento del [[CLN]], si segnalano i casi di [[Augusto Bergera]] e [[Luigi Podestà]] - che restano due anni in campo di concentramento jugoslavo - e quelli del socialista [[Carlo Schiffrer]] e dell'azionista [[Michele Miani]], che miracolosamente riescono ad aver salva la vita<ref>Paolo Mieli, ''Trieste, la guerra di Tito contro gli antifascisti'' - Corriere della Sera (6 aprile 2010) pagina 036/037.</ref>.
 
=== Gorizia e provincia ===
{{vedi anche|Deportazioni di Gorizia}}
Con l'arrivo dell'Armata Popolare Jugoslava anche a [[Gorizia]] iniziarono le repressioni che toccarono l'apice fra il 2 e il 20 maggio. Migliaia furono gli arresti e gli scomparsi non solo tra gli italiani, ma anche tra gli sloveni che si opponevano al regime comunista di [[Josip Broz Tito|Tito]].
 
Fra le vittime si ricordano alcuni esponenti politici locali di riferimento del [[CLN]]: [[Licurgo Olivi]] del [[Partito Socialista Italiano]] e [[Augusto Sverzutti]] del [[Partito d'Azione]], che non si sa ancora quando fu ucciso e se il suo cadavere fu infoibato<ref>[http://www.alessandromaran.it/fuori_aula/giornali/15-06-03.pdf Articolo de [[Il Piccolo]]]</ref>.
 
Le autorità [[Slovenia|slovene]] a marzo del 2006 hanno consegnato al sindaco di [[Gorizia]] un elenco di 1.048 deportati dalla provincia di Gorizia, dei quali circa 900 non hanno fatto più ritorno. Secondo il presidente dell'Unione degli Istriani, [[Massimiliano Lacota]], questa lista sarebbe ancora grandemente incompleta.<ref>[[La Repubblica]], 09 marzo 2006 [http://www.micciacorta.it/articolo.php?id_news=189 Quei 1048 nomi riemersi dalle foibe] di [[Paolo Rumiz]];[http://digilander.libero.it/lefoibe/deportati.htm I 1.048 deportati da Gorizia] (raccolta di articoli sui deportati goriziani), Altri articoli sul tema:[http://leganazionale.splinder.com/post/7490430/L%E2%80%99Unione+degli+Istriani+inte][http://piccolecronache.blogspot.com/2006/03/lista-dei-deportati-dallesercito.html][http://www.leganazionale.it/attualita/elencogoriziastampa2.htm]</ref>
 
=== Fiume ===
{{F|storia|dicembre 2011}}
[[Immagine:Spomen ploca Fiumani in Italia 240608.jpg|thumb|left|300px|Lapide votiva nel cimitero di [[Cossala]], a [[Fiume (Croazia)|Fiume]].]]
[[Fiume (Croazia)|Fiume]] fu occupata il 3 maggio dagli jugoslavi, che avviarono immediatemente un'intensa campagna di epurazione.
 
Particolarmente violenta fu la caccia ai superstiti del [[Partito Autonomista|Partito Autonomista Fiumano]], particolarmente forte in città, che era visto come un potenziale ostacolo all'annessione della città alla Jugoslavia. Il quotidiano comunista [[La Voce del Popolo (quotidiano di Fiume)|La Voce del Popolo]] scatenò una violentissima campagna di denuncia contro gli autonomisti, che vennero accomunati ai fascisti. I partigiani uccisero nelle prime ore di occupazione della città i vecchi capi del partito, dei quali una buona parte fu schiettamente antifascista. Fra questi [[Mario Blasich]] (infermo da anni, venne strangolato nel suo letto), [[Giuseppe Sincich]] (prelevato dalla sua casa e abbattuto a raffiche di mitra), [[Mario Skull]] (ucciso a colpi di pistola), [[Giovanni Baucer]], [[Mario De Hajnal]] e [[Giovanni Rubinich]] che fu fondatore del [[Movimento Autonomista Liburnico]].
 
Toccante fu la storia dell'ebreo [[Angelo Adam]]. Già deportato a [[Campo di concentramento di Dachau|Dachau]] e miracolosamente salvatosi, al ritorno in città venne eletto nei comitati sindacali aziendali, che fra i mesi di luglio e dicembre 1945 videro impegnate le intere maestranze cittadine, su impulso del Partito Comunista Croato. Inaspettatamente, queste elezioni videro il trionfo delle componenti autonomiste, che ottennero oltre il 70% dei seggi. In procinto di partire per Milano per incontrare i componenti del [[CLNAI]], Angelo Adam venne arrestato, così come in immediata successione la moglie Ernesta Stefancich e il giorno dopo la figlia minorenne Zulema Adam, recatasi presso le autorità per chiedere informazioni sulla sorte dei genitori. Di nessuno dei tre si ebbero più notizie.
 
Tra i politici furono uccisi i senatori fiumani [[Icilio Bacci]] e [[Riccardo Gigante]] che non si erano macchiati di crimini. In anni recenti vicino alla località di [[Castua]] è stata individuata la fossa dove riposano i resti di Gigante, ma risulta difficile il loro recupero.
 
La persecuzione colpì anche gli esponenti dei CLN, secondo una linea ampiamente usata anche a Trieste e Gorizia. Numerosi furono nelle tre città gli arresti e le deportazioni di antifascisti, dei quali solo alcuni faranno ritorno dai campi di concentramento dopo lunghi periodi di detenzione. Ancora nel 1946 - assai dopo le esplosioni di "[[jacquerie]]" - risulteranno comminate condanne capitali contro reclusi accusati di aver fatto parte dei CLN.<ref>{{Cita|Pupo 1996||Pupo1996}}</ref>
 
Il numero di italiani sicuramente uccisi dall'entrata nella città di [[Fiume (Croazia)|Fiume]] delle truppe jugoslave (3 maggio 1945) fino al 31 dicembre 1947 è di 652, a cui va aggiunto un altro numero di vittime non esattamente identificabile per mancanza di riscontri certi.<ref>Società di Studi Fiumani-Roma, Hrvatski Institut za Povijest-Zagreb ''Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947)''[http://www.archivi.beniculturali.it/DGA-free/Sussidi/Sussidi_12.pdf], Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione Generale per gli Archivi, Roma 2002. ISBN 88-7125-239-X.</br>
Nello studio per ogni vittima individuata nominativamente, sono stati indicati tutti i dati personali conosciuti (nome, cognome, data di nascita, ultimo indirizzo conosciuto ecc.), la data e la causa di morte. Lo studio è ritenuto non esaustivo dagli stessi autori che affermano che lo stesso è da considerarsi «una buona base di partenza per quanti in futuro vorranno cimentarsi in questa difficile problematica», dato che «nessuna ricerca storica di carattere complesso come questa ha mai dato finora una risposta chiara e definitiva» (p. 149). Le tabelle riassuntive sono alla pag. 206.</ref>
 
== Cause ==
{{quote|....già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono "giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento" della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica". |Discorso del [[Presidente della Repubblica]] [[Giorgio Napolitano]] in occasione della celebrazione del "[[Giorno del ricordo]]". [[Roma]], 10 febbraio 2007<ref>Presidenza della Repubblica, Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione del "Giorno del ricorso" Quirinale, 10 febbraio 2007 [http://www.quirinale.it/Discorsi/Discorso.asp?id=32144]</ref>}}
[[Immagine:schema foiba.jpg|thumb|right|300px|Schema di una foiba tratto da una pubblicazione del 1946.]]
L'esatta qualificazione del fenomeno delle foibe è assai complessa. Dai fatti storici sopra esaminati emergono, comunque, una serie di cause remote, quali:
*la contrapposizione nazionale ed etnica fra [[sloveni]] e [[croati]] da una parte e italiani dall'altra, causata dall'imporsi del concetto di nazionalità e stato nazionale nell'area;
*gli opposti [[irredentismo|irredentismi]], per cui i territori mistilingui della [[Dalmazia]] e dell'allora [[Litorale austriaco]] dovevano appartenere, in esclusiva, all'uno o all'altro ambito nazionale, e quindi all'uno o all'altro stato;
*le conseguenze della [[prima guerra mondiale]], con una fortissima battaglia diplomatica per la definizione dei confini fra il [[Regno d'Italia]] e il neonato [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] e le conseguenti tensioni etniche, che portarono a disordini locali e compressioni delle rispettive minoranze fin dal primo dopoguerra;
*il [[ventennio fascista]], col tentativo di [[italianizzazione (fascismo)|assimilazione forzata]] delle popolazioni slave della Venezia Giulia;
*la [[seconda guerra mondiale]], che conobbe nel teatro jugoslavo-balcanico uno dei fronti più complessi e violenti<ref>{{cita web | url = http://www.italia-liberazione.it/ita/doc/pupo_06_2.pdf | autore= Raoul Pupo|titolo=Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo| accessp = 11 gennaio 2009}} «Quella combattuta sui campi di battaglia della Jugoslavia non è stata soltanto una guerra di liberazione, ma anche una terribile guerra civile, in cui – dalle prime stragi ustaša del 1941 in poi – determinazione e orrore hanno sostituito la pietà. Per i prigionieri slavi quindi non c'è scampo: quelli caduti nelle mani dei partigiani vengono fucilati, ma anche quelli che sono riusciti a consegnarsi agli alleati, non per questo hanno trovato la salvezza.»</ref> (si pensi solo al comportamento degli [[ustascia]] croati).
*il connubio fra una visione della guerra di liberazione jugoslava non solo "nazionale", ma anche "sociale", con la componente italiana percepita anche come "classe dominatrice".
*la natura totalitaria e repressiva del costituendo regime comunista jugoslavo.
 
Ciò premesso, il fenomeno delle foibe può essere considerato come un evento derivante da un movente politico, il cui duplice obiettivo era:<ref>Elio Apih, "Le foibe giuliane", Libreria Editrice Goriziana, 2010, ISBN 9788861020788; p.21 «Una delle argomentazioni più diffuse al riguardo (chiaramente giustificazionista, va notato subito, ma non certo infondata) è che le foibe sarebbero - a parte errori ed eccessi - ritorsione ai crimini di guerra commessi da militari e fascisti italiani nel corso della loro occupazione (...). Ad essi vengono connessi i crimini della politica fascista e nazionalista (...). La tesi è stata sostenuta fino ad anni recenti, e oggi (...), viene ancora menzionata (...), anche se è sempre più pacifica(...) la constatazione del movente politico dei fatti. Ciò però vale soprattutto per i fatti del 1945 e poco per quelli del 1943, tuttora spesso oscuri e non documentati, specie in Croazia.»; p.70,71: «"i fatti del maggio 1945 sono certo caratterizzati da 'furor popolare' come più volte si è detto. Ma esso è lo scenario, e il dramma che vi si svolse aveva sostanza politica. La presenza di volontà organizzata non è dubbia. Eliminazione fisica dell'oppositore e nemico (di forze armate giudicate collaborazioniste) e, insieme, intimidazione e, col giustizialismo sommario, coinvolgimento nella formazione violenta di un nuovo potere."»</ref>:
*l'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia: si volevano pertanto neutralizzare quelli (essenzialmente italiani) che si opponevano all'annessione di queste terre alla [[Jugoslavia]].
*l'avvento di un governo comunista in Jugoslavia: si volevano pertanto neutralizzare reali o potenziali oppositori del costituendo regime comunista.
 
Per quanto riguarda un supposto aspetto "vendicativo", essendo i fascisti e i loro fiancheggiatori in gran parte italiani (sia pure non in numero superiore rispetto ad altre regioni italiane), ed opponendosi essenzialmente gli italiani all'annessione alla Jugoslavia, soprattutto a livello locale fu frequente l'equazione italiano = fascista<ref>"La nostra è la cronaca di una storia negata annunciata: l'identificazione tout court con il nemico secondo la tragica equazione italiano uguale fascista...".[http://www.edit.hr/lavoce/2006/061113/politica.htm] Dal discorso del presidente della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana [[Maurizio Tremul]], alla presentazione del manuale “Istria nel tempo. Storia regionale dell'Istria con riferimenti alla città di Fiume”, Collana degli Atti N° 26 del CRS di Rovigno.</ref> Il conseguente (riuscito) tentativo di disarticolare in tutti i modi il precedente ordine sociale e religioso, fu interpretato dagli istriani di lingua italiana come un inusitato attacco alla propria etnia. Questo aspetto provocò, localmente, episodi di "[[jacquerie]]" (insurrezioni spontanee dei ceti popolari), in cui molti colsero anche l'opportunità di portare avanti vendette personali o compiere rapine eliminando i testimoni. Tale jacquerie si rivolse non solo verso i rappresentanti del regime fascista, ma anche verso gli italiani in quanto tali.<ref>http://www.controstoria.it/foibe.htm Cadono nella rete della ghepeù slava, come ora la chiamano, centinaia di cittadini del gruppo etnico italiano: gerarchi locali, podestà, segretari, ma anche messi comunali, guardie civiche, levatrici, ufficiali di posta, insegnanti, bidelli, proprietari terrieri, impiegati, sorveglianti, carabinieri e guardie forestali. Nella maggioranza dei casi, se a costoro possono essere mosse delle accuse queste derivano dall'appartenenza a una classe sociale che definiremmo borghese o di avere nutrito idee politiche diverse da quelle degli occupanti. Da notare che, in epoca fascista l'ottenimento di un posto di lavoro di qualunque livello nel pubblico impiego implicava l'iscrizione al PNF, almeno formalmente ed indipendentemente dal loro pensiero, i dipendenti pubblici potevano tutti essere classificati come "fascisti". Su tutti comunque pesava la grave colpa di essere italiani. (da "L'esodo - La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia", pag. 57-58)</ref>
{{cn|Gli episodi di jacquerie si verificarono prevalentemente nel corso degli eccidi del settembre-ottobre del 1943, avvenuti in un contesto in cui vennero a mancare i poteri costituiti}}.
 
Pertanto gli eccidi furono in massima parte, il risultato di una "violenza di stato"<ref>Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita4.htm "Periodo 1941-1945"], Capodistria, 2000</ref>, che fu uno strumento di repressione politica ed [[pulizia etnica|etnica]]<ref>{{cita web | url = http://www.kozina.com/premik/porita4.htm | titolo = Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena; Periodo 1941 - 1945 | data = consultato il 11 gennaio 2009}} «Influì anche negativamente l'eco degli eccidi di italiani dell'autunno del 1943 (le cosiddette "foibe istriane") nei territori istriani ove era attivo il movimento di liberazione croato, eccidi perpetrati non solo per motivi etnici e sociali, ma anche per colpire in primo luogo la locale classe dirigente, e che spinsero gran parte degli italiani della regione a temere per la loro sopravvivenza nazionale e per la loro stessa incolumità.»</ref>, in vista dell'annessione alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]] di tutta la [[Venezia Giulia]] (incluse [[Trieste]] e [[Gorizia]])<ref>Le rivendicazioni di Tito, tuttavia, includevano anche la maggior parte del Friuli, volendo portare il confine al Tagliamento.</ref> e per eliminare gli oppositori (reali o presunti) del costituendo regime comunista. In vista di questi due obiettivi era infatti necessario reprimere le classi dirigenti italiane (compresi antifascisti e resistenti), per eliminare ogni forma di resistenza organizzata.
Questo aspetto era particolarmente importante a [[Gorizia]] e [[Trieste]], della cui annessione gli Jugoslavi non erano (a ragione) certi. Tito, pertanto, fece il possibile per occupare le due città prima di ogni altra forza alleata, per assicurarsi una posizione di forza nelle trattative. Neutralizzati i vertici italiani, tentò di far credere che gli jugoslavi fossero la maggioranza assoluta della popolazione: la composizione etnica sarebbe, infatti, stata un fattore decisivo nelle conferenze che sarebbero seguite nel dopoguerra e, per questo motivo, la riduzione della popolazione italiana sarebbe stata essenziale.<ref>[http://www.leganazionale.it/storia/foibeterrorecomunista.htm Paolo Sardos Albertini (2002-05-08). "Terrore" comunista e le foibe - Il Piccolo]</ref>
 
Su questo dibattuto problema, gli storici italiani e sloveni (ma non quelli croati) hanno raggiunto conclusioni concordi, laddove affermano:
{{quote|Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazionismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani.|Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Relazioni italo-slovene 1880-1956, [http://www.kozina.com/premik/porita4.htm "Periodo 1941-1945"], Paragrafo 11, Capodistria, 2000}}
 
==Vittime==
===Tipologia delle vittime===
Tra i caduti figurano non solo personalità legate al [[Partito nazionale fascista]], ma anche ufficiali, funzionari e dipendenti pubblici, insegnanti, impiegati bancari, sacerdoti, parte dell'alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo, sia al fascismo, tra cui compaiono esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, autonomisti fiumani seguaci di [[Riccardo Zanella]], sloveni e croati anti-comunisti, collaboratori e nazionalisti radicali e semplici cittadini.
 
===Modalità delle esecuzioni===
Nelle foibe sono stati gettati cadaveri sia di militari che di civili.
In alcuni casi, com'è stato possibile documentare, furono infoibate persone non colpite o solo ferite<ref>{{cita web |url = http://www.foibadibasovizza.it/in-breve.htm | titolo = Cosa vuol dire "infoibare" | data = consultato il 11 gennaio 2009}} «In taluni casi le vittime furono allineate in fila lungo l'orlo della foiba, legati l'un con l'altro con filo di ferro: dopo essere stato ucciso con un colpo alla nuca il capofila precipitava trascinando il resto del gruppo.»</ref>.
 
Sebbene quest'ultima modalità di esecuzione fosse, come già detto, solo uno dei modi con cui vennero uccise le vittime dei partigiani di Tito<ref>Gaetano La Perna, ''Pola-Istria-Fiume 1943-1945'', Mursia, nonché ''La via dell'esilio'', supplemento a ''Storia illustrata'' n° 10, 1997</ref>, nella cultura popolare divenne il metodo di esecuzione per eccellenza ed un simbolo del massacro.
 
In realtà la maggior parte delle vittime, date per infoibate, sono state inviate nei campi di concentramento jugoslavi dove molte furono uccise o morirono di stenti o malattia.
 
===Quantificazione delle vittime===
Nel dopoguerra e nei decenni immediatamente successivi non furono mai effettuate stime scientifiche del numero delle vittime, che venivano usualmente indicate in 15.000<ref>{{cita libro | cognome= Pansa| nome= Giampaolo| coautori= | titolo= Il sangue dei vinti: quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile. sedicesima edizione. p.371| editore= Sperling & Kupfer| città= | anno= 2003| id= ISBN 9788820035662}}</ref> (e talvolta aumentate fino a 30.000).<ref>Il dato corretto fu poi raccolto grazie al Centro Studi Adriatici fissandole a 10.137. Vedi anche {{cita libro | cognome= Dicuonzo| nome= Giuseppe| coautori= | titolo= Nato in rifugio p. 56| editore= UNI Service| città= | anno= 2008| id= ISBN 9788861782396}}</ref> Studi rigorosi sono stati effettuati solo a partire dagli [[anni 1990|anni novanta]].
Una quantificazione precisa è impossibile a causa di una generale mancanza di documenti. Il governo jugoslavo (e successivamente quello croato) non ha inoltre mai accettato di partecipare a inchieste per determinare il numero di decessi. Alcuni commentatori ritengono inoltre che una parte della documentazione sia tuttora secretata negli archivi, in particolare dell'ex Partito comunista italiano<ref>Cfr. ''L'Esodo'' di Arrigo Petacco, Mondadori, 1999, p. 171 Nazareno Mollicone, "Foibe: la storia rivendica i suoi diritti" in ''Il Secolo d'Italia'' di giovedi 22 agosto 1996; {{cita web|http://archiviostorico.corriere.it/1996/agosto/24/Fassino_Foibe_apriamo_tutti_gli_co_0_9608246756.shtml|Fassino: Foibe, apriamo tutti gli archivi|13-10-2010}} dove l'esponente politico parla di tutti gli archivi di Stato e dei diversi movimenti politici italiani. La presenza di documentazione nei diversi archivi italiani è contestata dall'ANPI, che sostiene che gli archivi "siano stati scandagliati da tempo". {{cita web|http://www.storiaxxisecolo.it/dossier/Dossier1a8b.htm|Dossier: Foibe: una pagina di storia nazionale|13-10-2010}} di Giannantonio Paladini</ref>. Gli studi effettuati recentemente valutano il numero totale delle vittime (comprensive quindi di quelle morte durante la prigionia o la deportazione) come compreso tra poco meno di 5.000 e 11.000.<ref>Lo storico [[Mario Pacor]] afferma che nelle foibe istriane finirono dopo l'armistizio 400-500 persone, nonché 4.000 italiani furono deportati, dei quali molti furono uccisi dopo procedimenti sommari quindi forse infoibati successivamente. Questi dati fanno riferimento ai documenti dei vigili del fuoco di [[Pola]]. La Commissione storica italo-slovena, instaurata dai ministeri degli esteri dei due rispettivi paesi e composta sia da storici sloveni che italiani, ha esaminato i rapporti tra i due Paesi tra il [[1880]] e il [[1956]]. Il rapporto non approfondisce l'argomento delle foibe, ma indica il numero delle sole esecuzioni sommarie in "centinaia". Questo rapporto non tratta però delle foibe in territorio croato. Lo storico [[Raoul Pupo]] indica in circa 5.000 il numero dei morti.</ref><ref>{{cita libro|autore=Guido Rumici|titolo=Infoibati (1943-1945). I Nomi, I Luoghi, I Testimoni, I Documenti|editore=Mursia|anno=2002|id=ISBN 9788842529996}}: «Lo storico [[Guido Rumici]] stima invece il numero delle vittime in minimo 6.000, cifra che salirebbe però ad oltre 11.000 se si considerano anche tutti coloro che sono scomparsi nei campi di concentramento jugoslavi.»</ref> Di questi solo alcune centinaia furono gli "infoibati" veri e propri, ma nell'uso comune anche gli uccisi in altre circostanze legate all'avanzata delle forze jugoslave lungo il confine orientale italiano vengono comunque considerati vittime o martiri "delle foibe".
 
===Testimonianze===
[[File:1943 foibe recupero salme.jpg|thumb|250px|Autunno 1943: recupero di una salma, gli uomini indossano maschere antigas per i miasmi dell'aria attorno alla foiba]]
Furono poche le persone che riuscirono a salvarsi risalendo dalle foibe comunque tra questi [[Graziano Udovisi]], Giovanni Radeticchio e Vittorio Corsi hanno raccontato la loro tragica esperienza a storici e/o emittenti televisive.<ref>Guido Rumici riporta le testimonianze dei tre citati alle pagine 250 e 251 nel suo libro ''Infoibati''</ref>
{{quote|dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell'alba, sentii uno dei nostri aguzzini dire agli altri "facciamo presto, perché si parte subito". Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un masso di almeno 20 k. Fummo sospinti verso l'orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, c'impose di seguirne l'esempio. Poiché non mi muovevo, mi sparò contro. Ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando mi gettai nella foiba, il masso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 m. e una profondità di 15 sino la superficie dell'acqua che stagnava sul fondo. Cadendo non toccai fondo e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole "un'altra volta li butteremo di qua, è più comodo", pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott'acqua schiacciandomi con la pressione dell'aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo.|dichiarazione di Radeticchio<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 98, sezione ''Un superstite''}}</ref>}}
Questa testimonianza della primavera del 1945 fu pubblicata il [[26 gennaio]] [[1946]] sul periodico della [[Democrazia Cristiana]] triestina ''La Prora'', e poi riportata integralmente e anonimamente nell'opuscolo ''Foibe, la tragedia dell'Istria'', edito dal [[CLN]] dell'Istria <ref>CLN Istriano,''Foibe, la tragedia dell'Istria'', 28 pp, data di stampa e tipografia non indicata</ref>. A partire dall'inserimento della testimonianza in un libro di [[Giuseppe Bedeschi]] nel 1987<ref>Giuseppe Bedeschi, ''Fronte italiano: c'ero anch'io'', Mursia, Milano 1987. In quel caso, la testimonianza venne firmata unicamente con le iniziali G.U.</ref>, questa è stata poi varie volte ripresa dalla pubblicistica<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|}}</ref>.
 
Anche le testimonianze degli scampati dalle foibe hanno causato delle polemiche politico-storiografiche: Pol Vice (pseudonimo di Paolo Consolaro) - un saggista di ispirazione marxista<ref>{{Cita web|titolo=L'ideologia del mercato caritatevole|opera=Sottolebandieredelmarxismo|data= 9 settembre 2009|url=http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_politica/2009_09_pol-vice_l-ideologia-del-mercato-caritatevole.htm|accesso=12 dicembre 2011}}.</ref> ed esponente di [[Rifondazione Comunista]]<ref>[http://www.comune.vicenza.it/file/52053-collegi.pdf Comune di Vicenza - Servizio Elettorale, ''Elezioni provinciali 1997'', il candidato di Rifondazione Comunista Paolo Consolaro prende 577 voti.]</ref> - ha sottoposto i testi ad una serrata critica, giungendo ad affermare che siamo in presenza di falsi testimoni<ref>Pol Vice, ''Scampati o no. I racconti di chi "uscì vivo" dalla foiba'', Edizioni Kappa Vu, Udine 2005. Il libro è stato scritto in collaborazione con [[Claudia Cernigoi]].</ref>. Il libro di Pol Vice è stato presentato dall'editore - Alessandra Kersevan - come parte di un progetto più ampio comprendente anche dei similari testi di forte critica di Claudia Cernigoi<ref>C.Cernigoi, ''Operazione foibe fra storia e mito'', KappaVu, Udine 2005.</ref>, e Daniela Antoni<ref>D.Antoni (cur.), ''Foibe. Revisionismo di stato e amnesie della repubblica'', KappaVu, Udine 2008. Il libro riporta gli atti del convegno "Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico", organizzato dalle associazioni "L’altra Lombardia - Su la testa" di Milano, "Društvo Promemoria per la difesa dei valori dell’antifascismo e dell’antinazismo/zavarovanje vrednot protifašizma in protinacizma" di Trieste, "Centro popolare La Fucina" di Sesto San Giovanni, "Collettivo Comunista Antonio Gramsci" di Trento; "Comitati contro la guerra" di Milano; "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia", "Lotta e Unità per l'organizzazione proletaria" e "Resistenza storica" di Udine e tenutosi presso la Biblioteca Comunale di Sesto San Giovanni (MI) il 9 febbraio 2008. Le relazioni vennero tenute da Matteo Dominioni, Alessandra Kersevan, Luka Bogdanić, Sandi Volk, Claudia Cernigoi e Paolo Consolaro (Pol Vice).</ref>. La Kersevan - varie volte presentata dalla stampa come "negazionista"<ref>A titolo d'esempio si veda [http://www.ilgiornale.it/interni/e_la_spezia_parla_prof_negazionista/07-02-2007/articolo-id=155010-page=0-comments=1 Maria Vittoria Cascino, ''E a La Spezia parla la prof «negazionista»'', in ''Il Giornale'', 7 febbraio 2007.]</ref> -ritiene che sulle foibe stia «funzionando una propaganda forsennata (...) che ha come scopo preciso quello della rivalutazione del fascismo»: «un vero e proprio progetto mediatico di falsificazione della storia (...) costruito ed imposto all’opinione pubblica (...) dall'immediato dopoguerra ad oggi da forze politiche sociali ed economiche tuttora dominanti nel nostro Paese»<ref>Pol Vice, ''op. cit.'', presentazione dell'editore, senza numero di pagina.</ref>, anche grazie a «storici compiacenti» come Pupo e Spazzali, con la Democrazia Cristiana in testa nell'appoggio politico ai «neo irredentisti ex fascisti»<ref>Pol Vice, ''op. cit.'', p. 3.</ref>.
 
=== Vittime di nazionalità slovena e croata ===
{{F|storia|dicembre 2011}}
In paralleli eccidi furono coinvolti cittadini italiani (o ex italiani) di nazionalità slovena e croata. Tali uccisioni ebbero una matrice esclusivamente politica, rimanendo esclusa quella etnica, intendendo il costituendo regime comunista eliminare le forme di opposizione. Questi eccidi, quindi, nel dibattito italiano non sono di solito considerati parte degli eccidi delle foibe<ref>Raoul Pupo, op. cit.</ref>, termine che si riferisce alle sole vittime di nazionalità italiana.
 
Tra gli sloveni uccisi vanno ricordati: [[Ivo Bric]] di Montespino (Dornberk), antifascista [[cattolico]] ucciso con la famiglia il 2 luglio [[1943]], [[Vera Lesten]] di [[Merna-Castagnevizza|Merna]], poetessa e antifascista cattolica, uccisa nel novembre del [[1943]], la famiglia Brecelj di [[Aidussina]] (il padre Anton, le figlie Marica e Angela e il figlio Martin) uccisa nel luglio del [[1944]]. Tra i sacerdoti uccisi (e spesso infoibati) dai comunisti vanno ricordati: don [[Alojzij Obit]] del [[Brda|Collio]] (scomparso nel gennaio [[1944]]), don [[Lado Piščanc]] e don [[Ludvik Sluga]] di [[Circhina]] (uccisi con altri 13 parrocchiani sloveni nel febbraio del [[1944]]), don [[Anton Pisk]] di [[Tolmino]] (scomparso e probabilmente infoibato nell'ottobre 1944), don [[Filip Terčelj]] di [[Aidussina]], sequestrato dalla polizia segreta il 7 gennaio [[1946]] e successivamente scomparso, e don [[Izidor Zavadlav]] di [[San Pietro-Vertoiba|Vertoiba]], arrestato e fucilato il 15 settembre [[1946]]. Un caso a parte rappresenta la sorte di [[Andrej Uršič]] di [[Caporetto]], giornalista antifascista e anticomunista sloveno, ex membro del [[TIGR]] e co-fondatore dell'[[Slovenska Skupnost|Unione Democratica Slovena in Italia]], sequestrato dalla polizia segreta jugoslava nel 31 agosto del [[1947]], sottoposto a sevizie, probabilmente ucciso nell'autunno del [[1948]], e il suo cadavere gettato in una delle foibe della [[Selva di Tarnova]].
 
== La memoria delle foibe fra oblio, strumentalizzazioni e ricerca storica ==
=== L'oblio del dopoguerra ===
{{quote|... va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe (...) e va ricordata (...) la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio".
Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali.|Discorso del [[Presidente della Repubblica]] [[Giorgio Napolitano]] in occasione della celebrazione del "Giorno del ricordo". [[Roma]], 10 febbraio 2007}}
La vicenda nel dopoguerra è stata a lungo trascurata per i convergenti interessi di governo e opposizione.<ref>[http://www.romacivica.net/anpiroma/DOSSIER/Dossier1a8b.htm Articolo su un sito dell'A.N.P.I.]</ref>
 
Secondo lo storico [[Gianni Oliva]] il silenzio fu causato da tre motivi: prima di tutto vi fu un silenzio internazionale, provocato
dalla [[Josip_Broz_Tito#La_rottura_con_Stalin|rottura tra Tito e Stalin]] avvenuta nel 1948, che spinse tutto il blocco occidentale a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia, in funzione antisovietica (si era agli inizi della guerra fredda). Vi furono anche cause politiche<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/09/differenza_fra_giustizia_vendetta_co_0_9604093964.shtml La differenza fra giustizia e vendetta]</ref> dal momento che il PCI non aveva interesse a evidenziare le proprie contraddizioni sulla vicenda e le proprie subordinazioni alla volontà del [[Comintern|comunismo internazionale]]. Vi fu infine un silenzio da parte dello Stato Italiano che voleva sorpassare tutto il capitolo della sconfitta nella seconda guerra mondiale.
 
Oltre a questo non si voleva inoltre riaprire il problema dei molti militari che commisero in Jugoslavia reati di guerra per i quali non furono mai perseguiti, nonostante le iniziali richieste del governo jugoslavo<ref>Cfr. [http://www.pubblica.istruzione.it/shoah/eventi/eventi08/giornata_ricordo.pdf 10 febbraio 2008: Giornata del ricordo: italiani in Jugoslavia] a cura del Ministero della Pubblica Istruzione italiana, p. 4, "In effetti il governo jugoslavo richiese già nel febbraio del 1945, a guerra ancora in corso, la consegna di 40 criminali di guerra italiani (tra i quali Ambrosio, Roatta e Robotti), che divennero 302 dopo le investigazioni dalla commissione jugoslava per i crimini di guerra.".</ref>.
 
La memoria degli avvenimenti rimase per lo più ristretta nell'ambito degli esuli, di qualche intellettuale anticonformista e di commemorazioni locali. Solo una parte della [[destra (politica)|destra]] ha sostenuto le ragioni delle vittime, sia pure strumentalizzandole in funzione anticomunista ed esagerando il loro numero.
 
Ciò non toglie che in opere storiche, l'argomento fosse dibattuto: ad esempio nel [[1980]], [[Arrigo Petacco]] - noto giornalista e saggista - illustrò la tragica realtà di questo massacro. Il suo racconto, pur all'interno di un'opera più ampia e con molte incertezze, prudenze ed omissioni, offriva un quadro sufficientemente completo, senza sottovalutare entità e ferocia delle stragi.
 
===Il riemergere della vicenda negli anni '90===
Tuttavia, fu solo a partire dai primi anni '90, a seguito della fine della [[guerra fredda]], che il tema delle foibe venne pienamente in luce e iniziò ad essere trattato dai media, coinvolgendo cultura, società e politica. Anche su iniziativa degli ex comunisti<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/agosto/21/Pds_Foibe_tragedia_del_totalitarismo_co_0_9608214882.shtml Il Pds: Foibe, tragedia del totalitarismo] ''Il Corriere della Sera'', 21 agosto 1996</ref>, si è fatta luce su questi episodi, che hanno cominciato ad essere ufficialmente ricordati.
 
Dal 2005 la giornata del [[10 febbraio]] è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani. La data del 10 febbraio ricorda il [[Trattati di Parigi (1947)|trattato]] di [[Parigi]] siglato nel [[1947]] che assegnò alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]] il territorio occupato nel corso della guerra dall'armata di Tito.
 
In tale occasione fu trasmessa da [[Rai 1]] la fiction ''[[Il cuore nel pozzo]]'' prodotta dalla [[RAI]] e liberamente ispirata alle stragi delle foibe. La trasmissione ebbe un vasta [[audience (media)|audience]]<ref>[http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/spettacoli_e_cultura/fictiontv2/pozzoascolti/pozzoascolti.html Fiction foibe, record d'ascolti] ''La Repubblica'', 8 febbraio 2005</ref> e suscitò numerose polemiche per l'approssimazione con cui veniva trattato il contesto storico della vicenda<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2005/febbraio/06/tragedia_delle_foibe_diventa_piccola_co_9_050206104.shtml La tragedia delle foibe diventa piccola] ''Corriere della Sera'', 6 febbraio 2005.</ref>
 
Al di là dei differenti punti di vista che ancora animano l'analisi storica degli avvenimenti, resta la realtà di fondo che {{chiarire|negli ultimi anni|quando?}} la storiografia e tutta la classe politica italiana fanno finalmente preso coscienza ed ammesso la drammaticità e l'estensione degli avvenimenti che marcarono la fine della presenza italiana in Istria e Dalmazia.
 
===Processi a criminali di guerra===
I vari governi italiani succedutesi negli anni mai consegnarono i responsabili dei crimini nei [[Balcani]], sia a causa della così detta "[[amnistia Togliatti]]"<ref>Tale amnistia promulgata con il D.P.R. 22 giugno 1946, n. 4, il cui testo è disponibile sul sito della Corte Suprema di Cassazione all'indirizzo: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/lexs/1946/lexs_139245.html, comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni. I reati commessi al Sud dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] e l'inizio dell'occupazione militare [[Alleati|alleata]] al Centro e al Nord.[http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/018/pdf006.pdf] [http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1946&AANNO=1947]</ref> intervenuta il [[22 giugno]] [[1946]], sia perché il [[18 settembre]] [[1953]] il [[governo Pella]] approvò l'[[indulto]] e l'[[amnistia]] proposta dal [[Elenco dei Ministri di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana|guardasigilli]] [[Antonio Azara]] per i tutti i reati politici commessi entro il [[18 giugno]] [[1948]],<ref>D.P.R 19 dicembre 1953, n. 922, testo disponibile sul sito della Corte Suprema di Cassazione all'indirizzo: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1953/lexs_33552.html</ref> a cui si aggiunse quella del [[4 giugno]] [[1966]].<ref>D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332, testo disponibile dal sito della Corte Suprema di Cassazione all'indirizzo: http://www.italgiure.giustizia.it/nir/1966/lexs_39092.html</ref>
All'epoca la sola città di [[Belgrado]] chiese di imputare oltre 700 presunti criminali di guerra italiani<ref>A tal proposito sono stati scritti libri di denuncia, come "Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati (1941-1951)" a cura di C. Di Sante.</ref> e i generali [[Mario Roatta]], [[Vittorio Ambrosio]] e [[Mario Robotti]], che non furono mai consegnati nonostante gli accordi internazionali prevedessero la loro estradizione.<ref>Art. 45 del [[:S:Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947|Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate - Parigi, 10 febbraio 1947]]</ref>
 
Nel [[1992]] è stato istituito un procedimento giudiziario in [[Italia]] contro alcuni dei responsabili dei massacri ancora in vita.<ref>[http://digilander.libero.it/lefoibe/processo.htm Il processo agli infoibatori]</ref>
Tali inchieste furono giustificate dal fatto che all'epoca la Venezia Giulia era ancora ufficialmente sotto sovranità italiana; inoltre i [[crimine di guerra|crimini di guerra]] non sono soggetti a prescrizione. Partite dalla denuncia di Nidia Cernecca<ref>http://www.nidiacernecca.it/ Nidia Cernecca: sito ufficiale.</ref>, figlia di un infoibato, videro come principali imputati i croati Oscar Piskulic e Ivan Motika. L'inchiesta fu istituita dal pubblico ministero Giuseppe Pittitto. Nel [[1997]] diversi parlamentari sollecitarono il governo affinché avanzasse richiesta di [[estradizione]] per alcuni degli imputati.<ref>
[http://english.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed260/s020.htm Interrogazione parlamentare] e [http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=14&id=59651 Atto depositato in senato]</ref>
Il procedimento si è concluso con un nulla di fatto: nel [[2004]] fu infatti negata la competenza territoriale dei magistrati italiani.
 
Anche in questa occasione fiorirono le polemiche: fra le altre cose Pittitto fu accusato di volere imbastire un "processo alla resistenza".<ref>[http://www.intermarx.com/ Intermax] (rivista virtuale di analisi e critica materialista) [http://www.intermarx.com/ossto/revis2.html Processo alle Foibe, processo alla Resistenza] di [[Claudia Cernigoi]]</ref>
 
===Le tesi militanti===
La ricerca storica ha ormai pubblicato molteplici studi sugli avvenimenti, molte opere divulgative sono, inoltre, state pubblicate. Nell'opinione pubblica, tuttavia, persiste una forte enfasi, di origine ideologica, sulle responsabilità che comunismo e fascismo hanno avuto nelle foibe<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. }}: «...l'eco delle stragi del 1943 e del 1945 fu assai forte presso l'opinione pubblica italiana: da ciò un'immediata esigenza di spiegare l'accaduto, che non poteva non inserirsi nel clima di violente contrapposizioni nazionali e politiche del momento. Così, quasi subito, presero corpo due opposte versioni dei fatti e due letture antagoniste del loro significato, l'una italiana e l'altra jugoslava. Il perdurare delle tensioni italo-jugoslave fino alla seconda metà degli anni cinquanta (la "questione di Trieste" venne risolta nel 1954 e l'esodo degli italiani dall'Istria si concluse non prima del 1956) fece sì che tali interpretazioni "militanti", finalizzate cioè a mettere polemicamente in crisi l'avversario, si consolidassero presso le forze politiche e la pubblica opi­nione. A tutt'oggi, nonostante esse abbiano dimostrato tutta la loro fragilità sul piano scientifico, continuano a essere largamente diffuse, non solo perché ben radicate nella memoria locale, ma anche perché si prestano a un uso politico che non è mai venuto meno, mentre le semplificazioni, spesso assai grevi, di cui sono intessute, ne favoriscono l'utilizzo da parte dei mezzi di comunicazione.»</ref>.
 
====Comunismo e fascismo: il dibattito sulle responsabilità====
In particolare, in alcuni ambienti della destra si afferma che le foibe sono state semplicemente un [[Critiche al comunismo|crimine del comunismo]] (spregiativamente chiamato "barbarie slavocomunista"), un [[genocidio]] di cittadini inermi che avevano la "sola colpa di essere italiani"<ref>{{Cita news|url=http://www.romacivica.net/anpiroma/rassegnasta/rassegna_cor040401a.htm|titolo=Le stragi delle foibe furono violenza di Stato|editore=Corriere della sera|autore=Francesco Alberti|data=4 aprile 2001|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20090206150109/http://www.romacivica.net/anpiroma/rassegnasta/rassegna_cor040401a.htm|dataarchivio=6 febbraio 2009}}</ref>, in preparazione alla successiva [[pulizia etnica]]. {{senza fonte|Il numero delle vittime viene talvolta esagerato}}.
 
D'altra parte, in alcuni ambienti della sinistra, è diffuso un atteggiamento "giustificazionista" e si presentano gli eccidi come una "reazione" alla brutalità fascista.<ref>[http://www.nuovaalabarda.org La Nuova Albarda], [http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-recensione_del_film_'il_cuore_nel_pozzo'.php In merito al film "Il cuore nel pozzo” ...]</ref><ref>[[il Manifesto]] del 10 febbraio 2009, [http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/02/articolo/411/ Articolo] di Gabriele Poli</ref><ref>[[Il Manifesto]] del 11 febbraio 2005, "[http://digilander.libero.it/lefoibe/pdf/Il%20Manifesto%2011%2002%2005%20Alle%20radici%20dell%20odio%20tragedie%20incomparabili%20sull%20orlo%20di%20una%20foiba.pdf Alle radici dell'odio tragedie incomparabili sull'orlo di una foiba Alle radici dell'odio tragedie incomparabili sull'orlo di una foiba]" di Enzo Collotti</ref> È diffuso, inoltre, un atteggiamento "riduzionista"<ref>Fabio Andriola ''La Casta e la Storia'', in [[Storia in rete]] n° 30 dell'aprile 2008 e www.lefoibe.it</ref> che contesta il numero delle vittime delle foibe correggendolo al ribasso e che sostiene che gli eccidi abbiano coinvolto essenzialmente esponenti [[fascismo|fascisti]], sia militari che civili, responsabili di repressioni e di [[crimini di guerra]].<ref>
Si veda per esempio il manifesto di Rifondazione Comunista sulla "Memoria delle Foibe" in cui si afferma che le foibe furono solo «l'eliminazione di decine di fascisti e collaborazionisti» assieme ad alcuni «eccessi e vendette personali». Secondo la storica Alessandra Kersevan (cfr. intervista sul periodico ''TrentaGiorni'', febbraio 2007) «Nelle foibe non sono finite donne e bambini, i profili di coloro che risultano infoibati sono quasi tutti di adulti compromessi con il fascismo, per quanto riguarda le foibe istriane del '43, e con l'occupatore tedesco per quanto riguarda il '45. I casi di alcune donne infoibate sono legati a fatti particolari, vendette personali, che non possono essere attribuiti al movimento di liberazione. Va detto inoltre che i numeri non sono assolutamente quelli della propaganda di questi anni: è ormai assodato che in Istria nel '43 le persone uccise nel corso dell'insurrezione successiva all'8 settembre sono fra le 250 e le 500, la gran parte uccise al momento della rioccupazione del territorio da parte dei nazifascisti; nel '45 le persone scomparse, sono meno di 500 a Trieste e meno di 1000 a Gorizia, alcuni fucilati ma la gran parte morti di malattia in campo di concentramento in Jugoslavia. Uso il termine "scomparsi", ma purtroppo è invalso l'uso di definire infoibati tutti i morti per mano partigiana. In realtà nel '45 le persone "infoibate" furono alcune decine, e per queste morti ci furono nei mesi successivi dei processi e delle condanne, da cui risultava che si era trattato in genere di vendette personali nei confronti di spie o ritenute tali. Insomma se si va ad analizzare la documentazione esistente si vede che si tratta di una casistica varia che non può corrispondere ad un progetto di "pulizia etnica" da parte degli jugoslavi come si è detto molto spesso in questi anni».</ref>
 
Si è visto sopra come le cause degli eccidi siano, in realtà, molto più complesse rispetto a queste semplificazioni.
 
====Responsabilità del regime comunista jugoslavo====
[[Immagine:Marsal Tito.jpg|left|thumb|150px|[[Josip Broz Tito]]]]
{{quote|... le "foibe" (...) sono state una variante locale di un processo generale che ha coinvolto tutti i territori i cui si realizzò la presa del potere da parte del movimento partigiano comunista jugoslavo ... |[[Raoul Pupo]], ''Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo''<ref name=Pupo />}}
 
Gli eccidi, come detto, avevano anche l'obiettivo di eliminare i possibili oppositori del costituendo regime comunista jugoslavo<ref>Vedere il sopra citato "Rapporto della commissione mista italo slovena"; paragrafo 11.</ref> e furono uno dei tanti eccidi che caratterizzarono la sua ascesa al potere<ref name=Pupo>[http://www.italia-liberazione.it/ita/doc/pupo_06_2.pdf Raoul Pupo; ''Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo'']</ref>, fra questi è rimasto tristemente celebre il [[massacro di Bleiburg]].
Repressioni di tale portata furono consentite dalle caratteristiche dittatoriali del regime comunista di Tito. Simili repressioni furono, inoltre, caratteristiche dell'ascesa al potere di gran parte dei regimi comunisti del periodo (che all'epoca conicidevano con lo stalinisimo), fatto che ha spesso portato a presentare le foibe 'tour court' come un "[[critiche al comunismo|crimine del comunismo]]".
==== La posizione del Partito Comunista Italiano ====
{{vedi anche|Treno della vergogna}}
[[Immagine:Palmiro Togliatti.jpg|thumb|200px|[[Palmiro Togliatti]], segretario del [[Partito Comunista Italiano]]. Le sue [[Palmiro_Togliatti#Tito_e_la_Jugoslavia|posizioni sulla questione giuliano-dalmata]] sono controverse.]]
{{quote|Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città, non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.<ref>[http://www.leganazionale.it/storia/unita/30-11-46.htm Lega Nazionale. Rassegna di articoli apparsi sulla stampa nazionale nell'immediato dopoguerra]</ref>|Da ''Profughi'' di [[Piero Montagnani]] su "[[L'Unità]]" - Organo del Partito Comunista Italiano - Edizione dell'Italia Settentrionale, Anno XXIII, N. 284, Sabato 30 novembre 1946}}
 
Il [[Partito Comunista Italiano|P.C.I.]] non ebbe responsabilità dirette negli eccidi. Tuttavia, già nel corso del conflitto, aveva acconsentito a lasciare la [[Venezia Giulia]] e il Friuli orientale sotto il controllo militare dei partigiani di Tito,<ref>Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, ''Resistenza e questione nazionale'': atti del Convegno "Problemi di storia della resistenza in Friuli", Udine 5/6/7 novembre 1981, Volume 1, Del Bianco, 1984 cit.: «Per tutte queste ragioni il PCI invita i comunisti della Venezia G. e delle regioni che entreranno nel campo delle prossime operazioni militari di Tito, a far appello, a tutte le forze sinceramente democratiche e antifasciste delle loro località perché appoggino con la più grande fiducia ed il più grande entusiasmo tutte le iniziative, tutte le azioni sia politiche che militari che l'OF intenderà intraprendere per la liberazione dei territori da loro abitati. (...) Anche su questo punto delle direttive del compagno E., concordate con Birk e gli altri due compagni dirigenti jugoslavi, ci permettiamo di ricordare il nostro perfetto accordo già manifestato nel "Saluto ai nostri amici ed alleati jugoslavi".» </ref> avallando così la successiva occupazione jugoslava.<ref>Raoul Pupo, Fulvio Anzellotti, ''Venezia Giulia: immagini e problemi 1945, Editrice Goriziana, 1992, p.58 cit.:«Ciò che invece sembra ormai assodato, è che la decisione del PCI di favorire l'occupazione jugoslava dell'intera Venezia Giulia, quale viene espressa ad esempio nel Saluto ai nostri amici e alleati jugoslavi pubblicato nell'ottobre 1944 su "La nostra lotta"» </ref> Fu per questo motivo che aveva ordinato ai [[Brigate Garibaldi|propri partigiani]] operanti nella regione, di porsi sotto comando jugoslavo (fu in questo contesto che maturò il celebre [[eccidio di Porzûs]])<ref> [http://replay.web.archive.org/20090206145204/http://www.romacivica.net/ANPIROMA/DOSSIER/Dossier1a4.htm Pier Paolo Pasolini sull'Eccidio di Porzûs]</ref>.
 
Terminato il conflitto {{cn|molti militanti}} comunisti italiani collaborarono con il governo jugoslavo e molti ebbero un ruolo attivo nelle repressioni. Va detto che le scelte dei comunisti italiani (spesso tacciati di "tradimento") furono coerenti al loro [[internazionalismo proletario|internazionalismo]], secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore moralmente superiore a quello di patria e di nazione.
Coerenti a questo ideale giunsero anche ad auspicare la formazione di una settima repubblica federativa jugoslava, di carattere italiano, comprendente [[Trieste]], [[Monfalcone]] e il [[Friuli]] orientale.<ref>[[Arrigo Petacco]], ''[http://archiviostorico.corriere.it/2004/ottobre/24/Foibe_torture_quaranta_giorni_dell_co_9_041024091.shtml Foibe e torture. I quaranta giorni dell'orrore rosso.]'', Corriere della Sera (24 ottobre 2004). Cit.: «Per rendere completamente jugoslava l'occupazione di Trieste, avevano anche fatto trasferire in Slovenia le brigate partigiane italiane "Natisone", "Fontanot" e "Trieste", impegnate nel territorio italiano. <small>(...)</small> Tutti i membri del CLN (dal quale erano usciti i rappresentanti del PCI) finirono in carcere o costretti a tornare nella clandestinità e così molti partigiani italiani che non avevano accettato il nuovo corso.»</ref><ref>''[http://www.leganazionale.it/schede/40giorni.pdf I 40 giorni del terrore]'' (a cura della Lega Nazionale di Trieste) in Riccardo Basile, ''L'occupazione jugoslava di Trieste'', cit: «Tra le migliaia d'insorti troviamo i rappresentanti dei risorgenti partiti politici italiani e molti Militari dei Carabinieri, della
Guardie di Finanza, e della Guardia Civica. Fra loro non ci sono comunisti. <small>(...)</small> Il 1° maggio, fra lo stupore, che poi diviene costernazione, i "liberatori" che arrivano in città sono i partigiani jugoslavi. <small>(...)</small> Disconoscono i "Volontari della Libertà" e, costringono i partigiani del CLN a rientrare nella clandestinità. Per la parola "Italia", per la Bandiera nazionale e per la Libertà "vera" ci sono soltanto porte chiuse. Per contro "stelle rosse", bandiere rosse con falce e martello e Tricolore con stella rossa al centro vengono imposti ovunque. <small>(...)</small> Dispongono il passaggio all'ora legale per uniformare la Città al "resto della Jugoslavia"! Fanno uno smaccato uso dello slogan ''Smrt Fazismu - Svoboda Narodu'', "Morte al Fascismo - Libertà ai popoli", per giustificare la licenza di uccidere chi si suppone possa opporsi alle mire annessionistiche di Tito. <small>(...)</small> L'otto maggio proclamano Trieste "città autonoma" nella "Settima Repubblica Federativa di Jugoslavia. Sugli edifici pubblici fanno sventolare la bandiera Jugoslava affiancata dal Tricolore profanato dalla stella rossa. L'unico quotidiano è "Il nostro Avvenire", schierato in funzione anti italiana.</ref>
Negli anni successivi furono tuttavia molti gli ex partigiani e i militanti a prendere la via dell'esodo, come conseguenza delle politiche nazionaliste e repressive del comunismo jugoslavo<ref>Guido Rumici, Fratelli d'Istria. 1945-2000: italiani divisi, Mursia, 2001.</ref><ref>Arrigo Petacco; "L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia"; Mondadori, Milano, 1999</ref>, oltre che per la disputa che opponeva Tito a Stalin, e che vedeva i comunisti italiani schierati su posizioni rigidamente staliniane<ref>Per una ampia trattazione dell'argomento si veda [http://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/3129 Patrick Karlsen, ''Il PCI , il confine orientale italiano e il contesto internazionale 1941-1955'', Tesi di dottorato, Università degli studi di Trieste, 2009]</ref>.
 
Negli anni successivi il [[Partito Comunista Italiano|P.C.I.]] contribuì a dare, all'opinione pubblica italiana, una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare e a giustificare le azioni dei comunisti jugoslavi.<ref>[http://www.lefoibe.it/approfondimenti/dossier/06-resppolitiche.htm Dossier Foibe ed Esodo, curato da Silvia Ferretto Clementi, Consigliere Regionale AN-UDC della Lombardia.]</ref> Di questo atteggiamento ne fecero le spese i profughi, ai quali fu ingiustamente cucita addosso l'odiosa nomea di "fascisti in fuga".<ref>[http://www.youtube.com/watch?v=LALYyivWaR0 Documento video sul "Treno della Vergogna"]</ref>
 
A tutt'oggi, come si dice avanti, persiste in taluni ambienti comunisti e [[post comunismo|post-comunisti]], in particolar modo quelli più legati all'epopea partigiana un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.<ref>http://www.pmli.it/bertinottiattaccafoibe.htm</ref><ref>http://www.anpitreviso.it/memoria_osservatorio.php?idoss=3</ref><ref>http://anpibrescia.myblog.it/archive/2009/12/22/foibe-il-contributo-di-adriano-moratto.html</ref><ref>http://www.cnj.it/documentazione/paginafoibe.htm</ref><ref>http://www.storiaxxisecolo.it/dossier/Dossier1a2.htm</ref>
 
====Negazionismo sulle foibe====
[[Immagine:Posterfoibe.jpg|right|thumb|200px|Manifesto in occasione del [[Giorno del ricordo]] 2011]]
In un suo libro del 1997, la giornalista triestina [[Claudia Cernigoi]], ha definito tutto il processo di riflessione storiografica sulle foibe sviluppatosi in Italia nel corso degli anni '90 come frutto diretto della «propaganda nazifascista» e teso a riproporre un «neoirredentismo» italiano<ref>Il titolo completo del libro è infatti: ''Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo'', Kappavu, Udine 1997. Il libro è pubblicato anche [http://www.cnj.it/foibeatrieste/ on-line].</ref>. Uno degli scopi dichiarati dall'autrice è quello di «liberare finalmente anche gli Sloveni e la sinistra tutta da quel senso di colpa che si portano dietro come "infoibatori"»<ref>C.Cernigoi, ''op.cit.'', [http://www.cnj.it/foibeatrieste/Introduzione.htm Introduzione].</ref>. In questo libro, il numero degli infoibati nella provincia di Trieste per opera degli jugoslavi venne determinato in 517<ref>Anche l'elenco nominativo di questi morti appare [http://www.cnj.it/foibeatrieste/Appendici.htm on-line].</ref>, oltre a ciò - per l'autrice - «non vi furono massacri indiscriminati: della maggior parte degli arrestati si sa che erano militari e comunque collaboratori del nazifascismo»<ref>L'affermazione è contenuta all'interno delle [http://www.cnj.it/foibeatrieste/Capitolo_II.htm conclusioni] del II capitolo.</ref>. Allo stesso tempo, con riferimento alle onoranze concesse negli anni più recenti agli infoibati, la Cernigoi affermava che «visti i ruoli impersonati dalla maggior parte degli "infoibati", personalmente ci rifiutiamo di onorarli. Si può provare umana pietà nei confronti dei morti, ma da qui ad onorare chi tradiva, spiava, torturava, uccideva, ce ne corre»<ref>''Ivi''.</ref>.
 
Il testo provocò moltissime polemiche, tanto che un ricercatore vicino alle associazioni degli esuli istriani - Giorgio Rustia - pubblicò nel 2000 un saggio fortemente critico delle metodiche di studio della Cernigoi<ref>G.Rustia, ''[http://www.lefoibe.it/approfondimenti/CONTRO%20OPERAZIONE%20FOIBE.pdf Contro Operazione foibe a Trieste]'', Trieste 2000.</ref>. Rustia contestò alla radice l'intera impostazione del saggio della Cernigoi, fra l'altro individuando all'incirca altri duecento nomi di persone soppresse dagli jugoslavi a Trieste e nella provincia<ref>G.Rustia, ''op. cit'', pp. 205 ss.</ref> e ricostruendo la storia personale di alcuni degli infoibati, dalla Cernigoi accusati di gravi reati che secondo Rustia non sono stati commessi<ref>Si possono citare come esempio i casi di Vittorio Cima, Luciano Manzin e Mauro Mauri, che vennero ammazzati ed infoibati dopo un processo sommario: per Cernigoi (''op. cit'', p. 130) i tre erano «tre ferrovieri che avevano rubato generi alimentari nel paese di Opicina» (...) che erano caduti vittime di «vendette personali contro crimini comuni (comunque molto gravi, dato il periodo di ristrettezze generali)»; Rustia (''op. cit.'', p. 34) riportò che i tre - membri della [[Milizia Ferroviaria]] - erano stati uccisi con una pistolettata alla nuca e gettati nella foiba di Monrupino essendo stati riconosciuti colpevoli del furto di un maialetto, ma nel gennaio del 1948 la Corte d'Assise di Trieste aveva stabilito che nel processo popolare da essi subito «nessuna prova esisteva al momento di cui si occupa (quello dell'arresto) che valesse a stabilire che autori di questi reati fossero stati i più nominati tre militi. Tutti i derubati hanno affermato di aver subito le rapine ad opera di militi fascisti, ma nessuno ha riconosciuto questi nei tre (...)».</ref>.
 
In uno studio del 2003, gli storici [[Raoul Pupo]] e [[Roberto Spazzali]] hanno pertanto inserito Claudia Cernigoi fra i «negazionisti o riduzionisti» delle foibe<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|pp. 126-127}}</ref>. Claudia Cernigoi ha reagito molto duramente a tale accusa, con due articoli apparsi sulla rivista on-line ''La Nuova Alabarda'' - da lei diretta - a marzo del 2003<ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-%27foibe%27_di_pupo_e_spazzali.php ''Comunicato del direttore in merito al libro "Foibe" di Pupo e Spazzali''.]</ref> e a febbraio del 2007<ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-negazionista%21.php ''Negazionista!''.]</ref>, nei quali affermò di ritenere «inesatta e fuorviante, oltreché offensiva, questa definizione» e ribadendo che - a suo dire - sulle foibe sarebbe stata artatamente creata una «mitologia (...) a scopi politici», «a scopo anticomunista, antipartigiano e soprattutto in funzione razzista contro i popoli della ex Jugoslavia (...)», sperando nel contempo che in Italia «non siamo già arrivati al fascismo completo». In una lettera aperta di marzo 2010, la stessa Cernigoi si lamentò che «da un po’ di tempo (...) gli studiosi Claudia Cernigoi (che scrive), [[Sandi Volk]] ed [[Alessandra Kersevan]] (che è anche titolare della casa editrice Kappa Vu di Udine) sono accusati di essere dei “negazionisti delle foibe”, dove va considerato che il termine di “negazionista” è genericamente usato, in ambito storico, per definire in senso negativo gli [[negazionismo dell'Olocausto|studiosi ed i propagandisti]] che cercano di dimostrare che non vi fu una politica di sterminio nazista nei confronti del popolo ebraico<ref>[http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-emergenza_negazionismo_a_trieste..php Claudia Cernigoi, ''Emergenza negazionismo a Trieste'', in ''La Nuova Alabarda'', marzo 2010.]</ref>».
 
In un saggio del 2009 da lui curato<ref>J.Pirjevec, ''Foibe'', Einaudi, Torino 2009.</ref>, lo storico italiano di etnia slovena [[Jože Pirjevec]] per primo nel panorama degli storici accademici<ref>S.Lusa, ''Foibe. Una storia d'Italia'', in ''Osservatorio Balcani e Caucaso'', 23 novembre 2009.</ref> ha utilizzato come fonte gli studi della Cernigoi. Anche questo saggio è stato fortemente criticato da molti storici e giornalisti italiani, fra i quali [[Paolo Mieli]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2010/aprile/06/Trieste_guerra_Tito_contro_gli_co_9_100406058.shtml P.Mieli, ''Trieste, la guerra di Tito contro gli antifascisti'', in ''Corriere della Sera'', 6 aprile 2010.]</ref> (per il quale Pirjevec ha scatenato «polemiche di fuoco»), [[Roberto Spazzali]]<ref>[http://www.anvgd.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6623&Itemid=111 R.Spazzali, ''Pirjevec: le foibe solo propaganda'', in ''Il Piccolo'', 13 ottobre 2009]</ref>, [[Raoul Pupo]] e [[Giuseppe Parlato]]<ref>[http://www.iltricolore.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1097 G.Parlato, ''Dalla Slovenia (via Einaudi) un altro falso storico sulle foibe'', in ''Libero'', 13 ottobre 2009.]</ref>.
 
====Tesi sul primo utilizzo delle foibe====
 
[[Immagine:Pazin 2004 panorama.jpg|thumb|220px|La [[Pisino#La Foiba di Pisino|Foiba di Pisino]], dove si inabissa l'omonimo torrente]]
Più volte, a partire dagli [[anni 1980|anni ottanta]], sono stati ricordati alcuni scritti del [[gerarca]] fascista [[Giuseppe Cobolli Gigli]], che in una guida turistica del [[1915]] aveva riportato il testo di una filastrocca popolare<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 366}}: «Anche il quotidiano sloveno 'Promorsky Dnevik' se ne occuperà, ma non direttamente almeno in questa fase, limitandosi a commentare gli esiti del dibattito tenuto negli studi di 'Radio Opcine' ed a riportare alcune affermazioni degli intervenuti, in modo particolare quella atta a dimostrare l'estraneità da sempre dalla cultura slovena e croata del termine 'foibe'; termine, secondi i conduttori della trasmissione, introdotto a pieno titolo dalla cultura fascista, se risulta vera, come appare, la citazione di uno scritto risalente al 1932 di Giuseppe Cobol-Cobolli sulla storia della 'Foiba' di Pisino, 'degno posto di sepoltura (...), e ciò riferito agli equilibri tra i centri urbani e le campagne croate.» (si veda 'Primosky Devik', ''Kdo se Koga in Kdaj'' (Chi, a chi e quando), di Stanilav Renko, 30 aprile 1987)</ref>: «A Pola xé l'Arena/ la Foiba xé a Pisin:/ che i buta zò in quel fondo/ chi gà un certo morbin»<ref>Giulio Italico (Giuseppe Cobolli Gigli), ''Guida descrittiva di Trieste e dell'Istria'', Torino 1919 e Trieste 1923, pp. 199-200</ref>. Otto anni dopo, Cobolli riprendeva la tematica in una articolo sul periodico del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] "[[Gerarchia (rivista)|Gerarchia]]"<ref>Su "[[Gerarchia (rivista)|Gerarchia]]", IX, 1927</ref>:«''La musa istriana ha chiamato [[Foiba]]<ref>Da osservare che Cobolli Gigli si riferisce all'abisso noto come "Foiba di [[Pisino]]" e non alle "foibe" in generale.</ref> degno posto di sepoltura per chi nella provincia d'Istria minaccia le caratteristiche nazionali dell'Istria»''.
 
Sulla base di questi scritti si è affermato che l'utilizzo delle foibe, per eliminare le vittime di stragi, fosse di ideazione fascista. Tuttavia, secondo lo storico [[Elio Apih]], il nesso fra le foibe e gli scritti di Cobolli è suggestivo e non credibile, e tali scritti, anche se definibili come "cattiva letteratura" e testimonianza di una "ostilità scherzosa", non possono essere certo presentati, retrospettivamente, come un antefatto alle stragi<ref>Elio Apih, ''Le foibe giuliane'', Libreria Editrice Goriziana, 2010, ISBN 9788861020788; p. 15: «... ripetutamente è stata ricordata una canzonetta istriana, di Pisino, dove appunto scorre il torrente "Foiba", quale primo incitamento a "infoibare" [...] Si tratta di una canzonetta presentata, all'inizio del secolo, ad un concorso della Lega Nazionale [...], testimonianza letteraria di un sentimento di ostilità, espresso scherzosamente, ma con un sentimento meno scherzoso (?), benché ciò si dica in retroprospettiva, prima mai. Cattiva letteratura, anche se popolare, certo; ma naturalmente non è nella letteratura la matrice dei fatti di "infoibamento"»; p. 21: «[...] la documentazione letteraria - se tale vogliamo considerare la canzonetta - non rappresenta un precedente, era solo un vago richiamo psicologico.»</ref>.
Nel 2003, il giornalista e scrittore [[Giacomo Scotti]] ha ripreso la tesi<ref>Intervento al convegno "La guerra è orrore - Le foibe tra fascismo, guerra e resistenza", Venezia, 13 dicembre 2003 (convegno organizzato da [[Rifondazione Comunista]])[http://www.brianzapopolare.it/sezioni/politica/socialcom/metodi/20031213_guerra_orrore.htm][http://www.radioradicale.it/scheda/152649/231561-la-guerra-e-orrore-le-foibe-tra-fascismo-guerra-e-resistenza-organizzato-da-rifondazione-comunista-][http://archiviostorico.corriere.it/2003/dicembre/14/Foibe_basta_ignorare_nostri_errori_co_0_031214030.shtml]</ref> affermando, sulla base degli srcritti di Cobolli, che le foibe sarebbero state un'"invenzione fascista"<ref>[http://www.anpipianoro.it/memoria%20commenti/foibe.html Articolo] di [[Giacomo Scotti]] su ''Il Manifesto'' di venerdì 4 febbraio 2005 (contiene le medesime tesi esposte al convegno "La guerra è orrore ...). Lo Scotti afferma precisamente: «La canzoncina di Sua Eccellenza (testo dialettale e traduzione italiana a fronte) diceva: "A Pola xe u'Arena/ la Foiba xe a Pisin:/ che i buta zo' in quel fondo/ chi gà certo morbin". (A Pola c'è l'Arena,/ a Pisino c'è la Foiba:/ in quell'abisso vien gettato/ chi ha certi pruriti). Dal che si vede che il brevetto degli infoibamenti spetta ai fascisti e risale agli inizi degli anni Venti del XX secolo. Purtroppo essi non rimasero allo stato di progetto e di canzoncine. Riportiamo qui, dal quotidiano triestino Il Piccolo del 5 novembre 2001, la testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo, classe 1924...»</ref>. A riprova di un effettivo utilizzo delle foibe da parte fascista, Scotti cita una lettera, a firma di Raffaello Camerini, pubblicata sul quotidiano triestino [[Il Piccolo]] nel 2001, dove si riferisce di supposti eccidi compiuti dai fascisti e dell'occultamento dei cadaveri delle vittime in alcune foibe.
Le affermazioni contenute nella lettera non hanno però trovato riscontri specifici presentanto contraddizione e incongurenze, pertanto la sua autenticità viene posta in dubbio<ref>[http://www.coordinamentoadriatico.it/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=716 "Nuove illazioni sulle foibe"], di Liliana Martissa, membro del [http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php?option=com_content&task=view&id=864&Itemid=74 consiglio direttivo] di [http://www.coordinamentoadriatico.it Coordinamento Adriatico]</ref>.
 
La tesi di Scotti, inoltre, non è stata citata in nessuna opera [[storiografia|storiografica]].
Ad esempio, lo storico [[Elio Apih]], che pure ha effettuato un'analisi dei possibili precursori delle Foibe, non reputa neppure di menzionarla<ref>Si veda, Elio Apih, ''Op. cit'', p. 26-30 e pp. 58-60, dove l'autore fa una descrizione dei possibili precursori delle foibe senza mai menzionare gli episodi descritti dal Camerini; in particolare a p. 36: «[...] come e dove avviene l'infoibamento nella Venezia Giulia? C'è qualche antecedente rispetto all'8 settembre 1943 [...] (N.d.R: si cita quindi l'[[eccidio di Podhum]], del 23 maggio 1943, dove si utilizzarono foibe come fossa comune, quindi un eccidio di zingari, in data e luogo incerti, ad opera di [[Ustasha]] croati; entrambi i fatti avvennero in Croazia.» Di nuovo nessun riferimento alla testimonianze del Camerini).</ref>.
 
Lo stesso Apih ricorda che l'utilizzo delle foibe quale fossa comune, non costituisce una caratteristica originale degli eccidi giuliani.
In gran parte delle stragi che caratterizzarono la seconda guerra mondiale difatti, insorse la necessità pratica di seppellire e/o occultare in fretta e con poca fatica le vittime. Le foibe furono utilizzate semplicemente perché era ciò che la Venezia Giulia offriva allo scopo, a fianco, peraltro, di miniere abbandonate e di cave<ref>Elio Apih, ''Op. cit.'', p. 23, «Ma c'è un altro aspetto, del tutto pratico, che spiega le "foibe" [...]. { la loro potenziale funzione di "discarica mortuaria" che ha altro significato del termine "camera mortuaria" [...] utili sia per esigenze di occultazione dei cadaveri, che per esigenze di liberarsi dai ... prodotti di un eccidio. Da tenere presente la particolare natura del terreno istriano e carsico, sassoso e con poco manto, che rende laborioso e difficile scavare fosse comuni [...]. Le "foibe" come soluzione pratica come soluzione pratica per liberarsi dei cadaveri senza scavare fosse.»</ref>.
 
Lo storico [[Raoul Pupo]] è sostanzialmente in linea con quest'ultima affermazione laddove parla di una tecnica di omicidio "diffusa in tutta l'area Jugoslava"<ref>{{Cita news|url=http://www.lefoibe.it/rassegna/raoulpupo.htm|titolo=La tragica scelta tra foibe ed esilio|autore=Raoul Pupo|pubblicazione=[[Il Giornale]]|data=17 maggio 2005|accesso=12 dicembre 2011}}: «Episodicamente, le foibe furono usate come barbare sepolture anche in altri casi: forse dai fascisti nel '42 e nel '43, sicuramente dai partigiani jugoslavi negli ultimi anni di guerra. Ma il punto non sta in una tecnica di omicidio diffusa in tutta l'area jugoslava: il punto sta nella strage di fasce di popolazione inerme, nell'inserirsi della violenza politica programmata sul terreno di odi nazionali, contrapposizioni ideologiche e rancori personali creatosi nei precedenti decenni.»</ref>.
 
Le tesi di Scotti, malgrado fossero di origine prettamente giornalistica (e quindi non [[Pseudostoria|accettate dalla storiografia]]), hanno avuto una certa diffusione, venendo riportate anche da un intellettuale come [[Predrag Matvejević]]<ref>{{Cita news|url=http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3901/1/176/|autore=[[Predrag Matvejevic]], Luka Zanoni (traduzione)|titolo=Predrag Matvejević: le foibe e i crimini che le hanno precedute|pubblicazione=Novi List|accesso=12 dicembre 2011|data=12 febbraio 2005}}</ref> e in molti ambienti vicini alla resistenza (soprattutto a quella comunista) come l'[[Associazione Nazionale Partigiani d'Italia|ANPI]]<ref>vedi {{Cita web|url=http://www.anpi.it/patria_2004/08-04/17-18_VINCENTI.pdf|titolo=Quando si cominciò a parlare di Foibe?|autore=Federico Vincenti|pubblicazione=Patria indipendente|data=19 settembre 2004|accesso=12 dicembre 2011|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20071019002436/http://www.anpi.it/patria_2004/08-04/17-18_VINCENTI.pdf|dataarchivio=19 ottobre 2007}} che rilancia l'ipotesi di Scotti</ref> e in quotidiani di ispirazione comunista, quali ''il Manifesto'' e ''Liberazione''. La tesi è inoltre popolare in svariate associazioni neo e post comuniste.
 
Nel già citato saggio del 2009, curato dallo storico italiano (di etnia slovena) [[Jože Pirjevec]], è stata utilizzata la testimonianza di Camerini<ref>J.Pirjevec, ''Op. cit.'', [http://books.google.it/books?ei=U9MqTciNO8-UOqr-hfsC&ct=result&id=5sozAQAAIAAJ&dq=%22jo%C5%BEe+pirjevec%22&q=Camerini#search_anchor p.34]</ref>, primo e unico caso nell'ambiente della ricerca storica. Come detto tale saggio è stato fortemente criticato da molti storici e giornalisti.
 
Un'altra ipotesi, che attribuisce al comandante di polizia della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] [[Gaetano Collotti]] l'utilizzo di foibe per eliminare i cadaveri di perseguitati politici<ref>[http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=6811 Fisicamente.net - 16-02-2005 L'ispettorato speciale di pubblica sicurezza];[http://www.senzasoste.it/per-non-dimenticare/le-foibe-tra-mito-e-realt-2.html Le foibe tra mito e realtà. Intervista ad Alessandra Kersevan.]</ref>, è stata proposta nel già citato testo "Operazione foibe a Trieste", della giornalista [[Claudia Cernigoi]].
 
===Il punto di vista sloveno e croato===
La [[Slovenia]] ha ufficialmente adottato la relazione di una commissione congiunta italo-slovena che descrive i rapporti italo-sloveni dal 1880 al 1956.
[[Immagine:2838 071121 1923 a stipe.jpg|thumb|140x|Il presidente della Repubblica di Croazia [[Stipe Mesic]]; pur condannandole ha circoscritto le ragioni dei massacri delle foibe a semplice vendetta<ref>Si veda al minuto 2:20, la video intervista a Mesjc e i relativi commenti: [http://www.youtube.com/watch?v=rshrUhhRdfc La storia siamo noi - Le Foibe].</ref> dei partigiani di Tito per i crimini commessi dalle forze fasciste italiane.]]
 
{{cn|Le autorità italiane, pur avendo sostenuto l'operato della commissione, non hanno adottato la relazione, ritenendo inopportuno conferire ad essa uno status di ufficialità che non è compatibile con il principio della libera ricerca}}.
 
Il Governo italiano nel 2007, rispondendo ad una interrogazione parlamentare del deputato Cardano, ha precisato che, godendo già la relazione della Commissione bilaterale dello Status di ufficialità, ed essendo passati ormai ben 7 anni dalla sua prima pubblicazione sulla stampa e dal riconoscimento ufficiale del governo sloveno, non ritiene di pubblicarla perché gode già dello Status di ufficialità.<ref>{{cita web | url = http://www.camera.it/_dati/leg15/lavori/stenografici/sed106/pdfbt02.pdf | titolo = Camera dei Deputati, Atti Parlamentari, Seduta del' 8/2/2007 | data = consultato il 17 gennaio 2009}} «Il Deputato Cardano presenta una interrogazione al Ministro degli affari esteri, al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'università, chiedendo nell'interrogazione scritta "... se i Ministri interrogati non ritengano di dover adoperarsi affinché la suddetta relazione italo-slovena e tutti i materiali preparatori della stessa vengano resi pubblici e, per questa via, diffusi nel mondo della cultura e della scuola". Nella risposta scritta il rappresentante del Governo italiano afferma che non si riteneva necessaria una sua pubblicazione ufficiale in quanto il "testo" di tale Relazione è già stato "riconosciuto" dai membri della Commissione congiunta che lo hanno elaborato e inoltre già pubblicato ufficialmente dalla parte slovena nell'agosto 2001. Il rappresentante del Governo italiano, nella risposta scritta, specifica testualmente che "...Tenuto quindi conto anche del lungo tempo trascorso, non appare opportuna una nuova pubblicazione ufficiale della relazione, mentre potrebbe essere utile una sua diffusione nel mondo della cultura e della scuola". Ossia, per le autorità italiane, non si ritiene di dover procedere a una sua "ulteriore" pubblicazione in quanto il testo è già noto ed è già garantita la sua "veridicità". Inoltre se ne consiglia la sua diffusione nel mondo della cultura e della scuola.»</ref>
{{cn|In Croazia sono diffuse opinioni di carattere riduzionista e si ritiene che i massacri siano stati solo una limitata reazione alle angherie del regime fascista, tanto nel '43 quanto nel '45.}}
 
===Il ricordo e la memoria===
Con la [http://www.camera.it/parlam/leggi/04092l.htm Legge n. 92 del 30 marzo 2004] si è istituito nella giornata del 10 febbraio di ogni anno il "[[Giorno del ricordo]]", in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Lo stesso provvedimento legislativo ha anche istituito una specifica medaglia commemorativa destinata ai congiunti delle vittime :
 
:[[File:Infoibati.png|100px]] Medaglia commemorativa del [[Giorno del Ricordo]] <small>ai congiunti degli infoibati
</small>
 
==Elenco di foibe==
In questo elenco sono segnalate foibe e cave nelle quali son stati trovati resti umani o che secondo le testimonianze conterrebbero dei resti umani, dei quali solo una minima parte è stata recuperata<ref>[http://www.anvgd.it/PDF/foibe.pdf?phpMyAdmin=REoOqmSvU-87V4soRG9wAktST3b Documento riassuntivo dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - ANVGD]</ref>.
*Foiba di [[Basovizza]] (Trieste) monumento nazionale (testimonianze di centinaia di infoibamenti)
*Foiba di [[Monrupino]] (Trieste) monumento nazionale (testimonianze di centinaia di infoibamenti)
[[Immagine:Foibe seats.png|thumb|right|300px|Mappa delle principali foibe]]
*Foiba di [[Barbana (Croazia)|Barbana]]
*Foiba di [[Beca]]
*Foiba Bertarelli ([[Pinguente]])
*Foiba di [[Brestovizza]]
*Foiba di [[Campagna (Trieste)]] (assieme alle foibe di Opicina e Corgnale, circa duecento infoibati, i cui corpi non sono stati recuperati)
*Foibe di [[Capodistria]] (una commissione slovena fece ispezionare le ottantun cavità con entrata verticale che circondano la città: in diciannove di esse sono stati trovati resti umani. Recuperati cinquantacinque corpi, secondo le testimonianze nella zona furono eliminati centoventi italiani e sloveni di [[San Dorligo della Valle]])
*Foiba di [[Casserova]] (vicino a [[Fiume (Croazia)|Fiume]]: tedeschi, sloveni e italiani gettati dentro. Estremamente difficile il recupero)
*Foibe di [[Castelnuovo d'Istria]]
*Foiba di [[Cernizza]] (due salme recuperate nel 1943)
*Foiba di [[Cernovizza]] ([[Pisino]]) (testimonianze di circa cento uccisioni)
*Foiba di [[Cocevie]]
*Foiba di [[Corgnale]] (assieme alle foibe di Campagna e Opicina, circa duecento infoibati, i cui corpi non sono stati recuperati)
*Foiba di [[Cregli]] (otto corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Drenchia]] (presenza di cadaveri della divisione partigiana Osoppo, secondo [[Diego De Castro]])
*Cava di bauxite di [[Gallignana]] (ventitré corpi recuperati nel mese di ottobre del 1943)
*Foiba di [[Gargaro]] o [[Podgomila]] (Gorizia) (circa ottanta morti, secondo le testimonianze)
*Foiba di [[Gimino]]
*Foiba di [[Gropada]] (trentaquattro persone eliminate con colpo alla nuca il 12 maggio 1945. Corpi non recuperati)
*Foiba di [[Iadruichi]]
*Foiba di [[Jurani]]
*Cava di bauxite di [[Lindaro]]
*Foiba di [[Obrovo]] ([[Fiume (Croazia)|Fiume]])
*Foiba di [[Odolina]]
*Foiba di [[Opicina]] (assieme alle foibe di Campagna e Corgnale, circa duecento infoibati, i cui corpi non sono stati recuperati)
*Foiba di [[Orle]] (un numero imprecisato di corpi recuperati nel 1946)
*Foiba di [[Podubbo]] (cinque corpi individuati e non recuperati)
*Foiba di [[Pucicchi]] (undici corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Raspo]]
*Foiba di [[Rozzo]]
*Foiba di [[San Lorenzo di Basovizza]]
*Foiba di [[San Salvaro]]
*Foiba di [[Scadaicina]]
*Abisso di [[Semez]] (individuati i resti di ottanta/cento persone. Corpi non recuperati)
*Foiba di [[Semi (Istria)]]
*Abisso di [[Semich]] (un centinaio di corpi individuati ma non recuperati)
*Foiba di [[Sepec]] (Rozzo)
*Foiba di [[Sesana]] (un numero imprecisato di corpi recuperati nel 1946)
*[[Foiba di Terli]] (ventisei corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Treghelizza]] (due corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di Vescovado (sei corpi recuperati)
*Foiba di [[Vifia Orizi]] (testimonianze di circa duecento persone eliminate)
*Foiba di [[Villa Surani]] (ventisei corpi recuperati nel 1943)
*Foiba di [[Vines]] (cinquantaquattro corpi recuperati nel mese di ottobre 1943)
*Foiba di [[Zavni]] ([[Selva di Tarnova]]) (secondo le testimonianze, vi sono stati gettati i corpi dei Carabinieri di Gorizia, oltre che di centinaia di sloveni oppositori di Tito)
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
=== Nota alla bibliografia ===
S'indicano di seguito dei testi utili per approfondire l'argomento. Si tenga presente che questo argomento è molto discusso e spesso soggetto a condizionamenti politici quindi non tutti i testi seguono un metodo storico canonico o, se lo fanno, comunque hanno come obiettivo la dimostrazione di una tesi. Molti autori non nascondono di essere schierati per una fazione politica piuttosto che per un'altra quindi la neutralità dell'analisi appare fortemente condizionata.
 
In molti testi, notano alcuni, spesso si discute di argomenti storici secondari come i soli numeri dell'eccidio o delle foibe, mentre si tralasciano argomenti più importanti come le cause e le conseguenze.
 
Per questo motivo si consiglia un approccio critico a ogni tipo di testo quindi s'invita a operare un confronto prima di giungere a conclusioni personali. Vengono qui indicati, infatti, testi rappresentativi di tutte le visioni e di tutti i punti di vista.
 
=== Saggi storici ===
* AA.VV., "Istria nel tempo: manuale di storia regionale dell'Istria con riferimenti alla città di Fiume", Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, 2006
* Claudia Cernigoi, ''Operazione Foibe - Tra storia e mito'', Edizioni Kappa Vu, Udine, 2005
* Mafalda Codan, ''Diario di Mafalda Codan'' in: Mario Dassovich, ''Sopravvissuti alle deportazioni in Jugoslavia'', Istituto Regionale per la Cultura Istriana&nbsp;– Unione degli Istriani - Bruno Fachin Editore&nbsp;– Trieste 1997 ISBN 8885289541
* Paolo De Franceschi ''Foibe'', prefazione di Umberto Nani, Centro Studi Adriatici, Udine 1949
* Federico Goglio: "Foibe : inferno a nord-est", Editore Baranzate di Bollate Cidal, 2001
* Jožko Kragelj, ''Pobitim v spomin: žrtve komunističnega nasilja na Goriškem 1943-1948'', Goriška Mohorjeva, Gorizia 2005
* Giancarlo Marinaldi (vero nome Carlo Gonan), ''La morte è nelle foibe'', Cappelli, Bologna 1949
* Adamo Mastrangelo, ''Foibe, ciò che non si dice'', Calendario del Popolo, Luglio 2008, Nicola Teti Editore
* Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra vol 1. Le Lettere. Firenze, 2004
* Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. 1914-1924 vol 2. Le Lettere. Firenze, 2007
* Gianni Oliva, ''Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria'', Mondadori, Milano 2003, ISBN 88-0448978-2
* Frank Perme e altri, ''Slovenia, 1941, 1948, 1952: Anche noi siamo morti per la patria'', Milano 2000.
* Luigi Papo, ''L'Istria e le sue foibe'', Settimo sigillo, Roma, 1999
* Luigi Papo, ''L'ultima bandiera. Storia del reggimento Istria'', L'Arena di Pola, Gorizia 1986
* Eno Pascoli, ''Foibe: cinquant'anni di silenzio. La frontiera orientale'', Aretusa, Gorizia 1993
* Pierluigi Pallante, ''La tragedia delle foibe'', Editori Riuniti, Roma 2006
* [[Arrigo Petacco]], ''L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia'', Mondadori, Milano 1999
*{{cita pubblicazione| url = http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/pupo196.html | autore= Raoul Pupo|titolo=Le foibe giuliane 1943-45|pubblicazione=L'impegno|volume=a.XVI|numero=1|data=aprile 1996 | accesso= 13 gennaio 2009|cid=Pupo1996}}
* {{Cita libro|autore=Raoul Pupo|titolo=Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2005|id=ISBN88-17-00562-2|cid=Pupo2005}}
* {{Cita libro|autore=Raoul Pupo, Roberto Spazzali|url=http://books.google.it/books?id=LLjVe4e0wm0C&printsec=frontcover&dq=foibe+spazzali+pupo#PPP1,M1|titolo=Foibe|editore=Bruno Mondadori|anno=2003|id=ISBN 88-424-9015-6|cid=Pupo, Spazzali}}
* Raoul Pupo, ''Trieste '45'', Laterza, Roma-Bari 2010 ISBN 978-88-420-9263-6
* Leonardo Raito, ''Il PCI e la resistenza ai confini orientali d'Italia'', Temi, Trento, 2006
* Franco Razzi, ''Lager e foibe in Slovenia'', E.VI, Vicenza 1992
* Guido Rumici, ''Infoibati. I nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti'', Mursia, Milano 2002
* Giorgio Rustia, ''Contro operazione foibe a Trieste'' a cura dell'Associazione famiglie e congiunti dei deportati italiani in Jugoslavia e infoibati, 2000
* Fulvio Salimbeni, ''Le foibe, un problema storico'', Unione degli istriani, Trieste 1998
* Cesare Salmaggi-Alfredo Pallavicini, ''La seconda guerra mondiale'', Mondadori, 1989 ISBN 88-04-39248-7
* Giacomo Scotti, ''Dossier Foibe'', Manni, San Cesario (Le), 2005
* Frediano Sessi, ''Foibe rosse. Vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel '43'', Marsilio, Venezia 2007.
* Giovanna Solari, ''Il dramma delle foibe, 1943-1945: studi, interpretazioni e tendenze'', Stella, Trieste 2002
* Roberto Spazzali, ''Foibe: un dibattito ancora aperto. Tesi politica e storiografica giuliana tra scontro e confronto'', Lega Nazionale, Trieste 1990
* Roberto Spazzali, ''Tragedia delle foibe: contributo alla verità'', Grafica goriziana, Gorizia 1993
* Giampaolo Valdevit (cur.), ''Foibe, il peso del passato. Venezia Giulia 1943-1945'', [[Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia]], Trieste 1997
 
===Romanzi===
* Carlo Sgorlon, ''La foiba grande'', Arnoldo Mondadori, Milano 1992
 
== Voci correlate ==
*[[Domobranci]]
*[[Eccidio di Porzus]]
*[[Esodo istriano]]
*[[Fiume (Croazia)]]
*[[Giorno del ricordo]]
*[[Istria]]
*[[Il cuore nel pozzo]]
*[[Lista delle stragi avvenute in Italia]]
*[[Massacro di Bleiburg]]
*[[Massacro di Bačka]]
*[[Pregiudizio contro gli italiani]]
*[[Pulizia etnica]]
*[[Storia della Dalmazia]]
*[[Storia di Trieste]]
 
===Personalità legate alle foibe===
*[[Norma Cossetto]]
*[[Mafalda Codan]]
*[[Francesco Bonifacio]]
*[[Josip Broz Tito]]
 
==Collegamenti esterni==
* Iperstoria, 8 settembre 2006 [http://www.iperstoria.it/?p=40 Foibe e Wikipedia], di Jordan Faes.
* [http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/02_Febbraio/09/foibe.shtml Foibe e Wikipedia, omissis e guerra editoriale] Corriere della Sera, 2 febbraio 2006.
*[http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/pupo196.html Le foibe giuliane 1943 - 1945]
*[http://digilander.libero.it/lefoibe Sito Le Foibe]
*[http://www.lefoibe.it/ Foibe a cura della Lega Nazionale di Trieste]
*[http://www.kozina.com/premik/indexita_porocilo.htm Relazione della "commissione storico-culturale italo-slovena"] richiesta dai rispettivi ministeri degli esteri.
*[http://www.democrazialegalita.it/speciali/Speciale_Marco_foibe07febb05.htm La verità sulle foibe]
*[http://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/ Operazione Foibe a Trieste] - Relazione di [[Claudia Cernigoi]].
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=60 Storia delle foibe - La strage dimenticata] Puntata della trasmissione La Storia Siamo Noi - RAI Educational.
* [http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust8g01-003378.htm Foibe, condividere la memoria per cancellarla] di Adamo Mastrangelo.
* [http://www.zenit.org/article-4051?l=italian Agenzia di stampa ZENIT del 12 febbraio 2006: "Cinquanta sacerdoti tra le vittime delle foibe"]
* [http://aestovest.osservatoriobalcani.org/luoghi/basovizza.html AestOvest - Luoghi e memorie]
*[http://www.gariwo.net/attivita/attivita.php?cod=202 Comitato per la Foresta dei Giusti - Gariwo]
* [http://www.silentesloquimur.it/sito1/index.htm Sito del Centro Studi e Ricerche Storiche "Silentes Loquimur"]
Video:
*[http://www.youtube.com/watch?v=8S_ZK4Etqwk Campane a morto in Istria] - Recupero di corpi dalla foiba di Gropada.
*[http://www.youtube.com/watch?v=Pdivehrahcc Intervista a Graziano Udovisi sopravvissuto alle foibe]
 
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