Dialetti della Puglia e Mulan (film 2020): differenze tra le pagine

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{{AvvisounicodeS|film}}
{{tornaIn afuturo|Pugliafilm}}
{{Film
|titolo italiano =Mulan
|immagine = Mulan2020.png
|didascalia = [[Mulan (Disney)|Mulan]] ([[Liu Yifei]]) in una scena del film
|titolo originale =
|lingua originale = inglese, cinese
|titolo traslitterato =
|forza corsivo =
|paese = [[Stati Uniti]]
|paese 2 =[[Cina]]
|paese 3 =[[Nuova Zelanda]]
|titolo alfabetico =
|anno uscita = [[2020]]
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|film muto =
|aspect ratio =
|genere = drammatico
|genere 2 = azione
|genere 3 =
|regista = [[Niki Caro]]
|soggetto =
|sceneggiatore =
|produttore = Chris Bender, Tendo Nagenda, Jason Reed, Jake Weiner
|produttore esecutivo =
|casa produzione = [[Walt Disney Pictures]]
|casa distribuzione italiana =
|attori =
*[[Liu Yifei]]: Hua Mulan
*[[Donnie Yen]]: comandante Tung
*[[Jason Scott Lee]]: Bori Khan
*[[Yoson An]]: Chen Honghui
*[[Gong Li]]: Xian Lang
*[[Jet Li]]: l'Imperatore
*[[Tzi Ma]]: Hua Zhou
*[[Ron Yuan]]: sergente Qiang
*[[Jimmy Wong]]: Ling
*[[Doua Moua]]: Po
*[[Chen Tang]]: Uso
*[[Xana Ting]]: Hua Xiu
*[[Utkarsh Ambudkar]]: Skatch
*[[Chum Ehelepola]]: Ramtish
*[[Nelson Lee]]: cancelliere
*[[Rosalind Chao]]: Hua Li
*[[Cheng Pei-pei]]: mezzana
|doppiatori originali =
|doppiatori italiani =
|titoli episodi =
|fotografo =
|montatore =
|effetti speciali =
|musicista =[[Harry Gregson-Williams]]
|scenografo =
|costumista =
|truccatore =
|storyboard =
|art director =
|character design =
|animatore =
|sfondo =
|cortometraggio =
}}
 
'''''Mulan''''' è un film del 2020 scritto e diretto da [[Niki Caro]], con la sceneggiatura di Elizabeth Martin, Lauren Hynek, Rick Jaffa e prodotto dalla [[Walt Disney Pictures]].
{{lingua|nome=Dialetti pugliesi|nomenativo=
La pellicola è il [[remake]] in [[live action]] dell'[[Mulan|omonimo film d'animazione del 1998]].
|colore=#ABCDEF
|stati= [[Italia]]
|regione= [[Puglia]]
|persone=2.800.000 (2006)
|fam1=[[Lingue indoeuropee|Indoeuropee]]
|fam2=[[Lingue italiche|Italiche]]
|fam3=[[Lingue romanze|Romanze]]
|fam4=[[Lingue italo-romanze|Italoromanze]]
|fam5=[[Dialetti italiani meridionali]]
|fam6='''Dialetti pugliesi'''
|agenzia=''nessuna regolazione ufficiale''
|estratto=}}
 
I '''dialetti della [[Puglia]]'''{{ISO 639}}, storicamente parlati nell'attuale regione amministrativa, non formano una compagine omogenea. I dialetti della Puglia centro-settentrionale sono alto-meridionali, e costituiscono un sottogruppo della [[lingua napoletana]]. Nella parte meridionale della Puglia, il gruppo dei dialetti [[salento|salentini]] sono una varietà della [[lingua siciliana]].
Il tratto principale che separa i due gruppi pugliesi è il trattamento delle vocali àtone, ossia non accentate, soprattutto in posizione post-tonica: in molti dei [[Dialetti italiani meridionali|dialetti alto-meridionali]] queste subiscono il noto mutamento in [[Schwa|/ə/]] (vocale popolarmente definita “indistinta” e trascritta solitamente come "ë" oppure "ə"), mentre ciò non accade nel gruppo salentino né negli altri dialetti della lingua [[Lingua siciliana|calabro-siciliana]]. Si tratta della stessa divisione che intercorre fra Calabria settentrionale e Calabria centro-meridionale, e dunque – nell'insieme – fra lingua [[Dialetti italiani meridionali|napoletana/pugliese]] e lingua [[Lingua siciliana|calabro-siciliana]]: molto più a nord, la diversità sistematica forma anche il confine con i [[dialetti italiani mediani]]. Tale ''affievolimento'' delle vocali non accentate comporta delle ripercussioni sui fatti morfologici, ad esempio sulle variazioni di genere o di numero dei sostantivi (mediante il fenomeno della [[metafonesi]]) nonché sulla coniugazione dei verbi.
 
La pellicola è basata sulla leggenda cinese di [[Hua Mulan]]. Le riprese si sono svolte in [[Nuova Zelanda]] e in [[Cina]] da agosto a novembre del 2018.
Lungo la linea di demarcazione fra napoletano e siciliano potrebbero sussistere dialetti di transizione come il [[dialetto tarantino|tarantino]], ma è più probabile che questi (come altri "ibridi" distribuiti qua e là nella penisola italiana) rientrino nell'una o nell'altra lingua.
 
== Trama ==
Infine esistono in Puglia isole linguistiche [[Lingua arbëreshë|arbëreshë]], [[Minoranza linguistica greca d'Italia|grecaniche]] e [[Lingua francoprovenzale|francoprovenzali]], che sono però da considerarsi alloglotte (ossia parlate non-italiche).
Quando l'[[Imperatore della Cina]] emette un [[decreto]] per il quale un uomo per famiglia deve servire nell'esercito imperiale per difendere il paese dagli invasori del Nord che attaccano la [[Cina]], [[Hua Mulan]], la figlia maggiore di un guerriero onorato, interviene per prendere il posto del suo padre malato. La ragazza è energica, determinata e scaltra. Mascherata da uomo, Hua Jun, viene messa alla prova passo dopo passo e dovrà saper sfruttare la sua forza interiore e abbracciare il suo vero potenziale.
 
==Cast==
== Gruppo dei dialetti alto-meridionali ==
[[Liu Yifei]] è stata scelta per interpretare [[Mulan (Disney)|Mulan]]; il cast è composto da [[Donnie Yen]], [[Jason Scott Lee]], [[Yoson An]], [[Gong Li]] e [[Jet Li]].
[[File:Neapolitan language.jpg|thumb|I dialetti pugliesi (III) nel sistema dei [[dialetti italiani meridionali|meridionali intermedi]]]]
Nella classificazione [[ISO 639-3]], i dialetti italiani meridionali compaiono raggruppati nella denominazione [[lingua napoletana]]. La tradizione letteraria italiana riconosce l'unità culturale e linguistica di queste parlate, chiamate anche '''pugliese'''<ref>In tal senso [[Dante Alighieri|Dante]]: «Apuli quoque, vel a sui acerbitate, vel finitimorum suorum contiguitate, qui Romani et Marchiani sunt, turpiter barbarizant. Dicunt enim ''Volzera che chiangesse lo quatraro''». [[Dante Alighieri]], ''De vulgari eloquentia'', I, XII 7-8.</ref> finché con ''Apulia'' si intese l'Italia meridionale, prima dell'[[Unità d'Italia]].
 
==Promozione==
Secondo una classificazione ormai consolidata sin dagli ultimi decenni del XIX secolo<ref>G. Bertoni (1916), ''Italia dialettale'', Milano, Hoepli, p. 152.</ref>, il territorio dei dialetti alto-meridionali si estende dall'Adriatico al Tirreno e allo Jonio, e più precisamente dal corso del [[Aso (fiume)|fiume Aso]], a nord (nelle [[Marche]] meridionali, fra le provincie di [[Ascoli Piceno]] e [[Fermo]])<ref>G. I. Ascoli (1882-85), ''L'Italia dialettale'', in "Archivio glottologico italiano", 8, pp. 98-128.</ref>, fino a quello del fiume [[Coscile]], a sud (nella Calabria settentrionale, [[provincia di Cosenza]]), e da una linea che unisce, approssimativamente, il [[Circeo]] ad [[Accumoli]] a nord-ovest, fino alla strada [[Taranto]]-[[Ostuni]] a sud-est.
Il [[teaser trailer]] è stato pubblicato l'8 luglio 2019.<ref>{{cita web|url=https://multiplayer.it/articoli/mulan-primo-trailer-italiano-nuovo-film-disney.html?|titolo=Mulan, primo trailer italiano per il nuovo film Disney|data=7 luglio 2019|accesso=8 luglio 2019|autore=Tommaso Pugliese|sito=[[Multiplayer.it]]}}</ref>
 
==Distribuzione==
A questo gruppo appartengono i dialetti della Puglia centro-settentrionale i quali, da un punto di vista storico-geografico, possono suddividersi in dialetti della [[Capitanata]] (corrispondente grosso modo all'antica [[Daunia]]) e dialetti della [[Terra di Bari]] (approssimativamente l'antica [[Peucezia]]), cui vanno aggiunti quelli dell'''area di transizione'' verso il [[dialetto salentino]].
L'uscita del film nelle sale cinematografiche statunitensi è prevista per il 27 marzo 2020.<ref>{{Cita web|url=https://www.hollywoodreporter.com/heat-vision/live-action-mulan-pushed-back-more-a-year-spring-2020-1090015|titolo=Live-Action 'Mulan' Pushed Back More Than a Year to Spring 2020|sito=The Hollywood Reporter|lingua=en|accesso=2019-07-08}}</ref>
 
Nei dialetti della Puglia centro-settentrionale il vocalismo appare piuttosto ampio e variegato: se in sillaba atona compare assai spesso la vocale centrale media ("shwa") {{IPA|/ə/}}, in sillaba tonica compare talora la vocale centrale chiusa {{IPA|/ɨ/}}; tuttavia, poiché la differenza tra le due vocali centralizzate non ha valore distintivo (dipende unicamente dalla presenza o meno dell'accento tonico), entrambe vengono solitamente trascritte "ë" oppure "ə".
 
Le vocali atone che seguono la sillaba accentata (ma spesso anche quelle che la precedono) assumono normalmente il suono breve e indistinto dello "shwa": ''fëlì<u>sc</u>ënë'' [fəlìšənə] "fuliggine", ''mènëlë'' [mènələ] "mandorla". Si conserva solo la ''a'' in protonìa (''la figghia iròssə'' "la figlia grande") e in genere la ''u'' e la ''i'' finali nei soli aggettivi dimostrativi (''cuddu cavaddə'' "quel cavallo", ''quissi stracursə'' "questi discorsi"). Le vocali toniche, se le parole latine d'origine terminano in <small>-U</small>, vanno incontro a chiusura (metafonia) o a dittongazione. Per cui la <small>O</small> diventa ''u'' (''fələturə'' <small>FULTORIU</small> "turacciolo") o ''úə'' (''fúəkə'' <small>FOCU</small> "fuoco") e la E diventa ''i'' (''acitə'' <small>ACETU</small>) o ''íə'' (''víərnə'' <small>(HI)BERNU</small> 'inverno'). Lo stesso accade se la parola latina o postlatina termina in -I: ''solə'' "sola -e" ma ''sulə'' <small>SOLI</small>, ''bbonə'' "buona -e" ma ''bbúənə'' <small>BONI</small>, ''freddə'' "fredda -e" ma ''friddə'' <small>FRIG(I)DI</small> "freddi", ''pedə'' "piede" ma ''píədə'' <small>PEDES</small> "piedi". Sarà la metafonia che – dato l'affievolirsi delle finali – permetterà di distinguere il genere (''bbonə - bbúənə'', ''freddə - friddə'') e il numero (''pedə'' - ''píədə'', ''mesə - misə'') di molti nomi e aggettivi, così come le persone dei verbi (''corrə'' "corro", ''currə'' "corri").
 
L'affievolirsi delle vocali atone finirà per accentuare ulteriormente le vocali toniche che andranno incontro ad allungamento e al cosiddetto ''frangimento vocalico'', con la produzione di [[dittongo|dittonghi]] caratteristici dei singoli centri, come ([[Mattinata]]) ''pèipə'' "pepe", ([[Peschici]]) ''sàirə'' "sera", ([[Cerignola]]) ''scòupə'' "scopa", ([[Molfetta]]) ''sàetə'' "seta", ([[Bitonto]]) ''rèupə'' "rapa", ''məddòichə'' "mollica", ''nàucə'' "noce", ''lìucə'' "luce".
 
I dialetti di Capitanata e Terra di Bari, diversamente dai dialetti salentini, prepongono una ''j'', detta prostetica, alla vocale iniziale: ([[Carlantino]]) ''jévə mórtə'' e ([[Casamassima]]) ''jérə muértə'' "era morto". Costante è poi l'inserimento (anaptissi) di una ''ə'' tra consonante e semiconsonante: ''cumbassəjonə'' "compassione".
 
Il verbo "andare", antico italiano "gire" (''*jire'', dal lat. <small>IRE</small>), nel foggiano può essere ''jì'', come in Molise, Lucania e Campania: ([[Torremaggiore]]) ''cə n'è jjutə'' "se n'è andato", ([[Vico del Gargano]]) ''cə ne jò'' "se n'andò"; oppure ''<u>sc</u>ì'' [šì]. La forma ''<u>sc</u>ì'' si ha soltanto nella fascia periferica orientale e meridionale della Capitanata ([[Vieste]], [[Monte Sant'Angelo]], [[Trinitapoli]], [[Cerignola]], [[Candela (Italia)|Candela]]). Il barese ha solo la forma ''<u>sc</u>ì'', che si è estesa anche a tutto il Salento. Come ''<u>sc</u>ì'' si comportano anche parole tipo ''<u>sc</u>íənərə'' (lat. <small>GENERU</small>), ''fu<u>sc</u>ə'' (lat. <small>FUGERE</small>), ''<u>sc</u>ətté'' "gettare", ''ma<u>sc</u>èisə'' "maggese".
 
Nell'area dauna si dice ''auzà'' "alzare" (lat. ''*altiare''), nell'area della transumanza si dice ''avezà'', nella fascia foggiana meridionale ''alezà'', e in Terra di Bari ''aldzà''.''<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Semiconsonanti e consonanti dei dialetti di Puglia|editore=in "Lingua e storia in Puglia", n.ri 37-38, pp. 74-86.}}</ref>'' Il latino ''basiare'' "baciare" diventa ''vascjà'' [vašà] nell'area dauna, ''bacé'' nel [[Tavoliere delle Puglie|Tavoliere]] e ''vasà'' o ''vasé'' nel resto della Puglia.<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 124-129}}</ref>
 
Il pronome dimostrativo "quello" (lat. ''eccum illum'') suona ''quéllə, quillə, quéddə, quiddə'' in tutta la Capitanata, tranne nei dialetti garganici meridionali (''cuddə'', ''códdə''). L'apulo-barese ha forme del tipo ''cuddə'' e ''currə.''<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 176-186}}</ref>
 
In tutta la Puglia centro-settentrionale si dice ''quanne'' "quando"<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 239-244}}</ref> e la ''n'' sonorizza la consonante che la segue: ''angórə'' "ancora", ''pəndzà'' "pensare", ''lundanə'' "lontano", ''ngandà'' "incantare", ''cambagnə'' "campagna".<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 205-222}}</ref> I nessi consonantici -MB- e -NV- danno origine a ''-mm-'': ''jammə'' "gamba", ''cummèndə'' "convento.
 
I gruppi consonantici latini -CL-, -PL- e -TL-, come in tutto il Meridione, danno ''chi: acchià'' (lat. ''*oculare'') "trovare", ''chiovə'' (< ''pluere'') "piovere", ''sicchie'', da ''sit(u)la'', "secchia".
 
La -LL- si conserva nel Subappennino e nel Tavoliere (''níəllə'' "anello", ''vetíəllə'' "vitello"), mentre si pronuncia ''-dd-'' nel Gargano (''staddə'' "stalla") e nella parte meridionale della Capitanata, così come nell'apulo-barese e nelle province di [[Brindisi]] e [[Taranto]], dove però, come nel leccese, in alcuni centri viene pronunciata con la lingua retroflessa.<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 245-254}}</ref>
 
La G- di "grosso" si conserva in tutta la Puglia centro-settentrionale, tranne nel nord della Capitanata (''ròssə''), come nella vicina Campania, mentre a Monte Sant'Angelo, a Mattinata, a [[Crispiano]], come in vari centri del materano, diventa ''i'' (''irúəssə'').<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 279-286}}</ref>
 
Al tratto tra [[Manfredonia]] e Bari grosso modo corrisponde buona parte della Campania e della Lucania centro-settentrionale, oltre che per la distinzione fra genere maschile e neutro, per il ''rafforzamento fonosintattico'' determinato dall’articolo femminile plurale e dall’articolo neutro, nonché da altre cogeminanti. Ma, mentre in Campania il raddoppiamento in dipendenza dei suddetti articoli è un fenomeno caratteristico e vivace, sul versante adriatico esso tende sensibilmente a regredire.
 
Nel Gargano, limitatamente a Monte Sant’Angelo e a Mattinata, esso è tuttora ben presente. L’articolo femminile plurale (''i / li''), a differenza dell’articolo maschile plurale, formalmente identico, determina rafforzamento, distinguendo il genere: ''i cugginə'' “i cugini” - ''i ccugginə'' “le cugine”, ''i figghiə'' “i figli” - ''i ffigghiə'' “le figlie”, ''i mulə'' “i muli” - ''i mmulə'' “le mule”. Allo stesso modo l’articolo neutro, formalmente identico al maschile singolare: ''lu rrusse'' “il (colore) rosso”, è diverso da ''lu russe'' “l’uomo dai capelli rossi”. Il neutro caratterizza i nomi non pluralizzabili: ''u mmélə'' “il miele”, ''u ffòrtə'' “il (gusto del) piccante”, ''lu mmangé'' “il mangiare, il cibo”. E ancora, con altre cogeminanti: ''ssu ppénə'' “questo pane”, ''atu ppénə'' “altro pane”; ''cché bbèlli ppaténə'' “che belle patate”, ''qualli ccarte?'' “quali carte?”.<ref name=":3" />
 
Man mano che si scende verso Bari il rafforzamento fonosintattico tende a recedere e i centri che lo presentano si alternano a quelli che non lo presentano. Così Manfredonia ne è sprovvisto e [[Trinitapoli]] ne è in gran parte privo. A Bari ci sono ''u ffíərrə'' “il ferro”, ''u ssalə'' “il sale”, ''u mmì'' “il mio, ciò che è mio”. Ma il fenomeno tende a scomparire. Così ormai si dice ''u sanghe'', mentre il neutro rimane cristallizzato nella locuzione ''šittà u ssanghə da ngannə'' (‘gettare il sangue dalla gola’) “dar fondo a tutte le proprie forze”. A [[Minervino Murge]] tra le parole che sopravvivono ci sono ''rə llardə'' "il lardo" e ''rə ssíərə'' "il siero".
 
I dialetti della Puglia centro-settentrionale non usano il futuro romanzo <small>CANTARE-HABEO</small> “canterò”, ma, come in napoletano, una forma perifrastica in cui è però insito anche il senso di “dovere”. Il futuro romanzo è usato nel Gargano sud solo per indicare la probabilità di un’azione, la sua supposizione: ''starraddə durmènnə'' “starà dormendo”, ossia “forse sta dormendo”, ''šarraddə'' ''cré'' “forse andrà domani”.<ref>{{Cita libro|autore=F. Granatiero|titolo=Op. cit.|editore=pp. 63-64}}</ref>
 
Il futuro perifrastico si forma con HABEO (''éi'', ''é'', ''agge'' in Capitanata, ''agghie'' in Terra di Bari e ''aggiu'', ''agghiu'' nel Salento<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 89-104}}</ref>), la preposizione “da” o “a” e l’infinito: ''éj a purté'' “porterò”, ''à da jì'' “andrai, devi andare” in Capitanata; ''à da purtà'' “porterai”, ''av’a purtà'' “porterà” a [[Trani]] o ad [[Altamura]]; ''aggiu amare'' “amerò” a Lecce, dove “a” è caduto per elisione.<ref>{{Cita libro|autore=G. Rohlfs|titolo=Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Morfologia|editore=Torino, Einaudi, 1968, pp. 335-336}}</ref>
 
=== Dialetti della Capitanata ===
Se ne distinguono due tipologie fondamentali: quella settentrionale (a nord della linea [[San Severo]]-[[Peschici]]) e quella meridionale (a sud dalla linea [[Lucera]]-[[Vieste]]). Nell'area [[appennini]]ca il confine è dato dall'isola linguistica della [[Valmaggiore]] (popolata dalla [[minoranza francoprovenzale in Puglia|minoranza francoprovenzale]]) che funge da cuscinetto tra i dialetti ''dauno-sannitici'' della valle del [[Fortore]] a nord da quelli ''dauno-irpini'' della [[valle del Cervaro]] a sud.
 
Nell'area settentrionale, come in Abruzzo e Molise, la "testa" è detta ''còccia'' o ''còccə'' < lat. <small>COCHLEA</small> "chiocciola", nella meridionale invece si chiama ''capə, képə'' < lat. CAPUT come nel barese.<ref>{{Cita libro|autore=L. Massobrio e altri, a cura di|titolo=Atlante Linguistico Italiano|editore=Roma, Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1955-, carta 8}}</ref>
 
Il lessico dei dialetti pugliesi, e della Capitanata in particolare, presenta svariate parole di origine araba, che in parte si diffusero dalla Sicilia durante la dominazione araba (VIII-XI secolo), in parte giunsero attraverso la Spagna e in parte sono da attribuire ai musulmani di Federico II: ''arracamà'' ar. raqama "ricamare", ''arrassà'' ar. arrada "allontanare", ''bbardascə'' ar. bardag' "ragazzo", (Gargano sud) ''chémə'' ar. hama "pula", (Manfredonia) ''màzzərə'' ar. ma'sara "mazzera" e ''sciàbbəchə'' ar. sciabaca "tipo di rete da pesca", ''tamarrə'' ar. tammar ('venditore di datteri') "persona rozza", ''vardə'' ar. barda'a ('sella da carico') "barda". Quest'ultimo termine si riscontra in tutta la Capitanata, mentre in Terra di Bari è nettamente prevalente la parola ''mmastə'' / ''mbastə'' "basto", derivante dal lat. <small>BASTU(M)</small>.<ref>{{Cita libro|autore=F. Granatiero|titolo=La memoria delle parole. Apulia: Storia Lingua e Poesia|editore=Foggia, Grenzi, 2004, p. 30 e p. 51}}</ref>
 
====Dialetti dei Monti Dauni====
Il dialetto ''dauno-sannitico'' si parla nei comuni della Capitanata situati nel settore settentrionale del [[Subappennino dauno]]. Esso mostra alcune affinità con i dialetti dell'area nord-garganica, ma è stato significativamente influenzato dal [[dialetto lucerino]] che conserva talune peculiarità<ref>{{cita testo|autore=F. Piccolo|titolo=L'Italia dialettale. Rivista di dialettologia italiana|capitolo=Il dialetto di Lucera (Foggia)|editore=G. Cursi e F.|città=Pisa|data=1939|vol=XIV-XV<!--|data=1938-1939-->}}</ref> dovute alla presenza nel Medioevo dell'[[insediamento musulmano di Lucera|insediamento arabo di Lucera]].
 
Questo dialetto, in cui rientrano, tra gli altri, [[Castelnuovo della Daunia]], [[San Marco la Catola|San Marco La Catola]], [[Celenza Valfortore]], [[Pietramontecorvino]], [[Alberona]], [[Roseto Valfortore]], è caratterizzato da:
 
* conservazione della vocale tonica A (''casə'' "casa", ''panə'', ''salə'', ''fratə'' lat. <small>FRATE(R)</small> "fratello"), tranne nelle zone limitrofe.
* assenza di metafonia per la E e la O brevi latine (''pédə'' "piede" e "piedi", ''bbónə'' "buona, buone" e "buono, buoni"), che è presente invece in centri come [[Motta Montecorvino]] (''púorcə'' "porci", ''píədə'' "piedi"<ref name=":2" />) e [[Castelluccio Valmaggiore]] (''púorkə'' "porci", ''aniéllə'' "anello"<ref name=":2" />).
 
Il dialetto dauno settentrionale conserva in genere la geminata latina -LL- (''gallə'' <small>GALLU</small> "gallo"), mentre gli affini dialetti del Gargano settentrionale, tranne Peschici (''jallə''), Apricena e Lesina, presentano l'esito ''-dd-'': (Rodi Garganico) ''gaddə''.
 
Il dialetto di [[Volturino]] – come di [[San Marco in Lamis]] nel Gargano – presenta condizioni che richiamano quelle dell'alto beneventano o del molisano, con la tipica metafonia «sabina»: ''mésə - misə'' "mese, -i", ''pèdə - pédə'' "piede, -i", ''nòuə - nóuə'' "nuova, -o", ''cóndə - cundə'' "io conto, tu conti".<ref>{{Cita libro|autore=G. Melillo|titolo=Il dialetto di Volturino (Fg). Saggio fonetico-morfologico|editore=Perugia, Unione tipografica cooperativa, 1920}}</ref>
 
Il dialetto di [[Alberona]] ha ''staḍḍə'' con ''-ḍḍ-'' che suona come a Lecce. Potrebbe essere questa una spia dell'arrivo fin qui dei Bizantini. E in effetti ad Alberona, così come nella parte più meridionale della provincia, la "culla" si chiama ''nakə'', parola di origine greca del tutto assente nel resto della Capitanata.<ref>{{Cita libro|autore=K. Jaberg - J. Jud|titolo=Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz|editore=Zofingen, 1928-’40}}</ref>
 
Il dialetto ''dauno-irpino''
è parlato invece più a sud, ai confini con l'[[Irpinia]], nei paesi dei [[monti Dauni]] interessati dall'antica [[via Appia Traiana]] e dalla medievale [[via Francigena]].
Già in epoca [[Popoli dell'Italia antica|pre-romana]] tali territori costituivano la fascia di confine tra [[Sannio]] e Apulia mentre nell'[[alto medioevo]] essi furono lungamente contesi fra il [[ducato di Benevento]] e l'[[impero bizantino]]<ref>{{cita testo|autore=AA.VV.|titolo=I Dauni-Irpini|editore=Generoso Procaccini|città=Napoli|data=1990}}</ref>.
Questa particolare parlata mostra pertanto evidenti caratteri di transizione con il [[dialetto irpino]] e, più specificatamente, con il [[dialetto arianese|vernacolo arianese]].
 
Il dauno-irpino, stando ai centri investigati dal Melillo,<ref name=":2">{{Cita libro|autore=M. Melillo, a cura di|titolo=La parabola del figliuol prodigo nei dialetti italiani. I dialetti di Puglia|editore=Roma, Archivio Etnico Linguistico Musicale, 1970}}</ref> sembra caratterizzato da:
 
* palatalizzazione della vocale tonica A: ([[Castelluccio dei Sauri]]) ''fämə'' – con ''ä'' (={{IPA|/æ/}}) suono di ''a'' che tende a ''e –'', ([[Bovino (Italia)|Bovino]]) ''sfacciätə'', ([[Stornarella]]) ''attänə'' "padre". Questa è assente al confine con la Campania: (Candela) ''famə.''
* metafonia di Ĕ ed Ŏ: (Castelluccio dei Sauri) ''puórkə'' "porci", ''aniéllə'', ''múortə'', (Bovino) ''grúossə'', ''vetíeddə'', (Stornarella) ''grúəssə'', ''aníəllə'', ([[Candela (Italia)|Candela]]) ''puórcə'', ''nguóllə'' "addosso", ''vuvətiéllə'' "vitello".
 
Nel Gargano settentrionale, al confine con il Molise, nel Subappennino al di sopra di Lucera, e nel dauno-irpino al di sotto della linea immaginaria che unisce Bovino a Candela la "culla" deriva il suo nome dal latino: ([[Sant'Agata di Puglia]]) ''cònnela'' <small>CUNULA</small> dim. di <small>CUNA</small>''.''
 
====Dialetti del Tavoliere====
I dialetti del medio-Tavoliere (ivi compreso il foggiano) sono caratterizzati da:
 
* palatalizzazione della vocale tonica A in sillaba libera di parola piana: ([[Foggia]]) ''cäne, kene'' "cane", ([[San Severo]]) ''frète'' "fratello". Ma non sempre: ci sono centri come Lucera che la conservano in ogni posizione (''grane'', ''stalle'', ''candà''<ref>{{Cita libro|autore=D. Morlacco|titolo=Dizionario del dialetto di Lucera|editore=Foggia, Grenzi, 2015}}</ref>). Nel basso tavoliere, per esempio a Cerignola, si può avere palatalizzazione (''ammettesiè'' "viziare") e frangimento della vocale (''kòine'' "cane"), che però persiste in sillaba chiusa (''stadde'' "stalla").<ref>{{Cita libro|autore=L. Antonellis|titolo=Dizionario dialettale cerignolano|editore=Cerignola, CRSEC, 1994}}</ref>
* metafonia (o dittongazione) anche per Ĕ e Ŏ: ''péde'' "piede" ma ''píede'' "piedi", ''bbóne'' "buona, buone" ma ''bbúənə'' "buono, buoni". I dittonghi discendenti ''íe'' e ''úe'' tendono a diventare monottonghi: ''píde'' "piedi" e ''fúche'' "fuoco". Nell'alto Tavoliere, per esempio a San Severo, dove pure c'è ''péde - píde'' "piede - piedi", in genere manca la metafonesi della Ŏ: ''mòrte'' "morto" e "morti" (o persiste solo in qualche espressione cristallizzata: ''iastemà i múrte'' "bestemmiare i morti"<ref>{{Cita libro|autore=C. Pistillo-A. Littera|titolo=Dizionario del dialetto di San Severo|editore=Arti grafiche Malatesta, 2006, s. v. «mòrte»}}</ref>).
* frequente presenza di turbamento vocalico. A [[Lucera]], per esempio, già nel 1925 il linguista [[Gerhard Rohlfs (filologo)|Gerhard Rohlfs]] notava delle differenze particolarmente profonde nel vocalismo, fra la pronuncia di un anziano e quella di una ragazza di diciotto anni (in parentesi): ''meile'' (''möle'') "miele", ''noure'' (''nere'') "nuora", ''fúoche'' (''fuche'') "fuoco"'', seire'' (''sörə'') "sera", ''sive'' (''söve'') "sebo", ''scroufe'' (''scréufe'') "scrofa", ''avulive'' (''avulöve'') "oliva".<ref>{{Cita libro|autore=G. Rohlfs|titolo=Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Fonetica|editore=Torino, Einaudi, 1966, § 11, p. 28}}</ref> Attualmente, se si eccettuano i monottonghi ''í'' e ''ú'' e la vocale A, tutte le altre vocali in sillaba libera di parola piana suonano /ö/: ''söre'' "sera", ''Luciöre'' "Lucera", ''vöte'' "volta", ''cöre'' "cuore", ''tenöme'' "teniamo", ''vöne'' "vino", ''löce'' "luce"'','' ''chiöse ''"chiusa".
 
{{sf|Il dialetto dell'alto tavoliere presenta alcuni caratteri di transizione con il [[dialetto molisano]] e in particolare con il vernacolo [[Termoli#Lingue e dialetti|termolese]].}}
 
Il [[dialetto foggiano]] è ascrivibile non oltre la città di Foggia (capoluogo della [[provincia di Foggia|provincia omonima]] dal 1806). Questo vernacolo deriva dalla contaminazione di varie parlate anche non regionali, in quanto la città era sede della [[regia dogana della Mena delle pecore di Foggia|regia dogana]] nonché capolinea di una vasta rete di [[tratturo|tratturi]] e [[tratturello|tratturelli]], le antiche vie della [[transumanza]] che giungevano fino in [[Abruzzo]].
 
Il dialetto del basso Tavoliere si parla nella città di [[Cerignola]]<ref>[http://www.hsespace.it/cerignola/pergola_site/files/dizionario_dialettale_cerignolano.pdf Dizionario del Dialetto cerignolano]</ref> e nei centri limitrofi. Presenta alcuni caratteri di transizione con i [[dialetti dell'area apulo-lucana]].
 
====Dialetti del Gargano====
[[File:Dialetto_garganico.JPG|thumb|L'area garganica]]
Nel [[promontorio del Gargano]] si possono distinguere un tipo settentrionale caratterizzato da assenza di metafonesi delle vocali latine Ĕ e Ŏ (''pédə'' "piede -i"; ''bbónə'' "buona -o"), e uno meridionale<ref>{{Cita libro|autore=V. Valente|titolo=Osservazioni sopra alcuni dialetti garganici|editore=in "Lingua e storia in Puglia", 10, 1980, pp. 25-30}}</ref> caratterizzato da presenza di metafonesi (o dittongazione) delle vocali medio-basse (''pétə'' "piede" ma ''píətə'' "piedi"; ''bbónə'' "buona -e" ma ''bbúənə'' "buono -i"). Il tipo settentrionale presenta notevoli affinità con il dialetto parlato nel [[Subappennino dauno]] situato a nord-ovest di Foggia (tra l'altro, il fonema [ç] < FL di parole come [çjorə] "fiore", anticamente presente a [[Peschici]]<ref name=":1">{{Cita libro|autore=G. Melillo|titolo=I dialetti del Gargano (Saggio fonetico)|editore=Pisa, Simoncini, 1926, p. 76}}</ref> e in epoca contemporanea a [[San Marco in Lamis]] e soprattutto a [[Rignano Garganico]],<ref name=":0">{{Cita libro|autore=F. Granatiero|titolo=Vocabolario dei dialetti garganici|editore=Foggia, Grenzi, 2012, pp. 9-12}}</ref> si ritrova in una decina di centri a ridosso del settore nord dei [[monti Dauni]], da [[Celenza Valfortore]] a [[Volturino]] fino a [[Roseto Valfortore]]),<ref>{{Cita libro|autore=M. Melillo|titolo=Nuovo atlante fonetico pugliese. I dialetti di Puglia|dataoriginale=1972-'83|editore=Università degli Studi di Bari}}</ref> mentre la varietà garganica meridionale ha da una parte i tratti tipici della parlata del vicino Tavoliere (a [[Manfredonia]] "andare" suona ''jì'') e dall'altra una fonetica che risente molto dell'influsso baresizzante (a [[Monte Sant'Angelo]] lo stesso verbo suona ''šì''), al punto, per esempio, che un paese come [[Mattinata]] presenta un vocalismo sostanzialmente sovrapponibile a quello della maggior parte dei centri apulo-baresi.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=F. Granatiero|titolo=Grammatica del dialetto di Mattinata|anno=1987|editore=Foggia, Tipolito "Edigraf"}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=F. Granatiero|titolo=La memoria delle parole|editore=cit., p. 61}}</ref>
 
Dialetti garganico-meridionali sono parlati a Monte Sant'Angelo, Mattinata, Manfredonia e [[Vieste]], accomunati anche dalla palatalizzazione della A (''pénə'' "pane", Vieste ''kəsə'' "casa"); tipici dialetti garganico-settentrionali sono invece parlati a [[Peschici]], [[Rodi Garganico]], [[Ischitella]], [[Cagnano Varano]], [[San Nicandro Garganico]], [[Apricena]] e [[Lesina (Italia)|Lesina]], dove la A è invece conservata (''marə'', ''attanə'' "padre"), se si eccettuano Apricena e Rodi Garganico (''pènə'').<ref>{{Cita libro|autore=G. Melillo|titolo=Op, cit.|editore=pp. 14-18}}</ref> Peschici, ultimo centro in cui è diffusa la variante settentrionale, in un contesto di ''gaddə'', ''uaddə'', ''γaddə'', ''jaddə'' "gallo" è inoltre l'unico centro garganico (a parte Lesina e Apricena) a conservare l'esito -ll- < -LL- (''jallə''). La distinzione non è tuttavia così netta, avendo la transumanza abruzzese lasciato tracce considerevoli in paesi, ad esempio, come San Marco in Lamis e [[San Giovanni Rotondo]]. Tra l'area settentrionale e quella meridionale si può riconoscere una ''zona di transizione'' che assume una qualche fisionomia per il tratto caratteristico della metafonesi cosiddetta "sabina", presente a Vico del Gargano per il plurale, verosimilmente a San Giovanni Rotondo per la Ŏ, sicuramente a San Marco in Lamis e forse anche a Rignano Garganico.<ref name=":0" /> A San Marco in Lamis si dice infatti: ''bbòna'' "buona" e ''bbònə'' "buone" ma ''bbónə'' "buono -i"; ''pèdə'' "piede" ma ''pédə'' "piedi". La palatalizzazione della A in questa zona è assente o relativamente recente (San Giovanni Rotondo e [[Vico del Gargano]] ''pänə''). I paesi interni (San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Cagnano Varano e San Giovanni Rotondo), contrariamente a tutti gli altri centri del Promontorio, conservano ancora la ''-a'' finale.<ref name=":0" /> Va detto poi che [[Poggio Imperiale]] è caratterizzato da una fenomenologia tipologicamente [[dialetti campani|campana]], essendo stata fondata nel XVIII secolo dal principe napoletano [[Placido Imperiale]], che vi insediò coloni provenienti soprattutto dal [[Sannio]] dall'[[Irpinia]]: a differenza dei centri vicini, infatti, è presente la metafonesi "sabina" per il maschile singolare, ed inoltre le vocali toniche sono pronunciate in maniera molto simile a quanto accade in gran parte della Campania, cioè senza isocronismo sillabico. Infine Peschici e Vico del Gargano sono due antiche [[croati in Italia|colonie slave]],<ref>{{Cita libro|autore=G. Rohlfs|titolo=Ignote colonie slave sulle coste del Gargano|dataoriginale=1958|data=1990|editore=Biblioteca Universale Sansoni|p=349-356|opera=Studi e ricerche su lingua e dialetti d'Italia}}</ref> dove, oltre a una cinquantina di voci di chiara origine serbo-croata, persiste una cadenza (parlando cantano) assai vicina alla prosodia slava.<ref>{{Cita libro|autore=F. Granatiero|curatore=L. Bertoldi Lenoci, T. M. Rauzino|titolo=Vestigia slave nel dialetto di Peschici|editore=Foggia, Centro Grafico Francescano, 2008|opera=Chiesa e religiosità popolare a Peschici}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=J. Hoffmann|titolo=Die Perzeption eines markierten Stadtdialekts im dialectalen Kontinuum: Peschici (Gargano)|editore=tesi di laurea, Ludwig-Maximilians-Universität München, Institut für Italienische Philologie, Sommersemester 2008}}</ref>
 
=== Dialetti della Puglia centrale ===
{{Vedi anche|Dialetti della Puglia centrale}}
 
[[File:Idioma apulo-barés.png|thumb|Zona dei dialetti centrali]]
 
Sono caratterizzati da una varietà linguistica che si è costruita gradualmente, modificata dai vari insediamenti di popolazioni straniere susseguitesi nell'area geografica interessata, a partire da quelle spagnole per finire a quelle balcaniche, che ne hanno donato un'inflessione per molti incomprensibile, soprattutto in relazione al livello fonologico dell'analisi linguistica.
 
La fascia dei dialetti comprende la [[città metropolitana di Bari]], la [[provincia di Barletta-Andria-Trani]], alcuni paesi del brindisino ([[Fasano]] e [[Cisternino]]) e del tarantino ([[Martina Franca]], [[Mottola]], [[Castellaneta]], Ginosa e Laterza) confinanti con la provincia barese. A nord ha zone d'influenza nella [[provincia di Foggia]], dove però si parlano i dialetti dauno-appenninici e garganici. A ovest si diffonde anche nella [[provincia di Matera]], il cui dialetto non presenta evidentissime differenze con quelli della fascia centrale, soprattutto nella cadenza melodica; a sud arriva in prossimità della [[soglia messapica]] (una linea ideale che va da [[Taranto]] ad [[Ostuni]] passando per [[Villa Castelli]] e [[Ceglie Messapica]]), al di sotto della quale si parla il [[dialetto salentino|salentino]]. Alcune caratteristiche sono riscontrabili anche nella zona settentrionale della [[provincia di Potenza]], precisamente in alcuni comuni del [[Vulture]] ([[Venosa]], [[Rionero in Vulture]], [[Atella (comune)|Atella]], [[Melfi]]) e in quelli della zona [[Ofanto|ofantina]] ([[Lavello (Italia)|Lavello]], [[Montemilone]]). Da precisare che riferendosi al [[dialetto barese]] si indica il dialetto specifico della città di [[Bari]].
 
Un fenomeno fonetico distintivo dei dialetti centrali è il frangimento vocalico, da cui deriva una straordinaria varietà di esiti, di cui vengono riportati solo alcuni esempi a titolo esemplificativo: (Trani) ''améiche'' "amico", ''patrèune'' "padrone, ''zappatàure'', (Ruvo di Puglia) ''fòuse'' "fuso", ''vestéite'' "vestiti", ''uagnìune'' "ragazzi". Fenomeno che è però diffuso anche in Capitanata: (San Giovanni Rotondo) ''vermenàuse'' "verminosa", (Vico del Gargano) ''stasciàune'' "stagione", ''Våiche'' "Vico" – con ''å'' (={{IPA|/ɒ/}}) suono di ''a'' che tende a ''o –''; e nell'Abruzzo-Molise: (Agnone) ''crèuce'' "croce", ''sespòire'' "sospiro"; ma che è del tutto assente in Terra d'Otranto.
 
Partendo dalle sette vocali protoromanze, in relazione alla posizione della sillaba nella parola (e della parola nel sintagma) nel dialetto di Bitonto<ref>{{Cita libro|autore=C. Merlo|titolo=Note fonetiche sul parlare di Bitonto (Bari)|editore=Torino, V. Bona, 1912}}</ref> , per esempio, in conseguenza del frangimento vocalico si arriva a un numero quasi doppio tra vocali e nessi vocalici. Per Bitonto, aggiornando la ''e'' atona (= ''ə'') del lessico utilizzato<ref>{{Cita libro|autore=G. Saracino|titolo=Lessico dialettale bitontino-italiano|editore=Molfetta 1901}}</ref> dal dialettologo [[Clemente Merlo]], si hanno:
 
''òi'', ''ì'' < Ī′ in ''zòitə'' "zita, ragazza da marito" (ma ''zitə-dəl-ùucchiə'' "pupilla", ossia "bambina dell'occhio", perché l'accento principale cade su ''ùucchiə''), ''spòichə'' "spiga, ''veddòichə'' "ombelico", ''<u>sc</u>iòiə'' [šòjə] "andare", ''fòichə'' "fico" (ma ''fichə-d-ìniə'' "fico d'India"), ''stigghiə'' <small>*(TE)STILIA</small> "attrezzi", ''dì<u>sc</u>ətə'' "dito".
 
''ìu'', ''ù <'' Ū′ in ''pìupə'' <small>PUPA</small> "bambola", ''chiìuə'' "più" (ma ''chiù bruttə'' "più brutto"), ''angùdənə'' "incudine".
 
''èu'', ''à <'' A′ in ''chèupə'' "testa", ''frèutə'' "fratello", ''fèufə'' "fava", ''dèuə'' "dare", ''gàvətə'' GABATA "trogolo".
 
''ài'', ''è <'' Ē′ Ĭ′ in ''cràitə'' "creta", ''facètuə'' <small>FICEDULA</small> "beccafico" – ''òi'', ''ì'' in metafonesi: ''pòilə'' "pelo", ''tittə'' "tetto.
 
''àu'', ''ò <'' Ō′ Ŭ′ in ''làupə'' <small>LUPA</small>, ''naucə'' <small>NUCE</small>, ''vòttə'' "botte", ''còtəchə'' "cotica" – ''ìu'', ''ù'' in metafonesi: ''nìutə'' "nodo", ''gùvətə'' <small>CUBITU</small> "gomito".
 
''èi'', ''è <'' Ĕ′ in ''pèitə'' "piede", ''<u>sc</u>əmmèndə'' [šə-] "giumenta" – ''ìi'' in metafonesi: ''mìirə'' <small>MERU</small> "vino", ''<u>sc</u>ìilə'' "gèlo", ''lìittə'' "letto".
 
''òu'', ''ò'' < Ǒ′ in ''ròute'' <small>ROTA</small>, ''tòrce'' <small>TORCERE</small>, ''mòuə'' <small>MO(DO)</small> "ora" – ''ùu'' in metafonesi: ''stùule'' "stuolo", ''cùuttə'' "cotto".<ref>{{Cita libro|autore=C. Merlo|titolo=Op. cit.|editore=pp. 3-15}}</ref>
 
Il dialetto di Altamura<ref>{{Cita libro|autore=M. Loporcaro|titolo=Grammatica storica del dialetto di Altamura|editore=Pisa, Giardini, 1988}}</ref>, qui in trascrizione semplificata, si caratterizza per il dileguo della /ə/, soprattutto finale, dove la distinzione di genere o di numero è affidata esclusivamente alla metafonesi (''majs'' "mese" - ''mijs'' "mesi", ''apért'' "aperta -e" - ''apirt'' "aperto -i", ''ssolt'' "sciolta -e" - ''ssélt'' "sciolto -i", ''nàuš'' "noce" - ''nùuš'' "noci") o all'alternanza di tipo analogico, per esempio, dell'esito regolare ''résp'' "rospo, rospi", successivamente rifatta su quella di ''dénd'' "dente" - ''dind'' "denti", in ''résp'' "rospo" - ''risp'' "rospi".
 
== Gruppo di transizione apulo-salentino ==
Sebbene la distinzione tra dialetti pugliesi settentrionali e dialetti salentini segua una linea piuttosto netta che corre al di sotto delle città di [[Taranto]], [[Villa Castelli]], [[Ceglie Messapica]] e [[Ostuni]], le varietà dialettali parlate lungo questa demarcazione (indicata spesso con il termine [[soglia messapica]]) presentano nel lessico o nei costrutti caratteristiche di transizione tra il dialetto barese e il salentino. Per cui l'ipotesi di classificarli all'interno dei dialetti pugliesi settentrionali, sebbene abbastanza diffusa, non è universalmente accettata.
 
Fanno parte di questo gruppo di transizione i seguenti dialetti:
 
* Dialetto tarantino, parlato a [[Taranto]] e, con qualche variante, nei paesi limitrofi di [[Massafra]], [[Palagiano]], [[Montemesola]], [[Statte]], [[Crispiano]] e [[Leporano]];
* Dialetto cegliese, parlato a [[Ceglie Messapica]] e, con sostanziali varianti, a [[San Michele Salentino]] e a [[Villa Castelli]];
* Dialetto ostunese, parlato ad [[Ostuni]].
 
=== Dialetto tarantino ===
[[File:Tarantino.JPG|thumb|Dove è parlato il tarantino]]
 
Il [[dialetto tarantino]] ha la particolarità di essere un idioma comunale, ossia la sua variante più pura è parlata esclusivamente entro i confini della città di [[Taranto]]. Esso, tuttavia, influenza significativamente la parte settentrionale dell'[[provincia di Taranto|omonima provincia]] formando le varianti delle città di [[Crispiano]], [[Palagiano]], [[Massafra]] e [[Statte]]. A est del capoluogo, già a [[San Giorgio Ionico]], viene parlato un [[dialetto salentino]] di variante [[dialetto brindisino|brindisina]], comune a tutta la zona settentrionale del Salento. A sud, invece, il tarantino influenza significativamente il dialetto della frazione di [[Talsano]], e infine fa sentire i suoi ultimi influssi a [[Leporano]], che risulta essere il centro più meridionale di tutta la Puglia in cui è attestata la vocale indistinta schwa [[Schwa|/ə/]], ed in cui comunque la pronuncia vocalica assume già caratteristiche salentine.
 
La colonizzazione dei [[Greci]] ha lasciato una notevole eredità linguistica, sia lessicale che morfo-sintattica, ancora oggi evidente in parole come ''celónə'' < χελώνη "tartaruga", ''cèndrə'' < κέντρον "chiodo", ''cerasə'' < κεράσιον "ciliegia", ''mesale'' < μεσάλον "tovaglia", ''àpulə'' < απαλός "molle", ''trà<u>sc</u>ənə'' < δράκαινα "tipo di pesce".<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Cfr. G. Rohlfs|titolo=Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto)|edizione=München, Verlag der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, 1956-1961; ristampa anastatica: Galatina, Congedo, 1976, 3 voll}}</ref> Poi la città diventò romana, introducendo vocaboli di origine latina: ''dìləchə'' < <small>DELICUS</small> "mingherlino", ''dəscətare'' < <small>OSCITARE</small> "svegliarsi", ''gramarə'' < <small>CLAMARE</small> "lamentarsi", ''mbisə'' < <small>IMPENSU</small> "cattivo, malvagio", ''ndramə'' < <small>INT(E)RAMEN</small> "interiora", ''sdəvacarə'' < <small>DEVACARE</small> "svuotare", ''alarə'' < <small>HALARE</small> "sbadigliare". Notevole la perifrasi pleonastica, in comune con l'apulo-barese, del verbo ''<u>sc</u>ére'' / ''<u>sc</u>ì'' con il suo gerundio (lat. <small>IRE IENDO</small>) per indicare semplicemente il verbo "andare". Successivamente il lessico tarantino si arricchì di termini di origine longobarda (''sckifə'' < skif "piccola barca", ''ualanə'' < wald "bifolco"). Con l'arrivo dei [[Normanni]] nel [[1071]] e degli [[Angioini]] fino al [[1400]], la lingua si arricchì di parole [[lingua francese|francesi]] come ''fəscjuddə'' < fichu "coprispalle" o ''accattarə'' < achater "comprare", con affievolimento della ''i'' atona nella cosiddetta "''e'' muta".
 
Nel [[Medioevo]], la città passò sotto il dominio [[saraceni|saraceno]] con la conseguente introduzione di vocaboli [[lingua araba|arabi]], tra cui ''ghiaùtə'' < tabut "bara" e ''mašcaratə'' < mascharat "risata". Nel [[1502]] Taranto cadde sotto il dominio degli [[Aragona|Aragonesi]] e lo [[lingua spagnola|spagnolo]] fu per tre secoli la lingua ufficiale della città, lasciando anch'esso il suo contributo di parole (''marangə'' < naranja "arancia", ''sustə'' < susto "tedio, uggia").
 
Particolare – ma non esclusivo del tarantino – è il dittongo ''ue'' < Ŏ (''scjuéchə'' [šuék''ə''] "gioco", ''fuéchə'' "fuoco"'', muèddə "molle", muèrtə'' "morto"), già presente nell'antico romanesco popolare del <small>XIV</small> e <small>XV</small> secolo (''lueco'', ''fuego'', ''cuerpi'') e nel napoletano letterario, per esempio nel «Pentamerone» di G. Basile (''uerco'' "orco", ''cuerpo'', ''uecchie'' "occhi"), e oggi diffuso da Lecce (''puèrcu'', ''muèrtu'', ''cuèru'' "cuoio") fino a nord di Bari (''puétə'' "puoi", ''puèrcə'' "porci", ''kuèrnə'' "corni"), dialetti in cui ''ue'' tende a ridursi a ''e'' quando si trova vicino a determinati suoni: (Lecce) ''sèni'' "tu suoni", ''lèku'' "luogo", ''sènnu'' "sonno", (Bari) ''sènnə'' "sonno", ''nèstə'' "nostro", ''grèssə'' "grosso", ''lékə'' "luogo".<ref>{{Cita libro|autore=G. Rohlfs|titolo=Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Fonetica|editore=Torino, Einaudi, § 123, pp. 153-54}}</ref>
 
=== Dialetto cegliese ===
[[File:Dialetto cegliese.jpg|thumb|Dove è parlato il dialetto cegliese]]
 
Il dialetto parlato a [[Ceglie Messapica]] è «un idioma irto e arcaico, chiuso in un'enclave, o meglio al discrimine tra diverse aree linguistiche [...] sicché ha goduto nel tempo di una propria insularità che l'ha preservato da contaminazioni massificanti e imbastardimenti consumistici»<ref>[http://www.bpp.it/Apulia/html/archivio/1992/I/art/R92I022.html Albarosa Macrí Tronci].
</ref>. I vocaboli usati sono nella maggioranza tarantini, ma la sua cadenza rimanda molto spesso al dialetto barese. Nonostante una quasi coincidenza col vocabolario tarantino, si trovano anche vocaboli baresi, ne sono un esempio i pronomi dimostrativi, cusse (questo) e cudde (quello), a differenza del tarantino che li indica con quiste (questo) e quidde (quello).
I dialetti dei piccoli centri limitrofi di [[San Michele Salentino]] e [[Villa Castelli]] <ref>{{Cita libro|autore=A. G. Chirulli|titolo=Vocabolario del dialetto di Villa Castelli|editore=Martina Franca, Edizioni Pugliesi, 2005}}</ref> derivano direttamente dal cegliese, per cui ne conservano moltissime assonanze e similitudini (le due cittadine furono infatti fondate da contadini e coloni cegliesi ivi trapiantatisi secoli or sono) soprattutto quello castellano.
 
==== Autori in dialetto cegliese ====
* [[Pietro Gatti]] di Ceglie Messapica ([[Bari]] [[1913]]-[[2001]])
 
{{citazione|A terra mea bbone, / come se disce a lle muèrte de case, / c'angore vìvene atturne: / le rape forte i ambunne / d'a grameggne, ca na ppué scappà tutte sane, / scapuzzate a ffatìe, i ppo sobbe a lle mascere / da ppeccià u tiembe de fiche, / a sera tarde: i sccattarizze de cardune / i vvambe sembe cchjù jerte a sserpiende de fueche / i jùcchele i zzumbe de le peccinne, / ca u core te rite chjine de priésce / scurdànnese pe nnu picche. / [...] »
 
«La terra mia buona, / come si dice ai morti di casa, / che ancora vivono attorno; le radici tenaci e profonde / della gramigna, che non puoi svellere intere, / strappate a fatica, e poi sui cumuli / di stoppia da incendiare al tempo dei fichi / a sera tarda: e scoppiettii di cardi / e vampe sempre più alte a serpenti di fuoco / e strilli e salti dei ragazzi, / che il cuore ti ride colmo di allegrezza / dimenticandosi per un poco. [...]|Pietro Gatti, «A terra meje / La terra mia» (Grafischena, Fasano, 1976, p. 19 sgg.), in «Le parole di legno. Poesia in dialetto nel '900 italiano», a cura di Mario Chiesa e Giovanni Tesio, Milano, Mondadori, vol. II, pp. 250-260}}
 
=== Dialetto ostunese ===
 
Per molti aspetti il dialetto ostunese è simile al cegliese, pur conservando delle differenze nella pronunzia e nei vocaboli.
L'ostunese è caratteristico dell'area del comune di Ostuni, con le dovute influenze nei territori dei comuni limitrofi, come ad esempio [[Cisternino]], ma non a [[Carovigno]], in cui la parlata assume caratteristiche nettamente salentine. L'ostunese tuttavia, a differenza del cegliese e del tarantino, presenta analogie più forti con il salentino, soprattutto nei vocaboli, ed inoltre le vocali finali tendono a mantenersi più salde, specie la -a e i termini in -lu. La pronuncia delle vocali toniche segue ancora il modello isocronico pugliese centro-settentrionale, ed Ostuni è in particolare l'ultimo centro della Puglia adriatica in cui ciò accade, in quanto a Carovigno le vocali sono pronunciate già tutte aperte.{{senza fonte}}
 
== Gruppo dei dialetti meridionali estremi ==
[[File:Dialetti italiani meridionali estremi.jpg|thumb|I dialetti pugliesi (I) nel sistema dei [[Gruppo siciliano|dialetti italiani meridionali estremi]]]]
 
Il [[gruppo siciliano|gruppo dei dialetti meridionali estremi]] (anche chiamato gruppo siciliano) è un insieme di [[lingue romanze|parlate romanze]] dell'[[Italia Meridionale]] con caratteristiche fonetiche e sintattiche comuni, e con esperienze letterarie di prestigio legate agli sviluppi della [[lingua siciliana]].
 
Tradizionalmente sono ascritti al gruppo siciliano i [[Dialetto|dialetti]] del [[Salento]] (l'intera [[provincia di Lecce|province di Lecce]], e le parti della [[provincia di Brindisi]] e [[provincia di Taranto|Taranto]] a sud della [[soglia messapica]]), della [[Sicilia]] intera e della [[Calabria]] meridionale (a sud della [[Sila]]).
 
Occupano grossomodo l'area in cui la [[Magna Grecia|colonizzazione greca]] si è imposta stabilmente sulle popolazioni [[Osci|osco]]-italiche o [[messapi]]che (''[[Elea-Velia|Velia]]'', ''[[Salento|Calabria antica]]'', ''[[Calabria|Italia antica]])'', e ha costituito la maggioranza etnica fino alla conquista romana.
 
=== Dialetto salentino ===
 
Il [[dialetto salentino]] è parlato nel [[Salento]], e in particolare nell'intera [[provincia di Lecce]], nella [[provincia di Brindisi]] e nella parte orientale della [[provincia di Taranto]]. Appartiene, assieme al [[dialetti calabresi|dialetto calabrese]] ed alla [[lingua siciliana]], al [[gruppo siciliano|gruppo meridionale estremo]] e si presenta carico di influenze provenienti dalle dominazioni dei popoli stabilitisi in questi territori che si sono susseguite nei secoli: [[greci]], [[bizantini]], [[longobardi]], [[francia|francesi]], [[spagna|spagnoli]], [[albania|albanesi]], [[arabi]]. In particolare numerosi sono i prestiti dalle altre lingue romanze ([[lingua spagnola|spagnolo]] e [[lingua francese|francese]]), mentre importante (ma non decisivo) è l'influsso esercitato dai dialetti ellenofoni che per tutto il [[Medioevo]] furono altrettanto diffusi nella regione. Tali parlate diedero vita per secoli ad una sorta di area bilingue, di cui oggi abbiamo ancora testimonianza nell'area della [[Grecìa salentina]].<ref name=":4" />
 
[[File:Idioma salentino.png|thumb|Dove è parlato il dialetto salentino]]
 
La distinzione tra il [[dialetto apulo-barese|dialetto barese]] e il salentino si ritrova soprattutto nella [[fonetica]]: il dialetto pugliese tende a rendere sonori i gruppi latini come ''nt'', ''nc'', ''mp'' in ''nd'', ''ng'', ''mb'' come le ''s'' in ''z'', mentre il dialetto salentino li conserva intatti.
 
Il salentino si divide in tre zone linguistiche principali:
* il [[dialetto brindisino|salentino settentrionale]], parlato nella maggior parte della provincia di Brindisi ([[Brindisi]], [[Carovigno]] [[San Vito dei Normanni]], [[Mesagne]], [[Oria]], [[Latiano]], [[Erchie]], [[Torre Santa Susanna]]...) e nella parte salentina della provincia di Taranto ([[Grottaglie]], [[Pulsano]], [[San Giorgio Ionico]], [[Maruggio]], [[Lizzano]], [[Manduria]], [[Sava (Italia)|Sava]], [[Avetrana]]...);
* il [[dialetto leccese|salentino centrale]], parlato in gran parte della provincia di Lecce e nella parte meridionale della provincia di Brindisi;
* il salentino meridionale, diffuso dalla linea Gallipoli-Maglie-Otranto fino al capo di Santa Maria di Leuca. A questo sistema appartiene anche il dialetto gallipolino, parlato nell'area intorno a [[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]], che tuttavia presenta alcune caratteristiche comuni con il salentino centrale e settentrionale.
 
Il vocalismo salentino si basa, come il siciliano, su un sistema pentavocalico a tre gradi, mancando in esso le vocali protoromanze chiuse ''é'' e ''ó''. Nel Salento infatti Ī, Ĭ, Ē dànno sempre ''i'' e Ō, Ŭ, Ū sempre ''u'', mentre Ĕ e Ŏ, possono, per esempio a [[Cellino San Marco]], andare incontro a dittongazione metafonetica (da Franco Fanciullo, semplificando la grafia):
 
Ī, Ĭ, Ē: ''figghiu / figghia'' “figlio -a”, ''chiantime'' “semenza”, ''nie'' “neve”, ''pipe'' “pepe”, ''cišta'' “cesta”, ''ricchia'' “orecchia”, ''mbiu'' “bevo”.
 
Ĕ: ''pète'' “piede” (''pièti'' “piedi”), ''pèrdu / pèrde'' “perdo -e” (''pièrdi'' “perdi”), ''rèšta'' “selvatica” (rièštu <small>*AGRESTU</small> “selvatico”).
 
Ŏ: ''nòa'' “nuova” (''nuèu'' “nuovo”), ''òsse'' “ossa” (''uèssu'' “osso”), ''pòrtu / pòrta'' “porto -a” (''puèrti'' “porti”), ''nòtte'' “notte” (''nuètti'' “notti”).
 
Ō, Ŭ, Ū: ''sulu / sula'' “solo -a”, ''sule'' “sole”, ''utte'' “botte”, ''mmundu -i -a'' “mondo -i -a”, ''subbra'' “sopra”, ''luna'' “luna”.<ref>{{Cita libro|autore=F. Fanciullo at alii, in "Puglia"|titolo=I dialetti italiani. Storia Struttura Uso|editore=a cura di Manlio Cortelazzo et alii, Torino, UTET, 2002, p. 681}}</ref>
 
== Minoranze linguistiche in Puglia ==
=== Lingua francoprovenzale ===
{{Vedi anche|Minoranza francoprovenzale in Puglia}}
Nei comuni [[Subappennino Dauno|subappenninici]] di [[Celle di San Vito]] e [[Faeto]] resiste una piccola minoranza [[lingua francoprovenzale| francoprovenzale]], attestata almeno dal [[1566]]: sebbene la sua origine non sia stata accertata, secondo alcune ipotesi potrebbe essere correlata al mancato ritorno in Francia delle truppe chiamate da [[Carlo I d'Angiò]] nel [[1266]] e [[1274]] per rafforzare la sua guarnigione nella [[fortezza svevo-angioina (Lucera)|fortezza di Lucera]]. Secondo un'altra ricostruzione, si tratterebbe invece dei discendenti di una piccola comunità [[valdismo|valdese]] emigrata nel [[XV secolo]] per sfuggire alle persecuzioni. Un esempio di idioma francoprovenzale è dato dal [[dialetto faetano]].
 
=== Lingua Arbëresh ===
L'[[Arbëreshë|Arbëresh]] è parlato a [[San Marzano di San Giuseppe]], comune al confine tra le province di [[Taranto]] e [[Brindisi]], dove si affianca al locale dialetto, ed a [[Casalvecchio di Puglia|Casalvecchio]] ed a [[Chieuti]] nella [[provincia di Foggia]] al confine con quella di [[Campobasso]]; ha affinità con la [[lingua albanese]] del ceppo tosco. È stato importato dai profughi albanesi minacciati dai Turchi Ottomani che avevano invaso e occupato l'[[Albania]].
In passato l'Arbëreshë era parlato anche in altri comuni della Provincia di Taranto come [[Faggiano]], [[Carosino]], [[Monteiasi]], [[Montemesola]], [[Monteparano]], [[Roccaforzata]], [[San Crispieri]] (frazione di [[Faggiano]]) e [[San Giorgio Ionico]].
 
=== Lingua grika ===
{{Vedi anche|Griko}}
 
Il [[Minoranza linguistica greca d'Italia|griko]] è parlato nei comuni a sud di [[Lecce]] e dagli antichi insediamenti [[Greci]] nella [[Grecia salentina]].
 
L'area salentina di lingua grecanica comprende nove comuni: [[Calimera]], [[Castrignano de' Greci]], [[Corigliano d'Otranto]], [[Martano]], [[Martignano]], [[Melpignano]], [[Soleto]], [[Sternatia]], [[Zollino]]. Gli abitanti di questi nove comuni sono poco più di 40.000.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
*Clemente Merlo, ''Note fonetiche sul parlare di Bitonto (Bari)'', "Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino", XLVII, 1912.
*Giacomo Melillo, ''I dialetti del Gargano (Saggio fonetico)'', Pisa, Simoncini, 1926.
*Michele Melillo, ''Atlante fonetico pugliese'', Roma, San Marcello, 1955.
*Gerhard Rohlfs, ''Ignote colonie slave sulle coste del Gargano'', "Cercetari di linguistica", III, 1958.
*Gerhard Rohlfs. ''Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto)'', München, Verlag der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, 1956-1961; ristampa anastatica: Galatina, Congedo, 1976, 3 voll.
*Michele Melillo, ''La parabola del figliuol prodigo nei dialetti italiani. I dialetti di Puglia'', Roma, Archivio Etn. Linguistico Musicale, 1970.
*Michele Melillo, ''Nuovo atlante fonetico pugliese. I dialetti di Puglia'', Bari, 1972-'83.
*Vincenzo Valente, ''Puglia'', Pisa, Pacini, 1975.
*Francesco Granatiero, ''Grammatica storica del dialetto di Mattinata'', Foggia, Edigraf, 1987.
*Nicola Gigante, ''Dizionario critico etimologico del dialetto tarantino'', Manduria, Lacaita, 1986.
*Michele Loporcaro, ''Grammatica storica del dialetto di Altamura'', Pisa, Giardini, 1988.
*Francesco Granatiero, ''Dizionario del dialetto di Mattinata - Monte Sant'Angelo'', Foggia, Studio Stampa, 1993.
*Rosario Coluccia ''et alii'', ''La Puglia'', in M. Cortelazzo ''et alii'', ''I dialetti italiani. Storia, struttura, uso'', Torino, UTET, 2002.
*Francesco Granatiero, ''La memoria delle parole. Apulia: storia, lingua e poesia'', Foggia, Grenzi, 2004.
*Pasquale Caratù - Matteo Rinaldi, ''Vocabolario di Manfredonia'', Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia, 2006.
*Francesco Granatiero, ''Vestigia slave nel dialetto di Peschici'', in L. Bertoldi Lenoci - T. M. Rauzino (a cura di), ''Chiesa e religiosità popolare a Peschici'', Centro Studi "G. Martella", Foggia, Centro Grafico Francescano, 2008.
*Francesco Granatiero, ''Vocabolario dei dialetti garganici'', Foggia, Grenzi, 2012.
*Francesco Granatiero, ''Altro volgare. Per una grafia unitaria della poesia nei dialetti alto-meridionali'', Milano, La Vita Felice, 2015.
 
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