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Il termine '''Germani''' (chiamati anche '''[[Teutoni]]''' o, per [[sineddoche]], '''[[Goti]]''') indica un insieme di popoli parlanti [[lingue germaniche]], nati dalla fusione fra gruppi etnici di origine [[indoeuropei|indoeuropea]] e gruppi etnici autoctoni di origine paleo-mesolitica e neolitica nella loro [[Urheimat|patria originaria]] ([[Scandinavia]] meridionale, [[Jutland]], odierna [[Germania]] settentrionale), che, dopo essersi cristallizzati in un'unica compagine, a partire dai primi secoli del [[I millennio]] si diffusero fino a occupare un'ampia area dell'[[Europa]] centro-settentrionale, dalla Scandinavia all'alto corso del [[Danubio]] e dal [[Reno (Germania)|Reno]] alla [[Vistola]]. Da qui, a partire soprattutto dal [[III secolo]], numerose [[tribù]] germaniche migrarono in molteplici ondate verso ogni direzione, toccando gran parte del continente europeo e arrivando fino in [[Nordafrica]] e in [[Nordamerica]].
 
Dopo il periodo delle migrazioni i popoli germanici attraversarono un nuovo periodo di [[etnogenesi]] dal quale emersero alcune nazioni odierne:<ref>{{Cita libro|cognome1=Waldman |nome1=Carl |cognome2=Catherine |nome2=Catherine |titolo=Encyclopedia of European Peoples |url=http://books.google.no/books?id=kfv6HKXErqAC |accesso=25 maggio 2013 |anno=2006 |editore=Infobase Publishing |città= |isbn=1-4381-2918-1 |p=xii}}</ref> i popoli scandinavi ([[Danesi]], [[Faroesi]], [[Islandesi]], [[Norvegesi]], [[Svedesi]]); i [[Tedeschi|popoli tedeschi federati]], gli [[Austriaci]], gli [[Svizzeri|Svizzeri Alemanni]]; i popoli franconi ([[Fiamminghi]], [[Olandesi]], [[Lussemburghesi]]) e i popoli di matrice anglo-frisone ([[Frisoni]], [[Inglesi]]),<ref>{{Cita libro|cognome=Minahan |nome=James |titolo=One Europe, many nations: a historical dictionary of European national groups |url=http://books.google.no/books?id=NwvoM-ZFoAgC |accesso=25 maggio 2013 |anno=2000 |editore=[[Greenwood Publishing Group]] |città= |isbn=0-313-30984-1 |p=769}}</ref> sebbene il lascito dei Germani sia presente in tutta Europa, anche in nazioni che non parlano lingue germaniche dove essi si fusero con le popolazioni locali non germaniche, dai paesi del mediterraneo, alla [[Francia]] dove essi assunsero la [[lingue gallo-romanze|lingua gallo-romanza]] locale, alla [[Russia]] ([[Variaghi]]).
 
Dall'età moderna furono soprattutto gruppi germanici, almeno in origine, a [[colonizzazione europea delle Americhe|fondare colonie nell'America del nord]] e in altre zone non europee. Da questo periodo in poi elementi culturali originariamente propri di gruppi germanici, quali la [[lingua inglese]] e la [[protestantesimo|religione protestante]] che fu creata in ambito germanico nel XVI secolo, si sono diffusi in tutto il mondo anche tra popolazioni non germaniche.
 
== Etnonimo ==
[[File:Germane.png|thumb|Un germano, rappresentato su un rilievo trionfale romano oggi custodito ai [[Musei Vaticani]], a [[Roma]].]]
=== Esonimo: Germani ===
Il termine "Germani" delle fonti classiche (latino ''Germanus(-i)'', pronunciato con G iniziale dura=«''ghermani''») [[Gaio Cornelio Tacito|Tacito]] sostiene sia di origine [[celti]]ca. Utilizzato inizialmente per identificare una specifica tribù, passò in seguito a essere impiegato per la totalità dei Germani. Tacito sostiene che il termine indicasse originariamente una tribù [[galli]]ca stanziata nell'odierno [[Belgio]] prima di essere scacciata da una penetrazione germanica: quella dei [[Tungri]] che, una volta insediatisi nel territorio dei "Germani" celtici, sarebbero stati indicati dai vicini con il medesimo nome, in un secondo tempo esteso a tutte le genti a loro affini.<ref>{{cita|Villar 1997|p. 431}}.</ref>
L'etimologia dell'etnonimo ''Germani'' non è certa. Se davvero derivasse dalla [[lingua gallica]] è stato proposto si tratti di un composto di *''ger'' "vicini" + *''mani'' "uomini", comparabile al [[lingua gallese|gallese]] ''ger'' "vicino", l'[[antico irlandese]] ''gair'' "vicino", e l'[[lingua irlandese|irlandese]] ''gar-'' (prefisso) "vicino" e ''garach'' "vicinamente".<ref>''[[Oxford Dictionary of English Etymology]]'' 1966</ref><ref>McBain's ''An Etymological Dictionary of the Gaelic Language''</ref><ref>Schulze (1998). ''Germany: A New History'', p. 4.</ref><ref>[http://www.oxfordreference.com/views/ENTRY.html?subview=Main&entry=t27.e6407 "German"], ''The Concise Oxford Dictionary of English Etymology''. Ed. T. F. Hoad. [[Oxford, England|Oxford]]: [[Oxford University Press]], 1996. Oxford Reference Online. Oxford University Press. Retrieved 4 March 2008.</ref> Un altro etimo celtico ricollega la radice "ger" a "rumoroso", quindi "Germani" a "uomini rumorosi" o "urlanti"; cf. [[lingua bretone|bretone]]/[[lingua cornica|cornico]] ''garm'' "urlare", irlandese ''gairm'' "chiamare".<ref name=partridge>{{Cita pubblicazione|titolo=Origins: A Short Etymological Dictionary of Modern English |nome=Eric |cognome=Partridge|url=https://books.google.com/books?id=xA9dxrhfa5kC&pg=PA1265|p=1265}}</ref> Tuttavia non v'è corrispondenza tra le vocali e la lunghezza delle stesse.
 
Altri studiosi hanno proposto una etimologia dal [[lingua protogermanica|germanico comune]] stesso, *''gēr''-''manni'', "uomini di lancia" o "di spada" o in senso lato "uomini d'arme", cf. [[olandese medio]] ''ghere'', [[alto tedesco antico]] ''Ger'', [[norreno antico]] ''geirr'',<ref>{{Cita pubblicazione|p=245|editore=Oxford|cognome1=Mallory|cognome2=Adams|titolo=The Oxford Introduction to Proto-Indo-European and the Proto-Indo-European World}}</ref> o anche [[lingua inglese|inglese contemporaneo]] ''gear'', "arnese", "congegno", "equipaggiamento". Tuttavia, la forma ''gēr'' (dal protogermanico *''gaizaz'') sembra foneticamente di molto posteriore al I secolo, perché ha una vocale lunga dove dovrebbe essercene una corta per le lingue germaniche del periodo, e la forma latina ''Germanus(-i)'' ha una sola -''n''-, non una [[geminazione consonantica|geminata]].
 
=== Endonimo: "Teutoni, Tedeschi" ===
I Germani identificavano sé stessi semplicemente come "il popolo" o "i popoli", con una varietà di parole tutte aventi la stessa origine nel [[lingua protogermanica|germanico comune]] ''*[[wikt:Reconstruction:Proto-Germanic/þiudiskaz|þiudiskaz]]'' (''thiudiskaz''). La radice ''*[[wikt:Reconstruction:Proto-Germanic/þeudō|þeudō]]'' (''theudo'') significava appunto "popolo" (nel senso del moderno ''volk'', ovvero "gruppo etnico", gruppo di gente accomunata dalla stessa origine e dagli stessi costumi), e il suffisso ''*[[wikt:Reconstruction:Proto-Germanic/-iskaz|-iskaz]]'' formava l'aggettivo (tale suffisso continua p.es. nell'inglese ''[[:wikt:-ish|-ish]]'' e nel tedesco odierno ''-isch'', nonché nell'italiano ''-esco'' per prestito dal germanico, cfr. p.es. il nome proprio in origine etnonimo "[[Francesco (nome)|Francesco]]"). La parola [[lingua protoindoeuropea|proto-indoeuropea]] ''*tewtéh₂'' ("tribù"), che è accettata negli studi linguistici come base di ''theudo'', è all'origine anche di parole affini in altre lingue indoeuropee quali il [[lingua lituana|lituano]] ''tautà'' ("nazione"), l'irlandese antico ''túath'' ("tribù", "popolo") e l'[[lingua osca|osco]] (una delle antiche lingue italiche) ''touto'' ("comunità").<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=The Oxford Introduction to Proto-Indo-European and the Proto-Indo-European World
|cognome=Mallory |nome=J.&nbsp;P. |cognome2= Adams|nome2=D.&nbsp;Q.|wkautore2=Douglas Q. Adams |anno=2006
|editore=Oxford University Press |città=USA|url=https://books.google.com/books?id=yfZZX1qjpvkC&printsec=frontcover&source=gbs_navlinks_s#v=onepage&q=&f=false |isbn= 0-19-929668-5}}, p. 269.</ref> Dalla forma in germanico occidentale *''þiudisk'' e sue variazioni successive deriva il prestito latino medievale ''theodiscus'' e le sue varianti [[lingue romanze|neolatine]].<ref>W. Haubrichs, "''Theodiscus'', Deutsch und Germanisch - drei Ethnonyme, drei Forschungsbegriffe. Zur Frage der Instrumentalisierung und Wertbesetzung deutscher Sprach- und Volksbezeichnungen." In: H. Beck et al., ''Zur Geschichte der Gleichung "germanisch-deutsch"'' (2004), 199-228</ref>
 
''Thiudiskaz'' nell'[[inglese medio]] divenne ''thede''/''thedisc'', ma già dal Medioevo gli Inglesi si riferivano a sé stessi come ''Englisc'' poi ''English'', e dal primo inglese moderno ''thede'' era già perso (conservandosi solo in alcuni toponimi in Inghilterra come [[Thetford]], "passo pubblico"). Continua nell'[[lingua islandese|islandese]] ''þjóð'' (''thiod'') che sta per "popolo, nazione" e nel [[lingua norvegese|norvegese]] [[nynorsk|nuovo]] ''tjod'' dallo stesso significato, e specialmente nel [[lingua tedesca|tedesco]] della [[Germania]] ''Deutsch'' dove non indica un concetto generico di popolo ma proprio il "popolo germanico". Indicano specificamente la nazione della Germania anche l'[[lingua olandese|olandese]] ''Duits'' (che pure possiede una variante antiquata, ''Deits'', a significare il solo "popolo olandese"), lo [[lingua yiddish|yiddish]] (germanico giudaico) דײַטש ''daytsh'', il [[lingua danese|danese]] ''tysk'', il norvegese ''tysk'', lo [[lingua svedese|svedese]] ''tyska'', e i derivati neolatini come lo [[lingua spagnola|spagnolo]] ''tudesco'' e l'[[lingua italiana|italiano]] ''tedesco''.
 
La parola "teutone", in forma aggettivale "teutonico", deriva anch'essa dal germanico ''thiudiskaz'' ma non attraverso il latino medievale ''theodiscus'', quanto attraverso il latino antico ''Teutones'' già adottato dai Romani ad identificare una delle prime tribù germaniche con le quali erano entrati in contatto, i [[Teutoni]] appunto.
 
== Storia ==
=== Le origini ===
==== Le prime testimonianze storiche e archeologiche (III-II millennio a.C.) ====
{{vedi anche|Cultura della ceramica cordata|Indoeuropei}}
[[File:Typ stridsyxa.jpg|thumb|left|upright=0.9|Ascia in pietra della cultura della ceramica cordata da [[Tidaholm (comune)|Tidaholm]]]]
I Germani furono il risultato dell'[[indoeuropei]]zzazione, nella prima metà del [[III millennio a.C.]], della [[Scandinavia]] meridionale e dello [[Jutland]] da parte di genti provenienti dall'[[Europa centrale]], già indoeuropeizzata nel corso del [[IV millennio a.C.]] Sebbene la cronologia esatta di questa penetrazione sia ancora oggetto di disputa, è riconosciuto che entro il [[2500 a.C.]] gli elementi culturali propri di questi popoli - la [[cultura della ceramica cordata]] - avevano raggiunto un'ampia area dell'Europa settentrionale, dal [[Mar Baltico]] orientale all'odierna [[Russia europea]], dalla [[Penisola scandinava]] alle coste orientali del [[Mare del Nord]]<ref name="Villar425">{{cita|Villar 1997|p. 425}}.</ref>.
 
Al momento del loro insediamento in quella che sarebbe divenuta la [[Urheimat|patria originaria]] dei Germani, gli elementi indoeuropei trovarono già sviluppata una civiltà [[agricoltura|agricola]], autrice dei [[Megalito|megaliti]] propri dell'[[Età della Pietra nordica]]. Non si conoscono i caratteri etnici propri di questi popoli, ma è possibile che fossero affini a quelli delle (relativamente) vicine genti [[Lingue finnosami|finniche]]<ref>Simili considerazioni si basano esclusivamente sull'osservazione dei tratti somatici (pelle molto chiara, occhi spesso azzurri, capelli biondi) diffusi in quelle aree e generalmente considerati elementi di sostrato [[genetica|genetico]] pre-indoeuropeo; dal punto di vista linguistico, invece, non esiste alcun elemento che possa mettere in correlazione la [[lingua proto-germanica]] con le [[lingue ugrofinniche]]; cfr. Villar, cit., p. 425. Alcuni studiosi hanno ipotizzato l'esistenza nell'area di un [[substrato (linguistica)|substrato]] linguistico non-[[Lingua protoindoeuropea|indoeuropeo]], affine al [[Lingua basca|basco]] e al [[Lingua berbera|berbero]], nel [[lessico]] e nella [[toponomastica]] germanica ([[Vasconico|ipotesi vasconica]]).</ref>. La fusione, più o meno pacifica, di questi elementi pre-indoeuropei con i gruppi indoeuropei provenienti da sud determinò la cristallizzazione dei Germani, che conservarono la [[lingua protoindoeuropea|lingua indoeuropea]] dei nuovi venuti<ref name="Villar425" />.
 
Il grado di compattezza dell'insieme dei Germani è oggetto di dibattito storiografico. Comunemente si ritiene che, nonostante la scissione in numerose tribù e l'assenza di un [[endoetnonimo]] attestato, i Germani avessero coscienza della propria identità etnica, secondo quanto ampiamente attestato sia dalla storiografica coeva greca e romana, sia dalla stessa produzione germanica di poco successiva<ref name=villar421>{{cita|Villar 1997|p. 421}}.</ref>; tuttavia alcuni recenti filoni storiografici criticano tale impostazione e, interpretando le attestazioni di appartenenza come conseguenti alla descrizione etnografica classica, negano ogni forma di coscienza identitaria comune<ref name=bordone>Renato Bordone-Giuseppe Sergi, ''Dieci secoli di Medioevo'', pp. 5-6.</ref>. Permane in ogni caso piena convergenza sia sul carattere etnicamente composito delle varie tribù germaniche, sia sulla contemporanea omogeneità sociale, religiosa e linguistica<ref name=villar421 /><ref name=bordone />.
 
==== Età del bronzo (XVII-VI secolo a.C.) ====
[[File:Tanum Vitlycke unesco IMG 4763 hunters cup-holes.jpg|thumb|upright=1.4|[[Petroglifi]] dell'età del bronzo scandinava da [[Tanum]]]]
La cultura materiale che si sviluppò sulle rive del [[mar Baltico]] occidentale e nella [[Scandinavia]] meridionale durante la tarda [[età del bronzo]] europea ([[1700 a.C.]]-[[500 a.C.]]), nota come [[età del bronzo nordica]], è già considerata la cultura comune ancestrale del popolo germanico<ref name="Villar425" />. Esistevano a quel tempo insediamenti piccoli ed indipendenti, oltre ad un'economia fortemente incentrata sulla disponibilità di bestiame.
 
Fu questa l'epoca in cui la [[lingua proto-germanica]] assunse, all'interno della famiglia linguistica indoeuropea, le proprie caratteristiche peculiari<ref name="Villar426">{{cita|Villar 1997|p. 426}}.</ref>. Il germanico comune - da intendersi più come un insieme di dialetti affini che come una lingua completamente unitaria - rimase sostanzialmente compatto fino alle grandi migrazioni di Germani verso sud, iniziate già nell'[[800 a.C.]]-[[750 a.C.]] A metà dell'[[VIII secolo a.C.]], infatti, i Germani risultano attestati lungo l'intera fascia litoranea che va dai [[Paesi Bassi]] alla foce della [[Vistola]]. La pressione continuò nei secoli successivi, non come un movimento unitario e unidirezionale ma come un intricato processo di avanzamenti, retrocessioni e infiltrazioni in regioni abitate anche da altri popoli. Intorno al [[550 a.C.]] raggiunsero l'area del [[Reno (Germania)|Reno]], imponendosi sulle preesistenti popolazioni [[celti]]che<ref name="Villar428">{{cita|Villar 1997|p. 428}}.</ref> e in parte mescolandosi a esse (è considerato misto il popolo di confine dei [[Belgi]]).
 
Durante questo periodo i Germani furono a lungo in contatto, linguisticamente e culturalmente, con i Celti e gli [[Italici]] (sia [[Osco-umbri]], sia [[Latino-falisci|proto-Latini]] e proto-[[Antichi Veneti|Veneti]]) a sud e con i [[Balti (popolo)|Balti]] a est<ref name="Villar428" />. I rapporti con gli Italici, certificati dalla [[Glottologia|linguistica storica]], si interruppero alla fine del [[II millennio a.C.]], quando questi popoli avviarono la loro migrazione verso sud<ref name="Villar426" /> e sarebbero ripresi soltanto a partire dal [[I secolo a.C.]], quando con [[Gaio Giulio Cesare]] l'espansione di [[Antica Roma|Roma]] sarebbe arrivata fino al Reno.
 
==== Età del ferro (V-I secolo a.C.) ====
{{Vedi anche|Cultura di Przeworsk|Cultura di Wielbark}}
{|align=left
|[[File:Pre-roman iron age (map).PNG|upright=0.8|thumb|L'area occupata dai Germani durante l'[[Età del ferro]] ([[500 a.C.]]-[[60 a.C.]] circa). In rosso, la loro patria originaria ([[Scandinavia]] meridionale e [[Jutland]]), corrispondente a quella dell'[[Età del bronzo nordica]]; in magenta, le prime regioni toccate dalla loro espansione e dove si sviluppò la [[Cultura di Jastorf]]]]||[[File:Pre Migration Age Germanic.png|upright=1.8|thumb|L'espansione dei Germani in [[Europa centrale]] tra il [[I secolo a.C.]] e il [[III secolo|III secolo d.C.]].]]
|}
 
Dal [[V secolo a.C.|V]] al [[I secolo a.C.]], durante l'[[Età del ferro]], i Germani premettero costantemente verso sud, venendo a contatto (e spesso in conflitto) con i [[Celti]] e, in seguito, con i [[Antica Roma|Romani]]. Lo spostamento verso sud fu probabilmente influenzato da un peggioramento delle condizioni climatiche in [[Scandinavia]] tra il [[600 a.C.]] e il [[300 a.C.]] circa{{Senza fonte}}. Il clima mite e secco della Scandinavia meridionale (una temperatura di due-tre gradi più elevata di quella attuale) peggiorò considerevolmente, il che non solo modificò drammaticamente la vegetazione, ma spinse le popolazioni a cambiare modi di vivere e ad abbandonare gli insediamenti{{Senza fonte}}. Intorno a tale periodo questa cultura scoprì come estrarre il "[[ferro di palude]]" ([[limonite]]) dal [[minerale]] nelle [[palude|paludi]] di [[torba]]{{Senza fonte}}. Il possesso della tecnologia adatta ad ottenere minerale di [[ferro]] dalle fonti locali può aver favorito l'espansione in nuovi territori.
 
Nell'area di contatto con i Celti, lungo il [[Reno (Germania)|Reno]], i due popoli entrarono in conflitto. Sebbene portatori di una civiltà più articolata, i [[Galli]] subirono l'insediamento di avamposti germanici nel loro territorio, che diedero origine a processi di sovrapposizione tra i due popoli: insediamenti appartenenti all'uno o all'altro ceppo si alternavano e penetravano, anche profondamente, nelle rispettive aree d'origine. Sul lungo periodo, a uscire vincitori dal confronto furono i Germani, che qualche secolo più tardi sarebbero dilagati a occidente del Reno. Identico processo si sarebbe verificato, a sud, lungo l'altro argine naturale alla loro espansione, il [[Danubio]]<ref>{{cita|Villar 1997|pp. 428-429}}.</ref>.
 
Sul finire del [[II secolo a.C.]] i Germani risultavano presenti, oltre che nella loro patria originaria baltico-scandinava, in un'ampia ma indefinita regione dell'Europa centrale, all'epoca ricoperta di fitte foreste e corrispondente agli attuali [[Paesi Bassi]], [[Germania]] centro-settentrionale e [[Polonia]] centro-occidentale. I confini dell'area da loro raggiunta, sia pure fluidi e soggetti a mutamenti e a condivisioni con altri popoli, coincidevano a grandi linee con i bassi corsi del [[Reno (Germania)|Reno]] a ovest e della [[Vistola]] a est; a sud la situazione era ancor più incerta, con penetrazioni germaniche anche profonde in regioni abitate prevalentemente da [[Celti]], come [[Norico]] e [[Pannonia]]. Già nel [[I secolo a.C.|secolo successivo]], tuttavia, la presenza germanica si sarebbe meglio definita, da un punto di vista territoriale, quale quella predominante nelle aree poste immediatamente al di là del [[Limes romano]], marcato in quelle regioni dal Reno e dall'alto [[Danubio]].
 
==== Il mito e la loro suddivisione nella storiografia romana ====
{{vedi anche|Germania Magna|Tribù germaniche}}
In età antica era diffusa l'ipotesi, riferita dallo storico latino, [[Publio Cornelio Tacito]], nel ''[[De origine et situ Germanorum]]'' (del [[98|98 d.C.]]), secondo cui i Germani fossero un popolo indigeno della Germania stessa, dal momento che nelle epoche più antiche gli spostamenti di intere popolazioni avvenivano esclusivamente via mare ed egli ritiene che nessun popolo del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] si sia spinto verso il [[Mare del Nord]].<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|II, 3 e IV, 1}}.</ref> Oltre a ciò, lo storico romano riferisce anche delle origini mitiche che la tradizione germanica attribuiva al proprio popolo, trasmesse oralmente; essi si consideravano discendenti di [[Tuisto]]ne, [[dio|divinità]] della terra. I suoi nipoti, figli di suo figlio [[Manno (mitologia)|Manno]], sarebbero i capostipiti delle tre stirpi germaniche:
#quella degli [[Ingaevones|Ingevoni]] (le popolazioni vicino all'Oceano),
#degli [[Istaevones|Istevoni]] (che occupano la zona di mezzo)
#e degli [[Herminones|Erminoni]] (tutte le altre).
Secondo altre tradizioni, sempre riferite da Tacito, Manno ebbe tanti altri figli oltre ai primi tre, dai quali derivarono anche i [[Marsi (Germani)|Marsi]], i [[Gambrivi]], i [[Suebi]], i [[Vandali|Vandili]], e dunque avrebbero dato origine ad altre tribù.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|II, 4}}.</ref>
 
Vent'anni prima, nel [[77]]/[[78]], [[Plinio il Vecchio]] scriveva qualcosa di molto simile nella sua ''[[Naturalis Historia]]'', che andrebbe a completare il quadro descritto da Tacito sui popoli germanici. Secondo lo storico e naturista latino: «''i Germani hanno 5 razze:
#i Vandali, di cui fanno parte i [[Burgundi]], i [[Varni|Varinni]], i [[Carini (Germani)|Carini]], [[Goti|Gutoni]];
#gli Ingueoni (assimilabili agli [[Ingaevones|Ingevoni]] di Tacito), comprendenti [[Cimbri]], [[Teutoni]] e [[Cauci]] (sulle coste dell'Oceano Germanico);
#gli Istueoni (assimilabili agli [[Istaevones|Istevoni]]), vicini al Reno (e che occupano la terra di mezzo);
#gli Ermioni (assimilabili agli [[Herminones|Erminoni]]), più nell'interno e di cui fanno parte [[Suebi]], [[Ermunduri]], [[Catti]] e [[Cherusci]];
#la quinta ripartizione è costituita da [[Peucini]] e [[Bastarni]]''».<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|IV, 99-100}}.</ref>
[[File:Germani secondo PLINIO 78 e TACITO 98 AD.png|thumb|center|upright=3.8|La [[Germania Magna]] e la sua suddivisione per popolazioni sulla base degli scritti di [[Plinio il Vecchio]] ([[77]]/[[78]]) e [[Tacito]] ([[98]]): {{legend|#ffd700|''[[Ingaevones]]''}}{{legend|#9acd32|''[[Istaevones]]''}}{{legend|#db7093|''[[Herminones]]''}}]]
 
=== Il conflitto contro Roma (II secolo a.C. - V secolo d.C.) ===
{{vedi anche|Guerre romano-germaniche|limes renano|limes danubiano}}
 
==== Cimbri e Teutoni (113 - 101 a.C.) ====
{{vedi anche|Guerre cimbriche}}
[[File:Kimbernkriege, Karte 1.png|thumb|upright=1.5|La coalizione [[germani]]ca di [[Cimbri]] e [[Teutoni]] muovono dal [[mare del Nord]] in direzione prima del [[Danubio]] e poi verso la [[Gallia]], dove si scontrano con i [[Repubblica romana|Romani]] alcune volte tra il [[113 a.C.|113]] ed il [[105 a.C.]]]]
 
I Germani vennero a contatto con [[Antica Roma|Roma]] fin dall'ultimo scorcio del [[II secolo a.C.]], con le incursioni di [[Cimbri]] e [[Teutoni]] in territorio romano. I due popoli germanici mossero dal natio [[Jutland]] e penetrarono in [[Gallia]], spingendosi fino alla [[province romane|provincia romana]] della [[Gallia Narbonense]], di recente costituzione. Qui discesero il corso del [[Rodano]] favorendo una ribellione delle tribù [[celti]]che appena assoggettate a Roma e sconfiggendo in più occasioni le legioni romane che avevano tentato di arginarne l'invasione.
 
Negli anni successivi i Cimbri penetrarono in [[Penisola iberica|Iberia]], mentre i Teutoni proseguirono le loro scorrerie in Gallia settentrionale. I due popoli tornarono poi a volgersi contro i domini di Roma, minacciando la [[Gallia cisalpina]]; a opporsi a loro fu inviato il [[console (storia romana)|console]] [[Gaio Mario]], che in due battaglie annientò entrambi i popoli: i Teutoni ad [[Battaglia di Aquae Sextiae|Aquae Sextiae]] (l'odierna [[Aix-en-Provence]]) nel [[102 a.C.]], i Cimbri ai [[Battaglia dei Campi Raudii|Campi Raudii]] (presso [[Vercelli]]) nel [[101 a.C.]]
 
Superato il pericolo dell'invasione di Cimbri e Teutoni, Roma passò a una politica marcatamente espansionistica verso nord, nei territori dell'[[Europa]] centro-occidentale. Il processo, articolato in varie fasi, portò alla conquista di tutte le aree collocate a ovest del [[Reno (Germania)|Reno]] e a sud del [[Danubio]], oltre a varie penetrazioni al di là di tale linea. L'ininterrotta frontiera dell'[[Impero romano]], estesa dal [[Mare del Nord]] al [[Mar Nero]], fu il [[Limes romano|Limes]], per secoli argine alla spinta espansionista dei Germani verso sud e verso ovest. Lungo il Limes, numerosi furono i conflitti che si accesero nel corso dei secoli tra i Romani e i Germani, che tentarono a più riprese di penetrare nel più ricco e organizzato territorio soggetto all'Urbe. Soltanto però quando l'Impero romano entrò - per cause interne - in [[Crisi del III secolo|grave crisi]], ai Germani riuscì la penetrazione con ampie masse al di qua del Limes ([[III secolo]]).
 
==== Cesare e la Gallia: il Reno come confine naturale con i Germani (58-54 a.C.) ====
{{vedi anche|Conquista della Gallia}}
 
Al tempo della [[conquista della Gallia]] condotta da [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], nuovi conflitti si accesero lungo il [[Reno (Germania)|Reno]], confine tra i [[Celti]] e i Germani. Fin dal [[72 a.C.]] un gruppo di tribù germaniche, capeggiate dai [[Suebi]] di [[Ariovisto]], aveva passato il fiume e tormentava con le sue scorribande il [[Gallia|territorio gallico]], infliggendo anche una dura sconfitta ai [[Galli]] presso [[Admagetobriga]] ([[60 a.C.]]). I Galli invocarono allora l'aiuto di Cesare, che sconfisse definitivamente Ariovisto presso [[Mulhouse]] ([[58 a.C.]]).
 
La disfatta di Ariovisto non fu comunque sufficiente ad arrestare la pressione esercitata in quegli anni dai Germani sui Galli. Una massa di [[Usipeti]] e [[Tencteri]] minacciò i [[Menapi]] [[belgi]] presso la foce del Reno, fornendo a Cesare una nuova opportunità di intervento ([[55 a.C.]]). Sconfitte le due tribù in [[Gallia belgica]], il proconsole sconfinò nelle terre dei Germani: valicato il Reno, compì razzie e saccheggi per terrorizzare il nemico e indurlo a rinunciare a nuove incursioni verso la Gallia. Fissò quindi stabilmente il confine dei territori soggetti a Roma sullo stesso Reno.
 
==== Il tentativo di conquista romana sotto Augusto (12 a.C.-9 d.C.) ====
{{vedi anche|Occupazione romana della Germania sotto Augusto|Germania (provincia romana)}}
[[File:Teutoburgo.jpg|upright=1.4|thumb|left|La mappa della [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Varo, nella Selva di Teutoburgo]]]]
 
Le popolazioni germaniche avevano più volte tentato di passare il [[Reno]]: nel [[38 a.C.]] (anno in cui gli alleati [[germani]], [[Ubi (popolo)|Ubi]], furono trasferiti in territorio romano)<ref>{{cita|Strabone|IV, 3, 4}} (Gallia).</ref> e nel [[29 a.C.]] i [[Suebi]], mentre nel [[17 a.C.]] i [[Sigambri]], insieme a [[Usipeti]] e [[Tencteri]] (''[[Marco Lollio (console 21 a.C.)|clades lolliana]]'').<ref>Con riferimento all'episodio del [[17 a.C.]] confronta: {{cita|Floro|II, 30, 23-25}}; {{cita|Cassio Dione|LIV, 20}}; {{cita|Velleio Patercolo|II, 97}}; {{cita|Svetonio|''Augustus'', 23}}; {{cita|Tacito|I, 10}}.</ref> Augusto ritenne fosse giunto il momento di annettere la [[Germania (provincia romana)|Germania]], come aveva fatto suo padre [[Gaio Giulio Cesare]] con la [[Gallia]]. Desiderava portare i confini dell'[[Impero romano]] più ad est, dal fiume [[Reno]] al [[fiume Elba]]. Il motivo era di ordine prettamente strategico, più che di natura economico-commerciale. Si trattava infatti di territori acquitrinosi e ricoperti da interminabili foreste ma il fiume Elba avrebbe ridotto notevolmente i confini esterni dell'impero.<ref name="NardipolEstera">{{cita|Nardi 2009|pp. 92-112}}.</ref><ref name="Maxfield159-163">{{cita|Maxfield 1989|pp. 159-163}}.</ref>
 
Toccò al figliastro di Augusto, [[Druso maggiore]], il gravoso compito di operare in Germania. Le [[occupazione romana della Germania sotto Augusto|campagne che si susseguirono furono numerose]], discontinue, e durarono per circa un ventennio dal [[12 a.C.]] al [[6|6 d.C.]] portando alla costituzione della nuova provincia di [[Germania (provincia romana)|Germania]] con l'insediamento di numerose installazioni militari a sua difesa. Tutti i territori conquistati in questo ventennio furono però definitivamente compromessi quando nel [[7]] Augusto inviò in Germania [[Publio Quintilio Varo]], sprovvisto di doti diplomatiche e militari, oltreché ignaro delle genti e dei luoghi. Nel 9 un esercito di 20.000 uomini composto da tre legioni venne massacrato nella [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|selva di Teutoburgo]], portando alla definitiva perdita di tutta la zona tra il Reno e l'Elba.<ref name="NardipolEstera"/><ref name="Maxfield159-163"/><ref name="Colin M. Wells 1995">{{cita|Wells 1995}}.</ref>
 
==== L'occupazione romana degli Agri decumati ====
{{Vedi anche|Limes germanico-retico|Campagne suebo-sarmatiche di Domiziano}}
Dopo il disastro di Teutoburgo, Roma tentò nuovamente di ridurre all'obbedienza i Germani, ma questi riuscirono sempre a evitare di piegarsi al giogo romano, salvo episodi momentanei. Una spedizione condotta da [[Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico|Germanico]] sotto [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] ([[14]]-[[16]] d.C.) si concluse con la vittoria della [[Battaglia di Idistaviso]], che tuttavia non portò a un ampliamento dei domini romani. Nel [[47]] [[Claudio]] decise di ritirare definitivamente le legioni al di qua del Reno. Durante questo periodo, varie tribù germaniche stanziate nei pressi della foce del fiume avevano dovuto accettare lo ''status'' di tributari di Roma, salvo poi ribellarsi (i [[Frisoni]] nel [[28]], i [[Batavi]] nel [[69]]-[[70]]).
 
Tra l'[[83]] e l'[[85]] una nuova campagna contro i Germani fu condotta dall'imperatore romano [[Domiziano]], che si scontrò con i [[Catti]] e occupò l'area degli [[Agri decumates]], riducendo così la lunghezza del Limes tra Reno e Danubio. In seguito, lo stesso imperatore combatté contro altre tribù germaniche (i [[Marcomanni]] e i [[Quadi]]) più a est, lungo il medio corso del Danubio ([[Pannonia]]), in una serie di campagne proseguite poi da [[Traiano]] ([[89]]-[[97]]).
 
==== Le tribù germaniche alla fine del I secolo ====
Risale alla fine del [[I secolo]] la prima dettagliata descrizione dei Germani, riportata nella ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' di [[Publio Cornelio Tacito|Gaio Cornelio Tacito]] ([[98]] d.C. circa). A quel tempo i Germani erano ormai diventati da un pezzo agricoltori sedentari. Lo storico romano, come già [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] prima di lui, si occupa esclusivamente dei "Germani occidentali", che sono dunque i primi a essere descritti dettagliatamente dalla [[storiografia]]. Tacito testimonia che inizialmente questi Germani non erano interessati ai territori romani. Ogni tanto sommovimenti generati all'interno o indotti da pressioni esterne convogliavano l'aggressività endemica di queste tribù guerriere verso i confini dell'Impero romano, che suscitava in loro paura, riverenza e cupidigia. Ma l'Impero era troppo forte e le tribù troppo deboli per potere consolidare quelle incursioni in vere e proprie campagne militari. Le incursioni erano piuttosto i Romani a effettuarle nelle terre barbare, con risultati terrorizzanti.<ref>{{cita|Ruffolo 2004|p. 82}}.</ref> Fu solo tra il [[II secolo|II]] e il [[IV secolo]] che, spinti dalle tribù di nomadi delle steppe che, superiori militarmente, ne occuparono i pascoli, essi iniziarono a premere verso sud.
 
La partizione dell'insieme delle [[Lista di tribù germaniche|tribù germaniche]] in tre grandi sottoinsiemi, geograficamente caratterizzati (occidentali, orientali e settentrionali), segue una distinzione [[linguistica]] interna alle [[lingue germaniche]] più che una strettamente storica<ref>Secondo lo schema classico di [[August Schleicher]], che ripartiva le [[lingue germaniche]] nei tre rami occidentale, orientale e settentrionale; cfr. {{cita|Villar 1997|p. 432}}.</ref>, giacché frequenti erano, presso i Germani, i mescolamenti e le ibridazioni di tribù diverse.
 
[[File:Germani AD 78-98 italiano-latino.png|thumb|center|upright=3.8|La [[Germania Magna]] nel 98 d.C. al tempo dello scritto di [[Tacito]], ''[[De origine et situ Germanorum]]'', inclusi i ritrovamenti archeologici.]]
 
;I Germani occidentali
{{vedi anche|Popoli germanici occidentali}}
Nella ''[[De Origine et situ Germanorum|Germania]]'' [[Tacito]] ripartisce i Germani (occidentali) in tre gruppi: ''[[Ingaevones]]'', ''[[Istaevones]]'' e ''[[Herminones]]''. Tale tripartizione è stata accolta anche dalla storiografia moderna, che li identifica rispettivamente con le tribù del [[Mare del Nord]], del bacino del [[Reno (Germania)|Reno]]-[[Weser]] e di quello dell'[[Elba (fiume)|Elba]]<ref name="Villar436">{{cita|Villar 1997|p. 436}}.</ref>.
 
Gli ''[[Ingaevones]]'' all'epoca di Tacito erano le tribù stanziate lungo le coste del [[Mare del Nord]] e le piccole isole adiacenti; tra queste, i [[Frisoni]] (presso la foce del Reno), gli [[Angli]] (nell'odierno [[Schleswig-Holstein]]), i [[Sassoni]] (anch'essi originari dello Schleswig-Holstein, poi espansi verso sud e verso ovest fino a raggiungere il Reno e a entrare in conflitto con altre tribù germaniche) e gli [[Juti]] (tradizionalmente collocati nello [[Jutland]]. Angli, Juti e gran parte dei Sassoni migrarono in massa in [[Gran Bretagna]] nel [[V secolo]]<ref name="Villar437">{{cita|Villar 1997|p. 437}}.</ref>.
 
Gli ''[[Istaevones]]'' si trovavano, nel [[I|I secolo]]-[[II secolo]] nell'area dei bacini dei fiumi [[Reno (Germania)|Reno]] e [[Weser]]. Tra le varie tribù che facevano parte di questo gruppo spiccano i [[Batavi]], gli [[Ubi (popolo)|Ubi]], i [[Treveri]], i [[Catti]] e i [[Franchi]], che presto si evolsero da singola tribù a confederazione includente anche apporti di diversa origine.
 
Gli ''[[Herminones]]'' (spesso indicati anche con il nome generico di [[Suebi]], impiegato tuttavia in modo incoerente dalle fonti classiche) occupavano, sempre intorno al I secolo, la regione compresa tra il basso corso dell'[[Elba (fiume)|Elba]] e il [[Mar Baltico]], chiamata allora [[Golfo di Codano]]. Tra le tribù che ne facevano parte, oltre agli stessi Suebi, si contavano i [[Marcomanni]], i [[Quadi]] e i [[Semnoni]]; questi ultimi avrebbero costituito il nucleo della confederazione degli [[Alemanni]].
 
;I Germani orientali
{{vedi anche|Popoli germanici orientali}}
Chiamati anche, dal luogo del loro insediamento tra [[I secolo|I]] e [[II secolo]], "gruppo dell'[[Oder]]-[[Vistola]]", anche questo grande sottoinsieme dei Germani, identificato principalmente su base linguistica<ref>L'unica lingua pienamente attestata dall'antichità è, tra le [[lingue germaniche|germaniche]] orientali, quella [[lingua gotica|gotica]]; delle altre si conservano soltanto glosse e parole isolate. Cfr. {{cita|Villar 1997|p. 435}}.</ref>, era frazionato in numerose tribù; tra le principali, [[Vandali]], [[Burgundi]], [[Gepidi]], [[Rugi]], [[Eruli]], [[Bastarni]], [[Sciri]], [[Goti]] (poi scissi in due rami: [[Ostrogoti]] e [[Visigoti]]) e [[Longobardi]] (questi ultimi, però, a volte sono inseriti tra gli ''[[Herminones]]'', Germani occidentali)<ref>{{cita|Villar 1997|p. 435}}.</ref>.
 
Scarse sono le informazioni su questa branca germanica nei primi secoli d.C.: a causa dei rari contatti con il mondo classico, le testimonianze degli storici e dei geografici greci e latine sono poche e confuse. Soltanto a partire dal [[III secolo|III]]-[[IV secolo]], con i primi grandi movimenti migratori dei Germani orientali dall'area [[Mar Baltico|baltica]] verso il [[Limes romano]] e con la traduzione in [[lingua gotica]] della [[Bibbia]] per opera di [[Ulfila]], le tribù germaniche orientali sarebbero entrate nella linea della storia.
 
;I Germani settentrionali
{{vedi anche|Popoli germanici settentrionali}}
Nonostante la scarsità dei contatti, gli storici e i geografi latini hanno tramandato alcune informazioni sul ramo settentrionale dei Germani: [[Plinio il Vecchio]] li indica con il nome generico di ''Hilleviones'', mentre [[Tacito]] ricorda la tribù dei [[Suioni]] (dal cui nome deriva quello della [[Svezia]]). Accomunate dalla [[lingua proto-norrena]], tramandata dalle iscrizioni in [[alfabeto runico]], nei primi secoli d.C. le varie tribù erano stanziate nella parte meridionale della [[Penisola scandinava]]; soltanto a partire dal [[V secolo]] ebbero inizio vari movimenti migratori, che espansero notevolmente l'area occupata da questa branca germanica<ref>{{cita|Villar 1997|p. 433}}.</ref>.
 
==== Le Guerre marcomanniche della fine del II secolo ====
[[File:Marcomannia e Sarmatia 178-179 dC jpg.jpg|thumb|upright=1.4|Le [[Guerre marcomanniche]], combattute nella (progettata) regione della [[Marcomannia]]]]
{{Vedi anche|Guerre marcomanniche|Marcomannia}}
 
Dopo un periodo di tranquillità, i Germani ripresero a manovrare contro l'[[Impero romano]] nel [[135]], con i [[Suebi]]; contro di loro mosse, in due campagne, [[Lucio Elio Cesare]] ([[136]]-[[137]]). Ma nel corso del [[II secolo]] furono soprattutto i [[Marcomanni]] a combattere contro Roma, dando vita a un lungo periodo di conflitti militari (dal [[167]] al [[188]]) combattuti soprattutto in [[Pannonia]].
 
Nel [[166]]/[[167]], avvenne il primo scontro lungo le [[limes romano|frontiere]] della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], ad opera di poche bande di predoni [[Longobardi]] e [[Osii]], che, grazie al pronto intervento delle truppe di confine, furono prontamente respinte. La pace stipulata con le limitrofe popolazioni germaniche a nord del [[Danubio]] fu gestita direttamente dagli stessi imperatori, [[Marco Aurelio]] e [[Lucio Vero]], ormai diffidenti nei confronti dei barbari aggressori e recatisi per questi motivi fino nella lontana [[Carnuntum]] (nel [[168]]).<ref>''Historia Augusta'' - ''Marco Aurelio'', 14.1-5</ref> La morte prematura del fratello Lucio (nel [[169]] poco distante da [[Aquileia romana|Aquileia]]), ed il venir meno ai patti da parte dei barbari (molti dei quali erano stati [[popolo cliente (storia romana)|"clienti"]] fin dall'epoca di [[Tiberio]]), portò una massa mai vista prima d'allora, a riversarsi in modo devastante nell'Italia settentrionale fin sotto le mura di [[Aquileia romana|Aquileia]], il cuore della ''[[Venetia et Histria|Venetia]]''. Enorme fu l'impressione provocata: era dai tempi di [[Gaio Mario|Mario]] che una popolazione barbarica non assediava dei centri del nord Italia.<ref>Cassio Dione, ''Storia romana'', LXXII, 3.1.</ref> Intorno ai Marcomanni si realizzò una coalizione di tribù, che includeva anche [[Quadi]], [[Vandali]], [[Naristi]], [[Longobardi]] e perfino popoli non germanici, come gli [[Iazigi]] di ceppo [[sarmati]]co. Contro di essa mosse l'imperatore [[Marco Aurelio]] che, pur sconfiggendo a più riprese i barbari, non riuscì a completare il suo progetto a causa della morte dell'imperatore romano (nel [[180]]). Ciò portò a porre fine ai piani espansionistici romani e determinò l'abbandono dei territori occupati della [[Marcomannia]] e la stipula di nuovi trattati con le [[Regno cliente (storia romana)|popolazioni "clienti"]] a nord-est del [[limes danubiano|medio Danubio]].<ref>{{AE|1956|124}}</ref>
 
==== Invasioni del III secolo: le federazioni etniche ====
{{vedi anche|Invasioni barbariche del III secolo}}
[[File:Invasioni occidente 258-260 png.png|thumb|left|upright=1.4|Invasioni in Occidente di [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Marcomanni]], [[Quadi]], [[Iazigi]] e [[Roxolani]] degli anni [[258]]-[[260]].]]
 
Dopo le [[Guerre marcomanniche]], tra i Germani si verificò un nuovo processo: in luogo delle semplici coalizioni di tribù si realizzarono vere e proprie federazioni etniche. Le identità proprie di ogni singolo gruppo tribale lasciavano cioè il posto, in questi casi, a una nuova identità più ampia, "nazionale": quella della federazione. Esempi di questa nuova modalità furono i [[Franchi]], gli [[Alemanni|Alamanni]] e più tardi, dal [[V secolo]], gli [[Anglosassoni]]. Il processo si realizzò soltanto in alcuni casi, e fu soltanto una delle linee di sviluppo possibili del grande processo di riorganizzazione compiuto dalle tribù germaniche durante i processi migratori noti come [[Invasioni barbariche]]; in altri casi continuò a operare l'aggregazione di tribù, parti di tribù e perfino di singoli guerrieri attorno a tribù già esistenti, che funzionarono così da catalizzatore e continuarono a conservare la propria identità (anche se ora allargata). Aggregazioni di questo genere furono, per esempio, quelle che si realizzarono intorno ai [[Suebi]], agli [[Ostrogoti]], ai [[Visigoti]] e ai [[Longobardi]]. Anche [[Marcomanni]] e [[Quadi]] agirono più volte in coalizione, uniti anche a popoli non germanici come gli [[Iazigi]] di ceppo [[sarmati]]co.
 
Le [[invasioni barbariche del III secolo|di questo periodo]] (dal [[212]]/[[213]] al [[305]]) costituirono un periodo ininterrotto di scorrerie all'interno dei confini dell'[[impero romano]], condotte per fini di saccheggio e bottino<ref>Non si trattava, quindi, ancora di spostamenti di massa di intere popolazioni come quelli che si sarebbero verificati nei secoli successivi, quando l'irruzione degli [[Unni]] nello scacchiere europeo avrebbe indotto molte tribù germaniche a cercare nuove sedi d'insediamento all'interno dell'Impero romano. Nel III secolo a muoversi erano più o meno numerose orde di guerrieri, che per lo più lasciavano alle loro spalle, nei territori dove si erano stabiliti immediatamente al di là del Limes, le famiglie e gli accampamenti delle tribù; dopo una o due stagioni di razzie, facevano rientro alle basi, non curandosi di creare colonie stabili nel territorio romano.</ref> da genti armate appartenenti alle popolazioni che gravitavano lungo le [[limes romano|frontiere]] settentrionali: [[Pitti (popolo)|Pitti]], [[Caledoni]] e [[Sassoni]] in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]]; le tribù germaniche di [[Frisi]], [[Sassoni]], [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Burgundi]], [[Marcomanni]], [[Quadi]], [[Lugi]], [[Vandali]], [[Iutungi]], [[Gepidi]] e [[Goti]] ([[Tervingi]] ad occidente e [[Grutungi]] ad oriente<ref>Peter Heather, ''La migrazione dei Goti: dalla Scandinavia alla Tracia'', in ''Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo'', p. 239.</ref>), le tribù [[daci]]che dei [[Carpi (popolo)|Carpi]] e quelle [[sarmati]]che di [[Iazigi]], [[Roxolani]] ed [[Alani]], oltre a [[Bastarni]], [[Sciti]], [[Borani (popolo)|Borani]] ed [[Eruli]] lungo i fiumi [[Reno (Germania)|Reno]]-[[Danubio]] ed il [[Mar Nero]].
 
[[File:Goti 268-270 invasioni png.png|thumb|upright=1.4|L'invasione delle genti [[goti]]che del [[267]]/[[268]]-[[270]] durante i regni di [[Gallieno]] e [[Claudio il Gotico]]. In colore verde il [[regno di Palmira]] della regina [[Zenobia]] e [[Vaballato]].]]
 
La crescente pericolosità per l'Impero romano di Germani e [[Sarmati]] era dovuta principalmente al cambiamento sopra citato, rispetto ai secoli precedenti nella struttura tribale della loro società: la popolazione, in costante crescita e sospinta dai popoli orientali, necessitava di nuovi territori per espandersi, pena l'estinzione delle tribù più deboli. Da qui la necessità di aggregarsi in federazioni etniche di grandi dimensioni, come quelle di [[Alemanni]],<ref name="Villar438">{{cita|Villar 1997|p. 438}}</ref> [[Franchi]]<ref>{{cita|Villar 1997|p. 440}}</ref> e [[Goti]],<ref>{{cita|Southern 2001|pp. 207 e ss}}.</ref> per meglio aggredire il vicino Impero o per difendersi dall'irruzione di altre popolazioni barbariche confinanti. Per altri studiosi, invece, oltre alla pressione delle popolazioni esterne, fu anche il contatto ed il confronto con la civiltà imperiale romana (le sue ricchezze, la sua lingua, le sue armi, la sua organizzazione) a suggerire ai popoli germanici di ristrutturarsi ed organizzarsi in sistemi sociali più robusti e permanenti, in grado di difendersi meglio o di attaccare seriamente l'Impero.<ref>{{cita|Ruffolo 2004|p. 84}}.</ref>
Roma, dal canto suo, ormai dal I secolo d.C. provava ad impedire la penetrazione dei barbari trincerandosi dietro il ''[[Limes romano|limes]]'', ovvero la linea continua di fortificazioni estesa tra il Reno e il Danubio e costruita proprio per contenere la pressione dei popoli germanici.<ref>{{cita|Southern 2001|pp. 205 e 207}}.</ref>
 
Lo sfondamento da parte delle popolazioni barbariche che si trovavano lungo il ''limes'' fu facilitato anche dal [[crisi del III secolo|periodo di grave instabilità interna]] che attraversava l'Impero romano nel corso del III secolo. A Roma, infatti, era un continuo alternarsi di [[imperatori romani|imperatori]] ed [[usurpatori romani|usurpatori]] (la cosiddetta [[anarchia militare]]). Le guerre interne non solo consumavano inutilmente importanti risorse negli scontri tra i vari contendenti, ma - cosa ben più grave - finivano per sguarnire proprio le frontiere sottoposte all'aggressione dei barbari.
 
==== Invasioni del IV secolo ====
{{vedi anche|Invasioni barbariche del IV secolo}}
Verso la metà del [[IV secolo]] la pressione delle tribù germaniche sui confini del [[Danubio]] e del [[Reno (Germania)|Reno]] era diventata molto forte, incalzata dagli [[Unni]] provenienti dalle steppe [[Asia centrale|centro-asiatiche]] (forse la stessa popolazione, ricordata con il nome di [[Xiongnu]], che un secolo prima avevano insidiato l'[[Impero cinese]] presso la [[Grande Muraglia]]). L'irruzione degli Unni sulla scacchiere europeo modificò profondamente i caratteri degli attacchi germanici contro il territorio romano: se durante il [[III secolo]] la modalità prevalente era stata quella delle incursioni con finalità di saccheggio, esaurite le quali le varie tribù, federazioni o coalizioni facevano ritorno nei loro insediamenti posti immediatamente al di là del [[Limes romano]], nel IV presero avvio migrazioni di massa vero l'Impero. In questo processo, a spostarsi erano non soltanto più i guerrieri, ma l'intero popolo, in cerca di nuove aree di stanziamento; la migrazione, comunque, non sostituì completamente la razzia, ma le due modalità si intersecarono e si sovrapposero ripetutamente.
 
In un primo momento, meno alluvionale, delle invasioni, Roma tentò di assorbire gli spostamenti delle popolazioni germaniche inserendole all'interno delle proprie strutture, affidando loro un territorio di stanziamento lungo il Limes e impegnandole, in cambio dell'accoglienza, alla difesa del Limes stesso. In seguito allo stanziamento unno in [[Pannonia]] ([[361]]), tuttavia, la politica di progressiva assimilazione non poté più essere proseguita, e i Germani irruppero in massa e al di fuori di ogni pianificazione all'interno dell'Impero. Al termine del processo, proseguito anche nei secoli seguenti, numerosi popoli germanici si trovarono insediati in vari territori dell'Europa occidentale, meridionale e perfino in [[Nordafrica]], ridisegnando di conseguenza la mappa etnica e linguistica del Vecchio continente.
 
La nuova situazione ebbe come momento di svolta la [[battaglia di Adrianopoli (378)]], nella quale i [[Visigoti]] sconfissero l'esercito dell'imperatore [[Valente (imperatore romano)|Valente]], che perse la vita nello scontro. La battaglia portò all'elaborazione, da parte di Roma, di una nuova strategia di contenimento nei confronti dei barbari. Da quel momento infatti gli imperatori, incapaci di fermare le invasioni militarmente, cominciarono ad adottare una politica basata sui sistemi della ''[[hospitalitas]]'' e della ''[[foederati]]o''.
 
;Alemanni, Franchi e Sassoni
{{vedi anche|Alemanni|Franchi|Sassoni}}
Lungo il Limes settentrionale, tra l'area [[Reno (Germania)|renana]] e la [[Britannia]], protagonisti delle incursioni furono coalizioni e federazioni tribali a componente prevalentemente occidentale (''[[Istaevones]]'', ''[[Ingaevones]]'' ed ''[[Herminones]]'').
 
Nel [[354]] una nuova incursione alemanna contro l'Impero romano, mossa partendo sempre dal loro territorio d'insediamento nell'odierna Germania meridionale, sfociò in un ampio conflitto contro l'imperatore [[Costanzo II]]. Guidata dai fratelli [[Gundomado]] e [[Vadomario]], la confederazione penetrò in [[Gallia]] attraverso il Limes renano, saccheggiò numerose città e vinse nella [[Battaglia di Reims (356)]] il [[cesare (titolo)|cesare]] d'Occidente, [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]], che tuttavia ebbe la sua rivincita già l'anno seguente, nella [[Battaglia di Strasburgo|Battaglia di Strasburgo (357)]]. Poco più tardi gli Alemanni si accordarono con lo stesso imperatore per scendere in campo contro Giuliano ([[359]]), che tuttavia costrinse Vadomario a negoziare una pace ([[360]]). Roma, dilaniata dalle rivalità tra i diversi cesari e [[augusto (titolo)|augusti]], cercò di inserire gli Alemanni all'interno dei propri giochi politici; nonostante un attacco a tradimento contro Giuliano nel [[361]], Vadomario e i suoi guerrieri furono impiegati come truppe [[mercenari]]e in [[Asia (provincia romana)|Asia]] ([[365]]-[[366]]) e in [[Regno d'Armenia|Armenia]] ([[371]]). Il nucleo della confederazione proseguiva intanto nelle sue scorrerie: nel [[368]] travolsero [[Magonza]] e costrinsero l'imperatore [[Valentiniano I]] ad accorrere e a ricacciare i Germani con la [[Battaglia di Solicinium]]; nel [[378]] a sconfiggerli fu [[Graziano]], nella [[Battaglia di Argentovaria]].
 
Intorno alla metà del secolo, la federazione dei Franchi fu protagonista di diverse incursioni in territorio [[Gallia|gallico]], condotte a partire dalla loro area d'insediamento presso il [[Reno (Germania)|Reno]]. Nel [[342]] furono respinti da [[Costanzo I]] e nel [[358]] da [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]].
 
Verso il [[370]] i Sassoni iniziarono a cercare di muoversi in massa dalla loro regione d'insediamento, presso la costa sudorientale del [[Mare del Nord]], verso la [[Gran Bretagna]], ma furono inizialmente arginati dall'imperatore [[Valentiniano I]].
 
;Marcomanni e Quadi
{{vedi anche|Marcomanni|Quadi}}
 
Nella primavera del [[357]] la consueta coalizione tra Marcomanni e Quadi, cui si erano uniti anche i [[Sarmati]] [[iranici]], tornò ad agitarsi sul [[Danubio]], invadendo e saccheggiando [[Rezia (provincia romana)|Rezia]], [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]] e [[Mesia]]. Le razzie furono arginate da [[Costanzo II]], che operò sia militarmente sia diplomaticamente, anche assegnando nuove aree d'insediamento ad alcune tribù della coalizione. Dopo qualche decennio di relativa tranquillità, nel [[374]] i Quadi ripresero la via delle incursioni in Pannonia, ancora insieme a tribù sarmatiche (gli [[Iazigi]]). Contro di loro mosse [[Valentiniano I]], che morì durante la campagna.
 
;Ostrogoti e Visigoti
{{vedi anche|Ostrogoti|Visigoti}}
 
La scissione della grande famiglia [[goti]]ca nei due rami "occidentale" (Visigoti) e "orientale" (Ostrogoti) non frenò la loro pressione contro il [[Limes romano|Limes danubiano]], che tra III e IV secolo esercitarono sia singolarmente, sia congiuntamente.
 
[[File:Wulfila bibel.jpg|thumb|upright=0.9|La Bibbia di Ulfila (''Codex Argenteus'')]]
Nel [[332]] i Visigoti sfondarono il Limes, ma furono sconfitti dall'imperatore [[Costantino]]. Tuttavia, invece di rientrare nelle loro basi secondo la modalità consueta delle [[Invasioni barbariche del III secolo]], furono accolti dall'imperatore all'interno dell'Impero romano, in seguito a un accordo che li impegnava, in cambio del territorio ottenuto, a difenderne i confini. Da allora rimasero in pace fino al [[367]], quando, guidati da [[Atanarico]], appoggiarono l'usurpazione di [[Procopio (usurpatore)|Procopio]] contro l'imperatore [[Valente (imperatore)|Valente]] e pianificarono una rivolta. Valente passò il [[Danubio]], ma Atanarico evitò lo scontro aperto e si ritirò sui [[Carpazi]]; gli scontri proseguirono fino al [[369]], quando fu siglata una tregua che sospendeva i precedenti rapporti di collaborazione basati sui sussidi (o tributi) offerti dai romani in cambio di contingenti mercenari, stabilità nella regione e scambi commerciali. In quegli anni, intanto, aveva preso il via la conversione di una parte del popolo gotico al [[Cristianesimo]], secondo la variante [[arianesimo|ariana]] promossa da [[Ulfila]], e lo stesso vescovo aveva intrapreso la messa per iscritto della [[Bibbia]], che divenne così il primo testo in [[lingua gotica]] e la più estesa testimonianza delle [[lingue germaniche]] antiche.
 
Nel [[375]], incalzati dagli [[Unni]] che li avevano scacciati dalla loro regione d'insediamento tra il Danubio e il [[Mar Nero]], i Visigoti chiesero pressantemente asilo a Valente, accalcandosi in duecentomila tra le foci del Danubio, la [[Mesia]] e la [[Tracia]] ([[376]]). L'accoglienza fu concessa, ma malamente gestita: i Goti furono spogliati delle armi e privati dei bambini, consegnati come ostaggi, ma non venne adeguatamente assicurato l'approvvigionamento alimentare. La fame e gli stenti spinsero i Visigoti, guidati da [[Fritigerno]] alla rivolta: si unirono agli [[Ostrogoti]] che avevano a loro volta passato il Danubio e insieme sconfissero un [[esercito romano]] a [[Marcianopoli]]. Mosse allora contro i Germani lo stesso imperatore che, nella [[battaglia di Adrianopoli (378)]], subì una disastrosa sconfitta, tanto da cadere egli stesso sul campo. I Visigoti rimasero in Mesia, compiendo ripetute razzie nelle regioni circostanti, fino al [[390]], dopo aver ottenuto dal nuovo imperatore [[Teodosio I]] il riconoscimento quali alleati.
 
==== Invasioni del V secolo ====
{{vedi anche|Invasioni barbariche del V secolo}}
 
A partire dalla [[battaglia di Adrianopoli (378)]] i rapporti tra i Germani, soprattutto quelli occidentali e orientali, e l'[[Impero romano]] mutarono radicalmente. A partire da quella data, infatti, i conflitti non furono più limitati alle regioni poste a ridosso del [[Limes romano]], anche se con incursioni più o meno profonde all'interno del territorio imperiale, ma assunsero i caratteri di migrazioni di massa, compiute da popoli interi, che raggiunsero gran parte dell'Impero e portarono nuclei germanici a insediarsi in una vastissima area, dalle [[Isole britanniche]] alla [[Penisola balcanica]] all'[[Africa settentrionale]].
 
;Franchi
[[File:Charles Martell 1.jpg|thumb|left|upright=0.9|[[Carlo Martello]], X secolo.]]
{{vedi anche|Franchi}}
Stabilizzati nella Gallia centrale come ''[[foederati]]'', fin dagli inizi del [[V secolo]] i Franchi furono incaricati di difendere la frontiera del [[Reno (Germania)|Reno]] contro [[Alani]], [[Suebi]] e [[Vandali]]. Con il disfacimento dell'[[Impero romano d'Occidente]], i Franchi si stanziarono con maggiore libertà oltre il Reno, creando due regni principali: i Franchi dell'ovest ([[Salii]]) nella valle della [[Schelda]] e i Franchi dell'est ([[Ripuari]]) presso la [[Mosella]].
 
;Anglosassoni
{{vedi anche|Anglosassoni}}
Forti contingenti di Germani occidentali verso la [[Gran Bretagna]], a completamento di un processo avviato fin dal [[V secolo]]: a partire da quell'epoca, infatti, gran parte degli ''[[Ingaevones]]'' (praticamente tutti gli [[Angli]] e gli [[Juti]] e numerosi contingenti di [[Frisoni]] e [[Sassoni]]) si erano stanziati in Gran Bretagna.
 
Con il ritiro dei Romani, la [[Gran Bretagna]] si spezzettò in regni formati da gruppi di [[Britanni]] spesso in lotta tra loro o con i popoli non [[celti]]ci del nord, e in queste lotte i re e capi locali cominciarono ad ingaggiare milizie germaniche provenienti dal continente; esse occuparono le terre sud-orientali dell'isola principale spingendo le popolazioni celtiche verso nord e ovest. Gli Angli occuparono la parte centrale e orientale dell'antica Britannia, i Sassoni quella del sud, mentre gli Juti, in minor numero, si stanziarono nell'estremo lembo sudorientale corrispondente più o meno all'attuale [[Kent]]. Presto le varie tribù germaniche sarebbero arrivate a fondersi<ref name="Villar437" />: già nell'[[VIII secolo]] lo [[storico]] [[Longobardi|longobardo]] [[Paolo Diacono]] li indica collettivamente con il nome di [[Anglosassoni]].<ref name="Villar438"/> La più antica testimonianza della loro lingua (l'[[inglese antico]]), il [[poema epico]] ''[[Beowulf]]'', risale al [[VII secolo]]<ref name="Villar438"/>.
 
;Alemanni e Suebi
[[File:Osterby Man.jpg|thumb|upright=0.9|Cranio con tipico [[nodo suebo]].]]
{{vedi anche|Alemanni|Suebi}}
 
I Suebi penetrarono in [[Gallia]] ([[406]]-[[409]]) e, in seguito, nella [[Penisola iberica]] ([[410]]) insieme ai [[Vandali]]. Giunti in territorio iberico si stabilirono nella parte nordoccidentale della penisola ([[Galizia (provincia romana)|Galizia]], [[Lusitania]]), dove fondarono [[Regno suebo di Galizia|un regno]] che si estendeva fino alle foci del [[Tago]].
 
Non tutti i Suebi seguirono però i Vandali nella marcia verso occidente; forti contingenti rimasero in Europa centrale e si confusero con Alemanni e [[Marcomanni]], rimanendo insediati nella regione da tempo occupata dagli stessi Alemanni. Nel corso del V e soprattutto del VI secolo la federazione degli Alemanni andò infatti via via perdendo i suoi connotati distintivi, confondendosi con quella dei Suebi tanto che dagli inizi del [[VI secolo]] il loro territorio d'origine, chiamato fino ad allora "Alemannia", incominciò a essere indicato con il nome di [[Svevia]] (che tuttavia si sarebbe imposto definitivamente soltanto a partire dall'[[XI secolo]]<ref name="Villar438"/>).
 
;Burgundi
{{vedi anche|Burgundi}}
''[[Foederati]]'' insediati nella prima metà del [[V secolo]] tra [[Meno (fiume)|Meno]] e [[Reno (Germania)|Reno]], i Burgundi subirono nel [[436]] l'attacco degli [[Unni]], allora arruolati da [[Flavio Ezio|Ezio]]. Lo stesso condottiero romano permise poi ai Burgundi di stanziarsi tra la [[Saona]] e il [[Rodano]], in quella che da essi prenderà il nome di [[Borgogna]], per difendere i passi [[alpi]]ni.
 
;Vandali
{{vedi anche|Vandali}}
 
Già attestati a ridosso del [[Limes romano|Limes]] settentrionale fin dal [[III secolo]] e in seguito insediatisi in [[Pannonia]], nel [[406]]-[[409]] i Vandali passarono il [[Reno (Germania)|Reno]] e dilagarono in [[Gallia]]. Razziando e saccheggiando, i Germani attraversarono l'intera Gallia fino a oltrepassare i [[Pirenei]]. In questo periodo, attorno ai Vandali si era formata una coalizione di tribù, che includeva sia altri elementi germanici ([[Seubi]], [[Silingi]]) sia popoli di diversa stirpe ([[Alani]]). Nel 409 passarono i Pirenei e penetrarono nella [[Penisola iberica]], dove ottennero lo status di ''[[foederati]]'' dall'imperatore romano [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] ([[410]]). Una prima spartizione tra le diverse tribù che formavano la coalizione fu messa in discussione dall'arrivo dei [[Visigoti]], inviati nel [[416]] dall'imperatore a "ristabilire" l'autorità romana. Inizialmente sconfitti dai Visigoti, i Vandali, guidati da re [[Gunderico]] riuscirono a contrattaccare nel [[421]]-[[422]], ottenendo il controllo di numerosi porti sul [[Mediterraneo]] dai quali avviarono un'attività di [[pirateria]].
 
La marina vandala compì fin dal [[425]] incursioni in [[Nordafrica]] ([[Mauretania]]), attratta dalle prospettive di bottino che quella ricca e allora fertile provincia offriva. Nel [[429]] il nuovo re, [[Genserico]], decise il trasbordo dell'intera popolazione (ottantamila persone, inclusi anche circa trentamila non vandali) in Africa, anche per sfuggire alla pressione dei Visigoti. Una volta sbarcati, nel giro di un decennio (429-[[440]]) i Vandali conquistarono l'intera costa nordafricana compresa tra le antiche [[province romane]] di [[Mauretania (provincia romana)|Mauretania]] e [[Africa (provincia romana)|Africa]]). [[Cartagine]] cadde nel [[439]] e divenne la [[Capitale (città)|capitale]] del regno di Genserico.
 
;Visigoti
{{vedi anche|Visigoti|Regno visigoto}}
 
La [[battaglia di Adrianopoli (378)]] fu il momento culminante di una serie di scontri che si combatterono pressoché ininterrottamente, nelle [[province romane]] di area [[Penisola balcanica|balcanica]], fino al [[382]], noti come [[Guerra gotica (376-382)|Guerra gotica]]. Gli scontri ebbero termine con la pace ratificata nel [[382]] tra il nuovo imperatore [[Teodosio I]] e i capi visigoti, fra i quali spiccava [[Fravita]]. Ai Visigoti, cui fu riconosciuto lo status di ''[[foederati]]'', venne assegnata la [[Pannonia]], ma forti nuclei rimasero insediati ancora a lungo in [[Mesia]]. Secondo la concezione del [[diritto germanico]], i capi goti si ritenevano vincolati ai patti solo in forma individuale, e non già "statale"; così, alla morte di Teodosio ([[395]]), si ritennero liberi di intraprendere nuovamente una politica attiva. Già in precedenza, comunque, alcuni contingenti di guerrieri visigoti, capeggiati da [[Alarico]] e ingrossati da apporti di altre popolazioni (anche non germaniche, come gli [[Unni]]), avevano compiuto nuove scorrerie in territorio imperiale, sia in [[Tracia]] ([[391]]-[[392]]) sia verso l'[[Italia]] ([[394]]). In entrambe le occasioni furono fermati, ma non annientati dal comandante in capo dell'[[esercito romano]], il [[Vandali|vandalo]] [[Stilicone]].
 
Proclamato re Alarico, nel [[395]] i Visigoti penetrarono nuovamente nelle province balcaniche, occupando e saccheggiando la [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], la [[Tessaglia]], la [[Beozia]] e l'[[Attica]]; dopo aver costretto alla resa [[Atene]], cui fu risparmiato il saccheggio, nel [[396]] passarono nel [[Peloponneso]], dove occuparono anche [[Corinto]], [[Argo (Grecia)|Argo]] e [[Sparta]]. Stilicone, sbarcato nel [[397]], giunse a un accordo con Alarico, che si ritirò verso l'[[Epiro]]; qui ottenne, nel [[399]], un'investitura ufficiale da parte dell'imperatore d'Oriente [[Arcadio]] sull'[[Illirico romano]], che governò in qualità di ''[[magister militum]]''. Insoddisfatti della sistemazione e sobillati dalle rivalità che dividevano Arcadio dal suo fratello e collega sul trono d'Occidente, [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]], nel [[401]] mossero verso l'Italia. Qui furono ripetutamente affrontati e sconfitti da Stilicone, che nuovamente non ebbe la forza o la volontà di annientarli e consentì loro di ritirarsi tra [[Norico]] e [[Pannonia]].
 
Alla morte di Stilicone ([[408]]) Alarico calò nuovamente in Italia e, dopo il fallimento delle trattative con Onorio, trincerato a [[Ravenna]], occupò e saccheggiò la stessa [[Roma]] ([[Sacco di Roma (410)|Sacco di Roma del 410]]). L'orda visigota continuò la sua marcia verso sud, fino in [[Calabria]]; qui [[Alarico]] morì e il nuovo re, suo fratello [[Ataulfo]], li guidò a ritroso lungo penisola, fino alla [[Gallia]] dove giunsero nel [[412]]. Insediati inizialmente tra [[Provenza]] ed [[Aquitania]], nel [[414]]-[[416]] abbandonarono le regioni più orientali per espandersi invece nella [[Penisola iberica]]. Si stanziarono quindi definitivamente nell'ampia regione a cavallo dei [[Pirenei]], occupando gran parte della [[Penisola iberica]] e della Gallia sudoccidentale. Qui governarono inizialmente come ''[[Legatus|legati]]'' in nome di Roma e in seguito, dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] ([[476]]) come regno anche formalmente indipendente, protagonista di vari scontri con gli altri [[Regni latino-germanici]] creati ai loro confini da [[Franchi]], [[Burgundi]], [[Suebi]] e [[Vandali]].
 
;Ostrogoti
{{vedi anche|Ostrogoti}}
 
Travolti dall'invasione [[Unni|unna]], numerosi nuclei di Ostrogoti entrarono a far parte dell'orda di [[Attila]]; dopo la morte del condottiero unno ([[453]]), il popolo ostrogoto si ricostituì e si stanziò lungo il medio corso del [[Danubio]], in un territorio corrispondente grosso modo all'odierna [[Serbia]]. Qui il re [[Teodorico il Grande|Teodorico]], salito al trono nel [[474]], siglò un accordo con l'[[imperatore bizantino]] [[Zenone (imperatore)|Zenone]], che lo invitò a invadere l'[[Italia]] in suo nome per scacciare il re degli [[Eruli]] [[Odoacre]], che dopo aver deposto l'ultimo [[imperatore romano d'Occidente]], [[Romolo Augusto]] ([[476]]) ed essersi proclamato ''Rex Italiae'', amministrava la penisola in totale autonomia.
 
Gli Ostrogoti risalirono quindi la [[Sava (fiume)|Sava]] e penetrarono in Italia attraverso le [[Alpi Giulie]]; penetrati nella [[Pianura Padana]], si scontrarono più volte con Odoacre, sconfiggendolo definitivamente nel [[493]]. Teodorico ottenne il titolo di ''patricius'' da parte dell'Imperatore d'Oriente e governò in suo nome il regno degli Ostrogoti, esteso dall'Italia a un'ampia porzione nordoccidentale della [[Penisola balcanica]], anche se di fatto era pienamente indipendente.
 
;Eruli
{{vedi anche|Eruli}}
 
Gli Eruli erano la componente principale dell'insieme di tribù germaniche che, entrate al servizio dell'[[Impero romano]] in qualità di [[mercenari]], ne decisero le sorti in territorio italico: nel [[476]], infatti, il loro re [[Odoacre]] depose l'ultimo [[imperatore romano d'Occidente]], [[Romolo Augusto]], e assunse il controllo dell'[[Italia]]. Il regno degli Eruli fu però di breve durata, scalzato nel [[493]] dagli [[Ostrogoti]] di [[Teodorico il Grande|Teodorico]].
 
=== Regni romano-germanici (V-VI secolo) ===
{{vedi anche|Regni romano-barbarici}}
 
Nei territori appartenuti all'[[Impero romano]] e in seguito sommersi dalla [[Invasioni barbariche]], i nuovi venuti germani diedero vita, insieme ai vinti [[Romanici]] (gruppi etnici gallo-romani e ibero-romani e genti d'altra origine residuati della dissoluzione dell'antico Impero Romano), a istituzioni statali di nuovo tipo, dette [[regni romano-barbarici]] (o latino-germanici). All'interno di questi regni avvenne, durante l'[[Alto Medioevo]], l'integrazione tra gli invasori germani e gli autoctoni romanici, dando così vita - almeno nelle linee più generali - alla composizione etnica e linguistica dell'[[Europa]] moderna.
 
=== Stati germanici medievali e moderni ===
{{vedi anche|Regno d'Inghilterra|Impero carolingio|Regno di Francia|Sacro Romano Impero}}
 
=== Normanni e migrazioni vichinghe (IX-X secolo) ===
{{vedi anche|Normanni|Norreni|Vichinghi}}
 
== Società ==
=== Famiglia ===
[[File:Ancient German Family.jpg|thumb|upright=0.9|Una tipica famiglia germanica.]]
 
Tacito aggiunge che accanto alle schiere di combattenti, stanno nelle retrovie i loro famigliari, così vicini da sentire le urla di incitamento delle loro donne e dei loro figli. Questi sono per ogni soldato le persone più care, a cui porgono le ferite da curare (a madri e mogli) e dalle quali sono nutriti con cibo, esortati ed incoraggiati.<ref name="TacitoGerm7.4">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, 4}}.</ref>
{{Citazione|''Si racconta che a volte le schiere che ripiegarono, tanto da trovarsi sul punto di cedere, furono sospinte a tornare a combattere grazie alle insistenti preghiere delle donne che, mostrando i loro petti, facevano capire ai loro uomini il pericolo che su di loro incombeva se cadevano prigioniere. E infatti i Germani temono maggiormente la prigionia delle donne, che la propria''.|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VIII, 1}}.}}
 
Nelle donne i Germani vedevano qualcosa di santo e di profetico e non disprezzavano i loro consigli, né trascuravano i loro responsi.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VIII, 2}}.</ref> Non a caso durante il principato di [[Vespasiano]], una donna, [[Veleda]], fu ritenuta dalla maggior parte dei suoi quasi una dea, mentre in tempi più antichi questo ruolo fu ricoperto da una certa [[Albrinia]].<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VIII, 3}}.</ref>
 
Ai giovani è concesso di portare le armi, solo dopo che la tribù abbia riconosciuto loro di essere in grado di poterle maneggiare. In assemblea, uno dei capi o il padre o uno dei parenti, provvede a fornire al giovane una lancia (''[[framea]]'') e uno scudo. In questo modo si evidenzia una prima forma di onore della gioventù. Se prima di tale cerimonia i giovani erano considerati come parte della famiglia, ora fanno parte della loro tribù o popolo.<ref name="TacitoGermania13,1"/> Una grande nobiltà o i grandi meriti e virtù che i giovani possono avere, conferiscono ad alcuni di essi anche la dignità di capo; altri di loro si mettono al seguito dei più forti di loro, il cui valore è già stato messo alla prova.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 2}}.</ref>
 
In tempo di pace, piuttosto che rimanere nell'ozio per un lungo periodo, alcuni giovani si recavano presso quelle popolazioni alleate che erano impegnate in guerra, in quanto, come sostiene Tacito, «''la razza germanica è insofferente alla pace''». Ciò serviva per acquisire gloria più facilmente se in mazzo ai pericoli, e «''solo con la violenza e la guerra era possibile mantenere un grande seguito''».<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 3}}.</ref>
 
===Forme di governo===
;Struttura
La struttura fondamentale della società germanica era il ''*kunja'' (inglese: ''kin'', ''cynn'', sassone: ''cunni'', tedesco: ''kunne''), che significa "generazione", "razza", "discendenza", etimologicamente imparentato al greco ''ghenos'' e al latino ''genus'', istituito nel ''*sibjō'' (tedesco: ''[[sippe]]''; equivalente al [[clan]]), formato dall'unione di più famiglie patriarcali imparentate fra loro. Il clan costituiva un'entità economica, militare e politica del tutto autonoma e autosufficiente. L'entità superiore delle ''sippen'' era il ''*theudō'' (anche ''thiuda''), il ''volk'', "popolo" (inglese: ''thede'', sassone: ''thiod'', tedesco: ''diot'' [poi ''deutsch'' con il suffisso aggettivale ''-isch''], norreno: ''thjóð'', con la forma tedesca poi latinizzata in ''theodiscus''), territorialmente esteso nel ''[[gau (suddivisione territoriale)|gau]]'', chiamato dai latini ''civitas'', cioè una tribù stanziata in un determinato territorio.
 
Sostanzialmente democratica, la società germanica conobbe forme di [[monarchia elettiva]] entro le quali l'assemblea degli uomini liberi, il ''thing'' (o ''[[allthing]]'', o, nei regni anglosassoni ''[[witan]]'') periodicamente riunita manteneva di fatto tutti i poteri, compreso quello giudiziario. Le assemblee esprimevano le decisioni del popolo, che quindi consisteva nell'unione libera e volontaria di diversi ''kin''.
 
;Capi-clan, re e principi
{{Vedi anche|Principe germanico}}
[[File:Arminius pushkin.jpg|thumb|left|upright=0.9|Busto detto di [[Arminio|''Arminius'']], [[principe germanico]] e eroe nazionale tedesco]]
 
[[Tacito]] scrive che, attorno alla fine del [[I secolo]], i re germani erano eletti in virtù della loro stirpe, i generali invece in relazione al valore dimostrato in battaglia. E se il potere dei primi non era illimitato, né libero, i secondi fondavano la loro autorità sull'esempio, suscitando ammirazione se erano coraggiosi, se combattevano davanti alle loro schiere in battaglia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, 1}}.</ref>
 
I capi-clan avevano un proprio seguito, all'interno del quale vi era una gerarchia di posizioni, distribuiti secondo il volere di colui che li guidava. Spesso i vari subalterni (''comites'') gareggiavano tra loro per ottenere una posizione più avanzata, più vicina al loro capo, mentre i capi gareggiavano tra loro per avere compagni più numerosi e forti dei loro pari.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 3}}.</ref> La notorietà dei capi si affermava non solo presso la propria gente, ma anche presso le altre popolazioni, quando il suo gruppo era conosciuto per il valore dimostrato. Non a caso alcuni di loro erano richiesti insistentemente tramite ambascerie, recanti offerte di doni, e con la loro fama potevano influenzare sull'esito di una guerra.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 4-5}}.</ref>
 
In battaglia era vergognoso per un capo-clan lasciarsi superare in valore dai suoi stessi subordinati. Ed era altrettanto vergognoso per questi, non eguagliare il coraggio del proprio comandante. Peggio ancora, costituiva marchio d'infamia e di vergogna per tutta la vita, tornare salvi da un combattimento quando il proprio capitano era morto in battaglia, poiché l'impegno più sacro era di difendere e proteggere il proprio capo, arrivando anche ad attribuire allo stesso i propri atti di eroismo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 1-2}}.</ref> I compagni di clan, pretendevano invece dal proprio comandante un cavallo, una lancia vittoriosa bagnata di sangue nemico, poiché risultava abbondante il vitto, per quanto fosse semplice e rozzo e costituisse di fatto un vero e proprio ''[[stipendium]]'' militare. Risultava pertanto molto apprezzato il bottino che si potevano dividere al termine di una guerra o di una razzia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 4}}.</ref> Non a caso Tacito scrive che tra i Germani costituisse «''prova di ignavia e di viltà, acquistare con il sudore della fronte (come lavorare la terra e attendere il raccolto) ciò che invece era possibile procurarsi con il sangue e l'onore dele ferite [in battaglia]''».<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 5}}.</ref>
 
;Assemblee
I capi-clan diedero vita, probabilmente già in età molto antica, a periodiche riunioni assembleari. Le adunanze assembleari dell'intero popolo avvenivano in giorni fissi, durante il [[novilunio]] o il [[plenilunio]], periodo che considerano il più favorevole per prendere certe iniziative.<ref name="TacitoGermania11,2">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 2}}.</ref>
{{Citazione|Il fatto di essere liberi, dava loro un certo svantaggio nel fatto di non adunarsi mai tutti insieme, come dietro ad un comando; perdono due o tre giorni per attendere quelli che indugiano. Quando fa comodo alla folla disordinata, essi si siedono portando con sé le armi. I sacerdoti allora, a cui spetta anche il diritto di punire, impongono il silenzio|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 3-4}}.}}
 
Durante l'assemblea generale, prima si ascoltano i discorsi del re, o del capo, in ordine di maggiore età o per nobiltà di stirpe, o per valore militare, o per eloquenza, che viene misurata per l'efficacia dei loro argomenti persuasivi, più che per l'autorità di comando che essi ricoprono.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 5}}.</ref> Quando le idee incontrano il favore della maggioranza, queste vengono accolte da un rumore di lance che si urtano.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 6}}.</ref>
 
In caso di guerra l'assemblea nominava comandanti uomini di particolare valore o autorità, e questi, semplici "primi fra pari", dovevano sempre rispondere del loro operato all'assemblea stessa. Solo in epoca più tarda i comandanti militari eletti iniziarono ad assumere tratti da re e con la formazione dei regni romano-barbarici, dopo la fine dell'[[Impero romano d'Occidente]], si affermarono stirpi reali prestigiose. In ogni caso, le figure dei sovrani germanici furono sempre limitate nel loro potere dall'assemblea.
 
Interessante era l'uso del ''comitatus'', cioè l'abitudine di aggregare i giovani delle famiglie meno in vista a quelli delle famiglie più importanti, facendoli diventare compagni inseparabili in pace e in guerra. Questo modello di fedeltà personale avrebbe influenzato, tramite le legislazioni romano-barbariche, le istituzioni del [[Medioevo]], divenendone anzi una delle caratteristiche salienti.
 
;Uomini semiliberi e schiavi
Dopo gli uomini liberi, la minoranza col diritto di portare le armi e che deteneva l'intero potere (tra i [[Longobardi]] si chiamavano per esempio [[arimanni]]), venivano gli aldi (''hald'', latinizzato: ''haldii''), uomini semiliberi legati alla terra quasi alla stregua di [[servi della gleba]]; infine gli [[schiavo|schiavi]], quasi sempre prigionieri di guerra o civili catturati durante le razzie.
 
=== Calendario ===
I Germani al tempo di Tacito, diversamente dai Romani, computavano le notti al posto dei giorni. Con questo criterio fissano il tempo, e di conseguenza le citazioni in giudizio.<ref name="TacitoGermania11,2"/>
 
=== Insediamenti ===
I germani vivevano in piccole comunità o insediamenti sparsi. Le costruzioni erano in legno e assai semplici, e già [[Tacito]] testimonia l'esistenza di edifici simili a quella che sarebbe poi diventata la ''[[casa con intelaiatura a traliccio|fachwerkhaus]]'', la casa caratteristica dei popoli germanici. Le scoperte archeologiche testimoniano inoltre l'esistenza nelle zone occupate dai Germani di luoghi fortificati, i ''burga'', da cui i nomi delle città che terminano in ''burg'', ''borg''<ref>di origine indoeuropea. Si confronti con il [[celti]]co ''briga'', "luogo rilevato", o "città".</ref> (come [[Würzburg]], in [[Germania]]) oppure ''burgh'', ''borough'' o ''bury'' (come [[Peterborough]] o [[Canterbury]], in [[Gran Bretagna]]).
 
Presso le tribù germaniche non esisteva la [[proprietà privata]] della terra: le terre via via occupate venivano spartite tra i clan, ciascuno dei quali provvedeva a sua volta a suddividere la propria quota tra le famiglie che lo componevano. L'[[agricoltura]] del resto era primitiva, e tendeva semplicemente a sfruttare il più possibile, nell'immediato, il terreno strappato alla foresta.
 
=== Vestiario antico e tradizionale ===
Quando combattono sono spesso spogli o comunque ricoperti da una leggera tunica.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VI, 2}}.</ref> Cesare aggiunge che
sono abituati a lavarsi nei fiumi e a portare come vestito, in quelle regioni freddissime, solo delle pelli che, piccole come sono, lasciano scoperta gran parte del corpo.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1}}.</ref>
 
=== Tecniche militari ===
{{Vedi anche|Organizzazione militare dei Germani}}
 
==== Al tempo di Mario e Cesare (I secolo a.C.) ====
{{Vedi anche|Battaglia in Alsazia (58 a.C.)}}
 
[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] testimonia, parlando del potente popolo dei [[Suebi]], di come i cavalieri germani combattessero a piedi.
{{citazione|[...] Durante gli scontri di cavalleria spesso smontano da cavallo e combattono a piedi; hanno addestrato a rimanere sul posto i cavalli, presso i quali rapidamente riparano, se necessario; secondo il loro modo di vedere, non c'è niente di più vergognoso o inerte che usare la sella. Così, per quanto pochi siano, osano attaccare qualsiasi gruppo di cavalieri che montino su sella, non importa quanto numeroso.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 2}}.}}
 
Da questa forma tecno-tattica, si ritiene che in seguito nacquero le cosiddette [[coorte equitata|coorti equitate]] al tempo della [[riforma augustea dell'esercito romano]]:
{{citazione|[[Ariovisto]] [...] ogni giorno combatté con la cavalleria. Era questo il genere di combattimento nel quale i Germani si esercitavano. I cavalieri erano 6.000: c'erano altrettanti fanti molto valorosi e assai veloci nella corsa. I cavalieri li avevano scelti da ogni reparto, uno ad uno per la propria difesa personale. Partecipavano alle battaglie in loro compagnia. I cavalieri si ritiravano presso di loro e se il combattimento si inaspriva, andavano anche loro alla carica. Se qualcuno era ferito in modo grave, era caduto da cavallo, lo circondavano. Se dovevano compiere una lunga avanzata o una rapida ritirata, la loro velocità era tanto grande per l'esercizio, che sostenendosi alle criniere dei cavalli ne eguagliavano la corsa in velocità.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|I, 48.4-7}}.}}
Il normale schieramento delle fanterie germaniche era invece di tipo [[falange (militare)|falangitico]] come ci racconta ancora Cesare:
{{citazione|Con tale violenza i Romani andarono all'assalto dei Germani, ma altrettanto improvvisamente e rapidamente i Germani corsero all'attacco, che non vi fu spazio [da parte dei Romani] di lanciare i ''[[pilum]]'' contro il nemico. Lasciati da parte i ''pila'' si combatté, corpo a corpo, con le spade. Ma i Germani velocemente secondo il loro costume, si schierarono in falange e sostennero l'assalto delle spade.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|I, 52.3-4}}.}}
 
==== Al tempo di Tacito (I secolo d.C.) ====
[[File:Otto Albert Koch Varusschlacht 1909.jpg|thumb|Assalto dei Germani alle legioni romane nella ''[[clades variana]]''.]]
{{Vedi anche|Occupazione romana della Germania sotto Augusto}}
 
I Germani, a differenza dei [[Celti]], combattevano soprattutto a piedi, in formazione falangitica [[tattiche della fanteria romana#Formazione a cuneus|a "cuneo"]], come viene indicato da [[Tacito]] nella sua ''Germania''.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VI}}.</ref> Dalle tribù nomadiche delle steppe ([[sciti]] e [[sarmati]]) appresero poi un maggior utilizzo del cavallo a discapito della fanteria.
{{Citazione|Pochi [Germani] si servono di spade o di grandi lance. Maneggiano invece delle aste che essi chiamano "[[Lancia (periodo delle migrazioni)|framee]]", dalla punta aguzza e breve, ma così appuntite e facili all'utilizzo che con una stessa arma, a seconda del caso, possono combattere da vicino o da lontano. I cavalieri inoltre non si servono che dello scudo e di questo tipo di lancia, mentre i fanti lanciano anche [altri] proiettili. Ciascuno di loro ne lancia molti anche molto lontano. Combattono nudi o al massimo con indosso una leggera veste. I Germani non sfoggiano alcuna eleganza, si limitano ad ornare i loro scudi con particolari colori. Pochi tra di loro utilizzano una corazza, solo uno o due indossano un elmo di metallo o di cuoio.<br />I loro cavalli non si differenziano per bellezza o velocità. A loro i Germani non insegnano a compiere delle evoluzioni, come facciamo noi [Romani], ma li guidano dritti alla carica, o li fanno ripiegare con un solo tipo di conversione verso destra, in modo che in virtù di questa mossa serrata in modo circolare, nessuno rimane indietro. A giudicare dal complesso, sta nella fanteria il nerbo del loro esercito. Nel combattimento i fanti si mischiano ai cavalieri, in modo che bene si adattano alla battaglia tra cavallerie e si armonizza la velocità dei soldati della fanteria, scelti tra i giovani e destinati al fronte dello schieramento. Anche il numero di questi è fisso. Sono 100 per ogni distretto, e si chiamano così tra loro, in modo che quello che inizialmente fu solo un numero, oggi è un appellativo d'onore.<br />L'esercito schierato a battaglia, si dispone a cuneo. I Germani non ritengono un atto di viltà, ma solo un segno di prudenza, il ritirarsi, purché si ritorni a combattere. Anche quando l'esito della battaglia non è stato troppo favorevole, riportano dal campo i corpi dei compagni caduti. È per loro massima vergogna abbandonare lo scudo. Chi si macchia di una simile colpa viene escluso dalle assemblee e dalle cerimonie sacre, tanto che molti che si erano ritirati dal combattimento, poi si impiccarono per porre fine alla vergogna.|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VI, 1-6}}.}}
 
==== Nel IV-V secolo ====
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright=1.4|left|Cavalieri barbari (in particolare [[Visigoti]] e [[Vandali]]) assaltano l'[[Impero romano]] e saccheggiano la stessa [[Roma (città antica)|Roma]] nel [[V secolo]].]]
 
Anche la loro tecnica militare si era evoluta notevolmente, soprattutto grazie alle tecniche apprese durante gli anni trascorsi nelle file delle [[truppe ausiliarie dell'esercito romano]].
L'arma principale rimaneva l'asta da urto (''framea'') di varia lunghezza. L'uso della spada era invece meno diffuso presso alcune tribù. Adoperavano anche giavellotti da lancio, come i [[Franchi]], simili al ''pilum'' romano. L'arco rimase un'arma secondaria per la maggior parte di questi popoli. Altre armi usate in combattimento erano l'[[ascia]], in particolare dai [[Franchi]], e la [[mazza]].
 
L'armamento difensivo si era notevolmente evoluto, accompagnando al tradizionale uno scudo di legno al cui centro era posto un umbone in metallo, un elmo e spesso una corazza di maglie di ferro. E comunque indossavano tutti delle brache (simili ai nostri pantaloni), una tunica, a volte dei mantelli (come nel caso degli [[Alemanni|Alamanni]]) oltre a calzari simili a sandali che si legavano fino a sotto le ginocchia, ed erano indossati sopra una sorta di primitive calze (utilizzate soprattutto durante l'inverno).
 
Restano famose alcune tribù per le caratteristiche della loro [[cavalleria]]: i cavalieri combattevano mischiati ai fanti leggeri, e spesso abbandonavano il loro cavallo, abituato ad attenderli, per combattere loro stessi a piedi. Il nucleo dell'esercito rimaneva, però, la fanteria. Suoni di corno ed il famoso ''barritus'' o ''barditus'' (grido di guerra), stimolavano l'ardore dei combattenti.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|III, 1}}.</ref>
 
I Germani appresero l'arte di costruire valli difensivi per i loro campi dai Romani, come pure il concetto di comando della battaglia. I capi, una volta erano abituati a dare l'esempio, lanciandosi all'attacco. Durante questo periodo cambiarono tattica, dirigere i propri soldati come facevano i Romani, lontani dalle prime linee.
 
Furono utilizzati per il loro coraggio e capacità guerresche come alleati delle truppe romane di confine. Si racconta infatti che nel 288 d.C. [[Massimiano]] fece dei [[Franchi]] un regno vassallo, al quale venne affidata la difesa della frontiera contro gli altri Germani. I Franchi da quel momento, oltre ad essere arruolati nelle [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliare]] dell'esercito, cominciarono ad entrare al servizio di Roma come [[Foederati|federati]], conservando la loro organizzazione, i loro capi nazionali, la loro lingua e i loro costumi, la loro indipendenza, tanto da renderli sempre meno assimilabili e sempre più pericolosi per l'[[Impero romano]].
 
Fu poi la volta dei [[Goti]], al tempo di [[Teodosio I]], ad essere riconosciuti come federati. E l'uccisione di [[Stilicone]] nel [[408]] d.C. risultò l'ultimo tentativo da parte dell'elemento romano di combattere la superiorità dei Germani nell'esercito e nello Stato. Con il 410 d.C., anno del sacco di Roma da parte di Alarico, ebbe inizio l'epoca dei Regni romano-barbarici.
 
== Religione ==
=== Origini ===
{{Vedi anche|Sacro (antica religione germanica)}}
[[File:Mårten Eskil Winge - Tor's Fight with the Giants - Google Art Project.jpg|thumb|[[Thor]], assimilabile al dio [[Marte (divinità)|Marte]] dei Romani, raffigurato sul suo carro mentre brandisce il martello [[Mjöllnir]] (dipinto di [[Mårten Eskil Winge]], [[1872]])]]
La carenza di fonti impedisce di conoscere a fondo la religione originale dei Germani: le loro fonti (archeologiche, [[alfabeto runico|rune]] e poemi) sono spesso di difficile interpretazione, mentre le fonti latine e greche sono tarde e scarsamente obiettive per l'implicita difficoltà di capire culture estranee a quelle del loro mondo.
 
Conosciamo gli dei germanici, gli [[Æsir|Asi]] (cfr. [[lingua norrena|norreno]] ''[[áss]]'', [[lingua protogermanica|protogermanico]] ''*ansuz'', [[lingua protoindoeuropea|protoindoeuropeo]] ''*h₂énsus'', "generati" o "generanti", cioè i "genii" o "dèi") e i [[Vanir|Vani]] (norreno'' vanir'', protoindoeuropeo ''*wen'', "sforzo"), grazie soprattutto alle fonti scandinave. Nella loro mitologia si trovano molte affinità con altre culture euro-asiatiche, che testimoniano indirettamente una serie di influenze esterne difficilmente districabili dai contenuti "originali" della cultura germanica, anche per via della disomogeneità tra le varie tribù.
 
Asi e Vani ricordano gli [[Asura]] e i [[Deva]] indo-iranici, mentre le [[Norne]] ricordano le [[Parche]]/[[Moire]] greco-romane che presiedono il destino umano; [[Odino]]/Wotan, in quanto presente al passaggio tra vita e morte, è assimilabile a [[Hermes]]/[[Mercurio (divinità)|Mercurio]], mentre [[Thor]] è simile a [[Ares]]/[[Marte (divinità)|Marte]], al quale immolano animali per placarlo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IX, 1}}.</ref> I Vani ([[Njordhr]] o [[Freyja]]) sono più ascrivibili al culto della Terra/Madre e della fecondità, in quanto dispensatori di ricchezza, pace e fertilità di terra e mare.
 
Tacito scriveva nella ''[[Germania (Tacito)|Germania]]'' che i Germani non avevano una casta sacerdotale, né effigi religiose, né ritenevano adeguato alla maestà degli dèi il rinchiuderli tra pareti chiuse, né il ritrarli in forme che ricordassero l'immagine umana,<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IX, 3}}.</ref> anche se non è del tutto corretto, perché sono state trovate rappresentazioni religiose antropomorfe, resti di templi ed esistevano dei sacerdoti. Uno dei più importanti centri sacri era Uppsala, in Svezia, dove sorgeva un tempio dedicato ai tre dèi Odino, Thor e Freyr. Esistevano poi [[sciamano|sciamani]] che mediavano tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti.
 
I Germani, in particolare i [[Suebi]], erano scrupolosi osservatori dei presagi e delle [[divinazione|divinazioni]]. Se si trattava di una consultazione collettiva, era il sacerdote della città a chiederlo, se si trattava di una consultazione privata era lo stesso capo famiglia. Si invocavano quindi gli dèi; si estraevano delle schegge di un albero da frutto, precedentemente fatto a pezzi e sparso sopra una candida veste, tre frammenti e, sollevatili, se ne interpretava il significato. Se i segni erano sfavorevoli, non si facevano altre consultazioni per tutto il giorno, se invece risultavano favorevoli, si richiedeva una nuova prova per garantire l'auspicio. Anche tra i Germani si usava poi interpretare i canti e il volo degli uccelli.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|X, 1-3}}.</ref>
Vi è poi un'altra forma di presagio presso i Germani, soprattutto per prevedere l'esito di guerre importanti. Qualora abbiano un prigioniero contro la cui nazione essi dovranno combattere una guerra, era spinto a combattere contro un campione dei loro, servendosi ciascuno dei due delle sue proprie armi. La vittoria di uno o dell'altro era considerata come un presagio sull'esito finale della guerra da affrontare.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|X, 6}}.</ref>
 
=== Adozione del cristianesimo ===
{{vedi anche|Cristianizzazione dei Germani}}
Le popolazioni germaniche che per prime penetrarono nell'Impero romano ne adottarono la religione di stato, il [[cristianesimo]]. La maggior parte di essi optò nelle fasi iniziali per l'[[arianesimo]], una dottrina che dal 380 era stata dichiarata eretica dalla Chiesa di Roma e che riconosceva al Verbo (e quindi al Cristo) una natura posteriore rispetto a quella di Dio Padre (semplificando, non valevano per gli ariani i primi versi del [[Vangelo di Giovanni]]: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio"; il Verbo per gli ariani non si identificava con Dio ma ne era la creazione). I vescovi e i preti ariani, allontanati dalle aree d'influenza dell'impero, trovarono seguaci presso i popoli germanici.
 
Con lo stabilirsi dei regni romano-germanici e a partire dalla conversione alla Chiesa di Roma (cattolica) dei Franchi per opera di [[Clodoveo]] nel 511, anche i popoli germanici ariani aderirono gradualmente alla dottrina ufficiale della Chiesa romana.
 
Le popolazioni che erano rimaste fuori dall'Impero romano avevano conservato la religione germanica. Furono convertiti al cristianesimo relativamente tardi da un'intensa attività missionaria ad opera soprattutto dell'[[Impero carolingio]] (caso dell'Inghilterra), oppure per decreto regio (Norvegia e Islanda), oppure ancora con la forza militare da parte della potenza carolingia (caso dei Sassoni, la cui conversione accompagnò l'annessione all'Impero carolingio).
 
==== La riforma protestante ====
{{vedi anche|Riforma protestante}}
Nel 1517 un frate agostiniano sassone, [[Martin Lutero]], si fece portatore del generale malcontento che in area germanica generavano le politiche finanziare della Chiesa di Roma, specialmente quelle legate alla pratica dell'[[indulgenza]], dando inizio a un movimento di riforma della religione cristiana noto da allora come "riforma protestante" che prevedeva innanzitutto l'abbandono della Chiesa romana.
 
Il [[protestantesimo]] trovò subito l'adesione dei potentati di area germanica e nell'arco di relativamente poco tempo quasi tutti i popoli germanici (eccezion fatta per principati della Germania meridionale e l'attuale Austria, zone dell'Olanda meridionale compresi i Fiamminghi) furono convertiti alla nuova fede, la quale trovò espressione in una grande diversità di chiese e dottrine, inizialmente il [[luteranesimo]], il [[calvinismo]] (Chiese riformate) e l'[[anglicanesimo]] (Chiesa inglese).
 
La riforma determinò una spaccatura religiosa dell'Europa occidentale tra un nord germanico-protestante e un sud cattolico-romano che ha avuto conseguenze politiche e culturali i cui effetti proseguono anche ai nostri giorni.
 
==== Sviluppi moderni ====
[[File:Þingblót 2009.jpg|thumb|Un gruppo della ''Ásatrúarfélagið'' ("Sodalizio della Fedeltà Divina" o "agli Asi") degli Islandesi si avvia a celebrare il ''Þingblót'' al [[Parco nazionale Þingvellir|Þingvellir]].]]
I cambiamenti radicali che la riforma protestante comportò nelle società germaniche e nella visione del mondo di ogni singolo individuo, e specificamente le dottrine protestanti che sono alla base di questi cambiamenti, come la dottrina dei "due regni" di Martin Lutero, sono considerati da alcuni studiosi come i semi che aprirono la strada per i processi di [[separazione tra Stato e Chiesa]] e conseguente [[secolarizzazione]].<ref>''The Unintended Reformation: How a Religious Revolution Secularized Society''. Harvard University Press, 2012</ref> A partire dal XX secolo i paesi che furono culle della riforma protestante sono stati teatro di un graduale e costante declino del cristianesimo. Nel [[:w:Religion in the Netherlands|2013 solo il 34% degli Olandesi dichiarava di aderire al cristianesimo]]. Anche negli stati della [[Germania Est]] che furono incorporati nell'[[Unione Sovietica]] dopo la [[seconda guerra mondiale]] si è verificato un declino del cristianesimo anche dovuto alle politiche contrarie alla religione dell'unione, tanto che nel 2010 in [[Sassonia-Anhalt]], la terra d'origine di Martin Lutero, i cristiani erano solo il 18% (14% protestanti e 4% cattolici).<ref>{{Cita web|url=http://www.ekd.de/download/Ber_Kirchenmitglieder_2010.pdf |titolo=Statistik der EKD für 2010 |formato=PDF |data= |accesso=16 agosto 2014}}</ref> Un declino simile si verifica nei paesi scandinavi e in Inghilterra.
 
A partire dalla seconda metà del XX secolo s'è verificata d'altro canto una riscoperta della religione germanica antica, il culto agli [[:wiktionary:áss|Asi]] (dall'indoeuropeo ''*h₂énsus'', cioè i "generati" o "generanti", cioè i "genii" o "dèi"), e anche ai Vani, che ha preso la forma di una costellazione di gruppuscoli diversi che nondimeno si riconoscono sotto il termine comune di "[[Etenismo]]" (cfr. ing. ''[[:wiktionary:heath|Heathenism]]'', "religione della [[landa]]" o "dei boschi"). Ancora minoritario in tutta Europa, il movimento ha una certa visibilità in [[Islanda]] dove l'''Ásatrúarfélagið'' ("Sodalizio della Fedeltà Divina" o "agli Asi") raccoglie circa l'1% della popolazione.
 
== Diritto ==
{{vedi anche|Storia del diritto germanico}}
Secondo Tacito, i Germani non usavano né condannare a morte, né porre i ceppi. A nessuno, al di fuori dei soli sacerdoti, era concesso di percuotere qualcuno. I sacerdoti potevano infatti punire qualcuno, in obbedienza ad un ordine generale, come se avessero ricevuto il comando dal dio stesso, che essi credono presente in battaglia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, 2}}.</ref>
 
Riguardo ai problemi di minore importanza decidono i capi. Le deliberazioni più importanti sono invece prese da tutti, anche se vengono discusse davanti ai capi.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 1}}.</ref>
 
Durante le adunanze, potevano essere pronunciati atti di accusa o intentare un processo capitale. E secondo i delitti commessi, si distinguevano le pene da somministrare:<ref name="TacitoGermania12,1">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XII, 1}}.</ref>
*i traditori e i disertori erano impiccati agli alberi;<ref name="TacitoGermania12,1"/>
*i vili e i codardi, oltre a quelli che compivano atti «contro natura» come l'omosessualità, erano immersi nel fango della palude e ricoperti da una stuoia,<ref name="TacitoGermania12,1"/> quasi a nascondere le «turpi scelleratezze».<ref name="TacitoGermania12,2">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XII, 2}}.</ref>
*per i misfatti più lievi, la pena era proporzionata alla gravità della colpa (tra cui lo stesso omicidio). I colpevoli, infatti, erano obbligati a pagare, dando un certo numero di cavalli o capi di bestiame; una parte della multa era pagata al re o alla tribù, una parte a colui che era stato offeso o ai suoi parenti.<ref name="TacitoGermania12,2"/>
 
In queste stesse assemblee erano scelti quei capi a cui spettava di amministrare la giustizia nei vari distretti e villaggi. Cento compagni selezionati in mezzo al popolo davano, quindi, una mano ai primi, grazie al loro consiglio e autorità.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XII, 3}}.</ref>
 
Per gli antichi Germani la giustizia era una questione soprattutto privata. Non trattano nessun affare, che sia pubblico o privato, senza essere armati, a parte i giovani a cui non sia stato dato ancora il permesso di portare le armi.<ref name="TacitoGermania13,1">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 1}}.</ref> Chi osava offendere qualcuno ne subiva la vendetta dell'offeso, chiamata [[faida]]. Se uno non aveva prove certe per accusare qualcuno, si verificava la colpevolezza dell'accusato attraverso l'[[ordalia]] o giudizio di Dio (giudizio di Dio non è il nome originale, ma è stato dato dai Germani cristianizzati e dai [[Longobardi]]): se l'imputato rimaneva illeso dopo aver camminato sui carboni ardenti oppure aveva sconfitto l'accusatore poteva essere dichiarato innocente (i Germani, infatti, pensavano che il Fato non avrebbe aiutato i colpevoli). Esisteva anche una pena scontata con una multa pesante, chiamata [[guidrigildo]].
 
== Economia ==
{{Vedi anche|Via dell'ambra}}
[[File:Amber Road.jpg|thumb|left|upright=0.9|La [[via dell'ambra]].]]
 
Dell'agricoltura i Germani, almeno al tempo di Cesare, non si occupano con zelo. Il [[proconsole]] romano raccontava infatti che:
{{citazione|[…] non hanno terreni privati o divisi, nessuno può rimanere più di un anno nello stesso luogo per praticare l'agricoltura. Si nutrono poco di frumento, vivono soprattutto di latte e carne ovina,<ref>{{cita|Cesare, De bello gallico''|Vi, 22.1}}.</ref> praticano molto la caccia. […] Concedono libero accesso ai mercanti, più per aver modo di vendere il loro bottino di guerra che per desiderio di comprare prodotti d'importazione. Anzi, i Germani non fanno uso di puledri importati (al contrario dei Galli, che per essi hanno una vera passione e li acquistano a caro prezzo), ma sfruttano i cavalli della loro regione, piccoli e sgraziati, rendendoli con l'esercizio quotidiano robustissimi animali da fatica. […] Non permettono assolutamente l'importazione del vino, perché ritengono che indebolisca la capacità di sopportare la fatica e che infiacchisca gli animi.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1-2}}.}}
 
[[Tacito]] aggiunge che la terra era in generale fertile per la coltivazione di semenze, ma non produttiva di alberi da frutta. È ricca di bestiame, soprattutto di bassa statura. I bovini poi non portano le corna. I Germani si accontentano di verna molti, poiché questa rappresenta la loro vera ricchezza.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V, 1-2}}.</ref> Essi non avevano miniere né di argento, né di oro sempre secondo lo storico latino.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V, 3}}.</ref> E neppure il ferro si trovava in abbondanza in quei territori, almeno attorno alla fine del [[I secolo]]. Pochi erano, infatti, i guerrieri che si servivano di lance o di grandi lance fatte di questo metallo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VI, 1}}.</ref>
 
Commercializzano con i Romani, soprattutto le genti più prossime al [[limes romano|''limes'']], ricevendo in cambio vasi d'argento, oltre a [[monetazione romana|monete d'oro e d'argento]], in particolare quelle con l'orlo seghettato o con l'incisione della [[biga]] romana. Quelli delle regioni più interne invece, a causa della loro rozzezza e semplicità, si servono ancora del baratto delle merci.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V, 4-5}}.</ref> Frequenti furono, infatti, gli scambi di merci con i popoli settentrionali, a nord dei ''[[limes romano|confini imperiali]]'' di [[limes renano|Reno]] e [[limes danubiano|Danubio]], della ''[[Germania Magna]]'', di ''[[Sarmatia]]'' e [[Scandinavia]]. Le merci che erano importate dall'Impero romano erano solitamente, grano e bestiame che, secondo lo storico [[Tacito]], era di dimensioni sgradevoli,<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 72.2}}.</ref> come pure schiavi, spesso impiegati come guardie del corpo o gladiatori.<ref>{{CIL|13|8348}}; K. Tausend, ''Die Bedeutung des Importes aus Germanien für den römischen Markt'', Tyche 2, 1987, pp. 224–226.</ref> Durante invece il periodo della [[tarda antichità]] erano invece importate pelli e maiali.
 
[[File:Saalburgmuseum Bilderschuesseln.jpg|thumb|upright=1.4|Esempi di ''[[terra sigillata]]'' dal forte romano di [[Saalburg]], lungo il [[limes germanico-retico]].]]
 
Gli scambi con il nord furono rinomati anche per l'[[via dell'ambra|importazione di ambra]], bene di lusso che giungeva nell'emporio di [[Aquileia romana|Aquileia]], per poi essere smerciato in [[Italia romana|Italia]] ed essere utilizzato qual ornamento in vasi, gioielli e amuleti. Plinio il Vecchio raccontò di una spedizione di un cavaliere romano fino al [[Mar Baltico]] al tempo dell'Imperatore [[Nerone]], per procurarsi una grande quantità di ambra.<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|XXXVII, 43-45}}.</ref> Venivano, inoltre, importate ciocche di capelli biondi, per farne parrucche.<ref>K. Tausend, ''Die Bedeutung des Importes aus Germanien für den römischen Markt'', Tyche 2, 1987, p.222 seg.</ref>
 
Al contrario venivano esportati in ''Germania Magna'' e Scandinavia grandi quantità di ''[[terra sigillata]]'', soprattutto della Gallia meridionale e centrale, oltre a vasi in bronzo e vetro, utensili vari, armi d'argento, anelli e tessuti.
 
== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua proto-germanica|Lingue germaniche}}
Le antiche tribù germaniche parlavano [[dialetto|dialetti]] mutuamente intelligibili e condividevano una comune cultura e la stessa [[Mitologia norrena|mitologia]], come è chiaramente indicato dal [[Beowulf]] e dalla [[Volsunga saga]]. L'esistenza di una identità comune è testimoniata dall'esistenza di un termine proprio, ad indicare le popolazioni non-germaniche: ''*walhaz'' (plurale di ''*walhoz''), da cui sono derivati toponimi ancora in uso oggi come [[Galles]] (''Welsh''), [[Vallese]] (''Wallis''), [[Vallonia]] (''Walloon'') e [[Trentino|Tirolo italiano]] (''Welschtirol'')<ref>[[Esonimo]] tedesco del territorio quando questo si trovava sotto il dominio austriaco.</ref>.
 
Un ulteriore esempio di questa unità etnica è dato dal fatto che i [[Storia di Roma|Romani]] li riconoscevano come unica popolazione e davano loro il nome collettivo di ''Germani''.<br />
In assenza di una politica egemonica come quella imposta dai Romani alle popolazioni italiche, le diverse tribù rimasero libere, sotto la guida dei propri capi, ereditari oppure eletti.
 
== Cultura ==
I Germani non usavano estesamente la [[scrittura]], facendo invece affidamento sulla tradizione orale e cantoriale di [[mito|miti]] e [[leggende]] che esaltavano il valore ed il coraggio dei protagonisti. Alcune testimonianze artistiche dei germani giunte sino a noi sono degli oggetti in [[metallo]] (come [[armi]], [[fibbia|fibbie]] e [[gioielleria|gioielli]]) finemente lavorati ed incisi.
 
== Aspetto fisico e carattere ==
[[File:Hermann Katsch Germane mit Eisbärenfell 1893.jpg|thumb|left|upright=0.9|''Germano con pelle d'orso'', di Hermann Katsch (1893).]]
Del loro aspetto [[Gaio Giulio Cesare]] scrisse:
{{citazione|[…] Il tipo di alimentazione, l'esercizio quotidiano e la vita libera che conducono (fin da piccoli, infatti, non sono sottoposti ad alcun dovere o disciplina e non fanno assolutamente nulla contro la propria volontà) accrescono le loro forze e li rendono uomini dal fisico imponente.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1}}.}}
 
Cento cinquanta anni dopo, lo storico romano [[Tacito]], ci tramandò quanto segue:
{{citazione|[...] senza essersi mescolati con altre nazioni esser [loro] gente propria, e schietta, solamente a sé stessa e non ad altri simile. Onde ancora l'aspetto dei corpi, quantunque in tanto gran numero d'uomini, è in tutti il medesimo: gli occhi fieri, di colore ceruleo (azzurro), i capelli biondi, grandi di statura, vigorosi solamente nell'impeto, ma non già nelle fatiche e nel patire, come neanche possono tollerare la sete e il caldo, ma sono abituati dalla qualità del [loro] paese e dell'aria a sopportare il freddo e la fame.»|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IV, 2-3}}.}}
 
All'epoca di [[Gaio Giulio Cesare]] (58-53 a.C.) i Germani ad est del [[Reno]] erano più alti rispetto ai soldati romani dell'epoca; se infatti i Romani superavano di rado il metro e sessantacinque di statura<ref>''I tre giorni di Pompe, Alberto Angela''i</ref>, i Germani arrivavano anche a poco più di 170&nbsp;cm<ref>G. Garbarino, ''Opera 1B, L'età di Cesare'', Paravia Bruno Mondadori Editori, 2003</ref>. [[Tacito]] afferma che generalmente i Germani avevano occhi azzurri e capelli fulvi (biondi e biondo-rossastri), dotati di un fisico robusto ma incapace di resistere alla sete e al caldo, sebbene ottimo sia per il combattimento che per resistere al gelo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IV}}.</ref>
 
=== Studi genetici ===
[[File:HG I1 in europa.jpg|thumb|upright=0.9|Distribuzione dell'aplogruppo I1a del cromosoma Y in Europa.]]
Gli studi della moderna [[genetica delle popolazioni]] sostengono una stretta correlazione tra i movimenti migratorii dei popoli germanici e la distribuzione che ha oggi il lignaggio maschile rappresentato dall'[[Aplogruppo I (Y-DNA)|aplogruppo I]]1 (e specialmente I1a) del [[cromosoma Y]], la cui origine è tracciata a un uomo (quello che la genetica delle popolazioni definisce "antenato comune più recente") che visse tra i 4,000 e i 6,000 anni fa nell'Europa settentrionale, possibilmente nella zona che è oggi la Danimarca. In altre parole, l'aplogruppo I1a è quello che più caratterizza i popoli germanici.<ref name=genographic>{{collegamento interrotto|1=[https://genographic.nationalgeographic.com/atlas.html Genographic Project of National Geographic] |date=settembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}</ref><ref name=newphylo>"New Phylthatetic Relationships for Y-chromosome Haplogroup I: Reappraising its Phylogeography and Prehistory," Rethinking the Human Evolution, Mellars P, Boyle K, Bar-Yosef O, Stringer C, Eds. McDonald Institute for Archaeological Research, Cambridge, UK, 2007, pp. 33–42 by Underhill PA, Myres NM, Rootsi S, Chow CT, Lin AA, Otillar RP, King R, Zhivotovsky LA, Balanovsky O, Pshenichnov A, Ritchie KH, Cavalli-Sforza LL, Kivisild T, Villems R, Woodward SR</ref>
 
È anche probabile che l'aplogruppo I1 sia [[Europa Antica|pre-indoeuropeo]], ossia l'aplogruppo I1 potrebbe appartenere a quelle popolazioni paleolitiche native del nord Europa che furono assimilate dagli [[Indoeuropei]] quando questi vennero dall'Asia centrale, compartecipando alla formazione etnica, culturale e linguistica dei Germani. In altre parole, l'analisi dell'Y-DNA sia delle popolazioni germaniche moderne (Tedeschi, Scandinavi, Inglesi, ecc.) sia dei resti lasciati presso gli antichi insediamenti rivela un misto omogeneo di aplogruppo I1 con elementi di aplogruppi tipici di altre popolazioni indoeuropee (specialmente [[Celti]] e [[Slavi]]), quali gli aplogruppi [[aplogruppo R1a (Y-DNA)|R1a]]1a, [[aplogruppo R1b|R1b]]-P312 e R1b-U106. Tale composizione è quella che possibilmente portava l'"antenato comune più recente".<ref>Manco, 2013. p. 208</ref>
 
L'aplogruppo I1 è rilevato nel 40% dei maschi islandesi, nel 40%–50% degli svedesi, nel 40% dei norvegesi, e nel 40% dei danesi. Ha poi picchi sopra il 30% tra i Tedeschi della Germania del nord e tra gli Inglesi dell'Inghilterra dell'est. Gli aplogruppi R1b e R1a, comuni ad altri popoli di matrice indoeuropea, insieme sono rilevati nel 40% dei maschi svedesi, nel 50% di quelli norvegesi, nel 60% di quelli islandesi, nel 60-70% dei tedeschi, e tra il 50% e il 70% nei maschi inglesi e olandesi con variazioni regionali.<ref>J. D. McDonald (2005). ''Y Haplogroups of the World''. PDF map, University of Illinois. URL: [http://www.scs.illinois.edu/~mcdonald/WorldHaplogroupsMaps.pdf]</ref> La presenza di aplogruppi R1b-P312 e R1b-L21 nelle genti germaniche odierne fa pensare a un substrato celtico e si trova con frequenza in Olanda e Inghilterra sudoccidentale.<ref>Manco, 2013. pp. 208-209</ref> L'aplogruppo R1b-U106 ha picchi in Scandinavia e fornisce informazioni rilevanti sui tragitti di migrazione seguiti dai Germani.<ref>Manco, 2013. pp. 209-210</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
;Fonti antiche
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*{{cita libro|autore=[[Beda il Venerabile]]|titolo=[[Historia ecclesiastica gentis Anglorum]]|lingua=latino}}
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* {{cita libro|autore=[[Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]]|titolo=[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]|cid=Cassio Dione|lingua=grc}} ([[Wikisource:el:Ρωμαϊκή Ιστορία|testo greco]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]] e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html traduzione inglese]).
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*{{Cita libro|autore=[[Claudio Tolomeo|Tolomeo]]|titolo=[[Geografia (Tolomeo)|Geografia]]|cid=Tolomeo, ''Geografia''|lingua=grc}} ([http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Periods/Roman/_Texts/Ptolemy/home.html traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Velleio Patercolo]]|titolo=[[Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo]]|cid=Velleio Patercolo|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Historiae Romanae Ad M. Vinicium Libri Duo|testo latino]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]] e [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Velleius_Paterculus/home.html traduzione inglese qui] e [[Wikisource:en:Compendium of the History of Rome|qui]] [[File:Wikisource-logo.svg|15px]]).
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;Fonti moderne
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* {{cita libro|autore= Renato Bordone e [[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Dieci secoli di Medioevo|anno= 2009|editore= Einaudi|città= Torino|isbn= 978-88-06-16763-9|lingua=italiano}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]] e Marina Montesano|titolo=Storia medievale|città=Firenze|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2006|isbn=8800204740|lingua=italiano}}
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* {{Cita libro|cognome=Manco |nome=Jean |anno=2013 |titolo=Ancestral Journeys: The Peopling of Europe from the First Venturers to the Vikings |città=New York|editore=Thames & Hudson | isbn= 978-0-500-05178-8|lingua=inglese}}
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* {{cita libro | autore=[[Giorgio Ruffolo]]|titolo=Quando l'Italia era una superpotenza|editore=Einaudi!città=Torino|anno=2004|lingua=italiano|cid=Ruffolo 2004|isbn=978-8806175146}}
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* {{cita libro | cognome=Villar | nome=Francisco | titolo=Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa | editore=Il Mulino | città=Bologna | anno=1997 | isbn=88-15-05708-0 | lingua=italiano|cid=Villar 1997}}
* {{cita libro|autore=[[Herwig Wolfram]]|titolo=I germani|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2005|lingua=italiano}}
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.storiafilosofia.it/popoli/germani/|Approfondimento storico}}
* Per uno studio della composizione genetica delle popolazioni germaniche e di altri popoli [http://www.scs.uiuc.edu/~mcdonald/WorldHaplogroupsMaps.pdf] e [https://web.archive.org/web/20060326213734/https://www9.nationalgeographic.com/genographic/atlas.html]
 
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