Martin Heidegger e Umberto II di Savoia: differenze tra le pagine

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{{nota disambigua||HeideggerUmberto II (disambigua)|HeideggerUmberto II}}
{{Monarca
|nome = Umberto II
|immagine = Umberto II, 1944.jpg
|legenda =
|titolo = [[Re d'Italia#Savoia (1861-1946)|Re d'Italia]]
|stemma = Royal Monogram of King Umberto II of Italy.svg
|regno = 9 maggio [[1946]] -<br /> 13 giugno [[1946]]
|incoronazione =
|predecessore = [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]]
|successore = ''[[Nascita della Repubblica Italiana|Monarchia abolita]]''<ref>Proclamazione della [[Nascita della Repubblica Italiana|Repubblica Italiana]]. [[Enrico De Nicola]], come [[capo provvisorio dello Stato]]. Le funzioni di [[capo provvisorio dello Stato]] attribuite ad [[Alcide De Gasperi]] fino all'elezione di De Nicola, ai sensi del D.Lgs.Lgt. n°98/1946 del 13 giugno, furono accessorie alla sua carica che fu e rimase quella di [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]]: in altre parole, si fu in presenza di una figura giuridica del tutto analoga a quella della supplenza delle funzioni del [[Capo di Stato]] attribuite al [[Presidente del Senato della Repubblica]] dalla Costituzione repubblicana.</ref>
|nome completo = Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria
|altrititoli = [[Principe di Piemonte]] (1904-1946)
|luogo di nascita = [[Racconigi]]
|data di nascita = 15 settembre [[1904]]
|luogo di morte = [[Ginevra]]
|data di morte = 18 marzo [[1983]]
|luogo di sepoltura = [[Abbazia di Altacomba]], [[Saint-Pierre-de-Curtille]] ([[Francia]])
|casa reale = {{simbolo| Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1890).svg}} [[Casa Savoia|Savoia]]
|padre = [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III d'Italia]]
|madre = [[Elena del Montenegro]]
|consorte = [[Maria José del Belgio]]
|figli = [[Maria Pia di Savoia (1934)|Maria Pia]]<br />[[Vittorio Emanuele di Savoia|Vittorio Emanuele]]<br />[[Maria Gabriella di Savoia|Maria Gabriella]]<br />[[Maria Beatrice di Savoia (1943)|Maria Beatrice]]
|religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
|firma = UmbertoII.signature.png
|trattamento = Sua Maestà
}}
{{Carica pubblica
|nome = Umberto di Savoia
|immagine = Umberto II of Italy.jpg
|didascalia =
|carica = [[Luogotenenza del regno|Luogotenente generale]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br /><small>([[periodo costituzionale transitorio]])</small>
|mandatoinizio = 5 giugno [[1944]]
|mandatofine = 9 maggio [[1946]]
| monarca = [[Vittorio Emanuele III di Savoia]]
|prefisso onorifico = ''Sua Altezza Reale''
}}
{{Bio
|Nome = MartinUmberto II di Savoia
|Cognome = Heidegger
|ForzaOrdinamento = Umberto 02 di Savoia
|Sesso = M
|LuogoNascita = MeßkirchRacconigi
|GiornoMeseNascita = 2615 settembre
|AnnoNascita = 18891904
|LuogoMorte = Friburgo in BrisgoviaGinevra
|GiornoMeseMorte = 2618 maggiomarzo
|AnnoMorte = 19761983
|EpocaAttività = 1900
|Nazionalità =italiana
|Attività = filosofo
|Categorie = no
|Nazionalità = tedesco
|FineIncipit = è stato [[Luogotenenza del regno|luogotenente generale]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] dal [[1944]] al [[1946]] e ultimo [[Re d'Italia#Savoia (1861-1946)|Re d'Italia]], dal [[9 maggio]] [[1946]] al [[10 giugno]] dello stesso anno,<ref>[http://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1946/06/21/135/sg/pdf Data di cessazione del regime monarchico riportata sulla Gazzetta ufficiale.]</ref> data in cui fu proclamato il risultato del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum istituzionale del 2 giugno]] sebbene, di fronte alle resistenze del sovrano, solo il [[13 giugno]] il consiglio dei ministri abbia trasferito ad [[Alcide De Gasperi]], con un gesto che Umberto II definì rivoluzionario, le funzioni accessorie di [[Capo provvisorio dello Stato]]
|PreData = ''Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di Savoia''
}}
 
È considerato il maggior esponente dell'[[esistenzialismo]] ontologico e fenomenologico, anche se ha sempre rigettato questa etichetta.<ref>La critica più recente, soprattutto d'Oltralpe, preferisce parlare non tanto di «esistenzialismo», quanto di «ontologia fenomenologica» (oppure di «fenomenologia ermeneutica»), cfr. i saggi dell'allievo e assistente personale di Martin Heidegger, [[Friedrich-Wilhelm von Herrmann]], successore della cattedra dello stesso Heidegger, in particolare ''Il concetto di fenomenologia in Heidegger e Husserl'', e ''Sentiero e metodo: sulla fenomenologia ermeneutica del pensiero della storia dell'essere'', editi dal [[Il melangolo]]. In Italia, si vedano gli studi di [[Alfredo Marini (filosofo)|Alfredo Marini]], in particolare la sua "Introduzione" alla traduzione di ''Essere e tempo'', per [[I Meridiani]] di Mondadori.</ref>
 
[[File:Martin-heidegger.jpg|250px|thumb|Martin Heidegger, fotografato dal figlio Hermann negli anni cinquanta. Gli abiti di Heidegger sono sempre stati particolari, i suoi studenti li indicavano come "abiti esistenziali". D'estate vestiva con un abito di loden e pantaloni alla zuava. [[Hans-Georg Gadamer]] descrisse questo modo di vestirsi come l'«umile sfarzo di un contadino con l'abito della domenica» (cfr. Safranski, p. 162).]]
{{Citazione|Con la libertà tutto è possibile, senza libertà tutto è perduto.|Re Umberto II<ref>[http://www.reumberto.it/ricordo.htm ''Celebrazioni per il centenario della nascita di Re Umberto II''].</ref><ref>[http://www.reumberto.it/golpisti.htm ''Dichiarazione sui presunti golpe del 1974''], ''Il Tempo'', 6 novembre 1974.</ref><ref>Luciano Regolo, ''Il Re Signore'', pag. 5, Simonelli editore, 1998.</ref>}}
[[File:Geburtshaus Heidegger.JPG|thumb|220px|La casa natale di Heidegger a Meßkirch. Heidegger aveva modeste origini: il padre era un mastro bottaio di Meßkirch che al contempo ricopriva l'incarico di sacrestano della chiesa St. Martin a Meßkirch.]]
Per il breve regno (poco più di un mese), è anche detto "Re di Maggio".
[[File:Erzbischof Conrad Gröber.jpg|220px|thumb|Conrad Gröber (1872-1948), padre spirituale del quattordicenne Heidegger. Diventerà arcivescovo di Friburgo. Ancora a lui Heidegger si rivolgerà nella primavera del 1946 quando subirà un crollo fisico e nervoso.]]
{{Casato di Savoia}}
[[File:Engelbert Krebs.gif|220px|thumb|Engelbert Krebs (1881-1950), sacerdote e teologo cattolico. Seguirà il percorso per la libera docenza di Heidegger alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo. A lui Heidegger indirizzerà la lettera del 9 gennaio 1919 in cui comunicherà l'allontanamento dal cattolicesimo.]]
[[File:Edmund Husserl 1900.jpg|thumb|right|220px|Edmund Husserl, il padre della fenomenologia. Il 17 gennaio 1919 Heidegger viene nominato suo assistente, quindi nell'incarico che precedentemente fu Edith Stein (1891-1942). Nell'autunno del 1928 Husserl si adopera affinché il suo allievo Martin Heidegger gli subentri nella cattedra della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo che il padre della fenomenologia deve lasciare per raggiunti limiti di età. Il 14 aprile 1933, Husserl viene definitivamente congedato dall'insegnamento. A partire dal varo della ''Reichsbürgergesetz'', datata 15 settembre 1935, Husserl perde, in quanto "ebreo", la cittadinanza tedesca. Husserl muore il 26 aprile del 1938. I contatti tra Husserl e Heidegger furono, dopo il congedo universitario di Husserl, sporadici, per lo più mediati dal filosofo Max Müller (1906-1994), il quale ricorderà: {{q|Aveva per me l'aspetto di un "saggio"; non gli interessavano le questioni del quotidiano, anche se era proprio la politica quotidiana a minacciare costantemente lui e sua moglie perché ebrei. Era come se non sapesse nulla di questa minaccia, o semplicemente non volesse prenderne atto|Cit. in Safranski p. 313}} Dopo un primo sdegno occorso nel 1933, l'opinione di Husserl nei confronti di Heidegger tornò ad essere positiva. Ricorda, Müller, come lo considerasse ancora «il più dotato di tutti coloro che abbiano fatto parte della mia cerchia». Al funerale di Husserl, Heidegger non parteciperà in quanto, spiegherà poi, in quel periodo malato. L'Albert-Ludwig Universität di Friburgo verrà invece dispensata dall'obbligo di commemorarlo. Il giorno 29 aprile 1938 il corpo di Husserl verrà cremato, l'unico professore presente sarà lo storico Gerhard Ritter (1888-1967). Nella sera dello stesso giorno Karl Diehl (1864-1943), professore di economia nazionale, terrà una commemorazione di Husserl di fronte a un piccolo gruppo di docenti, gruppo che Diehl amava indicare come la "facoltà delle persone oneste". Nel 1940, su pressione dell'editore Max Niemeyer, Heidegger farà omettere la dedica a Husserl nella riedizione di ''Sein und Zeit'', ma il ringraziamento celato nelle note, a p.38, verrà comunque conservato.]]
[[File:Marburg Alte Universität.jpg|220px|right|thumb|La Philipps-Universität di Marburgo, dove Heidegger insegnò dal 1923 al 1928. Nello stesso periodo questa università era anche la sede della "Fachbereich Evangelische Theologie" (Dipartimento di teologia evangelica), quindi anche della scuola di "fenomenologia della religione" di Marburgo fondata da Rudolf Otto (1866-1931).]]
[[File:Kollegiengebaeude I Seite.JPG|thumb|220px|right|La Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo. Fondata nel 1455 da Alberto VI d'Asburgo (1418-1463), deve il suo secondo nome, Ludwigs, a Ludwig I di Baden (1763-1830) che nel 1817 gli accordò delle donazioni che ne impedirono la chiusura. Dal 21 aprile 1933 al 27 aprile del 1934, Heidegger ricoprì l'incarico di rettore di questa prestigiosa università operando attivamente per la sua "nazificazione".]]
[[File:Heidegger Lipsia 1933.jpg|220px|thumb|Heidegger (l'uomo con i baffi seduto al tavolo, il quinto partendo da destra) alla manifestazione nazista di Lipsia dell'11 novembre 1933. Il discorso tenuto da Heidegger in quella occasione è conservato nel volume 16 della ''Martin Heidegger Gesamtausgabe'' (pp.190 e sgg., Vittorio Klostermann ed, Francoforte sul Meno, 2000); in italiano è stato tradotto in ''Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976'' (curato da Nicola Curcio, per la casa editrice Il melangolo di Genova, 2005, pp. 179 e sgg.).]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2007-0118, Walter Gross.jpg|220px|thumb|Walter Groß (1904-1945), direttore dell'Ufficio razziale dello NSDAP. Sarà lui <small>(Safranski, p. 327)</small> a segnalare agli uffici di Joseph Goebbels l'inopportunità di prendere in considerazione Heidegger, citando nell'occasione i rapporti dello psicologo nazista Erich Rudolf Ferdinand Jaensch (1883-1940) e gli articoli della rivista pedagogica ''Volk im Werden'', curata dal filosofo nazista Ernst Krieck (1882-1947), in cui la filosofia di Heidegger veniva accusata di essere nichilista e analoga a quelle di tipo "ebraico".]]
 
== Biografia ==
=== Formazione1904-1913: l'infanzia ===
[[File:Queen Elena of Italy.jpg|thumb|left|upright=0.8|La regina Elena]]
Nato il 26 settembre del 1889 a Meßkirch, piccolo centro nel Baden meridionale, da Friedrich Heidegger (1851-1924), sacrestano del paese, e da Johanna Kempf (1858-1927), Heidegger compie i primi studi dapprima nel ginnasio "Heinrich Suso" di [[Costanza (Germania)|Costanza]] (1903-1906), grazie a una borsa di studio di una fondazione locale, ottenuta per intervento del parroco del paese, Camillo Brandhuber (1860-1931) e del suo futuro padre spirituale, Conrad Gröber (1872-1948)<ref>Gröber era all'epoca rettore del convitto di Costanza "Konradihaus".</ref>, e poi in quello di Friburgo (1906-1909, Berthold Gymnasium) presso i gesuiti. Nel 1907 Gröber lo invita alla lettura di ''[[Sui molteplici significati dell'essere secondo Aristotele]]'' (''Von der mannigfachen Bedeutung des Seienden nach Aristoteles''), dissertazione di [[Franz Brentano]] del 1862<ref>L'opera è stata pubblicata in italiano a Milano, da Vita e Pensiero, 1995.</ref>. Dal 30 settembre 1909 al 13 ottobre dello stesso anno, Heidegger è novizio presso il collegio dei gesuiti di [[Tisis]] (nei pressi della cittadina di [[Feldkirch]], in [[Austria]])<ref>La ragione per cui Heidegger dovette trasferirsi in territorio austriaco per frequentare un seminario dei gesuiti risiede nella ''[[Jesuitengesetz]]'', la legge tedesca emanata il 4 luglio del [[1872]] che proibiva la presenza di istituzioni religiose governate dai gesuiti sul territorio tedesco.</ref>, ma anche per motivi di salute (in particolare, problemi di natura cardiaca) rinuncia alla vocazione religiosa e si iscrive alla [[Albert-Ludwigs-Universität]] di [[Friburgo in Brisgovia|Friburgo]], dove segue i corsi di teologia cattolica per i primi due anni<ref>Franco Volpi, ''Guida a Heidegger'', p. 4.</ref>, optando successivamente per i corsi di scienze matematiche, scienze naturali e filosofia, frequentando le lezioni dello storico dell'arte [[Wilhelm Vöge]] (1868-1952) e del teologo [[Carl Braig]] (1853-1923), del quale studia il trattato ''Vom Sein: Abriß der Ontologie''<ref>Franco Volpi, in ''Heidegger'', ''Enciclopedia filosofica'', Milano, Bompiani, 2006, vol. 6, p. 5210, nota come questo strumento riporti alla fine di ogni capitolo lunghi brani tratti da [[Aristotele]], [[Tommaso d'Aquino]] e [[Francisco Suárez]], nonché l'etimologia di termini fondamentali dell'ontologia.</ref>.
Umberto II era figlio di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] e di [[Elena del Montenegro]] e aveva 4 sorelle: [[Iolanda Margherita di Savoia|Iolanda]], [[Mafalda di Savoia|Mafalda]], [[Giovanna di Savoia (1907-2000)|Giovanna]] e [[Maria Francesca di Savoia|Maria Francesca]]. Nacque nel [[castello di Racconigi]] alle 23:15 del 14 settembre 1904 e alla nascita pesava 4 chili e 550 grammi<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 13.</ref>. Vittorio Emanuele III telegrafò immediatamente dopo, nell'ordine, alla [[Palazzina di Caccia di Stupinigi]] dove si trovava la madre, [[Margherita di Savoia]]: «Mamma, abbiamo avuto un figlio. Lo chiameremo Umberto», al sindaco di Roma e al presidente del Consiglio [[Giovanni Giolitti]], comunicando che avrebbe devoluto un milione di lire alla [[Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale|Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai]]. Quel giorno stesso la [[Camera del Lavoro]] di Milano aveva accolto la proposta di sciopero generale, il primo in Italia, che sarebbe durato altri cinque giorni. Per comodità fu dichiarato il giorno 15 e da allora rimane su tutti i documenti come data di nascita il 15 settembre.
 
A causa di questo sciopero l'avvenimento divenne di dominio pubblico in modo defilato, poiché il 16 settembre solo il [[Corriere della Sera]] poté andare in stampa, e contrastato : a Milano gli scioperanti costrinsero il sindaco Barinetti a togliere la bandiera dal balcone del municipio<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 16.</ref> e Giolitti, già impegnato a Roma col governo nel varare misure atte a risanare la pace sociale e politica, impiegò alcuni giorni ad arrivare, in veste di [[Notaio della corona]], a Racconigi, per stendere l'atto di nascita. Il bambino, battezzato la sera del 16 coi nomi di Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria<ref>Umberto era il nonno paterno, Nicola quello materno, Tommaso il prozio paterno, duca di Genova.</ref>, il 20 settembre venne infine regolarmente registrato, con atto firmato dal presidente del consiglio, controfirmato da [[Giuseppe Saracco]], presidente del Senato, come ufficiale di stato civile, e da Vittorio Emanuele III e presenti come testimoni [[Costantino Nigra]] e [[Giuseppe Biancheri]], presidente della camera.
È in questo periodo che Heidegger si avvicina ad autori come [[Nietzsche]], [[Friedrich Schelling|Schelling]], [[Hegel]], [[Dilthey]], alle poesie di [[Hölderlin]] e di [[Rilke]], e, grazie a Vöge, alla pittura di [[van Gogh]], pubblicando contemporaneamente brevi articoli sulle riviste cattoliche ''Heuberger Volksblatt'' e ''Der Akademiker''. In Germania in questo periodo si avviano le traduzioni di [[Kierkegaard]] e di [[Dostoevskij]], viene stampata la seconda edizione, notevolmente ampliata, della ''[[La volontà di potenza (manoscritto)|Volontà di potenza]]'' di Nietzsche, nonché l'edizione ''Gesammelte Schriften'' di Dilthey.
 
Il 29 settembre veniva concesso con regio decreto (pubblicato il 18 ottobre) all'erede il tradizionale titolo nobiliare di [[principe di Piemonte]]: il re era più propenso a "principe di Roma", ma la regina Margherita lo convinse a evitare un gesto che sarebbe stato recepito come ostile dal Vaticano, a cui bisognava chiedere il permesso per il battesimo ufficiale del bambino ancora da celebrare, gravando tuttora sui Savoia la scomunica inferta dopo la [[breccia di Porta Pia]]. Infatti da tradizione per i principi, al fine di venire incontro a ovvie richieste protocollari, si dava appena nati il battesimo con acqua e l'imposizione delle mani e in un secondo tempo, organizzata la cerimonia e giunti dall'estero i membri delle altre case regnanti, si procedeva con gli esorcismi, il sale, l'olio, il cero e la veste candida.
Durante l'inverno 1910-1911, Heidegger studia la prima edizione (1900-1) delle ''[[Ricerche logiche]]'' (''Logische Untersuchungen'') di [[Edmund Husserl]]<ref>Cfr. GA 14, p.93.</ref>.
 
Il battesimo ufficiale si ebbe solo tre mesi dopo, il 4 novembre 1904, nella [[Palazzo del Quirinale#La Cappella Paolina|cappella Paolina]] del [[palazzo del Quirinale]], i cui altari erano dal 1870 sconsacrati per volontà di [[Pio IX]] e fu celebrato con dispensa speciale da monsignor Giuseppe Beccaria: nessun membro dell'alto clero celebrava, ma la concessione per la prima volta del Quirinale per una cerimonia di casa Savoia venne ugualmente considerata un gesto di distensione da parte di Pio X. Padrini furono [[Guglielmo II di Germania]], rappresentato dal fratello [[Enrico di Prussia]], ed [[Edoardo VII del Regno Unito]], rappresentato dal fratello duca di Connaught [[Arturo di Sassonia-Coburgo-Gotha (1850-1942)|Arturo di Sassonia-Coburgo-Gotha]]; presenti esponenti di tutte le case reali europee, a partire da quelle più strettamente legate per vincoli familiari, quali [[Nicola I del Montenegro]] con la moglie [[Milena del Montenegro|Milena]], [[Napoleone Vittorio Bonaparte]], figlio di [[Maria Clotilde di Savoia]], il [[Alfonso Carlo di Braganza|duca di Oporto]], figlio della regina di Portogallo [[Maria Pia di Savoia|Maria Pia]].
Nel 1912 Heidegger pubblica le sue prime rassegne critiche: ''[[Il problema della realtà nella filosofia moderna]]'' (''Das Realitätsproblem in der modernen Philosophie'')<ref>Ripubblicato nel 1979 nella ''Martin Heidegger Gesamtausgabe'', I volume, pp. 1-15; ed. it. ''Il problema della realtà nella filosofia moderna'', in Martin Heidegger, ''Scritti filosofici. 1912-1917'', traduzione di Albino Babolin. Padova, La Garangola, 1972, pp. 131 e sgg.</ref> per la rivista ''[[Philosophisches Jahrbuch]]'', e ''[[Recenti ricerche sulla logica]]'' (''Neuere Forschungen über Logik'')<ref>Cfr. GA 1, pp.17-43; ed. it. ''Recenti ricerche sulla logica'', in Martin Heidegger, ''Scritti filosofici. 1912-1917'', pp.149 e sgg.</ref> per la rivista ''[[Literarische Rundschau für das katholische Deutschland]]''.
[[File:King Umberto II of Italy as a child.jpg|thumb|left|upright=0.8|Umberto da bambino]]
La nascita di Umberto sollevava i genitori dal timore che la dinastia si estinguesse, lasciando il trono al ramo collaterale dei [[Savoia-Aosta]]: se Umberto I aveva avuto un unico figlio maschio (Vittorio Emanuele III), suo fratello [[Amedeo I di Spagna|Amedeo]] ne aveva avuti quattro, il primogenito dei quali, fino ad allora l'erede presuntivo al trono [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta]], era già padre di due figli ed era diviso dal cugino sovrano da una non velata rivalità. Agli albori della civiltà della comunicazione di massa, il sovrano, alto poco più di un metro e cinquanta, né bello né "affascinante" e dedito a una vita schiva e "borghese" (come molti gli rimproveravano), era oggettivamente sminuito nel confronto con i cugini Savoia-Aosta, tutti alti, belli, muscolosi per la vita attiva e all'aria aperta che conducevano<ref>Luigi Amedeo duca degli Abruzzi era già famoso come esploratore, e Vittorio Emanuele conte di Torino si cimentava con successo in gare di equitazione.</ref> e dalla brillante vita sociale<ref>Elena duchessa d'Aosta, moglie del duca Emanuele Filiberto, era figlia del pretendente al trono francese: già promessa fidanzata a [[Alberto Vittorio di Sassonia-Coburgo-Gotha]], erede dell'impero inglese, provenendo dalla famiglia reale più antica d'Europa, chiamava la regina Elena ''mia cugina la pastora'', ironizzando pesantemente sulla sua dimessa famiglia d'origine, i [[Petrović-Njegoš]].</ref>.
 
[[File:Famiglia Reale d'Italia.jpg|thumb|Umberto II con gli altri membri della famiglia reale]]
Il 26 luglio 1913, Heidegger consegue il dottorato con la tesi ''Die Lehre vom Urteil im Psychologismus''<ref>Cfr. GA 1, pp. 59-188; ed. it. ''La dottrina del giudizio nello psicologismo'', traduzione di Albino Babolin. Padova, La Garangola, 1972</ref>, il relatore è Arthur Schneider (1876-1945), correlatore Heinrich Rickert (1863-1936)<ref>In questa tesi Heidegger discute delle posizioni di Wilhelm Wundt, Franz Brentano, Heinrich Maier, Anton Marty, Theodor Lipps, mostrando adesione alle critiche contro le teorie psicologistiche della logica, proprie del neokantismo e della fenomenologia.</ref>.
Il Quirinale impiegò l'immagine del piccolo erede al trono, e le sue foto a tre anni vestito alla marinara, da piccolo corazziere, con l'uniforme storica della scuola militare [[Nunziatella]] e con l'uniforme da [[scautismo|boy scout]] del [[Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori Italiani|Corpo nazionale dei giovani esploratori italiani]], assieme alle sorelle nel parco della villa di san Rossore vennero fatte pubblicare sulla rivista ''[[L'Illustrazione Italiana]]'' o come cartoline, rendendo Umberto il nuovo simbolo di casa Savoia<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 20.</ref>. Abitavano nella [[Palazzina del Segretario della Cifra]], detta anche ''Palazzina del Fuga'', al [[Palazzo del Quirinale]], alla fine della cosiddetta "Manica lunga", la regina e i figli al primo piano, il re al secondo. In estate soggiornavano prima a [[San Rossore]] e poi, dopo la chiusura estiva di Camera e Senato, a [[Racconigi]], luogo cui il sovrano resterà sempre molto legato sia per la relativa libertà di cui godeva, sia per "le spedizioni e le corse nel parco e le scoperte delle soffitte, dove si conservavano abiti e cimeli antichi"<ref>dichiarazione di Maria Beatrice di Savoia in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 22.</ref>.
 
Nei suoi primi anni di vita l'educazione venne lasciata in mano alla madre, donna di gusti estremamente semplici e casalinghi, dolce e sensibile, verso la quale il figlio avrebbe sviluppato un legame profondo e un affetto duraturo<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 29.</ref>, che andava a compensare il rapporto distaccato col padre. Quanto Elena era una madre premurosa e protettiva, che cercava quanto più possibile di mitigare le asprezze del protocollo e della vita di corte<ref>G. Oliva, Umberto II, p. 48.</ref>, Vittorio Emanuele III era un uomo colto, ma «caratterialmente arido, riservato, diffidente, che nell'introspezione nasconde un groviglio di frustrazioni per l'inferiorità fisica e per il peso di una formazione troppo severa»<ref>G. Oliva, ''Umberto II'', p. 45.</ref>.
Il 2 agosto 1914 si arruola volontario nell'esercito ma il 9 ottobre dello stesso anno viene congedato per motivi di salute.
 
I problemi derivati dalla modesta statura, l'educazione di stampo militaresco impartitagli dal colonnello Egidio Osio, suo governatore nella prima giovinezza, gli avevano reso estremamente difficile mettersi in relazione con gli altri, compresi i figli e soprattutto Umberto, in cui vedeva prima di tutto un erede al trono da educare come tale: vigevano nelle relazione del padre verso il figlio «autorità, etichetta, rigore, un sostanziale distacco in cui si mescolano la naturale freddezza emotiva del sovrano e la volontà di imporre un modello regale di comportamento»<ref name="ref_A">G. Oliva, ''Umberto II'', p. 47.</ref>.
Il 26 luglio 1915 è libero docente grazie alla tesi ''Die Kategorien- und Bedeutungslehre des Duns Scotus''<ref>Cfr. GA 1, pp. 189-411; ed. it. ''La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto'', traduzione di Albino Babolin. Bari, Laterza, 1974</ref>, presentata da Heinrich Rickert, ma seguita dal sacerdote e teologo cattolico Engelbert Krebs (1881-1950) la quale verrà pubblicata nel 1916 con l'aggiunta di una conclusione<ref>In questo testo Heidegger affronta la relazione tra ''modi essendi'', ''modi intelligendi'' e ''modi significandi'', riportati nella ''Grammatica speculativa'' opera all'epoca ritenuta di Duns Scoto ma che nel 1922 il medievista Martin Grabmann (1875-1949) dimostrerà essere di Tommaso di Erfurt (cfr. ''De Thoma Erfordiensi auctore Grammaticae quae Ioanni Duns Scoto adscribitur speculativae, Archivum Franciscanum Historicum'', vol. 15 (1922), pp.273–277.</ref>. Il giorno successivo, il 27 luglio 1915, al fine di ottenere l'abilitazione all'insegnamento (''venia legendi''), tiene la lezione di prova su ''Der Zeitbegriff in der Geschichtswissenschaft''<ref>Cfr. GA 1, pp. 413-433; ed. it. ''Il concetto di tempo nella scienza della storia'', in Martin Heidegger, ''Scritti filosofici. 1912-1917'', pp. 210 e sgg.</ref>.
 
Nel 1911 la famiglia si trasferì dal Quirinale, considerata una reggia troppo sfarzosa, nella più raccolta [[Villa Ada (Roma)|Villa Ada]], circondata da ampio parco che la rendeva quasi un doppione del paesaggio agreste di san Rossore. Nello stesso anno venne dichiarata guerra contro l'[[Impero ottomano]] per la sovranità sulla [[Guerra italo-turca|Libia]] e Umberto con le sorelle cominciarono a essere portati in visita dei feriti e dei mutilati alloggiati negli ospedali militari e anche, per volontà della regina, in un'ala del Quirinale e della [[reggia di Caserta]].
In questi primi scritti Heidegger non presenta alcun pensiero originale, successivamente, tuttavia, ricorderà come in quel periodo fossero già presenti le due tematiche che saranno al centro delle riflessioni e delle opere successive: la questione dell'"essere" e la questione del "linguaggio"<ref>Cfr. ''Vorwort zur ersten Ausgabe der "Frühen Schriften"'' (1972), in GA 1 p.55.</ref>.
 
=== 1913-1925: apprendistato da Re ===
Il 18 agosto 1915 Heidegger viene richiamato alle armi, dapprima presso il servizio postale di Friburgo e, successivamente, dopo un addestramento tenuto a Berlino (maggio-luglio 1918), presso il servizio meteorologico di Verdun dove resterà fino a dicembre 1918. Nel frattempo, il 21 marzo 1917, sposa con rito cattolico Elfride Petri (1893-1992), la figlia di un ufficiale prussiano di religione protestante conosciuta nel 1915 a Friburgo mentre ella frequentava i corsi di economia politica. A celebrare il rito sarà, nel Duomo di Friburgo, proprio Engelbert Krebs, mentre testimone di nozze è Heinrich Ochsner (1891-1970). Una settimana dopo verrà celebrato lo stesso matrimonio ma con il rito protestante e questa volta alla presenza dei genitori della sposa. Dal matrimonio nasceranno due figli: Jörg (nato il 21 gennaio 1919) ed Hermann (nato il 28 agosto 1920)<ref>Quest'ultimo non era figlio biologico di Heidegger, ma dell'amante della moglie. Benché ne fosse consapevole, Heidegger lo riconobbe come proprio. Cfr. in tal senso ''Briefe Martin Heideggers an seine Frau Elfride'' 1915-1970 a cura di G. Heidegger, Monaco 2005.</ref>.
[[File:Umberto II SMR.jpg|thumb|left|Umberto II in divisa della Scuola militare di Roma (1921)]]
Il 13 novembre 1913 Vittorio Emanuele III conferì all'ammiraglio [[Attilio Bonaldi]] il compito di occuparsi dell'educazione del principe ereditario, seguendo quella tradizione educativa radicata in casa Savoia, di cui lo stesso sovrano aveva pagato il prezzo divenendo un «uomo dal cuore freddo e dalla testa chiara»<ref>D. Bartoli, ''La fine della monarchia'', Mondadori, Milano, 1947, p. 65.</ref>. Bonaldi impartì al giovanissimo Umberto un'educazione eccessivamente rigida, che ebbe certamente delle conseguenze sulla personalità del futuro sovrano. E se Vittorio Emanuele III mantenne fino all'ultimo dei rapporti addirittura affettuosi con il suo precettore Osio, Umberto preferì prendere le distanze dal suo austero educatore, fino al punto da non recarsi alle sue esequie.
 
Anni dopo Umberto avrebbe commentato così: «Io stesso credo di aver dato il segno di non aver gradito il peso, ma allora nella mia casa si usava così. A nessuno sarebbe mai passato per la mente di farmi diventare un buon uomo di scienza o un esperto giurista. I Savoia erano re soldati e si preparavano fin da bambini a questo destino. Con mio padre avevo contatti normali nell'ambito di questa educazione»<ref>G. Orecchia, ''Maria José, regina di maggio'', MAE, Milano, 1988, p. 25.</ref>.
Dopo una convinta adesione al sistema di valori del cattolicesimo, Heidegger comunicherà nella lettera del 9 gennaio 1919 a Engelbert Krebs l'abbandono della fede cattolica: «convinzioni gnoseologiche coinvolgenti la teoria del conoscere storico hanno reso per me problematico ed inaccettabile il sistema del cattolicesimo, non però il Cristianesimo»<ref>Cfr. Nota a partire da B. Casper, ''Martin Heidegger und die Theologische Fakultät Freiburg'' (1909-1923), « Freiburger Diözesan-Archiv », C (3ª serie, xxii), 1980, pp. 534-541. La lettera è citata in Hugo Ott, ''Martin Heidegger: sentieri biografici'', Milano, Sugarco 1990 (''Unterwegs zu seiner Biographie'', Campus Verlag, Frankfurt 1988), p. 97 nella traduzione di F. Cassinari.</ref>.
 
Nessuna scuola pubblica per l'erede, ma una decina di precettori coordinati da un militare: se un tipo di educazione simile poteva essere anche considerata accettabile nel 1880, dopo oltre trent'anni era del tutto anacronistica e fuori dai mutamenti pedagogici e sociali nel frattempo occorsi:<ref>G. Oliva, ''Umberto II'', p. 46.</ref>. Obbediente e rispettoso, cresce in solitudine e si forma un carattere dominato dall'ossequio all'autorità e alla gerarchia, fortemente dominato da un rigido autocontrollo.<ref name="ref_A" />
=== Assistente di Husserl, i "primi corsi friburghesi" (1919-1923) ===
Quando, il 7 gennaio 1919 Heidegger diviene assistente di Husserl<ref>Husserl fu chiamato nel 1916 a sostituire Heinrich Rickert, mentre Heidegger era impegnato nel servizio militare. Husserl ebbe come assistente Edith Stein (1891-1942) dall'ottobre 1916 a febbraio 1918.</ref> ha già affrontato<ref>Su questo Volpi, Heidegger in EF, p.5211.</ref>, oltre gli studi già citati di Brentano e di Braig, anche i due volumi della ''Logische Untersuchungen'' (1900-1901)<ref>In italiano ''Ricerche logiche'', a cura di Giovanni Piana, 2 volumi, Milano: Il Saggiatore, 1968</ref> del padre della fenomenologia.
 
Nel programma didattico ideato dall'ammiraglio Bonaldi per l'erede sabaudo non poteva mancare una buona istruzione marinara come parte della preparazione militare. Pochi mesi dopo il rientro in Italia, Umberto, che doveva prepararsi all'ingresso nella prima ginnasiale, il 29 agosto 1914, si imbatté con Adolfo Taddei, che lo seguirà nei suoi studi di italiano, latino e greco per otto anni. Questo insegnante, di grande cultura e di profonda umanità, fu una presenza benefica nella giovinezza del principe. Va tuttavia rilevato che Bonaldi, costituì comunque per il principe un punto di riferimento e se non c'era forse una profonda affinità di spirito tra Bonaldi e Umberto ci fu sicuramente un grande affetto.
È in questo periodo, tuttavia, che Heidegger inizia a maturare una propria visione dell' "ermeneutica della fatticità", così nei suoi "primi corsi friburghesi" (1919-1923) inizia ad emergere una certa originalità di pensiero<ref>Volpi, ''Heidegger'', in EF, p. 5212.</ref>. Partendo dal principio husserliano dell'andare alle "cose stesse" Heidegger pone al centro della sua ricerca il problema della vita umana, volendo comprenderla all'interno della sua "fatticità e storicità". Quindi Heidegger non intende porre la "vita umana" tra gli oggetti da osservare, non intende "sospendere la vita" (''ent-leben''), ma muoversi con essa alla ricerca della sua "autenticità" ovvero dell'ambito che le è proprio.
{{q|Heidegger intende e pratica la filosofia non come un'attività teoretica tra le altre, come un sistema di teorie e dottrine indifferente alla vita, ma come comprensione della vita che implica una forma di vita e dà forma alla vita. La filosofia non è solo sapere, ma anche scelta di vita: è salvezza e redenzione.|Franco Volpi, ''Heidegger'' in "Enciclopedia filosofica" vol.6. Milano, Bompiani, 2006, p. 5212}}
 
Secondo la prassi per ogni principe ereditario, Umberto compie una rapida carriera militare, frequentando la [[Scuola militare di Roma]] dal 1918 al 1921 e divenendo [[generale]] dell'esercito. Dopo il [[1925]] si stabilisce nel Palazzo reale a [[Torino]] dove fino al matrimonio conduce una vita spensierata. Vive in una realtà sostanzialmente estranea dalla politica attiva, essendo relegato, per volontà dello stesso regime fascista, in una posizione marginale. Di formazione liberal-conservatrice e - contrariamente alla tradizione familiare - profondamente credente, Umberto non suscita particolari simpatie in [[Benito Mussolini]].
In tal senso Heidegger nei "primi corsi friburghesi" affronta autori come San Paolo, Agostino d'Ippona, Lutero, Kierkegaard e, soprattutto, Aristotele, allo scopo di evidenziare il senso profondamente esistenziale dell'indagine filosofica.
 
=== Il matrimonio ===
A questi "primi corsi friburghesi" partecipano numerosi allievi, tra questi Karl Löwith, (1897-1973), Oskar Becker (1889-1964), Günther Anders (1902-1992), Hans-Georg Gadamer (1900-2002), Leo Strauss (1899-1973), Walter Bröcker (1902-1992) e la di lui futura moglie Käte Oltmanns (1906-1999).
[[File:Maria Josè del Belgio e Umberto di Savoia.jpg|thumb|Cartolina edita in occasione delle nozze tra Umberto di Savoia, erede al trono d'Italia, e Maria José del Belgio]]
Il 24 ottobre 1929, mentre si trovava a [[Bruxelles]] nel giorno del fidanzamento con [[Maria José del Belgio|Maria José]], Umberto fu vittima di un attentato. [[Fernando De Rosa]], uno studente italiano residente a Parigi, gli sparò un colpo di pistola, mancandolo, mentre il principe deponeva una corona presso la Tomba del Milite Ignoto.
 
L'8 gennaio [[1930]], nella [[Cappella Paolina (Quirinale)|Cappella Paolina del Quirinale]], si sposa con [[Maria José del Belgio|Maria José]], principessa del [[Belgio]]. L'evento viene commemorato in una serie di francobolli nota come [[Nozze del principe Umberto II]]. Umberto veste l'uniforme di colonnello di fanteria.
==== Incontro con Jaspers ====
L'8 aprile del 1920 Heidegger incontra, alla festa per il sessantunesimo compleanno di Husserl, Karl Jaspers (1883-1969) con il quale avvia una comune intesa filosofica e una collaborazione contro la filosofia accademica dell'epoca<ref>Su questo cfr. anche il 10º capitolo, aggiunto nell'edizione postuma, di Karl Jaspers, ''Philosophische Autobiographie''.</ref>. È di questo periodo ''Anmerkungen zu Karl Jaspers »Psychologie der Weltanschauungen«''<ref>In GA 9. La traduzione italiana è in appendice a Martin Heidegger ''Segnavia'', pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987</ref> che nel giugno del 1921 invia a Jaspers, ma senza pubblicarla, in quanto contenente delle critiche sull'uso di strumenti concettuali, caratteristici della filosofia tradizionale, per l'analisi del fenomeno dell'esistenza.
 
Secondo la leggenda sarebbe un matrimonio d'amore, ma la storia sarà comunque contrastata a causa dei diversi interessi culturali, politici e sociali e soprattutto dal divario fra le due educazioni ricevute. Dopo la funzione gli sposi sono ricevuti da [[papa Pio XI]], segnale di un progressivo disgelo fra l'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] e il [[Vaticano]].
Nel corso del 1922 la moglie Elfride fa costruire a Todtnauberg (nella Foresta Nera) una baita (''Hütte'') dallo stile semplice dove il filosofo trascorre i periodi liberi dagli impegni accademici. A tal proposito Hans-Georg Gadamer ricorda:
{{q|Chi è stato ospite nella baita di Heidegger a Todtnauberg si ricorderà della sentenza incisa sulla corteccia sopra l'architrave della porta: τὰ δὲ πάντα οἰακίζει Κεραυνός "Il fulmine governa ogni cosa" (fr. 64). Queste parole sono allo stesso tempo una sentenza oracolare e un paradosso. Perché certamente in questa sentenza non viene inteso l'attributo del signore del cielo, attraverso cui egli fa tuonare le sue decisioni sulla terra, piuttosto l'improvviso e lampeggiante rischiararsi che rende di colpo ogni cosa visibile, ma in modo tale da essere di nuovo inghiottito dall'oscurità. Così almeno Heidegger legò le sue domande al senso profondo delle parole di Eraclito. Poiché l'oscuro compito che Heidegger attribuiva al suo pensiero non era come per Hegel l'onnipresenza del suo autosapersi dello spirito che in sé unisce l'identità dello scambio e l'unità speculativa degli opposti, ma proprio quell'insolubile unità e dualità di svelamento e nascondimento, di luce e oscurità, in cui il pensiero dell'uomo si trova avvolto. Unità e dualità che si infiamma nel fulmine, che certo non rappresenta il "fuoco eterno" come pensava Ippolito.|Hans-Georg Gadamer, ''Eraclito- Ermeneutica e mondo antico'' (titolo originale ''Heraklit Studien'' e ''Hegel und Heraklit''). Roma, Donzelli, 2004, pp.85-6}}
 
=== 1930-1931: il periodo torinese ===
=== A Marburgo: ''Essere e tempo'' e Hannah Arendt, i "corsi marburghesi" (1923-1928) ===
[[File:Nozze Umberto II di Savoia e Maria José 1930.jpg|thumb|upright=0.8|Umberto II di Savoia e [[Maria José del Belgio]] il giorno delle nozze.]]
Dopo aver compendiato le sue interpretazioni di Aristotele sviluppate lungo i "primi corsi friburghesi", Heidegger invia lo scritto (''Phänomenologische Interpretationen zu Aristoteles (Anzeige der hermeneutischen Situation)'', noto anche come ''Natorp-Bericht'')<ref>In GA 62, ''Phänomenologische Interpretation ausgewählter Abhandlungen des Aristoteles zu Ontologie und Logik'', pp. 341-419; ed.it. ''Interpretazioni fenomenologiche di Aristotele (Indicazione della situazione ermeneutica)'', traduzione di V. Vitiello, in ''Filosofia e teologia'', IV, 1990, pp.489-532.</ref> a Paul Natorp (1854-1924) e a Georg Misch (1878-1965) allo scopo di concorrere per l'insegnamento rispettivamente a Marburgo e a Gottinga. Natorp resta colpito dalla interpretazione di Aristotele promossa da Heidegger e nel 1923 lo nomina professore straordinario (''Extraordinarius'') all'Università di Marburgo.
Terminato il viaggio di nozze, i coniugi rientrarono a Torino il 2 febbraio, occupando gli appartamenti di [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]] e della regina Maria Adelaide al [[Palazzo Reale di Torino]]. Da sposato, il principe ereditario fu a lungo diviso tra impegni ufficiali e di rappresentanza, e tale periodo della sua vita fu reso complicato dalla non facile vita coniugale con Maria José. Tra i coniugi affiorarono infatti forti differenze caratteriali e culturali e, pur continuando a non aver nessun peso sulla scena politica e di corte, Umberto finì al centro di pettegolezzi e indiscrezioni soprattutto in ambienti fascisti, tese a denigrarlo e a sminuirlo.
 
Pur avendo ambedue gli sposi mantenuto sempre uno strettissimo riserbo circa la loro vita privata, gli storici concordano su fondamentali differenze tra loro: Umberto era un uomo di carattere riservato e introverso, cresciuto con una madre molto affettuosa e un padre autoritario; [[Maria José del Belgio|Maria José]] era figlia di due genitori espansivi, interessati alla cultura contemporanea e molto informali, almeno nell'ambito familiare. Umberto era religioso, amava il rispetto dell'etichetta, lo sfarzo regale e si trovava a suo agio con l'alta nobiltà, il clero, gli accademici; Maria José, fumatrice e bevitrice in un'epoca in cui ciò era ragione di scandalo, specie per una nobildonna, si mostrava disinteressata alla religione e alle occasioni mondane formali, preferendo una vita spartana e ritirata e compagnie intellettualmente stimolanti.
A Marburgo, Heidegger resterà fino al 1928, cinque anni molto fecondi, con diversi allievi "friburghesi" che qui lo seguiranno (tra questi Löwith e Gadamer) e l'incontro con colleghi di grande spessore, oltre Natorp, il filosofo Nicolai Hartmann (1882-1950), il filologo Paul Friedländer (1882-1968) e, soprattutto, il teologo evangelico Rudolf Bultmann (1884-1976)<ref>Bultmann era giunto a Marburgo due anni prima. Il rapporto fu per entrambi fecondo, Heidegger precisò meglio la relazione tra filosofia e teologia nell'ottica dell'analisi estenziale, Bultmann elaborò l'interpretazione esistenziale del Nuovo Testamento: ciò che per Heidegger era critica della "metafisica" per Bultmann diveniva un processo di "demitizzazione".</ref>. Nuovi allievi si aggiungeranno ai suoi corsi di Marburgo, tra questi: Simon Moser (1901-1988), Gerhard Krüger (1902-1972), Hannah Arendt (1906-1975), Hans Jonas (1903-1993), Hermann Mörchen (1906-1990), Helene Weiß (1901-1951).
 
L'ambiente di corte torinese era freddo, formale e subito ostile alla principessa, chiamata ''negresse blonde'' per via dei capelli ispidi e ricci; lei, d'altra parte, mostrava il minimo di simpatia richiesta verso la nobiltà locale e i suoi riti provinciali, che anni dopo sintetizzò con «A Torino c'erano poche, o nessuna, cure intellettuali. [...] La nobiltà torinese [...] si rovinava in balli per il principe. La società era divisa in due clan: quelli che erano per il [[vermut]] non andavano dai produttori di Fiat, e viceversa. Persino la famiglia reale era divisa».<ref>Luciano Regolo, ''La regina incompresa'', Simonelli editore, p. 123.</ref>
In questo primo periodo Heidegger studia la corrispondenza intercorsa tra Wilhelm Dilthey e Paul Yorck von Wartenburg<ref>''Briefwechsel zwischen Wilhelm Dilthey und dem Grafen Paul Yorck von Wartenburg 1877 - 1897'', Halle 1923, ristampa Hildesheim 1995</ref> da cui nasce l'intenzione di pubblicarne una recensione che finirà per rappresentare un vero e proprio saggio, il quale, anticipando alcuni temi propri di ''Essere e tempo'', sarà l'oggetto della famosa conferenza, ''Der Begriff der Zeit Vortrag vor der Marburger Theologenschaft'', tenuta a Marburgo il 25 luglio 1924 su invito di Bultmann, di fronte ai teologi della locale università<ref>Il testo, ''Der Begriff der Zeit. Vortrag vor der Marburger Theologenschaft'' è in GA 64, pp. 105 e sgg.; ed. it. nella traduzione di Franco Volpi, e con la postilla di Hartmut Tietjen, è in ''Il concetto di tempo'' edito dalla Adelphi di Milano nel 1978.</ref>.
 
Mentre Umberto continuava la sua vita da ufficiale, trascorrendo la mattinata e buona parte del pomeriggio in caserma, per tenersi impegnata la principessa seguì un corso di crocerossina e organizzò concerti a Palazzo reale, oltre a seguire attività caritatevoli, quando gli impegni ufficiali non ne richiedevano l'attenzione e la presenza. Il primo impegno ufficiale di rilievo della giovane coppia furono le nozze di [[Giovanna di Savoia (1907-2000)|Giovanna di Savoia]] con re [[Boris III di Bulgaria]], ad [[Assisi]] nell'ottobre del [[1930]].
==== Hannah Arendt ====
{{vedi anche|Hannah Arendt e Martin Heidegger}}
 
Poi, dal 3 al 24 maggio [[1931]], vi fu l'ostensione della [[Sacra Sindone]], la prima dal [[1898]], durante la quale [[Casa Savoia]] (allora proprietaria della reliquia) fu sempre presente: Umberto nel pomeriggio del 3, in rappresentanza del Re, con la moglie, la sorella Mafalda, e [[Maria Bona di Savoia-Genova]] con il marito [[Corrado di Baviera (1883-1969)|Corrado di Baviera]] e Lydia d'Arenberg, moglie di [[Filiberto di Savoia-Genova]], consegnò le chiavi dell'urna che la conteneva all'arcivescovo [[Maurilio Fossati]] e fornì gran parte dei 61 pezzi esposti nella mostra che accompagnò l'evento, come quadri e oggetti liturgici. In segno di devozione, [[Maria José del Belgio|Maria José]] donò il proprio manto di nozze, da cui vennero ricavate otto pianete. Infine, nel luglio [[1931]], ci furono le esequie solenni di Emanuele Filiberto, duca d'Aosta. A questi impegni, di carattere prettamente dinastico, se ne affiancavano di politici, nei quali il regime richiedeva la presenza del futuro sovrano: gare di sci per la Coppa delle Federazioni fasciste, l'inaugurazione della nuova Casa del fascio di Torino, sfilate della Milizia, l'inaugurazione della Casa torinese del balilla.
==== La pubblicazione di ''Essere e tempo'' e la nomina alla cattedra di filosofia a Marburgo ====
I contenuti dei seminari universitari di Marburgo (a partire da quello invernale del 1923-1924)<ref>In GA da 17 a 24.</ref> rappresentano un cammino verso la pubblicazione principale del filosofo tedesco, ''Sein und Zeit'' (Essere e tempo)<ref>In GA 2; di questa opera fondamentale di Heidegger disponiamo in lingua italiana di una prima traduzione di Pietro Chiodi pubblicata dalla Edizioni Bocca nel 1953, poi, rivista, dalla UTET nel 1969 e infine, sempre rivista, dalla Longanesi nel 1970; una successiva traduzione di Alfredo Marini è stata pubblicata nei Meridiani della Mondadori nel 2006.</ref> che uscirà nell'aprile del 1927.
 
Nonostante queste attività però l'[[OVRA]] vigilava e teneva strettamente sotto controllo Umberto, diffondendo voci malevole sulla vita sessuale del principe<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 283.</ref> (celebre l'epiteto di "Stellassa" che Gian Gaetano Cabella gli lanciò dalle colonne de ''Il popolo di Alessandria''<ref>{{en}} L. Benadusi, ''The Enemy of the New Man: Homosexuality in Fascist Italy'', University of Wisconsin Press, 2012, pp. 228-229.</ref>) e raccogliendo, sin dagli anni venti, un dossier relativo alla sua presunta [[omosessualità]]. I moltissimi dispacci si contraddicevano l'un l'altro: parlavano di innumerevoli avventure con donne di tutti i ceti sociali, oppure di tresche con giovani camerieri antifascisti e soldati<ref>G. Leto, ''O.V.R.A., Fascismo e Antifascismo'', Cappelli, Bologna, 1951.</ref>, tra i quali - sembra - anche il giovane [[Luchino Visconti]]<ref>Gaia Servadio, ''Luchino Visconti'', Milano, 1980, p. 99.</ref>.
Precedentemente Heidegger aveva consegnato un primo suo manoscritto alla facoltà di filosofia dell'Università, il quale, esaminatolo, propone il 5 agosto 1925 il filosofo come successore di Nicolai Hartmann alla prima cattedra di filosofia, ma il 27 gennaio del 1926 il ministero respinge tale richiesta motivandola per "carenza di pubblicazioni importanti".
 
In proposito il futuro partigiano Enrico Montanari scriverà un libro di memorie, in cui narra d'esser stato corteggiato nel 1927 da Umberto, che gli avrebbe regalato un accendisigari d'argento con incisa la scritta "Dimmi di sì!"<ref>Enrico Montanari, ''La lotta di liberazione'', cit. in Silvio Rossi, ''Il vizio segreto di Umberto di Savoia'', "Extra", I 1971 n. 4 (25 marzo), pp. 1-4.</ref>. Inoltre, è stata ipotizzata l'impossibilità fisica del principe di dare un erede alla casata e che - quanto meno - ci fossero delle incomprensioni a livello sessuale con la principessa, dovute forse alla freddezza dello sposo, non aiutato, d'altro lato, dalla passività della sposa, comunque naturale in una giovane donna del periodo<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 266.</ref><ref>G. Oliva, ''Umberto II'' p. 140.</ref><ref>A. Petacco, ''Regina'', Mondadori, 1997, p. 82.</ref>.
Nell'aprile del 1926 si avvia la composizione tipografica del testo, l'8 aprile Heidegger dona a Husserl alcune parti del manoscritto che quest'ultimo rivede.
 
La delicatezza delle notizie contenute nel ''dossier'' dell'[[OVRA]], anche a scopo ricattatorio, appare evidente dal fatto che il 27 aprile [[1945]], al momento della sua cattura e dopo la fuga da [[Milano]], [[Benito Mussolini]] lo aveva con sé, secondo le testimonianze di coloro che hanno dichiarato di aver ispezionato il suo bagaglio (partigiani, funzionari ecc.)<ref>Peter Tompkins, ''Dalle carte segrete del Duce'', Tropea, Milano, 2001, p. 352.</ref><ref>Luciano Garibaldi, ''La pista inglese. Chi uccise Mussolini e la Petacci? '', Ares, 2002, pp. 89 e succ.ve.</ref>. Successivamente il comandante della [[52ª Brigata Garibaldi "Luigi Clerici"|52ª Brigata Garibaldi]], [[Pier Luigi Bellini delle Stelle|"Pedro" Bellini]], curerà di farlo consegnare al principe Umberto, allora [[luogotenente del regno]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/26/Avevo_ragione_co_0_9601261300.shtml ''L'Unità ammette l'esistenza dei dossier''].</ref>. Una copia del medesimo sarà poi rinvenuta dall'agente segreto italiano Aristide Tabasso nel marzo del [[1946]], che la consegnerà all'interessato e sarà nominato da quest'ultimo [[Ordine della Corona d'Italia|commendatore della Corona d'Italia]]<ref>Peter Tompkins, ''cit.'', pp. 364-65.</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/28/Umberto_misteri_del_dossier_co_0_9601281654.shtml ''Corriere della Sera'' del 28 gennaio 1996].</ref>.
Nel dicembre 1926, in concomitanza di una visita di Jaspers, Heidegger decide di lasciare incompiuto, alla seconda sezione della prima parte, ''Sein und Zeit''. Il 3 maggio 1927 muore Johanna Kempf, la madre del filosofo. A pubblicazione avvenuta di ''Sein und Zeit'' (aprile 1927), il 19 ottobre 1927 Heidegger è nominato alla I cattedra di filosofia dell'Università di Marburgo. Nel frattempo, l'8 luglio dello stesso anno tiene una importante conferenza su ''Phänomenologie und Theologie'' (Fenomenologia e teologia)<ref>In GA 9; la traduzione italiana, di Franco Volpi, è in ''Segnavia'', pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987</ref> presso la facoltà di teologia dell'Università di Tubinga.
 
Alla fine quell'ambiente ipocrita e malevolo colmò la notevole pazienza di Umberto e una voce in particolare fece decidere al Sovrano di trasferire in altra sede il figlio, promosso generale di brigata nel febbraio 1931: Vittorio Emanuele scelse personalmente [[Napoli]], città leale alla monarchia e in cui egli stesso aveva trascorso gli anni da Principe Ereditario<ref>U. Guspini, ''L'orecchio del regime.'', Mursia, Torino, 1973, p. 105.</ref>.
=== Rientro a Friburgo; il coinvolgimento con il nazismo; i "corsi friburghesi" (1928-1944) ===
La collaborazione tra Heidegger e Husserl continua, nel 1928 preparano insieme la voce "Phenomenology" per la ''Encyclopaedia Britannica'', curando l'edizione di ''[https://www.freidok.uni-freiburg.de/fedora/objects/freidok:5974/datastreams/FILE1/content Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins]'' ("Lezioni sulla fenomenologia della coscienza interna del tempo") a suo tempo predisposta da Edith Stein (1891-1942). In autunno viene chiamato dall'Università di Friburgo, la Albert-Ludwigs-Universität, a succedere alla cattedra di Husserl il quale la lasciava per raggiunti limiti di età<ref>Cfr. Elio Franzini ''Husserl'' in Enciclopedia filosofica, vol. 6, p. 5395.</ref>. Fu lo stesso Husserl a volere Heidegger come suo successore<ref>Safranski, p. 215</ref>.
 
=== 1931-1935: l'inizio del periodo napoletano ===
Il 24 gennaio 1929 tiene la conferenza su ''Philosophische Anthropologie un Metaphysik des Daseins'' ("Antropologia filosofica e metafisica dell'esserci)<ref>Non pubblicata, è prevista la pubblicazione in GA 80.</ref> a Francoforte dove ci sarà l'unico incontro con Theodor W. Adorno.
Arrivarono a Napoli il 4 novembre, prendendo residenza nel Palazzo Reale: l'indomani ci fu un solenne ''[[Te Deum]]'' in [[Duomo di Napoli|cattedrale]], un ricevimento a [[palazzo San Giacomo]] e infine la serata di gala al [[teatro San Carlo]], mentre i napoletani si dimostravano entusiasti dell'arrivo dei principi, profondendosi in molteplici manifestazioni&nbsp;– preparate e spontanee&nbsp;– d'omaggio<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 295.</ref>. La coppia lasciò ben presto la reggia borbonica, destinata a occasioni ufficiali, in favore di [[Villa Rosebery]], presso [[Posillipo]], dotata di spiaggia privata, dove Maria José e il marito amavano fare bagni notturni.
[[File:Umberto MariaJosè Libia.JPG|thumb|upright=0.8|left|Umberto e Maria José in Libia nel 1935]]
La principessa di Piemonte in questo periodo poté contattare, tramite l'amico [[Umberto Zanotti Bianco]], prima [[Benedetto Croce]] e poi altri esponenti dell'alta società avversi al Fascismo, come lo stesso arcivescovo [[Alessio Ascalesi]]: Umberto lasciava fare, senza favorire o dissuadere la moglie. Naturalmente, come a Torino, l'[[OVRA]] vigilava e [[Arturo Bocchini]] ordinava di sorvegliare costantemente la vita della coppia alla ricerca di rotture e infedeltà, incrementando voci che naturalmente facevano il giro della città, alimentate a dismisura da soffiate anonime. Un viaggio a [[Bruxelles]] della principessa venne inteso come prodromo di una separazione, quando invece era solo sintomo della solitudine che la donna provava in climi tanto ostili<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 298.</ref>.
 
Continuavano intanto le cerimonie ufficiali e di rappresentanza: l'incontro con il vecchio [[Gabriele D'Annunzio]] al [[Vittoriale degli italiani|Vittoriale]] nel novembre [[1932]] e la nuova ostensione della [[Sindone]], dal 24 settembre al 15 ottobre [[1933]], in occasione dell'[[Anno santo]]. Dopo lunga attesa (tanto che all'inizio del 1932 [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] aveva mandato la nuora, accompagnata dal medico di corte, da un illustre ginecologo in Germania a farsi visitare) il 5 febbraio [[1934]] il ginecologo di [[Casa Savoia]], Valerio Artom di Sant'Agnese, poté confermare la prima gravidanza: due settimane dopo in un incidente in montagna moriva [[Alberto I del Belgio]], e per il suo stato Maria José dovette rinunciare ad andare ai funerali. Il 24 settembre, a [[Palazzo Reale di Napoli|Palazzo Reale]] a [[Napoli]], alla presenza anche di Elena di Savoia e di Elisabetta del Belgio, nasceva la primogenita [[Maria Pia di Savoia (1934)|Maria Pia]]: portava lo stesso nome della [[Maria Pia di Savoia|Regina del Portogallo]], sorella di [[Umberto I di Savoia|Umberto I]], che alla proclamazione della repubblica si era rifugiata in esilio in Italia, a [[Stupinigi]], e di cui Umberto aveva alcuni affettuosi ricordi. Vennero distribuiti 2350 sussidi e borse di studio "Maria Pia di Savoia", [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] offrì un pranzo per 400 poveri, e villa Rosebery venne ribattezzata "villa Maria Pia". Una settimana dopo ci fu il battesimo, madrina la zia paterna [[Maria Francesca di Savoia]], padrino lo zio materno [[Leopoldo III del Belgio]], rappresentato per procura da [[Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta]].
Nella seconda metà di marzo Heidegger interviene a Davos sostenendo la celebre disputa con Ernst Cassirer (1874-1945), il suo intervento sarà compendiato in un libro pubblicato lo stesso anno: ''Kant und das Problem der Metaphysik''<ref>In GA 3; di questo testo disponiamo in italiano di una traduzione di Maria Elena Reina, riveduta da Valerio Verra, pubblicata dalla casa editrice Laterza di Bari nel 1981 con il titolo ''Kant e il problema della metafisica''.</ref>. Tale saggio vedrà la dedica a Max Scheler (1874-1928) scomparso l'anno prima e con cui Heidegger ebbe un intenso scambio filosofico già a partire dal 1923<ref>Cfr. ad esempio le conferenze tenute, tra il 1923 e il 1924 in varie sedi della Kant-Gesellschaft su suo invito, da cui il testo di Heidegger ''Wahrsein und Dasein. Aristoteles, Ethica Nicomachea'' ancora non pubblicato ma previsto in GA 80.</ref>.
[[File:Battesimo MariaPia Savoia.JPG|thumb| Battesimo di Maria Pia di Savoia a Napoli nel 1934]]
 
La gravidanza, nei primi mesi, venne sommersa di voci maliziose su una sua possibile origine non naturale: si disse che era frutto di [[inseminazione artificiale]], richiesta per l'inabilità di Umberto a procreare, pratica allora non ortodossa e guardata con sospetto. La voce divenne così di dominio pubblico che [[Luigi Pirandello]] in un caffè romano ne parlò scandalizzato ad [[Alberto Moravia]]<ref>A. Cambria, ''op. cit.'', p. 57.</ref> e ancora anni dopo, di nuovo incinta, Maria José volle smentirlo con [[Galeazzo Ciano|Ciano]], che al 30 dicembre [[1939]] registrò che la principessa «mi ha lasciato intendere che il figlio che nascerà è di lui, senza intromissioni di medici e siringhe». Interrogato in merito, Ferdinando Savignoni, assistente di Artom, dichiarò che «i figli del principe di Piemonte nacquero nel modo più naturale possibile»<ref>A. Cambria, ''op. cit.'', p. 58.</ref>. Oltretutto, nonostante le molteplici visite mediche che la principessa fece, l'ipotesi dell'applicazione di una pratica allora in fase di studio iniziale, è abbastanza ardita e priva di fonti che la possano suffragare<ref>Oliva, op. cit., p. 148.</ref>.
In occasione del settantesimo compleanno di Husserl, il 9 aprile del 1929, Heidegger tiene il discorso celebrativo e in quella occasione pubblicherà nel volume in onore del suo maestro ''Vom Wesen des Grundes'' ("Dell'essenza del fondamento")<ref name="Franco Volpi 1987">In GA 9; l'edizione italiana di questo testo, curata e tradotta da Franco Volpi, è in ''Segnavia'', pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987.</ref>. Il 27 luglio dello stesso anno tiene la lezione su ''Was ist Metaphysik?'' ("Che cos'è la metafisica?")<ref name="Franco Volpi 1987"/>.
 
Umberto nello stesso periodo venne nominato comandante di divisione, assumendo il comando della Volturno, e poi membro del consiglio dell'esercito, ma questo non cambiò la sua situazione di escluso dall'ambiente politico che decideva, tanto che della prossima [[Guerra d'Etiopia|campagna d'Etiopia]] lo seppe da [[Italo Balbo]]. Alla fine del [[1935]] infatti i principi di Piemonte partirono per un viaggio nel Nord Africa, prima tappa la colonia di [[Libia]] e poi l'[[Egitto]], dove regnava re [[Fārūq I d'Egitto|Farouk]], amico di vecchia data di casa Savoia.
La fama di Heidegger si diffonde per tutto il contesto accademico tedesco, viene invitato quindi a ricoprire una cattedra significativa come quella di Ernst Troeltsch (1856-1923) a Berlino che rifiuta il 3 maggio 1930; l'anno successivo rifiuterà ancora un medesima offerta della stessa università e anche una analoga di quella di Monaco. Per giustificare il suo gesto terrà un discorso alla radio di Berlino che sarà raccolto nello scritto ''Warum bleiben wir in der Provinz?'' ("Perché restiamo in provincia")<ref>In GA 13: ''Aus der Erfahrung des Denkens''; la traduzione italiana di questo volume è di Nicola Curcio, pubblicata dalla casa editrice Il melangolo di Genova con il titolo ''Dall'esperienza del pensiero'' nel 2011</ref>.
 
Il governatore fresco del successo personale della crociera atlantica, offrì agli ospiti sorvoli aerei della [[Tripolitania]] e, nella sua residenza, il castello di el-Serai, il proprio punto di vista e i propri dubbi sul regime e sulla sua scarsa preparazione militare. «In Libia, Balbo ci parlò in modo molto scettico riguardo al regime e a Benito Mussolini. Disse che la ''ciambella del fascismo'' non era riuscita secondo le iniziative e che un paese dove non si può manifestare liberamente la propria opinione non ha futuro. Il governatore, inoltre, sembrava essere già al corrente delle intenzioni che il duce, di lì a qualche mese, avrebbe manifestato a proposito dell'Etiopia»<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 166.</ref>. Da quel momento iniziò un regolare scambio di missive tra i principi e Balbo, e altre visite di Maria José in Libia, tutti fatti che irritarono Mussolini e le alte gerarchie del partito<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 329.</ref>. In ogni caso Umberto non disse nulla al padre né chiese informazioni su quanto aveva sentito, nonostante egli stesso a Napoli salutasse molteplici truppe in partenza per il porto di [[Massaua]], ufficialmente per esercitazioni.
Da luglio a dicembre del 1930 tiene diverse conferenze a Karlsruhe, Brema, Marburgo, Friburgo e Dresda (estate 1932), sul tema del ''Vom Wesen der Wahrheit'' ("Dell'essenza della verità")<ref>In GA 9: ''Wegmarken''; l'edizione italiana di questo volume, curata e tradotta da Franco Volpi, è ''Segnavia'', pubblicato dalla Adelphi di Milano nel 1987</ref>. Il 26 ottobre dello stesso anno tiene la conferenza nell'abbazia benedettina di Beuron su ''Augustinus: Quid est tempus?''<ref>In GA 80 volume in attesa di pubblicazione.</ref>.
 
=== 1935-1937: l'Impero d'Etiopia e il nuovo erede al trono ===
==== Elezione a rettore a Friburgo, iscrizione allo NSDAP e posizioni antisemite ====
[[File:Umberto Montella.jpg|thumb|upright=0.8|Il principe Umberto al balcone del municipio del comune di [[Montella]], nell'avellinese, in occasione delle manovre del 1936]]
{{vedi anche|Heidegger e il nazionalsocialismo}}
[[File:Umberto II a Montella.jpg|thumb|upright=0.8|left|Il principe Umberto al [[convento di San Francesco a Folloni]] a [[Montella]], dove risiedette più volte durante la [[seconda guerra mondiale]]]]
Il 2 ottobre Mussolini dichiarò guerra all'[[Etiopia]], e l'11 scattarono le [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni]] della [[Società delle Nazioni]], cui il regime rispose con la "Giornata della fede", sotto lo [[slogan]] dell'"oro alla Patria". All'[[Vittoriano|Altare della Patria]] la [[Elena del Montenegro|regina Elena]] consegnò le fedi nuziali sue e del [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Re]], pronunciando uno dei suoi rarissimi discorsi pubblici, mentre lo stesso facevano a Napoli Maria José e a Torino Jolanda di Savoia. Umberto donò il proprio collare dell'Annunziata, il re alcuni lingotti d'oro e d'argento, Luigi Pirandello la medaglia del Nobel, [[Benedetto Croce]] e [[Luigi Albertini]] beni personali: lo stato ottenne oltre 500 milioni in oro, e l'iniziativa fu quindi un notevole successo<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 333.</ref>. Il Re però non condivise il fascino dell'avventura militare e a [[Dino Grandi]], davanti alle truppe in sfilata disse: "Ed è con queste facce e queste pance da curati e da notai di campagna che il suo Duce vuole fare la guerra?"<ref>A. Spinosa, ''Vittorio Emanuele III'', Mondadori, p. 339.</ref>.
 
Nonostante lo scetticismo personale, Vittorio Emanuele III desiderava che anche il figlio prendesse parte alla campagna militare, ottenendo in tal modo un po' di gloria e prestigio, come fecero e avrebbero fatto per tutta la durata delle operazioni gerarchi di ogni grado, ottenendo encomi e medaglie non sempre meritate<ref>Farinacci, per esempio, ottenne una medaglia d'argento al valor militare e riconoscimenti come invalido di guerra per una mano persa durante la battaglia, in realtà amputata di netto da una granata impiegata per pescare in un lago etiope.</ref>. Ma Umberto restò confinato in Patria per volere di Mussolini, che voleva che quella guerra fosse «una sfida del regime dalla quale la monarchia potrà ricevere l'incoronazione imperiale ma sulla quale non dovrà accampare meriti»<ref>Oliva, ''op. cit.'', p. 145.</ref>. La scusa ufficiale fu che il Duce non desiderava fosse messa in pericolo la vita dell'erede al trono; al fronte andarono i tre cugini [[Savoia-Genova]], parenti di secondo piano, e [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone di Savoia-Aosta]], ma non [[Amedeo d'Aosta]], allora secondo in linea di successione al trono, piccola vendetta del Re contro l'aitante nipote di simpatie fasciste.
L'anno 1933 fu un anno grave per la Germania: il 30 gennaio Adolf Hitler, ''leader'' indiscusso del Partito nazista (Nsdap) che aveva ottenuto l'incarico dal presidente della "Repubblica di Weimar", Paul von Hindenburg (1847-1934), forma un nuovo governo, il quale tuttavia non dispone di una maggioranza in parlamento. Il 27 febbraio il parlamento tedesco, il ''Reichstag'', viene dato alle fiamme, i nazisti accusano del gesto i comunisti. Il giorno dopo un decreto a firma dello stesso Hindenburg sospende i diritti politici e civili. Il 5 marzo il partito nazista vince alle elezioni politiche e il 23 dello stesso mese Adolf Hitler fa approvare una legge che assegna al suo governo poteri eccezionali. Il 7 aprile il governo di Hitler vara una legge, la ''Gesetz zur Wiederherstellung des Berufsbeamtentums'', per la quale i funzionari pubblici (e tra questi i professori universitari) "non ariani" devono essere allontanati dal loro ruolo.
 
Umberto, a terra, passò in rassegna le truppe in partenza e così "garantisce la legittimità dell'impresa, ma a combattere in prima linea è il fascismo, cui andrà il merito della vittoria<ref>Oliva, ''op. cit.'', p. 146.</ref> e venne impegnato nelle solite occasioni ufficiali, come la presenza al funerale di [[Giorgio V del Regno Unito]] agli inizi del 1936: occasione impegnativa, trattandosi di un viaggio in un paese ostile, tra i primi sostenitori delle sanzioni. A marzo venne promosso al comando del corpo d'armata di Napoli, ma per l'Etiopia partì la moglie, che il 26 dello stesso mese si imbarcò come [[Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana|crocerossina]] sulla nave ospedaliera Cesarea. Alla proclamazione dell'[[Impero italiano|Impero]], il 5 maggio 1936 al balcone del Quirinale si affacciarono [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], che rispose alle ovazioni della folla con il saluto militare, e Umberto, sull'attenti. "L'avvenire accanto al presente" scrisse [[Ugo Ojetti]]<ref>Oliva, ''op. cit.'', p. 147.</ref>.
Il 21 aprile 1933 Heidegger viene eletto rettore alla Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, prendendo il posto del dimissionario Wilhelm von Möllendorff (1887-1944), il quale, eletto l'anno precedente, aveva tentato senza successo di ritardare l'attuazione della legge del 7 aprile che metteva in congedo tutti i professori di origine ebraica<ref>Wilhelm von Möllendorff era già inviso ai nazisti per aver pubblicamente difeso il borgomastro di Friburgo, Karl Bender (1880-1970), uomo politico di centro.</ref>. Heidegger viene proposto da un gruppo di docenti nazionalsocialisti guidati da Wolfgang Aly (1881-1962) e Wolfgang Schadewaldt (1900-1974). Il voto a favore di Heidegger è pressoché unanime: gli unici 13 voti che non lo appoggiano, su 93 disponibili, sono proprio i voti dei professori "ebrei" che in virtù del decreto attuato dal ''galautier'' per il Baden, Robert Wagner, non possono essere conteggiati. Va attestato che dei restanti 80, solo 56 presero parte alla votazione<ref>cfr. Rüdiger Safranski, ''Heidegger e il suo tempo'' (Ein Meister aus Deutschland. Heidegger und seine Zeit, 1994); traduzione di Nicola Curcio, ed. italiana a cura di Massimo Bonola, Longanesi, Milano 1996 e TEA, Milano, 2001, p. 293. Ma anche: {{q|The Nazi professors put Heidegger forward, and under pressure from within the university and without, he was duly elected as Rector on 21 April 1933 by an almost unanimous vote of the professoriate. Indeed, the only substantial body of professorial opinion that did not support him consisted of the 12 out of 93 holders of chairs in Freiburg who were Jewish. They were not allowed to cast their votes, however, since they had been suspended from their posts under the law of 7 April by the Nazi Reich Commissioner for Baden, Regional Leader Robert Wagner, as ‘Non-Aryans'.|Richard J. Evans, ''The Coming of the Third Reich'', 2003, versioni epub pos. 544}}</ref>.
 
Ad agosto, per la chiusura delle [[Giochi della XI Olimpiade|Olimpiadi di Berlino]], Umberto fu sul palco al fianco di [[Adolf Hitler|Hitler]], che disprezzava, ricambiato<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 337.</ref>, {{Citazione necessaria|e accettò la gran croce d'oro dell'[[ordine dell'Aquila nera]]}} e poco dopo, a Napoli, ricevette in compagnia della moglie [[Primo Carnera]]. Anche in questa occasione le calunnie dell'[[OVRA]] non si fecero attendere e si registrò di ''avances'' al pugile, secondo alcuni fatte da Maria José, secondo altri da Umberto<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 343.</ref>. A queste menzogne si aggiunsero quelle, naturali considerato quanto già avvenuto nel 1934, sorte quando nell'ottobre del 1936 venne annunciata la nuova gravidanza della principessa di Piemonte, tutte tese ad attribuirla a padri illegittimi. Si osservò che era rimasta incinta a ridosso della partenza per l'Africa, e si tirò fuori la storia dell'amicizia tra la principessa e gli aitanti, sportivi e gaudenti cugini Savoia-Aosta, Aimone e Amedeo: si disse che aveva incontrato due volte il secondo, mentre in realtà a incontrare Maria José, due volte, era stato Aimone, sulla Cesarea, alla presenza comunque di altre autorità<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 342.</ref>. Era nota infatti la simpatia tra lei e i due fratelli, anticonformisti, esuberanti e insofferenti all'etichetta: che vi fosse una particolare simpatia verso il futuro viceré d'Etiopia lo si pensò quando Maria José dedicò il suo primo libro ''A la memoire du valeureux et chavaleresque Amédée'' pubblicando la foto di suo figlio Vittorio Emanuele appoggiato alla "quercia di Amedeo"<ref>Bertoldi, ''L'ultimo re l'ultima regina'', pp. 47-48.</ref>.
Il 1º maggio dello stesso anno, in quanto condizione prevista per assumere ufficialmente l'incarico, si iscrive al ''Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei'', o NSDAP, il partito nazista.<ref>Franco Volpi, ''Guida a Heidegger'', p. 36</ref>
[[File:Vittorio Emanuele III e nipote.JPG|thumb|upright=0.8|Vittorio Emanuele III con il nipote omonimo]]
 
Il 12 febbraio 1937, alle 14:30, nacque l'atteso [[Vittorio Emanuele di Savoia|erede maschio]] cui venne imposto il nome del nonno, e a seguire molti altri, di carattere dinastico o familiare<ref>Vittorio Emanuele, Alberto, Carlo Teodoro, Umberto, Bonifacio, Amedeo, Damiano, Bernardino, Maria, Gennaro.</ref>. A questa gioia e motivo di orgoglio seguì due mesi dopo, il 5 aprile 1937, il conferimento alla [[Elena del Montenegro|regina Elena]] da parte di [[papa Pio XI]] della [[Rosa d'oro]], il più importante segno di benevolenza papale verso le sovrane. Il battesimo fu celebrato il 31 maggio nella [[Cappella Paolina (Quirinale)|Cappella Paolina]], dove si erano sposati i genitori, ed era il primo battesimo di un erede al trono in pompa magna a [[Roma]]<ref>Umberto I fu battezzato a Torino, Vittorio Emanuele III a Napoli e Umberto II a Roma, ma in maniera dimessa per via della scomunica pendente sui Savoia.</ref>. Alle undici del mattino: obbligatorio per gli uomini divisa o [[panciotto]] e [[marsina]] e [[coccarda]] di raso azzurro Savoia, per le donne velo bianco, bande di pizzo e l'iniziale in brillanti della regina o della principessa ereditaria. Il corteo era aperto dai padrini, Vittorio Emanuele III ed [[Enrichetta del Belgio]] [[Duca di Vendôme|duchessa di Vendôme]] (in rappresentanza della madrina la regina Elisabetta del Belgio), Umberto con la madre Elena e Maria José al braccio del cugino monsignore il principe Giorgio di Baviera<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 348.</ref>.
Il 27 maggio si insedia ufficialmente al rettorato, tenendo il famoso discorso ''Die Selbstbehauptung der deutschen Universität'' ("L'autoaffermazione dell'università tedesca")<ref>La traduzione italiana di Carlo Angelino è stata pubblicata dalla casa editrice Il melangolo di Genova nel 1988</ref>. Gli effetti di questo discorso furono molteplici e con valutazioni contrastanti, da una parte Heidegger lo ricorderà nel 1945 nel ''Das Rektorat 1933/1934. Tatsachen und Gedanken'' (Il rettorato 1933/1934. Fatti e pensieri)<ref>In GA 16 al n.180; traduzione italiana in ''Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976'' curato da Nicola Curcio, traduttore insieme a Carlo Angelino, Roberto Brusotti e Adriano Fabris, per la casa editrice Il melangolo di Genova, 2000, p. 338.</ref> sostenendo che già il giorno successivo se lo erano dimenticati tutti e che nulla cambiò; la stampa nazionalsocialista esulterà; i commentatori stranieri, tra cui Benedetto Croce che nella lettera a Karl Vossel del 9 settembre 1933 lo valuterà come inadeguato e opportunista, criticheranno il testo. Diversa la valutazione di Karl Jaspers che il 23 agosto 1933 invierà una lettera a Heidegger per complimentarsi, anche se successivamente spiegherà che voleva dare la migliore lettura possibile di quel discorso per mantenere con lui un dialogo aperto<ref>Cfr. Safranski, pp. 304-5; Safranski rileva, tuttavia, come Jaspers abbia plaudito alle riforme naziste delle università tedesche e, sempre nell'estate del 1933, abbia cercato di partecipare a tale processo di riforma, senza riuscirvi però, in quanto, coniugato con una ebrea, era appena tollerato dal regime.</ref>. Franco Volpi<ref>Cfr.''Guida a Heidegger'', p.36</ref> nota come il testo sia influenzato dal ''Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt'' (1932)<ref>Traduzione italiana in ''L'Operaio. Dominio e forma'', Milano, Longanesi 1984, Parma, Guanda 1991</ref> di Ernst Jünger (1895-1998), questo per la sua suddivisione nel triplice compito: ''Arbeitsdienst'' (servizio del lavoro), ''Wehrdienst'' (servizio di difesa) e ''Wissensdienst'' (servizio del sapere) consegnando a quest'ultimo il ruolo primario.
 
[[Benito Mussolini|Mussolini]] era assente, sia alla funzione sia al ricevimento, probabilmente perché insofferente di fronte a un rito che era una chiara autocelebrazione della monarchia, in un periodo in cui il duce si legava sempre più al [[Adolf Hitler|Führer]], che invidiava perché non aveva nessuno sopra di sé e non doveva dividere fama e onori con una dinastia sovrana<ref>G. Oliva, ''op. cit.'', p. 149.</ref><ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 349.</ref>. La stampa invece sottolineava nella cerimonia i fasti della diarchia: "guardando la bellezza del bambino che sarà re, non c'è italiano che oggi non sia orgoglioso della sua Patria, della nostra Italia trionfante sui nemici, del Duce che ci guida"<ref>Corriere della Sera, 5 giugno 1937.</ref>.
Nel settembre 1933 vengono offerte a Heidegger due ambiziose candidature alle cattedre delle prestigiose università di Berlino e di Monaco. L'opposizione al suo nome proviene da due fronti: da una parte i professori conservatori, dall'altra diversi professori nazisti che non riconoscevano nella sua filosofia la ''Weltanschauung'' propria del partito<ref>Alla fine l'offerta a Heidegger venne effettivamente fatta, ma lui la rifiutò motivandola che c'era bisogno di lui a Friburgo.</ref>. In questa circostanza inizia a circolare un documento stilato dal filosofo e psicologo nazista Erich Rudolf Ferdinand Jaensch (1883-1940), già collega di Heidegger nel periodo di Marburgo, il quale lo descrive come «pericoloso schizofrenico», propugnatore di pensiero ebraico di genere «avvocatesco-talmudico» che, per questa ragione, secondo Jaensch, avrebbe attratto così tanti ebrei ai suoi corsi. In realtà, secondo lo psicologo nazista, la condotta di Heidegger era solo un abile adattamento della sua filosofia al nazionalsocialismo<ref>Safranski, p. 325.</ref>. L'anno successivo Heidegger torna ad essere in predicato per un incarico molto ambizioso: la direzione del costituendo ''Nationalsozialistischer Deutscher Dozentenbund'' ("Accademia dei docenti nazionalsocialisti"). In quella occasione Jaensch rincara la dose con una nuova relazione indicando le idee di Heidegger come «ciance schizofreniche», «banalità con le sembianze di cose significative», idee di un autore pronto a cambiare nuovamente bandiera qualora la rivoluzione nazista si dovesse arrestare. In quella stessa circostanza, il filosofo nazista Ernst Krieck (1882-1947), già nominato dai nazisti rettore della Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte, il quale mirava alla medesima posizione di filosofo del partito, esce allo scoperto e, sulla "prestigiosa" rivista di pedagogia nazista, da lui curata, ''Volk im Werden'', appare un articolo del seguente tenore:
{{q|Il tono fondamentale della visione del mondo sottesa alla lezione di Heidegger si caratterizza con i concetti di cura e di angoscia, i quali si riferiscono entrambi al nulla. La cifra di questa filosofia è un aperto ateismo e un nichilismo metafisico, equivalente a quello sostenuto in modo particolare da vari autori Ebrei: essa è perciò un motivo di disgregazione e fiaccamento del popolo tedesco. In Essere e tempo Heidegger filosofeggia esplicitamente e volutamente a proposito della “quotidianità”; ma non vi è neanche un accenno in merito al popolo e allo Stato, alla razza, e al blocco valoriale della nostra immagine nazionalsocialista del mondo.|citato in ''Guida a Heidegger'' (a cura di Franco Volpi), Bari, Laterza, 2012, p. 37}}
 
=== 1937-1939: crisi nella diarchia, antinazismo e velleità di golpe ===
In analogo modo si mosse Walter Groß (1904-1945), astro nascente del partito nazista<ref>Il 15 maggio 1934 Walter Groß fu nominato, su indicazione del vice di Hitler, Rudolf Hess, nel "prestigioso" incarico di direttore del ''Rassenpolitisches Amt der NSDAP'' ("Ufficio per la politica razziale dello Nsdap"), cfr. Max Weinreich, ''I professori di Hitler'', 2003, Milano, Il Saggiatore, p. 98.</ref>, il quale, citando le relazioni di Jaensch e gli articoli di Krieck, avvertì l'ufficio di Joseph Goebbels dell'inopportunità di nominare a tale prezioso incarico Heidegger. Groß suggerisce a Goebbels anche di mettere fine alla politicizzazione delle università di modo che si possa mettere fine agli «sforzi penosi» dei docenti «di recitare la parte del nazionalsocialismo», riservando la cura ideologica alle predisposte sezioni di partito, lasciando alle università il solo ambito tecnico, economico e scientifico<ref>Safranski, p. 327.</ref>.
[[File:Amedeo di Savoia-Aosta, Viceré d'Etiopia, ossequiato dai Ras.JPG|thumb|left|[[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo di Savoia-Aosta]], nominato Viceré, riceve gli omaggi dei [[Ras (titolo)|Ras]]]]
{{nota|larghezza = 350px|contenuto=[[File:Jaspers-Heidegger.JPG|300px|center]]<br />Jaspers e Heidegger si incontrano per la prima volta l'8 aprile del 1920, alla festa di compleanno di Edmund Husserl. Jaspers è già un professore affermato, insegna filosofia presso la Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg, mentre Heidegger è l'assistente di Husserl. Ambedue condividono l'esigenza di riformare l'insegnamento accademico, ma il sodalizio ha un arresto quando Heidegger, dopo aver inviato una copia della sua opera capitale, ''Essere e tempo'' all'amico, che considera insieme a Rudolf Bultmann (1884-1976) l'unico in grado di comprenderne appieno i contenuti, scopre che questi si è limitato ad affidare a Dolf Sternberger (1907-1989) e a Hans Jonas (1903-1993) l'esecuzione di due seminari. In realtà sappiamo dagli appunti personali di Jaspers che il filosofo non lesse mai del tutto l'opera di Heidegger non essendosene appassionato. Il rapporto tra i due riprende comunque con entusiasmo quando Jaspers invia a Heidegger le sue due opere del 1931 ''Philosophie'' ("Filosofia") e ''Die geistige Situation der Zeit'' ("La situazione spirituale del nostro tempo"). Nel giugno del 1933, divenuto rettore a Friburgo e aderente al Partito nazista, Heidegger si reca a Heidelberg per una conferenza sull'università nel III Reich. In questa circostanza incontra, per l'ultima volta, Jaspers. Nelle sue memorie Jaspers ricorda questo incontro con Heidegger che affronta il tema del "complotto ebraico mondiale". Jaspers, sposato con Gertrud Mayer (1879-1974) di origini ebraiche, è decisamente preoccupato per il suo avvenire e per l'avvenire della Germania in mano ai nazisti. Ciononostante Jaspers rimane dell'idea di poter mantenere un contatto filosofico con Heidegger, questo almeno fino all'ultima sua lettera, datata 16 maggio 1936. Nel 1937 Jaspers viene costretto al pensionamento e, a partire dal 1938, gli viene impedito di pubblicare le sue opere. Il professore di Heidelberg si prepara quindi a un eventuale arresto da parte della Gestapo meditando, in questo caso, di avvelenarsi insieme alla moglie. I contatti tra i due riprendono solo nell'autunno del 1945 quando Jaspers invia a Heidegger una copia della rivista "Wandlung" di cui è collaboratore. Heidegger non gli risponde, ma sollecita la ''Commission d'Epuration'' che si sta occupando della denazificazione delle università tedesche e quindi del suo caso, di prendere contatto con Jaspers. La Commissione è inizialmente intenzionata a dare il via libera alla docenza per Heidegger, ma il duro intervento di Jaspers contro Heidegger, dove questi viene denunciato come nazista e dove viene auspicato il suo allontanamento dall'insegnamento, gli fa cambiare idea. Nel 1949 il rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, Gerd Tellenbach (1903-1999), si rivolge tuttavia nuovamente a Jaspers per un parere su un eventuale ritorno di Heidegger all'insegnamento. Questa la risposta di Jaspers: {{q|Magnifico Rettore, Con quel che ha fatto in filosofia, Heidegger è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei filosofi più importanti del nostro tempo. In Germania non c'è nessuno che lo superi. Il suo modo di fare filosofia, sensibile alle questioni più profonde e riconoscibile solo indirettamente nei suoi scritti, fa di lui oggi, in un mondo filosoficamente povero, una figura unica. [...]| In M. Heidegger-K. Jaspers, ''Briefwechsel 1920-1963'' (a cura di W. Biemel e H. Saner) Francoforte, Monaco, Zurigo, Klostermann, Piper, 1990, p.p. 275.6; Cit. in Volpi ''Guida a Heidegger'', p.43}} La relazione tra i due filosofi riprende, ma il rifiuto di Heidegger di fare autocritica sul suo trascorso nazista fa nuovamente sprofondare il rapporto. Nella sua lettera del 22 settembre 1959 Jaspers chiarisce ad Heidegger che «Dal 1933 in poi si è interposto tra noi un deserto che, dopo quanto è accaduto ed è stato detto in seguito, appare sempre più inattraversabile».<br />
Nel settembre del 1937 Mussolini in visita in Germania restò affascinato dalla potenza che sprigionava il regime nazista<ref>[http://www.anpi.it/cronologia-del-nazifascismo-1937/ Cronologia del Nazifascismo - 1937] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140722190318/http://www.anpi.it/cronologia-del-nazifascismo-1937/ |data=22 luglio 2014 }}.</ref>: a novembre firmò il patto anti-[[Comintern]] e a dicembre uscì dalla [[Società delle Nazioni]]. Mentre Mussolini si avvicina a Hitler e diventa sempre più insofferente nei confronti della casa reale, suo genero e ministro degli esteri, antitedesco, [[Galeazzo Ciano]] provava a stringere con i principi di Piemonte rapporti più stretti. I principi avevano di Ciano l'impressione di un uomo snob e di scarso acume (cui si aggiungeva una sana antipatia tra Maria José ed [[Edda Ciano]])<ref>«Edda Ciano e io non siamo mai andate molto d'accordo. Lei voleva primeggiare. Ma era una donna molto intelligente e sapeva molte cose», Maria José di Savoia in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 369.</ref>, ma in seguito ne apprezzarono l'antinazismo, le molte informazioni cui poteva arrivare e infine il modo di fare più garbato e intellettuale rispetto a quello tipico di altri gerarchi come [[Achille Starace]], [[Ettore Muti]] o [[Roberto Farinacci]]<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 350.</ref>: era insomma uno dei pochi gerarchi frequentabili<ref>Bertoldi, l'ultimo re l'ultima regina, p. 88.</ref>. Ciano cominciò a organizzare vari incontri, più o meno casuali, con il principe ereditario, riportandone sempre le impressioni, che passarono da un "colloquio scialbo" il 31 agosto a un "gran calore" per le felicitazioni alla nascita del figlio Marzio il 19 dicembre.
Il 26 febbraio 1969 Karl Jaspers muore, sul suo scrittoio rimane aperto un faldone di 300 pagine manoscritte il cui ultimo appunto è un addio a Heidegger:
{{q|Da sempre - scrive Jaspers- i filosofi tra loro contemporanei si incontrano in alta montagna, sopra un vasto altopiano roccioso. Da lassù lo sguardo spazia sulle montagne nevose e ancora più in basso sulle valli abitate dagli uomini e sull'orizzonte lontano e in ogni dove sotto il cielo. Là, il sole e le stelle sono più lucenti che in qualsiasi altra parte. E l'aria è talmente pura che dissolve ogni opacità, talmente fredda che non lascia levarsi alcun fumo, talmente limpida che uno slancio del pensiero si diffonde in spazi immensi. [...] Oggi sembra che su questo altopiano non ci sia nessuno da incontrare. Ho avuto l'impressione [...] di incontrarne uno soltanto e – tranne lui – nessun altro. Quest'uomo però è stato un mio cavalleresco avversario: le potenze che noi servivamo, infatti, erano irriducibili tra loro. Presto apparve evidente che noi non potevamo affatto parlare uno con l'altro. E così la gioia si trasformò in dolore, un dolore particolarmente inconsolabile, come se si fosse perduta una possibilità che sembrava prossima, a portata di mano. Così è andata tra me e Heidegger. Per questo trovo insopportabili, senza alcuna eccezione, tutte le critiche che egli ha subito: lassù, infatti, su quell'altopiano, non avrebbero trovato posto. Per questo vado alla ricerca della critica che diventa reale nella sostanza del pensiero stesso, alla ricerca della lotta che rompe l'assenza di comunicazione dell'inconciliabile, della solidarietà che lassù – trattandosi di filosofia – è ancora possibile anche tra chi è più estraneo. Una critica e una lotta intese in questo senso sono forse possibili, eppure vorrei, per così dire, tentare di catturarne l'ombra|K. Jaspers, ''Notizen zu Martin Heidegger''. Monaco, Zurigo, Piper, 1978, pp. 263-4. Cit. in Volpi ''Guida a Heidegger'', p.45}}}}
 
Tale evoluzione fu forse dovuta anche a una reazione al fatto che Mussolini mostrava sempre più fiducia in Amedeo d'Aosta, proposto a [[Francisco Franco]] come possibile Re di [[Spagna]] e intanto nominato [[viceré d'Etiopia]] al posto del [[maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Rodolfo Graziani]], mentre Umberto rimaneva in una posizione defilata. I sospetti esplosero quando ai principi divenne nota la clausola inerente alla successione al trono votata dal [[Gran Consiglio del Fascismo|Gran consiglio]] nel 1928, e spinsero Maria José a irrompere a [[Palazzo Venezia]] per aver lumi: Mussolini rispose che la norma andava applicata solo in mancanza di discendenza diretta, cosa che in quel momento non si verificava<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 351.</ref>.
Il 14 aprile 1934 Heidegger rassegna le dimissioni da rettore della Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, che verranno accolte dall'università il 27 dello stesso mese.
 
Nell'aprile del 1938 la crisi tra corona e regime toccò il suo punto più alto, con il colpo di mano della creazione del grado di [[primo maresciallo dell'Impero]]: Starace e Ciano fecero approvare di sorpresa prima alla Camera, per acclamazione, poi al Senato, questo nuovo grado, attribuito sia al Re sia al Duce, il che li equiparava di fatto, e violava gravemente i Poteri Regi. Le rimostranze di Vittorio Emanuele III furono veementi, tanto da dire a Mussolini che gli portava la legge da firmare: «Questa legge è un altro colpo mortale contro le mie prerogative sovrane. [...] questa equiparazione mi crea una posizione insostenibile perché è un'altra patente violazione dello [[Statuto Albertino|statuto del Regno]]» e che avrebbe preferito abdicare, se l'Italia non fosse in quel mentre attiva sul [[guerra civile spagnola|fronte spagnolo]], pur di non indossare quella doppia greca<ref>B. Mussolini, ''Storia di un anno'', p. 180.</ref>. Un possibile motivo di arrendevolezza del sovrano in questo frangente è desumile da quanto riportato il 2 aprile da Ciano nel suo diario: «Mussolini [...] mi ha detto: "Basta. Ne ho le scatole piene. Io lavoro e lui firma. [...] Ho risposto che potremo andare più in là alla prima occasione. Questa sarà certamente quando alla firma rispettabile del Re si dovesse sostituire quella meno rispettabile del principe. Il Duce ha annuito e, a mezza voce, ha detto: "Finita la Spagna, ne riparleremo"».<ref>G. Ciano, ''op. cit.'', p. 120.</ref>: pare realistico pensare che Vittorio Emanuele III allora, e altre volte in futuro, evitasse di coinvolgere il figlio negli affari di Stato o cedergli qualsiasi scampolo di potere effettivo per proteggerlo da queste oscure manovre del regime<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 354.</ref>.
I discorsi tenuti da Heidegger nel periodo del rettorato, compreso tra il 22 aprile 1933 e il 14 aprile 1934, sono integralmente riportati nel volume 16 della ''Martin Heidegger Gesamtausgabe'', segnatamente nella parte III (pp.&nbsp;81 –274) e integralmente tradotti in italiano, sempre nella parte III (pp.&nbsp;75–256), nel volume ''Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976'', curato da Nicola Curcio, per la casa editrice Il melangolo di Genova.
 
Di lì a poco si ebbe la visita di Hitler e del suo seguito a Roma: la corte si dimostrò palesemente antinazista, e i capi del nazismo avversi alla monarchia, con uno scambio di battute di scherno dall'una e dall'altra parte<ref>Himmler fu sentito dire del Quirinale "Qui si respira un'aria da catacomba" e Vittorio Emanuele III definì Hitler un "degenerato psicofisico".</ref>. Umberto era antinazista per più motivi: come cattolico ([[Pio XI]] aveva già condannato il nazismo con l'[[enciclica]] ''[[Mit brennender Sorge]]'', e in quei giorni andò a [[Castel Gandolfo]] ordinando di lasciare al buio le chiese come segno di protesta), come uomo di una certa preparazione culturale, come figlio di Vittorio Emanuele, la cui avversione alla Germania durava dalla fine dell'Ottocento, e come principe ereditario davanti a un regime chiaramente antimonarchico. Maria José considerava l'espansionismo nazista un'ovvia minaccia al suo Belgio e detestava i fascisti (il 7 settembre 1938 andò al concerto di [[Lucerna]] di [[Arturo Toscanini]], di fatto esule, perché gli era stato appena ritirato il [[passaporto]]). Queste ragioni, unite al sempre più forte legame che Mussolini stava creando tra fascismo e nazismo, li spinsero a complottare per un ''golpe''.
Da queste testimonianze, e da altre testimonianza indirette, è indiscusso per gli studiosi<ref>Cfr. a solo titolo esemplificativo le conclusioni di Franco Volpi, in ''Guida a Heidegger'', p. 319.</ref> il fatto che Heidegger, nel suo ruolo di rettore, abbia comunque attivamente partecipato al programma di nazificazione della sua università. Già nel discorso di insediamento a rettore, il filosofo tedesco ambiva a una rottura epocale, una sorta di lotta decisiva per la storia dell'essere a partire dalla riforma dell'università. E in questa battaglia egli si presenta come l'alfiere degli studenti rivoluzionari nazionalsocialisti in rivolta contro gli accademici borghesi. Una rivolta, come rileva lo storico Rüdiger Safranski, che possiede parole d'ordine sovrapponibili a quelle del movimento studentesco del '67<ref>Cfr. gli esempi di Safranski, pp. 314 e sgg.</ref>. Lo studioso Rüdiger Safranski ritiene che le dimissioni di Heidegger vadano imputate alla sua delusione nel riscontrare che il partito nazista non si dimostrasse sufficientemente "rivoluzionario" nei confronti dell'idealismo e del conservatorismo borghesi proprio delle università dell'epoca.
 
Un documento del [[Foreign Office]] britannico<ref>Pro, Fo, 800/937, ritrovato da Donatella Bolech Cecchi della facoltà di scienze politiche di Pavia, pubblicato nella rivista "il Politico" nel 1986 e in V. Vailati, ''La storia nascosta'', pp. 8-10.</ref> attesta che il 26 settembre Umberto avrebbe dovuto rinunciare ai propri diritti come erede al trono in favore del figlio con un documento da consegnare a un "avvocato di Milano" di cui non si conosce il nome, forse un politico del periodo pre-fascista. Maria José, costretto Vittorio Emanuele III ad abdicare, sarebbe stata proclamata reggente e Badoglio avrebbe ottenuto pieni poteri per mantenere l'ordine, a cui sarebbe seguito un nuovo governo guidato dall'avvocato milanese. L'esercito, sotto gli ordini di Graziani, avrebbe preso possesso dei punti vitali di Roma, Milano, Torino, Venezia e Verona nella mattina del 27 e il 28, alle 15, Umberto avrebbe messo davanti al padre il fatto compiuto e successivamente fatto mandare in onda alla radio le dichiarazioni della reggente e del nuovo primo ministro. Invece il pomeriggio del 25 Hitler emanò un ultimatum di sei giorni alla [[Cecoslovacchia]] e, in uno scenario internazionale così teso, Umberto indugiò: il 27 giunse la notizia dell'intenzione di Mussolini di mobilitare le truppe se l'avesse fatto Hitler e del dissenso del Sovrano; l'indomani fu comunicata la notizia che Hitler avrebbe incontrato a [[Conferenza di Monaco|Monaco]] i primi ministri d'Italia, Francia e Inghilterra per decidere le sorti della Cecoslovacchia. Apparendo così Mussolini uno dei difensori della pace europea, il piano venne archiviato, mentre anche in Germania un piano dei generali Beck ed Halder era accantonato per simili motivi<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, pp. 359-360.</ref>.
{{q|Quindi le dimissioni di Heidegger dal rettorato sono connesse con la sua lotta per la purezza del movimento rivoluzionario, così come lo intendeva lui, cioè come rinnovamento dello spirito occidentale dopo la "morte di Dio"|Safranski p.331}}
 
Appena un mese dopo, il 29 ottobre, partecipò alle nozze del cugino [[Eugenio di Savoia-Genova]] con Lucia di Borbone-Due Sicilie, che avvennero a Monaco di Baviera, dove viveva la famiglia della sposa, di idee antinaziste, e officiate dal cardinale [[Michael von Faulhaber]], anch'esso inviso al regime: forse per riequilibrare quella presenza che denunciava le sue idee, chiese un incontro privato con Hitler: questi lo invitò due giorni dopo a un pranzo all'[[Obersalzberg]], trasformando quella richiesta in un'occasione di propaganda per il regime ad appena un mese dal convegno di Monaco. Umberto ascoltò il monologo del Führer, che espresse la sua soddisfazione per la soluzione del problema cecoslovacco, per la crescente forza della Germania, l'avversione per gli Stati Uniti, il desiderio di un'alleanza duratura con l'Italia; l'ambasciatore a Berlino, [[Bernardo Attolico]], mandò una relazione a Roma; Mussolini fu probabilmente soddisfatto dell'incontro, il Re assolutamente no. Il Principe di Piemonte, per ingenuità o per inesperienza politica, aveva scelto di incontrare per mera cortesia il dittatore, ma, tenuto conto che Umberto si era sempre tenuto rigorosamente al di fuori di attività o manifestazioni di simpatie politiche, l'avvenimento poté essere inteso come una sostanziale comunità di vedute o come ammirazione per l'uomo che aveva appena soppresso la libertà della Cecoslovacchia<ref>S. Bertoldi, ''L'ultimo re l'ultima regina'', pp. 86-87.</ref>.
In questo periodo la condotta di Heidegger nei confronti dei propri allievi e colleghi ebrei è ambivalente. Franco Volpi<ref>''Guida a Heidegger'', p. 319</ref> nota come in alcuni casi, come con Werner Brock, Eduard Fraenkel, Elisabeth Blochmann, Paul Kristeller, Georg von Hevesy egli si sia adoperato per trovare loro una sistemazione all'estero; ma in altri casi, come con Richard Hönigswald, Eduard Baumgarten, Jonas Cohn, Hermann Staudinger, si comportò diveramente, denunciandoli. Denunciò come «non nazionalsocialista» anche il suo allievo cattolico Max Müller (1906-1994) che per questa ragione perse la docenza.
 
Divenuto intanto generale designato d'armata e ispettore di fanteria, Umberto cominciò a esprimere, a chi glielo domandava, il suo profondo scontento verso le risorse effettive delle truppe: Mussolini, che oramai non si fidava più e cominciava a ritenerlo, se non pericoloso, almeno palesemente avverso, gli impedì di andare a [[Parigi]], covo dei fuoriusciti antifascisti, a inaugurare un busto del defunto suocero [[Alberto I del Belgio]]. In un clima così teso, le nozze dell'ultimogenita dei sovrani, [[Maria Francesca di Savoia|Maria]] con il principe Luigi di [[Borbone di Parma|Borbone-Parma]] avvenute il 23 gennaio 1939, ebbero il minimo dell'attenzione e dell'organizzazione possibile<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 369.</ref>. Tre mesi dopo, infatti, l'Italia invadeva l'[[Albania]] (di cui Vittorio Emanuele III era proclamato sovrano) e, il 22 maggio, veniva firmato il [[Patto d'Acciaio|Patto d'acciaio]]. A marzo, incontratolo a [[Salisburgo]], [[Italo Balbo]] aveva già anticipato l'avvenimento a Maria José, oramai certa di quale sarebbe stata la sorte del Belgio davanti all'aggressività tedesca. Le intenzioni, le idee e la "fronda" dei principi di Piemonte erano così note anche all'estero che nei giorni della firma del Patto d'acciaio sul ''[[Daily Mirror]]''<ref>Daily Mirror, 13 maggio 1939.</ref> uscì un articolo anonimo dal titolo "Il duce spedisce il principe in esilio", dove si diceva che Umberto e la moglie si sarebbero a breve rifugiati a [[Bruxelles]] in una "sorta di esilio dettato dal signor Mussolini [...] Il principe ereditario non ha mai nascosto la sua opposizione al fascismo"; inoltre si aggiungeva che erano sorte tensioni fra lui e Ciano (cosa possibile, poiché dopo l'incontro del 6 novembre 1938 il ministro ne ha uno solo il 18 novembre 1939); notizie tutte riprese lo stesso giorno dal ''News Chronicle''. Naturalmente erano esagerazioni, ma davano l'idea di come la posizione dei principi ereditari fosse nota<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 370.</ref>.
In sintesi Heidegger aderì con entusiasmo alla "rivoluzione nazionalsocialista", interpretata da lui come storica possibilità per la risorgenza dell'essere, e con altrettanto entusiasmo si adoperò, durante il suo rettorato, per la nazificazione della sua università. Diede le dimissioni quando ebbe contezza che il nazismo stava rinunciando alle sue premesse "rivoluzionarie" per mediare con gli interessi "borghesi".
 
[[File:Nozze Aosta Grecia 1939.JPG|thumb|upright=0.8|Aimone e Irene di Grecia]]
Fatto salvo quindi l'evidente adesione di Heidegger al nazismo, certamente secondo una visione del tutto personale dello stesso, adesione che egli non ritratterà mai, diversi studiosi si sono interrogati se la sua filosofia potesse contenere anche delle posizioni antisemite.
Fu quindi naturale che il Duce, nella preparazione dei comandi per la guerra prossima, scegliesse accuratamente di porre in secondo piano il principe ereditario, escludendolo non solo dalla possibilità di prendere decisioni, ma anche dal ricevere gloria militare, cosa che probabilmente sarebbe stata approvata da Hitler il quale, il 22 agosto 1939, disse ai suoi generali che «Mussolini è messo in pericolo da quell'imbecille di un Re e da quel perfido furfante di un principe ereditario»<ref>''Documents on British Foreign Policy 1919-1939'', terza serie, volume VII, Londra, 1954, p. 258 in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 361.</ref>. La manovra naturalmente non sfuggì al Re che, nel suo incontro con Ciano del 24 agosto, pretese che il duce «dia al principe di Piemonte un comando. Hanno il comando quei due [[Savoia-Genova|imbecilli di Bergamo e di Pistoia]], può ben averlo mio figlio, la cui testa vale quella del duca d'Aosta». Questa schiettezza e comunicatività del Re, notoriamente uomo di poche parole, col ministro degli esteri, neo [[Ordine supremo della Santissima Annunziata|collare dell'Annunziata]], era motivata dal comune sentimento antitedesco, aumentato in Ciano dopo il suo incontro dell'11 agosto con [[Joachim von Ribbentrop|von Ribbentrop]] e Hitler. Il colloquio terminò con una confidenza del sovrano: «paternamente ha aggiunto che il principe a me vuol bene, molto bene e che di me sempre gli parla con fiducia e speranza»<ref>G. Ciano, ''op. cit.'', p. 333.</ref>. In situazioni simili naturalmente la nuova gravidanza di Maria José non fu oggetto neppure delle calunnie dell'OVRA.
 
Ma la crisi tra regime e corona non coinvolgeva più solo i principi di Piemonte: il 1º luglio 1939 a Firenze, in [[Santa Maria del Fiore]], Aimone di Savoia-Aosta si era sposato con [[Irene di Grecia (1904-1974)|Irene di Grecia]], testimoni per lui il viceré Amedeo e Umberto: Mussolini non era intervenuto neppure a questa cerimonia di casa Savoia, sia per non incontrare il re [[Giorgio II di Grecia]], fratello della sposa, contro il quale tra pochi mesi manderà le truppe, sia perché dopo appena due anni di viceregno Amedeo ha mutato del tutto opinione sulla preparazione dell'esercito e sulla reale solidità del regime e dei suoi uomini<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 372.</ref>.
Hadrien France-Lanord (specialista di Heidegger) nella voce ''Antisémitisme'' del ''Le Dictionnaire Martin Heidegger'' (curato da Philippe Arjakovsky, François Fédier, Hadrien France-Lanord, Editions du Cerf, 2013) afferma, nel 2013, testualmente (p.&nbsp;27):
{{q|Non c'è, in tutta l'opera di Heidegger pubblicata ad oggi (84 volumi su 102), una sola frase antisemita||Il n'y a, dans toute l'œuvre de Heidegger publiée à ce jour (84 volumes sur 102), pas une seule phrase antisémite.|lingua=fr}}
 
=== 1939: non-belligeranza e desiderio di neutralità ===
Il rifiuto di considerare Heidegger antisemita, fu la posizione di importanti studiosi quali, ad esempio, il già citato Rüdiger Safranski («Heidegger antisemita? Non lo fu nel senso del folle sistema ideologico dei nazionalsocialisti. Risulta infatti evidente che né nei corsi di lezioni né negli scritti filosofici, né nei suoi discorsi e ''pamphlets'' politici si possono trovare osservazioni antisemite e razziste.», p.&nbsp;309) e Bern Martin<ref>Cfr. Martin Bern, ''Martin Heidegger und der Nationalsozialismus'' in ''Martin Heidegger und das "Dritte Reich". Ein Kompendium'' (a cura di Martin Bern), WBG, Darmstadt, 1987, pp. 14-50.</ref>.
[[File:Pio XII al Quirinale.JPG|thumb|upright=0.8|Pio XII al Quirinale]]
Il 1º settembre 1939 la Germania invase la Polonia, due giorni più tardi entrarono in guerra Francia e Inghilterra, l'Italia dichiarò la propria non-belligeranza e tutti coloro che erano antitedeschi iniziarono ad avere contatti sempre più fitti, scambiandosi informazioni e opinioni. A fine ottobre Umberto espresse con Ciano la propria soddisfazione nella rimozione di Achille Starace dalla guida del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] e lo informò che Hitler aveva chiesto la rimozione, tramite [[Filippo d'Assia]], di Bernardo Attolico, ambasciatore a Berlino, ostile all'espansionismo tedesco. Il 27 novembre la regina Elena scrisse una lettera appello in favore della pace alle sovrane di Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, Jugoslavia e Bulgaria, che vennero fermate da Mussolini, con la motivazione che era un gesto inopportuno. Il 4 dicembre Maria José seppe dell'idea di suo fratello Leopoldo III di indire una conferenza dei paesi non belligeranti per il giorno di Natale, proposta che il Duce rifiutò. Il 21 dicembre i sovrani andarono in visita dal papa in Vaticano e il 28 dicembre [[Papa Pio XII|Pio XII]] compì un viaggio di Stato fino al Quirinale, antico palazzo pontificio, dove dal 1870 nessun papa era più entrato: a colloquio con Vittorio Emanuele III si scagliò con forza contro Hitler. Due giorni dopo Ciano comunicò alla principessa di Piemonte che era imminente l'invasione del Belgio<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 374.</ref>.
 
Il 22 febbraio 1940 si ebbe un nuovo colloquio tra Ciano e Umberto, dove questi, a detta del genero del Duce si mostrò «molto antitedesco e convinto della necessità di rimanere neutrali. Scettico - impressionantemente scettico - sulle possibilità effettive dell'esercito nelle attuali condizioni -che giudica pietose- di armamento»<ref>G. Ciano, ''op. cit.'', p. 398.</ref>. A Napoli, due giorni dopo, nacque la figlia [[Maria Gabriella di Savoia|Maria Gabriella]] e l'indomani a Roma il sottosegretario di Stato statunitense [[Summer Wells]] fece capire al re che gli Stati Uniti contavano su di lui per mantenere l'Italia fuori dalla guerra, ottenendo per risposta «Ho l'impressione che il suo presidente non si renda conto di quanto poco possa fare io»<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 376.</ref>. Il 14 marzo il duca d'Aquarone espresse a Ciano, al circolo del golf dell'Acquasanta, il desiderio del sovrano di restare neutrali a tutti i costi, compreso quello di rimuovere Mussolini, purché avvenisse in maniera legale, al fine di evitare una guerra civile<ref>G. Ciano, ''op. cit.'', p. 406.</ref>: il ministro degli esteri confermò al re che Mussolini non avrebbe convocato il Gran consiglio per la dichiarazione di guerra, ma che avrebbe riflettuto se cercare di convincere il suocero in tal senso<ref>A. Spinosa, ''op. cit.'', p. 353.</ref><ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 377.</ref>. Due settimane dopo anche Umberto volle parlare con Ciano: il principe «non ha nascosto la sua preoccupazione [...] aggravata dalla sua conoscenza delle nostre condizioni militari. Nega che dal settembre a oggi siano stati realizzati effettivi progressi nell'armamento: il materiale è scarso e lo spirito depresso»<ref>G. Ciano, ''op. cit.'', p. 411.</ref>.
Donatella Di Cesare<ref>Cfr. Donatella Di Cesare, ''Heidegger e gli ebrei - I "Quaderni neri"'', Torino, Boringhieri 2014, versione mobi pos. 152</ref> rileva anche come tale posizione di rifiuto nel considerare Heidegger come un "antisemita" sia stata condivisa da molti allievi ebrei di Heidegger quali Karl Löwith, Hans Jonas, Hannah Arendt e Herbert Marcuse che pure non gli fecero mancare critiche.
 
Il 9 aprile 1940 la Germania invase Danimarca e Norvegia e il 24 Pio XII e [[Paul Reynaud]] chiesero ufficialmente a Mussolini di non entrare in guerra. Sei giorni dopo il pontefice incontrò i principi di Piemonte in Vaticano e «con un modo di fare affettuoso e paterno iniziò subito la conversazione. Insistette soprattutto sul pericolo del nazismo e delle persecuzioni religiose. Poi evocò l'imminenza di un'aggressione tedesca in Belgio e nei Paesi Bassi. Per tre volte affermò questo, voltandosi verso di me con aria angosciata, un po' interrogativa, aspettando forse un chiarimento, oppure una conferma da parte mia»<ref>Maria José in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 378.</ref>. Il 1º maggio Maria José avvisò del pericolo l'ambasciatore belga, che l'indomani la tranquillizzò affermando che erano tutte voci di agenti provocatori tedeschi operanti in Vaticano. Ciano, interpellato lo stesso giorno, confermò l'informazione aggiungendo che si trattava di 3 divisioni, e il 10 maggio si ebbe l'invasione. La principessa di Piemonte parlò poi con Balbo e Amedeo d'Aosta, perché facessero recedere il duce dalle sue intenzioni, invano.
Nel 2014, tuttavia, la casa editrice tedesca Vittorio Klostermann di Francoforte, casa editrice che cura la ''Gesamtausgabe'' di Heidegger prevista in 102 volumi, ha dato alle stampe i volumi n. 94, 95 e 96 contenenti i primi ''[[Schwarze Hefte]]'' ("Quaderni Neri", taccuini in cui il filosofo raccoglieva, rivedendoli, i suoi pensieri, di fatto una vera e propria opera filosofica) titolati come ''Überlegungen'' (Riflessioni, dal II al XV; il I è andato perduto) che coprono il periodo compreso tra il 1931 e il 1941. Questi testi, fino a quel momento sconosciuti in quanto mai pubblicati, contengono, per la maggioranza degli studiosi, delle affermazioni chiaramente antisemite. Così nei 1.694 passaggi numerati nelle ''Überlegungen'' (a cui vanno aggiunte le 120 pagine dell'ultimo volume che non contengono la numerazione), Heidegger cita per quattordici volte temi inerenti agli ebrei e all'ebraismo, sette di questi quattordici passaggi risulterebbero evidentemente antisemiti.
 
=== 1940: la campagna di Francia ===
Il dibattito tra gli studiosi sui temi sollevati dalla pubblicazione dei primi ''Schwarze Hefte'' è ancora aperto. Così per lo stesso curatore delle edizioni degli ''Schwarze Hefte'', Peter Trawny, la presenza di tratti antisemiti nel pensiero heideggeriano è indubitabile<ref>{{q|C'è un antisemitismo onto-storico nei testi di Heidegger che sembra contaminare non pochi aspetti del suo pensiero. Questo dato di fatto getta una nuova luce sulla filosofia heideggeriana e sulla sua ricezione. Se finora il coinvolgimento di Heidegger durante il nazismo è stato un problema che ha portato in parte a condanne eccessive e in parte a riserve legittime, la pubblicazione dei ''Quaderni neri'' rende impossibile ignorare l'esistenza di una forma specifica di antisemitismo che, per di più, emerge in un periodo in cui il filosofo critica fortemente il nazismo.|Peter Trawny, ''Heidegger e il mito della cospirazione ebraica'' (2014), Milano, Bompiani, 2015, versione mobi pos. 1631}}</ref>. La specialista di Heidegger Donatella Di Cesare, nella sua opera ''Heidegger e gli ebrei - I "Quaderni neri"'' del 2014, rileva, ad esempio, come la posizione di Heidegger sugli ebrei non possa essere considerata solo in base alla "quantità" dei passaggi degli ''Überlegungen'' evidentemente antisemiti, quanto piuttosto su come questi "passaggi", unitamente ad altre espressioni maggiormente utilizzate in qualità di "sinonimi", possano far comprendere l'effettiva posizione filosofica di Heidegger sugli ebrei, qui evidentemente intesi come popolo posto al di fuori della storia dell'essere, il che iscriverebbe Heidegger in quella tradizione antisemita propria della filosofia tedesca, ad esempio di Kant, Hegel, Schopenauer, Nietzsche, nonché di buona parte della passata cultura filosofica europea. La studiosa Francesca Brencio, considerando che la prospettiva ermeneutica di tali affermazioni sia ancora di fatto assente, avanza invece l'ipotesi che tale antisemitismo sia piuttosto legato «alla spietata critica che Heidegger muove al cristianesimo»<ref>Francesca Brencio, ''Heidegger, una patata bollente'', in ''La pietà del pensiero. Heidegger e i Quaderni Neri'', Passignano sul Trasimento, Aguaplano, 2015, p.139</ref>. Di tutt'altro avviso il figlio di Heidegger, Hermann Heidegger, storico e curatore testamentario delle opere del filosofo tedesco, nonché diretto curatore di alcuni volumi della ''Martin Heidegger Gesamtausgabe'' che, in un suo articolo del 6 agosto 2015 pubblicato dallo ''Die Zeit'' di Amburgo, sostiene che il filosofo non è mai stato antisemita<ref>Cfr. [http://www.zeit.de/2015/32/martin-heidegger-antisemitismus-sohn-hermann-heidegger qui]</ref>. Allo stesso modo, il principale curatore della ''[[Martin Heidegger Gesamtausgabe]]'', Friedrich-Wilhelm von Herrmann, in un articolo a sua firma pubblicato il 4 ottobre 2015 sul quotidiano italiano il ''Corriere della Sera''<ref>[http://rassegna.be.unipi.it/20151005/SID1045.pdf Cfr. p. 39].</ref> respinge l'accusa di antisemitismo rivolta al filosofo tedesco, evidenziando come un'analisi strettamente filologica dei termini usati negli ''Schwarze Hefte'' conduca a delle conclusioni assolutamente diverse rispetto a quelle finora considerate dai suoi critici e da lui considerate "improvvisate".
[[File:UmbertoIIemussolini.JPG.jpg|thumb|upright=0.8|Umberto di Savoia, insieme a [[Benito Mussolini]].]]
Il 29 maggio il duce annunciò ai vertici militari la sua decisione irrevocabile di entrare in guerra a fianco della Germania, nonostante i più fossero contrari e Umberto esprimesse al padre tutta la sua contrarietà: «Gli dissi che non si poteva andare avanti rassegnati verso la catastrofe, che bisognava fare qualche cosa»<ref>Cavicchioli, ''Umberto giudica suo padre'', La Domenica del Corriere, aprile-agosto 1965.</ref>.
 
Il 10 giugno al principe venne conferito il comando delle armate operanti al confine francese, 12&nbsp;000 ufficiali e trecentomila soldati, praticamente inutili, poiché la Francia era prossima al tracollo e Mussolini stesso aveva vietato operazioni di attacco: dieci giorni dopo l'entrata in guerra si ebbe una manovra militare che durò tre giorni, dal 21 al 24 giugno e portò alla presa di [[Mentone]] con 600 caduti italiani circa, commentata in un protocollo segreto dal generale [[Alfredo Guzzoni]], comandante della IV Armata con "Se non fosse stato per le condizioni climatiche sfavorevoli i francesi avrebbero continuato ad avanzare"<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 384.</ref>. Pochi giorni dopo, nei pressi di Mentone, Umberto incontrò la moglie, ispettrice nazionale del [[Infermiere Volontarie|Corpo Infermiere Volontarie]] della [[Croce Rossa Italiana]], che riportò sul suo diario testimonianze del profondo scetticismo del principe sulla preparazione e sulle attrezzature della truppa.
==== Ritorno alla filosofia, Hölderlin ====
Dimessosi da rettore e rifiutato come direttore dell'Accademia dei docenti nazionalsocialisti, nel maggio 1934 Heidegger diviene componente della Commissione di filosofia del diritto dell'<nowiki></nowiki>''Akademie für deutscher Recht'' ("Accademica per il diritto tedesco"). Nello stesso mese si reca a Weimar dove visita l' "Archivio Nietzsche" e dove incontra Elisabeth Nietzsche (1846-1935). In questo periodo il coinvolgimento di Heidegger con la politica si va allentando anche se nutre ancora fede in Hitler e nella rivoluzione nazionalsocialista<ref>Safranski, 342.</ref>. Significativo in tal senso è il corso del semestre estivo del 1934<ref>In GA 38 con il titolo ''Logik als die Frage nach dem Wesen der Sprache''.</ref> che previsto con il titolo "Stato e scienza", aveva attirato numerose personalità naziste curiose anche di conoscere cosa avrebbe sostenuto Heidegger rispetto alle sue dimissioni da rettore. Entrato in aula il filosofo comunica l'intenzione di mutare l'argomento del corso in "Logica" intesa come interrogazione sui fondamenti dell'essere, luogo della problematicità: alla seconda ora di lezione la sala si svuota, solo gli interessati alla filosofia sono presenti<ref>Safranski, pp. 342-3.</ref>.
 
Il 25 ottobre Umberto incontrò a Torino il maresciallo [[Enrico Caviglia]] che scrisse sul proprio diario come Umberto gli raccontasse di essere dolente per l'inattività in cui la nuova situazione militare lo poneva (essendo escluso che l'erede al trono potesse essere dislocato su qualche lontano fronte), di Hitler che cercava l'aiuto della [[Svezia]] per una pace con l'Inghilterra e che a suo dire era necessario fermare le operazioni militari in Libia per concentrare uomini e mezzi in Grecia, opinione quest'ultima non condivisa da Caviglia. In Libia infatti il governatore [[Rodolfo Graziani]] già a giugno aveva chiesto più mezzi, o un rinvio dell'attacco, che a fine agosto Badoglio, capo di stato maggiore, aveva rifiutato: dal diario di Ciano, in data 6 settembre, si apprende che Umberto aveva espresso le «più ampie riserve sulla possibilità e sull'inopportunità dell'impresa»<ref name=autogenerato3>G. Ciano, in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 387.</ref>.
Nel semestre invernale 1934-35 affronta per la prima volta la figura e la poesia di Friedrich Hölderlin (1770-1843)<ref>In GA 39 con il titolo ''Hölderlins Hymnen „Germanien“ und „Der Rhein“''.</ref>. In una significativa lettera che Heidegger invia il 21 dicembre 1934, alla sua amica, amante e confidente Elisabeth Blochmann (1892-1972), nel frattempo rifugiatasi in Inghilterra per via delle sue origini ebraiche, ne spiega le ragioni:
{{q|Hö[lderlin] ha pre-istituito la miseria – che ha un rinnovato inizio – del nostro esserci storico, affinché essa ci attenda. E la nostra miseria è la mancanza di miseria, l'impotenza a un'esperienza originaria della problematicità dell'esserci. E l'angoscia di fronte all'interrogare giace sull'Occidente; esilia i popoli in sentieri invecchiati e li ricaccia in fretta in dimore ormai decrepite. Solo la miseria dell'odierno lutto per la morte degli dei, che entro sé tuttavia è pronto anelante attendere, rischiara e appronta per la nuova istituzione dell'essere. La disposizione emotiva fondamentale tuttavia non è affatto una semplice "sensazione", bensì la forza dell'esserci, che è legata alla terra e alla patria; il lutto [''Trauer''] è cordoglio [''Mittrauer''] con le "sacre acque" - i fiumi.|In Martin Heidegger-Elisabeth Blochmann, ''Carteggio 1918-1969'', trad. it. a cura di Roberto Brusotti. Genova, Il melangolo, 1991, p. 136}}
 
=== 1941-1942: forzata inattività ===
L'atto del poetare è quindi ciò che istituisce la cultura. La ''Grundstimmung'' ovvero la tonalità emotiva fondante di un popolo, quindi la verità del suo esserci, è istituita dai poeti che, unitamente ai pensatori e agli statisti, creano opere di grande potenza generando nuove condizioni dell'esserci. E, riferendosi a Höderlin, il "poeta del poetare", rivela:
[[File:Umberto di Savoia incontra gli alpini del Monte Cervino in procinto di partire per Russia.jpg|thumb|upright=0.8|Umberto di Savoia incontra gli alpini del Monte Cervino in procinto di partire per la [[Russia]]]]
{{q|Può darsi che noi un giorno usciamo (''herausrücken'') dal nostro quotidiano, dovendo entrare nella potenza della poesia (''Macht der Dichtung''), e che non possiamo più tornare alla quotidianità così come l'abbiamo lasciata. |In GA 39 p.22|Es kann sein, dass wir dann eines Tages aus unserer Alltäglichkeit herausrücken und in die Macht der Dichtung einrücken müssen, dass wir nie mehr so in die Alltäglichkeit zurückkehren, wie wir sie verlassen haben.|lingua=DE}}
Nei mesi successivi il fronte greco-albanese mostrò l'inadeguatezza dell'esercito italiano e, a fronte dei rovesci e degli insuccessi, Umberto chiese di essere mandato in visita d'ispezione, cosa che Mussolini rifiutò, preferendo scegliere per l'occasione alti esponenti del partito, come Ciano, Farinacci, Bottai e infine sé stesso, nel marzo 1941. Ugualmente gli fu negata la possibilità di andare in Libia, durante l'offensiva inglese, anche per veto di [[Erwin Rommel]]. Di questi fatti il maresciallo Caviglia stese una rapida sintesi nel proprio diario, osservando come la politica dinastica di Mussolini fosse «ambigua. Egli sta [...] esaltando il duca d'Aosta, così come faceva con il defunto padre di lui. [...] Il principe di Piemonte è messo in disparte: non gli danno nessun comando. Non glielo diedero in Albania [...] e il re nulla fa per salvare la dinastia»<ref>E. Caviglia, ''Diario (1925-1945)'', Gherardo Casini Editore, Roma, 1952, p. 336.</ref>.
 
E mentre Mussolini ufficiosamente osteggiava l'erede al trono, dal gennaio 1941 Umberto si trovava a [[Lucera]], in provincia di Foggia, come generale d'armata, questi iniziava a stringere legami con Bottai e Ciano, che annota al 15 maggio di quell'anno un grave moto di scontento del principe in seguito alla stabilizzazione della situazione jugoslava dopo l'intervento tedesco: «Lui - sempre così prudente - ha criticato con parole aperte il sistema in genere, e la stampa in particolare. Vive nell'ambiente militare ed ha assorbito in questi mesi una buona dose di veleno, che in lui ha fatto effetto»<ref name=autogenerato3 />. Il 6 aprile 1941 i tedeschi avevano invaso la Jugoslavia, che s'era arresa il 18, si era costituito lo [[Stato indipendente di Croazia]] il 10 (cui re fu designato [[Aimone di Savoia-Aosta (1900-1948)|Aimone di Savoia, quarto duca d'Aosta]] come "Tomislavo II") e permesso l'erezione di un nuovo [[Occupazione italiana del Montenegro|regno di Montenegro]], di cui fu offerta la corona al nipote della regina Elena [[Michele I del Montenegro|Michele]], teorico erede al trono della dinastia Petrović Niegoš, ma questi rifiutò. La restaurazione era caldeggiata vivamente dai sovrani italiani. Poiché altri candidati rifiutarono la corona, fu istituita in Montenegro una reggenza. Elena aveva declinato l'offerta di salire sul trono del padre, soluzione che sarebbe stata ben vista dalla popolazione montenegrina.
La scelta di Hölderlin è da Heidegger ben meditata, in quanto il poeta tedesco è «der Dichter des Dichters und der Dichtung» ("il poeta dei poeti e della poesia"), non solo Hölderlin è anche il «der Dichter der Deutschen» ("il poeta dei tedeschi"), e siccome lui è tutto questo ma il suo poetare è "difficile" (''Schwere'') e "arcano" (''Verborgene''), la sua "potenza" non è divenuta "potenza" del popolo tedesco e "siccome non lo è, lo deve diventare" (''Weil er das noch nicht ist, muß er es werde'')<ref>GA 39, p. 214.</ref>.
 
Mentre i successi germanici iniziavano ad arrestarsi Umberto nascondeva sempre meno la propria radicata avversione ai nazisti, come si apprende da Ciano, sempre più presente nell'entourage del principe. A fine ottobre, durante una battuta di caccia con von Ribbentrop, questi, con il genero del duce, definì espressamente Umberto come ''ostile'', dopo aver affermato che a corte "si intriga". Quanto il tedesco avesse ragione è sancito da ciò che Ciano scrisse poco dopo, al 7 novembre 1941: del principe ''era chiaro il suo preconcetto contro gli alleati che giudica insopportabilmente grossolani''<ref>G. Ciano, in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 394.</ref>. Intanto continuavano a essergli negati comandi effettivi: nel giugno 1941 quello del [[Corpo di spedizione italiano in Russia]], le prime truppe italiane nella campagna di Russia, e poi quello dell'[[8ª Armata (Regio Esercito)|ARMIR]], sempre in Russia, nel febbraio 1942, compensato pateticamente pochi mesi dopo dal comando delle Armate Sud al posto del maresciallo [[Emilio De Bono]]. Questi avvenimenti suscitarono abbastanza scalpore nelle alte sfere politiche e militari. Caviglia osservò che su un esercito di 70 divisioni, 35 delle quali nei Balcani, al principe ne erano state affidate alcune peninsulari, con due di riserva strategica in caso di sbarco nemico<ref>E. Caviglia, ''Diario (1925-1945)'', Gherardo Casini Editore, Roma, 1952, p. 362.</ref>. Il [[Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta|conte di Torino]], che pure non era tra i membri più importanti o più scaltri di casa Savoia, si lamentò con Giovanni Agnelli che Mussolini aveva apposta ostacolato Umberto che "dovrebbe invece poter acquistare maggior popolarità, altrimenti che cosa succederà alla morte del re?"<ref>G. Ciano, in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 395.</ref>
Quindi parlare di Hölderlin è per Heidegger parlare di politica nel suo significato più "alto"<ref>GA 29, p. 214-5</ref> in quanto, e qui Heidegger cita direttamente l'ultima frase della lirica ''Andenke'' ("Ricordi") di Hölderlin:
{{q|il poeta fonda ciò che resta|GA 39, p. 214|Was bleibet aber, stiften die Dichter|lingua=DE}}
 
A sintetizzare tutta la situazione, con i pro e i contro e un giudizio valido anche per gli avvenimenti futuri, fu ancora Caviglia nel suo diario, riportando un proprio colloquio con De Bono: Umberto non accettava sia perché aveva già delle armate assegnate, sia perché si sarebbe trovato gerarchicamente agli ordini dei tedeschi, cosa che Caviglia trovava anche accettabile. Eppure il maresciallo era d'idea che il principe dovesse andare lo stesso in Russia, così da farsi "fama di buon soldato. Se la situazione della dinastia, oggi, in Italia, fosse migliore, se l'attuale sovrano non fosse tanto scaduto nella opinione pubblica [...] non vi sarebbe bisogno del sacrificio del Principe di Piemonte. Perché, in caso di rovescio militare, quel sacrificio potrebbe salvare la dinastia"<ref>E. Caviglia, ''Diario (1925-1945)'', Gherardo Casini Editore, Roma, 1952, p. 354.</ref>.
Per meglio significare questo valore, Heidegger introduce una modifica grafica al termine ''Sein'' che diventa ''Seyn'': all'"essere" (''Sein'') si aggiunge, nella terminologia heideggeriana, l'Essere (''Seyn'').
{{q|Il poeta è il fondatore dell'Essere|GA 39, p. 214|Der Dichter ist der Stifter des Seyns|lingua=DE}}
 
Così, scartata anche l'eventualità di un incarico in Africa orientale, a Umberto e a Maria José rimase solo la possibilità di alleviare con gesti pratici le sorti degli italiani vittime delle ristrettezze dei lutti apportati dalla guerra: si prodigò per il rientro dalla prigionia in mani inglesi del generale Alberto Cordero di Montezemolo e della famiglia; a fine 1942 provvide, su richiesta di [[Enrico Marone Cinzano]] alla sistemazione di circa 200 persone, dipendenti e famiglie della [[Cinzano (azienda)|Cinzano]], tutti sfollati per i bombardamenti; donò indumenti ai sinistrati e fece restaurare a sue spese oggetti antichi delle collezioni d'arte torinesi danneggiate dai bombardamenti<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 399.</ref>. E mentre Maria José si intratteneva al Quirinale con antifascisti di vari ambienti come [[Benedetto Croce]], [[Paolo VI|monsignor Montini]], [[Paolo Monelli]], Antoni Gonella, Umberto incontrò più volte il capo della polizia [[Carmine Senise]], membri delle Forze armate come Caviglia e [[Ugo Cavallero|Cavallero]], e del partito fascista come [[Giuseppe Bottai|Bottai]]. Questi il 21 ottobre 1942 registrò sul suo diario che "Gente, per solito sennata, viene a confidarti [...] di complotti capitanati dal principe ereditario e dalla sua consorte. Si danno per veri ordini impartiti alla polizia di sorvegliare gli edifici tipici dei colpi di stato"<ref>G. Bottai, op. cit, p. 331.</ref>.
Nei fondamentali scritti che inizierà a redigere l'anno successivo, il 1936, e fino al 1938, e che saranno pubblicati con il titolo ''Beiträge zur Philosophie (Vom Ereignis)''<ref>GA 65; la traduzione in lingua italiana di questo volume è di Franco Volpi ed è stata pubblicata con il titolo ''Contributi alla filosofia (Dall'Evento)'', dalla casa editrice Adelphi di Milano nel 2007</ref> Heidegger rendo conto dell'importanza di questa innovazione terminologica:
{{q|Il domandare dell'Essere secondo la sua storia non è rovesciamento della metafisica, bensì de-cisione in quanto progetto del fondamento di quella distinzione in cui anche il rovesciamento deve continuare a mantenersi. Con tale progetto questo domandare giunge assolutamente al di fuori della distinzione tra essere ed ente ed è per tale ragione che essa scrive ora il nome dell'essere (''Sein'') nella forma di "Essere" (''Seyn''). Ciò deve indicare che qui l'essere non è più pensato nel senso della metafisica.|Ga 65, p.436; traduzione di Franco Volpi in ''Contributi alla filosofia (Dall'Evento)''; Milano, Mondadori, 2010, pp. 782-3 |Das seynsgeschichtliche Erfragen des Seyns ist nicht Umkehrung der Metaphysik, sondern Ent-scheidung als Entwurf des Grundes jener Unterscheidung, in der sich auch noch die Umkehrung halten muß. Mit solchem Entwurf kommt dieses Fragen überhaupt ins Außerhalb jener Unterscheidimg von Seiendem und Sein; und sie schreibt deshalb auch das Sein jetzt als »Seyn«. Dieses soll anzeigen, daß das Sein hier nicht mehr metaphysisch gedacht wird. |lingua=DE}}
 
In questo periodo si hanno le prime fonti sull'esistenza di un dossier scandalistico contro il principe di Piemonte "preparato contro di lui dal Partito per contrastare le sue ambizioni con la minaccia di rendere pubblici dei compromettenti documenti sulla sua vita privata", citato da una nota dell'ambasciatore [[Polonia|polacco]] presso la [[Santa Sede]] al Foreign Office<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 401.</ref>. [[Domenico Bartoli (senatore)|Domenico Bartoli]] scrisse che già a metà degli anni trenta [[Italo Balbo]] aveva fatto avvertire il re dell'esistenza di questo dossier da un suo uomo di fiducia, cui il ministro della real casa Mattioli Pasqualini disse che il re già sapeva tutto. Da esso fu tratto qualche stralcio, che il ''[[Popolo d'Alessandria]]'' utilizzò per costruirci su una storia pubblicata a puntate basata sui vizi e deboscerie di un principe soprannominato "Stellassa". Eppure per motivi ancora non chiari Mussolini non lo utilizzò mai interamente e pubblicamente, neppure durante il periodo della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica Sociale]].
=== "Svolta" e ultimi anni ===
Dimessosi dal rettorato, ed evitando ogni coinvolgimento politico diretto, Heidegger aveva continuato a tenere i suoi corsi accademici, ma senza pubblicare più alcuna opera fino al [[1942]]. Fra i corsi di questo periodo troviamo soprattutto quelli su [[Nietzsche]], poi editi nel [[1961]], mentre del [[1935]] è la conferenza su ''L'origine dell'opera d'arte'',<ref>[http://www.filosofico.net/esteticaheideggerrr.htm Martin Heidegger: opera d'arte e verità dell'essere], a cura di Claudia Bianco.</ref> e dell'anno seguente quella tenuta a [[Roma]] dedicata a ''Hölderlin e l'essenza della poesia''.
 
Il suo pessimismo sulle sorti della guerra e del regime si acutizzò e si cristallizzò in una visione lucida ma priva di spunti d'iniziativa fedelmente registrata in molteplici passi del diario di Ciano,<ref>G. Oliva, ''Umberto II'' p. 154.</ref> che ne giudica le capacità "superiori alla fama"; lo stesso Mack Smith gli riconosce "idee politiche piatte e convenzionali, ma non reazionarie [...] disposto a imparare". Però, al di là del suo sempre maggiore scontento, non tessé una forte rete di contatti con le opposizioni liberali come la moglie, non elaborò una idea per deporre Mussolini e non riuscì neppure a uscire dal cono d'ombra politico in cui il padre e il regime lo avevano posto.
[[File:Grab Heidegger.JPG|thumb|220px|La tomba di Heidegger e della moglie Elfride.<ref>Si trova nel cimitero di Meßkirch, in Baden-Württemberg. Da notare l'assenza della croce e la presenza solo di una stella. Al funerale di Heidegger furono letti alcuni inni di Hölderlin.</ref>]]
Alla caduta del regime nazista, per un'interdizione accademica predisposta dalle [[zone di occupazione della Germania|potenze occupanti]] nel periodo post-bellico, per alcuni anni fu allontanato dall'insegnamento, al quale verrà riammesso nel [[1949]] su sollecitazione di [[Jaspers]], il quale era al corrente della compromissione di Heidegger col nazismo, ma ritenne ugualmente di prendere le sue difese.<ref>''Risposta a colloquio con Martin Heidegger'', ''op. cit.'', pag. 44.</ref> Cessata l'interdizione,<ref>Con la divisione della Germania, sempre nel 1949 sarebbe divenuto cittadino della [[Germania Ovest]], mentre nella [[Germania Est]] le sue opere saranno guardate con sospetto insieme ai libri di [[Nietzsche]] e [[Carl Gustav Jung|Jung]].</ref> nel [[1947]] Heidegger pubblica ''[[Lettera sull'"umanismo"|La dottrina platonica della verità, con una lettera sull'"umanismo"]]'', in cui prende le distanze dall'[[esistenzialismo]] [[umanismo|umanistico]] in primo luogo di [[Sartre]], allora molto diffuso in [[Francia]], rilevando come, a differenza di quest'ultimo, la propria filosofia sia volta principalmente alla riflessione sull'[[essere]].
 
Probabilmente fu anche per blandire il principe, oggetto e soggetto di tante voci, che Mussolini lo propose per la nomina di [[maresciallo d'Italia]], nomina che venne ratificata il 28 ottobre 1942, anniversario della [[Marcia su Roma]].
Del resto è proprio in questo periodo che egli comincia a tracciare, attraverso una serie di saggi e conferenze come ''Sentieri interrotti'', ''La questione della tecnica'', ''L'abbandono'', poi riuniti in varie raccolte, i temi di una «svolta» intellettuale (''Kehre'') che sposterà la sua ricerca dai temi più prettamente esistenzialistici a quelli riguardanti la [[verità]] dell'[[essere]]; per adeguarsi a questa svolta, anche il linguaggio delle sue opere diverrà sempre più vicino a quello della [[poesia]] e dunque più oscuro e ambiguo. D'altra parte proprio il tema del linguaggio e della poesia sarà messa in risalto in quest'ultima fase, come testimonia lo scritto ''In cammino verso il linguaggio'' del [[1959]], nonché gli incontri con poeti come [[René Char]] e [[Paul Celan]]. Nel [[1969]] Heidegger, a 80 anni, accetta un'intervista televisiva, svolta da Richard Wisser per la [[ZDF]]; in questa come in altre conferenze ed interviste giornalistiche degli ultimi anni, centrale è la questione della [[tecnica]], assurta ad evento dell'essere che scuote l'uomo nel profondo, minacciandolo nel suo stesso fondamento.<ref name="intervista">Heidegger, ''Ormai solo un Dio ci può salvare. Intervista con lo «Spiegel»'', a cura di [[Alfredo Marini (filosofo)|A. Marini]], Guanda, 1988.</ref>
 
=== 1943: golpe ventilato ===
Poco dopo la morte dell'amica [[Hannah Arendt]] ([[1975]]), Heidegger morirà a Friburgo, a ottantasette anni, nel [[1976]].
Nonostante questo Umberto continuò ad affiancare i propri impegni ufficiali con i frequenti contatti con gli oppositori del regime e con militari come Badoglio e [[Vittorio Ambrosio]], da poco nominato nuovo capo di stato maggiore generale. Probabilmente è in questo periodo che anche il principe ereditario iniziò a vedere Badoglio come una possibile carta spendibile per l'affossamento di Mussolini, pur dimostrando di non averne molta fiducia. Confidò a un uomo vicino a Caviglia (l'altro maresciallo in predicato di essere successore del duce alla guida del governo), che giudicava il collega Badoglio "un cane da pagliaio che va dov'è il boccone più grosso", che condivideva il giudizio<ref>E. Caviglia, ''op. cit.'', p. 387.</ref>, ma ugualmente vedeva nel militare piemontese l'unico in grado di avere la fiducia dei fascisti frondisti, del sovrano e degli [[alto papavero|alti papaveri]] dell'esercito<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 406.</ref>.
 
Il 2 febbraio del [[1943]] nacque al Quirinale l'ultimogenita dei principi di Piemonte, Maria Beatrice<ref>Sarà battezzata nella cappella Paolina del Quirinale, al lume delle candele, causa erogazione di elettricità ridotta del 25 %, coi nomi di Maria Beatrice Elena Elisabetta Adelaide Margherita Francesca Romana. Madrina la duchessa d'Aosta madre Elena, padrino Adalberto duca di Genova. In Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 418.</ref>, il cui atto di nascita venne rogato il 4 febbraio da Ciano, che scrisse sul suo diario di aver avuto un breve colloquio con Umberto, che "vede le cose con molta esattezza. E ne è giustamente pensoso". Quella fu l'ultima incombenza ufficiale del genero del duce da ministro degli esteri: due giorni dopo divenne ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede.
=== Heidegger e la Foresta Nera ===
Il legame particolarmente forte, quasi atavico, di Heidegger con la [[Foresta Nera]] è stato messo in luce da un testo, ''Il messaggero della Foresta Nera'', pubblicato da Fréderic de Towarnicki, un giovane francese che nel [[1945]] aveva raggiunto e conosciuto il pensatore proprio nella sua baita montana, restandone vivamente impressionato.
In seguito alla pubblicazione di numerose fotografie di Heidegger, che lo ritraevano in atteggiamenti di vita quotidiana nella sua baita di [[Todtnauberg]], sempre nella Foresta Nera, lo scrittore austriaco [[Thomas Bernhard]] sembra invece stigmatizzare causticamente la figura del pensatore.<ref>«...in Heidegger mi ha sempre disgustato tutto, non soltanto il berretto da notte in testa ed i mutandoni invernali tessuti a mano e stesi sulla stufa che lui stesso si accendeva a Todtnauberg, non soltanto il suo bastone da passeggio della Foresta Nera tagliato in casa, ma per l'appunto la sua filosofia della Foresta Nera fatta in casa, tutto in quest'uomo tragicomico mi ha sempre disgustato...» (Bernhand, ''[[Antichi Maestri]]'', 1985).</ref>
 
Molto probabilmente furono anche le voci di fronda legate ai principi ereditari, oltre all'ostilità nazista, che nel rimpasto di governo del febbraio 1943 costarono il posto a Ciano, Bottai, Grandi e poi anche a Senise (quest'ultimo da capo della polizia). Lord Edward Halifax, ambasciatore britannico a Washington, scrisse nel suo rapporto che un italiano da poco rientrato in Turchia (non lo nomina, ma è possibile che fosse l'ambasciatore in quello stato, il barone [[Raffaele Guariglia]], futuro ministro degli esteri del governo Badoglio) aveva riferito che tutti quei mutamenti politici erano dovuti alla "scoperta da parte della Gestapo che c'era un complotto per dare il potere al principe di Piemonte e rovesciare il governo [...]. Grandi, il precedente ambasciatore a Londra, e il conte Ciano organizzarono il movimento sicuramente con la conoscenza del principe Umberto"<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 408.</ref>
Un segnale del legame di Heidegger con la Foresta Nera si trova anche nel suo scritto ''Warum bleiben wir in der Provinz'' (''Perché restiamo in provincia''),<ref>[http://www.parodos.it/lettersheidegger.htm Testo in italiano di ''Perché restiamo in provincia?'']</ref> nel quale il filosofo considera il rapporto dell'uomo con la propria terra alla stregua di un legame ontologico.<ref>In particolare, il concetto di tempo come struttura originaria dell'essere conduce il pensatore a definire un'idea di spazio antropologico come luogo chiuso nel quale soltanto può realizzarsi quella che egli definisce "esistenza autentica", altrimenti mortificata nell'annichilimento metropolitano e globalizzante (Cesare Catà, ''I preziosi limiti della Contea. Le Piccole Patrie nel Rinascimento Europeo e il rinascimento delle Piccole Patrie nell'Europa Unita'', in A. Morganti (a cura di), ''Europa: Il ritorno dei Piccoli Stati. Autonomie, Piccole Patrie, processi di sussidiarietà'', Rimini, 2012, pp. 23-42).</ref>
 
Vittorio Emanuele III non gradiva affatto l'attivismo politico del figlio e della nuora. Per quanto riguardava Maria José, che manteneva contatti sia coi politici dell'Italia pre-fascista, con intellettuali di varia estrazione e con ambienti vaticani, il re non tollerava che fosse una donna a occuparsi di politica, che ci si fidasse di vecchi ''revenants'' (fantasmi, come con disprezzo definiva Bonomi, Nitti e gli altri notabili d'epoca giolittiana) e di preti (noto era il suo anticlericalismo)<ref>D. MackSmith, ''op. cit.'', p. 385.</ref>. Quanto al figlio, il sovrano era dell'idea, leit-motiv di casa Savoia, che "si regna uno alla volta".
== Pensiero ==
=== Ontologia esistenzialista di ''Essere e tempo'' ===
[[File:Heideggerrundweg0009part..JPG|thumb|right|220px|La baita dove Heidegger scrisse ''Essere e tempo''.<ref>La baita si trova nei pressi di Todtnauberg, nella Foresta Nera, e fu fatta costruire dalla moglie del filosofo, Elfride, nel corso del 1922. Sull'architrave della porta, nella corteccia, Heidegger fece incidere τὰ δὲ πάντα οἰακίζει Κεραυνός (il fulmine governa ogni cosa) (Eraclito, fr. 64).</ref>]]
{{vedi anche|Essere e tempo}}
L'intento di Heidegger è quindi quello di costruire un'[[ontologia]] fondamentale che, sulle orme dell'ultimo [[Edmund Husserl|Husserl]], ricerchi la natura costitutiva degli oggetti del mondo a partire dal [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e dalla coscienza [[trascendentale]]<ref>Il termine ''trascendentale'' va inteso nel senso [[kant]]iano e [[idealismo|idealista]] per denotare un'attività soggettiva che conferisce valore e sostanza anche alla realtà oggettiva.</ref> che in qualche modo li rende possibili.<ref>Secondo Husserl, «è solo un ritorno alla soggettività che può rendere intelligibile la verità oggettiva e il significato ultimo del mondo» (''[[Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica]]'', 1913).</ref> Husserl aveva bensì evidenziato l'esigenza di indagare la soggettività in maniera non astratta e generica, ma in relazione agli oggetti del mondo e della storia: in tal senso egli aveva dato avvio all'esplorazione delle cosiddette "ontologie regionali", ossia di quelle [[scienza|scienze]] rivolte allo studio di particolari aspetti o regioni della realtà, come la [[logica]] o la [[matematica]], da un punto di vista ''[[a priori]]'', cioè sulla base delle loro essenze ideali. Il tentativo di Husserl di dare concretezza al soggetto trascendentale, però, secondo Heidegger non è bastato, poiché occorre tener conto anche della sua finitezza e della drammaticità della sua esistenza storica.<ref>Perone, ''Storia del pensiero filosofico'', III vol., Torino, Sei, 1988, pag. 367 e segg.</ref>
 
A posteriori, Umberto diede la sua versione dei fatti, spiegando che l'idea di rimuovere Mussolini venne in seguito al disastro di [[Seconda battaglia di El Alamein|El Alamein]] "che irritò non soltanto il re mio padre, ma anche le sfere superiori militari [...] Fin dall'autunno 1942 cominciarono ad affluire in Quirinale alte personalità militari, persino il vecchissimo generale [[Vittorio Italico Zupelli|Zuppelli]], per invocare l'intervento della corona [...] Nella primavera anche il generale Ambrosio fece conoscere il suo piano"<ref>''Settimana Incom illustrata'', 1958, in Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 413.</ref>
Nel costruire la sua ontologia, ossia la scienza che descrive l'[[essere]] e le sue strutture fondamentali, Heidegger ritiene si debba partire dal soggetto che pone la domanda su che cosa sia l'essere, cioè l'[[uomo]]. L'uomo ha avuto un rapporto problematico con la definizione di essere, finendo per concepirlo come "[[oggetto (filosofia)|oggettività]]", come ''semplice presenza'', come la qualità per cui diversi oggetti o entità sono ''posti'' davanti a me (''ob-jecta'' in [[lingua latina|latino]]). Questa definizione non tiene conto dell'uomo stesso, al quale gli oggetti sono bensì presenti, ma che non è una semplice presenza nel mondo, bensì un prendersi «cura» di esso, un agire rivolto al [[futuro]] continuamente operando in vista di uno scopo. Recependo infatti l'insegnamento fenomenologico, secondo Heidegger l'esistenza umana significa essenzialmente ''[[trascendenza]]'', protesa però allo stesso tempo verso il mondo, al fine di modellarlo e progettarlo. L'uomo quindi non è presenza ma ''progetto'', o alternativamente ''esser-ci'' (''[[Dasein]]''),<ref>Il termine tedesco ''Dasein'', composto dalla preposizione ''Da'' + il verbo ''Sein'', significa appunto ''essere qui'', ''esserci''.</ref> ''essere nel mondo'', in quanto nodo inestricabile di situazioni nel quale si trova calato.<ref name="Abbagnano">[[Nicola Abbagnano]], ''Linee di storia della filosofia'', III vol., Torino, Paravia, 1960, pag. 187.</ref>
 
Nella primavera del 1943 Maria José facilitò un incontro tra [[Ivanoe Bonomi]] e il marito, che egli raccontò nel suo ''Diario di un anno'': "gli dico che bisogna puntare su un generale, Badoglio o Caviglia. Lui dice di preferire Badoglio, perché Caviglia è troppo vecchio [...] Ma alla proposta di andare tutti dal re per spingerlo a decidersi, Umberto di nuovo tentenna. [...] la principessa mi aveva detto: il figlio non farà nulla contro il padre [...] Il principe ha idee chiare, peccato non abbia la ferma volontà di fare"<ref>G. Oliva, ''Umberto II'', p. 156.</ref>.
==== Uomo come progetto ====
Se si intende l'essere come progettare, si modifica anche la concezione dell'essere degli oggetti, o degli «enti intramondani»: questi non sono più presenze che sussistono in maniera indipendente da noi, come induce a credere il [[metodo scientifico]], ma vengono visti come strumenti in funzione del nostro progetto. Un progetto che consiste appunto nel «preoccuparsi» di tali strumenti, averne ''cura'' nel senso latino del termine, un compito che l'uomo, per sua natura, ha nei confronti di essi. Del resto, anche la presunta oggettività con cui la [[tecnica]] dice di guardare loro, è in realtà in funzione della loro strumentalità o utilizzabilità.<ref>Nicola Abbagnano, ''ibidem''.</ref>
 
Tra marzo e aprile del 1943 Umberto ebbe un colloquio con il cognato [[Filippo d'Assia]]<ref>Renato Barneschi, ''Frau von Weber'', pp. 134-135.</ref>, che si concluse con la comune intenzione di chiedere a Hitler una pace prima che la situazione ancora peggiorasse. Il principe d'Assia ne parlò con il Führer nella prima settimana d'aprile a [[Klessheim]], appena terminati i colloqui con Horthy e Mussolini, causando la sua ira: accusò i Savoia di essere degli ingrati nei confronti del duce e affermò che tutto si sarebbe aggiustato anche sul fronte italiano. Pochi giorni dopo Filippo d'Assia venne consegnato a [[Berchtesgaden]], e poi a Rastenburg, per essere infine arrestato l'8 settembre.
Poiché ogni strumento coopera con altri strumenti in vista di un orizzonte più vasto che è il fine ultimo a cui devono servire, essi vanno compresi entro una totalità, alla luce del mondo complessivo creato e unificato dall'uomo che persegue i suoi progetti. Ciò significa che l'essere di questi enti intramondani è dato dal fatto che c'è l'uomo: è l'uomo che li fa venire all'essere.
 
Il 22 luglio, dalla sede del comando delle armate Sud, che si trovava a [[Sessa Aurunca]], Umberto tornò a Roma dove, l'indomani, incontrò il duca Acquarone e il cugino Aimone di Savoia-Aosta, e in seguito tornò a Sessa e qui venne sorpreso dal voto del Gran consiglio e dalla successivo arresto di Mussolini. Quello stesso giorno Hitler espresse il proprio desiderio di arrestare tutti i membri della casa reale, e Keitel osservò che il principe ereditario "era più importante del vecchio"<ref>Eugene Dollman, ''Roma nazista'', Longanesi, 1951.</ref>
Tale risultato, che per certi aspetti avvicina Heidegger all'[[idealismo]] [[trascendentale]] e alla coscienza [[fenomenologia|fenomenologica]],<ref>Perone, ''op. cit.'', pag. 369.</ref> per i quali appunto era il soggetto a creare l'oggetto, viene a questo punto ricondotto da Heidegger all'esigenza sua propria di connetterlo alla concretezza dell'esistenza. L'esserci, infatti, che progettando il mondo lo fa venire all'essere in quanto coscienza trascendentale, si trova ad essere a sua volta "progettato": egli stesso è ''progetto gettato'' (''[[Geworfenheit]]'');<ref>L'etimologia tardo latina del termine "progetto" è ''proiectare'' che significa appunto «gettare avanti» (cfr. {{Treccani|progettare|progettare|v=1}}).</ref> nasce e muore senza averlo deciso, e si ritrova limitato dalla sua finitezza. Il ''Dasein'', pertanto, da un lato denota [[libertà]] (in quanto trascendenza), dall'altro però questa stessa libertà comporta di accettare le condizioni in cui essa si va ad esplicare ([[immanenza]]).
 
Il 26 luglio Umberto partì per Roma all'alba e nella mattinata incontrò di nuovo Acquarone, il cugino Aimone e il generale Sartoris, che lo resero edotto sugli ultimi avvenimenti, sui quali il re diede la sua versione durante il pranzo, a cui lui e Maria José erano invitati<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 422.</ref>. Probabilmente insoddisfatto dai colloqui, ebbe di nuovo un incontro nel pomeriggio con Acquarone, cui seguì uno con Roatta e Ambrosio. Umberto, da sempre antinazista, era probabilmente in disaccordo con il proclama di Badoglio, ma ligio all'autorità, non protestò né fece partecipe il padre dei suoi dubbi, continuando così a stare tra l'[[Abruzzo]] e la [[Campania]], visitando città e accampamenti<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 423.</ref>.
==== Essere-per-la-morte ====
Su questa auto-limitazione della libertà si inserisce la riflessione di Heidegger sulla [[morte]], che non viene affrontata con intento moraleggiante, ma viene studiata per la sua funzione di dare senso e struttura al progetto dell'esserci.
 
Il 4 agosto festeggiò il compleanno della moglie che, tre giorni dopo, venne mandata con le bambine per ordine di Vittorio Emanuele III nel castello di [[Sant'Anna di Valdieri]] in Piemonte, ufficialmente per motivi di sicurezza, ma in realtà perché l'attivismo politico e di stampo liberale di Maria José erano invisi al sovrano e a Badoglio.
Mentre per le [[metafisica|metafisiche]] passate, come ad esempio quella [[hegel]]iana, la morte aveva per lo più rappresentato un intoppo, un ostacolo al procedere della [[ragione]] [[assoluto|assoluta]] di cui l'uomo era ritenuto portatore, la filosofia heideggeriana vuole mostrare che solo attraverso la morte l'uomo si costituisce come coscienza trascendentale, che "aprendo al mondo" lo fa venire all'essere. La morte, infatti, si differenzia da ogni altra possibilità di scelta che l'uomo può trovarsi ad avere nella sua [[esistenza]], perché non solo è una possibilità permanente con cui dovrà misurarsi comunque, ma è l'unica che, quando si realizzi, annulla e rende impossibili tutte le altre: morendo si perde infatti ogni altra possibilità di scelta. Solo la morte, però, è costitutiva dell'esserci come tale, cioè come ''Dasein'', mentre le altre possibilità non realizzano la sua vera essenza.
 
=== Da Roma a Brindisi ===
Scegliendo di vivere una possibilità particolare come fondamentale e ineludibile (ad esempio dedicandosi totalmente alla famiglia, o al guadagno, o ad un mestiere specifico), l'uomo sviluppa un'esistenza inautentica. Questa è connotata da un'uniformità di tipo circolare, per la quale egli tende a ricadere in futuro nei modi di essere del passato, o in situazioni già vissute, conducendo un'esistenza quotidiana sostanzialmente insignificante e anonima, dove prevale l'adeguamento a modelli impersonali dettati dal termine «si» (''man'' in tedesco) ossia alle convenzioni dei vari «''si'' dice» o «''si'' fa».
{{vedi anche|Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|fuga del re Vittorio Emanuele III|mancata difesa di Roma}}
 
Nei giorni immediatamente precedenti alla resa italiana, Umberto ebbe un'intensa attività: il 6 settembre ispezionò la V armata a Orte, la mattina del 7 incontrò il maresciallo von Richtofen e, nel tardo pomeriggio, ad [[Anagni]], il maresciallo Graziani, che lì viveva ritirato dal 1941. A una precisa domanda del militare sulla possibilità d'un armistizio il principe rispose "solo voci!", come gli era stato detto dal [[ministro della Real Casa]], duca [[Pietro d'Acquarone|d'Aquarone]] il 3 settembre, a Roma (sebbene questi fosse al corrente che nel frattempo l'armistizio veniva firmato a Cassibile), e il 6, ad Anagni<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 427.</ref>. Partì per Roma alle 17:55 dell'8 settembre, giungendo al Quirinale dopo quasi un'ora ove, all'oscuro di tutto, venne finalmente informato circa l'armistizio da Acquarone. Il colloquio risulta essere avvenuto dopo le 19:10, come registrato dal primo aiutante di campo del principe nel proprio diario<ref>Il dattiloscritto si trova tra le pagine del diario della casa del principe di Piemonte, [[Archivio di Stato di Torino]].</ref>.
Per ritrovare l'"autenticità" dell'esistenza, termine ripreso da [[Kierkegaard]] ma in un senso nuovo, occorre fare della morte il cardine delle proprie possibilità di scelta, non in un'ottica pessimistica, ma anzi per trascendere le situazioni particolari in cui di volta in volta ci si viene a trovare: per evitare cioè l'irrigidimento in esse, salvaguardando la propria trascendenza e la propria libertà, la cui essenza è proprio la possibilità di [[scelta]].
 
Il principe mandò una macchina ad Anagni per prelevare alcuni membri del suo entourage, tra i quali l'ammiraglio Bonetti e il generale Cavalli, e scrisse alcune lettere a ufficiali, compresa una a Graziani, non solo perché era "pur sempre maresciallo d'Italia", ma anche perché non voleva questi pensasse che gli avesse mentito: il latore della missiva, tenente colonnello Radicati, fu però arrestato il giorno dopo dai tedeschi e la lettera non giunse a destinazione<ref name=autogenerato2>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 428.</ref>. Nella nottata il capitano maggiore pilota Carlo Maurizio Ruspoli, su incarico del principe, telefonò al ministro degli esteri Raffaele Guariglia, che avrebbe sostenuto in quella occasione di non essere stato avvisato da alcuno delle decisioni di Badoglio<ref>Carlo Artieri, ''Cronaca del Regno d'Italia'', vol II, p. 841-842.</ref>. In verità Guariglia era informato, e anzi aveva reso edotto personalmente l'ambasciatore a Roma, von Mackensen, circa l'armistizio e il suo significato<ref name=autogenerato1>Arrigo Petacco, ''La seconda guerra mondiale'', Armando Curcio Editore, Roma, 1979, vol. 4, p. 1172.</ref>.
Il sentimento che mantiene aperta sull'uomo la minaccia della morte è l'[[angoscia]], che non è da intendere come timore, altrimenti foriero di debolezza e di desiderio di fuga dal proprio destino, ma va vista come il momento di comprensione emotiva della propria nullità. Di fronte all'angoscia, infatti, «l'uomo si sente in presenza del niente, dell'impossibilità possibile della sua esistenza».<ref>Cit. di Heidegger tratta da Abbagnano, ''op. cit.'', pag. 188.</ref> Solo l'angoscia, mostrando ogni situazione alla luce della morte, gli consente di realizzare la storicità dell'esistenza, evitando di cristallizzarla su possibilità già verificatesi; e d'altro lato, vivendo per la morte, l'uomo riesce ad accettare più liberamente anche quelle circostanze che tendono a ripetersi, per poter restare fedele al [[destino]] suo e della comunità cui appartiene.<ref name="Abbagnano"/> L'essere-per-la-morte (''SeinZumTode''), facendogli prendere coscienza del significato della storia, costituisce quindi il progetto dell'esserci in quanto tale.
 
Poco prima che Umberto venisse informato, alle 18:45 dell'8 settembre si svolse al Quirinale una riunione presenti il Re, Badoglio, Acquarone, Carboni, i ministri della guerra e dell'aeronautica, durante la quale sarebbe stato riferito al Re che l'unica soluzione era spostarsi nell'unica zona d'Italia non ancora occupata dalle due parti del conflitto, così da "salvaguardare l'indipendenza del governo e negoziare condizioni d'armistizio più onorevoli"<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 430.</ref>.
==== Orizzonte temporale del progetto ====
[[File:Hrh Prince Umberto of Italy, May 1944 TR1836.jpg|thumb|Umberto in divisa militare]]
Poiché ogni progetto è limitato dalla morte, esso si ritrova calato in una dimensione temporale, crocevia di passato, presente e futuro. E dal momento che, come si è visto, gli oggetti intramondani vengono all'essere attraverso quel progetto storico-temporale che è l'uomo, si può dire che l'essere si dà nel [[tempo]]; un concetto, questo, già di derivazione [[neoplatonica]] e [[agostinismo|agostiniana]],<ref>Perone, ''op.cit.'', pag. 370.</ref> per il quale l'Essere non solo «è», ma appunto «si dà», «avviene», rivelandosi entro l'orizzonte della storia, dove ''ciò che sarà'' è destinato a cadere in ''ciò che è stato'', e al cui destino l'uomo è chiamato a prestare fedeltà.<ref>«L'essere accade ''[ereignet]'', e al tempo stesso fa accadere, istituisce, l'essere è ''evento''. L'essere, nel consegnare all'orizzonte della temporalità l'uomo come progetto-gettato, "accade" esso stesso, nella misura in cui tale progetto istituisce un'apertura che è la libertà del rapporto tra l'uomo e il suo mondo; così che il rapporto tra l'uomo e l'essere si manifesta come reciproca appropriazione: l'uomo è ''appropriato'', potremmo dire, all'essere; l'essere da parte sua è ''consegnato'' all'uomo» (Martin Heidegger, cit. in ''Martin Heidegger e Hannah Arendt. Lettera mai scritta'', a cura di Pio Colonnello, Guida, Napoli, 2009, pag. 50 ISBN 978-88-6042-693-2).</ref> Heidegger dirà più tardi: «L'avvenire è l'origine della storia. [...] L'Inizio è ancora. Non è alle nostre spalle, come un evento da lungo tempo passato, ma ci sta di fronte, davanti a noi. L'inizio, in quanto è ciò che vi è di più grande, precede tutto ciò che è sul punto di accadere e così è già passato oltre di noi, al di sopra di noi».<ref>Cit. di Heidegger tratta dalle Lezioni del semestre invernale 1937-38.</ref> Le ulteriori riflessioni di Heidegger sulle consonanze tra ''Essere e tempo'' sono incompiute per l'impossibilità di disporre di una terminologia linguistica adeguata, che non fosse ereditata dalla metafisica tradizionale.
Alle 19:30, i sovrani tornarono al Quirinale, dove giunsero anche i piccoli Ottone ed Elisabetta d'Assia con la "tata": la regina chiamò l'addetto alla sicurezza Nicola Marchitto e gli disse di portarli al sicuro in [[Città del Vaticano|Vaticano]], perché troppo piccoli per essere portati con loro. Alle 21:20 il corteo si diresse al ministero della guerra, e intorno alle 5 del mattino partì uscendo furtivamente da un portone secondario di palazzo Baracchini, sulla stretta via Napoli. Rosa Perone Gallotti, cameriera personale dei sovrani, definì la partenza come un "pandemonio […] Ministri, militari e gentiluomini volevano partire per primi, facevano ressa per la paura. Fu una vergogna, davvero."<ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 431.</ref>. Della partenza da Roma e di come si svolse Umberto II parlò durante un'intervista televisiva con lo storico [[Nicola Caracciolo]], avvenuta nel 1979, confluita nel documentario ''Il piccolo re''.
 
{{Citazione| Aver lasciato Roma in quel modo può essere stato uno sbaglio […] In quel modo, senza avvisare i ministri. E ancor adesso sono convinto che i ministri non abbiano avuto modo di raggiungere - non so - il re, oppure non aver potuto prendere le disposizioni. Si sarebbero svegliati la mattina […] e avrebbero potuto trovarsi i tedeschi in casa e rischiare veramente molto. Cosa che […] non accadde. Ma l'impressione che loro diedero fu molto sfavorevole, soprattutto al maresciallo Badoglio. L'impressione di essere stati dimenticati.<ref name=autogenerato2 />}}
==== Sull<nowiki>'</nowiki>''Essenza della Verità'' ====
Nel corso della conferenza ''Essenza della Verità'' tenuta nel [[1930]], Heidegger amplierà tuttavia le sue riflessioni sul tempo, sostenendo l'impossibilità di darne una definizione oggettiva, ma assimilandolo al [[linguaggio]] che è analogamente un orizzonte entro il quale ci troviamo ad operare: il linguaggio per lui non è uno strumento manipolabile arbitrariamente, così come non lo sono il tempo e gli enti intramondani, ma sono "quadri", aperture, nel quale ci troviamo gettati e da cui veniamo condizionati, noi con i nostri progetti e le nostre esperienze. Quella tra linguaggio ed essere è per Heidegger più che un'analogia: col linguaggio, ad esempio, abbiamo la libertà di esprimerci nei modi che vogliamo, usando parole e costrutti in vista di quel che più ci preme affermare, ma restando pur sempre vincolati dalle regole del [[parti del discorso|discorso]], della [[grammatica]], dei vocaboli disponibili: la nostra libertà di linguaggio ha quindi un limite in quella libertà più basilare dell'Essere, che attraverso il linguaggio si rivela. Non possiamo usare dell'essere a piacimento, perché non è un oggetto: con un'immagine ripresa dalla teologia neoplatonica, l'Essere lo si può pensare piuttosto come la "luce" grazie a cui è possibile vedere gli oggetti.<ref>Perone, pag. 371.</ref>
 
Nella stessa intervista, alla precisa domanda sul perché il governo avesse deciso di lasciare la capitale senza organizzare alcuna resistenza militare, disse:
=== Evoluzione dell'ontologia heideggeriana ===
{{Citazione| Non c'era il mezzo di poter difendere Roma. E poi, se anche uno avesse potuto farlo, avrebbe dato ragione e agli alleati e ai tedeschi di reagire. E sappiamo in che modo avrebbero reagito. […] Avrebbero avuto ragione per bombardare. Se i tedeschi avessero fatto qualcosa su Roma, sarebbe stata la fine di Roma […] e poi era stata anche dichiarata [[città aperta]]. E poi c'era la questione della presenza del [[papa]] […]<ref name=autogenerato2 />}}
[[File:JurgenHabermas.jpg|thumb|220px|[[Jürgen Habermas]].<ref>Per Habermas, l'acriticità di Heidegger nei confronti del nazismo è dovuta alla sua deresponsabilizzante svolta (''Kehre'') verso l'Essere come Tempo e Storia: «Egli distacca le sue azioni ed affermazioni da sé come persona empirica e le attribuisce ad un [[destino]] di cui non si deve rispondere».</ref><ref name="habermas">[[Jürgen Habermas]], ''Der Philosophische Diskurs der Moderne. Zwölf Vorlesungen'', Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1985. Tr. it.: ''Il discorso filosofico della modernità. Dodici lezioni'', Roma-Bari, Editori Laterza, 2ª ed. 2003, p. 159. ISBN 88-420-5239-6; ISBN 978-88-420-5239-5.</ref>]]
Mentre nell'opera capitale del [[1927]], ''Essere e tempo'', Heidegger aveva affrontato principalmente le tematiche connesse all'[[esistenza]] dell'uomo, trattazione che fu accolta come innovativa e importante anche in campo [[teologia cristiana|teologico]], tanto da accendere un ampio dibattito presso vari teologi come [[Rudolf Bultmann|Bultmann]] e [[Gerhardt Kuhlmann|Kuhlmann]],<ref>Valerio Bernardi, ''Lo Heidegger-Streit teologico degli anni Trenta'', in AA.VV., ''Confronti con Heidegger'', a cura di [[Giuseppe Semerari]], Bari, Dedalo editore, 1992, pag. 7 e segg.</ref> nei decenni successivi egli venne maturando una svolta, o ''Kehre'' come sostenne lui stesso, sebbene non si trattasse di una rottura delle posizioni esistenzialiste già espresse in precedenza, ma piuttosto di un'attenzione maggiormente rivolta allo studio dell'[[ontologia]], e quindi in fondo di quell'[[Essere]] che determina e condiziona la stessa esistenza umana.<ref name="Perone">Perone, ''ibidem''.</ref>
 
Tale parere di Umberto, tuttavia, è smentito da diverse fonti e da diversi dati storici. Sia il comandante tedesco del fronte Sud, feldmaresciallo [[Albert Kesselring]], sia il suo capo di stato maggiore, [[Siegfrid Westphal]] nel dopoguerra sostennero che, in presenza di resistenza armata italiana organizzata a Roma e visto il contemporaneo [[sbarco di Salerno]], la situazione tedesca si sarebbe fatta "disperata" e le probabilità di occupare con successo Roma e gran parte d'Italia molto remote. Per altro, parallelamente alla fuga dei reali in auto lungo la via Tiburtina, avvenne quella del personale diplomatico tedesco via treno, inclusi l'ambasciatore germanico e il console Eitel Moellhousen, che avevano in tutta fretta disposto la distruzione di tutti i documenti sensibili dell'ambasciata tedesca appena dopo esser stati personalmente informati da [[Raffaele Guariglia|Guariglia]] della situazione, evidentemente giudicata anche da essi come disperata<ref name=autogenerato1 />.
Diversi studi e ricerche avevano portato Heidegger ad approdare a questa nuova fase, le cui linee guida erano già state accennate nella conferenza del 1930, e il cui periodo iniziale coincise con la sua breve adesione al [[nazismo]]. L'influenza che le vicende politiche possano aver avuto sul suo pensiero è piuttosto discussa,<ref>Tra i suoi allievi, ad esempio, [[Karl Löwith]] gli rimprovera che la sua svolta ontologica sarebbe stata operata proprio per giustificare l'adesione alla dottrina nazionalsocialista (cfr. ''Heidegger. Denker in dürftiger Zeit'' [1953], trad. it., ''Saggi su Heidegger'', a cura di C. Cases e A. Mazzone, Einaudi, Torino 1966).</ref> dato che non mancarono riferimenti di Heidegger alla sua situazione storica, che a suo dire vedeva l'[[Europa]] stretta «nella grande tenaglia tra [[Urss|Russia]] e [[Stati Uniti d'America|America]]», fra il totalitarismo [[sovietico]] da un lato e il regime [[monopolio|monopolista]] dall'altro, ma accomunati entrambi dal fatto di esprimere «lo stesso triste correre della tecnica scatenata».<ref>Heidegger, ''Einführung in die Metaphysik'', Niemeyer, Tübingen 1953; trad. di G. Masi, in ''Introduzione alla metafisica'', Milano, Mursia, 1968, pag. 48.</ref> Nella soverchiante struttura di questi apparati sovraindividuali Heidegger vedeva la conferma di come il singolo uomo non possa decidere arbitrariamente del proprio operato rispetto al mondo, ma di come si trovi inevitabilmente condizionato da situazioni storico-linguistiche fuori dal suo controllo.<ref>Perone, ''op. cit.'', pag. 372.</ref>
[[File:Hrh Prince Umberto of Italy, May 1944 TR1829.jpg|thumb|left|Un'altra fotografia di Umberto di Savoia durante la guerra]]
Umberto partì quindici minuti dopo i genitori e per tutta la durata del viaggio espresse più volte la propria intenzione di restare, come comandante militare, a guidare una resistenza delle truppe e a rappresentare la corona nella capitale, contestando l'ordine del padre<ref>Denis Mack Smith, ''I Savoia Re d'Italia'', Rizzoli, 1990, p. 411.</ref>. Era conscio che, sebbene apparisse ragionevole tentare salvare la continuità delle istituzioni statali, il trasferimento del re e del governo, operato in quella maniera, si stava svolgendo nel modo peggiore, tale da arrecare un danno gravissimo anche al prestigio della corona<ref>Oliva, ''Umberto II'' p. 175.</ref>.
 
Nel viaggio da Roma, al bivio per [[Bracciarola|Brecciarola]] (presso Chieti, quasi giunti alla destinazione prevista di Ortona), fermatosi il convoglio per un carretto in mezzo alla strada, il principe scese e si affiancò alla macchina dove c'era il re per esprimergli l'intenzione di tornare indietro: il padre gli rispose in piemontese «''Beppo, s'at piju, at massu''» cioè «Beppo, se ti prendono ti ammazzano». Più tardi, giunti presso il [[Castello Ducale di Crecchio|castello]] di [[Crecchio]], ospiti dai duchi di Bovino, parlando con il maggiore pilota [[Carlo Ruspoli]], già suo compagno di corso al collegio militare, Umberto esplorò la possibilità di tornare nella capitale in aereo, e di questo parlò con il generale Puntoni<ref>Paolo Puntoni, ''Parla Vittorio Emanuele III'', p. 201.</ref>, aiutante di campo del re. "La mia partenza da Roma è stato semplicemente uno sbaglio. Penso che sarebbe opportuno io tornassi indietro: la presenza di un membro della mia casa nella capitale, in momenti così gravi la reputo indispensabile"<ref name=autogenerato6>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 432.</ref>.
A testimonianza di questo suo convincimento vi sono i suoi studi rivolti in particolare a [[Nietzsche]], che molto aveva insistito sulla liberazione dell'individuo dagli schemi di pensiero precostituiti, e poi un saggio del [[1946]] riguardante un frammento dell'antico filosofo [[Anassimandro]], a cui si dedicò non per un interesse storiografico, ma per cercare di trascendere le forme tipiche del linguaggio odierno cristallizzate ormai a suo dire dalla riflessione metafisica, andando alla ricerca della libertà basilare dell'Essere che fonda e condiziona il nostro modo di [[pensiero|pensare]] e di parlare.
{{Citazione|Noi andiamo alla ricerca di ciò che fu greco non per amore dei Greci, né in vista d'un progresso della scienza, e neppure allo scopo di rendere il dialogo più rigoroso; ma lo facciamo esclusivamente in vista [...] di quel Medesimo che, in maniere diverse, investe, in conformità della sua struttura, i Greci e noi. Si tratta di ciò che porta il mattino del pensiero nel destino della terra della sera.|Heidegger, ''Il detto di [[Anassimandro]]'', in ''Sentieri interrotti'', trad. it. di P. Chiodi, Firenze, La Nuova Italia, 1968, pag. 307}}
 
Badoglio gli disse "Le devo ricordare che lei è un soldato, e poiché porta le stellette deve obbedire": egli, il re e Acquarone addussero motivi di sicurezza personale e politici: il suo gesto avrebbe screditato il governo e il sovrano<ref name=autogenerato4>Oliva, ''Umberto II'', p. 176.</ref>. La stessa duchessa di Bovino Antonia de Riseis cercò di convincerlo a tornare a Roma per organizzare una resistenza armata e galvanizzare il morale delle truppe, ma il principe le rispose che in quel momento un tale atto sarebbe parso una ribellione, mentre tutti dovevano collaborare per non indebolire l'autorità sovrana, stringendolesi attorno<ref>Luigi Cafieri, ''Da Crecchio a San Samuele in otto tappe'', Laterza, p. 26.</ref>. Ulteriore tentativo di Umberto di opporsi alle decisioni regie e governative avvenne all'aeroporto di Pescara, nel pomeriggio del 9 settembre, alla presenza di una nutrita parte della comitiva, quando egli espresse il desiderio di voler tornare a Roma per difendere l'onore di casa Savoia: fu la regina, questa volta, a dirgli "''Beppo, tu n'iras pas on va te tuer''" cioè "Non andrai Beppo, ti uccideranno"<ref name=autogenerato6 />.
Non a caso il suo metodo di indagine si basò sempre più spesso sulla rilettura di testi poetici o filosofici ed in particolar modo di frammenti di [[pensiero greco arcaico|pensatori greci arcaici]].<ref>F. Volpi, ''Pensiero, poesia e linguaggio'', in ''Guida a Heidegger'', ''op. cit.''</ref>
 
Nell'intervista del 1979, invece, Umberto II smentì questi fatti:
==== ''Lettera sull'"umanismo"'' ====
{{Citazione| Si è detto che durante il viaggio io dissentivo, è vero, ma non dalla decisione di mio padre, che mi è sempre parsa meditata, ma da come i fatti andavano evolvendo. […] Ci fu una riunione e io dissi, se avete bisogno che qualcuno torni a Roma, ovviamente io sono disponibile. Non andai oltre, assolutamente.<ref>Gigi Speroni, ''Umberto II''. p. 295.</ref>.}}
Con la pubblicazione della ''Lettera sull'"umanismo"'' Heidegger rese note le tematiche dell'evoluzione del suo pensiero, rispondendo anche alla pressante richiesta di un'[[etica]] che completasse la sua ontologia.<ref>J-L. Nancy, ''L'etica originaria di Heidegger'', Napoli, Cronopio, 1996.</ref> Risalendo al detto di [[Eraclito]], secondo cui «''Ethos anthròpo [[daimon (religione e filosofia)|daimon]]''» («il carattere proprio dell'uomo è il suo [[destino]]»),<ref>«Ηθος Ανθρωπῳ Δαιμων» (Eraclito, frammento 119 [[Diels-Kranz]]).</ref> Heidegger lo analizza interpretando etimologicamente la parola ''ethos'' come soggiorno, dimora: ed il linguaggio viene ad essere considerato appunto come il luogo aperto, la finestra, attraverso cui l'Essere si può manifestare all'uomo nella sua [[verità]]. In un celebre passaggio della ''lettera'', Heidegger afferma che:
Per alcuni questa affermazione fu una menzogna, frutto di lealismo dinastico e di insita disciplina familiare, tale da fargli preferire essere accomunato nelle critiche rivolte al padre e a Badoglio piuttosto che, dimostrando a posteriori di essere stato più lungimirante di loro, condannare le scelte paterne<ref name=autogenerato4 /><ref>Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli Editore, p. 433.</ref>.
 
L'imbarco al molo di [[Ortona]] per [[Brindisi]] avvenne, sotto l'oscuramento, alle 23.30 e nella calca frenetica dei molti ufficiali e dignitari che volevano salire sulle due navi mandate dal ministro [[Raffaele de Courten]], il principe dovette fendere personalmente la folla, per poter passare assieme ai genitori. A Brindisi il principe prese alloggio nella palazzina dell'ammiragliato, dove ebbe un colloquio con Roatta e il maggiore Ruspoli.
{{q|... nel pensiero l'essere perviene al linguaggio. Il linguaggio è la casa dell'essere. Nella sua dimora abita l'uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora.|Heidegger, ''Über den »Humanismus«'' (1947), in GA 9, p. 313; trad. di F. Volpi, ''Lettera sull'"umanismo"'', Milano, Adelphi, 1995, pag. 31|... im Denken das Sein zur Sprache kommt. Die Sprache ist das Haus des Seins. In ihrer Behausung wohnt der Mensch. Die Denkenden und Dichtenden sind die Wächter dieser Behausung. |lingua=de}}
 
=== La luogotenenza ===
L'uomo, quindi, non può imporre all'essere la sua verità, ma si deve piuttosto comportare, nei confronti di ciò che è, come nei confronti dell'ospite atteso: custodire e preparare la dimora, rammemorando un incontro passato, e predisponendosi consapevolmente alla possibilità di un incontro futuro. Il suo umano essere-nel-mondo, connotato dalla ricerca del senso dell'essere quale fondamento della sua possibilità di scelta, viene ora interpretato come un soggiornare [[estasi|e-statico]] (ossia ''fuori di sé'') nella verità dell'Essere, concetto dal resto già presente in ''Essere e tempo'' dove, come sottolinea Heidegger, il Dasein «esperisce l'esistenza estatica come "cura"».<ref>''Ibidem'', pag. 90.</ref> L'uomo diventa così il «pastore dell'Essere», «la cui dignità consiste nell'esser chiamato dall'Essere stesso a custodia della sua verità»<ref>''Ibid.'', pag. 73.</ref> e «la cui essenza, in quanto ''e-sistenza'', consiste nell'abitare nella vicinanza dell'essere».<ref>''Ibid.'', pag. 74.</ref> Ciò a cui danno voce i poeti ed i pensatori, ossia innanzitutto il «pensiero poetante», in quanto maggiormente dedito alla cura del linguaggio, meglio saprà, secondo Heidegger, predisporre all'ascolto della parola e dell'avvento dell'essere.<ref>{{cita web|titolo=Heidegger, perché i poeti?|url=http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaH/heidegger345653rtedcvbfgfdddsaffffgbda3xcxcxcxcshjghfddwe.htm|accesso=12 marzo 2012|editore=Filosofico.net}} Da ''[[Sentieri interrotti]]'', la scelta di Hölderlin come espressione massima di tale "pensiero poetante".</ref>
[[File:UmbertoIIsavoia1946.jpg|thumb|Umberto II con Maria José e i figli.]]
Il 5 giugno del [[1944]], dopo la [[liberazione di Roma]], Vittorio Emanuele III nominò il figlio [[Luogotenenza del regno|luogotenente generale del Regno]], in base agli accordi tra le varie forze politiche che formavano il [[Comitato di Liberazione Nazionale]], e che prevedevano di «congelare» la questione istituzionale fino al termine del conflitto. Umberto, dunque, esercitò di fatto le prerogative del sovrano senza tuttavia possedere la dignità di re, che rimase a Vittorio Emanuele III, rimasto a [[Salerno]]. Si trattava di un compromesso suggerito dall'ex presidente della Camera [[Enrico De Nicola]], poiché i capi dei partiti antifascisti avrebbero preferito l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, la rinuncia al trono da parte di Umberto e la nomina immediata di un reggente civile. Il luogotenente si guadagnò ben presto la fiducia degli Alleati grazie alla scelta di mantenere la monarchia italiana su posizioni filoccidentali.
 
Umberto firmò su pressione americana<ref>Gli Alleati si impegnarono con i Savoia a garantire lo svolgimento della consultazione nelle modalità previste. Cfr. [http://www.fondazionespirito.it/newsletter/n2/relazionericci.pdf ''Il nodo referendario''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110722033331/http://www.fondazionespirito.it/newsletter/n2/relazionericci.pdf |date=22 luglio 2011 }} di Aldo Giovanni Ricci.</ref> il decreto legislativo luogotenenziale 151/1944, che stabiliva che "dopo la liberazione del territorio nazionale le forme istituzionali" sarebbero state "scelte dal popolo italiano, che a tal fine" avrebbe eletto "a suffragio universale, diretto e segreto, un'Assemblea costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato" dando per la prima volta il voto alle donne.
Nella stessa "lettera" Heidegger respinge pertanto ogni forma [[umanismo|umanistica]] di etica, cioè che riconduca l'etica alla volontà e soggettività di «un'umanità che, come ''subiectum'',<ref>Il termine latino sta a indicare quella soggettività di cui l'uomo si è appropriato ma che non gli apparteneva: «Dobbiamo senz'altro intendere questa parola ''subjectum'' come la traduzione del greco ''hypokeìmenon''. La parola indica ciò che-sta-prima, ciò che raccoglie tutto in sé come fondamento. Questo significato metafisico del concetto di soggetto non ha originariamente alcun particolare riferimento all'uomo, o meno ancora all'Io. Ma il costituirsi dell'uomo a primo e autentico ''subjectum'' porta con sé quanto segue: l'uomo diviene quell'ente in cui ogni ente si fonda nel suo modo di essere e nella sua verità» (Heidegger, ''L'epoca dell'immagine del mondo'' [1938], in ''Sentieri interrotti'', La Nuova Italia, 1968).</ref> è a fondamento di tutto l'ente»,<ref>''Ibid.'', pag. 125.</ref> facendone qualcosa di intrinsecamente nichilista. L'unica etica possibile è quella che viene prima di ogni etica, che tenga conto di quella [[differenza ontologica]] che consente all'uomo di esperire la [[trascendenza]] dell'essere rispetto all'ente, e quindi di abbandonare la pretesa di impossessarsi dell'ente e di manipolarlo riducendolo a mero strumento della propria tecnica.
 
Formò quindi la commissione ([[Consulta regionale siciliana]]) per redigere lo statuto autonomo della Sicilia in conformità con il suo intento di evitare la secessione dell'isola a opera dei movimenti indipendentisti.
==== ''Il destino dell'essere'' ====
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 250px
|titolo = Il bosco e la radura
|contenuto = Heidegger ricorre a un'immagine silvestre per spiegare l'impossibilità di definire l'Essere:<ref>Heidegger, ''Holzwege'' (''Sentieri interrotti''), 1950.</ref> esso è simile a una [[foresta]] buia e intricata, dentro la quale si è costretti a vagare lungo i suoi sentieri senza poterla cogliere in maniera oggettiva e distaccata. Saltuariamente, tuttavia, si approda a un diradamento, una «radura» (''[[Lichtung]]'')<ref>Convinto che la semantica delle parole abbia dei fondamenti nascosti, Heidegger gioca qui, come altre volte, sul doppio significato del termine tedesco ''Lichtung'', che vuol dire non solo «radura» ma anche «illuminazione».</ref> che consente di averne una visuale più ampia pur dal suo interno.<ref>Proprio in virtù della sua ''Lichtung'', l'Essere è la radura degli enti, nel senso che consente di far luce su di essi, ma è una luce che consiste nel suo stesso "diradarsi" e quindi venir meno.</ref>}}
 
[[File:Churchill and Umberto of Savoy 1944.jpg|thumb|verticale|Umberto con il Primo ministro britannico [[Winston Churchill]] il 22 agosto 1944]]
Il tema della [[differenza ontologica]] tra enti ed Essere, ossia tra la dimensione [[ontico|ontica]] dei primi e quella [[ontologia|ontologica]] del secondo, è stato affrontato da Heidegger negli ultimi anni in relazione alla domanda, già posta in ''Essere e tempo'',<ref>''Sein und Zeit'', al paragrafo 83.</ref> sul perché l'Essere sia stato via via identificato con l'oggettività e la semplice-presenza. L'Essere infatti non è un oggetto, cosa che comporta l'impossibilità di definirlo; ma poiché l'uomo non sceglie arbitrariamente il linguaggio in cui si esprime, essendogli dato dal modo in cui l'Essere liberamente si rivela, non si può attribuire ai filosofi che via via si sono succeduti la responsabilità dell'argomentare metafisico che ha determinato l'«oblio» dell'Essere. Una tale questione deve avere a che fare piuttosto col [[destino]] stesso dell'Essere (''Seins Geschick'').
 
Nel 1944 Umberto firmò anche il decreto luogotenenziale del 10 agosto n. 224, che abolì la [[pena di morte]], tranne per alcuni reati in tempo di guerra; sarà reintrodotta, con effetto temporaneo, nel maggio 1945 per alcuni gravi reati su iniziativa del governo De Gasperi e abolita definitivamente solo dalla [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione repubblicana]] del [[1948]]. Umberto era difatti contrario alla pena capitale e, nel caso dei condannati per reati della guerra conclusa, avrebbe probabilmente firmato tutte le domande di [[grazia (diritto)|grazia]], salvo forse, alcuni casi di delitti particolarmente efferati; il [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] [[Palmiro Togliatti]] (che poi promulgherà l'[[amnistia Togliatti|amnistia]]) era invece ostile ad accogliere gran parte delle domande.<ref>[[Sergio Boschiero]], ''E Togliatti scippò l'amnistia al Re''.</ref>
Ripercorrendo le tappe della filosofia, Heidegger qualifica come "[[metafisica]]" tutto il [[pensiero]] che si è sviluppato dopo [[Parmenide]]. Quest'ultimo ancora parlava di Essere senza attribuirgli un predicato, e quindi senza farne un oggetto,<ref>Parmenide, secondo Heidegger, aveva intuìto l'essenza della [[verità]] come ''disvelamento'', che contiene in sé la possibilità sia del suo apparire che del ritrarsi nel nascondimento; quest'intuizione sarebbe andata via via smarrita, a suo dire, nel successivo sviluppo della filosofia (cfr. L. Ruggiu, ''Heidegger e Parmenide'', in AA.VV., ''Heidegger e la metafisica'', a cura di M. Ruggenini, Marietti, Genova 1991, pagg. 49-81).</ref> ma dopo di lui l'Essere è stato progressivamente confuso con gli enti e reso [[dialettica|dialettico]]. Già con [[Platone]] ha avuto inizio il tentativo di oggettivarlo, sebbene costui lo identificasse con l'Ente sommo situato al di sopra della [[dialettica]]. In seguito, dopo che le dieci [[categoria (filosofia)|categorie]] di [[Aristotele]] da leggi della mente furono divenute leggi dell'ente, [[Kant]] con lo schematismo trascendentale fornirà un equivalente spazio-temporale per ognuna di esse, collocandole nello [[spazio (fisica)|spazio]] e nel [[tempo (filosofia)|tempo]]. Lo strumento del pensiero filosofico sono diventate così le categorie aristoteliche, e un essere concepito in filosofia è via via divenuto un essere categoriale, che per la teoria di Kant è anche un essere spazio-temporale, non trascendente, ma ente anch'esso.
[[File:Hrh Prince Umberto of Italy, May 1944 TR1828.jpg|thumb|left|upright=1.4|Umberto nel suo studio a Napoli nel maggio 1944]]
Alla fine della guerra, Umberto apprese dal dottor [[Fausto Pecorari]] la notizia della morte di sua sorella [[Mafalda di Savoia|Mafalda]], prigioniera dei nazisti e deceduta nel 1944 nel [[campo di concentramento di Buchenwald]] per le ferite riportate durante un bombardamento aereo statunitense.<ref>Giovanni Artieri, ''Umberto II e la crisi della monarchia'', 1983, pag. 541.</ref>
 
Nel corso dei due anni trascorsi al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], Umberto sarà assecondato da una piccola cerchia di fedelissimi formata più da tecnici che da politici. Il suo consigliere più ascoltato era il ministro della real casa [[Falcone Lucifero]]. I margini di azione della corte erano però limitati, anche a causa dell'esiguità dei fondi a disposizione (il luogotenente disponeva solo della metà della "lista civile", il resto spettante al padre). La celebre storia dei cosiddetti "conti di Ciampino" o "conti della scaletta" appare infondata: Umberto II, quando si era recato a [[Ciampino]] il 13 giugno [[1946]], era stato accompagnato da un folto seguito, nel quale si trovavano anche alcune persone che avevano richiesto un titolo nobiliare.
Con [[Hegel]] infine si è avuto il culmine di quel modo di pensare che di fatto ha estromesso l'ontologia dalla filosofia, sancendo il primato definitivo della metafisica e del "sistema".<ref>Heidegger, ''Identität und Differenz'' (''Identità e differenza''), Neske, Pfullingen 1957.</ref> Di fronte all'occultamento dell'Essere operato dalla [[dialettica]] hegeliana non rimane che tentare un superamento di quest'ultima e del suo presunto «sapere assoluto», consapevoli però degli esiti irreversibili cui è approdato il pensiero occidentale.
Nella confusione del momento, Umberto II si stava raccomandando con il ministro della real casa [[Falcone Lucifero]] di "far bene tutti i conti". Il riferimento era relativo alle spese che erano state sostenute nei giorni precedenti al referendum. Questa sua raccomandazione, però, è stata fraintesa da alcuni storici, che hanno ritenuto invece che, per gratitudine nei confronti di quei fedeli, Umberto II avesse voluto «farli tutti conti»<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.rivstoricavirt.com/rivstoricavirt_sito/CorpoNobt%E0.html Nobiltà-Titoli<!-- Titolo generato automaticamente -->] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}.</ref>.
 
=== Abdicazione del padre ===
Paradossalmente, l'ultimo esponente della metafisica è stato colui che più di tutti ne ha tentato il superamento, cioè [[Nietzsche]], il quale, pur mostrando l'illusorietà e il nichilismo di fondo celato dietro ai valori della tradizione filosofica occidentale, ne è rimasto imprigionato opponendovi la [[volontà di potenza]], che di quelli rappresenta la radice per via del suo carattere oggettivante e quindi [[nichilismo|nichilistico]]: «La metafisica di Platone non è meno nichilistica di quella di Nietzsche. In quella l'essenza del nichilismo resta solo celata, in questa giunge interamente alla comparsa».<ref>Heidegger, ''Nietzsche'', Bd. 2, Neske, Pfullingen 1961; trad. it. di F. Volpi, II vol., Adelphi, Milano 1994, pag. 832.</ref>
{{vedi anche|Abdicazione di Vittorio Emanuele III}}
[[File:Umberto II - 10 maggio 1946.jpg|thumb|upright=0.8|Il primo giorno di regno di Umberto II di Savoia]]
Il 9 maggio [[1946]], ad appena un mese dallo svolgimento del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum istituzionale]] che dovrà decidere tra monarchia e repubblica, [[Abdicazione di Vittorio Emanuele III|Vittorio Emanuele III abdicò]] e si trasferì in [[Regno d'Egitto|Egitto]] con la regina Elena, assumendo il titolo di [[conte di Pollenzo]]<ref>L'atto di abdicazione di Vittorio Emanuele III è riprodotto sul sito della [https://marteau7927.wordpress.com/2014/05/09/abdicazione-di-vittorio-emanuele-iii-9-maggio-1946/ wordpress].</ref>. Gli esponenti dei partiti di sinistra e i repubblicani denunceranno la violazione della tregua istituzionale negoziata attraverso l'istituto della luogotenenza, che avrebbe dovuto essere mantenuta fino alla risoluzione del nodo istituzionale (anche se il presidente del consiglio [[Alcide De Gasperi]] cercò di minimizzare parlando di "fatto interno a casa Savoia"). La speranza di casa Savoia era di far recuperare consensi all'istituto monarchico con l'uscita definitiva di scena del vecchio re e grazie anche alla maggiore popolarità del nuovo sovrano Umberto II. Non vennero effettuate cerimonie formali di successione, in quanto lo stesso [[statuto albertino]] prevedeva che all'abdicazione del sovrano seguisse la successione come monarca del principe ereditario.
 
Il 15 maggio [[1946]] Umberto II promulgò con decreto lo statuto della [[Sicilia]], che rese la regione autonoma. Fu la prima volta che in Italia si iniziò a parlare di autonomia regionale nell'ottica del rispetto delle particolarità locali. Il decreto, poi convertito dall'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]] in [[legge costituzionale]] 26 febbraio 1948, n. 2, è ancora oggi la norma statutaria speciale della [[Sicilia|Regione Siciliana]].
La fine della metafisica porta adesso a ripensare il ruolo della filosofia, per accordarlo ad una verità il cui disvelamento non è affatto progressivo e crescente: Heidegger infatti legge la [[storia della filosofia]] alla luce della [[filosofia della storia]], secondo una visione per cui l'essere si dis-vela e ritorna a «nascondersi» nelle varie epoche: questo processo è da lui chiarito attraverso un'indagine linguistica ed [[etimologia|etimologica]] sul vocabolo greco indicante la [[verità]], cioè ''a-létheia'' («non-nascosto»). Si tratta di un termine composto da "[[alfa privativa]]" che indica appunto la negazione, e dalla radice della parola ''léthe'' (oblio), presente anche nel verbo ''lantháno'' significante «nascondere».<ref>Heidegger, ''Dell'essenza della verità'' (conferenza del 1930 pubblicata nel 1943) in ''Segnavia'', trad. it. a cura di Franco Volpi, Milano, Adelphi, 1987. 5ª ed.: 2008. ISBN 978-88-459-0263-5.</ref> In quanto ''alétheia'', quindi, l'[[essere]] si ri-''vela'' (termine che contiene in sé una contraddizione interna: manifestarsi, celandosi) come un uscir fuori dall'oblio e dall'essere nascosto; e tuttavia il termine primo di questa dialettica resta pur sempre l'oblio, il ritrarsi dell'essere a ogni sua rappresentazione nell'ente.
 
=== Referendum istituzionale ===
In questo aspetto si avvertono echi della [[teologia negativa]]: come nell'immagine [[neoplatonismo|neoplatonica]] citata in precedenza, l'Essere è come la luce che non vediamo direttamente, ma solo in quanto rende visibili gli oggetti. Così l'Essere rimane nascosto dietro quel che fa apparire: e ciò che appare è la [[storia]] con le sue epoche. Anche qui l'analisi della temporalità dell'[[essere]] si fonda su un'indagine linguistica, in questo caso della parola greca ''[[epoché]]'', «sospensione». L'epoca è la forma propria della temporalizzazione, ed ogni epoca indica una particolare modalità di sospensione dell'[[essere]], il quale, in quanto ''alétheia'', se per un verso «si dà» e si disvela, per l'altro rimane sempre in qualche misura in sé stesso, appunto, in sospensione, ossia nascosto.
{{Vedi anche|Nascita della Repubblica Italiana}}
 
Il 16 marzo [[1946]] il principe Umberto aveva decretato<ref>[http://www.parlalex.it/pagina.asp?id=2823 Decreto del 16 marzo 1946].</ref> che la forma istituzionale dello Stato sarebbe stata decisa mediante referendum, contemporaneo alle elezioni per l'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea costituente]]. Il decreto per l'indizione del referendum recitava, in una sua parte: "... qualora la maggioranza degli elettori votanti si pronunci... "<ref>[http://www.parlalex.it/pagina.asp?id=2823 Decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98].</ref> Tale frase sembrava configurare anche la possibilità che nessuna delle due forme istituzionali proposte (monarchia o repubblica) raggiungesse la "maggioranza degli elettori votanti", ossia la somma non soltanto dei voti attribuiti alla monarchia o alla repubblica, ma anche delle schede bianche e delle schede nulle.
Alla verità dell'essere, dunque, appartiene originariamente, etimologicamente, la possibilità del suo nascondimento, e quindi la sua non-verità: a partire da questo aspetto è possibile comprendere meglio il senso dell'inautenticità della condizione umana, centrale già in ''Essere e tempo'', che non è una connotazione morale, ma la modalità in cui innanzitutto e per lo più l'uomo esperisce il suo riferimento all'essere. Il [[nichilismo]] stesso della nostra epoca non può essere considerato una degenerazione del pensiero filosofico, ma un evento dell'essere, un suo destino.<ref>«Ciò che accade all'uomo storico risulta di volta in volta da una decisione sull'essenza della verità che non dipende dall'uomo, ma è già stata presa in precedenza» (Martin Heidegger, cit. da ''La dottrina di Platone sulla verità'', in ''Gesamtausgabe'' [''Opere Complete''], 9, ''Wegmarken'', pag. 237, Klostermann, Frankfurt am Main 1976; trad. it. in ''Segnavia'', pag. 191, Adelphi, Milano 1988).</ref>
 
Assunta la corona, il nuovo re confermò la promessa fatta di rispettare il volere dei cittadini, liberamente espresso, circa la scelta della forma istituzionale.
==== ''La questione della tecnica'' ====
[[File:HeideggerUmberto 4II (1960)alle urne.jpg|thumb|left|upright=0.98|HeideggerUmberto nelII 1960si reca a votare il 2 giugno 1946 per il referendum istituzionale.]]
Nella giornata del 2 giugno e la mattina del 3 giugno [[1946]] ebbe dunque luogo il [[Referendum istituzionale del 1946|referendum]] per scegliere fra monarchia o repubblica. La maggioranza in favore della soluzione repubblicana fu di circa due milioni dei voti validi, anche se i monarchici non mancheranno di presentare ricorsi e di diffondere voci di presunti brogli.
La riflessione sulla [[tecnica]], condotta più volte, aveva portato Heidegger già in ''Essere e tempo'' a evidenziare come l'uomo, il cui compito è "prendersi-cura" degli utilizzabili, ossia degli enti intramondani, tenda invece a ridurli a semplici mezzi sottoposti alla sua manipolazione.
 
Il 10 giugno, alle ore 18:00, nella sala della Lupa a Montecitorio la [[Corte Suprema di Cassazione|Corte di cassazione]], secondo quanto attestato dai verbali, proclamò i risultati del referendum (e cioè: 12&nbsp;672&nbsp;767 voti per la repubblica, e 10&nbsp;688&nbsp;905 per la monarchia), rimandando ad altra adunanza il giudizio definitivo su contestazioni, proteste e reclami, il numero complessivo degli elettori votanti e quello dei voti nulli<ref>La riproduzione del verbale dattiloscritto su foglio a quadretti è riportata sul sito internet [http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=2973 didaweb.net].</ref><ref>Gabriella Fanello Marcucci, Il primo governo De Gasperi (dicembre 1945-giugno 1946): sei mesi decisivi per la democrazia in Italia, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2004, pag. 117-118.</ref>.
In particolare nella conferenza ''La questione della tecnica'', del [[1953]], il pensatore tedesco pone la domanda circa l'essenza della tecnica moderna, rintracciando la sua origine nella mentalità metafisica, che riduce tutto al livello dell'oggettività misurabile e pianificabile, a partire dalla sua impiegabilità concreta. La tecnica è divenuta così il modo prevalente del «disvelamento» (''aletheia''), nel senso che l'uomo di oggi esperisce la verità dell'Essere sotto forma di tecnica, la quale si «impone» all'uomo come «pro-''vocazione''». Essa è cioè un appello dell'Essere: per definirne l'essenza Heidegger usa il termine ''Gestell'' («scaffale», «montatura», e appunto «imposizione») che spinge l'uomo a dirigere ogni elemento della [[natura]], ogni [[energia]], persino se stesso al fine di immagazzinarli, modificarli e nuovamente impiegarli.
 
La notte del 12 giugno il governo si riunì su convocazione di De Gasperi. De Gasperi aveva ricevuto in giornata una comunicazione scritta dal Quirinale nella quale il re si dichiarava intenzionato a rispettare il responso degli "elettori votanti", come stabilito dal decreto di indizione del referendum, aggiungendo che avrebbe atteso il giudizio definitivo della [[Corte di cassazione]] secondo quanto stabilito dalla legge. La lettera, che sollevava la questione del quorum, suscitò le preoccupazioni dei ministri intenzionati alla proclamazione immediata della repubblica (secondo la celebre frase del leader socialista [[Pietro Nenni]]: «o la repubblica o il caos!»), mentre, nello stesso tempo, era necessario far fronte alle crescenti proteste dei monarchici, represse sanguinosamente il giorno prima a [[Napoli]] in via Medina dagli ausiliari di Romita, dove 9 manifestanti avevano perso la vita e 150 erano rimasti feriti<ref>[http://www.monarchia.it/via_medina_special.html Gli scontri di Napoli] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120307140121/http://www.monarchia.it/via_medina_special.html |data=7 marzo 2012 }}.</ref>. Lo stesso 12 giugno una manifestazione monarchica era stata dispersa violentemente<ref>Aldo A. Mola, ''Declino e crollo della Monarchia in Italia'', Mondadori, 2008, p. 106.</ref>.
Di fronte a questa im-''posizione'', l'uomo può recuperare la sua libertà soltanto divenendo consapevole del vero carattere della tecnica, che al fondo non è qualcosa di meramente strumentale, e la cui «montatura» non ha nulla di tecnico, ma è ancora una volta parte del [[destino]] dell'essere. Questo, da un lato, non può essere dunque contrastato, tuttavia una sorta di ''[[amor fati]]'', di assunzione di [[responsabilità]] nei confronti di un tale destino, può consentirci di custodire la possibilità di una salvezza, oggi messa in grave pericolo dalla tecnocrazia. Come aveva scritto [[Friedrich Hölderlin]], è proprio nel pericolo che si annida ciò che salva;<ref>Cit. in Heidegger, ''La poesia di Hölderlin'', Adelphi, Milano, 1988.</ref> e Heidegger in quest'ottica, a partire dal senso originario della parola ''techne'' («arte»), ne riscopre l'affinità con la ''poiesis'': entrambe, nell'[[antica Grecia]], stavano a indicare la produzione del vero e del bello.
 
Il consiglio dei ministri stabilì che, a seguito della proclamazione dei risultati provvisori del 10 giugno, si era creato un regime transitorio e di conseguenza le funzioni di capo dello Stato passavano ''[[ope legis]]'' e con effetto immediato (si era alla mattina del 13) al presidente del consiglio, in esecuzione dell'art. 2 del decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98<ref name=autogenerato5>[http://www.parlalex.it/pagina.asp?id=2823 PARLALEX - Archivio di legislazione comparata<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref>. Il ministro del tesoro [[Epicarmo Corbino]] chiese a De Gasperi se si rendesse conto della responsabilità che si assumeva, dal momento che l'indomani sarebbe potuto apparire come un usurpatore del trono<ref>Aldo A. Mola, ''Declino e crollo della Monarchia in Italia'', Mondadori, 2008, p. 108.</ref>. Da parte monarchica si sostiene che il governo non volle dare il tempo alla suprema corte di ricontrollare le schede elettorali, ricontrollo che avrebbe potuto portare alla luce eventuali brogli<ref>{{Cita web|url=http://www.varesemonarchica.it/primaversione/referendum1946.html|titolo=Il referendum del 1946 ovvero "La Grande Frode"|autore=Riccardo Piagentini|accesso=16 maggio 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080605180146/http://www.varesemonarchica.it/primaversione/referendum1946.html|dataarchivio=5 giugno 2008}}</ref>.
A quel tempo, opere d'arte e opere "tecniche", erano, in un certo senso, lo stesso, e l'[[estetica]] non era diventata ancora una branca del tutto separata nel modo di conoscere umano. È proprio questa, quindi, la via di salvezza che Heidegger propone all'uomo moderno: essa passa per un ambito che è strettamente affine alla tecnica stessa, e tuttavia ne è distinto nel fondamento, ovvero l'ambito dell'[[arte]], poiché
 
Lo stesso 13 giugno Umberto reagì diramando un polemico proclama, nel quale parlava di "gesto rivoluzionario" compiuto dal governo<ref>[http://www.reumberto.it/partenza.htm Il proclama di Umberto II].</ref>.
{{Citazione|L'essenza più profonda della tecnica non è nulla di tecnico.|M. Heidegger, ''La questione della tecnica'', trad. it. in ''Saggi e discorsi'', Mursia, 1976}}
 
{{Citazione|Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale e arbitrario, poteri che non gli spettano, e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.|Umberto II, proclama agli italiani del 13 giugno 1946}}
==== ''L'abbandono'' ====
Il fatto che Heidegger ritenesse un destino ineluttabile l'avvento dell'era [[tecnocrazia|tecnocratica]] ha indotto alcuni critici a vedere in questa sua convinzione, paradossalmente, una sorta di giustificazione e apologia della tecnica stessa.<ref>Perone, ''op. cit.'', pag. 373-374.</ref> Quel che traspare dai suoi scritti, tuttavia, è una speranza e quasi un'attesa [[religione|religiosa]] che, se pure il destino del mondo sfugge alle decisioni dei singoli uomini, un cambiamento epocale potrà un giorno verificarsi.<ref name="Perone"/>
 
Messo di fronte all'azione del governo, Umberto II, informato dal generale Maurice Stanley Lush che gli angloamericani non sarebbero intervenuti a difesa del sovrano e della sua incolumità neanche in caso di palese spregio delle leggi, e in particolare nel caso di un possibile assalto al Quirinale sostenuto dai seguaci dei ministri repubblicani, volendo evitare qualsiasi possibilità di innesco di guerra civile, cosa che era nell'aria dopo i morti di Napoli, decise di lasciare l'Italia<ref>Aldo A. Mola, ''Declino e crollo della Monarchia in Italia'', Mondadori, 2008, p. 110.</ref>. Il motivo per cui Umberto non volle attendere la seduta della Corte di cassazione fissata per il 18 giugno, prima di partire dall'Italia, non è mai stato ufficialmente chiarito.
Il termine utilizzato in proposito da Heidegger nella conferenza del 1955 è ''Gelassenheit'' («abbandono»),<ref>Il contenuto della conferenza venne pubblicata quattro anni dopo in M. Heidegger, ''Gelassenheit'', Neske, Pfullingen 1959 (la prima traduzione italiana fu ''L'abbandono'', Il Melangolo, Genova 1983).</ref> termine che, come sempre accade nell'ultima fase del pensiero di Heidegger, pone significativi problemi di traduzione. Il pensatore tedesco intende con questa espressione richiamare l'uomo a un atteggiamento speculativo di fronte alla realtà, che consiste, a suo avviso, in un raccoglimento (cui allude il prefisso tedesco ''ge-''), che ''lascia-essere''<ref>''Lassen'', come verbo, indica appunto l'atteggiamento del lasciare, come l'inglese ''to let''.</ref> le cose così come sono, senza intervenire.
 
La partenza del re, comunque, dava via libera senza ulteriori intoppi all'istituzione della forma repubblicana, dal momento che anche la Corte di cassazione ne confermò la vittoria. Inoltre la corte, con dodici magistrati contro sette e sia pur con il voto contrario del presidente Giuseppe Pagano<ref>Franco Malnati, "La grande frode. Come l'Italia fu fatta Repubblica", Editrice Bastogi.</ref> stabilì che per "maggioranza degli elettori votanti", prevista dalla legge istitutiva del referendum (art. 2 del decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946, n. 98<ref name=autogenerato5 />), si dovesse intendere "maggioranza dei voti validi", diversamente da quanto sostenuto dai sostenitori della monarchia. In ogni caso, i voti favorevoli alla Repubblica risultarono di un numero superiore anche della maggioranza degli elettori votanti, e cioè 12&nbsp;718&nbsp;641<ref name=cameradep>[http://www.camera.it/cost_reg_funz/345/4762/4763/documentotesto.ASP Sito della Camera dei deputati] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090605164749/http://www.camera.it/cost_reg_funz/345/4762/4763/documentotesto.ASP |data=5 giugno 2009 }}.</ref>, contro la inferiore somma dei 10&nbsp;718&nbsp;502 di voti per la monarchia<ref name=cameradep/> e 1&nbsp;498&nbsp;136 di voti nulli<ref>Giorgio Bocca, ''Storia della Repubblica italiana''. Rizzoli, 1981.</ref> (pari a 12&nbsp;216&nbsp;638 voti).
Heidegger volge così sempre più il suo pensiero a un atteggiamento [[mistico]], sintetizzabile nella formula «ormai solo un dio ci può salvare»,<ref>Il pessimismo circa la possibilità che l'uomo sia in grado salvarsi soltanto da sé ha indotto a ritenere che «l'intera dottrina di Heidegger possa essere considerata universalizzazione e traduzione ontologica del principio di [[fede]] [...]. L'appello finale a un dio che, solo, può salvarci ha il valore di una soluzione sostanzialmente religiosa del problema dell'uomo» ([[Giuseppe Semerari]], ''La questione dell'ente-uomo in Heidegger'', in AA.VV., ''Confronti con Heidegger'', pag. 188, ''op. cit.''). «In definitiva, l'ultimo Heidegger torna a chiamare [[Dio]] ciò che, dall<nowiki>'</nowiki>''Ontologie'' del 1923 in poi, ha denominato ''Essere'', dopo aver radicalizzato e trasformato il concetto tradizionale di Dio» (''ivi'', nota 51).</ref> che egli pronunciò in una celebre intervista.<ref name="intervista" /> Egli intende lanciare una sorta di allarme nei confronti della tecnica, con cui l'uomo mette a repentaglio se stesso nell'obiettivo di conseguire l'egemonia sull'ente, obiettivo che lo ha infatti portato, egli sostiene, sulla soglia dell'[[era atomica]]. Si tratta quindi, di fronte al predominio della tecnica, di approdare ad un'etica originaria, attraverso una duplice condotta:
* l'[[abbandono (religione)|abbandono]] agli enti, agli oggetti del mondo, ossia una disposizione mentale che, riconoscendo sul nascere gli schemi di pensiero originantisi nel linguaggio, rifiuti l'atteggiamento calcolante proprio della tecnica, per ri-meditare la relazione fra l'uomo e l'ente fino a cogliere quel senso trascendente che nel mondo della tecnica si cela;
* l'apertura al mistero, che consiste nel mantenersi aperti, mediante una tale [[meditazione]] sulla tecnica, alla possibilità di una nuova manifestazione della verità dell'Essere.
Questo atteggiamento meditabondo, che recupera la [[mistica renana|mistica renano-fiamminga]] rappresentata soprattutto da [[Meister Eckhart]], [[Johannes Tauler]] ed [[Enrico Suso]], non esclude neanche il [[silenzio]] quale modo per cercare di superare le forme linguistico-concettuali della metafisica, il che non significa affatto rinunciare ad indagare i «massimi problemi». Occorre piuttosto trovare un altro mezzo che possa farci riaccostare all'Essere senza i limiti del linguaggio. La [[poesia]] può servire a questo. Essa infatti è la prima forma di linguaggio che, per la sua giovinezza, mantiene ancora intatta la freschezza dell'Essere.<ref name="Perone"/>
 
[[File:Umberto II va in esilio.jpg|thumb|upright=0.8|Umberto II si prepara a partire da Ciampino il 13 giugno 1946.<br />L'aereo che lo porta in esilio è pilotato da un eccezionale asso dell'aviazione, [[Francesco Aurelio Di Bella]], 1 medaglia d'oro e 5 d'Argento al Valor Militare, poi deputato del [[Partito Nazionale Monarchico]]]]
== Ricezione critica ==
I primi studi su Heidegger risalgono agli anni trenta in seguito alla pubblicazione di ''Essere e tempo'', che accese un vivo dibattito sui temi dell'[[esistenzialismo]], soprattutto in Francia,<ref>Esponenti principali di questo dibattito furono [[Gabriel Marcel|Marcel]], [[Emmanuel Mounier|Mounier]], [[Jean-Paul Sartre|Sartre]], [[Jean Wahl|Wahl]]; cfr. in proposito F. Valentini, ''La filosofia francese contemporanea'', Feltrinelli, Milano 1958.</ref> mentre in Germania si inseriva in quello già avviato da [[Karl Jaspers]].<ref>L'opera di Jaspers che ne aveva segnato l'avvio fu ''Psychologie der Weltanschauungen'' del 1919.</ref> In Italia Heidegger fu introdotto da studiosi di formazione [[Cattolicesimo|cattolica]], come [[Carlo Mazzantini (filosofo)|Carlo Mazzantini]] e [[Luigi Pareyson]],<ref>C. Mazzantini, ''Filosofia perenne e personalità filosofiche'', Cedam, Padova 1942; L. Pareyson, ''Studi sull'esistenzialismo'', Sansoni, Firenze 1943.</ref> in contrapposizione all'idealismo immanentista e storicista della tradizione hegeliana,<ref>A. Santucci, ''Esistenzialismo e filosofia italiana'', Il Mulino, Bologna 1959.</ref> dominante in quegli anni e rappresentato soprattutto da [[Benedetto Croce]], che su di lui espresse un giudizio fortemente negativo.<ref>Benedetto Croce, ''Conversazioni Critiche'', Serie Quinta, Bari, Laterza, 1939, pag. 362.</ref> Ad una rivalutazione della sua filosofia esistenzialistica, ma al di fuori di un contesto religioso, concorse anche la ricezione di [[Nicola Abbagnano]]<ref>N. Abbagnano, ''Introduzione all'esistenzialismo'', Bompiani, Milano 1942.</ref> e [[Pietro Chiodi]].<ref>P. Chiodi, ''L'esistenzialismo di Heidegger'', Taylor, Torino 1947.</ref>
 
Nel [[1960]] il presidente della Corte di cassazione, Pagano, in un'intervista a ''[[Il Tempo]]'' di Roma affermò che la legge istitutiva del referendum era di applicazione impossibile, in quanto non lasciava il tempo alla Corte di svolgere i suoi lavori di accertamento, e che ciò fu reso ancor più evidente dal fatto che numerose corti di appello non riuscirono a mandare i verbali alla Cassazione entro la data prevista. Infine, "l'angoscia del governo di far dichiarare la repubblica era stata tale da indurre al "colpo di Stato" prima che la Corte Suprema stabilisse realmente i risultati validi definitivi"<ref>Lucio Lami, ''Il Re di maggio'', Ares, 2002, p. 293.</ref>.
In seguito agli sviluppi del pensiero heideggeriano nel secondo dopoguerra, lo stesso Chiodi e diversi seguaci come Löwith presero le distanze dalla sua «svolta», giudicandola un'involuzione.<ref>P. Chiodi, ''L'ultimo Heidegger'', Taylor, Torino 1952. su Löwith cfr. ''Saggi su Heidegger'', 1953, ''op. cit.''</ref> Tra gli altri critici, soprattutto di area marxista, [[Jean Wahl]] contestò il tentativo heideggeriano di unire i temi del soggettivismo esistenzialista, come l'angoscia e la cura, con quelli del realismo ontologico attraverso la categoria di ''essere-nel-mondo'',<ref>J. Wahl, ''Vers la fin de l'ontologie. Etude sur l'Introduction à la métaphysique de Heidegger'', Sedes, Parigi, 1956.</ref> mentre [[Levinas]] e [[Derrida]], pur essendone stati inizialmente influenzati, lo accusarono di ricadere nella metafisica per via degli aspetti [[logocentrismo|logocentrici]] presenti nella sua filosofia.<ref>J. Derrida, ''De l'esprit. Heidegger et la question'', Parigi, 1987.</ref>
 
=== L'esilio ===
A vario titolo, Heidegger ha dato spunto ad altri pensatori come [[Umberto Galimberti]], [[Emanuele Severino]], [[Emil Cioran]],<ref>Quest'ultimo reputava fondamentale la scoperta di Heidegger e aver letto le sue opere; ma, di fronte all'estremo tecnicismo del tedesco affermava paradossalmente che «Heidegger mi ha insegnato come "non" si deve scrivere».</ref> [[Jean-Paul Sartre]], [[Albert Camus]],<ref>L'esistenzialismo francese di [[Jean-Paul Sartre|Sartre]] e [[Albert Camus|Camus]] in seguito si distaccherà notevolmente da quello heideggeriano.</ref> [[Alexandre Kojève]], [[Georges Bataille]], [[Herbert Marcuse]]<ref>Denis Hollier, ''Plenty of Nothing'', in Hollier (ed.), ''A New History of French Literature'' (Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press, 1989), pp. 894–900.</ref>, [[Michel Onfray]].<ref>M. Onfray, ''Trattato di ateologia'', pag. 72: «Venire al mondo significa scoprire di ''essere per la morte''; essere per la morte significa vivere giorno per giorno la delusione della vita. Solo la religione dà l'impressione di arrestare il movimento. In realtà lo accelera».</ref>
 
{{Citazione|Ripenso alle ultime ore a Roma, a quando mi fu detto che allontanandomi ''per poco'' dalla città tutto sarebbe stato più semplice e invece: quel "trucco" che non voglio qui definire in termini "appropriati"!|Umberto II, lettera a Falcone Lucifero scritta dal Portogallo il 17 giugno 1946. Da Gigi Speroni, ''Umberto II, il dramma segreto dell'ultimo re'', Bompiani, pagina 315.}}
Diverse letture hanno invece sottolineato l'importanza dell'ispirazione [[religione|religiosa]] ed [[Escatologia|escatologica]] che fa da sfondo alla filosofia di Heidegger, ad esempio da parte di [[Otto Pöggeler]],<ref>O. Poeggeler, ''Der Denkweg M. Heidegger'', Pfullingen, Neske, 1963.</ref> di Enrico Garulli,<ref>E. Garulli, ''Heidegger e storia dell'ontologia'', Urbino, Argalia, 1983.</ref> o di [[Umberto Regina]], per il quale il filosofo tedesco, rivelando la direzione ontologica della conoscenza umana, ne ha svelato anche la dignità e la destinazione teologica.<ref>Umberto Regina, ''Heidegger. Dal nihilismo alla dignità dell'uomo'', [[Vita e Pensiero (casa editrice)|Vita e Pensiero]], Milano 1970.</ref>
 
Benché da parte filomonarchica gli pervenissero inviti a resistere in quanto si sospettavano [[brogli elettorali]], Umberto II preferì prendere atto del fatto compiuto; l'alternativa poteva essere una guerra civile fra monarchici e repubblicani, cosa che era nell'aria dopo i fatti di [[Napoli]] ma il Re volle proprio evitare quest'ulteriore tragedia all'Italia, già duramente provata da una guerra disastrosa appena conclusasi. <br>Così il 13 giugno, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori il generale [[Giuliano Cassiani Ingoni]], il generale Carlo Graziani e il dottor [[Aldo Castellani]], Umberto II partì in aeroplano da [[Aeroporto di Roma-Ciampino|Ciampino]] dopo aver diramato un proclama<ref>[http://www.diesis.com/phpgroupware/files/home/roberto/partenza.htm Italiani<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071009084136/http://www.diesis.com/phpgroupware/files/home/roberto/partenza.htm |data=9 ottobre 2007 }}.</ref> dove si parla, fra l'altro, di un «gesto rivoluzionario» del Consiglio dei Ministri nel consegnare ad Alcide De Gasperi le funzioni di capo provvisorio dello Stato.
== Ispiratori di Heidegger ==
{{q|Compagno di ricerca è stato il giovane Lutero e modello Aristotele che quello odiava. Alcune scosse le diede Kierkegaard, e gli occhi me li ha aperti Husserl.|Martin Heidegger, ''Hermeneutik der Faktizität'', in GA 63, p. 5; trad. it. di Gennaro Auletta in Martin Heidegger ''Ontologia. Ermeneutica dell'effettività'', Napoli, Guida, 1992, p. 13|Begleiter im Suchen war der junge Luther und Vorbild Aristoteles, den jener haßte. Stöße gab Kierkegaard, und die Augen hat mir Husserl eingesetzt.|lingua=de}}
In proposito, molto si è discusso sulle ascendenze e gli anticipatori che possano aver ispirato il pensiero di Heidegger. Oltre agli interpreti già citati, soprattutto [[Hans-Georg Gadamer]] ha evidenziato la nota mistico-religiosa che risuona spesso nelle sue pagine, dovuta in particolare all'influenza esercitata su di lui da [[San Paolo]] e dal giovane [[Lutero]], nonché da altri esponenti del misticismo tedesco come [[Angelus Silesius]] e i renano-fiamminghi. La stessa avversione di Heidegger verso l'[[oggettivismo]] e la [[metafisica]] sarebbe nata dall'idea che questa sia stata inquinata dal concetto greco dell'[[Essere]], e quindi resa incapace di pensare la visione [[cristianesimo|cristiana]] dell'''[[Escatologia|Eschaton]]''.<ref>H. G. Gadamer, ''I sentieri di Heidegger'', trad. it., Marietti, 1987.</ref>
 
[[File:Re Umberto 13.06.46.jpg|thumb|left|13 giugno [[1946]], il re Umberto II mentre sale sull'aeroplano che lo condurrà da [[Ciampino]] in [[Portogallo]]]]
Sarebbe dovuto in particolare a [[Platone]] e [[Aristotele]] il fatto di averci tramandato un concetto travisato dell'Essere, che pure gli antichi greci avevano conosciuto nell'originaria purezza con cui l'aveva enunciato [[Parmenide]], verso il quale Heidegger si fece quindi fautore di un ritorno, e nel cui alveo viene fatta inserire la sua riflessione.<ref>«Che il suo solido posto Heidegger l'abbia nell'ambito della tradizione parmenidea, si può tranquillamente sostenere» (Giuseppe Semerari, ''La questione dell'ente-uomo in Heidegger'', in AA.VV., ''Confronti con Heidegger'', pag. 170, ''op. cit.''). Sul suo auspicio di un ritorno a Parmenide cfr. anche [[Battista Mondin]], ''Ontologia, metafisica'', pag. 69, ESD, 1999.</ref>
 
Giorni prima, Umberto II, nel considerare la legittimità della monarchia come forma di regime di una nazione nei confronti del risultato referendario, aveva detto: {{Citazione|La Repubblica si può reggere col 51%, la Monarchia no. La Monarchia non è un partito. È un istituto mistico, irrazionale, capace di suscitare negli uomini incredibile volontà di sacrificio. Deve essere un simbolo caro o non è nulla.|Umberto II, in G. Navone, D. Bartoli<ref>G. Navone p. 139.</ref><ref>D. Bartoli p. 61.</ref>}}
Tra i filosofi più recenti a cui invece Heidegger esplicitamente si richiamò emergono [[Edmund Husserl]], padre della [[fenomenologia]], di cui fu discepolo, oltre a [[Friedrich Nietzsche]],<ref>M. Djuric, ''Nietzsche und Heidegger'', in "Synthesis Phylosophica", 1987 (2), 4, pagg. 324-350.</ref> il poeta [[Friedrich Hölderlin]],<ref>B. Alemand, ''Hölderlin und Heidegger'', Puf, Parigi 1954.</ref> [[Søren Kierkegaard]],<ref>F. De Natale, ''Esistenza, filosofia, angoscia. Tra Kierkegaard ed Heidegger'', Adriatica, Bari, 1995.</ref> e [[Arthur Schopenhauer]],<ref>Chiara Romerio, introduzione ad: A. Schopenhauer, ''Consigli sulla felicità'', edizione Mondadori Saperi, I Sempreverdi, 2007, ''Il successo di Schopenhauer'', pag. XI. Cfr. anche Ugo Ugazio, ''La volontà della metafisica: Heidegger e Schopenhauer'', in «Filosofia», 32, pp. 13-32, 1981.</ref> che già svolsero prima di Heidegger riflessioni analoghe anche sulla poesia, la tecnica, l'essere, la temporalità, l'abitare.
 
Come meta per l'esilio, Umberto II scelse il [[Portogallo]], risiedendo dapprima a [[Colares]], località vicino [[Sintra]], ospite a Villa "Bela Vista" e, in seguito, a [[Cascais]] in una residenza accanto alla futura "Villa Italia" in cui si trasferì nel 1961.<ref>Olghina di Robilant. ''Menzogne'' http://olgopinions.blog.kataweb.it/2016/05/29/menzogne-umberto-ii/, 29 maggio 2016</ref>. Le nazioni confinanti l'Italia non l'avrebbero infatti accolto, e il re voleva evitare la [[Spagna]] dove il dittatore [[Francisco Franco]], reggente della monarchia, era salito al potere anche grazie all'Italia fascista. In Portogallo, inoltre, era stato in esilio anche il suo trisavolo, il re [[Carlo Alberto]], morto a [[Oporto]] nel [[1849]].<ref>[http://www.reumberto.it/cavicchioli-8.htm ''L'esilio di Umberto II''].</ref>
Un altro filosofo ad aver ispirato Heidegger, specialmente nella sua seconda fase, è [[Friedrich Schelling]], anticipandolo nel fare dell'[[arte]] l'organo della filosofia che più si avvicina alla comprensione dell'essere. Di Schelling Heidegger apprezzò in particolar modo le riflessioni da lui condotte intorno al [[1809]] sulla [[libertà]] umana<ref>Cfr. di Heidegger, ''[http://books.google.it/books?id=Awc-a55JEfkC&printsec=frontcover&source=gbs_navlinks_s#v=onepage&q=&f=false Schelling. Il trattato del 1809 sull'essenza della libertà umana]'' (1971), dove l'opera schellinghiana è giudicata «ciò che di più grande Schelling abbia fatto, ed è in pari tempo una delle opere più profonde della filosofia tedesca e quindi della filosofia occidentale» (trad. it. a cura di Carlo Tatasciore, Guida editore, Napoli 1998, pag. 29).</ref> in funzione di contrapposizione al nascente sistema filosofico onnicomprensivo di [[Hegel]]; fu proprio verso quest'ultimo invece che Heidegger ebbe un approccio sintetizzabile nella seguente formula: «tenere il sistema di Hegel in cima allo sguardo e quindi pensare in una direzione totalmente opposta».<ref>Heidegger, ''Beitrage Zur Philosophie: Vom Ereignis'' (1938), in ''Contributions to philosophy: from enowning'', Indiana University Press, 1999, pag. 123.</ref> E aggiungeva: «io stesso non so ancora abbastanza chiaramente come debba essere definita la mia "posizione" rispetto a Hegel. Come "posizione ''antitetica''" sarebbe troppo poco».<ref>Cit. di Heidegger da una lettera a [[Hans-Georg Gadamer]] del 2 dicembre 1971, in: Gadamer, ''La dialettica di Hegel'', trad. di R. Dottori, Marietti, Genova 1996, pag. 187.</ref>
 
Con l'entrata in vigore della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione repubblicana]] il 1º gennaio [[1948]] l'esilio di Umberto II di Savoia acquista forza di legge costituzionale, essendo previsto dal primo capoverso della XIII disposizione finale e transitoria, i cui effetti cesseranno solo nel [[2002]] a seguito di una legge di revisione costituzionale. In numerose interviste Umberto fece trasparire la sua amara sorpresa per l'esilio che gli fu decretato per legge:
Il filosofo contemporaneo [[Stanley Cavell]], emerito di Harvard, ha rilevato notevoli somiglianze fra il pensiero di Heidegger e le principali opere dei due primi grandi filosofi americani dell'800, [[Henry David Thoreau]] e [[Ralph Waldo Emerson]].<ref>S. Cavell, ''Emerson's Transcendental Etudes'' Stanford, David Justin Hodge, 2003.</ref> Analoghe forti somiglianze sono state evidenziate col [[neoplatonismo]] greco e cristiano, specialmente sul tema dell'ineffabilità dell'essere.<ref>Ferruccio De Natale, ''Heidegger e Plotino. Consonanze imperfette'', in AA.VV., ''Confronti con Heidegger'', ''op. cit.'', pag. 33 e segg.; cfr. anche [[Werner Beierwaltes]], ''Identità e differenza'', Vita e Pensiero, Milano 1989, pag. 365 e segg., che fa notare come Heidegger non citasse quasi mai [[Plotino]] ritenendolo un esponente minore nel percorso della metafisica, della quale egli era interessato solo ai nodi ritenuti più importanti per via «del senso livellante della storia della filosofia del suo tempo». Tuttavia, oltre al fatto che secondo Beierwaltes l'assenza di un confronto sarebbe tutta da provare, «la ricostruzione heideggeriana della storia dell'essere [...] non avrebbe potuto essere pienamente sostenuta se Heidegger si fosse occupato del pensiero neoplatonico: Plotino, Proclo, Eriugena, Meister Ekhart, Cusano» (pag. 368).</ref> Al di fuori invece della filosofia occidentale, è oggi ammesso e documentato un accostamento di Heidegger al [[taoismo]] e al [[buddhismo Zen]].<ref>Leonardo Vittorio Arena, ''Metafisica europea e filosofia asiatica. Taoismo filosofico. Buddismo Ch'an'', in AA.VV., ''Immaginare l'Europa'', a cura di G. Baratta, pp. 32-40, Università di Urbino, 1993. Lo stesso Heidegger ammise l'identità tra il senso celato dall'Essere e il senso custodito dal Tao in un'intervista con il professor Tezuka dell'[[Università Imperiale di Tokyo]], in M. Heidegger, ''Aus einem Gesprach von der Sprache zwischen einem Japaner und einem Fragenden'' (1953-1954), trad. it.: ''Da un colloquio nell'ascolto del linguaggio'', ne ''In cammino verso il linguaggio'', Mursia, Milano 1973, pp. 83-125.</ref>
{{Citazione|La mia partenza dall'Italia doveva essere una lontananza di qualche tempo in attesa che le passioni si placassero. Poi pensavo di poter tornare per dare anch'io, umilmente e senza avallare turbamenti dell'ordine pubblico, il mio apporto all'opera di pacificazione e di ricostruzione.|Umberto II, intervista con Edith Wieland. Da Gigi Speroni, "''Umberto II, il dramma segreto dell'ultimo re''", Bompiani, pagina 316.}}
 
{{Citazione|Mai si parlò di esilio, da parte di nessuno. Né mai, io almeno, ci avevo pensato.|Umberto II, intervista a Bruno Gatta. Da Gigi Speroni, ''Umberto II, il dramma segreto dell'ultimo re'', Bompiani, p. 316.}}
== Opere ==
[[File:Antonio Parisi con il Re Umberto II.png|thumb|Umberto II con [[Antonio Parisi]]]]
* ''[[Dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto]]'' (1915)
Dopo il [[1950]] Umberto II di Savoia riprese l'esercizio della sovrana prerogativa e, da allora, emanò numerosi provvedimenti nobiliari sia di grazia sia di giustizia, i cosiddetti ''"[[Corpo della nobiltà italiana#I titoli nobiliari umbertini|titoli nobiliari umbertini]]"''<ref>[https://archive.is/20120803072256/http://www.cnicg.net/umberto.asp%23RICALDONE Provvedimenti nobiliari di grazia e di giustizia di Umberto di Savoia]: nella lista sono titoli italiani ufficiali quelli concessi fino al 13 giugno 1946, quelli successivi sono concessi dall'esilio in qualità di ''re non debellato'' e quindi titolare della ''regia prerogativa'' anche in difetto del trono.</ref>.
* ''Fenomenologia della vita religiosa'' (1919–[[1920|20]]). Il volume in questione è la traduzione in lingua italiana di ''GA'' 60 e raccoglie tre distinti scritti a loro volta frutto di differenti seminari: ''Introduzione alla fenomenologia della religione'' (semestre invernale 1920-21); ''Agostino e il neoplatonismo'' (semestre estivo 1920-21); ''I fondamenti filosofici della mistica medievale'' (annunciato per il semestre invernale 1919-20, ma mai svolto).
* ''[[Il concetto di tempo]]'' (1924)
* ''[[Prolegomeni alla storia del concetto di tempo]]'' (1925)
* ''[[Essere e tempo]]'' (1927)
* ''[[Che cos'è metafisica]]'' (1929)
* ''[[Kant e il problema della metafisica]]'' (1929)
* ''[[L'essenza del fondamento]]'' (1929)
* ''[[Concetti fondamentali della metafisica. Mondo-Finitezza-Solitudine]]'' (1929)
* ''[[L'origine dell'opera d'arte]]'' (1935–[[1936|36]])
* ''[[Hölderlin e l'essenza della poesia]]'' (1936)
* ''[[Contributi alla filosofia. Sull'evento]]'' (1936–[[1938|38]])
* ''[[La storia dell'Essere]]'' (1938–[[1940|40]])
* ''[[La dottrina platonica della verità]]'' (1942)
* ''[[L'essenza della verità. Sul mito della caverna e sul "Teeteto"]]'' (1943)
* ''[[L'essenza del nichilismo]]'' (1946–[[1948|48]])
* ''[[Lettera sull'"umanismo"]]'' (1947)
* ''[[Sentieri interrotti]]'' (1950)
* ''[[Il linguaggio]]'' (1950)
* ''[[Introduzione alla metafisica]]'' (1953)
* ''[[Martin Heidegger#La questione della tecnica|La questione della tecnica]]'' (1953)
* ''[[Saggi e discorsi]]'' (1954)
* ''[[Che cosa significa pensare?]]'' (1954)
* ''[[Il principio di ragione]] '' (1957)
* ''[[Identità e differenza]]'' (1957)
* ''[[Martin Heidegger#L'abbandono|L'abbandono]]'' (1959)
* ''[[In cammino verso il linguaggio]]'' (1959)
* ''[[Nietzsche (opera)|Nietzsche]]'' (1961)
* ''[[Tempo e essere]]'' (1962)
* ''[[La tesi di Kant sull'essere]]'' (1963)
* ''[[Ormai solo un dio ci può salvare]]'' (1966)<ref>Intervista rilasciata il 23 settembre 1966 e pubblicata sul ''Der Spiegel'' il 31 maggio 1976 per volontà dell'autore.</ref>
* ''[[Segnavia (Heidegger)|Segnavia]]'' (1967)
* ''[[Il trattato di Schelling sull'essenza della libertà umana]]'' (1971)
* ''[[Quattro seminari]]'' (1977)
 
Umberto II godette in vita del trattamento riservato ai Regnanti da varie monarchie europee, dalla [[Santa Sede]] e dal [[Sovrano Militare Ordine di Malta]]. I titoli nobiliari concessi da Umberto II durante l'esilio sono riconosciuti dal [[Sovrano Militare Ordine di Malta]] e dal [[Corpo della Nobiltà Italiana]]<ref>AA.VV., "Nobiltà", anno XXV, marzo-aprile 2018 Milano, numero 134, pag. 171</ref>.
=== Traduzioni italiane ===
* ''Che cos'è la metafisica?'', trad. e introduzione di [[Enzo Paci]], Collana Orientamenti n.6, Fratelli Bocca, Milano 1946
* ''Dell'essenza della verità'', Fratelli Bocca, Milano 1952
* ''Essere e Tempo'', Collana Nuova Biblioteca Filosofica, Fratelli Bocca, Milano 1953
* ''Che cos'è la metafisica?'', Collana Pensatori antichi e moderni, La Nuova Italia, Firenze 1959; a cura di Armando Carlini, La Nuova Italia, 1979-1996
* ''Kant e il problema della metafisica'', Silva, Milano 1962
* ''Identità e differenza'', a cura di [[Pietro Chiodi]], in «Teoresi», XXI, 1966
* ''Sentieri interrotti'', a cura di Pietro Chiodi, La Nuova Italia, Firenze 1968¹
* ''Essere e tempo. L'essenza del fondamento'', a cura di Pietro Chiodi, Collana Classici della Filosofia, UTET, Torino 1969-1978-1994
* ''In cammino verso il linguaggio'', Mursia, Milano 1973
* ''La dottrina di Platone sulla verità'', ''La lettera sull'umanismo'', SEI, Torino 1974
* ''Dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto'', Laterza, Bari 1974
* ''Essere e tempo'', a cura di Pietro Chiodi, Longanesi, Milano 1976
* ''Esistenza e metafisica'', a cura di Guido Saffirio, Collana classici di filosofia e psicologia n.7, Marietti, 1976
* ''Che cosa significa pensare?'', SugarCo, Milano 1979
* ''Tempo ed essere'', a cura di E. Mazzarella, Guida, Napoli 1980
* ''L'abbandono'', a cura di A. Fabris, Il Melangolo, Genova 1983
* ''Ormai solo un dio ci può salvare'', a cura di [[Alfredo Marini (filosofo)|A. Marini]], Guanda, Parma 1987
* ''Introduzione alla metafisica'', trad. di Giuseppe Masi, presentazione di Gianni Vattimo, Collana biblioteca di filosofia, Mursia, Milano 1972; Collana Grande Universale, Mursia, Milano 1990 ISBN 978-88-425-0705-5
* ''Segnavia'', a cura di F.W. von Herrmann, ediz. italiana a cura di Franco Volpi, Collana Biblioteca Filosofica n.3, Adelphi, Milano 1987 ISBN 978-88-459-0263-5
* ''La poesia di [[Hölderlin]]'', Collana Biblioteca Filosofica n.5, Adelphi, Milano 1988 ISBN 978-88-459-0315-1
* ''Saggi e discorsi'', a cura di [[Gianni Vattimo]], Mursia, Milano 1991
* ''Il principio di ragione'', trad. di Franco Volpi e G. Gurisatti, a cura di F. Volpi, Collana Biblioteca Filosofica n.10, Adelphi, Milano 1991 ISBN 978-88-459-0844-6
* ''Nietzsche'', a cura di Franco Volpi, Collana Biblioteca Fiosofica, Adelphi, Milano 1995 ISBN 978-88-459-1186-6
* ''Metafisica e nichilismo'', a cura di H.J. Friedrich, edizione italiana e trad. a cura di C. Angelino, Collana Opera, Il Melangolo, Genova 1999-2006 ISBN 978-88-7018-459-4
* ''Concetti fondamentali della metafisica. Mondo, finitezza, solitudine'', a cura di C. Angelino, Collana Opera, Il Nuovo Melangolo, Genova 1992-1999 ISBN 978-88-7018-174-6
* ''Parmenide'', trad. di Giovanni Gurisatti, a cura di Franco Volpi, Collana Biblioteca Filosofica n.17, Adelphi, Milano 1999 ISBN 978-88-459-1471-3
* ''Prolegomeni alla storia del concetto di tempo'', a cura di R. Cristin e A. Marini, Il Nuovo Melangolo, Genova 1999 ISBN 978-88-7018-149-4
* ''I concetti fondamentali della filosofia antica'', a cura di K. Blust, ediz. italiana a cura di Franco Volpi, trad. di G. Gurisatti, Collana Biblioteca Filosofica n.19, Adelphi, Milano 2000 ISBN 978-88-459-1581-9
* ''Conferenze di Brema e Friburgo'', a cura di P.G. Jaeger, ediz. italiana a cura di Franco Volpi, trad. di G. Gurisatti, Collana Biblioteca Filosofica n.21, Adelphi, Milano 2002 ISBN 978-88-459-1687-8
* ''Fenomenologia della vita religiosa'', trad. di G. Gurisatti, Collana Biblioteca Filosofica n.23, Adelphi, Milano 2003 ISBN 978-88-459-1832-2
* ''Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita. 1910-1976'', Il Nuovo Melangolo, Genova 2005 ISBN 978-88-7018-577-5
* ''Essere e Tempo'', trad., introduzione e a cura di Alfredo Marini, Collana i Meridiani, Mondadori, Milano 2006 ISBN 978-88-04-52347-5
* ''Contributi alla Filosofia. (Dall'evento)'', a cura di Franco Volpi e F.W. von Herrmann, trad. di Alessandra Jadicicco, Collana Biblioteca Filosofica n.26, Adelphi, Milano 2007
* Martin Heidegger, Karl Jaspers, ''Lettere 1920-1963'', a cura di W. Biemel e H. Saner, trad. di Alessandro Jadicicco, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009 ISBN 978-88-6030-291-5
* ''Che cos'è la verità'', a cura di Carlo Götz, Marinotti, Milano 2011
* ''Hölderlin. Viaggi in Grecia. A cura di Tommaso Scappini. Testo tedesco a fronte'', Collana Il Pensiero Occidentale, Bompiani, Milano 2012 ISBN 978-88-452-7153-3
* ''[[Ernst Jünger]]. A cura di Marcello Barison. Testo tedesco a fronte'', Collana Il Pensiero Occidentale, Bompiani, Milano 2013, ISBN 978-88-452-7192-2
* ''Il «Sofista» di Platone'', a cura di I. Schüssler, ediz. italiana a cura di N. Curcio, trad. di A. Cariolato e E. Fongaro, Collana Biblioteca Filosofica n.32, Adelphi, Milano 2013 ISBN 978-88-459-2847-5
* ''I Quaderni Neri'', Bompiani, Milano (in pubblicazione alla fine del 2015)
 
L'unione con Maria José, già in crisi da lungo tempo, si incrinerà definitivamente. L'ex regina lasciò ben presto il Portogallo per trasferirsi a Merlinge, nei pressi di [[Ginevra]], con il piccolo Vittorio Emanuele. Con Umberto rimasero le tre figlie Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice, che sovente furono oggetto di morbose attenzioni da parte della stampa popolare e in qualche caso fonte di ulteriori dispiaceri per il padre<ref>Lucio Lami, ''Il Re di maggio'', Ares, 2002.</ref>. Gli anni successivi furono anche segnati dal conflitto famigliare col figlio Vittorio Emanuele, principalmente per motivi economici e per il contrastato matrimonio di Vittorio Emanuele con [[Marina Ricolfi Doria]], mai approvato da Umberto.<ref>Vittorio Emanuele di Savoia, Alessandro Feroldi, ''Lampi di vita''. Rizzoli, 2002, pag. 97 e 187.</ref><ref>[http://www.realcasadisavoia.it/letteredelre.htm Lettere di Umberto II a Vittorio Emanuele sul rispetto delle leggi dinastiche, riportate nel sito di Amedeo di Savoia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070928042553/http://www.realcasadisavoia.it/letteredelre.htm |data=28 settembre 2007 }}.</ref><ref>[http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1_it.pdf Decreto Reale n. 1] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070928042615/http://www.realcasadisavoia.it/files/ufficiostudi/19691215_VEIV_decreto1_it.pdf |data=28 settembre 2007 }}.</ref>
=== ''Gesamtausgabe'' ===
{{vedi anche|Martin Heidegger Gesamtausgabe}}
La ''Martin Heidegger Gesamtausgabe'' (abbreviato in GA o HGA) è l'edizione completa di Heidegger, pubblicata dalla casa editrice tedesca [[Verlag Vittorio Klostermann|Vittorio Klostermann]], con sede in Francoforte sul Meno.
 
Nel suo quasi quarantennale esilio Umberto II svolse opera di aiuto e sostegno verso gli italiani indiscriminatamente, in occasione di bisogni personali o di eventi drammatici.<ref name=ministro/> Si impegnò particolarmente per la causa della [[Venezia Giulia]] e dell'[[Istria]], indirizzando numerosi messaggi di vicinanza agli istriani e ai giuliani e criticando il [[trattato di Osimo]].<ref>[http://www.reumberto.it/trieste1.htm ''Il Re per Trieste e la Venezia Giulia''].</ref>
Le opere di Heidegger corrispondono, per larga parte, alla rielaborazione degli appunti inerenti alle lezioni universitarie svoltesi nei semestri accademici. Incedendo su tale percorso si può seguire lo sviluppo negli anni del suo pensiero filosofico.
[[File:Amedeo di Savoia Aosta e Claudia d'Orléans con Umberto II di Savoia.jpg|thumb|left|Umberto con [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]] e [[Claudia d'Orléans]].]]
Tramite suoi rappresentanti fu presente, anche come sponsor, a manifestazioni culturali, patriottiche o sociali. A Cascais ricevette decine di migliaia di italiani in visita e a tutti coloro che gli scrivevano rispondeva.<ref name=ministro/> Appassionato collezionista, costituì un'importante collezione di cimeli sabaudi. Scrisse un vastissimo volume sulla medaglistica sabauda.<ref>[http://www.socnumit.org/doc/Numismatici/UMBERTO_II.pdf ''I grandi numismatici - Umberto II''].</ref>
 
A partire dal [[1964]] Umberto II subì una serie interventi chirurgici piuttosto invasivi, probabilmente a causa del tumore che dopo lunghe sofferenze sarà la causa della sua morte, avvenuta a [[Ginevra]] alle 15:45 del 18 marzo [[1983]], in una clinica dove era stato trasferito pochi giorni prima da [[Londra]], in un estremo quanto inutile tentativo di allungargli la vita. Al momento della fine era solo: un'infermiera, entrando nella stanza, si accorse del suo stato e gli prese la mano negli ultimi istanti di vita, mentre il morente Umberto mormorava la parola "Italia".<ref name=ministro>[http://www.reumberto.it/presente.htm ''Esiliato ma presente''. Lettera di Falcone Lucifero, Ministro della Real Casa].</ref><ref>[http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/185196 ''Il Re d'Italia S.M. Umberto II a trenta anni dalla sua morte''].</ref><ref>[http://www.alleanza-monarchica.com/celebrazione-per-il-xxx-anniversario-della-scomparsa-di-sm-re-umberto-ii ''Messaggio di Vittorio Emanuele di Savoia per la celebrazione del XXX anniversario della scomparsa di S.M. il re Umberto II''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140512225241/http://www.alleanza-monarchica.com/celebrazione-per-il-xxx-anniversario-della-scomparsa-di-sm-re-umberto-ii |data=12 maggio 2014 }}.</ref>
Heidegger ha tuttavia lasciato un suo scritto, datato 1937-1938, in cui suggeriva un percorso di lettura della sua opera. Tale scritto, ''Über die Bewahrung des Versuchten'', è in GA 66<ref>GA 66, ''Besinnung'': pp. 419-20.</ref>.
[[File:Hautecombe Umberto 02 Grave.jpg|thumb|upright=0.8|[[Abbazia di Altacomba]]: tomba di Umberto II e di [[Maria José del Belgio|Maria José]]]]
Nel suo testamento Umberto lasciò al [[papa]] la [[Sindone di Torino]], dal [[1578]] conservata nel [[Duomo di Torino|duomo torinese]] a titolo di deposito; la legittimità di tale lascito testamentario è controversa e dibattuta, stante il tenore letterario del terzo comma della XIII [[Disposizioni transitorie e finali della Costituzione della Repubblica Italiana|disposizione transitoria e finale della Costituzione]] che, come noto, avoca allo Stato i beni presenti in Italia degli ex re di [[Casa Savoia]] e sancisce la nullità dei trasferimenti avvenuti successivamente alla celebrazione del referendum istituzionale del 2 giugno [[1946]].<ref>[http://www.lastampa.it/2009/05/26/cronaca/la-sindone-appartieneallo-stato-italiano-vbUZQgL3AjTH5p4BFs1CeK/pagina.html La Sindone appartiene allo Stato italiano]</ref><ref>[http://www.lastampa.it/2009/05/28/blogs/oltretevere/sindone-la-proprieta-finisce-in-parlamento-PoSoiXw6xX9ZdlfcJK9OuO/pagina.html Sindone, la proprietà finisce in Parlamento]</ref>
 
Le spoglie dell'ultimo sovrano d'Italia riposano, per suo espresso volere, nell'[[abbazia di Altacomba]] a fianco di quelle del re [[Carlo Felice]], nel dipartimento francese della [[Savoia (dipartimento)|Savoia]] dalla quale casa Savoia ha tratto le sue origini storiche.<ref name=umberto2>[http://www.monarchia.it/video_001.html ''Funerali di Umberto II''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140512224527/http://www.monarchia.it/video_001.html |data=12 maggio 2014 }}.</ref>
Franco Volpi<ref>Cfr. ''¿Aportes a la filosofia? El diario de un naufragio'', in Franco Volpi ''Martin Heidegger. Aportes a la filosofia''. Madrid, Maia Ediciones, 2010, p. 33.</ref> ritiene che tale scritto spieghi le ragioni per cui, ad esempio, l'opera ''Beiträge zur Philosophie (Vom Ereignis)'' (in GA 65, "Contributi alla filosofia. Dell'evento")<ref>La traduzione in lingua italiana di questo volume è di Franco Volpi ed è stata pubblicata con il titolo ''Contributi alla filosofia (Dall'Evento)'', dalla casa editrice Adelphi di Milano nel 2007</ref>) sia risultata inedita fino alla morte del filosofo. Secondo Volpi, Heidegger intendeva applicare quel criterio "tradizionale" proprio del ''Corpus Aristotelicum'', quindi una suddivisione delle opere "exoteriche", dirette al pubblico, e un insieme di opere "esoteriche", dirette a coloro che risultavano pronti a recepirne i contenuti<ref>Sugli eventuali livelli "esoterici" della sua opera cfr. anche Peter Trawny, ''Adynaton. Heideggers esoterische Philosophie''. Berlino, Matthes & Seitz, 2010.</ref>. Quindi una specie di cammino "iniziatico" verso il "cuore" del suo pensiero. Tale lettura è stata recepita anche da Donatella Di Cesare<ref>''Heidegger e gli ebrei. I "Quaderni neri"''. versione mobi pos. 1442.</ref>, secondo la quale ciò spiegherebbe, tra l'altro, l'importanza degli ''Schwarze Hefte'' nella complessiva opera heideggeriana.
 
Umberto II ha voluto che, nella propria bara, fosse riposto il [[sigillo reale]], grosso timbro che si trasmette di generazione in generazione quale simbolo visibile della legittimità nella linea dinastica e simbolo del gran maestro degli ordini cavallereschi di casa Savoia. In tal modo, si ritiene che egli abbia inteso distinguere i suoi "eredi dinastici" da quelli "civili", impedendo a questi ultimi di entrare in possesso del simbolo che avrebbe potuto ingenerare, nella pubblica opinione, la convinzione della loro qualità di "successori dinastici"<ref name=sigilli>Aldo A. Mola, ''I Sigilli del Re'', in «Storia in Rete», luglio/agosto 2006, 1-9.</ref>.
Il "percorso" suggerito da Heidegger in ''Über die Bewahrung des Versuchten'' è il seguente:
 
Al suo [[funerale]], disertato dalle autorità italiane (con l'eccezione di [[Maurizio Moreno]], console generale d'Italia a [[Lione]], in rappresentanza del governo), parteciparono diecimila italiani che raggiunsero l'[[abbazia di Altacomba]] vicino ad [[Aix-les-Bains]] in [[Savoia (dipartimento)|Savoia]].<ref name=umberto2/> La [[Rai]] non trasmise la diretta televisiva.
1. Lezioni universitarie (die Vorlesungen)<br />
Alle esequie erano presenti, oltre a membri di casa Savoia: [[Juan Carlos I di Spagna]] e [[Sofia di Grecia]], [[Baldovino del Belgio|Baldovino]] e [[Fabiola del Belgio]], [[Giovanni di Lussemburgo]] e [[Giuseppina Carlotta del Belgio]], il [[Ranieri III di Monaco|principe Ranieri di Monaco]] col [[Alberto II di Monaco|figlio Alberto]], il [[Edward, duca di Kent|duca Eduardo di Kent]] in rappresentanza di [[Elisabetta II del Regno Unito]], i re detronizzati [[Simeone II di Bulgaria]], [[Michele I di Romania]] e [[Costantino II di Grecia]], [[Ottone d'Asburgo-Lorena]] con il figlio [[Carlo d'Asburgo-Lorena]], [[Ferdinando Maria di Borbone-Due Sicilie|Ferdinando di Borbone delle Due Sicilie]] con il figlio [[Carlo di Borbone-Due Sicilie|Carlo]], [[Enrico d'Orléans (1933-2019)|Enrico d'Orléans]], Carlo Napoleone Bonaparte, [[Duarte Pio di Braganza|Duarte Pio di Braganza del Portogallo]] e i rappresentanti di altre case già regnanti. La [[Santa Sede]] era rappresentata dal [[nunzio apostolico]] a [[Parigi]].<ref name=umberto2/> I giocatori della {{Calcio Juventus|N}}, nella partita del 20 marzo contro il [[Associazione Calcio Pisa 1909|Pisa]], portarono il segno del lutto al braccio: questa fu la sola manifestazione di cordoglio, resa pubblicamente in Italia al re Umberto II.<ref>[http://www.cristinasiccardi.it/umberto-ii/ ''Umberto II''].</ref>
2. Le conferenze (die Vorträge)
::Hegelvortrag (Amsterdam )<ref>Intende: ''Hegel und das Problem der Metaphysik'' (1930). In GA 80.</ref>
::Über das Wesen der Wahrheit<ref>Intende: ''Vom Wesen der Wahrheit'' (1930). In GA 80.</ref>
::Die gegenwärtige Lage der Philosophie (Konstanzer Vortrag)<ref>Intende: ''Die gegenwärtige Lage und die künftige Aufgabe der deutschen Philosophie''(1934). In GA 16.</ref>
::Vom Ursprung des Kunstwerks (Freiburger Vortrag)<ref>Intende: ''Vom Ursprung des Kunstwerks'' (1935). In GA 80</ref>
::Vom Ursprung des Kunstwerks (Frankfurter Vorträge)<ref>Intende: ''Der Ursprung des Kunstwerkes'' (1936). In GA 5</ref>
3. Appunti per le esercitazioni seminariali, in particolare: (die Aufzeichnungen zu den Übungen, im besonderen)
::zu Kants transzendentaler Dialektik und zur Kritik der praktischen Vernunft<ref name="ReferenceA">In: Seminare: Leibniz - Kant, GA 84.</ref>
::zu Hegels Phänomenologie des Geistes<ref>In: Seminare: Hegel - Schelling, GA 86.</ref>
::zu Leibniz, Monadologie<ref name="ReferenceA"/>
::zu Kants Kritik der aesthetischen Urteilskraft<ref name="ReferenceA"/>
::zu Schillers Briefen über die aesthetische Erziehung<ref>Al riguardo cfr. GA 66 p. 436.</ref>
::zur Nietzschevorlesung<ref>In: Seminare Nietzsche, GA 87.</ref>
4. Lavori preparatori per l'opera (Vorarbeiten zum Werk)
::(dazu die Selbstkritik von »Sein und Zeit«)<ref>Intende: ''Eine Auseinandersetzung mit »Sein und Zeit«'' (1935/36). In GA 82.</ref>
5. Überlegungen und Winke Heft II-''IV''-V<ref>''Schwarze Hefte'' in GA 94-102.</ref><br />
6. die Hölderlinvorlesung<ref>Intende: ''Hölderlins Hymnen »Germanien« und »Der Rhein«.'' in GA 39.</ref> und Vorarbeiten zum »Empedokles«<ref>Intende: ''Zu Hölderlins Empedokles- Bruchstücken'' in GA 75.</ref><br />
7. Vom Ereignis (Beiträge zur Philosophie) dazu Nr. 4<ref>In GA 65.</ref>
 
== Dediche e riconoscimenti ==
== Note ==
Il comune di Cascais, luogo di residenza del suo lungo esilio, ha intitolato a Umberto II il viale che conduce a [[Villa Italia]] e dedicato una sala del museo locale. Dopo anni di abbandono, dal 2015 Villa Italia, la dépendance e il suo terreno circostante sono stati acquistati da un gruppo immobiliare giapponese che, dopo un attento restauro, ha trasformato l'edificio in un lussuoso albergo con parco e piscina. Per poter continuare a chiamare la struttura "Villa Italia" è stato chiesto un consenso formale alla famiglia Savoia e anche al ramo collaterale degli Aosta, poiché la residenza di Amedeo d'Aosta e della sua famiglia a [[Castiglion Fibocchi]], in provincia di [[Arezzo]], reca il medesimo nome.<ref>«Ho detto sì perché mi è parso un atto di devozione alla memoria di Umberto, garantendo una continuità al nome della sua residenza».</ref><ref>http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2134486&codiciTestate=1&sez=hgiornali&titolo=La%20villa%20di%20re%20Umberto%20%E8%20un%20hotel</ref> Sulla struttura è stata apposta una lapide che ricorda il soggiorno del Sovrano.
{{references}}
 
Il [[comune di Roma]] gli ha intitolato uno slargo nel 2012<ref name="Corriere_Slargo_Umberto">{{it}}{{Cita web|url=http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_ottobre_27/villa-ada-viale-savoia-roma-alemanno-2112445744303.shtml|titolo=E Alemanno intitola lo slargo a re Umberto II|accesso=13 novembre 2012|editore=[[Corriere della Sera]]}}</ref>. Tuscania ha intitolato a Umberto II i giardini pubblici dove si trova un suo busto in bronzo. Anche a Racconigi, dove nacque, è stato posto un busto di Umberto in marmo.
== Bibliografia ==
=== Sulla biografia ===
* Ernst Nolte, ''Martin Heidegger tra politica e storia'' (Martin Heidegger. Politik und Geschichte im Leben und Denken, 1992); traduzione italiana di Nicola Curcio, Bari, Laterza, 1994.
* Hugo Ott, ''Martin Heidegger, sentieri biografici'' (Martin Heidegger. Unterwegs zu seiner Biographie, 1988); Traduzione italiana di Flavio Cassinari, Milano, SugarCo, 1990.
* Rüdiger Safranski, ''Heidegger e il suo tempo, una biografia filosofica'' (Ein Meister aus Deutschland. Heidegger und seine Zeit, 1994); traduzione di Nicola Curcio, ed. italiana a cura di Massimo Bonola. Milano, Longanesi, 1996; Milano, TEA, 2001.
* Franco Volpi, ''Heidegger'', "Enciclopedia filosofica" (=EF) vol.6, Milano, Bompiani, 2006.
* ''Guida a Heidegger'', (a cura di Franco Volpi, con i contributi anche di Adriano Fabris, Costantino Esposito, Leonardo Samonà, Leonardo Amoroso, Mario Ruggenini e Renato Cristin). Bari, Laterza, 2012.
 
== La figura nella cultura ==
=== Introduzioni al pensiero di Heidegger ===
* Il personaggio di Umberto II è presente nel film TV ''[[Maria José - L'ultima regina]]''
* Costantino Esposito, ''Heidegger''. Bologna, il Mulino, 2013.
* Umberto è il protagonista di un racconto di [[Giovannino Guareschi]], intitolato ironicamente ''Colpo di stato'', pubblicato sul settimanale [[Candido (rivista)|Candido]] nel febbraio 1952 e ripubblicato in ''Mondo Candido 1951-1953'' (1997)<ref>[http://www.reumberto.it/colpodistato.htm Testo di ''Colpo di stato''], in ''Mondo Candido 1951-1953'', Rizzoli editore, 1997, pagg 120-128.</ref> Numerose vignette sul ''Candido'' furono dedicate a Umberto II da Guareschi.
* Adriano Fabris e Antonio Cimino, ''Heidegger''. Roma, Carocci, 2009.
*Umberto viene interpretato dall'attore [[Marcella Di Folco|Marcello Di Folco]] (poi Marcella Di Folco) nel film ''[[Amarcord]]'' di Fellini, mentre si incontra in camera d'albergo con la Gradisca.
* ''The Cambridge Companion to Heidegger'' (a cura di Charles B. Guignon, con i contributi anche di Dorothea Frede, Thomas Sheehan, Taylor Carman, Robert J. Dostal, William Blattner, David Couzens Hoy, Charles Taylor, Piotr Hoffman, Mark A. Wrathall, Michael E. Zimmerman, John D. Caputo, Hubert L. Dreyfus, Julian Young). Cambridge, Cambridge University Press, 1993.
* L'ultimo re d'Italia è il dedicatario di una poesia in [[romanesco]] di [[Aldo Fabrizi]], intitolata ''A Umberto'' (1979).<ref>[http://www.reumberto.it/fabrizi.htm Aldo Fabrizi per il Re].</ref>
* Gianni Vattimo, ''Introduzione a Heidegger''. Bari, Laterza, 1991.
* ''Guida a Heidegger'', (a cura di Franco Volpi, con i contributi anche di Adriano Fabris, Costantino Esposito, Leonardo Samonà, Leonardo Amoroso, Mario Ruggenini e Renato Cristin). Bari, Laterza, 2012.
 
== Ascendenza ==
=== Lessici ''heideggeriani'' ===
<div align="center">
* Daniel O. Dahlstrom (a cura di), ''The Heidegger Dictionary'', London-New York, Bloomsbury, 2013.
{| class="wikitable" style="width:90%; float:left;" style="font-size:90%"
* Michael Inwood (a cura di), ''A Heidegger Dictionary''. Malden, Blackwell, 1999.
|-
* François Jaran e Christophe Perrin (a cura di), ''The Heidegger Concordance'', Prefazione di Theodore Kisiel, London-New York, Bloomsbury, 2013 (tre volumi).
|-
* Frank Schalow e Alfred Denker, ''Historical Dictionary of Heidegger's Philosophy''. Lanham-Toronto, Scarecrow Press, 2010.
| rowspan="16" align="center"| '''Umberto II di Savoia'''
| rowspan="8" align="center"| '''Padre:'''<br />[[Vittorio Emanuele III di Savoia]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno paterno:'''<br />[[Umberto I di Savoia]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Vittorio Emanuele II di Savoia]]
| align="center"| '''Trisavolo paterno:'''<br />[[Carlo Alberto di Savoia]]
|-
| align="center"| '''Trisavola paterna:'''<br />[[Maria Teresa d'Asburgo-Toscana]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena]]
| align="center"| '''Trisavolo paterno:'''<br />[[Ranieri Giuseppe d'Asburgo-Lorena]]
|-
| align="center"| '''Trisavola paterna:'''<br />[[Maria Elisabetta di Savoia-Carignano]]
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Margherita di Savoia]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Ferdinando di Savoia-Genova (1822-1855)|Ferdinando di Savoia-Genova]]
| align="center"| '''Trisavolo paterno:'''<br />[[Carlo Alberto di Savoia]]
|-
| align="center"| '''Trisavola paterna:'''<br />[[Maria Teresa d'Asburgo-Toscana]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Elisabetta di Sassonia]]
| align="center"| '''Trisavolo paterno:'''<br />[[Giovanni I di Sassonia]]
|-
| align="center"| '''Trisavola paterna:'''<br />[[Amalia Augusta di Baviera]]
|-
| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Elena del Montenegro]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Nicola I del Montenegro]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Mirko Petrović-Njegoš|Granduca Mirko Petrović-Njegoš]]
| align="center"| '''Trisavolo materno:'''<br />Stanko Petrović-Njegoš
|-
| align="center"| '''Trisavola materna:'''<br />Christine Vrbitsa
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />Anastasija Martinović
| align="center"| '''Trisavolo materno:'''<br />Drago Martinović
|-
| align="center"| '''Trisavola materna:'''<br />Stana Martinović
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Milena Vukotić]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />Petar Vukotić
| align="center"| '''Trisavolo materno:'''<br />Peter Perkov Vukotić
|-
| align="center"| '''Trisavola materna:'''<br />Stana Milić
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />Jelena Vervodić
| align="center"| '''Trisavolo materno:'''<br />Tadija Vervodić
|-
| align="center"| '''Trisavola materna:'''<br />Milica Pavičević
|}
</div>
 
=== CarteggiAscendenza patrilineare ===
# [[Umberto I Biancamano|Umberto I]], [[conte di Savoia]], circa 980-1047
* Martin Heidegger - Elisabeth Blochmann: ''Briefwechsel, 1918-1969''. Traduzione italiana a cura di Roberto Brusotti. Genova, Il melangolo, 1991.
# [[Oddone di Savoia|Oddone]], conte di Savoia, 1023-1057
* Martin Heidegger - Karl Jaspers: ''Briefwechsel, 1920-1963''. Traduzione italiana a cura di Alessandra Iadicicco. Milano, Raffaello Cortina, 2009.
# [[Amedeo II di Savoia|Amedeo II]], conte di Savoia, 1046-1080
* Martin Heidegger - Hannah Arendt: '' Briefe 1925 bis 1975 Und andere Zeugnisse''. Traduzione italiana a cura di di Massimo Bonola. Torino, Edizioni di Comunità, 2001.
# [[Umberto II di Savoia (conte)|Umberto II]], conte di Savoia, 1065-1103
# [[Amedeo III di Savoia|Amedeo III]], conte di Savoia, 1087-1148
# [[Umberto III di Savoia|Umberto III]], conte di Savoia, 1136-1189
# [[Tommaso I di Savoia|Tommaso I]], conte di Savoia, 1177-1233
# [[Tommaso II di Savoia|Tommaso II]], conte di Savoia, 1199-1259
# [[Amedeo V di Savoia|Amedeo V]], conte di Savoia, 1249-1323
# [[Aimone di Savoia (1291-1343)|Aimone]], conte di Savoia, 1291-1343
# [[Amedeo VI di Savoia|Amedeo VI]], conte di Savoia, 1334-1383
# [[Amedeo VII di Savoia|Amedeo VII]], conte di Savoia, 1360-1391
# [[Amedeo VIII di Savoia|Amedeo VIII]] (Antipapa Felice V), [[principe di Piemonte]], 1383-1451
# [[Ludovico di Savoia|Ludovico]], principe di Piemonte, 1413-1465
# [[Filippo II di Savoia|Filippo II]], principe di Piemonte, 1443-1497
# [[Carlo II di Savoia|Carlo II]], principe di Piemonte, 1486-1553
# [[Emanuele Filiberto di Savoia|Emanuele Filiberto]], principe di Piemonte, 1528-1580
# [[Carlo Emanuele I di Savoia|Carlo Emanuele I]], principe di Piemonte, 1562-1630
# [[Tommaso Francesco di Savoia|Tommaso Francesco]], [[principe di Carignano]], 1596-1656
# [[Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano|Emanuele Filiberto]], principe di Carignano, 1628-1709
# [[Vittorio Amedeo I di Savoia-Carignano|Vittorio Amedeo I]], principe di Carignano, 1690-1741
# [[Luigi Vittorio di Savoia-Carignano|Luigi Vittorio]], principe di Carignano, 1721-1778
# [[Vittorio Amedeo II di Savoia-Carignano|Vittorio Amedeo II]], principe di Carignano, 1743-1780
# [[Carlo Emanuele di Savoia-Carignano|Carlo Emanuele]], principe di Carignano, 1770-1800
# [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], [[re di Sardegna]], 1798-1849
# [[Vittorio Emanuele II]], [[re d'Italia]], 1820-1878
# [[Umberto I di Savoia|Umberto I]], re d'Italia, 1844-1900
# [[Vittorio Emanuele III]], re d'Italia, 1869-1947
# '''Umberto II''', re d'Italia, 1904-1983
 
==Galleria d'immagini==
=== Sugli ''Schwarze Hefte'' ===
<gallery>
* Donatella Di Cesare, ''Heidegger e gli ebrei - I "Quaderni neri"'', Torino, Boringhieri 2014.
Immagine:Umberto II di Savoia come principe ereditario.jpg|Umberto II principe ereditario
* ''La pietà del pensiero. Heidegger e i Quaderni Neri'' (a cura di Francesca Brencio, con i contributi anche di Àngel Xolocotzi Yañez, Sonia Caporossi, Marco Casucci, Luis Alejandro Rossi, Francisco Gómez-Arzapalo y V., Paolo Beretta e Michael Kraft), Passignano sul Trasimento, Aguaplano, 2015.
Immagine:UmbertoIIsavoia1920ca .JPG.jpg|Umberto II nel [[1923]]
* Peter Trawny, ''Heidegger e il mito della cospirazione ebraica'' (2014), Milano, Bompiani, 2015.
Immagine:Umberto II di Savoia ad Alessandria (Piemonte).jpg|Umberto II ad [[Alessandria]]<ref>Fotografia del 9 maggio [[1926]] in occasione dell'inaugurazione della lapide ai caduti dell'11º [[Reggimento]] [[artiglieria]] da campagna presso la caserma Valfrè.</ref>
Immagine:Nozze Umberto II di Savoia e Maria José 1930 2.jpg|Nozze di Umberto II e [[Maria José del Belgio|Maria José]], [[1930]].
</gallery>
 
== Titoli di Umberto II ==
Sua Maestà Umberto II, per grazia di Dio e volontà della Nazione
* [[Re d'Italia]],
* [[Re di Sardegna]],
* [[Regno di Cipro|Re di Cipro]], di [[re di Gerusalemme|Gerusalemme]] e di [[Elenco dei monarchi del regno armeno di Cilicia|Armenia]],
* [[duca di Savoia]],
* principe di [[Carignano (Italia)|Carignano]],
* [[principe di Piemonte]],
* principe di [[Oneglia]],
* principe di [[Poirino]],
* principe di [[Trino]],
* principe e vicario perpetuo del [[Sacro Romano Impero]],
* principe di [[Carmagnola]],
* principe di [[Montmélian]] con [[Arbin]] e [[Francin]],
* principe balì del ducato di [[Aosta]],
* principe di [[Chieri]],
* principe di [[Dronero]],
* principe di [[Crescentino]],
* principe di Riva di [[Chieri]] e [[Banna]],
* principe di [[Busca]],
* principe di [[Bene Vagienna|Bene]], principe di [[Bra]],
* [[Savoia-Genova|duca di Genova]],
* duca di [[Monferrato]],
* duca d'[[Aosta]],
* duca del [[Chiablese]],
* duca del [[Canton Ginevra|Genevese]],
* duca di [[Brescia]],
* duca di [[Piacenza]],
* duca di [[Carignano Ivoy]],
* [[marchese di Ivrea]],
* [[marchese di Saluzzo]],
* marchese di [[Susa (Italia)|Susa]], marchese di [[Ceva]],
* marchese del [[Maro]], marchese di [[Oristano]],
* marchese di [[Cesana Torinese|Cesana]],
* marchese di [[Savona]],
* marchese di [[Tarantasia]],
* marchese di [[Borgomanero]] e [[Cureggio]],
* marchese di [[Caselle Torinese|Caselle]],
* marchese di [[Rivoli]],
* marchese di [[Pianezza]],
* marchese di [[Govone]],
* marchese di [[Salussola]],
* marchese di [[Racconigi]], con [[Tegerone]], [[Migliabruna]] e [[Motturone]],
* marchese di [[Cavallermaggiore]],
* marchese di [[Marene]],
* marchese di [[Modane]] e di [[Lanslebourg-Mont-Cenis|Lanslebourg]],
* marchese di [[Livorno Ferraris]],
* marchese di [[Santhià]],
* marchese di [[Agliè]],
* marchese di [[Barge]],
* marchese di [[Centallo]] e [[Demonte]],
* marchese di [[Desana]],
* marchese di [[Ghemme]],
* marchese di [[Vigone]],
* marchese di [[Villafranca]],
* conte di [[Moriana]],
* [[conte di Ginevra]],
* conte di [[Nizza]], conte di [[Tenda (Francia)|Tenda]],
* conte di [[Romont (Friburgo)|Romont]], [[Contea di Asti (età moderna)|conte di Asti]],
* conte di [[Alessandria]],
* conte del [[Goceano]],
* conte di [[Novara]],
* conte di [[Tortona]],
* conte di [[Bobbio]],
* conte di [[Sarre]],
* conte di [[Soissons]],
* conte dell'[[Impero francese|Impero Francese]],
* conte di [[Sant'Antioco (Italia)|Sant'Antioco]],
* [[conte di Pollenzo]],
* conte di [[Roccabruna]],
* conte di [[Tricerro]],
* conte di [[Bairo]],
* conte di [[Ozegna]],
* conte delle [[Apertole]],
* barone di [[Canton Vaud|Vaud]] e del [[Faucigny (Alta Savoia)|Faucigny]],
* alto signore di [[Principato di Monaco|Monaco]] e di [[Mentone]],
* signore di [[Vercelli]],
* signore di [[Pinerolo]],
* signore della [[Lomellina]] e [[Valsesia|Valle Sesia]],
* nobil homo, [[Patriziato (Venezia)|patrizio veneto]],
* patrizio di [[Ferrara]].
 
Umberto II era il personaggio più titolato al mondo {{senza fonte}}. Seguivano, a gran distanza, la spagnola [[Cayetana Fitz-James Stuart|Duchessa d'Alba]] con 45 titoli nobiliari, la [[Elisabetta II del Regno Unito|regina Elisabetta d'Inghilterra]] con 41 titoli, tre grandi famiglie napoletane con 36 titoli e [[Ranieri III di Monaco|Ranieri di Monaco]] con 24 titoli<ref>AA.VV., "Storia illustrata", n. 300 - novembre 1982 - A. Mondadori Editore pag. 102.</ref>.
 
== Onorificenze ==
=== Onorificenze italiane ===
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Most Holy Annunciation BAR.svg
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata
|collegamento_onorificenza = Ordine supremo della Santissima Annunziata
|motivazione =
|data = 9 maggio [[1946]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere di gran Croce Regno SSML BAR.svg
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|collegamento_onorificenza = Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
|motivazione =
|data = 9 maggio [[1946]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere_di_gran_croce_OMS_BAR.svg
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine militare di Savoia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare di Savoia
|motivazione =
|luogo = 9 maggio [[1946]] (già Commendatore)
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere di Gran Croce OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine della Corona d'Italia
|motivazione =
|data = 9 maggio [[1946]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ordine Civile di Savoia BAR.svg
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine civile di Savoia
|collegamento_onorificenza = Ordine civile di Savoia
|motivazione =
|data = 9 maggio [[1946]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ordine_coloniale_della_stella_d'italia_cavaliere_gran_croce.png
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine coloniale della Stella d'Italia
|motivazione =
|luogo = 9 maggio [[1946]] (già Cavaliere di gran croce)
}}
{{Onorificenze
|immagine = OrdineLavoro.png
|nome_onorificenza = Gran maestro dell'Ordine al merito del Lavoro
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito del lavoro
|motivazione =
|data = 9 maggio [[1946]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ordine della Besa - gran croce.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine della Besa (Regno d'Albania)
|collegamento_onorificenza = Ordine della Besa
|motivazione =
|luogo = fino al 27 novembre [[1943]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ordine di Skanderbeg - gran croce.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine di Skanderbeg (Regno d'Albania)
|collegamento_onorificenza = Ordine di Skanderberg
|motivazione =
|luogo = fino al 27 novembre [[1943]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere gran croce aquila romana vecchio.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine civile e militare dell'Aquila romana
|collegamento_onorificenza = Ordine civile e militare dell'Aquila romana
|motivazione =
|luogo = fino al 3 gennaio [[1945]]
}}
 
=== Onorificenze straniere ===
{{Onorificenze
|immagine = Grand Crest Ordre de Leopold.png
|nome_onorificenza = Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio)
|collegamento_onorificenza = Ordine di Leopoldo
|motivazione =
|data =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ordine Supremo del Cristo Rib.png
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine Supremo di Cristo (Santa Sede)
|collegamento_onorificenza = Ordine supremo del Cristo
|data = 2 gennaio [[1932]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = SMOM-gcs.svg
|nome_onorificenza = Balì Cavaliere di gran croce di Onore e Devozione con Croce di Professione ad honorem del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM)
|data = 17 novembre [[1922]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = OPMM-co.svg
|nome_onorificenza = Collare pro merito melitensi (SMOM)
|collegamento_onorificenza = Ordine pro merito melitensi
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = OESSG Cavaliere di Gran Croce BAR.jpg
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Santa Sede)
|collegamento_onorificenza = Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Orderelefant ribbon.png
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Danimarca)
|collegamento_onorificenza = Ordine dell'Elefante
|motivazione =
|data = 31 agosto [[1922]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Seraphimerorden ribbon.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere del Reale Ordine dei Serafini (Svezia)
|collegamento_onorificenza = Ordine dei Serafini
|motivazione =
|data = 7 settembre [[1922]]
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Golden Fleece Rib.gif
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro (Spagna)
|collegamento_onorificenza = Toson d'Oro
|motivazione =
|luogo = 19 novembre [[1923]]<ref>[https://www.boe.es/datos/pdfs/BOE/1923/343/A01123-01123.pdf Bolletino Ufficiale di Stato].</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order of Charles III - Sash of Collar.svg
|nome_onorificenza = Collare del Reale e Distinto Ordine spagnolo di Carlo III (Spagna)
|collegamento_onorificenza = Ordine di Carlo III
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order of Michael the Brave ribbon.svg
|nome_onorificenza = Ordine di Michele il Coraggioso di 1ª classe (Regno di Romania)
|collegamento_onorificenza = Ordine di Michele il Coraggioso
|motivazione =
|data = 26 luglio [[1943]]<ref>[http://www.ww2awards.com/person/38891 ww2awards.com].</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = GRE Order Redeemer 1Class.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine del Salvatore (Regno di Grecia)
|collegamento_onorificenza = Ordine del Salvatore
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order Sint Olaf 1 kl.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine reale norvegese di Sant'Olav (Norvegia)
|collegamento_onorificenza = Ordine reale norvegese di Sant'Olav
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = PRT Order of Christ - Grand Cross BAR.png
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare del Cristo (Portogallo)
|collegamento_onorificenza = Ordine del Cristo (Portogallo)
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Ord.Aquilanera.png
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine supremo dell'Aquila nera (Regno di Prussia)
|collegamento_onorificenza = Ordine dell'Aquila nera
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Royal Victorian Chain Ribbon.gif
|nome_onorificenza = decorato di Royal Victorian Chain (Regno Unito)
|collegamento_onorificenza = Royal Victorian Chain
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.png
|nome_onorificenza = Balì Cavaliere di Gran Croce di giustizia decorato di Collare del Sacro militare Ordine costantiniano di San Giorgio (Real Casa di Borbone delle Due Sicilie)
|collegamento_onorificenza = Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Eagle of Georgia - Collar.png
|nome_onorificenza = Gran collare dell'Ordine dell'Aquila di Georgia e della Tunica senza cuciture di Nostro Signore Gesù Cristo (Casa Bagrationi - Georgia)
|collegamento_onorificenza = Ordine dell'Aquila di Georgia e della Tunica di Nostro Signore Gesù Cristo
|motivazione =
|luogo =<ref>[http://www.royalhouseofgeorgia.ge/es/order-history Royal House of Georgia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131017210255/http://www.royalhouseofgeorgia.ge/es/order-history |data=17 ottobre 2013 }}.</ref>
}}
 
== Filmografia ==
* ''[[Io e il re]]'' ([[1995]]) regia di [[Lucio Gaudino]] interpretato da [[Marzio Honorato]].
* ''[[Maria José - L'ultima regina]]'' ([[2002]]) regia di [[Carlo Lizzani]] interpretato da [[Alberto Molinari]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Giovanni Artieri]], ''Umberto II e la crisi della monarchia'', Mondadori, Milano 1983.
* Giovanni Artieri, ''Cronaca del Regno d'Italia'', 2 volumi, Mondadori, Milano, 1977 e 1978 (con ''Appendici'' sui gioielli della Corona e sui beni privati dei Savoia e la loro avocazione allo Stato e cause giudiziarie relative).
* Domenico Bartoli, ''Da Vittorio Emanuele a Gronchi'', Longanesi, Milano, 1962.
* Domenico Bartoli, ''I Savoia, ultimo atto'', De Agostini, Novara, 1986.
* [[Silvio Bertoldi]], ''Umberto II'', Bompiani, Milano 1983.
* Italicus (Ezio Saini), ''Storia segreta di un mese di regno'', Sestante, Roma, 1948.
* Franco Malnati, ''La grande frode - come l'Italia fu fatta repubblica'', Bastogi, 1998.
* [[Giovanni Mosca]], ''Il re in un angolo'', Rizzoli, Milano, 1950.
* Giorgio Navone, Mauro Navone, ''Andrea Doria ed Emanuele Filiberto di Savoia'', Simonelli, 2005, ISBN 88-7647-027-1.
* [[Gianni Oliva]], ''Umberto II. L'ultimo re'', Mondadori, Milano 2000, ISBN 88-04-47618-4.
* Piero Operti, ''Lettera aperta a Benedetto Croce'', Volpe, Roma, 1963.
* ''Il pensiero e l'azione del re Umberto II dall'esilio (13 giugno 1946-31 dicembre 1965)'', Rizzoli, Milano, 1966.
* ''Il re dall'esilio'' (raccolte di documenti), Silvio Mursia, Milano, 1978.
* Niccolò Rodolico - Vittorio Prunas Tola, ''Libro azzurro sul referendum 1946'', Superga, Torino, 1952.
* Cristina Siccardi, ''Maria José Umberto di Savoia. Gli ultimi sovrani d'Italia'', Paoline, Milano, 2004.
* Angelo Squarti Perla, ''Araldica e nobiltà nelle Marche'', Fast 2007 (cfr. in particolare l'articolo su "Provvedimenti nobiliari di grazia sovrana".
* [[Mario Viana]], ''La monarchia e il fascismo'', Marviana, Roma, 1951.
* Giulio Vignoli, ''Scritti politici clandestini. Politicamente scorretti'', parte seconda, ''Sabaudia'', ECIG, Genova, 2000, pagg.39-92.
 
== Voci correlate ==
* [[DaseinCasa Savoia]]
* [[Tavole genealogiche di Casa Savoia]]
* [[Differenza ontologica]]
* [[Regno d'Italia (1861-1946)]]
* [[Esistenzialismo]]
* [[Armoriale di casa Savoia]]
* [[Fenomenologia]]
* [[Tesoro della Corona d'Italia]]
* [[Ontologia]]
* [[Linea di successione al trono d'Italia]]
* [[Nichilismo]]
* [[Martin Heidegger Gesamtausgabe]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
{{interprogetto|q|commons=Category:Martin Heidegger|b=Martin Heidegger, la vita e l'opera}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.iepreumberto.utm.edu/heidegge/it|MartinRaccolta Heideggeronline nelladi ''Internetdocumenti Encyclopediapro ofmonarchia Philosophyriguardanti -Umberto IEPII}}
* {{cita web |1=http://www.monarchia.it/successione_dinastica.html |2=Le lettere di re Umberto II al figlio Vittorio Emanuele in merito alle regole della successione dinastica |accesso=23 agosto 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120322013122/http://www.monarchia.it/successione_dinastica.html# |dataarchivio=22 marzo 2012 |urlmorto=sì }}
* {{cita web|http://plato.stanford.edu/entries/heidegger/|Martin Heidegger nella ''Stanford Encyclopedia of Philosophy''}}
* {{cita web|url=http://www.geocities.com/henrivanoene/genbelgium.html|titolo=Genealogy of the Royal Family of Belgium (House Saxe-Coburg-Gotha)|deadurl=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222031953/http://www.geocities.com/henrivanoene/genbelgium.html|accesso=28 luglio 2009|dataarchivio=22 febbraio 2014}}
* {{cita web|url=http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=531|titolo=Video intervista a Martin Heidegger}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=FBpql74gwAc|titolo=Video in cui compare Umberto II in rassegna alle truppe degli Alpini}}
* {{cita web|http://www.dailymotion.com/video/xmzk1a_hermann-heidegger-and-hans-georg-gadamer-on-the-cabin_creation|Video in lingua inglese in cui il figlio di Heidegger, Hermann Heidegger, ci fa visitare l'interno della baita, ''Hütte'', di Martin Heidegger nella Foresta Nera, là dove il filosofo scrisse ''Essere e tempo''}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=1Aifr5DAeuIP96dSjEPhC0&feature=related|titolo=EnricoIntervista a Umberto II sui Bertifatti leggedell'8 Heideggersettembre}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=S1pY2TCbq2w&list=PLPmqtbaZxz2LCZLLgOiuLQV0u9NI6Wm-m|titolo=Video con un intervento di Franco Volpi su "Heidegger e il mondo moderno", Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=kxqerOcrUDs|titolo=Video con un intervento di Gianni Vattimo sulla figura di Heidegger}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=Mu-oOu5Nvik|titolo=Video con un intervento di Costantino Esposito sulla filosofia di Heidegger}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=G9Wg8532YWk|titolo=Intervento di Gianni Vattimo sui "Quaderni neri"}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=RdGx4mmWJU0|titolo=Intervento di Donatella Di Cesare e Diego Fusaro sui "Quaderni neri"}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=kadM7--cM_s|titolo=Intervento di Umberto Galimberti sui "Quaderni neri"}}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=ysveRRPazcc|titolo=Video intervista a Umberto Galimberti sulla "Tecnica (Jaspers, Heidegger, Anders)}}
 
{{Box successione
{{Controllo di autorità}}
|tipologia = regnante
{{Portale|biografie|filosofia|nazismo}}
|carica = [[Elenco di monarchi italiani|Re d'Italia]]
|immagine = Royal Standard of Italy (1880–1946).svg
|periodo= 9 maggio [[1946]] - 10 giugno [[1946]]
|precedente = [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]]
|successivo = Titolo abolito
}}
{{Box successione
|tipologia = precedenza titoli nobiliari
|carica = [[Linea di successione al trono d'Italia|Erede al trono italiano]]
|immagine = Royal Standard of the Crown Prince of Italy (1880-1946).svg
|periodo = ''Principe ereditario''<br />[[1906]] - [[1946]]
|precedente = [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele, principe di Napoli]]<br /><small>(poi sovrano col nome di Vittorio Emanuele III)</small>
|successivo = [[Vittorio Emanuele di Savoia|Vittorio Emanuele, principe di Napoli]]<br />[[1946]]
}}
{{Box successione
|tipologia = titolo nobiliare
|carica = [[Principe di Piemonte]]
|immagine = CoA of the prince of Piedmont.svg
|periodo= [[1906]] - [[1946]]<br />''2ª creazione''
|precedente = Nuova creazione<br /><small>(ultimo detentore fu [[Umberto I d'Italia|Umberto, principe di Piemonte]])</small>
|successivo = Titolo confluito nella corona<br /><small>(poi Umberto di Savoia)</small>
}}
{{Box successione
|tipologia=titolo onorifico
|precedente=[[Vittorio Emanuele III d'Italia]]
|successivo=[[Anastasio Alberto Ballestrero]]<br /><small>(Custode pontificio della Santa Sindone)</small>
|carica=[[Storia della Sindone|Custode della Sacra Sindone]]
|periodo=9 maggio [[1946]] - 18 marzo [[1983]]
|immagine=Turiner Grabtuch Gesicht negativ klein.jpg
}}
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